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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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<strong>XI</strong> CONGRESSO NAZIONALE<br />

DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOPATOLOGIA<br />

TERAPIA PSICHIATRICA<br />

UN PROBLEMA DI LIBERTÀ


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GIORNALE ITALIANO DI<br />

PSICOPATOLOGIA<br />

Italian Journal of Psychopathology<br />

<strong>XI</strong> <strong>Congresso</strong> Nazionale<br />

<strong>della</strong> <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> <strong>Psicopatologia</strong><br />

TERAPIA PSICHIATRICA<br />

UN PROBLEMA DI LIBERTÀ<br />

Organo Ufficiale <strong>della</strong><br />

<strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> <strong>Psicopatologia</strong><br />

Official Journal of the<br />

Italian Society of Psychopathology<br />

Roma, 21-25 Febbraio 2006<br />

ABSTRACT BOOK<br />

Fondatori: Giovanni B. Cassano, Paolo Pancheri<br />

Cited in EMBASE Excerpta Me<strong>di</strong>ca Database<br />

E<strong>di</strong>tor-in-chief: Paolo Pancheri<br />

VOLUME 12<br />

FEBRUARY 2006<br />

SUPPLEMENT


Presidente<br />

Paolo Pancheri<br />

Vicepresidente<br />

Mario Maj<br />

Segretario<br />

Filippo Bogetto<br />

Tesoriere<br />

Gian Franco Placi<strong>di</strong><br />

Presidente del <strong>Congresso</strong><br />

Paolo Pancheri<br />

Coor<strong>di</strong>natore<br />

Roberto Brugnoli<br />

Coor<strong>di</strong>natore dei Corsi ECM<br />

Roberto Delle Chiaie<br />

Segreteria Scientifica<br />

Maria Caredda<br />

Angela Iannitelli<br />

Amalia Maione Marchini<br />

Francesca Pacitti<br />

Adalgisa Palma<br />

Lorenzo Tarsitani<br />

SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOPATOLOGIA<br />

Consiglieri<br />

Alfredo C. Altamura<br />

Amato Amati<br />

Massimo Bion<strong>di</strong><br />

Massimo Casacchia<br />

Paolo Castrogiovanni<br />

Giovanni Muscettola<br />

Alessandro Rossi<br />

Consigliere Onorario<br />

Luigi Ravizza<br />

<strong>XI</strong> CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOPATOLOGIA<br />

Segreteria Organizzativa<br />

MGA - Roma<br />

Sede del <strong>Congresso</strong><br />

Roma - Hotel Hilton Cavalieri<br />

Sito del <strong>Congresso</strong><br />

www.sopsi.it<br />

Immagine <strong>di</strong> copertina: Pier Augusto Breccia


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Le Sessioni plenarie<br />

a cura <strong>di</strong><br />

Adalgisa Palma


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Terapia psichiatrica: un problema <strong>di</strong> libertà<br />

P. Pancheri<br />

III Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Roma «La Sapienza»<br />

Lo scopo finale <strong>di</strong> ogni attività me<strong>di</strong>ca è la terapia. La psichiatria<br />

non è un’eccezione a questa regola. La terapia psichiatrica<br />

pone tuttavia problemi particolari che sono presenti<br />

in minor misura in altre <strong>di</strong>scipline me<strong>di</strong>che. Nella nostra<br />

<strong>di</strong>sciplina l’interazione tra alterazioni cerebrali, <strong>di</strong>namiche<br />

intrapsichiche e interazioni sociali complica in assenza<br />

<strong>di</strong> certezze biologiche le decisioni sia del paziente<br />

che del me<strong>di</strong>co nei confronti dell’intervento.<br />

Il primo punto critico riguarda la decisione consapevole del<br />

paziente <strong>di</strong> accettare, rifiutare e aderire ad una terapia anche<br />

quando sono sod<strong>di</strong>sfatti i requisiti formali del consenso<br />

informato. La coscienza <strong>di</strong> malattia e il particolare rapporto<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza del paziente psichiatrico nei confronti<br />

del suo me<strong>di</strong>co sono al centro <strong>di</strong> questo problema.<br />

Il secondo punto critico riguarda la decisione dello psichiatra<br />

<strong>di</strong> curare o non curare un paziente <strong>di</strong> fronte ad una<br />

richiesta personale, familiare o sociale <strong>di</strong> intervento. Vale<br />

sempre infatti la regola me<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> curare sempre o comunque<br />

una manifestazione “patologica” anche quando essa<br />

non compromette la libertà decisionale del paziente? E<br />

qual è il livello <strong>di</strong> consenso attuale per definire i limiti <strong>della</strong><br />

patologia psichiatrica?<br />

Il terzo punto critico è il margine <strong>di</strong> libertà decisionale dello<br />

psichiatra nella scelta <strong>della</strong> terapia. Nella sua attività<br />

professionale lo psichiatra è consapevolmente o inconsapevolmente<br />

con<strong>di</strong>zionato in questa scelta da fattori multipli<br />

ed interagenti. Problemi <strong>di</strong> costi, <strong>di</strong> esigenze delle Aziende<br />

Ospedaliere, <strong>di</strong> interessi delle Aziende Farmaceutiche, <strong>di</strong><br />

pressioni sociali e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento da parte dei mass<br />

me<strong>di</strong>a possono influenzare questa scelta.<br />

I <strong>di</strong>sturbi psichiatrici comportano inevitabilmente una più o<br />

meno grande per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> libertà <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> azione nei<br />

nostri pazienti. Ma quanto è libero lo psichiatra da pregiu<strong>di</strong>zi<br />

scientifici, da stereotipi <strong>di</strong> scuola e da con<strong>di</strong>zionamenti<br />

esterni nell’aiutare il paziente a recuperare la libertà perduta?<br />

Verso il DSM-V e l’ICD-11: alcuni problemi<br />

attuali <strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi in psichiatria<br />

M. Maj<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Napoli SUN<br />

Gli attuali sistemi <strong>di</strong> classificazione dei <strong>di</strong>sturbi mentali,<br />

basati su definizioni operative delle varie categorie <strong>di</strong>agnostiche,<br />

hanno reso la <strong>di</strong>agnosi psichiatrica più precisa e riproducibile,<br />

favorendo la comunicazione tra i clinici e rendendo<br />

più confrontabili i risultati delle ricerche. Questi sistemi<br />

hanno però anche fatto emergere una serie <strong>di</strong> proble-<br />

9<br />

GIORN ITAL PSICOPAT 2006; 12 (SUPPL. AL N. 1): 7-15<br />

MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2006 - ORE 17.30-19.30<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

Sessione Inaugurale<br />

MODERATORI<br />

A. Amati (Catanzaro), G.B. Cassano (Pisa)<br />

mi che sono attualmente oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>battito e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> empirici<br />

1-3 . Il primo <strong>di</strong> questi problemi è quello <strong>della</strong> soglia<br />

per la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> ciascun <strong>di</strong>sturbo mentale. Tale soglia è<br />

attualmente basata sulla presenza <strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong><br />

sintomi (spesso fissati in maniera arbitraria) e su un grado<br />

significativo <strong>di</strong> sofferenza o <strong>di</strong> compromissione del funzionamento<br />

sociale (entrambi lasciati alla valutazione soggettiva<br />

del singolo clinico o ricercatore). Tuttavia, per alcuni<br />

<strong>di</strong>sturbi mentali, è ben documentata l’esistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

casi che restano “sotto soglia” per quanto riguarda il numero<br />

dei sintomi presenti, ma sod<strong>di</strong>sfano pienamente il criterio<br />

<strong>della</strong> compromissione del funzionamento sociale.<br />

D’altra parte, per altri <strong>di</strong>sturbi mentali, il criterio <strong>della</strong><br />

compromissione del funzionamento sociale risulta essere<br />

non pertinente. Un secondo problema è quello <strong>della</strong> frequente<br />

concomitanza <strong>di</strong> due o più <strong>di</strong>agnosi psichiatriche<br />

(cosiddetta “comorbi<strong>di</strong>tà psichiatrica”). L’emergenza <strong>di</strong><br />

questo fenomeno è in parte un artefatto <strong>di</strong> alcune caratteristiche<br />

degli attuali sistemi <strong>di</strong> classificazione, quali la moltiplicazione<br />

delle categorie <strong>di</strong>agnostiche, il numero ridotto<br />

<strong>di</strong> regole gerarchiche, una certa tendenza all’ipersemplificazione<br />

psicopatologica, nonché la regola concordata dagli<br />

estensori del DSM-III (e poi seguita nelle successive e<strong>di</strong>zioni<br />

del DSM) secondo cui alcuni sintomi caratteristici <strong>di</strong><br />

determinate classi <strong>di</strong>agnostiche non possono essere inseriti<br />

nelle definizioni dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> altre classi. L’uso acritico <strong>di</strong><br />

più <strong>di</strong>agnosi psichiatriche nello stesso paziente può impe<strong>di</strong>re<br />

un approccio olistico al singolo caso ed incoraggiare<br />

un uso eccessivo <strong>della</strong> polifarmacoterapia. D’altra parte, se<br />

soltanto una delle <strong>di</strong>agnosi concomitanti viene registrata<br />

(come spesso accade nella pratica clinica), la quantità <strong>di</strong><br />

informazioni che viene raccolta può risultare inferiore (anziché<br />

superiore) rispetto alla <strong>di</strong>agnosi tra<strong>di</strong>zionale. Inoltre,<br />

dal momento che i vari clinici possono concentrare l’attenzione<br />

sull’una o l’altra delle categorie <strong>di</strong>agnostiche concomitanti,<br />

la riproducibilità <strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi può essere compromessa.<br />

Bibliografia<br />

1 Narrow WE, Rae DS, Robins LN, Regier DA. Revised prevalence<br />

estimates of mental <strong>di</strong>sorders in the United States: using<br />

a clinical significance criterion to reconcile 2 surveys’ estimates.<br />

Arch Gen Psychiatry 2002;59:115-23.<br />

2 Maj M. ‘Psychiatric comorbi<strong>di</strong>ty’: an artefact of current <strong>di</strong>agnostic<br />

systems? Br J Psychiatry 2005;186:182-4.<br />

3 Maj M. The aftermath of the concept of ‘psychiatric comorbi<strong>di</strong>ty’.<br />

Psychother Psychosom 2005;74:67-8.


MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2006 - ORE 9.15-12.00<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

Sessione plenaria - La mattina delle libertà<br />

La libertà dal nostro cervello<br />

SESSIONI PLENARIE<br />

F. Bogetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Parlare <strong>di</strong> libertà dal cervello significa occuparsi del tema<br />

<strong>di</strong> quanto sia possibile all’uomo elaborare pensieri, prendere<br />

decisioni, attuare comportamenti che, in qualche modo,<br />

non siano già stati pre<strong>di</strong>sposti e non siano totalmente determinati<br />

dall’organizzazione stessa del nostro cervello. È<br />

il tema che, in campo filosofico, fa riferimento all’esistenza<br />

o meno del libero arbitrio, in relazione ad una concezione<br />

più o meno determinista dell’essere umano. Senza dubbio<br />

l’uomo porta con sé ed è il risultato <strong>di</strong> pesanti fattori<br />

determinanti, biologici e ambientali. Il corredo genetico, la<br />

traduzione nell’organismo dello stesso, l’ambiente geografico,<br />

il regime alimentare, gli eventi micro e macrorelazionali,<br />

il livello economico, la con<strong>di</strong>zione sociale, la cultura,<br />

le concezioni etiche e religiose, sono fattori determinanti <strong>di</strong><br />

enorme potenza, per cui potrebbe essere ragionevole ritenere<br />

che non siamo altro che il risultato <strong>di</strong> tutto ciò. Lo<br />

strumento attraverso il quale questi fattori agiscono è la<br />

strutturazione stessa del cervello: i geni propongono un determinato<br />

assetto neuronale, l’ambiente biologico e culturale<br />

lo conferma, lo mo<strong>di</strong>fica, lo annulla. Il cervello, formato<br />

e continuamente rimo<strong>della</strong>to dall’interazione con<br />

l’ambiente, è così il nostro padrone assoluto, che elabora<br />

un’attività psichica e <strong>di</strong> conseguenza, comportamentale che<br />

non può, dati i presupposti, che essere quella? O possiamo<br />

concepire qualche spazio <strong>di</strong> libertà, che ci permetta <strong>di</strong> incidere<br />

con autonomia decisioni e volontà, (libero arbitrio)<br />

sulla nostra vita?<br />

La mia relazione si propone <strong>di</strong> esaminare quali contributi<br />

possa dare la moderna psichiatria alla risposta a questa antica<br />

e fondante domanda. La ricerca neuroscientifica ha<br />

fornito interessanti spunti, che non possono certamente rivestire<br />

il carattere <strong>di</strong> risposte decisive. Verranno approfon<strong>di</strong>ti<br />

alcuni contributi, a partire dai potenziali <strong>di</strong> Libet alla<br />

social cognition, quale modello <strong>di</strong> risposta relazionale altamente<br />

influenzata dai circuiti neurali, comunque intesi come<br />

caratterizzati da un ruolo aperto, senza contenuti prefissati.<br />

Un interesse particolare viene poi rivolto al problema<br />

<strong>della</strong> libertà <strong>di</strong> scelta in vari quadri clinici psichiatrici.<br />

Infatti, la volontà, il potere <strong>di</strong> scelta <strong>di</strong> fronte all’azione,<br />

può essere compromessa in svariati <strong>di</strong>sturbi mentali e, viceversa,<br />

la sua riacquisizione è in<strong>di</strong>ce del miglioramento e<br />

<strong>della</strong> risposta alle terapie. Basti pensare allo schizofrenico<br />

privato <strong>della</strong> sua volontà da voci imperative o da deliri <strong>di</strong><br />

influenzamento, al depresso grave nullificato nella sua volizione,<br />

all’ossessivo-compulsivo incapace <strong>di</strong> interferire<br />

sui suoi processi mentali e sui suoi rituali, e così via.<br />

Vengono, quin<strong>di</strong>, presi in esame alcuni risultati psichiatrico-forensi,<br />

essendo la responsabilità subor<strong>di</strong>nata all’esistenza<br />

<strong>della</strong> possibilità <strong>di</strong> scelta. Possiamo <strong>di</strong>re <strong>di</strong> essere legati<br />

al nostro cervello, ma come strumento interattivo, con<br />

MODERATORI<br />

G. Muscettola (Napoli), P.L. Scapicchio (Roma)<br />

la possibilità <strong>di</strong> esercitare una certa libertà nella costruzione<br />

del nostro futuro, anche se partiamo da circostanze che<br />

non sono solo il frutto <strong>di</strong> nostre pregresse scelte ma <strong>di</strong> un<br />

gran numero <strong>di</strong> determinanti genetiche e ambientali. Il nostro<br />

“libero arbitrio” è molto relativo, forse più vicino ad<br />

un vissuto <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> forze interne ed esterne che ad<br />

una reale libertà <strong>di</strong> scelta.<br />

Si può ragionevolmente ritenere che con<strong>di</strong>zioni aperte, in<br />

cui l’agire può prendere strade <strong>di</strong>verse, coesistano con con<strong>di</strong>zioni<br />

cliniche, biologicamente e ambientalmente determinate.<br />

La psicopatologia del perito psichiatra<br />

e libertà decisionale<br />

G.C. Nivoli<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Sassari<br />

L’Autore illustra i vari problemi cui può andare incontro lo<br />

psichiatra forense nella sua professione. Tali problematiche<br />

vengono illustrate attraverso le tecniche <strong>della</strong> descrizione<br />

<strong>di</strong> un “comportamento con errore” , e secondariamente attraverso<br />

l’offerta <strong>di</strong> una tra le varie ipotesi <strong>di</strong> “comportamento<br />

senza errore”. Inoltre vengono descritte alcune tecniche<br />

per manipolare, delegittimare, criticare e ridurre la<br />

cre<strong>di</strong>bilità dello psichiatra forense nell’aula giu<strong>di</strong>ziaria nel<br />

corso dell’esame e del controesame. Per ogni tecnica manipolatoria<br />

è illustrato un “esempio clinico” a scopo chiarificatore<br />

ed è prospettata “l’ipotesi <strong>di</strong> una possibile risposta”<br />

dello psichiatra per neutralizzare l’intervento manipolatorio.<br />

Infine vengono illustrate le più frequenti motivazioni che<br />

spingono lo psichiatra ad abbandonare il ruolo <strong>di</strong> terapeuta<br />

per acquisire il ruolo <strong>di</strong> psichiatra forense e le caratteristiche<br />

psicopatologiche che le <strong>di</strong>stinguono.<br />

Il fantasma <strong>della</strong> libertà nella prescrizione<br />

terapeutica<br />

P. Pancheri<br />

III Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Roma «La Sapienza»<br />

La scheda tecnica <strong>di</strong> un farmaco riporta una serie <strong>di</strong> informazioni<br />

utili per impostare correttamente una terapia: in<strong>di</strong>cazioni,<br />

controin<strong>di</strong>cazioni, cautele particolari, range <strong>di</strong> dosaggio<br />

ed altre.<br />

Nella pratica, il clinico si trova, più spesso <strong>di</strong> quanto non si<br />

ritenga, <strong>di</strong> fronte alla opportunità o alla necessità <strong>di</strong> prescrivere<br />

un farmaco al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quanto riportato nella scheda<br />

tecnica. Il caso più frequente è l’utilizzo <strong>di</strong> un farmaco<br />

al <strong>di</strong> fuori delle in<strong>di</strong>cazioni riportate in scheda tecnica.<br />

D’altra parte, come è evidente dalla “storia registrativa”<br />

10


dei farmaci, una stessa molecola, in tempi successivi, vede<br />

ampliarsi lo spettro delle sue in<strong>di</strong>cazioni sulla base dei dati<br />

e delle evidenze scientifiche spesso già <strong>di</strong>sponibili al momento<br />

<strong>della</strong> prima registrazione.<br />

Quanto è libero il clinico <strong>di</strong> effettuare una prescrizione off<br />

label <strong>di</strong> fronte alla primaria necessità <strong>di</strong> curare nel modo<br />

migliore il suo malato?<br />

Quali problemi <strong>di</strong> carattere etico, deontologico, amministrativo<br />

e me<strong>di</strong>co legale dovrà affrontare a seguito <strong>della</strong> sua<br />

decisione?<br />

Le “schede tecniche” approvate dalle autorità regolatorie si<br />

basano sugli stu<strong>di</strong> controllati presentati dalle aziende per la<br />

registrazione. Ma gli stu<strong>di</strong> controllati certo non riflettono<br />

l’impreve<strong>di</strong>bile varietà delle presentazioni cliniche reali.<br />

Gli stu<strong>di</strong> controllati, inoltre, possono essere oggetto <strong>di</strong> numerose<br />

critiche in merito al loro rigore metodologico, all’influenza<br />

dello sponsor e alla generalizzabilità dei risultati.<br />

Quali sono i limiti reali che gli stu<strong>di</strong> controllati pongono<br />

<strong>di</strong> conseguenza alla libertà terapeutica dello psichiatra?<br />

Ma il problema può riguardare anche le psicoterapie, dove<br />

non esistono “schede tecniche” ma dove esse sono implicite<br />

e riflettono un comune consenso nell’ambito <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>sciplina.<br />

11<br />

SESSIONI PLENARIE<br />

Lo strato roccioso: <strong>di</strong>pendenza e libertà<br />

in psicoterapia<br />

R. Rossi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica,<br />

Sezione <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

La relazione prende spunto dal romanzo <strong>di</strong> Francis Scott<br />

Fitzgerald, in cui un rapporto <strong>di</strong> tipo psicoterapeutico, a<br />

metà strada tra l’analitico e il cognitivo, ma fondamentalmente<br />

generico, ha un esito <strong>di</strong>scutibile a causa <strong>della</strong> relazione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza che si instaura, qui reciprocamente. Da<br />

questo si passa ad una serie <strong>di</strong> considerazioni, che attraversano<br />

problemi <strong>di</strong> teoria <strong>della</strong> tecnica, <strong>di</strong> metodologia, e <strong>di</strong><br />

teoria generali, che farebbero supporre che il fenomeno<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>pendenza appare universale, anche se spesso, essendo<br />

fortemente ambivalente, si esprime attraverso il contrario,<br />

ed appare forse irrisolvibile. Il <strong>di</strong>scorso si articola<br />

passando per alcune note su “Analisi terminabile e interminabile,<br />

attraverso i casi dell’uomo dei lupi e <strong>di</strong> Ferenczi,<br />

ed in cui si considerano una serie <strong>di</strong> fattori, da quelli metapsicologici<br />

come l’istinto <strong>di</strong> morte a quelli psicologici come<br />

l’antichità del trauma. Ne segue un in<strong>di</strong>rizzo che mira a<br />

tener conto dell’inevitabilità <strong>della</strong> <strong>di</strong>pendenza, e a valutarne<br />

le conseguenze nei risultati terapeutici.<br />

GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO 2006 - ORE 09.15-12.00<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

Sessione Plenaria - Le insi<strong>di</strong>e delle linee guida<br />

Linee guida in psichiatria forense<br />

U. Fornari<br />

Università <strong>di</strong> Torino<br />

Esse <strong>di</strong>scendono <strong>di</strong>rettamente dagli obiettivi che si devono<br />

perseguire quando si è richiesti <strong>di</strong> prestare la propria opera<br />

come consulenti o periti giu<strong>di</strong>ziari e non come clinici.<br />

Esiste infatti una <strong>di</strong>fferenza fondamentale tra psicologo e<br />

psichiatra che “curano” e psicologo e psichiatra che “valutano”;<br />

questi due piani non debbono essere confusi tra <strong>di</strong> loro,<br />

perché processo e terapia sono ambiti operativi nettamente<br />

<strong>di</strong>vergenti tra <strong>di</strong> loro, sia nel metodo, sia negli obiettivi.<br />

Ciò premesso, le regole che devono essere tenute presenti<br />

quando si opera in ambito giu<strong>di</strong>ziario sono le seguenti:<br />

– descrivere i <strong>di</strong>sturbi psicopatologici in atto sotto il profilo<br />

sia qualitativo sia quantitativo (criterio psicopatologico<br />

<strong>di</strong>mensionale);<br />

– formulare una <strong>di</strong>agnosi psichiatrica (criterio nosografico<br />

descrittivo);<br />

– esaminare la conseguente compromissione delle funzioni<br />

autonome dell’Io (criterio <strong>di</strong>namico strutturale).<br />

Esaurito il percorso clinico, inizia quello <strong>della</strong> valutazione<br />

ORE 09.15-10.15<br />

Letture Introduttive<br />

MODERATORI<br />

A. Siracusano (Roma), R. Tatarelli (Roma)<br />

psichiatrico forense, a sua volta articolato in:<br />

– stabilire se il comportamento oggetto <strong>di</strong> indagine è o meno<br />

sintomatico <strong>di</strong> un funzionamento patologico psichico<br />

per poter conferire “valore <strong>di</strong> malattia” o “significato <strong>di</strong><br />

infermità” all’atto agito o subito (criterio criminologico)<br />

– specificare il tipo e grado <strong>di</strong> compromissione <strong>della</strong> capacità<br />

del soggetto in esame relativamente a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

infermità, inferiorità, deficienza psichica, danno psichico<br />

e altre con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> incapacità (criterio forense).<br />

La <strong>di</strong>agnosi è un momento importante <strong>della</strong> perizia, ma non<br />

sufficiente e tanto meno esauriente il compito peritale. Infatti<br />

quello che importa stabilire non è la connessione tra<br />

categoria <strong>di</strong>agnostica e reato, bensì quella tra <strong>di</strong>sturbo psicopatologico<br />

e funzionamento mentale in riferimento al<br />

fatto avente rilevanza giuri<strong>di</strong>ca. Ne consegue che è fondamentale<br />

esplorare il funzionamento intra e interpersonale<br />

<strong>di</strong> autori e vittime <strong>di</strong> reato, nel senso che più aree funzionali<br />

dell’Io saranno investite dal <strong>di</strong>sturbo patologico psichico,<br />

più ampia ed evidente potrà essere la compromissione<br />

comportamentale e decisionale riferita al fatto oggetto<br />

<strong>di</strong> indagine giu<strong>di</strong>ziaria.<br />

Pertanto, premesso un inquadramento clinico che sod<strong>di</strong>sfi<br />

criteri <strong>di</strong>agnostici con<strong>di</strong>visi e resi confrontabili attraverso i


SESSIONI PLENARIE<br />

manuali statistici DSM-IV o ICD-10 (per ora gli ultimi due<br />

in auge) è in<strong>di</strong>spensabile passare al secondo livello, che ha<br />

come obiettivo quello <strong>di</strong> esplorare il funzionamento <strong>di</strong><br />

quella persona (dal “che cosa ha” al “chi è”), perché ma-<br />

lattia mentale e valore <strong>di</strong> malattia sono due nozioni non necessariamente<br />

intercambiabili e non reciprocamente identificabili.<br />

ORE 10.15-12.00<br />

Sessione Interattiva - Proposta interattiva <strong>di</strong> linee<br />

guida per la terapia <strong>della</strong> Schizofrenia<br />

MODERATORI<br />

A.C. Altamura (Milano), P. Pancheri (Roma), A. Rossi (L’Aquila)<br />

A ‘state of the art’ review of <strong>di</strong>agnosis and<br />

treatment issues in Eating Disorders<br />

J. Vanderlinden<br />

University Center St-Jozef and Catholic University of Leuven<br />

(Faculty of Psychology), Belgium<br />

Eating <strong>di</strong>sorders such as anorexia nervosa (AN) and bulimia<br />

nervosa (BN), are both severe and complex <strong>di</strong>sorders<br />

mostly afflicting girls and young female adolescents.<br />

Notwithstan<strong>di</strong>ng years of research, not much progress has<br />

been made with regard to the treatment efficacy in eating<br />

<strong>di</strong>sorder patients. Approximately 40% of all eating <strong>di</strong>sorders<br />

become a chronic <strong>di</strong>sease, still 5% of all the patients<br />

<strong>di</strong>e as a consequence of the <strong>di</strong>sorder. Therefore, the treat-<br />

