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L’ANCORA<br />
DALL‘ACQUESE 11 OTTOBRE 2009 23<br />
Da “Passeggiando con Proust”<br />
La fiera di Mombaldone<br />
e di Enrico Bonino<br />
Mombaldone. Quale “complimento”<br />
si può fare ad una<br />
fiera contadina, e di allevatori,<br />
del XXI secolo?<br />
Quello di assomigliare, il più<br />
possibile, a quella di centʼanni<br />
fa. Ebbene il complimento lʼabbiamo<br />
sentito rivolgere - anche<br />
se via telefono: la modernità<br />
non si può buttare via tutta, ma<br />
limitare sì… - alla Fiera del<br />
Montone Grasso che ha avuto<br />
svolgimento sabato 3 ottobre.<br />
“Proprio comʼera una volta”.<br />
Insomma: il tempo perduto<br />
pare ritrovato.<br />
Ma comʼera una volta?<br />
Alla domanda risponde un libro.<br />
Un bel libro. Che si deve<br />
alla penna veramente felice di<br />
Enrico Bonino (1922- 2005),<br />
poeta ligure di Albissola, e<br />
poeta “sulla scia di Montale,<br />
Sbarbaro e Barile”, ma affezionato<br />
anche allʼentroterra piemontese.<br />
Alla Langa e al Monferrato.<br />
E anche a quelle colline<br />
in cui i due paesaggi sembrano<br />
mischiarsi.<br />
Si tratta di Passeggiando<br />
con Proust (L.Editrice, Savona,<br />
2007), una silloge, che alla<br />
Recherche allude più che scopertamente,<br />
e che combina<br />
prosa e liriche, da cui traiamo<br />
alcune suggestioni in merito<br />
alla “fera”. Che confermano<br />
come i libri “di paese”, o “di territorio”<br />
non siano cosa peregrina.<br />
Non episodico slancio irrazionale<br />
di editori, o di municipi<br />
che vogliono lanciarsi in sconsiderate<br />
imprese.<br />
Ma operazioni, per prima cosa,<br />
“di cultura”, le quali intendono<br />
far memoria. E tramandare<br />
un “come eravamo” che<br />
rischia di andare perduto. E<br />
che, invece, “si ritrova”. Proprio<br />
come Proust insegna.<br />
La fiera dʼinizio ottobre<br />
“Una sconfinata distesa di<br />
padiglioni e tendali multicolori<br />
si dilata a vista dʼocchio verso<br />
Borgo Stazione, lʼOstero, le<br />
Caldane, e ancora giù sino a<br />
lambire le rive del fiume e le<br />
curve dello stradone fra i campi<br />
della “Meitera”, i casoni “Del<br />
Pian”, le due catapecchie allora<br />
arroccate sulla “Ceretta” dove<br />
lʼOvrano, estenuandosi in<br />
una dolce curva, si annulla nel<br />
Bormida. A poco a poco quella<br />
immensa tendopoli, sorta come<br />
per incanto nella notte, una<br />
notte operosa e ravvivata dai<br />
fuochi e dalle voci dei bivacchi,<br />
si animava finché una vera<br />
marea di contadini, negozianti,<br />
mercanti di bestiame, sensali,<br />
suonatori girovaghi, accattoni,<br />
giocatori dʼazzardo,<br />
sfaccendati, si aggirava frenetica<br />
tra un banco e lʼaltro […].<br />
Più dietro le donne abbigliate<br />
da festa, con ampi fazzoletti<br />
neri a nascondere nuca e<br />
fronte, le corbe, infilate al braccio,<br />
con le deliziose formaggette<br />
del “Bec”, fatte con solo<br />
latte di capra durante la stagione<br />
degli amori. Qua due<br />
mercanti, col rosso fazzolettone<br />
avvolto sul bruno collo taurino,<br />
assistiti da un buffo sensale<br />
raccolto in abituccio nero,<br />
si stringevano vigorosamente<br />
e più volte ambedue le mani<br />
incrociate, a suggellar contratti<br />
più garantiti che non per<br />
scritture legali o documenti<br />
bollati. Là un anziano costretto<br />
