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Parassiti e malattie trasmesse da alimenti ed acqua - Azienda USL 3 ...

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Centro di Riferimento Regionale sulle<br />

Tossinfezioni Alimentari<br />

(Ce.R.R.T.A.)<br />

PARASSITI E TOSSINFEZIONI ALIMENTARI<br />

INTRODUZIONE E GENERALITA’<br />

GIARDIASI<br />

CRYPTOSPORIDIOSI<br />

TRICHINELLOSI


INTRODUZIONE E GENERALITA’<br />

Le parassitosi sono state per lungo tempo considerate un problema confinato nelle<br />

regioni tropicali o in luoghi con cattive abitudini igieniche e perciò di poco interesse per il<br />

mondo civilizzato. Al contrario però recenti epidemie di <strong>malattie</strong> <strong>da</strong> parassiti hanno<br />

dimostrato la non veridicità di tale assunto. Non tutti i parassiti vivono solo ai tropici<br />

( v<strong>ed</strong>i i focolai <strong>da</strong> Cryptosporidium ) inoltre i consumatori possono essere esposti a<br />

parassiti che provengono <strong>da</strong> tali zone a causa dell’aumento dei viaggi internazionali e<br />

della globalizzazione dei mercati alimentari.<br />

I parassiti sono organismi che vivono utilizzando come fonte di nutrimento un altro<br />

essere vivente. Un parassita ben a<strong>da</strong>ttato non uccide il proprio ospite poiché il<br />

rifornimento costante di nutrimento per lunghi periodi di tempo dipende proprio<br />

<strong>da</strong>ll’ospite stesso.<br />

Le dimensioni dei parassiti trasmessi <strong>da</strong> <strong>acqua</strong> o <strong>alimenti</strong> variano <strong>da</strong> quelle di organismi<br />

monocellulari a quelle di vermi lunghi facilmente visibili ad occhio nudo.<br />

Molte infezioni <strong>da</strong> parassiti sono asintomatiche, altre causano sintomi acuti ma di breve<br />

durata mentre altre ancora persistono nell’organismo provocando effetti cronici.<br />

Qual è la dimensione del problema parassiti ?<br />

In tutto il mondo i parassiti infettano milioni di persone. In alcune regioni in via di<br />

sviluppo, essi sono la maggior causa di diarrea infantile e scarsa crescita dei bambini e<br />

causano significative perdite economiche sia per la salute umana che per l’agricoltura.<br />

Nei paesi sviluppati il numero di persone affette <strong>da</strong> parassiti è proporzionalmente più<br />

piccolo rispetto ai paesi in via di sviluppo, e virus e batteri sono le più frequenti cause di<br />

<strong>malattie</strong> veicolate <strong>da</strong> <strong>alimenti</strong> .<br />

Comunque, l’interesse verso le parassitosi come <strong>malattie</strong> veicolate <strong>da</strong> <strong>alimenti</strong> sta<br />

aumentando per le seguenti ragioni :<br />

1) l’aumento dell’importazione di frutta, verdure, e prodotti etnici, alcuni dei quali<br />

provenienti <strong>da</strong> paesi senza moderne strutture sanitarie e sistemi di ispezione, può<br />

introdurre parassiti<br />

2) gli immigranti <strong>da</strong> paesi in via di sviluppo possono essere infettati <strong>da</strong> parassiti che<br />

possono essere trasmessi soprattutto nella preparazione dei pasti<br />

3) l’aumentato interesse al consumo di cibi crudi o poco cotti può far aumentare il<br />

rischio di parassitosi<br />

4) l’aumento di popolazione con basse difese immunitarie può permettere la<br />

circolazione di parassiti che in tali persone provocano una sintomatologia<br />

particolarmente grave<br />

5) alcuni parassiti,sebbene non molto frequenti, possono causare gravi effetti cronici<br />

( es . problemi neurologici causati <strong>da</strong> parassiti come Toxoplasma gondii e cancro<br />

del fegato associato a Clonorchis )


6) un’interessante problema posto <strong>da</strong> alcuni parassitologi è il potenziale aumento di<br />

parassitosi legato al progressivo riscal<strong>da</strong>mento del pianeta. Alcune parassitosi<br />

sono al momento confinate nelle aree tropicali e subtropicali perché le cisti e gli<br />

ospiti interm<strong>ed</strong>i non tollerano il fr<strong>ed</strong>do. Ma se la temperatura delle acque si<br />

alzasse e gli inverni fossero più miti alcune <strong>malattie</strong> potrebbero presentarsi nelle<br />

aree temperate.<br />

Il controllo delle parassitosi<br />

Alcune strategie di base come la sanificazione e l’appropriata cottura dei cibi sono alla<br />

base della lotta alle parassitosi. Non tutti i mezzi sono appropriati per tutti i parassiti<br />

quindi considereremo anche l’uso di sistemi diversi per organismi diversi.<br />

Sanificazione e igiene<br />

• L’uso di appropriati dispositivi per la raccolta delle scorie umane <strong>ed</strong> animali per<br />

evitare la contaminazione delle fonti di cibi <strong>ed</strong> <strong>acqua</strong> rappresenta un’eccellente<br />

strategia di base per prevenire molte <strong>malattie</strong> <strong>da</strong> parassiti <strong>trasmesse</strong> per via<br />

fecale-orale. Però, in molti paesi sviluppati, questi rifiuti rappresentano ancora<br />

una fonte di fertilizzanti per le colture. Il compostaggio di questi materiali<br />

potrebbe essere in grado di uccidere le uova di parassiti.<br />

• Il controllo di mosche, scarafaggi <strong>ed</strong> altri insetti può prevenire l’inquinamento<br />

degli <strong>alimenti</strong> <strong>da</strong> parte di parassiti<br />

• L’accurato lavaggio di verdure e frutta crude può allontanare le cisti, le oocisti e<br />

le uova di parassiti ma spesso risulta difficoltoso il lavaggio completo di alcuni<br />

vegetali in foglia e bacche.<br />

• Sono ugualmente fon<strong>da</strong>mentali per l’opera di prevenzione il frequente lavaggio<br />

delle mani, l’uso di utensili puliti e tutte le misure per prevenire la contaminazione<br />

crociata durante i processi di preparazione degli <strong>alimenti</strong>.<br />

Zootecnica animale e ispezioni<br />

• L’applicazione di pratiche zootecniche che limitano l’esposizione dei suini a<br />

<strong>alimenti</strong> e feci contaminate hanno avuto successo nei paesi sviluppati nel ridurre<br />

drasticamente le infezioni umane <strong>da</strong> Trichinella e Tenia.<br />

• Il controllo dei roditori è importante per imp<strong>ed</strong>ire che i suini si infettino tramite il<br />

consumo di roditori veicolanti parassiti.<br />

• Gli animali infetti possono essere trattati con farmaci che uccidono i parassiti.<br />

Sono stati inoltre sviluppati dei vaccini per prevenire infezioni di alcuni parassiti.<br />

• Le ispezioni animali devono essere in grado di individuare i parassiti di suini,<br />

bovini e pesci. Questi sistemi assicurano che quasi tutta la carne che arriva al<br />

consumatore sia libera <strong>da</strong> parassiti.


Cottura e trattamento a caldo di <strong>alimenti</strong><br />

Tutti i generi di parassiti vengono uccisi <strong>da</strong> adeguata cottura dei cibi e bollitura<br />

dell’<strong>acqua</strong>. Non è comunque affi<strong>da</strong>bile l’utilizzo del microonde perché la cottura è<br />

ineguale nell’alimento e nelle zone rimaste più fr<strong>ed</strong>de i parassiti possono sopravvivere.<br />

Si consiglia quindi di cucinare i suini e la selvaggina che può essere infettata <strong>da</strong><br />

Trichinella, ad una temperatura interna di almeno 70°C.<br />

Congelamento<br />

Per quei cibi che vengono mangiati crudi, come alcuni pesci e carni, il congelamento per<br />

diversi giorni può inattivare o uccidere alcuni parassiti<br />

• Il pesce dovrebbe essere congelato a -30°C per almeno 15 ore a livello<br />

commerciale o a -20°C per almeno 7 giorni a livello domestico per uccidere<br />

Anisakis. Altri parassiti richi<strong>ed</strong>ono tempi e temperature più alte o più basse.<br />

• Il congelamento della carne a -17°C per 20 giorni, a -24°C per 10 giorni o a<br />