VENERDÌ 24 FEBBRAIO 2006 - ORE 9.15-10.00<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

Lettura magistrale<br />

MODERATORE<br />

M. Casacchia (L’Aquila)<br />

ment of eating <strong>di</strong>sorders still remains a great challenge for<br />

the therapeutic world.<br />

In this paper we try to give a ‘state of the art’ review of<br />

both the <strong>di</strong>agnostic issues and therapeutic approaches in<br />

eating <strong>di</strong>sorders. Firstly a brief overview of the <strong>di</strong>fferent<br />

types of eating <strong>di</strong>sorders, their <strong>di</strong>agnostic characteristics<br />

and their prevalence will be presented together with some<br />

new evolutions in <strong>di</strong>agnosis (‘trans<strong>di</strong>agnostic model’) and<br />

critical comments. Next a brief summary of the evidence<br />

based data with regard to the therapeutic management of<br />

the <strong>di</strong>fferent types of eating <strong>di</strong>sorders will be presented together<br />

with some new trends and evolutions in the therapeutic<br />

work with eating <strong>di</strong>sorders. We will end with some<br />

critical remarks and recommendations for both researchers<br />

and clinicians in the field of eating <strong>di</strong>sorders<br />

ORE 10.15-12.00<br />

Sessione Plenaria - Presentazione e premiazione<br />

dei poster selezionati<br />

MODERATORI<br />

G.F. Placi<strong>di</strong> (Firenze), L. Ravizza (Torino)<br />

12


Depressive Morbi<strong>di</strong>ty in Bipolar I Disorder<br />

R.J. Baldessarini<br />

Harvard Me<strong>di</strong>cal School, McLean Division of Massachusetts<br />

General Hospital Boston, Massachusetts<br />

Collaborators: Salvatore P, Tohen M, Khalsa HMK, Hennen<br />

J, Gonzalez-Pinto A, Imaz H, Tondo L, Baethge C,<br />

Ghaemi SN, Pompili M, Davis P<br />

Treatment of Bipolar I Disorder (BPD) has advanced greatly<br />

since the introduction of long-term treatment with<br />

lithium a half-century ago, inclu<strong>di</strong>ng recent ad<strong>di</strong>tion of a<br />

growing number of anticonvulsants and antipsychotic<br />

agents with antimanic, and variable mood-stabilizing properties<br />

(Baldessarini & Tarazi, 2005). Recurrences of mania-hypomania<br />

are highly effectively <strong>di</strong>minished by available<br />

treatments, but the depressive-dysphoric component<br />

of BPD remains a major, unsolved clinical challenge. Our<br />

recent stu<strong>di</strong>es document surprisingly high rates of morbi<strong>di</strong>ty,<br />

comorbi<strong>di</strong>ty, <strong>di</strong>sability, and mortality emerging early<br />

among first-episode BPD patients followed prospectively<br />

from illness-onset (Tohen et al., 2003; Tondo et al., 2003;<br />

Baethge et al., 2005). Despite treatment, unresolved morbi<strong>di</strong>ty<br />

was prevalent from illness onset (ca. 40% of followup<br />

time), and depressive-dysphoric illness accounted for<br />

nearly one-third of time-at-risk, as was found in mid-course<br />

in previous stu<strong>di</strong>es (Judd et al., 2002; Post et al., 2003;<br />

Joffe et al., 2004). In ad<strong>di</strong>tion, onset with depressive or<br />

mixed states anticipated an excess of later depressive and<br />

total morbi<strong>di</strong>ty, consistent with the concept that course<br />

and treatment response are less favorable when depression<br />

precedes mania as a course characteristic (Faedda et al.,<br />

1991). Moreover, risks of poor functional outcomes and<br />

perhaps substance abuse appear to be associated with depressive<br />

and other dysphoric affective components in BPD<br />

patients. Very importantly, excess depressive morbi<strong>di</strong>ty is<br />

a critical risk factor for the very high rates of suicide in<br />

BPD patients (Tondo et al., 2003). Treatment of depressive-dysphoric<br />

components of BPD remains very challenging.<br />

Currently available mood-stabilizers have only limited<br />

short-term and later protective effects vs. bipolar depression,<br />

and antidepressants appear to have a limited range<br />

of efficacy and safety, with or without ongoing moodstabilizing<br />

treatments (Ghaemi et al., 2004). A particularly<br />

important aspect of treating the depressive component<br />

of BPD is to reduce the risk of suicide, risk of which<br />

is at least as high or higher than in any other psychiatric<br />

<strong>di</strong>sorder, and at least 20-times greater than in the general<br />

SABATO 25 FEBBRAIO - ORE 9.15-10.00<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

Lettura magistrale<br />

MODERATORE<br />

P. Castrogiovanni (Siena)<br />

13<br />

SESSIONI PLENARIE<br />

population. Our comprehensive meta-analysis of the effects<br />

of long-term treatment with lithium on risks of suicide<br />

and attempts in manic-depressive patients broadly defined<br />

found major protective effects, with reductions in both<br />

suicides and attempts by about 80%, with an increased attempt/completion<br />

ratio that suggests reduced lethality;<br />

supportive data included randomized controlled trials as<br />

well as other clinical stu<strong>di</strong>es (Baldessarini et al., 2005).<br />

Overall, the prece<strong>di</strong>ng fin<strong>di</strong>ngs strongly in<strong>di</strong>cate that depressive-dysphoric<br />

morbi<strong>di</strong>ty in BPD has major clinical<br />

significance and represents an unsolved therapeutic challenge<br />

for which new and improved treatments are urgently<br />

required.<br />

References<br />

Baethge C, Baldessarini RJ, Khalsa HMK, Hennen J, Salvatore P,<br />

Tohen M. Substance abuse in first-episode bipolar I <strong>di</strong>sorder:<br />

in<strong>di</strong>cations for early intervention. Am J Psychiatry<br />

2005;162:1008-10.<br />

Baldessarini RJ, Hennen J, Pompili M, Davis P, Tondo L. Decreased<br />

suicidal risk during long-term lithium treatment: a<br />

meta-analysis. Bipolar Disord 2005 (in press).<br />

Baldessarini RJ, Tarazi FI. Pharmacotherapy of psychosis and mania.<br />

In: Brunton LL, Lazo JS, Parker KL, ed. Goodman and Gilman’s<br />

Goodman and Gilman’s The Pharmacological Basis of<br />

Therapeutics, 11 th E<strong>di</strong>tion. New York: McGraw-Hill Press<br />

2005:461-500.<br />

Faedda GL, Baldessarini RJ, Tohen M, Strakowski SM, Waternaux<br />

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treatment. Am J Psychiatry 1991;148:1237-9.<br />

Ghaemi SN, Rosenquist KJ, Ko JY, Baldassano CF, Kontos NJ,<br />

Baldessarini RJ. Antidepressant treatment in bipolar vs. unipolar<br />

depression. Am J Psychiatry 2004;161:163-5.<br />

Joffe RT, MacQueen GM, Marriott M, Trevor Young L. A prospective,<br />

longitu<strong>di</strong>nal study of percentage of time spent ill in patients<br />

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2004;6:62-6.<br />

Judd LL, Akiskal HS, Schettler PJ, En<strong>di</strong>cott J, Maser J, Solomon<br />

DA, et al. Long-term natural history of the weekly symptomatic<br />

status of bipolar I <strong>di</strong>sorder. Arch Gen Psychiatry 2002;59:530-<br />

7.<br />

Post RM, Denicoff KD, Leverich GS, Altshuler LL, Frye MA,<br />

Suppes TM, et al. Morbi<strong>di</strong>ty in 258 bipolar outpatients followed<br />

for 1 year with daily prospective ratings on the NIMH life chart<br />

method. J Clin Psychiatry 2003;64:680-90.<br />

Tohen M, Zarate CA Jr, Hennen J, Kaur Khalsa HM, Strakowski<br />

SM, Gebre-Medhin P, et al. The McLean-Harvard First-Episode<br />

Mania Study: pre<strong>di</strong>ction of recovery and first recurrence. Am<br />

J Psychiatry 2003;160:2099-107.<br />

Tondo L, Isacsson G, Baldessarini RJ. Suicide in bipolar <strong>di</strong>sorder:<br />

risk and prevention. CNS Drugs 2003;17:491-511.


SESSIONI PLENARIE<br />

SABATO 25 FEBBRAIO - ORE 10.15-12.00<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

Sessione Plenaria - Nuove frontiere terapeutiche<br />

Tecniche neurochirurgiche emergenti<br />

per il trattamento dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

farmaco-resistenti<br />

P. Romanelli<br />

Neurochirurgia Funzionale, Neuromed IRCCS, Pozzilli;<br />

Clinical Assistant Professor, Department of Neurology,<br />

State University of New York<br />

L’introduzione <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> stimolazione cerebrale<br />

profonda nel trattamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi del movimento come<br />

il morbo <strong>di</strong> Parkinson ha <strong>di</strong>mostrato la possibilità <strong>di</strong> trattare<br />

<strong>di</strong>sturbi funzionali del sistema nervoso centrale in<br />

modo efficace, adattabile al singolo paziente, reversibile<br />

e con limitata morbi<strong>di</strong>tà. Altre tecniche <strong>di</strong> neurostimolazione<br />

come la stimolazione del nervo vago hanno provato<br />

la loro efficacia nel trattamento dell’epilessia farmacorefrattaria.<br />

Sia la stimolazione cerebrale profonda che la<br />

stimolazione vagale sono state utilizzate in pazienti con<br />

depressione severa e resistente alla terapia me<strong>di</strong>ca. Più in<br />

particolare, la stimolazione con elettro<strong>di</strong> profon<strong>di</strong> del giro<br />

del cingolo sub-genuale ha <strong>di</strong>mostrato una notevole efficacia<br />

nel risolvere casi severi <strong>di</strong> depressione farmacorefrattaria.<br />

La stimolazione del nervo vago è stata a sua volta<br />

applicata al trattamento <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> depressione farmacorefrattaria,<br />

mostrando una crescente efficacia col passare<br />

dei mesi. Dal punto <strong>di</strong> vista chirurgico, la stimolazione<br />

del nervo vago richiede l’esposizione del fascio vascolonervoso<br />

del collo, costituito da arteria carotide e vena giugulare,<br />

con il nervo vago posto tra le due. La stimolazione<br />

cerebrale profonda richiede l’impianto <strong>di</strong> un casco stereotassico<br />

e viene eseguito tramite l’impianto <strong>di</strong> un elettrodo<br />

<strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà attraverso un foro <strong>di</strong> trapano. In entrambi<br />

I casi l’elettrodo stimolante viene collegato tramite<br />

un cavo d’estensione alla batteria, che viene impiantata<br />

in sede toracica subclaveare. La durata <strong>della</strong> batteria<br />

varia <strong>di</strong>a 3 ai 5 anni. La possibilità <strong>di</strong> offrire un trattamento<br />

chirurgico efficace, reversibile, <strong>di</strong> modesta invasività<br />

e con limitati effetti collaterali e complicanze può<br />

rappresentare un’utilissima aggiunta all’armamentario terapeutico<br />

psichiatrico, offrendo la possibilità <strong>di</strong> modulare<br />

in maniera selettiva specifici circuiti neuropsichiatrici riequilibrandone<br />

la funzione. La selezione dei pazienti can<strong>di</strong>dabili<br />

all’intervento come pure la loro gestione postchirurgica<br />

rimane completamente nelle mani dello psichiatra,<br />

che costituisce la figura <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> un team<br />

comprendente neurochirurgo funzionale e neuropsicologo.<br />

L’approccio integrato me<strong>di</strong>co-chirurgico, che ha già<br />

prodotto notevolissimi risultati nella terapia del morbo <strong>di</strong><br />

Parkinson, può rappresentare un notevole passo avanti rispetto<br />

ai correnti para<strong>di</strong>gmi <strong>di</strong> trattamento delle malattie<br />

neuropsichiatriche ed aprire la strada allo sviluppo <strong>di</strong><br />

nuove conoscenze sull’interazione tra mente e cervello.<br />

MODERATORI<br />

G. Cantore (Pozzilli), P. Pancheri (Roma)<br />

Applications of repetitive transcranial<br />

magnetic stimulation (rTMS) to therapy<br />

in psychiatry<br />

A. Mantovani<br />

Department of Neuroscience, Division of Brain Stimulation<br />

and Neuromodulation, New York State Psychiatric Institute,<br />

Columbia University, New York; Department of Neuroscience,<br />

Division of Psychiatry, Division of Neurophysiology,<br />

Postgraduate School in Applied Neurological Sciences,<br />

Siena University<br />

Repetitive transcranial magnetic stimulation (rTMS) has<br />

been applied in a growing number of psychiatric <strong>di</strong>sorders<br />

as a putative treatment. rTMS is unparalleled in its ability<br />

to test the hypotheses generated by functional neuroimaging<br />

stu<strong>di</strong>es by focally modulating activity in selected neural<br />

circuits. As a focal intervention that may in some cases<br />

exert lasting effects, rTMS offers the hope of targeting and<br />

ameliorating the circuitry underlying psychiatric <strong>di</strong>sorders.<br />

The ultimate success of such an approach depends upon<br />

our knowledge of the neural circuitry underlying these <strong>di</strong>sorders,<br />

on how rTMS exerts its effects, and on how to control<br />

the application of rTMS to exert the desired effects.<br />

While most clinical trials have focused on the treatment of<br />

major depression, increasing attention has been paid to<br />

schizophrenia and anxiety <strong>di</strong>sorders. Many of these trials<br />

have supported a significant effect of rTMS, but in some<br />

stu<strong>di</strong>es the effect is small and short-lived. Current challenges<br />

in the field include determining how to enhance the<br />

efficacy of rTMS in these <strong>di</strong>sorders, and how to identify<br />

patients for whom rTMS may be efficacious.<br />

Problematiche psichiatrico forensi<br />

dei trattamenti chirurgici per <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici<br />

S. Ferracuti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma «La Sapienza»<br />

Il rinnovato interesse e la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse nuove tecniche<br />

neurochirurgiche per il trattamento dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

ripropone in termini contemporanei il problema<br />

del consenso a terapie chirurgiche che comportino mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

funzionali del Sistema Nervoso Centrale.<br />

Il neurochirurgo portoghese Moniz propose nel 1936 l’intervento<br />

<strong>di</strong> leucotomia prefrontale che ebbe in seguito ampia<br />

<strong>di</strong>ffusione, specialmente nel trattamento <strong>della</strong> schizofrenia,<br />

con oltre 40.000 interventi <strong>di</strong> lobotomia prefrontale<br />

eseguiti fino alla seconda metà degli anni’50, <strong>di</strong> cui oltre la<br />

metà negli Stati Uniti. I risultati dell’applicazione in<strong>di</strong>scriminata<br />

<strong>della</strong> tecnica, in un contesto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> non controlla-<br />

14


ti, criteri <strong>di</strong>agnostici assai eterogenei, inadeguata quantificazione<br />

dei risultati e mancanza <strong>di</strong> follow-up, portò ad esiti<br />

che, in un numero eccessivamente elevato <strong>di</strong> casi, si <strong>di</strong>mostrarono<br />

tragici, con mo<strong>di</strong>ficazioni personologiche<br />

drammatiche e frequente sviluppo <strong>di</strong> deterioramento cognitivo,<br />

sebbene, invece, un certo numero <strong>di</strong> pazienti sicuramente<br />

ne traeva beneficio.<br />

Lo sviluppo <strong>della</strong> stereotassi nella seconda metà del novecento<br />

consentì ai neurochirurghi <strong>di</strong> perfezionare notevolmente<br />

l’accuratezza <strong>della</strong> lesione e a tutt’oggi sono ancora<br />

praticati interventi <strong>di</strong> trattotomie superselettive per <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici particolari. Un intervento <strong>di</strong> trattotomia è comunque<br />

definitivo e le sue conseguenze sono irreversibili.<br />

Negli ultimi 10 anni si sono poi sviluppate delle tecniche<br />

basate sulla modulazione elettrica <strong>di</strong> determinate aree cerebrali<br />

o del nervo vago. Entrambe le tecniche sono reversibili<br />

e non comportano lo sviluppo <strong>di</strong> lesioni cerebrali permanenti.<br />

La stimolazione elettrica <strong>di</strong> aree cerebrali profonde<br />

è una tecnica sperimentata nei <strong>di</strong>sturbi del movimento<br />

farmacologicamente intrattabili e sta iniziando ad affermarsi<br />

anche come terapia per pazienti psichiatrici, mentre<br />

la stimolazione vagale è ampiamente utilizzata in ambito<br />

epilettologico. La stimolazione vagale è una procedura che<br />

ha minori caratteristiche sperimentali rispetto alla stimolazione<br />

elettrica profonda dell’encefalo e perciò i protocolli<br />

<strong>di</strong> valutazione <strong>di</strong> efficacia hanno un <strong>di</strong>verso livello <strong>di</strong> problematicità.<br />

Me<strong>di</strong>co legalmente le procedure <strong>di</strong> valutazione <strong>di</strong> pazienti<br />

che possono essere avviati a questo tipo <strong>di</strong> trattamento<br />

pongono particolari problemi. In generale qualsiasi procedura<br />

<strong>di</strong> valutazione <strong>di</strong> pazienti a cui sia possibile applicare<br />

un protocollo <strong>di</strong> trattamento chirurgico per un <strong>di</strong>sturbo<br />

psichiatrico dovrebbe rispettare, perlomeno i seguenti<br />

15<br />

SESSIONI PLENARIE<br />

parametri: il paziente deve essere una persona con <strong>di</strong>agnosi<br />

DSM-IV certa o <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo ossessivo compulsivo o<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo affettivo e i criteri <strong>di</strong> severità, cronicità, invali<strong>di</strong>tà<br />

e resistenza al trattamento devono essere chiaramente<br />

definiti.<br />

Qualsiasi precedente fallimento terapeutico dovrebbe essere<br />

documentato quantitativamente con misure valutative<br />

adeguate (p.e. la Yale-Brown per i <strong>di</strong>sturbi ossessivi).<br />

La <strong>di</strong>agnosi deve essere posta da uno psichiatra al termine<br />

<strong>di</strong> uno screening <strong>di</strong>agnostico completo, e dovrebbe essere<br />

effettuata anche una valutazione neuropsicologica.<br />

Il paziente deve firmare un consenso informato dettagliato<br />

e i seguenti aspetti devono essere successivamente rilevati<br />

per verificare se il paziente apprezza adeguatamente la procedura<br />

terapeutica:<br />

1)capacità <strong>di</strong> comunicare una scelta stabile;<br />

2)capacità <strong>di</strong> comprendere gli elementi rilevanti del caso;<br />

3)apprezzamento <strong>della</strong> situazione e delle possibili conseguenze<br />

per la persona;<br />

4)la capacità <strong>di</strong> manipolare razionalmente l’informazione<br />

ricevuto (valutando pro e contro)<br />

Solo i pazienti che <strong>di</strong>mostrino <strong>di</strong> aver compreso il consenso<br />

informato in tutte e quattro le componenti elencate possono<br />

essere inclusi nello stu<strong>di</strong>o.<br />

Il fascicolo del paziente, una volta che sia stato giu<strong>di</strong>cato<br />

idoneo al trattamento e abbia firmato il consenso informato,<br />

deve essere inviato ad un comitato in<strong>di</strong>pendente, composto<br />

da uno psichiatra, un neurologo, un neurochirurgo,<br />

un neuropsicologo, un me<strong>di</strong>co legale e possibilmente un<br />

giurista per ottenere l’approvazione definitiva; il comitato<br />

in<strong>di</strong>pendente <strong>di</strong>spone del potere <strong>di</strong> veto rispetto alla procedura<br />

<strong>di</strong> trattamento. Ovviamente i trattamenti possono essere<br />

proposti solo per finalità terapeutiche.


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I Simposi tematici<br />

a cura <strong>di</strong><br />

Francesca Pacitti<br />

Sessione Brainstorming<br />

in Neuropsichiatria<br />

a cura <strong>di</strong><br />

Lorenzo Tarsitani


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19<br />

GIORN ITAL PSICOPAT 2006; 12 (SUPPL. AL N. 1): 17-226<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

S1 - Il fantasma <strong>della</strong> libertà: “libertà vo cercando …”<br />

Il fantasma <strong>della</strong> libertà<br />

R. Rossi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze Oftalmologia e Genetica, Sezione<br />

<strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

La relazione costituisce l’introduzione all’esame che in questa<br />

tavola rotonda si fa <strong>della</strong> libertà in psichiatria, da <strong>di</strong>versi<br />

punti <strong>di</strong> vista, psichico profondo, socio-criminologico, legato<br />

all’identità sessuale, connesso cogli interventi psicopatologici.<br />

Si introduce il problema seguendo un fil-rouge freu<strong>di</strong>ano,<br />

andando <strong>di</strong>etro passo per passo alla sua opera, da quella<br />

fondamentale, che è Lutto e Melanconia in cui si introduce<br />

il concetto <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta, che segna il momento fondamentale<br />

del bisogno e del senso <strong>di</strong> carenza umano, che delinea<br />

la sua fondamentale mancanza <strong>di</strong> libertà, a Inibizione Sintomo<br />

e Angoscia, dove il destino umano viene legato all’angoscia<br />

originaria, legata alla nascita, destino totalmente<br />

biologico che segna la <strong>di</strong>pendenza continua, sottolineata<br />

nell’istinto <strong>di</strong> morte e <strong>della</strong> coazione a ripetere in Al <strong>di</strong><br />

là del principio del piacere, fino alle conclusioni sociali <strong>di</strong><br />

Mosè e il monoteismo e <strong>di</strong> Il Futuro <strong>di</strong> un illusione e Il Disagio<br />

<strong>della</strong> Civiltà.<br />

Si fa riferimento al grande Inquisitore dostoevskijano, per<br />

arrivare alla conclusione che il destino dell’uomo è la <strong>di</strong>pendenza,<br />

e la sua ricerca fondamentale è trovare a chi delegare<br />

il proprio destino autonomo.<br />

Questo parallelismo tra autonomia e per<strong>di</strong>ta, e quin<strong>di</strong> questa<br />

connessione stretta tra libertà e dolore, sottolineano bene il<br />

carattere fantasmatico <strong>della</strong> ricerca <strong>di</strong> libertà.<br />

La libertà è dunque un fantasma, come si vede chiaramente,<br />

dalla psichiatria alla politica, ed è l’espressione <strong>di</strong> un faticoso<br />

compromesso all’interno dell’Io, portatore dell’esigenza<br />

<strong>di</strong> equilibrio e quin<strong>di</strong> del conflitto, tra le <strong>di</strong>verse istanze, dall’Es,<br />

al SuperIo, al mondo esterno.<br />

Vengono, in questo contesto, fatte alcune osservazioni sullo<br />

psichiatra, sempre in bilico tra abbandono <strong>di</strong> incapace e sequestro<br />

<strong>di</strong> persona.<br />

Meccanismi neurotrasmettitoriali<br />

<strong>della</strong> scelta<br />

A. de Bartolomeis, A. Eramo, F. Panariello<br />

Laboratorio <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Molecolare, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Neuroscienze, Università Federico II <strong>di</strong> Napoli<br />

1. La capacità dell’in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> operare scelte contestualmente<br />

motivate rappresenta un potente meccanismo <strong>di</strong><br />

controllo delle decisioni con rilevanti correlati <strong>di</strong> significato<br />

evoluzionistico e utilizzato in comportamenti complessi<br />

e apparentemente <strong>di</strong>versi dell’in<strong>di</strong>viduo stesso quali<br />

la scelta <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> vita e delle sue implicazioni<br />

MODERATORI<br />

R. Rossi, A. Priori<br />

imme<strong>di</strong>ate, la scelta del partner, e paradossalmente “la<br />

scelta <strong>di</strong> decisioni” con connotato <strong>di</strong> vincita o <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta,<br />

non solo fisicamente intese.<br />

2. Sia l’approccio evoluzionistico con la ricerca dei meccanimi<br />

teleologici, sia l’approccio biologico con la <strong>di</strong>ssezione<br />

dei meccanismi neuronali responsabili putativamente<br />

<strong>della</strong> fisiologia e fisiopatologia <strong>della</strong> scelta in<strong>di</strong>cano<br />

nuove e insospettate possibilità <strong>di</strong> esplorazione <strong>di</strong> questo<br />

comportamento umano sotto il profilo neuroanatomofunzionale<br />

e neurotrasmettitoriale.<br />

3. I correlati neurobiologici <strong>della</strong> scelta rappresentano una<br />

delle più formidabili strategie <strong>di</strong> integrazione <strong>di</strong> meccanismi<br />

cortico-sottocorticali operanti in successione e in<br />

scansione parallela, con integrazione <strong>di</strong> componenti anatofunzionali<br />

e trasmettitoriali multiple.<br />

4. Il ruolo dei gangli <strong>della</strong> base, a lungo ingiustamente negletto<br />

a favore <strong>di</strong> aree cognitive superiori, appare “decisionale”<br />

in particolare per la possibilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care in<br />

maniera certamente riduzionistica, ma non per questo riduttiva<br />

un trasmettitore come cruciale nella neurotrasmissione<br />

dei meccanismi neuronali <strong>della</strong> scelta: la dopamina.<br />

5. La dopamina e la sua interazione e regolazione ad opera<br />

<strong>di</strong> altri sistemi neurotrasmetitoriali (ad esempio glutammato)<br />

riveste un ruolo probabilmente centrale anche per il<br />

suo ruolo critico nella determinazione dei meccanismi <strong>di</strong><br />

salienza responsabili <strong>della</strong> scelta e dei meccanismi <strong>di</strong><br />

reward che la scelta possono guidare, determinandone,<br />

contemporaneamente, la ripetizione e in alcune con<strong>di</strong>zioni<br />

la perseverazione <strong>della</strong> stessa.<br />

6. Multipli circuiti dopaminergici e il coinvolgimento strutture<br />

neuroanatomofunzionali apparenemente “fuori circuito”<br />

(ad esempio amigdala) in<strong>di</strong>cano possibili sistemi <strong>di</strong><br />

specializzzazione dei meccanismi <strong>della</strong> scelta in relazione<br />

al contesto e alle motivazioni (ad esempio <strong>di</strong>pendenza<br />

e/o possesso) sottolineando la complessa modalità <strong>di</strong> mulipli<br />

livelli <strong>di</strong> controllo <strong>della</strong> decisione.<br />

7. Infine lo stu<strong>di</strong>o dei putativi “meccanismi neurotrasmettitoriali<br />

<strong>della</strong> scelta” impone <strong>di</strong> indagare quale siano “i<br />

meccanismi <strong>della</strong> scelta del neurotrasmettitore” nella fisiologia<br />

e nella fisiopatologia del comportamento umano<br />

normale e patologico, domanda che apre scenari molecolari<br />

<strong>di</strong> grande suggestione come i meccanismi postinaptici<br />

del controllo <strong>della</strong> trasmissione dopaminergica (proteine<br />

regolatorie dei recettori dopaminergici, ad esempio<br />

Calcyon) e meccanismi transinaptici come la trasduzione<br />

del segnale <strong>di</strong>pendente dalla famiglia <strong>di</strong> proteine polifunzionali<br />

Homer.


