VolanZine n°14: tutti i racconti in concorso - Scripta Volant
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<strong>VolanZ<strong>in</strong>e</strong> <strong>n°14</strong>: <strong>tutti</strong> i <strong>racconti</strong> <strong>in</strong> <strong>concorso</strong><br />
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Ieri ho comprato una bottiglia del tuo profumo e l‟ho spruzzato nel soggiorno, nella<br />
cuc<strong>in</strong>a, nella nostra camera da letto, nel bagno, f<strong>in</strong>ché non ne è rimasta più nemmeno una<br />
goccia.<br />
Ti piacciono i vestiti sobri, i bracciali di pietre colorate, gli orologi vistosi e i pittori naif.<br />
Se qualcosa non ti va giù alzi il sopracciglio destro per segnalare la tua scontentezza e ti<br />
scappa da ridere quando durante una conversazione non sai più cosa dire. Ti piace<br />
rimanere <strong>in</strong> silenzio anche nelle situazioni <strong>in</strong> cui può essere imbarazzante e quando entri<br />
<strong>in</strong> una casa che non conosci lo fai a passi leggeri, quasi <strong>in</strong> punta di piedi, come la prima<br />
notte che sei salita da me chiedendo cont<strong>in</strong>uamente permesso, anche se sapevi che abitavo<br />
da solo.<br />
Mi ricordo il giorno <strong>in</strong> cui mi hai detto: “Carlo, devo trasferirmi a Bruxelles per lavoro”<br />
e da <strong>in</strong>separabili siamo diventati divisi. Eravamo perfettamente s<strong>in</strong>cronizzati io e te, come<br />
le gemelle contorsioniste per cui andavi apposta al circo sotto Natale: sapevamo entrambi<br />
di non poter sbagliare un solo movimento altrimenti avremmo <strong>in</strong>terrotto la grazia dello<br />
spettacolo.<br />
Tutte le nostre abitud<strong>in</strong>i si sono staccate come i pezzi di un puzzle che un bamb<strong>in</strong>o ha<br />
deciso di sparpagliare <strong>in</strong> giro per capriccio e qualche tassello non l‟ho più ritrovato.<br />
“E‟per necessità” mi hai detto. O forse è perché ti avevo stancata. Ti avevano stancato i<br />
miei sbadigli cont<strong>in</strong>ui nel bel mezzo di una discussione seria, i miei occhi stanchi che<br />
dicevi non ti guardavano mai <strong>in</strong> faccia, il mio picchiettare la punta delle dita sul tavolo<br />
della cuc<strong>in</strong>a dopo cena, i miei vestiti eccentrici, il mio parlare a voce alta anche quando<br />
eravamo abbracciati e mi avresti sentito, anche se avessi solo mosso le labbra. Ero<br />
spaventato, sentivo la tua mancanza così forte da essere conv<strong>in</strong>to che prima o poi ne sarei<br />
stato sconfitto: la sera appena mi mettevo a letto per cercare riposo dai ricordi <strong>in</strong>iziava a<br />
scalciarmi dentro al petto come un cavallo imbizzarrito e la matt<strong>in</strong>a mi smuoveva l‟aria<br />
nella pancia come il battito d‟ali di un gabbiano affamato <strong>in</strong> cerca di cibo. Non capivo<br />
perché non mi lasciavi <strong>in</strong> pace visto che eri stata tu a decidere di andare via.<br />
Poi un giorno ho <strong>in</strong>iziato a vestirmi sobrio, a portare orologi da polso vistosi, ad alzare il<br />
sopracciglio destro quando qualcosa non andava, a scoppiare a ridere quando non sapevo<br />
più cosa dire, ad entrare <strong>in</strong> punta di piedi nelle case degli sconosciuti e ad essere silenzioso<br />
quando poteva essere imbarazzante.<br />
La scorsa settimana hanno suonato alla porta. Ho aperto senza chiedere chi era. Era una<br />
donna e si chiamava come te. L‟ho <strong>in</strong>vitata a sedersi <strong>in</strong> soggiorno e abbiamo parlato a<br />
lungo di cattive abitud<strong>in</strong>i. Ti confesso che per un attimo sono stato attratto da lei, a dire il<br />
vero fisicamente ti somiglia molto, ma a parte questo se la vedessi sono sicuro che non ti<br />
piacerebbe per niente: mentre mi parlava sbadigliava cont<strong>in</strong>uamente e aveva gli occhi<br />
talmente stanchi che sembrava non guardarmi mentre parlava, picchiettava la punta delle<br />
dita sul tavolo, aveva <strong>in</strong>dosso un vestito rosso talmente eccentrico da far arrossire il<br />
Moul<strong>in</strong> Rouge di Pigalle e non so perché anche se le stavo a due centimetri dal naso mi ha<br />
parlato per tutto il tempo con un tono di voce altissimo. Le ho detto che le sue idee sulle<br />
abitud<strong>in</strong>i della gente non mi <strong>in</strong>teressavano ma che se voleva poteva tornare per conoscersi<br />
meglio. Non so se tornerà. Si è alzata ed è andata via e mentre scendeva le scale le ho<br />
guardato i piedi e ho richiuso la porta.<br />
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