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Quaderni <strong>della</strong> Scuola <strong>della</strong> Pace – n. 9<br />

tello, porta il nome di fratello. La situazione che il mio maestro definirà l’alterità<br />

per eccellenza. Se dovessimo tradurre il suo nome Yosef in italiano io lo chiamerei<br />

proprio l’altro; lui è l’altro nel senso che aspetta l’altro. Questo ragazzino<br />

diventa da subito il figlio preferito del padre e suscita un pandemonio: gli altri<br />

fratelli lo odiano, in più lui ha sogni di gloria che racconta senza pudore e il<br />

padre Giacobbe, pur se Patriarca, non era grande psicologo e regala a lui e a<br />

nessuno degli altri figli una tunica particolare.<br />

Il testo biblico fa rabbrividire. La famosa tunica nel testo ebraico si chiama<br />

chetonet passim (Gen 37,3): chetonet vuol dire tunica, passim, non si sa; tutti i<br />

commentatori, dai più antichi fino a quelli moderni, si sono fermati su questa<br />

parola, è la caratteristica <strong>della</strong> tunica, ed è meraviglioso leggere tutti i commenti:<br />

ognuno su questa parola “passim”, che è un plurale, ha qualcosa da dire.<br />

Si dice che a suo tempo i vestiti belli erano di lino, che era di una seta particolare,<br />

ogni forma e varietà di interpretazione del significato … “passim … passim<br />

… passim” … è molto importante, perché questa tonaca poi cristallizzerà<br />

su di sé tutte le disgrazie che succederanno a Yosef e sarà questa tonaca insanguinata<br />

dal sangue di un agnellino che verrà consegnata al padre Giacobbe<br />

dai fratelli che diranno “… tuo figlio è stato divorato da un animale, da una<br />

bestia selvaggia”. Non era vero, l’avevano venduto, eppure, credetemi, tutti noi<br />

avremmo fatto molto peggio davanti a un personaggio come Giuseppe.<br />

Anch’io, forse a causa dei miei genitori, che hanno costruito un impero nel settore<br />

del tessile, ho continuato a pensare a questa parola, ad essere attratto da<br />

questa espressione “passim”; volevo capire com’era questa tonaca. Finalmente<br />

durante le mie ricerche e i miei studi ho trovato un commentatore esperto di<br />

grammatica che ha detto che probabilmente “passim” indica delle righe, e sarebbe<br />

stato questo particolare che a suo tempo contraddistingueva la veste di<br />

lusso, la veste importante, il vestito scelto. <strong>Le</strong> righe. Sapete che cosa gli ha<br />

regalato Giacobbe? Il pigiama di Auschwitz, gli ha regalato il pigiama di Auschwitz,<br />

perché questo sarà il destino di Giuseppe 5<br />

.<br />

5<br />

Preferisco anticipare una perplessità che potrebbe sorgere sul tema delle righe <strong>della</strong> veste di<br />

Giuseppe e del pigiama dei prigionieri di Auschwitz<br />

Come può essere stato che chi ha scelto questo abito di prigionia conoscesse il Talmud e la storia<br />

di Giuseppe? Esiste un principio di ermeneutica per l’interpretazione <strong>della</strong> Bibbia che dice che non<br />

vi è cronologia nella Torah “non c’è prima e non c’è dopo”, cioè non c’è spiegazione che arriva<br />

anticipatamente o in ritardo. Quando nasce un’interpretazione del testo biblico è perché c’è stato<br />

un incontro tra maturazione delle menti, tra maturazione storica e testo: questo è il principio.<br />

Quando io sono in grado, il testo mi diventa accessibile, quando la Storia, ma non solo, la storia<br />

del pensiero, quella <strong>della</strong> mia mente consentono a una spiegazione di diventare valida, di avere<br />

un senso, di acquisire un significato, allora io sono illuminato e il testo che leggo diventa pieno di<br />

luce. Quello <strong>della</strong> cronologia è un problema nostro, non <strong>della</strong> Bibbia: noi abbiamo deciso che la<br />

cronologia sia un asse portante del nostro pensiero e delle nostre interpretazioni di un testo, non<br />

lo dice la Scrittura.<br />

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