30°C per 6 giorni distrugge Trichinella nel maiale, ma queste temperature<br />

potrebbero non essere sufficienti negli animali selvaggi. Trichinelle infettanti<br />

sono state ritrovare in orsi polari e in carne di orsi grizzly congelate <strong>da</strong> 24 mesi.<br />

Sistemi di disinfezione<br />

• I sistemi di filtrazione possono rimuovere i le cisti di parassiti <strong>da</strong>ll’<strong>acqua</strong>,<br />

Comunque, diverse epidemie <strong>da</strong> cryptosporidium associate ad acque superficiali<br />

filtrate indicano che questi sistemi non sono sempre efficaci.<br />

• La clorazione elimina batteri <strong>ed</strong> alcuni parassiti <strong>da</strong>ll’<strong>acqua</strong> ma cisti <strong>ed</strong> oocisti sono<br />

resistenti al cloro.<br />

• L’ammollo delle verdure in una soluzione di varechina al 1,5 %, in aceto o<br />

permanganato di potassio ( 24mg/L) o il mantenimento sotto sale distruggono le<br />

larve infettanti di alcuni nematodi e trematodi. Comunque trematodi infettanti<br />

sono stati rinvenuti in pesci conservati per una settimana sotto sale ( 3 gr. di sale<br />

/ 10 gr di pesce ) a 26 °C.<br />

• Una soluzione al 10% di idrossido di ammonio uccide il 94% delle uova di Ascaris<br />

dopo 3 ore ma altri disinfettanti sono meno attivi.<br />

• L’irradiamento può distruggere i parassiti su alcuni cibi crudi. Piccole dosi<br />

<strong>da</strong>nneggiano le larve <strong>ed</strong> inibiscono l’infettività ma, per esempio, per uccidere le<br />

trichinelle nelle carni sono rischieste dosi alte.<br />

• Nelle acque si è dimostrato che i raggi UV distruggono la Giardia, l’ozono è in<br />

grado di inattivare tutti i protozoi e gli ultrasuoni inattivano le oocisti di<br />

Cryprosporidium.


ALIMENTI PROTOZOI NEMATODI TAENIAE TREMATODI<br />

Carne bovina Taenia saginata<br />

Carne suina Toxoplasma Trichinella Tenia solium<br />

Altre carni Toxoplasma<br />

Cryptosporidium<br />

(agnello e montone)<br />

Latte Cryptosporidium<br />

Trichinella<br />

(cavallo )<br />

Pesce Anisakis Diphyllobotrium Clonorchis<br />

Granchi,<br />

gamberetti<br />

Gnathostoma Paragonimus<br />

Vongole, cozze, Cryptosporidium<br />

ostriche Toxoplasma<br />

Calamari Anisakis<br />

Frutta e verdure Cyclospora Angiostrongylus Tenia solium Fasciola<br />

crude<br />

Cryptosporidium<br />

Giardia<br />

Ascaris<br />

echinococco Fasciolopsis<br />

Acqua Cyclospora Ascaris Echinococco Fasciola<br />

Cryptosporidium<br />

Giardia<br />

Toxoplasma<br />

Fasciolopsis<br />

Tab 1 – Principali associazioni <strong>alimenti</strong>-parassiti


PARASSITA Periodo di<br />

incubazione<br />

Sintomi Durata Cibi associati Test di laboratorio<br />

Cryptosporidium 2-10 giorni Diarrea acquosa<br />

Si possono Qualsiasi cibo<br />

Esame microscopico delle feci<br />

Crampi e dolori di stomaco avere remissioni Cibo manipolato <strong>da</strong> Ricerca in <strong>alimenti</strong> e <strong>acqua</strong><br />

lieve febbre<br />

e ricadute in malati dopo la cottura<br />

settimane o<br />

mesi<br />

Acqua potabile<br />

Cyclospra<br />

1-14 giorni Diarrea acquosa<br />

Si possono Vari tipi di prodotti Esame microscopico delle feci<br />

cayetanensis<br />

Normalmente Scarso appetito<br />

avere remissioni freschi prevalentemente Ricerca in <strong>alimenti</strong> e <strong>acqua</strong><br />

almeno 1 sett. Perdita di peso<br />

e ricadute in verdura e frutta<br />

Crampi<br />

settimane o<br />

Nausea<br />

Vomito<br />

Affaticamento<br />

mesi<br />

Giardia lamblia 1-2 settimane Diarrea<br />

Crampi flatulenza<br />

Trichinella spiralis 1-2 giorni per i<br />

sintomi iniziali<br />

Altri sintomi<br />

dopo 2-8<br />

settimane<br />

<strong>da</strong>ll’infezione<br />

Tab 2 – Principali parassitosi veicolate <strong>da</strong> <strong>alimenti</strong>.<br />

LINKS :<br />

FOOD BORNE PARASITES ( Food Research Institute – UW MADISON )<br />

CDC- Parasitic Diseases – Water CDC – Parasitic Diseases - Food MED – VET -NET<br />

Parasitic Diseases ( M<strong>ed</strong>line Plus )<br />

Forma acuta :<br />

nausea<br />

diarrea<br />

affaticamento<br />

Febbre<br />

disagio addominale seguito<br />

<strong>da</strong> dolori muscolari<br />

Occasionali complicanze<br />

cardiache e neurologiche<br />

Da pochi giorni<br />

a settimane<br />

Qualsiasi cibo<br />

Cibo manipolato <strong>da</strong><br />

malati dopo la cottura<br />

Acqua potabile<br />

Vari mesi Carne contaminata<br />

consumata cru<strong>da</strong> o poco<br />

cotta, (maiali, cinghiali<br />

selvatici e non, cavalli)<br />

Ricerca microscopica di cisti e<br />

parassiti. La ricerca deve essere<br />

effettuata su almeno cinque<br />

campioni<br />

In<strong>da</strong>gini sierologiche per le infezioni<br />

croniche<br />

Esami sierologici<br />

Dimostrazione di larve nei muscoli<br />

attraverso biopsia<br />

Aumento di eosinofili


Caratteristiche<br />

dell’agente<br />

GIARDIA LAMBLIA ( GIARDIA INTESTINALIS )<br />

Giardia intestinalis o Giardia lamblia è un protozoo flagellato, ospite dell’uomo e di altre 40<br />

specie animali. La forma di resistenza ( ciste ) sopravvive ai trattamenti di clorazione delle<br />

acque potabili ma viene uccisa <strong>da</strong>i metodi usuali di cottura.<br />

Il ciclo vitale Attraverso le feci di animali infetti il parassita viene espulso nell’ambiente sotto forma di CISTE<br />

(7-14 µ) . Dall’ambiente, la ciste infetta un ospite, nel cui intestino diviene TROFOZOITA,<br />

forma in grado di replicarsi e di generare la patologia tipica. L’individuo infetto a sua volta<br />

elimina con le feci sia i trofozoiti come tali, che non sopravvivono all’esterno, sia quelli<br />

trasformatisi in cisti nell’intestino.<br />

La malattia -Dose infettante 10 o più cisti<br />

-Sintomi :<br />

-Comparsa dei sintomi<br />

- nessun sintomo ( 36-86 % dei pazienti)<br />

- Forma acuta : dolori addominali<br />

diarrea grassa e giallastra<br />

perdita di peso<br />

disidratazione<br />

raramente vomito e febbre<br />

- Forma cronica : sintomi intermittenti ( 30- 50% dei casi )<br />

1-2 settimane <strong>da</strong>ll’ingestione<br />

La malattia : Durata - Forma acuta : 2-6 settimane<br />

- Forma cronica : molti mesi<br />

Diagnosi<br />

Clinica - Esame microscopico delle feci dopo arricchimento. Per una<br />

diagnosi certa devono essere analizzati almeno 5 campioni di<br />

feci <strong>da</strong>ta l’emissione non continua di cisti<br />

- Ricerca diretta dell’antigene sulle feci m<strong>ed</strong>iante metodo ELISA<br />

Ambientale - Estremamente difficoltosa la ricerca su <strong>alimenti</strong> e <strong>acqua</strong>


