Cotrebbia da Curtis a possessione di S. Sisto - Itinerari Medievali

un anno prima era, dunque, o già venuta a mancare, nonostante la durata
dodecennale, o poteva essere stata assorbita dall'investitura perpetua.
Il monastero, forse per rinuncia da parte dei coloni, o forse per scelta
gestionale ripiegava verso l'investitura perpetua, garante di un fitto certo, se
pur immutabile, legandosi ai suoi maggiori vassalli, con i pericoli che tale
contratto supponeva. Le terre site nella curia ma non comprese nel
patrimonio della corte restavano in diretta gestione del monastero, che,
come si vedrà, avrebbe provveduto ad affittarle in piccole porzioni a singoli
concessionari del luogo e della città; o continuavano a far parte dei benefici
feudali dei vassalli monasteriali, ai quali periodicamente si richiedevano le
tradizionali manifestationes terrarum. Nel 1261 Obertacius, figlio ed erede
di Folco, rinunciò all'investitura per la metà di sua appartenenza,
definendosi gravatus da un fitto che faticosamente riusciva a corrispondere;
e nel 1276 il rapporto con i Niquità ebbe definitivamente fine, quando
Albertacio, figlio ed erede di Ianonus, a sua volta figlio ed erede di Oberto
(fratello di Folco e concessionario per l'altra metà), insieme alla matrigna
Caracosa, tutrice del figlio avuto da Ianonus, e ai tutori dei figli del fu
Ianucinus - figlio a sua volta del quondam Ianonus -, chiesta la risoluzione
del contratto, giacché impossibilitati a lavorare il massaricio concesso, che
versava in forte stato di degrado - quia destructum erat propter guerras -,
vennero assolti dai monaci pietate commoti 27 .
Non è dato sapere come sia stata amministrata la metà spettante a
Obertacio dopo la sua rinuncia nel 1261, certamente non pervenne nelle
mani dei parenti come attesta l'elenco delle terre nella refutatio del 1276; e
da questo momento in avanti i Niquità scompaiono dalla documentazione 28 ,
che vedrà, invece, attore principale il monastero, tornato in possesso del
patrimonio fondiario e della giurisdizione, anche se le refutationes dei
vassalli abbaziali si riferiscono alla sola corte ed honores ad essa connessi, e
non alla curia, che sappiamo dal 1232 nelle loro mani. A prova della
riconquistata giurisdizione da parte dell'abbazia stanno, però, da questa data
in poi, gli atti di concessione della camparia da parte dei benedettini,
prerogativa, come s'è visto, compresa nel dominatus curie e, sino ad ora,
continuativamente esercitata dai Niquità 29 ; nonché le sentenze giudiziali in
merito ad essa a favore dell'ente monastico, che si protraggono sino al XV
secolo 30 .
27
ASPr, Diplomatico, cass. 38, n.2286, 1261 novembre 28 Piacenza; cass. 45, n. 2729,
1276 marzo 30 Piacenza.
28
Non possiamo fare a meno di chiederci se la famiglia, nonostante la sua capacità di
trasformismo, esca, o comunque sia meno presente anche sulla scena politica cittadina dopo
gli anni '50 del XIII secolo, come accade a tanti esponenti del ghibellinismo italiano.
29
ASP, Diplomatico, cass. 38, n. 1263 Piacenza; cass. 42, n. 2549, 1271 luglio 18; ASPr,
Conventi e Confraternite, LXX, cass. V, f. 1, n. 137, 1431 aprile 16.
30
ASPr, Diplomatico, cass. 42, n. 2549, 1271 luglio 18 Piacenza; cass. 51, n. 3063, 1282
novembre 24 Piacenza; ASPr, Conventi e confraternite, LXX, cass. V, f. 1, n. 137, 1431
aprile 16 Piacenza.
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