Cotrebbia da Curtis a possessione di S. Sisto - Itinerari Medievali

Assolutamente priva di indicazioni relative alla conformazione e
funzionamento della corte è l'investitura successiva (1224) ai Niquità, ai
quali certamente non si potevano imporre opere, o porre condizioni. Gli anni
tra il 1224 e il 1376 sono rischiarati da qualche rara concessione perpetua di
appezzamenti di varia dimensione 54 , che peraltro, oltre a testimoniare la
tradizionale frantumazione della conduzione, non ci illuminano granché;
sino a quest'ultima data, quando il cenobio piacentino perfeziona una
locazione. Devastata dagli stipendiarii che avevano alloggiato nelle domus
et casamenta del monastero, domus dirupte et molendinum destructum, terre
bocive et prata deserta, la possessio di Cotrebbia era disabitata 55 ; così
pressato dalla necessità il monastero titulo locationis cedette per nove anni a
Bassano de Pessola, il solo disposto alla stipula della locazione cum certis
pactis et conventionibus - e quindi con evidente utilitas e giusta causa -,
totam curiam Cotrebie, terre, acque e diritti inerenti, compresi nei confini
ormai noti. Il tutto per un fitto annuo di 50 lire, ma con un esborso
anticipato di tre anni di locazione e col patto del pagamento degli altri sei
alla scadenza del terzo. Era prevista la proroga a fine contratto. Restavano
esclusi certi fitti concessi dal monastero ad altri, quasi tutti inerenti alla
pesca o gravanti sulle isole del Po di pertinenza abbaziale; e le terre della
chiesa di San Pietro (130 pertiche di prato, coltivo e vigna).
Le spese di ristrutturazione anticipate dal colono potevano raggiungere la
somma di 100 lire, e sarebbero state restituite a fine contratto 56 . Non
diversamente da quanto avveniva, più o meno negli stessi anni, sulle terre
sansistine nel territorio di Gossolengo, il monastero faceva ricorso
all'affittuario-intermediario delegandogli l'opera di ristrutturazione delle
possessiones e l'onere di investimento che ne derivava 57 . Nel contratto
troviamo menzione della possibilità di proroga - senza però, il che torna a
salvaguardia del monastero, la specificazione eodem ficto - e dell'obbligo di
risarcimento delle 100 o più lire a cui ammontava la somma massima da
spendersi nelle opere di ricostruzione concordata tra le parti, ma nessuna
clausola relativa al mancato indennizzo, che mettesse in pericolo la
proprietà benedettina. La cifra convenuta - due anni di affitto - peraltro non
era tale da far ipotizzare l'impossibilità di liquidazione e il conseguente
spossessamento.
54 ASPr, Diplomatico, cass. 24, n. 1477, 1229 ottobre 24 Piacenza; cass. 56, n. 3348, 1291
novembre 5 Piacenza; cass. 58, n. 3542, 1295 giugno 5 Piacenza.
55 A Piacenza i decenni centrali del XIV secolo e l'ultima parte di esso furono politicamente
ed economicamente assai difficili; guerre, epidemie cicliche di peste e carestie piegarono
soprattutto il contado, che doveva sopportare la violenza delle compagnie di ventura e
l'oleosa fiscalità dei Visconti che non risparmiava nessuno. Sugli avvenimenti relativi a
questi anni cfr. P. Castignoli, Dal governo di Azzone all'ascesa a potere di Gian Galeazzo
(1336-1385), Piacenza, 1997, pp. 43 ss.
56 ASPr, Conventi e confraternite, LXX, cass. V, f. 1, n. 95 , 1376 dicembre 9 Piacenza.
57 Zaninoni, La proprietà, pp. 51-54.
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