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216 La pittura cos’è<br />
zioni. È l’auspicio <strong>di</strong> Barthes (1973) <strong>di</strong> una storia degli strumenti e delle<br />
materie, non degli artisti. Qui, come accennato, la logica concreta riguarda<br />
fl ui<strong>di</strong> e pietre, cioè la miscela non pacifi ca tra oli e pietre polverizzate che<br />
danno il colore. Una sintassi senso-motoria <strong>di</strong> umani e non-umani, ognuno<br />
con le proprie competenze. Le analisi dei dettagli mirano a esplicitare gli<br />
impasti soggiacenti alle testure, i quali, nella maggior parte dei casi, restano<br />
segreti. Il paragone con l’alchimia è motivato dal fatto che in passato pittori<br />
e alchimisti con<strong>di</strong>videvano molte materie – olio <strong>di</strong> lino, spiriti, minerali<br />
brillanti e colorati – un certo numero <strong>di</strong> operazioni elementari – fi ssazione,<br />
<strong>di</strong>stillazione, circolazione, putrefazione… – ma soprattutto un’idea <strong>di</strong><br />
laboratorio in quanto luogo <strong>di</strong> un sapere tacito. «L’alchimia è l’arte che sa<br />
come ottenere una sostanza che nessuna formula può descrivere». 22 Questa<br />
recalcitranza a emergere è la molla <strong>di</strong> Elkins, che continua a spiegare, pur<br />
ribadendo che si tratta <strong>di</strong> “indefi nibile”, “indescrivibile”. A Carl Jung, noto<br />
per aver elaborato il modello interpretativo più ricco sull’alchimia, lo storico<br />
dell’arte rimprovera la riduzione alla teorie della psiche e la separazione<br />
tra attività pratica e processi mentali, proiettati sulle trasmutazioni della<br />
materia. Il linguaggio alchemico appare a Jung non tanto semiotico quanto<br />
simbolico, nell’accezione misterica che ha il simbolo: neppure gli alchimisti<br />
capivano i contenuti (archetipici) che affi oravano dal loro inconscio.<br />
Torto <strong>di</strong> Jung, per Elkins, è aver reso l’alchimia virtualmente autonoma<br />
dal laboratorio, quando invece “labor” (proce<strong>di</strong>menti, meto<strong>di</strong>, tecniche,<br />
strumenti) e “orare” (me<strong>di</strong>tazione, pittura interna) vanno <strong>di</strong> pari passo e si<br />
traducono reciprocamente. 23 Rituali <strong>di</strong> estroversione e introversione:<br />
l’icona è identica alla visione celeste e non lo è, è la linea che contorna la<br />
visione […]. Così, nei colori, nella maniera <strong>di</strong> stenderli sulla superfi cie, nella<br />
natura fi sica e chimica della materia che compone i colori, nella composizione<br />
22 Elkins, La pittura cos’è, p. 27.<br />
23 Cfr. Carl Jung, “Premessa a un catalogo <strong>di</strong> alchimia”, 1946, in Jung 1989, p. 371.<br />
Jung analizza l’alchimia con la tesi che «nell’oscurità <strong>di</strong> un fatto esterno scopro,<br />
senza riconoscerla come tale, la mia vita interna o psichica». Jung 1944, trad. it.,<br />
pp. 255-256. Eco, che si è occupato della questione, giunge alle stesse conclusioni<br />
<strong>di</strong> Elkins, nell’intendere alchimia pratica-operativa e alchimia simbolica (o mistica<br />
o esoterica) come momenti inter<strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong> un’ambiguità costitutiva del <strong>di</strong>scorso<br />
alchemico. Cfr. Eco 1990, p. 72. Rispetto al termine “laboratorio”, è Elkins<br />
a suffragarne l’origine, per le precisazioni degli alchimisti, come parola composta<br />
dai termini “labor” e “ora”. Elkins, La pittura cos’è, p. 42. Nessuna nostalgia <strong>di</strong><br />
verità, ma l’etimologia come « fi gura retorica: aggetta verso il signifi cato […],<br />
perché ogni lessema si può spiegare in parafrasi: la parola è Parabola e la favella<br />
Favola» (Fabbri 2004, voce “Lessico”).