Qualunque sarà, io sarò d‟accordo. Se tutto va bene, sarò felice. <strong>VolanZ<strong>in</strong>e</strong> <strong>n°14</strong>: <strong>tutti</strong> i <strong>racconti</strong> <strong>in</strong> <strong>concorso</strong> ° Commenta questo racconto: http://www.scripta-volant.org/forum/viewtopic.php?f=47&t=2973 ° Vota qui: http://www.scripta-volant.org/forum/viewtopic.php?f=47&t=2958 28 h t t p : / / w w w . s c r i p t a - v o l a n t . o r g
<strong>VolanZ<strong>in</strong>e</strong> <strong>n°14</strong>: <strong>tutti</strong> i <strong>racconti</strong> <strong>in</strong> <strong>concorso</strong> È fatta, è f<strong>in</strong>ita: abbiamo tagliato la torta, distribuito i confetti, salutato parenti e amici, e siamo scappati via, tenendoci per mano. Li abbiamo lasciati <strong>tutti</strong> là, nella sala del ristorante: la musica ancora suonava, qualcuno rideva forte, le mamme, le sorelle e le amiche piangevano di commozione. Adesso siamo <strong>in</strong> macch<strong>in</strong>a, io e lei da soli, e questo silenzio ci pare strano. Abbiamo bagagli dappertutto, Angela tiene pure una borsa <strong>in</strong> mezzo ai piedi. Ha ancora addosso il vestito lilla del ricevimento e l‟acconciatura da sposa. Io oscillo tra la felicità esplosiva che mi prende tutte le volte che la guardo seduta vic<strong>in</strong>o a me, bella come una rosa di maggio, e la tristezza per quello che lascio qui: mia madre, <strong>tutti</strong> gli amici del quartiere con cui ho giocato per strada da bamb<strong>in</strong>o, il palazzo enorme dove ho vissuto per vent‟anni, che è stato nuovo per forse qu<strong>in</strong>dici giorni, e poi ha com<strong>in</strong>ciato a produrre crepe, sporco, rugg<strong>in</strong>e, muffa, e si è messo rapidamente <strong>in</strong> pari con <strong>tutti</strong> gli altri edifici della zona. Mi dispiace lasciare questo posto fetente, perché è qui che sono nato, è qui che ho costruito i miei ricordi, perché qui c‟è la gente a cui voglio bene. E poi c‟è Angela, però, la vita nuova che mi chiama. Lei solo questo mi ha chiesto, quando abbiamo deciso di sposarci: “Va bene, Anto‟, però da qui ce ne dobbiamo andare. Io i figli miei qui non ce li cresco.” Le ho detto di sì, perché anche nella mia testa questa è la cosa giusta da fare. Qui per lavorare ti devi vendere, per essere onesto devi essere fesso: nemmeno io ce li voglio crescere i figli miei, qui. Però, adesso che me ne vado, mi accorgo che non lo so dove lo sto portando, il mio futuro. Non ho paura, ma ho già nostalgia di tutto l‟amore che lascio <strong>in</strong> mezzo a questa monnezza. Fa caldo, Angela ha sete e ci fermiamo a comprare qualcosa. Angela, ma quanto sei bella, amore mio. Ancora non mi sembra vero che mi hai detto di sì, che hai messo la vita tua <strong>in</strong> mano a me, uno senza lavoro e senza soldi. Ti giuro che non te ne pentirai, ci riuscirò a farti felice. Avremo una casa decente, senza crepe e senza muffa; giù <strong>in</strong> strada non ci saranno spacciatori e puttane. I bamb<strong>in</strong>i li manderemo all‟asilo e la domenica ci vestiremo bene e andremo a passeggiare sottobraccio <strong>in</strong> centro, con la testa alta. Andiamo avanti ancora un po‟, coi f<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>i aperti per far entrare un po‟ d‟aria. A un certo punto la strada si avvic<strong>in</strong>a alla costa, e rivediamo improvvisamente il mare. Angela si mette a piangere di colpo, come se le avessero dato un pugno, e io non le chiedo di spiegarmi il motivo, perché lo stesso pugno, nello stomaco, è arrivato anche a me. “Andiamoci a fare un bagno” dico per sdrammatizzare. “Non ci ho il costume, Antò, come faccio?” risponde lei cercando di controllare i s<strong>in</strong>ghiozzi e di mandare giù le lacrime. “Allora andiamoci a mangiare un po‟ di spaghetti col pesce. Al ricevimento siamo andati girando tutto il tempo e il pranzo non l‟abbiamo nemmeno assaggiato.” Angela mi sorride, con gli occhi ancora lucidi ma di nuovo felici. Lo so che a lei gli spaghetti col pesce la fanno impazzire. Allora penso a come sarebbe bello se questa fosse solo una gita per andare a mangiare un piatto di spaghetti sul mare, e poi potessimo tornare a vivere a casa nostra, come <strong>tutti</strong>. Perché noi no, perché dobbiamo scontare le colpe degli altri scappando, e senza avere nessuna voglia di scappare? Ho un nodo di rabbia <strong>in</strong> fondo alla gola, grosso, ma me lo <strong>in</strong>goio a forza, perché sono <strong>in</strong> viaggio di nozze, perché vic<strong>in</strong>o a me c‟è Angela, e perché ho vent‟anni, e tutta la vita davanti. 29 h t t p : / / w w w . s c r i p t a - v o l a n t . o r g