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lutivo all’interno di un’idea dinamica di<br />
sviluppo. Debussy trova in Wagner il<br />
massimo esponente di questa tendenza;<br />
nelle straordinarie opere del tedesco effettivamente<br />
assistiamo ad un ritornare<br />
di temi, ad una espansione continua dal<br />
punto di vista melodico come da quello<br />
armonico in un infinito rincorrersi di<br />
premesse e conseguenze.<br />
Debussy contrappone a quest’idea strutturalmente<br />
dinamica un concetto di staticità<br />
temporale; il brano musicale non<br />
necessariamente deve essere visto come<br />
un racconto, derivante dagli intrecci tra<br />
materiali musicali, ma anche come un<br />
quadro in cui ogni particolare può essere<br />
ammirato indipendentemente dal tutto<br />
pur se all’interno di una costruzione<br />
complessiva. Così come possiamo contemplare,<br />
in un intero dipinto, un singolo<br />
agglomerato cromatico o un prezioso<br />
dettaglio, così in un’opera sonora possiamo<br />
godere di un inciso minuto, di un<br />
accordo isolato nella sua essenza sonora,<br />
senza necessariamente metterlo in relazione<br />
consequenziale e diretta con gli<br />
altri elementi circostanti. Ed ecco allora<br />
capovolgersi anche l’idea di gerarchia<br />
funzionale delle armonie in base alla<br />
quale ad una dissonanza deve seguire<br />
una consonanza equilibratrice, ad una<br />
tensione la sua risoluzione; ogni singolo<br />
ente sonoro può assumere una sfumatura<br />
indipendente dalla sua funzionalità abituale,<br />
un significato assoluto e pertanto<br />
unico a seconda anche del suo semplice<br />
colore percepibile che diviene parametro<br />
creativo al pari di armonia, melodia e ritmica.<br />
In tale concezione senz’altro si<br />
possono avvertire le suggestioni dell’impressionismo<br />
pittorico e del simbolismo<br />
letterario dell’epoca. Per il pittore impressionista<br />
l’oggetto da ritrarre, pur essendo<br />
sempre uguale a se stesso, può<br />
essere sempre infinitamente diverso a<br />
seconda del momento e del luogo di osservazione;<br />
dunque una stessa figura ritratta<br />
in diversi attimi del giorno con<br />
diverse condizioni climatiche e temporali<br />
assume illimitate ‘nuances’ di luci ed<br />
ombre se si guarda più al colore che al<br />
segno, come emblematicamente sperimentato<br />
da Claude Monet nelle numerose<br />
versioni della Cattedrale di Rouen<br />
del 1890 . Per il simbolismo invece una<br />
singola parola può essere tanto più poetica<br />
quanto suscettibile d’interpretazioni<br />
diverse, tanto più carica di simbologie e<br />
significati quanto più vaga. Autori come<br />
Stephane Mallarmè, Arthur Rimbaud o<br />
Charles Baudelaire ritenevano che il<br />
poeta non dovesse descrivere la realtà,<br />
ma cogliere e trasmettere le impressioni<br />
più astratte e indefinite, suggerire emozioni<br />
e stati d’animo, penetrare l’intima<br />
essenza delle cose, evocare corrispondenze<br />
misteriose attraverso anche i semplici<br />
suoni delle parole tra concetti<br />
lontanissimi.<br />
Così ad esempio nei ‘Preludi’, Debussy<br />
isola melodie ed accordi lasciandoli sospesi<br />
o reiterandoli fino a spersonalizzarli<br />
ed a renderli indipendenti dal<br />
contesto; un po’ come il ripetere tante<br />
volte una parola tende a farle perdere i<br />
contorni ed il significato convenzionale<br />
così mettere insieme varie dissonanze<br />
separandole da una risoluzione, invece<br />
di aumentare la tensione percettiva paradossalmente<br />
la stempera, fa scomparire<br />
la dissonanza per rivelare l’esclusiva essenza<br />
vibratoria caricando al contempo<br />
gli oggetti sonori di significazioni che<br />
vanno ben oltre la norma. Nella citata<br />
opera-simbolo per orchestra, ‘Prélude à<br />
l’après-midi d’un faune’ ,Debussy combina<br />
mirabilmente una straordinaria oculatezza<br />
dei mezzi con una profondità<br />
evocativa senza precedenti. Volutamente<br />
scarni i due piccoli temi melodici principali<br />
così come il loro quasi inesistente<br />
sviluppo in una vaga struttura tripartita;<br />
alchemici e rarefatti gli interventi degli<br />
strumenti orchestrali, ognuno con il suo<br />
prezioso quanto minuto intervento.<br />
Monet, Cattedrale di Rouen<br />
Musica Classica<br />
Ad ogni riproposta del tema, pur sempre<br />
perfettamente riconoscibile, questo<br />
viene ‘illuminato’ diversamente dall’armonia<br />
e dalla strumentazione fino a<br />
trasformarsi in qualcosa di rinnovato<br />
ed unico …ecco le ‘luci di Rouen’.<br />
L’opera prende spunto da una lirica<br />
poetica di Stephane Mallarmè, ed<br />
evoca le fantasie di un fauno che, in<br />
uno scenario bucolico, tra sonno e veglia<br />
al suono di un flauto ha un illusorio<br />
incontro amoroso con alcune<br />
bellissime ninfe. Invano leggendo il<br />
corrispondente letterario cercheremmo<br />
immagini puntuali e descritte in musica;<br />
comune è solo il principio: come<br />
nella poesia di Mallarmé balenano più<br />
le caratteristiche sonore delle parole ed<br />
una illimitata sensualità, così nella musica<br />
di Debussy prevalgono emotività<br />
ineffabili e corrispondenze intraducibili.<br />
Generoso, eccentrico, visionario,Claude<br />
Debussy non fu trascurato<br />
in vita, eppure le incantevoli pagine<br />
sbocciate nei limpidi intermezzi d’ispirazione<br />
tra le sue ribelli avventure<br />
erano destinate anni più tardi al successo<br />
intramontabile che ancora le caratterizza.<br />
Al loro primo apparire<br />
suscitarono al pari di quelle di Ravel le<br />
più opposte reazioni, dall’adorazione<br />
entusiasta di amici e colleghi fino all’indignazione<br />
che pervase anche taluni<br />
ambienti accademici se è vero che<br />
agli studenti del Conservatorio di Parigi<br />
non venne consentito di assistere<br />
alla prima del ‘Pelleas et Melisande’.<br />
La sua musica così colta, raffinata ed<br />
anche sensuale veniva talvolta giudicata<br />
impudica, addirittura audace al<br />
punto di turbare le fanciulle di buona<br />
società che, secondo alcune parole del<br />
tempo, rischiavano, solo studiando il<br />
‘Claire de Lune’, di perdere la loro ‘innocenza’.<br />
Tanto a Roma dov’egli sospirava<br />
il ritorno a Parigi, quanto in<br />
Russia dove la mecenate di Tchaikovsky<br />
lo aveva voluto come pianista privato<br />
o a Eastbourne dove trascorse i<br />
giorni incantevoli ed movimentati del<br />
suo secondo scandaloso matrimonio<br />
con Emma Bardac, l’esistenza di Debussy<br />
ondeggiò sempre fra gli estremi<br />
della felicità e del tormento, del trionfo<br />
e dell’ apparente tracollo. Dunque egli<br />
può essere considerato l’archetipo di<br />
tutti quegli artisti di genio che nel loro<br />
essere autentici creatori, sono inadeguati<br />
al ragionare ed al condursi con il<br />
resto degli uomini.<br />
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