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<strong>TUTTI</strong> <strong>AL</strong> <strong>FIUME</strong><br />
ITINERARIO SPECI<strong>AL</strong>E: IL CINEMA CHE SI BUTTA NEL TEVERE<br />
LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa - 02.06.03 - EURO zero<br />
BANDITI A MILANO<br />
I CRONISTI DI NERA RACCONTANO: IL ROMANZO DELLA CITTÀ NOIR<br />
FETISH G<strong>AL</strong>LERY<br />
ARTE A BOLOGNA: QUESTO PAZZO PAZZO MONDO BIZZARRO<br />
istruzioni per l’uso! una guida straordinaria per milano, roma, bologna e torino<br />
#19<br />
SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO
SOMMARIO|GIUGNO<br />
11URBAN VOCI<br />
12 COM’ERA NERA MILANO<br />
16 MORGAN NELL’APPARTAMENTO<br />
18UN <strong>FIUME</strong> DI CINEMA<br />
22 PAZZI <strong>AL</strong> VOLANTE<br />
25 BIZZARRO, IL MONDO<br />
30MY NAME IS FORTUNA<br />
33 ARTISTA A ROTELLE<br />
37 ARTISTI & CITTÀ: DONATELLA DI CICCO<br />
41LIFE IN THE PARK<br />
51URBAN GUIDA<br />
MUSICA 52<br />
MEDIA 55<br />
69 LIA CELI: IL MORBO DELLA ZUCCA PAZZA LIBRI 57<br />
FILM 58<br />
85 LIA CELI: SUMMER IN ZANZARISTAN<br />
URBAN Mensile - Anno 2, Numero 19 - 02.06.03<br />
direttore responsabile: <strong>AL</strong>ESSANDRO ROBECCHI<br />
alessandro@urbanmagazine.it<br />
art direction: <strong>AL</strong>DO BUSC<strong>AL</strong>FERRI<br />
aldo@urbanmagazine.it<br />
caporedattore: ANDREA DAMBROSIO<br />
andrea@urbanmagazine.it<br />
redazione: ISIDE CASU<br />
iside@urbanmagazine.it<br />
SARA TEDESCHI<br />
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segreteria di redazione: DARIA PANDOLFI<br />
daria@urbanmagazine.it<br />
(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />
presidente: IVAN VERONESE<br />
general manager: MARCO BOLANDRINA<br />
sales manager Italia: AUGUSTA ASCOLESE<br />
key account: <strong>AL</strong>FONSO P<strong>AL</strong>MIERE<br />
SERGIO PAGANI<br />
traffic: PAOLA MARTINI<br />
distribuzione: DEA s.r.l. (tel.02 66223316)<br />
fotolito: BODY&TYPE<br />
via San Calocero 22, 20123 Milano<br />
stampa: CSQ (centro stampa quotidiani),<br />
via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />
L’importanza di piacere ai francesi. Lo strano passaggio<br />
di carte in un bar parigino e la voglia (matta) di sparare<br />
Biscazzieri e capimafia, gangster e bande. Milano era<br />
una città davvero nera, una piccola Las Vegas con la<br />
Madonnina. <strong>Urban</strong> ha chiesto ai cronisti di nera della<br />
città di raccontare quei tempi, fatti e misfatti. Brutte<br />
storie di brutta gente, e il mestiere di raccontarle<br />
Hurrà, si naviga sul Tevere! Tra barche, argini e citazioni,<br />
abbiamo fatto un viaggio sul fiume di Roma. E su tutti i<br />
film che ci girano intorno. Chiare, fresche, dolci acque?<br />
Non proprio, ma un’enciclopedia del cinema sì, quella<br />
nel Tevere ci sta a pennello. Buona visione<br />
Bologna, una galleria d’arte un po’ estrema. La sua<br />
storia e i suoi scaffali, i suoi inventori.<br />
Gita sotto i portici alla ricerca di arte un po’ fetish<br />
Professione: attor giovane. Con due film da protagonista,<br />
un avvenire dietro la macchina da presa e un passato<br />
di patatine fritte. Corrado Fortuna, I suppose...<br />
Ed Templeton. Da guru dello skateboard ad artista famoso.<br />
Chiacchierata tra disegni, mostre, fotografie e<br />
quel tappeto volante per giovani che si chiama skate<br />
Una modella, un fotografo, un parco parigino. E tutti<br />
gli ammiccamenti del caso. Perché l’estate, comunque<br />
vada... Esplorazione en plein-air<br />
TEATRO 60<br />
ARTE 63<br />
SHOPPING 65<br />
CLUB 67<br />
Editore: URBAN IT<strong>AL</strong>IA srl<br />
via Tortona 27, 20144 Milano<br />
telefono 02/42292141 - fax 02/47716084<br />
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Per la pubblicità:<br />
URBAN PUBBLICITÀ +39 02 42292141<br />
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Copertina:<br />
Il tevere come non l’avete mai visto<br />
foto Gianni Troilo<br />
BAR E RISTORANTI:<br />
MILANO 73<br />
ROMA 76<br />
BOLOGNA 80<br />
TORINO 83<br />
URBAN 7
illustrazione: Mark Rayden courtesy Mondo Bizzarro Gallery<br />
URBAN VOCI<br />
PERSI, NON PERDUTI<br />
LETTERE<br />
L’ATROCE GRIDO<br />
Cari di <strong>Urban</strong>,<br />
nel vostro articolo (Uccellacci e uccellini, <strong>Urban</strong> 15) vi<br />
siete dimenticati di dire una cosa: che le sirene ad alta<br />
frequenza utilizzate per allontanare (?) gli storni sono<br />
micidiali per gli umani, cosa a cui gli animalisti cerebrolesi<br />
non hanno voluto pensare. Ho recentemente seguito<br />
un corso di formazione in un ufficio accanto a un’alberata<br />
di platani e vi assicuro che ascoltar lezioni con<br />
l'Atroce Grido dell’Uccello Padulo nelle orecchie è un’esperienza<br />
pari a un soggiorno alla Lubianka.<br />
Marco Pasquali, Roma<br />
Delle sirene anti-storni no, non sapevamo. Solidarietà<br />
per le orecchie. D’accordo: viva i gabbiani.<br />
SENZA POLEMICHE<br />
Cari <strong>Urban</strong>i,<br />
senza polemiche e chiedendo per piacere, posso avere il<br />
numero di telefono della signorina in copertina sul numero<br />
scorso?<br />
Andrea, Milano<br />
Senza rancore, no.<br />
FORZA LUPI<br />
Caro <strong>Urban</strong>,<br />
ho letto l’intervista a Italo Lupi (<strong>Urban</strong> 18) e vorrei ringraziarlo,<br />
oltre che per l’intelligenza diffusa (merce rara...)<br />
anche per un paio di immagini. Tipo “le gazzelle di<br />
periferia che vengono in centro e leggono il giornale”, o<br />
per le “belle facce orobiche” degli operai edili in<br />
Montenapoleone. Piccolezze, sì. Però ci ho ritrovato il<br />
clima di quella Milano che tutti si sforzano di farci pensare<br />
sparita e passata, mentre – a saperla vedere – c’è<br />
ancora, vive, cammina e percorre la città. Grazie.<br />
Veronica Sezzi, Milano<br />
GIUGNO 19<br />
Hanno scritto, disegnato,<br />
scattato foto, pensato,<br />
suonato, ballato,<br />
e mangiato con noi<br />
questo mese:<br />
È un mese strambo, giugno, o almeno così ci piace pensare,<br />
una specie di confine tra l’estate conclamata e il<br />
gusto dell’attesa. La città si adegua: ancora non si<br />
svuota, ma è come se. Intanto – non per vantarci, ma<br />
forse sì, un pochino, perché no? – avete in mano un<br />
<strong>Urban</strong> un po’ più grasso, 88 pagine, record stagionale e<br />
primato personale. È così che va il mondo, gente: le navigazioni<br />
difficili sono le più divertenti, e allora ci allarghiamo.<br />
Più servizi, più pagine, più cose da dire.<br />
Sempre nella linea dell’esplorazione, perché qui, a dispetto<br />
della logica e della geometria, siamo convinti<br />
che il tragitto più breve tra un punto e un altro punto<br />
è l’arabesco. E dunque eccoci: ci siamo addentrati nelle<br />
storie nere di una città che fu molto noir, Milano. Che<br />
aveva banditi cattivi che qualcuno scambiava per romantici.<br />
Appena un minuto prima di buttarci a fiume.<br />
Giriamo i ringraziamenti a Mastro Lupi. Ma il complimento<br />
raggiunge anche noi, indirettamente, e dunque... siamo<br />
onorati.<br />
ME LA TIRO<br />
Cari di <strong>Urban</strong>,<br />
in un bar milanese che non vi dico, preparano un panino<br />
che si chiama “Me la tiro”. Sono pure simpatici, affabili e<br />
carini. Il panino è pure buono (cotto, asparagi, maionese<br />
e chissà che altro), ma – porca miseria – si chiama proprio<br />
“Me la tiro”. Due ipotesi. È un piccolo segno della<br />
fine del mondo? O uno sconsolante segnale che Milano<br />
jorunn aarseth<br />
sandro avanzo<br />
silvia ballestra<br />
rachel bank<br />
eddi berni<br />
luca bernini<br />
alexio biacchi<br />
blue blanco<br />
boohstoodio<br />
antonello catacchio<br />
leonard catacchio<br />
lia celi<br />
cesare cicardini<br />
lucrezia cippitelli<br />
selvaggia conti<br />
alberto crespi<br />
michela crociani<br />
alessandro de angelis<br />
brice debray<br />
paul de cellar<br />
angelo di marco<br />
johnny drill<br />
carlo frassoldati<br />
paolo giovanazzi<br />
camilla invernizzi<br />
cristina lattuada<br />
davide longaretti<br />
Perché il Tevere ci fa fare un tuffo al cinema, in quel cinema<br />
italiano di ieri e di oggi che intorno al fiume è<br />
cresciuto e ha raccontato le sue storie. E poi c’è l’attor<br />
giovine, il cantante, i pazzi sulle macchine fatte a mano<br />
che si scapicollano per le discese urbane che diedero<br />
gloria a piloti d’antan. E ancora: la galleria d’arte “estrema”<br />
e lo skater diventato artista, che prima era artista<br />
delle rotelle e ora senza.<br />
Di tutto un po’, seguendo il filo della curiosità e dei<br />
percorsi urbani. Con quella sensazione un po’ inquieta<br />
e molto dolce dell’essersi persi senza essere perduti.<br />
Qui, nel labirinto, ci si perde e ci si ritrova spesso. È<br />
questo il bello, e speriamo che piaccia anche a voi.<br />
Buona lettura.<br />
manuel mathez<br />
beba minna<br />
annalisa pagetti<br />
cecilia rinaldini<br />
sonia sartori<br />
emma jane scarpa<br />
p.d. sfornelli<br />
squaz<br />
yoshiko tange<br />
<strong>AL</strong>ESSANDRO ROBECCHI<br />
alessandro@urbanmagazine.it<br />
rimarrà per sempre, inguaribilmente, nei secoli dei secoli,<br />
scema come Milano?<br />
Edoardo Perri, Milano<br />
Caro Edoardo, le due ipotesi non sono in contraddizione<br />
e possono convivere, anche se la seconda mi sembra più<br />
probabile.<br />
L’ASSENZIO (E LE ASSENZE)<br />
Dear <strong>Urban</strong>,<br />
ti seguo con curiosità, ti cerco, ti trovo e ti leggo e mi<br />
piaci. Ogni tanto, però, metti sconforto. da te apprendo<br />
che torna di moda l’assenzio. Nel dirlo, con il solito tono<br />
leggero, citate com’è ovvio Verlaine, Rimbaud e<br />
Baudelaire. Poi dite che oggi se lo bevono a garganella<br />
e lo citano in libri e canzoni Morgan e Pinketts. Dico, va<br />
bene l’assenzio, ma non potrebbero “tornare di moda”<br />
anche Verlaine, Rimbaud e Baudelaire?<br />
Alina Limiti, Bologna<br />
Cara Alina, apprezziamo il paradosso. Però giù le mani<br />
da Morgan e Pinketts, che sono amici nostri (gente<br />
che litri di assenzio li reggerebbe come noi la gazzosa).<br />
E poi, seguendo il tuo ragionamento, perché non<br />
torna anche il can-can, la belle époque e quei fantastici<br />
vellutati bordelli d’epoca napoleonica dalle parti<br />
di Pigalle? Non si può avere tutto, cara. Ma un po’<br />
d’assenzio sì.<br />
A.R.<br />
Le vostre lettere sono sempre un po’ lunghe e ci<br />
costringono a crudeli tagli. Se avrete la compiacenza di<br />
mandarci lettere e non papiri, noi ci andremo più piano,<br />
con le forbici. Per scriverci, comunque, l’indirizzo è:<br />
URBAN, via Tortona 27, 20144 Milano / e-mail:<br />
redazione@urbanmagazine.it Fax : 02-47716084<br />
d.p. tesei<br />
tommaso toma<br />
julie tomlinson<br />
gianni troilo<br />
ilaria vecchi<br />
xing<br />
URBAN 9
URBAN VOCI<br />
SEDUISANT,<br />
C’EST GRATUIT!<br />
Ragazzi, tenetevi forte. Su <strong>Urban</strong> ne avevamo<br />
sentite tante, ma qui si esagera. “Formula<br />
seducente”(wow!) che si infila “nei mille interstizi<br />
della città”. Niente male, eh? Tutti complimenti<br />
di Magazine, periodico francese di tendenza<br />
che si occupa di stampa e giornali. E<br />
che si è innamorato di <strong>Urban</strong>. Questo è il meno.<br />
Il più è che, come diceva Paolo Conte ai<br />
tempi di Bartali, i francesi già s’incazzano...<br />
E l’articolo dedicato a <strong>Urban</strong> dice proprio così:<br />
“Editori e inserzionisti francesi farebbero bene<br />
a svegliarsi...”. Esagerati! Però...<br />
PARIGI, CRIMINI & MATITE<br />
Parigi, interno notte. In una brasserie di Place de la Republique, due uomini parlano fitto. Un tubo<br />
di cartone passa di mano. È fatta. Il nostro art director torna in patria indenne. Il tubo contiene i disegni<br />
che potete vedere a pagina 12 di questo <strong>Urban</strong>. Sono di Angelo Di Marco, 76 anni, un signore<br />
che fa sui giornali francesi (France Dimanche, France Soir e altri) quello che Achille Beltrame faceva<br />
sulla Domenica del Corriere. Un matita-reporter, disegnatore amato e celebrato dalla critica in<br />
Francia, dove il fumetto è considerato una cosa seria. <strong>Urban</strong> pubblica. Monsieur Di Marco, merci.<br />
disegno: Angelo di Marco<br />
SCARABOCCHI<br />
PSICOTICI<br />
A caccia di cose nuove al festival<br />
del fumetto underground.<br />
Morte e scarabocchi. Da leggere,<br />
da ridere, da spararsi<br />
Succede così: che cerchi la cosa più strana<br />
in città e trovi la cosa più triste in città.<br />
E anche la cosa che fa più ridere. In un colpo<br />
solo. Dunque siamo andati all’Happening internazionale<br />
underground al Leoncavallo e ci<br />
siamo guardati in giro. E ci siamo imbattuti<br />
(tra un miliardo di altre cose) negli<br />
Scarabocchi di Maicol&Mirco. Scarabocchi sul<br />
serio, e cose tristissime e morte e depressione<br />
e distruzione. Esempio qui sopra, che però fa<br />
ridere e dice anche certe cose<br />
sulla città. E dunque. Noi rubiamo, però voi,<br />
se volete, potete comprare: scarabocchi e disegnini.<br />
Per contatti (loro dicono: per denunce,<br />
dispetti e ordini) maicolemirco@libero.it.<br />
URBAN 11<br />
disegni: Maicol e Mirco
12 URBAN<br />
BAD<br />
CITY<br />
FACCIA D’ANGELO<br />
e gli Indiani. Le bische<br />
clandestine e il grilletto<br />
facile. Che fine ha fatto<br />
la Milano Nera? <strong>Urban</strong><br />
l’ha chiesto a cronisti-<br />
segugi che hanno<br />
passato giorni<br />
e notti a raccontarla.<br />
Risultato: un malloppo<br />
di storie proprio cattive<br />
testo: Sonia Sartori / disegni: Angelo Di Marco<br />
Milano un po’ come Las Vegas. Quando? Negli anni<br />
’70. Sotto la luce del sole imperversavano minigonne,<br />
fibbie mostruosamente grandi, pantaloni a zampa di<br />
elefante e i famosi “fanali” come venivano chiamati<br />
i Ray Ban; di notte era il regno di piccoli grandi gangster<br />
della mala milanese, gente dal grilletto facile,<br />
protagonisti dell’anima nera di Milano. Ci sono dei<br />
testimoni oculari che in quegli anni hanno indagato non<br />
per conto della polizia, che hanno raccontato non<br />
perché pentiti. Sono i cronisti di nera. Anche loro<br />
in un certo senso una gang, con la penna al posto della<br />
pistola e le notizie al posto dei proiettili. Sono loro che<br />
ci hanno raccontato trent’anni di guardie e ladri<br />
con Milano sullo sfondo. È a loro che <strong>Urban</strong> ha chiesto<br />
la storia – le storie – di quella città tutta noir.<br />
I primi veri gangster arrivano a Milano insieme ai Mimì<br />
Mettalurgici. Non vanno però nelle fabbriche. Sono qui<br />
nella grande metropoli per aprire una serie di circoli<br />
culturali. Eh sì, avete capito bene, circoli culturali, perché<br />
così venivano chiamate, in gergo, le bische clandestine.<br />
Il Re assoluto di quegli anni è Francis Turatello, detto<br />
“Faccia d’Angelo” figlio naturale di Frank “tre dita”<br />
Coppola e di una sarta della periferia milanese. Feroce<br />
e romantico, finito poi sbudellato in carcere. Con il gioco<br />
d’azzardo ha fatto “il botto”.<br />
“Amici della Pittura” era il nome di uno dei suoi circoli<br />
culturali più famosi, in corso Sempione: si beveva<br />
champagne Cristall e si tirava cocaina. Turatello non<br />
URBAN 13
indossava pantaloni a zampa<br />
di elefante, ma pellicce di visone.<br />
Ranieri Orlandi, cronista di nera del<br />
Corriere della Sera aveva quasi<br />
trent’anni quando una sera decise<br />
di entrare in un circolo culturale di<br />
Turatello. Si ritrovò in mezzo a<br />
parlamentari, deputati, attori. La Milano<br />
nera era generosa con il prossimo: si<br />
prendeva cura degli uomini rispettabili e li<br />
faceva divertire. Turatello era un signore della<br />
mala, un trait-d’union tra vecchio e nuovo stile.<br />
Racconta Orlandi: “Una volta si è trovato il capo della<br />
mobile seduto al tavolo di fianco in un famoso ristorante<br />
in centro a Milano e non ha esitato a mandare mazzi di<br />
rose rosse per la signora”. La signora del capo della<br />
mobile.<br />
A Milano in quegli anni nelle bische potevi anche<br />
inciamparci per caso. Bastava scendere alla fermata<br />
della metropolitana di Garibaldi e ti trovavi in mezzo<br />
a dei tipacci che urlavano e scommettevano giocando<br />
ai dadi. È quello che ha fatto, ma di proposito,<br />
un cronista di nera di la Repubblica, Piero Colaprico,<br />
uno dei nostri testimoni. “Era una bisca all’aperto, sotto<br />
il mezzanino della stazione metropolitana Garibaldi.<br />
Un luogo ideale per una bisca perché avevi molte vie<br />
d’uscita in caso di fuga. Alla 1.30 di notte c’era una folla<br />
incredibile che giocava a dadi. Mi colpì un signore con<br />
un frigo bar portatile:<br />
il suo lavoro era vendere panini e bibite”.<br />
Solo alcuni respiravano quest’aria in città, oltre ai<br />
cronisti di nera, di sicuro anche le guardie. Luca Fazzo,<br />
altro giornalista di cronaca nera, pure lui di Repubblica,<br />
si ricorda di come le guardie davano la caccia ai ladri.<br />
“I poliziotti di una volta vivevano Milano, camminavano<br />
nel fango cercando di non sporcarsi troppo, a volte ci<br />
riuscivano a volte no. I confidenti erano tantissimi, quasi<br />
tutti i grandi boss avevano i loro poliziotti di riferimento<br />
cui raccontavano le cose.<br />
Il rapporto tra guardie e ladri era straordinario”.<br />
A Milano c’erano anche “gli indiani”. Ti potevano<br />
ammazzare per un parcheggio con la stessa emozione<br />
con cui potevano bersi un caffé. Erano gangster al<br />
servizio di Angelino Epaminonda, detto il Tebano.<br />
Ecco, fu lì, in quelle notti, che Milano diventò davvero<br />
una piccola Las Vegas. “Pippo Bono una sera in una<br />
bisca del Tebano gioca un miliardo e 200 milioni a<br />
chemin de fer”, racconta Piero Colaprico. Wow!<br />
Las Vegas, senza il Ceasar Palace.<br />
“Che idea geniale”<br />
pensano i calabresi di Corsico<br />
e Buccinasco, quando vedono la mala siciliana a Milano<br />
buttarsi a capofitto nei sequestri di persona. È una<br />
grande torta con cui si abbufferanno tutti. La borghesia<br />
salottiera e spendacciona trema dalla paura. Dai citofoni<br />
delle case del centro spariscono i nomi. Circola anche<br />
una classifica dei rapitori: meglio finire nelle mani di<br />
un Vallanzasca che dei calabresi, soprattutto se sei<br />
una donna. “A scatenare il putiferio dei sequestri è<br />
un vinaio” racconta Orlandi. “Luciano Liggio, siciliano,<br />
che sotto falso nome vendeva vino e liquori in via<br />
Ripamonti. Lui e il clan dei corleonesi stavano a Baggio,<br />
dove c’era il quartiere generale dei calabresi. I soldi dei<br />
sequestri sono serviti a creare un altro grande business:<br />
la droga”.<br />
Con la droga, la città si trasforma in tanti piccoli fortini<br />
con sentinelle armate fino ai denti. Ogni clan ha il suo<br />
quartiere. Sotto un lampione malandato, agli angoli<br />
delle piazze si spaccia, giorno e notte. La mala milanese<br />
si arricchisce e si fa elegante, abiti in cachemire e auto<br />
di lusso. Andavi in un bar di Buccinasco alle 3 del<br />
pomeriggio e fuori trovavi parcheggiate solo Ferrari<br />
di quelli del clan di Platì e dentro signori elegantissimi<br />
spaparanzati. Come diceva Saverio Morabito, un altro<br />
che ha dato il meglio di sé per il crimine: “Buccinasco<br />
era un’altra Platì. C’erano le stesse regole che vigevano<br />
in Aspromonte”.<br />
Milano è occupata a mangiare l’insalata con la rucola,<br />
così di moda, nei ristoranti più costosi d’Italia. È una<br />
città che si beve in un bicchiere targato socialismo<br />
craxiano. E mentre pubblicitari, stilisti di alta moda,<br />
palazzinari, si ubriacano di benessere, ci sono persone<br />
che vivono barricate in casa. Per la paura. Ricorda Piero<br />
Colaprico: “Una famiglia a Quarto Oggiaro terrorizzava<br />
una parte del quartiere. In famiglia erano tutti criminali.<br />
La sorella più piccola Adelina una volta ha fatto una<br />
rapina con il braccio ingessato. Lei e i suoi fratelli<br />
facevano le rapine con il passamontagna ma tutti<br />
li riconoscevano per la stazza. Erano alti e grossi.<br />
Nessuno aveva il coraggio di denunciarli”.<br />
Stesso film in via Emilio Bianchi qualche anno dopo.<br />
Fabrizio Gatti, cronista di nera del Corriere della Sera<br />
è un testimone d’eccezione: ha vestito i panni di un<br />
tossicomane per scoprire che succedeva in via Emilio<br />
Bianchi. “Tutta la famiglia era<br />
in casa, in un appartamento<br />
anonimo. In direzione della<br />
finestra vengono sparati 70 colpi<br />
di mitra. Il capofamiglia aveva<br />
“osato” lamentarsi per un cancello<br />
chiuso. Non c’entrava nulla con i<br />
traffici di droga e con la mafia che aveva<br />
il suo quartier generale nei palazzi di via<br />
Emilio Bianchi. Siamo all’inizio degli anni’90.<br />
I medici venivano perquisiti prima di entrare,<br />
al postino setacciavano la posta”.<br />
Lì vivevano ragazzi che il sabato sera uscivano<br />
a divertirsi con quattro milioni in tasca, quando non<br />
avevano fatto troppi soldi con lo spaccio. I picciotti<br />
di Las Vegas.<br />
“Con i morti non si fanno affari”. Su questo detto<br />
della malavita, Milano cambia ancora. L’eroina è passata<br />
di moda e la mala milanese non se ne occupa più.<br />
Meglio la cocaina, il crack e le pillole di ectasy. Tutto<br />
si consuma nelle case o in discoteca. In giro si vede<br />
poco. Ormai si sono fatti gli anni ’90. Anche qui<br />
un miliardo a chemin de fer, il bandito che manda rose. romantico eh? E molto pericoloso<br />
abbiamo dei testimoni. Lorenza Pleuteri di Repubblica,<br />
giornalista di nera dell’ultima generazione, così racconta<br />
la città di oggi: “Se vai a chiedere ai poliziotti chi<br />
domina oggi a Milano tirano fuori le mappe del ’92-’93<br />
con nomi di persone che ormai sono in carcere da<br />
tempo. Ora c’è la pax mafiosa e non si ammazza più”.<br />
Le sentinelle ci sono sempre, ma hanno la pelle di<br />
un altro colore e sono senza documenti. Impossibile<br />
risalire ai loro capi. La mala continua a fare affari. “Tanto<br />
la colpa alla fine ricade sempre sugli stranieri” racconta<br />
Fabrizio Gatti che ha scritto un libro Viki che voleva<br />
andare a scuola.<br />
Non ci sono più morti ammazzati, scazzi tra gangster.<br />
Se cammini per la città, al massimo ti può capitare<br />
di incontrare per strada uno che urla “Sono il demonio,<br />
sono Osama Bin Laden” come è capitato con Jucker,<br />
il rampollo che ha ammazzato la fidanzata col coltello<br />
da sushi, o qualche squilibrato che fa il tiro a segno<br />
dalla finestra. Ma finisce lì. Tutto si esaurisce in due<br />
giorni, al massimo in una settimana. I grandi malavitosi<br />
a Milano non ci sono più, ora l’universo criminale<br />
preferisce spartirsi la torta senza cagnara, senza rumori<br />
molesti, senza seminare il terrore. Sono “mezze seghe”,<br />
dice uno dei nostri cronisti. E sembra che persino lui<br />
che faceva le notti in bianco per raccontare le storie<br />
di mala, abbia un po’ nostalgia di Las Vegas.<br />
URBAN 15
MILANODACAMERA<br />
MORGAN fa un disco nuovo.<br />
Guarda il mondo dal suo<br />
appartamento o, più<br />
modestamente, guarda Milano,<br />
“commovente e schiva”.<br />
Chiacchierata con musica. Dove?<br />
Nell’appartamento, ovvio.<br />
testo: Luca Bernini<br />
foto: Manuel Mathez<br />
16 URBAN<br />
Riassunto delle puntate precedenti. Dopo quasi 10<br />
anni con i Bluvertigo, Morgan incontra Asia, Anna Lou<br />
e una casa in via Sismondi 3, Milano, Città Studi.<br />
E arrivano le Canzoni dell’appartamento.<br />
Lo si può (molto facilmente) odiare, più difficilmente<br />
amare, ancora più difficilmente ignorare: perché Morgan<br />
(Marco Castoldi, classe ’72) chiede – spesso provoca –<br />
un sentimento, o quanto meno una reazione.<br />
Cosa che, in un mondo sempre più popolato da dischi<br />
e recensioni stereotipate, lo rende quasi scomodo,<br />
a tratti fastidioso, sicuramente mal interpretato.<br />
Che poi a lui tutto questo faccia (in fondo in fondo)<br />
piacere, perché se non altro significa non sentirsi<br />
omologato, è un altro discorso.<br />
Da parte sua, checché se ne dica, Morgan predilige<br />
lo scontro – o l’incontro – frontale, totale, leale.<br />
