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TUTTI AL FIUME - Urban

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<strong>TUTTI</strong> <strong>AL</strong> <strong>FIUME</strong><br />

ITINERARIO SPECI<strong>AL</strong>E: IL CINEMA CHE SI BUTTA NEL TEVERE<br />

LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa - 02.06.03 - EURO zero<br />

BANDITI A MILANO<br />

I CRONISTI DI NERA RACCONTANO: IL ROMANZO DELLA CITTÀ NOIR<br />

FETISH G<strong>AL</strong>LERY<br />

ARTE A BOLOGNA: QUESTO PAZZO PAZZO MONDO BIZZARRO<br />

istruzioni per l’uso! una guida straordinaria per milano, roma, bologna e torino<br />

#19<br />

SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO


SOMMARIO|GIUGNO<br />

11URBAN VOCI<br />

12 COM’ERA NERA MILANO<br />

16 MORGAN NELL’APPARTAMENTO<br />

18UN <strong>FIUME</strong> DI CINEMA<br />

22 PAZZI <strong>AL</strong> VOLANTE<br />

25 BIZZARRO, IL MONDO<br />

30MY NAME IS FORTUNA<br />

33 ARTISTA A ROTELLE<br />

37 ARTISTI & CITTÀ: DONATELLA DI CICCO<br />

41LIFE IN THE PARK<br />

51URBAN GUIDA<br />

MUSICA 52<br />

MEDIA 55<br />

69 LIA CELI: IL MORBO DELLA ZUCCA PAZZA LIBRI 57<br />

FILM 58<br />

85 LIA CELI: SUMMER IN ZANZARISTAN<br />

URBAN Mensile - Anno 2, Numero 19 - 02.06.03<br />

direttore responsabile: <strong>AL</strong>ESSANDRO ROBECCHI<br />

alessandro@urbanmagazine.it<br />

art direction: <strong>AL</strong>DO BUSC<strong>AL</strong>FERRI<br />

aldo@urbanmagazine.it<br />

caporedattore: ANDREA DAMBROSIO<br />

andrea@urbanmagazine.it<br />

redazione: ISIDE CASU<br />

iside@urbanmagazine.it<br />

SARA TEDESCHI<br />

sara@urbanmagazine.it<br />

segreteria di redazione: DARIA PANDOLFI<br />

daria@urbanmagazine.it<br />

(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />

presidente: IVAN VERONESE<br />

general manager: MARCO BOLANDRINA<br />

sales manager Italia: AUGUSTA ASCOLESE<br />

key account: <strong>AL</strong>FONSO P<strong>AL</strong>MIERE<br />

SERGIO PAGANI<br />

traffic: PAOLA MARTINI<br />

distribuzione: DEA s.r.l. (tel.02 66223316)<br />

fotolito: BODY&TYPE<br />

via San Calocero 22, 20123 Milano<br />

stampa: CSQ (centro stampa quotidiani),<br />

via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />

L’importanza di piacere ai francesi. Lo strano passaggio<br />

di carte in un bar parigino e la voglia (matta) di sparare<br />

Biscazzieri e capimafia, gangster e bande. Milano era<br />

una città davvero nera, una piccola Las Vegas con la<br />

Madonnina. <strong>Urban</strong> ha chiesto ai cronisti di nera della<br />

città di raccontare quei tempi, fatti e misfatti. Brutte<br />

storie di brutta gente, e il mestiere di raccontarle<br />

Hurrà, si naviga sul Tevere! Tra barche, argini e citazioni,<br />

abbiamo fatto un viaggio sul fiume di Roma. E su tutti i<br />

film che ci girano intorno. Chiare, fresche, dolci acque?<br />

Non proprio, ma un’enciclopedia del cinema sì, quella<br />

nel Tevere ci sta a pennello. Buona visione<br />

Bologna, una galleria d’arte un po’ estrema. La sua<br />

storia e i suoi scaffali, i suoi inventori.<br />

Gita sotto i portici alla ricerca di arte un po’ fetish<br />

Professione: attor giovane. Con due film da protagonista,<br />

un avvenire dietro la macchina da presa e un passato<br />

di patatine fritte. Corrado Fortuna, I suppose...<br />

Ed Templeton. Da guru dello skateboard ad artista famoso.<br />

Chiacchierata tra disegni, mostre, fotografie e<br />

quel tappeto volante per giovani che si chiama skate<br />

Una modella, un fotografo, un parco parigino. E tutti<br />

gli ammiccamenti del caso. Perché l’estate, comunque<br />

vada... Esplorazione en plein-air<br />

TEATRO 60<br />

ARTE 63<br />

SHOPPING 65<br />

CLUB 67<br />

Editore: URBAN IT<strong>AL</strong>IA srl<br />

via Tortona 27, 20144 Milano<br />

telefono 02/42292141 - fax 02/47716084<br />

urbanitalia@urbanmagazine.it<br />

Per la pubblicità:<br />

URBAN PUBBLICITÀ +39 02 42292141<br />

a.ascolese@urbanmagazine.it<br />

Copertina:<br />

Il tevere come non l’avete mai visto<br />

foto Gianni Troilo<br />

BAR E RISTORANTI:<br />

MILANO 73<br />

ROMA 76<br />

BOLOGNA 80<br />

TORINO 83<br />

URBAN 7


illustrazione: Mark Rayden courtesy Mondo Bizzarro Gallery<br />

URBAN VOCI<br />

PERSI, NON PERDUTI<br />

LETTERE<br />

L’ATROCE GRIDO<br />

Cari di <strong>Urban</strong>,<br />

nel vostro articolo (Uccellacci e uccellini, <strong>Urban</strong> 15) vi<br />

siete dimenticati di dire una cosa: che le sirene ad alta<br />

frequenza utilizzate per allontanare (?) gli storni sono<br />

micidiali per gli umani, cosa a cui gli animalisti cerebrolesi<br />

non hanno voluto pensare. Ho recentemente seguito<br />

un corso di formazione in un ufficio accanto a un’alberata<br />

di platani e vi assicuro che ascoltar lezioni con<br />

l'Atroce Grido dell’Uccello Padulo nelle orecchie è un’esperienza<br />

pari a un soggiorno alla Lubianka.<br />

Marco Pasquali, Roma<br />

Delle sirene anti-storni no, non sapevamo. Solidarietà<br />

per le orecchie. D’accordo: viva i gabbiani.<br />

SENZA POLEMICHE<br />

Cari <strong>Urban</strong>i,<br />

senza polemiche e chiedendo per piacere, posso avere il<br />

numero di telefono della signorina in copertina sul numero<br />

scorso?<br />

Andrea, Milano<br />

Senza rancore, no.<br />

FORZA LUPI<br />

Caro <strong>Urban</strong>,<br />

ho letto l’intervista a Italo Lupi (<strong>Urban</strong> 18) e vorrei ringraziarlo,<br />

oltre che per l’intelligenza diffusa (merce rara...)<br />

anche per un paio di immagini. Tipo “le gazzelle di<br />

periferia che vengono in centro e leggono il giornale”, o<br />

per le “belle facce orobiche” degli operai edili in<br />

Montenapoleone. Piccolezze, sì. Però ci ho ritrovato il<br />

clima di quella Milano che tutti si sforzano di farci pensare<br />

sparita e passata, mentre – a saperla vedere – c’è<br />

ancora, vive, cammina e percorre la città. Grazie.<br />

Veronica Sezzi, Milano<br />

GIUGNO 19<br />

Hanno scritto, disegnato,<br />

scattato foto, pensato,<br />

suonato, ballato,<br />

e mangiato con noi<br />

questo mese:<br />

È un mese strambo, giugno, o almeno così ci piace pensare,<br />

una specie di confine tra l’estate conclamata e il<br />

gusto dell’attesa. La città si adegua: ancora non si<br />

svuota, ma è come se. Intanto – non per vantarci, ma<br />

forse sì, un pochino, perché no? – avete in mano un<br />

<strong>Urban</strong> un po’ più grasso, 88 pagine, record stagionale e<br />

primato personale. È così che va il mondo, gente: le navigazioni<br />

difficili sono le più divertenti, e allora ci allarghiamo.<br />

Più servizi, più pagine, più cose da dire.<br />

Sempre nella linea dell’esplorazione, perché qui, a dispetto<br />

della logica e della geometria, siamo convinti<br />

che il tragitto più breve tra un punto e un altro punto<br />

è l’arabesco. E dunque eccoci: ci siamo addentrati nelle<br />

storie nere di una città che fu molto noir, Milano. Che<br />

aveva banditi cattivi che qualcuno scambiava per romantici.<br />

Appena un minuto prima di buttarci a fiume.<br />

Giriamo i ringraziamenti a Mastro Lupi. Ma il complimento<br />

raggiunge anche noi, indirettamente, e dunque... siamo<br />

onorati.<br />

ME LA TIRO<br />

Cari di <strong>Urban</strong>,<br />

in un bar milanese che non vi dico, preparano un panino<br />

che si chiama “Me la tiro”. Sono pure simpatici, affabili e<br />

carini. Il panino è pure buono (cotto, asparagi, maionese<br />

e chissà che altro), ma – porca miseria – si chiama proprio<br />

“Me la tiro”. Due ipotesi. È un piccolo segno della<br />

fine del mondo? O uno sconsolante segnale che Milano<br />

jorunn aarseth<br />

sandro avanzo<br />

silvia ballestra<br />

rachel bank<br />

eddi berni<br />

luca bernini<br />

alexio biacchi<br />

blue blanco<br />

boohstoodio<br />

antonello catacchio<br />

leonard catacchio<br />

lia celi<br />

cesare cicardini<br />

lucrezia cippitelli<br />

selvaggia conti<br />

alberto crespi<br />

michela crociani<br />

alessandro de angelis<br />

brice debray<br />

paul de cellar<br />

angelo di marco<br />

johnny drill<br />

carlo frassoldati<br />

paolo giovanazzi<br />

camilla invernizzi<br />

cristina lattuada<br />

davide longaretti<br />

Perché il Tevere ci fa fare un tuffo al cinema, in quel cinema<br />

italiano di ieri e di oggi che intorno al fiume è<br />

cresciuto e ha raccontato le sue storie. E poi c’è l’attor<br />

giovine, il cantante, i pazzi sulle macchine fatte a mano<br />

che si scapicollano per le discese urbane che diedero<br />

gloria a piloti d’antan. E ancora: la galleria d’arte “estrema”<br />

e lo skater diventato artista, che prima era artista<br />

delle rotelle e ora senza.<br />

Di tutto un po’, seguendo il filo della curiosità e dei<br />

percorsi urbani. Con quella sensazione un po’ inquieta<br />

e molto dolce dell’essersi persi senza essere perduti.<br />

Qui, nel labirinto, ci si perde e ci si ritrova spesso. È<br />

questo il bello, e speriamo che piaccia anche a voi.<br />

Buona lettura.<br />

manuel mathez<br />

beba minna<br />

annalisa pagetti<br />

cecilia rinaldini<br />

sonia sartori<br />

emma jane scarpa<br />

p.d. sfornelli<br />

squaz<br />

yoshiko tange<br />

<strong>AL</strong>ESSANDRO ROBECCHI<br />

alessandro@urbanmagazine.it<br />

rimarrà per sempre, inguaribilmente, nei secoli dei secoli,<br />

scema come Milano?<br />

Edoardo Perri, Milano<br />

Caro Edoardo, le due ipotesi non sono in contraddizione<br />

e possono convivere, anche se la seconda mi sembra più<br />

probabile.<br />

L’ASSENZIO (E LE ASSENZE)<br />

Dear <strong>Urban</strong>,<br />

ti seguo con curiosità, ti cerco, ti trovo e ti leggo e mi<br />

piaci. Ogni tanto, però, metti sconforto. da te apprendo<br />

che torna di moda l’assenzio. Nel dirlo, con il solito tono<br />

leggero, citate com’è ovvio Verlaine, Rimbaud e<br />

Baudelaire. Poi dite che oggi se lo bevono a garganella<br />

e lo citano in libri e canzoni Morgan e Pinketts. Dico, va<br />

bene l’assenzio, ma non potrebbero “tornare di moda”<br />

anche Verlaine, Rimbaud e Baudelaire?<br />

Alina Limiti, Bologna<br />

Cara Alina, apprezziamo il paradosso. Però giù le mani<br />

da Morgan e Pinketts, che sono amici nostri (gente<br />

che litri di assenzio li reggerebbe come noi la gazzosa).<br />

E poi, seguendo il tuo ragionamento, perché non<br />

torna anche il can-can, la belle époque e quei fantastici<br />

vellutati bordelli d’epoca napoleonica dalle parti<br />

di Pigalle? Non si può avere tutto, cara. Ma un po’<br />

d’assenzio sì.<br />

A.R.<br />

Le vostre lettere sono sempre un po’ lunghe e ci<br />

costringono a crudeli tagli. Se avrete la compiacenza di<br />

mandarci lettere e non papiri, noi ci andremo più piano,<br />

con le forbici. Per scriverci, comunque, l’indirizzo è:<br />

URBAN, via Tortona 27, 20144 Milano / e-mail:<br />

redazione@urbanmagazine.it Fax : 02-47716084<br />

d.p. tesei<br />

tommaso toma<br />

julie tomlinson<br />

gianni troilo<br />

ilaria vecchi<br />

xing<br />

URBAN 9


URBAN VOCI<br />

SEDUISANT,<br />

C’EST GRATUIT!<br />

Ragazzi, tenetevi forte. Su <strong>Urban</strong> ne avevamo<br />

sentite tante, ma qui si esagera. “Formula<br />

seducente”(wow!) che si infila “nei mille interstizi<br />

della città”. Niente male, eh? Tutti complimenti<br />

di Magazine, periodico francese di tendenza<br />

che si occupa di stampa e giornali. E<br />

che si è innamorato di <strong>Urban</strong>. Questo è il meno.<br />

Il più è che, come diceva Paolo Conte ai<br />

tempi di Bartali, i francesi già s’incazzano...<br />

E l’articolo dedicato a <strong>Urban</strong> dice proprio così:<br />

“Editori e inserzionisti francesi farebbero bene<br />

a svegliarsi...”. Esagerati! Però...<br />

PARIGI, CRIMINI & MATITE<br />

Parigi, interno notte. In una brasserie di Place de la Republique, due uomini parlano fitto. Un tubo<br />

di cartone passa di mano. È fatta. Il nostro art director torna in patria indenne. Il tubo contiene i disegni<br />

che potete vedere a pagina 12 di questo <strong>Urban</strong>. Sono di Angelo Di Marco, 76 anni, un signore<br />

che fa sui giornali francesi (France Dimanche, France Soir e altri) quello che Achille Beltrame faceva<br />

sulla Domenica del Corriere. Un matita-reporter, disegnatore amato e celebrato dalla critica in<br />

Francia, dove il fumetto è considerato una cosa seria. <strong>Urban</strong> pubblica. Monsieur Di Marco, merci.<br />

disegno: Angelo di Marco<br />

SCARABOCCHI<br />

PSICOTICI<br />

A caccia di cose nuove al festival<br />

del fumetto underground.<br />

Morte e scarabocchi. Da leggere,<br />

da ridere, da spararsi<br />

Succede così: che cerchi la cosa più strana<br />

in città e trovi la cosa più triste in città.<br />

E anche la cosa che fa più ridere. In un colpo<br />

solo. Dunque siamo andati all’Happening internazionale<br />

underground al Leoncavallo e ci<br />

siamo guardati in giro. E ci siamo imbattuti<br />

(tra un miliardo di altre cose) negli<br />

Scarabocchi di Maicol&Mirco. Scarabocchi sul<br />

serio, e cose tristissime e morte e depressione<br />

e distruzione. Esempio qui sopra, che però fa<br />

ridere e dice anche certe cose<br />

sulla città. E dunque. Noi rubiamo, però voi,<br />

se volete, potete comprare: scarabocchi e disegnini.<br />

Per contatti (loro dicono: per denunce,<br />

dispetti e ordini) maicolemirco@libero.it.<br />

URBAN 11<br />

disegni: Maicol e Mirco


12 URBAN<br />

BAD<br />

CITY<br />

FACCIA D’ANGELO<br />

e gli Indiani. Le bische<br />

clandestine e il grilletto<br />

facile. Che fine ha fatto<br />

la Milano Nera? <strong>Urban</strong><br />

l’ha chiesto a cronisti-<br />

segugi che hanno<br />

passato giorni<br />

e notti a raccontarla.<br />

Risultato: un malloppo<br />

di storie proprio cattive<br />

testo: Sonia Sartori / disegni: Angelo Di Marco<br />

Milano un po’ come Las Vegas. Quando? Negli anni<br />

’70. Sotto la luce del sole imperversavano minigonne,<br />

fibbie mostruosamente grandi, pantaloni a zampa di<br />

elefante e i famosi “fanali” come venivano chiamati<br />

i Ray Ban; di notte era il regno di piccoli grandi gangster<br />

della mala milanese, gente dal grilletto facile,<br />

protagonisti dell’anima nera di Milano. Ci sono dei<br />

testimoni oculari che in quegli anni hanno indagato non<br />

per conto della polizia, che hanno raccontato non<br />

perché pentiti. Sono i cronisti di nera. Anche loro<br />

in un certo senso una gang, con la penna al posto della<br />

pistola e le notizie al posto dei proiettili. Sono loro che<br />

ci hanno raccontato trent’anni di guardie e ladri<br />

con Milano sullo sfondo. È a loro che <strong>Urban</strong> ha chiesto<br />

la storia – le storie – di quella città tutta noir.<br />

I primi veri gangster arrivano a Milano insieme ai Mimì<br />

Mettalurgici. Non vanno però nelle fabbriche. Sono qui<br />

nella grande metropoli per aprire una serie di circoli<br />

culturali. Eh sì, avete capito bene, circoli culturali, perché<br />

così venivano chiamate, in gergo, le bische clandestine.<br />

Il Re assoluto di quegli anni è Francis Turatello, detto<br />

“Faccia d’Angelo” figlio naturale di Frank “tre dita”<br />

Coppola e di una sarta della periferia milanese. Feroce<br />

e romantico, finito poi sbudellato in carcere. Con il gioco<br />

d’azzardo ha fatto “il botto”.<br />

“Amici della Pittura” era il nome di uno dei suoi circoli<br />

culturali più famosi, in corso Sempione: si beveva<br />

champagne Cristall e si tirava cocaina. Turatello non<br />

URBAN 13


indossava pantaloni a zampa<br />

di elefante, ma pellicce di visone.<br />

Ranieri Orlandi, cronista di nera del<br />

Corriere della Sera aveva quasi<br />

trent’anni quando una sera decise<br />

di entrare in un circolo culturale di<br />

Turatello. Si ritrovò in mezzo a<br />

parlamentari, deputati, attori. La Milano<br />

nera era generosa con il prossimo: si<br />

prendeva cura degli uomini rispettabili e li<br />

faceva divertire. Turatello era un signore della<br />

mala, un trait-d’union tra vecchio e nuovo stile.<br />

Racconta Orlandi: “Una volta si è trovato il capo della<br />

mobile seduto al tavolo di fianco in un famoso ristorante<br />

in centro a Milano e non ha esitato a mandare mazzi di<br />

rose rosse per la signora”. La signora del capo della<br />

mobile.<br />

A Milano in quegli anni nelle bische potevi anche<br />

inciamparci per caso. Bastava scendere alla fermata<br />

della metropolitana di Garibaldi e ti trovavi in mezzo<br />

a dei tipacci che urlavano e scommettevano giocando<br />

ai dadi. È quello che ha fatto, ma di proposito,<br />

un cronista di nera di la Repubblica, Piero Colaprico,<br />

uno dei nostri testimoni. “Era una bisca all’aperto, sotto<br />

il mezzanino della stazione metropolitana Garibaldi.<br />

Un luogo ideale per una bisca perché avevi molte vie<br />

d’uscita in caso di fuga. Alla 1.30 di notte c’era una folla<br />

incredibile che giocava a dadi. Mi colpì un signore con<br />

un frigo bar portatile:<br />

il suo lavoro era vendere panini e bibite”.<br />

Solo alcuni respiravano quest’aria in città, oltre ai<br />

cronisti di nera, di sicuro anche le guardie. Luca Fazzo,<br />

altro giornalista di cronaca nera, pure lui di Repubblica,<br />

si ricorda di come le guardie davano la caccia ai ladri.<br />

“I poliziotti di una volta vivevano Milano, camminavano<br />

nel fango cercando di non sporcarsi troppo, a volte ci<br />

riuscivano a volte no. I confidenti erano tantissimi, quasi<br />

tutti i grandi boss avevano i loro poliziotti di riferimento<br />

cui raccontavano le cose.<br />

Il rapporto tra guardie e ladri era straordinario”.<br />

A Milano c’erano anche “gli indiani”. Ti potevano<br />

ammazzare per un parcheggio con la stessa emozione<br />

con cui potevano bersi un caffé. Erano gangster al<br />

servizio di Angelino Epaminonda, detto il Tebano.<br />

Ecco, fu lì, in quelle notti, che Milano diventò davvero<br />

una piccola Las Vegas. “Pippo Bono una sera in una<br />

bisca del Tebano gioca un miliardo e 200 milioni a<br />

chemin de fer”, racconta Piero Colaprico. Wow!<br />

Las Vegas, senza il Ceasar Palace.<br />

“Che idea geniale”<br />

pensano i calabresi di Corsico<br />

e Buccinasco, quando vedono la mala siciliana a Milano<br />

buttarsi a capofitto nei sequestri di persona. È una<br />

grande torta con cui si abbufferanno tutti. La borghesia<br />

salottiera e spendacciona trema dalla paura. Dai citofoni<br />

delle case del centro spariscono i nomi. Circola anche<br />

una classifica dei rapitori: meglio finire nelle mani di<br />

un Vallanzasca che dei calabresi, soprattutto se sei<br />

una donna. “A scatenare il putiferio dei sequestri è<br />

un vinaio” racconta Orlandi. “Luciano Liggio, siciliano,<br />

che sotto falso nome vendeva vino e liquori in via<br />

Ripamonti. Lui e il clan dei corleonesi stavano a Baggio,<br />

dove c’era il quartiere generale dei calabresi. I soldi dei<br />

sequestri sono serviti a creare un altro grande business:<br />

la droga”.<br />

Con la droga, la città si trasforma in tanti piccoli fortini<br />

con sentinelle armate fino ai denti. Ogni clan ha il suo<br />

quartiere. Sotto un lampione malandato, agli angoli<br />

delle piazze si spaccia, giorno e notte. La mala milanese<br />

si arricchisce e si fa elegante, abiti in cachemire e auto<br />

di lusso. Andavi in un bar di Buccinasco alle 3 del<br />

pomeriggio e fuori trovavi parcheggiate solo Ferrari<br />

di quelli del clan di Platì e dentro signori elegantissimi<br />

spaparanzati. Come diceva Saverio Morabito, un altro<br />

che ha dato il meglio di sé per il crimine: “Buccinasco<br />

era un’altra Platì. C’erano le stesse regole che vigevano<br />

in Aspromonte”.<br />

Milano è occupata a mangiare l’insalata con la rucola,<br />

così di moda, nei ristoranti più costosi d’Italia. È una<br />

città che si beve in un bicchiere targato socialismo<br />

craxiano. E mentre pubblicitari, stilisti di alta moda,<br />

palazzinari, si ubriacano di benessere, ci sono persone<br />

che vivono barricate in casa. Per la paura. Ricorda Piero<br />

Colaprico: “Una famiglia a Quarto Oggiaro terrorizzava<br />

una parte del quartiere. In famiglia erano tutti criminali.<br />

La sorella più piccola Adelina una volta ha fatto una<br />

rapina con il braccio ingessato. Lei e i suoi fratelli<br />

facevano le rapine con il passamontagna ma tutti<br />

li riconoscevano per la stazza. Erano alti e grossi.<br />

Nessuno aveva il coraggio di denunciarli”.<br />

Stesso film in via Emilio Bianchi qualche anno dopo.<br />

Fabrizio Gatti, cronista di nera del Corriere della Sera<br />

è un testimone d’eccezione: ha vestito i panni di un<br />

tossicomane per scoprire che succedeva in via Emilio<br />

Bianchi. “Tutta la famiglia era<br />

in casa, in un appartamento<br />

anonimo. In direzione della<br />

finestra vengono sparati 70 colpi<br />

di mitra. Il capofamiglia aveva<br />

“osato” lamentarsi per un cancello<br />

chiuso. Non c’entrava nulla con i<br />

traffici di droga e con la mafia che aveva<br />

il suo quartier generale nei palazzi di via<br />

Emilio Bianchi. Siamo all’inizio degli anni’90.<br />

I medici venivano perquisiti prima di entrare,<br />

al postino setacciavano la posta”.<br />

Lì vivevano ragazzi che il sabato sera uscivano<br />

a divertirsi con quattro milioni in tasca, quando non<br />

avevano fatto troppi soldi con lo spaccio. I picciotti<br />

di Las Vegas.<br />

“Con i morti non si fanno affari”. Su questo detto<br />

della malavita, Milano cambia ancora. L’eroina è passata<br />

di moda e la mala milanese non se ne occupa più.<br />

Meglio la cocaina, il crack e le pillole di ectasy. Tutto<br />

si consuma nelle case o in discoteca. In giro si vede<br />

poco. Ormai si sono fatti gli anni ’90. Anche qui<br />

un miliardo a chemin de fer, il bandito che manda rose. romantico eh? E molto pericoloso<br />