Mo<strong>da</strong>lità di<br />

trasmissione<br />

• bevendo <strong>acqua</strong> contaminata<br />

• ingerendo <strong>acqua</strong> di ricreazione contaminata come può accadere nelle piscine, vasche<br />

di idromassaggio, fontane, laghi, fiumi, cascate contaminati con liquami o feci di fonte<br />

umana o animale<br />

• mangiando cibi crudi o poco cotti contaminati <strong>da</strong> Giardia ( prevalentemente prodotti<br />

agricoli che sono stati direttamente ( feci di animali infetti ) o indirettamente ( <strong>acqua</strong> di<br />

irrigazione ) contaminati <strong>da</strong> materiale fecale )<br />

• Ingerendo accidentalmente cisti di Giardia <strong>da</strong> superfici contaminate, prevalentemente<br />

attraverso il contatto con mani non lavate ( attrezzature di bagni, fasciatoi, secchi di<br />

rifiuto dei pannolini, o giocattoli)<br />

• Consumando cibi cotti contaminati <strong>da</strong> portatori<br />

Persone a rischio • Bambini che frequentano asili e persone che lavorano in centri di custodia e cura dei<br />

bambini<br />

• Genitori di bambini infetti<br />

• Viaggiatori internazionali<br />

• Escursionisti, campeggiatori e qualsiasi altra persona che può trovarsi a bere <strong>acqua</strong><br />

non trattata<br />

• Frequentatori di luoghi di ricreazione e sport <strong>acqua</strong>tici<br />

• Persone immunodepresse come malati di AIDS, trapiantati, o in trattamento con<br />

chemioterapia<br />

Alimenti implicati • Prevalentemente <strong>acqua</strong>, anche potabile, <strong>da</strong>ta la grande resistenza delle cisti al cloro,<br />

alle radiazioni UV e ozono.<br />

• prodotti agricoli consumati crudi o poco cotti, contaminati e non adeguatamente<br />

sanificati.


Da “ The First European Communicable Desease Epidemiological report”<br />

ECDC European Centre for Disease Prevention and Control


<strong>da</strong> :CDC MMWR Surveillance Summaries September 7, 2007 / 56(SS07);11-18


Scand J Infect Dis. 1987;19(1):85-90.<br />

EPISODI EPIDEMICI<br />

Un episodio di giardiasi <strong>da</strong> <strong>acqua</strong> in Svezia<br />

Neringer R, Andersson Y, Eitrem R.<br />

A metà di Ottobre 1982 un gran numero di persone che viveva a Mjövik, una piccola comunità nel sud-est della<br />

Svezia, si ammalò dopo aver bevuto <strong>acqua</strong> potabile contaminata con <strong>acqua</strong> di scarico. La curva epidemica<br />

evidenziò un unico focolaio con casi secon<strong>da</strong>ri. Nessun agente patogeno potè essere isolato <strong>da</strong>ll’<strong>acqua</strong> o <strong>da</strong>i malati.<br />

In seguito furono analizzati campioni di persone che si ammalarono nuovamente o che non si erano<br />

prec<strong>ed</strong>entemente ricoverate e Giardia lamblia fu rinvenuta in persone ancora sintomatiche o prec<strong>ed</strong>entemente<br />

ammalate. Nessun parassita fu rinvenuto in persone asintomatiche. Il focolaio di Mjövik fu causato <strong>da</strong> almeno 2<br />

agenti, uno non identificato, con tempo di incubazione corto e che ha coinvolti 557 persone, e l’altro Giardia<br />

lamblia con un periodo di incubazione più lungo e che ha coinvolto 56 persone.<br />

PMID: 3563429 [PubM<strong>ed</strong> - index<strong>ed</strong> for MEDLINE]<br />

Am J Public Health. 1990 Oct;80(10):1259-60.<br />

Focolaio su base alimentare di Giardia lamblia<br />

Porter JD, Gaffney C, Heymann D, Parkin W.<br />

Division of Field Services, Centers for Disease Control, Atlanta, GA 30333.<br />

Un focolaio di giardiasi si è verificato in seguito ad una festa familiare di 25 persone. Nove di coloro che avevano<br />

mangiato insalata di frutta si ammalarono, rispetto ad uno che non aveva mangiato l’insalata. ( RR = 7,4 ) La<br />

persona che aveva preparata l’insalata aveva a casa un neonato <strong>ed</strong> un coniglio domestico entrambi positivi per<br />

Giardia. Questa epidemia evidenzia l’importanza delle buone pratiche d’igiene durante la preparazione dei cibi e la<br />

possibilità di trasmissione di Giardia <strong>da</strong>gli animali domestici all’uomo.<br />

PMID: 2400040 [PubM<strong>ed</strong> - index<strong>ed</strong> for MEDLINE]<br />

J Water Health. 2007 Mar;5(1):1-38.<br />

Trasmissione attraverso <strong>acqua</strong> dei parassiti : una revisione globale dei focolai e gli<br />

insegnamenti tratti.<br />

Karanis P, Kourenti C, Smith H.<br />

Molecular Epidemiology and Protozoan Pathogenetics, National Research Center for Protozoan Diseases, Obihiro<br />

University for Agriculture and Veterinary M<strong>ed</strong>icine, Ina<strong>da</strong>-cho, Obihiro 080-8555, Japan.<br />

Nell’articolo vengono studiate 325 epidemie associate ad <strong>acqua</strong> dovute a protozoi. Il 93% delle segnalazione<br />

provengono <strong>da</strong> America del nord e Europa e circa 2/3 dei focolai provengono <strong>da</strong>l Nord America. Oltre il 30% di<br />

tutte le epidemie provengono <strong>da</strong>ll’Europa di cui il 24 % <strong>da</strong>l Regno Unito. Giardia lamblia ( 40,6 % ) e<br />

Cryptosporidium parvum ( 50,8 % ) sono responsabili della maggioranza dei focolai. In nove focolai la responsabile<br />

è risultata Entamoeba histolytica ( 2,8 %) <strong>ed</strong> in 6 Cyclospora caytanensis ( 1,8 %) mentre Toxoplasma gondii e<br />

Isospora belli sono state responsabile di tre epidemie ( 0,9 % ) e Blasocystis hominis è stata rinvenuta in due casi<br />

( 0,6 %). Responsabili ciascuno di un focolaio ( 0,3 %) sono risultati Balantidium coli, microsporidi, Acanthamoeba<br />

e Naegleria fowleri. La presenza di questi parassiti negli ecosistemi <strong>acqua</strong>tici rende imperativo lo sviluppo di<br />

strategie di prevenzione per la sicurezza di <strong>acqua</strong> e <strong>alimenti</strong>. Lo studio dell’incidenza umana e gli studi basati sulla


prevalenza ci forniscono dei <strong>da</strong>ti di base <strong>da</strong>i quali partire per identificare le mo<strong>da</strong>lità di trasmissione attraverso<br />

<strong>acqua</strong> e <strong>alimenti</strong>. Si rendono necessari metodi stan<strong>da</strong>rdizzati per massimizzare la sorveglianza in salute pubblica e<br />

quanto imparato <strong>da</strong>llo studio dei focolai fornirà una maggiore conoscenza dell’impatto in salute pubblica delle<br />

infezioni <strong>da</strong> protozoi veicolati <strong>da</strong> <strong>acqua</strong>.<br />

PMID: 17402277 [PubM<strong>ed</strong> - index<strong>ed</strong> for MEDLINE]<br />

Tidsskr Nor Laegeforen. 2007 Jan 18;127(2):184-6.<br />

Un focolai di Giardiasi in un asilo a Trondheim ( Norvegia )<br />

Wahl E, Bevanger L.<br />

La prevalenza di Giardia in Norvegia è considerata bassa ma probabilmente l’infezione è sotto-diagnosticata. In altri<br />

paesi si è visto che gli asili sono i luoghi in cui più frequentemente si osservano contaminazioni <strong>da</strong> Giardia e focolai.<br />

Si riporta il primo focolaio di Giardiasi registrato in Norvegia. Il focolaio si è verificato in un asilo a Trondheim nel<br />

2004. Dei 12 casi sono diagnosticati microbiologicamente 9 presentavano gastroenterite. Sono state raccolte le<br />

feci di tutti i bambini, degli operatori dell’asilo e di tutti i conviventi dei portatori identificati. Tutti i soggetti positivi<br />

sono stati trattati con metroni<strong>da</strong>zolo <strong>ed</strong> hanno risposto bene al trattamento. L’ambiente dell’asilo è stato esaminato<br />

e tutti i conviventi coinvolti sono stati intervistati per telefono. Sono state messe in atto misure di prevenzione. Il<br />

focolaio potrebbe essere iniziato nel Novembre 2003 <strong>ed</strong> è terminato nel Luglio 2004. ha coinvolto solo una delle<br />

cinque sezioni dell’asilo di cui il 44% dei bambini è risultato infetto. L’origine dell’infezione non è stata identificata<br />

ma sono state indicate varie possibilità : il personale che cambia i pannolini <strong>ed</strong> aiuta i bambini al bagno prepara e<br />

serve anche il cibo. I rubinetti dei lavandini nella cucina e nelle stanza di cambio dei pannolini erano ad apertura<br />

manuale. Le tazze utilizzate per bere erano esposte a potenziali rischi. Tutte queste condizioni sono state ritenute<br />

situazioni a rischio per la diffusione dell’infezione.<br />

PMID: 17237866 [PubM<strong>ed</strong> - index<strong>ed</strong> for MEDLINE]<br />

