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pag. 13 Il Team df Sport Specialist

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“Sono le otto del mattino quando fisso gli sci agli scarponi<br />

e comincio a salire. Non sono le difficoltà tecniche che mi<br />

incutono timore, non è la forza fisica che mi manca per arrivare<br />

lassù: è la potenza silenziosa di una dimensione al di sopra di<br />

ogni fantasia che mi angoscia e nello stesso tempo mi ammalia.<br />

Le bufere dei giorni scorsi hanno incipriato il ghiacciaio,<br />

cosi lascio dietro una traccia sicura, indispensabile, visto che<br />

sono avvolto dalla nebbia. Lentamente salgo, orientato solo<br />

dall’inclinazione del pendio. L’altimetro segna 1.350 metri.<br />

Nella nebbia percepisco l’esatta posizione e guardo in direzione<br />

della vetta invisibile: ogni curva di livello, ogni ondulazione<br />

del terreno letta sulla cartina è ancora oggi impressa nella<br />

mente. Per un attimo la nebbia lascia intravedere l’ennesimo<br />

pendio. Luciano e Germano, i miei com<strong>pag</strong>ni d’avventura,<br />

sono d’accordo: saliremo per altri 300 metri e poi scenderemo;<br />

l’indomani si ritornerà sulle stesse tracce, sperando che le<br />

condizioni meteorologiche siano migliori. Poi, lentamente,<br />

la luce si fa sempre più forte, fino a diventare irresistibile,<br />

nonostante le lenti specchiate al carbonio che proteggono<br />

gli occhi. Accelero. La nebbia, dietro di me, nasconde anche<br />

i miei com<strong>pag</strong>ni. Per un momento rimango solo nell’azzurro<br />

del cielo e nell’infinità del Vatnajökull… <strong>Il</strong> gruppo si riunisce.<br />

Ci sentiamo come astronauti sulla luna. Non scambiamo una<br />

parola, ma l’intesa è immediata: con un grande semicerchio, per<br />

evitare le zone screpacciate, puntiamo al Hvannadalshnukur,<br />

che è proprio di fronte a noi. Un’attrazione quasi magnetica<br />

ci aveva guidati nelle nebbie per un itinerario perfetto, sicuro<br />

ed elegante. Forse la bionda principessa vichinga dalla sua<br />

reggia glaciale presa da un momento di malinconia ha voluto<br />

la nostra presenza guidandoci fino a lei.”<br />

<strong>Il</strong> Nostro Equi<strong>pag</strong>giamento:<br />

Calzature da trekking invernali: LA SPORTIVA.<br />

Di LA SPORTIVA anche i nostri scarponi, attacchi e sci da<br />

scialpinismo e freeride.<br />

Per l'abbigliamento tecnico ci siamo affidati ai capi realizzati<br />

da <strong>df</strong> SPORT SPECIALIST che garantiscono sempre una<br />

libertà di movimento totale ed una giusta regolazione della<br />

temperatura corporea grazie agli innovativi materiali con cui<br />

sono confezionati. Per ogni nostra discesa maschere da<br />

sci e caschi ventilati GIRO. Per la nostra DACIA DUSTER<br />

che ci ha portato fino nella lontana Islanda, abbiamo scelto<br />

batterie FIAMM, per garantirci sempre partenze perfette in<br />

ogni condizione climatica!<br />

In questa foto e nella<br />

<strong>pag</strong>ina precedente:<br />

Franco Gionco in Islanda,<br />

in salita verso il mitico<br />

Vatnajökull.<br />

Come allora, il tempo che sembrava inclemente ha cambiato<br />

umore all’improvviso e anche oggi, siamo improvvisamente<br />

in vetta, descrivere il panorama che ho nuovamente davanti è<br />

un’impresa per me più difficile della salita stessa.<br />

Proseguiamo il viaggio. La laguna di Jokulsarlön è affollata di<br />

iceberg che navigano pigri verso il mare. Più che in ogni altro<br />

punto della sua circonferenza, qui il fronte del Vatna si spinge<br />

potentemente fino alle onde dell’oceano. È qualcosa di più<br />

vasto di tutti i ghiacciai delle Alpi messi assieme! Da qui, dove<br />

il ghiacciaio sfoggia con superbia tutta la sua enorme bellezza,<br />

smontata la tenda ci decidiamo a ripartire. <strong>Il</strong> lungo rettilineo<br />

sterrato non finisce mai, il ghiacciaio è sempre dietro di noi.<br />

Poi, dopo una curva, il Vatna scompare, l’incantesimo è rotto.<br />

L’avventura islandese continua attorno all’isola e non è fatta<br />

solo di montagne e ghiacciai. Akureyri, la capitale del Nord, ci<br />

appare come una perla preziosa. Le sue cime sono come troni<br />

sospesi sulle onde dell’oceano sui quali siedono pensosi gli dei.<br />

Nella penisola di Snaefells ci sentiamo ancora proiettati nel<br />

“Viaggio al centro della Terra” di Giulio Verne. All’orizzonte<br />

la sagoma perfetta dello Snaefellnesjökull, ricoperta di neve e<br />

di ghiaccio, continua a emanare quell’influsso magnetico che<br />

colpì il professor Lidenbrock, e mi piace pensare che da lassù,<br />

dalla vetta, scendendo per le misteriose gole del grande cratere,<br />

si possa arrivare veramente al centro del mondo.<br />

Sulla cima nessuna traccia di passaggi o cunicoli, ma un<br />

panorama fantastico, radiante di intimo splendore. Piccozza e<br />

ramponi sono imposti da una pendenza che sfiora la verticale.<br />

La cima è una scultura astratta, un fungo di ghiaccio inciso nel<br />

blu. <strong>Il</strong> cielo è terso, solo qualche nube all’orizzonte, sul mare<br />

calmo si scorgono alcuni pescherecci in direzione di Reykjavik.<br />

È incredibile, sembra di essere su un’isola di ghiaccio. L’oceano,<br />

1.500 metri più sotto, ci circonda su tre lati; la neve arriva<br />

a poche centinaia di metri dalla costa e alle nostre spalle si<br />

snoda lo stretto braccio della penisola. Ancora un momento<br />

di contemplazione e ci lanciamo lungo il pendio che scende<br />

con inattesa regolarità. Scivoliamo leggeri, tenendo d’occhio<br />

le acque dell’Atlantico, inseguendo i colori di un arcobaleno<br />

scolpito tra le onde, apposta per indicare la via.<br />

Uomini&<strong>Sport</strong> | Febbraio 20<strong>13</strong> | 09

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