E a parlarci, a incontrarlo, se ne scopre – indubbio, puro<br />
e cristallino – il talento: di musicista, di uomo curioso,<br />
di innamorato, infinitamente più semplice e diretto di<br />
quanto, a volte, parole e pose lo dipingano. Leggetelo<br />
raccontare Milano, spiegare l’amore, ascoltare le<br />
intuizioni dell’arte: è questo il Morgan che conoscevate?<br />
C’è chi cerca ancora di capire l’ambient music,<br />
e tu fai un disco di musica ambientata: snobismo<br />
o troppa semplicità?<br />
Non so a cosa ti riferisci con ‘snobismo’. Forse è più<br />
snob chi non ti spiega niente, chi pretende che tu<br />
capisca e basta, chi non argomenta o non vuole farlo,<br />
chi non ti parla dei suoi processi creativi e non ti<br />
permette di avere accesso al suo universo. Io definendo<br />
il mio disco musica ambientata non ti sto fornendo le<br />
istruzioni per l’uso, ma ti descrivo la sua natura: ti dico<br />
da dove viene, non dove andrà.<br />
Qual è la stanza che preferisci, in un appartamento,<br />
e quale la canzone del tuo disco?<br />
Se la casa in questione possiede spazi ampi e luminosi<br />
(e c’è decenza nell’arredo), allora mi piace il soggiorno,<br />
dove ci si riunisce, dove si conversa o si ascolta della<br />
musica, dove si trascorre l’ora serale, magari<br />
sorseggiando dell’ottimo vino rosso italiano.<br />
La canzone, per ora, è Le ragioni delle piogge, per<br />
la sua aria alla Brel, ma so che presto cambierò idea.<br />
Come racconteresti Milano, la città del tuo<br />
“appartamento”?<br />
Sembra che su Milano ci sia una eterna congiura:<br />
il clima, l’assenza di sfoghi naturali come fiumi, mare,<br />
grandi aree verdi, l’orizzontalità totale che può essere<br />
anche definita piattezza, lo smisurato tasso<br />
d’inquinamento, la sciagurata sorte che ebbe per via<br />
dei devastanti bombardamenti americani (che si<br />
divertirono a continuare a gettare bombe nonostante<br />
la guerra fosse finita), la insensata copertura dei Navigli<br />
di Leonardo da Vinci, le zanzare, la nebbia. Milano è<br />
reduce. Eppure è il centro nevralgico dell’Italia moderna,<br />
la città guida, probabilmente la più forte perché la più<br />
provata. Io la trovo commovente, schiva, poco chiassosa,<br />
poco esibizionista e cialtrona. Non sto parlando della<br />
cosiddetta ‘Milano da bere’, quella degli anni ’80, dei<br />
pubblicitari, semmai quella futurista, di Munari, quella<br />
delle case dei ferrovieri, quella della vita da ringhiera,<br />
oppure la neoclassica del Piermarini, la ‘parigina’<br />
e napoleonica , o quella dei treni sulla Martesana, quella<br />
veloce della metropolitana.<br />
E quali sono i quartieri che preferisci?<br />
I vicoli di Brera, i giardini di Palestro, il naviglio<br />
di Ludovico il Moro, Chinatown, via degli Omenoni.<br />
Il tuo posto segreto, a Milano, qual è?<br />
Non te lo dico, ovviamente.<br />
Una delle canzoni si intitola Aria ma si legge Asia:<br />
non è un po’ troppo, come dichiarazione d’amore?<br />
Non c’è mai ‘troppo’ in amore, se non quando<br />
si intende: ‘Ti amo ma non te lo meriti’, caso che non<br />
è il mio. E poi se è una dichiarazione è meglio che<br />
si capisca, altrimenti non sortisce effetto.<br />
Una volta lei mi disse che io ero uno dei pochi amanti<br />
che non si era ‘ispirato’ a lei nella mia arte, che non<br />
la celebravo in quanto musa. Questa affermazione un<br />
tantino egocentrica mi colpì molto anche perché non<br />
era vero, non sapevo come dirle che invece tutto quello<br />
che facevo era per lei, che era cambiata la mia<br />
prospettiva da quando la conoscevo, e allora, come<br />
atto dimostrativo, le portai questa canzone a Parigi,<br />
era un dono.<br />
The babe, la canzone che dedichi a tua figlia, è un<br />
po’ in stile Famiglia Addams... Ti sei mai sentito così,<br />
con Asia e AnnaLou?<br />
Se gli Addams rappresentano la famiglia ‘sui generis’,<br />
quella che le finte famiglie felici del vicinato (mogli<br />
catatoniche e insoddisfatte, padri padroni infedeli<br />
violenti, figli addestrati dalla new economy)<br />
definiscono ‘strana’, allora forse sì. Poi mi risulta<br />
che Gomez e Morticia, compresi tutti i parenti e gli<br />
affiliati, si amassero molto. Certo è che lo splendore<br />
della mia piccola Lou rende il paragone improbabile<br />
e l’intervistatore un po’ sciocchino.<br />
Grazie. L’ultima volta che ti sei sorpreso?<br />
Quando ho appreso la scoperta d’una nuova specie<br />
d’insetto che sta a metà tra l’insetto stecco e la mantide<br />
religiosa, ma è completamente diverso e quindi<br />
gli hanno conferito il nome di ‘gladiatore’.<br />
Di cosa hai paura?<br />
Della mantide religiosa. Oppure della ‘donna mantide’.<br />
Cosa ti fa ridere?<br />
Ridere di allegria: la condivisione. Ridere di derisione:<br />
gli strafalcioni degli arroganti (Berlusconi). Ridere<br />
mentalmente: la canzone Clamori di Battiato, il suono<br />
di sinth del mio pezzo Se, circa a metà. Ridere d’inerzia:<br />
superare il limite della stanchezza sopportabile stando<br />
sveglio oltre le ventiquattrore consecutive e<br />
sprofondare nel cazzeggio verbale delirante.<br />
Lo Scemo sulla Collina (McCartney), il Duca Bianco<br />
(Bowie), il Cappellaio Matto (Barrett): a chi senti<br />
di assomigliare di più?<br />
Al cavaliere dalla trista figura (Don Chisciotte, ndr).<br />
Sperimentazione, psichedelia, voglia di uscire dalle<br />
regole: perché in Italia manca il coraggio per fare<br />
dischi come il tuo?<br />
Io credo che nell’espressione abbiano senso l’azzardo,<br />
l’ambizione. Gli Italiani sono tanto bravi nel<br />
‘pretendere’ d’aver ragione se non rispettano una<br />
precedenza stradale e ti insultano e ti minacciano<br />
e gridano come dei forsennati, quanto schiappe nel<br />
produrre musica, cinema, libri ‘ambiziosi’, cioè incapaci di<br />
sfidare le regole, quelle del mercato e non solo, degli stili,<br />
della tradizione, dell’accademia. Gli italiani sono vittime di<br />
un conformismo paralitico e difettano di iconoclastia. Guai<br />
a chi gli tocca Vasco, o Baudo. E poi con tutte quelle folle<br />
agitate che simulano la guerra ogni domenica mi sa che<br />
qui l’unica musica che funzionerà veramente sempre sono<br />
i cori da stadio e le marcette militari.<br />
A proposito di musica italiana, giochiamo un po’:<br />
Ligabue sì o no?<br />
Certo che sì, e che diavolo, mica sono fascista!<br />
Ramazzotti sì o no?<br />
Ma ci mancherebbe altro, non sono mica<br />
un punkabbestia !<br />
Vasco Rossi sì o no?<br />
Ma per chi m’hai preso, per un comunista?<br />
Franco Battiato: meglio musicista o regista?<br />
Che differenza c’è?<br />
C’è un artista italiano che raccomanderesti?<br />
Sì, raccomanderei Vivaldi a Minghi, non si sa mai.<br />
Quale canzone vorresti aver scritto?<br />
Malafemmina.<br />
E quale vorresti non aver mai scritto?<br />
Chi rifarebbe esattamente tutto ciò che ha fatto<br />
nell’identico modo, compresi gli errori, dice sì alla vita.<br />
Eccomi.<br />
Cosa sarebbe stato Morgan senza la musica?<br />
Un inventore o un modellista.<br />
E la musica senza Morgan?<br />
Te lo dirò tra qualche lustro, se tutto va bene.<br />
Quale frase altrui ruberesti per farne<br />
una tua massima?<br />
Ho sempre speso i paradossi dell’antica Grecia<br />
per ottenere in cambio una ragazza.<br />
Qual è la più bella frase che hai scritto?<br />
La precedente (scusate, la successiva).<br />
Come fa la più bella linea melodica?<br />
Mi re mi re mi si re do la, do mi la si, mi sol si do...<br />
(Per Elisa, ndr).<br />
Finiamo dall’inizio: chi è Mario Castoldi,<br />
cui è dedicato il disco?<br />
Il mio papà, artigiano, tanto caro e strano.<br />
Morto come un poeta nell’ottantotto. Avevo sedici anni.<br />
URBAN 17
I ROMANI DICEVANO “a Tevere”. Per dire che andavano al fiume.<br />
<strong>Urban</strong> ha mandato a navigare un inviato molto speciale. Che è tornato con<br />
mille storie in pellicola. Perché, dal neorealismo ai giorni nostri, a Roma<br />
scorre il cinema. E il Tevere scorre anche lui. Ovvio. In pellicola<br />
testo: Alberto Crespi / foto: Gianni Troilo<br />
Per il momento, si parte dall’Isola Tiberina e si risale<br />
verso l’Olimpico. All’isola ci sono le rapide: niente di<br />
trascendentale, ma i battelli che solcano il Tevere,<br />
trasportando pendolari (pochi) e turisti (molti), non<br />
potrebbero affrontarle. Telefonando allo 06-6789361,<br />
una voce gentilissima (e umana, non una segreteria:<br />
incredibile a dirsi) ti informa che il servizio dall’Isola a<br />
Ponte Marconi, verso sud, dovrebbe iniziare da fine<br />
luglio; e che sono in programma lavori per modificare<br />
il fondo del fiume e creare, almeno da un lato dell’Isola,<br />
una “continuità” che consenta di evitare il trasbordo da<br />
un battello all’altro. Quando ciò avverrà, Roma avrà<br />
davvero un nuovo corso, una via d’acqua che a quel<br />
punto potrà essere interessante anche per il trasporto<br />
interno (bypassare il centro, arrivando dalla zona di viale<br />
Marconi fino al Vaticano e oltre, potrebbe rivelarsi<br />
interessante per un discreto numero di residenti). Nel<br />
frattempo, godono soprattutto i turisti, anche se Roma<br />
vista dal Tevere resta più misteriosa, e meno<br />
spettacolare, della Parigi ammirata dalla Senna o dei<br />
docks londinesi bagnati dal Tamigi: gli argini del Tevere<br />
sono molto alti. E godono i depositari della memoria<br />
romana, coloro che ricordano ancora i tempi (nemmeno<br />
lontanissimi: fino agli anni ’60) in cui “a Tevere”, come<br />
si dice a Roma, si mangiava sui barconi-ristoranti, si<br />
pigliava il sole, si faceva il bagno. Una memoria fatta<br />
di aneddoti, di canzoni, di film. E siccome non possiamo<br />
canticchiarvi su carta il Lungotevere di Gabriella Ferri<br />
o il Barcarolo intonato da tutti i romani canterini,<br />
da Claudio Villa a Lando Fiorini, vogliamo proporvi<br />
un itinerario fluvial-cinematografico. A bordo.<br />
In quanti film si vede il Tevere? Millanta, che tutta<br />
notte canta. Pensate solo a quante volte si incrociano<br />
con il fiume le fortune, e le sfortune, di Antonio Ricci:<br />
che non è, quando si parla di cinema, il papà di<br />
Striscialanotizia, bensì l’operaio di Ladri di biciclette.<br />
Isola Tiberina. Partiamo da lì: su quel ponte di ferro che<br />
vedete alla vostra destra quando state aspettando il<br />
battello, Ricci e il suo figliolo Bruno ritrovano il vecchio<br />
che ha assistito al furto della bici. Ci sono film girati<br />
sull’Isola (che, come potreste non sapere se non siete<br />
di Roma, è piccolissima)? Come no! Sulla piazzetta<br />
antistante la chiesa di San Bartolomeo all’Isola, il<br />
“genius loci” Luigi Magni ambientò e girò la scena<br />
madre di Nell’anno del Signore, quella dell’attentato<br />
perpetrato dai carbonari Montanari e Targhini ai danni<br />
del traditore don Filippo Spada. A due passi dalla<br />
piazza, sulla viuzza che porta sul ponte Fabricio e da<br />
lì al ghetto e alla sinagoga, c’è il ristorante della Sora<br />
Lella, la sorella di Aldo Fabrizi cara a Sordi e a Verdone.<br />
Ma sappiate che la Sora Lella non c’è più (è morta dieci<br />
anni fa, nel 1993) e che la “cucina romana tradizionale”<br />
è arrivata a prezzi modernissimi e internazionali.<br />
Risaliamo il fiume. Se siete cinefili, la sosta d’obbligo è<br />
Ponte Sant’Angelo, davanti al castello omonimo. Siete in<br />
uno dei luoghi dell’anima del cinema romano, quindi<br />
italiano, quindi mondiale. Da quel ponte si tuffa,<br />
incastonato fra due angeli del Bernini, Franco Citti,<br />
UN<strong>FIUME</strong>DICINEMA<br />
Accattone nello straordinario film d’esordio di Pier<br />
Paolo Pasolini. Su quelle rive prendevano il sole, e<br />
ordivano innocenti tresche, i “borgatari” Maurizio Arena<br />
e Renato Salvatori in Poveri ma belli di Dino Risi (che<br />
poi tanto borgatari non erano, visto che abitavano nella<br />
vicina piazza Navona!); sempre da quelle parti, su un<br />
barcone/dancing appena più decoroso, approdavano<br />
le scorribande notturne di Audrey Hepburn e Gregory<br />
Peck in Vacanze romane. Non vi basta? Prendete allora<br />
le misure, e calcolate se Tosca, dal muro di Castel<br />
Sant’Angelo, sarebbe arrivata a fiume o si sarebbe<br />
piuttosto sfracellata sul selciato. Fate i vostri conti<br />
(noi, come molti altri, propendiamo per l’asfalto e<br />
concediamo a Sardou e a Puccini il beneficio della<br />
licenza poetica) e recitate comunque, con spirito<br />
compunto, la mitica battuta finale della Tosca di Gigi<br />
Magni, quando Gianni Bonagura ammonisce Monica<br />
Vitti che sta in bilico sul muraglione: “Attenta che<br />
caschi!”, al che la disperata risponde: “Nun casco, me<br />
butto”. E poi fatevi comunque una risata: quel ponte<br />
viene percorso in macchina da Ugo Tognazzi nel primo<br />
episodio dei Mostri, sempre di Dino Risi.<br />
18 URBAN URBAN 19
A proposito di Mostri e di macchine: ricordate l’episodio<br />
Vernissage di quel ferocissimo film, autentico ritratto<br />
al vetriolo della piccola borghesia italiota del boom?<br />
Sempre Tognazzi va a ritirare una 600 dalla fabbrica,<br />
telefona alla famigliola che l’attende felice, appiccica<br />
al cruscotto la foto di moglie e figli con la scritta “vai<br />
piano, pensa a noi”; poi, prima di andare a casa, fa una<br />
deviazione sul Lungotevere, carica una mignotta e<br />
sgomma emozionato, mentre la donnaccia gli grida<br />
“Ahò, ma sai guidà?”. L’istruttivo episodio avviene sul<br />
Lungotevere della Vittoria, e risalendo il fiume verso<br />
l’Olimpico lo avrete alla vostra sinistra prima del<br />
capolinea. Quando poi arriverete all’Olimpico,<br />
le memorie calcistiche prevarranno su quelle<br />
cinematografiche. Se siete tifosi della nazionale<br />
ricorderete le notti magiche di Italia ’90 interrotte (ma<br />
al San Paolo di Napoli) dal genio diabolico di Maradona;<br />
se siete interisti ripenserete al 5 maggio 2002 e<br />
mediterete di buttarvi a fiume, ma non fatelo.<br />
Riprendete piuttosto il battello e, se luglio è passato<br />
e il comune di Roma ha mantenuto le promesse,<br />
scendete lungo la corrente fino all’altro capolinea.<br />
A valle dell’Isola Tiberina c’è tanto altro cinema. State<br />
per arrivare a Porta Portese? Alzate lo sguardo sulla<br />
vostra destra: i bastioni del Porto di Ripa Grande vi<br />
lasciano appena intravedere il complesso del San<br />
Michele, già carcere minorile, oggi sede dei Beni<br />
Culturali. Lì dentro Vittorio De Sica girò tutto Sciuscià,<br />
mentre sul marciapiede sopraelevato del Porto Nino<br />
Manfredi e Stefano Satta Flores, il primo comunista<br />
pragmatico e l’altro gruppettaro utopico, discutevano di<br />
politica in C’eravamo tanto amati di Ettore Scola<br />
(“L’intellettuale dev’essere più avanti delle masse, deve<br />
da “nando, facce tarzan” a poveri ma belli, da de sica a ozpetek. il tevere, al cinema<br />
guardare più oltre”; risposta di Manfredi: “A’ più oltre,<br />
che sei venuto a Roma pe’ litigà?”). All’angolo fra il<br />
Porto e la piazza di Porta Portese, di nuovo Antonio e<br />
Bruno Ricci si riparavano dalla pioggia improvvisa in<br />
Ladri di biciclette, e venivano affiancati da un gruppo di<br />
enigmatici pretini che parlavano tedesco; uno di quei<br />
novizi era Sergio Leone, giovanissimo assistente di De<br />
Sica (riconoscerlo non è facile, perché allora Sergio era<br />
magro: ma gli occhiali, la faccia tonda e l’aria da<br />
furbetto sono le stesse).<br />
Il viaggio (per ora ancora utopico) sta per finire, ma<br />
a Ponte Testaccio troverete le memorie forse più<br />
struggenti: è su quel ponte, all’angolo con il<br />
Lungotevere degli Artigiani, che si schianta in moto<br />
Accattone, stavolta nel finale del film di Pasolini; ed è<br />
vicino a quel ponte, da un edificio di Lungotevere<br />
Portuense (stesso lato, alla vostra destra discendendo il<br />
fiume: è il palazzo biancastro con i balconi in diagonale),<br />
che si butta dalla finestra Stefania Sandrelli nel finale di<br />
Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli. Memorie<br />
tristi, quindi chiudiamo in levare. Giratevi, guardate a<br />
sinistra. Ecco il gasometro, l’Ostiense, la Roma un tempo<br />
industriale e ora impegnata in tentativi di<br />
ristrutturazione “alla londinese”: è la Roma delle Fate<br />
ignoranti (il quartiere Ostiense e il gasometro<br />
campeggiano in tutto il film di Ferzan Ozpetek) ed è<br />
anche la Roma dove cinquant’anni prima, in un greto del<br />
Tevere anch’esso dominato dal gasometro, iniziavano le<br />
peripezie di Un giorno in pretura di Steno. Sì, è il famoso<br />
film a episodi in cui nasceva il personaggio di “Nando<br />
facce Tarzan”, l’americano a Roma creato dalla fantasia e<br />
dall’arguzia di Alberto Sordi. Ma, attenzione: non<br />
cercate il punto del Tevere in cui Nando/Albertone<br />
faceva il bagno nudo! I veri cinefili sanno bene che<br />
l’americano non si bagnava nel fiume, ma nella<br />
“marana”, uno dei tanti fossi che percorrevano i pratoni<br />
di una Roma ancora non preda della speculazione<br />
edilizia. Probabilmente la marana di Un giorno in pretura<br />
è stata tombinata, e oggi scorre sotto l’asfalto. Certo<br />
dovrebbero individuarla, e farne un monumento come la<br />
Domus Aurea. Sotto Roma c’è tanta di quella memoria<br />
(imperiale e cinematografica) da fare invidia al mondo.<br />
Farsi un giretto “a Tevere” è un modo come un altro per<br />
rivangarne un pezzettino.<br />
URBAN 21
VADO<strong>AL</strong>MASSIMO<br />
MACCHINE-MUCCA, vasche da bagno con<br />
le ruote, topi e zucche. La corsa più pazza del<br />
mondo va giù a scapicollo per le strade di<br />
Napoli dove già gareggiò Nuvolari. Senza<br />
motori, con l’aiuto della forza di gravità.<br />
E della pazzia. Bravi!<br />
testo: Sara Tedeschi / foto: Red Bull<br />
22 URBAN<br />
Una cozza, il cappello di Harry Potter, un pollo, una<br />
vasca con doccia in funzione, la macchina del papa, un<br />
letto, una vedova nera, un topo, una barella, una mucca<br />
ipertecnologica, una zucca, un coccodrillo, una donna<br />
carponi e una bocca double face. Tutti (con annessoinfilato,<br />
pilota) lanciati a rompicollo giù per una discesa<br />
lunga 600 metri, con una pendenza di oltre il 5%.<br />
Pazzia galoppante? Abuso di alcolici? Grave<br />
esaurimento? Ma andiamo avanti: interdetti i motori<br />
(unico mezzo di propulsione: la forza di gravità),<br />
tassativi degli ottimi impianti frenanti e ‘allestite’<br />
duemila balle di fieno a garanzia dei più ‘lanciati’.<br />
Alla prima edizione italiana della Red Bull Soap Box<br />
Race, non c’è dubbio, ci sarà da ridere. La gara infatti<br />
si preannuncia come un’allegra, colorata e scanzonata<br />
sfida campestre tra duecento macchine e mille<br />
concorrenti. Una verace corsa più pazza del mondo che<br />
mobiliterà Napoli il 7 giugno e più precisamente via Tito<br />
Lucrezio Caro, vicino al Parco del Virgiliano, dove si<br />
correva la Formula Uno in città e dove si sono misurati<br />
Fangio, Nuvolari e il grande Drake.<br />
Gli allegri squinternati e gli spiritosi (comunque la<br />
vogliate vedere) in fermento e rincorsa da tutta la<br />
penisola non sono comunque pochi: diecimila le<br />
iscrizioni, più di duemila i disegni inviati e valutati e<br />
duecento i progetti selezionati per un totale di mille<br />
anime in gara. I bizzarri bolidi (mono o biposto) sono<br />
delle forme e dei materiali più strani, costruiti dagli<br />
stessi partecipanti, anche se soggetti a una ben precisa<br />
normativa (larghezza, lunghezza e peso). Bislacca e<br />
calzante anche la colonna sonora (parte del progetto...)<br />
che accompagnerà la discesa delle ‘vetture’.<br />
In palio un viaggio in occasione di un evento Red Bull<br />
internazionale (per il primo team classificato), un corso<br />
di guida sportiva (per il secondo) e un’ospitata nei<br />
paddock al Gran Premio di Monza (per il terzo).<br />
La giuria, composta da esperti del mondo dei motori,<br />
deciderà sulla base di tre fattori: creatività, tempo<br />
impiegato e stile di guida.<br />
Fin qui la macchina, ora il fattore umano.<br />
Se la ridono parecchio quelli del team W.W. (Wild Water)<br />
composto da Carlo, Cristina, Alberto, Marco, Marcello<br />
e Matteo, un gruppo di operatori, volontari e utenti<br />
dell’Aias di Bologna (Associazione Italiana Assistenza<br />
agli Spastici). Carlo, il quarantasettenne pilota, ha alcune<br />
difficoltà motorie, ma – racconta – è consapevole che<br />
non possono peggiorare in seguito alla gara... E i suoi<br />
compagni si dicono incrollabilmente fiduciosi: “Carlo<br />
è davvero un pilota con i controcazzi!”. Del resto sono<br />
anni che questo gruppo porta avanti con una certa<br />
disinvoltura il progetto “Tempo Libero” per portatori<br />
di handicap (organizzando tra l’altro il lancio con<br />
il paracadute di una ragazza disabile e la salita sul palco<br />
di Marilena, altra simpatica utente, durante uno<br />
spettacolo dei California Dream Men). Secondo il loro<br />
programma, Carlo, vestito da sub, seduto nella vasca<br />
da bagno con tanto di doccia in funzione, paperellasegnalatore<br />
acustico, pantofole, sapone e asciugamano<br />
saldati alla base, correrà sulle note di La vasca di Alex<br />
Britti. Tutti gli altri, vestiti con cuffia e accappatoio,<br />
faranno il tifo ai box. Non da meno è il team romano<br />
di Zuccastregata, composto da titolari, lavoratori e<br />
simpatizzanti dell’omonima catena di negozi di gadget<br />
e oggetti strampalati che alla griglia di partenza si<br />
presenta con una zucca interamente in gommapiuma<br />
con pippistrello-alettone. Un vero bolide.<br />
Super giulivi anche i giovanissimi studenti milanesi del<br />
Berchet di Milano (tutti della seconda liceo), Stefano,<br />
Alessandro, Chiara e Jacopo, magico equipaggio della<br />
Pottermobile, cioè il cappello di Harry Potter a quattro<br />
ruote con occhiali (da cui si affaccia il pilota) e manone<br />
finte sul volante. “Siamo ottimisti, andiamo giù per<br />
vincere, ma anche per divertirci” – confessano raccolti<br />
intorno a un ammasso di ruote, tubi e gomma ancora<br />
senza forma. Del resto non sono messi male: il papà<br />
di Stefano ha un’azienda che tratta e taglia metalli...<br />
Che dire? Se potete andate a dare un’occhio o cliccate<br />
su www.redbullsoapboxrace.it. E si schianti chi può.<br />
URBAN 23
François Escalmel<br />
C’ESTBIZZARRE<br />
testo: Ilaria Vecchi<br />
immagini: courtesy Mondo Bizzarro Gallery<br />
UNA G<strong>AL</strong>LERIA MOLTO PARTICOLARE, a Bologna. Per orientarsi<br />
nell’arte contemporanea, per frequentare il mondo fetish, per vedere<br />
dove si può arrivare con la fantasia. <strong>Urban</strong> c’è andato. Senza arrossire<br />
URBAN 25
Una giornata per imparare, una visita per capire, per<br />
respirare e annusare cosa c’è davvero oggi nel mondo<br />
dell’arte contemporanea. L’Arte con la A maiuscola, fatta<br />
di forme, tendenze, immaginari, che spesso si serve di<br />
spazi nuovi e alternativi.<br />
Come quel luogo unico che è la Mondo Bizzarro Gallery.<br />
Bologna, via Alessandrini 7, la porta si apre su un<br />
universo per me, confesso, in parte sconosciuto.<br />
Ad accogliermi ci sono Alessandro Papa e Gloria<br />
Bazzocchi (due veri personaggi in città) che in poco più<br />
di tre ore fanno di me una persona più colta, curiosa e<br />
consapevole. Del resto – raccontano – Mondo Bizzarro<br />
Gallery vuole fare proprio questo.<br />
La galleria ha aperto il 2 dicembre 2000 (accanto<br />
all’omonima libreria che invece esiste dal 1995 ), con<br />
lo specifico obiettivo “di esporre e far conoscere i giovani<br />
artisti della nuova figurazione di area californiana ed<br />
europea”. Appese alle pareti ci sono le opere (bellissime)<br />
di Mark Ryden in mostra fino al 5 giugno.<br />
Dall’altra parte della stanza vedo scaffali e scaffali<br />
con libri, fumetti, cataloghi, gadget e videocassette che<br />
costituiscono il patrimonio della libreria, specializzata<br />
in arte erotica ed estrema, cultura alternativa, cinema<br />
italiano di genere, cinema asiatico, b-movies (cioè il<br />
cinema fatto con molta passione e pochi mezzi) e fumetto<br />
d’autore. I più belli che catturano subito l’attenzione sono<br />
