VolanZine n°14: tutti i racconti in concorso - Scripta Volant
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<strong>VolanZ<strong>in</strong>e</strong> <strong>n°14</strong>: <strong>tutti</strong> i <strong>racconti</strong> <strong>in</strong> <strong>concorso</strong><br />
È fatta, è f<strong>in</strong>ita: abbiamo tagliato la torta, distribuito i confetti, salutato parenti e amici, e<br />
siamo scappati via, tenendoci per mano. Li abbiamo lasciati <strong>tutti</strong> là, nella sala del<br />
ristorante: la musica ancora suonava, qualcuno rideva forte, le mamme, le sorelle e le<br />
amiche piangevano di commozione.<br />
Adesso siamo <strong>in</strong> macch<strong>in</strong>a, io e lei da soli, e questo silenzio ci pare strano. Abbiamo<br />
bagagli dappertutto, Angela tiene pure una borsa <strong>in</strong> mezzo ai piedi. Ha ancora addosso il<br />
vestito lilla del ricevimento e l‟acconciatura da sposa. Io oscillo tra la felicità esplosiva che<br />
mi prende tutte le volte che la guardo seduta vic<strong>in</strong>o a me, bella come una rosa di maggio, e<br />
la tristezza per quello che lascio qui: mia madre, <strong>tutti</strong> gli amici del quartiere con cui ho<br />
giocato per strada da bamb<strong>in</strong>o, il palazzo enorme dove ho vissuto per vent‟anni, che è<br />
stato nuovo per forse qu<strong>in</strong>dici giorni, e poi ha com<strong>in</strong>ciato a produrre crepe, sporco,<br />
rugg<strong>in</strong>e, muffa, e si è messo rapidamente <strong>in</strong> pari con <strong>tutti</strong> gli altri edifici della zona. Mi<br />
dispiace lasciare questo posto fetente, perché è qui che sono nato, è qui che ho costruito i<br />
miei ricordi, perché qui c‟è la gente a cui voglio bene. E poi c‟è Angela, però, la vita nuova<br />
che mi chiama.<br />
Lei solo questo mi ha chiesto, quando abbiamo deciso di sposarci: “Va bene, Anto‟, però<br />
da qui ce ne dobbiamo andare. Io i figli miei qui non ce li cresco.” Le ho detto di sì, perché<br />
anche nella mia testa questa è la cosa giusta da fare. Qui per lavorare ti devi vendere, per<br />
essere onesto devi essere fesso: nemmeno io ce li voglio crescere i figli miei, qui. Però,<br />
adesso che me ne vado, mi accorgo che non lo so dove lo sto portando, il mio futuro. Non<br />
ho paura, ma ho già nostalgia di tutto l‟amore che lascio <strong>in</strong> mezzo a questa monnezza.<br />
Fa caldo, Angela ha sete e ci fermiamo a comprare qualcosa. Angela, ma quanto sei bella,<br />
amore mio. Ancora non mi sembra vero che mi hai detto di sì, che hai messo la vita tua <strong>in</strong><br />
mano a me, uno senza lavoro e senza soldi. Ti giuro che non te ne pentirai, ci riuscirò a<br />
farti felice. Avremo una casa decente, senza crepe e senza muffa; giù <strong>in</strong> strada non ci<br />
saranno spacciatori e puttane. I bamb<strong>in</strong>i li manderemo all‟asilo e la domenica ci vestiremo<br />
bene e andremo a passeggiare sottobraccio <strong>in</strong> centro, con la testa alta.<br />
Andiamo avanti ancora un po‟, coi f<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>i aperti per far entrare un po‟ d‟aria. A un certo<br />
punto la strada si avvic<strong>in</strong>a alla costa, e rivediamo improvvisamente il mare. Angela si<br />
mette a piangere di colpo, come se le avessero dato un pugno, e io non le chiedo di<br />
spiegarmi il motivo, perché lo stesso pugno, nello stomaco, è arrivato anche a me.<br />
“Andiamoci a fare un bagno” dico per sdrammatizzare.<br />
“Non ci ho il costume, Antò, come faccio?” risponde lei cercando di controllare i<br />
s<strong>in</strong>ghiozzi e di mandare giù le lacrime.<br />
“Allora andiamoci a mangiare un po‟ di spaghetti col pesce. Al ricevimento siamo andati<br />
girando tutto il tempo e il pranzo non l‟abbiamo nemmeno assaggiato.”<br />
Angela mi sorride, con gli occhi ancora lucidi ma di nuovo felici. Lo so che a lei gli<br />
spaghetti col pesce la fanno impazzire. Allora penso a come sarebbe bello se questa fosse<br />
solo una gita per andare a mangiare un piatto di spaghetti sul mare, e poi potessimo<br />
tornare a vivere a casa nostra, come <strong>tutti</strong>.<br />
Perché noi no, perché dobbiamo scontare le colpe degli altri scappando, e senza avere<br />
nessuna voglia di scappare? Ho un nodo di rabbia <strong>in</strong> fondo alla gola, grosso, ma me lo<br />
<strong>in</strong>goio a forza, perché sono <strong>in</strong> viaggio di nozze, perché vic<strong>in</strong>o a me c‟è Angela, e perché ho<br />
vent‟anni, e tutta la vita davanti.<br />
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