in una attillata e angusta giacchetta<br />
del dì delle nozze (da<br />
serbarsi per il cataletto) fra le<br />
risa e i commenti salaci dei gi-<br />
relloni e dei concorrenti, contrattava<br />
un cesto dʼuova rosee<br />
e bianche, alcuni capi di pollame,<br />
legati per le zampe e starnazzanti<br />
in una gran confusione<br />
di creste, becchi, ali e piume<br />
agitate e scomposte […].<br />
E poi eccoci in osteria. Dove<br />
il cuoco era “una specie di<br />
Condè - di manzoniana memoria;<br />
ma anche lʼepisodio<br />
precedente ricorda i capponi di<br />
Renzo - durante la battaglia di<br />
Rocroi”.<br />
“E il cucinone più somigliante<br />
ad un antro di stregoneria<br />
per tutti quei fumi, quel vapore<br />
acqueo che sbuffava da grosse<br />
pentole, gli aromi e le fragranze<br />
dʼogni genere, il puzzo<br />
del sangue e delle interiora,<br />
lʼodor greve delle carni macellate,<br />
nonché il gradevole profumo<br />
di quanto era avviato ad<br />
una buona cottura, ribolliva,<br />
fremeva, rintronava come una<br />
creatura viva, un mostro ciclopico,<br />
la fucina di Vulcano […].<br />
Dalla crotta la spola incessante<br />
“puntigliosamente gravato<br />
[lʼAutore ricorda e parla in<br />
prima persona] di preziose<br />
bottiglie di dolcetto e freisa di<br />
Strevi, barbera e grignolino<br />
dʼAlba, moscato di Canelli o di<br />
Bubbio, barbaresco e nebbiolo<br />
delle colline astigiane […].<br />
Lʼora [della scelta] del giocattolo<br />
coincideva con lʼora dei<br />
porcellini. Anche questi ultimi li<br />
rassomigliavo a balocchi, da<br />
caricare a molla, per vederli girare<br />
in tondo, così rosei, carnuti,<br />
teneri. Entro gabbie di vimini<br />
di foggia circolare, formavano<br />
un unico sugnoso viluppo<br />
di paffuti incarnati rosa, con<br />
i codini incirrati e le orecchie a<br />
cucchiaio […].<br />
Oltre a pecore, montoni, capre,<br />
che facevano berciante<br />
gazzarra, si contrattavano tori<br />
membruti, vacche dalle opulente<br />
mammelle, bovi pazienti<br />
di continuo ruminanti, e - non<br />
di rado – stalloni, bai e roani.<br />
Anche bigi somarelli, i recalcitranti<br />
muli e timidi bardotti, dalle<br />
criniere scure, ognora intenti<br />
a scacciare mosche con lunghe<br />
code a spazzola.<br />
Frammisto a nitriti, ai muggiti,<br />
ai belati, la vivace querela<br />
dei polli, delle tacchine, delle<br />
faraone, il pigolio dei pulcini di<br />
stoppa gialla, il funebre lamento<br />
dei colombi e delle tortore,<br />
costrette in anguste voliere, di<br />
contro allo starnazzare e al<br />
crocchiare delle anatre […].<br />
Ma ecco i banconi dove si<br />
ammucchiavano una fantasmagoria<br />
di tinte sfolgoranti e<br />
variate, panni, calzature, tappeti,<br />
stoviglie… e le esposizioni<br />
dove facevan bella mostra le<br />
rassegne dei meccanismi e<br />
utensili agricoli […].<br />
Un grappolo dʼuva bastava<br />
a rinfrancarmi e rimettermi in<br />
sesto in vista degli immancabili<br />
ravioli al ragù. Ché quel giorno<br />
si sedeva (per modo di dire)<br />
a tavola tardi, e in angoli di<br />
fortuna.<br />
***<br />
La Fiera del montone grasso<br />
2009 era promossa da Comune<br />
e Pro Loco, con lʼappoggio<br />
di Regione Piemonte e<br />
Provincia di Asti, e il coordinamento<br />
dellʼAssociazione Provinciale<br />
Allevatori. E ad essa<br />
hanno contribuito un nutrito<br />