abbiamo dei testimoni. Lorenza Pleuteri di Repubblica,<br />

giornalista di nera dell’ultima generazione, così racconta<br />

la città di oggi: “Se vai a chiedere ai poliziotti chi<br />

domina oggi a Milano tirano fuori le mappe del ’92-’93<br />

con nomi di persone che ormai sono in carcere da<br />

tempo. Ora c’è la pax mafiosa e non si ammazza più”.<br />

Le sentinelle ci sono sempre, ma hanno la pelle di<br />

un altro colore e sono senza documenti. Impossibile<br />

risalire ai loro capi. La mala continua a fare affari. “Tanto<br />

la colpa alla fine ricade sempre sugli stranieri” racconta<br />

Fabrizio Gatti che ha scritto un libro Viki che voleva<br />

andare a scuola.<br />

Non ci sono più morti ammazzati, scazzi tra gangster.<br />

Se cammini per la città, al massimo ti può capitare<br />

di incontrare per strada uno che urla “Sono il demonio,<br />

sono Osama Bin Laden” come è capitato con Jucker,<br />

il rampollo che ha ammazzato la fidanzata col coltello<br />

da sushi, o qualche squilibrato che fa il tiro a segno<br />

dalla finestra. Ma finisce lì. Tutto si esaurisce in due<br />

giorni, al massimo in una settimana. I grandi malavitosi<br />

a Milano non ci sono più, ora l’universo criminale<br />

preferisce spartirsi la torta senza cagnara, senza rumori<br />

molesti, senza seminare il terrore. Sono “mezze seghe”,<br />

dice uno dei nostri cronisti. E sembra che persino lui<br />

che faceva le notti in bianco per raccontare le storie<br />

di mala, abbia un po’ nostalgia di Las Vegas.<br />

URBAN 15


MILANODACAMERA<br />

MORGAN fa un disco nuovo.<br />

Guarda il mondo dal suo<br />

appartamento o, più<br />

modestamente, guarda Milano,<br />

“commovente e schiva”.<br />

Chiacchierata con musica. Dove?<br />

Nell’appartamento, ovvio.<br />

testo: Luca Bernini<br />

foto: Manuel Mathez<br />

16 URBAN<br />

Riassunto delle puntate precedenti. Dopo quasi 10<br />

anni con i Bluvertigo, Morgan incontra Asia, Anna Lou<br />

e una casa in via Sismondi 3, Milano, Città Studi.<br />

E arrivano le Canzoni dell’appartamento.<br />

Lo si può (molto facilmente) odiare, più difficilmente<br />

amare, ancora più difficilmente ignorare: perché Morgan<br />

(Marco Castoldi, classe ’72) chiede – spesso provoca –<br />

un sentimento, o quanto meno una reazione.<br />

Cosa che, in un mondo sempre più popolato da dischi<br />

e recensioni stereotipate, lo rende quasi scomodo,<br />

a tratti fastidioso, sicuramente mal interpretato.<br />

Che poi a lui tutto questo faccia (in fondo in fondo)<br />

piacere, perché se non altro significa non sentirsi<br />

omologato, è un altro discorso.<br />

Da parte sua, checché se ne dica, Morgan predilige<br />

lo scontro – o l’incontro – frontale, totale, leale.<br />

E a parlarci, a incontrarlo, se ne scopre – indubbio, puro<br />

e cristallino – il talento: di musicista, di uomo curioso,<br />

di innamorato, infinitamente più semplice e diretto di<br />

quanto, a volte, parole e pose lo dipingano. Leggetelo<br />

raccontare Milano, spiegare l’amore, ascoltare le<br />

intuizioni dell’arte: è questo il Morgan che conoscevate?<br />

C’è chi cerca ancora di capire l’ambient music,<br />

e tu fai un disco di musica ambientata: snobismo<br />

o troppa semplicità?<br />

Non so a cosa ti riferisci con ‘snobismo’. Forse è più<br />

snob chi non ti spiega niente, chi pretende che tu<br />

capisca e basta, chi non argomenta o non vuole farlo,<br />

chi non ti parla dei suoi processi creativi e non ti<br />

permette di avere accesso al suo universo. Io definendo<br />

il mio disco musica ambientata non ti sto fornendo le<br />

istruzioni per l’uso, ma ti descrivo la sua natura: ti dico<br />

da dove viene, non dove andrà.<br />

Qual è la stanza che preferisci, in un appartamento,<br />

e quale la canzone del tuo disco?<br />

Se la casa in questione possiede spazi ampi e luminosi<br />

(e c’è decenza nell’arredo), allora mi piace il soggiorno,<br />

dove ci si riunisce, dove si conversa o si ascolta della<br />

musica, dove si trascorre l’ora serale, magari<br />

sorseggiando dell’ottimo vino rosso italiano.<br />

La canzone, per ora, è Le ragioni delle piogge, per<br />

la sua aria alla Brel, ma so che presto cambierò idea.<br />

Come racconteresti Milano, la città del tuo<br />

“appartamento”?<br />

Sembra che su Milano ci sia una eterna congiura:<br />

il clima, l’assenza di sfoghi naturali come fiumi, mare,<br />

grandi aree verdi, l’orizzontalità totale che può essere<br />

anche definita piattezza, lo smisurato tasso<br />

d’inquinamento, la sciagurata sorte che ebbe per via<br />

dei devastanti bombardamenti americani (che si<br />

divertirono a continuare a gettare bombe nonostante<br />

la guerra fosse finita), la insensata copertura dei Navigli<br />

di Leonardo da Vinci, le zanzare, la nebbia. Milano è<br />

reduce. Eppure è il centro nevralgico dell’Italia moderna,<br />

la città guida, probabilmente la più forte perché la più<br />

provata. Io la trovo commovente, schiva, poco chiassosa,<br />

poco esibizionista e cialtrona. Non sto parlando della<br />

cosiddetta ‘Milano da bere’, quella degli anni ’80, dei<br />

pubblicitari, semmai quella futurista, di Munari, quella<br />

delle case dei ferrovieri, quella della vita da ringhiera,<br />

oppure la neoclassica del Piermarini, la ‘parigina’<br />

e napoleonica , o quella dei treni sulla Martesana, quella<br />

veloce della metropolitana.<br />

E quali sono i quartieri che preferisci?<br />

I vicoli di Brera, i giardini di Palestro, il naviglio<br />

di Ludovico il Moro, Chinatown, via degli Omenoni.<br />

Il tuo posto segreto, a Milano, qual è?<br />

Non te lo dico, ovviamente.<br />

Una delle canzoni si intitola Aria ma si legge Asia:<br />

non è un po’ troppo, come dichiarazione d’amore?<br />

Non c’è mai ‘troppo’ in amore, se non quando<br />

si intende: ‘Ti amo ma non te lo meriti’, caso che non<br />

è il mio. E poi se è una dichiarazione è meglio che<br />

si capisca, altrimenti non sortisce effetto.<br />

Una volta lei mi disse che io ero uno dei pochi amanti<br />

che non si era ‘ispirato’ a lei nella mia arte, che non<br />

la celebravo in quanto musa. Questa affermazione un<br />

tantino egocentrica mi colpì molto anche perché non<br />

era vero, non sapevo come dirle che invece tutto quello<br />

che facevo era per lei, che era cambiata la mia<br />

prospettiva da quando la conoscevo, e allora, come<br />

atto dimostrativo, le portai questa canzone a Parigi,<br />

era un dono.<br />

The babe, la canzone che dedichi a tua figlia, è un<br />

po’ in stile Famiglia Addams... Ti sei mai sentito così,<br />

con Asia e AnnaLou?<br />

Se gli Addams rappresentano la famiglia ‘sui generis’,<br />

quella che le finte famiglie felici del vicinato (mogli<br />

catatoniche e insoddisfatte, padri padroni infedeli<br />

violenti, figli addestrati dalla new economy)<br />

definiscono ‘strana’, allora forse sì. Poi mi risulta<br />

che Gomez e Morticia, compresi tutti i parenti e gli<br />

affiliati, si amassero molto. Certo è che lo splendore<br />

della mia piccola Lou rende il paragone improbabile<br />

e l’intervistatore un po’ sciocchino.<br />

Grazie. L’ultima volta che ti sei sorpreso?<br />

Quando ho appreso la scoperta d’una nuova specie<br />

d’insetto che sta a metà tra l’insetto stecco e la mantide<br />

religiosa, ma è completamente diverso e quindi<br />

gli hanno conferito il nome di ‘gladiatore’.<br />

Di cosa hai paura?<br />

Della mantide religiosa. Oppure della ‘donna mantide’.<br />

Cosa ti fa ridere?<br />

Ridere di allegria: la condivisione. Ridere di derisione:<br />

gli strafalcioni degli arroganti (Berlusconi). Ridere<br />

mentalmente: la canzone Clamori di Battiato, il suono<br />

di sinth del mio pezzo Se, circa a metà. Ridere d’inerzia:<br />

superare il limite della stanchezza sopportabile stando<br />

sveglio oltre le ventiquattrore consecutive e<br />

sprofondare nel cazzeggio verbale delirante.<br />

Lo Scemo sulla Collina (McCartney), il Duca Bianco<br />

(Bowie), il Cappellaio Matto (Barrett): a chi senti<br />

di assomigliare di più?<br />

Al cavaliere dalla trista figura (Don Chisciotte, ndr).<br />

Sperimentazione, psichedelia, voglia di uscire dalle<br />

regole: perché in Italia manca il coraggio per fare<br />

dischi come il tuo?<br />

Io credo che nell’espressione abbiano senso l’azzardo,<br />

l’ambizione. Gli Italiani sono tanto bravi nel<br />

‘pretendere’ d’aver ragione se non rispettano una<br />

precedenza stradale e ti insultano e ti minacciano<br />

e gridano come dei forsennati, quanto schiappe nel<br />

produrre musica, cinema, libri ‘ambiziosi’, cioè incapaci di<br />

sfidare le regole, quelle del mercato e non solo, degli stili,<br />

della tradizione, dell’accademia. Gli italiani sono vittime di<br />

un conformismo paralitico e difettano di iconoclastia. Guai<br />

a chi gli tocca Vasco, o Baudo. E poi con tutte quelle folle<br />

agitate che simulano la guerra ogni domenica mi sa che<br />

qui l’unica musica che funzionerà veramente sempre sono<br />

i cori da stadio e le marcette militari.<br />

A proposito di musica italiana, giochiamo un po’:<br />

Ligabue sì o no?<br />

Certo che sì, e che diavolo, mica sono fascista!<br />

Ramazzotti sì o no?<br />

Ma ci mancherebbe altro, non sono mica<br />

un punkabbestia !<br />

Vasco Rossi sì o no?<br />

Ma per chi m’hai preso, per un comunista?<br />

Franco Battiato: meglio musicista o regista?<br />

Che differenza c’è?<br />

C’è un artista italiano che raccomanderesti?<br />

Sì, raccomanderei Vivaldi a Minghi, non si sa mai.<br />

Quale canzone vorresti aver scritto?<br />

Malafemmina.<br />

E quale vorresti non aver mai scritto?<br />

Chi rifarebbe esattamente tutto ciò che ha fatto<br />

nell’identico modo, compresi gli errori, dice sì alla vita.<br />

Eccomi.<br />

Cosa sarebbe stato Morgan senza la musica?<br />

Un inventore o un modellista.<br />

E la musica senza Morgan?<br />

Te lo dirò tra qualche lustro, se tutto va bene.<br />

Quale frase altrui ruberesti per farne<br />

una tua massima?<br />

Ho sempre speso i paradossi dell’antica Grecia<br />

per ottenere in cambio una ragazza.<br />

Qual è la più bella frase che hai scritto?<br />

La precedente (scusate, la successiva).<br />

Come fa la più bella linea melodica?<br />

Mi re mi re mi si re do la, do mi la si, mi sol si do...<br />

(Per Elisa, ndr).<br />

Finiamo dall’inizio: chi è Mario Castoldi,<br />

cui è dedicato il disco?<br />

Il mio papà, artigiano, tanto caro e strano.<br />

Morto come un poeta nell’ottantotto. Avevo sedici anni.<br />

URBAN 17


I ROMANI DICEVANO “a Tevere”. Per dire che andavano al fiume.<br />

<strong>Urban</strong> ha mandato a navigare un inviato molto speciale. Che è tornato con<br />

mille storie in pellicola. Perché, dal neorealismo ai giorni nostri, a Roma<br />

scorre il cinema. E il Tevere scorre anche lui. Ovvio. In pellicola<br />

testo: Alberto Crespi / foto: Gianni Troilo<br />

Per il momento, si parte dall’Isola Tiberina e si risale<br />

verso l’Olimpico. All’isola ci sono le rapide: niente di<br />

trascendentale, ma i battelli che solcano il Tevere,<br />

trasportando pendolari (pochi) e turisti (molti), non<br />

potrebbero affrontarle. Telefonando allo 06-6789361,<br />

una voce gentilissima (e umana, non una segreteria:<br />

incredibile a dirsi) ti informa che il servizio dall’Isola a<br />

Ponte Marconi, verso sud, dovrebbe iniziare da fine<br />

luglio; e che sono in programma lavori per modificare<br />

il fondo del fiume e creare, almeno da un lato dell’Isola,<br />

una “continuità” che consenta di evitare il trasbordo da<br />

un battello all’altro. Quando ciò avverrà, Roma avrà<br />

davvero un nuovo corso, una via d’acqua che a quel<br />

punto potrà essere interessante anche per il trasporto<br />

interno (bypassare il centro, arrivando dalla zona di viale<br />

Marconi fino al Vaticano e oltre, potrebbe rivelarsi<br />

interessante per un discreto numero di residenti). Nel<br />

frattempo, godono soprattutto i turisti, anche se Roma<br />

vista dal Tevere resta più misteriosa, e meno<br />

spettacolare, della Parigi ammirata dalla Senna o dei<br />

docks londinesi bagnati dal Tamigi: gli argini del Tevere<br />

sono molto alti. E godono i depositari della memoria<br />

romana, coloro che ricordano ancora i tempi (nemmeno<br />

lontanissimi: fino agli anni ’60) in cui “a Tevere”, come<br />

si dice a Roma, si mangiava sui barconi-ristoranti, si<br />

pigliava il sole, si faceva il bagno. Una memoria fatta<br />

di aneddoti, di canzoni, di film. E siccome non possiamo<br />

canticchiarvi su carta il Lungotevere di Gabriella Ferri<br />

o il Barcarolo intonato da tutti i romani canterini,<br />

da Claudio Villa a Lando Fiorini, vogliamo proporvi<br />

un itinerario fluvial-cinematografico. A bordo.<br />

In quanti film si vede il Tevere? Millanta, che tutta<br />

notte canta. Pensate solo a quante volte si incrociano<br />

con il fiume le fortune, e le sfortune, di Antonio Ricci:<br />

che non è, quando si parla di cinema, il papà di<br />

Striscialanotizia, bensì l’operaio di Ladri di biciclette.<br />

Isola Tiberina. Partiamo da lì: su quel ponte di ferro che<br />

vedete alla vostra destra quando state aspettando il<br />

battello, Ricci e il suo figliolo Bruno ritrovano il vecchio<br />

che ha assistito al furto della bici. Ci sono film girati<br />

sull’Isola (che, come potreste non sapere se non siete<br />

di Roma, è piccolissima)? Come no! Sulla piazzetta<br />

antistante la chiesa di San Bartolomeo all’Isola, il<br />

“genius loci” Luigi Magni ambientò e girò la scena<br />

madre di Nell’anno del Signore, quella dell’attentato<br />

perpetrato dai carbonari Montanari e Targhini ai danni<br />

del traditore don Filippo Spada. A due passi dalla<br />

piazza, sulla viuzza che porta sul ponte Fabricio e da<br />

lì al ghetto e alla sinagoga, c’è il ristorante della Sora<br />

Lella, la sorella di Aldo Fabrizi cara a Sordi e a Verdone.<br />

Ma sappiate che la Sora Lella non c’è più (è morta dieci<br />

anni fa, nel 1993) e che la “cucina romana tradizionale”<br />

è arrivata a prezzi modernissimi e internazionali.<br />

Risaliamo il fiume. Se siete cinefili, la sosta d’obbligo è<br />

Ponte Sant’Angelo, davanti al castello omonimo. Siete in<br />

uno dei luoghi dell’anima del cinema romano, quindi<br />

italiano, quindi mondiale. Da quel ponte si tuffa,<br />

incastonato fra due angeli del Bernini, Franco Citti,<br />

UN<strong>FIUME</strong>DICINEMA<br />

Accattone nello straordinario film d’esordio di Pier<br />

Paolo Pasolini. Su quelle rive prendevano il sole, e<br />

ordivano innocenti tresche, i “borgatari” Maurizio Arena<br />

e Renato Salvatori in Poveri ma belli di Dino Risi (che<br />

poi tanto borgatari non erano, visto che abitavano nella<br />

vicina piazza Navona!); sempre da quelle parti, su un<br />

barcone/dancing appena più decoroso, approdavano<br />

le scorribande notturne di Audrey Hepburn e Gregory<br />

Peck in Vacanze romane. Non vi basta? Prendete allora<br />

le misure, e calcolate se Tosca, dal muro di Castel<br />

Sant’Angelo, sarebbe arrivata a fiume o si sarebbe<br />

piuttosto sfracellata sul selciato. Fate i vostri conti<br />

(noi, come molti altri, propendiamo per l’asfalto e<br />

concediamo a Sardou e a Puccini il beneficio della<br />

licenza poetica) e recitate comunque, con spirito<br />

compunto, la mitica battuta finale della Tosca di Gigi<br />

Magni, quando Gianni Bonagura ammonisce Monica<br />

Vitti che sta in bilico sul muraglione: “Attenta che<br />

caschi!”, al che la disperata risponde: “Nun casco, me<br />

butto”. E poi fatevi comunque una risata: quel ponte<br />

viene percorso in macchina da Ugo Tognazzi nel primo<br />

episodio dei Mostri, sempre di Dino Risi.<br />

18 URBAN URBAN 19


A proposito di Mostri e di macchine: ricordate l’episodio<br />

Vernissage di quel ferocissimo film, autentico ritratto<br />

al vetriolo della piccola borghesia italiota del boom?<br />

Sempre Tognazzi va a ritirare una 600 dalla fabbrica,<br />

telefona alla famigliola che l’attende felice, appiccica<br />

al cruscotto la foto di moglie e figli con la scritta “vai<br />

piano, pensa a noi”; poi, prima di andare a casa, fa una<br />

deviazione sul Lungotevere, carica una mignotta e<br />

sgomma emozionato, mentre la donnaccia gli grida<br />

“Ahò, ma sai guidà?”. L’istruttivo episodio avviene sul<br />

Lungotevere della Vittoria, e risalendo il fiume verso<br />

l’Olimpico lo avrete alla vostra sinistra prima del<br />

capolinea. Quando poi arriverete all’Olimpico,<br />

le memorie calcistiche prevarranno su quelle<br />

cinematografiche. Se siete tifosi della nazionale<br />

ricorderete le notti magiche di Italia ’90 interrotte (ma<br />

al San Paolo di Napoli) dal genio diabolico di Maradona;<br />

se siete interisti ripenserete al 5 maggio 2002 e<br />

mediterete di buttarvi a fiume, ma non fatelo.<br />

Riprendete piuttosto il battello e, se luglio è passato<br />

e il comune di Roma ha mantenuto le promesse,<br />

scendete lungo la corrente fino all’altro capolinea.<br />

A valle dell’Isola Tiberina c’è tanto altro cinema. State<br />

per arrivare a Porta Portese? Alzate lo sguardo sulla<br />

vostra destra: i bastioni del Porto di Ripa Grande vi<br />

lasciano appena intravedere il complesso del San<br />

Michele, già carcere minorile, oggi sede dei Beni<br />

Culturali. Lì dentro Vittorio De Sica girò tutto Sciuscià,<br />

mentre sul marciapiede sopraelevato del Porto Nino<br />

Manfredi e Stefano Satta Flores, il primo comunista<br />

pragmatico e l’altro gruppettaro utopico, discutevano di<br />

politica in C’eravamo tanto amati di Ettore Scola<br />

(“L’intellettuale dev’essere più avanti delle masse, deve<br />

da “nando, facce tarzan” a poveri ma belli, da de sica a ozpetek. il tevere, al cinema<br />

guardare più oltre”; risposta di Manfredi: “A’ più oltre,<br />

che sei venuto a Roma pe’ litigà?”). All’angolo fra il<br />

Porto e la piazza di Porta Portese, di nuovo Antonio e<br />

Bruno Ricci si riparavano dalla pioggia improvvisa in<br />

Ladri di biciclette, e venivano affiancati da un gruppo di<br />

enigmatici pretini che parlavano tedesco; uno di quei<br />

novizi era Sergio Leone, giovanissimo assistente di De<br />

Sica (riconoscerlo non è facile, perché allora Sergio era<br />

magro: ma gli occhiali, la faccia tonda e l’aria da<br />

furbetto sono le stesse).<br />

Il viaggio (per ora ancora utopico) sta per finire, ma<br />

a Ponte Testaccio troverete le memorie forse più<br />

struggenti: è su quel ponte, all’angolo con il<br />

Lungotevere degli Artigiani, che si schianta in moto<br />

Accattone, stavolta nel finale del film di Pasolini; ed è<br />

vicino a quel ponte, da un edificio di Lungotevere<br />

Portuense (stesso lato, alla vostra destra discendendo il<br />

fiume: è il palazzo biancastro con i balconi in diagonale),<br />

che si butta dalla finestra Stefania Sandrelli nel finale di<br />

Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli. Memorie<br />

tristi, quindi chiudiamo in levare. Giratevi, guardate a<br />

sinistra. Ecco il gasometro, l’Ostiense, la Roma un tempo<br />

industriale e ora impegnata in tentativi di<br />

ristrutturazione “alla londinese”: è la Roma delle Fate<br />

ignoranti (il quartiere Ostiense e il gasometro<br />

campeggiano in tutto il film di Ferzan Ozpetek) ed è<br />

anche la Roma dove cinquant’anni prima, in un greto del<br />

Tevere anch’esso dominato dal gasometro, iniziavano le<br />

peripezie di Un giorno in pretura di Steno. Sì, è il famoso<br />

film a episodi in cui nasceva il personaggio di “Nando<br />

facce Tarzan”, l’americano a Roma creato dalla fantasia e<br />

dall’arguzia di Alberto Sordi. Ma, attenzione: non<br />

cercate il punto del Tevere in cui Nando/Albertone<br />

faceva il bagno nudo! I veri cinefili sanno bene che<br />

l’americano non si bagnava nel fiume, ma nella<br />

“marana”, uno dei tanti fossi che percorrevano i pratoni<br />

di una Roma ancora non preda della speculazione<br />

edilizia. Probabilmente la marana di Un giorno in pretura<br />

è stata tombinata, e oggi scorre sotto l’asfalto. Certo<br />

dovrebbero individuarla, e farne un monumento come la<br />

Domus Aurea. Sotto Roma c’è tanta di quella memoria<br />

(imperiale e cinematografica) da fare invidia al mondo.<br />

Farsi un giretto “a Tevere” è un modo come un altro per<br />

rivangarne un pezzettino.<br />

URBAN 21


VADO<strong>AL</strong>MASSIMO<br />

MACCHINE-MUCCA, vasche da bagno con<br />

le ruote, topi e zucche. La corsa più pazza del<br />

mondo va giù a scapicollo per le strade di<br />

Napoli dove già gareggiò Nuvolari. Senza<br />

motori, con l’aiuto della forza di gravità.<br />

E della pazzia. Bravi!<br />

testo: Sara Tedeschi / foto: Red Bull<br />

22 URBAN<br />

Una cozza, il cappello di Harry Potter, un pollo, una<br />

vasca con doccia in funzione, la macchina del papa, un<br />

letto, una vedova nera, un topo, una barella, una mucca<br />

ipertecnologica, una zucca, un coccodrillo, una donna<br />

carponi e una bocca double face. Tutti (con annessoinfilato,<br />

pilota) lanciati a rompicollo giù per una discesa<br />

lunga 600 metri, con una pendenza di oltre il 5%.<br />

Pazzia galoppante? Abuso di alcolici? Grave<br />

esaurimento? Ma andiamo avanti: interdetti i motori<br />

(unico mezzo di propulsione: la forza di gravità),<br />

tassativi degli ottimi impianti frenanti e ‘allestite’<br />

duemila balle di fieno a garanzia dei più ‘lanciati’.<br />

Alla prima edizione italiana della Red Bull Soap Box<br />

Race, non c’è dubbio, ci sarà da ridere. La gara infatti<br />

si preannuncia come un’allegra, colorata e scanzonata<br />

sfida campestre tra duecento macchine e mille<br />

concorrenti. Una verace corsa più pazza del mondo che<br />

mobiliterà Napoli il 7 giugno e più precisamente via Tito<br />

Lucrezio Caro, vicino al Parco del Virgiliano, dove si<br />

correva la Formula Uno in città e dove si sono misurati<br />

Fangio, Nuvolari e il grande Drake.<br />

Gli allegri squinternati e gli spiritosi (comunque la<br />

vogliate vedere) in fermento e rincorsa da tutta la<br />

penisola non sono comunque pochi: diecimila le<br />

iscrizioni, più di duemila i disegni inviati e valutati e<br />

duecento i progetti selezionati per un totale di mille<br />

anime in gara. I bizzarri bolidi (mono o biposto) sono<br />

delle forme e dei materiali più strani, costruiti dagli<br />

stessi partecipanti, anche se soggetti a una ben precisa<br />

normativa (larghezza, lunghezza e peso). Bislacca e<br />

calzante anche la colonna sonora (parte del progetto...)<br />

che accompagnerà la discesa delle ‘vetture’.<br />

In palio un viaggio in occasione di un evento Red Bull<br />

internazionale (per il primo team classificato), un corso<br />

di guida sportiva (per il secondo) e un’ospitata nei<br />

paddock al Gran Premio di Monza (per il terzo).<br />

La giuria, composta da esperti del mondo dei motori,<br />

deciderà sulla base di tre fattori: creatività, tempo<br />

impiegato e stile di guida.<br />

Fin qui la macchina, ora il fattore umano.<br />

Se la ridono parecchio quelli del team W.W. (Wild Water)<br />

composto da Carlo, Cristina, Alberto, Marco, Marcello<br />

e Matteo, un gruppo di operatori, volontari e utenti<br />

dell’Aias di Bologna (Associazione Italiana Assistenza<br />

agli Spastici). Carlo, il quarantasettenne pilota, ha alcune<br />

difficoltà motorie, ma – racconta – è consapevole che<br />

non possono peggiorare in seguito alla gara... E i suoi<br />

compagni si dicono incrollabilmente fiduciosi: “Carlo<br />

è davvero un pilota con i controcazzi!”. Del resto sono<br />

anni che questo gruppo porta avanti con una certa<br />

disinvoltura il progetto “Tempo Libero” per portatori<br />

di handicap (organizzando tra l’altro il lancio con<br />

il paracadute di una ragazza disabile e la salita sul palco<br />

di Marilena, altra simpatica utente, durante uno<br />

spettacolo dei California Dream Men). Secondo il loro<br />

programma, Carlo, vestito da sub, seduto nella vasca<br />

da bagno con tanto di doccia in funzione, paperellasegnalatore<br />

acustico, pantofole, sapone e asciugamano<br />

saldati alla base, correrà sulle note di La vasca di Alex<br />

Britti. Tutti gli altri, vestiti con cuffia e accappatoio,<br />

faranno il tifo ai box. Non da meno è il team romano<br />

di Zuccastregata, composto da titolari, lavoratori e<br />

simpatizzanti dell’omonima catena di negozi di gadget<br />

e oggetti strampalati che alla griglia di partenza si<br />

presenta con una zucca interamente in gommapiuma<br />

con pippistrello-alettone. Un vero bolide.<br />

Super giulivi anche i giovanissimi studenti milanesi del<br />

Berchet di Milano (tutti della seconda liceo), Stefano,<br />

Alessandro, Chiara e Jacopo, magico equipaggio della<br />

Pottermobile, cioè il cappello di Harry Potter a quattro<br />

ruote con occhiali (da cui si affaccia il pilota) e manone<br />

finte sul volante. “Siamo ottimisti, andiamo giù per<br />

vincere, ma anche per divertirci” – confessano raccolti<br />

intorno a un ammasso di ruote, tubi e gomma ancora<br />

senza forma. Del resto non sono messi male: il papà<br />

di Stefano ha un’azienda che tratta e taglia metalli...<br />

Che dire? Se potete andate a dare un’occhio o cliccate<br />

su www.redbullsoapboxrace.it. E si schianti chi può.<br />

URBAN 23


François Escalmel<br />

C’ESTBIZZARRE<br />

testo: Ilaria Vecchi<br />

immagini: courtesy Mondo Bizzarro Gallery<br />

UNA G<strong>AL</strong>LERIA MOLTO PARTICOLARE, a Bologna. Per orientarsi<br />

nell’arte contemporanea, per frequentare il mondo fetish, per vedere<br />

dove si può arrivare con la fantasia. <strong>Urban</strong> c’è andato. Senza arrossire<br />

