Dove danzano gli angeli - Stefano Emanuele Ferrari
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soldi e donne in cerca di soldi. Senza volere generalizzare,<br />
comunque».<br />
Sorrise. «Ho visto che hai fatto conquiste stasera. Piuttosto<br />
bruttina eh?».<br />
L’aveva lanciata la frecciata, per replicarmi. A fine serata mi ero<br />
appartato con una biondina, di cui già non ricordavo il nome.<br />
Sosteneva di fare la modella, quello sì me lo ricordavo; l’avevo presa<br />
per buona nonostante il suo fisico non fosse proprio slanciato.<br />
«Mah, ti farò sapere. Adesso non sono nelle condizioni per dare<br />
una valutazione. Comunque più bella della tua».<br />
«Non sono andato con nessuna».<br />
«Appunto».<br />
Ci avviammo verso la macchina continuando la discussione,<br />
prendendoci burla uno dell’altro.<br />
Le strade erano deserte. Una pulitrice ci passò a fianco con quel<br />
suo rumore infernale.<br />
Arrivati al parcheggio mi squillò il telefono.<br />
Era un messaggio di Emanuela: “Ti penso”.<br />
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Quella discoteca era diventata presto la nostra seconda casa. Dopo le<br />
illusioni e i fallimenti di quell’inizio anno, ero come cascato in un<br />
limbo. Avevo abbandonato ogni progetto, ogni intento. Dimenticavo<br />
i miei studi universitari e mi spingevo ai casting senza più<br />
motivazione. Aspettavo solo la notte, per riscattarmi. Scivolavo in<br />
quel mondo artificiale così abbacinante, e mi lasciavo trasportare fino<br />
a quando il cielo si schiariva. Avevo imparato a scoprire i suoi segreti,<br />
a conoscere le sue regole, <strong>gli</strong> strani personaggi che ne facevano la<br />
guardia. Mi lanciavo in pista, tra modelle-arredamento e ragazzine<br />
dalla lingua facile, e cercavo la conquista più veloce. Principesse di<br />
una notte che spesso sfiorivano ai miei occhi alla prima luce del sole.<br />
«… Perché sei venuto da me?». «Perché ero ubriaco?... No, scherzo,<br />
non fare quella faccia lì…». Neanche il tempo di pensarci e mi<br />
trovavo nuovamente col gruppo, a bere, a ridere, a prendersi per il<br />
culo, a cercare una nuova avventura. E così per giorni, per settimane,<br />
notte dopo notte.<br />
In quel periodo ero tornato a messaggiare con Emanuela. Era<br />
stato un processo lento, che era andato a trasformarsi, prendendo<br />
sempre maggior slancio. Lasciavo sempre a lei l’iniziativa, sentendomi<br />
ancora in credito. E non ci davo troppo peso, forse per la paura di<br />
scottarmi nuovamente. Vedevo il tutto più come un gioco a distanza,<br />
un sottile gioco di seduzione fatto di pensieri e silenzi, da affrontare<br />
nel modo più razionale possibile.<br />
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