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Foied vino pafo, cra carefo - Campo de'fiori

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4<br />

Ad aprire la stagione del Teatro d’Autunno<br />

2010 di Fabrica di Roma, un personaggio<br />

davvero eccezionale: Antonello Fassari.<br />

L’attore romano, ormai da qualche anno<br />

conosciuto dal grande pubblico nei panni<br />

di Cesare, della popolare fiction I<br />

Cesaroni, ha portato in scena un pezzo<br />

piuttosto impegnativo, magistralmente<br />

interpretato, tratto dal film Ro.Go.Pa.G. di<br />

Pier Paolo Pasolini: La ricotta.<br />

Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo,<br />

grazie anche al direttore artistico del<br />

Teatro Tenda di Fabrica di Roma, Carlo<br />

Ciaffardini, al termine delle prove, prima<br />

del debutto del 22 e 23 Ottobre, che ha<br />

riscosso un enorme successo.<br />

Iniziamo parlando de I Cesaroni, se<br />

la cosa non la stanca!<br />

No, no, anzi!<br />

Nella sua carriera vanta numerose<br />

interpretazioni, solo quelle televisive<br />

e cinematografiche sono circa una<br />

cinquantina, senza contare quelle in<br />

teatro. Ma ultimamente è la fiction di<br />

Canale Cinque che l’ha portata alla<br />

ribalta. Ecco, da romano doc quale è,<br />

come si sente nei panni di Cesare? Li<br />

calza bene?<br />

Sì, il personaggio di Cesare mi calza bene.<br />

In esso ho potuto mettere tutta la mia<br />

gestualità, il mio modo di fare, anche se<br />

psicologicamente è molto lontano da me<br />

perché non sono tirchio, né così tradizionalista<br />

e conservatore come lui. Forse<br />

sono un po’ borbottone come lui. Per<br />

interpretare Cesare, sono andato a pescare<br />

in una certa bonomia romana, a volte<br />

anche un po’ cattiva, gretta, altre invece<br />

con quegli slanci di bontà che abbiamo noi<br />

romani.<br />

Senta, non è però la prima volta che<br />

interpreta un romano verace. Lo ha<br />

fatto, ad esempio, anche in Romanzo<br />

criminale, in Selvaggi. E’ stanco di<br />

interpretare personaggi tipicamente<br />

romani oppure no?<br />

No, mi fa piacere, ma questo accade perché<br />

in Italia le commedie che oggi scriviamo<br />

si rifanno per lo più ai tipi della commedia<br />

dell’arte che poi è diventata commedia<br />

all’italiana. Ne I Cesaroni, io sono<br />

un po’ Pantalone, Max Tortora Brighella,<br />

Claudio Amendola Lellio, ed uno dei motivi<br />

della sua popolarità è proprio la struttura<br />

drammaturgica. Ma ne ho interpretati<br />

talmente tanti di personaggi! Anzi, il prossimo<br />

anno vado in pensione, ho raggiunto<br />

quarant’anni di contributi, anche se noi<br />

abbiamo la fortuna di poter continuare a<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

“Il prossimo anno andrò in pensione, ma continuerò a lavorare!”<br />

A tu per tu con Antonello Fassari<br />

Dalla fiction più popolare di Canale Cinque, “I Cesaroni”, l’attore romano si confida:<br />

“Sono stato un bravo papà”, “Credo nel mistero... Non siamo fatti di sola scienza”<br />

lavorare.<br />

Ecco, come crede che sia cambiato il<br />

lavoro dell’attore?<br />

Oggi, con il modo che ha la televisione di<br />

usare e gettare, di essere una specie di<br />

fabbrica di personaggi e situazioni nuove è<br />

sempre più difficile costruirsi una carriera.<br />

I ragazzi sono costretti ad avere successo<br />

subito ed anche economicamente il lavoro<br />

è diventato diverso. Io ho fatto per quindici<br />

anni teatro e ho campato bene. Una<br />

volta si poteva fare l’attore anche nell’anonimato,<br />

poi magari arrivava qualcosa che<br />

portava al successo. Adesso i giovani, se<br />

sono fortunati, hanno subito successo, ma<br />

il problema è che poi rimangono legati a<br />

quel personaggio che si dovranno scrollare<br />

di dosso, e mentre cercano di farlo stanno<br />

a casa e le produzioni non li pigliano<br />

perché ricordano sempre quel protagonista.<br />

Anche per noi più vecchi c’è una forte<br />

immedesimazione, ma siccome abbiamo<br />

già lavorato tanto prima, si sa che possiamo<br />

fare altre cose. D’altronde, in Italia,<br />

forse molto più che nel resto del mondo, la<br />

televisione si è mangiata tutti gli altri mercati,<br />

sia il teatro che il cinema. Oggi se non<br />

vai in televisione è come se non esistessi.<br />

Le rivolgo una domanda un po’ più<br />

personale. Ne I Cesaroni, è il papà<br />

acquisito di Matilde e all’inizio l’ab-<br />

biamo vista un po’ impacciata. Nella<br />

vita reale, invece, com’è come padre?<br />

Sono stato un bravo papà, ed anche la<br />

mamma (ndr Maria Fano) è stata una<br />

brava mamma. Lavinia ha ventidue anni,<br />

già lavora da un anno e mezzo in produzione<br />

al cinema. Sta andando avanti con le<br />

sue gambe e adesso andrà a vivere da<br />

sola, come ho fatto io alla sua età.<br />

Le dispiace?<br />

No, no, per niente!<br />

Non è il classico papà iperprotettivo<br />

nei confronti della figlia, anche se<br />

forse lo sono di più le mamme?<br />

Questo discorso della iperprotezione è un<br />

fatto abbastanza recente. I figli, da sempre,<br />

arrivati ad una certa età, dovevano<br />

emanciparsi, cominciare a lavorare. Oggi,<br />

mi sembra, ci siano mille alibi per allontanarsi<br />

dal mondo del lavoro. La mia paura,<br />

infatti, era che Lavinia si “parcheggiasse”,<br />

come si dice, all’università, che passasse<br />

tempo e l’ingresso nel mondo del lavoro<br />

diventasse sempre più difficile. Invece lei<br />

lavora e continua a studiare. E’ iscritta alla<br />

facoltà di Lettere e filosofia, indirizzo editoria<br />

e giornalismo, perché non ha mai<br />

voluto fare lo spettacolo davanti, ma dietro<br />

le quinte. Io sono contento perché il<br />

suo è un lavoro molto interessante, con<br />

delle responsabilità e garantisce più conti-

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