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Imp. Di Guardo

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“fortunati” che frequentavano i pochi istituti scolastici esistenti,<br />

erano, tuttavia, costretti al doppio turno e, nelle frazioni,<br />

perfino al triplo. Nel quartiere di Serra, l’inverosimile: più di<br />

venti aule erano collocate al primo piano di un edificio abusivo<br />

che ospitava al piano terra una segheria. Sarebbe bastato un<br />

fiammifero per provocare una tragedia.<br />

Ero disperato. I bambini, che sentivo intimamente come<br />

miei, venivano derubati dello spazio vitale per crescere bene.<br />

Veniva compromesso il loro futuro. Forse quella disperazione<br />

tracimava dal mio volto.<br />

Cappellani rimase colpito. “Ma come mai non siete venuti<br />

prima? <strong>Di</strong> soldi per le scuole, in questi anni, ce ne sono stati a<br />

bizzeffe. Ora ne sono rimasti ben pochi,” esclamò.<br />

Gli ricordai che ero stato eletto da pochi mesi. Ed era toccato<br />

a me prendere in eredità quel disastro.<br />

“La vedo determinato e combattivo,” aggiunse, “farò tutto<br />

il possibile per i suoi ragazzi senza scuola.”<br />

Con l’ing. Orlando concordò tutte le procedure da seguire.<br />

Bisognava presentare le istanze e i progetti entro il 31 dicembre<br />

di quell’anno. Avremmo potuto ottenere svariati miliardi,<br />

attingendo alle risorse sia del vecchio sia del nuovo piano regionale,<br />

oltrechè della legge Falcucci. Con quelle somme<br />

avremmo potuto realizzare il completamento dell’edificio della<br />

zona Toscano, per il quale, paradossalmente, non era stata<br />

prevista nemmeno la strada di accesso; il completamento della<br />

scuola elementare di Serra; l’ampliamento della scuola elementare<br />

di Montepalma e quello della scuola media di Lineri; la<br />

costruzione di un edificio di ventiquattro aule nella zona Milicia.<br />

I bambini di Misterbianco, finalmente, avrebbero avuto le<br />

loro scuole.<br />

Ero in estasi. Non credevo ai miei occhi. Tirai fuori dalla<br />

borsa la bozza del mio libro non ancora pubblicato e gliela<br />

offersi. Lesse il titolo e la firma di Giorgio Bocca nella prefazione.<br />

Mi accompagnò fino alla porta e, stringendomi la mano,<br />

mi disse: “Auguri, auguri di vero cuore per il suo comune.”<br />

Poi, allargando le braccia, citò una pessimistica frase di<br />

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