URBAN 25


Una giornata per imparare, una visita per capire, per<br />

respirare e annusare cosa c’è davvero oggi nel mondo<br />

dell’arte contemporanea. L’Arte con la A maiuscola, fatta<br />

di forme, tendenze, immaginari, che spesso si serve di<br />

spazi nuovi e alternativi.<br />

Come quel luogo unico che è la Mondo Bizzarro Gallery.<br />

Bologna, via Alessandrini 7, la porta si apre su un<br />

universo per me, confesso, in parte sconosciuto.<br />

Ad accogliermi ci sono Alessandro Papa e Gloria<br />

Bazzocchi (due veri personaggi in città) che in poco più<br />

di tre ore fanno di me una persona più colta, curiosa e<br />

consapevole. Del resto – raccontano – Mondo Bizzarro<br />

Gallery vuole fare proprio questo.<br />

La galleria ha aperto il 2 dicembre 2000 (accanto<br />

all’omonima libreria che invece esiste dal 1995 ), con<br />

lo specifico obiettivo “di esporre e far conoscere i giovani<br />

artisti della nuova figurazione di area californiana ed<br />

europea”. Appese alle pareti ci sono le opere (bellissime)<br />

di Mark Ryden in mostra fino al 5 giugno.<br />

Dall’altra parte della stanza vedo scaffali e scaffali<br />

con libri, fumetti, cataloghi, gadget e videocassette che<br />

costituiscono il patrimonio della libreria, specializzata<br />

in arte erotica ed estrema, cultura alternativa, cinema<br />

italiano di genere, cinema asiatico, b-movies (cioè il<br />

cinema fatto con molta passione e pochi mezzi) e fumetto<br />

d’autore. I più belli che catturano subito l’attenzione sono<br />

i cataloghi degli artisti che collaborano più attivamente<br />

con la galleria e cioè Trevor Brown, François Escalmel,<br />

Roberto Baldazzini, Mark Ryden e Walter Bortolossi, editi<br />

dalla Mondo Bizzarro Press, casa editrice dal 1999.<br />

Girando e rigirando, accedo anche ai sotterranei<br />

(climatizzati ovviamente) con decine di quadri, disegni<br />

e opere di artisti noti e non, o quantomeno ancora non<br />

molto conosciuti al pubblico italiano dell’arte .<br />

Filo rosso di tutto – imparo da Gloria – è l’arte new pop,<br />

un’arte non istituzionale, una tendenza, una scuola, che<br />

si nutre di stili diversi, ma con una matrice comune: e cioè<br />

l’interpretazione visionaria della cultura “bassa” (con tutte<br />

le raffinate sfumature che questo aggettivo implica) che<br />

possiamo trovare nel mondo intorno a noi. Una tendenza<br />

che “sfugge alle facili categorie di genere, stratificando<br />

stili e suggestioni visive, nascondendo messaggi e giochi<br />

linguistici, spesso giocando con la cultura bassa, alta,<br />

volgare, religiosa e occidentale”. Per capirlo basta<br />

guardare le opere di Escalmel, forse postrealista, forse<br />

fantastico, forse neosurrealista, forse tutto insieme o forse<br />

niente di tutto questo. O i fumetti di Roberto Baldazzini.<br />

Mi sposto e mi dedico alle riviste erotiche: c’è Kalcantibus,<br />

rivista fetish sui piedi, Rubberist, sul feticismo<br />

dell’abbigliamento in gomma (che sconfina nello stile<br />

“palombaro”), l’inglese Splosh con modelle imbrattate<br />

di cibarie semiliquide e altre schifezze, la statunitense<br />

Whap per le mogli che vogliono schiavizzare e sculacciare<br />

i mariti (con i consigli dell’attrice Joan Crawford), l’italiana<br />

Tacchi e Frusta su dominazione femminile, feticismo del<br />

piede, calpestamento, smothering e lotta femminile, Bad<br />

Attitude, rivista lesbo S/M, fisting, piercing, fiction ecc.,<br />

Victoria, Domination e Cruella tutte riviste sulla<br />

dominazione femminile, Leg Show, sul feticismo di gambe<br />

e calze di nylon, e Pin Up, rivista sulle pin-up vecchie<br />

e nuove. La lista sarebbe infinita e investe anche le cards<br />

(tra tutte quelle di donne che posano nude con della<br />

frutta, soprattutto banane ovviamente, e quelle di<br />

casalinghe arrapate). E i clienti? Gente normalissima,<br />

anche se mi raccontano che all’inizio c’era anche<br />

qualcuno di vagamente inquietante. Il prossimo<br />

appuntamento della galleria è con Love Me Tender,<br />

di Massimo Giacon (7 giugno-11 settembre). Gloria<br />

e Alessandro sono restii a parlare di se stessi o di tutto<br />

quanto non sia arte. L’unica cosa che scopro è che<br />

Alessandro prima faceva l’avvocato. Bel colpo!<br />

www.mondobizzarro.net/gallery. Basta la parola.<br />

URBAN 27<br />

Mark Ryden<br />

Roberto Baldazzini


MYNAME<br />

ISFORTUNA<br />

D<strong>AL</strong>LA FRIGGITRICE delle patatine al cinema d’autore. Senza scalo e senza<br />

cintura di sicurezza. 25 anni, un cane, le chitarre elettriche, Roma intorno<br />

e due film da protagonista nelle sale. Due bei film, e una bella storia. La sua<br />

testo: Leonard Catacchio / foto: Gianni Troilo<br />

30 URBAN<br />

Corrado Fortuna ha 25 anni, vive a Roma vicino<br />

all’Eur. Casa sua si potrebbe definire creativamente<br />

disordinata, con tre coinquilini, un bellissimo cane dal<br />

pelo nero che risponde al nome di Pompeo e un numero<br />

imprecisato di chitarre elettriche.<br />

Corrado però non è romano, è nato a Palermo, ma lascia<br />

o meglio fugge da questa città per andare a studiare a<br />

Firenze. L’università e il collettivo sono un laboratorio<br />

politico e un ottimo luogo per nuovi incontri. Lì infatti<br />

nasce l’amicizia con Carlo Virzì. Carlo ha lavorato nei<br />

film del fratello regista Paolo ed è il batterista e autore<br />

dei testi degli Snaporaz. Per Corrado è un momento<br />

decisivo.<br />

“È stata una cosa incredibile, un giorno Carlo viene da<br />

me e dice: ‘Ti andrebbe di fare da protagonista nel<br />

nuovo film di Paolo, My Name is Tanino?’ Inizialmente<br />

non ci credevo, si trattava di andare in Canada, a<br />

Toronto. Per diversi mesi in un super hotel ben pagato<br />

e rimborsato per non lavorare. Non ci potevo credere.<br />

Sembrava veramente che il personaggio di Tanino fosse<br />

stato scritto apposta per me. Anzi, in Canada quando<br />

mi dicevano fai questo per favore, dài impara quell’altro<br />

mi sono veramente sentito Tanino.”<br />

È l’evento che trasforma la vita di Corrado, che per<br />

arrotondare lavorava nel pieno centro di Firenze, nella<br />

più famosa catena di fast food, a preparare patatine<br />

fritte e hamburger per le frotte di turisti.<br />

“Io cerco di rimanere me stesso, certo mi pagano anche<br />

bene per non lavorare, mi sembra molto assurdo,<br />

la sensazione è che mi sia cambiato tutto”<br />

A vederlo, nel vestire, nel parlare e nei modi, sembra<br />

proprio così, un ragazzo che è rimasto se stesso,<br />

nonostante gli sia cambiato tutto.<br />

Il film, My name is Tanino, presentato a settembre alla<br />

mostra di Venezia, viene accolto molto bene sia dal<br />

pubblico che dalla critica, ma le vicende amministrative<br />

del gruppo Cecchi Gori, produttore del film, ritardano<br />

per molti mesi l’uscita.<br />

Corrado nel frattempo si trasferisce a Roma, una città<br />

che gli piace e in cui trova una dimensione “insperata”.<br />

“Non avrei mai pensato di andare a vivere a Roma,<br />

in mezzo al casino di così tanta gente, eppure mi sono<br />

trovato perfettamente a mio agio. Essendo io un<br />

terrone, soffro il freddo sia a livello climatico che umano<br />

e talvolta a Firenze trovavo la gente anche un po’<br />

glaciale. In questa città invece mi trovo ottimamente,<br />

anche con i suoi eccessi, la sua invadenza, la sua<br />

romanità, i suoi aò.”<br />

Le giornate romane sono tutte diverse, anche perché<br />

facendo un lavoro o un non-lavoro così gli orari non<br />

sono certo fissi, anzi in genere folli; comunque ci sono<br />

dei punti di riferimento nella città. “Nonostante io viva<br />

in corso Marconi amo andare a San Lorenzo. Dove,<br />

mentre fai colazione al bar, è ancora possibile parlare<br />

e discutere di politica e dove frequento una palestra<br />

popolare. San Lorenzo è il quartiere che frequento<br />

di più, forse perché quando inizialmente sono venuto<br />

a Roma abitavo in zona e lì ho passato moltissime<br />

giornate a gironzolare.” Sembra ancora uno studente<br />

che fa lavori part-time, ma gli eventi si susseguono.<br />

Nello stesso periodo Franco Battiato, pronto a girare<br />

un film dal titolo Perduto amor, gli propone il ruolo<br />

del protagonista: Ettore, un ragazzo che lascia la Sicilia<br />

dei primi anni ’60 per andare a trovare fortuna nella<br />

“swinging” Milano di allora (oddio, proprio swingin’…).<br />

“Ho avuto la possibilità di lavorare con un personaggio<br />

come Battiato, che avevo sempre apprezzato. Poi con<br />

alcuni attori di grande calibro come Gabriele Ferzetti,<br />

Ninni Bruschetta, Lucia Sardo e in particolare Donatella<br />

Finocchiaro, un’attrice che stimo tantissimo, perché sul<br />

lavoro trasmette emozioni molto forti. Certo, lavorare<br />

con Paolo Virzì è stato diverso, anche perché fra noi<br />

è nata un’amicizia, ma partecipare al primo film di<br />

Battiato, girato proprio in Sicilia, è stata sicuramente<br />

un’occasione unica.”<br />

Così finisce che, a forza di non lavorare, Corrado<br />

è protagonista di ben due film in uscita. Pazzesco.<br />

E intanto è di nuovo al (non)lavoro, questa volta come<br />

aiuto regista per il nuovo film di Paolo Virzì. Prova<br />

a rimettersi in gioco, come se il ruolo di attore<br />

gli andasse un po’ stretto…<br />

“Fare l’attore mi piace moltissimo e spero di continuare<br />

a farlo, ma non nascondo che mi piacerebbe provare a<br />

stare dall’altra parte della macchina, come viene detto<br />

in malomodo. Prima però devo imparare e sono<br />

disposto anche ad andare a prendere il caffè per<br />

gli attori, come capita di fare in questo lavoro.<br />

Diciamo che sto studiando per provarci…”<br />

Beh, meglio che friggere patatine…<br />

URBAN 31


testo: Andrea Dambrosio<br />

foto: Cesare Cicardini<br />

disegni: Ed Templeton<br />

Ed Templeton ti guarda come stranito. Capelli tirati<br />

tutti all’indietro, occhi sgranati, maglietta blu aderente<br />

a sufficienza per disegnargli la pancetta. Ti guarda e<br />

poi parla. Poco e sottovoce. “Ho iniziato a disegnare<br />

nei primi anni ‘90, a fare foto seriamente solo nel ‘95,<br />

quando giravo per l’Europa come skater<br />

ED TEMPLETON. Artista,<br />

fotografo, guru degli skaters di<br />

tutto il mondo. Uno che mischia<br />

sottoculture urbane e gallerie<br />

d’arte, foto d’autore e tappeti<br />

volanti a rotelle. Filosofia in<br />

pillole di un “forever young”<br />

CLICKANDSKATE<br />

professionista. Disegno quello che penso e sento, e mi<br />

piace fotografare tutto quello che vedo, tutti quelli che<br />

mi stanno intorno. La loro vita di skater adolescenti,<br />

anche se io ho già 30 anni”.<br />

Mai fidarsi dei luoghi comuni. Uno si aspetta lo<br />

smaliziato skater professionista che ha girato le piazze<br />

URBAN 33


“la città migliore per lo skate? barcellona, bella, perchè la gente ti lascia fare”<br />

di mezzo mondo, l’autodidatta sicuro di sè che (come<br />

dicono i comunicati stampa) “dopo un’infanzia povera<br />

e movimentata” si aggrappa prima allo skateboard,<br />

per giocare e viaggiare, e poi alla macchina<br />

fotografica, per raccontare la vita metropolitana dei<br />

teen ager skater e invece... E invece Ed Templeton,<br />

fotografo e disegnatore, skater, è timido. Molto timido.<br />

Quasi impacciato.<br />

Uno guarda le sue foto forti e irriverenti, che spesso<br />

raccontano di sesso, droga e alcol, e lui la prima cosa<br />

che ti dice qual è? Che non fuma e non beve!<br />

Però fotografa e disegna, e bene. E spesso scrive<br />

anche qualche frase a commento dell’immagine. Tiene<br />

traccia (“logbook”), quasi come se compilasse un<br />

diario, della vita di tutti i giorni dei ragazzini che<br />

vanno sullo skate. Ma lo skate, nelle sue foto, nei suoi<br />

disegni, non c’è quasi mai. E quando c’è è una<br />

presenza discreta, allusiva. Ed Templeton racconta,<br />

a modo suo, un mondo fatto di sesso tra adolescenti<br />

e grandi bevute, musica (punk, rock e rap) e arte (tags<br />

e graffiti).<br />

Vita da skater, ma senza skateboard.<br />

I soggetti delle sue foto sono ritratti e gesti di vita<br />

quotidiana di quelli che lo skateboard lo usano per<br />

trasformare superfici e oggetti di uso comune in rampe<br />

di lancio. Perchè, spiega Templeton, “il modo in cui<br />

le persone usano e vedono le cose è completamente<br />

diverso da quello degli skater. Così come è diverso<br />

da quello di un fotografo o di un artista. Per gli skater,<br />

per noi skater, qualsiasi cosa la puoi percorrere con<br />

lo skate”. Prendete il corrimano, per esempio. Un<br />

corrimano è un corrimano, direte: nessuna possibilità<br />

di sbagliarsi. Ci si appoggia la mano, come dice la<br />

parola, per aiutarsi quando si scendono le scale. Per<br />

gli skater no: l’arredo urbano – il corrimano, le scale,<br />

tutto quanto – diventa pista per i loro tappeti volanti<br />

a rotelle. “In Europa, secondo me, la città dove è più<br />

bello correre sullo skateboard è Barcellona. Bella per<br />

le sue architetture urbane, bella perchè la gente ti<br />

lascia fare”. La città degli skater e degli artisti non<br />

è la stessa città di tutti “gli altri”. È un’altra città,<br />

che frulla insieme musica e t-shirt, skateboard e arte.<br />

Cultura urbana, “street life” come si dice. Anche se<br />

poi “in alcune città americane lo skateboard è ancora<br />

vietato”, come racconta Ed. Strani paradossi che fanno<br />

dello skateboard uno sport quasi di confine e<br />

autarchico (“Do it yourself”), ma anche la terra<br />

promessa del marketing delle grandi corporation.<br />

Niente di nuovo: i graffiti, a seconda delle situazioni,<br />

sono vissuti come pasticci adolescenziali oppure come<br />

opere d’arte da esporre nelle gallerie più rinnomate.<br />

Arte e skate, come nelle opere di Templeton che,<br />

al pari del suo amico Barry McGee, è passato dalle<br />

strade della California alle gallerie d’arte. Prima<br />

a Parigi, al Palais de Tokyo, poi a Roma, per la sua<br />

prima personale. Adesso, una piccola parte delle<br />

sua produzione artistica è ospitata fino a fine giugno<br />

al 55DSL Store di Milano.<br />

Potete dargli un’occhiata, tra un vestito e l’altro<br />

of course, al civico 57 di corso di Porta Ticinese.<br />

URBAN 35


CITTÀ D’AUTORE<br />

DONATELLA DI CICCO<br />

Luoghi e oggetti che solo ieri erano nuovi, nel giro di pochi anni vengono abbandonati e diventano quasi reperti di un’improbabile archelogia del futuro: un vecchio<br />

cinema, un bar prefabbricato, auto rottamate, una cabina telefonica divelta e inservibile. Sono presenze costanti dei nostri paesaggi urbani, di cui non ci accorgiamo<br />

quasi più, occupati a creare e consumare continuamente nuovi stimoli. Donatella di Cicco, fotografa napoletana, li ha ritratti mentre le persone se ne servono come<br />

se fossero ancora perfettamente funzionanti.<br />

Scelto da Xing / www.xing.it<br />

URBAN 37<br />

Senza titolo, 2002 (Courtesy Galleria Antonio Colombo)


{<br />

Life inthe Park<br />

UN PARCO, UNA MODELLA, UNA MANCIATA DI VESTITI. <strong>AL</strong>LA FINE LA MODA È UNA FACCENDA<br />

ABBASTANZA SEMPLICE, E PUÒ ESSERE ANCHE NATUR<strong>AL</strong>E. SOPRATTUTTO SE<br />

IL GIOCO È UNA PROVOCAZIONE E L’ AMMICCAMENTO È UN GIOCO. EN PLEN AIR, À PARIS<br />

(<br />

orange top MARTINE SITBON<br />

photo: Rachel Bank @Labo Management / fashion editor: Yoshiko<br />

Tange @Studio Ghiglieri<br />

model: Blue Blanco @ Elite / make up: Julie Tomlinson @Frame N.Y.<br />

hair stylist : Johnny Drill @Zero / photo assistant: Brice Debray<br />

)<br />

URBAN 41


pullover SHARON WAUCHOB } gonna argento TOM VAN LINGEN } scarpe CHRISTIAN DIOR<br />

vestito di chiffon MOON YOUNG HEE } busto in pelle nera ELLUS } reggiseno LA PERLA }<br />

scarpe COSTUME NATION<strong>AL</strong> } orecchino YOSHIKO CREATION }<br />

42 URBAN URBAN 43<br />

{<br />

)


44 URBAN<br />

top MARTINE SITBON } gonna nera TSUMORI CHISATO } scarpe MARTINE SITBON } orecchini ORNER<br />

}<br />

(<br />

vestito ISABELLE MARANT } calze nere MORGAN } scarpe DRAGOVAN } bracciali MODEL’ S OWN }<br />

URBAN 45


46 URBAN<br />

{<br />

vestito nero arancio MARTINE SITBON } scarpe COSTUME NATION<strong>AL</strong> }<br />

vestito CHRISTIAN DIOR } stivali VENERA ARAPU<br />

)<br />

URBAN 47


Family Values, copertina, 22/04/96<br />

GUIDA|GIUGNO<br />

MUSICA 52<br />

MEDIA 55<br />

LIBRI 57<br />

FILM 58<br />

La star del mese: Art Spiegelman - Baci da New York<br />

Milano, Galleria Nuages - Dal 4 al 28 giugno 2003<br />

CAPOLAVORO<br />

Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />

GRANDE<br />

Come sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />

BUONO<br />

Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />

VABBÈ<br />

Coraggio, consideriamola una prova generale<br />

BLEAH!<br />

Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />

PRO E CONTRO<br />

I VOTI DI URBAN<br />

BUONI E CATTIVI<br />

AFFOLLATO<br />

Beh, tutti qui stasera?<br />

ETNICO<br />

Qui nessuno è straniero<br />

FLIRT<br />

Uno ci spera sempre /1<br />

GAY<br />

Uno ci spera sempre /2<br />

ROMANTICO<br />

Due cuori e un tavolino<br />

VEGETARIANO<br />

Il silenzio delle zucchine<br />

VIP<br />

C’era questo, c’era quello...<br />

Opere di: Giacomo, Senza titolo 1997 - Senza titolo 1998<br />

TEATRO 60<br />

ARTE 63<br />

SHOPPING 65<br />

CLUB 67<br />

Quando il diavolo ci mette la coda. Raccontino edificante.<br />

Mentre ci accingiamo a stampare questo numero<br />

di <strong>Urban</strong> un grande dibattito politico-mediatico<br />

(che paura!) agita Milano. Succede che viene a suonare<br />

(come segnalato nella colonna dei concerti, a pagina<br />

53) Marilyn Manson.<br />

Doveva andare a Monza (allo stadio), ma l’hanno cacciato<br />

a pedate. Milano voleva fare altrettanto (vade retro,<br />

Satana!), ma poi per fortuna qualche cervello si è sbloccato,<br />

e già questa sarebbe una notizia. In poche parole:<br />

può suonare il diavolo? Non daremo ai nostri ragazzi<br />

la sensazione di permettere spettacoli demoniaci?<br />

Inutile dire che i ragazzi se ne fregano alla grande.<br />

A noi, che abbiamo qualche annetto in più, questo<br />

signor Manson ci fa un po’ ridere. Ragazzi: ne abbiamo<br />

visti di artisti maledetti, anche di quelli maledetti davvero,<br />

che non spendevano milioni in trucchi e fondotinta.<br />

FOOD: Milano 73<br />

Roma 76<br />

Bologna 80<br />

Torino 83<br />

<strong>AL</strong> DIAVOLO MILANO,<br />

QUI CANTANO <strong>TUTTI</strong><br />

Chi ha paura del lupo cattivo? I ragazzini no, noi nemmeno, ma la grande città...<br />

BOLOGNA / Deconstructions Tour<br />

Arriva il festival itinerante “consacrato”<br />

al punk e al mondo di skateboarders<br />

e Bmx-ers. Cioé uno spettacolo a<br />

base di punk rock e hardcore con le<br />

band più importanti e rappresentative<br />

in circolazione. Al Made in Bo di via<br />

Stalingrado. Apertura cancelli alle 11.<br />

Grandi star, il gruppo headliner NoFX<br />

e le esibizioni di freestyle motocross.<br />

Info sul web: www.indipendente.com.<br />

7 giugno<br />

MILANO–ROMA / Omaggio a Cannes<br />

I film del Festival di Cannes a Roma<br />

(tel. 06-4451290), dal 5 al 12 giugno,<br />

nei cinema del quartiere di<br />

Trastevere e a Milano (tel. 02-6739<br />

781), dall’11 al 18 giugno, in 10 sale<br />

in giro per la città. Tutti i film della<br />

Quinzaine, le proposte da Un certain<br />

regard e a Roma anche i titoli<br />

de La semaine de la critique.<br />

Roma 5 - 12 giugno<br />

Milano 11 - 18 giugno<br />

Ma tant’è: se il diavoletto ha qualcosa da dire che<br />

lo dica, che diamine, e morta lì. Fine del dibattito, per<br />

fortuna e passiamo ad altro. Ma un concetto si insinua<br />

nelle menti perverse della redazione: e se invece di dare<br />

voti in ditini, nella nostra guida, decidessimo anche<br />

cosa vietare? La pizza coi peperoni? Vietata! La mostra<br />

allestita male? Vietata! Il negozio troppo caro? Vietato.<br />

Sarebbe bello (dice qualcuno). Ma sbagliato (dicono<br />

tutti). È che la censura ha il suo fascino malato, non<br />

piace a nessuno, ma ognuno sogna almeno una volta<br />

di applicarla a quel che non gli va.<br />

Noi resistiamo alla tentazione: più della censura ci fanno<br />

un po’ senso i censori. E quanto al signor Manson,<br />

sapete come vanno le cose: fa le canzoni, ma non i coperchi.<br />

Demonio di un diavolo: a Milano aveva già suonato<br />

tre volte, quando i censori dormivano. Buona notte.<br />

A.R.<br />

Matti da slegare,<br />

è proprio il caso<br />

di dirlo. Outsider<br />

Art in Italia - Arte<br />

irregolare nei<br />

luoghi della cura<br />

(ed. Skira)<br />

raccoglie le opere<br />

di artisti colpiti da<br />

gravi disturbi<br />

mentali. L’idea<br />

è dell’associazione<br />

non profit<br />

Progetto Itaca<br />

MUSICA, BARCHE E I FILM DI CANNES<br />

TORINO / Performance Ahgalla<br />

Giovedì 12 giugno alle19.30, all’altezza<br />

dei Murazzi, il giovane artista<br />

Fabio Viale è protagonista di una<br />

performance bizzarra. Al via il varo<br />

di “Ahgalla”, una barca interamente<br />

di marmo dotata di un propulsore<br />

fuori bordo di 3 cavalli, con tre passeggeri<br />

a bordo. Lunga 2 metri e<br />

mezzo e larga 1 metro e 10, pesa<br />

250 chili. Per gli scettici vogliosi di<br />

ricredersi. 12 giugno<br />

URBAN 51


DJ PLAYLIST<br />

Il loro album suona in ogni<br />

club che si rispetti. <strong>Urban</strong><br />

gli ha chiesto cosa suona invece<br />

sul loro stereo di casa.<br />

Ecco come risponde Tosca,<br />

il duo viennese che ballare<br />

il mondo fa.<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

10.<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

10.<br />

52 URBAN<br />

BILL WHITERS<br />

Greatest hits<br />

METRO AREA<br />

Metro area lp<br />

ERLAND OYE<br />

Unrest<br />

THE BEATLES<br />

Tutto nel periodo<br />

’62-’67<br />

CAN<br />

Ego bamyasi<br />

SLY&ROBBIE<br />

Semplicemente<br />

tutto quanto<br />

MUDDY WATERS<br />

Tutto, come sopra<br />

TREVOR HORN<br />

Ogni disco<br />

che ha prodotto<br />

ENO-BYRNE<br />

My life in the bush<br />

of ghosts<br />

GRACE JONES<br />

Tutto... sperando<br />

nel nuovo album<br />

FNAC HITS<br />

Ma cosa comprano quelli<br />

che comprano i dischi?<br />

Ecco, la top ten delle<br />

vendite al negozio Fnac<br />

di Milano. Ommadonna!<br />

MADONNA<br />

American life<br />

PAOLO CONTE<br />

Reveries<br />

BLUR<br />

Think tank<br />

BEN HARPER<br />

Diamonds on the inside<br />

SERGIO CAMMARIERE<br />

Dalla pace del mare<br />

lontano<br />

LINKIN’ PARK<br />

Meteora<br />

PINK FLOYD<br />

The dark side<br />

of the moon (SACD)<br />

AAVV<br />

HitMania dance<br />

champions 2003<br />

OST<br />

La finestra di fronte<br />

GOLDFRAPP<br />

Black cherry<br />

MUSICA<br />

DI NUOVO RADIOHEAD,<br />

IL FURORE INTIMISTA<br />

Elettronici, psichedelici. I Radiohead sono una perfetta spugna musicale dei nostri tempi<br />

RADIOHEAD<br />

Hail to the thief<br />

Emi<br />

Ampiamente diffuso da sua<br />

maestà “the internet” – e d’altra<br />

parte intitolarlo “Saluto al ladro”<br />

equivale a un’istigazione a<br />

delinquere – il nuovo album dei<br />

Radiohead lascia tirare il fiato a<br />

chi, in questo mondo di ladri e<br />

di eroi, reclama certezze almeno<br />

nella musica e nei propri gruppi<br />

preferiti. Maniaco-depressivi come<br />

sempre, psichedelici e accurati<br />

nella messinscena dei suoni<br />

e delle voci, pronti a iniettare a<br />

corrente alternata dosi di torpore<br />

e furore elettrico, così sono<br />

i Radiohead 2003, con qualche<br />

invenzione in più. Un uso più<br />

pesante dell’elettronica, per<br />

esempio, in alcuni momenti,<br />

a dare ai pezzi una sorta di<br />

“serrate i ranghi” che aumenta<br />

il senso di contrasto con le loro<br />

parti più intimiste e disperse.<br />

E poi la qualità delle canzoni,<br />

tornate a essere più melodiche,<br />

che riescono ancora nell’arduo<br />

compito di sorprendere, a volte,<br />

nonostante Hail to the thief possa<br />

essere considerato il loro primo<br />

album di “classici”, ossia tipicamente<br />

Radiohead.<br />

Ascoltate l’iniziale 2+2=5, oppure<br />

There there, il brano scelto<br />

dalla loro casa discografica per<br />

presentare l’album, o ancora<br />

Where I end and you begin e Go<br />

to sleep, e vi appassionerete, e<br />

al tempo stesso ritroverete uno<br />

stile inconfondibile. È questo<br />

forse che lo fa apparire al critico<br />

L , ARTE DI RISUONARE SE STESSO<br />

Il nuovo disco di Paolo Conte è un capolavoro. Anche se le canzoni sono sempre quelle<br />