i cataloghi degli artisti che collaborano più attivamente<br />
con la galleria e cioè Trevor Brown, François Escalmel,<br />
Roberto Baldazzini, Mark Ryden e Walter Bortolossi, editi<br />
dalla Mondo Bizzarro Press, casa editrice dal 1999.<br />
Girando e rigirando, accedo anche ai sotterranei<br />
(climatizzati ovviamente) con decine di quadri, disegni<br />
e opere di artisti noti e non, o quantomeno ancora non<br />
molto conosciuti al pubblico italiano dell’arte .<br />
Filo rosso di tutto – imparo da Gloria – è l’arte new pop,<br />
un’arte non istituzionale, una tendenza, una scuola, che<br />
si nutre di stili diversi, ma con una matrice comune: e cioè<br />
l’interpretazione visionaria della cultura “bassa” (con tutte<br />
le raffinate sfumature che questo aggettivo implica) che<br />
possiamo trovare nel mondo intorno a noi. Una tendenza<br />
che “sfugge alle facili categorie di genere, stratificando<br />
stili e suggestioni visive, nascondendo messaggi e giochi<br />
linguistici, spesso giocando con la cultura bassa, alta,<br />
volgare, religiosa e occidentale”. Per capirlo basta<br />
guardare le opere di Escalmel, forse postrealista, forse<br />
fantastico, forse neosurrealista, forse tutto insieme o forse<br />
niente di tutto questo. O i fumetti di Roberto Baldazzini.<br />
Mi sposto e mi dedico alle riviste erotiche: c’è Kalcantibus,<br />
rivista fetish sui piedi, Rubberist, sul feticismo<br />
dell’abbigliamento in gomma (che sconfina nello stile<br />
“palombaro”), l’inglese Splosh con modelle imbrattate<br />
di cibarie semiliquide e altre schifezze, la statunitense<br />
Whap per le mogli che vogliono schiavizzare e sculacciare<br />
i mariti (con i consigli dell’attrice Joan Crawford), l’italiana<br />
Tacchi e Frusta su dominazione femminile, feticismo del<br />
piede, calpestamento, smothering e lotta femminile, Bad<br />
Attitude, rivista lesbo S/M, fisting, piercing, fiction ecc.,<br />
Victoria, Domination e Cruella tutte riviste sulla<br />
dominazione femminile, Leg Show, sul feticismo di gambe<br />
e calze di nylon, e Pin Up, rivista sulle pin-up vecchie<br />
e nuove. La lista sarebbe infinita e investe anche le cards<br />
(tra tutte quelle di donne che posano nude con della<br />
frutta, soprattutto banane ovviamente, e quelle di<br />
casalinghe arrapate). E i clienti? Gente normalissima,<br />
anche se mi raccontano che all’inizio c’era anche<br />
qualcuno di vagamente inquietante. Il prossimo<br />
appuntamento della galleria è con Love Me Tender,<br />
di Massimo Giacon (7 giugno-11 settembre). Gloria<br />
e Alessandro sono restii a parlare di se stessi o di tutto<br />
quanto non sia arte. L’unica cosa che scopro è che<br />
Alessandro prima faceva l’avvocato. Bel colpo!<br />
www.mondobizzarro.net/gallery. Basta la parola.<br />
URBAN 27<br />
Mark Ryden<br />
Roberto Baldazzini
MYNAME<br />
ISFORTUNA<br />
D<strong>AL</strong>LA FRIGGITRICE delle patatine al cinema d’autore. Senza scalo e senza<br />
cintura di sicurezza. 25 anni, un cane, le chitarre elettriche, Roma intorno<br />
e due film da protagonista nelle sale. Due bei film, e una bella storia. La sua<br />
testo: Leonard Catacchio / foto: Gianni Troilo<br />
30 URBAN<br />
Corrado Fortuna ha 25 anni, vive a Roma vicino<br />
all’Eur. Casa sua si potrebbe definire creativamente<br />
disordinata, con tre coinquilini, un bellissimo cane dal<br />
pelo nero che risponde al nome di Pompeo e un numero<br />
imprecisato di chitarre elettriche.<br />
Corrado però non è romano, è nato a Palermo, ma lascia<br />
o meglio fugge da questa città per andare a studiare a<br />
Firenze. L’università e il collettivo sono un laboratorio<br />
politico e un ottimo luogo per nuovi incontri. Lì infatti<br />
nasce l’amicizia con Carlo Virzì. Carlo ha lavorato nei<br />
film del fratello regista Paolo ed è il batterista e autore<br />
dei testi degli Snaporaz. Per Corrado è un momento<br />
decisivo.<br />
“È stata una cosa incredibile, un giorno Carlo viene da<br />
me e dice: ‘Ti andrebbe di fare da protagonista nel<br />
nuovo film di Paolo, My Name is Tanino?’ Inizialmente<br />
non ci credevo, si trattava di andare in Canada, a<br />
Toronto. Per diversi mesi in un super hotel ben pagato<br />
e rimborsato per non lavorare. Non ci potevo credere.<br />
Sembrava veramente che il personaggio di Tanino fosse<br />
stato scritto apposta per me. Anzi, in Canada quando<br />
mi dicevano fai questo per favore, dài impara quell’altro<br />
mi sono veramente sentito Tanino.”<br />
È l’evento che trasforma la vita di Corrado, che per<br />
arrotondare lavorava nel pieno centro di Firenze, nella<br />
più famosa catena di fast food, a preparare patatine<br />
fritte e hamburger per le frotte di turisti.<br />
“Io cerco di rimanere me stesso, certo mi pagano anche<br />
bene per non lavorare, mi sembra molto assurdo,<br />
la sensazione è che mi sia cambiato tutto”<br />
A vederlo, nel vestire, nel parlare e nei modi, sembra<br />
proprio così, un ragazzo che è rimasto se stesso,<br />
nonostante gli sia cambiato tutto.<br />
Il film, My name is Tanino, presentato a settembre alla<br />
mostra di Venezia, viene accolto molto bene sia dal<br />
pubblico che dalla critica, ma le vicende amministrative<br />
del gruppo Cecchi Gori, produttore del film, ritardano<br />
per molti mesi l’uscita.<br />
Corrado nel frattempo si trasferisce a Roma, una città<br />
che gli piace e in cui trova una dimensione “insperata”.<br />
“Non avrei mai pensato di andare a vivere a Roma,<br />
in mezzo al casino di così tanta gente, eppure mi sono<br />
trovato perfettamente a mio agio. Essendo io un<br />
terrone, soffro il freddo sia a livello climatico che umano<br />
e talvolta a Firenze trovavo la gente anche un po’<br />
glaciale. In questa città invece mi trovo ottimamente,<br />
anche con i suoi eccessi, la sua invadenza, la sua<br />
romanità, i suoi aò.”<br />
Le giornate romane sono tutte diverse, anche perché<br />
facendo un lavoro o un non-lavoro così gli orari non<br />
sono certo fissi, anzi in genere folli; comunque ci sono<br />
dei punti di riferimento nella città. “Nonostante io viva<br />
in corso Marconi amo andare a San Lorenzo. Dove,<br />
mentre fai colazione al bar, è ancora possibile parlare<br />
e discutere di politica e dove frequento una palestra<br />
popolare. San Lorenzo è il quartiere che frequento<br />
di più, forse perché quando inizialmente sono venuto<br />
a Roma abitavo in zona e lì ho passato moltissime<br />
giornate a gironzolare.” Sembra ancora uno studente<br />
che fa lavori part-time, ma gli eventi si susseguono.<br />
Nello stesso periodo Franco Battiato, pronto a girare<br />
un film dal titolo Perduto amor, gli propone il ruolo<br />
del protagonista: Ettore, un ragazzo che lascia la Sicilia<br />
dei primi anni ’60 per andare a trovare fortuna nella<br />
“swinging” Milano di allora (oddio, proprio swingin’…).<br />
“Ho avuto la possibilità di lavorare con un personaggio<br />
come Battiato, che avevo sempre apprezzato. Poi con<br />
alcuni attori di grande calibro come Gabriele Ferzetti,<br />
Ninni Bruschetta, Lucia Sardo e in particolare Donatella<br />
Finocchiaro, un’attrice che stimo tantissimo, perché sul<br />
lavoro trasmette emozioni molto forti. Certo, lavorare<br />
con Paolo Virzì è stato diverso, anche perché fra noi<br />
è nata un’amicizia, ma partecipare al primo film di<br />
Battiato, girato proprio in Sicilia, è stata sicuramente<br />
un’occasione unica.”<br />
Così finisce che, a forza di non lavorare, Corrado<br />
è protagonista di ben due film in uscita. Pazzesco.<br />
E intanto è di nuovo al (non)lavoro, questa volta come<br />
aiuto regista per il nuovo film di Paolo Virzì. Prova<br />
a rimettersi in gioco, come se il ruolo di attore<br />
gli andasse un po’ stretto…<br />
“Fare l’attore mi piace moltissimo e spero di continuare<br />
a farlo, ma non nascondo che mi piacerebbe provare a<br />
stare dall’altra parte della macchina, come viene detto<br />
in malomodo. Prima però devo imparare e sono<br />
disposto anche ad andare a prendere il caffè per<br />
gli attori, come capita di fare in questo lavoro.<br />
Diciamo che sto studiando per provarci…”<br />
Beh, meglio che friggere patatine…<br />
URBAN 31
testo: Andrea Dambrosio<br />
foto: Cesare Cicardini<br />
disegni: Ed Templeton<br />
Ed Templeton ti guarda come stranito. Capelli tirati<br />
tutti all’indietro, occhi sgranati, maglietta blu aderente<br />
a sufficienza per disegnargli la pancetta. Ti guarda e<br />
poi parla. Poco e sottovoce. “Ho iniziato a disegnare<br />
nei primi anni ‘90, a fare foto seriamente solo nel ‘95,<br />
quando giravo per l’Europa come skater<br />
ED TEMPLETON. Artista,<br />
fotografo, guru degli skaters di<br />
tutto il mondo. Uno che mischia<br />
sottoculture urbane e gallerie<br />
d’arte, foto d’autore e tappeti<br />
volanti a rotelle. Filosofia in<br />
pillole di un “forever young”<br />
CLICKANDSKATE<br />
professionista. Disegno quello che penso e sento, e mi<br />
piace fotografare tutto quello che vedo, tutti quelli che<br />
mi stanno intorno. La loro vita di skater adolescenti,<br />
anche se io ho già 30 anni”.<br />
Mai fidarsi dei luoghi comuni. Uno si aspetta lo<br />
smaliziato skater professionista che ha girato le piazze<br />
URBAN 33
“la città migliore per lo skate? barcellona, bella, perchè la gente ti lascia fare”<br />
di mezzo mondo, l’autodidatta sicuro di sè che (come<br />
dicono i comunicati stampa) “dopo un’infanzia povera<br />
e movimentata” si aggrappa prima allo skateboard,<br />
per giocare e viaggiare, e poi alla macchina<br />
fotografica, per raccontare la vita metropolitana dei<br />
teen ager skater e invece... E invece Ed Templeton,<br />
fotografo e disegnatore, skater, è timido. Molto timido.<br />
Quasi impacciato.<br />
Uno guarda le sue foto forti e irriverenti, che spesso<br />
raccontano di sesso, droga e alcol, e lui la prima cosa<br />
che ti dice qual è? Che non fuma e non beve!<br />
Però fotografa e disegna, e bene. E spesso scrive<br />
anche qualche frase a commento dell’immagine. Tiene<br />
traccia (“logbook”), quasi come se compilasse un<br />
diario, della vita di tutti i giorni dei ragazzini che<br />
vanno sullo skate. Ma lo skate, nelle sue foto, nei suoi<br />
disegni, non c’è quasi mai. E quando c’è è una<br />
presenza discreta, allusiva. Ed Templeton racconta,<br />
a modo suo, un mondo fatto di sesso tra adolescenti<br />
e grandi bevute, musica (punk, rock e rap) e arte (tags<br />
e graffiti).<br />
Vita da skater, ma senza skateboard.<br />
I soggetti delle sue foto sono ritratti e gesti di vita<br />
quotidiana di quelli che lo skateboard lo usano per<br />
trasformare superfici e oggetti di uso comune in rampe<br />
di lancio. Perchè, spiega Templeton, “il modo in cui<br />
le persone usano e vedono le cose è completamente<br />
diverso da quello degli skater. Così come è diverso<br />
da quello di un fotografo o di un artista. Per gli skater,<br />
per noi skater, qualsiasi cosa la puoi percorrere con<br />
lo skate”. Prendete il corrimano, per esempio. Un<br />
corrimano è un corrimano, direte: nessuna possibilità<br />
di sbagliarsi. Ci si appoggia la mano, come dice la<br />
parola, per aiutarsi quando si scendono le scale. Per<br />
gli skater no: l’arredo urbano – il corrimano, le scale,<br />
tutto quanto – diventa pista per i loro tappeti volanti<br />
a rotelle. “In Europa, secondo me, la città dove è più<br />
bello correre sullo skateboard è Barcellona. Bella per<br />
le sue architetture urbane, bella perchè la gente ti<br />
lascia fare”. La città degli skater e degli artisti non<br />
è la stessa città di tutti “gli altri”. È un’altra città,<br />
che frulla insieme musica e t-shirt, skateboard e arte.<br />
Cultura urbana, “street life” come si dice. Anche se<br />
poi “in alcune città americane lo skateboard è ancora<br />
vietato”, come racconta Ed. Strani paradossi che fanno<br />
dello skateboard uno sport quasi di confine e<br />
autarchico (“Do it yourself”), ma anche la terra<br />
promessa del marketing delle grandi corporation.<br />
Niente di nuovo: i graffiti, a seconda delle situazioni,<br />
sono vissuti come pasticci adolescenziali oppure come<br />
opere d’arte da esporre nelle gallerie più rinnomate.<br />
Arte e skate, come nelle opere di Templeton che,<br />
al pari del suo amico Barry McGee, è passato dalle<br />
strade della California alle gallerie d’arte. Prima<br />
a Parigi, al Palais de Tokyo, poi a Roma, per la sua<br />
prima personale. Adesso, una piccola parte delle<br />
sua produzione artistica è ospitata fino a fine giugno<br />
al 55DSL Store di Milano.<br />
Potete dargli un’occhiata, tra un vestito e l’altro<br />
of course, al civico 57 di corso di Porta Ticinese.<br />
URBAN 35
CITTÀ D’AUTORE<br />
DONATELLA DI CICCO<br />
Luoghi e oggetti che solo ieri erano nuovi, nel giro di pochi anni vengono abbandonati e diventano quasi reperti di un’improbabile archelogia del futuro: un vecchio<br />
cinema, un bar prefabbricato, auto rottamate, una cabina telefonica divelta e inservibile. Sono presenze costanti dei nostri paesaggi urbani, di cui non ci accorgiamo<br />
quasi più, occupati a creare e consumare continuamente nuovi stimoli. Donatella di Cicco, fotografa napoletana, li ha ritratti mentre le persone se ne servono come<br />
se fossero ancora perfettamente funzionanti.<br />
Scelto da Xing / www.xing.it<br />
URBAN 37<br />
Senza titolo, 2002 (Courtesy Galleria Antonio Colombo)
{<br />
Life inthe Park<br />
UN PARCO, UNA MODELLA, UNA MANCIATA DI VESTITI. <strong>AL</strong>LA FINE LA MODA È UNA FACCENDA<br />
ABBASTANZA SEMPLICE, E PUÒ ESSERE ANCHE NATUR<strong>AL</strong>E. SOPRATTUTTO SE<br />
IL GIOCO È UNA PROVOCAZIONE E L’ AMMICCAMENTO È UN GIOCO. EN PLEN AIR, À PARIS<br />
(<br />
orange top MARTINE SITBON<br />
photo: Rachel Bank @Labo Management / fashion editor: Yoshiko<br />
Tange @Studio Ghiglieri<br />
model: Blue Blanco @ Elite / make up: Julie Tomlinson @Frame N.Y.<br />
hair stylist : Johnny Drill @Zero / photo assistant: Brice Debray<br />
)<br />
URBAN 41
pullover SHARON WAUCHOB } gonna argento TOM VAN LINGEN } scarpe CHRISTIAN DIOR<br />
vestito di chiffon MOON YOUNG HEE } busto in pelle nera ELLUS } reggiseno LA PERLA }<br />
scarpe COSTUME NATION<strong>AL</strong> } orecchino YOSHIKO CREATION }<br />
42 URBAN URBAN 43<br />
{<br />
)
44 URBAN<br />
top MARTINE SITBON } gonna nera TSUMORI CHISATO } scarpe MARTINE SITBON } orecchini ORNER<br />
}<br />
(<br />
vestito ISABELLE MARANT } calze nere MORGAN } scarpe DRAGOVAN } bracciali MODEL’ S OWN }<br />
URBAN 45
46 URBAN<br />
{<br />
vestito nero arancio MARTINE SITBON } scarpe COSTUME NATION<strong>AL</strong> }<br />
vestito CHRISTIAN DIOR } stivali VENERA ARAPU<br />
)<br />
URBAN 47
Family Values, copertina, 22/04/96<br />
GUIDA|GIUGNO<br />
MUSICA 52<br />
MEDIA 55<br />
LIBRI 57<br />
FILM 58<br />
La star del mese: Art Spiegelman - Baci da New York<br />
Milano, Galleria Nuages - Dal 4 al 28 giugno 2003<br />
CAPOLAVORO<br />
Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />
GRANDE<br />
Come sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />
BUONO<br />
Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />
VABBÈ<br />
Coraggio, consideriamola una prova generale<br />
BLEAH!<br />
Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />
PRO E CONTRO<br />
I VOTI DI URBAN<br />
BUONI E CATTIVI<br />
AFFOLLATO<br />
Beh, tutti qui stasera?<br />
ETNICO<br />
Qui nessuno è straniero<br />
FLIRT<br />
Uno ci spera sempre /1<br />
GAY<br />
Uno ci spera sempre /2<br />
ROMANTICO<br />
Due cuori e un tavolino<br />
VEGETARIANO<br />
Il silenzio delle zucchine<br />
VIP<br />
C’era questo, c’era quello...<br />
Opere di: Giacomo, Senza titolo 1997 - Senza titolo 1998<br />
TEATRO 60<br />
ARTE 63<br />
SHOPPING 65<br />
CLUB 67<br />
Quando il diavolo ci mette la coda. Raccontino edificante.<br />
Mentre ci accingiamo a stampare questo numero<br />
di <strong>Urban</strong> un grande dibattito politico-mediatico<br />
(che paura!) agita Milano. Succede che viene a suonare<br />
(come segnalato nella colonna dei concerti, a pagina<br />
53) Marilyn Manson.<br />
Doveva andare a Monza (allo stadio), ma l’hanno cacciato<br />
a pedate. Milano voleva fare altrettanto (vade retro,<br />
Satana!), ma poi per fortuna qualche cervello si è sbloccato,<br />
e già questa sarebbe una notizia. In poche parole:<br />
può suonare il diavolo? Non daremo ai nostri ragazzi<br />
la sensazione di permettere spettacoli demoniaci?<br />
Inutile dire che i ragazzi se ne fregano alla grande.<br />
A noi, che abbiamo qualche annetto in più, questo<br />
signor Manson ci fa un po’ ridere. Ragazzi: ne abbiamo<br />
visti di artisti maledetti, anche di quelli maledetti davvero,<br />
che non spendevano milioni in trucchi e fondotinta.<br />
FOOD: Milano 73<br />
Roma 76<br />
Bologna 80<br />
Torino 83<br />
<strong>AL</strong> DIAVOLO MILANO,<br />
QUI CANTANO <strong>TUTTI</strong><br />
Chi ha paura del lupo cattivo? I ragazzini no, noi nemmeno, ma la grande città...<br />
BOLOGNA / Deconstructions Tour<br />
Arriva il festival itinerante “consacrato”<br />
al punk e al mondo di skateboarders<br />
e Bmx-ers. Cioé uno spettacolo a<br />
base di punk rock e hardcore con le<br />
band più importanti e rappresentative<br />
in circolazione. Al Made in Bo di via<br />
Stalingrado. Apertura cancelli alle 11.<br />
Grandi star, il gruppo headliner NoFX<br />
e le esibizioni di freestyle motocross.<br />
Info sul web: www.indipendente.com.<br />
7 giugno<br />
MILANO–ROMA / Omaggio a Cannes<br />
I film del Festival di Cannes a Roma<br />
(tel. 06-4451290), dal 5 al 12 giugno,<br />
nei cinema del quartiere di<br />
Trastevere e a Milano (tel. 02-6739<br />
781), dall’11 al 18 giugno, in 10 sale<br />
in giro per la città. Tutti i film della<br />
Quinzaine, le proposte da Un certain<br />
regard e a Roma anche i titoli<br />
de La semaine de la critique.<br />
Roma 5 - 12 giugno<br />
Milano 11 - 18 giugno<br />
Ma tant’è: se il diavoletto ha qualcosa da dire che<br />
lo dica, che diamine, e morta lì. Fine del dibattito, per<br />
fortuna e passiamo ad altro. Ma un concetto si insinua<br />
nelle menti perverse della redazione: e se invece di dare<br />
voti in ditini, nella nostra guida, decidessimo anche<br />
cosa vietare? La pizza coi peperoni? Vietata! La mostra<br />
allestita male? Vietata! Il negozio troppo caro? Vietato.<br />
Sarebbe bello (dice qualcuno). Ma sbagliato (dicono<br />
tutti). È che la censura ha il suo fascino malato, non<br />
piace a nessuno, ma ognuno sogna almeno una volta<br />
di applicarla a quel che non gli va.<br />
Noi resistiamo alla tentazione: più della censura ci fanno<br />
un po’ senso i censori. E quanto al signor Manson,<br />
sapete come vanno le cose: fa le canzoni, ma non i coperchi.<br />
Demonio di un diavolo: a Milano aveva già suonato<br />
tre volte, quando i censori dormivano. Buona notte.<br />
A.R.<br />
Matti da slegare,<br />
è proprio il caso<br />
di dirlo. Outsider<br />
Art in Italia - Arte<br />
irregolare nei<br />
luoghi della cura<br />
(ed. Skira)<br />
raccoglie le opere<br />
di artisti colpiti da<br />
gravi disturbi<br />
mentali. L’idea<br />
è dell’associazione<br />
non profit<br />
Progetto Itaca<br />
MUSICA, BARCHE E I FILM DI CANNES<br />
TORINO / Performance Ahgalla<br />
Giovedì 12 giugno alle19.30, all’altezza<br />
dei Murazzi, il giovane artista<br />
Fabio Viale è protagonista di una<br />
performance bizzarra. Al via il varo<br />
di “Ahgalla”, una barca interamente<br />
di marmo dotata di un propulsore<br />
fuori bordo di 3 cavalli, con tre passeggeri<br />
a bordo. Lunga 2 metri e<br />
mezzo e larga 1 metro e 10, pesa<br />
250 chili. Per gli scettici vogliosi di<br />
ricredersi. 12 giugno<br />
URBAN 51
DJ PLAYLIST<br />
Il loro album suona in ogni<br />
club che si rispetti. <strong>Urban</strong><br />
gli ha chiesto cosa suona invece<br />
sul loro stereo di casa.<br />
Ecco come risponde Tosca,<br />
il duo viennese che ballare<br />
il mondo fa.<br />
1.<br />
2.<br />
3.<br />
4.<br />
5.<br />
6.<br />
7.<br />
8.<br />
9.<br />
10.<br />
1.<br />
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4.<br />
5.<br />
6.<br />
7.<br />
8.<br />
9.<br />
10.<br />
52 URBAN<br />
BILL WHITERS<br />
Greatest hits<br />
METRO AREA<br />
Metro area lp<br />
ERLAND OYE<br />
Unrest<br />
THE BEATLES<br />
Tutto nel periodo<br />
’62-’67<br />
CAN<br />
Ego bamyasi<br />
SLY&ROBBIE<br />
Semplicemente<br />
tutto quanto<br />
MUDDY WATERS<br />
Tutto, come sopra<br />
TREVOR HORN<br />
Ogni disco<br />
che ha prodotto<br />
ENO-BYRNE<br />
My life in the bush<br />
of ghosts<br />
GRACE JONES<br />
Tutto... sperando<br />
nel nuovo album<br />
FNAC HITS<br />
Ma cosa comprano quelli<br />
che comprano i dischi?<br />
Ecco, la top ten delle<br />
vendite al negozio Fnac<br />
di Milano. Ommadonna!<br />
MADONNA<br />
American life<br />
PAOLO CONTE<br />
Reveries<br />
BLUR<br />
Think tank<br />
BEN HARPER<br />
Diamonds on the inside<br />
SERGIO CAMMARIERE<br />
Dalla pace del mare<br />
lontano<br />
LINKIN’ PARK<br />
Meteora<br />
PINK FLOYD<br />
The dark side<br />
of the moon (SACD)<br />
AAVV<br />
HitMania dance<br />
champions 2003<br />
OST<br />
La finestra di fronte<br />
GOLDFRAPP<br />
Black cherry<br />
MUSICA<br />
DI NUOVO RADIOHEAD,<br />
IL FURORE INTIMISTA<br />
Elettronici, psichedelici. I Radiohead sono una perfetta spugna musicale dei nostri tempi<br />
RADIOHEAD<br />
Hail to the thief<br />
Emi<br />
Ampiamente diffuso da sua<br />
maestà “the internet” – e d’altra<br />
parte intitolarlo “Saluto al ladro”<br />
equivale a un’istigazione a<br />
delinquere – il nuovo album dei<br />
Radiohead lascia tirare il fiato a<br />
chi, in questo mondo di ladri e<br />
di eroi, reclama certezze almeno<br />
nella musica e nei propri gruppi<br />
preferiti. Maniaco-depressivi come<br />
sempre, psichedelici e accurati<br />
nella messinscena dei suoni<br />
e delle voci, pronti a iniettare a<br />
corrente alternata dosi di torpore<br />
e furore elettrico, così sono<br />
i Radiohead 2003, con qualche<br />
invenzione in più. Un uso più<br />
pesante dell’elettronica, per<br />
esempio, in alcuni momenti,<br />
a dare ai pezzi una sorta di<br />
“serrate i ranghi” che aumenta<br />
il senso di contrasto con le loro<br />
parti più intimiste e disperse.<br />
E poi la qualità delle canzoni,<br />
tornate a essere più melodiche,<br />
che riescono ancora nell’arduo<br />
compito di sorprendere, a volte,<br />
nonostante Hail to the thief possa<br />
essere considerato il loro primo<br />
album di “classici”, ossia tipicamente<br />
Radiohead.<br />
Ascoltate l’iniziale 2+2=5, oppure<br />
There there, il brano scelto<br />
dalla loro casa discografica per<br />
presentare l’album, o ancora<br />
Where I end and you begin e Go<br />
to sleep, e vi appassionerete, e<br />
al tempo stesso ritroverete uno<br />
stile inconfondibile. È questo<br />
forse che lo fa apparire al critico<br />
L , ARTE DI RISUONARE SE STESSO<br />
Il nuovo disco di Paolo Conte è un capolavoro. Anche se le canzoni sono sempre quelle<br />
PAOLO CONTE<br />
Reveries - Nonesuch<br />
CGD<br />
L’uomo si fa sempre più bianco<br />
e intrigante, con le foto raffinate<br />
e le smorfie allegre di chi ancora<br />
non crede di avercela fatta, a<br />
passare da uno studio legale di<br />
Asti a una vita perennemente in<br />
tournée fra velluti, cortili nobili<br />
e il rispetto di chi mastica jazz<br />
incontentabile meno “urgente”,<br />
a livello espressivo, dei suoi predecessori,<br />
ma, al di là della forma,<br />
l’urgenza c’è invece all’interno<br />
del lavoro della band.<br />
I Radiohead – e anche questa è<br />
un’importante conferma – si so-<br />
da sempre. E questo Reveries è,<br />
come sempre, un compagno di<br />
viaggio pieno di stile, ironia ed<br />
eleganza. Conte racconta le sue<br />
storie con la grazia di chi sa usare<br />
il bianco e nero che, come diceva<br />
Wenders, è più vero del colore,<br />
alla distanza. C’è un solo,<br />
piccolo dubbio: ma cosa è successo<br />
alla creatività autorale di<br />
Paolo Conte? Perché non scrive<br />
più canzoni nuove?<br />
no spinti più a fondo di chiunque<br />
nella ricerca e nel racconto<br />
espressivo di uno stato d’animo,<br />
che oscilla tra misticismo e<br />
paranoia, tra furia iconoclasta e<br />
regressione psicanalitica, tra pacifismo<br />
e impegno politico, e<br />