Rinunciare alla propria libertà: il caso<br />

dei delinquenti<br />

A. Verde<br />

DI.GI.TA., Università <strong>di</strong> Genova<br />

Partendo dal celebre episo<strong>di</strong>o del “Grande Inquisitore” dostoevskijano,<br />

l’Autore evidenzia come la “libertà”, concetto<br />

filosofico che dal punto <strong>di</strong> vista clinico può essere equiparato<br />

a quello <strong>di</strong> autonomia dell’Io, sia qualcosa cui il soggetto<br />

spesso facilmente è portato a rinunciare, per il grande<br />

ammontare <strong>di</strong> angoscia ad essa connesso. Essere liberi significa<br />

non essere <strong>di</strong>pendenti, essere cioè adulti; e <strong>di</strong>ventare<br />

adulti significa rinunciare alla propria <strong>di</strong>mensione infantile<br />

e sapere che si è soli nel mondo. Da un certo punto <strong>di</strong> vista,<br />

ogni psicopatologia è connessa alla rinuncia ad alcuni<br />

gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> tale libertà. Ma la rinuncia alla propria libertà è<br />

massima nei casi <strong>di</strong> antisocialità, perché vissuta non simbolicamente,<br />

ma concretamente, come una serie <strong>di</strong> esempi clinici<br />

<strong>di</strong>mostra.<br />

Il tallone <strong>di</strong> Achille <strong>della</strong> Libertà<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

A. Berti, C. Maberino<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Quando la sorte dei Fratelli Karamazov sembra segnata<br />

dalla condanna ai lavori forzati <strong>di</strong> Dmitrij per parrici<strong>di</strong>o,<br />

dall’inutile confessione <strong>di</strong> Ivan che cerca <strong>di</strong> salvare il fratello,<br />

dal suici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Smer<strong>di</strong>akov, Dostoevskij introduce<br />

nel romanzo il poema sul Grande Inquisitore. Ivan, lo spirito<br />

<strong>di</strong>abolico e abietto racconta ad Alësa, che alla fine <strong>di</strong>venta<br />

il “confessore” e il consigliere in virtù <strong>della</strong> sua santità,<br />

la leggenda <strong>di</strong> Cristo che ritorna tra gli uomini e dell’inquisitore<br />

spagnolo che lo condanna come eretico. Il<br />

Grande Inquisitore utilizzando il suo potere e la sua autorità,<br />

con la condanna <strong>di</strong> Cristo impe<strong>di</strong>sce che il genere<br />

umano <strong>di</strong>sponendo del libero arbitrio e professando l’amore<br />

come legge <strong>di</strong> vita possa perdersi.<br />

Sorge una domanda: la Libertà è sempre utile? Per focalizzare<br />

la risposta partiamo da due affermazioni filosofiche.<br />

La prima quella <strong>di</strong> Berkeley per cui l’uomo è completamente<br />

in<strong>di</strong>pendente dal suo ambiente e totalmente <strong>di</strong>pendente<br />

dalle forze e dalle immagini che stanno dentro <strong>di</strong> lui:<br />

egli non può confrontarsi con il mondo esterno in<strong>di</strong>pendentemente<br />

da queste forze interiori.<br />

La seconda quella cartesiana che vede l’uomo nascere come<br />

una lavagna pulita su cui scrive l’esperienza. Per Cartesio<br />

non esistono forze o immagini ad eccezione <strong>di</strong> quelle<br />

che sorgono per stimolo esterno. Secondo questa conce-<br />

zione l’uomo è completamente in<strong>di</strong>pendente cioè autonomo<br />

dalle forze interiori e <strong>di</strong>pendente dal mondo esterno.<br />

L’osservazione non conferma nessuno dei due: il comportamento<br />

dell’uomo è determinato da forze pulsionali che<br />

hanno origine in lui ma non è in loro balia, potendole parzialmente<br />

controllare. L’uomo può interporre la <strong>di</strong>lazione<br />

e il pensiero tra le spinte istintuali e l’azione mo<strong>di</strong>ficando<br />

e posponendo la carica delle pulsioni ma allo stesso modo<br />

può mo<strong>di</strong>ficare e posporre le sue reazioni rispetto agli stimoli<br />

esterni. Chiamiamo questa in<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> comportamento<br />

dagli stimoli esterni Autonomia dell’Io dalla<br />

realtà esterna.<br />

Poiché l’Io non è mai completamente in<strong>di</strong>pendente né dall’Es,<br />

né dalla realtà esterna, parliamo <strong>di</strong> autonomia relativa.<br />

Ma cosa succederebbe se l’Io fosse libero dalle istanze superegoiche?<br />

Nel corso <strong>della</strong> relazione verranno fatti alcuni esempi <strong>di</strong><br />

comportamenti generati secondo chi li agisce dalla libertà:<br />

il mobber ad esempio non nega <strong>di</strong> limitare la libertà altrui<br />

ma non creando delle vittime bensì fornendo un or<strong>di</strong>ne:<br />

cosa succederebbe in un’azienda se tutti fossero liberi <strong>di</strong><br />

seguire la propria natura?<br />

Così il parafilico: vi chiedo <strong>di</strong> lasciarmi essere ciò che sono,<br />

<strong>di</strong> accettare la mia natura.<br />

Casi in cui lo psichiatra si trova nel ruolo ambiguo <strong>di</strong> chi<br />

deve, da una parte permettere che il soggetto acquisisca,<br />

con la salute una propria e personale autonomia e un proprio<br />

equilibrio e, dall’altra proteggere gli interessi sociali<br />

contenendo o correggendo la possibile devianza del paziente<br />

rispetto alle regole con<strong>di</strong>vise dalla comunità <strong>di</strong> appartenenza.<br />

Legare e slegare<br />

A. Priori<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Genova<br />

La risposta dei pazienti ai proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> contenimento<br />

può passare per il preconscio o per la coscienza. Ogni tipo<br />

<strong>di</strong> contenimento produce:<br />

a) una ferita narcisistica;<br />

b)una richiesta <strong>di</strong> risarcimento;<br />

c) aggressività;<br />

d)proiezioni e rie<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> aggressività antico.<br />

Particolarmente importante è la risposta superegoica egosintonica,<br />

in cui entrano in gioco sensi <strong>di</strong> colpa e senso <strong>di</strong><br />

espiazione, masochismo più o meno erotizzato. In questi casi<br />

l’ansia viene sedata dal contenimento, la <strong>di</strong>pendenza tende<br />

paradossalmente ad aumentare.<br />

20


The Serotonin Hypothesis of Obsessive<br />

Compulsive Disorder: an Update<br />

J. Zohar<br />

Sheba Me<strong>di</strong>cal Center, Division of Psychiatry, Tel-<br />

Hashomer, Israel<br />

OCD is unique with regard to treatment response. As opposed<br />

to other psychiatric <strong>di</strong>sorders such as depression, panic<br />

<strong>di</strong>sorder, post traumatic stress <strong>di</strong>sorder, ecc., in which noradrenergic<br />

and serotonergic me<strong>di</strong>cations were found to be<br />

effective, OCD seems to respond preferentially to serotonergic<br />

me<strong>di</strong>cations 1 2 .<br />

In a double-blind, placebo controlled study an exacerbation<br />

of obsessive compulsive symptoms was reported following<br />

oral administration of the serotonin agonist<br />

methylchlorophenylpiperizine (mCPP) 3 . These fin<strong>di</strong>ngs,<br />

that were replicated in another four stu<strong>di</strong>es 2 , were interpreted<br />

as in<strong>di</strong>cating behavioral hypersensitivity of the<br />

serotonergic receptors in OCD patients. It is important to<br />

note that other anxiogenic challenges, such as lactate, carbon<br />

<strong>di</strong>oxide, yohimbine and cholicystokonine receptor agonists<br />

were not associated with an exacerbation of OC<br />

symptoms. Taking together these positive and negative<br />

fin<strong>di</strong>ngs suggests that OCD patients are not sensitive to all<br />

anxiogenic challenges, but only to 5HT challenges.<br />

By analyzing the behavioral response to other pharmacological<br />

challenges (such as MK-212 and isapirone), a possible<br />

role of the 5HT 1D receptor, densely located in the basal<br />

ganglia, in OCD has been posed 4 .<br />

Preliminary data with the 5HT 1D agonist sumatriptan supported<br />

this hypothesis. Case reports, in which prolonged administration<br />

of sumatriptan was associated with therapeutic<br />

effects, provide ad<strong>di</strong>tional support for the potential role of<br />

5HT 1D in obsessive compulsive symptoms 5 6 .<br />

Recently published genetic data in<strong>di</strong>cating polymorphism of<br />

5HT 1Dβ in OCD patients 7 replicate the already existing data<br />

on the role of 5HT 1Dβ in OCD 2 . Dimensionally speaking,<br />

5HT 1D might actually be implicated in repetitive behavior 8 .<br />

Newer compounds such as zolmitriptan, which is also a<br />

5HT 1D agonist, and is safe for human use (it has, like sumatriptan,<br />

an approval as anti-migraine me<strong>di</strong>cation) might be<br />

used in a pharmacological challenge to further elucidate the<br />

potential role of 5HT 1D in OCD.<br />

The real challenge, however, is to link the pharmacological<br />

challenge in sophisticated behavioral setting along with the<br />

genetic fin<strong>di</strong>ngs and brain imaging reactivity (as an ad<strong>di</strong>tional<br />

marker) in order to harness the potential of 5HT 1D in OCD.<br />

References<br />

1 Zohar J, Insel TR. Obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorders; psychobiological<br />

approaches to <strong>di</strong>agnosis, treatment and pathophysiology.<br />

Biol Psychiat 1987;22:667-87.<br />

21<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 2<br />

S2 - Lo stato dell’arte nella terapia del Disturbo<br />

Ossessivo Compulsivo<br />

MODERATORI<br />

L. Bello<strong>di</strong>, J. Zohar<br />

2 Zohar J, Kennedy JL, Hollander E, Koran L. Serotonin-1D hypothesis<br />

of obsessive-copmpulsive <strong>di</strong>sorder: an update. 2004.<br />

3 Zohar J, Mueller EA, Insel TR, Zohar-Kadouch RC, Murphy<br />

DL. Serotonergic responsivity in obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder:<br />

comparison of patients and healthy controls. Arch Gen Psychiatry<br />

1987;44:946-51.<br />

4 Zohar J. Is 5HT1D involved in obsessive compulsive <strong>di</strong>sorder? IX<br />

ECNP Congress 1996, p. 4-54 (abstract S.26.02).<br />

5 Stern L, Zohar J, Cohen R, Sasson Y. Treatment of severe,<br />

drug resistant obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder with the 5HT1D agonist sumatriptan. Eur Neuropsychopharmacol 1998;8:325-<br />

8.<br />

6 Pathak S, Cottingham EM, McConville. The use of sumatriptan<br />

in the treatment of obsessive compulsive <strong>di</strong>sorder in an<br />

adolescent. J Child Adolesc Psychopharmacol 2003;13(Suppl<br />

1):S93-4.<br />

7 Mundo E, Richter MA, Zai G, McBride J, Macciar<strong>di</strong> F,<br />

Kennedy JL. 5HT1D receptor gene implicated in the pathogenesis<br />

of obsessive compulsive <strong>di</strong>sorder: further evidence<br />

from a family-based association study. Molecul Psychiatry<br />

2002;7:805-9.<br />

8 Hollander E, Pallanti S. 5HT1D function and repetitive behaviors.<br />

Am Psychiatry 2001;158:972-3.<br />

The role of dopamine in Obsessive-<br />

Compulsive Disorder: an update<br />

D. Denys<br />

The Rudolf Magnus Institute of Neuroscience, Department<br />

of Psychiatry, University Me<strong>di</strong>cal Center, Utrecht, The<br />

Netherlands<br />

Obsessive compulsive <strong>di</strong>sorder (OCD) is a chronic psychiatric<br />

<strong>di</strong>sorder characterized by recurrent persistent<br />

thoughts (obsessions) and/or repetitive compulsory behaviors<br />

(compulsions).<br />

Over the past two decades, it has been suggested that OCD<br />

might be related to the functioning of brain serotonin systems,<br />

mainly because of the anti-obsessional efficacy of<br />

selective serotonin inhibitors (SRIs). In recent years, there<br />

is growing evidence that the dopamine system may be involved<br />

in OCD as well. In this presentation, the preclinical<br />

and clinical evidence supporting the role for dopamine in<br />

the pathophysiology of OCD will be reviewed.<br />

Evidence for the involvement of dopamine in OCD may be<br />

obtained from animal models, measurements of dopamine<br />

and metabolite concentrations, pharmacochallenge and<br />

pharmacotherapeutic stu<strong>di</strong>es, and neuro-imaging, and genetic<br />

association stu<strong>di</strong>es.<br />

The role of dopamine will be highlighted at the background<br />

of current OCD para<strong>di</strong>gms.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Strategie <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> risposta<br />

e miglioramento dell’outcome terapeutico<br />

nel Disturbo Ossessivo Compulsivo<br />

P. Cave<strong>di</strong>ni, C. Zorzi, T. Bassi, L. Bello<strong>di</strong><br />

Istituto Scientifico “San Raffaele”, Dipartimento Scienze<br />

Neuropsichiche, Università “Vita-Salute San Raffaele”, Facoltà<br />

<strong>di</strong> Psicologia, Milano<br />

Introduzione: stu<strong>di</strong> clinici controllati in<strong>di</strong>cano che la percentuale<br />

<strong>di</strong> risposta ad un trattamento standar<strong>di</strong>zzato con<br />

SSRI per il Disturbo Ossessivo Compulsivo risulta variare<br />

tra il 40 e il 60% del campione trattato e che l’utilizzo <strong>di</strong><br />

strategie <strong>di</strong> augmentation con l’associazione <strong>di</strong> un basso dosaggio<br />

<strong>di</strong> farmaci antipsicotici atipici migliora la risposta<br />

farmacologica in una parte dei soggetti resistenti.<br />

Appare quin<strong>di</strong> cruciale la necessità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare dei criteri<br />

pre<strong>di</strong>ttivi che possano in<strong>di</strong>rizzare al meglio la strategia terapeutica<br />

fin dall’impostazione del primo trattamento.<br />

Fino ad ora le variabili clinico-epidemiologiche analizzate<br />

allo scopo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare profili pre<strong>di</strong>ttivi <strong>di</strong> risposta alla terapia<br />

hanno condotto a risultai <strong>di</strong>scordanti.<br />

Lo scopo del presente stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> indagare quanto l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> variabili correlate al funzionamento cognitivo dei<br />

soggetti in esame possa essere una meto<strong>di</strong>ca più affidabile<br />

al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare dei profili pre<strong>di</strong>ttivi.<br />

Metodologia: a tal fine è stato reclutato un campione <strong>di</strong> pazienti<br />

affetti da Disturbo Ossessivo Compulsivo ai quali è<br />

stata somministrata una batteria <strong>di</strong> test neuropsicologici per<br />

l’indagine delle funzioni esecutive composta da: Iowa Gambling<br />

Task (IGT), Torre <strong>di</strong> Hanoi (TOH), Wisconsin Card<br />

Sorting Test (WCST), Weigl Sorting Test (WST). In base alla<br />

performance al IGT i pazienti sono stati sud<strong>di</strong>visi, secondo<br />

un <strong>di</strong>segno in cieco, in 3 gruppi terapeutici: 1. buona<br />

performance IGT/fluvoxamina + placebo; 2. cattiva performance<br />

IGT/fluvoxamina + placebo; 3. cattiva performance<br />

IGT/fluvoxamina + risperidone. La gravità dei sintomi è<br />

stata valutata tramite la Y-BOCS all’atto del reclutamento<br />

ed in seguito a 6 e 12 settimane <strong>di</strong> trattamento.<br />

Risultati: analizzando i dati dei pazienti dei gruppi 1 e 2, si<br />

evidenzia come i pazienti con una peggiore performance all’IGT<br />

mostrino significativamente una peggiore risposta al<br />

trattamento antiossessivo. Tali <strong>di</strong>fferenze non si apprezzano<br />

in relazione alle performance agli altri test somministrati.<br />

Il gruppo 3 mostra un outcome significativamente migliore<br />

del gruppo 2.<br />

Conclusioni: la prestazione all’IGT sembra essere un possibile<br />

fattore pre<strong>di</strong>ttivo specifico <strong>di</strong> risposta al trattamento<br />

farmacologico che può guidare verso la scelta <strong>di</strong> una migliore<br />

strategia terapeutica.<br />

Bibliografia<br />

1 Cave<strong>di</strong>ni P, Ribol<strong>di</strong> G, D’Annucci A, et al. Decision-making heterogeneity<br />

in Obsessive-Compulsive Disorder: ventrome<strong>di</strong>al<br />

prefrontal cortex function pre<strong>di</strong>cts <strong>di</strong>fferent treatment outcomes.<br />

Neuropsychologia 2001;40:205-11.<br />

2 Erzegovesi S, Cavallini MC, Cave<strong>di</strong>ni P, et al. Clinical pre<strong>di</strong>ctors<br />

of drug response in obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder. J Clin<br />

Psychopharmacol 2001;21:488-92.<br />

3 Hollander E, Rossi NB, Sood E, Pallanti S. Risperidone augmentation<br />

in treatment-resistant obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder:<br />

a double-blind, placebo-controlled study. Int J Neuropsychopharmacol<br />

2003;6:397-401.<br />

4 Pallanti S, Hollander E, Bienstock C, et al. Treatment non-response<br />

in OCD: methodological issues and operational definitions.<br />

Int J Neuropsychopharmacology 2002;5:181-91.<br />

Which choice beyond SSRI and neuroleptics<br />

F. Bogetto, E. Pessina, U. Albert, G. Maina<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, SCDU <strong>Psichiatria</strong>, Servizio<br />

per i <strong>di</strong>sturbi depressivi e d’ansia, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Nonostante da ormai più <strong>di</strong> venti anni siano <strong>di</strong>sponibili trattamenti<br />

farmacologici efficaci nel trattamento del Disturbo<br />

Ossessivo Compulsivo (DOC) a tutt’oggi alcuni problemi<br />

legati alla terapia <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sturbo rimangono aperti. La risposta<br />

agli agenti antiossessivi si manifesta infatti con una<br />

latenza <strong>di</strong> 6-8 settimane e il miglioramento dei sintomi è generalmente<br />

molto lento. I farmaci debbono inoltre essere<br />

utilizzati a dosaggi elevati. La risposta agli SRI si manifesta<br />

nel DOC, in una percentuale compresa tra il 50 e il 60%.<br />

Nonostante le tecniche <strong>di</strong> potenziamento (serotoninergico o<br />

dopaminergico) una non trascurabile quota <strong>di</strong> pazienti rimane<br />

refrattaria alle terapie. Per tali motivi la ricerca continua<br />

a sperimentare nuovi interventi farmacologici per cercare <strong>di</strong><br />

nuovi approcci farmacologici che eventualmente riescano<br />

ad ovviare ad alcuni dei succitati problemi. In questo senso<br />

un farmaco che ha <strong>di</strong>mostrato la sua efficacia in monoterapia<br />

nel DOC è la venlafaxina. Tale agente (appartenente alla<br />

classe degli SNRI) ha un profilo farmacologico simile a<br />

quello <strong>della</strong> clomipramina, senza tuttavia essere gravata dalla<br />

sua collateralità. La venlafaxina oltre ad essere efficace<br />

nel DOC, parrebbe avere anche un effetto nel trasformare in<br />

responders alcuni pazienti che non avevano risposto ad un<br />

primo trial con un SRI. Altri antidepressivi sono stati testati<br />

in monoterapia in pazienti con DOC: una qualche efficacia<br />

sarebbe stata <strong>di</strong>mostrata per il buspirone e, più recentemente,<br />

per la mirtazapina; tuttavia gli stu<strong>di</strong> che hanno fornito<br />

questi risultati positivi sono limitati dall’esiguità del<br />

campione considerato e dalla metodologia non sempre rigorosa.<br />

Analogo <strong>di</strong>scorso si applica per altri agenti che sono<br />

stati testati in monoterapia nel DOC (ad esempio tramadolo,<br />

morfina, ondasetron, ipericina). Quasi sempre si tratta <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong> condotti su un numero <strong>di</strong> pazienti raramente superiore<br />

a <strong>di</strong>eci e spesso si tratta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> in aperto. È <strong>di</strong>fficile quin<strong>di</strong><br />

trarre conclusioni cliniche circa l’efficacia <strong>di</strong> questi farmaci<br />

nel DOC.<br />

Per quanto riguarda il potenziamento <strong>della</strong> terapia con SRI,<br />

i farmaci che hanno una forte evidenza <strong>di</strong> efficacia sono alcuni<br />

degli antipsicotici utilizzati a basso dosaggio. Uno stu<strong>di</strong>o<br />

condotto sul pindololo (farmaco beta-bloccante che agisce<br />

come acceleratore <strong>della</strong> risposta all’antidepressivo nei<br />

pazienti con Depressione Maggiore) ha <strong>di</strong>mostrato l’utilità<br />

<strong>di</strong> questo agente nel potenziare la risposta agli SSRI nei<br />

non-responders, senza abbreviare invece la latenza <strong>di</strong> risposta.<br />

Un’accelerazione <strong>della</strong> risposta, si è osservata invece in<br />

un altro recente stu<strong>di</strong>o con l’aggiunta <strong>di</strong> mirtazapina al trattamento<br />

con un SSRI (citalopram).<br />

Nei casi <strong>di</strong> DOC molto gravi e che hanno <strong>di</strong>mostrato una assoluta<br />

refrattarietà alle terapie farmacologiche un approccio<br />

può essere rappresentato da interventi <strong>di</strong> chirurgia cerebrale<br />

condotti con tecnica stereotattica. Tali interventi agiscono<br />

sui circuiti cerebrali ritenuti coinvolti nella patogenesi del<br />

22


<strong>di</strong>sturbo. In questo senso sono promettenti i risultati <strong>di</strong> una<br />

tecnica <strong>di</strong> neurochirurgia (mutuata dalla terapia per il morbo<br />

<strong>di</strong> Parkinson) meno invasiva: la Deep Brain Stimulation.<br />

In questo caso vengono impiantati nella capsula interna degli<br />

elettro<strong>di</strong> stimolatori controllati da un pacemaker posto<br />

sottocute. Seppure preliminari i risultati <strong>di</strong> questo approccio<br />

sembrano essere molto positivi e gravati da una collateralità<br />

molto minore al confronto degli interventi <strong>di</strong> chirurgia tra<strong>di</strong>zionale.<br />

La stimolazione magnetica transcranica, ha invece<br />

per ora fornito dati contrastanti.<br />

Stalking e psicopatologia<br />

23<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Bibliografia<br />

1 Albert U, Maina G, Bogetto F. Venlafaxine vs. clomipramina in<br />

the treatment of obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder: a preliminary<br />

single blind 12-week, controlled study. J Clin Psychiatry<br />

2002;63:1004-9.<br />

2 Koran LM, Gamel NN, Choung HW, et al. Mirtazapine for obsessive-compulsive<br />

<strong>di</strong>sorder: an opel label trial followed by double-blind<br />

<strong>di</strong>scontinuation. J Clin Psychiatry 2005;66:515-20.<br />

3 Abelson JL, Curtis G, Sagher O. Deep brain stimulation for refractory<br />

obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder. Biol Psichiatry<br />

2005;57:510-6.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 3<br />

S3 - Vittimologia e psicopatologia<br />

E. Pascolo-Fabrici, A. Ogriseg, E. Aguglia<br />

U.C.O. Clinica Psichiatrica, DSCMT, Università <strong>di</strong> Trieste<br />

Il termine stalking, mutuato dal linguaggio tecnico <strong>della</strong><br />

caccia, viene tradotto in italiano con molestie assillanti e definito<br />

come un insieme <strong>di</strong> comportamenti ripetuti ed intrusivi<br />

<strong>di</strong> sorveglianza e controllo, <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> contatto e comunicazione<br />

nei confronti <strong>di</strong> una “vittima” che risulta infasti<strong>di</strong>ta<br />

e/o preoccupata da tali comportamenti non gra<strong>di</strong>ti.<br />

I numerosi stu<strong>di</strong> condotti sia in ambito psichiatrico che me<strong>di</strong>co-legale<br />

sull’argomento, hanno condotto all’emanazione<br />

<strong>di</strong> legislazioni specifiche anti-stalking negli Stati Uniti, in<br />

Inghilterra ed in Australia, mentre dal punto <strong>di</strong> vista psichiatrico<br />

si assiste ad un crescente interesse sia per la psicopatologia,<br />

le motivazioni e le possibilità <strong>di</strong> intervento terapeutico<br />

sui molestatori, sia per l’impatto psicologico e il<br />

trattamento dei molestati.<br />

Quella dello stalking è una categoria trans-nosografica che<br />

comprende una complessa serie <strong>di</strong> comportamenti, con motivazioni<br />