J Infect Dis. 1992 Sep;166(3):673-6.<br />

Focolaio di giardiasi in un ristorante<br />

Quick R, Paugh K, Addiss D, Kobayashi J, Baron R.<br />

Division of Field Epidemiology, Centers for Disease Control, Atlanta, Georgia 30333.<br />

Un focolaio di giardiasi si è verificato in un ristorante <strong>ed</strong> ha coinvolto clienti che erano presenti per una cena di<br />

lavoro. 27 (75 % ) dei 36 intervenuti si sono ammalati <strong>ed</strong> 1 ( 3%) soltanto dei 31 membri dello staff non<br />

intervenuti. ( RR 23.3; CI 95% 3,4-161,4) Poiché la maggior parte dei presenti ha mangiato tutti gli <strong>alimenti</strong><br />

presenti nel menu fisso non è stato possibili associare un alimento in particolare con la malattia. Lo studio delle<br />

circostanze ha però portato a sospettare che il veicolo di Giardia possa essere stato il ghiaccio contaminato <strong>da</strong> un<br />

operatore della cucina. Nel ristorante furono evidenziate molte violazioni alle norme di sicurezza alimentare e due<br />

operatori, uno asintomatico e positivo per Giardia e l’altro con un figlio piccolo anch’esso positivo hanno servito<br />

ghiaccio ai clienti. Il focolaio dimostra come anche nei ristoranti sia possibile che si verifichino epidemie <strong>da</strong> parassiti<br />

veicolati <strong>da</strong> <strong>acqua</strong> o <strong>alimenti</strong>.<br />

PMID: 1500757 [PubM<strong>ed</strong> - index<strong>ed</strong> for MEDLINE]


Presenza di cisti di Giardia in impianti di trattamento di<br />

acque reflue in Italia<br />

Simone M. Cacciò, 1 Marzia De Giacomo, 1 Francesca A. Aulicino, 2 and Edoardo Pozio 1*<br />

Laboratory of Parasitology, 1 Laboratory of Environmental Hygiene, Istituto Superiore di Sanità, 00161 Rome, Italy 2<br />

La riduzione della quantità di <strong>acqua</strong> piovana in alcune regioni italiane e l’aumento del consumo umano ha causato<br />

globalmente una carenza di <strong>acqua</strong>. Il riciclo dell’<strong>acqua</strong> di scarico trattata è stato suggerito per alcune attività<br />

domestiche, industriali e agricole. E’ stata ripetutamente sottolineata l’importanza dell’analisi dei criteri<br />

microbiologici e parassitologici nell’<strong>acqua</strong> riciclata. Tra i patogeni veicolati <strong>da</strong> <strong>acqua</strong>, i protozoi del genere Giardia e<br />

Cryptosporidium sono noti per essere altamente resistenti alle proc<strong>ed</strong>ure di disinfezione dell’<strong>acqua</strong> e come causa di<br />

focolai <strong>da</strong> consumo di cibi crudi e di <strong>acqua</strong> potabile. Abbiamo condotto un’in<strong>da</strong>gine in quattro impianti di<br />

trattamento di acque reflue in Italia campionando <strong>acqua</strong> reflua ad ogni stadio del processo di trattamento nel<br />

periodo di un anno. La presenza dei parassiti è stata valutata m<strong>ed</strong>iante immunofluorescenza con anticorpi<br />

monoclonali. Mentre le oocisti di Cryptosporidium sono state osservate in rari casi, le cisti di Giardia sono state<br />

rinvenute in tutti i campioni durante l’anno con picchi in autunno <strong>ed</strong> inverno. L’efficienza complessiva di rimozione<br />

delle cisti negli impianti variava <strong>da</strong>ll’ 87,0 % al 98,4 %. L’efficienza di rimozione del numero delle cisti è stata<br />

statisticamente più elevata quando il trattamento secon<strong>da</strong>rio consisteva nell’ossi<strong>da</strong>zione attiva con O2 e<br />

s<strong>ed</strong>imentazione invece che nei fanghi attivi e s<strong>ed</strong>imentazione ( 94,5 % contro 72,1-88,0% P = 0.05, analisi della<br />

varianza ) Per caratterizzare le cisti a livello molecolare il gene ß-giardin è stato amplificato con PCR <strong>ed</strong> i prodotti<br />

sono stati sequenziali o analizzati con enzimi di restrizione. Le cisti sono state tipizzate come A o B, entrambe<br />

patogene per<br />

LINKS :<br />

CDC – Parasitic disease information - Giardiasis


Caratteristiche<br />

dell’agente<br />

CRYPTOSPORIDIOSI<br />

Cryptosporidium parvum è la specie maggiormente responsabile di infezioni nell’uomo del<br />

genere cryptosporodium. E’ un protozoo presente in <strong>acqua</strong>, suolo, superfici e si presenta sotto<br />

forma di oocisti ( 6 x 4 µ ) che rappresentano una forma di resistenza del genere.<br />

Cryptosposridium resiste ai normali trattamenti con cloro effettuati sulle <strong>acqua</strong> potabili ( fino a<br />

50 ppm Cl per 2 ore ) mentre è sensibile alle radiazioni UV. Le cisti resistono fino a 1 anno<br />

nelle acque marine, nei molluschi fino a 14 giorni <strong>da</strong>ll’inizio della disinfezione, fino a 170 giorni<br />

in acque di fiume e potabili.<br />

Il ciclo vitale Le oocisti ingerite vanno incontro nell’intestino dell’ospite ad un ciclo asessuato e sessuato <strong>da</strong><br />

cui hanno origine oocisti che vengono eliminate nell’ambiente attraverso le feci.<br />

La malattia<br />

Diagnosi<br />

-Dose infettante<br />

-Sintomi :<br />

diarrea acquosa<br />

vomito<br />

anoressia<br />

malessere diffuso<br />

crampi<br />

-Incubazione 3-11 giorni<br />

- Durata<br />

Meno di 10 oocisti, probabilmente anche una sola<br />

3-11 giorni normalmente autolimitante in 2-4 giorni<br />

Clinica o Esame microscopico delle feci dopo arricchimento.<br />

o Ricerca diretta dell’antigene sulle feci m<strong>ed</strong>iante metodo ELISA<br />

Ambientale Su <strong>alimenti</strong> <strong>ed</strong> <strong>acqua</strong> m<strong>ed</strong>iante tecniche di immunofluorescenza.<br />

Metodi non routinari.


Mo<strong>da</strong>lità di<br />

trasmissione<br />

o bevendo <strong>acqua</strong> contaminata<br />

o ingerendo <strong>acqua</strong> di ricreazione contaminata come può accadere nelle piscine, vasche<br />

di idromassaggio, fontane, laghi, fiumi, cascate contaminati con liquami o feci di fonte<br />

umana o animale<br />

o mangiando cibi crudi o poco cotti contaminati<br />

o Ingerendo accidentalmente cisti <strong>da</strong> superfici contaminate, prevalentemente attraverso<br />

il contatto con mani non lavate ( attrezzature di bagni, fasciatoi, secchi di rifiuto dei<br />

pannolini, o giocattoli)<br />

o Consumando cibi cotti contaminati <strong>da</strong> portatori<br />

Persone a rischio o Bambini che frequentano nidi e scuole materne, soprattutto se portatori di pannolini<br />

o Operatori di asili, nidi, ospe<strong>da</strong>li.<br />

o Genitori di bambini infetti<br />

o Viaggiatori internazionali<br />

o Persone che consumano <strong>acqua</strong> non trattata e non filtrata o comunque contaminata (<br />

anche <strong>acqua</strong> municipale )<br />

o Persone che frequentano centri <strong>acqua</strong>tici ricreazionali<br />

Alimenti implicati o Acqua contaminata sia di tipo ricreazionale che per uso alimentare<br />

o Frutta e verdura consumati crudi<br />

o Latte crudo non pastorizzato<br />

o Carne soprattutto di vitello, trippa e salsicce.<br />

Disinfezione o Calore : sensibili alla cottura dei cibi per almeno 6 minuti a 60°C ( a 59,7 °C per 5<br />

minuti cisti ancora infettanti )<br />

o Congelamento : oltre – 20° per almeno 24-72 ore ( -20° C per 8 ore , -10 °C per 1<br />

settimana cisti ancora infettanti )<br />

o Raggi ultravioletti : sensibile<br />

o Cloro : resistenti alle m<strong>ed</strong>ie concentrazioni<br />

Note aggiuntive La criptosporidiosi è particolarmente grave nei pazienti immunocompromessi soprattutto affetti<br />

<strong>da</strong> AIDS nei quali provoca forme croniche serie con perdite abbon<strong>da</strong>nti e continue di liquidi.


