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Fonti, temi e produzioni vitivinicole dal Medioevo al ... - UBI Banca

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canoniche più antiche prendono in considerazione prev<strong>al</strong>entemente i comportamenti<br />

concreti prodotti <strong>d<strong>al</strong></strong>l’ebbrezza, con Ivo di Chartres e, soprattutto, col<br />

Decretum Gratiani l’attenzione si sposta decisamente sui suoi aspetti mor<strong>al</strong>i e psicologici.<br />

Ciò avviene mediante il su menzionato ricorso ai frammenti dei Padri,<br />

dove queste tematiche erano state ampiamente svolte, anche perché presenti in<br />

quella cultura pagana, che costituì, per i Padri della Chiesa, un sicuro punto di<br />

riferimento in materia 105 . Era stata infatti t<strong>al</strong>e antica tradizione a delineare lucidamente<br />

il rapporto tra la lussuria, l’oblivio mentis e l’ebbrezza, due dei <strong>temi</strong> princip<strong>al</strong>i<br />

di Graziano. Il Maestro bolognese fonda, innanzi tutto, teologicamente la<br />

sua riflessione attraverso un brano di Ambrogio, che individua le origini della<br />

«lascivia edendi» nel peccato origin<strong>al</strong>e e, quindi, nell’<strong>al</strong>lontanamento dell’uomo<br />

<strong>d<strong>al</strong></strong> Giardino dell’Eden. La tesi è illustrata mediante tre esempi scritturistici, <strong>d<strong>al</strong></strong>la<br />

tentazione di Adamo e di Eva fino <strong>al</strong>le vicende di Noè e di Loth. Altri due brani,<br />

invece, esemplificano il rimedio, ossia l’astinenza misurata da cibo e vino,<br />

come fecero Abramo, il qu<strong>al</strong>e offrì burro e latte ai suoi ospiti, e Giovanni Battista,<br />

presentato <strong>d<strong>al</strong></strong> vangelo come colui che non mangia pane né beve vino 106 .<br />

Sulla scorta di queste premesse, diventa ovvio il collegamento tra ebbrezza<br />

ed amentia, ovvero la perdita dell’autocontrollo provocata <strong>d<strong>al</strong></strong> consumo smodato<br />

di un prodotto in sé non pericoloso. Un testo di Reginone dimostra, infatti,<br />

come l’ubriachezza faccia apostatare persino i sapientes – e tornano gli esempi di<br />

Noè e di Loth – i qu<strong>al</strong>i, per <strong>al</strong>tro verso, sono modelli di comportamento per tutti<br />

i fedeli 107 . L’abuso del vino conduce, infatti, inevitabilmente <strong>al</strong> furor ed <strong>al</strong>la luxuria,<br />

secondo un’an<strong>al</strong>isi già chiarita <strong>d<strong>al</strong></strong>le fonti latine classiche, in particolare da Plinio<br />

e da Seneca 108 . Burcardo, nello specifico, spiega come l’ubriaco finisca col<br />

compiere il m<strong>al</strong>e senza neppure accorgersene e come lo stravolgimento della<br />

ratio conduca sovente <strong>al</strong>la fornicazione: la riflessione sarà ripresentata da Gra-<br />

105 Ne abbiamo trattato nel contributo Intorno <strong>al</strong>l’ebbrezza: sant’Ambrogio e la cultura pagana, «Aevum.<br />

Rassegna di scienze storiche, linguistiche e filologiche», 75 (2000), pp. 163-177, <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e ci permettiamo<br />

di rinviare. Sul tema si v. anche il bel saggio di G. MOTTA, Il vino dei Padri: Ambrogio, Gaudenzio,<br />

Zeno, in di questo volume.<br />

106 Cfr. Grat. D. 35 c. 8§1-8, tratto da AMBROGIO DI MILANO, De Helia et ieiunio 4, 6-7 e 5, 10-14, ed.<br />

C. Schenkl, CSEL 32/2, Pragae-Vindobonae-Lipsiae 1897, pp. 415-417 e 418-420.<br />

107 Attesa la sua importanza, il tema sarà ripreso, dopo Reg. 1, 140 (un canone composito, trascritto<br />

poi da Burch. 14, 12 e da Ivo D. 13, 80), <strong>d<strong>al</strong></strong> cap. 15 del concilio Lateranense IV (COD, p. 242), che<br />

sarà riversato in seguito nell’Extra (X.3.1.14).<br />

108 Anche su ciò rinviamo <strong>al</strong> nostro Intorno <strong>al</strong>l’ebbrezza, speci<strong>al</strong>mente pp. 165-166, 167 e 168-169.

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