<strong>di</strong>verse, che possono sfumare in comportamenti<br />

socialmente accettati, ma che possono anche essere <strong>di</strong> stretta<br />

pertinenza psicopatologica qualora assumano caratteristiche<br />

<strong>di</strong> pervasività e persistenza nel tempo tali da indurre,<br />

nella vittima, un grave stress emotivo con ripercussioni sul<br />

funzionamento sociale e lavorativo.<br />

Partendo da queste premesse è stato portato a termine uno<br />

stu<strong>di</strong>o, all’interno del D.S.M. triestino, volto alla valutazione<br />

dell’entità del fenomeno dello stalking. I risultati ottenuti<br />

sono stati confrontati con quelli ottenuti da un analogo<br />

stu<strong>di</strong>o condotto a Modena.<br />

Le vittime degli Stalker<br />

S. Luberto<br />

Università <strong>di</strong> Modena e Reggio Emilia, Psichiatra Forense<br />

Lo Stalking, sebbene noto da moltissimo tempo, è stato oggetto<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sistematici e <strong>di</strong> attenzione normativa solo a<br />

MODERATORI<br />

L. Lorettu, E. Aguglia<br />

partire dagli anni ’90, dopo l’uccisione <strong>di</strong> una vittima celebre<br />

del mondo dello spettacolo ad opera <strong>di</strong> uno Stalker. Prima<br />

la California, poi gli altri Stati USA, quin<strong>di</strong> altri Paesi,<br />

prevalentemente extraeuropei, hanno de<strong>di</strong>cato costante interesse<br />

alle mo<strong>di</strong>fiche normative ed alla ricerca, favorendo<br />

una progressiva migliore conoscenza del complesso fenomeno<br />

in ogni suo aspetto.<br />

Sono ben note le <strong>di</strong>fficoltà definitorie dello Stalking, <strong>di</strong> cui<br />

è stata recentemente proposta la traduzione in “Molestie Assillanti”,<br />

e non v’è dubbio che le <strong>di</strong>verse problematiche interpretative,<br />

dalle caratteristiche dell’Autore (Stalker), alla<br />

<strong>di</strong>ffusione del fenomeno, alle implicazioni psichiatriche e,<br />

soprattutto, relazionali, siano tutte meritevoli <strong>di</strong> grande attenzione.<br />

L’aspetto <strong>di</strong> maggiore interesse è però quello vittimologico,<br />

posto che lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> vittima, oltre a favorire una migliore<br />

comprensione delle <strong>di</strong>verse problematiche prima citate,<br />

propone aspetti <strong>di</strong> fondamentale importanza circa le gravi,<br />

<strong>di</strong>verse e complesse conseguenze dannose che la vittima<br />

subisce, per non parlare delle migliori possibilità <strong>di</strong> cogliere<br />

precocemente rischi relazionali in una prospettiva preventiva<br />

del fenomeno. Basti pensare ai casi, fortunatamente<br />

rari, <strong>di</strong> esiti omici<strong>di</strong>ari, che rinviano ai rischi <strong>di</strong> violenza<br />

connessi allo Stalking.<br />

Sulla base dei dati <strong>della</strong> letteratura e dei dati finora emersi<br />

nell’ambito <strong>della</strong> ricerca condotta dal Modena Group on<br />

Stalking, tuttora in corso con i partners europei, sarà affrontato<br />

il problema delle vittime <strong>di</strong> Stalker, con particolare<br />

riferimento ai rischi <strong>di</strong> violenza ed alle particolari <strong>di</strong>namiche<br />

relazionali proprie del fenomeno.<br />

I dati propongono una netta prevalenza <strong>di</strong> vittime <strong>di</strong> sesso<br />

femminile e <strong>di</strong> una “patologia” relazionale rispetto a quella<br />

francamente psichiatrica.<br />

Prevalgono nettamente donne giovani molestate da ex-partner,<br />

incapaci evidentemente <strong>di</strong> elaborare il “lutto <strong>della</strong> per<strong>di</strong>ta”,<br />

pur non mancando vittime legate a relazioni <strong>di</strong> natura<br />

professionale o, più raramente, a patologia psichiatrica o alla<br />

celebrità.<br />

Un problema particolare è costituito dai casi <strong>di</strong> natura psicopatologica,<br />

che propongono problemi molto complessi sia<br />

sul piano clinico ed interpretativo, che su quello psichiatri-


co forense, per le carenze legislative che non consentono<br />

l’adozione <strong>di</strong> soluzioni adeguate, come documentano peraltro<br />

alcuni casi peritali occorsi.<br />

Da qui l’indubbio interesse psichiatrico forense e giuri<strong>di</strong>co<br />

per un fenomeno così complesso ed ancora poco conosciuto<br />

e sottostimato, sebbene un congruo numero <strong>di</strong> persone<br />

(15-20%), in prevalenza donne, rischia <strong>di</strong> rimanerne in qualche<br />

modo vittima nel corso <strong>della</strong> propria vita.<br />

Sarà infine affrontato il problema <strong>della</strong> definizione e quantificazione<br />

dei molteplici e <strong>di</strong>versi danni subiti dalle vittime<br />

<strong>di</strong> Stalkers, con particolare riferimento alle componenti <strong>di</strong><br />

natura biologica, relazionale ed esistenziale.<br />

La psicopatologia delle vittime<br />

G.C. Nivoli<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Sassari<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

L’Autore illustra alcune specifiche psicopatologie che, per<br />

alcuni in<strong>di</strong>vidui costituiscono elementi <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposizione<br />

vittimogena. Tali elementi intervengono nel processo <strong>di</strong> vittimizzazione<br />

nell’ambito <strong>di</strong> una costellazione <strong>di</strong> numerosi<br />

elementi che si integrano a vicenda. Particolare attenzione<br />

viene posta ad elementi <strong>di</strong> psicopatologia quali le tendenze<br />

sadomasochiste, gli aspetti depressivi, la patologica ricerca<br />

<strong>di</strong> sensazioni, la messa in atto <strong>di</strong> misure controfobiche, la riduzione<br />

dell’istinto <strong>di</strong> conservazione, la gestione inadeguata<br />

dei sentimenti <strong>di</strong> colpa, ecc. L’esemplificazione clinica <strong>di</strong><br />

tali aspetti permette inoltre il suggerimento <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> prevenzione<br />

specifiche.<br />

Le donne vittima <strong>di</strong> violenza sessuale<br />

L. Lorettu<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Sassari<br />

La violenza sessuale sulle donne è un fenomeno antico, che<br />

negli ultimi tempi sempre con maggior frequenza assume rilievo.<br />

Nell’ambito <strong>di</strong> un approccio vittimologico al problema è <strong>di</strong><br />

particolare importanza in<strong>di</strong>viduare il ruolo <strong>della</strong> vittima nell’evento.<br />

L’Autore presenta un esame <strong>della</strong> bibliografia in merito alle<br />

<strong>di</strong>fferenti interpretazioni che gli Autori, con gli anni, hanno<br />

dato alla vittima ed al suo ruolo nell’evento criminoso.<br />

Viene presentata inoltre, attraverso una esemplificazione<br />

clinica, una tipologia descrittiva delle vittime, finalizzata ad<br />

evidenziare alcune modalità <strong>di</strong> relazionarsi all’evento delittuoso<br />

e suggerire elementi utili al fine <strong>di</strong> prevenire la vittimizzazione.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA ELLISSE<br />

S4 - Depressione Unipolare e Depressione Bipolare:<br />

similitu<strong>di</strong>ni e <strong>di</strong>fferenze<br />

Bipolar Depression: clinical features<br />

F. Benazzi<br />

University of California, San Diego and Hecker Psychiatry<br />

Research Center, Forlì<br />

Clinical <strong>di</strong>fferences have been classically reported been<br />

Bipolar-I (BP-I) and Unipolar (MDD) depression. BP-I depression,<br />

vs. MDD, has a lower age at onset, more recurrences,<br />

more atypical symptoms (e.g., hypersomnia), more<br />

psychomotor retardation, and more bipolar family history.<br />

Evidence supports a <strong>di</strong>stinction between BP-I and Bipolar-<br />

II <strong>di</strong>sorder (BP-II), such as <strong>di</strong>fferent family history, female<br />

to male ratio, and <strong>di</strong>agnostic stability. BP-I and BP-II depression<br />

are partly <strong>di</strong>fferent. BP-II depression, vs. MDD,<br />

has been shown to have more atypical symptoms and more<br />

inside-depression hypomanic (excitement symptoms), such<br />

as irritability, racing/crowded thoughts, psychomotor agitation,<br />

and more talkativeness. The mixture of depression and<br />

hypomanic symptoms (mixed depression) in the same<br />

episode is present in around 60% of BP-II and 30% of MDD<br />

depressed outpatients in non-tertiary care, a fin<strong>di</strong>ng replicated<br />

by independent groups. Mixed depression has been<br />

shown to have a high positive pre<strong>di</strong>ctive value for BP-II. As<br />

MODERATORI<br />

C. Altamura, F. Benazzi<br />

<strong>di</strong>agnosis of BP-II is often missed, fin<strong>di</strong>ng mixed depression<br />

should prompt a skillful probing for history of hypomania<br />

(outside depression). The bipolar nature of mixed depression<br />

has been strongly supported by a close link to bipolar<br />

(type I and type II) family history, by a dose-response relationship<br />

between inside-depression number of hypomanic<br />

symptoms and bipolar family history loa<strong>di</strong>ng, by fin<strong>di</strong>ng <strong>di</strong>mensions/factors<br />

of the hypomania outside depression in<br />

mixed depression (mental and behavioral activation), by a<br />

correlation between number of inside-depression hypomanic<br />

symptoms and number of depressive symptoms, by a normal-like<br />

<strong>di</strong>stribution of the number of hypomanic symptoms<br />

between BP-II and MDD depression, by MDD mixed depression<br />

being closer to BP-II than to MDD on bipolar validators<br />

such as bipolar family history and age at onset. The<br />

normal-like <strong>di</strong>stribution of hypomanic symptoms between<br />

BP-II and MDD depression is complemented by Cassano’s<br />

fin<strong>di</strong>ng a similar <strong>di</strong>stribution in BP-I and MDD for lifetime<br />

(as opposed to the cross-sectional hypomanic symptoms of<br />

mixed depression) manic/hypomanic symptoms. Cassano<br />

found also a correlation between lifetime manic/hypomanic<br />

symptoms and MDD symptoms, and that many MDD had<br />

many lifetime manic/hypomanic symptoms (not meeting<br />

criteria for mania/hypomania). Also, a normal-like <strong>di</strong>stribu-<br />

24


tion of depressive symptoms in mixed mania was found.<br />

These fin<strong>di</strong>ngs on the <strong>di</strong>stribution of opposite polarity<br />

symptoms seem to support a continuity between Bipolar<br />

<strong>di</strong>sorders and MDD.<br />

Mixed depression has important treatment impact, as antidepressants<br />

not protected by mood stabilising agents may<br />

worsen the manic/hypomanic symptoms and induce a<br />

switch to mania/hypomania. The few stu<strong>di</strong>es on irritability<br />

and psychomotor agitation in MDD treated by fluoxetine<br />

and imipramine (in selected, non-naturalistic samples) have<br />

shown that, while low dose fluoxetine may improve mild<br />

agitation and irritability, imipramine and high dose fluoxetine<br />

may worsen or induce these symptoms. The FDA has<br />

listed these symptoms as possible precursors to suicidality<br />

related to antidepressants, stressing the need to always assess<br />

mixed depression.<br />

La “durata <strong>di</strong> malattia non trattata” come<br />

fattore prognostico nel Disturbo Bipolare<br />

A.C. Altamura, R. Bassetti, A. Santini, E. Mundo<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Cliniche<br />

“Luigi Sacco”, Università <strong>di</strong> Milano<br />

La durata <strong>di</strong> malattia non trattata (DUI), definita come il<br />

tempo che intercorre tra l’esor<strong>di</strong>o psicopatologico ed il<br />

primo trattamento specifico, è stata stu<strong>di</strong>ata come fattore<br />

pre<strong>di</strong>ttivo del decorso <strong>della</strong> malattia e <strong>della</strong> risposta al trattamento<br />

non solo per il Disturbo Bipolare (BP), ma anche<br />

per la Schizofrenia ed il Disturbo <strong>di</strong> Panico 1 2 . La maggioranza<br />

dei dati <strong>di</strong> letteratura evidenzia come in generale una<br />

DUI più lunga sia associata ad un peggiore funzionamento<br />

sociale, ad un maggiore numero <strong>di</strong> ricoveri e ad un aumento<br />

del rischio <strong>di</strong> sviluppare condotte suicidarie in pazienti<br />

con BP 3 .<br />

Obiettivi: lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> valutare<br />

l’effetto <strong>della</strong> DUI sul decorso del Disturbo Bipolare (BP).<br />

Meto<strong>di</strong>: sono stati valutati 301 soggetti con una <strong>di</strong>agnosi<br />

DSM-IV <strong>di</strong> BP I o II, sud<strong>di</strong>visi in due gruppi a seconda <strong>della</strong><br />

DUI (intervallo <strong>di</strong> tempo dall’esor<strong>di</strong>o del BP all’inizio del<br />

primo trattamento stabilizzante): DUI ≤ 1 anno (n = 36) e<br />

DUI > 1 anno (n = 265). Le principali variabili cliniche, demografiche<br />

e <strong>di</strong> decorso sono state calcolate e confrontate<br />

tra i due gruppi <strong>di</strong> soggetti (test del chi-quadrato e t-test <strong>di</strong><br />

Student).<br />

Risultati: non sono state riscontrate <strong>di</strong>fferenze significative<br />

25<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

tra i pazienti con DUI ≤ 1 anno e quelli con DUI > 1 anno<br />

per quello che riguarda età, genere, età <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o, polarità<br />

del primo episo<strong>di</strong>o, sottotipo <strong>di</strong>agnostico, comorbilità precedente<br />

l’esor<strong>di</strong>o, lo sviluppo <strong>di</strong> rapida ciclicità, il numero<br />

<strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o ed il numero <strong>di</strong> ricoveri. I pazienti<br />

con DUI > 1 anno presentavano con maggiore frequenza<br />

una comorbi<strong>di</strong>tà con un <strong>di</strong>sturbo da abuso/<strong>di</strong>pendenza da<br />

sostanze con esor<strong>di</strong>o successivo al BP (chi-quadrato = 4,69,<br />

df = 1, p = 0,03).<br />

Conclusioni: i risultati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o preliminare suggerirebbero<br />

che la DUI influenzi negativamente il decorso del<br />

BP, in particolare per quello che riguarda la possibilità <strong>di</strong><br />

sviluppare successivamente un <strong>di</strong>sturbo da abuso/<strong>di</strong>pendenza<br />

da sostanze.<br />

Bibliografia<br />

1 Altamura AC, Bassetti R, Sassella F, Salvadori D, Mundo E. Duration<br />

of untreated psychosis as a pre<strong>di</strong>ctor of outcome in firstepisode<br />

schizophrenia: a retrospective study. Schizophr Res<br />

2001;52:29-36.<br />

2 Altamura AC, Santini A, Salvadori D, Mundo E. Duration of untreated<br />

illness in panic <strong>di</strong>sorder: a poor outcome risk factor?<br />

Neuropsychiatr Dis Treat 2005;1:345-7.<br />

3 Goldberg JF, Ernst CL. Features associated with the delayed initiation<br />

of mood stabilizers at illness onset in bipolar <strong>di</strong>sorder. J<br />

Clin Psychiatry 2002;63:985-91.<br />

Il litio nella terapia e profilassi <strong>della</strong><br />

Depressione Bipolare: quale ruolo?<br />

L. Tondo<br />

Dipartimento Psicologia, Università <strong>di</strong> Cagliari; McLean-<br />

Harvard Me<strong>di</strong>cal School; Centro “Bini”, Cagliari<br />

La terapia a lungo termine con sali <strong>di</strong> litio è il “gold standard”<br />

dei trattamenti preventivi per il Disturbo Bipolare dell’umore,<br />

il cui uso è limitato soltanto dal marketing aggressivo<br />

delle terapie alternative, soprattutto quelle anticonvulsivanti,<br />

nonostante gli stu<strong>di</strong> mettano in evidenza che carbamazepina,<br />

valproato e lamotrigina non siano tanto efficaci<br />

come il litio. L’effetto benefico del litio nel trattamento a<br />

lungo termine del Disturbo Bipolare è attestato da molti stu<strong>di</strong><br />

sia controllati che aperti, come riportato in una recente<br />

meta-analisi 1 . Una rassegna <strong>di</strong> soli stu<strong>di</strong> controllati 2 in<strong>di</strong>ca<br />

che il rischio <strong>di</strong> ricaduta durante trattamento a lungo termine<br />

con litio è più elevato per la fase depressiva rispetto a<br />

quella maniacale (Tab. I).<br />

Tab. I. Litio nel trattamento <strong>di</strong> pazienti con Disturbo Bipolare: stu<strong>di</strong> controllati e randomizzati.<br />

Relapse Risk Odds Ratio<br />

Outcome Trial Li + Pbo (95% CI) p<br />

Any illness 5 147/369 243/401 0,65 (0,44-0,84) 0,001<br />

39,8% 60,6%<br />

Mania 4 37/268 70/297 0,62 (0,40-0,95) 0,03<br />

13,8% 23,6%<br />

Depressione 4 67/268 88/297 0,84 (0,64-1-10) 0,10<br />

25,0% 29,6%


SIMPOSI TEMATICI<br />

Risultati analoghi sono confermati dallo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Baldessarini<br />

et al. 1 che mostra un effetto più evidente nel trattamento<br />

<strong>della</strong> mania, rispetto a quello <strong>della</strong> depressione bipolare (Fig.).<br />

Il trattamento <strong>della</strong> depressione bipolare rimane pertanto<br />

problematico visto che l’uso degli antidepressivi è sconsigliato<br />

per il rischio <strong>di</strong> induzione <strong>di</strong> stati ipomaniacali, ma-<br />

niacali o misti, variabile dal 10 al 30% dei pazienti o per<br />

l’accelerazione del ciclo maniaco-depressivo fino alla rapida<br />

ciclicità. Tuttavia, un trattamento antidepressivo non è<br />

del tutto sconsigliato, ma <strong>di</strong>venta meno rischioso se aggiunto<br />

a una terapia stabilizzante. Inoltre, ove possibile, è utile<br />

ricostruire la sequenza del decorso, in quanto pazienti con<br />

depressioni seguite da (ipo)manie sono ovviamente più a rischio<br />

<strong>di</strong> quelli in cui la fase depressiva segue quella maniacale.<br />

Tra i farmaci anticonvulsivanti, la lamotrigina ha mostrato<br />

risultati interessanti nella terapia delle depressioni bipolari,<br />

anche se sono stati riportati casi <strong>di</strong> induzione <strong>di</strong> stati<br />

maniacali o misti. Più recentemente, alcuni stu<strong>di</strong> hanno mostrato<br />

che i nuovi farmaci antipsicotici, soprattutto olanzapina,<br />

quetiapina, aripiprazolo e ziprasidone, possono rappresentare<br />

una valida alternativa o aggiunta alle terapie stabilizzanti<br />

dell’umore tra<strong>di</strong>zionali per il trattamento degli<br />

episo<strong>di</strong> depressivi del Disturbo Bipolare.<br />

Bibliografia<br />

1 Baldessarini RJ, Tondo L, Hennen J, Viguera AC. Is lithium still<br />

worth using? Harvard Rev Psychiatry 2002;10:59-75.<br />

2 Geddes JR, Burgess S, Hawton K, Jamison K, Goodwin GM.<br />

Long-term lithium therapy for bipolar <strong>di</strong>sorder: systematic review<br />

and meta-analysis of randomized controlled trials. Am J<br />

Psychiatry 2004;161:217-22.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA MONTEMARIO<br />

S5 - Personalità e scena del crimine:<br />

un nesso da investigare<br />

Dalla scena del crimine al profilo<br />

comportamentale dell’autore sconosciuto:<br />

un’analisi critica<br />

M. Picozzi<br />

Laboratorio <strong>di</strong> Analisi e Ricerca sul Crimine, Università<br />

“Carlo Cattaneo”, LIUC, Castellanza (VA)<br />

Alcuni ricercatori preferiscono utilizzare il termine <strong>di</strong> Behavioral<br />

Profiling, altri lo chiamano Criminal Profiling, o ancora<br />

Psychological Profiling. Si tratta in buona sostanza <strong>di</strong><br />

una particolare modalità d’approccio alla costruzione <strong>di</strong> un<br />

identikit psicologico del criminale, dell’identificazione delle<br />

principali caratteristiche <strong>di</strong> comportamento e personalità<br />

<strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo basate sull’analisi delle peculiarità del delitto<br />

commesso.<br />

Il profiling non potrà mai prendere il posto <strong>di</strong> una approfon<strong>di</strong>ta<br />

e ben pianificata investigazione, non potrà mai sostituire<br />

l’esperienza, la competenza e l’addestramento professionale<br />

del detective, ma costituisce un’arma in più nell’arsenale <strong>di</strong><br />

coloro i quali devono combattere con il crimine violento.<br />

Nato negli Stati Uniti dalla collaborazione <strong>di</strong> agenti speciali<br />

dell’FBI con psicologi e psichiatri provenienti dal mondo<br />

accademico, il criminal profiling ancora fatica a conquistare<br />

una propria cre<strong>di</strong>bilità scientifica.<br />

MODERATORI<br />

C. Maffei, M. Picozzi<br />

E ciò nonostante esperti in profili siano ormai presenti in<br />

tutte le principali forze <strong>di</strong> polizia del mondo, ed anzi si <strong>di</strong>scuta<br />

oltralpe <strong>della</strong> possibilità che assuma valore <strong>di</strong> prova<br />

nelle aule <strong>di</strong> giustizia.<br />

L’Autore, che ha affrontato l’argomento non solamente in<br />

chiave teorica, ma sul campo, anche attraverso una lunga<br />

collaborazione con l’Unità per l’Analisi del Crimine Violento<br />

<strong>della</strong> Polizia <strong>di</strong> Stato, intende proporre una <strong>di</strong>samina<br />

<strong>della</strong> letteratura scientifica internazionale, con particolare<br />

attenzione ai lavori che evidenziano o sottolineano criticamente<br />

il valore e l’importanza del criminal profiling.<br />

Analisi <strong>della</strong> scena del crimine e logica<br />

investigativa<br />

C. Bui<br />

UACV, Unità per l’Analisi del Crimine Violento, Servizio <strong>di</strong><br />

Polizia Scientifica, Direzione Centrale Anticrimine, Polizia<br />

<strong>di</strong> Stato<br />

Dicembre 1994: l’attuale Capo <strong>della</strong> Polizia, prof. Gianni<br />

De Gennaro, incarica il Servizio Polizia Scientifica <strong>di</strong> realizzare<br />

una struttura tecnica <strong>di</strong> analisi che possa fungere da<br />

supporto all’attività investigativa nel caso <strong>di</strong> omici<strong>di</strong> seriali<br />

26


e <strong>di</strong> omici<strong>di</strong> particolarmente efferati senza un imme<strong>di</strong>ato<br />

movente.<br />

Aprile 1997: nasce formalmente l’UACV, cioè l’Unità per<br />

l’Analisi del Crimine Violento, con lo scopo <strong>di</strong> supportare<br />

l’attività investigativa nel caso <strong>di</strong> omici<strong>di</strong> singoli senza apparente<br />

movente, omici<strong>di</strong> con caratteristiche <strong>di</strong> serialità,<br />

violenze a sfondo sessuale con caratteristiche <strong>di</strong> serialità, rapine<br />

in ambienti videocontrollati (CCTV).<br />

Obiettivi e strategie <strong>della</strong> struttura possono essere sintetizzati<br />

in quattro momenti fondamentali:<br />

1. introduzione del Controllo <strong>di</strong> Qualità, Q&A, sulle procedure<br />

e sulle metodologie d’Esame <strong>della</strong> Scena del Crimine,<br />

nel rispetto degli standard internazionali;<br />

2. sviluppo <strong>di</strong> nuove metodologie d’analisi sulla scena del<br />

crimine che, grazie all’uso delle più moderne tecnologie,<br />

consentano <strong>di</strong> ricostruire la <strong>di</strong>namica dell’evento criminale<br />

partendo dall’esame <strong>della</strong> scena e dalle <strong>di</strong>chiarazione<br />

testimoniali;<br />

3. sviluppo <strong>di</strong> un sistema informativo in grado <strong>di</strong> gestire ed<br />

elaborare criticamente tutte le informazioni <strong>di</strong>sponibili su<br />

un particolare evento criminale, <strong>di</strong> collegare tra loro crimini<br />

<strong>di</strong>fferenti, <strong>di</strong> suggerire ipotesi investigative in base<br />

ad elaborazioni inferenziali <strong>di</strong> carattere statistico (modelli<br />

probabilistici e reti neurali);<br />

4. realizzazione <strong>di</strong> modelli comportamentali <strong>di</strong> riferimento,<br />

basati sullo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> casistica nazionale, per l’in<strong>di</strong>viduazione<br />

<strong>di</strong> caratteristiche tipologiche generali dell’autore<br />

<strong>di</strong> una classe <strong>di</strong> reati da utilizzare nella previsione <strong>di</strong> un<br />

possibile profilo nel caso specifico.<br />

In questo suo contributo l’autore si propone, in particolare,<br />

<strong>di</strong> illustrare un modello elaborato attraverso l’esperienza sul<br />

campo e una ricca casistica. E che schematicamente può essere<br />

così riassunto:<br />

Personalità e crime scene analysis:<br />

evidenze empiriche<br />

A. Fossati<br />

Facoltà <strong>di</strong> Psicologia, Università “Vita-Salute San Raffaele”,<br />

Milano<br />

Le caratteristiche <strong>di</strong> personalità, particolarmente nelle loro<br />

varianti e maladattive, stanno destando un interesse cre-<br />

27<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

scente in ambito forense, non solo relativamente alla cosiddetta<br />

mens rea, ma anche rispetto al rischio <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>va, alla<br />

possibilità <strong>di</strong> usufruire <strong>di</strong> programmi alternativi alla detenzione,<br />

ecc. Dato che i recenti approcci teorici alla personalità<br />

e alla sua psicopatologia non concepiscono i tratti come<br />

puri elementi <strong>di</strong>sposizionali, ma come elementi <strong>di</strong>namici<br />

utili a definire gli adattamenti caratteristici delle persone<br />

nelle loro transazioni con le richieste ambientali, è naturale<br />

ipotizzare che in ambito forense la personalità dell’autore <strong>di</strong><br />

un crimine sia in qualche misura collegata alla scena del crimine,<br />

e che elementi utili alla definizione <strong>della</strong> personalità<br />

dell’offender possano essere rintracciabili a partire dalla crime<br />

scene analysis.<br />

Allo scopo <strong>di</strong> verificare quali dati empirici siano attualmente<br />

<strong>di</strong>sponibili relativamente a questo argomento, è stata condotta<br />

una ricerca nella banca dati elettronica PsycINFO utilizzando<br />

“personality” e “crime scene analysis” come parole-chiave<br />

in ogni posizione del testo e basandosi sulla finestra<br />

temporale 1980-2006.<br />

La ricerca ha prodotto 32 pubblicazioni, delle quali 29 non<br />

ridondanti. I principali aspetti <strong>della</strong> letteratura scientifica internazionale<br />

paiono essere così riassumibili: 1. scarsità <strong>di</strong><br />

dati empirici relativamente alla personalità nel profiling e<br />

nella crime scene analysis; 2. utilizzo <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> non sistematizzati<br />

nell’approccio alla personalità; 3. scarso supporto<br />

empirico ai modelli utilizzati nella definizione <strong>della</strong> personalità<br />

in relazione alla crime scene analysis; 4. dati iniziali<br />

incoraggianti, ma parziali, relativi alle relazioni tra personalità<br />

e crime scene analysis.<br />

In sintesi, i dati <strong>di</strong> scientifici <strong>della</strong> letteratura internazionale<br />

in<strong>di</strong>cano come, a fronte dell’interesse crescente per la personalità<br />

in ambito forense, i dati empirici relativi alle relazioni<br />

tra crime scene analysis e personalità siano ancora<br />

scarsi, pur in presenza <strong>di</strong> alcuni spunti interessanti e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni<br />

utili per impostare le future strategie <strong>di</strong> ricerca e assessment.<br />

Le impronte <strong>della</strong> personalità: una sfida per<br />

la lente dello psicopatologo<br />

C. Maffei<br />

Università “Vita-Salute San Raffaele”, Milano<br />

Negli ultimi anni lo sviluppo <strong>di</strong> ciò che viene chiamato “Forensic<br />

Science” ha mostrato come sia sempre più necessario<br />

mettere al servizio delle tecniche investigative modalità <strong>di</strong><br />

indagine tecnologicamente raffinate e capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare<br />

la loro efficacia.<br />

Nel momento in cui la psicopatologia si confronta con lo<br />

sviluppo <strong>della</strong> “Forensic Science” nasce spontaneamente<br />

una domanda: “Sono i concetti ed i meto<strong>di</strong> <strong>della</strong> psicopatologia<br />

stessa adeguati, ovvero è necessario cercare <strong>di</strong> cambiarli<br />

entrambi?”.<br />

Di fatto la letteratura scientifica mostra come sia <strong>di</strong>fficile<br />

connettere ciò che <strong>di</strong>viene osservabile sulla scena del crimine,<br />

grazie anche a ricostruzioni tecnologicamente avanzate,<br />

e ciò che la psicopatologia ne può trarre.<br />

Infatti, il rischio è <strong>di</strong> connettere un’osservazione <strong>di</strong>namica a<br />

concetti statici, senza riuscire a rendere conto <strong>di</strong> come ciò<br />

che è nella mente, momento per momento, si traduce in una<br />

sequenza <strong>di</strong> azioni.