Cryptosporidiosi in Europa


1. Cryptosporidiosi umana<br />

Cryptosporidiosi in Italia<br />

Le informazioni sulla prevalenza delle infezioni <strong>da</strong> Cryptosporidium nella popolazione sono<br />

molto limitate. Studi sui donatori di sangue hanno dimostrato una specifica immunità<br />

cellulare contro antigeni di Cryptosporidium nella maggioranza dei soggetti ( 62-83%)<br />

facendo così presupporre un alto numero di contatti tra uomo e parassita. Nel paese è stata<br />

riportata una prevalenza nei bambini che va <strong>da</strong>l 1,9 al 7,2 %. Nei pazienti<br />

immunocompromessi, prevalentemente malati di AIDS la prevalenza era del 21-33% prima<br />

dell’introduzione dei farmaci antiretrovirali ma è drasticamente diminuita a partire <strong>da</strong>l 1996.<br />

L’analisi molecolare degli isolati umani ha dimostrato almeno 3 specie responsabili di<br />

patologie umane ( C. hominis, C. parvum, C. felis )<br />

2. Cryptosporidiosi animale<br />

Ci sono pochi studi per stimare la prevalenza dell’infezione negli animali . I <strong>da</strong>ti disponibili<br />

mostrano un’alta prevalenza ( oltre il 75 %) negli animali molto giovani ( vitelli e agnelli )<br />

ma il parassita è stato isolato solo in allevamenti con livello igienico molto basso mentre sono<br />

risultati esenti allevamenti più moderni. Non sono disponibili <strong>da</strong>ti sui piccoli animali e animali<br />

selvatici.<br />

3. Presenza di Cryptosporidium in <strong>acqua</strong> e <strong>alimenti</strong><br />

Le oocisti di cryptosporodium sono state isolate raramente <strong>da</strong>i campioni di <strong>acqua</strong> esaminati.<br />

Nelle acque di scarico le oocisti sono state isolate solamente in un impianto di trattamento<br />

delle acque reflue nel Sud Italia anche se in numero molto ridotto ( circa 30 oocisti per litro ).<br />

Acque superficiali,acque potabili e di piscina sono sempre risultate negative per la presenza<br />

di Cryptosporodium. Indirette evidenze però provengono <strong>da</strong> studi su molluschi altamente<br />

filtranti che sono stati usati come bioindicatori ambientali di contaminazione delle acque.<br />

Molte specie di vongole ( Ruditapes philippinarum e Chamelea gallina ) hanno dimostrato di<br />

veicolare le oocisti di Cryptosporodium.<br />

4. Focolai epidemici <strong>da</strong> Cryptosporodium<br />

In Italia è stata descritta un’unica epidemia che si è verificata nel 1995 in un centro di<br />

recupero per tossicodipendenti nel Nord Italia. Dei 1731 membri della comunità il 19,6 % era<br />

positivo per HIV. Il tasso di attacco era del 13,6 % nelle persone HIV-negative e del 30,7 %<br />

nei positivi con valori variabili a secon<strong>da</strong> del livello di CD4 nel sangue. Le oocisti furono<br />

rinvenute nei s<strong>ed</strong>imenti dei depositi di <strong>acqua</strong> utilizzata nella comunità e identificate attraverso<br />

flottazione e immunofluorescenza indiretta usando uno specifico anticorpo monoclonale.<br />

( liberamente tradotto <strong>da</strong> Cryptnet – Cryptosporidiosis in Europe )


1988 – Ayrshire- Scozia<br />

EPISODI EPIDEMICI<br />

Il focolaio veicolato <strong>da</strong> <strong>acqua</strong> ha coinvolto con certezza 27 individui ma centinaia di persone ha<br />

sofferto di diarrea. Le oocisti di Cryptosporodium sono state rinvenute nella fornitura d’<strong>acqua</strong> e<br />

la contaminazione ha avuto origine <strong>da</strong> un serbatoio.<br />

1991 – Copenaghen- Danimarca<br />

Un’epidemia nosocomiale ha coinvolto 18 persone HIV-positive ricoverate in ospe<strong>da</strong>le. L’origine<br />

del focolaio è stata individuata nel ghiaccio proveniente <strong>da</strong> un distributore contaminato <strong>da</strong> un<br />

paziente infetto che aveva prelevato il ghiaccio per raffr<strong>ed</strong><strong>da</strong>re una bibita. Dei pazienti HIVpositivi<br />

8 morirono dopo diarrea prolungata<br />

1991 – Svezia<br />

Una connessione con un corso d’<strong>acqua</strong> contaminato ha provocato la contaminazione della<br />

fornitura d’<strong>acqua</strong> potabile causando 600 casi infettivi tra cui cryptosporidiosi<br />

1993 – Milwaukee – USA<br />

L’epidemia è stata provocata <strong>da</strong> <strong>acqua</strong> per uso umano inquinata con oocisti di Cryptosporidium<br />

che avevano passato il sistema di filtraggio di uno degli impianti di fornitura di <strong>acqua</strong> potabile.<br />

L’<strong>acqua</strong> proveniente <strong>da</strong>ll’impianto aveva evidenziato nei giorni prec<strong>ed</strong>enti un marcato aumento<br />

della torbidità. Le oocisti sono state isolate <strong>da</strong>l ghiaccio ottenuto <strong>da</strong>ll’<strong>acqua</strong> contaminata e circa<br />

285 persone hanno presentato positività al test di laboratorio sulle feci. Sulla base delle in<strong>da</strong>gini<br />

epidemiologiche è stato stabilito che circa 403.000 persone hanno avuto sintomi riconducibili ad<br />

un’infezione <strong>da</strong> Cryptosporidium.<br />

1993 – Inghilterra e Galles<br />

Dopo un periodo di forti precipitazioni atmosferiche si è verificata un’epidemia che ha coinvolto<br />

47 persone. Nell’occasione si scoprì che un attingimento di <strong>acqua</strong> municipale drenava anche<br />

<strong>acqua</strong> direttamente proveniente <strong>da</strong> campi inquinati <strong>da</strong> feci di bestiame, by-passando così i<br />

sistemi di filtrazione naturale. Uno studio caso-controllo evidenziò una significativa associazione<br />

con il consumo di <strong>acqua</strong> di rubinetto non bollita e dopo il blocco della sorgente inquinata<br />

l’epidemia si è rapi<strong>da</strong>mente bloccata.<br />

1998 – Gua<strong>da</strong>rrama – Spagna<br />

Il focolaio ha coinvolto 21 bambini. Le oocisti di Cryptosporidium sono state isolate in 8 casi.<br />

Uno studio caso-controllo ha evidenziato una associazione statisticamente significativa tra il<br />

consumo di <strong>acqua</strong> di rubinetto e gli episodi di gastroenterite. Sono state evidenziate grosse<br />

deficienze negli impianti di trattamento ma non sono mai state isolate oocisti <strong>da</strong>ll’<strong>acqua</strong>.