PAOLO CONTE<br />

Reveries - Nonesuch<br />

CGD<br />

L’uomo si fa sempre più bianco<br />

e intrigante, con le foto raffinate<br />

e le smorfie allegre di chi ancora<br />

non crede di avercela fatta, a<br />

passare da uno studio legale di<br />

Asti a una vita perennemente in<br />

tournée fra velluti, cortili nobili<br />

e il rispetto di chi mastica jazz<br />

incontentabile meno “urgente”,<br />

a livello espressivo, dei suoi predecessori,<br />

ma, al di là della forma,<br />

l’urgenza c’è invece all’interno<br />

del lavoro della band.<br />

I Radiohead – e anche questa è<br />

un’importante conferma – si so-<br />

da sempre. E questo Reveries è,<br />

come sempre, un compagno di<br />

viaggio pieno di stile, ironia ed<br />

eleganza. Conte racconta le sue<br />

storie con la grazia di chi sa usare<br />

il bianco e nero che, come diceva<br />

Wenders, è più vero del colore,<br />

alla distanza. C’è un solo,<br />

piccolo dubbio: ma cosa è successo<br />

alla creatività autorale di<br />

Paolo Conte? Perché non scrive<br />

più canzoni nuove?<br />

no spinti più a fondo di chiunque<br />

nella ricerca e nel racconto<br />

espressivo di uno stato d’animo,<br />

che oscilla tra misticismo e<br />

paranoia, tra furia iconoclasta e<br />

regressione psicanalitica, tra pacifismo<br />

e impegno politico, e<br />

Eh sì, perché anche qui siamo di<br />

fronte a pezzi risuonati e riarrangiati<br />

che sono già tutti conosciuti<br />

da anni, e facendo due<br />

conti lo chansonnier di Asti non<br />

scrive una canzone nuova con<br />

testo in italiano dal 1998: la sua<br />

prova originale più recente –<br />

Razmatazz, 2000 – è fatta di<br />

canzoni in inglese e comunque<br />

da tempo nei cassetti dell’autore<br />

di Azzurro. Chi ha rubato le pa-<br />

che li rende la perfetta spugna<br />

sonora dei nostri tempi. Un “saluto<br />

al ladro”, quindi, e un bentornato<br />

ai Radiohead, e alla loro<br />

corte di incantevoli e claustrofobici<br />

incubi.<br />

LUCA BERNINI<br />

role a Conte? Non avremo più<br />

nuove Come mi vuoi,<br />

Sudamerica o Fuga all’inglese?<br />

Boh, per ora riascoltiamo l’ennesima,<br />

meravigliosa antologia risuonata<br />

e riarrangiata in maniera<br />

quasi perfetta. E speriamo<br />

che gli tornino le parole e gli<br />

sguardi a veranda... per un prossimo,<br />

nuovo disco di storie capolavoro.<br />

EDDI BERNI<br />

LINEA 77 - NUMB<br />

MACY GRAY<br />

The trouble with being myself<br />

Epic/Sony Music<br />

Terzo disco, terza piacevolissima<br />

conferma di un talento puro e<br />

sopraffino. Che cattura con la<br />

voce più calda e sensuale del<br />

panorama musicale contemporaneo<br />

e conquista grazie a una<br />

travolgente miscela di r’n’b,<br />

soul, rock e hip-hop. Insomma,<br />

in pochi anni questa 32enne di<br />

Canton, Ohio, si è messa in testa<br />

di ricordare a tanta gente che la<br />

musica nera è altro, non soltanto<br />

pupazze melense e mugolanti,<br />

tutte tette e culo. E c’è riuscita.<br />

Come in It ain’t the money<br />

(con Beck e il rapper Pharoahe<br />

Monch) , When I see you,<br />

Happiness, My fondest childhood<br />

memories, She ain’t right<br />

for you e Come together.<br />

EMMA JANE SCARPA<br />

ANNIE LENNOX<br />

Bare - BMG<br />

A confermare quel luogo comune<br />

per cui gli artisti quando soffrono<br />

fanno bei dischi, arriva –<br />

a 8 anni di distanza dal precedente<br />

Medusa e a tre dall’ultimo<br />

lavoro degli Eurythmics – un<br />

nuovo album di Annie Lennox,<br />

intitolato non a caso Bare, ossia<br />

“a nudo”. Molte cose sono cambiate<br />

nella sua vita, ci fanno sapere:<br />

il suo matrimonio felice<br />

è andato in pezzi, e con quello<br />

evidentemente anche le motivazioni<br />

che per diversi anni avevano<br />

trasformato Annie – da intrigante<br />

e androgina performer –<br />

in una mamma e moglie a pieno<br />

servizio. Bare è un album di<br />

canzoni tristi, ma non è triste:<br />

c’è al contrario, dentro, una<br />

ELIO E LE STORIE TESE<br />

Cicciput<br />

Aspirine/BMG<br />

Prendere ispirazione dal veggente<br />

napoletano Gennaro<br />

D'Auria per il titolo di un album è<br />

un'idea che poteva venire in mente<br />

solo a Elio e le Storie Tese, per<br />

loro stessa definizione “cazzari<br />

GIARDINI DI MIRÒ - PUNK… NOT DIET!<br />

grande energia, la forza di confrontarsi<br />

con i propri fallimenti<br />

e trasformarli in motivi di riscossa,<br />

piuttosto che traumi irreversibili.<br />

Un disco di musica<br />

ispirata davvero, e poco legata<br />

a scadenze e input discografici:<br />

e questo – questa urgenza che<br />

lo riempie – è lo stesso motivo<br />

per cui si fa ascoltare con grande<br />

piacere e emozione.<br />

LUCA BERNINI<br />

GIARDINI DI MIRÓ<br />

Punk… Not Diet!<br />

Homesleep<br />

Se vi piacciono i Mum, i Sigur<br />

Ros, certi Pink Floyd, le atmosfere<br />

vivide fatte di chitarre<br />

che riverberano e accordi ripetuti<br />

e ossessivi, sappiate che<br />

i Giardini di Mirò fanno tutto<br />

questo da anni, e lo fanno meglio<br />

di chiunque altro. È straordinario<br />

pensare ai fiumi di inchiostro<br />

che si versano ogni<br />

anno per santificare gruppi dai<br />

dischi e dalle carriere inutili<br />

per lasciare nell’ombra band<br />

come questa, capace di album<br />

eccellenti e di atmosfere inarrivabili.<br />

I Giardini di Mirò sono<br />

una piccola leggenda italiana,<br />

frutto di un’etichetta, la<br />

Homesleep – tra i loro clienti<br />

un’altra band incredibilmente<br />

brava, gli Yuppie Flu – che<br />

è anch’essa un’oasi indipendente<br />

di grande musica. I loro<br />

dischi sono esperienze sonore;<br />

so che suona datato, ma è così,<br />

e farlo in questi tempi di<br />

zero coraggio li rende doppiamente<br />

bravi. Niente classifiche,<br />

per loro, ma non perdetevi<br />

questo album, se volete sognare<br />

in pace.<br />

LUCA BERNINI<br />

che ti fanno un po’ ridere, un po’<br />

pensare e un po’ masterizzare”.<br />

Che la vena cazzara non si sia<br />

spenta con gli anni, lo conferma il<br />

singolo Shpalman, in cui vengono<br />

cantate (insieme a Max Pezzali) le<br />

gesta di un supereroe che punisce<br />

i cattivi spalmandoli di merda<br />

in faccia. Roba da adolescenti parolacciari?<br />

Certo, ma gli Elii conti-<br />

MOGWAI - HAPPY SONGS FOR HAPPY PEOPLE<br />

SKIN<br />

Fleshwounds - EMI<br />

Disco scarno, essenziale, intimista.<br />

Disco di Skin, senza le<br />

chitarre e il frastuono a volte<br />

pseudorock dei suoi Skunk<br />

Anansie: rimangono canzoni<br />

sviluppate con un suono a dimensione<br />

umana e aperture<br />

melodiche improvvise e abissali.<br />

C’è però una certa retorica<br />

nell’espressività che ha del già<br />

sentito, del già vissuto: è il primo<br />

passo di un nuovo viaggio,<br />

ok, e sicuramente andando<br />

avanti sarà una sensazione che<br />

scomparirà. Bene ha fatto,<br />

Skin, in questo lavoro a non affidarsi<br />

ad altro che a delle belle<br />

canzoni, perché saranno<br />

quelle, in ogni caso, a condurla<br />

altrove. Per il momento tra<br />

passato e futuro finisce pari:<br />

uno a uno.<br />

LUCA BERNINI<br />

MOGWAI<br />

Happy songs for<br />

happy people - PIAS<br />

Nonostante il titolo, i Mogwai<br />

non sono diventati un gruppo<br />

lounge né epigoni della Alexia<br />

prima maniera. Lo stile della<br />

band resta immutato: rock<br />

strumentale costruito su frasi<br />

minimali e delicate che possono<br />

svilupparsi in crescendo<br />

a volumi devastanti. Non è più<br />

una novità ma è sempre un<br />

ascolto raccomandabile.<br />

PAOLO GIOVANAZZI<br />

GOLDFRAPP<br />

Black cherry<br />

Mute – Extralabels 2003<br />

Messe da parte le atmosfere<br />

electro-soft/nu-Morricone di<br />

nuano a volare più in alto della<br />

media degli adepti del demenziale,<br />

soprattutto musicalmente: se<br />

riuscite a immaginare il Quartetto<br />

Cetra che rilegge il pop di oggi<br />

con Frank Zappa come arrangiatore<br />

e una buona serie di<br />

ospiti (Gianni Morandi???), avete<br />

una mezza idea di ciò che accade<br />

in questo disco. Non tutto<br />

GOLDFRAPP - BLACK CHERRY<br />

Felt mountain i Goldfrapp<br />

(sfacciati e coraggiosi) hanno<br />

cambiato rotta. Le vellutate<br />

melodie che carezzavano<br />

la celestiale voce di Alison<br />

Goldfrapp si sono trasformate<br />

in spinosi ma inebrianti gironi<br />

dell’inferno electroclash. Tra<br />

i diversi inni alla lussuria metropolitana<br />

ci sono comunque alcuni<br />

momenti (Deep honey, Hairy<br />

trees, Forever e la title-track), di<br />

“vecchio stile” Goldfrapp.<br />

<strong>AL</strong>ESSANDRO DE ANGELIS<br />

LINEA 77<br />

Numb<br />

Earache Records / Spin-Go!<br />

Come cantava a suo tempo un<br />

riccioluto folk-singer, “se stiamo<br />

insieme ci sarà un perché”,<br />

e un perché ci sarà pure per<br />

spiegare come mai i Linea 77<br />

sono l’unico gruppo rock italiano<br />

accasato con una label straniera,<br />

la prestigiosa e tostissima<br />

Earache Records. I motivi<br />

di cotanto prodigio possono<br />

essere agilmente rintracciati<br />

in Numb, dove i cinque torinesi<br />

distribuiscono mazzate senza<br />

soluzione di continuità con<br />

precisione pressoché chirurgica,<br />

in nome di un crossover<br />

quanto mai incisivo e nient’affatto<br />

scontato, che trova<br />

uno dei momenti migliori in<br />

Warhol, il featuring che non<br />

ti aspetti con gli Aretuska<br />

di Roy Paci. Ma anche il resto,<br />

a onor del vero, è assolutamente<br />

all’altezza. Per citare<br />

un altro nume della melodia<br />

tricolore, l’Italiano vince<br />

e con lui vince l’Italia intera,<br />

evviva evviva.<br />

<strong>AL</strong>EXIO BIACCHI<br />

ELIO IL MATTO COLPISCE ANCORA<br />

Pure quando esagerano, gli Elii sono formidabili. Dite voi: non sembra Zappa alle prese col pop?<br />

funziona, spesso il gruppo tende<br />

a strafare, infittendo la trama<br />

delle canzoni fino all’esagerazione<br />

(Pagano e Abate cruento per<br />

esempio). Ma quando i tasselli<br />

vanno al posto giusto, ci si trova<br />

davanti a uno dei gruppi italiani<br />

migliori di sempre.<br />

PAOLO GIOVANAZZI<br />

IN CONCERT<br />

MILANO<br />

7 e 8 giugno<br />

A DAY AT THE BORDER/<br />

GODS OF MET<strong>AL</strong> FESTIV<strong>AL</strong><br />

Da una parte Marilyn Manson,<br />

H.I.M., Ministry<br />

e altro (7); dall’altra<br />

Motorhead, Queensryche,<br />

Saxon e Whitesnake (8).<br />

Vinca il migliore.<br />

10 giugno<br />

ROLLING STONES<br />

Stadio San Siro<br />

Finché non li vedo non<br />

ci credo… ma se li vedo…<br />

ROMA<br />

23 giugno<br />

COLDPLAY<br />

Free Music Festival –<br />

Centrale del tennis<br />

Che dire? Se li amate ancora<br />

come ai tempi di Yellow sono lì<br />

per voi, grandi come sempre.<br />

27 giugno<br />

SUD SOUND SYSTEM<br />

Villa Ada<br />

Per gli appassionati della musica<br />

ganja ecco l’act più torrido<br />

del Salento.<br />

BOLOGNA<br />

13, 14 e 15 giugno<br />

JAMMIN’ FESTIV<strong>AL</strong><br />

Autodromo di Imola (BO)<br />

Con Limp Bizkit, Metallica,<br />

Placebo, Punkreas, Bon Jovi,<br />

Dave Gahan, Live, The Music,<br />

Tricky, Zwan e tanti altri.<br />

21 giugno<br />

AMPARANOIA<br />

Parco Nord<br />

Dopo un calendario fitto<br />

lungo un mese termina<br />

l’Estragon Festival, con il<br />

gruppo patchanguero spagnolo.<br />

Brava lei, bravi tutti.<br />

TORINO<br />

30 giugno<br />

KING CRIMSON<br />

Teatro Colosseo<br />

A volte ritornano.<br />

Prog postmoderno?<br />

URBAN 53


MEDIA<br />

MUTI, CORTI ETV,<br />

TOCCA AI FESTIV<strong>AL</strong><br />

A Milano i telefilm<br />

della vostra<br />

infanzia, a Bologna<br />

il cinema ritrovato.<br />

Due rassegne per<br />

i vostri due occhi.<br />

Nano-Nano!<br />

“Nano nano, la tua maaano...”,<br />

l’agente Puncharello, “sottiletta<br />

Cunningham”, Bo e Luke che<br />

entrano in macchina dalla finestra<br />

e poi “Aquila 2 ad Aquila<br />

5”. Ricordate? Erano gli anni<br />

’70 e il mondo era diviso in due:<br />

c’erano quelli che preferivano il<br />

genere avventuroso-western e<br />

spaziale e quelli che stravedevano<br />

per il quotidiano-casalingosentimentale<br />

di Happy Days e<br />

Strega per amore. Dal 20 al 22<br />

giugno, a Milano al cinema<br />

Arcobaleno, potete tornare<br />

young con il Telefilm Festival<br />

2003 (www.telefilmfestival.it).<br />

Molte le serate, le retrospettive<br />

e le anteprime (tra cui C.S.I<br />

Miami, storie del dipartimento<br />

della polizia scientifica Csi di<br />

Miami e Six Feet Under, telefilm<br />

già culto negli Usa).<br />

Saltando di tele in cine si arriva,<br />

passettin-passettino, fino a<br />

Bologna dove si svolge il festival<br />

Il Cinema Ritrovato (giunto<br />

alla sua diciassettesima edizione)<br />

nelle due nuove sale cinematografiche,<br />

Lumière 1 e<br />

Lumière 2, più altri spazi per<br />

dibattiti ed eventi Dal 28 giugno<br />

al 5 luglio verranno presentate<br />

le diverse sezioni tra<br />

cui quelle dedicate a Ritrovati<br />

A TORINO, TUTTO FA MOUSE<br />

Una tre giorni a tutto mouse<br />

durante i quali discutere, sperimentare<br />

e, perchè no?, giocare<br />

e divertirsi.<br />

Puntuale come l’estate torna<br />

anche quest’anno<br />

l’Hackmeeting 2003, che per<br />

l’occasione si trasferisce a<br />

Torino e conferma i tre giorni<br />

di “seminari, giochi, feste e dibattiti”.<br />

La sesta edizione dell’incontro<br />

della comunità hac-<br />

& Restaurati e Cento anni fa: i<br />

film del 1903. Ma c’è spazio<br />

anche per La Diva italiana:<br />

Francesca Bertini e Vecchie immagini,<br />

nuovi film.<br />

Al cinema Arlecchino si<br />

proiettano invece i capolavori<br />

del Cinemascope (sezione Il cinema<br />

più grande della vita: 50<br />

anni di Cinemascope), con Lola<br />

ker italiana – e non stiamo qui<br />

a spiegarvi per l’ennesima<br />

volta che gli hacker non sono<br />

i cattivi pirati informatici, ma<br />

persone che “condividono<br />

informazioni e competenze” –<br />

conferma quindi Hackmeeting<br />

come l’appuntamento privilegiato<br />

della “cultura digitale<br />

underground italiana”.<br />

Autogestito e autofinanziato,<br />

il meeting si svolgerà (virtual-<br />

Montez, The Robe, Moonflet,<br />

Bonjour tristesse, Carmen<br />

Jones, Garden of Evil e I died a<br />

Thousand Times.<br />

Charlie Chaplin conclude l’evento<br />

da star al Teatro<br />

Comunale venerdì 4 luglio (prima<br />

mondiale della versione restaurata<br />

di A Dog’s Life) e sabato<br />

5 luglio (serata finale)<br />

sempre con la prima mondiale<br />

L’Hackmeeting 2003 conferma che il computer non è per nulla autistico. Anzi, si gioca<br />

mente parlando eh?) soprattutto<br />

nel Lan space, e cioè nello<br />

“spazio dove ognuno potrà<br />

portare il proprio computer<br />

e collegarsi in rete con gli altri,<br />

sperimentando, giocando e<br />

condividendo gratuitamente<br />

i propri materiali”.<br />

Giusto per chiarezza: il Lan<br />

space non è una rete pubblica.<br />

Detto in italiano: se la vostra<br />

della versione restaurata di<br />

The Circus.<br />

SARA TEDESCHI<br />

Telefilm Festival 2003<br />

Milano, 20-21-22 giugno<br />

www.telefilmfestival.it<br />

Il cinema ritrovato<br />

Bologna, 28 giugno-5 luglio<br />

www.cinetecadibologna.it<br />

pigrizia vi àncora alla poltrona<br />

di casa, buon per voi, ma scordatevi<br />

di poter accedere al Lan<br />

space via Internet (nè dall’interno<br />

potrete uscire verso la<br />

Rete). Per i dettagli su seminari,<br />

incontri e dibattiti cliccate<br />

su www.hackmeeting.org.<br />

Hackmeeting 2003<br />

Torino, 20-21-22 giugno<br />

www.hackmeeting.org<br />

GENOVA<br />

Scoprire la città<br />

ballando ballando<br />

Viaggiare alla scoperta degli<br />

spazi urbani con la danza.<br />

Interessante, ma come? Con<br />

Artu, l’associazione culturale<br />

Arti per la Rinascita e la<br />

Trasformazione <strong>Urban</strong>a e il suo<br />

Festival Internazionale di<br />

Danza <strong>Urban</strong>a dal capibile nome<br />

Corpi <strong>Urban</strong>i/<strong>Urban</strong> Bodies.<br />

Dal 13 al 15 giugno compagnie<br />

di danza italiane, francesi,<br />

spagnole e portoghesi saranno<br />

a Genova tra Porto Antico e<br />

città vecchia con performance,<br />

coreografie, danza di strada e<br />

spettacoli itineranti. Gli spettacoli<br />

si terranno il pomeriggio e<br />

la sera. All’opera anche alcune<br />

scuole di danza genovesi con<br />

bizzarre lezioni di sbarra classica<br />

all’aperto. Tra le iniziative<br />

collaterali anche una mostra<br />

fotografica La città che danza,<br />

conferenze, laboratori e incontri.<br />

Per info sul programma<br />

www.associazioneartu.it<br />

BRESCIA<br />

Tutto il circo<br />

contemporaneo<br />

in venti giorni<br />

Dal 22 giugno al 12 luglio<br />

state con il naso in su e gli<br />

occhi aperti, a Brescia, dove si<br />

svolge la Festa Internazionale<br />

del Circo Contemporaneo.<br />

Per tre settimane danza, teatro<br />

e circo (senza animali eh?),<br />

proporranno spettacoli per raccontare<br />

storie e proporre tradizione,<br />

avanguardia è il meglio<br />

della ricerca contemporanea.<br />

Più di quaranta spettacoli con<br />

i due week-end festadelcirco<br />

dedicati a pubblico e operatori.<br />

E i luoghi? Due chapiteau fissi,<br />

un chiostro per il progetto<br />

Giardino segreto, un teatro,<br />

e un luogo misterioso per<br />

lo spettacolo di chiusura.<br />

Biglietti da 10 euro.<br />

Info www.festadelcirco.it<br />

URBAN 55


LIBRI<br />

CARA BANANA, ADIEU<br />

La scrittrice giapponese era un fenomeno letterario. Era. Ora pare una delle tante. Adieu<br />

PRESAGIO TRISTE<br />

Banana Yoshimoto<br />

Feltrinelli<br />

127 pp., 7,50 euro<br />

Rimane un mistero come<br />

Banana Yoshimoto sia riuscita, in<br />

tutti questi anni, a tenersi stretta<br />

un’ampia schiera di lettori (o meglio<br />

lettrici) fedeli che continuano<br />

a seguirla nonostante tutto.<br />

Nonostante tutto, si vuol dire,<br />

perché se Kitchen, nel 1991, era<br />

stato davvero una bella sorpresa,<br />

e ben si collocava in quel momento<br />

(all’alba d’un nuovo decennio<br />

giocava con grazia con i<br />

generi con un occhio ai manga,<br />

altra novità che avrebbe attecchito<br />

molto bene anche qui in<br />

Occidente), i successivi testi tradotti<br />

non erano stati all’altezza di<br />

quel primo, fulminante, agile volumetto<br />

approdato da Feltrinelli<br />

come una bomba. Era bella la copertina,<br />

di Kitchen, era stupefacente<br />

lo pseudonimo, Banana!,<br />

era interessante che il padre della<br />

scrittrice fosse un importante<br />

poeta giapponese, si voleva sapere<br />

come avesse fatto la ragazza<br />

a produrre una quantità sterminata<br />

di testi a ritmo vertiginoso<br />

tutti accompagnati da enorme<br />

successo di vendite. Insomma,<br />

era un fenomeno da seguire anche<br />

per capire cosa succede nel<br />

mercato mondiale dei libri.<br />

Se in Kitchen funzionava bene la<br />

miscela di malinconia, sguardo<br />

poetico e situazioni sul filo del<br />

dramma, nei successivi – e parliamo<br />

di dieci libri!, da N.P. del<br />

1992, fino a La piccola ombra del<br />

2002 – quella lingua semplice<br />

condita da tocchi tutti giapponesi<br />

era diventata un cinguettio stucchevole.<br />

Purtroppo anche questo<br />

Presagio triste, anche se viene<br />

definito una “Banana in stato di<br />

NOTIZIE D<strong>AL</strong> FRONTE<br />

Robert Fisk<br />

Fandango<br />

172 pp., euro 15,00<br />

Robert Fisk è un serio e autorevole<br />

giornalista inglese che da<br />

anni lavora come corrispondente<br />

dell’Indipendent da Beirut. È un<br />

grande conoscitore della situazione<br />

mediorientale e un bravo<br />

scrittore di reportage, coraggiosi<br />

grazia”, non si discosta da quella<br />

pasta già più volte assaggiata, e<br />

respinta, in passato.<br />

Troppe le frasi che cominciano<br />

con “Avevo la sensazione”, i dialoghi<br />

restano sempre appesi lì<br />

senza mai svilupparsi veramente,<br />

i personaggi, per quanto interessanti,<br />

sono appena sbozzati. I<br />

misteri sempre evocati con una<br />

continua enfasi, il paesaggio descritto<br />

sì in maniera lieve, ma<br />

persino troppo: senza essere maligni,<br />

si può pensare che la traslazione<br />

della lingua e del pensiero<br />

giapponese non permetta di<br />

comprendere fino in fondo come<br />

sia il materiale di partenza, ma<br />

e precisi. È anche un conferenziere<br />

che non si sottrae a giri pubblici.<br />

Gli americani e gli israeliani<br />

lo detestano, perché Fisk racconta<br />

la verità. In questo libro sono<br />

raccolti suoi lavori apparsi sui<br />

giornali fra il 1996 e il 2003,<br />

proprio fino al 23 marzo, piena<br />

guerra in Iraq.<br />

11 settembre, Iraq, Israele e<br />

Medio Oriente sono le sezioni.<br />

Ma Fisk non è solo un prezioso<br />

certo la pioggia, le piante, il sole,<br />

i giardini, l’acqua, andrebbero<br />

“sprecati” un po’ meno. Così come<br />

certi “poteri”, certe “capacità”<br />

(shining? Certo King e Dario<br />

Argento non sono mai stati troppo<br />

lontani dai riferimenti di<br />

Banana) sembrano davvero solo<br />

elementi d’una buona, eccellente,<br />

sceneggiatura di fumetti.<br />

Insomma, anche stavolta la sensazione<br />

– per dirla alla Banana –<br />

resta quella d’una certa incorporeità<br />

che purtroppo riguarda anche<br />

la pagina, e la struttura, di<br />

questi libri. Viene quasi da pensare<br />

che l’autrice avrebbe dovuto lasciare<br />

concentrare, rapprendere,<br />

Robert Fisk, inviato dell’Indipendent, racconta i fronti che ha attraversato. Senza arretrare<br />

testimone del nostro tempo: è un<br />

essere umano capace di indignarsi<br />

(l’agghiacciante passaggio<br />

su Sabra e Shatila spiega molte<br />

cose) e battersi. Come quando riporta<br />

al mittente, alla Lockheed,<br />

il pezzo d’un missile col quale gli<br />

israeliani hanno colpito in Libano<br />

un’ambulanza piena di donne e<br />

bambini palestinesi (questo suo<br />

atto ricorda quello fatto successivamente<br />

da Michael Moore in<br />

la sua scrittura attorno a un numero<br />

assai più ridotto di testi.<br />

Così, invece, ci sono una serie di<br />

libri di appunti per romanzi che<br />

non sono mai stati lasciati maturare,<br />

una continua superficialità<br />

che tutto sfiora senza nulla toccare,<br />

uno stato forzato di quasi sonnolenza<br />

che mai si arrischia a<br />

sporcarsi le mani. Peccato.<br />

Ma d’altronde questi sono i tempi:<br />

la scelta paga in termini di<br />

vendite, rallegra editori e librai.<br />

Resta da chiedersi cos’altro leggano<br />

le signorinelle e i signorinelli<br />

cresciuti in questo decennio a<br />

dieta di Banana.<br />

SILVIA B<strong>AL</strong>LESTRA<br />

GUERRE VISTE DA (TROPPO) VICINO<br />

Bowling a Colombine). Robert<br />

Fisk riceve continue intimidazioni<br />

e anche minacce di morte (persino<br />

dall’attore John Malcovich!)<br />

ma non smette di lavorare per la<br />

pace e la giustizia. Per questo va<br />

seguito, e anche perché questo<br />

libro è un libro bello e importante<br />

che racconta bene le cose e<br />

non arretra d’un millimetro di<br />

fronte alle tragedie di questi orrendi<br />

anni.<br />

illustrazione (tratta dalla copertina del libro): Ertè, Paesaggio in fiore © Sevenarts ltd by SIAE 2003<br />

GRISHAM<br />

Legal thriller, più<br />

legal che thriller.<br />

Una buona<br />

parabola su chi<br />

vuole troppo<br />

IL RE DEI TORTI<br />

John Grisham<br />

Mondadori<br />

380 pp., 18,60 euro<br />

Ok, non staremo qui a spiegarvi<br />

chi è Grisham e su come<br />

i suoi legal thriller siano<br />

ormai più legal che thriller.<br />

Ma proprio questo fa di lui<br />

una specie di raccontatore<br />

(anche civile, se si permette)<br />

dell’America e dei suoi meccanismi,<br />

tic, manie, follie e<br />

modalità di funzionamento.<br />

Trama: l’avvocato Clay<br />

Carter si fa il mazzo, triste e<br />

demotivato, al Gratuito<br />

Patrocinio del Tribunale di<br />

Washington. Cioè fa l’avvocato<br />

d’ufficio e difende gratis<br />

poveri, neri, tossici ecc.<br />

Finché qualcuno non gli<br />

propone un grosso affare.<br />

Il giovane Clay entra così<br />

nell’universo parallelo (ma<br />

dollaroso assai) delle class<br />

action, cioè azioni legali<br />

di massa condotte contro<br />

grandi aziende. Scoppiano<br />

trenta pneumatici? Si fa<br />

causa al costruttore e gli<br />

si spillano risarcimenti miliardari<br />

(l’avvocato prende<br />

il 30 per cento). La medicina<br />

ti ammazza? Altra causa<br />

di massa, altri milioni di dollari<br />

(e altri soldi per l’avvocato).<br />

Bingo! Ma... Essendo<br />

una specie di “giallone” non<br />

diremo di più. Se non che<br />

dietro, intorno, sotto e sopra<br />

Clay Carter si vede<br />

un’America di soldi facili,<br />

ingiustizie e jet privati, dove<br />

anche una battaglia di giustizia<br />

può diventare ingiustizia<br />

massima. Chiedete all’avvocato<br />

Clay Carter.<br />

Piacevole ma inquietante.<br />

O inquietante ma piacevole,<br />

vedete voi.<br />

A.R.<br />

URBAN 57


GAY MOVIE<br />

Due uomini che<br />

si amano. Militari<br />

YOSSI & JAGGER<br />

Eytan Fox<br />

Una storia d’amore, vera,<br />

che prende corpo in un contesto<br />

decisamente anomalo.<br />

Yossi e Jagger non solo sono<br />

due uomini, ma addirittura<br />

sono ufficiali dell’esercito<br />

israeliano, impegnati in una<br />

difficile e pericolosa missione<br />

presso il confine libanese,<br />

cui aderiscono per senso del<br />

dovere e molte perplessità.<br />

Yossi è introverso, geloso di<br />

questo amore che vorrebbe<br />

vivere senza troppa pubblicità,<br />

anche perché la repressione<br />

si fa sentire.<br />

Jagger è invece il personaggio<br />

del gruppo e, prossimo al<br />

congedo, vorrebbe che il suo<br />

amante mollasse tutto per seguirlo.<br />

Storia gay quindi, resa<br />

totalmente eccentrica dal contesto<br />

che conferisce alla vicenda<br />

uno spessore straordinario,<br />

una tensione costante e<br />

spunti di riflessione mai banali.<br />

Produttivamente un piccolo<br />

film, capace però di offrire<br />

grandi e inedite emozioni.<br />

GARZANTINA<br />

- Lei crede all’amore a prima<br />

vista?<br />

- Non so, ma certo fa risparmiare<br />

un sacco di tempo.<br />

(George Raft e Mae West,<br />

Night after night)<br />

Noi siamo come il destino: chi<br />

va a star bene e chi va a prenderselo<br />

in culo. (James<br />

Woods, C’era una volta in<br />

America)<br />

Tu non puoi avere problemi,<br />

Chick, perché li ho presi tutti<br />

quanti io in esclusiva: ho assorbito<br />

l’intero mercato. (Dustin<br />

Hoffman, Eroe per caso)<br />

Non sono brutto ma mi arrangio.<br />

(Totò, Totò contro<br />

Maciste)<br />

È questo il motto: per cambiare<br />

vita, cambiare opinioni.<br />

(Serge Reggiani, Tre amici,<br />

le mogli e (affettuosamente)<br />

le altre)<br />

All’erta miei prodi! Vi siete finora<br />

coperti di merda, copritevi<br />

oggi di gloria. (Vittorio<br />

Gassman, L’armata<br />

Brancaleone)<br />

58 URBAN<br />

FILM<br />

CONTRATTO DA DIO<br />

LAVORO DURISSIMO<br />

Il giornalista rampante vuole diventare anchorman in prima serata. Fino a quando gli offrono<br />

un contratto per diventare addirittura Padreterno. Un Carrey superbo, una grande metafora<br />