Eh sì, perché anche qui siamo di<br />
fronte a pezzi risuonati e riarrangiati<br />
che sono già tutti conosciuti<br />
da anni, e facendo due<br />
conti lo chansonnier di Asti non<br />
scrive una canzone nuova con<br />
testo in italiano dal 1998: la sua<br />
prova originale più recente –<br />
Razmatazz, 2000 – è fatta di<br />
canzoni in inglese e comunque<br />
da tempo nei cassetti dell’autore<br />
di Azzurro. Chi ha rubato le pa-<br />
che li rende la perfetta spugna<br />
sonora dei nostri tempi. Un “saluto<br />
al ladro”, quindi, e un bentornato<br />
ai Radiohead, e alla loro<br />
corte di incantevoli e claustrofobici<br />
incubi.<br />
LUCA BERNINI<br />
role a Conte? Non avremo più<br />
nuove Come mi vuoi,<br />
Sudamerica o Fuga all’inglese?<br />
Boh, per ora riascoltiamo l’ennesima,<br />
meravigliosa antologia risuonata<br />
e riarrangiata in maniera<br />
quasi perfetta. E speriamo<br />
che gli tornino le parole e gli<br />
sguardi a veranda... per un prossimo,<br />
nuovo disco di storie capolavoro.<br />
EDDI BERNI<br />
LINEA 77 - NUMB<br />
MACY GRAY<br />
The trouble with being myself<br />
Epic/Sony Music<br />
Terzo disco, terza piacevolissima<br />
conferma di un talento puro e<br />
sopraffino. Che cattura con la<br />
voce più calda e sensuale del<br />
panorama musicale contemporaneo<br />
e conquista grazie a una<br />
travolgente miscela di r’n’b,<br />
soul, rock e hip-hop. Insomma,<br />
in pochi anni questa 32enne di<br />
Canton, Ohio, si è messa in testa<br />
di ricordare a tanta gente che la<br />
musica nera è altro, non soltanto<br />
pupazze melense e mugolanti,<br />
tutte tette e culo. E c’è riuscita.<br />
Come in It ain’t the money<br />
(con Beck e il rapper Pharoahe<br />
Monch) , When I see you,<br />
Happiness, My fondest childhood<br />
memories, She ain’t right<br />
for you e Come together.<br />
EMMA JANE SCARPA<br />
ANNIE LENNOX<br />
Bare - BMG<br />
A confermare quel luogo comune<br />
per cui gli artisti quando soffrono<br />
fanno bei dischi, arriva –<br />
a 8 anni di distanza dal precedente<br />
Medusa e a tre dall’ultimo<br />
lavoro degli Eurythmics – un<br />
nuovo album di Annie Lennox,<br />
intitolato non a caso Bare, ossia<br />
“a nudo”. Molte cose sono cambiate<br />
nella sua vita, ci fanno sapere:<br />
il suo matrimonio felice<br />
è andato in pezzi, e con quello<br />
evidentemente anche le motivazioni<br />
che per diversi anni avevano<br />
trasformato Annie – da intrigante<br />
e androgina performer –<br />
in una mamma e moglie a pieno<br />
servizio. Bare è un album di<br />
canzoni tristi, ma non è triste:<br />
c’è al contrario, dentro, una<br />
ELIO E LE STORIE TESE<br />
Cicciput<br />
Aspirine/BMG<br />
Prendere ispirazione dal veggente<br />
napoletano Gennaro<br />
D'Auria per il titolo di un album è<br />
un'idea che poteva venire in mente<br />
solo a Elio e le Storie Tese, per<br />
loro stessa definizione “cazzari<br />
GIARDINI DI MIRÒ - PUNK… NOT DIET!<br />
grande energia, la forza di confrontarsi<br />
con i propri fallimenti<br />
e trasformarli in motivi di riscossa,<br />
piuttosto che traumi irreversibili.<br />
Un disco di musica<br />
ispirata davvero, e poco legata<br />
a scadenze e input discografici:<br />
e questo – questa urgenza che<br />
lo riempie – è lo stesso motivo<br />
per cui si fa ascoltare con grande<br />
piacere e emozione.<br />
LUCA BERNINI<br />
GIARDINI DI MIRÓ<br />
Punk… Not Diet!<br />
Homesleep<br />
Se vi piacciono i Mum, i Sigur<br />
Ros, certi Pink Floyd, le atmosfere<br />
vivide fatte di chitarre<br />
che riverberano e accordi ripetuti<br />
e ossessivi, sappiate che<br />
i Giardini di Mirò fanno tutto<br />
questo da anni, e lo fanno meglio<br />
di chiunque altro. È straordinario<br />
pensare ai fiumi di inchiostro<br />
che si versano ogni<br />
anno per santificare gruppi dai<br />
dischi e dalle carriere inutili<br />
per lasciare nell’ombra band<br />
come questa, capace di album<br />
eccellenti e di atmosfere inarrivabili.<br />
I Giardini di Mirò sono<br />
una piccola leggenda italiana,<br />
frutto di un’etichetta, la<br />
Homesleep – tra i loro clienti<br />
un’altra band incredibilmente<br />
brava, gli Yuppie Flu – che<br />
è anch’essa un’oasi indipendente<br />
di grande musica. I loro<br />
dischi sono esperienze sonore;<br />
so che suona datato, ma è così,<br />
e farlo in questi tempi di<br />
zero coraggio li rende doppiamente<br />
bravi. Niente classifiche,<br />
per loro, ma non perdetevi<br />
questo album, se volete sognare<br />
in pace.<br />
LUCA BERNINI<br />
che ti fanno un po’ ridere, un po’<br />
pensare e un po’ masterizzare”.<br />
Che la vena cazzara non si sia<br />
spenta con gli anni, lo conferma il<br />
singolo Shpalman, in cui vengono<br />
cantate (insieme a Max Pezzali) le<br />
gesta di un supereroe che punisce<br />
i cattivi spalmandoli di merda<br />
in faccia. Roba da adolescenti parolacciari?<br />
Certo, ma gli Elii conti-<br />
MOGWAI - HAPPY SONGS FOR HAPPY PEOPLE<br />
SKIN<br />
Fleshwounds - EMI<br />
Disco scarno, essenziale, intimista.<br />
Disco di Skin, senza le<br />
chitarre e il frastuono a volte<br />
pseudorock dei suoi Skunk<br />
Anansie: rimangono canzoni<br />
sviluppate con un suono a dimensione<br />
umana e aperture<br />
melodiche improvvise e abissali.<br />
C’è però una certa retorica<br />
nell’espressività che ha del già<br />
sentito, del già vissuto: è il primo<br />
passo di un nuovo viaggio,<br />
ok, e sicuramente andando<br />
avanti sarà una sensazione che<br />
scomparirà. Bene ha fatto,<br />
Skin, in questo lavoro a non affidarsi<br />
ad altro che a delle belle<br />
canzoni, perché saranno<br />
quelle, in ogni caso, a condurla<br />
altrove. Per il momento tra<br />
passato e futuro finisce pari:<br />
uno a uno.<br />
LUCA BERNINI<br />
MOGWAI<br />
Happy songs for<br />
happy people - PIAS<br />
Nonostante il titolo, i Mogwai<br />
non sono diventati un gruppo<br />
lounge né epigoni della Alexia<br />
prima maniera. Lo stile della<br />
band resta immutato: rock<br />
strumentale costruito su frasi<br />
minimali e delicate che possono<br />
svilupparsi in crescendo<br />
a volumi devastanti. Non è più<br />
una novità ma è sempre un<br />
ascolto raccomandabile.<br />
PAOLO GIOVANAZZI<br />
GOLDFRAPP<br />
Black cherry<br />
Mute – Extralabels 2003<br />
Messe da parte le atmosfere<br />
electro-soft/nu-Morricone di<br />
nuano a volare più in alto della<br />
media degli adepti del demenziale,<br />
soprattutto musicalmente: se<br />
riuscite a immaginare il Quartetto<br />
Cetra che rilegge il pop di oggi<br />
con Frank Zappa come arrangiatore<br />
e una buona serie di<br />
ospiti (Gianni Morandi???), avete<br />
una mezza idea di ciò che accade<br />
in questo disco. Non tutto<br />
GOLDFRAPP - BLACK CHERRY<br />
Felt mountain i Goldfrapp<br />
(sfacciati e coraggiosi) hanno<br />
cambiato rotta. Le vellutate<br />
melodie che carezzavano<br />
la celestiale voce di Alison<br />
Goldfrapp si sono trasformate<br />
in spinosi ma inebrianti gironi<br />
dell’inferno electroclash. Tra<br />
i diversi inni alla lussuria metropolitana<br />
ci sono comunque alcuni<br />
momenti (Deep honey, Hairy<br />
trees, Forever e la title-track), di<br />
“vecchio stile” Goldfrapp.<br />
<strong>AL</strong>ESSANDRO DE ANGELIS<br />
LINEA 77<br />
Numb<br />
Earache Records / Spin-Go!<br />
Come cantava a suo tempo un<br />
riccioluto folk-singer, “se stiamo<br />
insieme ci sarà un perché”,<br />
e un perché ci sarà pure per<br />
spiegare come mai i Linea 77<br />
sono l’unico gruppo rock italiano<br />
accasato con una label straniera,<br />
la prestigiosa e tostissima<br />
Earache Records. I motivi<br />
di cotanto prodigio possono<br />
essere agilmente rintracciati<br />
in Numb, dove i cinque torinesi<br />
distribuiscono mazzate senza<br />
soluzione di continuità con<br />
precisione pressoché chirurgica,<br />
in nome di un crossover<br />
quanto mai incisivo e nient’affatto<br />
scontato, che trova<br />
uno dei momenti migliori in<br />
Warhol, il featuring che non<br />
ti aspetti con gli Aretuska<br />
di Roy Paci. Ma anche il resto,<br />
a onor del vero, è assolutamente<br />
all’altezza. Per citare<br />
un altro nume della melodia<br />
tricolore, l’Italiano vince<br />
e con lui vince l’Italia intera,<br />
evviva evviva.<br />
<strong>AL</strong>EXIO BIACCHI<br />
ELIO IL MATTO COLPISCE ANCORA<br />
Pure quando esagerano, gli Elii sono formidabili. Dite voi: non sembra Zappa alle prese col pop?<br />
funziona, spesso il gruppo tende<br />
a strafare, infittendo la trama<br />
delle canzoni fino all’esagerazione<br />
(Pagano e Abate cruento per<br />
esempio). Ma quando i tasselli<br />
vanno al posto giusto, ci si trova<br />
davanti a uno dei gruppi italiani<br />
migliori di sempre.<br />
PAOLO GIOVANAZZI<br />
IN CONCERT<br />
MILANO<br />
7 e 8 giugno<br />
A DAY AT THE BORDER/<br />
GODS OF MET<strong>AL</strong> FESTIV<strong>AL</strong><br />
Da una parte Marilyn Manson,<br />
H.I.M., Ministry<br />
e altro (7); dall’altra<br />
Motorhead, Queensryche,<br />
Saxon e Whitesnake (8).<br />
Vinca il migliore.<br />
10 giugno<br />
ROLLING STONES<br />
Stadio San Siro<br />
Finché non li vedo non<br />
ci credo… ma se li vedo…<br />
ROMA<br />
23 giugno<br />
COLDPLAY<br />
Free Music Festival –<br />
Centrale del tennis<br />
Che dire? Se li amate ancora<br />
come ai tempi di Yellow sono lì<br />
per voi, grandi come sempre.<br />
27 giugno<br />
SUD SOUND SYSTEM<br />
Villa Ada<br />
Per gli appassionati della musica<br />
ganja ecco l’act più torrido<br />
del Salento.<br />
BOLOGNA<br />
13, 14 e 15 giugno<br />
JAMMIN’ FESTIV<strong>AL</strong><br />
Autodromo di Imola (BO)<br />
Con Limp Bizkit, Metallica,<br />
Placebo, Punkreas, Bon Jovi,<br />
Dave Gahan, Live, The Music,<br />
Tricky, Zwan e tanti altri.<br />
21 giugno<br />
AMPARANOIA<br />
Parco Nord<br />
Dopo un calendario fitto<br />
lungo un mese termina<br />
l’Estragon Festival, con il<br />
gruppo patchanguero spagnolo.<br />
Brava lei, bravi tutti.<br />
TORINO<br />
30 giugno<br />
KING CRIMSON<br />
Teatro Colosseo<br />
A volte ritornano.<br />
Prog postmoderno?<br />
URBAN 53
MEDIA<br />
MUTI, CORTI ETV,<br />
TOCCA AI FESTIV<strong>AL</strong><br />
A Milano i telefilm<br />
della vostra<br />
infanzia, a Bologna<br />
il cinema ritrovato.<br />
Due rassegne per<br />
i vostri due occhi.<br />
Nano-Nano!<br />
“Nano nano, la tua maaano...”,<br />
l’agente Puncharello, “sottiletta<br />
Cunningham”, Bo e Luke che<br />
entrano in macchina dalla finestra<br />
e poi “Aquila 2 ad Aquila<br />
5”. Ricordate? Erano gli anni<br />
’70 e il mondo era diviso in due:<br />
c’erano quelli che preferivano il<br />
genere avventuroso-western e<br />
spaziale e quelli che stravedevano<br />
per il quotidiano-casalingosentimentale<br />
di Happy Days e<br />
Strega per amore. Dal 20 al 22<br />
giugno, a Milano al cinema<br />
Arcobaleno, potete tornare<br />
young con il Telefilm Festival<br />
2003 (www.telefilmfestival.it).<br />
Molte le serate, le retrospettive<br />
e le anteprime (tra cui C.S.I<br />
Miami, storie del dipartimento<br />
della polizia scientifica Csi di<br />
Miami e Six Feet Under, telefilm<br />
già culto negli Usa).<br />
Saltando di tele in cine si arriva,<br />
passettin-passettino, fino a<br />
Bologna dove si svolge il festival<br />
Il Cinema Ritrovato (giunto<br />
alla sua diciassettesima edizione)<br />
nelle due nuove sale cinematografiche,<br />
Lumière 1 e<br />
Lumière 2, più altri spazi per<br />
dibattiti ed eventi Dal 28 giugno<br />
al 5 luglio verranno presentate<br />
le diverse sezioni tra<br />
cui quelle dedicate a Ritrovati<br />
A TORINO, TUTTO FA MOUSE<br />
Una tre giorni a tutto mouse<br />
durante i quali discutere, sperimentare<br />
e, perchè no?, giocare<br />
e divertirsi.<br />
Puntuale come l’estate torna<br />
anche quest’anno<br />
l’Hackmeeting 2003, che per<br />
l’occasione si trasferisce a<br />
Torino e conferma i tre giorni<br />
di “seminari, giochi, feste e dibattiti”.<br />
La sesta edizione dell’incontro<br />
della comunità hac-<br />
& Restaurati e Cento anni fa: i<br />
film del 1903. Ma c’è spazio<br />
anche per La Diva italiana:<br />
Francesca Bertini e Vecchie immagini,<br />
nuovi film.<br />
Al cinema Arlecchino si<br />
proiettano invece i capolavori<br />
del Cinemascope (sezione Il cinema<br />
più grande della vita: 50<br />
anni di Cinemascope), con Lola<br />
ker italiana – e non stiamo qui<br />
a spiegarvi per l’ennesima<br />
volta che gli hacker non sono<br />
i cattivi pirati informatici, ma<br />
persone che “condividono<br />
informazioni e competenze” –<br />
conferma quindi Hackmeeting<br />
come l’appuntamento privilegiato<br />
della “cultura digitale<br />
underground italiana”.<br />
Autogestito e autofinanziato,<br />
il meeting si svolgerà (virtual-<br />
Montez, The Robe, Moonflet,<br />
Bonjour tristesse, Carmen<br />
Jones, Garden of Evil e I died a<br />
Thousand Times.<br />
Charlie Chaplin conclude l’evento<br />
da star al Teatro<br />
Comunale venerdì 4 luglio (prima<br />
mondiale della versione restaurata<br />
di A Dog’s Life) e sabato<br />
5 luglio (serata finale)<br />
sempre con la prima mondiale<br />
L’Hackmeeting 2003 conferma che il computer non è per nulla autistico. Anzi, si gioca<br />
mente parlando eh?) soprattutto<br />
nel Lan space, e cioè nello<br />
“spazio dove ognuno potrà<br />
portare il proprio computer<br />
e collegarsi in rete con gli altri,<br />
sperimentando, giocando e<br />
condividendo gratuitamente<br />
i propri materiali”.<br />
Giusto per chiarezza: il Lan<br />
space non è una rete pubblica.<br />
Detto in italiano: se la vostra<br />
della versione restaurata di<br />
The Circus.<br />
SARA TEDESCHI<br />
Telefilm Festival 2003<br />
Milano, 20-21-22 giugno<br />
www.telefilmfestival.it<br />
Il cinema ritrovato<br />
Bologna, 28 giugno-5 luglio<br />
www.cinetecadibologna.it<br />
pigrizia vi àncora alla poltrona<br />
di casa, buon per voi, ma scordatevi<br />
di poter accedere al Lan<br />
space via Internet (nè dall’interno<br />
potrete uscire verso la<br />
Rete). Per i dettagli su seminari,<br />
incontri e dibattiti cliccate<br />
su www.hackmeeting.org.<br />
Hackmeeting 2003<br />
Torino, 20-21-22 giugno<br />
www.hackmeeting.org<br />
GENOVA<br />
Scoprire la città<br />
ballando ballando<br />
Viaggiare alla scoperta degli<br />
spazi urbani con la danza.<br />
Interessante, ma come? Con<br />
Artu, l’associazione culturale<br />
Arti per la Rinascita e la<br />
Trasformazione <strong>Urban</strong>a e il suo<br />
Festival Internazionale di<br />
Danza <strong>Urban</strong>a dal capibile nome<br />
Corpi <strong>Urban</strong>i/<strong>Urban</strong> Bodies.<br />
Dal 13 al 15 giugno compagnie<br />
di danza italiane, francesi,<br />
spagnole e portoghesi saranno<br />
a Genova tra Porto Antico e<br />
città vecchia con performance,<br />
coreografie, danza di strada e<br />
spettacoli itineranti. Gli spettacoli<br />
si terranno il pomeriggio e<br />
la sera. All’opera anche alcune<br />
scuole di danza genovesi con<br />
bizzarre lezioni di sbarra classica<br />
all’aperto. Tra le iniziative<br />
collaterali anche una mostra<br />
fotografica La città che danza,<br />
conferenze, laboratori e incontri.<br />
Per info sul programma<br />
www.associazioneartu.it<br />
BRESCIA<br />
Tutto il circo<br />
contemporaneo<br />
in venti giorni<br />
Dal 22 giugno al 12 luglio<br />
state con il naso in su e gli<br />
occhi aperti, a Brescia, dove si<br />
svolge la Festa Internazionale<br />
del Circo Contemporaneo.<br />
Per tre settimane danza, teatro<br />
e circo (senza animali eh?),<br />
proporranno spettacoli per raccontare<br />
storie e proporre tradizione,<br />
avanguardia è il meglio<br />
della ricerca contemporanea.<br />
Più di quaranta spettacoli con<br />
i due week-end festadelcirco<br />
dedicati a pubblico e operatori.<br />
E i luoghi? Due chapiteau fissi,<br />
un chiostro per il progetto<br />
Giardino segreto, un teatro,<br />
e un luogo misterioso per<br />
lo spettacolo di chiusura.<br />
Biglietti da 10 euro.<br />
Info www.festadelcirco.it<br />
URBAN 55
LIBRI<br />
CARA BANANA, ADIEU<br />
La scrittrice giapponese era un fenomeno letterario. Era. Ora pare una delle tante. Adieu<br />
PRESAGIO TRISTE<br />
Banana Yoshimoto<br />
Feltrinelli<br />
127 pp., 7,50 euro<br />
Rimane un mistero come<br />
Banana Yoshimoto sia riuscita, in<br />
tutti questi anni, a tenersi stretta<br />
un’ampia schiera di lettori (o meglio<br />
lettrici) fedeli che continuano<br />
a seguirla nonostante tutto.<br />
Nonostante tutto, si vuol dire,<br />
perché se Kitchen, nel 1991, era<br />
stato davvero una bella sorpresa,<br />
e ben si collocava in quel momento<br />
(all’alba d’un nuovo decennio<br />
giocava con grazia con i<br />
generi con un occhio ai manga,<br />
altra novità che avrebbe attecchito<br />
molto bene anche qui in<br />
Occidente), i successivi testi tradotti<br />
non erano stati all’altezza di<br />
quel primo, fulminante, agile volumetto<br />
approdato da Feltrinelli<br />
come una bomba. Era bella la copertina,<br />
di Kitchen, era stupefacente<br />
lo pseudonimo, Banana!,<br />
era interessante che il padre della<br />
scrittrice fosse un importante<br />
poeta giapponese, si voleva sapere<br />
come avesse fatto la ragazza<br />
a produrre una quantità sterminata<br />
di testi a ritmo vertiginoso<br />
tutti accompagnati da enorme<br />
successo di vendite. Insomma,<br />
era un fenomeno da seguire anche<br />
per capire cosa succede nel<br />
mercato mondiale dei libri.<br />
Se in Kitchen funzionava bene la<br />
miscela di malinconia, sguardo<br />
poetico e situazioni sul filo del<br />
dramma, nei successivi – e parliamo<br />
di dieci libri!, da N.P. del<br />
1992, fino a La piccola ombra del<br />
2002 – quella lingua semplice<br />
condita da tocchi tutti giapponesi<br />
era diventata un cinguettio stucchevole.<br />
Purtroppo anche questo<br />
Presagio triste, anche se viene<br />
definito una “Banana in stato di<br />
NOTIZIE D<strong>AL</strong> FRONTE<br />
Robert Fisk<br />
Fandango<br />
172 pp., euro 15,00<br />
Robert Fisk è un serio e autorevole<br />
giornalista inglese che da<br />
anni lavora come corrispondente<br />
dell’Indipendent da Beirut. È un<br />
grande conoscitore della situazione<br />
mediorientale e un bravo<br />
scrittore di reportage, coraggiosi<br />
grazia”, non si discosta da quella<br />
pasta già più volte assaggiata, e<br />
respinta, in passato.<br />
Troppe le frasi che cominciano<br />
con “Avevo la sensazione”, i dialoghi<br />
restano sempre appesi lì<br />
senza mai svilupparsi veramente,<br />
i personaggi, per quanto interessanti,<br />
sono appena sbozzati. I<br />
misteri sempre evocati con una<br />
continua enfasi, il paesaggio descritto<br />
sì in maniera lieve, ma<br />
persino troppo: senza essere maligni,<br />
si può pensare che la traslazione<br />
della lingua e del pensiero<br />
giapponese non permetta di<br />
comprendere fino in fondo come<br />
sia il materiale di partenza, ma<br />
e precisi. È anche un conferenziere<br />
che non si sottrae a giri pubblici.<br />
Gli americani e gli israeliani<br />
lo detestano, perché Fisk racconta<br />
la verità. In questo libro sono<br />
raccolti suoi lavori apparsi sui<br />
giornali fra il 1996 e il 2003,<br />
proprio fino al 23 marzo, piena<br />
guerra in Iraq.<br />
11 settembre, Iraq, Israele e<br />
Medio Oriente sono le sezioni.<br />
Ma Fisk non è solo un prezioso<br />
certo la pioggia, le piante, il sole,<br />
i giardini, l’acqua, andrebbero<br />
“sprecati” un po’ meno. Così come<br />
certi “poteri”, certe “capacità”<br />
(shining? Certo King e Dario<br />
Argento non sono mai stati troppo<br />
lontani dai riferimenti di<br />
Banana) sembrano davvero solo<br />
elementi d’una buona, eccellente,<br />
sceneggiatura di fumetti.<br />
Insomma, anche stavolta la sensazione<br />
– per dirla alla Banana –<br />
resta quella d’una certa incorporeità<br />
che purtroppo riguarda anche<br />
la pagina, e la struttura, di<br />
questi libri. Viene quasi da pensare<br />
che l’autrice avrebbe dovuto lasciare<br />
concentrare, rapprendere,<br />
Robert Fisk, inviato dell’Indipendent, racconta i fronti che ha attraversato. Senza arretrare<br />
testimone del nostro tempo: è un<br />
essere umano capace di indignarsi<br />
(l’agghiacciante passaggio<br />
su Sabra e Shatila spiega molte<br />
cose) e battersi. Come quando riporta<br />
al mittente, alla Lockheed,<br />
il pezzo d’un missile col quale gli<br />
israeliani hanno colpito in Libano<br />
un’ambulanza piena di donne e<br />
bambini palestinesi (questo suo<br />
atto ricorda quello fatto successivamente<br />
da Michael Moore in<br />
la sua scrittura attorno a un numero<br />
assai più ridotto di testi.<br />
Così, invece, ci sono una serie di<br />
libri di appunti per romanzi che<br />
non sono mai stati lasciati maturare,<br />
una continua superficialità<br />
che tutto sfiora senza nulla toccare,<br />
uno stato forzato di quasi sonnolenza<br />
che mai si arrischia a<br />
sporcarsi le mani. Peccato.<br />
Ma d’altronde questi sono i tempi:<br />
la scelta paga in termini di<br />
vendite, rallegra editori e librai.<br />
Resta da chiedersi cos’altro leggano<br />
le signorinelle e i signorinelli<br />
cresciuti in questo decennio a<br />
dieta di Banana.<br />
SILVIA B<strong>AL</strong>LESTRA<br />
GUERRE VISTE DA (TROPPO) VICINO<br />
Bowling a Colombine). Robert<br />
Fisk riceve continue intimidazioni<br />
e anche minacce di morte (persino<br />
dall’attore John Malcovich!)<br />
ma non smette di lavorare per la<br />
pace e la giustizia. Per questo va<br />
seguito, e anche perché questo<br />
libro è un libro bello e importante<br />
che racconta bene le cose e<br />
non arretra d’un millimetro di<br />
fronte alle tragedie di questi orrendi<br />
anni.<br />
illustrazione (tratta dalla copertina del libro): Ertè, Paesaggio in fiore © Sevenarts ltd by SIAE 2003<br />
GRISHAM<br />
Legal thriller, più<br />
legal che thriller.<br />
Una buona<br />
parabola su chi<br />
vuole troppo<br />
IL RE DEI TORTI<br />
John Grisham<br />
Mondadori<br />
380 pp., 18,60 euro<br />
Ok, non staremo qui a spiegarvi<br />
chi è Grisham e su come<br />
i suoi legal thriller siano<br />
ormai più legal che thriller.<br />
Ma proprio questo fa di lui<br />
una specie di raccontatore<br />
(anche civile, se si permette)<br />
dell’America e dei suoi meccanismi,<br />
tic, manie, follie e<br />
modalità di funzionamento.<br />
Trama: l’avvocato Clay<br />
Carter si fa il mazzo, triste e<br />
demotivato, al Gratuito<br />
Patrocinio del Tribunale di<br />
Washington. Cioè fa l’avvocato<br />
d’ufficio e difende gratis<br />
poveri, neri, tossici ecc.<br />
Finché qualcuno non gli<br />
propone un grosso affare.<br />
Il giovane Clay entra così<br />
nell’universo parallelo (ma<br />
dollaroso assai) delle class<br />
action, cioè azioni legali<br />
di massa condotte contro<br />
grandi aziende. Scoppiano<br />
trenta pneumatici? Si fa<br />
causa al costruttore e gli<br />
si spillano risarcimenti miliardari<br />
(l’avvocato prende<br />
il 30 per cento). La medicina<br />
ti ammazza? Altra causa<br />
di massa, altri milioni di dollari<br />
(e altri soldi per l’avvocato).<br />
Bingo! Ma... Essendo<br />
una specie di “giallone” non<br />
diremo di più. Se non che<br />
dietro, intorno, sotto e sopra<br />
Clay Carter si vede<br />
un’America di soldi facili,<br />
ingiustizie e jet privati, dove<br />
anche una battaglia di giustizia<br />
può diventare ingiustizia<br />
massima. Chiedete all’avvocato<br />
Clay Carter.<br />
Piacevole ma inquietante.<br />
O inquietante ma piacevole,<br />
vedete voi.<br />
A.R.<br />
URBAN 57
GAY MOVIE<br />
Due uomini che<br />
si amano. Militari<br />
YOSSI & JAGGER<br />
Eytan Fox<br />
Una storia d’amore, vera,<br />
che prende corpo in un contesto<br />
decisamente anomalo.<br />
Yossi e Jagger non solo sono<br />
due uomini, ma addirittura<br />
sono ufficiali dell’esercito<br />
israeliano, impegnati in una<br />
difficile e pericolosa missione<br />
presso il confine libanese,<br />
cui aderiscono per senso del<br />
dovere e molte perplessità.<br />
Yossi è introverso, geloso di<br />
questo amore che vorrebbe<br />
vivere senza troppa pubblicità,<br />
anche perché la repressione<br />