1998 – Washington DC – USA<br />

Una epidemia di Cryptosporidiosi si è verificata in un campus universitario. In uno studio casocontrollo<br />

di 88 casi e 67 controlli si arrivati all’associazione significativa tra la frequentazione di<br />

1 o 2 tavole calde e la comparsa di diarrea. ( P < 0.001 ) La comparsa della malattia è stata<br />

associata ad un consumo di <strong>alimenti</strong> nella cena del 22 settembre, associazioni più deboli furono<br />

trovate con altri 6 pasti. Cryptosporidium parvum fu rinvenuto nelle feci di 16 ( 70 %) dei 23<br />

studenti malati <strong>ed</strong> in 2 dei 4 operatori malati. Un operatore affetto <strong>da</strong> Cryptosporidiosi<br />

confermata aveva preparato prodotti crudi nei giorni 20-22 Settembre. Tutti gli stipiti isolati<br />

compreso quello dell’operatore furono tipizzati e risultarono appartenenti al genotipo 1. Le<br />

evidenze epidemiologiche e molecolari hanno riconosciuto nell’operatore ammalato la fonte del<br />

focolaio.<br />

2000 – Inghilterra e Galles<br />

58 casi sono stati confermati dopo un periodo di forti precipitazioni con fenomeni alluvionali. Le<br />

oocisti hanno colonizzato i serbatoi delle sorgenti e persistevano nell’<strong>acqua</strong> anche dopo che le<br />

autorità hanno scelto di utilizzare una diversa fonte d’<strong>acqua</strong>. Questa persistenza può essere<br />

dovuta a oocisti rimaste intrappolate nel biofilm presente sulle superfici dei condotti finali<br />

dell’<strong>acqua</strong>.<br />

2001 – Dracy Le Fort – Francia<br />

563 dei 1100 abitanti del paese hanno sofferto di un episodio di gastroenterite. Cryptosporidium<br />

hominis è stato ritrovato in 19 pazienti. Il consumo di <strong>acqua</strong> di rubinetto era l’unico fattore di<br />

rischio associato con i casi e le oocisti sono state isolate <strong>da</strong>lla fornitura d’<strong>acqua</strong>.<br />

2002 – Nord Irlan<strong>da</strong><br />

L’allerta è nata <strong>da</strong> un aumento dei casi di Cryptosporidiosi ( 29 casi tutti legati alla stessa fonte<br />

di fornitura di <strong>acqua</strong> ) evidenziato <strong>da</strong>lla autorità sanitaria. Le oocisti sono state isolate <strong>da</strong> <strong>acqua</strong><br />

trattata e non e <strong>da</strong>ll’ambiente che circon<strong>da</strong>va il lago di drenaggio. Un’in<strong>da</strong>gine epidemiologica,<br />

ambientale e microbiologica ha individuato nelle pratiche di concimazione agricola la fonte di<br />

inquinamento dell’<strong>acqua</strong>.<br />

2006 – Sakai City – Giappone<br />

Nell’ottobre 2006 l’Autorità Sanitaria ricevette la notifica di una gastroenterite acuta in tre<br />

membri della stessa ditta che avevano mangiato un piatto di carne cru<strong>da</strong> chiamato Yukke ( simil<br />

tartara di bovino ) e fegato crudo ad una rosticceria . Sulla base delle interviste il periodo m<strong>ed</strong>io<br />

di incubazione risultò essere di circa 5,5 giorni (range 5-7) e la durata m<strong>ed</strong>ia della malattia 7<br />

giorni ( range 4-10 ) La malattia era caratterizzata <strong>da</strong> un lungo periodo di incubazione, diarrea<br />

senza sangue, vomito moderato e febbre bassa: tutti i sintomi facevano supporre un’infezione<br />

enterica protozoaria. I campioni i feci ottenuti <strong>da</strong> 3 dei 4 pazienti erano positivi per oocisti di<br />

Cryptosporidium. Tutti i campioni, unitamente a due provenienti <strong>da</strong> operatori della rosticceria,<br />

risultarono negativi per batteri e Norovirus. Dal fatto in questione si d<strong>ed</strong>uce come sia necessaria<br />

l’effettuazione di test per la ricerca di protozoi enterici per la diagnosi differenziale di sospetta<br />

malattia veicolata <strong>da</strong> <strong>alimenti</strong>, specialmente quando la patologia è caratterizzata <strong>da</strong> un lungo<br />

periodo di incubazione e <strong>da</strong> forte diarrea acquosa. Nel caso l’autorità è stata in grado di


diagnosticare la patologia come cryptosporidiosi senza attendere gli esiti delle in<strong>da</strong>gini<br />

batteriologice e virologiche e questo ha permesso di prevenire una infezione secon<strong>da</strong>ria<br />

veicolata <strong>da</strong> un paziente malato che lavorava presso la cucina della ditta <strong>da</strong> cui provenivano i<br />

casi.<br />

20 Settembre 2007 FDA pubblica un’allerta per Cryptosporidium<br />

L’FDA Americana ha diramato un’allerta sul prodotto “ Baby’s Bliss gripe Water” una bevan<strong>da</strong> a<br />

base di erbe destinata alla primissima infanzia con lo scopo di ridurre le patologie tipiche dei<br />

primi mesi dovute alle coliche d’aria. Attraverso in<strong>da</strong>gini di laboratorio, indotte <strong>da</strong>l caso di un<br />

bambino di 6 settimane affetto <strong>da</strong> cryptosporidiosi, è stata evidenziata la presenza del protozoo<br />

nel lotto investigato .<br />

VASTO FOCOLAIO DI CRYPTOSPORIDIOSI NELL’IRLANDA DELL’OVEST LEGATO<br />

ALLE PUBBLICHE FORNITURE D’ACQUA : RAPPORTO PRELIMINARE<br />

A metà Febbraio 2007, rispetto al febbraio 2006, si è rilevato un piccolo aumento nel numero<br />

di casi di cryptosporidiosi notificati <strong>da</strong>l laboratorio nella città e Regione di Galway, Irlan<strong>da</strong>.<br />

La notifica della cryptosporidiosi <strong>da</strong> parte del laboratorio è obbligatoria in Irlan<strong>da</strong> <strong>da</strong>l gennaio<br />

2004.<br />

Un ulteriore aumento dei casi è stato quindi osservato nei primi di marzo e quindi è stata decisa<br />

un’in<strong>da</strong>gine per la quale è stata <strong>da</strong>ta la seguente definizione di caso “ una persona con<br />

cryptosporidiosi confermata <strong>da</strong>l laboratorio <strong>da</strong>l 1 Gennaio 2007 e residente nella Contea di<br />

Galway”<br />

Figura 1 – Casi di Cryptosporidiosi nella contea di Galway, Irlan<strong>da</strong>, per settimana di notifica <strong>da</strong>l<br />

1 Gennaio 2007.


L’analisi dei casi ha rilevato che tutti risi<strong>ed</strong>evano nella contea di Galway e la maggior parte nella<br />

città di Galway. Tutti i casi risi<strong>ed</strong>evano in aree servite <strong>da</strong> <strong>acqua</strong> proveniente <strong>da</strong>l un grande lago<br />

nell’ovest della regione sia <strong>da</strong> servizio pubblico che privato.<br />

Le statistiche sulle precipitazioni indicarono che l’inverno 2006/2007 era stato uno dei più<br />

piovosi e che il lago raggiunse il secondo maggior livello registrato in Gennaio. Questo può aver<br />

contribuito alla contaminazione dell’<strong>acqua</strong> del lago dovuta allo spargimento di fanghiglia<br />

proveniente <strong>da</strong>l terreno che i contadini concimavano nel periodo Gennaio-Febbraio<br />

Per imp<strong>ed</strong>ire un’ulteriore propagazione dell’infezione attraverso <strong>acqua</strong> potenzialmente<br />

contaminata, il Direttore del Dipartimento di salute Pubblica delle regioni dell’Ovest ha costituito<br />

un gruppo di gestione dell’emergenza nella settimana del 12 Marzo <strong>ed</strong> un avvivo di bollire<br />

l’<strong>acqua</strong> è stato emanato il 14 Marzo. La notifica è stata applicata a tutti i quartieri del Galway<br />

City <strong>ed</strong> alle aree della regione servire <strong>da</strong>lle acque del lago, incluse due forniture pubbliche e<br />

l’avvivo è stato ampiamente diffuso attraverso i m<strong>ed</strong>ia locali e nazionali. I m<strong>ed</strong>ici di base, gli<br />

ospe<strong>da</strong>li, i gruppi infermieristici, i farmacisti, i dentisti, le aziende alimentari, gli uffici pubblici e<br />

gli asili e nidi sono stati direttamente contattati.<br />

Il sistema di fornitura di <strong>acqua</strong> di Galway, che usava esclusivamente <strong>acqua</strong> proveniente <strong>da</strong>l<br />

lago, aveva due impianti di trattamento : un impianto nuovo e moderno con sistema di<br />

coagulazione e filtrazione rapi<strong>da</strong> per gravità, <strong>ed</strong> un impianto più vecchio senza filtrazione.<br />

L’<strong>acqua</strong> proveniente <strong>da</strong> entrambi gli impianti veniva mescolata prima della distribuzione <strong>ed</strong> era<br />

soggetta alla ricerca batteriologica di Escherichia coli , enterococchi e clostridium perfringens<br />

due volte la settimana. I risultati venivano riferiti alle autorità locali ma non notificate ala<br />

