44 Moda di Emanuela Crescenzi SanRemo 2012 Care amiche, eccoci giunte ad un nuovo appuntamento con la moda e lo stile! Il Festival di Sanremo è appena finito e vi assicuro che in materia di stile, ho visto delle assurdità raccapriccianti. Partendo dal tanto chiacchierato abito di Belen, fidatevi, mi sono messa le mani nei capelli, mai visto niente di più volgare ed inadeguato, portato malissimo da una persona estranea all’eleganza ed alla classe. Passiamo ad Ivanka, altra forzatura, convinta di fare la prima donna solo perché indossava abiti dallo stile “Nude”. Altro stile inguardabile è stato quello di Dolce Nera, un minestrone Drak poco curato e molto approssimato. E della “Vedova” Arisa ne vogliamo parlare? Finto vintage, assenza totale di accessori e sandalo stringato che metteva in risalto le caviglie fuori misura; certo sempre meglio dei sandali rossi di Noemi, abbinati al colore dei capelli, convinta della sua mise e coerente con la sua precedente canzone, dedicata alla cellulite… Altro “insaccato” da discount è stata Nina Zilli, in quell’abito attillatissimo che metteva in risalto pancia e cosce spropositate e l’assenza più totale di seno. Arriviamo ad Emma, nel suo abitino nero con spacco “Simil Belen” che sembrava la caricatura mal riuscita di Jessica Rabbit, è vero che l’abito fa il monaco, ma voler spacciare Emma per una sexy è come far sfilare Platinette al posto di Naomi. Uniche promosse, secondo me, sono la Canalis e la Bertè, alle quali faccio i miei complimenti per le gambe da Teen Agers. Bene, care amiche, spero che guardare queste oscenità vi sia servito per curare meglio il vostro look, prima di darvi appuntamento al prossimo mese , vi ricordo che ogni domenica mi trovate al Maracaibo a Morolo per la gara delle Band; mentre dal martedì al sabato vi consiglio di passare al Disco Pub – pizzeria birreria- Equinox a Castel Massimo per mangiare e divertirvi, ascoltando ottima musica, perché lo stile non è solo nel vestire, ma anche nei luoghi che si frequentano. Vi è bastata la neve? Vi svelo un segreto, ma non ditelo a nessuno, in quei giorni di gelo polare ho indossato tuta e felpa, un paio di volte, “in perfetto” stile trasandato. Perdonooooo.
Con il secolo XIX, il secolo del Risorgimento dell’Italia, entriamo nelle dinamiche storiche che coinvolgono Frosinone e i suoi uomini migliori, come, ad esempio, Luigi Angeloni e Nicola Ricciotti, nel grande confronto ed anche nelle tragiche guerre che porteranno l’Italia a trovare la sua dimensione unitaria. Non sempre i fatti di cospirazione hanno un ruolo decisivo per i cambiamenti; anche in questi momenti i furbi o furbastri cercano il loro guadagno, spacciandosi per patrioti. Al contrario, come ci riferisce il Barbagallo a pagina 302 del suo bel libro, vi sono persone che di patriottico non hanno nulla, sono furfanti, sono persone indebitate che “colli furti, rapine, saccheggi si sono di molto arricchiti coll’altrui ruine...” A seguito del sistema amministrativo imposto dalla grandeur napoleonica (è un difetto o un pregio francese??!!), che prevede dipartimenti, circondari e cantoni, Frosinone si trova dentro il dipartimento del Tevere (l’altro è il dipartimento del Trasimeno) in cui è divisa Roma. Un personaggio importante nella lotta contro Napoleone e poi contro la restaurazione, è Luigi Angeloni, il quale, insieme a Nicola Ricciotti, è un assertore dell’indipendenza italiana, anche se con ottica federativa. L’Angeloni, uomo di pensiero, di cultura-famose le sue opere poco conosciute -entra a far parte del mondo delle sette carbonare, già con la Congiura dei Romani dell’11 ottobre 1800. Non tutti gli storici hanno un giudizio positivo sul ruolo dell’Angeloni dentro i movimenti di libertà che incominciano a scuotere l’Europa e l’Italia. Chi lo ha conosciuto direttamente a Parigi nel lontano 1814, come l’aristocratico Federico Confalonieri, può, in maniera diretta, esprimersi così: “Quest’uomo venne a poco a poco manifestandomi le sue idee politiche. Egli fecemi fare la conoscenza di alcuni con cui egli era intimamente legato e con lui erano stati amici del celebre generale Malet (per bel determinare il ruolo dell’Angeloni, è da dire che il Malet preparò una congiura contro Napoleone, la quale finì con la morte dei cospiratori). Troppo facile erami stato d’avvedermi che i rapporti di amicizia e di opinione fra questi uomini erano rassodati