si fa sentire.<br />
Jagger è invece il personaggio<br />
del gruppo e, prossimo al<br />
congedo, vorrebbe che il suo<br />
amante mollasse tutto per seguirlo.<br />
Storia gay quindi, resa<br />
totalmente eccentrica dal contesto<br />
che conferisce alla vicenda<br />
uno spessore straordinario,<br />
una tensione costante e<br />
spunti di riflessione mai banali.<br />
Produttivamente un piccolo<br />
film, capace però di offrire<br />
grandi e inedite emozioni.<br />
GARZANTINA<br />
- Lei crede all’amore a prima<br />
vista?<br />
- Non so, ma certo fa risparmiare<br />
un sacco di tempo.<br />
(George Raft e Mae West,<br />
Night after night)<br />
Noi siamo come il destino: chi<br />
va a star bene e chi va a prenderselo<br />
in culo. (James<br />
Woods, C’era una volta in<br />
America)<br />
Tu non puoi avere problemi,<br />
Chick, perché li ho presi tutti<br />
quanti io in esclusiva: ho assorbito<br />
l’intero mercato. (Dustin<br />
Hoffman, Eroe per caso)<br />
Non sono brutto ma mi arrangio.<br />
(Totò, Totò contro<br />
Maciste)<br />
È questo il motto: per cambiare<br />
vita, cambiare opinioni.<br />
(Serge Reggiani, Tre amici,<br />
le mogli e (affettuosamente)<br />
le altre)<br />
All’erta miei prodi! Vi siete finora<br />
coperti di merda, copritevi<br />
oggi di gloria. (Vittorio<br />
Gassman, L’armata<br />
Brancaleone)<br />
58 URBAN<br />
FILM<br />
CONTRATTO DA DIO<br />
LAVORO DURISSIMO<br />
Il giornalista rampante vuole diventare anchorman in prima serata. Fino a quando gli offrono<br />
un contratto per diventare addirittura Padreterno. Un Carrey superbo, una grande metafora<br />
UNA SETTIMANA DA DIO<br />
Tom Shadyac<br />
Bruce Nolan è reporter in una<br />
tv locale di Buffalo. I suoi servizi<br />
sono brillanti, ma l’ambizione<br />
lo devasta. Vorrebbe prendere<br />
il posto del conduttore<br />
del tg prossimo alla pensione<br />
e fantastica servizi di portata<br />
internazionale. Il tutto senza<br />
mai smettere di piangersi addosso<br />
e brontolare. Sembra<br />
quasi in cerca di guai. Che arrivano<br />
con il licenziamento.<br />
Qui però avviene qualcosa di<br />
singolare. Spinto dalle forze<br />
del destino Bruce arriva presso<br />
la sede dell’Omni Presents inc.,<br />
dove incontra una strana figura<br />
di custode, nero, che alla fine<br />
si qualifica per essere qualcuno<br />
che opera più in alto: è Dio in<br />
persona. Che ascolta tutte le<br />
lamentele di Bruce e gli propone<br />
un cambio. Altro che diventare<br />
il nuovo Walter Cronkite,<br />
sogno e ambizione di tutti i<br />
cronisti televisivi, il suo nuovo<br />
lavoro sarà nientemeno che<br />
quello di Dio. Che ci provi lui!<br />
Così, Bruce Nolan diventa il<br />
Bruce Almighty del titolo originale.<br />
Inutile dire che all’inizio<br />
Bruce giochicchia con gli ultrapoteri<br />
cercando di ritagliarsi vita<br />
comoda e un po’ di divertimento,<br />
poi però le responsabilità<br />
lo inchiodano. In fondo non<br />
era l’unico depositario delle rimostranze<br />
di un’umanità sempre<br />
pronta a lamentarsi rispetto<br />
alla condizione in cui si trova.<br />
E il nuovo lavoro, per quanto<br />
temporaneo, si risolve per<br />
essere davvero impegnativo.<br />
Jim Carrey trova finalmente un<br />
ruolo adatto al suo esagerato<br />
talento, grazie alla regia di<br />
Tom Shadyac che lo aveva fatto<br />
conoscere al grande pubblico<br />
come Ace Ventura e lo aveva<br />
diretto anche in Bugiardo bugiardo.<br />
E il fantasioso giochino dell’onnipotenza<br />
si presta a un’infinità<br />
di invenzioni da commedia<br />
in cui, per definizione, tutto è<br />
possibile. In questa chiave gli<br />
effetti speciali giocano un ruolo<br />
decisivo e le trovate sono spesso<br />
davvero molto brillanti (anche<br />
se il trailer ne brucia un po’<br />
troppe).<br />
Accanto al grande Jim troviamo<br />
Jennifer Aniston nel ruolo<br />
della fidanzata innamorata,<br />
pronta a sopportare gli incessanti<br />
mugugni di Bruce. Ma indimenticabile<br />
è Morgan<br />
Freeman nei panni di Dio, piccola<br />
significativa vendetta che<br />
piazza sul gradino più alto un<br />
nero, come se si fosse di fronte<br />
a una gara olimpica. Certo, il<br />
dio nero passa il testimone al<br />
diavolo biondo (o quasi), ma rimane<br />
il colpaccio di quel signore<br />
con colore della pelle scura<br />
chiamato a interpretare un ruolo<br />
davvero importante. Una volta<br />
tanto non dovremo fare riferimento<br />
all’accoglienza ottenuta<br />
sul mercato statunitense, visto<br />
che il film esce praticamente in<br />
contemporanea anche sugli<br />
schermi italiani. E la data po-<br />
trebbe favorire l’incontro tra Jim<br />
Carrey che ritrova se stesso e il<br />
pubblico nostrano.<br />
Carrey è probabilmente il talento<br />
più versatile dell’intero panorama<br />
hollywoodiano ma si dice<br />
che non tutti laggiù lo apprezzino<br />
come meriterebbe. Forse sono<br />
solo pettegolezzi, ma rimane<br />
vero che l’Academy lo ha sempre<br />
snobbato, nonostante la sua<br />
filmografia vanti titoli straordinari<br />
(tra cui Truman Show e Man<br />
on the Moon, oltre a The Grinch<br />
dove era praticamente irriconoscibile<br />
sotto il trucco).<br />
Jim deve quindi accontentarsi<br />
di riempire la sua personale bacheca<br />
con una quantità debordante<br />
di riconoscimenti prestigiosi,<br />
senza potere però piazzare<br />
tra gli altri la mitica statuetta.<br />
Chissà, forse tra gli interventi<br />
divini di Bruce, potrebbe anche<br />
nascondersi quello di una premiazione<br />
del suo alter ego Jim<br />
ai prossimi Oscar.<br />
ANTONELLO CATACCHIO<br />
ANTWONE FISHER<br />
MY NAME IS TANINO<br />
Paolo Virzì<br />
Forse uno di quei casi in cui il<br />
tracollo del produttore (Cecchi<br />
Gori) può avere fatto bene al<br />
film. Praticamente abbandonati<br />
a se stessi negli Usa (e con problemi<br />
distributivi poi) Virzì e la<br />
sua troupe fanno di necessità<br />
virtù. Ne esce un quadro dolceamaro,<br />
con punte da commedia<br />
brillante e momenti di<br />
malinconica tristezza. Tutto<br />
attorno alle vicende di Tanino,<br />
giovane siciliano sprovveduto<br />
cui ne capitano di tutti i colori<br />
e talvolta ci mette anche del<br />
suo. Protagonista l’esordiente<br />
Corrado Fortuna, interprete<br />
anche del film di Battiato<br />
Perduto amor.<br />
ANTONELLO CATACCHIO<br />
ANTWONE FISHER<br />
Denzel Washington<br />
Denzel Washington esordisce<br />
alla regia. Il titolo è il nome del<br />
protagonista. La storia è quella,<br />
vera, di un marinaio con incredibile<br />
propensione alla violenza.<br />
Al punto che viene inviato<br />
da uno strizzacervelli per venire<br />
a capo della questione.<br />
Il medico (interpretato<br />
da Denzel) riesce a superare<br />
Una variante dei Blues Brothers. Però<br />
qui si gioca a pallone Però qui si gioca a<br />
CITY OF GHOSTS<br />
le barriere psicologiche del<br />
giovane, trasformandosi un po’<br />
alla volta nel padre che non ha<br />
mai conosciuto. Ha conosciuto<br />
invece una vita terribilmente<br />
grama, con rapporti durissimi<br />
all’insegna della prevaricazione.<br />
Un incubo spaventoso. Ora, con<br />
l’aiuto del medico e di una<br />
ragazza (Joy Bryant), il futuro<br />
potrebbe essere meno cupo.<br />
SELVAGGIA CONTI<br />
CITY OF GHOSTS<br />
Matt Dillon<br />
Matt Dillon, autore della sceneggiatura<br />
insieme a Barry Gifford<br />
(genio prediletto di David Lynch),<br />
esordisce alla regia con un film<br />
che la retorica definisce di suggestive<br />
atmosfere esotiche. Teatro<br />
della vicenda la Cambogia, dove<br />
approda Dillon dopo un tentativo<br />
andato male di fare quattrini illegalmente.<br />
Lì raggiunge il suo<br />
mentore James Caan. Che gli<br />
propone un altro affare molto<br />
sporco e ad alto tasso di rischio,<br />
in un contesto già estremamente<br />
pericoloso. Una storia intrigante,<br />
che inaspettatamente rivela<br />
il talento visionario e registico<br />
del nostro. Rafforzano il cast<br />
Natascha McElhone, Gérard<br />
Depardieu, Stellan Skarsgård.<br />
SELVAGGIA CONTI<br />
MATRIX INCASSA ANCORA<br />
POLLOCK<br />
POLLOCK<br />
Ed Harris<br />
Ed Harris si cimenta con grande<br />
passione come produttore, regista<br />
e protagonista per edificare<br />
il suo omaggio a Jackson<br />
Pollock, figura fondamentale dell’astrattismo.<br />
Un personaggio che<br />
dagli anni ’40 ha cambiato la pittura,<br />
non solo negli Stati Uniti.<br />
Tormentato e beone, schiattato<br />
poco più che quarantenne in un<br />
incidente d’auto. Ma la passione<br />
esplicita non sempre porta ai<br />
risultati sperati. Harris è troppo<br />
indulgente con se stesso e con<br />
l’oggetto del racconto, sul quale<br />
ha lavorato per dieci anni. Ne<br />
risulta così un film molto interessante<br />
nel disvelare una figura<br />
straordinaria, ma su ritmi non<br />
proprio avvincenti.<br />
ANTONELLO CATACCHIO<br />
ROGER DODGER<br />
ROGER SCHIVAGUAI<br />
Dylan Kidd<br />
Presentato con buon esito alla<br />
veneziana Settimana della critica,<br />
approda in sala questo esordio<br />
indipendente di Dylan Kidd,<br />
autore anche della sceneggiatura,<br />
ricca di dialoghi brillanti. Roger<br />
(Campbell Scott) è un<br />
pubblicitario newyorkese di<br />
MATRIX RELOADED<br />
Andy e Larry Wachowski<br />
Quando i fratelli Wachowski<br />
hanno fatto irruzione su grande<br />
schermo con Matrix è stata rivoluzione,<br />
oltre che terremoto al<br />
botteghino. Inevitabile il sequel<br />
Reloaded (ed è già in postproduzione<br />
il terzo episodio<br />
Revolution, appunto, in uscita<br />
il prossimo autunno).<br />
Cast interamente confermato,<br />
con l’aggiunta della Bellucci<br />
(in una piccola parte brillante).<br />
E confermato il talento visionario<br />
dei Wachowski capaci di miscelare<br />
fumetto e filosofia, arti<br />
marziali e tecnologia, mondo<br />
reale e mondo virtuale, fantasy<br />
e action movie, fiabe e horror.<br />
Keanu Reeves ritrova se stesso<br />
come Neo, e Larry Fishburne co-<br />
ROGER DODGER<br />
successo, monomaniaco nel<br />
tentativo di sciupare quante più<br />
femmine sia possibile. Tra capo<br />
e collo gli arriva un nipote<br />
sedicenne, provinciale e vergine<br />
(Jesse Eisenberg) che vorrebbe<br />
approfittare del talento e delle<br />
conoscenze dello zio per liberarsi<br />
della sua condizione. Due<br />
tecniche a confronto, attacco e<br />
difesa, provocazione e timidezza,<br />
conditi da chiacchiere cesellate.<br />
Nel cast Isabella Rossellini<br />
e Jennifer Beals.<br />
SELVAGGIA CONTI<br />
TENTAZIONE MORT<strong>AL</strong>E<br />
Bill Bennett<br />
Burt Reynolds ha fatto i soldi<br />
con l’edilizia. Non sempre rispettando<br />
le regole. Ora è sposato<br />
con una ex modella di trenta<br />
anni più giovane di lui (Saffron<br />
Burrows). Tutto bene quindi, se<br />
non fosse che scopre di avere un<br />
cancro e prima di lasciare la ricca<br />
eredità alla consorte vuole mettere<br />
alla prova la sua fedeltà.<br />
E incarica Peter Facinelli di tentare<br />
di sedurla. Lei resiste, scopre<br />
l’inciucio e decide di reagire.<br />
E si entra nel thriller classico,<br />
con detective e colpi di scena. La<br />
nota positiva è la ritrovata giovinezza<br />
artistica di Reynolds.<br />
SELVAGGIA CONTI<br />
me Morpheus, pronti a combattere<br />
il programma Matrix che<br />
succhia letteralmente la vita<br />
agli uomini. E Neo, nei panni di<br />
Superman deve darsi da fare<br />
anche per salvare la ghirba a<br />
Trinity (Carrie Ann Moss).<br />
Rispetto al prototipo la subacquea<br />
Zion, rifugio degli umani<br />
autentici, ha più spazio, anche<br />
perché si tratta di disvelare la<br />
profezia che deve salvarla, ma è<br />
soprattutto l’ironia, unita allo<br />
spessore di una storia inquietante,<br />
a rendere di nuovo avvincente<br />
la lotta contro i vari agenti<br />
Smith (Hugo Weaving), custodi<br />
dell’ordine prestabilito. Oltre a<br />
una serie di innovazioni tecnologiche<br />
ed effetti garantiti. Solo il<br />
merchandising rischia di indispettire<br />
nei confronti di un film<br />
già culto.<br />
D , AUTORE<br />
THE TRUTH<br />
ABOUT CHARLIE<br />
Jonathan Demme<br />
Da tempo Jonathan Demme<br />
intendeva rendere omaggio<br />
alla Nouvelle Vague. Ora lo<br />
ha fatto. Curiosamente attraverso<br />
il remake di un film di<br />
Stanley Donen: Sciarada. Più<br />
che di un remake, però, si<br />
tratta di una rielaborazione,<br />
che approfitta proprio della<br />
vicenda interamente ambientata<br />
a Parigi. La storia è quella<br />
di una donna che scopre<br />
improvvisamente la scomparsa<br />
del marito, mentre intorno<br />
a lei si agitano un’infinità di<br />
spioni. Questo il pretesto.<br />
Perché in realtà emerge<br />
l’omaggio dichiarato ed<br />
esplicito. Dalla presenza<br />
di Agnes Varda, all’hotel<br />
Langlois (grande curatore<br />
della Cinematheque), da<br />
Anna Karina ad Aznavour<br />
di Non sparate sul pianista,<br />
e ancora Truffaut e Demy<br />
e un’infinità di altre citazioni.<br />
Un’operazione che rischia<br />
anche di suonare in qualche<br />
modo provocatoria, viste le<br />
recenti tensioni politiche tra<br />
Stati Uniti e Francia. Ma<br />
Demme non è personaggio<br />
che si tiri indietro di fronte<br />
alle opportunità politiche<br />
(basti dire che nella colonna<br />
sonora troviamo anche Manu<br />
Chao). Protagonista, nei panni<br />
che furono di Audrey<br />
Hepburn, Thandie Newton,<br />
mentre Mark Wahlberg rileva<br />
il ruolo di Cary Grant.<br />
Una festa per i cinefili, un film<br />
godibile per tutti.<br />
URBAN 59
60 URBAN<br />
REPLICHE<br />
Cabaret, polaroid<br />
e i “soliti” classici<br />
REPLICHE<br />
POLAROID MOLTO<br />
ESPLICITE<br />
Milano, Teatro dell’Elfo<br />
Una scena che muta in nonluoghi<br />
neutri: sala d’attesa,<br />
bar, discoteca. Sfondo per il<br />
confronto tra le generazioni<br />
britanniche dei 50enni e dei<br />
30enni: ex terroristi del post-<br />
’68 e i loro avversari capitalisti,<br />
poi lap-dancer, gay con<br />
l’Aids, go-go boy, pragmatici<br />
senza ideali e inetti a comunicare.<br />
Tornano De Capitani e gli<br />
attori del Teatro dell’Elfo.<br />
Fino al 22 giugno<br />
DICIAMOCI LA VERITÀ<br />
Bologna, Arena del Sole<br />
Tornano Ficarra & Picone, i<br />
due “…stanchi stanchi…” più<br />
celebri dell’italico cabaret e del<br />
teleschermo/telescherno nazionale.<br />
Immobili nelle loro posizioni<br />
applicano un’assurda<br />
logica ad argomenti inesplorati.<br />
Ma chi prendono per i fondelli?<br />
25-27 giugno<br />
LA MANDRAGOLA<br />
Torino, Teatro Alfa<br />
La prima commedia della storia<br />
del teatro italiano secondo<br />
l’interpretazione del regista<br />
Cesare Goffi alla guida della<br />
Compagnia del Teatro Alfa.<br />
Nessun volo d’ala, ma piacevolmente<br />
corretta. Machiavelli<br />
può ancora strappare qualche<br />
sana risata. 21 e 22 giugno<br />
CARNEZZERIA<br />
Roma, Teatro Vascello<br />
Rivelazione della scorsa stagione,<br />
firmato da Emma<br />
Dante e dalla sua Compagnia<br />
Sud Costa Occidentale,<br />
Premio Ubu 2002. Il titolo in<br />
siciliano sta per “macelleria”<br />
da intendersi “famiglia”.<br />
Sembra una festa di nozze ma<br />
è un funerale. 17-22 giugno<br />
TEATRO<br />
UN P<strong>AL</strong>CO PER L , ISLAM<br />
Kiarostami mischia<br />
cinema e teatro.<br />
Roma ospita l’anteprima<br />
mondiale<br />
del suo Ta-Asiyè.<br />
Perchè l’Iran non<br />
è poi così lontano<br />
Buon compleanno, Abbas<br />
Kiarostami! Il regista iraniano<br />
festeggia questo mese i suoi 63<br />
anni e, per la prima volta, lascia<br />
la macchina da presa e si dà al<br />
teatro. Grande attesa quindi per<br />
il debutto del suo Ta-Asiyè, in anteprima<br />
mondiale dal 18 giugno<br />
al 15 luglio negli spazi aperti del<br />
teatro India di Roma. Spazi che<br />
due anni dopo Le figlie di Ismaele<br />
dell’algerina Assia Djebar tornano<br />
ad aprirsi all’Islam.<br />
Il progetto di Kiarostami è ispirato<br />
alla Ta’zieh, origine del teatro<br />
iraniano e del mondo musulmano,<br />
tradizionale forma di rappresentazione<br />
sacra legata ai riti<br />
che ricordano il martirio di<br />
Hussein, terzo Imam sciita, nipote<br />
di Maometto. Per secoli il 21 marzo<br />
gli sciiti hanno commemorato<br />
il primo martire della loro fede<br />
(e lo fanno tuttora; ricordate le<br />
immagini del pellegrinaggio alla<br />
TRE PICCOLI SHAXPEARES<br />
Milano, Teatro Litta<br />
Il drammaturgo e scenografo<br />
Andrea Taddei ruba al divin bardo<br />
tre classici per uno spettacolo<br />
quasi blasfemo. Minimacbeth: un<br />
battibecco tra moglie e marito<br />
diventa l’intera tragedia scozzese<br />
con tutti i passaggi e con l’incombere<br />
del fato come motus delle<br />
umane azioni. Sonnellino di mezz’estate:<br />
tre comici perduti nel bosco<br />
degli incantamenti. Amleto all’osso:<br />
il prence è un clown e può<br />
sfogarsi. Fino al 15 giugno<br />
città sacra di Kerbala, durante la<br />
guerra in Iraq?) con cortei di preghiere<br />
e lamentazioni che talvolta<br />
sfociano nell’autolesionismo.<br />
Autoflagellazione e ferimenti a<br />
sangue impressionanti, ma non<br />
estranei alle nostre tradizioni religiose<br />
e popolari: accadrà anche<br />
il prossimo 15 agosto a Guardia<br />
Sanframondi in provincia di<br />
Benevento, appuntamento che<br />
TORINO, <strong>TUTTI</strong> IN COLLINA, <strong>TUTTI</strong> IN PLATEA<br />
Il Festival delle colline torinesi: un classico (lungo un mese) per i nuovi linguaggi teatrali<br />
Ville e castelli della collina torinese<br />
e svariati spazi metropolitani<br />
diventano i palcoscenici-laboratori<br />
di una drammaturgia nuova<br />
e di nuovi linguaggi teatrali.<br />
Certo, forse i titoli del cartellone<br />
non sono tutti delle novità (anche<br />
se in Piemonte non si sono ancora<br />
visti), ma un festival estivo che<br />
propone i più importanti spettacoli<br />
della ricerca teatrale nazionale<br />
merita comunque tutti i nostri<br />
plausi. Tantopiù che si fa anche<br />
carico di nuove produzioni<br />
come Progett-Othello-Per morire<br />
in un tuo bacio con Lucilla<br />
Giagnoni (20 e 21 giugno) o<br />
Marilù in cui l’eccentrica compa-<br />
RISCRIVERE SHAKESPEARE, EURIPIDE E VIVERE FELICI<br />
MEDEA, SENZA CUORE<br />
Bologna, Teatri di Vita<br />
Saggio – il titolo completo è<br />
Medea, senza cuore, La divina<br />
(commedia) – di fine corso di<br />
allievi attori giocato tra il delirio<br />
e il surreale. Il comico Alessandro<br />
Fullin affida ai suoi giovani discepoli<br />
terzine dantesche reinventate<br />
all’uopo per un faccia a faccia<br />
Euripide-De Amicis. In un’indisciplinata<br />
classe di ripetenti Garrona<br />
e Pertosse studiano il fondamentale<br />
quesito esistenziale: Dante<br />
era un gay? 13 e 14 giugno<br />
i “battenti” si danno ogni 7 anni<br />
per la festa dell’Assunzione.<br />
Nel XVIII secolo in Iran queste<br />
celebrazioni hanno preso la forma<br />
teatrale della Ta’zieh, grande tragedia<br />
orientale, celebrazione del<br />
lutto, di un evento tra storia e sacro,<br />
pilastro del senso di appartenenza<br />
della comunità sciita.<br />
E, insieme, momento culturale<br />
e teatrale che coinvolge, tra città<br />
gnia dei Marcido Marcidorjs e<br />
Famosa Mimosa affronta i songs<br />
di Brecht-Weill (30 giugno).<br />
In parallelo con una ricchissima<br />
vetrina di spettacoli internazionali,<br />
soprattutto francesi, tra cui<br />
spicca la shakespeariana Tragédie<br />
du Roi Richard II diretta da Paul<br />
Desveaux, uno dei più quotati<br />
AMORE MIO INFINITO<br />
Torino, Teatro dell’Angolo<br />
Einaudi/Stile Libero pubblica<br />
il romanzo di Aldo Nove.<br />
Michele Di Mauro lo rielabora<br />
in uno spettacolo per attore,<br />
campionatore di suoni e violoncellista.<br />
Quattro capitoli, quattro<br />
movimenti per raccontare l’amore.<br />
Quello consumato dal tempo,<br />
quello ritrovato nel tempo, quello<br />
scansato, quello ricreato nella<br />
scrittura. Il primo bacio, l’ultimo,<br />
il bacio non colto.<br />
6 e 7 giugno<br />
illustrazione: Squaz<br />
e villaggi dell’Iran, gruppi di attori<br />
non professionisti che per un<br />
giorno, quello dell’Ashura, anniversario<br />
del martirio, indossano<br />
i panni tipici: verdi per i buoni<br />
(Hussein e i suoi seguaci) e rossi<br />
per i cattivi. Non c’è copione, né<br />
testo: affidata alla tradizione orale<br />
di generazione in generazione,<br />
la Ta’zieh si svolge all’aperto,<br />
di giorno, e raccoglie un’enorme<br />
partecipazione popolare. Teatro<br />
di piazza, performance semplice<br />
quanto a mezzi, ma complessa<br />
per l’intreccio di recitazione,<br />
canto, poesia e prosa, nella quale<br />
una parte fondamentale è giocata<br />
dalla musica, con trombe, flauti,<br />
tabla, cembali e percussioni.<br />
Il lavoro si annuncia così come<br />
un matrimonio tra cinema e teatro.<br />
Su pannelli giganti vengono<br />
proiettati i video girati in occasione<br />
delle ultime Ta’zieh in Iran,<br />
nell’eccezionale coincidenza tra<br />
Ashura e capodanno persiano,<br />
il 21 marzo scorso. Al centro di<br />
una pedana, invece, la rappresentazione<br />
vera e propria con 15<br />
attori e due bambini.<br />
CECILIA RIN<strong>AL</strong>DINI<br />
Ta-Asiyè<br />
Roma, Teatro India<br />
Tel. 06-68804601<br />
18 giugno -15 luglio<br />
giovani talenti della regia<br />
d’Oltralpe (25 e 26 giugno).<br />
Può bastare?<br />
IL MIO MONDO È QUI<br />
Roma, Teatro Orologio<br />
SANDRO AVANZO<br />
Festival delle colline torinesi<br />
14 giugno - 13 luglio<br />
www.teatrostabiletorino.it<br />
Penna caustica e inchiostro al<br />
cianuro, brillante giornalista e<br />
scrittrice dell’America anni ’30<br />
e ’40. Viola Porcaro e il regista<br />
Francesco Sola portano in scena<br />
ne Il mio mondo è qui l’intelligenza<br />
arguta e l’umorismo di<br />
Dorothy Parker, che scrisse:<br />
“I rasoi fanno male, i fiumi sono<br />
freddi, le droghe danno i<br />
crampi, i cappi cedono... tanto<br />
vale vivere”.<br />
Dal 3 al 22 giugno
ARTE<br />
LO SPAZIO DISSOLTO<br />
La Galleria d’arte<br />
moderna di Bologna<br />
conferma la<br />
vocazione al nuovo.<br />
Con Morgantin<br />
e Tranchina<br />
Sono molti i compiti di un museo<br />
d’arte contemporanea: conservare,<br />
divulgare, promuovere, ma soprattutto<br />
sperimentare e rendere<br />
visibile la ricerca di giovani artisti.<br />
Da alcuni anni la Gam riserva<br />
un’area dello spazio espositivo ad<br />
artisti emergenti, dando loro la<br />
possibilità di farsi conoscere al di<br />
DENNIS OPPENHEIM<br />
Milano, 02-2046256<br />
La Ierimonti Gallery sceglie d’inaugurare<br />
la sua nuova sede<br />
con l’artista americano Dennis<br />
Oppenheim. Lo spazio sarà<br />
animato da un’installazione<br />
progettata ad hoc, da opere di<br />
land art e da una selezione di<br />
film sulle opere di body art di<br />
Oppenheim.<br />
Fino al 30 settembre<br />
là del ristretto circuito delle gallerie<br />
private, che in Italia sembrano<br />
in molti casi più attente alla scena<br />
internazionale che agli artisti<br />
emergenti nostrani. A meno che,<br />
paradossalmente, non siano già<br />
riconosciuti anche all’estero…<br />
Perdipiù molti degli artisti che<br />
la Gam ha promosso in questi<br />
anni, come Alessandra Tesi, hanno<br />
in seguito avuto un successo<br />
internazionale.<br />
Il prossimo appuntamento<br />
di questo spazio, che si chiama<br />
Spazio Aperto, vede protagonisti<br />
due artisti che hanno fatto della<br />
fotografia e del video i loro mezzi<br />
privilegiati. I suggestivi video<br />
DONATELLA SPAZIANI<br />
Milano, 02-5460582<br />
C’è un appartamento a Milano<br />
che si trasforma all’occasione in<br />
galleria d’arte. Si chiama Artopia,<br />
e la sua caratteristica è quella<br />
di invitare artisti a realizzare<br />
progetti site-specific. Lo spazio<br />
ospita una mostra di Donatella<br />
Spaziani: esposti disegni e alcuni<br />
autoscatti realizzati in Paesi e periodi<br />
diversi. Fino al 30 giugno<br />
della veneziana Margherita<br />
Morgantin sono spesso il frutto<br />
di un lavoro certosino in fase di<br />
montaggio, poiché l’immagine<br />
in movimento scaturisce dall’insieme<br />
