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Papa Ratzinger - Flash Magazine

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QUELLO CHE<br />

LA NEVE INSEGNA<br />

di Barbara Turriziani<br />

28<br />

Attualità<br />

infectum fieri nequit’, il<br />

fatto non può essere disfatto, così<br />

‘Factum<br />

l’antico passo della commedia<br />

‘Aulularia’ di Plauto, divenuto poi ‘brocardo’<br />

di diritto romano, a sintetizzare la<br />

storicizzazione delle azioni compiute e la<br />

responsabilità che ne deriva. Tutt’attorno<br />

sono ancora evidenti gli effetti della nevicata<br />

verificatasi nella nostra provincia i<br />

primi giorni di febbraio, ancora più nitido<br />

è nella memoria il sali-scendi emozionale<br />

che l’ha accompagnata: dapprima la gioia<br />

e lo stupore di vedere grandi e soffici fiocchi<br />

fluttuare e posarsi su ogni cosa, la meraviglia<br />

di un paesaggio così candido e<br />

silente, abbraccio ancestrale tra cielo e<br />

terra; il conforto di essere riusciti a raggiungere<br />

casa e di poter contemplare il<br />

momento, contenendo il respiro per non<br />

appannare il vetro della finestra, al caldo,<br />

al sicuro, lasciandosi cullare dai ricordi risvegliati<br />

da tanto candore ed epigoni di<br />

sogni altrettanto deliziosi e ignari. Un’ atmosfera<br />

‘pinteriana’, trasformatasi, il mattino<br />

seguente, in silenzio incredulo, di<br />

fronte allo spesso manto bianco adagiatosi<br />

nella notte e all’intensità e insistenza di<br />

quello straordinario fenomeno.<br />

Bianco il cielo, bianca la terra, bianco il<br />

volto conscio dell’immobilità forzata che<br />

ne derivava, ben presto anche sgomento<br />

per i gravi e prolungati disagi cagionati<br />

dall’interruzione imprevista dei servizi<br />

idro-elettrici e telefonici. All’istante l’entusiasmo<br />

quasi fanciullesco nell’usare la<br />

neve per preparare la moka è stato raggelato<br />

dal rumore sordo dei rami spezzati da<br />

un peso inconsueto, dall’impossibilità di<br />

uscire di casa, utilizzare autovetture, raggiungere<br />

esercizi e farmacie, dall’incapacità<br />

di potersi scaldare o semplicemente di<br />

preparare quel famoso caffè. Gesti quotidiani,<br />

compiuti in altri momenti con superficiale<br />

scontatezza, improvvisamente<br />

irrealizzabili; esigenze banali come sciacquare<br />

il viso o uscire a cercar provviste,<br />

fronteggiate con mezzi raffazzonati, grotteschi,<br />

irreali , che molto ricordavano i duri<br />

anni del primo Novecento e l’infanzia dei<br />

nostri nonni. La consolazione di un immediato<br />

intervento da parte degli enti preposti<br />

alla tutela e sicurezza cittadina si è fatta<br />

molto, troppo, attendere; quella del go-<br />

verno centrale poi del tutto assente. Una<br />

latitanza inverosimile e con altri tempi ed<br />

attori, va detto, ben altrimenti stigmatizzata.<br />

E’ stata una nevicata straordinaria per<br />

le nostre latitudini, paragonabile e forse<br />

superiore a quella del 1929 ma soprattutto<br />

a quella che nel 1956 ricoprì di bianco tutta<br />

l’Italia tanto da divenire oggetto di testi<br />

musicali degni, quelli sì, degli onori di<br />

Sanremo, mica farfalle...<br />

Tuttavia se nel difficile dopoguerra la sublimazione<br />

poetica poteva essere l’unico<br />

conforto ad un evento inatteso e devastante,<br />

nel 2012 avvilisce l’evidente incapacità<br />

di fronteggiare con nerbo una<br />

criticità ripetutamente e chiaramente annunciata<br />

e, in fin dei conti, neppure così<br />

violenta. E invece, così come gli alberi<br />

lungo le strade, il micro-sistema urbano<br />

non ha retto il peso di una nevicata. Il che<br />

lascia diversi motivi di riflessione, soprattutto<br />

se si considera che l’inadeguatezza<br />

dimostrata in questo frangente non è che il<br />

‘topos’ di una consuetudine purtroppo endemica<br />

e ormai esemplare di questo territorio.<br />

Si fa dunque pressante l’urgenza di riformare<br />

in primis la nostra coscienza civica e<br />

il modo d’intendere il rapporto privato-cittadino/amministratore.<br />

Il tessuto sociale si è rinnovato, con esso<br />

sono mutate le esigenze cui un governo<br />

sano deve risposte solutive nuove che dimostrino<br />

la volontà di crescere e di volersi<br />

liberare dalle pastoie di un sistema politico<br />

ormai obsoleto, ma di questo sapranno di<br />

sicuro discutere molti ben più competenti<br />

di me. Nel 1836 Giacomo Leopardi, nella<br />

sublime lirica La ginestra dubitava profe-<br />

ticamente e con malinconico sarcasmo<br />

delle ‘magnifiche sorti e progressive’, i<br />

prodigi della modernità ottocentesca, scettico<br />

sulla generale glorificazione del “progresso”<br />

come soluzione di tutti i problemi<br />

e portatore di universale felicità. Una lezione<br />

che la neve lascia tra le altre è infatti<br />

la conferma dei limiti derivanti da una fragile<br />

dipendenza dalla tecnologia che permea<br />

e scandisce così fittamente la nostra<br />

vita, per cui venendo a mancare, ci ha scoperti<br />

impreparati e goffi; tuttavia, sottraendoci<br />

le comodità, costringendoci alla fatica<br />

per le più elementari esigenze, ci ha forse<br />

resi una volta di più e come sempre dovrebbe<br />

essere, consapevoli degli agi che la<br />

civiltà ha reso comuni. Anche se fisicamente<br />

più stanchi, dopo ore trascorse a<br />

tentare varchi nella neve, ci ha restituiti più<br />

fieri e paghi di una fatica mirata al bene<br />

comune, risvegliando il senso di appartenenza<br />

ad una comunità solitamente dalle<br />

trame sfaldate: concetti come solidarietà e<br />

condivisione, in quei frangenti, si sono<br />

riaccesi di significato e ragione. il clima di<br />

partecipazione e sollecitudine che ne è generato,<br />

fa sperare nel futuro, sostiene che<br />

la collaborazione è la possibile chiave per<br />

cambiare sensibilmente questa cittadina<br />

addormentata, riuscendo magari a recuperare<br />

e veicolare, verso un fine collettivo,<br />

quella ‘volteriana’ e candida esaltazione<br />

degli animi all’arrivo di un semplice spazzaneve<br />

‘liberatore’, che mi ha fatto pensare<br />

nostalgicamente anche all’immagine<br />

campagnola dei nostri nonni in ingenua attesa,<br />

sulle loro sediole, dell’ incredibile,<br />

fragoroso ed esaltante transito del ‘ferreo<br />

gigante fumante’, il treno.

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