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La truffa dello ius soli<br />
fatti italiani come i loro amici figli di italiani. Perciò, dicono, bisogna introdurre lo ius<br />
soli: chi nasce in italia è italiano.<br />
Sì, ma fermi un attimo. Facciamo un passo indietro: cosa abbiamo detto prima?<br />
Abbiamo detto che questi bambini e ragazzi sono italiani di fatto perché hanno<br />
vissuto in italia. Ciò che li rende italiani è stato l'andare a scuola in italia, il<br />
frequentare coetanei italiani, giocare sullo stesso campo di pallone e parlare la stessa<br />
lingua. Il loro essere italiani deriva <strong>qui</strong>ndi da un processo di assorbimento della<br />
lingua, della cultura, degli usi e malcostumi italiani che si sviluppa nella loro infanzia<br />
e adolescenza. Ma questo cosa c'entra con il luogo dove si è nati? Nulla.<br />
Un bambino può assorbire lingua, cultura, usi e malcostumi italiani se cresce in<br />
italia, indifferentemente dal luogo in cui è nato.<br />
Facciamo un esempio. J<strong>org</strong>e e Tomas sono due fratelli, figli di genitori messicani.<br />
J<strong>org</strong>e nasce in Messico nel 2005; l'anno successivo i genitori decidono di trasferirsi a<br />
Firenze, così J<strong>org</strong>e arriva in italia all'età di un anno, quando ancora non parla e si<br />
regge a malapena in piedi. Nel 2008 compie tre anni e inizia a frequentare l'asilo;<br />
passa le giornate tra bimbi italiani inizia a parlare italiano. Arriva il 2011, J<strong>org</strong>e ha sei<br />
anni, ed è ora di andare a scuola; così inizia il suo percorso scolastico in cui<br />
continuerà ad integrarsi sempre di più con i coetanei e a formarsi come italiano. Ma<br />
nel 2011 nasce Tomas, il suo fratellino. Sono ormai cinque anni che la famiglia vive a<br />
Firenze. Così Tomas riceve la cittadinanza italiana. Non parla una parola di italiano<br />
(ovviamente, visto che al massimo è capace di fare uè uè). Però riceve la cittadinanza<br />
italiana, mentre il fratello J<strong>org</strong>e che si è fatto cinque anni in italia no. Questo perché<br />
J<strong>org</strong>e è nato in Messico e Tomas in italia. Che logica ha tutto questo? Nessuna.<br />
Infatti il criterio per cui per decidere se dare o meno la cittadinanza si controlla dove<br />
un bambino è nato non risponde al problema che i sostenitori dello ius soli<br />
evidenziano quando parlano di questi bambini che sono italiani di fatto ma non sulla<br />
carta. Il luogo di nascita con quei bambini non c'entra proprio niente. Così come<br />
l'essere capace di suonare l'armonica a bocca non ti rende più magro o più grasso.<br />
Quei bambini sono italiani di fatto perché hanno vissuto in italia, non perché sono<br />
nati in italia. La differenza tra nascere in un luogo e vivere in un luogo spero sia<br />
chiara a tutti.<br />
Non per i sostenitori dello ius soli, che forse non hanno mai messo la testa oltre a<br />
Vipiteno, se non per le ferie estive. C'è chi passa tutta la vita nel proprio paesino<br />
dove la gente nasce, cresce e muore. Già quando si sposano e mettono su casa nel<br />
comune a 5 km di distanza si pongono domande esistenziali se sono oggionesi o<br />
moltenesi. Quando invece uno mette il naso fuori di casa si acc<strong>org</strong>e che non tutto il<br />
mondo è stanziale. Non necessariamente la gente che si trasferisce in un altro paese<br />
poi vi rimane per tutta la vita. Senza nemmeno pensarci troppo a lungo mi vengono<br />
in mente queste persone che ho conosciuto: una ragazza ceca nata in Cina e tornata<br />
in Boemia dopo due anni, una ragazza veneta nata in Nigeria dove lavorava il padre<br />
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