Cotrebbia da Curtis a possessione di S. Sisto - Itinerari Medievali
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fattura sito sotto una son<strong>di</strong>ta in pilastri lapidei con coppi limitrofa alla<br />
chiesa; quattro case d'abitazione ad uso dei massari, due delle quali murate<br />
in pietra e solerate, le altre due in pilastri lapidei, in parte sprangate e in<br />
parte murate et solerate; una caseria murata, coppata e solerata sita presso<br />
le due precedenti case; una cassina con cinque casseri in pilastri e coppi atta<br />
a contenere il fieno, <strong>di</strong> 44 braccia <strong>di</strong> lunghezza e 16 <strong>di</strong> larghezza, alta 11 62 ;<br />
una stalla in muratura e coppi presso quest'ultima, <strong>di</strong> 15 braccia <strong>di</strong><br />
lunghezza e larghezza; un'altra stalla murata, cuppata, astra<strong>da</strong>ta ad uso dei<br />
bergamini del monastero, <strong>di</strong> 78 braccia <strong>di</strong> lunghezza e 16 e mezzo <strong>di</strong><br />
larghezza; una terza stalla con cascina ad uso dei massari e delle loro bestie,<br />
in muro, coppi e astra<strong>da</strong>ta, lunga 73 braccia e larga 16. Limitrofa al<br />
descritto curtaricium, posta a nord, stra<strong>da</strong> me<strong>di</strong>ante, era una pezza <strong>di</strong> terra<br />
prativa, ortiva, coltiva, in parte iar<strong>di</strong>nata, e plantata ad filagnos, arricchita<br />
anche <strong>da</strong> piante <strong>da</strong> frutto, <strong>di</strong> 28 pertiche (mq 21.336,28), detta iar<strong>di</strong>nus<br />
novus. Segue alla descrizione del centro della <strong>possessione</strong> l'elenco degli<br />
appezzamenti che la componevano.<br />
Il secondo polo provvisto <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici era attestato nella località detta<br />
Malparla, dove troviamo una pecia clausurata, ortiva e a vigna (10 pertiche<br />
e 12 tavole, pari a mq 8.001,1), provvista <strong>di</strong> una domus murata, con coppi e<br />
solaio, in cui abitavano i tre fratelli de Ferariis - concessionari del<br />
massaricio - con le loro famiglie; una stalla con cascina (<strong>di</strong> 18 braccia <strong>di</strong><br />
lunghezza e 16 <strong>di</strong> larghezza) ad uso dei predetti; una casa gra<strong>di</strong>zata e<br />
coppata dove al momento viveva certo Faxolus brazente del monastero.<br />
Una secon<strong>da</strong> estesa pezza a prato e orto, <strong>di</strong> 127 pertiche e più (arroton<strong>da</strong>to a<br />
mq 955.052,27), fornita <strong>di</strong> una casa in graticcio ad uso dei bergamini<br />
dell'abbazia, vigna e alberi <strong>da</strong> frutto; un terzo appezzamento coltivo e<br />
affilagnato, ovvero misto alla vite, <strong>di</strong> 50 pertiche (mq 38.100,5) dotato <strong>di</strong><br />
una casa pastonata e in paglia, al momento abitata; e una piccola pezza<br />
prativa <strong>di</strong> 6 pertiche (mq 4.572,06). Nella località detta Ramus, confinante<br />
con il Po e il torrente Raganella, un vastissimo appezzamento <strong>di</strong> 546<br />
pertiche e 20 tavole (mq 416.692,46) non coltivo, ma completamente<br />
destinato al pascolo - bocivo e piantato a salici -, era attrezzato con una casa<br />
in graticci, pilastri e coppi, una caseria in muratura, un portico pure in<br />
muratura; al momento della stipulazione del massaricio era già concesso in<br />
affitto <strong>da</strong>i benedettini. L'ultima località abitata era attestata nel Burgus<br />
Cotrebie, dove il monastero cedette ai massari due appezzamenti <strong>di</strong> 15<br />
pertiche l'uno (mq 11430,15), uno provvisto <strong>di</strong> una domuncula in paglia e<br />
graticci, coltivo e a vigna, l'altro prativo. Le pecie concesse nel massaricio,<br />
escludendo quelle site nel curtaricium, ammontano a 38, e sono sud<strong>di</strong>vise in<br />
ventiquattro luoghi detti, con una concentrazione quin<strong>di</strong> quasi nulla.<br />
62 Il braccio comune corrispondeva a m 0,469: cfr. Corpus Statutorum Mercatorum<br />
Placentiae (secoli XIV-XVIII), a cura <strong>di</strong> P. Castignoli e P. Racine, Milano, 1967, p. 577.<br />
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