di moltissime immagini<br />
che a volte si sovrappongono.<br />
La dissolvenza e la sovrapposizione<br />
permettono a quest’artista<br />
di dilatare il tempo, spiazzare lo<br />
spettatore e giocare con lo spazio<br />
che sembra perdere la sua<br />
dimensione reale per trasformarsi<br />
in un luogo immaginario. Qui,<br />
appunto, la Morgantin presenta<br />
un video in cui cammina lungo<br />
un molo con addosso una coperta<br />
che ricorda tanto quella della<br />
nonna, nonché alcuni disegni.<br />
IL VUOTO COME FORMA<br />
Bologna, 333-1739510<br />
Attraverso il lavoro dei due giovani<br />
artisti Alessandro Dal Pont<br />
e Luca Trevisani la mostra presso<br />
Plastica propone una riflessione<br />
sui meccanismi percettivi<br />
legati alla dimensione abitativa<br />
dello spazio. Entrambi gli artisti<br />
si misurano con il concetto di<br />
assenza attraverso la scultura.<br />
Fino al 27 giugno<br />
Anche Davide Tranchina è giovane<br />
e sconosciuto al vasto pubblico,<br />
ma non per questo privo di<br />
una matrice stilistica personale.<br />
Una recente serie di sue fotografie<br />
si rifaceva a manifesti cittadini,<br />
murales e cartelloni pubblicitari.<br />
Per Spazio Aperto il bolognese<br />
presenta immagini che<br />
riassumono la sua ricerca e un<br />
ciclo inedito.<br />
VECCHI, GIOVANI, EMERGENTI E GIA EMERSI<br />
FRANCO GUERZONI<br />
Bologna, 051-266497<br />
D.P. TESEI<br />
Margherita Morgantin/<br />
Davide Tranchina<br />
Bologna, Galleria d’arte moderna<br />
Tel. 051-502859/264<br />
Fino al 22 giugno<br />
PASSEGGIATE SONORE A TORINO<br />
Un’ottima occasione<br />
per conoscere e<br />
capire Janet Cardiff<br />
C’è una costante importante<br />
nella ricerca dell’artista canadese<br />
Janet Cardiff: la sua collaborazione<br />
con il compagno di vita e di<br />
lavoro George Bures Miller.<br />
Insieme, hanno dato vita a opere<br />
complesse e memorabili come<br />
per esempio il loro surreale teatrino<br />
dal titolo The Paradise<br />
Institute, ricostruito nel<br />
Padiglione Canadese alla 49 a<br />
Biennale di Venezia.<br />
Attraverso un uso sapiente del<br />
suono e la capacità di plasmare<br />
esperienze visive e percettive,<br />
Cardiff esplora l’impatto delle<br />
tecnologie sul nostro modo di<br />
percepire la realtà. Diventata celebre<br />
per le sue passeggiate sonore,<br />
in cui i visitatori erano invitati<br />
con l’ausilio di cuffie collegate<br />
a un lettore cd portatile a seguire<br />
le istruzioni preregistrate<br />
che li accompagnavano all’interno<br />
di narrazioni aperte e intime,<br />
l’artista ha realizzato, nel corso<br />
degli anni, videoinstallazioni,<br />
installazioni sonore interattive<br />
e performance. La mostra, curata<br />
da Carolyn Christov-Bakargiev,<br />
è un’occasione unica in Italia per<br />
conoscere a fondo l’opera di una<br />
delle più geniali e seduttive artiste<br />
contemporanee.<br />
Janet Cardiff<br />
Rivoli (Torino), Castello di Rivoli<br />
Tel. 011-9565222<br />
Fino al 31 agosto<br />
La Galleria Studio G7 dedica a<br />
Franco Guerzoni la nona mostra<br />
personale nel suo spazio. Il nuovo<br />
ciclo di lavori comprende<br />
grandi dipinti sulle cui superfici<br />
compaiono spesso graffiti.<br />
Elemento fondamentale delle<br />
opere, e tanto caro all’artista,<br />
è il bassorilievo.<br />
Fino al 30 giugno<br />
da sinistra a destra opere di: Davide Tranchina e Margherita Morgantin<br />
MOSTRE<br />
Arte dalla Spagna.<br />
E da altrove<br />
SIMON STARLING/<br />
CECILY BROWN<br />
Roma, 06-67107900<br />
Il Museo d’arte contemporanea<br />
di Roma nell’ex fabbrica<br />
Peroni ospita le opere dei<br />
due artisti inglesi Simon<br />
Starling e Cecily Brown. Il primo<br />
utilizza oggetti esistenti<br />
ripensati con un fare artigianale,<br />
Brown usa la pittura per<br />
raccontare incontri sessuali in<br />
cui i corpi vanno trovati tra le<br />
superfici dense di materia e<br />
di stratificazioni di colore.<br />
Dal 6 giugno a settembre<br />
LA SPAGNA DIPINGE<br />
IL NOVECENTO<br />
Roma, 06-6786209<br />
Avreste tanto desiderato vedere<br />
le opere della collezione del<br />
Museo Reina Sofia ma Madrid<br />
non è tra le prossime vostre<br />
mete di vacanza? Tranquilli,<br />
molte opere provenienti dalla<br />
collezione Reina Sofia sono ora<br />
raccolte al Museo del Corso in<br />
tre sezioni che ripercorrono<br />
i momenti più significativi della<br />
storia dell’arte spagnola del XX<br />
secolo. Tra le opere presenti<br />
quelle di Cristina Iglesias e Juan<br />
Muñoz. Fino al 29 giugno<br />
ATLANTE<br />
Torino, 011-19700031<br />
Prosegue l’attività espositiva<br />
del neonato spazio espositivo<br />
torinese Gas Art Gallery con<br />
una personale di Andrea Fogli.<br />
L’artista, attraverso una serie<br />
di autoritratti, ritratti, paesaggi,<br />
cartografie terresti e mani in<br />
gesso che escono dalle pareti,<br />
dà vita a un Atlante personale<br />
da cui deriva anche il titolo<br />
della mostra. L’ultima stanza<br />
del percorso espositivo ospita<br />
una serie di boschi disegnati<br />
a matita e installati a comporre<br />
una striscia continua.<br />
Fino al 28 giugno<br />
URBAN 63
SHOPPING<br />
GIOIELLI USA E GETTA<br />
carta. “Immagini bidimensionali<br />
luminose e surreali da indossare”,<br />
spiegano. “Una poesia senza<br />
prezzo.” Gioielli ‘pret a geter’,<br />
insomma, che costano poco<br />
più di dieci euro, da (s)cambiare,<br />
abbinare, dimenticare<br />
qua e là. Li trovate all’Atelier<br />
vm (piazza Sant’Eustorgio 6)<br />
dove potete trovare anche altro<br />
in oro, argento, corallo. Intere<br />
collezioni preziose e bizzarre,<br />
ma anche classiche, contaminate<br />
con altri materiali, primo tra<br />
tutti il legno. E qui i prezzi spaziano<br />
e decollano, ovviamente.<br />
foto: Sara Goldschimied<br />
Vi piacciono i diamanti? Coraggio, anche la carta non è così male<br />
Elizabeth Taylor faceva il bagno<br />
con gli orecchini di diamanti,<br />
mentre Jacqueline<br />
Kennedy, a Capri, emergeva<br />
dalle acque con i suoi famosi<br />
Mobili e altro dal<br />
profondo Oriente<br />
India, Indonesia e Cina, senza<br />
perdere di vista le due torri.<br />
Dalle lampade di carta, ai mobili<br />
in legno pregiato, dagli oggetti<br />
in ferro battuto, alle sete più<br />
sgargianti. Già dalle vetrine ‘il<br />
TROVAROBE TRA ROMA E BOLLYWOOD<br />
IL TESORO<br />
Via dei Serpenti, 185<br />
Il Tesoro ha aperto perché i<br />
due gestori amavano viaggiare,<br />
e dopo ogni viaggio portavano<br />
sempre con sé qualche ricordo.<br />
Alla fine ci hanno preso l’abitudine,<br />
tanto che è diventato il<br />
loro mestiere. Gioielli e vestiti,<br />
mobili di sandalo e tende sgargianti,<br />
piccoli Ganesh in avorio<br />
e lanterne colorate per le feste:<br />
questo piccolo bazaar nel cuore<br />
di Roma vende davvero di tutto.<br />
Doppio indirizzo (anche in via<br />
Appia Nuova, 558) per doppia<br />
goduria.<br />
anelli minimal-miliardari.<br />
Volendo quest’estate potrete<br />
essere tutte novelle Liz o<br />
Jackie, magari un filo (non<br />
di perle) più underground.<br />
concept’ delle tre terre è chiaro,<br />
anche nell’allestimento. Colorato,<br />
caotico e divertente come il mercato<br />
di Pukhet Town, suggestivo,<br />
misterioso e ‘acchiappante’ come<br />
le spianate di bancarelle di<br />
Pechino. Ci si può arredare la casa,<br />
riempire gli armadi, arredare<br />
la tavola, cogliere chicche o semplicemente<br />
fare un giro. I prezzi<br />
KILT<br />
Via Nazionale, 200/a<br />
Il futile contro l’indispensabile, il<br />
dilettevole contro l’utile: probabilmente<br />
di questi tempi è più facile<br />
comprare tre borsette di cotone<br />
decorate da stampe della<br />
pubblicità cinese della Coca Cola<br />
piuttosto che un paio di scarpe, o<br />
numerose fasce per capelli piuttosto<br />
che una gonna. Kilt offre il<br />
sovrappiù in quantità. Comprese<br />
le piante giapponesi in lattina,<br />
che scadono dopo quindici giorni<br />
dall’apertura. Scegliete l’indirizzo<br />
che volete (trovate Kilt anche in<br />
via del Corso, 55).<br />
Ci hanno pensato Viola Naj e<br />
Marta Caffarelli, in un uggioso<br />
e disperante pomeriggio parigino,<br />
durante il quale è nata<br />
l’idea dei gioielli e dei monili di<br />
sono buoni, anche per pensierini<br />
improvvisati come le borse di<br />
corda, ma gli oggetti sono di<br />
quelli che ‘spaccano’.<br />
Per esempio i mobili antichi in<br />
teak e in mango, verniciato e<br />
non. O le seggiole in ferro battuto<br />
dai curiosi decori. Un’idea per<br />
tutte: siete tra coloro che hanno<br />
MOON VIDEO<br />
Via Principe Amedeo, 273<br />
Moon Video è proprio di fronte<br />
all’ingresso del mercato<br />
dell’Esquilino, nel quartiere più<br />
speziato, affollato e colorato della<br />
capitale. Affitta e vende musical<br />
indiani sdolcinati e dai colori lisergici,<br />
secondo i precetti della<br />
migliore tradizione bollywoodiana,<br />
e al piano di sotto vestiti indiani<br />
su misura. Kamal, titolare<br />
dell’impresa nonché sarto della<br />
maison, tra la vendita di un sari<br />
e l’altro trova anche il tempo per<br />
improbabili proposte di combine<br />
matrimoniali.<br />
Per vedere, toccare e indossare<br />
giovedì 19 giugno all’atelier,<br />
dalle 18 alle 23, c’è “Tu mi<br />
piovi - Io ti cielo”, aperitivopresentazione<br />
in onore dei<br />
gioielli di carta e soprattutto<br />
per fare festa (ogni scusa<br />
è buona). L’Atelier di Viola<br />
e Marta di solito è sempre<br />
aperto, ma su appuntamento<br />
(tel. 02-89409970), mentre<br />
eccezionalmente dal 24 giugno<br />
al 15 luglio sarà aperto<br />
tutti i martedì, mercoledì, giovedì<br />
dalle 11 alle 18. Meglio<br />
fare un colpo prima però, non<br />
si sa mai.<br />
ILARIA VECCHI<br />
LA CINA E VICINA (A BOLOGNA)<br />
visto il fim Indocina di Annaud<br />
e ne sono rimasti affascinati?<br />
Qui potete ricreare la bellezza di<br />
quelle case. Punto. La Deneuve<br />
purtroppo non è né in esposizione,<br />
né tantomeno in vendita.<br />
Chiuso domenica e lunedì.<br />
3 Terre<br />
Bologna, via Oberdan 8<br />
LUSH<br />
Via dei Baullari, 112<br />
Se passeggiando tra Campo de’<br />
Fiori e piazza Farnese non svenite<br />
sopraffatti dalla zaffata profumata<br />
proveniente da un piccolo negozio,<br />
siete forti abbastanza per avventurarvi<br />
nel mondo del sapone<br />
hand made. Lush è in realtà una<br />
multinazionale che vende saponi<br />
e cosmetici naturali ed ecologici.<br />
Anche a forma di bottiglia di<br />
champagne e di dolci canditi.<br />
Non fatevi ingannare dai frutti<br />
di bosco, quelli non si mangiano<br />
mica... Aperto tutti i giorni dalle<br />
10.30 alle 22.<br />
TORINO<br />
Buoni libri, buoni<br />
armadi e buoni<br />
profumi. Girandola<br />
di acquisti a Torino<br />
FÒGOLA<br />
Piazza Carlo Felice, 15<br />
Un classico, questa storica<br />
libreria del centro. Oltre a libri<br />
scolastici, anche libri rari e<br />
opere (e libri) d’arte. Qui c’è<br />
una galleria d’arte, la Galleria<br />
Fògola, che ospita esposizioni<br />
di artisti contemporanei italiani<br />
e stranieri, con attenzione<br />
alla grafica. Da vedere le<br />
Edizioni Fògola che propongono<br />
varie collane, dalla saggistica<br />
ai classici della letteratura,<br />
dal giallo ai racconti e ricordi<br />
della città sabauda.<br />
Tutto su www.fogola.com.<br />
L’EMPORIO DEGLI ARMADI<br />
C.so Sommeiller, 33<br />
Se si è ricchi o no di solito lo si<br />
capisce dalla cabina armadio.<br />
Spaziosa, opulenta, moquettata<br />
o meglio ancora in parquet.<br />
Comunque enorme con cassetti,<br />
cassettini, vani portacravatte,<br />
scarpiere e tutto il pensabile.<br />
Spogliatoi, ante battenti,<br />
a soffietto, complanari e<br />
pareti divisorie. Anche in c.so<br />
Sebastopoli, 194 e su web<br />
(www.emporioarmadi-torino.it).<br />
OLFATTORIO<br />
Piazza Bodoni, 4/f<br />
Diciamocelo: in certi posti si<br />
entra anche solo per il nome,<br />
cioè l’insegna. Poi, una volta<br />
dentro può essere tutto diverso:<br />
qui trovate profumi di nicchia<br />
e cosmetici di grido. Tutto<br />
francese, ça va sans dire, tutto<br />
con un magico alone di lusso.<br />
Prodotti distribuiti in esclusiva,<br />
profumi de L’Artisan<br />
Parfumeur e tutto il culto<br />
d’oltralpe: Diptyque, Piver,<br />
Coudray, Détaille e Compagnie<br />
de Provence. Su un bancone<br />
potete vedere le alchimie dal<br />
vivo. Alla Suskind!<br />
URBAN 65
CLUB<br />
LE NOTTI CHICOBUM<br />
TORINO TIRA TARDI<br />
Musica dal vivo,<br />
buoni dj, aria<br />
frizzantina, techno,<br />
house e molto altro.<br />
A una manciata di<br />
chilometri dal centro<br />
E quattro! Cioè arieccoli quelli<br />
del Chicobum Festival! Appena<br />
fuori Torino (a Borgaro), nella<br />
frescura dell’omonimo parco<br />
(Chico Mendes) ampia e ricca<br />
programmazione. Due i palchi<br />
per le band italiane e internazionali<br />
già famose o emergenti,<br />
gli spettacoli di teatro,<br />
gli squarci sul musical e sul<br />
gospel.<br />
Garantita anche la presenza<br />
della musica elettronica (nel<br />
grande tendone) per la quale<br />
si alterneranno i nomi più<br />
‘pesanti’ del panorama nazionale<br />
e internazionale, nonché<br />
i dj di Xplosiva. Richiama<br />
il locale invernale, ma è sempre<br />
nel parco, la zona Officine<br />
Belforte, per gli amanti<br />
dei suoni acid techno house<br />
e dei grooves più eclettici.<br />
Paru-paru ci si diletta come<br />
d’inverno con i padroni di casa,<br />
Giorgio Valletta, Sergio<br />
Ricciardone e Roberto Spallacci<br />
di Xplosiva, nonché (anche qui)<br />
gli ospiti della scena nazionale<br />
e internazionale. E per ripigliarsi<br />
tra un appuntamento e l’altro?<br />
No problem: a disposizione<br />
SE IL BAR SI BUTTA A <strong>FIUME</strong><br />
I romani riscoprono il Tevere e ci vanno anche a bere e a ballare. Una Baja de’ noantri<br />
Negli anni Cinquanta, quando<br />
il Tevere era balneabile e abitualmente<br />
frequentato, i barconi<br />
ormeggiati lungo il fiume<br />
erano luoghi di consueto ritrovo<br />
e divertimento, giornaliero<br />
e notturno.<br />
Se volete farvi velocemente<br />
un’idea ripensate, tanto per fare<br />
un esempio al film Poveri<br />
ma belli. Con il passare del<br />
tempo poi quest’abitudine si è<br />
persa, e il fiume è stato un po’<br />
snobbato dai romani, con la<br />
sola eccezione dei circoli spor-<br />
dei più esauriti e spompati<br />
ci sono due bar e una zona<br />
decompressione (!) per rifocillarsi<br />
e arrivare fino al giro di piatti<br />
(musicale e non) successivo.<br />
Si comincia il 13 giugno<br />
(e si va avanti fino al 2 agosto)<br />
nelle serate di venerdì e sabato.<br />
E in quanto a serate da<br />
segnalare? Sicuramente quella<br />
del 20 giugno con Ricciardone<br />
e Valletta (reduci dal festival<br />
tivi e di un paio di imbarcazioni<br />
che di tanto in tanto, senza<br />
troppe pretese, ospitavano feste<br />
private o serate particolari.<br />
Per i non sportivi e per chi fosse<br />
in attesa di uno stipendio<br />
degno dei circoli sul Tevere, la<br />
seconda opzione era senza<br />
dubbio la più abbordabile.<br />
Ora uno di questi barconi,<br />
reinventando una sopita tradizione<br />
romana secondo le tendenze<br />
del momento, si è trasformato<br />
in un club, il Baja.<br />
Sonar di Barcellona), quella<br />
del 27, che vedrà all’opera<br />
Claudio Coccoluto, e quella del<br />
30 giugno con i Subsonica.<br />
Poi alcune anticipazioni:<br />
il 4 luglio The Plug con un<br />
very special guest (talmente<br />
special che è in attesa di conferma),<br />
giovedì 10 con Richie<br />
Hawtin cioè Plastikman, il 15<br />
con Alanis Morisette e il 25<br />
con protagonista Italian Sound<br />
Nessuno stile marinaro, niente<br />
trofei di canottaggio o pesca,<br />
nessun salvagente appeso alle<br />
pareti.<br />
L’ormai onnipresente stile minimale,<br />
legno metallo e vetro,<br />
ha trasformato la balera galleggiante<br />
in un locale di tendenza.<br />
Risto-disco per l’esattezza:<br />
un piano in cui prendere<br />
l’aperitivo e mangiare (bene),<br />
un piano in cui ballare e divertirsi.<br />
Il tutto a base di cucina<br />
etnica e mediterranea sapien-<br />
Clash, specchio delle più<br />
importanti realtà italiane<br />
di musica elettronica (con<br />
grande sfida tra Joy Kitikonti,<br />
Metempsicosi e un dj del Link<br />
di Bologna).<br />
Chicobum Festival<br />
Borgaro Torinese (To)<br />
www.barrumba.com<br />
13 giugno - 2 agosto<br />
ILARIA VECCHI<br />
temente condite con musica rilassata<br />
fino alle dieci di sera e<br />
sonorità diverse fino a tarda<br />
notte. Insomma: l’ideale per<br />
osservare la città dalle sponde<br />
del Biondo Tevere. Perfetto<br />
per le serate afose dell’estate<br />
romana.<br />
LUCREZIA CIPPITELLI<br />
Baja<br />
Roma, Lungo Tevere A. Da Brescia<br />
(Ponte Margherita)<br />
Tel. 06-32600118<br />
MILANO<br />
Piccolo elenco dei<br />
luoghi notevoli<br />
SWISS JAM<br />
Viale Alemagna, 6<br />
Tre date da segnare: 18, 19 e<br />
20 giugno. Al Teatro dell’Arte<br />
c’è Swiss Jam, la prima edizione<br />
del festival jazz tutto elvetico.<br />
Tre giorni e sei concerti<br />
(due al giorno, alle 21 e alle<br />
22.30). La pianista Schweizer,<br />
il trio Wintsch-Hemingway-<br />
Oester, la Abbuehl e l’etnopop<br />
di Laurence Revey. Poi<br />
Erika Stucky (jazz-pop da camera),<br />
e Christy Doran’s New<br />
Bag (jazz-rock). Prezzi da 6<br />
euro. Tel. 02-89011644<br />
PLURIEL<br />
Via Beatrice D’este,<br />
ang via Patellani<br />
“Il nuovo locale cool di<br />
Milano”. Al posto del vecchio<br />
Volo mantiene il bel giardino<br />
e propone un nuovo ambiente<br />
(tutto arancio) con arredamento<br />
vintage Usa. Aperitivo, cucina<br />
fushion. Chiuso lunedì.<br />
Tel. 02-58325543<br />
THE SIAM SOCIETY<br />
Via S. Gerolamo Emiliani, 2<br />
Ecco la stagione dei locali cabriolet.<br />
Qui il gran salone al<br />
chiuso diventa aperto, complice<br />
una sapiente scomparsa<br />
delle pareti. Musica a schizzo<br />
cioè un po’ etno-rilassante, un<br />
po’ a palla e cocktail fino a<br />
tardi. Interessante però che<br />
chiasso! Lunedì chiuso.<br />
Tel. 02-55183753<br />
BAR BIANCO<br />
Parco Sempione,<br />
v.le Ibsen<br />
Caldo? Asfalto? Al Bar<br />
Bianco in mezzo al Parco<br />
Sempione potete mangiare e<br />
bere su una terrazza immersa<br />
nel verde. Menu a 30 euro,<br />
cocktail da 5 euro in su.<br />
Il mercoledì c’è la serata<br />
Noblesse Blanche. Sempre<br />
aperto. Tel. 02-80509384<br />
URBAN 67
illustrazione: Squaz<br />
CLUB<br />
LE SERATE DA PAZZI<br />
DELL mese di giugno: il 14 giugno<br />
apertura della rassegna con la<br />
grande festa di Radio Popolare<br />
dedicata alle trasmissioni<br />
Sansone e Passatel (al suo decimo<br />
compleanno). Per tutto il<br />
giorno nel parco ci sarà il mercatino<br />
dal vivo degli ascoltatori<br />
di Passatel, mentre di sera la festa<br />
e la musica saranno spronate<br />
dai personaggi di Sansone.<br />
, EX MANICOMIO<br />
L’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini presenta la sua stagione<br />
estiva: Da vicino nessuno è normale. Tutto da ridere e ballare<br />
Per la settima volta Da vicino<br />
nessuno è normale. Anche quest’anno<br />
(e che vi credevate?).<br />
Specialmente dal 14 giugno al<br />
27 luglio. Quaranta lunghi giorni<br />
(e notti) di musica, dj set, teatro,<br />
cinema e spettacoli per<br />
bambini animeranno il parco<br />
dell’ex ospedale psichiatrico<br />
Paolo Pini.<br />
I sette anni che hanno preceduto<br />
quest’edizione 2003, con i<br />
nomi e il lavoro di tutti gli artisti<br />
che sono passati da qui, hanno<br />
BUON COMPLEANNO SUPERGAY<br />
Il Cassero, mecca<br />
danzante della gayculture<br />
bolognese,<br />
compie 21 anni.<br />
Ecco il programma<br />
Torta, candeline, stelle filanti e<br />
poi... musica, casino e via con<br />
la festa! Sabato 28 giugno il<br />
Cassero raggiunge la piena maturità:<br />
21 anni. Da quel lontano<br />
1982 il gay lesbian center di<br />
Bologna ha svolto ruolo importante<br />
in campo culturale, artistico,<br />
politico e sociale per difendere<br />
e promuovere la cultura<br />
contribuito a trasformare un<br />
luogo di esclusione (per tradizione),<br />
in un luogo di socialità<br />
e cultura.<br />
Quindi a estate iniziata il milanese<br />
medio ormai lo sa: nelle<br />
serate afose la frescura del Pini<br />
propone sempre qualcosa...<br />
Uno spettacolo, un aperitivo,<br />
una cena, un concerto, una festa<br />
o un’occasione per far giocare<br />
i bambini. Anche per quest’estate<br />
la rassegna ha molte<br />
dei diritti e delle libertà civili<br />
delle persone omosessuali.<br />
Le battaglie e i momenti più<br />
importanti, duri e gloriosi saranno<br />
ripercorsi durante tutta<br />
la giornata di sabato (a partire<br />
dalla mattinata), tra dibattiti,<br />
confronti e un doveroso amarcord,<br />
mentre la serata vedrà il<br />
suo avvio verso le 23 con il<br />
Pride Show a cura della<br />
Cassero crew.<br />
Aspettatevi uno spettacolo a<br />
cavallo tra il circo e il cabaret<br />
con un gruppo di artisti travestiti<br />
(pronti a tutto) che si esibirà<br />
in un percorso “complesso e<br />
cartucce da sparare con un calendario<br />
molto ricco e vario di<br />
eventi. Qualche nome? Un’idea?<br />
Come al solito il programma,<br />
che è il frutto di una grande collaborazione<br />
con associazioni di<br />
volontariato e cultura, teatri, cooperative<br />
e comunità straniere<br />
vede dei nomi importanti. Lella<br />
Costa, Gigio Alberti, Ascanio<br />
Celestini, Mi Toka Samba, Radio<br />
Popolare, Terre di mezzo,<br />
Emergency, tanto per comiciare.<br />
Questi gli appuntamenti per il<br />
azzardato” (così ci raccontano<br />
gli organizzatori) dei vari modi<br />
di essere orgogliosi. Da segnalare<br />
la presenza delle nuove<br />
produzioni di LaTavia Tovarich,<br />
famosa regista underground, e<br />
delle proposte della documentarista<br />
Alexandra Rubinstein e<br />
di Marc Von Uriz Plackenberg.<br />
Poi, chiusa la prentesi, sarà il<br />
momento di “spericolate” cantanti<br />
su tacchi instabili, nonché<br />
di incursioni clandestine fuori<br />
copione.<br />
Una lunga notte di festa insomma<br />
che vedrà esplodere<br />
verso la una il vero Party disco<br />
La giornata di domenica 15 invece<br />
sarà interamente dedicata<br />
ai writers milanesi e alla musica<br />
Hip Hop. Portate pennarelli e<br />
buone scarpe per ballare.<br />
Venerdì 20 appuntamento teatrale<br />
in anteprima a Milano: la<br />
compagnia Alma Rosé presenta<br />
Gente come uno (uno spaccato<br />
sulla attuale situazione<br />
Argentina) con Manuel Ferreira<br />
per la regia di Elena Lolli.<br />
Domenica 22 tocca a<br />
Benvenuta estate, una giornata<br />
con Emergency: “per dire, fare,<br />
giocare, mangiare, rilassarsi,<br />
ascoltare e divertirsi a sostegno<br />
di Emergency”.<br />
Di eventi ce ne sono anche altri,<br />
per esempio le serate musicali<br />
(una tradizionali ormai) con dj set<br />
vari: per sapere tutto e essere<br />
sempre aggiornati sul programma<br />
consultate il sito www.davicinonessunoenormale.org.<br />
Da vicino nessuno è normale<br />
Milano, ex Paolo Pini<br />
Via Ippocrate, 45<br />
14 giugno - 27 luglio<br />
night con i dj resident (Joker e<br />
Saké in consolle). Per l’occasione<br />
accorreranno da tutta Italia<br />
performer, grafici, pr, dj, vocalist,<br />
crew, cantanti e “presenzialisti<br />
della notte”. E voi che fate?<br />
Nel caso sappiate che ci saranno<br />
champagne e torta per<br />
tutti (ingresso 7 euro + tessera<br />
arci). Per informazioni sul programma<br />
della giornata, sulle liste<br />
o altro ancora cliccate su<br />
www.cassero.it oppure telefonate<br />
allo 051-6494416.<br />
Buon compleanno Cassero!<br />
Bologna, via Don Minzoni 18<br />
28 giugno<br />
ROMA<br />
Caffè e locali<br />
dall’urbe al mare.<br />
Piccolo indice<br />
BAR DEL FICO<br />
Piazza del Fico, 26<br />
Un po’ bar, un po’ caffè letterario,<br />
un po’ spazio espositivo.<br />
Le tre sale e i tavolini all’aperto<br />
del Bar del Fico sono<br />
da sempre uno dei punti di<br />
incontro più affollati della capitale.<br />