da legami di società segreta..” L’amicizia tra i due è tale che l’Angeloni fa conoscere al conte Confa- lonieri gli statuti della setta. Infatti si legge in Memorie e lettere, I, del famoso milanese .”Giudicatomi adunque idoneo allo scopo, senza formalità e senza giuramento di sorta, mi furono fatti conoscere e consegnati gli statuti della società segreta degli Adelfi..” Secondo il sistema amministrativo napoleonico, la Delegazione di Frosinone, già governatorato di Campagna e Marittima, veniva divisa in 2 distretti, a loro volta divisi in governi e questi in comuni. Eccoci dentro le dinamiche della Restaurazione che vede personaggi importanti di Frosinone, attraverso le diverse “vendite carbonare”, organizzarsi per liberare l’Italia o la prospettiva unitaria dal peso violento ed arrogante dello straniero, chiamato ora a difendere questo o quello a seconda degli interessi in campo. Nel 1821 nasce la prima “vendita carbonara” a Frosinone per l’azione convinta di Nicola Fabrizi di Torrice, il quale si legge nel libro dello Zirizzotti-Ricciotti e Bandiera “istituì la vendita di Frosinone in casa di Luigi Marcocci alla Porta Campagiorni.” Altro personaggio importante della storia di Frosinone e non solo è Nicola Ricciotti: uomo d’azione, teso a collaborare con altri per buttare il seme della libertà. Muore, dopo un periodo in carcere per le sue attività di cospirazione ed un periodo di apprendistato dentro la Giovane Italia del Mazzini, in maniera eroica, durante una spedizione nelle zone della Calabria, nel vallone di Rovito insieme ai fratelli Bandiera: era il 25 luglio del 1844. Con l’avvento della cosiddetta Repubblica Romana del 1849, numerosi sono i frusinati che, con sacrificio ed anche con la morte, si dedicano alla lotta contro ogni sopruso straniero. Alcuni nomi: Ricciotti Vincenzo, figlio di Nicola, Giampiero Guglielmi, deputato alla Costituente Romana e Francesco Ricci. Proclamata la Repubblica, a Frosinone viene inviato il “cittadino-presidente” Carlo Mayr, il quale, secondo le direttive del ministro Saffi, richiese il giuramento di fedeltà alla Repubblica a tutti gli impiegati dell’ex delegazione apostolica. Il 3 luglio, l’esercito francese all’ordine del generale Oudinot abbatte la giovane repubblica con tutte le conseguenze sul fronte delle libertà, mortificate, soffocate dalla prepotenza oltr’Alpi. Storia di Frosinone Terza ed ultima parte Camminando nella storia di Frosinone: spunti e riflessioni di Mario Cerroni La rivincita arriva, seppur con qualche lustro più tardi, con la presa di Roma del 1870, dove il vessillo dell’unità, seppur zoppicante, dell’Italia trionfava su ogni forma di prepotenza e di vecchiume. Vittorio Emanuele II diventa Re d‘Italia, e Frosinone entra, così, a far parte, con il plebiscito del 2 ottobre 1870, della nuova svolta che condurrà, purtroppo, nei lustri seguenti, dentro guerre infernali, come la prima e seconda guerra mondiale, con il fardello antidemocratico del regime fascista. Un’Italia martoriata in ogni angolo: Frosinone bombardata e rasa al suo, con il dopo guerra, iniziò, faticosamente, ad alzare la testa per guardare, con un forte senso del sacrificio e di una rinnovata dignità, verso orizzonti di democrazia e di benessere. La Frosinone del dopo guerra, del nuovo corso americano vive una condizione di precarietà che, con difficoltà, riesce ad entrare, anche attraverso una rinnovata politica, carica di solidarietà e del senso comune, dentro nuovi meccanismi di una industrializzazione-leggasi Nucleo industriale ora ASI- che sradica dalla terra miglia e migliaia di persone per lavorare nelle industrie, grazie anche al ruolo attivo della Cassa per il Mezzogiorno. Frosinone, purtroppo, nel tempo, anche per condizionamenti politici romani (la storia si ripete ancor oggi, malamente), per una cultura ancora arretrata, resterà una Città senza dimensione, nel senso che sarà un grande paese che, con difficoltà, riuscirà a trovare la giusta dimensione di Città capoluogo, privata, ad esempio, di una realtà universitaria che avrebbe dato, certamente, a Frosinone una vera dimensione, anche sul fronte culturale. Nonostante gli sforzi più o meno recenti delle recenti e passate amministrazioni, purtroppo la Città stenta a trovare una vera dimensione, necessaria anche a confrontarsi con forza con le dimensioni della metropoli romana e quella del sud della Ciociaria. 45