Dominicus n. 1 - (Domenicani) - Provincia San Domenico in Italia
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È possibile una fede senza segni? Una fede senza liturgia? Senza religione? Se il<br />
tempo viene spogliato di ogni ritualità, non può che diventare una figura di<br />
dannazione; non è possibile vivere un tempo senza festa, senza dimensione<br />
religiosa, senza alcuna forma di relazione con Dio che non sia solo espressione<br />
<strong>in</strong>dividuale, non suscettibile di essere riconosciuta e condivisa (liturgia); non<br />
si può togliere il senso sacro alla nascita, alla morte, alle grandi esperienze<br />
<strong>in</strong>teriori, sociali ed esistenziali che accompagnano la vita di ogni uomo e che<br />
noi celebriamo tanto nella preghiera <strong>in</strong>teriore che <strong>in</strong> quella comune.<br />
L’esperienza del sacro nella preghiera liturgica e <strong>in</strong>dividuale<br />
C’è una stretta relazione tra esperienza del sacro e rito, una dimensione promuove<br />
e garantisce l’altra; il rito, il culto <strong>in</strong> genere sono l’elemento di manifestazione<br />
dell’esperienza del sacro.<br />
Il rito è l’espressione più autentica del sacro, perché si fonda su un <strong>in</strong>sieme di<br />
simboli, attraverso i quali si manifesta la trascendenza di Dio nell’immanenza<br />
espressiva e figurativa.<br />
È proprio <strong>in</strong> questo delicato equilibrio fra trascendenza e immanenza, fra<br />
mistero e senso, fra il sacro e i suoi simboli, che si realizza l’esperienza della<br />
preghiera. L’equilibrio dovrà riguardare una certa riservatezza nel confronto<br />
dei simboli e dei gesti che costituiscono il rito, perché il sacro non è addome-<br />
sticabile: il sacro è sempre oltre se stesso, e nella misura <strong>in</strong> cui una simbologia<br />
rituale tenta di catturarlo, per così dire, riesce <strong>in</strong> realtà solo a stravolgerlo –<br />
Agost<strong>in</strong>o scriveva: “Se lo capisci non è Dio” –. Gli stessi sacramenti della<br />
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Papa Benedetto XVI