SIMPOSI TEMATICI<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA LEONARDO<br />

S6 - <strong>Psichiatria</strong> e endocrinologia:<br />

il ritorno <strong>della</strong> psichiatria alla me<strong>di</strong>cina interna?<br />

Bipolar Disorder and the Metabolic<br />

Syndrome<br />

A. Fagiolini, P. Castrogiovanni, I. Soreca, I. Paffetti,<br />

L. Padula<br />

Università <strong>di</strong> Siena, and University of Pittsburgh<br />

The clustering of risk factors for car<strong>di</strong>ovascular <strong>di</strong>sease, inclu<strong>di</strong>ng<br />

abdominal obesity, dyslipidemia, insulin resistance,<br />

and hypertension has been described as “metabolic syndrome”.<br />

In 2001, the National Cholesterol Education Program<br />

Expert Panel on Detection, Evaluation, and Treatment<br />

of High Blood Cholesterol in Adults (NCEP ATP III) suggested<br />

a working definition of this syndrome based on the<br />

presence of three or more of the following characteristics:<br />

abdominal obesity (waist circumference), hypertriglyceridemia,<br />

low high-density lipoprotein cholesterol (HDL-<br />

C), high blood pressure and fasting hyperglycemia. The<br />

American Heart Association (AHA) and the National Heart,<br />

Lung, and Blood Institute (NHLBI) have recently issued a<br />

statement recommen<strong>di</strong>ng mo<strong>di</strong>ficatoins tohat include adjustment<br />

of waist circumference to lower thresholds when<br />

in<strong>di</strong>viduals or ethnic groups are prone to insulin resistance,<br />

considering triglyceride levels, HDL-C levels, and BP to be<br />

abnormal when drug treatment is prescribed, clarifying that<br />

elevated BP refers to a level excee<strong>di</strong>ng the threshold for either<br />

systolic or <strong>di</strong>astolic pressure, and lowering the threshold<br />

for elevated fasting glucose level from 110 to 100 mg<br />

per dL. In the past several years, a great deal of attention has<br />

been devoted to the me<strong>di</strong>cal burden suffered by patients<br />

with schizophrenia. More recently, similar concerns have<br />

arisen for patients with bipolar <strong>di</strong>sorder. Stu<strong>di</strong>es evaluating<br />

obesity, <strong>di</strong>abetes, dyslipidemia and hypertension have been<br />

conducted in patients with bipolar <strong>di</strong>sorder. However, to<br />

date only one study 1 , has specifically reported about the<br />

metabolic syndrome in bipolar <strong>di</strong>sorder.<br />

This presentation will describe the results of the study mentioned<br />

above, <strong>di</strong>scuss the preliminary results and methodoligies<br />

of our ongoing stu<strong>di</strong>es on the metabolic syndrome<br />

and review the results of previously published stu<strong>di</strong>es 2-4 on<br />

the relatoinship between obesity and clinical outcomes of<br />

bipolar <strong>di</strong>sorder, inclu<strong>di</strong>ng suicidality.<br />

Bibliografia<br />

1 Fagiolini A, Frank E, Scott JA, Turkin S, Kupfer DJ. Metabolic<br />

Syndrome in Bipolar Disorder: Fin<strong>di</strong>ngs from the Bipolar Disorder<br />

Center for Pennsylvanians. Bipolar Disord 2005;7:424-30.<br />

2 Fagiolini A, Frank E, Houck PR, Mallinger AG, Swartz HA,<br />

Buysse DJ, et al. Prevalence of obesity and weight change during<br />

treatment in patients with bipolar I <strong>di</strong>sorder. J Clin Psychiatry<br />

2002;63:528-33.<br />

3 Fagiolini A, Kupfer DJ, Houck PR, Novick D, Frank E. Obesity<br />

as a correlate of outcome in patients with bipolar I <strong>di</strong>sorder. Am<br />

J Psychiatry 2003;160:112-7.<br />

MODERATORI<br />

P. Castrogiovanni, C. Faravelli<br />

4 Fagiolini A, Kupfer DJ, Rucci P, Scott J, Novick D, Frank EF.<br />

Suicide attempts and ideation in patients with bipolar I <strong>di</strong>sorder.<br />

J Clin Psychiatry 2004;65:509-14.<br />

L’asse HPA una visione transnosografica dei<br />

<strong>di</strong>sturbi mentali<br />

C. Faravelli, S. Gorini Amedei, F. Rotella, M. Catena<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università<br />

<strong>di</strong> Firenze<br />

Hans Selye, nel 1956, stu<strong>di</strong>ò gli effetti degli steroi<strong>di</strong> surrenalici<br />

come risposta aspecifica agli stimoli ambientali 1 .<br />

La risposta adattativa dell’organismo, o allostasi, utile per<br />

mantenere l’omeostasi in risposta ad un agente stressante è<br />

prodotta dall’attività cellulare e dai me<strong>di</strong>atori del sistema<br />

immunitario, del sistema nervoso centrale e autonomo e dall’asse<br />

HPA.<br />

Stimoli ambientali esterni o interni all’organismo attivano<br />

una risposta adattativa dell’in<strong>di</strong>viduo che comporta cambiamenti<br />

sistemici e comportamentali in grado <strong>di</strong> mantenere<br />

una migliore capacità omeostatica aumentando le possibilità<br />

<strong>di</strong> sopravvivenza. Tuttavia, con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress cronico, carico<br />

psicosociale, eventi, possono in realtà favorire l’insorgenza<br />

o la progressione <strong>della</strong> patologia. La relazione tra il<br />

meccanismo dello stress e patologia psichiatrica è stata ampiamente<br />

stu<strong>di</strong>ata, nel corso degli anni dati sistematici hanno<br />

permesso <strong>di</strong> riconoscere il ruolo primario degli eventi<br />

stressanti nell’insorgenza e nell’esacerbazione <strong>di</strong> molti <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici 2-4 .<br />

L’alterazione del feed back negativo dei corticosteroi<strong>di</strong> circolanti<br />

sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) con conseguente<br />

ipercortisolemia e compromissione <strong>della</strong> neurogenesi<br />

e del trofismo cerebrale è uno dei possibili meccanismi con<br />

cui gli eventi vitali svolgono la loro azione patogenetica.<br />

Varie sono state le meto<strong>di</strong>che proposte per lo stu<strong>di</strong>o dell’asse<br />

HPA, dalle più invasive quali il dosaggio <strong>di</strong> CRH (corticotropin<br />

releasing hormon) nel liquor cefalorachi<strong>di</strong>ano, al<br />

dosaggio dell’ACTH (ormone adrenocorticotropo) nel plasma<br />

o alla misurazione <strong>di</strong> cortisolo plasmatico, urinario e<br />

salivare. Tuttavia il metodo migliore per stu<strong>di</strong>are la funzionalità<br />

dell’asse HPA è il test <strong>di</strong> soppressione al desametasone<br />

(DST) introdotto in psichiatria nel 1968 da B.J. Carroll.<br />

Il test <strong>di</strong> soppressione con desametasone è usato specificatamente<br />

per investigare le alterazioni del feedback negativo<br />

dell’asse HPA. La soppressione o la non soppressione indotta<br />

dal desametasone viene valutata misurando i livelli <strong>di</strong><br />

cortisolo. Tale misurazione può essere condotta con meto<strong>di</strong>che<br />

<strong>di</strong>verse, tra cui il dosaggio del cortisolo salivare 5 . Esso<br />

fornisce una misurazione valida e affidabile dell’ormone<br />

ematico libero in quanto la concentrazione del cortisolo nella<br />

saliva non è <strong>di</strong>pendente dalla frazione <strong>di</strong> flusso e dalle<br />

28


fluttuazioni <strong>della</strong> transcortina. Altri aspetti vantaggiosi sono<br />

che il cortisolo rimane stabile nella saliva per molti giorni<br />

(Kahn et al., 1988). Inoltre i campioni salivari sono ottenuti<br />

attraverso una meto<strong>di</strong>ca non invasiva che non induce<br />

stress, sono facili da raccogliere a casa, possono essere raccolti<br />

più volte al giorno, non pongono problemi <strong>di</strong> controllo<br />

da parte <strong>di</strong> personale competente (Castro et al., 1999).<br />

Gli Autori si propongono <strong>di</strong> presentare risultati preliminari<br />

e prospettive dello stu<strong>di</strong>o del sistema HPA in un campione<br />

<strong>di</strong> popolazione psichiatrica selezionato in maniera transnosografica.<br />

Bibliografia<br />

1 Selye H. The stress of life. New York: Mc Graw Hill 1956.<br />

2 Paykel ES. Contribution of life events to causation of psychiatric<br />

illness. Psychol Med 1978;8:245-53.<br />

3 Kessler RC, Price RH, Wortman CB. Social factors in psychopathology:<br />

stress, social support, and coping processes. Ann<br />

Rev Psychol 1985;36:531-72.<br />

4 Faravelli C, Abra<strong>di</strong> L, Bartolozzi D, Cecchi C, Cosci F,<br />

D’Adamo D, et al. The Sesto Fiorentino Study: point and oneyear<br />

prevalence of psychiatric <strong>di</strong>sorders in an italian community<br />

sample using clinical interviewers. Psychother Psychosom<br />

2004;73:226-34.<br />

5 Kirschbaum C, Hellhammer DH. Salivary cortisol in psychoneuroendocrine<br />

research: recent developments and applications.<br />

Psychoneuroendocrinology 1994;19:313-33.<br />

Neurosteroi<strong>di</strong> e psicopatologia<br />

A. Castrogiovanni, R. Pasquini, A. De Capua, S. Debolini,<br />

S. Luisi *<br />

Università <strong>di</strong> Siena, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>; * Università <strong>di</strong> Siena, Dipartimento <strong>di</strong> Pe<strong>di</strong>atria,<br />

Ostetricia e Me<strong>di</strong>cina Riproduttiva<br />

Il concetto <strong>di</strong> Neurosteroi<strong>di</strong> è stato introdotto negli anni ’80<br />

da Baulieu che fece notare come il cervello potesse essere in<br />

grado <strong>di</strong> accumulare e sintetizzare ex-novo e autonomamente<br />

ormoni steroidei (DHEA, DHAS, Allopregnanolone).<br />

Oggi numerose ricerche <strong>di</strong>mostrano come i Neurosteroi<strong>di</strong><br />

abbiano capacità <strong>di</strong> modulare l’attività dei recettori GABA,<br />

NMDA, la crescita neuronale, con conseguente effetto ansiolitico<br />

e implicazione sulla memoria, la neuroprotezione e<br />

la risposta allo stress.<br />

Alla luce <strong>di</strong> tali proprietà i Neurosteroi<strong>di</strong> possono avere un<br />

ruolo nei meccanismi fisiopatologici <strong>di</strong> numerosi <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici come i Disturbi dell’umore, i Disturbi d’Ansia,<br />

i Disturbi <strong>della</strong> memoria, ecc.<br />

Proprio le manifestazioni psicopatologiche a cui può essere<br />

soggetta la donna durante il ciclo riproduttivo, caratterizzato<br />

da importanti oscillazioni delle concentrazioni ormonali<br />

plasmatiche, ci suggeriscono come possa essere stretta la relazione<br />

tra psicopatologia e neurosteroi<strong>di</strong>.<br />

Il nostro stu<strong>di</strong>o ha focalizzato l’attenzione sulla peri-menopausa<br />

e menopausa indagando i rapporti fra i livelli <strong>di</strong> alcuni<br />

neurosteroi<strong>di</strong> plasmatici e il quadro psicopatologico <strong>di</strong><br />

donne che attraversano queste fasi del ciclo vitale.<br />

Sono state valutate tutte le donne <strong>di</strong> età compresa tra i 40 e<br />

i 60 anni afferenti al centro per la Menopausa dell’Istituto <strong>di</strong><br />

Ginecologia dell’Università <strong>di</strong> Siena nell’arco <strong>di</strong> un periodo<br />

<strong>di</strong> 8 mesi.<br />

29<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Tutte le donne sono state sottoposte ad una batteria <strong>di</strong> questionari<br />

e ad un prelievo ematico, previo consenso informato.<br />

In eterovalutazione:<br />

– un’intervista sui dati socio-anagrafici;<br />

– Mini International Neuropsychiatric Interview (MINI);<br />

– in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Kupperman.<br />

In autovalutazione:<br />

– questionario per i sintomi perimenopausali;<br />

– Quality of life enjoyment and satisfaction questionnaire<br />

(Q-LES-Q);<br />

– intervista per lo spettro dell’umore (SCI-MOOD);<br />

– Temperament and Character Inventory (TCI);<br />

– prelievo ematico per il dosaggio <strong>di</strong> alcuni Neurosteroi<strong>di</strong>.<br />

Il campione analizzato è risultato composto <strong>di</strong> circa 100<br />

soggetti affetti da varie <strong>di</strong>agnosi psichiatriche (prevalentemente<br />

Depressione e Disturbo <strong>di</strong> Panico) e da soggetti sani.<br />

Le <strong>di</strong>fferenze fra i livelli dei Neurosteroi<strong>di</strong> caratterizzanti i<br />

soggetti sani e i pazienti sembrano <strong>di</strong>mostrare un possibile<br />

ruolo <strong>di</strong> questi ormoni nel determinismo <strong>di</strong> alcuni tratti psicopatologici.<br />

Verranno <strong>di</strong>scusse le varie correlazioni riscontrate<br />

e le loro possibili implicazioni dal punto <strong>di</strong> vista clinico,<br />

psicopatologico e terapeutico.<br />

Bibliografia<br />

1 Dubrovsky BO. Steroids, neuroactive steroids and neurosteroids<br />

in psychopathology. Neuropsychopharmacol Biol Psychiatry<br />

2005;29:169-92.<br />

2 Uzunova V, Sampson L, Uzunov DP. Relevance of endogenous<br />

3alpha-reduced neurosteroids to depression and antidepressant<br />

action. Psychopharmacology 2005;26:1-11.<br />

La ghiandola pineale e il rapporto luce<br />

solare-funzionamento mentale<br />

L. Bossini, M. Valdagno, P. Castrogiovanni<br />

Università <strong>di</strong> Siena, Dipartimento Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong><br />

<strong>Psichiatria</strong><br />

La pineale si presenta come un fondamentale detector <strong>di</strong> alcune<br />

variabili ambientali, in grado <strong>di</strong> trasferire le informazioni<br />

dall’ecosistema esterno a quello interno, permettendo<br />

così la sincronizzazione fra ritmi ambientali e ritmi biologici<br />

dell’organismo.<br />

Storicamente è stata associata alle speculazioni filosofiche<br />

riguardo la natura <strong>della</strong> mente e i suoi <strong>di</strong>sturbi. Per gli<br />

orientali, la pineale costituisce il “terzo occhio” o “occhio<br />

<strong>di</strong> Buddha”. In effetti la pineale, ontogeneticamente molto<br />

vecchia, deriva da un organo fotorecettoriale, funzionalmente<br />

“un terzo occhio”, presente in alcune specie <strong>di</strong> rettili<br />

ed anfibi. Le attuali conoscenze neurofisiologiche evidenziano<br />

come la pineale non sia semplicemente una<br />

ghiandola, ma piuttosto un trasduttore neuroendocrino che<br />

converte un input nervoso in un output ormonale. L’input<br />

nervoso è la noradrenalina, rilasciata dai nervi ortosimpatici<br />

post-gangliari; l’output ormonale è, in primo luogo, la<br />

melatonina sintetizzata dai pileanociti a partire dal triptofano.<br />

La sintesi e la secrezione <strong>di</strong> melatonina sono regolate<br />

dalla percezione <strong>della</strong> luce, ma nei mammiferi la risposta<br />

alla luce è in<strong>di</strong>retta: l’impulso luminoso, raccolto dalla<br />

retina, giunge al nucleo sporachiasmatico inibendone l’attività<br />

elettrica, solo il buio attiva questa attività elettrica.


SIMPOSI TEMATICI<br />

L’informazione passa all’ipotalamo laterale da cui si <strong>di</strong>partono<br />

le fibre efferenti <strong>di</strong>rette al midollo toracico, dove<br />

originano le fibre che terminano nei neuroni pre-gangliari<br />

del nucleo cervicale superiore che proiettano alla pineale,<br />

inibendo (la luce) o non inibendo (assenza <strong>di</strong> luce) la produzione<br />

<strong>della</strong> Melatonina in maniera dose-<strong>di</strong>pendente dalla<br />

luce: ridotta da illuminazione <strong>di</strong> 200 lux e bloccata da illuminazione<br />

> 2.500 lux.<br />

Nel SNC dei mammiferi i nuclei soprachiasmatici dell’ipotalamo<br />

e la ghiandola pineale fungono da pacemakers, che<br />

sanno sincronizzarsi al periodo <strong>di</strong> 24 h del ciclo buio/luce,<br />

utilizzando le informazioni veicolate lungo il tratto retinicoipotalamico,<br />

ma posseggono anche una loro specifica ritmicità<br />

endogena, geneticamente determinata. La sintesi e la secrezione<br />

<strong>della</strong> melatonina sono controllate da un orologio<br />

circa<strong>di</strong>ano situato nell’ipotalamo anteriore, posto nei nuclei<br />

soprachiasmatici, a sua volta sincronizzato dal ciclo<br />

luce/buio.<br />

I livelli plasmatici <strong>di</strong> melatonina cominciano ad aumentare<br />

dopo il tramonto con un picco intorno alle 2.00 a.m. e declinano<br />

marcatamente al mattino 1 .<br />

È evidente, adesso, che la ghiandola pineale influenza molti<br />

organi e funzioni e secondo recenti ricerche è capace <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zionare il cervello e il comportamento. Esistono, infatti,<br />

stu<strong>di</strong> secondo cui alterazioni del ritmo <strong>di</strong> secrezione <strong>della</strong><br />

melatonina possono essere implicate in molte malattie<br />

dalle neoplasie all’Alzheimer. Da quando un’alterazione del<br />

ritmo <strong>della</strong> melatonina è stata <strong>di</strong>mostrata nel Seasonal Affective<br />

Disorder (SAD), simili reperti sono stati riportati in<br />

<strong>di</strong>versi <strong>di</strong>sturbi psichiatrici: la luce (solare) sia in termini <strong>di</strong><br />

intensità che <strong>di</strong> durata del fotoperiodo, sembra essere il me<strong>di</strong>atore<br />

principale del rapporto umore/stagionalità e umore/variazioni<br />

circa<strong>di</strong>ane tramite la sua azione in<strong>di</strong>retta sulla<br />

produzione <strong>della</strong> melatonina da parte dell’epifisi; ma la luce<br />

potrebbe avere anche un ruolo più <strong>di</strong>retto sul SNC tramite<br />

la retina e l’attivazione o inibizione <strong>di</strong> altri neurotrasmettitori.<br />

Il ruolo <strong>della</strong> sensibilità alla luce nell’eziopatogenesi <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>sturbo si può evincere da fenomeni anche molto <strong>di</strong>versi tra<br />

loro, come per esempio comportamenti che denotano un’alterata<br />

fotosensibilità, l’alterazione dei ritmi circa<strong>di</strong>ani, governati<br />

dal ciclo giorno/notte, l’influenza <strong>della</strong> luce ambientale<br />

sul decorso, che si esplica in un andamento stagionale<br />

del <strong>di</strong>sturbo stesso, l’alterazione <strong>della</strong> secrezione <strong>della</strong> melatonina,<br />

ormone che presenta un pattern circa<strong>di</strong>ano sincronizzato<br />

con il ciclo giorno/notte.<br />

Se per quanto riguarda i Disturbi dell’Umore gli stu<strong>di</strong> riguardanti<br />

quella che possiamo definire “<strong>di</strong>mensione cronobiologica”<br />

sono molti, per quanto riguarda i Disturbi<br />

d’Ansia tale <strong>di</strong>mensione è stata molto meno indagata. Unica<br />

eccezione sembra essere rappresentata da DP. Alcuni<br />

stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato che la maggior parte dei soggetti<br />

con Disturbo <strong>di</strong> Panico (DP) sono sensibili ad un incremento<br />

<strong>della</strong> luce ambientale e che presentano una specifica<br />

stagionalità <strong>di</strong> insorgenza e/o ricorrenza in primaveraestate<br />

2 . La stimolazione visiva sembra essere maggiormente<br />

potente <strong>della</strong> stimolazione non visiva nell’indurre<br />

sintomi come depersonalizzazione e derealizzazione; questi<br />

effetti non sono stati riscontrati in pazienti con altri <strong>di</strong>sturbi<br />

d’ansia 3 . Nel DP, come nello stato maniacale, sarebbe<br />

amplificata la normale risposta comportamentale alla<br />

grande durata e intensità <strong>della</strong> luce durante l’estate.<br />

Questo processo può esprimersi in una esacerbazione dei<br />

sintomi ansiosi per i DP, come in un’attivazione affettiva<br />

con agitazione psicomotoria nel Disturbo Bipolare. Questa<br />

eccessiva sensibilità sembra correlarsi anche quando il <strong>di</strong>sturbo<br />

è sottosoglia o in soggetti con alti punteggi allo<br />

SCI-PAS 4 .<br />

Possono essere formulate alcune ipotesi per spiegare i meccanismi<br />

dell’aumento <strong>della</strong> sensibilità alla luce nel DP:<br />

– <strong>di</strong>sfunzione <strong>della</strong> ghiandola pineale: McIntyre 5 ha trovato<br />

livelli <strong>di</strong> melatonina significativamente maggiori nei pazienti<br />

con DP senza terapia farmacologica rispetto a soggetti<br />

sani nella seconda parte <strong>della</strong> notte (dalle 4 alle 7 del<br />

mattino) e un ritardo <strong>di</strong> fase <strong>di</strong> circa due ore. Secondo gli<br />

Autori l’eccesso <strong>di</strong> melatonina nei pazienti con DP potrebbe<br />

rappresentare un tentativo <strong>di</strong> ridurre lo stato <strong>di</strong> ansietà;<br />

– primaria <strong>di</strong>sfunzione neurotrasmettitoriale: il sistema serotoninergico,<br />

per esempio, potrebbe essere coinvolto dal<br />

momento che stu<strong>di</strong> clinici hanno <strong>di</strong>mostrato che la serotonina<br />

ha uno specifico ritmo annuale correlato al fotoperiodo<br />

6 ;<br />

– primaria <strong>di</strong>sfunzione retinica 7 .<br />

Verranno presentati dati relativi ad uno stu<strong>di</strong>o da noi effettuato<br />

nel tentativo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re i rapporti fra luce e Disturbo<br />