UNA SETTIMANA DA DIO<br />

Tom Shadyac<br />

Bruce Nolan è reporter in una<br />

tv locale di Buffalo. I suoi servizi<br />

sono brillanti, ma l’ambizione<br />

lo devasta. Vorrebbe prendere<br />

il posto del conduttore<br />

del tg prossimo alla pensione<br />

e fantastica servizi di portata<br />

internazionale. Il tutto senza<br />

mai smettere di piangersi addosso<br />

e brontolare. Sembra<br />

quasi in cerca di guai. Che arrivano<br />

con il licenziamento.<br />

Qui però avviene qualcosa di<br />

singolare. Spinto dalle forze<br />

del destino Bruce arriva presso<br />

la sede dell’Omni Presents inc.,<br />

dove incontra una strana figura<br />

di custode, nero, che alla fine<br />

si qualifica per essere qualcuno<br />

che opera più in alto: è Dio in<br />

persona. Che ascolta tutte le<br />

lamentele di Bruce e gli propone<br />

un cambio. Altro che diventare<br />

il nuovo Walter Cronkite,<br />

sogno e ambizione di tutti i<br />

cronisti televisivi, il suo nuovo<br />

lavoro sarà nientemeno che<br />

quello di Dio. Che ci provi lui!<br />

Così, Bruce Nolan diventa il<br />

Bruce Almighty del titolo originale.<br />

Inutile dire che all’inizio<br />

Bruce giochicchia con gli ultrapoteri<br />

cercando di ritagliarsi vita<br />

comoda e un po’ di divertimento,<br />

poi però le responsabilità<br />

lo inchiodano. In fondo non<br />

era l’unico depositario delle rimostranze<br />

di un’umanità sempre<br />

pronta a lamentarsi rispetto<br />

alla condizione in cui si trova.<br />

E il nuovo lavoro, per quanto<br />

temporaneo, si risolve per<br />

essere davvero impegnativo.<br />

Jim Carrey trova finalmente un<br />

ruolo adatto al suo esagerato<br />

talento, grazie alla regia di<br />

Tom Shadyac che lo aveva fatto<br />

conoscere al grande pubblico<br />

come Ace Ventura e lo aveva<br />

diretto anche in Bugiardo bugiardo.<br />

E il fantasioso giochino dell’onnipotenza<br />

si presta a un’infinità<br />

di invenzioni da commedia<br />

in cui, per definizione, tutto è<br />

possibile. In questa chiave gli<br />

effetti speciali giocano un ruolo<br />

decisivo e le trovate sono spesso<br />

davvero molto brillanti (anche<br />

se il trailer ne brucia un po’<br />

troppe).<br />

Accanto al grande Jim troviamo<br />

Jennifer Aniston nel ruolo<br />

della fidanzata innamorata,<br />

pronta a sopportare gli incessanti<br />

mugugni di Bruce. Ma indimenticabile<br />

è Morgan<br />

Freeman nei panni di Dio, piccola<br />

significativa vendetta che<br />

piazza sul gradino più alto un<br />

nero, come se si fosse di fronte<br />

a una gara olimpica. Certo, il<br />

dio nero passa il testimone al<br />

diavolo biondo (o quasi), ma rimane<br />

il colpaccio di quel signore<br />

con colore della pelle scura<br />

chiamato a interpretare un ruolo<br />

davvero importante. Una volta<br />

tanto non dovremo fare riferimento<br />

all’accoglienza ottenuta<br />

sul mercato statunitense, visto<br />

che il film esce praticamente in<br />

contemporanea anche sugli<br />

schermi italiani. E la data po-<br />

trebbe favorire l’incontro tra Jim<br />

Carrey che ritrova se stesso e il<br />

pubblico nostrano.<br />

Carrey è probabilmente il talento<br />

più versatile dell’intero panorama<br />

hollywoodiano ma si dice<br />

che non tutti laggiù lo apprezzino<br />

come meriterebbe. Forse sono<br />

solo pettegolezzi, ma rimane<br />

vero che l’Academy lo ha sempre<br />

snobbato, nonostante la sua<br />

filmografia vanti titoli straordinari<br />

(tra cui Truman Show e Man<br />

on the Moon, oltre a The Grinch<br />

dove era praticamente irriconoscibile<br />

sotto il trucco).<br />

Jim deve quindi accontentarsi<br />

di riempire la sua personale bacheca<br />

con una quantità debordante<br />

di riconoscimenti prestigiosi,<br />

senza potere però piazzare<br />

tra gli altri la mitica statuetta.<br />

Chissà, forse tra gli interventi<br />

divini di Bruce, potrebbe anche<br />

nascondersi quello di una premiazione<br />

del suo alter ego Jim<br />

ai prossimi Oscar.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

ANTWONE FISHER<br />

MY NAME IS TANINO<br />

Paolo Virzì<br />

Forse uno di quei casi in cui il<br />

tracollo del produttore (Cecchi<br />

Gori) può avere fatto bene al<br />

film. Praticamente abbandonati<br />

a se stessi negli Usa (e con problemi<br />

distributivi poi) Virzì e la<br />

sua troupe fanno di necessità<br />

virtù. Ne esce un quadro dolceamaro,<br />

con punte da commedia<br />

brillante e momenti di<br />

malinconica tristezza. Tutto<br />

attorno alle vicende di Tanino,<br />

giovane siciliano sprovveduto<br />

cui ne capitano di tutti i colori<br />

e talvolta ci mette anche del<br />

suo. Protagonista l’esordiente<br />

Corrado Fortuna, interprete<br />

anche del film di Battiato<br />

Perduto amor.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

ANTWONE FISHER<br />

Denzel Washington<br />

Denzel Washington esordisce<br />

alla regia. Il titolo è il nome del<br />

protagonista. La storia è quella,<br />

vera, di un marinaio con incredibile<br />

propensione alla violenza.<br />

Al punto che viene inviato<br />

da uno strizzacervelli per venire<br />

a capo della questione.<br />

Il medico (interpretato<br />

da Denzel) riesce a superare<br />

Una variante dei Blues Brothers. Però<br />

qui si gioca a pallone Però qui si gioca a<br />

CITY OF GHOSTS<br />

le barriere psicologiche del<br />

giovane, trasformandosi un po’<br />

alla volta nel padre che non ha<br />

mai conosciuto. Ha conosciuto<br />

invece una vita terribilmente<br />

grama, con rapporti durissimi<br />

all’insegna della prevaricazione.<br />

Un incubo spaventoso. Ora, con<br />

l’aiuto del medico e di una<br />

ragazza (Joy Bryant), il futuro<br />

potrebbe essere meno cupo.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

CITY OF GHOSTS<br />

Matt Dillon<br />

Matt Dillon, autore della sceneggiatura<br />

insieme a Barry Gifford<br />

(genio prediletto di David Lynch),<br />

esordisce alla regia con un film<br />

che la retorica definisce di suggestive<br />

atmosfere esotiche. Teatro<br />

della vicenda la Cambogia, dove<br />

approda Dillon dopo un tentativo<br />

andato male di fare quattrini illegalmente.<br />

Lì raggiunge il suo<br />

mentore James Caan. Che gli<br />

propone un altro affare molto<br />

sporco e ad alto tasso di rischio,<br />

in un contesto già estremamente<br />

pericoloso. Una storia intrigante,<br />

che inaspettatamente rivela<br />

il talento visionario e registico<br />

del nostro. Rafforzano il cast<br />

Natascha McElhone, Gérard<br />

Depardieu, Stellan Skarsgård.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

MATRIX INCASSA ANCORA<br />

POLLOCK<br />

POLLOCK<br />

Ed Harris<br />

Ed Harris si cimenta con grande<br />

passione come produttore, regista<br />

e protagonista per edificare<br />

il suo omaggio a Jackson<br />

Pollock, figura fondamentale dell’astrattismo.<br />

Un personaggio che<br />

dagli anni ’40 ha cambiato la pittura,<br />

non solo negli Stati Uniti.<br />

Tormentato e beone, schiattato<br />

poco più che quarantenne in un<br />

incidente d’auto. Ma la passione<br />

esplicita non sempre porta ai<br />

risultati sperati. Harris è troppo<br />

indulgente con se stesso e con<br />

l’oggetto del racconto, sul quale<br />

ha lavorato per dieci anni. Ne<br />

risulta così un film molto interessante<br />

nel disvelare una figura<br />

straordinaria, ma su ritmi non<br />

proprio avvincenti.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

ROGER DODGER<br />

ROGER SCHIVAGUAI<br />

Dylan Kidd<br />

Presentato con buon esito alla<br />

veneziana Settimana della critica,<br />

approda in sala questo esordio<br />

indipendente di Dylan Kidd,<br />

autore anche della sceneggiatura,<br />

ricca di dialoghi brillanti. Roger<br />

(Campbell Scott) è un<br />

pubblicitario newyorkese di<br />

MATRIX RELOADED<br />

Andy e Larry Wachowski<br />

Quando i fratelli Wachowski<br />

hanno fatto irruzione su grande<br />

schermo con Matrix è stata rivoluzione,<br />

oltre che terremoto al<br />

botteghino. Inevitabile il sequel<br />

Reloaded (ed è già in postproduzione<br />

il terzo episodio<br />

Revolution, appunto, in uscita<br />

il prossimo autunno).<br />

Cast interamente confermato,<br />

con l’aggiunta della Bellucci<br />

(in una piccola parte brillante).<br />

E confermato il talento visionario<br />

dei Wachowski capaci di miscelare<br />

fumetto e filosofia, arti<br />

marziali e tecnologia, mondo<br />

reale e mondo virtuale, fantasy<br />

e action movie, fiabe e horror.<br />

Keanu Reeves ritrova se stesso<br />

come Neo, e Larry Fishburne co-<br />

ROGER DODGER<br />

successo, monomaniaco nel<br />

tentativo di sciupare quante più<br />

femmine sia possibile. Tra capo<br />

e collo gli arriva un nipote<br />

sedicenne, provinciale e vergine<br />

(Jesse Eisenberg) che vorrebbe<br />

approfittare del talento e delle<br />

conoscenze dello zio per liberarsi<br />

della sua condizione. Due<br />

tecniche a confronto, attacco e<br />

difesa, provocazione e timidezza,<br />

conditi da chiacchiere cesellate.<br />

Nel cast Isabella Rossellini<br />

e Jennifer Beals.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

TENTAZIONE MORT<strong>AL</strong>E<br />

Bill Bennett<br />

Burt Reynolds ha fatto i soldi<br />

con l’edilizia. Non sempre rispettando<br />

le regole. Ora è sposato<br />

con una ex modella di trenta<br />

anni più giovane di lui (Saffron<br />

Burrows). Tutto bene quindi, se<br />

non fosse che scopre di avere un<br />

cancro e prima di lasciare la ricca<br />

eredità alla consorte vuole mettere<br />

alla prova la sua fedeltà.<br />

E incarica Peter Facinelli di tentare<br />

di sedurla. Lei resiste, scopre<br />

l’inciucio e decide di reagire.<br />

E si entra nel thriller classico,<br />

con detective e colpi di scena. La<br />

nota positiva è la ritrovata giovinezza<br />

artistica di Reynolds.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

me Morpheus, pronti a combattere<br />

il programma Matrix che<br />

succhia letteralmente la vita<br />

agli uomini. E Neo, nei panni di<br />

Superman deve darsi da fare<br />

anche per salvare la ghirba a<br />

Trinity (Carrie Ann Moss).<br />

Rispetto al prototipo la subacquea<br />

Zion, rifugio degli umani<br />

autentici, ha più spazio, anche<br />

perché si tratta di disvelare la<br />

profezia che deve salvarla, ma è<br />

soprattutto l’ironia, unita allo<br />

spessore di una storia inquietante,<br />

a rendere di nuovo avvincente<br />

la lotta contro i vari agenti<br />

Smith (Hugo Weaving), custodi<br />

dell’ordine prestabilito. Oltre a<br />

una serie di innovazioni tecnologiche<br />

ed effetti garantiti. Solo il<br />

merchandising rischia di indispettire<br />

nei confronti di un film<br />

già culto.<br />

D , AUTORE<br />

THE TRUTH<br />

ABOUT CHARLIE<br />

Jonathan Demme<br />

Da tempo Jonathan Demme<br />

intendeva rendere omaggio<br />

alla Nouvelle Vague. Ora lo<br />

ha fatto. Curiosamente attraverso<br />

il remake di un film di<br />

Stanley Donen: Sciarada. Più<br />

che di un remake, però, si<br />

tratta di una rielaborazione,<br />

che approfitta proprio della<br />

vicenda interamente ambientata<br />

a Parigi. La storia è quella<br />

di una donna che scopre<br />

improvvisamente la scomparsa<br />

del marito, mentre intorno<br />

a lei si agitano un’infinità di<br />

spioni. Questo il pretesto.<br />

Perché in realtà emerge<br />

l’omaggio dichiarato ed<br />

esplicito. Dalla presenza<br />

di Agnes Varda, all’hotel<br />

Langlois (grande curatore<br />

della Cinematheque), da<br />

Anna Karina ad Aznavour<br />

di Non sparate sul pianista,<br />

e ancora Truffaut e Demy<br />

e un’infinità di altre citazioni.<br />

Un’operazione che rischia<br />

anche di suonare in qualche<br />

modo provocatoria, viste le<br />

recenti tensioni politiche tra<br />

Stati Uniti e Francia. Ma<br />

Demme non è personaggio<br />

che si tiri indietro di fronte<br />

alle opportunità politiche<br />

(basti dire che nella colonna<br />

sonora troviamo anche Manu<br />

Chao). Protagonista, nei panni<br />

che furono di Audrey<br />

Hepburn, Thandie Newton,<br />

mentre Mark Wahlberg rileva<br />

il ruolo di Cary Grant.<br />

Una festa per i cinefili, un film<br />

godibile per tutti.<br />

URBAN 59


60 URBAN<br />

REPLICHE<br />

Cabaret, polaroid<br />

e i “soliti” classici<br />

REPLICHE<br />

POLAROID MOLTO<br />

ESPLICITE<br />

Milano, Teatro dell’Elfo<br />

Una scena che muta in nonluoghi<br />

neutri: sala d’attesa,<br />

bar, discoteca. Sfondo per il<br />

confronto tra le generazioni<br />

britanniche dei 50enni e dei<br />

30enni: ex terroristi del post-<br />

’68 e i loro avversari capitalisti,<br />

poi lap-dancer, gay con<br />

l’Aids, go-go boy, pragmatici<br />

senza ideali e inetti a comunicare.<br />

Tornano De Capitani e gli<br />

attori del Teatro dell’Elfo.<br />

Fino al 22 giugno<br />

DICIAMOCI LA VERITÀ<br />

Bologna, Arena del Sole<br />

Tornano Ficarra & Picone, i<br />

due “…stanchi stanchi…” più<br />

celebri dell’italico cabaret e del<br />

teleschermo/telescherno nazionale.<br />

Immobili nelle loro posizioni<br />

applicano un’assurda<br />

logica ad argomenti inesplorati.<br />

Ma chi prendono per i fondelli?<br />

25-27 giugno<br />

LA MANDRAGOLA<br />

Torino, Teatro Alfa<br />

La prima commedia della storia<br />

del teatro italiano secondo<br />

l’interpretazione del regista<br />

Cesare Goffi alla guida della<br />

Compagnia del Teatro Alfa.<br />

Nessun volo d’ala, ma piacevolmente<br />

corretta. Machiavelli<br />

può ancora strappare qualche<br />

sana risata. 21 e 22 giugno<br />

CARNEZZERIA<br />

Roma, Teatro Vascello<br />

Rivelazione della scorsa stagione,<br />

firmato da Emma<br />

Dante e dalla sua Compagnia<br />

Sud Costa Occidentale,<br />

Premio Ubu 2002. Il titolo in<br />

siciliano sta per “macelleria”<br />

da intendersi “famiglia”.<br />

Sembra una festa di nozze ma<br />

è un funerale. 17-22 giugno<br />

TEATRO<br />

UN P<strong>AL</strong>CO PER L , ISLAM<br />

Kiarostami mischia<br />

cinema e teatro.<br />

Roma ospita l’anteprima<br />

mondiale<br />

del suo Ta-Asiyè.<br />

Perchè l’Iran non<br />

è poi così lontano<br />

Buon compleanno, Abbas<br />

Kiarostami! Il regista iraniano<br />

festeggia questo mese i suoi 63<br />

anni e, per la prima volta, lascia<br />

la macchina da presa e si dà al<br />

teatro. Grande attesa quindi per<br />

il debutto del suo Ta-Asiyè, in anteprima<br />

mondiale dal 18 giugno<br />

al 15 luglio negli spazi aperti del<br />

teatro India di Roma. Spazi che<br />

due anni dopo Le figlie di Ismaele<br />

dell’algerina Assia Djebar tornano<br />

ad aprirsi all’Islam.<br />

Il progetto di Kiarostami è ispirato<br />

alla Ta’zieh, origine del teatro<br />

iraniano e del mondo musulmano,<br />

tradizionale forma di rappresentazione<br />

sacra legata ai riti<br />

che ricordano il martirio di<br />

Hussein, terzo Imam sciita, nipote<br />

di Maometto. Per secoli il 21 marzo<br />

gli sciiti hanno commemorato<br />

il primo martire della loro fede<br />

(e lo fanno tuttora; ricordate le<br />

immagini del pellegrinaggio alla<br />

TRE PICCOLI SHAXPEARES<br />

Milano, Teatro Litta<br />

Il drammaturgo e scenografo<br />

Andrea Taddei ruba al divin bardo<br />

tre classici per uno spettacolo<br />

quasi blasfemo. Minimacbeth: un<br />

battibecco tra moglie e marito<br />

diventa l’intera tragedia scozzese<br />

con tutti i passaggi e con l’incombere<br />

del fato come motus delle<br />

umane azioni. Sonnellino di mezz’estate:<br />

tre comici perduti nel bosco<br />

degli incantamenti. Amleto all’osso:<br />

il prence è un clown e può<br />

sfogarsi. Fino al 15 giugno<br />

città sacra di Kerbala, durante la<br />

guerra in Iraq?) con cortei di preghiere<br />

e lamentazioni che talvolta<br />

sfociano nell’autolesionismo.<br />

Autoflagellazione e ferimenti a<br />

sangue impressionanti, ma non<br />

estranei alle nostre tradizioni religiose<br />

e popolari: accadrà anche<br />

il prossimo 15 agosto a Guardia<br />

Sanframondi in provincia di<br />

Benevento, appuntamento che<br />

TORINO, <strong>TUTTI</strong> IN COLLINA, <strong>TUTTI</strong> IN PLATEA<br />

Il Festival delle colline torinesi: un classico (lungo un mese) per i nuovi linguaggi teatrali<br />

