42 - Medicina e Chirurgia
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Il ritardo della cultura della formazione<br />
Forse perché coinvolto anche nelle impegnative<br />
(e lucrative) problematiche della ricerca &<br />
innovazione, il mondo universitario si è trovato<br />
in larga misura impreparato, sia da un punto di<br />
vista pedagogico che epistemologico ad affrontare<br />
e risolvere i problemi propri di una società<br />
in continuo e costante divenire, quale è l’attuale<br />
società della conoscenza.<br />
Dal punto di vista pedagogico è oggi pura<br />
illusione pensare che, in una società in continuo<br />
e costante divenire, il sapere possa essere<br />
“cristallizzato” ed insegnato come avveniva in<br />
passato, e non invece ricercato, costruito, condiviso<br />
e vissuto, finalizzando l’istruzione superiore<br />
non tanto e non solo a trasmettere informazioni<br />
e conoscenze, quanto a valorizzare una<br />
metodologia scientifica dell’apprendimento che<br />
aiuti a sviluppare il senso critico, l’imparare ad<br />
imparare e l’imparare ad essere. 13,14<br />
In passato il sapere era relativamente stabile<br />
per cui ciò che si imparava a scuola si modificava<br />
solo per effetto dell’esperienza.<br />
Oggi invece la crescita continua delle conoscenze<br />
e delle tecnologie ha reso provvisorio<br />
ogni sapere per cui ciò che si impara a scuola è<br />
solo la base sulla quale il sapere continua a crescere.<br />
Ogni professionista, di conseguenza,<br />
deve continuare ad imparare per tutta la vita<br />
professionale per adeguare le proprie conoscenze<br />
alle diverse necessità, non sempre prevedibili<br />
in fase formativa.<br />
Il sistema produttivo non chiede più, in questo<br />
nuovo contesto, laureati che servono solo<br />
all’oggi, a fare cioè quello che si sta già facendo.<br />
Per acquisire le competenze del “mestiere”<br />
oggi non è necessaria la laurea, ma possono<br />
essere sufficienti i corsi di formazione, i briefing,<br />
che sono tanto di moda, come è testimoniato<br />
dai criticati 23000 e più corsi di formazione<br />
sanitaria che si svolgono annualmente in<br />
Italia. Per il prossimo futuro in Europa ed in<br />
Italia già si parla di corporate university e di<br />
Atenei di azienda i cui corsi indirizzati inizialmente<br />
ai propri dipendenti e collaboratori si<br />
stanno sempre più aprendo a clienti esterni alla<br />
stessa azienda-<br />
Compito istituzionale prioritario di una<br />
Università inserita nell’attuale società,è invece<br />
preparare laureati adatti ad apportare innovazioni<br />
culturali nel contesto sociale gestendo<br />
situazioni complesse con capacità creative.<br />
Capaci cioè non solo di trasmettere il sapere in<br />
atto e fare ricerca per aumentarlo(approccio<br />
Scienza e Società della conoscenza<br />
oggettivistico), ma anche di prepararsi ad<br />
affrontare il saper 15,16 in potenza (approccio<br />
costruttivistico).<br />
Il tempo dell’Università non è qualcosa di episodico,<br />
che comincia con l’iscrizione e finisce<br />
con la laurea. Insegnare significa trasmettere<br />
una metodologia scientifica: significa educare lo<br />
studente a cimentarsi, per tutta la vita professionale,<br />
con la produzione scientifica, stimolandolo<br />
a mettere in gioco principalmente le capacità<br />
critiche e creative e non solo quelle recettive.<br />
Un sapere nutrito di metodologia scientifica<br />
sollecita anche la riflessione sulle implicazioni<br />
etiche e deontologiche delle sua traduzione nell’ambito<br />
professionale e sulla necessità di<br />
costruire competenze trasversali. Ciò significa<br />
integrare saperi stabilizzati, pronti alla applicazione<br />
diretta, con saperi fluidi, problematici,<br />
aperti a soluzioni innovative e alla ricerca di<br />
metodi e tecniche per interrogare l’esperienza e<br />
sperimentare sui fenomeni della realtà onde<br />
meglio comprenderla e meglio dominarla.<br />
Contemporaneamente la crescita continua<br />
delle conoscenze e delle tecnologie rende oggi<br />
necessario, dal punto di vista epistemologico 14 ,<br />
rivedere l’attuale organizzazione del sapere,<br />
troppo frazionata in discipline specialistiche e<br />
sub specialistiche, in settori scientifici-disciplinari,<br />
in società scientifiche. I 350 e più settori<br />
scientifico disciplinari riescono già con difficoltà<br />
a giustificarsi con gli specialismi della ricerca,<br />
ma sono certamente eccessivi (oltre che settoriali<br />
ed anche di parte) per creare conoscenze<br />
di base ed adeguatamente strutturare i corsi di<br />
studio.<br />
È necessaria una innovazione culturale che<br />
sappia raccogliere ad unità e dare significato<br />
alla complessità dei fenomeni naturali, tecnologici,<br />
sociali, evitando l’eccessiva frammentazione<br />
che nuoce alla formazione. Un compito<br />
impegnativo, per il quale è necessario che il<br />
maggior numero possibile di docenti si impegni<br />
nella revisione degli ordinamenti didattici, non<br />
solo attivamente, ma anche con lavoro di gruppo<br />
ed integrazione delle competenze. Una revisione<br />
intesa a diffondere una cultura della progettazione,<br />
che non è solo costruzione di obiettivi<br />
formativi pertinenti alla rilevanza dei bisogni<br />
e coerenti con i risultati, ma anche riflessione<br />
epistemologica sul contenuto delle discipline<br />
oggetto del proprio insegnamento e sulle loro<br />
finalità formative e professionalizzanti (corporativismo<br />
permettendo).<br />
Va ben compreso che tutto ciò non significa<br />
Med. Chir. <strong>42</strong>, 1768-1777, 2008<br />
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