Perfetto per veder<br />
passare la gente, nella migliore<br />
tradizione dei bar europei<br />
(nonchè dello struscio<br />
nostrano), e per organizzare<br />
la serata bevendo e mangiando.<br />
Sempre aperto dalle<br />
8 alle 2. Tel 06 6865205<br />
SAN C<strong>AL</strong>ISTO<br />
Piazza San Calisto, 4<br />
Il San Calisto, che però tutti i<br />
romani continuano a chiamare<br />
sancallisto, è l’istituzione di<br />
Trastevere. Gestito da un ex<br />
pugile (vedere le foto in bianco<br />
e nero accanto alla cassa),<br />
sta lì da settant’anni. Ritrovo<br />
di studenti, artisti, turisti, mariuoli<br />
e abitanti del quartiere,<br />
affolla la piazza di gente in<br />
perenne attesa, tra un gelato<br />
e una birra, di svoltare la nottata.<br />
Tutti i giorni dalle 6 alle<br />
2. Tel 06-5835869<br />
CAFFÈ DEGLI ARTISTI<br />
Ostia,<br />
p.zza Tor San Michele, 6/7<br />
Per i romani che con l’arrivo<br />
dell’estate iniziano a frequentare<br />
il litorale, ecco il Caffé degli<br />
artisti, un locale appena<br />
inaugurato aperto dalla mattina<br />
a tarda notte. Arredato come<br />
un diner newyorkese e<br />
molto frequentato a ogni ora<br />
della giornata, offre pasti, aperitivi,<br />
cocktails e buona musica.<br />
Perfetto per transitare tra il<br />
mare e la città pensando a dove<br />
andare a caccia del ponentino<br />
fino all’alba. Per nottambuli.<br />
Sempre aperto.<br />
URBAN 69
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» MILANO<br />
BUONO, FRESCO, CARO<br />
IL PESCE SENZA MARE<br />
Milano non è Trapani, ma ha il pesce più fresco d’Italia. Buono! Per chi se lo può permettere<br />
Non di solo pesce vive l’uomo.<br />
Soprattutto quello carnivoro,<br />
che venderebbe mamma e papà<br />
per addentare una polputa<br />
fiorentina (ragazza? Ma no, la<br />
bistecca!), osso compreso.<br />
Ma tutti gli altri, vegetariani<br />
non integrali (e integralisti)<br />
propensi alle carni bianche,<br />
sanno bene cosa significa vedersi<br />
arrivare nel piatto un’orata<br />
grande come una mezza racchetta<br />
da tennis, cotta con<br />
morbidezza e amorosamente<br />
spinata. E conoscono anche<br />
bene la classica libidine da<br />
scampone alla griglia, specie<br />
se cicciotto, dolcino, quasi<br />
croccante. E gli spaghetti (meglio<br />
le linguine) ai frutti di mare,<br />
che si portano addosso il<br />
succulento sughetto di cozze<br />
‘n’ calamari, dove li mettiamo?<br />
Insomma, noi devoti della religione<br />
del branzino (avviso ai<br />
bergamaschi: non è una piccola<br />
forma di formaggio Branzi...)<br />
abbiamo grandi soddisfazioni<br />
e qualche cruccio.<br />
Le soddisfazioni derivano dalla<br />
qualità del pesce in commercio:<br />
non per niente, il mercato ittico<br />
milanese è il primo d’Italia, per<br />
qualità e quantità. Roba da non<br />
crederci: peschi un rombo nel<br />
golfo del Tigullio e quello subito<br />
prende la A7 direzione Milano.<br />
Salvo tornare in Liguria il giorno<br />
dopo, ma solo se nessuno l’avrà<br />
prelevato dagli immensi banchifrigo<br />
di via Ferrante Aporti per<br />
trasferirlo in pescheria o al ristorante.<br />
E qui cominciano le<br />
dolenti note: perché sarà anche<br />
iper-fresco, il pesce di Milano,<br />
ma per acquistarlo serve un mutuo<br />
o giù di lì. Se pescivendoli e<br />
ristoratori devono impegnare la<br />
catenina d’oro della nonna, figuratevi<br />
noi che andiamo a comprarlo<br />
(o a mangiarlo) come<br />
consumatori “al dettaglio”…<br />
Senza dimenticare i venditori<br />
furbacchioni che scongelano pesce<br />
“di seconda” (eh sì, il pesce<br />
si giudica secondo la classe, come<br />
il miglior Del Piero) e lo propinano<br />
per appena preso all’amo.<br />
Meno male che voi, altrettanto<br />
furbi, sapete riconoscere<br />
un pesce fresco dall’occhio<br />
vispo, vero?<br />
Quindi, fidarsi è bene. Ma non fidarsi<br />
è molto meglio. A meno di<br />
sapere in che rete (di pescheria o<br />
ristorante) finire. Perché se uno<br />
ha appena preso lo stipendio,<br />
vuole fare bella figura con l’amato/a<br />
o è sulle spese della ditta<br />
(beato lui), va al Sambuco di via<br />
Messina (tel. 02-33610333) e si<br />
gode il miglior pasto di pesce in<br />
città. Ma se il tetto dei 50 euro vi<br />
sembra lontano come la pace in<br />
medioriente, allora fate una capatina<br />
davanti al mercato comunale<br />
di porta Ticinese, dal baracchino<br />
Fish Point (tel. 02-89402224)<br />
dove potete unire l’utile al dilettevole:<br />
comprare cioè il pesce (fresco,<br />
e di qualità) da portare a<br />
casa e intanto divorarne un’ottima<br />
vaschetta, crudo o fritto,<br />
sul posto. Il resto, lo trovate nelle<br />
indicazioni <strong>Urban</strong>ittiche sotto<br />
e a fianco: scoprirete che a Milano<br />
il mare arriva ben oltre la<br />
Darsena, l’Idroscalo e la fontana<br />
di piazza Castello...<br />
P.D. SFORNELLI<br />
RISERVE ITTICHE, COLTELLO E FORCHETTA<br />
DA LEO<br />
02-40071445<br />
Il pesce giusto al prezzo giusto. In<br />
questa piccola e simpatica trattoria<br />
a gestione familiare niente bizzarrie<br />
ittiche ma cotture basic, gusti<br />
incontaminati, rispetto assoluto<br />
della materia prima (cioè il pesce<br />
fresco). Godetevi i bei carpacci,<br />
la tenera insalata tiepida di<br />
gianchetti, il pescato del giorno –<br />
rombi chiodati, mormore, orate,<br />
ma anche conchiglie e crostacei –<br />
appena girato sulla piastra o<br />
messo al forno con le erbe giuste.<br />
Ma anche gli scampi con pomodoro<br />
e peperoncino, saporiti e<br />
non piccanti. Potete perfino concedervi<br />
una buona bottiglia e<br />
spendere sui 30-40 euro: se poi<br />
siete in età, la Baggina è vicina.<br />
Via Trivulzio, 26.<br />
Chiuso domenica e lunedì.<br />
MEDITERRANEA<br />
02-29522076<br />
Non fatevi spaventare dall’arredamento<br />
ittikitsch (acquari nel<br />
pavimento, vetri blu con onde,<br />
quadri da televendita, piastrelle<br />
con nodi da marinaio...): qui il<br />
pesce è buono e fresco, il servizio<br />
rapido (siamo vicini alla stazione),<br />
le sale grandi, le porzioni<br />
abbondanti, i menu degustazione<br />
per ogni tasca o quasi.<br />
Prima di andarvene e pagare il<br />
conto (sui 50-60 euro), scendete<br />
nell’insospettabilmente ricca<br />
cantina-boutique: vi stupirà.<br />
Piazza Cincinnato, 4.<br />
Chiuso domenica e lunedì<br />
a pranzo.<br />
BAIA DEI PESCATORI<br />
02-2619434<br />
L’ambiente, fra reti appese e timoni,<br />
è in perfetto old marina style:<br />
non badateci e fate una bella<br />
scorpacciata di crudo o di corposi<br />
antipasti caldi. Se invece siete da<br />
pasta, toglietevi la voglia di spaghetti<br />
ai frutti di mare da manuale<br />
(cioè da portolano) ma non risparmiatevi<br />
il fritto di paranza: ve<br />
la caverete bordeggiando con 40<br />
euro. Via dei Popoli Uniti, 7.<br />
Chiuso lunedì.<br />
illustrazione: boohstoodio<br />
PESCHERIE<br />
Guardatelo negli<br />
occhi. Qui si compra<br />
pesce senza<br />
sbagliare<br />
PEDOL<br />
02-4692347<br />
La famiglia Pedol è arrivata<br />
in questo mercato comunale<br />
nel ’29, e da lì, di branzino<br />
in branzino, non s’è più<br />
mossa. Un bel godere, nella<br />
loro bottega aperta, il pesce<br />
crudo tagliato al momento,<br />
le bistecche di tonno alte<br />
tre dita, le capesante ciccione<br />
da gratinare. Un po’ meno<br />
il conto, decisamente alto:<br />
sempre meglio però che<br />
il solito nasello surgelato...<br />
Piazza Wagner, 1. Chiuso<br />
domenica e lunedì.<br />
LA NUOVA<br />
CONCHIGLIA<br />
02-315129<br />
Un bel negozio-bancarella in<br />
zona Sempione dove Paolo<br />
Macario espone solo pesce di<br />
prima. In più, se lo avvisate in<br />
anticipo, vi farà trovare le conchiglie,<br />
i misti fritti o gli strepitosi<br />
calamaretti nani belli<br />
puliti e pronti da spadellare.<br />
Prezzi medio-alti.<br />
Via Pier della Francesca, 20.<br />
Chiuso domenica e lunedì.<br />
SPADARI<br />
02-878250<br />
Se i giapponesi impazziscono<br />
per il quadrilatero della moda,<br />
noi preferiamo di gran<br />
lunga quello della gastronomia.<br />
Dove troviamo questo<br />
luogo di culto ittico con ogni<br />
bendidio: non perdetevi l’arrivo,<br />
martedì e giovedì, delle<br />
ceste di gamberoni e scampi<br />
vivi da Mazara del Vallo.<br />
A proposito di moda: qui trovate<br />
il mitico salmone bianco,<br />
versione ipersnob di quello<br />
classico (rosso).<br />
Via Spadari, 4.<br />
Chiuso domenica e lunedì.<br />
URBAN 73
Appassionati di<br />
pelota, e anche di<br />
cibo. Purché basco<br />
74 URBAN<br />
PAIS VASCO<br />
Corrida, sangria e pelota:<br />
è questo il menu servito<br />
alla Taberna Vasca di via<br />
Guintellino 1, all’angolo di<br />
Ludovico il Moro. Infatti, tra<br />
racchette in vimini per lanciare<br />
la “pelota”, appese alle pareti<br />
del locale, e ampie caraffe<br />
di vino traboccanti di frutta<br />
qui si serve un’ottima paella<br />
valenciana nella tipica padellona<br />
arroventata. Ma a farla<br />
da padrone è soprattutto<br />
la corrida, richiamata da decine<br />
di foto di statuari matador<br />
che spiccano un po’ dappertutto.<br />
I proprietari della<br />
Taberna Vasca metterebbero<br />
a tappeto non solo i tori più<br />
infuriati, ma pure le migliori<br />
forchette. La sfida inizia con<br />
un ingresso di ricche tapas<br />
(i nostri antipasti in versione<br />
Zorro), continua con tattiche<br />
vincenti, come i gambas al<br />
ajillo e a la plancha (ovvero<br />
gamberoni all’aglio e alla griglia)<br />
e costillas de cordero<br />
(braciole di agnello), per arrivare<br />
infine al colpo più basso:<br />
l’irresistibile crema catalana,<br />
rivestita di un invalicabile<br />
strato di caramello.<br />
Per chi teme le zanzare che<br />
svolazzano d’estate nel piacevole<br />
pergolato del giardino<br />
(siamo vicini al Naviglio<br />
Grande…), la Taberna offre la<br />
paella d’asporto: pigli e porti<br />
a casa. Ma i poco valorosi<br />
non potranno godere dell’atmosfera<br />
calda, rustica e semplice<br />
che regna in questo locale.<br />
Peccato perché poi, chi<br />
lo sa, tra un cabron e un olé<br />
magari ci scappa qualche piccolo<br />
aneddoto sui trucchi<br />
e i segreti dell’arena raccontati<br />
dal brioso proprietario.<br />
Prezzi medio-alti e accoglienza<br />
solo su prenotazione (tel.<br />
02-819402, chiuso il lunedì).<br />
BEBA MINNA<br />
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» MILANO<br />
CLASSICI, GIAPPONESI E MUSIC<strong>AL</strong>I<br />
OSTERIA DEL P<strong>AL</strong>LONE<br />
02-58105641<br />
Qui, in un bel corner con vista<br />
Naviglio, il calcio è ben presente:<br />
foto d’epoca, quadretti, insegne,<br />
ritagli di giornale.<br />
L’arredamento è caldo e legnoso,<br />
peccato solo per i mini-tavolini,<br />
dove faticherete a mettere<br />
gomiti (attenti al fallo col vicino),<br />
piatti (insalate, panini,<br />
formaggi, salumi con lo stesso<br />
sapore di uno 0-0) e<br />
bicchieri (birre, bibite, cocktail).<br />
Data la folla seral-notturna, se<br />
volete sedervi all’aperto dovrete<br />
attendere... in panchina.<br />
V.le Gorizia, 30.<br />
Sempre aperto.<br />
BLUE NOTE<br />
02-69016888<br />
Mai cenato in un jazz club? Ecco<br />
l’occasione buona: la filiale da<br />
poco aperta in città del celebre<br />
IL GIARDINETTO<br />
02-8393807<br />
Per arrivare ai tavoli (e al giardinetto)<br />
di questa trattoria piacentina<br />
passerete davanti a cucina e<br />
MANGIARE SENZA FILI,<br />
LA PIZZA CON IL MOUSE<br />
Buone pietanze e<br />
rete super veloce.<br />
Per drogati di<br />
internet che, pure,<br />
devono nutrirsi<br />
Mai mangiato pizza navigando?<br />
Mai happy houreggiato chattando<br />
o e-mailando? Bene, da oggi<br />
si può. Non a casa vostra, sciocchini,<br />
ma nel primo locale pubblico<br />
in città dotato di collegamento<br />
internet wi-fi, cioè wireless (insomma,<br />
senza fili!), aperto a tutti<br />
i clienti. Milano fa così un piccolo<br />
passo nella direzione delle maggiori<br />
capitali mondiali, dove la<br />
pratica di connettersi “ad alta velocità”<br />
alla rete via onde radio è<br />
ormai diffusa da tempo.<br />
Al neonato Rosa Antico di viale<br />
Pasubio 14 (tel. 02-6597370),<br />
bar-pizzeria-ristorante-sala da tè<br />
che prende il posto di una birreria<br />
dotata di realtà (ma non birra)<br />
virtuale, basta infatti presentarsi<br />
col proprio portatile, palmare o<br />
cellulare dotato di scheda wi-fi<br />
per potersi collegare liberamente<br />
da tutte le sedie, tutti i tavoli,<br />
tutte le sale (sì, anche dal bagno!),<br />
tutti i 500 mq del locale. E<br />
locale newyorkese. Prima dei<br />
due concerti serali (21 e 23.<br />
30), è possibile infatti sfamarsi<br />
ai tavoli nel parterre o sugli sgabelli<br />
in balconata. Quello che vi<br />
arriverà, quando vi arriverà (prima,<br />
i camerieri devono chiedere<br />
in giro di chi è il piatto), non sarà<br />
però all’altezza di un nome<br />
così storico né del pretenzioso<br />
menu: note stonate i maccheroni<br />
con bocconcini di agnello (cool,<br />
cioè quasi freddi e scotti),<br />
una crema di formaggio molto<br />
fusion (in pratica un semolino),<br />
un medaglione di manzo cotto<br />
in era swing, una terrina di formaggi<br />
teneri dal gusto beeeboh.<br />
Il tutto a prezzi decisamente<br />
free: 7-9 euro i primi, 12-14 i<br />
secondi, 15-20 i vinelli; insieme<br />
al biglietto d’ingresso (fra i 20 e<br />
i 40 euro), dovrete insomma improvvisare<br />
lì per lì una cifretta<br />
hard... da digerire (bop!).<br />
Via Borsieri, 37.<br />
Sempre aperto.<br />
se non possedete ancora tutto<br />
l’armamentario, qui sono a disposizione<br />
(gratis) portatili, tablet<br />
pc, schede e adattatori vari per<br />
permettere a chiunque l’ebbrezza<br />
wi-fi.<br />
Unica condizione per accedere<br />
a questo innovativo servizio,<br />
sbocconcellare o sbevazzare<br />
qualcosa. Meno male che qui<br />
YUME<br />
02-3089045<br />
Fra Gallaratese e imbocco autostrade,<br />
ecco un posticino che<br />
sposa Italia e Giappone con<br />
buon rapporto qualità-prezzo e<br />
un bel giardino estivo. Qui trovate,<br />
oltre a sushi e sashimi (ben<br />
fatti, perfino di astice e aragosta),<br />
cosucce insolite come pesci<br />
o carni teppanyaki (alla piastra),<br />
tobiko (caviale di pesce volante),<br />
sake kawa (pelle di salmone alla<br />
griglia), guance di branzino,<br />
zuppa di tè o gelato di riso. In<br />
più, anche una discreta scelta di<br />
vini e birre (Kirin, ma soprattutto<br />
Menabrea). Via Varesina, 215.<br />
Chiuso lunedì.<br />
c’è solo l’imbarazzo della scelta:<br />
fra aperitivo, cena e dopocena<br />
(chiude alle 2 di notte), il Rosa<br />
Antico propone diverse birre,<br />
un caffè casalingo (preparato<br />
cioè con la classica moka), una<br />
bella selezione di tè, perfino la<br />
fonduta di cioccolato. Ma anche<br />
affettati, formaggi, petti d’anatra,<br />
verdure alla griglia o una<br />
pastaia (una signora, benedetta,<br />
che tira la pasta a mano): è lei<br />
la responsabile di turtei, pisarei<br />
e panzarotti, cioè i piatti forti del<br />
posto insieme a gnocco fritto,<br />
risotto al salto, stracotto d’asina,<br />
trippa, ossobuco o costoletta.<br />
Tutti ruspanti, abbondanti e neppure<br />
pesanti. Conto sui 30-35<br />
euro. Via Tortona, 19. Chiuso<br />
sabato a pranzo e domenica.<br />
CAFFÈ SUDAN<br />
02- 8392547<br />
Un cappuccino buono e cremosissimo,<br />
brioche fresche e vere<br />
(a patto che ci andiate sul presto)<br />
e per pranzo panini atomici<br />
(super nutrienti) o piatti e piattini<br />
vari. Ma la notizia non è questa<br />
e nemmeno i prezzi buoni per<br />
il tutto. La notizia è l’estrema<br />
gentilezza di Roberto, il signore<br />
alla cassa, che saluta, scherza<br />
e fa sempre lo scontrino. Perciò!<br />
Via Bergognone, 47.<br />
pizza light e sottilissima servita<br />
su tagliere ma dal gusto adatto<br />
ai naviganti, cioè peregrino.<br />
Insomma, quasi come stare a<br />
casa: chi vuole presentarsi per<br />
video-chattare in pantofole e<br />
pigiama/baby doll, come cioè fa<br />
di solito in privato, faccia pure.<br />
P.D. SFORNELLI<br />
illustrazione: boohstoodio
76 URBAN<br />
BAR NUOVI<br />
Roma, mangiatela<br />
e bevetela<br />
a occhi aperti<br />
CAFÉ DU JARDIN<br />
06-6785678<br />
Piazza di Spagna? Oh yes: da<br />
qui, per la felicità degli stranieri,<br />
si domina. A tavola però,<br />
la scelta è un tramezzino<br />
(discreto) e un piatto (passabile):<br />
come altrove, pagherete<br />
più il panorama che altro.<br />
E in petrodollari.<br />
V.le Trinità dei Monti, 1.<br />
Chiuso mercoledì.<br />
OPPIO CAFFÈ<br />
06-4745262<br />
Sorpresa: vista stereo su<br />
Colosseo e Fori da un angolo<br />
defilato. Il bar offre pizza, panini,<br />
pasta più che decenti<br />
anche su tavoli esterni da accaparrarsi<br />
prima di mezzogiorno.<br />
Musica live la sera.<br />
Via Terme di Tito, 72.<br />
Sempre aperto.<br />
BARTARUGA<br />
La piazza è un salotto ai limiti<br />
del Ghetto, la fontana tra le<br />
più belle in città. Il posto<br />
smart, tana dei molti artisti<br />
che risiedono in zona, offre<br />
cocktail e sandwich di livello.<br />
Di fronte, un localino dedicato<br />
al prosciutto può aiutare i<br />
più affamati. P.zza Mattei, 7.<br />
Chiuso domenica.<br />
GIANICOLO<br />
06-5806275<br />
Un piccolo pergolato, vera rarità<br />
in città, di fronte all’arco<br />
del Gianicolo. Buen retiro di<br />
professionisti per colazione,<br />
assaltato per il lunch (specialità<br />
sono tisane e sandwich<br />
creativi), ritrovo di boys e<br />
girls monteverdini la sera.<br />
P.le Aurelio, 5.<br />
Chiuso lunedì.<br />
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» ROMA<br />
TAVOLA CON VISTA<br />
Tu mangi. E intorno<br />
hai i migliori angoli<br />
della più bella città<br />
del mondo.<br />
A Roma, a cena<br />
dentro una cartolina<br />
Questo il dilemma: vedere Roma<br />
dall’alto o piuttosto dal basso?<br />
Se la scelta è troppo amletica,<br />
optate per la terza via: guardatela<br />
dall’ombelico. Cioè ad altezza<br />
fianchi (altrui), comodamente seduti<br />
nel mezzo della movida ma<br />
al riparo di una terrazza, una fioriera<br />
o un cristallo, mentre sorseggiate<br />
o sbocconcellate qualcosa<br />
di sfizioso.<br />
Insomma, nel punto più giusto<br />
per godersi il panorama più giusto<br />
di Roma e perché no, dei romani.<br />
Non ci credete? Peccato,<br />
perché la magia dei bar-caffè con<br />
vista è roba così seria che uno di<br />
loro, lo Zodiaco a Monte Mario<br />
(alto sulla città, gran terrazza<br />
estiva), è diventato l’ultimo tappone<br />
del rimorchio-tour per straniere<br />
da parte dei vitelloni doc.<br />
Perché se la Ursula di turno ha<br />
resistito a ogni lusinga precedente,<br />
pensa il vitellone, la bellezza<br />
mozzafiato della Città Eterna la<br />
farà cadere in deliquio all’istante.<br />
Così, forte di tutti i cuori infranti<br />
a colpi di panorami by night, lo<br />
Zodiaco negli anni ha alzato i<br />
prezzi e abbassato drasticamente<br />
la qualità del gelato (il suo must):<br />
tanto che oggi i romani meno vitelloni<br />
(e più manzi?) lo evitano.<br />
E preferiscono invece Campo de’<br />
Fiori, con la vineria e tre bar.<br />
Oppure S. Maria in Trastevere,<br />
due lati zeppi di tavoli e frotte<br />
di posteggiatori che neanche a<br />
I CLASSICI DEL PRANZO-STRUSCIO<br />
CAPITOLINO<br />
06-50918121<br />
La position è privilegiata,<br />
di fronte ai Musei Capitolini<br />
e sul cortile interno del<br />
Campidoglio: dalla terrazzona,<br />
vista a perdita d’occhio su<br />
cupole, ruderi, ville e Roma<br />
(quella vera). Si colaziona e si<br />
spuntina dalle 10 del mattino<br />
fino alle 21 circa: peccato però<br />
che il buffet sia, al contrario<br />
del paesaggio, anonimo.<br />
Il conto, per fortuna, pure.<br />
P.le Caffarelli, 4.<br />
Chiuso lunedì.<br />
ROOF GARDEN<br />
ATLANTE STAR<br />
06-6873233<br />
Er cuppolone, da qui, potete quasi<br />
toccarlo: dalle altane di questo<br />
caffè hoteliero in Prati, infatti, San<br />
Pietro ce l’avete proprio in bocca<br />
accanto alle olivette, ai canapè<br />
di gamberi e al bicchiere di spumante.<br />
Volendo, potete poi trasferirvi<br />
al ristorante (ma solo alla<br />
sera), anche se la cucina non sarà<br />
all’altezza del conto faraonico.<br />
Insomma, meglio stare al bar.<br />
Via Vitelleschi, 34.<br />
Sempre aperto.<br />
Posillipo. O ancora il ficosetto<br />
Caffè delle Arti annesso al Museo<br />
di Valle Giulia, terrazzona d’estate<br />
e vetrate d’inverno ma cucina<br />
così così. Senza contare l’altra<br />
bella eatery museale nella<br />
Galleria di via Nazionale, chiusa<br />
però al momento per restauri.<br />
Comunque sia, non potrete dire<br />
di aver visto (e conosciuto) Roma<br />
se prima non avrete trovato la location<br />
più adatta. Evitando magari<br />
le trappole per turisti costituite<br />
da due piazze-must come<br />
quella del Pantheon (“A rotonna”<br />
per i romani) e piazza Navona,<br />
dove troverete una lunga sequela<br />
for tourist only di bibitazze, gelatozzi,<br />
pastazze, pizzacce, hamburgerazzi<br />
dai sapori finti<br />
e i prezzi fin troppo veri.<br />
Se sotto i 5 euro infatti non vi<br />
potete permettere neppure<br />
un’acqua minerale, preparatevi a<br />
CAFFÈ ROSATI<br />
06-3225859<br />
Poco da fare: piazza<br />
del Popolo è ancora e sempre<br />
il megasalotto di Roma.<br />
Amori e affari si danno il cambio<br />
ai tavoli di questo bar, un<br />
tempo degli artisti e ora di vip<br />
e pseudo-tali, ma anche di tanti<br />
turisti con (tanti) dollaroni.<br />
Qui troverete snack assortiti,<br />
piatti freddi e cioccolata calda.<br />
Preparatevi però a un conto...<br />
da Costanzo Show.<br />
P.zza del Popolo, 5.<br />
Sempre aperto.<br />
pagare un qualsiasi snack come<br />
un pasto completo in un buon ristorante.<br />
Spaventati? Ma no, dai:<br />
per non saper né leggere né scrivere<br />
(ma mangiare e bere, sì), abbiamo<br />
provato a pescare per voi<br />
gli indirizzi più vistosamente goduriosi<br />
e più gustosamente panoramici,<br />
cioè con bella vista<br />
e buon rapporto qualità-prezzo.<br />
Con sorprese-novità tipo<br />
l’Oppio Caffè, techno-bar con<br />
musica live a un metro dal<br />
Colosseo. O, i classici vista-bar,<br />
altane d’hotel dove camerieri<br />
guantati e sussiegosi servono bei<br />
calici appannati e ricchi stuzzichini.<br />
Posti economici? Magari! Qui<br />
però avrete in cambio della bella<br />
sostanza. Compresa una tale cartolina<br />
da farvi scordare anche<br />
il conto (sì, però pagatelo!).<br />
DE LA MINERVE<br />
06- 695201<br />
PAUL DE CELLAR<br />
Roma non sarà Milano, ma<br />
anche qui c’è un mondo fashion<br />
glamouroso e rutilante: ecco<br />
un bar con splendida vista sul<br />
centro e anche sulle modelle che<br />
scendono nell’hotel sottostante<br />
durante le sfilate. Cocktail, snack<br />
di qualità e volendo (ma solo a<br />
cena) anche ristorante alla carta<br />
in ambienti classy. I prezzi?<br />
Slanciati quanto le gambe delle<br />
suddette modelle.<br />
P.zza della Minerva, 63.<br />
Sempre aperto.<br />
illustrazione: longa025_tBDC
ARTE A CENA<br />
Sulla pizza, tutto<br />
quello che volete<br />
“Pizza dallo Zozzo?”<br />
“Cheee?” “Andiamo a mangiare<br />
una fetta di pizza bianca farcita<br />
nel forno di via del Governo<br />
Vecchio.” “Ahhh. Silvano, si<br />
chiama Silvano. Chiamalo così<br />
che nell’altro modo mi dà fastidio.<br />
Sembra sporco...”<br />
Conversazione tipo, fino a un<br />
paio di anni fa, tra madre<br />
e figlia. Il forno di via del<br />
Governo Vecchio non aveva<br />
nome, ma era internazionalmente<br />
riconosciuto come Lo<br />
Zozzone, Zozzo per gli amici.<br />
Un incredibile residuato delle<br />
pizzicherie di una volta, con<br />
le enormi latte di olio di oliva<br />
e tonno che decoravano le pareti,<br />
che vendeva pizza farcita<br />
di ogni ben di dio.<br />
Dalla Nutella alla salsa tonnata<br />
con pomodorini secchi, mozzarella<br />
e speck: Zozzone insomma<br />
più per gli arditi accostamenti<br />
dei ripieni, tutti spontaneamente<br />
scelti in modo masochista<br />
dai clienti a dire il vero,<br />
