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Aldo Gianolio<br />
sette del nono discorso del Bhagavad-Gita, <strong>il</strong> classico poema del -<br />
l’Induismo, i passi in cui Krishna, che ha rivelato essere l’incarnazione<br />
del dio Vishnu, spiega come la sua essenza divina permea<br />
di sé tutte le cose dell’Universo.<br />
È evidente come Coltrane voglia sempre più operare sincreticamente<br />
verso le varie forme musicali etniche (e ascetiche) del<br />
mondo, nella fattispecie soprattutto quelle africane e indiane. Nel<br />
tentativo di un’opera di sintesi, non riesce però a unire gli opposti<br />
come vorrebbe: <strong>il</strong> Coltrane africano, quello che cade in trance in<br />
improvvisazioni furiose, sembra non collimare con <strong>il</strong> Coltrane asiatico,<br />
quello sereno e malinconico alla ricerca della sublime purezza.<br />
Rimane <strong>il</strong> fatto, fondamentale, di come Coltrane ricerchi una musica<br />
che rompa i confini del jazz usuale per arrivare ad esprimere l’unità<br />
di tutte le cose. Per arrivare a questo si concentra sull’espansione<br />
dell’intensità di questa sua musica (sia che prevalga l’elaborazione<br />
asiatica o quella africana) anche per poter arrivare (e<br />
questa può essere intesa come una riflessione delle teorie indù)<br />
ad espandere la coscienza dell’ascoltatore in una specie di trascendente<br />
esperienza comune.<br />
Di più: egli pensa anche di recuperare, della musica, <strong>il</strong> suo potere<br />
mistico, come appare in tante varietà di storie indiane: “Mi piacerebbe<br />
scoprire <strong>il</strong> metodo per cui, con una particolare musica, se io<br />
voglio che piova, piove veramente; e se un mio amico è malato, mi<br />
piacerebbe suonare una particolare canzone che abbia <strong>il</strong> potere di<br />
farlo guarire; e se questo mio amico è economicamente fallito, mi<br />
piacerebbe, suonando un altro pezzo, che immediatamente riceva<br />
tutto <strong>il</strong> denaro di cui ha bisogno” [Jean Clouzet e Michel Delorme,<br />
“Entretien avec John Coltrane” in Les chaiers du <strong>Jazz</strong> n. 8, 1963].<br />
L’ultima produzione di Coltrane, quella delle session di febbraio e<br />
marzo 1967, con <strong>il</strong> gruppo formato da Alice Coltrane, Pharoah<br />
Sanders, Jimmy Garrison e Rashied Alì, quella degli album (sempre<br />
Impulse) “Expression” (comprendente i capolavori Offering, To<br />
Be – dove Coltrane è al flauto e Sanders al piccolo –, Ogunde ed<br />
Expression), “Stellar Regions” e “Instellar Space”, è quanto di più<br />
autentico, profondo, elegante e serenamente drammatico abbia