<strong>di</strong> Panico.<br />

Metodologia:<br />

– valutazione delle <strong>di</strong>fferenze nelle <strong>di</strong>mensioni Fotofobia e<br />

Fotofilia del Questionario per la fotosensibilità (QVF) fra<br />

46 soggetti con DP, 46 soggetti con Disturbo Bipolare e<br />

200 soggetti sani;<br />

– valutazione <strong>della</strong> riposta retinica alla stimolazione luminosa<br />

tramite indagine elettroretinografica in 30 soggetti<br />

con DP e 20 controlli sani;<br />

– rivalutazione <strong>della</strong> fotosensibilità e del tracciato ERG in<br />

20 soggetti con DP dopo terapia farmacologica specifica.<br />

I risultati hanno mostrato significative <strong>di</strong>fferenze dei punteggi<br />

al QVF fra i tre gruppi: la <strong>di</strong>mensione Fotofilia è risultata<br />

significativamente maggiore nei DB sia rispetto ai<br />

controlli che rispetto ai DP; la <strong>di</strong>mensione fotofilia era, al<br />

contrario, significativamente minore nei soggetti con DP rispetto<br />

ai controlli sani e ai soggetti con DB.<br />

Dalla valutazione elettroretinografica sono emerse significative<br />

<strong>di</strong>fferenze relative all’onda b fra DP e controlli sani:<br />

l’onda b era significativamente minore ed aveva una minor<br />

variabilità intrasoggettiva nel campione dei soggetti con DP.<br />

Dopo terapia farmacologica non abbiamo riscontrato alcuna<br />

<strong>di</strong>fferenza relativamente all’ampiezza b ERG, mentre era<br />

aumentata in maniera significativa la <strong>di</strong>mensione fotofilia al<br />

QVF.<br />

Conclusioni: dal nostro stu<strong>di</strong>o sembra emergere una marcata<br />

sensibilità alla luce nei soggetti con DP verosimilmente<br />

sottesa da una primaria <strong>di</strong>sfunzione retinica (forse me<strong>di</strong>ata<br />

dal sistema Dopaminergico), che potrebbe rappresentare<br />

un marker <strong>di</strong> tratto del <strong>di</strong>sturbo vista la sua immo<strong>di</strong>ficabilità<br />

dopo terapia farmacologica.<br />

Il reperto relativo alle mo<strong>di</strong>ficazioni dei parametri <strong>di</strong> fotonsensibilità<br />

dopo trattamento, nel senso <strong>di</strong> un “miglioramento”<br />

nei soggetti con DP, potrebbe far supporre che esistano<br />

altre vie <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione del rapporto luce/panico, prima fra<br />

tutte quella relativa alla ghiandola pineale, che potrebbero<br />

essere influenzate dalla terapia, a <strong>di</strong>fferenza <strong>della</strong> via retinica<br />

<strong>di</strong>retta.<br />

30


Bibliografia<br />

1 Pacchierotti C, Iapichino S, Bossini L, Pieraccini F, Castrogiovanni<br />

P. Melatonin in psychiatric <strong>di</strong>sorders: a review on the<br />

melatonin involvement in psychiatry. Front Neuroendocrinol<br />

2001;22:18-32.<br />

2 Marriott PF, Greenwood KM. Seasonality in panic <strong>di</strong>sorder. J<br />

Affect Disor 1994;31:75-80.<br />

3 Watts FN, Wilkins AJ. The role of provocative visual stimuli in<br />

agoraphobia. Psychol Med 1989;19:875-85.<br />

4 Bossini L, Martinucci M, Paolini K, Castrogiovanni P. Panic-<br />

31<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

agoraphobic spectrum and light sensivity in a sample of the general<br />

population in Italy. Can J Psych 2005;50;1:39-45.<br />

5 McIntyre IM. Plasma concentrations of melatonin in panic <strong>di</strong>sorder.<br />

Am J Psych 1990;147:462-4.<br />

6 Li L, Dowling JE. Effects of dopamine depletion on visual sensitivity<br />

of zebrafish. J Neurosci 2000;20:1893-903.<br />

7 Mora-Ferrer C, Yazulla S, Studholme KM, Haak-Frendscho M.<br />

Dopamine D1-receptor immunolocalization in golgfish retina.<br />

Mol Neurobiol 1999;19:181-204.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA VERDE<br />

S7 - Le patologie dell’attaccamento:<br />

clinica e terapia<br />

Neurobiologia dell’attaccamento<br />

D. Marazziti, M. Catena, S. Baroni, G. Giannaccini,<br />

L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Gli esseri umani devono affrontare un paradosso fondamentale<br />

per la sopravvivenza <strong>della</strong> specie: sono attratti e si<br />

accoppiano con in<strong>di</strong>vidui geneticamente lontani che altrimenti<br />

istintivamente sarebbero portati ad evitare. Questo<br />

processo sarebbe senza dubbio stressante, ad<strong>di</strong>rittura doloroso,<br />

se non fosse per specifici meccanismi che lo rendono<br />

piacevole, una volta che viene attivamente perseguito.<br />

Dati recenti suggeriscono che l’ossitocina potrebbe rappresentare<br />

uno dei me<strong>di</strong>atori <strong>di</strong> questo processo.<br />

45 volontari sani <strong>di</strong> entrambi i sessi sono stati inclusi nello<br />

stu<strong>di</strong>o. L’attaccamento romantico è stato valutato tramite<br />

l’utilizzo <strong>della</strong> “Experiences in Close Relationships”<br />

(ECR), versione italiana, un questionario in autosomministrazione<br />

utilizzato per misurare questo parametro negli<br />

adulti.<br />

Ansia ed ossitocina sono risultate positivamente correlate<br />

fra loro nell’ambito dell’attaccamento romantico ad<br />

un livello statisticamente significativo (r = 0,30, p =<br />

0,045); maggiori livelli ematici <strong>di</strong> ossitocina correlavano<br />

con più alti punteggi nella scala ansia <strong>della</strong> ECR<br />

e viceversa.<br />

Questa correlazione potrebbe rappresentare la base biologica<br />

<strong>di</strong> quei processi che sottendono le emozioni positive<br />

correlate all’amore ed i legami sociali tipici <strong>della</strong> nostra<br />

specie. Disfunzioni del sistema dell’ossitocina potrebbero<br />

essere presenti in vari <strong>di</strong>sturbi psichici e forse l’ossitocina<br />

o i suoi analoghi o antagonisti potrebbero avere importanti<br />

implicazioni terapeutiche.<br />

MODERATORI<br />

D. Marazziti, R. Tatarelli<br />

Attaccamento e psicopatologia. Dati<br />

preliminari in un campione <strong>di</strong> pazienti<br />

ambulatoriali<br />

D. Marazziti, F. Albanese, M. Catena, B. Dell’Osso,<br />

A. Del Debbio, A. Piccinni, P. Rucci, L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Secondo la teoria dell’attaccamento le prime esperienze<br />

relazionali significative giocherebbero un ruolo determinante<br />

nelle relazioni future, negli atteggiamenti e perfino<br />

nello sviluppo <strong>di</strong> possibili psicopatologie, dato che la qualità<br />

dell’attaccamento sembra organizzare le risposte emozionali<br />

e comportamentali (Grossman, 1991). È lecito supporre<br />

che l’attaccamento insicuro, anche se non <strong>di</strong> per sé<br />

patologico, sia da porre in relazione con una maggiore pre<strong>di</strong>sposizione<br />

all’ansia ed ai <strong>di</strong>sturbi dell’umore nell’intero<br />

arco <strong>di</strong> vita (Amini et al., 1996; Goldberg, 2003). Uno dei<br />

legami che è fortemente influenzato dallo stile <strong>di</strong> attaccamento<br />

è quello <strong>della</strong> relazione amorosa con un partner<br />

(Hazan e Shaver, 1987), all’interno <strong>della</strong> quale l’attaccamento<br />

è definito “romantico”. La <strong>di</strong>versa combinazione <strong>di</strong><br />

due componenti continue chiamate “ansietà” ed “evitamento”,<br />

dà vita ai quattro stili <strong>di</strong> attaccamento romantico<br />

adulto: sicuro, preoccupato, <strong>di</strong>stanziante, timoroso-evitante<br />

(Brennan et al., 1998).<br />

Nel presente stu<strong>di</strong>o, abbiamo confrontato, in un campione <strong>di</strong><br />

100 pazienti ambulatoriali ed uno composto da 77 controlli,<br />

la relazione tra <strong>di</strong>agnosi psichiatriche (<strong>di</strong>sturbi dell’umore e<br />

<strong>di</strong>sturbi d’ansia) effettuate con la SCID-IV (First et al.,<br />

1997) e l’attaccamento romantico, rilevato con la versione<br />

italiana dell’ECR (Brennan et al., 1998).<br />

I risultati confermano i dati <strong>della</strong> letteratura che l’attaccamento<br />

insicuro sembra essere una caratteristica aspecifica <strong>di</strong><br />

pazienti affetti da varie patologie psichiatriche, ma contemporaneamente<br />

evidenziano che certi stili sono più rappresentati<br />

in specifici <strong>di</strong>sturbi piuttosto che in altri.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Il Disturbo d’Ansia <strong>di</strong> Separazione in età<br />

evolutiva<br />

G. Masi, S. Millepie<strong>di</strong>, M. Mucci, N. Bertini, S. Berloffa,<br />

C. Pfanner, C. Pari<br />

IRCCS “Stella Maris” per la Neuro<strong>Psichiatria</strong> dell’Infanzia<br />

e dell’Adolescenza, Calambrone, Pisa<br />

Scopo <strong>di</strong> questa presentazione è fornire una sintesi sulla fenomenologia,<br />

la storia naturale e le implicazioni cliniche del<br />

Disturbo d’Ansia <strong>di</strong> Separazione (DAS). Il DAS è qualitativamente<br />

<strong>di</strong>verso dalle normali e precoci ansie <strong>di</strong> separazione,<br />

ed è caratterizzato da una abnorme reattività a separazioni<br />

reali o immaginate dalle figure <strong>di</strong> attaccamento, che<br />

determina una significativa interferenza con la vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

La prevalenza del <strong>di</strong>sturbo in età evolutiva è tra il 4-<br />

5%. Esistono <strong>di</strong>fferenze evolutive nelle modalità <strong>di</strong> presentazione,<br />

ma il rifiuto scolastico rappresenta la più frequente<br />

e temibile complicazione, essendo presente nel 70% dei<br />

Il contatto valutativo<br />

soggetti con DAS. Stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali in<strong>di</strong>cano che il DAS è<br />

un fattore <strong>di</strong> rischio aspecifico per ulteriori <strong>di</strong>sturbi d’ansia,<br />

mentre è ancora <strong>di</strong>scusso un legame con più specifici <strong>di</strong>sturbi<br />

d’ansia (es. Disturbo <strong>di</strong> Panico) o dell’umore (es. Disturbo<br />

Bipolare). Ma un’eventualità non rara è rappresentata<br />

da una prosecuzione del DAS in età adulta, naturalmente<br />

con modalità fenomeniche <strong>di</strong>verse da quelle <strong>della</strong> forma infantile.<br />

Bibliografia<br />

1 Masi G, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci M, Poli P, Bertini N, Milantoni L.<br />

Generalized anxiety <strong>di</strong>sorder in children and adolescents. J Am<br />

Acad Child Adol Psychiatry 2004;43:752-60.<br />

2 Masi G, Toni C, Perugi G, Mucci M, Millepie<strong>di</strong> S, Akiskal HS.<br />

Anxiety comorbi<strong>di</strong>ty in consecutively referred children and adolescents<br />

with bipolar <strong>di</strong>sorder: a neglected comorbi<strong>di</strong>ty. Can J<br />

Psychiatry 2001;46:766- 71.<br />

3 Masi G, Mucci M, Millepie<strong>di</strong> S. Separation anxiety in children<br />

and adolescents: Epidemiology, <strong>di</strong>agnosis and management.<br />

CNS Drugs 2001;15:93-104.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA NUREYEV<br />

S8 - Contatto ed intervento in con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> emergenza<br />

E. Agrimi, F. Spinogatti, R. Poli<br />

A.O. Istituti Ospitalieri <strong>di</strong> Cremona, Cremona<br />

Il contatto valutativo con il paziente psichiatrico agitato e/o<br />

a rischio <strong>di</strong> comportamenti aggressivi richiede sempre un attento<br />

bilanciamento fra le capacità dell’operatore (me<strong>di</strong>co,<br />

infermiere, ecc.) <strong>di</strong> osservare il paziente (stato emotivo e cognitivo,<br />

postura, comportamento, tono <strong>della</strong> voce, espressività<br />

verbale, contenuti del pensiero), <strong>di</strong> valutarne le capacità<br />

relazionali e <strong>di</strong> mettersi in gioco nel processo <strong>di</strong> negoziazione<br />

fra il sod<strong>di</strong>sfacimento dei bisogni <strong>della</strong> persona e la<br />

necessità <strong>di</strong> operare un contenimento, sia questo emozionale,<br />

comportamentale, ambientale o fisico.<br />

Anche il paziente più <strong>di</strong>sturbato ha proprie esperienze e idee<br />

personali sui suoi problemi, ma può avere grosse <strong>di</strong>fficoltà<br />

a comunicare le sue opinioni nel momento <strong>della</strong> crisi. Facilitare<br />

la comunicazione del paziente con un approccio terapeutico<br />

informato, invitarlo a parlare delle sue esperienze<br />

pregresse, ad esprimersi sulle soluzioni per lui più efficaci o<br />

preferite (il tal farmaco, il tale operatore, ecc.) può contribuire<br />

a detendere la tensione ed a recuperare una contrattualità<br />

andata perduta (Hallen, 2005).<br />

Gli stati psicotici acuti con agitazione, oltre a comportare un<br />

rischio <strong>di</strong> agiti violenti, possono interferire con l’identificazione<br />

<strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione me<strong>di</strong>ca sottostante, che richiede un<br />

trattamento specifico imme<strong>di</strong>ato.<br />

La gestione delle situazioni <strong>di</strong> crisi deve avvenire nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> massima sicurezza e gli operatori devono sentirsi<br />

sicuri con il paziente per riuscire a svolgere una valutazione<br />

MODERATORI<br />

A. Amati, R. Catanesi<br />

serena ed un intervento efficace (Agrimi, Spinogatti, 2005).<br />

L’approccio alla valutazione del rischio nei <strong>di</strong>versi contesti<br />

dell’agire psichiatrico si basa molto spesso sulla esperienza<br />

degli operatori. Tale esperienza, specie per le figure non me<strong>di</strong>che,<br />

viene trasmessa più per la prossimità con operatori<br />

più anziani che tramite percorsi formativi specifici. Oggi si<br />

ritiene che l’esperienza sia necessaria ma non sufficiente<br />

dovendo ad essa collegare procedure e modalità sempre più<br />

basate sulle evidenze, piuttosto che solo sulle opinioni. Strumenti<br />

<strong>di</strong> valutazione strutturati e riproducibili stanno entrando<br />

nella pratica routinaria con sempre maggiore <strong>di</strong>ffusione<br />

(Monahan, 2000), nella consapevolezza dei limiti <strong>di</strong><br />

un grado <strong>di</strong> significatività moderato e limitato al breve periodo.<br />

Oggi si <strong>di</strong>stinguono procedure <strong>di</strong> valutazione <strong>di</strong> tipo clinico,<br />

basate su strumenti <strong>di</strong> valutazione non strutturati o semistrutturati,<br />

dalle procedure <strong>di</strong> tipo attuariale le cui basi statistiche<br />

presuppongono percorsi strutturati, e pertanto meno<br />

adatti alla pratica clinica.<br />

Gli interventi strategici<br />

C. Mencacci<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> A.O. “Fatebenefratelli Oftalmico”,<br />

Milano<br />

Il trattamento e la gestione degli stati <strong>di</strong> agitazione e <strong>di</strong> aggressività<br />

è <strong>di</strong>ventato un problema emergente sia a livello<br />

sociale che nei <strong>di</strong>partimenti <strong>di</strong> emergenza, per una generale<br />

32


tendenza all’aumento <strong>della</strong> violenza nella popolazione generale.<br />

Per affrontare gli stati <strong>di</strong> agitazione e <strong>di</strong> aggressività è opportuno<br />

un approccio multi<strong>di</strong>mensionale che tenga conto<br />

delle con<strong>di</strong>zioni <strong>della</strong> persona, dell’ambiente, delle circostanze,<br />

<strong>della</strong> presenza <strong>di</strong> fattori causali reali o presunti, ma<br />

soprattutto delle informazioni sociali ed anamnestiche che<br />

abbiamo <strong>della</strong> persona e <strong>della</strong> situazione o che possiamo acquisire<br />

(Agrimi, 2005).<br />

Prima <strong>di</strong> pianificare un qualsiasi intervento devono essere<br />

valutati con la massima cura i fattori <strong>di</strong> rischio generici e<br />

specifici per quella persona. Fra i fattori <strong>di</strong> rischio generici<br />

ricor<strong>di</strong>amo il sesso, l’età e lo stato sociodemografico: i giovani<br />

maschi appartenenti a classi sociali basse o degradate<br />

sono più a rischio <strong>di</strong> comportamenti aggressivi o violenti. I<br />

principali fattori <strong>di</strong> rischio specifici sono rappresentati da<br />

precedenti <strong>di</strong> aggressività o violenza e dall’uso <strong>di</strong> sostanze.<br />

Entrambi sono fattori pre<strong>di</strong>ttivi <strong>di</strong> violenza. L’abuso <strong>di</strong> alcool<br />

o l’uso <strong>di</strong> sostanze aumenta in modo significativo il rischio<br />

<strong>di</strong> condotte violente sia nella popolazione normale che<br />

in quella psichiatrica (Agrimi, 2005).<br />

La letteratura più recente supporta piuttosto la precoce identificazione<br />

del rischio <strong>di</strong> violenza e dei problemi correlati all’abuso<br />

<strong>di</strong> sostanze e pone la più grande attenzione alla <strong>di</strong>agnosi<br />

ed al trattamento dei concomitanti <strong>di</strong>sturbi d’abuso <strong>di</strong><br />

sostanze fra i malati mentali gravi, come potenziale strategia<br />

<strong>di</strong> prevenzione <strong>della</strong> violenza in questa popolazione<br />

(Stuart, 2002).<br />

Le responsabilità dello psichiatra<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> urgenza<br />

R. Catanesi, F. Carabellese<br />

Sezione <strong>di</strong> Criminologia e <strong>Psichiatria</strong> Forense, DiMIMP,<br />

Università <strong>di</strong> Bari<br />

Si tratta delle ipotesi <strong>di</strong> responsabilità professionale che più<br />

ricorrono nella pratica professionale me<strong>di</strong>co-legale, vuoi<br />

per la modalità con cui l’urgenza psichiatrica – correttamente<br />

compresa – è stata poi gestita, vuoi nei casi in cui non<br />

è stata correttamente interpretata, vi è stata mancata o inadeguata<br />

adozione <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti terapeutici e ne sono derivate<br />

conseguenze dannose per il paziente o altre persone.<br />

Urgenza, emergenza sono concetti che sottengono l’imme<strong>di</strong>atezza,<br />

l’in<strong>di</strong>fferibilità del trattamento e dunque, sul piano<br />

dell’intervento, rapi<strong>di</strong>tà ed efficacia. Ma sul piano normativo<br />

l’unica urgenza co<strong>di</strong>ficata è quella che attiene ai TSO, peraltro<br />

mai regolamentati e dunque ancor oggi, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> oltre<br />

25 anni, oggetto <strong>di</strong> incertezze operative. Tutto il resto è affidato<br />

a regole e norme <strong>di</strong> carattere generale, che attengono<br />

cioè ogni me<strong>di</strong>co, da adattare peraltro ad una pratica – quella<br />

psichiatrica – che <strong>di</strong>fferisce non poco, specie per quanto attiene<br />

la gestione territoriale del paziente psichiatrico.<br />

Non è sempre agevole, ad esempio, nelle richieste <strong>di</strong> intervento<br />

domiciliare rivolte agli psichiatri dei Sim, comprendere<br />

se la situazione prospettata telefonicamente da congiunti<br />

costituisca realmente un’urgenza, che imponga magari<br />

<strong>di</strong> sospendere la propria attività ambulatoriale per recarsi<br />

a visita; è <strong>di</strong>fficile perché, fatti salvi i casi <strong>di</strong> grave agitazione<br />

psicomotoria, ogni giu<strong>di</strong>zio è me<strong>di</strong>ato dal modo e dalla<br />

qualità delle informazioni veicolate dai familiari, ovvero è<br />

33<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

fondato sempre su materiale dubbio, vuoi perché troppo povero,<br />

vuoi perché al contrario vistosamente drammatizzato.<br />

D’altra parte organizzazione dei servizi e povertà <strong>di</strong> organici<br />

impongono scelte, semplicemente perché non è sempre<br />

possibile rispondere ad ogni richiesta con un’imme<strong>di</strong>ata visita<br />

domiciliare.<br />

Non molto <strong>di</strong>versa è la situazione nei casi <strong>di</strong> consulenza psichiatrica<br />

richiesta da colleghi <strong>di</strong> reparti ospedalieri me<strong>di</strong>ci o<br />

chirurgici, specie in tempi <strong>di</strong> riorganizzazione dell’assistenza<br />

psichiatrica, che vede a volte gli psichiatri “<strong>di</strong> turno” allocati<br />

in strutture <strong>di</strong>verse, anche fisicamente lontane. In tutte<br />

queste situazioni, come pure nel caso <strong>di</strong> pazienti psichiatrici<br />

in cura presso strutture carcerarie, i rischi maggiori ruotano<br />

attorno all’ipotesi <strong>di</strong> errore <strong>di</strong>agnostico – ovvero sottostima<br />

<strong>della</strong> gravità <strong>della</strong> situazione prospettata – con successivo<br />

evento lesivo ad esso causalmente correlato (dunque<br />

lesioni o omici<strong>di</strong>o colposo), che talora può estendersi anche<br />

all’ipotesi <strong>di</strong> omissione/rifiuto <strong>di</strong> atti d’ufficio.<br />

Vi sono poi le ipotesi <strong>di</strong> responsabilità professionale strettamente<br />

connesse all’attuazione <strong>di</strong> procedure tecniche motivate<br />

da con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> urgenza, ovvero agli errori commessi<br />

nella gestione <strong>di</strong> queste fasi. Errori <strong>di</strong>agnostici – fra<br />

cui ci preme ricordare i non rari casi <strong>di</strong> improprie terapie<br />

psico-farmacologiche in pazienti “apparentemente” psichiatrici,<br />

in realtà affetti da patologia organica – o trattamentali,<br />

fra cui comprendere il mancato TSO (in presenza<br />

delle con<strong>di</strong>zioni che lo impongono), l’improprio TSO (ad<br />

esempio per consentire all’équipe chirurgica <strong>di</strong> sottoporre<br />

ad intervento un paziente psicotico) come pure la ingiustificata-impropria-mancata<br />

adozione <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> protezione<br />

o contentive atte a proteggere il paziente da conseguenze<br />

lesive <strong>di</strong>rettamente correlate al suo stato <strong>di</strong> acuzie psicopatologica.<br />

Dati preliminari dal South London and<br />

Maudsley Intensive Care Units Trial<br />

Evaluation (SLAMICUTE)<br />

V. Mantua, M.J. Travis, M.B. Isaac, M.T. Isaac,<br />

Z. Atakan, D. Gilbert, J. Komeh, A. Shaw, C. Sweeney,<br />

R.W. Kerwin<br />

Institute of Psychiatry, Kings College, De Crespigny Park,<br />

London<br />

Introduzione: i dati sulla terapia degli stati <strong>di</strong> agitazione<br />

psicomotoria nei pazienti psicotici acuti sono scarsi in letteratura.<br />

Questi pazienti rappresentano la popolazione <strong>di</strong> pazienti<br />

psichiatrici più <strong>di</strong>fficile da gestire per i servizi, ma sono<br />

esclusi dagli stu<strong>di</strong> clinici quasi per definizione in quanto<br />

non forniscono il loro consenso informato. Ne consegue che<br />

le linee guida per il trattamento dei pazienti agitati o aggressivi<br />

si basano su dati ottenuti da pazienti non rappresentativi<br />

<strong>della</strong> popolazione. Verranno qui presentati i dati<br />

preliminari <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o naturalistico osservazionale sul<br />

trattamento farmacologico e non farmacologico degli incidenti<br />

violenti e aggressivi in un servizio <strong>di</strong> terapia intensiva<br />

per pazienti psicotici acuti (Psichiatric Intensive Care Unit,<br />

PICU) nel Regno Unito. L’obiettivo dello stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong><br />

descrivere lo stato dell’arte <strong>della</strong> terapia degli stati <strong>di</strong> agitazione<br />

acuta e il suo esito allo scopo <strong>di</strong> guidare futuri stu<strong>di</strong><br />

controllati.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Metodo: sono stati raccolti dati durante un periodo <strong>di</strong> 12<br />

mesi riguardanti ogni incidente violento o aggressivo che ha<br />

richiesto un intervento clinico avvenuto all’interno delle 4<br />

PICU dell’area territoriale sud <strong>di</strong> Londra (South London and<br />

Maudsley Trust, SLaM). I dati comprendono informazioni<br />

sul tipo <strong>di</strong> incidente, il tipo <strong>di</strong> intervento e il suo esito. Lo<br />

staff del reparto ha completato le seguenti scale <strong>di</strong> valutazione:<br />

PANSS-EC, CGI-I, CGI-S al momento dell’incidente<br />

e 2, 4, 12, 24, 72 ore dall’intervento. Il consenso informato<br />

è stato chiesto retrospettivamente. Verranno qui riportati<br />

i dati preliminari dei primi pazienti che hanno dato il<br />

consenso. L’analisi statistica include frequenze e confronti<br />

tra gruppi usando l’ANOVA e il test post-hoc.<br />

Risultati: 30 pazienti hanno dato il loro consenso, 87 incidenti<br />

aggressivi e interventi clinici farmacologici e non farmacologici<br />

sono stati raccolti.<br />

Il 60% degli interventi clinici al bisogno sono stati motivati<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA SAN GIOVANNI<br />

da: “Aumento dei livelli <strong>di</strong> ansia/agitazione/tensione”, il<br />

