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Cotrebbia da Curtis a possessione di S. Sisto - Itinerari Medievali

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Facevano parte della concessione i <strong>di</strong>ritti delle acque vive e morte pertinenti<br />

al monastero, quin<strong>di</strong> il <strong>di</strong>ritto d'estrazione delle medesime ad uso irrigatorio<br />

e le quin<strong>di</strong>cene inerenti ad esse 63 , nonché il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> pesca nella Raganella<br />

<strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> Romea sino a Po 64 e ogni altro <strong>di</strong>ritto e honorantia spettante al<br />

monastero che già non fosse <strong>da</strong> questo affittato ad altri. I massari si<br />

obbligavano per un fitto annuo della metà delle biade, per ogni tipo <strong>di</strong><br />

cereale raccolto, e del terzo delle biade de sapa (<strong>da</strong> zappa), consegnate a<br />

Piacenza secondo il volere dei monaci o dei fattori, a spese dei<br />

concessionari medesimi; del fieno si doveva la metà, e i due terzi <strong>di</strong> quello<br />

raccolto nella località detta ad Mezanum, consegnato nella corte subtus<br />

casinam monasterii, e<strong>di</strong>ficio riservato all'ente. Anche le uve dovevano<br />

essere condotte nella corte al torchio abbaziale e qui essere pigiate, il vino<br />

sarebbe invece stato portato a Piacenza, sempre a spese dei massari.<br />

I doveri relativi alla coltivazione, come sempre accade nei contratti <strong>di</strong><br />

massaricio, sono numerosi, ben precisati, ma non vanno oltre le regole<br />

generali. All'obbligo generico <strong>di</strong> bene et <strong>di</strong>ligenter colere si aggiungono<br />

operazioni specifiche, quali l'obbligo alle cinque arature per la preparazione<br />

dei terreni alla semina 65 . Per il prato si richiedevano opere <strong>di</strong> concimazione,<br />

innaffiatura e taglio, mentre per le viti si prevedevano potatura, legatura e<br />

due zappature. La mietitura delle biade era a totale carico dei massari, e la<br />

triturazione doveva essere fatta super areis esistenti nella corte. Le sementi<br />

necessarie alla semina del frumento, spelta, fave e altri legumi erano state<br />

anticipate <strong>da</strong>l monastero. Era fatto obbligo ai massari <strong>di</strong> utilizzare nelle<br />

stalle tutta la paglia prodotta <strong>da</strong>i campi, in<strong>di</strong> raccoglierla e ammassarla ad<br />

pilam, perché, una volta matura, fosse sparsa su terre e prati della<br />

<strong>possessione</strong>. Si precisa altresì che, quando in caso <strong>di</strong> siccità fosse stata<br />

acquistata acqua, il prezzo <strong>di</strong> quest'ultima sarebbe stato <strong>di</strong>viso a metà col<br />

monastero; mentre era a totale carico dei concessionari il pagamento <strong>di</strong> colui<br />

qui a<strong>da</strong>quabit prata, ovvero quello che ancor oggi si chiama, nel nostro<br />

<strong>di</strong>aletto, camparo <strong>da</strong> acqua. I campi dovevano essere tenuti chiusi, ed era<br />

compito dei conduttori mantenere le cave<strong>da</strong>gne pulite e ben delimitate.<br />

Veniamo a conoscenza anche <strong>di</strong> una coltivazione non compresa nel<br />

canone d'affitto: i massari infatti si impegnavano a seminare parte delle terre<br />

a lino, ad essi sarebbe spettata soltanto la coltivazione e la conduzione del<br />

prodotto presso chi l'avrebbe lavorato, essendo il ricavato a totale profitto<br />

dei monaci che avrebbero provveduto anche alla semente.<br />

Come <strong>di</strong> consuetu<strong>di</strong>ne nelle locazioni parziarie, ai doveri strettamente<br />

inerenti all'affitto e alle opere agricole facevano seguito sorte <strong>di</strong> appen<strong>di</strong>tia -<br />

oneri <strong>di</strong> sapore altome<strong>di</strong>evale, ma ormai congrua parte del canone attesa la<br />

63<br />

La quin<strong>di</strong>cena era una porzione d'acqua <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto del proprietario del fondo: cfr.<br />

Cademartiri, Lo sfruttamento, p. 73.<br />

64<br />

Zaninoni, Ponti, gua<strong>di</strong>, porti, pp. 253-262.<br />

65<br />

Cortonesi, Avvicen<strong>da</strong>menti colturali e pratiche cerealicole nell'Italia tardome<strong>di</strong>evale, in<br />

«Quaderni Me<strong>di</strong>evali», 48, 1999, pp. 20-23.<br />

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