Dipartimento di Sanità Pubblica.<br />

I risultati indicavano che l’<strong>acqua</strong> trattata era costantemente negativa per E.coli e enterococchi,<br />

ma cisono stati dei reperti di positività per C.perfringens nell’<strong>acqua</strong> trattata, con un livello<br />

particolarmente elevato ( 54 UFC/100 ml ) riportato nei primi giorni di Marzo 2007.<br />

SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA<br />

Al 14 Aprile, erano stati notificati 182 casi. Di questi, 93 erano femmine, 85 maschi e per 4<br />

mancavano le informazioni sul sesso. 90 casi erano residenti in città e 4 con altri indirizzi<br />

avevano consumato l’<strong>acqua</strong> incriminata. 36 pazienti vivevano fuori città ma in zone servite<br />

<strong>da</strong>ll’<strong>acqua</strong> del lago <strong>ed</strong> i restanti casi avevano residenze al di fuori della regione. Tutte le classi di<br />

età sono state infettate e 40 casi sono stati ospe<strong>da</strong>lizzati (24 bambini e 16 adulti )<br />

Age Number of cases<br />

< 3 years 40<br />

3-14 years 64<br />

15-19 years 4<br />

20-39 years 44<br />

40-64 years 20<br />

>= 65 years 10<br />

Total 182<br />

Tabella 1 – Distribuzione per età di casi di cryptosporidiosi, Galway, Irlan<strong>da</strong>.


ANALISI DI LABORATORIO<br />

Nel laboratorio di Galway soltanto le feci di ragazzi sotto i 15 anni vengono rutinariamente<br />

esaminate per cryptosporidium in assenza di una storia clinica specifica. In seguito all’epidemia,<br />

sono state esaminate le feci di tutte le classi di età. Le feci positive per cryptosporidium sono<br />

state inviate all’Unità di Riferimento per Cryptosporidium , Servizio di Sanità Pubblica per il<br />

Galles a Swansea per l’identificazione di specie m<strong>ed</strong>iante l’uso di PCR-RFLP COWP gene. Anche i<br />

vetrini positivi per cryptosporidium <strong>da</strong> campioni di <strong>acqua</strong> sono stati inviati in Galles per la<br />

tipizzazione biomolecolare di specie.<br />

Dei 98 campioni umani tipizzati 71 erano di Cryptosporidium hominis e 14 di Cryptosporidium<br />

parvum, i restanti <strong>da</strong> confermare. C.hominis e C. parvum sono stati identificati nei campioni di<br />

<strong>acqua</strong> testati provenienti <strong>da</strong>l vecchio impianto cittadino e C. hominis <strong>da</strong> un misto di <strong>acqua</strong><br />

proveniente <strong>da</strong>ll’impianto vecchio e <strong>da</strong> quello nuovo.<br />

Una quantità di oocisti ecc<strong>ed</strong>ente il valore delle Linee Gui<strong>da</strong> (1 oocisti/10 litri) è stata rilevata<br />

nell’<strong>acqua</strong> alla fine del trattamento nell’impianto vecchio di Galway City ( il valore massimo<br />

rilevato è stato di 5,26 oocisti/10 litri il 20 Marzo 2007 ) Nella Regione di Galway un valore di<br />

13,68 oocisti/10 litri è stato rilevato a Headford il 18 Marzo. Non è stato identificata un’origine<br />

specifica della contaminazione.<br />

CONCLUSIONI<br />

Questo focolaio di Cryptosporidiosi mette in rilievo l’estrema vulnerabilità degli<br />

approvvigionamenti d’<strong>acqua</strong> che attingono <strong>da</strong>lle acque superficiali con grosso rischio di<br />

contaminazione <strong>da</strong> Cryptosporidium e la necessità di un sistema efficace di trattamento delle<br />

acque. La prevalenza di C. hominis tra i casi suggerisce la sorgente della contaminazione<br />

come umana nonostante che la fonte non sia mai stata identificata.<br />

L’episodio evidenzia l’importanza di una notifica del caso clinico sistematica e puntuale.<br />

C’è un considerevole dibattito sul ruolo <strong>da</strong> attribuire all’isolamento di C. perfringens nell’<strong>acqua</strong><br />

potabile come indicatore del rischio di contaminazione <strong>da</strong> Cryptosporidium.<br />

E’ sicuramente degno di nota il fatto che il più alto valore di C. perfringens riscontrato nell’<strong>acqua</strong><br />

negli ultimi due anni è stato ritrovato nei primi giorni di Marzo di quest’anno <strong>ed</strong> ha coinciso con<br />

il periodo in cui la maggior parte dei pazienti ha evidenziato i sintomi. Sembrerebbe<br />

appropriato quindi considerare la notifica al Dipartimento di Sanità Pubblica del riscontro<br />

nell’<strong>acqua</strong> di elevati valori di C.perfringens come un segnale di allerta di possibile<br />

contaminazione.<br />

Si continuano ad osservare dei casi con una frequenza più alta rispetto a quanto normalmente<br />

rilevato in questo stesso periodo dell’anno. Si sta investigando sul rispetto dell’ordinanza di<br />

bollire l’<strong>acqua</strong> e si stanno attualmente analizzando i <strong>da</strong>ti ricavati <strong>da</strong> un questionario dettagliato.<br />

Da : Eurosurveillance weekly releese 3 Maggio 2007<br />

http://www.eurosurveillance.org/ew/2007/070503.asp#3


Links :<br />

EUROSURVEILLANCE Cryptosporidiosis surveillance and water-borne outbreaks in Europe<br />

CDC – Parasitic disease information – Cryptosporidium infection


TRICHINELLOSI<br />

Caratteristiche La trichinellosi è causata <strong>da</strong> nematodi del genere Trichinella. Oltre alla ben nota Trichinella spiralis si<br />

dell’agente conoscono adesso altre specie di trichinella come T. pseudosporalis, T. nativa, T. nel soni e T. britovi.<br />

Il ciclo vitale La trichinellosi si acquisisce ingerendo carne contenente larve incistate di Trichinella. Dopo l’esposizione ai<br />

succhi gastrici e alla pepsina le larve fuoriescono <strong>da</strong>lle cisti <strong>ed</strong> invadono la mucosa intestinale dove<br />

diventano individui adulti. Le trichinelle si riproducono sessualmente e dopo 1 settimana la femmina<br />

rilascia larve che, attraverso il sistema linfatico e circolatorio migrano nei muscoli striati dell’ospite dove si<br />

incistano, assumendo una tipica posizione spiralizzata. Le larve in questo stadio sono infestanti e possono<br />

rimanere così per anni.<br />

La malattia -Sintomi :<br />

o Le infezioni lievi possono essere asintomatiche .<br />

o L’invasione intestinale può essere accompagnata <strong>da</strong> sintomi<br />

gastrointestinali ( diarrea, dolori addominali, vomito).<br />

o La migrazione nei tessuti muscolari può causare <strong>ed</strong>ema periorbitale e<br />

facciale, congiuntivite, febbre, mialgie, emorragie subungueali, eruzioni<br />

cutanee <strong>ed</strong> eosinofilia.<br />

o Occasionali complicazioni sono miocarditi, interessamento del sistema<br />

nervoso centrale e polmoniti.<br />

o L’incistamento nei tessuti muscolari provoca mialgia e debolezza seguite <strong>da</strong><br />

remissione dei sintomi.<br />

-Incubazione o I sintomi addominali : 1-2 giorni<br />

o Sintomi <strong>da</strong> migrazione e incitamento : 2- 8 settimane<br />

Diagnosi<br />

Clinica<br />

o Ricerca anticorpi specifici ( IgG, IgM e IgE )<br />

o Biopsia muscolare<br />

Ambientale Ricerca delle larve nel tessuto muscolare animale


Mo<strong>da</strong>lità di<br />

trasmissione<br />

L’uomo si infetta tramite il consumo di carni crude o poco cotte provenienti <strong>da</strong> animali infestati. A secon<strong>da</strong><br />

della regione climatica animali diversi fungono <strong>da</strong> serbatoi di trichinella umana <strong>ed</strong> il ciclo viene mantenuto<br />

<strong>da</strong>i carnivori.<br />

TRICHINELLA OSPITE NATURALE PRINCIPALE<br />

AREA DI<br />

DISTRIBUZIONE<br />

Zone temperate,<br />

SPIRALIS Suino, carnivori, ratti<br />

cosmopolita<br />

Zone artiche e<br />

NATIVA Carnivori<br />

subartiche<br />

Zone temperate<br />

BRITOVI Carnivori, occasionalmente maiali domestici e cinghiali dell’Eurasia<br />