25,5% da “Minaccia <strong>di</strong> comportamento violento verso il<br />

personale/altri pazienti/parenti/oggetti”, mentre solo il 5%<br />

degli interventi sono stati motivati da effettivi “Episo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

violenza agita contro il personale/altri pazienti/parenti/oggetti”.<br />

Il 65,5% degli interventi clinici sono non farmacologici, includono<br />

procedure <strong>di</strong> de-escalation oltre che isolamento del<br />

paziente in ambiente controllato dal personale (esclusion ),<br />

il 26,7% degli interventi include terapia al bisogno per via<br />

orale, mentre la terapia per via intramuscolare rappresenta<br />

solo il 7,7% degli interventi.<br />

I pazienti, <strong>di</strong>visi in 3 gruppi a seconda degli interventi clinici<br />

ricevuti (non farmacologici, terapia orale, terapia intramuscolare),<br />

<strong>di</strong>fferiscono significativamente per i punteggi<br />

<strong>della</strong> PANSS-EC e CGI-I al momento dell’incidente e mostrano<br />

un miglioramento simile nel tempo.<br />

S9 - Me<strong>di</strong>cal management nel trattamento<br />

con antipsicotici<br />

Sindrome metabolica: epidemia del nuovo<br />

millennio. Aspetti fisiopatologici<br />

M. Cignarelli, O. Lamacchia, S. Piemontese<br />

Università <strong>di</strong> Foggia, Cattedra <strong>di</strong> Endocrinologia e Malattie<br />

del Ricambio<br />

La necessità <strong>di</strong> definire la Sindrome Metabolica (SM) nasce<br />

dall’osservazione clinica <strong>della</strong> frequente aggregazione<br />

<strong>di</strong> alterazioni del metabolismo gluci<strong>di</strong>co, lipi<strong>di</strong>co ed energetico<br />

in uno stesso in<strong>di</strong>viduo.<br />

L’associazione tra i <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni metabolici in varie<br />

combinazioni è nota da anni.<br />

Vari stu<strong>di</strong>, condotti in <strong>di</strong>fferenti aree geografiche, hanno<br />

messo in evidenza come la prevalenza <strong>della</strong> Sindrome Metabolica<br />

aumenti progressivamente con l’età e con il BMI,<br />

con minori <strong>di</strong>fferenze per quanto riguarda il sesso. Per quanto<br />

riguarda la popolazione degli Stati Uniti, basandosi su dati<br />

del censimento <strong>di</strong> popolazione dell’anno 2000, circa 47<br />

milioni <strong>di</strong> residenti negli Stati Uniti sono portatori <strong>di</strong> Sindrome<br />

Metabolica.<br />

La prevalenza cresce dal 6,7% nella fascia <strong>di</strong> età compresa<br />

tra 20 e 29 anni al 43% nella fascia <strong>di</strong> età tra 60 e 69 anni.<br />

Secondo le più recenti linee guida <strong>della</strong> IDF (International<br />

Diabetes Federation) la presenza <strong>di</strong> una circonferenza vita<br />

≥ 94 cm nell’uomo e ≥ 80 cm nella donna per gli europei associata<br />

ad almeno due fattori <strong>di</strong> rischio car<strong>di</strong>ovascolare (trigliceri<strong>di</strong><br />

≥ 150 mg/dl; colesterolo HDL < 40 mg/dl nell’uomo<br />

e < 50 mg/dl nella donna; valori pressori ≥ 130/85<br />

mmHg; glicemia a <strong>di</strong>giuno ≥ 100 mg/dl) è sufficiente per<br />

porre <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Sindrome Metabolica.<br />

MODERATORI<br />

M. Nar<strong>di</strong>ni, G. Di Sciascio<br />

L’obesità viscerale sembra costituire la causa principale <strong>della</strong><br />

Sindrome Metabolica. L’accumulo <strong>di</strong> grasso a livello viscerale<br />

si associa infatti ad insulino-resistenza epatica e periferica.<br />

Tale effetto sembra me<strong>di</strong>ato dalla produzione <strong>di</strong> glicerolo e<br />

FFA. È stato recentemente ipotizzato che la relazione tra insulino-resistenza<br />

e <strong>di</strong> incremento del tessuto a<strong>di</strong>poso viscerale<br />

possa trovare fondamento anche in altre funzioni endocrine<br />

e metaboliche degli a<strong>di</strong>pociti.<br />

Alle a<strong>di</strong>pochine è stato attribuito anche un ruolo <strong>di</strong> rilievo<br />

non solo nella regolazione del metabolismo gluci<strong>di</strong>co e lipi<strong>di</strong>co,<br />

ma anche nel controllo dello stress ossidativo e nel<br />

mantenimento dell’integrità strutturale e funzionale <strong>della</strong><br />

parete vascolare, meccanismi che globalmente sono responsabili<br />

<strong>di</strong> molte delle manifestazioni cliniche <strong>della</strong> Sindrome<br />

Metabolica.<br />

In conclusione la Sindrome Metabolica rappresenta un insieme<br />

<strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> rischio car<strong>di</strong>ovascolare legati tra loro attraverso<br />

l’associazione con l’insulino-resistenza.<br />

Dal momento che l’insulino-resistenza rappresenta un fattore<br />

<strong>di</strong> rischio in<strong>di</strong>pendente per lo sviluppo <strong>di</strong> patologie car<strong>di</strong>ovascolari,<br />

la sua presenza può condurre a complicanze<br />

macrovascolari anche molto tempo prima che altre caratteristiche<br />

<strong>della</strong> Sindrome Metabolica <strong>di</strong>ventino evidenti. Pertanto<br />

interventi tempestivi <strong>di</strong> correzione dell’accumulo del<br />

grasso viscerale sembrano il mezzo più efficace per trattare<br />

la Sindrome Metabolica.<br />

34


Problematiche <strong>di</strong>smetaboliche nel<br />

trattamento con antipsicotici<br />

A. Bellomo, A. Lepore * , A. Borelli * , A. De Giorgi * ,<br />

M. Nar<strong>di</strong>ni **<br />

Dipartimento Misto <strong>di</strong> Salute Mentale, ASL FG3, Università<br />

<strong>di</strong> Foggia; * Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Me<strong>di</strong>che e del Lavoro,<br />

Università <strong>di</strong> Foggia; ** Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche<br />

e Psichiatriche, Università <strong>di</strong> Bari<br />

Negli ultimi anni grande interesse ha destato la rilevazione<br />

<strong>della</strong> frequente associazione fra malattie psichiatriche e<br />

malattie metaboliche. In particolare, tra i pazienti affetti da<br />

Schizofrenia è risultata più alta l’incidenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete mellito<br />

<strong>di</strong> tipo 2, <strong>di</strong>slipidemia, obesità. Queste patologie sono<br />

state riscontrate sia separatamente che associate tra loro,<br />

configurando la cosiddetta sindrome X o metabolica. Le<br />

patologie metaboliche aumentano la morbilità e la mortalità<br />

per patologie car<strong>di</strong>ovascolari e, forse, neoplastiche. In<strong>di</strong>viduare<br />

i pazienti a rischio può offrire la possibilità <strong>di</strong> provvedere<br />

a programmi <strong>di</strong> prevenzione mirati a tale problema.<br />

Molti lavori sono stati prodotti negli ultimi anni. Poche<br />

esperienze sono state condotte in Italia. Tali stu<strong>di</strong> non hanno<br />

però fornito risposte conclusive a vari quesiti: associazione<br />

tra Schizofrenia e turbe metaboliche, importanza dello<br />

stile <strong>di</strong> vita, effetto iatrogeno dei trattamenti farmacologici<br />

antipsicotici, possibili link genetici fra le patologie, influenza<br />

dell’etnia.<br />

Nel corso dell’anno 2004 è stato realizzato uno stu<strong>di</strong>o osservazionale<br />

su un gruppo <strong>di</strong> 345 pazienti affetti da Schizofrenia<br />

(cod. ICD 9CM 295.0-295.9) assistiti dalle strutture<br />

ambulatoriali, ospedaliere e riabilitative del DMSM <strong>della</strong><br />

ASL Fg3 –, Università <strong>di</strong> Foggia.<br />

Sono stati rilevati dati sociodemografici (età e sesso), valutazione<br />

clinica ed anamnestica, trattamenti farmacologici,<br />

BMI, gravità <strong>di</strong> malattia (me<strong>di</strong>ante CGI), glicemia e <strong>di</strong>giuno,<br />

trigliceridemia e colesterolemia da prelievo ematico venoso<br />

periferico. È stata effettuata l’analisi statistica con test<br />

statistici: Test χ 2 , GLM procedure, Duncan’s multiple range<br />

test.<br />

Il campione è costituito da 227 maschi pari al 65,8% e da<br />

118 femmine pari al 34,2%. L’età me<strong>di</strong>a dell’intero campione<br />

è <strong>di</strong> 44,4 ± 12,86 anni; l’età dei maschi è lievemente<br />

più bassa (43,8 ± 13) rispetto a quella delle femmine<br />

(45,4 ± 12,4). 170 pazienti assumevano un farmaco antipsicotico<br />

in monoterapia. 107 assumevano un neurolettico<br />

tra<strong>di</strong>zionale in monoterapia, 41 pazienti assumevano una<br />

associazione fra farmaci antipsicotici tipici ed atipici, 8<br />

pazienti erano in trattamento con una associazione <strong>di</strong> due<br />

farmaci atipici, 12 assumevano due o più farmaci tipici in<br />

associazione, 7 pazienti non assumevano terapia farmacologia.<br />

La prevalenza <strong>di</strong> DM nel campione è del 13,62%<br />

(circa 3 volte quella <strong>della</strong> popolazione generale italiana).<br />

La prevalenza <strong>di</strong> DM aumenta con l’aumentare dell’età.<br />

L’obesità più grave sembra correlata a più elevati livelli<br />

glicemici a <strong>di</strong>giuno nei pazienti normoglicemici. L’ipertrigliceridemia<br />

appare più frequente nei maschi e nei <strong>di</strong>abetici.<br />

I singoli principi attivi non hanno mostrato <strong>di</strong>fferenze<br />

nel determinare DM o variazione dei valori glicemici a <strong>di</strong>giuno.<br />

Pur nella semplicità del suo <strong>di</strong>segno, questo stu<strong>di</strong>o ha il privilegio<br />

rivalutare i <strong>di</strong>smetabolismi in una coorte <strong>di</strong> paziente<br />

35<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

italiani tutti provenienti dalla stessa area geografica; la mancanza<br />

<strong>di</strong> correlazione tra i singoli principi attivi e <strong>di</strong>smetabolismi,<br />

suggerisce <strong>di</strong> spostare l’interesse dalla scelta del<br />

trattamento alla attivazione <strong>di</strong> programmi specifici <strong>di</strong> screening,<br />

controllo del peso e dello stile <strong>di</strong> vita. Tutti i pazienti<br />

schizofrenici sono accomunati da maggior rischio <strong>di</strong> andare<br />

incontro a Sindrome Metabolica ed a rischio <strong>di</strong> morbilità<br />

car<strong>di</strong>aca: elevare il livello d’attenzione su vari aspetti, spesso<br />

trascurati nella pratica quoti<strong>di</strong>ana, è sicuramente in<strong>di</strong>ce<br />

buona pratica clinica.<br />

La compliance nel trattamento<br />

antipsicotico a lungo termine<br />

S. La Pia<br />

DSM ASL NA/4 U.O. <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>di</strong> Cercola<br />

L’importanza del trattamento antipsicotico nel lungo termine<br />

risiede nella considerazione che il fattore più importante<br />

nel con<strong>di</strong>zionare la reci<strong>di</strong>va dei pazienti è proprio<br />

l’interruzione precoce <strong>della</strong> terapia.<br />

Non a caso, lo stu<strong>di</strong>o CATIE (Clinical Antipsichotic Trials<br />

of Intervention) ha posto, quale misura primaria <strong>di</strong> efficacia,<br />

l’abbandono precoce del trattamento per qualsiasi causa.<br />

La compliance, intesa come un processo attivo che,<br />

dalla adesione del paziente alle prescrizioni ricevute, punta<br />

a sviluppare l’alleanza terapeutica, all’interno <strong>di</strong> un modello<br />

con<strong>di</strong>viso <strong>di</strong> relazione me<strong>di</strong>co-paziente (“shared decision<br />

making model”) <strong>di</strong>pende da molteplici fattori, <strong>di</strong> cui<br />

l’efficacia e la tollerabilità percepite dei trattamenti costituiscono<br />

elementi fondamentali.<br />

Inoltre, il rapporto tra l’adesione alla terapia e l’esito degli<br />

interventi va considerato secondo una traiettoria bi<strong>di</strong>rezionale<br />

in quanto, se è vero che il venir meno <strong>della</strong> regolare<br />

assunzione <strong>della</strong> terapia favorisce la reci<strong>di</strong>va psicotica, è<br />

anche plausibile che una riacutizzazione sintomatologia,<br />

favorita dalla scarsa efficacia del trattamento in atto, può<br />

allontanare il paziente dal processo <strong>di</strong> cura.<br />

In questa relazione verranno esaminati i fattori (legati al<br />

trattamento, all’ambiente e alla <strong>di</strong>ade terapeutica) che influenzano<br />

la compliance al trattamento antipsicotico nel<br />

lungo termine, sia nel senso <strong>della</strong> riduzione (eventi avversi,<br />

complessità del regime posologico, insufficiente controllo<br />

dei sintomi, abuso <strong>di</strong> sostanze ecc.), sia nel senso<br />

dell’aumento, attraverso la progressiva acquisizione <strong>di</strong> una<br />

maggiore consapevolezza <strong>di</strong> malattia ed il miglioramento<br />

<strong>della</strong> collaborazione del paziente con le figure <strong>di</strong> riferimento<br />

(me<strong>di</strong>co, ambiente familiare ecc.).<br />

Particolare risalto sarà dato alle caratteristiche del trattamento<br />

antipsicotico <strong>di</strong> nuova generazione che non solo è<br />

caratterizzato da maggiore efficacia e migliore tollerabilità,<br />

rispetto alle terapie convenzionali, ma risulta in grado<br />

<strong>di</strong> favorire il grado <strong>di</strong> partecipazione del paziente al processo<br />

terapeutico attraverso l’effetto su parametri quali le<br />

capacità cognitive, l’impatto favorevole sul ritiro sociale e<br />

sulle componenti negative del quadro psicopatologico,<br />

l’attività sui sintomi psicotici persistenti e residui, la promozione<br />

dell’ingaggio del paziente in attività riabilitative<br />

e vocazionali.


SIMPOSI TEMATICI<br />

L’impatto del me<strong>di</strong>cal burden nella pratica<br />

dello psichiatra<br />

G. Di Sciascio, S. Calò, A. Rampino, A. Papazacharias,<br />

M. Nar<strong>di</strong>ni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università<br />

<strong>di</strong> Bari, Azienda Ospedale “Policlinico” <strong>di</strong> Bari<br />

I pazienti con malattie mentali croniche ed in particolare<br />

quelli affetti da Schizofrenia presentano una aspettativa <strong>di</strong><br />

vita inferiore alla popolazione generale.<br />

I dati <strong>della</strong> letteratura mostrano come nei pazienti schizofrenici<br />

il 60% delle morti premature non dovute a suici<strong>di</strong>o<br />

siano imputabili a patologie me<strong>di</strong>co-internistiche.<br />

Alla luce <strong>di</strong> tali evidenze che rilevano una maggiore vulnerabilità<br />

verso comorbi<strong>di</strong>tà me<strong>di</strong>che quali <strong>di</strong>abete, malattie<br />

car<strong>di</strong>ovascolari e respiratorie in questi pazienti si è osservato<br />

negli ultimi anni un crescente interesse da parte dei<br />

clinici e dei ricercatori nei confronti del “physical health<br />

monitoring” nei pazienti psicotici.<br />

La necessità <strong>di</strong> effettuare un attento monitoraggio me<strong>di</strong>co<br />

in tali pazienti rappresenta una scelta obbligata da parte<br />

dello psichiatra soprattutto in considerazione del fatto che<br />

il trattamento antipsicotico, ed in particolar modo con antipsicotici<br />

atipici, sia associato ad un maggior rischio <strong>di</strong> insorgenza<br />

<strong>di</strong> quadri <strong>di</strong>smetabolici quali <strong>di</strong>abete, <strong>di</strong>slipidemia<br />

e Sindrome Metabolica che fortemente incidono sull’insorgenza<br />

<strong>di</strong> tali comorbi<strong>di</strong>tà.<br />

In una recente Consensus Conference su antipsicotici, obesità<br />

e <strong>di</strong>abete promossa dalla American Diabetes Association<br />

è stato stilato un protocollo <strong>di</strong> monitoraggio per i pazienti<br />

in terapia con antipsicotici <strong>di</strong> seconda generazione<br />

(Tab. I).<br />

In virtù <strong>di</strong> tali raccomandazioni appare evidente quin<strong>di</strong> come<br />

una corretta gestione del paziente in trattamento con antipsicotici<br />

preveda attualmente anche un attento monitoraggio<br />

delle sua salute fisica e delle possibili comorbi<strong>di</strong>tà me<strong>di</strong>che.<br />

Safety car<strong>di</strong>ovascolare e trattamento<br />

antipsicotico<br />

C. Vampini, V. Vivenza<br />

Dipartimento per la Salute Mentale <strong>di</strong> Verona<br />

Sin dagli anni ’60 sono state segnalate anomalie ECGrafiche<br />

e casi <strong>di</strong> morte improvvisa associati all’impiego <strong>di</strong> antipsicotici<br />

<strong>di</strong> prima generazione (first generation antipsychotics<br />

– FGA) in pazienti schizofrenici. Le spiegazioni degli<br />

eventi fatali si sono orientate tra<strong>di</strong>zionalmente su un prolungamento<br />

farmaco-indotto dell’intervallo QT corretto<br />

(QTc), con conseguente sviluppo <strong>di</strong> aritmie ventricolari quali<br />

la torsione <strong>di</strong> punta (TdP). È stato <strong>di</strong>mostrato che la tioridazina<br />

è il composto più a rischio per l’insorgenza <strong>di</strong> TdP e<br />

<strong>di</strong> morte improvvisa, ma che altri FGA con<strong>di</strong>vidono, in varia<br />

misura, questo rischio.<br />

Più recentemente si è posto il problema se anche gli antipsicotici<br />

<strong>di</strong> seconda generazione (second generation antipsychotics<br />

– SGA) possano indurre un prolungamento del QTc<br />

e se ciò comporti un rischio potenziale <strong>di</strong> TdP e <strong>di</strong> morte improvvisa.<br />

Rispondere a tale quesito non è semplice, sia per<br />

la rarità <strong>di</strong> questi eventi, sia per la mancanza <strong>di</strong> un marker<br />

pre<strong>di</strong>ttivo certo. Il marker migliore attualmente <strong>di</strong>sponibile,<br />

il prolungamento del QTc, sebbene utile clinicamente, si è<br />

rivelato impreciso nel pre<strong>di</strong>re l’insorgenza <strong>di</strong> TdP. È noto,<br />

infatti, che esistono farmaci, quali amiodarone e pentobarbital<br />

che causano allungamento del QTc dose-<strong>di</strong>pendente<br />

ma possiedono un minimo rischio <strong>di</strong> indurre TdP. Dati recenti,<br />

elettrofisiologici, clinici ed epidemiologici, suggeriscono<br />

che benché i SGA possano indurre un prolungamento<br />

del QTc, in modo dose-<strong>di</strong>pendente e con importanti <strong>di</strong>fferenze<br />

tra i singoli composti, non vi è una chiara relazione<br />

causa-effetto tra il prolungamento del QTc e l’insorgenza <strong>di</strong><br />

aritmie ventricolari. I rarissimi casi <strong>di</strong> TdP riportati con<br />

SGA sono probabilmente correlati alla concomitanza <strong>di</strong> altre<br />

con<strong>di</strong>zioni favorenti, quali una storia familiare <strong>di</strong> sindrome<br />

del QTc lungo, l’assunzione <strong>di</strong> altri farmaci che prolungano<br />

il QTc o la presenza <strong>di</strong> car<strong>di</strong>opatie. Sono necessari stu<strong>di</strong><br />

controllati in soggetti car<strong>di</strong>opatici per determinare se questi<br />

pazienti hanno un rischio maggiore per TdP o morte improvvisa,<br />

quando trattati con SGA.<br />

Tab. I. Protocollo <strong>di</strong> monitoraggio dei pazienti in terapia con antipsicotici <strong>di</strong> seconda generazione * (adattata da Consensus<br />

Development Conference on Antipsychotic Drugs and Obesity and Diabetes. Diabetes Care 2004;27:596-601).<br />

Basale 4 sett. 8 sett. 12 sett. Ogni Ogni Ogni<br />

3 mesi anno 5 anni<br />

Anamnesi personale/familiare X X<br />

Peso (BMI) X X X X X<br />

Circonferenza vita X X<br />

P. sanguigna X X X<br />

Glicemia a <strong>di</strong>giuno X X X<br />

Profilo lipi<strong>di</strong>co a <strong>di</strong>giuno X X X<br />

* Sono giustificate valutazioni più frequenti sulla base delle con<strong>di</strong>zioni del paziente.<br />

36


Altri effetti indesiderati car<strong>di</strong>ovascolari, evidenziati in vario<br />

grado sia con FGA che SGA, sono quelli correlati alla sindrome<br />

<strong>di</strong>smetabolica, all’ipotensione ortostatica ed a possibili<br />

miocar<strong>di</strong>ti o miocar<strong>di</strong>opatie.<br />

È stato documentato che pazienti affetti da Schizofrenia presentano<br />

un elevato tasso <strong>di</strong> comorbilità me<strong>di</strong>ca. È quin<strong>di</strong><br />

prudente che gli psichiatri, nella gestione terapeutica <strong>della</strong><br />

malattia, siano consapevoli ed attenti rispetto alle con<strong>di</strong>zioni<br />

me<strong>di</strong>che basali del singolo paziente ed in particolare al livello<br />

<strong>di</strong> rischio per patologia car<strong>di</strong>ovascolare.<br />

37<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Bibliografia<br />

Glassman AH. Schizophrenia, antipsychotics drugs, and car<strong>di</strong>ovascular<br />

<strong>di</strong>sease. J Clin Psychiatry 2005;66(Suppl 6):5-10.<br />

Liperoti R, et al. Conventional and atypical antipsychotics and the<br />

risk of hospitalization for ventricular arrhytmias or car<strong>di</strong>ac arrest.<br />

Arch Intern Med 2005;165:696-701.<br />

Stollberger C, et al. Antipsychotics drugs and QT prolongation. J<br />

Clin Psychopharmacol 2005;20:243-51.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA MALTA<br />

S10 - Para<strong>di</strong>gma biopsicosociale e costruzione<br />

culturale <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione spirituale<br />

La costruzione culturale <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione<br />

spirituale nell’ottica del para<strong>di</strong>gma<br />

biopsicosociale<br />

G. Bartocci<br />

WACP, World Association of Cultural Psychiatry (President-Elect)<br />

Un dato probante che <strong>di</strong>fferenzia lo psichiatra laico dallo<br />

psichiatra devoto, si trova nella rispettiva accezione del para<strong>di</strong>gma<br />

che fonda la nostra professione: il para<strong>di</strong>gma BIO-<br />

PSICO-SOCIALE <strong>di</strong> G. Engel, cui notevole sviluppo è stato<br />

dato dall’opera <strong>di</strong> E. Kandel.<br />

Infatti lo psichiatra laico, avvalendosi delle teorie evoluzionistiche,<br />

accetta tale definizione in senso stretto seguendone<br />

una linearità filo- ed ontogenetica: prima l’evoluzione biologica,<br />

poi la costruzione delle funzioni psichiche, poi ancora<br />

l’espressione manifesta dell’operare psichico nella rappresentazione<br />

culturale e sociale. Inoltre lo psichiatra laico<br />

è un cultore del caso e <strong>della</strong> necessità, come propulsori degli<br />

eventi epigenetici evidentemente relativi alle variazioni<br />

del contesto ambientale.<br />

Lo psichiatra devoto avvalendosi dei dogmi religiosi creazionistici,<br />

ab<strong>di</strong>ca invece a forze superiori, collocando il processo<br />

psichico sotto un Ente <strong>di</strong>vino che funge da cupola,<br />

motore, sfondo e prospettiva del <strong>di</strong>venire biopsicosociale,<br />

un <strong>di</strong>venire evidentemente subalterno al Dio pantocreatore e<br />

ad influssi miracolistici piuttosto che al rispetto degli eventi<br />

mondani.<br />

La relazione sottolinea gli effetti influenzanti <strong>della</strong> cultura<br />

neospiritualista nel mileau psichiatrico italiano ed internazionale<br />

che forzano il modello sviluppato da Kandel, trasformandolo<br />

in una sorta <strong>di</strong> neopara<strong>di</strong>gma spiritual-biopsicosociale,<br />

fortemente articolato a canoni teologici.<br />

Tale deriva culturale a sfondo religioso appare in netto contrasto<br />

con il riconoscimento da parte delle neuroscienze <strong>della</strong><br />

plasticità morfologica e funzionale <strong>della</strong> rete neuronale<br />

encefalica.<br />

Il tema <strong>della</strong> costruzione culturale del self, sia esso il self in<strong>di</strong>viduato<br />

dell’Occidentale, il self sociale delle popolazioni<br />

MODERATORI<br />

G. Bartocci, R. Bennega<strong>di</strong><br />

asiatiche o il self acquoso <strong>di</strong> quelle più tra<strong>di</strong>zionali, sino al<br />

metaself illuministico (A. Kleinman) o il self spirituale dell’attuale<br />

momento post-secolare (Habermas), <strong>di</strong>venta allora<br />

il banco <strong>di</strong> prova <strong>della</strong> coscienza e <strong>della</strong> conoscenza.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o degli effetti <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione spirituale nella costruzione<br />

del self, pertanto, non è un vezzo euristico ma una<br />

necessaria elaborazione inter<strong>di</strong>sciplinare fra neuroscienze e<br />

psichiatria clinica comparativa transculturale.<br />

Mystical States revisited<br />

S. Dein<br />

University College London<br />

Gli stati mistici sono <strong>di</strong> comune riscontro nelle <strong>di</strong>verse culture.<br />

