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Imp. Di Guardo

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eve, l’allarme scattò in tanti comuni. Concordammo un incontro<br />

con l’assessore regionale al bilancio. La riunione fu fissata<br />

per il martedì successivo, alle ore undici, presso la sede<br />

dell’Assemblea regionale.<br />

Eravamo in tanti quel giorno e quasi tutti eravamo stati eletti<br />

da meno di un mese. Eravamo determinati. L’elezione diretta<br />

ci aveva conferito una forza e un prestigio inediti.<br />

Il Palazzo dei Normanni, con la superba aquila in pietra bianca<br />

che ne sovrasta l’ingresso principale, si presentava in tutto<br />

il suo antico splendore. Il grande Federico dovette chiamare a<br />

sé i migliori architetti dell’epoca per realizzare una così magnifica<br />

reggia! Al suo interno, l’edificio appariva, ad un tempo,<br />

leggiadro e maestoso. Si respirava un’aria insolita. Da tanti<br />

particolari, s’intuiva che quella reggia era stata costruita per<br />

simboleggiare ed ospitare il potere.<br />

Fummo accolti nella splendida sala gialla. <strong>Di</strong>etro un massiccio<br />

tavolo, svettava imponente, sulla bandiera gialla e rossa<br />

della Sicilia, lo stemma con la Trinacria.<br />

L’assessore al bilancio, on. Mario Mazzaglia, ci porse il<br />

benvenuto.<br />

Fummo in tanti ad intervenire. Sostenemmo con forza che<br />

non potevamo essere noi, sindaci eletti da appena un mese, a<br />

rispondere del malgoverno perpetrato per decenni dal vecchio<br />

sistema politico. La regione aveva il dovere di aiutarci.<br />

Chiedemmo d’inserire nella nuova finanziaria un emendamento<br />

che desse ai comuni almeno sei mesi di tempo per poter<br />

impegnare le somme.<br />

L’assessore dimostrò disponibilità e comprensione. Tuttavia,<br />

si doveva sentire il Presidente del Governo che, in quel<br />

momento, era assente. Ci aggiornammo al venerdì successivo.<br />

Il giorno stabilito, il Presidente, on. Campione, ci accolse<br />

nella sontuosa sala rossa, tappezzata da un elegante tessuto color<br />

porpora. L’ambiente, solenne e austero, incuteva non poca soggezione.<br />

Ci ascoltò a lungo, senza parlare. Poi, ruotando una penna<br />

fra le mani, disse: “Vedo in voi tanta energia, tanta voglia di<br />

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