Ville e castelli della collina torinese<br />

e svariati spazi metropolitani<br />

diventano i palcoscenici-laboratori<br />

di una drammaturgia nuova<br />

e di nuovi linguaggi teatrali.<br />

Certo, forse i titoli del cartellone<br />

non sono tutti delle novità (anche<br />

se in Piemonte non si sono ancora<br />

visti), ma un festival estivo che<br />

propone i più importanti spettacoli<br />

della ricerca teatrale nazionale<br />

merita comunque tutti i nostri<br />

plausi. Tantopiù che si fa anche<br />

carico di nuove produzioni<br />

come Progett-Othello-Per morire<br />

in un tuo bacio con Lucilla<br />

Giagnoni (20 e 21 giugno) o<br />

Marilù in cui l’eccentrica compa-<br />

RISCRIVERE SHAKESPEARE, EURIPIDE E VIVERE FELICI<br />

MEDEA, SENZA CUORE<br />

Bologna, Teatri di Vita<br />

Saggio – il titolo completo è<br />

Medea, senza cuore, La divina<br />

(commedia) – di fine corso di<br />

allievi attori giocato tra il delirio<br />

e il surreale. Il comico Alessandro<br />

Fullin affida ai suoi giovani discepoli<br />

terzine dantesche reinventate<br />

all’uopo per un faccia a faccia<br />

Euripide-De Amicis. In un’indisciplinata<br />

classe di ripetenti Garrona<br />

e Pertosse studiano il fondamentale<br />

quesito esistenziale: Dante<br />

era un gay? 13 e 14 giugno<br />

i “battenti” si danno ogni 7 anni<br />

per la festa dell’Assunzione.<br />

Nel XVIII secolo in Iran queste<br />

celebrazioni hanno preso la forma<br />

teatrale della Ta’zieh, grande tragedia<br />

orientale, celebrazione del<br />

lutto, di un evento tra storia e sacro,<br />

pilastro del senso di appartenenza<br />

della comunità sciita.<br />

E, insieme, momento culturale<br />

e teatrale che coinvolge, tra città<br />

gnia dei Marcido Marcidorjs e<br />

Famosa Mimosa affronta i songs<br />

di Brecht-Weill (30 giugno).<br />

In parallelo con una ricchissima<br />

vetrina di spettacoli internazionali,<br />

soprattutto francesi, tra cui<br />

spicca la shakespeariana Tragédie<br />

du Roi Richard II diretta da Paul<br />

Desveaux, uno dei più quotati<br />

AMORE MIO INFINITO<br />

Torino, Teatro dell’Angolo<br />

Einaudi/Stile Libero pubblica<br />

il romanzo di Aldo Nove.<br />

Michele Di Mauro lo rielabora<br />

in uno spettacolo per attore,<br />

campionatore di suoni e violoncellista.<br />

Quattro capitoli, quattro<br />

movimenti per raccontare l’amore.<br />

Quello consumato dal tempo,<br />

quello ritrovato nel tempo, quello<br />

scansato, quello ricreato nella<br />

scrittura. Il primo bacio, l’ultimo,<br />

il bacio non colto.<br />

6 e 7 giugno<br />

illustrazione: Squaz<br />

e villaggi dell’Iran, gruppi di attori<br />

non professionisti che per un<br />

giorno, quello dell’Ashura, anniversario<br />

del martirio, indossano<br />

i panni tipici: verdi per i buoni<br />

(Hussein e i suoi seguaci) e rossi<br />

per i cattivi. Non c’è copione, né<br />

testo: affidata alla tradizione orale<br />

di generazione in generazione,<br />

la Ta’zieh si svolge all’aperto,<br />

di giorno, e raccoglie un’enorme<br />

partecipazione popolare. Teatro<br />

di piazza, performance semplice<br />

quanto a mezzi, ma complessa<br />

per l’intreccio di recitazione,<br />

canto, poesia e prosa, nella quale<br />

una parte fondamentale è giocata<br />

dalla musica, con trombe, flauti,<br />

tabla, cembali e percussioni.<br />

Il lavoro si annuncia così come<br />

un matrimonio tra cinema e teatro.<br />

Su pannelli giganti vengono<br />

proiettati i video girati in occasione<br />

delle ultime Ta’zieh in Iran,<br />

nell’eccezionale coincidenza tra<br />

Ashura e capodanno persiano,<br />

il 21 marzo scorso. Al centro di<br />

una pedana, invece, la rappresentazione<br />

vera e propria con 15<br />

attori e due bambini.<br />

CECILIA RIN<strong>AL</strong>DINI<br />

Ta-Asiyè<br />

Roma, Teatro India<br />

Tel. 06-68804601<br />

18 giugno -15 luglio<br />

giovani talenti della regia<br />

d’Oltralpe (25 e 26 giugno).<br />

Può bastare?<br />

IL MIO MONDO È QUI<br />

Roma, Teatro Orologio<br />

SANDRO AVANZO<br />

Festival delle colline torinesi<br />

14 giugno - 13 luglio<br />

www.teatrostabiletorino.it<br />

Penna caustica e inchiostro al<br />

cianuro, brillante giornalista e<br />

scrittrice dell’America anni ’30<br />

e ’40. Viola Porcaro e il regista<br />

Francesco Sola portano in scena<br />

ne Il mio mondo è qui l’intelligenza<br />

arguta e l’umorismo di<br />

Dorothy Parker, che scrisse:<br />

“I rasoi fanno male, i fiumi sono<br />

freddi, le droghe danno i<br />

crampi, i cappi cedono... tanto<br />

vale vivere”.<br />

Dal 3 al 22 giugno


ARTE<br />

LO SPAZIO DISSOLTO<br />

La Galleria d’arte<br />

moderna di Bologna<br />

conferma la<br />

vocazione al nuovo.<br />

Con Morgantin<br />

e Tranchina<br />

Sono molti i compiti di un museo<br />

d’arte contemporanea: conservare,<br />

divulgare, promuovere, ma soprattutto<br />

sperimentare e rendere<br />

visibile la ricerca di giovani artisti.<br />

Da alcuni anni la Gam riserva<br />

un’area dello spazio espositivo ad<br />

artisti emergenti, dando loro la<br />

possibilità di farsi conoscere al di<br />

DENNIS OPPENHEIM<br />

Milano, 02-2046256<br />

La Ierimonti Gallery sceglie d’inaugurare<br />

la sua nuova sede<br />

con l’artista americano Dennis<br />

Oppenheim. Lo spazio sarà<br />

animato da un’installazione<br />

progettata ad hoc, da opere di<br />

land art e da una selezione di<br />

film sulle opere di body art di<br />

Oppenheim.<br />

Fino al 30 settembre<br />

là del ristretto circuito delle gallerie<br />

private, che in Italia sembrano<br />

in molti casi più attente alla scena<br />

internazionale che agli artisti<br />

emergenti nostrani. A meno che,<br />

paradossalmente, non siano già<br />

riconosciuti anche all’estero…<br />

Perdipiù molti degli artisti che<br />

la Gam ha promosso in questi<br />

anni, come Alessandra Tesi, hanno<br />

in seguito avuto un successo<br />

internazionale.<br />

Il prossimo appuntamento<br />

di questo spazio, che si chiama<br />

Spazio Aperto, vede protagonisti<br />

due artisti che hanno fatto della<br />

fotografia e del video i loro mezzi<br />

privilegiati. I suggestivi video<br />

DONATELLA SPAZIANI<br />

Milano, 02-5460582<br />

C’è un appartamento a Milano<br />

che si trasforma all’occasione in<br />

galleria d’arte. Si chiama Artopia,<br />

e la sua caratteristica è quella<br />

di invitare artisti a realizzare<br />

progetti site-specific. Lo spazio<br />

ospita una mostra di Donatella<br />

Spaziani: esposti disegni e alcuni<br />

autoscatti realizzati in Paesi e periodi<br />

diversi. Fino al 30 giugno<br />

della veneziana Margherita<br />

Morgantin sono spesso il frutto<br />

di un lavoro certosino in fase di<br />

montaggio, poiché l’immagine<br />

in movimento scaturisce dall’insieme<br />

di moltissime immagini<br />

che a volte si sovrappongono.<br />

La dissolvenza e la sovrapposizione<br />

permettono a quest’artista<br />

di dilatare il tempo, spiazzare lo<br />

spettatore e giocare con lo spazio<br />

che sembra perdere la sua<br />

dimensione reale per trasformarsi<br />

in un luogo immaginario. Qui,<br />

appunto, la Morgantin presenta<br />

un video in cui cammina lungo<br />

un molo con addosso una coperta<br />

che ricorda tanto quella della<br />

nonna, nonché alcuni disegni.<br />

IL VUOTO COME FORMA<br />

Bologna, 333-1739510<br />

Attraverso il lavoro dei due giovani<br />

artisti Alessandro Dal Pont<br />

e Luca Trevisani la mostra presso<br />

Plastica propone una riflessione<br />

sui meccanismi percettivi<br />

legati alla dimensione abitativa<br />

dello spazio. Entrambi gli artisti<br />

si misurano con il concetto di<br />

assenza attraverso la scultura.<br />

Fino al 27 giugno<br />

Anche Davide Tranchina è giovane<br />

e sconosciuto al vasto pubblico,<br />

ma non per questo privo di<br />

una matrice stilistica personale.<br />

Una recente serie di sue fotografie<br />

si rifaceva a manifesti cittadini,<br />

murales e cartelloni pubblicitari.<br />

Per Spazio Aperto il bolognese<br />

presenta immagini che<br />

riassumono la sua ricerca e un<br />

ciclo inedito.<br />

VECCHI, GIOVANI, EMERGENTI E GIA EMERSI<br />

FRANCO GUERZONI<br />

Bologna, 051-266497<br />

D.P. TESEI<br />

Margherita Morgantin/<br />

Davide Tranchina<br />

Bologna, Galleria d’arte moderna<br />

Tel. 051-502859/264<br />

Fino al 22 giugno<br />

PASSEGGIATE SONORE A TORINO<br />

Un’ottima occasione<br />

per conoscere e<br />

capire Janet Cardiff<br />

C’è una costante importante<br />

nella ricerca dell’artista canadese<br />

Janet Cardiff: la sua collaborazione<br />

con il compagno di vita e di<br />

lavoro George Bures Miller.<br />

Insieme, hanno dato vita a opere<br />

complesse e memorabili come<br />

per esempio il loro surreale teatrino<br />

dal titolo The Paradise<br />

Institute, ricostruito nel<br />

Padiglione Canadese alla 49 a<br />

Biennale di Venezia.<br />

Attraverso un uso sapiente del<br />

suono e la capacità di plasmare<br />

esperienze visive e percettive,<br />

Cardiff esplora l’impatto delle<br />

tecnologie sul nostro modo di<br />

percepire la realtà. Diventata celebre<br />

per le sue passeggiate sonore,<br />

in cui i visitatori erano invitati<br />

con l’ausilio di cuffie collegate<br />

a un lettore cd portatile a seguire<br />

le istruzioni preregistrate<br />

che li accompagnavano all’interno<br />

di narrazioni aperte e intime,<br />

l’artista ha realizzato, nel corso<br />

degli anni, videoinstallazioni,<br />

installazioni sonore interattive<br />

e performance. La mostra, curata<br />

da Carolyn Christov-Bakargiev,<br />

è un’occasione unica in Italia per<br />

conoscere a fondo l’opera di una<br />

delle più geniali e seduttive artiste<br />

contemporanee.<br />

Janet Cardiff<br />

Rivoli (Torino), Castello di Rivoli<br />

Tel. 011-9565222<br />

Fino al 31 agosto<br />

La Galleria Studio G7 dedica a<br />

Franco Guerzoni la nona mostra<br />

personale nel suo spazio. Il nuovo<br />

ciclo di lavori comprende<br />

grandi dipinti sulle cui superfici<br />

compaiono spesso graffiti.<br />

Elemento fondamentale delle<br />

opere, e tanto caro all’artista,<br />

è il bassorilievo.<br />

Fino al 30 giugno<br />

da sinistra a destra opere di: Davide Tranchina e Margherita Morgantin<br />

MOSTRE<br />

Arte dalla Spagna.<br />

E da altrove<br />

SIMON STARLING/<br />

CECILY BROWN<br />

Roma, 06-67107900<br />

Il Museo d’arte contemporanea<br />

di Roma nell’ex fabbrica<br />

Peroni ospita le opere dei<br />

due artisti inglesi Simon<br />

Starling e Cecily Brown. Il primo<br />

utilizza oggetti esistenti<br />

ripensati con un fare artigianale,<br />

Brown usa la pittura per<br />

raccontare incontri sessuali in<br />

cui i corpi vanno trovati tra le<br />

superfici dense di materia e<br />

di stratificazioni di colore.<br />

Dal 6 giugno a settembre<br />

LA SPAGNA DIPINGE<br />

IL NOVECENTO<br />

Roma, 06-6786209<br />

Avreste tanto desiderato vedere<br />

le opere della collezione del<br />

Museo Reina Sofia ma Madrid<br />

non è tra le prossime vostre<br />

mete di vacanza? Tranquilli,<br />

molte opere provenienti dalla<br />

collezione Reina Sofia sono ora<br />

raccolte al Museo del Corso in<br />

tre sezioni che ripercorrono<br />

i momenti più significativi della<br />

storia dell’arte spagnola del XX<br />

secolo. Tra le opere presenti<br />

quelle di Cristina Iglesias e Juan<br />

Muñoz. Fino al 29 giugno<br />

ATLANTE<br />

Torino, 011-19700031<br />

Prosegue l’attività espositiva<br />

del neonato spazio espositivo<br />

torinese Gas Art Gallery con<br />

una personale di Andrea Fogli.<br />

L’artista, attraverso una serie<br />

di autoritratti, ritratti, paesaggi,<br />

cartografie terresti e mani in<br />

gesso che escono dalle pareti,<br />

dà vita a un Atlante personale<br />

da cui deriva anche il titolo<br />

della mostra. L’ultima stanza<br />

del percorso espositivo ospita<br />

una serie di boschi disegnati<br />

a matita e installati a comporre<br />

una striscia continua.<br />

Fino al 28 giugno<br />

URBAN 63


SHOPPING<br />

GIOIELLI USA E GETTA<br />

carta. “Immagini bidimensionali<br />

luminose e surreali da indossare”,<br />

spiegano. “Una poesia senza<br />

prezzo.” Gioielli ‘pret a geter’,<br />

insomma, che costano poco<br />

più di dieci euro, da (s)cambiare,<br />

abbinare, dimenticare<br />

qua e là. Li trovate all’Atelier<br />

vm (piazza Sant’Eustorgio 6)<br />

dove potete trovare anche altro<br />

in oro, argento, corallo. Intere<br />

collezioni preziose e bizzarre,<br />

ma anche classiche, contaminate<br />

con altri materiali, primo tra<br />

tutti il legno. E qui i prezzi spaziano<br />

e decollano, ovviamente.<br />

foto: Sara Goldschimied<br />

Vi piacciono i diamanti? Coraggio, anche la carta non è così male<br />

Elizabeth Taylor faceva il bagno<br />

con gli orecchini di diamanti,<br />

mentre Jacqueline<br />

Kennedy, a Capri, emergeva<br />

dalle acque con i suoi famosi<br />

Mobili e altro dal<br />

profondo Oriente<br />

India, Indonesia e Cina, senza<br />

perdere di vista le due torri.<br />

Dalle lampade di carta, ai mobili<br />

in legno pregiato, dagli oggetti<br />

in ferro battuto, alle sete più<br />

sgargianti. Già dalle vetrine ‘il<br />

TROVAROBE TRA ROMA E BOLLYWOOD<br />

IL TESORO<br />

Via dei Serpenti, 185<br />

Il Tesoro ha aperto perché i<br />

due gestori amavano viaggiare,<br />

e dopo ogni viaggio portavano<br />

sempre con sé qualche ricordo.<br />

Alla fine ci hanno preso l’abitudine,<br />

tanto che è diventato il<br />

loro mestiere. Gioielli e vestiti,<br />

mobili di sandalo e tende sgargianti,<br />

piccoli Ganesh in avorio<br />

e lanterne colorate per le feste:<br />

questo piccolo bazaar nel cuore<br />

di Roma vende davvero di tutto.<br />

Doppio indirizzo (anche in via<br />

Appia Nuova, 558) per doppia<br />

goduria.<br />

anelli minimal-miliardari.<br />

Volendo quest’estate potrete<br />

essere tutte novelle Liz o<br />

Jackie, magari un filo (non<br />

di perle) più underground.<br />

concept’ delle tre terre è chiaro,<br />

anche nell’allestimento. Colorato,<br />

caotico e divertente come il mercato<br />

di Pukhet Town, suggestivo,<br />

misterioso e ‘acchiappante’ come<br />

le spianate di bancarelle di<br />

Pechino. Ci si può arredare la casa,<br />

riempire gli armadi, arredare<br />

la tavola, cogliere chicche o semplicemente<br />

fare un giro. I prezzi<br />

KILT<br />

Via Nazionale, 200/a<br />

Il futile contro l’indispensabile, il<br />

dilettevole contro l’utile: probabilmente<br />

di questi tempi è più facile<br />

comprare tre borsette di cotone<br />

decorate da stampe della<br />

pubblicità cinese della Coca Cola<br />

piuttosto che un paio di scarpe, o<br />

numerose fasce per capelli piuttosto<br />

che una gonna. Kilt offre il<br />

sovrappiù in quantità. Comprese<br />

le piante giapponesi in lattina,<br />

che scadono dopo quindici giorni<br />

dall’apertura. Scegliete l’indirizzo<br />

che volete (trovate Kilt anche in<br />

via del Corso, 55).<br />

Ci hanno pensato Viola Naj e<br />

Marta Caffarelli, in un uggioso<br />

e disperante pomeriggio parigino,<br />

durante il quale è nata<br />

l’idea dei gioielli e dei monili di<br />

sono buoni, anche per pensierini<br />

improvvisati come le borse di<br />

corda, ma gli oggetti sono di<br />

quelli che ‘spaccano’.<br />

Per esempio i mobili antichi in<br />

teak e in mango, verniciato e<br />

non. O le seggiole in ferro battuto<br />

dai curiosi decori. Un’idea per<br />

tutte: siete tra coloro che hanno<br />

MOON VIDEO<br />

Via Principe Amedeo, 273<br />

Moon Video è proprio di fronte<br />

all’ingresso del mercato<br />

dell’Esquilino, nel quartiere più<br />

speziato, affollato e colorato della<br />

capitale. Affitta e vende musical<br />

indiani sdolcinati e dai colori lisergici,<br />

secondo i precetti della<br />

migliore tradizione bollywoodiana,<br />

e al piano di sotto vestiti indiani<br />

su misura. Kamal, titolare<br />

dell’impresa nonché sarto della<br />

maison, tra la vendita di un sari<br />

e l’altro trova anche il tempo per<br />

improbabili proposte di combine<br />

matrimoniali.<br />

Per vedere, toccare e indossare<br />

giovedì 19 giugno all’atelier,<br />

dalle 18 alle 23, c’è “Tu mi<br />

piovi - Io ti cielo”, aperitivopresentazione<br />

in onore dei<br />

gioielli di carta e soprattutto<br />

per fare festa (ogni scusa<br />

è buona). L’Atelier di Viola<br />

e Marta di solito è sempre<br />

aperto, ma su appuntamento<br />

(tel. 02-89409970), mentre<br />

eccezionalmente dal 24 giugno<br />

al 15 luglio sarà aperto<br />

tutti i martedì, mercoledì, giovedì<br />

dalle 11 alle 18. Meglio<br />

fare un colpo prima però, non<br />

si sa mai.<br />

ILARIA VECCHI<br />

LA CINA E VICINA (A BOLOGNA)<br />

visto il fim Indocina di Annaud<br />

e ne sono rimasti affascinati?<br />

Qui potete ricreare la bellezza di<br />

quelle case. Punto. La Deneuve<br />

purtroppo non è né in esposizione,<br />

né tantomeno in vendita.<br />

Chiuso domenica e lunedì.<br />

3 Terre<br />

Bologna, via Oberdan 8<br />

LUSH<br />

Via dei Baullari, 112<br />

Se passeggiando tra Campo de’<br />

Fiori e piazza Farnese non svenite<br />

sopraffatti dalla zaffata profumata<br />

proveniente da un piccolo negozio,<br />

siete forti abbastanza per avventurarvi<br />

nel mondo del sapone<br />

hand made. Lush è in realtà una<br />

multinazionale che vende saponi<br />

e cosmetici naturali ed ecologici.<br />

Anche a forma di bottiglia di<br />

champagne e di dolci canditi.<br />

Non fatevi ingannare dai frutti<br />

di bosco, quelli non si mangiano<br />

mica... Aperto tutti i giorni dalle<br />

10.30 alle 22.<br />

TORINO<br />

Buoni libri, buoni<br />

armadi e buoni<br />

profumi. Girandola<br />

di acquisti a Torino<br />

FÒGOLA<br />

Piazza Carlo Felice, 15<br />

Un classico, questa storica<br />

libreria del centro. Oltre a libri<br />

scolastici, anche libri rari e<br />

opere (e libri) d’arte. Qui c’è<br />

una galleria d’arte, la Galleria<br />

Fògola, che ospita esposizioni<br />

di artisti contemporanei italiani<br />

e stranieri, con attenzione<br />

alla grafica. Da vedere le<br />

Edizioni Fògola che propongono<br />

varie collane, dalla saggistica<br />

ai classici della letteratura,<br />

dal giallo ai racconti e ricordi<br />

della città sabauda.<br />

Tutto su www.fogola.com.<br />

L’EMPORIO DEGLI ARMADI<br />

C.so Sommeiller, 33<br />

Se si è ricchi o no di solito lo si<br />

capisce dalla cabina armadio.<br />

Spaziosa, opulenta, moquettata<br />

o meglio ancora in parquet.<br />

Comunque enorme con cassetti,<br />

cassettini, vani portacravatte,<br />

scarpiere e tutto il pensabile.<br />

Spogliatoi, ante battenti,<br />

a soffietto, complanari e<br />

pareti divisorie. Anche in c.so<br />

Sebastopoli, 194 e su web<br />

(www.emporioarmadi-torino.it).<br />

OLFATTORIO<br />

Piazza Bodoni, 4/f<br />

Diciamocelo: in certi posti si<br />

entra anche solo per il nome,<br />

cioè l’insegna. Poi, una volta<br />

dentro può essere tutto diverso:<br />

qui trovate profumi di nicchia<br />

e cosmetici di grido. Tutto<br />

francese, ça va sans dire, tutto<br />

con un magico alone di lusso.<br />

Prodotti distribuiti in esclusiva,<br />

profumi de L’Artisan<br />

Parfumeur e tutto il culto<br />

d’oltralpe: Diptyque, Piver,<br />

Coudray, Détaille e Compagnie<br />

de Provence. Su un bancone<br />

potete vedere le alchimie dal<br />

vivo. Alla Suskind!<br />

URBAN 65


CLUB<br />

LE NOTTI CHICOBUM<br />

TORINO TIRA TARDI<br />

Musica dal vivo,<br />

buoni dj, aria<br />

frizzantina, techno,<br />

house e molto altro.<br />

A una manciata di<br />

chilometri dal centro<br />

E quattro! Cioè arieccoli quelli<br />

del Chicobum Festival! Appena<br />

fuori Torino (a Borgaro), nella<br />

frescura dell’omonimo parco<br />

(Chico Mendes) ampia e ricca<br />

programmazione. Due i palchi<br />

per le band italiane e internazionali<br />

già famose o emergenti,<br />

gli spettacoli di teatro,<br />

gli squarci sul musical e sul<br />

gospel.<br />

Garantita anche la presenza<br />

della musica elettronica (nel<br />

grande tendone) per la quale<br />

si alterneranno i nomi più<br />

‘pesanti’ del panorama nazionale<br />

e internazionale, nonché<br />

i dj di Xplosiva. Richiama<br />

il locale invernale, ma è sempre<br />

nel parco, la zona Officine<br />

Belforte, per gli amanti<br />

dei suoni acid techno house<br />

e dei grooves più eclettici.<br />

Paru-paru ci si diletta come<br />

d’inverno con i padroni di casa,<br />

Giorgio Valletta, Sergio<br />

Ricciardone e Roberto Spallacci<br />

di Xplosiva, nonché (anche qui)<br />

gli ospiti della scena nazionale<br />

e internazionale. E per ripigliarsi<br />

tra un appuntamento e l’altro?<br />

No problem: a disposizione<br />

SE IL BAR SI BUTTA A <strong>FIUME</strong><br />

I romani riscoprono il Tevere e ci vanno anche a bere e a ballare. Una Baja de’ noantri<br />

Negli anni Cinquanta, quando<br />

il Tevere era balneabile e abitualmente<br />

frequentato, i barconi<br />

ormeggiati lungo il fiume<br />

erano luoghi di consueto ritrovo<br />

e divertimento, giornaliero<br />

e notturno.<br />

Se volete farvi velocemente<br />

un’idea ripensate, tanto per fare<br />

un esempio al film Poveri<br />

ma belli. Con il passare del<br />

tempo poi quest’abitudine si è<br />

persa, e il fiume è stato un po’<br />

snobbato dai romani, con la<br />

sola eccezione dei circoli spor-<br />

dei più esauriti e spompati<br />

ci sono due bar e una zona<br />

decompressione (!) per rifocillarsi<br />

e arrivare fino al giro di piatti<br />

(musicale e non) successivo.<br />

Si comincia il 13 giugno<br />

(e si va avanti fino al 2 agosto)<br />

nelle serate di venerdì e sabato.<br />

E in quanto a serate da<br />

segnalare? Sicuramente quella<br />

del 20 giugno con Ricciardone<br />

e Valletta (reduci dal festival<br />

tivi e di un paio di imbarcazioni<br />

che di tanto in tanto, senza<br />

troppe pretese, ospitavano feste<br />

private o serate particolari.<br />

Per i non sportivi e per chi fosse<br />

in attesa di uno stipendio<br />

degno dei circoli sul Tevere, la<br />

seconda opzione era senza<br />

dubbio la più abbordabile.<br />

Ora uno di questi barconi,<br />

reinventando una sopita tradizione<br />

romana secondo le tendenze<br />

del momento, si è trasformato<br />

in un club, il Baja.<br />

Sonar di Barcellona), quella<br />

del 27, che vedrà all’opera<br />

Claudio Coccoluto, e quella del<br />

30 giugno con i Subsonica.<br />

Poi alcune anticipazioni:<br />

il 4 luglio The Plug con un<br />

very special guest (talmente<br />

special che è in attesa di conferma),<br />

giovedì 10 con Richie<br />

Hawtin cioè Plastikman, il 15<br />

con Alanis Morisette e il 25<br />

con protagonista Italian Sound<br />

Nessuno stile marinaro, niente<br />

trofei di canottaggio o pesca,<br />

nessun salvagente appeso alle<br />

pareti.<br />

L’ormai onnipresente stile minimale,<br />

legno metallo e vetro,<br />

ha trasformato la balera galleggiante<br />

in un locale di tendenza.<br />

Risto-disco per l’esattezza:<br />

un piano in cui prendere<br />

l’aperitivo e mangiare (bene),<br />

un piano in cui ballare e divertirsi.<br />

Il tutto a base di cucina<br />

etnica e mediterranea sapien-<br />

Clash, specchio delle più<br />

importanti realtà italiane<br />

di musica elettronica (con<br />

grande sfida tra Joy Kitikonti,<br />

Metempsicosi e un dj del Link<br />

di Bologna).<br />

Chicobum Festival<br />

Borgaro Torinese (To)<br />

www.barrumba.com<br />

13 giugno - 2 agosto<br />

ILARIA VECCHI<br />

temente condite con musica rilassata<br />

fino alle dieci di sera e<br />

sonorità diverse fino a tarda<br />

notte. Insomma: l’ideale per<br />

osservare la città dalle sponde<br />

del Biondo Tevere. Perfetto<br />

per le serate afose dell’estate<br />

romana.<br />

LUCREZIA CIPPITELLI<br />

Baja<br />

Roma, Lungo Tevere A. Da Brescia<br />

(Ponte Margherita)<br />

Tel. 06-32600118<br />

MILANO<br />

Piccolo elenco dei<br />

luoghi notevoli<br />

SWISS JAM<br />

Viale Alemagna, 6<br />

Tre date da segnare: 18, 19 e<br />

20 giugno. Al Teatro dell’Arte<br />

c’è Swiss Jam, la prima edizione<br />

del festival jazz tutto elvetico.<br />

Tre giorni e sei concerti<br />

(due al giorno, alle 21 e alle<br />

22.30). La pianista Schweizer,<br />

il trio Wintsch-Hemingway-<br />

Oester, la Abbuehl e l’etnopop<br />

di Laurence Revey. Poi<br />

Erika Stucky (jazz-pop da camera),<br />

e Christy Doran’s New<br />

Bag (jazz-rock). Prezzi da 6<br />

euro. Tel. 02-89011644<br />

PLURIEL<br />

Via Beatrice D’este,<br />

ang via Patellani<br />

“Il nuovo locale cool di<br />

Milano”. Al posto del vecchio<br />

Volo mantiene il bel giardino<br />

e propone un nuovo ambiente<br />

(tutto arancio) con arredamento<br />

vintage Usa. Aperitivo, cucina<br />

fushion. Chiuso lunedì.<br />

Tel. 02-58325543<br />

THE SIAM SOCIETY<br />

Via S. Gerolamo Emiliani, 2<br />

Ecco la stagione dei locali cabriolet.<br />

Qui il gran salone al<br />

chiuso diventa aperto, complice<br />

una sapiente scomparsa<br />

delle pareti. Musica a schizzo<br />

cioè un po’ etno-rilassante, un<br />

po’ a palla e cocktail fino a<br />

tardi. Interessante però che<br />

chiasso! Lunedì chiuso.<br />

Tel. 02-55183753<br />

BAR BIANCO<br />

Parco Sempione,<br />

v.le Ibsen<br />

Caldo? Asfalto? Al Bar<br />

Bianco in mezzo al Parco<br />

Sempione potete mangiare e<br />

bere su una terrazza immersa<br />

nel verde. Menu a 30 euro,<br />

cocktail da 5 euro in su.<br />

Il mercoledì c’è la serata<br />

Noblesse Blanche. Sempre<br />

aperto. Tel. 02-80509384<br />

URBAN 67


illustrazione: Squaz<br />

CLUB<br />

LE SERATE DA PAZZI<br />

DELL mese di giugno: il 14 giugno<br />

apertura della rassegna con la<br />

grande festa di Radio Popolare<br />

dedicata alle trasmissioni<br />

Sansone e Passatel (al suo decimo<br />

compleanno). Per tutto il<br />

giorno nel parco ci sarà il mercatino<br />

dal vivo degli ascoltatori<br />

di Passatel, mentre di sera la festa<br />

e la musica saranno spronate<br />

dai personaggi di Sansone.<br />

, EX MANICOMIO<br />

L’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini presenta la sua stagione<br />

estiva: Da vicino nessuno è normale. Tutto da ridere e ballare<br />

Per la settima volta Da vicino<br />

nessuno è normale. Anche quest’anno<br />

(e che vi credevate?).<br />

Specialmente dal 14 giugno al<br />

27 luglio. Quaranta lunghi giorni<br />

(e notti) di musica, dj set, teatro,<br />

cinema e spettacoli per<br />

bambini animeranno il parco<br />

dell’ex ospedale psichiatrico<br />

Paolo Pini.<br />

I sette anni che hanno preceduto<br />

quest’edizione 2003, con i<br />

nomi e il lavoro di tutti gli artisti<br />

che sono passati da qui, hanno<br />

BUON COMPLEANNO SUPERGAY<br />

Il Cassero, mecca<br />

danzante della gayculture<br />

bolognese,<br />

compie 21 anni.<br />

Ecco il programma<br />

Torta, candeline, stelle filanti e<br />

poi... musica, casino e via con<br />

la festa! Sabato 28 giugno il<br />

Cassero raggiunge la piena maturità:<br />

21 anni. Da quel lontano<br />

1982 il gay lesbian center di<br />

Bologna ha svolto ruolo importante<br />

in campo culturale, artistico,<br />

politico e sociale per difendere<br />

e promuovere la cultura<br />

contribuito a trasformare un<br />

luogo di esclusione (per tradizione),<br />

in un luogo di socialità<br />

e cultura.<br />

Quindi a estate iniziata il milanese<br />

medio ormai lo sa: nelle<br />

serate afose la frescura del Pini<br />

propone sempre qualcosa...<br />

Uno spettacolo, un aperitivo,<br />

una cena, un concerto, una festa<br />

o un’occasione per far giocare<br />

i bambini. Anche per quest’estate<br />

la rassegna ha molte<br />

dei diritti e delle libertà civili<br />

delle persone omosessuali.<br />

Le battaglie e i momenti più<br />

importanti, duri e gloriosi saranno<br />

ripercorsi durante tutta<br />

la giornata di sabato (a partire<br />

dalla mattinata), tra dibattiti,<br />

confronti e un doveroso amarcord,<br />

mentre la serata vedrà il<br />

suo avvio verso le 23 con il<br />

Pride Show a cura della<br />

Cassero crew.<br />

Aspettatevi uno spettacolo a<br />

cavallo tra il circo e il cabaret<br />

con un gruppo di artisti travestiti<br />

(pronti a tutto) che si esibirà<br />

in un percorso “complesso e<br />

cartucce da sparare con un calendario<br />

molto ricco e vario di<br />

eventi. Qualche nome? Un’idea?<br />

Come al solito il programma,<br />

che è il frutto di una grande collaborazione<br />

con associazioni di<br />

volontariato e cultura, teatri, cooperative<br />

e comunità straniere<br />

vede dei nomi importanti. Lella<br />

Costa, Gigio Alberti, Ascanio<br />

Celestini, Mi Toka Samba, Radio<br />

Popolare, Terre di mezzo,<br />

Emergency, tanto per comiciare.<br />

Questi gli appuntamenti per il<br />

azzardato” (così ci raccontano<br />

gli organizzatori) dei vari modi<br />

di essere orgogliosi. Da segnalare<br />

la presenza delle nuove<br />

produzioni di LaTavia Tovarich,<br />

famosa regista underground, e<br />

delle proposte della documentarista<br />

Alexandra Rubinstein e<br />

di Marc Von Uriz Plackenberg.<br />

Poi, chiusa la prentesi, sarà il<br />

momento di “spericolate” cantanti<br />

su tacchi instabili, nonché<br />

di incursioni clandestine fuori<br />

copione.<br />

Una lunga notte di festa insomma<br />

che vedrà esplodere<br />

verso la una il vero Party disco<br />

La giornata di domenica 15 invece<br />

sarà interamente dedicata<br />

ai writers milanesi e alla musica<br />

Hip Hop. Portate pennarelli e<br />

buone scarpe per ballare.<br />

Venerdì 20 appuntamento teatrale<br />

in anteprima a Milano: la<br />

compagnia Alma Rosé presenta<br />

Gente come uno (uno spaccato<br />

sulla attuale situazione<br />

Argentina) con Manuel Ferreira<br />

per la regia di Elena Lolli.<br />

Domenica 22 tocca a<br />

Benvenuta estate, una giornata<br />

con Emergency: “per dire, fare,<br />

giocare, mangiare, rilassarsi,<br />

ascoltare e divertirsi a sostegno<br />

di Emergency”.<br />

Di eventi ce ne sono anche altri,<br />

per esempio le serate musicali<br />

(una tradizionali ormai) con dj set<br />

vari: per sapere tutto e essere<br />

sempre aggiornati sul programma<br />

consultate il sito www.davicinonessunoenormale.org.<br />

Da vicino nessuno è normale<br />

Milano, ex Paolo Pini<br />

Via Ippocrate, 45<br />

14 giugno - 27 luglio<br />

night con i dj resident (Joker e<br />

Saké in consolle). Per l’occasione<br />

accorreranno da tutta Italia<br />

performer, grafici, pr, dj, vocalist,<br />

crew, cantanti e “presenzialisti<br />

della notte”. E voi che fate?<br />

Nel caso sappiate che ci saranno<br />

champagne e torta per<br />

tutti (ingresso 7 euro + tessera<br />

arci). Per informazioni sul programma<br />

della giornata, sulle liste<br />

o altro ancora cliccate su<br />

www.cassero.it oppure telefonate<br />

allo 051-6494416.<br />

Buon compleanno Cassero!<br />

Bologna, via Don Minzoni 18<br />

28 giugno<br />

ROMA<br />

Caffè e locali<br />

dall’urbe al mare.<br />

Piccolo indice<br />

BAR DEL FICO<br />

Piazza del Fico, 26<br />

Un po’ bar, un po’ caffè letterario,<br />

un po’ spazio espositivo.<br />

Le tre sale e i tavolini all’aperto<br />

del Bar del Fico sono<br />

da sempre uno dei punti di<br />

incontro più affollati della capitale.<br />

Perfetto per veder<br />

passare la gente, nella migliore<br />

tradizione dei bar europei<br />

(nonchè dello struscio<br />

nostrano), e per organizzare<br />

la serata bevendo e mangiando.<br />

Sempre aperto dalle<br />

8 alle 2. Tel 06 6865205<br />

SAN C<strong>AL</strong>ISTO<br />

Piazza San Calisto, 4<br />

Il San Calisto, che però tutti i<br />

romani continuano a chiamare<br />

sancallisto, è l’istituzione di<br />

Trastevere. Gestito da un ex<br />

pugile (vedere le foto in bianco<br />

e nero accanto alla cassa),<br />

sta lì da settant’anni. Ritrovo<br />

di studenti, artisti, turisti, mariuoli<br />

e abitanti del quartiere,<br />

affolla la piazza di gente in<br />

perenne attesa, tra un gelato<br />

e una birra, di svoltare la nottata.<br />

Tutti i giorni dalle 6 alle<br />

2. Tel 06-5835869<br />

CAFFÈ DEGLI ARTISTI<br />

Ostia,<br />

p.zza Tor San Michele, 6/7<br />

Per i romani che con l’arrivo<br />

dell’estate iniziano a frequentare<br />

il litorale, ecco il Caffé degli<br />

artisti, un locale appena<br />

inaugurato aperto dalla mattina<br />

a tarda notte. Arredato come<br />

un diner newyorkese e<br />

molto frequentato a ogni ora<br />

della giornata, offre pasti, aperitivi,<br />

cocktails e buona musica.<br />

Perfetto per transitare tra il<br />

mare e la città pensando a dove<br />

andare a caccia del ponentino<br />

fino all’alba. Per nottambuli.<br />

Sempre aperto.<br />

URBAN 69


RISTORANTI-BAR<br />

»»»» MILANO<br />

BUONO, FRESCO, CARO<br />

IL PESCE SENZA MARE<br />

Milano non è Trapani, ma ha il pesce più fresco d’Italia. Buono! Per chi se lo può permettere<br />