che per le condizioni igieniche.<br />
Sempre affollato e sempre<br />
incredibilmente generoso, era<br />
davvero un’istituzione a Roma.<br />
Circa due anni fa Zozzone improvvisamente<br />
ha chiuso, scatenando<br />
ansie e depressioni.<br />
Finché ha riaperto a pochi passi<br />
dal vecchio negozio, in via<br />
dell’Arco della Pace 32<br />
(tel. 06 - 68808575). Ora ha<br />
pure un’insegna, Lo Zozzone,<br />
segno che le vulgate metropolitane<br />
sono dure a morire.<br />
In assoluta controtendenza rispetto<br />
ai locali che affollano il<br />
centro di Roma, è rimasto ancora<br />
buono, economico e molto<br />
popolare. Anzi, è pure migliorato:<br />
meno trash nell’impatto e<br />
con tavolini all’aperto. E poi potete<br />
sempre sedervi a guardare<br />
i cornicioni antichi battuti dal<br />
sole anche di domenica.<br />
78 URBAN<br />
LUCREZIA CIPPITELLI<br />
RISTORANTI-BAR<br />
CIRCO E PAPARAZZI, E IN PIU SI MANGIA<br />
IL PAGLIACCIO<br />
06-68809595<br />
Ecco la new entry più intrigante<br />
degli ultimi tempi: l’ex bistrot<br />
Ciabòt risistemato e rinominato,<br />
dove è approdato un acrobata,<br />
cioè uno chef in gamba come<br />
Anthony Genovese. È lui ad aver<br />
impostato con mano felice una<br />
cucina leggera eppure decisa nei<br />
sapori e creativa negli accostamenti:<br />
begli esempi in un bel menu<br />
il delizioso capretto, la variazione<br />
di baccalà, gli antipasti che<br />
mescolano terra e mare. Bello anche<br />
il resto: il servizio curato, il<br />
piccolo cortile con tavoli all’aperto,<br />
la sala non fumatori, la cantina<br />
in progress e il prezzo umanissimo<br />
rispetto all’offerta, sui 40 euro.<br />
Non per niente i gourmet romani,<br />
anche quelli della last generation,<br />
lo hanno già scoperto.<br />
Unico appunto (o merito, secondo<br />
i gusti): i clown in vetro su<br />
ogni tavolo, di un kitsch assolutamente...<br />
circense.<br />
Via Banchi Vecchi, 129.<br />
Chiuso domenica sera e lunedì.<br />
illustrazione: longa025_tBDC »»»» ROMA<br />
TAZIO<br />
06-489381<br />
E voilà un nuovo indirizzo da<br />
lunch: look di tendenza, in posizione<br />
strategica (un salto da<br />
Termini), sotto un comodo<br />
porticato. Dedicato a Tazio<br />
Secchiaroli, il “papà dei paparazzi”,<br />
il locale si propone a due livelli:<br />
champagne bar, cioè posticino<br />
spezzadigiuno con aperitivo<br />
e stuzzico, oppure vero ristorante,<br />
con menu corto e orientato al<br />
monopiatto ma senza rinunciare<br />
ai classici primi. Tutto buono,<br />
con qualche incertezza sui dolci.<br />
Quello però che sembra limitare<br />
l’ingresso alla clientela d’affari<br />
(già dominante) è il prezzo: due<br />
piatti fanno 40 euro, con un bicchiere<br />
alla mescita siamo sui 50.<br />
Però. P.zza Repubblica, 47.<br />
Sempre aperto.<br />
OSTERIA DEL PESCE<br />
06-6865617<br />
Fra i tanti templi del pesce nati<br />
di recente in città, questo ha<br />
scelto la via ammiccante del<br />
finto understatement: tavoli<br />
appiccicati, servizio volenteroso<br />
ma osterioso, atmosfera da<br />
caciara ma in doppiopetto. Ad<br />
attirare la gente, oltre alla moda<br />
del crudo-di-mare, è il banco<br />
da pescheria all’entrata:<br />
quello che sfoggia in effetti è<br />
super, idem i sapori di crostacei,<br />
carpacci, conchiglie che arrivano<br />
in tavola. Ma tutto cambia<br />
appena la cucina... cucina.<br />
E soprattutto quando gli antipasti<br />
cotti vi arriveranno nel<br />
bel mezzo della serie dei crudi,<br />
che poi ripartirà come nulla<br />
fosse, mentre un primo delicato<br />
e aereo sarà disinvoltamente<br />
servito dopo uno piccante.<br />
Roba da trattoria d’una volta,<br />
direte voi. Già: ma con 200 euro<br />
in quelle trattorie avreste<br />
fatto l’abbonamento per tre<br />
settimane. Qui bastano a stento<br />
a coprire il costo di un menu<br />
per due, vini esclusi. In sala,<br />
vedrete il generone capitolino<br />
con credit card oro, professionisti<br />
trendy con relative accom-<br />
Una nuova osteria a<br />
base di cacio. Una<br />
sciccheria di gusto<br />
Ormai è chiaro: la Banda del<br />
Gusto, il primo vero multilocale<br />
(ristorante, shop, pizzeria e wine<br />
bar) di Roma, ci ha preso gusto.<br />
Non contenta del successo, l’orchestra<br />
di professionisti (giovani e<br />
bravissimi) capitanata da Dario<br />
Laurenzi adesso raddoppia e a un<br />
passo dall’indirizzo originale, cioè<br />
in via della Frezza al 16 (tel. 06-<br />
3226273), lancia l’Osteria della<br />
Frezza. E questo accade non per<br />
caso, ma... per cacio.<br />
Già, perché questo sarebbe il primo,<br />
particolare bar à fromage (o<br />
cheese bar, come preferite) della<br />
Capitale, con formula decisamente<br />
singolare: 150 posti a sedere<br />
in più ambienti, un bel bancone<br />
e piccoli tavolini a muro per l’aperitivo<br />
o la sosta pre-cena; sotto<br />
poi, una sala degustazione formaggi<br />
proprio accanto alle celle<br />
per l’affinamento (cioè la stagionatura:<br />
lo capirete dal profumino).<br />
pagnatrici e affini: insomma,<br />
tutta la Roma gastro-presenzialista<br />
più à la page.<br />
Via di Monserrato, 32.<br />
Chiuso a pranzo e domenica.<br />
BISTROT<br />
CASINA DEI PINI<br />
06-44244707<br />
In un quartiere elegante di ville<br />
e villini d’epoca, ecco un piacevole<br />
ristoro nel verde. Al<br />
Bistrot Casina dei Pini troverete<br />
brunch festivo, ogni giorno<br />
piccolo menu a rotazione e poi<br />
tutto ciò che serve per breakfast<br />
(apre alle 10 del mattino)<br />
e mini lunch. Il Bistrot si presta<br />
anche a party e feste, e infatti<br />
è già diventato un bel punto di<br />
riferimento in zona.<br />
D’estate, fino alle 2 di notte,<br />
fate attenzione al gustoso optional<br />
del caffè con granita, alla<br />
sicula. Prezzi corretti, pubblico<br />
di giovanotti e giovanotte<br />
smart.<br />
V.le Villa Massimo, 8.<br />
Sempre aperto.<br />
E LA BANDA DEL GUSTO<br />
VINCE COL FORMAGGIO<br />
La cheese parade a disposizione<br />
è impressionante: circa 160 varietà,<br />
contornate da una trentina di<br />
super-salumi selezionatissimi. La<br />
cucina poi sforna piatti da vera<br />
osteria come frittini di cervella alla<br />
carbonara, “antiche” polpette<br />
di bollito, frittate, tortino di aliciotti<br />
alla parmigiana. Ma c’è anche<br />
una discreta scelta di panini.<br />
Il bello è che, con una trovata a<br />
metà strada tra i cicchetti veneziani<br />
e le tapas iberiche, al banco<br />
o ai mini tavoli potrete avere per<br />
uno-due euro al pezzo miniassaggi<br />
di quasi tutti i piatti ordinabili<br />
a tavola in formato king size.<br />
Capito perché, malgrado l’apertura<br />
in sordina, l’Osteria è già un<br />
successone, assalita com’è dall’ora<br />
del primo aperitivo fino a tarda<br />
notte (chiude alle 2)? I prezzi?<br />
Una cenetta da tre portate viene<br />
sui 25 euro, un grand plateau di<br />
formaggi 13. La cantina è... sterminata<br />
come è g(i)usto e tra mescita<br />
e bottiglie, perfetta per ogni<br />
tasca e ogni possibile abbinamento<br />
vin-formaggioso.<br />
PAUL DE CELLAR
80 URBAN<br />
A TAVOLA<br />
Pizzeria storica,<br />
pizzeria per<br />
studenti e birra<br />
per tutti<br />
PIZZERIA CAPRI<br />
051-467957<br />
Un vero pezzo di storia di<br />
pizza (23 anni!) dalle parti<br />
di S. Lazzaro: qui la trovate<br />
gustosa ma non enorme,<br />
insieme a servizio veloce e<br />
cortese e pure una sala non<br />
fumatori. Buono anche<br />
il pesce, che d’estate potete<br />
consumare fuori. Per due<br />
pizze con bibite e caffè<br />
spenderete 21 euro: roba<br />
da capri...ole. Via Lidice, 2.<br />
Chiuso lunedì.<br />
ANTICA CAFFETTERIA<br />
CONTAV<strong>AL</strong>LI<br />
051-268395<br />
Prima c’era uno dei cinema<br />
più noti della vecchia<br />
Bologna, da un po’ invece<br />
questa osteria molto caratteristica<br />
e molto Sixties, frequentata<br />
da universitari sgranocchianti<br />
panini (buonini) e<br />
sbevazzanti birre e bibitone,<br />
sicuramente più assortite.<br />
D’estate, potete stare anche<br />
all’aperto. Via Belle Arti, 2.<br />
Chiuso lunedì.<br />
G. AND G.<br />
051-223429<br />
Qui, è pizzuniversitaria. Nel<br />
senso che i giovani studenti<br />
seduti ai tavoli sono la larga<br />
maggioranza: lo si nota perché<br />
il posto è piccolino, anche<br />
se accogliente. A chi si<br />
siede viene subito servito<br />
(gratis, prima dell’ordinazione)<br />
un paniere con spicchi di<br />
pizza fumante, e già questa<br />
sorpresa mette di buon umore<br />
ogni avventore. Per pizza<br />
(niente male), bevande e caffè<br />
calcolate sugli 8-10 euro.<br />
Via San Vitale, 45/a.<br />
Chiuso venerdì.<br />
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» BOLOGNA<br />
LA VECCHIA B<strong>AL</strong>ERA,<br />
CUCINATA PER BENE<br />
Mangiamo o balliamo?<br />
Beh, l’importante<br />
è che poi mangiamo.<br />
A Bologna<br />
Questione di gusti: c’è chi preferisce<br />
ballar mangiando e c’è chi<br />
preferisce mangiar ballando. In<br />
tutti e due i casi però (uguali solo<br />
in apparenza), è sempre la musica<br />
a farla da padrona: come sottofondo<br />
soft o sparata a tutto volume,<br />
genere lounge piuttosto che<br />
techno, è lei che accompagna regolarmente<br />
i pasti o gli snack<br />
consumati nelle risto-disco in città<br />
o appena fuori. È così: ormai<br />
anche ai bolognesi piace sempre<br />
più abbuffarsi e sgambettare sotto<br />
lo stesso tetto, spesso di stelle.<br />
E poco importa se magari si<br />
mangia poco o così così, spendendo<br />
spesso e volentieri delle<br />
discrete cifrette: l’importante è<br />
sgranchire gambe e stomaco in<br />
un colpo solo. Specie con la bella<br />
stagione, quando la relativa<br />
pochezza di ristoranti con tavoli<br />
all’aperto invoglia di più a scegliere<br />
la discoteca open air con<br />
ristorante incorporato.<br />
Qualche esempio? I quattro<br />
locali più estivi e gettonati di<br />
Bologna città (cioè Baia delle<br />
Stelle e Fresh) e fuori (Baraonda<br />
di Rastignano e Le Favole di S.<br />
Pietro in Casale), dove trovate<br />
piatti tradizionali di pasta (sì,<br />
anche le vostre amate lasagne)<br />
o carni ma in preparazioni fresche<br />
e leggere, pensate per<br />
combattere il caldino afosumido<br />
di questo inizio estate. Ma non<br />
temete, ci sono anche pizze, affettati,<br />
formaggi e anche bei menu<br />
vegetariani.<br />
E perfino, se proprio volete fare i<br />
gourmet a tutti i costi, speciali se-<br />
rate a tema culinario. Sì, ma a che<br />
prezzi? Non illudetevi, non certo<br />
risparmiosi: tutti però sono all inclusive,<br />
cioè con ingresso + cena.<br />
Così almeno, vi risparmiano la fatica<br />
di chiedere il conto a fine<br />
pasto. Dulcis in fundo, gli orari:<br />
in tutti questi posti la cucina<br />
chiude al più presto a mezzanotte,<br />
al più tardi alle 2.30: i John<br />
Travolta più incalliti, nottambuli<br />
e... affamati sono avvisati.<br />
CARLO FRASSOLDATI<br />
PRIMO E SECONDO IN UN GIRO DI V<strong>AL</strong>ZER<br />
BAIA DELLE STELLE<br />
338-1501000<br />
Qui il mangiarballando è sacro,<br />
perdipiù con musica live se siete<br />
stanchi della pista. Il risto-disco<br />
bello ampio è aperto (all’aperto)<br />
dalle 21.30 alle 24, la pizzeria<br />
con forno a legna fino alle 2.30.<br />
Menu più o meno fisso con paste,<br />
carni, salumi, formaggi così così:<br />
nel prezzo, 25 euro ingresso<br />
compreso (20 lunedì e sabato),<br />
anche acqua, vino e... amarino.<br />
Via Agucchi, 126. Chiuso<br />
martedì, giovedì e domenica.<br />
FRESH<br />
339-2115533<br />
La cucina ballante (e con pianobar!)<br />
qui si gusta fino a mezzanotte<br />
ai bordi di una grande piscina.<br />
Il menu è fisso ma corposo<br />
(antipasto, 2 primi, 2 secondi,<br />
contorno, acqua e vino), con piatti<br />
evergreen ma sciapetti tipo<br />
penne speck e zucchine o straccetti<br />
rucola e grana. Ingresso e<br />
cena a 20 euro lunedì e sabato,<br />
25 il venerdì. Via dell’Aeroporto,<br />
36/7. Aperto lunedì, venerdì e<br />
sabato.<br />
BARAONDA<br />
051-6260271<br />
Voglia di carne fresca? No, non<br />
da stringere fra le braccia, ma<br />
da stritolare sotto i denti:<br />
all’Angolo Tortuga affettati seri<br />
(anche il Patanegra spagnolo),<br />
belle grigliate, banderillas di filetto<br />
sono le specialità insieme<br />
a saporite paste fatte in casa<br />
(da sfogline ballerine?) e una<br />
bella scelta di vini.<br />
Rastignano, via Serrabella 1.<br />
Aperto mercoledì, venerdì<br />
e sabato.<br />
LE FAVOLE<br />
335-8011212<br />
Mai sognato di ballare sui tavoli?<br />
Qui finalmente potete farlo<br />
grazie a varie cover band dal<br />
vivo. Prima o dopo aver consumato<br />
il vostro lauto pasto (la<br />
cucina chiude a mezzanotte) di<br />
lasagne, tortelloni, filettoni o<br />
pescioni (ma anche insalatone).<br />
Per il conto, prevedete sui 25<br />
euro circa.<br />
San Pietro in Casale, via<br />
Coccaro 9. Aperto martedì<br />
e venerdì.<br />
illustrazione: www.joffr.net
illustrazione: www.joffr.net<br />
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» TORINO<br />
LA PIOLA RESISTE,<br />
VINO E TRADIZIONE<br />
Oggi, nell’evo post<br />
moderno si chiamano<br />
wine bar. Ma la vecchia<br />
piola piemontese<br />
è un’altra cosa.<br />
E c’è ancora<br />
C’era una volta, tanto tempo<br />
fa, la piola: una semplice osteria<br />
dove bere vino gagliardo,<br />
giocare a carte e mangiare a<br />
prezzi abbordabili piatti “leggeri”<br />
come carpione, acciughe<br />
al verde, tomini elettrici (no,<br />
senza scossa), peperoni arro-<br />
IL TORCHIO<br />
011-740246<br />
Nascosta nelle viuzze del<br />
Campidoglio, ecco una piola da<br />
ola aperta dalle otto a mezzanotte:<br />
gestione familiare, pochi<br />
piatti ma buoni e tanti vini, anche<br />
sfusi. Nel menu (scritto sulla<br />
lavagna) spiccano insalata ricca<br />
di orzo, misto di salumi e formaggi,<br />
penne con caponata e<br />
arrosto di lonza (5 euro a portata,<br />
portate gli amici!).<br />
Via Rocciamelone, 7.<br />
Chiuso domenica.<br />
sto. E, pensate un po’, alla piola<br />
andavano tutti, giovani e<br />
vecchi, operai e artigiani, pensionati<br />
e militari, giocatori di<br />
bocce e intellettuali, regolarmente<br />
impegnati in epiche<br />
partite ma soprattutto epiche<br />
bevute.<br />
Quante piole rimangono oggi?<br />
Bella domanda. Molte sono<br />
diventate locali trendy, altre<br />
sofisticati wine bar, parecchie<br />
sono semplicemente scomparse.<br />
Qualche buona piola però<br />
resiste, adeguata ai tempi e<br />
alla clientela più giovane ma<br />
inalterata nelle caratteristiche:<br />
bancone per la mescita del vi-<br />
S<strong>AL</strong>UMI, FORMAGGI E BUONE CANTINE<br />
CIRCOLO DE AMICIS<br />
011-8191422<br />
È un circolo Arci questa piolosteria<br />
con dehor, calciobalilla<br />
(sì: calciobalilla!), mescita di vini<br />
e birra autoprodotta. La cucina<br />
è tradizionale: ottimo l’antipastone<br />
misto piemontese,<br />
notevoli lo stinco, il lardo di<br />
Moncalieri e i formaggi. La domenica<br />
merenda sinoira dalle<br />
17.30. Per il conto preparate<br />
sui 20 euro.<br />
Corso Casale, 134.<br />
Chiuso lunedì.<br />
no, autentica cucina tradizionale,<br />
tavolacci in legno, cortile<br />
o giardino con topia (cioè il<br />
pergolato di vite) sotto cui<br />
consumare la merenda sinoira<br />
di domenica pomeriggio.<br />
Quello però che differenzia<br />
sempre e comunque la piola<br />
dal wine bar moderno è la gestione,<br />
quasi sempre familiare,<br />
e il conto sempre abbordabile.<br />
Se fuori Torino, specialmente<br />
nelle Langhe, di original piole<br />
ne trovate di più, in città<br />
la scelta non è malaccio.<br />
Siete in caccia di sapori genuini<br />
e ambiente informale?<br />
Andate tranquilli alle Antiche<br />
CANTINE BARBAROUX<br />
011-535412<br />
Passati i bei tempi di Dante che<br />
mesceva il vino in questa piola<br />
centenaria... Se le vecchie salette<br />
e la cantina bella fresca rimangono<br />
intatte, servizio e cucina<br />
vanno invece sul modaiolo:<br />
camerieri funkettoni, musica improbabile,<br />
rucola ovunque.<br />
Unica certezza i taglieri di formaggi<br />
e salumi (9 euro). Carta<br />
dei vini dignitosa.<br />
Via Barbaroux, 13/f.<br />
Chiuso domenica.<br />
Sere di via Cenischia, una vera<br />
osteria d’antan dove sarete accolti<br />
come in casa di amici.<br />
Nel cuore del Campidoglio trovate<br />
invece Il Torchio, autentica<br />
vineria old style con buona<br />
cucina, frequentata da un pubblico<br />
giovane. Altre valide piole,<br />
oggi circoli ricreativi di moda,<br />
resistono sul lungo fiume<br />
o in collina: Gli Imbianchini in<br />
Borgo Po, le Cantine Risso e<br />
il Circolo De Amicis in corso<br />
Casale, le bocciofile di<br />
Cavoretto come la Familiare<br />
e il Mossetto. E adesso, impiolatevi<br />
pure.<br />
CRISTINA LATTUADA<br />
CIRCOLO MOSSETTO<br />
011-5213626<br />
Roba d’altri tempi: dentro gli anziani<br />
giocano a carte, fuori corrono<br />
le bocce o ci si rilassa sotto il<br />
pergolato. Anche la cucina è<br />
quella, povera e autentica, di una<br />
volta: acciughe con la verza, salame,<br />
vitello tonnato, coniglio, trippa,<br />
minestrone, zuppa di fagioli e<br />
agnolotti. Da bere, anche Barbera<br />
e Arneis sfusi. Pasto completo a<br />
15 euro, ma urge tessera Arci.<br />
Lungo Dora Agrigento, 16.<br />
Chiuso lunedì.<br />
BUONI POSTI<br />
Indonesia per tutti,<br />
la cucina delle<br />
ragazze e la<br />
“gayneria”<br />
BERBEDA<br />
011-284411<br />
Il nome significa diverso in indonesiano:<br />
infatti è sia (bel) ristorante,<br />
brasserie, wine bar<br />
da aperitivi e meeting point<br />
notturno. Con arredi quasi<br />
sontuosi, cortiletto sciccoso,<br />
piatti sfiziosi (filetto crudo con<br />
salsa di nocciole o risotto di<br />
alghe in tempura di gamberi<br />
e asparagi), dolci e formaggi<br />
golosi. Conto da 20-25 euro<br />
in su. Corso Verona, 15/c.<br />
Sempre aperto.<br />
LE VITEL ETONNÉ<br />
011-8124621<br />
È un ristorantino dal nome<br />
simpatico gestito da sole femmes,<br />
simpatiche e competenti.<br />
La cantina, ben fornita, si può<br />
anche visitare per scegliere la<br />
bottiglia. I piatti? Interessanti<br />
(sui 5-8 euro): un vitello tonnato<br />
étonnante (con quel nome,<br />
ci mancherebbe), un bel roastbeef<br />
al fieno, una terrina d’anatra<br />
charmante. Slurp di merito<br />
per dolci, gelati e sorbetti.<br />
Via San Francesco da Paola,<br />
4. Chiuso mercoledì sera<br />
e domenica sera.<br />
ZI BARBA<br />
011-658391<br />
Sembra di essere a Parigi.<br />
Invece è la prima gayneria,<br />
cioè vineria gay, in città (gli<br />
etero? Sono i benvenuti) dove<br />
bere etichette medie a<br />
prezzi onesti (2-3 euro al calice)<br />
insieme a taglieri, frittate,<br />
gnocchi, pennette e sformati<br />
di riso. A mezzanotte<br />
spuntini con crêpes, panini e<br />
piadine (3 euro), ambiente<br />
tranquillo, servizio friendly.<br />
Via Silvio Pellico, 13.<br />
Chiuso lunedì.<br />
URBAN 83
testo: Lia Celi / illustrazione: Annalisa Pagetti<br />
In quest’era dominata da pidocchi rifatti, mosche cocchiere,<br />
pulci ammaestrate e parassiti vari, la zanzara<br />
andrebbe riabilitata. Se non altro, per la sua costanza.<br />
Gasata, schiacciata, arrostita, diffamata, accusata perfino<br />
di diffondere l’Aids, mai si è persa d’animo, e ogni estate<br />
torna a farci scontare la colpa di averle appioppato il nome<br />
scientifico di “Culex Pipiens” - perché, ammettiamolo,<br />
se qualcuno ci avesse chiamato così, anche noi vorremmo<br />
bere il suo sangue. Non ci resta che allestire la solita<br />
contraerea di zampironi, magari rafforzata con qualcuna<br />
delle nuove armi intelligenti decantate dagli spot. Ecco<br />
le tattiche più diffuse per impedire alle mujahiddin alate<br />
di violare la no-fly-zone di casa nostra.<br />
L’APPROCCIO TECNOLOGICO<br />
Di ordigni in grado di sterminare la razza umana è pieno<br />
il mondo, ma l’arma finale contro lo Zanzaristan, lo statocanaglia<br />
che terrorizza l’umanità durante la stagione calda,<br />
è ancora un sogno perfino al Pentagono. Attualmente<br />
il massimo che la scienza può offrire sono apparecchi<br />
dissuasori ad ultrasuoni, da usare con estrema cautela:<br />
se manchi di un pelo la frequenza giusta, non dovrai più<br />
preoccuparti delle zanzare solo perché sarai troppo impegnato<br />
a sfuggire all’orda di cani impazziti che ti invaderà<br />
il salotto. Ma, pur coi loro limiti, questi aggeggi sono<br />
sempre meglio degli spietati dispositivi in uso in certi<br />
ristoranti con giardino, sorta di trappole luminose che<br />
attirano gli insetti e li inceneriscono, con relativo “fizzzz”<br />
e odore di cadaverino bruciato. Cose che alle anime meno<br />
sensibili possono anche far piacere quando la vittima<br />
è una zanzara piccola e maligna, ma se, come capita più<br />
spesso, il malcapitato è un grosso e ingenuo falenone,<br />
l'effetto sui nervi alla lunga diventa insostenibile anche<br />
per i non animalisti. Locali simili sono decisamente sconsigliati<br />
in occasione di cenette romantiche, a meno che il<br />
vostro partner non sia un pezzo grosso del Ku-Klux-Klan.<br />
L’APPROCCIO SPORTIVO<br />
L’equipaggiamento è alla portata di tutti: ciabatta, giornale<br />
arrotolato, paletta di plastica vintage, o addirittura<br />
le nude mani. Alcuni preferiscono l'appostamento<br />
silenzioso, altri la tecnica “shock and awe”, ma il più diffuso<br />
è lo stile Polifemo, ovvero correre imprecando per<br />
casa colpendo alla cieca. Per tutti c’è la soddisfazione<br />
di affrontare il nemico in uno scontro leale e di mostrare<br />
agli amici, con l’orgoglio del Grande Cacciatore Bianco,<br />
il muro disseminato dei minuscoli, sanguinosi trofei di<br />
tanti scontri vittoriosi. Metodica cruenta, ma a basso<br />
impatto ambientale in quanto non comporta dispersione<br />
di sostanze nocive (unico problema, l’inquinamento acustico<br />
causato dai “ciac” e dalle grida di giubilo a ogni<br />
colpo fortunato), spiaccicare le zanzare può diventare<br />
un salutare esercizio per muscoli e riflessi: pare che l’invincibilità<br />
tennistica delle sorelle Williams si sia<br />
URBANSATIRA<br />
QUIINZANZARISTAN<br />
NOI LE CHIAMIAMO PIPIENS. E loro ci pungono, è comprensibile, una reazione umana, tipica delle zanzare. Ma siamo solo a giugno,<br />
la guerra muove i suoi primi passi. Prima di settembre avrete dato fondo a tutte le strategie possibili e immaginabili per liberarvi di loro.<br />
Senza riuscirci, ovviamente. Perché quelle sono zanzare, sì, mica sceme. Comunque, ecco qualche istruzione semiseria per il massacro<br />
forgiata in lunghe serate di caccia all'insetto nella loro<br />
villa in California.<br />
L’APPROCCIO ECOLOGISTA<br />
Quando ci si accorse che gli insetticidi ormai lasciavano<br />
indifferenti le zanzare ma in compenso facevano venire<br />
le convulsioni al canarino, il mitico piretro, protagonista<br />
della flit-parade anni ’70, fu scalzato dalla simpatica<br />
e innocua citronella, nelle più varie formulazioni.<br />
Particolarmente efficaci le lozioni, il cui potere insettifugo<br />
si basa su un principio elementare: così unto e puzzolente<br />
di limone muffo, nessuno ti vorrebbe toccare neanche<br />
con una canna da pesca, figuriamoci con un pungiglione<br />
di pochi millimetri. La ciotolina con la candela alla citronella<br />
è diventata un must sui tavoli dei locali all’aperto,<br />
anche se purtroppo molti la scambiano per salsa guacamole<br />
e ci intingono le patatine. C’è anche chi ha tentato<br />
di combattere il perfido dittero con la lotta biologica, ma<br />
senza risultato. La zanzara non ha nemici naturali: il fatto<br />
di tormentare il nemico comune, l’uomo, le ha guadagnato<br />
la simpatia unanime di animali e vegetali, che tifano<br />
tutti per lei. Le piante insettivore si limitano a sorriderle,<br />
e se si impiglia inavvertitamente in una ragnatela, il padrone<br />
di casa in persona le libera con tante scuse.<br />
La strategia “biologica” più sicura è invitare a casa per<br />
tutta l’estate un amico dal sangue notoriamente dolce<br />
e sperare che le zanzare preferiscano lui.<br />
URBAN 85