gruppo di titolari di attività<br />
commerciali, che il comitato<br />
organizzatore attraverso queste<br />
colonne vuole sentitamente<br />
ringraziare. G.Sa<br />
Un supporto didattico multimediale<br />
Excelsior story<br />
il PC racconta<br />
Vesime. 23 slide (diapositive<br />
parlanti: immagini più testo)<br />
per lʼaeroporto di Vesime. Per<br />
“lʼExcelsior”.<br />
Sono quelle del supporto pdf<br />
che è stato confezionato presso<br />
lʼArchivio Storico Diocesano<br />
da un gruppo di ricercatori<br />
che rispondono al nome di<br />
Gianluigi Usai, Vittorio Rapetti,<br />
Gabriella Parodi, Gino Bogliolo,<br />
Franco Ceretto. E che il<br />
coordinatore della ricerca, Don<br />
Angelo Siri, ci ha riferito essere<br />
disponibile per le attività didattiche.<br />
Se un insegnante lo vorrà<br />
utilizzare, basterà recarsi presso<br />
lʼArchivio di Salita Duomo<br />
(aperto lunedì pomeriggio e<br />
venerdì al mattino) ad esempio<br />
con una chiavetta digitale (una<br />
unità esterna di memoria USB)<br />
per prelevare questo interessante<br />
sussidio che può essere<br />
giocato tanto nella scuola media<br />
(inferiore e superiore), ma<br />
che non esclude un utilizzo anche<br />
nelle Elementari.<br />
Ricco il corredo fotografico<br />
del dossier che, oltre a soffermarsi<br />
su progetto, realizzazione<br />
e caratteristiche della struttura,<br />
oltre a indicare la segnaletica<br />
per lanci ed atterraggi (e<br />
molte immagini sono le stesse<br />
cui ha attinto nei precedenti<br />
numeri la nostra testata) ha il<br />
pregio di ricostruire tutti gli “arrivi”,<br />
citando i velivoli, gli uomini<br />
e i loro movimenti.<br />
La prima stagione di attività<br />
dellʼair field cadde tra il 17 e il<br />
18 (o 19) novembre 1944 (poi<br />
seguì la distruzione del campo);<br />
quindi una seconda contraddistinse<br />
il periodo che va<br />
dallʼinizio di marzo al 14 aprile<br />
1945. In tutto sei gli atterraggi<br />
(di cui due di collaudo) e altrettanti<br />
i decolli.<br />
Pochi forse per chi decontestualizza<br />
il campo di volo dalla<br />
cornice, che era quella di un<br />
territorio conteso.<br />
Ma a guardare con oggettività,<br />
la storia ha tutti gli ingredienti<br />
dellʼimpresa.<br />
Al di là del vantaggio di usufruire<br />
di un collegamento con<br />
lʼItalia liberata (gli aerei arrivavano<br />
dalla Toscana: da Pisa,<br />
Firenze, Cecina), dellʼutilità di<br />
essere riforniti di materiali, armi,<br />
viveri (anche con i lanci),<br />
formidabile era la valenza psicologica<br />
della realizzazione.<br />
Quanto alle missioni alleate,<br />
esse facevano capo al SOE<br />
(Speciale Operation Executive),<br />
formate da militari e non<br />
militari (questi ultimi per il supporto<br />
politico, che comprendevano<br />
giuristi e giornalisti) al<br />
SAS (Special Air Service).<br />
Tra le “ricchezze della documentazione<br />
una pagina dal<br />
fascicolo riservato del comando<br />
RAF (ora declassato) che<br />
ha titolo Special Operation<br />
AAF AID to European Resistence<br />
Movements, che fotografa<br />
- tra lʼaltro - lo sbandamento<br />
partigiano dellʼinverno<br />
1994, nello specifico dellʼultima<br />
settimana di dicembre,<br />
quando 200 partigiani trovarono<br />
la morte e altri 700 furono<br />
catturati dalla brigate nere e<br />
dallʼesercito regolare tedesco<br />
nella zona Acqui- Asti- Alessandria.<br />