PSEUDOSPIRALIS Carnivori e onnivori, ratti, marsupiali,uccelli selvatici Cosmopolita<br />

La trichinella si trasmette attraverso un ciclo selvatico, in cui sono interessati animali che vivono allo stato<br />

selvatico e si infettano nutrendosi di carogne o comunque materiale infestato. Dagli animali selvatici il<br />

parassita può passare all’animale domestico, prevalentemente ad animali che vivono allo stato brado o in<br />

piccoli allevamenti non controllati e che si infettano nutrendosi di rifiuti o venendo in contatto con carogne<br />

contenenti larve. In Italia l’animale selvatico coinvolto sembra sia la volpe che funge <strong>da</strong> serbatoio naturale<br />

di Trichinella britovi.<br />

Persone a Chiunque consumi carne cru<strong>da</strong> o poco cotta di animali infestati.<br />

rischio<br />

Alimenti A secon<strong>da</strong> della zona geografica le specie implicate sono diverse così come diverse solo le specie di<br />

implicati Trichinella coinvolte. In Italia le specie animali possibili fonti di infezione sono maiale, cinghiale e cavallo<br />

Prevenzione o Cuocere i prodotti carnei finché il liquido di cottura diviene limpido o almeno fino ad una temperatura<br />

interna di 70°C<br />

o Congelare la carne di maiale in pezzi non più spessi di 15 centimetri a -15°C per uccidere tutte le<br />

larve. Ma non tutte le specie di Trichinella hanno la stessa sensibilità al congelamento.<br />

SPECIE PATOGENICITA’ PER L’UOMO RESISTENZA AL FREDDO<br />

Spiralis Alta NO<br />

Nativa Alta Alta<br />

Britovi Bassa Bassa<br />

Pseudospiralis Alta NO<br />

o Non far mangiare a maiali di allevamento carne cru<strong>da</strong> di altri animali compresi i topi che possono<br />

essere infettati con trichinella<br />

o La salatura, l’essiccamento, l’affumicatura e la cottura a microonde non garantiscono l’eliminazione di<br />

tutte le larve.


Casi<br />

12000<br />

10000<br />

8000<br />

6000<br />

4000<br />

2000<br />

0<br />

2640<br />

Numero di casi di trichinellosi in Europa<br />

anni 1997-2006<br />

4109<br />

1242 1042<br />

458<br />

848<br />

10563<br />

842<br />

1557<br />

1268<br />

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006<br />

Anno<br />

( nell’anno 2003 sono stati notificati 9572 casi <strong>da</strong>lla repubblica dell’ Azerbaijan )<br />

Focolai di trichinellosi in Italia negli ultimi 20 anni<br />

ANNO Luogo in cui si è sviluppata casi Fonte d’infezione Agente<br />

l’epidemia<br />

responsabile<br />

1980 Calabria - Sila 3 Maiale T.britovi<br />

1984 Lombardia – Varese 13 Cavallo n.d.<br />

1985 Puglia – Gravina di Puglia 80 Cinghiale T.britovi<br />

1985 Calabria – Cosenza 2 Volpe T.britovi<br />

1986 Basilicata – Irpinia 20 Cinghiale T.britovi<br />

1986 Emilia Romagna - Salsomaggiore 300 Cavallo importato <strong>da</strong>ll’ estero T.britovi<br />

1988 Umbria – Polino 48 Cinghiale T.britovi<br />

1990 Piemonte – Ova<strong>da</strong> 11 Cinghiale importato <strong>da</strong>ll’estero T. spiralis<br />

1990 Puglia – Barletta 500 Cavallo importato <strong>da</strong> estero T.spiralis<br />

1991 Basilicata – Grassano 6 Maiale T.britovi<br />

1993 Toscana – Montevarchi 4 Maiale T.britovi<br />

1995 Abruzzo – Castel di Sangro 23 Cinghiale T.britovi<br />

1996 Basilicata – Villa d’Angri 3 Maiale T.britovi<br />

1996 Abruzzo – Popoli 10 Cinghiale T.britovi<br />

1998 Emilia Romagna – Piacenza 92 Cavallo importato <strong>da</strong>ll’estero T. spiralis<br />

2000 Puglia - Bitonto 36 Cavallo importato <strong>da</strong>ll’estero n.d.<br />

2002 Lazio 8 Maiale importato <strong>da</strong>ll’estero T.britovi<br />

2005 Sardegna – Orgosolo 11 Maiale n.d.<br />

2005 Lombardia – Mantova 6 Cavallo importato <strong>da</strong> estero T.britovi<br />

2006 Sardegna 7 Maiale T.britovi<br />

Fonte : Istituto Superiore di Sanità


FEBBRAIO 2002 – SERBIA E MONTENEGRO<br />

EPISODI EPIDEMICI<br />

247 casi infettatisi con salsicce affumicate prodotte privatamente e distribuite<br />

<strong>da</strong>l proprietario di un macello privato<br />

DICEMBRE 2002 – FRANCOFORTE SUL MENO – GERMANIA<br />

FEBBRAIO 2003 – POLONIA<br />

APRILE 2004 – DANIMARCA<br />

3 casi infettatisi con carne affumicata di cinghiale selvatico regalata <strong>da</strong> ospiti<br />

provenienti <strong>da</strong>lla Romania<br />

70 casi e 124 esposti, 11 ospe<strong>da</strong>lizzati infettatisi <strong>da</strong> carne non certificata di<br />

animale selvatico non individuata aggiunta a carne certificata per<br />

raggiungere il peso.<br />

7 casi <strong>da</strong> salsiccia comperata in Romania prodotta con carne di maiale<br />

allevato in proprio.<br />

DICEMBRE 2005 – MARZO 2006 - GERMANIA<br />

17 casi <strong>da</strong> salsiccia affumicata prodotta <strong>da</strong> un maiale macellato privatamente<br />

DICEMBRE 2005 – ITALIA – SARDEGNA<br />

GENNAIO 2007 – SPAGNA E SVEZIA<br />

7 casi notificati infettatisi con carne suina e suoi derivati ( salsicce ) prodotti<br />

sa un animale selvatico e macellato clandestinamente.<br />

EPICENTRO – Un’epidemia di trichinellosi in Sardegna<br />

21 casi <strong>da</strong> salsiccia di cinghiale selvatico provenienti <strong>da</strong> una riserva di caccia<br />

privata. La carne era stata esaminata <strong>da</strong>l veterinario locale e risultata<br />

negativa all’esame trichinoscopico. Le salsicce sono state mangiate <strong>da</strong> uno<br />

studente che quindi si è recato in Svezia dove le ha fatte consumare ad<br />

alcuni amici.<br />

http://www.eurosurveillance.org/ew/2007/070315.asp#1


GIUGNO – LUGLIO 2007 POLONIA<br />

214 casi di cui 81 ospe<strong>da</strong>lizzati <strong>da</strong> Trichinella spiralis. Da questa epidemia<br />

sono stati esportati casi in tutta Europa.<br />

Polonia Irlan<strong>da</strong> Germania<br />

GENNAIO 2008 FOCOLAIO A VERONA DI TRICHINELLOSI IMPORTATA<br />

Coinvolta una famiglia rumena residente <strong>da</strong> tempo in Italia ( 2 adulti e 2<br />

bambini) <strong>ed</strong> un amico, tutti ricoverati in due Ospe<strong>da</strong>li di Verona. Durante una<br />

visita a parenti in Romania hanno consumato prosciutto proveniente <strong>da</strong><br />

maiali macellati senza controllo veterinario. Due persone in Romania hanno<br />

sviluppato trichinellosi <strong>da</strong>lla stessa fonte di contagio<br />

Eurosurveillance, Volume 13, Issue 22, 29 May 2008.<br />

LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO<br />

Regolamento CE 2075/2005 della Commissione del 05 /12/2005<br />

Accordo Stato-Regioni del 10/05/2007<br />

REGIONE TOSCANA - Linee di indirizzo per l’ applicazione del Regolamento (CE) 2075/2005 che definisce norme specifiche applicabili<br />

ai controlli ufficiali relativi alla presenza di trichine nelle carni<br />

LINKS<br />

CDC – Parasitic disease information - Trichinellosi<br />

ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’ – International Trichinella Reference Center<br />

TRICHINET<br />

XII International Conference on Trichinellosis – Book of abstracts<br />

PD Book -Trichinella<br />

Trichinella Scientific Report EFSA

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