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220 La pittura cos’è<br />
bre nella Venere allo specchio (1554-55): con strati <strong>di</strong> fi nissima pittura scura,<br />
che si assottiglia man mano che le ombre si infi ttiscono. Così la scrittura<br />
del narratore <strong>di</strong>venta propedeutica al saper fare del narratario. Ricette per<br />
opere che le hanno perse o non ne hanno mai avute. In generale si può <strong>di</strong>re<br />
che questo libro calca il genere della ricetta, riguadagnando l’attenzione del<br />
lettore sulle sostanze della pittura e su signifi cati intimamente <strong>di</strong>pendenti<br />
dal modo in cui i quadri vengono <strong>di</strong>pinti. Sull’inter<strong>di</strong>pendenza sensoriale e<br />
gestuale tra istanza d’azione e sostanze si basa la commensurabilità <strong>di</strong> pittura,<br />
alchimia e cucina: prassi orientate a trasformare le materie tramite un<br />
fascio <strong>di</strong> operazioni costanti. Lo vedremo. Il risultato è una messa in posa<br />
che in nessun caso è ipostatica, ma che, dal momento della sua esibizione,<br />
va a deperire. Anche Elkins, come Greimas, è convinto che le affi nità della<br />
cucina con l’alchimia meriterebbero un libro intero. 35<br />
Nelle ricette le sequenze dei processi non sono mai totalmente leggibili<br />
né banalmente <strong>di</strong>ssimulate, ma rese accessibili, alluse, ridotte. L’approssimazione,<br />
scre<strong>di</strong>tata da storici dell’arte alla ricerca <strong>di</strong> protocolli, 36 nasce dalla<br />
contingenza (in situ e “dal vivo”) delle applicazioni, che obbliga ad adattare<br />
le istruzioni al sistema; è inoltre un fattore <strong>di</strong> innovazione: favorisce la scoperta<br />
<strong>di</strong> nuovi nessi tra gli elementi del para<strong>di</strong>gma, secondo una retorica che<br />
procede per similitu<strong>di</strong>ne, metonimia, antonomasia, contrasto. 37 Come ricorda<br />
Greimas (1983, trad. it.: 153), la ricetta, benché formulata con l’imperativo,<br />
non è una prescrizione, ma una proposta <strong>di</strong> contratto omologabile a una strategia<br />
narrativa tra<strong>di</strong>zionale, con un destinante programmatore e un destinatario<br />
realizzatore. Il testo è la “manifestazione <strong>di</strong> competenze attualizzate”.<br />
Si basa su un doppio movimento, <strong>di</strong> adesione nell’assunzione e <strong>di</strong> appropriazione.<br />
Il patto fi duciario è fondamentale, altrimenti si fi nisce come i chimici<br />
che, provando a eseguire a modo loro il “sospettoso” esperimento alchemico<br />
della lumaca d’oro, ottengono un cumulo <strong>di</strong> muffa. La co<strong>di</strong>fi cazione chimica<br />
perde l’effi cacia rifl essiva e transitiva della logica sensibile. Elkins la riarticola<br />
attraverso ricette antiche quali quelle dell’albero d’argento o dell’oro<br />
musivo, «solfuro tannico SnS2, ma in termini alchemici uno scintillante oro<br />
35 Cfr. Elkins, La pittura cos’è, p. 148. «La cucina è forse il più vasto esperimento<br />
del modo enigmatico con cui i sensi si passano il “testimone” del signifi cato».<br />
Fabbri 1991, ed. 2012, p. 125. Sui rapporti estesici tra arte e cucina ve<strong>di</strong> anche<br />
Pozzato 2012.<br />
36 Bran<strong>di</strong>, per esempio, mette in guar<strong>di</strong>a dalle «pericolose cucine delle velature e<br />
delle vernici». Cfr. Cesare Bran<strong>di</strong>, “Observations about varnishes and glazes”<br />
(1950), in Bran<strong>di</strong> 1977, pp. 99-121, spec. p. 113.<br />
37 Sull’“adhocking” cfr. Fabbri 2005. Sull’approssimazione come strumento euristico<br />
ve<strong>di</strong> anche Eco 1990, p. 71.