Link a file PDF - Le Famiglie della Visitazione
Link a file PDF - Le Famiglie della Visitazione
Link a file PDF - Le Famiglie della Visitazione
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Quaderni <strong>della</strong> Scuola <strong>della</strong> Pace – n. 9<br />
braica non è una questione di paradiso o di inferi, è qualcosa di molto diverso,<br />
non appartenere al mondo futuro significa non far parte dei costruttori, di coloro<br />
che progettano un mondo eventualmente migliore. Quindi, quando il Talmud<br />
dice che colui che non crede che la risurrezione dei morti è menzionata nella<br />
Bibbia non partecipa dell’immaginario di un mondo migliore e <strong>della</strong> sua costruzione,<br />
fa un’ affermazione un po’ strana, perché in realtà nella Bibbia ebraica<br />
non esiste nemmeno una parola che riguarda la risurrezione dei morti, non se<br />
ne parla, si parla di qualche miracolo, ma questo è tipico <strong>della</strong> Bibbia, c’è<br />
sempre qualcuno che riesce a svegliare un morto, ma parlare <strong>della</strong> resurrezione<br />
dei morti assolutamente no.<br />
Infatti i grandi commentatori si sforzano di estrapolarlo dal testo di qualche<br />
profeta, Geremia o Ezechiele o anche Isaia, ed io per molti anni non ho capito<br />
questa preoccupazione e l’ho ritenuta un po’ assurda ed esagerata. Poi ho<br />
cominciato a studiare il più importante commentatore <strong>della</strong> Bibbia ebraica: Ra-<br />
shi 2<br />
.<br />
In un suo commento Rashi spiega questa parte del Talmud che parla appunto<br />
di questi “miscredenti” che non credono che la risurrezione dei morti sia menzionata<br />
nella Bibbia, e dice così “…e sì, la resurrezione dei morti è menzionata<br />
nella Bibbia e coloro che ci dicono che hanno la fede nella resurrezione dei<br />
morti sono dei poveri cretini, noi non abbiamo bisogno <strong>della</strong> loro fede,<br />
l’importante è che stia scritto.” La Parola non è una questione di fede, è una<br />
convinzione interiore che mi fa leggere in un certo modo, è la fiducia non la<br />
fede, la fede non è una parola ebraica, questa parola non esiste neppure nella<br />
lingua ebraica, esiste amén e amén viene da emunà, che significa fiducia, e la<br />
fiducia è qualcosa che si trasmette di generazione in generazione, è un atto<br />
3<br />
importante, è l’espressione di un certo tipo d’interiorità .<br />
2 È il maggiore commentatore medievale <strong>della</strong> Bibbia (1040-1105), nativo di Troyes, molto importante<br />
per la famiglia Baharier, perchè il papà polacco, dopo 10 anni dal ritorno dai campi di concentramento,<br />
venne in Francia e costruì una fabbrica a Troyes, cento chilometri da Parigi, per il<br />
solo motivo che era stata la città dove era vissuto il grande Rashi .<br />
3 Capisco che è bene chiarire un po’ meglio l’esistenza e il significato <strong>della</strong> parola fede/fiducia nella<br />
lingua ebraica. A questo proposito devo raccontare un midrash, a me carissimo, che riguarda<br />
Abramo. Suo padre Terach era un commerciante di idoli; niente di speciale, se pensiamo che gli<br />
Ebrei nel Medioevo nelle città europee sono stati i massimi produttori di croci. Bene, una notte<br />
Abramo entra nel magazzino del padre e rompe tutte le statuette, distrugge tutti gli idoli tranne il<br />
più grande, una specie di grande totem. Il mattino seguente il padre trova questo disastro e subito<br />
lo interroga per avere spiegazioni. Abramo nega ogni responsabilità naturalmente e indica piuttosto<br />
il grande idolo rimasto come colpevole. Il padre lo ridicolizza facendogli notare che è impossibile,<br />
perché quella è una statua, un ammasso di legno e di oro, immobile e impotente.<br />
Grande ironia di Abramo alla risposta del padre, dicono i commentatori, che poi come sempre si<br />
dividono su due linee: quella dei commentatori più devoti che gridano di esultanza perché lo proclamano<br />
come primo monoteista, gli altri, miei preferiti, che lo chiamano invece il primo autentico<br />
ateo. Sostengo questa interpretazione insieme a molti studiosi illustri che arrivano a dire che non<br />
significa niente essere monoteisti o politeisti, perché l’idolatria può rimanere comunque. Perciò<br />
non si tratta di fede, ma di dignità, per questo sento estranea la parola fede e mi riporta<br />
8