Tra i tanti personaggi citati il<br />
capitano Robert MacDonald, i<br />
cui familiari sono stati ospiti a<br />
Vesime a fine settembre, che<br />
scese in Langa allʼinizio di<br />
aprile 1945 e fu subito trasferito<br />
a Castino, presso il comando<br />
della II Divisione Langhe.<br />
Fu uno dei tanti protagonisti<br />
di quella stagione.<br />
Le didascalie rendono possibile<br />
identificare ora il “Moretto”,<br />
ora Settimo Maggiorino,<br />
Pasquale Balaclava, Augusto<br />
Pregliasco, “Temple” e il capitano<br />
Ballard, il comandante<br />
Mauri…<br />
Tra le curiosità, le immagini<br />
con le bandiere Commonwealth<br />
distese a terra o sulle auto.<br />
Una misura indispensabile<br />
per evitare il fuoco amico.<br />
A corredo di questo supporto<br />
è stato inoltre realizzato,<br />
dallo stesso team, un analogo<br />
prodotto, dedicato alle formazioni<br />
partigiane operative in<br />
Langa e Monferrato astigiano,<br />
che hanno avuto rapporto con<br />
lʼaeroporto di Vesime, che pur<br />
in forma sintetica, riporta data<br />
della costituzione della formazione,<br />
comandante, sede, distintivo<br />
e organico.<br />
Nei giorni dell’anniversario di Alba liberata<br />
Le Langhe: una poesia<br />
di Giacomo Murgia<br />
Vesime. Giacomo Murgia<br />
ha avuto un ruolo di primissimo<br />
piano nella Resistenza nelle<br />
Langhe.<br />
E anche per la costruzione<br />
di “Excelsior”, lʼaeroporto in riva<br />
alla Bormida, a valle di San<br />
Giorgio Scarampi e Roccaverano,<br />
che ricorda il famoso ballo<br />
del 1881, il ballo che vedeva<br />
in lotta lʼOscurantismo contro<br />
la Luce e il Progresso.<br />
(E allora la mostra fotografica<br />
allestita presso la Corte dei<br />
Canobbio di Cortemilia, testimone<br />
della ripresa dellʼopera<br />
al Maggio Musicale Fiorentino<br />
negli anni Sessanta è stata tuttʼaltro<br />
che casuale…).<br />
Giacomo Murgia, vicecomandante<br />
nelle formazioni di<br />
Mauri, tenente pilota, giunto in<br />
Piemonte (nella zona di Frabosa<br />
Soprana) da Udine dopo<br />
lʼotto settembre, nome ormai<br />
familiare ai lettori de “LʼAncora”<br />
a seguito dei vari contributi<br />
da noi pubblicati nelle precedenti<br />
settimane, ha deciso di<br />
essere seppellito nelle Langhe.<br />
E a queste aveva dedicato<br />
una lirica (letta al convegno di<br />
quindici giorni fa da Francesca<br />
Gallo, di Vesime), fatta pervenire<br />
dalla vedova del partigiano<br />
attraverso lʼIstituto Storico<br />
della Resistenza di Treviso.<br />
Ma la storia di Giacomo<br />
Murgia, “Giacomino”, medaglia<br />
dʼargento della Resistenza,<br />
non è solo “langhetta”.<br />
Le sue memorie (in parte<br />
edite da “La Gazzetta dʼAlba”<br />
del 14 gennaio 1981) rivelano<br />
la situazione dʼincertezza dopo<br />
i rallestramenti della primavera<br />
1944 che lo portarono a colloquio,<br />
a Reaglie, con Duccio<br />
Galimberti, per concertare sul<br />
da farsi in un momento in cui i<br />
collegamenti tra i “ribelli” erano,<br />
in gran parte saltati.<br />
Tra i suoi compiti quello di<br />
contribuire alla risistemazione<br />
della struttura delle Formazioni<br />
Alpine, parallelo ad un tentativo<br />
– fallito – di una riunificazione<br />
anche politica di tutti i<br />
gruppi operanti nel cuneese.<br />
Fu così che dalla Val Maudagna<br />
e dalla Val Corsaglia (lasciate<br />
al capitano Piero Cosa)<br />
