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Dove danzano gli angeli - Stefano Emanuele Ferrari

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«Con sale e limone».<br />

Ta<strong>gli</strong>o il limone a spicchi e lei è già con il pugnetto. Ci guardiamo<br />

ne<strong>gli</strong> occhi mentre lecchiamo il sale, ci baciamo con ancora il sapore<br />

aspro del limone. E poi facciamo un altro giro, ma il sale è sul collo e<br />

finiamo a scambiarci lunghi baci a letto. Mi eccito subito, inizio ad<br />

accarezzarle il seno, poi la mia mano scivola sempre più in basso, lei<br />

si muove, mi bacia con più foga. Quando però inizio a sbottonarle i<br />

pantaloni, la sua mano mi ferma.<br />

«Che cosa c’è?» le sussurro all’orecchio per non spezzare<br />

l’atmosfera.<br />

«E se rientra Antonio?».<br />

«Cazzo Antonio!»<br />

Rido e la mia mano si ritira come un’onda che abbandona la<br />

spiaggia. Ed è tutta attesa fino a quando la porta d’ingresso non si<br />

apre; seduti sul letto, beviamo, fumiamo, ci guardiamo come due<br />

complici.<br />

Antonio, appena entra, sente la situazione. Si porta in bagno e poi<br />

si rintana subito in camera, dandoci la buonanotte.<br />

Appena quella porta si chiude, sono subito su di lei; adesso ho<br />

fretta, l’alcool ha scaldato quell’attesa.<br />

«Aspetta che si addormenti» mi sussurra, ma ora non l’ascolto più.<br />

“Chi se ne frega di quella luce in camera!”.<br />

Le mie labbra ritornano subito sulle sue, con la mano le accarezzo<br />

con decisione il seno. La sento scaldarsi, mi bacia con più passione,<br />

mi aiuta a sfilarle via la ma<strong>gli</strong>ettina rosa, poi il reggiseno. Gioco con i<br />

suoi seni, stringo i capezzoli con le punta delle dita, li succhio come<br />

un bambino. Lei non mi guarda più, mi prende i capelli, me li tira. Poi<br />

la mia lingua scende, lentamente, e si ferma lì, in quel confine segnato<br />

da<strong>gli</strong> slip. Le slaccio anche <strong>gli</strong> ultimi bottoni e la mia mano scivola<br />

dentro, dove trova subito il sesso, caldo. Lei dondola col bacino,<br />

ansima, e non mi sembra più lei. Ritorno sulle sue labbra, come<br />

un’onda, e adesso sono le sue mani a farsi invasive. L’aiuto a<br />

sbottonarmi i jeans, ed è subito nella sua mano.<br />

“Sì, stringilo! Mi fai impazzire!”.<br />

Continuiamo a baciarci, con una foga sempre maggiore, cerchiamo<br />

di disfarci dei pantaloni che ci avvinghiano. Sono costretto a lasciare il<br />

suo corpo, sfilo via velocemente anche le ultime vesti e poi torno a<br />

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guardarla. È lì, sdraiata davanti a me, le gambe divaricate, mi sta<br />

aspettando.<br />

E subito mi abbatto nuovamente su di lei. Subito le sono dentro,<br />

dentro per la prima volta. Adesso la sento, la sento. Ha smesso di<br />

guardarmi, mi prende per i capelli, me li tira, mi spinge contro di lei,<br />

mi schiaccia sulle sue labbra - quasi non respiro. Mi muovo con più<br />

lena, e adesso il suo respiro è incollato alla mia bocca.<br />

“Vo<strong>gli</strong>o penetrarti fino a farti male, fin dove nessuno è arrivato”.<br />

«Guardami! Guardami!». “Ti sto scopando… ti sto scopando sotto la<br />

luna... dentro il mare... nel tuo cuore... sei la mia puttana... sì urla... ”.<br />

«Urla!». “Sì, più forte…”. «Ancora..». “Anche Antonio deve sentirci…<br />

ancora...”. «Lo senti, vero?». “Lo senti il mio cazzo... Mordimi... sì...<br />

più forte... sto per arrivare...”. «Sto per arrivare..». “Ti scopo<br />

ancora...”. «Non ti lascio..». “<strong>Dove</strong> vai…”. «Non ti lascio!». “Ti scopo<br />

tutta la notte… mordimi sì…”. «Mordimi sì!». “Ancora… ancora…<br />

non ti lascio... ancora... sì...”. «Sì..». “Sì..”.<br />

Vengo su di lei, sulle lenzuola umide, sul mondo addormentato e<br />

mi accascio sul suo corpo, come un bisonte sfinito.<br />

Rimaniamo a respirarci addosso ansimanti non so per quanto. I<br />

corpi umidi, le labbra secche. Poi le do un bacio sulla fronte, su<strong>gli</strong><br />

occhi, e mi distendo sul letto.<br />

Lei si gira, dandomi le spalle. E all’improvviso la sento<br />

singhiozzare. Con un lembo delle lenzuola si asciuga le lacrime.<br />

«Cosa c’è?» le sussurro, accarezzandole i capelli.<br />

Ma lei non risponde, si alza, accende la luce, e se ne va in bagno.<br />

Sono preoccupato. Mi accendo una sigaretta, pensando a qualcosa<br />

che possa averla ferita, qualche mio atteggiamento. Quando torna ha<br />

ancora <strong>gli</strong> occhi lucidi. Prende un fazzolettino di carta dalla borsetta.<br />

«Cos’è successo?».<br />

«Non devi vedermi così!».<br />

È in penombra, in piedi davanti al letto, voltata di spalle.<br />

Si asciuga nuovamente <strong>gli</strong> occhi.<br />

«C’è qualcosa che non ti è andato?».<br />

Si volta. «No, è stato bellissimo», sorride. «È questo…».<br />

E adesso mi sento risollevato.<br />

«Vieni qui!».<br />

Ritorna a letto e si sdraia sopra di me. La stringo tra le mie<br />

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