Non di solo pesce vive l’uomo.<br />

Soprattutto quello carnivoro,<br />

che venderebbe mamma e papà<br />

per addentare una polputa<br />

fiorentina (ragazza? Ma no, la<br />

bistecca!), osso compreso.<br />

Ma tutti gli altri, vegetariani<br />

non integrali (e integralisti)<br />

propensi alle carni bianche,<br />

sanno bene cosa significa vedersi<br />

arrivare nel piatto un’orata<br />

grande come una mezza racchetta<br />

da tennis, cotta con<br />

morbidezza e amorosamente<br />

spinata. E conoscono anche<br />

bene la classica libidine da<br />

scampone alla griglia, specie<br />

se cicciotto, dolcino, quasi<br />

croccante. E gli spaghetti (meglio<br />

le linguine) ai frutti di mare,<br />

che si portano addosso il<br />

succulento sughetto di cozze<br />

‘n’ calamari, dove li mettiamo?<br />

Insomma, noi devoti della religione<br />

del branzino (avviso ai<br />

bergamaschi: non è una piccola<br />

forma di formaggio Branzi...)<br />

abbiamo grandi soddisfazioni<br />

e qualche cruccio.<br />

Le soddisfazioni derivano dalla<br />

qualità del pesce in commercio:<br />

non per niente, il mercato ittico<br />

milanese è il primo d’Italia, per<br />

qualità e quantità. Roba da non<br />

crederci: peschi un rombo nel<br />

golfo del Tigullio e quello subito<br />

prende la A7 direzione Milano.<br />

Salvo tornare in Liguria il giorno<br />

dopo, ma solo se nessuno l’avrà<br />

prelevato dagli immensi banchifrigo<br />

di via Ferrante Aporti per<br />

trasferirlo in pescheria o al ristorante.<br />

E qui cominciano le<br />

dolenti note: perché sarà anche<br />

iper-fresco, il pesce di Milano,<br />

ma per acquistarlo serve un mutuo<br />

o giù di lì. Se pescivendoli e<br />

ristoratori devono impegnare la<br />

catenina d’oro della nonna, figuratevi<br />

noi che andiamo a comprarlo<br />

(o a mangiarlo) come<br />

consumatori “al dettaglio”…<br />

Senza dimenticare i venditori<br />

furbacchioni che scongelano pesce<br />

“di seconda” (eh sì, il pesce<br />

si giudica secondo la classe, come<br />

il miglior Del Piero) e lo propinano<br />

per appena preso all’amo.<br />

Meno male che voi, altrettanto<br />

furbi, sapete riconoscere<br />

un pesce fresco dall’occhio<br />

vispo, vero?<br />

Quindi, fidarsi è bene. Ma non fidarsi<br />

è molto meglio. A meno di<br />

sapere in che rete (di pescheria o<br />

ristorante) finire. Perché se uno<br />

ha appena preso lo stipendio,<br />

vuole fare bella figura con l’amato/a<br />

o è sulle spese della ditta<br />

(beato lui), va al Sambuco di via<br />

Messina (tel. 02-33610333) e si<br />

gode il miglior pasto di pesce in<br />

città. Ma se il tetto dei 50 euro vi<br />

sembra lontano come la pace in<br />

medioriente, allora fate una capatina<br />

davanti al mercato comunale<br />

di porta Ticinese, dal baracchino<br />

Fish Point (tel. 02-89402224)<br />

dove potete unire l’utile al dilettevole:<br />

comprare cioè il pesce (fresco,<br />

e di qualità) da portare a<br />

casa e intanto divorarne un’ottima<br />

vaschetta, crudo o fritto,<br />

sul posto. Il resto, lo trovate nelle<br />

indicazioni <strong>Urban</strong>ittiche sotto<br />

e a fianco: scoprirete che a Milano<br />

il mare arriva ben oltre la<br />

Darsena, l’Idroscalo e la fontana<br />

di piazza Castello...<br />

P.D. SFORNELLI<br />

RISERVE ITTICHE, COLTELLO E FORCHETTA<br />

DA LEO<br />

02-40071445<br />

Il pesce giusto al prezzo giusto. In<br />

questa piccola e simpatica trattoria<br />

a gestione familiare niente bizzarrie<br />

ittiche ma cotture basic, gusti<br />

incontaminati, rispetto assoluto<br />

della materia prima (cioè il pesce<br />

fresco). Godetevi i bei carpacci,<br />

la tenera insalata tiepida di<br />

gianchetti, il pescato del giorno –<br />

rombi chiodati, mormore, orate,<br />

ma anche conchiglie e crostacei –<br />

appena girato sulla piastra o<br />

messo al forno con le erbe giuste.<br />

Ma anche gli scampi con pomodoro<br />

e peperoncino, saporiti e<br />

non piccanti. Potete perfino concedervi<br />

una buona bottiglia e<br />

spendere sui 30-40 euro: se poi<br />

siete in età, la Baggina è vicina.<br />

Via Trivulzio, 26.<br />

Chiuso domenica e lunedì.<br />

MEDITERRANEA<br />

02-29522076<br />

Non fatevi spaventare dall’arredamento<br />

ittikitsch (acquari nel<br />

pavimento, vetri blu con onde,<br />

quadri da televendita, piastrelle<br />

con nodi da marinaio...): qui il<br />

pesce è buono e fresco, il servizio<br />

rapido (siamo vicini alla stazione),<br />

le sale grandi, le porzioni<br />

abbondanti, i menu degustazione<br />

per ogni tasca o quasi.<br />

Prima di andarvene e pagare il<br />

conto (sui 50-60 euro), scendete<br />

nell’insospettabilmente ricca<br />

cantina-boutique: vi stupirà.<br />

Piazza Cincinnato, 4.<br />

Chiuso domenica e lunedì<br />

a pranzo.<br />

BAIA DEI PESCATORI<br />

02-2619434<br />

L’ambiente, fra reti appese e timoni,<br />

è in perfetto old marina style:<br />

non badateci e fate una bella<br />

scorpacciata di crudo o di corposi<br />

antipasti caldi. Se invece siete da<br />

pasta, toglietevi la voglia di spaghetti<br />

ai frutti di mare da manuale<br />

(cioè da portolano) ma non risparmiatevi<br />

il fritto di paranza: ve<br />

la caverete bordeggiando con 40<br />

euro. Via dei Popoli Uniti, 7.<br />

Chiuso lunedì.<br />

illustrazione: boohstoodio<br />

PESCHERIE<br />

Guardatelo negli<br />

occhi. Qui si compra<br />

pesce senza<br />

sbagliare<br />

PEDOL<br />

02-4692347<br />

La famiglia Pedol è arrivata<br />

in questo mercato comunale<br />

nel ’29, e da lì, di branzino<br />

in branzino, non s’è più<br />

mossa. Un bel godere, nella<br />

loro bottega aperta, il pesce<br />

crudo tagliato al momento,<br />

le bistecche di tonno alte<br />

tre dita, le capesante ciccione<br />

da gratinare. Un po’ meno<br />

il conto, decisamente alto:<br />

sempre meglio però che<br />

il solito nasello surgelato...<br />

Piazza Wagner, 1. Chiuso<br />

domenica e lunedì.<br />

LA NUOVA<br />

CONCHIGLIA<br />

02-315129<br />

Un bel negozio-bancarella in<br />

zona Sempione dove Paolo<br />

Macario espone solo pesce di<br />

prima. In più, se lo avvisate in<br />

anticipo, vi farà trovare le conchiglie,<br />

i misti fritti o gli strepitosi<br />

calamaretti nani belli<br />

puliti e pronti da spadellare.<br />

Prezzi medio-alti.<br />

Via Pier della Francesca, 20.<br />

Chiuso domenica e lunedì.<br />

SPADARI<br />

02-878250<br />

Se i giapponesi impazziscono<br />

per il quadrilatero della moda,<br />

noi preferiamo di gran<br />

lunga quello della gastronomia.<br />

Dove troviamo questo<br />

luogo di culto ittico con ogni<br />

bendidio: non perdetevi l’arrivo,<br />

martedì e giovedì, delle<br />

ceste di gamberoni e scampi<br />

vivi da Mazara del Vallo.<br />

A proposito di moda: qui trovate<br />

il mitico salmone bianco,<br />

versione ipersnob di quello<br />

classico (rosso).<br />

Via Spadari, 4.<br />

Chiuso domenica e lunedì.<br />

URBAN 73


Appassionati di<br />

pelota, e anche di<br />

cibo. Purché basco<br />

74 URBAN<br />

PAIS VASCO<br />

Corrida, sangria e pelota:<br />

è questo il menu servito<br />

alla Taberna Vasca di via<br />

Guintellino 1, all’angolo di<br />

Ludovico il Moro. Infatti, tra<br />

racchette in vimini per lanciare<br />

la “pelota”, appese alle pareti<br />

del locale, e ampie caraffe<br />

di vino traboccanti di frutta<br />

qui si serve un’ottima paella<br />

valenciana nella tipica padellona<br />

arroventata. Ma a farla<br />

da padrone è soprattutto<br />

la corrida, richiamata da decine<br />

di foto di statuari matador<br />

che spiccano un po’ dappertutto.<br />

I proprietari della<br />

Taberna Vasca metterebbero<br />

a tappeto non solo i tori più<br />

infuriati, ma pure le migliori<br />

forchette. La sfida inizia con<br />

un ingresso di ricche tapas<br />

(i nostri antipasti in versione<br />

Zorro), continua con tattiche<br />

vincenti, come i gambas al<br />

ajillo e a la plancha (ovvero<br />

gamberoni all’aglio e alla griglia)<br />

e costillas de cordero<br />

(braciole di agnello), per arrivare<br />

infine al colpo più basso:<br />

l’irresistibile crema catalana,<br />

rivestita di un invalicabile<br />

strato di caramello.<br />

Per chi teme le zanzare che<br />

svolazzano d’estate nel piacevole<br />

pergolato del giardino<br />

(siamo vicini al Naviglio<br />

Grande…), la Taberna offre la<br />

paella d’asporto: pigli e porti<br />

a casa. Ma i poco valorosi<br />

non potranno godere dell’atmosfera<br />

calda, rustica e semplice<br />

che regna in questo locale.<br />

Peccato perché poi, chi<br />

lo sa, tra un cabron e un olé<br />

magari ci scappa qualche piccolo<br />

aneddoto sui trucchi<br />

e i segreti dell’arena raccontati<br />

dal brioso proprietario.<br />

Prezzi medio-alti e accoglienza<br />

solo su prenotazione (tel.<br />

02-819402, chiuso il lunedì).<br />

BEBA MINNA<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» MILANO<br />

CLASSICI, GIAPPONESI E MUSIC<strong>AL</strong>I<br />

OSTERIA DEL P<strong>AL</strong>LONE<br />

02-58105641<br />

Qui, in un bel corner con vista<br />

Naviglio, il calcio è ben presente:<br />

foto d’epoca, quadretti, insegne,<br />

ritagli di giornale.<br />

L’arredamento è caldo e legnoso,<br />

peccato solo per i mini-tavolini,<br />

dove faticherete a mettere<br />

gomiti (attenti al fallo col vicino),<br />

piatti (insalate, panini,<br />

formaggi, salumi con lo stesso<br />

sapore di uno 0-0) e<br />

bicchieri (birre, bibite, cocktail).<br />

Data la folla seral-notturna, se<br />

volete sedervi all’aperto dovrete<br />

attendere... in panchina.<br />

V.le Gorizia, 30.<br />

Sempre aperto.<br />

BLUE NOTE<br />

02-69016888<br />

Mai cenato in un jazz club? Ecco<br />

l’occasione buona: la filiale da<br />

poco aperta in città del celebre<br />

IL GIARDINETTO<br />

02-8393807<br />

Per arrivare ai tavoli (e al giardinetto)<br />

di questa trattoria piacentina<br />

passerete davanti a cucina e<br />

MANGIARE SENZA FILI,<br />

LA PIZZA CON IL MOUSE<br />

Buone pietanze e<br />

rete super veloce.<br />

Per drogati di<br />

internet che, pure,<br />

devono nutrirsi<br />

Mai mangiato pizza navigando?<br />

Mai happy houreggiato chattando<br />

o e-mailando? Bene, da oggi<br />

si può. Non a casa vostra, sciocchini,<br />

ma nel primo locale pubblico<br />

in città dotato di collegamento<br />

internet wi-fi, cioè wireless (insomma,<br />

senza fili!), aperto a tutti<br />

i clienti. Milano fa così un piccolo<br />

passo nella direzione delle maggiori<br />

capitali mondiali, dove la<br />

pratica di connettersi “ad alta velocità”<br />

alla rete via onde radio è<br />

ormai diffusa da tempo.<br />

Al neonato Rosa Antico di viale<br />

Pasubio 14 (tel. 02-6597370),<br />

bar-pizzeria-ristorante-sala da tè<br />

che prende il posto di una birreria<br />

dotata di realtà (ma non birra)<br />

virtuale, basta infatti presentarsi<br />

col proprio portatile, palmare o<br />

cellulare dotato di scheda wi-fi<br />

per potersi collegare liberamente<br />

da tutte le sedie, tutti i tavoli,<br />

tutte le sale (sì, anche dal bagno!),<br />

tutti i 500 mq del locale. E<br />

locale newyorkese. Prima dei<br />

due concerti serali (21 e 23.<br />

30), è possibile infatti sfamarsi<br />

ai tavoli nel parterre o sugli sgabelli<br />

in balconata. Quello che vi<br />

arriverà, quando vi arriverà (prima,<br />

i camerieri devono chiedere<br />

in giro di chi è il piatto), non sarà<br />

però all’altezza di un nome<br />

così storico né del pretenzioso<br />

menu: note stonate i maccheroni<br />

con bocconcini di agnello (cool,<br />

cioè quasi freddi e scotti),<br />

una crema di formaggio molto<br />

fusion (in pratica un semolino),<br />

un medaglione di manzo cotto<br />

in era swing, una terrina di formaggi<br />

teneri dal gusto beeeboh.<br />

Il tutto a prezzi decisamente<br />

free: 7-9 euro i primi, 12-14 i<br />

secondi, 15-20 i vinelli; insieme<br />

al biglietto d’ingresso (fra i 20 e<br />

i 40 euro), dovrete insomma improvvisare<br />

lì per lì una cifretta<br />

hard... da digerire (bop!).<br />

Via Borsieri, 37.<br />

Sempre aperto.<br />

se non possedete ancora tutto<br />

l’armamentario, qui sono a disposizione<br />

(gratis) portatili, tablet<br />

pc, schede e adattatori vari per<br />

permettere a chiunque l’ebbrezza<br />

wi-fi.<br />

Unica condizione per accedere<br />

a questo innovativo servizio,<br />

sbocconcellare o sbevazzare<br />

qualcosa. Meno male che qui<br />

YUME<br />

02-3089045<br />

Fra Gallaratese e imbocco autostrade,<br />

ecco un posticino che<br />

sposa Italia e Giappone con<br />

buon rapporto qualità-prezzo e<br />

un bel giardino estivo. Qui trovate,<br />

oltre a sushi e sashimi (ben<br />

fatti, perfino di astice e aragosta),<br />

cosucce insolite come pesci<br />

o carni teppanyaki (alla piastra),<br />

tobiko (caviale di pesce volante),<br />

sake kawa (pelle di salmone alla<br />

griglia), guance di branzino,<br />

zuppa di tè o gelato di riso. In<br />

più, anche una discreta scelta di<br />

vini e birre (Kirin, ma soprattutto<br />

Menabrea). Via Varesina, 215.<br />

Chiuso lunedì.<br />

c’è solo l’imbarazzo della scelta:<br />

fra aperitivo, cena e dopocena<br />

(chiude alle 2 di notte), il Rosa<br />

Antico propone diverse birre,<br />

un caffè casalingo (preparato<br />

cioè con la classica moka), una<br />

bella selezione di tè, perfino la<br />

fonduta di cioccolato. Ma anche<br />

affettati, formaggi, petti d’anatra,<br />

verdure alla griglia o una<br />

pastaia (una signora, benedetta,<br />

che tira la pasta a mano): è lei<br />

la responsabile di turtei, pisarei<br />

e panzarotti, cioè i piatti forti del<br />

posto insieme a gnocco fritto,<br />

risotto al salto, stracotto d’asina,<br />

trippa, ossobuco o costoletta.<br />

Tutti ruspanti, abbondanti e neppure<br />

pesanti. Conto sui 30-35<br />

euro. Via Tortona, 19. Chiuso<br />

sabato a pranzo e domenica.<br />

CAFFÈ SUDAN<br />

02- 8392547<br />

Un cappuccino buono e cremosissimo,<br />

brioche fresche e vere<br />

(a patto che ci andiate sul presto)<br />

e per pranzo panini atomici<br />

(super nutrienti) o piatti e piattini<br />

vari. Ma la notizia non è questa<br />

e nemmeno i prezzi buoni per<br />

il tutto. La notizia è l’estrema<br />

gentilezza di Roberto, il signore<br />

alla cassa, che saluta, scherza<br />

e fa sempre lo scontrino. Perciò!<br />

Via Bergognone, 47.<br />

pizza light e sottilissima servita<br />

su tagliere ma dal gusto adatto<br />

ai naviganti, cioè peregrino.<br />

Insomma, quasi come stare a<br />

casa: chi vuole presentarsi per<br />

video-chattare in pantofole e<br />

pigiama/baby doll, come cioè fa<br />

di solito in privato, faccia pure.<br />

P.D. SFORNELLI<br />

illustrazione: boohstoodio


76 URBAN<br />

BAR NUOVI<br />

Roma, mangiatela<br />

e bevetela<br />

a occhi aperti<br />

CAFÉ DU JARDIN<br />

06-6785678<br />

Piazza di Spagna? Oh yes: da<br />

qui, per la felicità degli stranieri,<br />

si domina. A tavola però,<br />

la scelta è un tramezzino<br />

(discreto) e un piatto (passabile):<br />

come altrove, pagherete<br />

più il panorama che altro.<br />

E in petrodollari.<br />

V.le Trinità dei Monti, 1.<br />

Chiuso mercoledì.<br />

OPPIO CAFFÈ<br />

06-4745262<br />

Sorpresa: vista stereo su<br />

Colosseo e Fori da un angolo<br />

defilato. Il bar offre pizza, panini,<br />

pasta più che decenti<br />

anche su tavoli esterni da accaparrarsi<br />

prima di mezzogiorno.<br />

Musica live la sera.<br />

Via Terme di Tito, 72.<br />

Sempre aperto.<br />

BARTARUGA<br />

La piazza è un salotto ai limiti<br />

del Ghetto, la fontana tra le<br />

più belle in città. Il posto<br />

smart, tana dei molti artisti<br />

che risiedono in zona, offre<br />

cocktail e sandwich di livello.<br />

Di fronte, un localino dedicato<br />

al prosciutto può aiutare i<br />

più affamati. P.zza Mattei, 7.<br />

Chiuso domenica.<br />

GIANICOLO<br />

06-5806275<br />

Un piccolo pergolato, vera rarità<br />

in città, di fronte all’arco<br />

del Gianicolo. Buen retiro di<br />

professionisti per colazione,<br />

assaltato per il lunch (specialità<br />

sono tisane e sandwich<br />

creativi), ritrovo di boys e<br />

girls monteverdini la sera.<br />

P.le Aurelio, 5.<br />

Chiuso lunedì.<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» ROMA<br />

TAVOLA CON VISTA<br />

Tu mangi. E intorno<br />

hai i migliori angoli<br />

della più bella città<br />

del mondo.<br />

A Roma, a cena<br />

dentro una cartolina<br />

Questo il dilemma: vedere Roma<br />

dall’alto o piuttosto dal basso?<br />

Se la scelta è troppo amletica,<br />

optate per la terza via: guardatela<br />

dall’ombelico. Cioè ad altezza<br />

fianchi (altrui), comodamente seduti<br />

nel mezzo della movida ma<br />

al riparo di una terrazza, una fioriera<br />

o un cristallo, mentre sorseggiate<br />

o sbocconcellate qualcosa<br />

di sfizioso.<br />

Insomma, nel punto più giusto<br />

per godersi il panorama più giusto<br />

di Roma e perché no, dei romani.<br />

Non ci credete? Peccato,<br />

perché la magia dei bar-caffè con<br />

vista è roba così seria che uno di<br />

loro, lo Zodiaco a Monte Mario<br />

(alto sulla città, gran terrazza<br />

estiva), è diventato l’ultimo tappone<br />

del rimorchio-tour per straniere<br />

da parte dei vitelloni doc.<br />

Perché se la Ursula di turno ha<br />

resistito a ogni lusinga precedente,<br />

pensa il vitellone, la bellezza<br />

mozzafiato della Città Eterna la<br />

farà cadere in deliquio all’istante.<br />

Così, forte di tutti i cuori infranti<br />

a colpi di panorami by night, lo<br />

Zodiaco negli anni ha alzato i<br />

prezzi e abbassato drasticamente<br />

la qualità del gelato (il suo must):<br />

tanto che oggi i romani meno vitelloni<br />

(e più manzi?) lo evitano.<br />

E preferiscono invece Campo de’<br />

Fiori, con la vineria e tre bar.<br />

Oppure S. Maria in Trastevere,<br />

due lati zeppi di tavoli e frotte<br />

di posteggiatori che neanche a<br />

I CLASSICI DEL PRANZO-STRUSCIO<br />

CAPITOLINO<br />

06-50918121<br />

La position è privilegiata,<br />

di fronte ai Musei Capitolini<br />

e sul cortile interno del<br />

Campidoglio: dalla terrazzona,<br />

vista a perdita d’occhio su<br />

cupole, ruderi, ville e Roma<br />

(quella vera). Si colaziona e si<br />

spuntina dalle 10 del mattino<br />

fino alle 21 circa: peccato però<br />

che il buffet sia, al contrario<br />

del paesaggio, anonimo.<br />

Il conto, per fortuna, pure.<br />

P.le Caffarelli, 4.<br />

Chiuso lunedì.<br />

ROOF GARDEN<br />

ATLANTE STAR<br />

06-6873233<br />

Er cuppolone, da qui, potete quasi<br />

toccarlo: dalle altane di questo<br />

caffè hoteliero in Prati, infatti, San<br />

Pietro ce l’avete proprio in bocca<br />

accanto alle olivette, ai canapè<br />

di gamberi e al bicchiere di spumante.<br />

Volendo, potete poi trasferirvi<br />

al ristorante (ma solo alla<br />

sera), anche se la cucina non sarà<br />

all’altezza del conto faraonico.<br />

Insomma, meglio stare al bar.<br />

Via Vitelleschi, 34.<br />

Sempre aperto.<br />

Posillipo. O ancora il ficosetto<br />

Caffè delle Arti annesso al Museo<br />

di Valle Giulia, terrazzona d’estate<br />

e vetrate d’inverno ma cucina<br />

così così. Senza contare l’altra<br />

bella eatery museale nella<br />

Galleria di via Nazionale, chiusa<br />

però al momento per restauri.<br />

Comunque sia, non potrete dire<br />

di aver visto (e conosciuto) Roma<br />

se prima non avrete trovato la location<br />

più adatta. Evitando magari<br />

le trappole per turisti costituite<br />

da due piazze-must come<br />

quella del Pantheon (“A rotonna”<br />

per i romani) e piazza Navona,<br />

dove troverete una lunga sequela<br />

for tourist only di bibitazze, gelatozzi,<br />

pastazze, pizzacce, hamburgerazzi<br />

dai sapori finti<br />

e i prezzi fin troppo veri.<br />

Se sotto i 5 euro infatti non vi<br />

potete permettere neppure<br />

un’acqua minerale, preparatevi a<br />

CAFFÈ ROSATI<br />

06-3225859<br />

Poco da fare: piazza<br />

del Popolo è ancora e sempre<br />

il megasalotto di Roma.<br />

Amori e affari si danno il cambio<br />

ai tavoli di questo bar, un<br />

tempo degli artisti e ora di vip<br />

e pseudo-tali, ma anche di tanti<br />

turisti con (tanti) dollaroni.<br />

Qui troverete snack assortiti,<br />

piatti freddi e cioccolata calda.<br />

Preparatevi però a un conto...<br />

da Costanzo Show.<br />

P.zza del Popolo, 5.<br />

Sempre aperto.<br />

pagare un qualsiasi snack come<br />

un pasto completo in un buon ristorante.<br />

Spaventati? Ma no, dai:<br />

per non saper né leggere né scrivere<br />

(ma mangiare e bere, sì), abbiamo<br />

provato a pescare per voi<br />

gli indirizzi più vistosamente goduriosi<br />

e più gustosamente panoramici,<br />

cioè con bella vista<br />

e buon rapporto qualità-prezzo.<br />

Con sorprese-novità tipo<br />

l’Oppio Caffè, techno-bar con<br />

musica live a un metro dal<br />

Colosseo. O, i classici vista-bar,<br />

altane d’hotel dove camerieri<br />

guantati e sussiegosi servono bei<br />

calici appannati e ricchi stuzzichini.<br />

Posti economici? Magari! Qui<br />

però avrete in cambio della bella<br />

sostanza. Compresa una tale cartolina<br />

da farvi scordare anche<br />

il conto (sì, però pagatelo!).<br />

DE LA MINERVE<br />

06- 695201<br />

PAUL DE CELLAR<br />

Roma non sarà Milano, ma<br />

anche qui c’è un mondo fashion<br />

glamouroso e rutilante: ecco<br />

un bar con splendida vista sul<br />

centro e anche sulle modelle che<br />

scendono nell’hotel sottostante<br />

durante le sfilate. Cocktail, snack<br />

di qualità e volendo (ma solo a<br />

cena) anche ristorante alla carta<br />

in ambienti classy. I prezzi?<br />

Slanciati quanto le gambe delle<br />

suddette modelle.<br />

P.zza della Minerva, 63.<br />

Sempre aperto.<br />

illustrazione: longa025_tBDC


ARTE A CENA<br />

Sulla pizza, tutto<br />

quello che volete<br />

“Pizza dallo Zozzo?”<br />

“Cheee?” “Andiamo a mangiare<br />

una fetta di pizza bianca farcita<br />

nel forno di via del Governo<br />

Vecchio.” “Ahhh. Silvano, si<br />

chiama Silvano. Chiamalo così<br />

che nell’altro modo mi dà fastidio.<br />

Sembra sporco...”<br />

Conversazione tipo, fino a un<br />

paio di anni fa, tra madre<br />

e figlia. Il forno di via del<br />

Governo Vecchio non aveva<br />

nome, ma era internazionalmente<br />

riconosciuto come Lo<br />

Zozzone, Zozzo per gli amici.<br />

Un incredibile residuato delle<br />

pizzicherie di una volta, con<br />

le enormi latte di olio di oliva<br />

e tonno che decoravano le pareti,<br />

che vendeva pizza farcita<br />

di ogni ben di dio.<br />

Dalla Nutella alla salsa tonnata<br />

con pomodorini secchi, mozzarella<br />

e speck: Zozzone insomma<br />

più per gli arditi accostamenti<br />

dei ripieni, tutti spontaneamente<br />

scelti in modo masochista<br />

dai clienti a dire il vero,<br />

che per le condizioni igieniche.<br />

Sempre affollato e sempre<br />

incredibilmente generoso, era<br />

davvero un’istituzione a Roma.<br />

Circa due anni fa Zozzone improvvisamente<br />

ha chiuso, scatenando<br />

ansie e depressioni.<br />

Finché ha riaperto a pochi passi<br />

dal vecchio negozio, in via<br />

dell’Arco della Pace 32<br />

(tel. 06 - 68808575). Ora ha<br />

pure un’insegna, Lo Zozzone,<br />

segno che le vulgate metropolitane<br />

sono dure a morire.<br />

In assoluta controtendenza rispetto<br />

ai locali che affollano il<br />

centro di Roma, è rimasto ancora<br />

buono, economico e molto<br />

popolare. Anzi, è pure migliorato:<br />

meno trash nell’impatto e<br />

con tavolini all’aperto. E poi potete<br />

sempre sedervi a guardare<br />

i cornicioni antichi battuti dal<br />