Murgia scese verso le Langhe.<br />
A Castino. Dal maggiore Mauri.<br />
Per collaborare allʼaeroporto.<br />
In tempi in cui il liquido più<br />
essenziale…era la grappa:<br />
“era un nostro toccasana”.<br />
Serviva (ed era quella ad altissima<br />
gradazione) per lʼaccensione<br />
rapida delle fascine che<br />
illuminavano lʼaeroporto, ma<br />
funzionava come disinfettante,<br />
come anestetico, per risollevare<br />
il morale (ovvio), e per far<br />
andare i motori (fin che andavano…)<br />
mescolandola con i<br />
solventi che arrivavano da<br />
Cengio…”.<br />
Quanto al testo che segue<br />
(invitiamo a leggerlo comparandolo<br />
con le liriche certo più<br />
famose di Ungaretti e Quasimodo:<br />
da Non gridate più a Alle<br />
fronde dei salici o Ai quindici<br />
di Piazzale Loreto), facile<br />
collegarlo alle vicende albesi<br />
(con la repubblica e la città libera<br />
dal 10 ottobre al 2 novembre<br />
1944), e poi alla successiva<br />
avanzata nero-tedesca.<br />
“Si sentiva che la Seconda<br />
Divisione era fermamente disposta<br />
a vendere cara la pel-<br />
le - annotava Giacomo Murgia<br />
in una relazione datata 1980 -<br />
ma si capiva che avrebbe dovuto<br />
sopportare perdite molto<br />
gravi, come in effetti accadde”.<br />
Le Langhe<br />
Versi liberi e sciolti contraddistinguono<br />
una lirica che,<br />
specie nella sua prima parte,<br />
anche da un punto di vista della<br />
qualità artistica, è davvero<br />
apprezzabile.<br />
In essa si segnalano le frequenti<br />
spezzature (o enjambement)<br />
utilizzate in chiara funzione<br />
espressiva.<br />
***<br />
Sono salito piangendo / ai<br />
tuoi grandi silenzi / serali, ampi<br />
come / un volo, disteso / verso<br />
gli orizzonti / che si fanno<br />
del colore / dei glicini e delle<br />
viole. / I casolari, come nascosti<br />
/ tra dossi, a spiare / lunghe<br />
file di carri / di giù da Bormida.<br />
/ Castelli, bianche chiese, piccoli<br />
cimiteri / e strade che si dilungano<br />
/ nellʼinfinito. / In alto,<br />
sopra / lʼultima rampa di noccioli<br />
/ posso udire un gran coro<br />
/ profondo / che mi circonda, /<br />
che è qui e nel grandioso / arco<br />
delle montagne, che è come<br />
un pregare / sommesso, /<br />
come un vociare / di turba, come<br />
un vasto / lamento che sale<br />
/ dai campi. / Oh mie appassionate<br />
memorie! Fantasmi /<br />
che vivete qui attorno, nei castelli<br />
vuoti e risonanti / presso<br />
la grande casa dei Montezemolo<br />
fedeli, fantasmi / che sorgete<br />
scalzi/ dalle buche nelle<br />
forre/ fantasmi dei cimiteri / venite,<br />
ditemi, chiedete! / Ah, con<br />
quante corone / di rovi polverosi,<br />
/ sui cigli di queste strade<br />
/ foste incoronati! / Ah, quale<br />
urlo / vi sconvolse i capelli / prima<br />
di cadere! / Ora venite, avvicinatevi,<br />
/ lo so che mi state<br />
guardando. / La vita ci piega, /<br />
ci fa marcire / mentre camminiamo.<br />
/ Io somigliavo a voi / in<br />
quei lontani giorni / pieni di sole.<br />
/ Cʼera una luce spietata /<br />
che segnava le ombre / senza<br />
timori. / Cʼera la luce splendida<br />
/ che muore lasciando favole<br />
pure. / Venite, venite / da<br />
Castellino, / da Bricco Berico,<br />
/ dalla Pedaggera. / Venite anche<br />
voi, / nella Torre di Palazzo<br />
Rosso, / a bere in silenzio /<br />
un bicchiere di vino / vermiglio<br />
come il sangue!”.