sole anche di domenica.<br />

78 URBAN<br />

LUCREZIA CIPPITELLI<br />

RISTORANTI-BAR<br />

CIRCO E PAPARAZZI, E IN PIU SI MANGIA<br />

IL PAGLIACCIO<br />

06-68809595<br />

Ecco la new entry più intrigante<br />

degli ultimi tempi: l’ex bistrot<br />

Ciabòt risistemato e rinominato,<br />

dove è approdato un acrobata,<br />

cioè uno chef in gamba come<br />

Anthony Genovese. È lui ad aver<br />

impostato con mano felice una<br />

cucina leggera eppure decisa nei<br />

sapori e creativa negli accostamenti:<br />

begli esempi in un bel menu<br />

il delizioso capretto, la variazione<br />

di baccalà, gli antipasti che<br />

mescolano terra e mare. Bello anche<br />

il resto: il servizio curato, il<br />

piccolo cortile con tavoli all’aperto,<br />

la sala non fumatori, la cantina<br />

in progress e il prezzo umanissimo<br />

rispetto all’offerta, sui 40 euro.<br />

Non per niente i gourmet romani,<br />

anche quelli della last generation,<br />

lo hanno già scoperto.<br />

Unico appunto (o merito, secondo<br />

i gusti): i clown in vetro su<br />

ogni tavolo, di un kitsch assolutamente...<br />

circense.<br />

Via Banchi Vecchi, 129.<br />

Chiuso domenica sera e lunedì.<br />

illustrazione: longa025_tBDC »»»» ROMA<br />

TAZIO<br />

06-489381<br />

E voilà un nuovo indirizzo da<br />

lunch: look di tendenza, in posizione<br />

strategica (un salto da<br />

Termini), sotto un comodo<br />

porticato. Dedicato a Tazio<br />

Secchiaroli, il “papà dei paparazzi”,<br />

il locale si propone a due livelli:<br />

champagne bar, cioè posticino<br />

spezzadigiuno con aperitivo<br />

e stuzzico, oppure vero ristorante,<br />

con menu corto e orientato al<br />

monopiatto ma senza rinunciare<br />

ai classici primi. Tutto buono,<br />

con qualche incertezza sui dolci.<br />

Quello però che sembra limitare<br />

l’ingresso alla clientela d’affari<br />

(già dominante) è il prezzo: due<br />

piatti fanno 40 euro, con un bicchiere<br />

alla mescita siamo sui 50.<br />

Però. P.zza Repubblica, 47.<br />

Sempre aperto.<br />

OSTERIA DEL PESCE<br />

06-6865617<br />

Fra i tanti templi del pesce nati<br />

di recente in città, questo ha<br />

scelto la via ammiccante del<br />

finto understatement: tavoli<br />

appiccicati, servizio volenteroso<br />

ma osterioso, atmosfera da<br />

caciara ma in doppiopetto. Ad<br />

attirare la gente, oltre alla moda<br />

del crudo-di-mare, è il banco<br />

da pescheria all’entrata:<br />

quello che sfoggia in effetti è<br />

super, idem i sapori di crostacei,<br />

carpacci, conchiglie che arrivano<br />

in tavola. Ma tutto cambia<br />

appena la cucina... cucina.<br />

E soprattutto quando gli antipasti<br />

cotti vi arriveranno nel<br />

bel mezzo della serie dei crudi,<br />

che poi ripartirà come nulla<br />

fosse, mentre un primo delicato<br />

e aereo sarà disinvoltamente<br />

servito dopo uno piccante.<br />

Roba da trattoria d’una volta,<br />

direte voi. Già: ma con 200 euro<br />

in quelle trattorie avreste<br />

fatto l’abbonamento per tre<br />

settimane. Qui bastano a stento<br />

a coprire il costo di un menu<br />

per due, vini esclusi. In sala,<br />

vedrete il generone capitolino<br />

con credit card oro, professionisti<br />

trendy con relative accom-<br />

Una nuova osteria a<br />

base di cacio. Una<br />

sciccheria di gusto<br />

Ormai è chiaro: la Banda del<br />

Gusto, il primo vero multilocale<br />

(ristorante, shop, pizzeria e wine<br />

bar) di Roma, ci ha preso gusto.<br />

Non contenta del successo, l’orchestra<br />

di professionisti (giovani e<br />

bravissimi) capitanata da Dario<br />

Laurenzi adesso raddoppia e a un<br />

passo dall’indirizzo originale, cioè<br />

in via della Frezza al 16 (tel. 06-<br />

3226273), lancia l’Osteria della<br />

Frezza. E questo accade non per<br />

caso, ma... per cacio.<br />

Già, perché questo sarebbe il primo,<br />

particolare bar à fromage (o<br />

cheese bar, come preferite) della<br />

Capitale, con formula decisamente<br />

singolare: 150 posti a sedere<br />

in più ambienti, un bel bancone<br />

e piccoli tavolini a muro per l’aperitivo<br />

o la sosta pre-cena; sotto<br />

poi, una sala degustazione formaggi<br />

proprio accanto alle celle<br />

per l’affinamento (cioè la stagionatura:<br />

lo capirete dal profumino).<br />

pagnatrici e affini: insomma,<br />

tutta la Roma gastro-presenzialista<br />

più à la page.<br />

Via di Monserrato, 32.<br />

Chiuso a pranzo e domenica.<br />

BISTROT<br />

CASINA DEI PINI<br />

06-44244707<br />

In un quartiere elegante di ville<br />

e villini d’epoca, ecco un piacevole<br />

ristoro nel verde. Al<br />

Bistrot Casina dei Pini troverete<br />

brunch festivo, ogni giorno<br />

piccolo menu a rotazione e poi<br />

tutto ciò che serve per breakfast<br />

(apre alle 10 del mattino)<br />

e mini lunch. Il Bistrot si presta<br />

anche a party e feste, e infatti<br />

è già diventato un bel punto di<br />

riferimento in zona.<br />

D’estate, fino alle 2 di notte,<br />

fate attenzione al gustoso optional<br />

del caffè con granita, alla<br />

sicula. Prezzi corretti, pubblico<br />

di giovanotti e giovanotte<br />

smart.<br />

V.le Villa Massimo, 8.<br />

Sempre aperto.<br />

E LA BANDA DEL GUSTO<br />

VINCE COL FORMAGGIO<br />

La cheese parade a disposizione<br />

è impressionante: circa 160 varietà,<br />

contornate da una trentina di<br />

super-salumi selezionatissimi. La<br />

cucina poi sforna piatti da vera<br />

osteria come frittini di cervella alla<br />

carbonara, “antiche” polpette<br />

di bollito, frittate, tortino di aliciotti<br />

alla parmigiana. Ma c’è anche<br />

una discreta scelta di panini.<br />

Il bello è che, con una trovata a<br />

metà strada tra i cicchetti veneziani<br />

e le tapas iberiche, al banco<br />

o ai mini tavoli potrete avere per<br />

uno-due euro al pezzo miniassaggi<br />

di quasi tutti i piatti ordinabili<br />

a tavola in formato king size.<br />

Capito perché, malgrado l’apertura<br />

in sordina, l’Osteria è già un<br />

successone, assalita com’è dall’ora<br />

del primo aperitivo fino a tarda<br />

notte (chiude alle 2)? I prezzi?<br />

Una cenetta da tre portate viene<br />

sui 25 euro, un grand plateau di<br />

formaggi 13. La cantina è... sterminata<br />

come è g(i)usto e tra mescita<br />

e bottiglie, perfetta per ogni<br />

tasca e ogni possibile abbinamento<br />

vin-formaggioso.<br />

PAUL DE CELLAR


80 URBAN<br />

A TAVOLA<br />

Pizzeria storica,<br />

pizzeria per<br />

studenti e birra<br />

per tutti<br />

PIZZERIA CAPRI<br />

051-467957<br />

Un vero pezzo di storia di<br />

pizza (23 anni!) dalle parti<br />

di S. Lazzaro: qui la trovate<br />

gustosa ma non enorme,<br />

insieme a servizio veloce e<br />

cortese e pure una sala non<br />

fumatori. Buono anche<br />

il pesce, che d’estate potete<br />

consumare fuori. Per due<br />

pizze con bibite e caffè<br />

spenderete 21 euro: roba<br />

da capri...ole. Via Lidice, 2.<br />

Chiuso lunedì.<br />

ANTICA CAFFETTERIA<br />

CONTAV<strong>AL</strong>LI<br />

051-268395<br />

Prima c’era uno dei cinema<br />

più noti della vecchia<br />

Bologna, da un po’ invece<br />

questa osteria molto caratteristica<br />

e molto Sixties, frequentata<br />

da universitari sgranocchianti<br />

panini (buonini) e<br />

sbevazzanti birre e bibitone,<br />

sicuramente più assortite.<br />

D’estate, potete stare anche<br />

all’aperto. Via Belle Arti, 2.<br />

Chiuso lunedì.<br />

G. AND G.<br />

051-223429<br />

Qui, è pizzuniversitaria. Nel<br />

senso che i giovani studenti<br />

seduti ai tavoli sono la larga<br />

maggioranza: lo si nota perché<br />

il posto è piccolino, anche<br />

se accogliente. A chi si<br />

siede viene subito servito<br />

(gratis, prima dell’ordinazione)<br />

un paniere con spicchi di<br />

pizza fumante, e già questa<br />

sorpresa mette di buon umore<br />

ogni avventore. Per pizza<br />

(niente male), bevande e caffè<br />

calcolate sugli 8-10 euro.<br />

Via San Vitale, 45/a.<br />

Chiuso venerdì.<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» BOLOGNA<br />

LA VECCHIA B<strong>AL</strong>ERA,<br />

CUCINATA PER BENE<br />

Mangiamo o balliamo?<br />

Beh, l’importante<br />

è che poi mangiamo.<br />

A Bologna<br />

Questione di gusti: c’è chi preferisce<br />

ballar mangiando e c’è chi<br />

preferisce mangiar ballando. In<br />

tutti e due i casi però (uguali solo<br />

in apparenza), è sempre la musica<br />

a farla da padrona: come sottofondo<br />

soft o sparata a tutto volume,<br />

genere lounge piuttosto che<br />

techno, è lei che accompagna regolarmente<br />

i pasti o gli snack<br />

consumati nelle risto-disco in città<br />

o appena fuori. È così: ormai<br />

anche ai bolognesi piace sempre<br />

più abbuffarsi e sgambettare sotto<br />

lo stesso tetto, spesso di stelle.<br />

E poco importa se magari si<br />

mangia poco o così così, spendendo<br />

spesso e volentieri delle<br />

discrete cifrette: l’importante è<br />

sgranchire gambe e stomaco in<br />

un colpo solo. Specie con la bella<br />

stagione, quando la relativa<br />

pochezza di ristoranti con tavoli<br />

all’aperto invoglia di più a scegliere<br />

la discoteca open air con<br />

ristorante incorporato.<br />

Qualche esempio? I quattro<br />

locali più estivi e gettonati di<br />

Bologna città (cioè Baia delle<br />

Stelle e Fresh) e fuori (Baraonda<br />

di Rastignano e Le Favole di S.<br />

Pietro in Casale), dove trovate<br />

piatti tradizionali di pasta (sì,<br />

anche le vostre amate lasagne)<br />

o carni ma in preparazioni fresche<br />

e leggere, pensate per<br />

combattere il caldino afosumido<br />

di questo inizio estate. Ma non<br />

temete, ci sono anche pizze, affettati,<br />

formaggi e anche bei menu<br />

vegetariani.<br />

E perfino, se proprio volete fare i<br />

gourmet a tutti i costi, speciali se-<br />

rate a tema culinario. Sì, ma a che<br />

prezzi? Non illudetevi, non certo<br />

risparmiosi: tutti però sono all inclusive,<br />

cioè con ingresso + cena.<br />

Così almeno, vi risparmiano la fatica<br />

di chiedere il conto a fine<br />

pasto. Dulcis in fundo, gli orari:<br />

in tutti questi posti la cucina<br />

chiude al più presto a mezzanotte,<br />

al più tardi alle 2.30: i John<br />

Travolta più incalliti, nottambuli<br />

e... affamati sono avvisati.<br />

CARLO FRASSOLDATI<br />

PRIMO E SECONDO IN UN GIRO DI V<strong>AL</strong>ZER<br />

BAIA DELLE STELLE<br />

338-1501000<br />

Qui il mangiarballando è sacro,<br />

perdipiù con musica live se siete<br />

stanchi della pista. Il risto-disco<br />

bello ampio è aperto (all’aperto)<br />

dalle 21.30 alle 24, la pizzeria<br />

con forno a legna fino alle 2.30.<br />

Menu più o meno fisso con paste,<br />

carni, salumi, formaggi così così:<br />

nel prezzo, 25 euro ingresso<br />

compreso (20 lunedì e sabato),<br />

anche acqua, vino e... amarino.<br />

Via Agucchi, 126. Chiuso<br />

martedì, giovedì e domenica.<br />

FRESH<br />

339-2115533<br />

La cucina ballante (e con pianobar!)<br />

qui si gusta fino a mezzanotte<br />

ai bordi di una grande piscina.<br />

Il menu è fisso ma corposo<br />

(antipasto, 2 primi, 2 secondi,<br />

contorno, acqua e vino), con piatti<br />

evergreen ma sciapetti tipo<br />

penne speck e zucchine o straccetti<br />

rucola e grana. Ingresso e<br />

cena a 20 euro lunedì e sabato,<br />

25 il venerdì. Via dell’Aeroporto,<br />

36/7. Aperto lunedì, venerdì e<br />

sabato.<br />

BARAONDA<br />

051-6260271<br />

Voglia di carne fresca? No, non<br />

da stringere fra le braccia, ma<br />

da stritolare sotto i denti:<br />

all’Angolo Tortuga affettati seri<br />

(anche il Patanegra spagnolo),<br />

belle grigliate, banderillas di filetto<br />

sono le specialità insieme<br />

a saporite paste fatte in casa<br />

(da sfogline ballerine?) e una<br />

bella scelta di vini.<br />

Rastignano, via Serrabella 1.<br />

Aperto mercoledì, venerdì<br />

e sabato.<br />

LE FAVOLE<br />

335-8011212<br />

Mai sognato di ballare sui tavoli?<br />

Qui finalmente potete farlo<br />

grazie a varie cover band dal<br />

vivo. Prima o dopo aver consumato<br />

il vostro lauto pasto (la<br />

cucina chiude a mezzanotte) di<br />

lasagne, tortelloni, filettoni o<br />

pescioni (ma anche insalatone).<br />

Per il conto, prevedete sui 25<br />

euro circa.<br />

San Pietro in Casale, via<br />

Coccaro 9. Aperto martedì<br />

e venerdì.<br />

illustrazione: www.joffr.net


illustrazione: www.joffr.net<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» TORINO<br />

LA PIOLA RESISTE,<br />

VINO E TRADIZIONE<br />

Oggi, nell’evo post<br />

moderno si chiamano<br />

wine bar. Ma la vecchia<br />

piola piemontese<br />

è un’altra cosa.<br />

E c’è ancora<br />

C’era una volta, tanto tempo<br />

fa, la piola: una semplice osteria<br />

dove bere vino gagliardo,<br />

giocare a carte e mangiare a<br />

prezzi abbordabili piatti “leggeri”<br />

come carpione, acciughe<br />

al verde, tomini elettrici (no,<br />

senza scossa), peperoni arro-<br />

IL TORCHIO<br />

011-740246<br />

Nascosta nelle viuzze del<br />

Campidoglio, ecco una piola da<br />

ola aperta dalle otto a mezzanotte:<br />

gestione familiare, pochi<br />

piatti ma buoni e tanti vini, anche<br />

sfusi. Nel menu (scritto sulla<br />

lavagna) spiccano insalata ricca<br />

di orzo, misto di salumi e formaggi,<br />

penne con caponata e<br />

arrosto di lonza (5 euro a portata,<br />

portate gli amici!).<br />

Via Rocciamelone, 7.<br />

Chiuso domenica.<br />

sto. E, pensate un po’, alla piola<br />

andavano tutti, giovani e<br />

vecchi, operai e artigiani, pensionati<br />

e militari, giocatori di<br />

bocce e intellettuali, regolarmente<br />

impegnati in epiche<br />

partite ma soprattutto epiche<br />

bevute.<br />

Quante piole rimangono oggi?<br />

Bella domanda. Molte sono<br />

diventate locali trendy, altre<br />

sofisticati wine bar, parecchie<br />

sono semplicemente scomparse.<br />

Qualche buona piola però<br />

resiste, adeguata ai tempi e<br />

alla clientela più giovane ma<br />

inalterata nelle caratteristiche:<br />

bancone per la mescita del vi-<br />

S<strong>AL</strong>UMI, FORMAGGI E BUONE CANTINE<br />

CIRCOLO DE AMICIS<br />

011-8191422<br />

È un circolo Arci questa piolosteria<br />

con dehor, calciobalilla<br />

(sì: calciobalilla!), mescita di vini<br />

e birra autoprodotta. La cucina<br />

è tradizionale: ottimo l’antipastone<br />

misto piemontese,<br />

notevoli lo stinco, il lardo di<br />

Moncalieri e i formaggi. La domenica<br />

merenda sinoira dalle<br />

17.30. Per il conto preparate<br />

sui 20 euro.<br />

Corso Casale, 134.<br />

Chiuso lunedì.<br />

no, autentica cucina tradizionale,<br />

tavolacci in legno, cortile<br />

o giardino con topia (cioè il<br />

pergolato di vite) sotto cui<br />

consumare la merenda sinoira<br />

di domenica pomeriggio.<br />

Quello però che differenzia<br />

sempre e comunque la piola<br />

dal wine bar moderno è la gestione,<br />

quasi sempre familiare,<br />

e il conto sempre abbordabile.<br />

Se fuori Torino, specialmente<br />

nelle Langhe, di original piole<br />

ne trovate di più, in città<br />

la scelta non è malaccio.<br />

Siete in caccia di sapori genuini<br />

e ambiente informale?<br />

Andate tranquilli alle Antiche<br />

CANTINE BARBAROUX<br />

011-535412<br />

Passati i bei tempi di Dante che<br />

mesceva il vino in questa piola<br />

centenaria... Se le vecchie salette<br />

e la cantina bella fresca rimangono<br />

intatte, servizio e cucina<br />

vanno invece sul modaiolo:<br />

camerieri funkettoni, musica improbabile,<br />

rucola ovunque.<br />

Unica certezza i taglieri di formaggi<br />

e salumi (9 euro). Carta<br />

dei vini dignitosa.<br />

Via Barbaroux, 13/f.<br />

Chiuso domenica.<br />

Sere di via Cenischia, una vera<br />

osteria d’antan dove sarete accolti<br />

come in casa di amici.<br />

Nel cuore del Campidoglio trovate<br />

invece Il Torchio, autentica<br />

vineria old style con buona<br />

cucina, frequentata da un pubblico<br />

giovane. Altre valide piole,<br />

oggi circoli ricreativi di moda,<br />

resistono sul lungo fiume<br />

o in collina: Gli Imbianchini in<br />

Borgo Po, le Cantine Risso e<br />

il Circolo De Amicis in corso<br />

Casale, le bocciofile di<br />

Cavoretto come la Familiare<br />

e il Mossetto. E adesso, impiolatevi<br />

pure.<br />

CRISTINA LATTUADA<br />

CIRCOLO MOSSETTO<br />

011-5213626<br />

Roba d’altri tempi: dentro gli anziani<br />

giocano a carte, fuori corrono<br />

le bocce o ci si rilassa sotto il<br />

pergolato. Anche la cucina è<br />

quella, povera e autentica, di una<br />

volta: acciughe con la verza, salame,<br />

vitello tonnato, coniglio, trippa,<br />

minestrone, zuppa di fagioli e<br />

agnolotti. Da bere, anche Barbera<br />

e Arneis sfusi. Pasto completo a<br />

15 euro, ma urge tessera Arci.<br />

Lungo Dora Agrigento, 16.<br />

Chiuso lunedì.<br />

BUONI POSTI<br />

Indonesia per tutti,<br />

la cucina delle<br />

ragazze e la<br />

“gayneria”<br />

BERBEDA<br />

011-284411<br />

Il nome significa diverso in indonesiano:<br />

infatti è sia (bel) ristorante,<br />

brasserie, wine bar<br />

da aperitivi e meeting point<br />

notturno. Con arredi quasi<br />

sontuosi, cortiletto sciccoso,<br />

piatti sfiziosi (filetto crudo con<br />

salsa di nocciole o risotto di<br />

alghe in tempura di gamberi<br />

e asparagi), dolci e formaggi<br />

golosi. Conto da 20-25 euro<br />

in su. Corso Verona, 15/c.<br />

Sempre aperto.<br />

LE VITEL ETONNÉ<br />

011-8124621<br />

È un ristorantino dal nome<br />

simpatico gestito da sole femmes,<br />

simpatiche e competenti.<br />

La cantina, ben fornita, si può<br />

anche visitare per scegliere la<br />

bottiglia. I piatti? Interessanti<br />

(sui 5-8 euro): un vitello tonnato<br />

étonnante (con quel nome,<br />

ci mancherebbe), un bel roastbeef<br />

al fieno, una terrina d’anatra<br />

charmante. Slurp di merito<br />

per dolci, gelati e sorbetti.<br />

Via San Francesco da Paola,<br />

4. Chiuso mercoledì sera<br />

e domenica sera.<br />

ZI BARBA<br />

011-658391<br />

Sembra di essere a Parigi.<br />

Invece è la prima gayneria,<br />

cioè vineria gay, in città (gli<br />

etero? Sono i benvenuti) dove<br />

bere etichette medie a<br />

prezzi onesti (2-3 euro al calice)<br />

insieme a taglieri, frittate,<br />

gnocchi, pennette e sformati<br />

di riso. A mezzanotte<br />

spuntini con crêpes, panini e<br />

piadine (3 euro), ambiente<br />

tranquillo, servizio friendly.<br />

Via Silvio Pellico, 13.<br />

Chiuso lunedì.<br />

URBAN 83


testo: Lia Celi / illustrazione: Annalisa Pagetti<br />

In quest’era dominata da pidocchi rifatti, mosche cocchiere,<br />

pulci ammaestrate e parassiti vari, la zanzara<br />

andrebbe riabilitata. Se non altro, per la sua costanza.<br />

Gasata, schiacciata, arrostita, diffamata, accusata perfino<br />

di diffondere l’Aids, mai si è persa d’animo, e ogni estate<br />

torna a farci scontare la colpa di averle appioppato il nome<br />

scientifico di “Culex Pipiens” - perché, ammettiamolo,<br />

se qualcuno ci avesse chiamato così, anche noi vorremmo<br />

bere il suo sangue. Non ci resta che allestire la solita<br />

contraerea di zampironi, magari rafforzata con qualcuna<br />

delle nuove armi intelligenti decantate dagli spot. Ecco<br />

le tattiche più diffuse per impedire alle mujahiddin alate<br />

di violare la no-fly-zone di casa nostra.<br />

L’APPROCCIO TECNOLOGICO<br />

Di ordigni in grado di sterminare la razza umana è pieno<br />

il mondo, ma l’arma finale contro lo Zanzaristan, lo statocanaglia<br />

che terrorizza l’umanità durante la stagione calda,<br />

è ancora un sogno perfino al Pentagono. Attualmente<br />

il massimo che la scienza può offrire sono apparecchi<br />

dissuasori ad ultrasuoni, da usare con estrema cautela:<br />

se manchi di un pelo la frequenza giusta, non dovrai più<br />

preoccuparti delle zanzare solo perché sarai troppo impegnato<br />

a sfuggire all’orda di cani impazziti che ti invaderà<br />

il salotto. Ma, pur coi loro limiti, questi aggeggi sono<br />

sempre meglio degli spietati dispositivi in uso in certi<br />

ristoranti con giardino, sorta di trappole luminose che<br />

attirano gli insetti e li inceneriscono, con relativo “fizzzz”<br />

e odore di cadaverino bruciato. Cose che alle anime meno<br />

sensibili possono anche far piacere quando la vittima<br />

è una zanzara piccola e maligna, ma se, come capita più<br />

spesso, il malcapitato è un grosso e ingenuo falenone,<br />

l'effetto sui nervi alla lunga diventa insostenibile anche<br />

per i non animalisti. Locali simili sono decisamente sconsigliati<br />

in occasione di cenette romantiche, a meno che il<br />

vostro partner non sia un pezzo grosso del Ku-Klux-Klan.<br />

L’APPROCCIO SPORTIVO<br />

L’equipaggiamento è alla portata di tutti: ciabatta, giornale<br />

arrotolato, paletta di plastica vintage, o addirittura<br />

le nude mani. Alcuni preferiscono l'appostamento<br />

silenzioso, altri la tecnica “shock and awe”, ma il più diffuso<br />

è lo stile Polifemo, ovvero correre imprecando per<br />

casa colpendo alla cieca. Per tutti c’è la soddisfazione<br />

di affrontare il nemico in uno scontro leale e di mostrare<br />

agli amici, con l’orgoglio del Grande Cacciatore Bianco,<br />

il muro disseminato dei minuscoli, sanguinosi trofei di<br />

tanti scontri vittoriosi. Metodica cruenta, ma a basso<br />

impatto ambientale in quanto non comporta dispersione<br />

di sostanze nocive (unico problema, l’inquinamento acustico<br />

causato dai “ciac” e dalle grida di giubilo a ogni<br />

colpo fortunato), spiaccicare le zanzare può diventare<br />

un salutare esercizio per muscoli e riflessi: pare che l’invincibilità<br />

tennistica delle sorelle Williams si sia<br />

URBANSATIRA<br />

QUIINZANZARISTAN<br />

NOI LE CHIAMIAMO PIPIENS. E loro ci pungono, è comprensibile, una reazione umana, tipica delle zanzare. Ma siamo solo a giugno,<br />

la guerra muove i suoi primi passi. Prima di settembre avrete dato fondo a tutte le strategie possibili e immaginabili per liberarvi di loro.<br />

Senza riuscirci, ovviamente. Perché quelle sono zanzare, sì, mica sceme. Comunque, ecco qualche istruzione semiseria per il massacro<br />

forgiata in lunghe serate di caccia all'insetto nella loro<br />

villa in California.<br />

L’APPROCCIO ECOLOGISTA<br />

Quando ci si accorse che gli insetticidi ormai lasciavano<br />

indifferenti le zanzare ma in compenso facevano venire<br />

le convulsioni al canarino, il mitico piretro, protagonista<br />

della flit-parade anni ’70, fu scalzato dalla simpatica<br />

e innocua citronella, nelle più varie formulazioni.<br />

Particolarmente efficaci le lozioni, il cui potere insettifugo<br />

si basa su un principio elementare: così unto e puzzolente<br />

di limone muffo, nessuno ti vorrebbe toccare neanche<br />

con una canna da pesca, figuriamoci con un pungiglione<br />

di pochi millimetri. La ciotolina con la candela alla citronella<br />

è diventata un must sui tavoli dei locali all’aperto,<br />

anche se purtroppo molti la scambiano per salsa guacamole<br />

e ci intingono le patatine. C’è anche chi ha tentato<br />

di combattere il perfido dittero con la lotta biologica, ma<br />

senza risultato. La zanzara non ha nemici naturali: il fatto<br />

di tormentare il nemico comune, l’uomo, le ha guadagnato<br />

la simpatia unanime di animali e vegetali, che tifano<br />

tutti per lei. Le piante insettivore si limitano a sorriderle,<br />

e se si impiglia inavvertitamente in una ragnatela, il padrone<br />

di casa in persona le libera con tante scuse.<br />

La strategia “biologica” più sicura è invitare a casa per<br />

tutta l’estate un amico dal sangue notoriamente dolce<br />

e sperare che le zanzare preferiscano lui.<br />

URBAN 85

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