In questo lavoro ne esaminiamo la prevalenza e le loro caratteristiche<br />

generali.<br />

Proce<strong>di</strong>amo poi ad una valutazione critica delle teorie impiegate<br />

a spiegare questi fenomeni: psicoanalitiche, cognitive,<br />

e neurobiologiche, e del loro tentativo <strong>di</strong> dare una spiegazione<br />

al crollo dei confini tra il self ed il mondo esterno.<br />

Conclu<strong>di</strong>amo esplorando le possibili implicazioni degli stati<br />

mistici riguardo alla psichiatria transculturale.<br />

Cultura, potere, spiritualità<br />

G.G. Rovera<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università Torino<br />

Vengono sinteticamente <strong>di</strong>scusse alcune accezioni, che ineriscono<br />

alle interazioni fra cultura, potere, spiritualità: come<br />

assunto filosofico, bisogno esistenziale, appartenenza religiosa.<br />

La spiritualità che, come orientamento <strong>di</strong> valori, può appartenere<br />

a tutti gli in<strong>di</strong>vidui, sarebbe comunque influenzata da<br />

sistemi culturali, quali credenze, tra<strong>di</strong>zioni e consuetu<strong>di</strong>ni,<br />

regolate anche da poteri istituzionalizzati.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Alcune ricerche empiriche (Ponce, 1988) sottolineano che<br />

la spiritualità non è necessariamente inter<strong>di</strong>pendente dal tipo<br />

<strong>di</strong> religione (Kantrowitz, 1996), ma è correlabile piuttosto<br />

ad un “imponderabile aspetto” dell’umana esperienza.<br />

E ciò pone seri criteri <strong>di</strong> “scrutinio” a livello <strong>di</strong> una corretta<br />

metodologia scientifica.<br />

Peraltro vi sono numerose forme e/o manifestazioni <strong>di</strong> spiritualità<br />

che meritano <strong>di</strong> essere oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> transculturali:<br />

a) lo stesso DSM IV R, considera che, a certe con<strong>di</strong>zioni, il<br />

problema religioso o spirituale, possa rientrare in una categoria<br />

<strong>di</strong>agnostica (V62.89);<br />

b)la psicologia del Fondamentalismo Religioso (Hood,<br />

2005) esamina non solo il dogmatismo post-moderno, ma<br />

pure la spiritualità secolare;<br />

c) i cerimonialismi sciamanici sono correlati a tra<strong>di</strong>zionali<br />

forme <strong>di</strong> guarigioni legate a “poteri spirituali” (Jilck,<br />

1982);<br />

d)le “psychotherapy cult” (Rovera, 2004), sono intrecciate<br />

dalle <strong>di</strong>namiche del potere e dall’orientamento <strong>di</strong> valori<br />

del cliente. Ciò non <strong>di</strong> rado porta ad abusi deontologici, a<br />

malpratica psicoterapeutica ed a iatrogenia.<br />

Nelle considerazioni critiche, si considera necessario mi-<br />

gliorare le meto<strong>di</strong>che cross-culturali (Tseng, 2001) riguardo<br />

agli orientamenti dei valori ed alle <strong>di</strong>namiche del potere, nei<br />

confronti <strong>della</strong> spiritualità: sia che essa venga ritenuta come<br />

fatto naturale che come evento soprannaturale.<br />

Psychotherapies within <strong>di</strong>fferent religious<br />

groups<br />

R. Bennega<strong>di</strong><br />

Centre Minkwoska, Paris, Member of the T.P. Section of the<br />

W.P.A<br />

Beliefs, religious explanations, spiritual attidudes towards<br />

mental suffering, connections within mind and body, all<br />

these personality structures and behaviours are part of the<br />

psychotherapeuting setting in cross cultural practice.<br />

Clinical examples throught illnesses described by patients<br />

from islamic and catholic background will be presented, focusing<br />

on the consistency and reliability of the cultural constructions<br />

and the place of this <strong>di</strong>mension in the confontation<br />

between ethical approaches.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA RODI<br />

S11 - La ricerca in Psicoterapia<br />

Organizzazione cognitiva <strong>di</strong> tipo fobico:<br />

strategie <strong>di</strong> regolazione delle fluttuazioni<br />

psicofisiologiche in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress<br />

e rilassamento<br />

L. Canestri, S. Donati <strong>della</strong> Lunga, M.A. Reda<br />

Università <strong>di</strong> Siena, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche<br />

e del Comportamento, Sezione <strong>di</strong> Scienze del Comportamento<br />

Introduzione: nella presente ricerca sono state valutate le<br />

caratteristiche <strong>di</strong> attivazione e le strategie <strong>di</strong> regolazione degli<br />

in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> risposta psicofisiologica e somatica rispetto a<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress e rilassamento in pazienti con organizzazione<br />

cognitiva (OC) <strong>di</strong> tipo “fobico” 1-8 . Questo tipo <strong>di</strong><br />

soggetti sembrano regolare le oscillazioni neurovegetative<br />

associate a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress in modo migliore rispetto alle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> rilassamento.<br />

Metodologia: per verificare l’ipotesi <strong>di</strong> lavoro sono stati reclutati<br />

20 soggetti che presentano una OC <strong>di</strong> tipo “Fobico”,<br />

rilevata attraverso il QSP 9 10 , tali soggetti sono stati sottoposti<br />

ad un training psicofisiologico con biolab (Satem Modulab)<br />

in cui sono state valutate risposte psicofisiologiche<br />

(conduttanza cutanea, ritmo car<strong>di</strong>aco e temperatura) e somatiche<br />

(elettromiografiche) attraverso sessioni alternate <strong>di</strong><br />

stress-rilassamento, in cui sono stati forniti stressor aspecifici<br />

(stimolazioni sonore) e specifici (immagini mentali <strong>di</strong><br />

eventi autobiografici stressanti) intervallati da sessioni <strong>di</strong> rilassamento,<br />

sono state inoltre valutate le strategie <strong>di</strong> regola-<br />

MODERATORI<br />

M.A. Reda, C. Loriedo<br />

zione delle risposte vegetative e somatiche sia nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> stress che durante il rilassamento.<br />

Risultati: dalla valutazione dei risultati emerge, da parte <strong>di</strong><br />

soggetti con OC <strong>di</strong> tipo fobico, una buona capacità nella regolazione<br />

delle risposte neurovegetative e somatiche durante<br />

le sessioni <strong>di</strong> stress, si evidenzia inoltre una marcata <strong>di</strong>fficoltà<br />

nel regolare le oscillazioni psicofisiologiche e muscolari<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> rilassamento.<br />

I valori dei parametri neurovegetativi associati alle risposte<br />

agli stressor risultano inferiori a quelli, piuttosto elevati, che<br />

si evidenziano durante il rilassamento.<br />

Conclusioni: in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> rilassamento e <strong>di</strong> attenzione<br />

fluttuante i soggetti del nostro campione presentano una forte<br />

attivazione neurovegetativa, che risulta paradossalmente<br />

più elevata rispetto alle con<strong>di</strong>zioni in cui è presente uno stressor<br />

e l’attenzione viene focalizzata al controllo, me<strong>di</strong>ante focalizzazione<br />

attentiva, delle oscillazioni neurovegetative.<br />

Bibliografia<br />

1 Arciero G. Stu<strong>di</strong> e <strong>di</strong>aloghi sull’identità personale. Torino: Boringhieri<br />

2002.<br />

2 Guidano VF. The self as a me<strong>di</strong>ator of cognitive change in psychotherapy.<br />

In: Hartman LM, Blankstein KR, eds. Perception of<br />

self in emotional <strong>di</strong>sorders and psychotherapy. New York:<br />

Plenum Press 1986.<br />

3 Guidano VF. A system, process-oriented approach cognitive<br />

therapy. In: Dobson KS, ed. Handbook of cognitive-behavioral<br />

therapies. New York: Guilford 1986a.<br />

4 Guidano VF. Il Sé nel suo <strong>di</strong>venire. Torino: Bollati Boringhieri<br />

1992.<br />

38


5 Guidano VF. La complessità del Sé. Torino: Bollati Boringhieri<br />

1988.<br />

6 Guidano VF. Lo sviluppo del Sé. In: Bara B, a cura <strong>di</strong>. Manuale<br />

<strong>di</strong> psicologia cognitiva. Torino: Bollati Boringhieri 1996.<br />

7 Nar<strong>di</strong> B. Processi psichici e psicopatologia nell’approccio cognitivo.<br />

Milano: Franco Angeli 2001.<br />

8 Reda MA. Sistemi cognitivi complessi e psicoterapia. Roma:<br />

Carocci 2001.<br />

9 Picar<strong>di</strong> A. First Steps in the Assessment of Cognitive-Emotional<br />

Organisation within the Framework of Guidano’s Model of the<br />

Self. Psychother Psychosom 2003;72:363-5.<br />

10 Picar<strong>di</strong> A, Mannino G, Arciero G, Gaetano P, Pilleri MF, Arduini<br />

L, et al. Costruzione e validazione del QSP, uno strumento per<br />

la valutazione dello stile <strong>di</strong> personalità secondo la teoria delle<br />

“organizzazioni <strong>di</strong> significato personale”. Rivista <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

2003;38:13-34.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o delle narrative personali nella<br />

psicoterapia <strong>di</strong> pazienti depressi: un<br />

progetto <strong>di</strong> ricerca nell’ottica cognitivo<br />

costruttivista<br />

S. Lenzi, B. Nar<strong>di</strong><br />

SBPC, Scuola Bolognese <strong>di</strong> Psicoterapia Cognitiva, Università<br />

<strong>di</strong> Ancona<br />

Introduzione: utilizzando la cornice teorica cognitivo costruttivista,<br />

che consente <strong>di</strong> evidenziare il particolare collegamento<br />

tra le narrazioni personali, i contesti interattivi in<br />

cui tali narrazioni vengono prodotte e i processi cognitivi, ci<br />

proponiamo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re lo stu<strong>di</strong>o delle modalità narrative<br />

dei pazienti depressi e dell’influenza che il <strong>di</strong>alogo terapeutico<br />

ha su <strong>di</strong> esse ai fini del cambiamento.<br />

Metodologia: verrà presentato un progetto <strong>di</strong> ricerca multicentrico<br />

che ha per oggetto i cambiamenti delle narrative<br />

personali in pazienti depressi sottoposti a terapia cognitivocostruttivista<br />

e cognitivo-post-razionalista.<br />

In particolare verranno esaminate le modalità <strong>di</strong> assessment<br />

e <strong>di</strong> elicitazione delle narrative stesse, che implicano, oltre<br />

allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> trascritti <strong>di</strong> seduta all’inizio e alla fine <strong>della</strong> terapia,<br />

la realizzazione <strong>di</strong>:<br />

1)conversazioni guidate per la produzione <strong>di</strong> narrazioni in<br />

particolari formati interattivi al fine sondare l’attivazione<br />

selettiva dei <strong>di</strong>versi sistemi <strong>di</strong> memoria;<br />

2)elaborati narrativi inerenti esperienze e vicende <strong>di</strong> vita,<br />

redatti in con<strong>di</strong>zioni standar<strong>di</strong>zzate.<br />

Verrà esposta la modalità <strong>di</strong> valutazione dei dati raccolti,<br />

che riguarda oltre all’analisi <strong>di</strong> aspetti contenutistici e formali<br />

delle narrative, il rilevamento dei processi cognitivi<br />

tramite equivalenti linguistici e delle modalità interattive<br />

tramite l’analisi dei formati interattivi conversazionali.<br />

Risultati: i risultati presentati sono preliminari. Verranno<br />

descritti i principali criteri <strong>di</strong> classificazione dei dati e verranno<br />

offerte esemplificazioni dell’analisi <strong>di</strong> singoli casi.<br />

Conclusioni: l’insieme dei dati presi in esame dall’analisi<br />

cognitivo-conversazionale consente la valutazione integrata<br />

<strong>di</strong> aspetti narrativi, conversazionali e dei processi cognitivi<br />

soggiacenti. Tale insieme <strong>di</strong> dati consente <strong>di</strong> evidenziare e<br />

valutare il processo terapeutico da una prospettiva teorica<br />

complessa, in particolare attraverso la definizione dello stile<br />

conversazionale, un costrutto che proponiamo come idoneo<br />

a valutare il cambiamento terapeutico profondo. Il progetto<br />

39<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

<strong>di</strong> ricerca descritto mira dunque ad in<strong>di</strong>viduare da un lato il<br />

grado <strong>di</strong> cambiamento strutturale o profondo ottenuto nel<br />

corso <strong>di</strong> una terapia cognitivo costruttivista, dall’altro ad in<strong>di</strong>viduare<br />

aspetti caratteristici dei singoli casi e dell’andamento<br />

delle singole terapie, potendoli collegare poi all’esito<br />

delle terapie stesse. Gli strumenti e le modalità <strong>di</strong> valutazione<br />

proposte si prestano ad essere utilizzati, oltre che per scopi<br />

<strong>di</strong> ricerca, anche in contesti <strong>di</strong>dattici e <strong>di</strong> supervisione.<br />

Possibilità e limiti <strong>della</strong> ricerca in<br />

psicoterapia nell’istituzione universitaria.<br />

G. Cavaggioni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

U.O.C. Psicoterapia, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

L’istituzione universitaria dovrebbe essere per antonomasia<br />

luogo <strong>di</strong> ricerca ed al contempo strumento favorente lo sviluppo<br />

e la realizzazione <strong>di</strong> questa. Sia per rispondere all’imperativo<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>dattica, inalienabile attività che permette il<br />

ponte col futuro, sia, in relazione allo specifico me<strong>di</strong>co, per<br />

sod<strong>di</strong>sfare la richiesta <strong>di</strong> cura del singolo e l’esigenza sociale<br />

e culturale <strong>di</strong> modalità d’intervento terapeutico sempre più<br />

efficaci ed esaustivi. La me<strong>di</strong>cina universitaria, inoltre, è costretta,<br />

vieppiù in questi ultimi anni, al confronto, per quanto<br />

necessario, con le esigenze <strong>di</strong> un’aziendalizzazione che<br />

tende, almeno fino ad ora, prioritariamente al rispetto <strong>di</strong> parametri<br />

amministrativi. Diversamente, la ricerca, in senso lato,<br />

necessita <strong>di</strong> due strumenti: denaro (e per gli investimenti<br />

attivi e per i costi passivi) e capacità <strong>di</strong> pensiero. Anche in<br />

psichiatria, le risorse tendono ad essere elargite con minori<br />

<strong>di</strong>fficoltà a quelle impostazioni che favoriscono una riabilitazione<br />

del paziente, sufficiente e rapida, piuttosto che una<br />

cura, in ambito psichiatrico, irrinunciabilmente trasformativa<br />

ed evolutiva. I modelli più squisitamente organicisti, l’approccio<br />

farmacologico in prima istanza, restano quin<strong>di</strong> quelli<br />

che più facilmente trovano spazi materiali ed economici.<br />

Questo, per quanto oramai siano dagli stessi storici promotori<br />

obbligatoriamente criticati come assolutamente non esaustivi.<br />

E la “ricerca” tende a mantenersi, com’è palese, fondamentalmente<br />

su tentativi <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione categoriali. Il<br />

danno <strong>di</strong> questa incongruenza non si limita all’incentivazione<br />

materiale <strong>di</strong> realtà parziali, ma contribuisce ad impe<strong>di</strong>re<br />

un possibile sviluppo del pensiero che, in psichiatria, ha concorso<br />

in verità a paralizzare la ricerca e collocare questa<br />

branca lontanissima dall’iperbole scientifica. È possibile invece<br />

ritenere che tali modelli siano validamente inerenti un<br />

ambito neurologico, mentre la psichiatria non possa essere<br />

altro se non psicoterapia. Ma allora, quale psicoterapia può<br />

trovare un maggiore sviluppo nel contesto istituzionale universitario?<br />

Allo stato attuale, sembra sia necessario immaginare,<br />

quella che più si avvicina a risposte, appunto, più funzionali<br />

che trasformative. Diversamente, l’esperienza <strong>di</strong> clinico<br />

e <strong>di</strong> ricercatore, mi portano a ritenere che lo stu<strong>di</strong>o debba<br />

ripartire dalla rilettura <strong>di</strong> una fenomenologia antica, che<br />

sia attenta, ma nuova. Attenta, nella misura in cui possa comportare<br />

il passaggio dall’elencazione dei fenomeni osservabili<br />

all’attribuzione <strong>di</strong> un senso; e nuova, nell’utilizzo <strong>di</strong><br />

un’ottica psico<strong>di</strong>namica che trascende il manifesto e permette<br />

l’osservazione <strong>di</strong> realtà psicopatologiche altresì non percepibili,<br />

seppure significativamente gravi.


SIMPOSI TEMATICI<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA SAN PAOLO<br />

S12 - La violenza occulta in psichiatria, negazione<br />

implicita o procedurale <strong>della</strong> libertà<br />

Introduzione<br />

L. Ancona<br />

Università Cattolica S.C., <strong>Psichiatria</strong><br />

La psichiatria è oggi chiamata ad interrogarsi se, e per quanto<br />

tempo, il suo modo <strong>di</strong> curare sia stato un’espressione <strong>di</strong><br />

violenza.<br />

Mentre gli altri relatori focalizzano questo fatto soprattutto<br />

secondo una prospettiva clinica (Petrini), legislativa (Leggeri),<br />

sociale (Pantaleo) e istituzionale (Barbaro), in questa<br />

Introduzione si sottolinea il fatto che l’agire psichiatrico è<br />

soggetto alla <strong>di</strong>namica <strong>della</strong> violenza, soprattutto a livello <strong>di</strong><br />

inconsapevolezza.<br />

L’inconscio è infatti presente in tutti gli aspetti <strong>della</strong> psichiatria,<br />

a cominciare dal motivo che induce un me<strong>di</strong>co a <strong>di</strong>ventare<br />

psichiatra: un motivo che pesca nel profondo <strong>della</strong><br />

sua <strong>di</strong>namica personale, nelle sue realizzazioni positive ma<br />

anche nei suoi conflitti e meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa. La scelta<br />

può essere infatti costituita da pulsioni aggressive, arginate<br />

da istanze rivolte al loro contenimento: ci si rivolge cioè a<br />

contenere nei vari mo<strong>di</strong> possibili le irruzioni psicotiche <strong>di</strong><br />

altri, come una risoluzione delle proprie paure e conflitti e<br />

ciò senza alcuna presa <strong>di</strong> coscienza del dramma che si agisce.<br />

Questa possibilità <strong>di</strong> violenza si concretizza nel fatto che la<br />

mancata chiarificazione dei propri motivi profon<strong>di</strong> coincide<br />

con una situazione <strong>di</strong> negazione <strong>di</strong> libertà: la propria e per<br />

proiezione dei malati che lo psichiatra è chiamato a curare e<br />

delle istituzioni che stabilisce intorno a lui.<br />

L’applicazione dei meto<strong>di</strong> che sono stati proposti al fine del<br />

chiarimento <strong>di</strong> questi processi ha grande importanza: essi<br />

sono stati, in successione, la formazione psicoanalitica dello<br />

psichiatra, poi la meto<strong>di</strong>ca dello psico-dramma e dei piccoli<br />

gruppi analitici.<br />

Una salienza <strong>di</strong> particolare efficacia riveste la frequentazione<br />

<strong>di</strong> Gruppi Balint analitici.<br />

La violenza occulta nell’intervento<br />

psichiatrico<br />

P. Petrini<br />

Dipartimento Salute mentale DSM ASL RM D e Docente <strong>di</strong><br />

<strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Cassino<br />

La violenza ai danni dell’in<strong>di</strong>viduo nel campo <strong>della</strong> psichiatria<br />

sembrerebbe originare dalla presa in carico con il TSO<br />

(un intervento per il bene del paziente, ma sostanzialmente<br />

contro <strong>di</strong> Lui) fino all’estrema ratio dell’elettroshock. Tali<br />

interventi provocano giustamente, in<strong>di</strong>gnazione, angoscia e<br />

repulsione nelle persone che non avevano mai pensato che<br />

certe cose potessero accadere nella nostra società “premuro-<br />

MODERATORI<br />

L. Ancona, L.S. Filippi<br />

sa”, negli ospedali, tra dottori e pazienti, dove con tutti gli<br />

altri operatori finiscono per prendersi cura <strong>di</strong> loro, dei malati<br />

<strong>di</strong> mente.<br />

Ma dobbiamo ripensare tale violenza sotto un contesto sociale,<br />

nelle scelte logistiche <strong>della</strong> collocazione dei reparti psichiatrici,<br />

negli arre<strong>di</strong>, nello stesso inquadramento del paziente<br />

che finisce per essere un numero: “C’è una 180 in arrivo!”.<br />

Nella esposizione cercheremo <strong>di</strong> inquadrare la violenza in<br />

una nuova prospettiva, quella meno evidente, quella occulta,<br />

considerando i meccanismi <strong>di</strong> controllo, sorveglianza e<br />

punizione esercitati dal potere ad altri livelli <strong>di</strong> pervasione,<br />

<strong>di</strong> persuasione e <strong>di</strong> perversione, ai livelli che ogni giorno<br />

tutti noi dobbiamo sopportare.<br />

C’è più violenza nel “ricovero coatto” o nelle “porte aperte”<br />

<strong>di</strong> un reparto? C’è più violenza nella “cura-contenzione” o<br />

nella “negazione <strong>della</strong> patologia” o <strong>di</strong> un ricovero? Quanto<br />

questa violenza occulta è prodotta dal singolo in<strong>di</strong>viduo<br />

(operatore), dalla sua cultura, dalla sua storia, dalla sua stanchezza<br />

e quanto dalle “organizzazioni”, dai loro deficit, dai<br />

loro fallimenti?<br />

La soluzione è nella filosofia <strong>della</strong> cura, tracciata da una<br />

legge attuale, ma che deve <strong>di</strong>ventare patrimonio degli operatori.<br />

Il resto possiamo sintetizzarlo in una frase: “la mente del<br />

malato <strong>di</strong> mente si cura con la mente, con il cuore e con i<br />

farmaci”.<br />

La violenza implicita nella legislazione<br />

psichiatrica <strong>di</strong> ieri<br />

G. Leggeri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Criminologia, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

La legge del 14 febbraio 1904 (successive mo<strong>di</strong>fiche nel<br />

1908, cui accennerò, che attenuavano solo in parte la caratteristica<br />

dominante nella legislazione <strong>di</strong> allora) rappresentava,<br />

rispetto al passato, un’importante variazione: il malato<br />

<strong>di</strong> mente, l’alienato, non doveva soltanto essere rinchiuso e<br />

isolato: la struttura doveva assumere le caratteristiche proprie<br />

<strong>di</strong> un ospedale e, il Manicomio (così era chiamato), oltre<br />

all’assistenza doveva prevedere, nei limiti allora conosciuti,<br />

anche il progetto <strong>di</strong> cura.<br />

La nuova Legge (Legge 180) propugnava la chiusura dei<br />

Manicomi, il malato mentale doveva essere considerato come<br />

gli altri malati, e mo<strong>di</strong>ficava sostanzialmente la “visuale<br />

giuri<strong>di</strong>ca” del malato <strong>di</strong> mente, malato che, fino allora,<br />

veniva considerato simile al soggetto che aveva commesso<br />

un reato e per il suo “essere malato <strong>di</strong> mente”, la <strong>Società</strong> lo<br />

rinchiudeva e lo isolava.<br />

La violenza insita nella Legge del 1904, al <strong>di</strong> là del termine<br />

“Manicomio” con cui veniva specificato il luogo <strong>di</strong> cura,<br />

40


prevedeva un’altra colossale violenza nei confronti del malato<br />

e <strong>della</strong> famiglia. Trascorso il periodo <strong>di</strong> “osservazione<br />

<strong>di</strong> gg 15 + gg 15”, veniva decretato l’internamento definitivo,<br />

fatto, questo, che veniva trascritto sul certificato penale<br />

del soggetto.<br />

Tale dato influiva sulla carriera lavorativa e sociale oltre che<br />

del malato “guarito” anche su quella dei figli e dei nipoti.<br />

Nella conferenza tenuta dal prof. Francesco Bonfiglio, in<br />

occasione del X<strong>XI</strong>II <strong>Congresso</strong> <strong>della</strong> <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>,<br />

nell’ottobre 1946 venne proposta una riforma <strong>di</strong><br />

Legge che per anni fu ignorata o accantonata, malgrado i<br />

me<strong>di</strong>ci specialisti ne avessero segnalato i <strong>di</strong>fetti in essa contenuti.<br />

Il malato mentale, per la citata violenza procedurale allora<br />

sostenuta dalla Legge, era considerato alla stregua <strong>di</strong> un delinquente<br />

e, come il delinquente condannato all’ergastolo,<br />

doveva restare per sempre legato alla struttura manicomiale<br />

che lo conteneva. Se <strong>di</strong>messo, legato per sempre alla sua<br />

qualifica <strong>di</strong> “matto” scritta sul suo certificato penale.<br />

Psicofarmaci e stigma<br />

P. Fornaro<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Con la scoperta da parte <strong>di</strong> Delay e Deniker, risalente al<br />

1952, delle proprietà antipsicotiche incisive e tranquillizzanti<br />

<strong>della</strong> Clorpromazina si è aperta l’era <strong>della</strong> moderna<br />

farmacoterapia psichiatrica. Da allora, con la continua <strong>di</strong>sponibilità<br />

<strong>di</strong> agenti efficaci per il trattamento delle svariate<br />

manifestazioni <strong>di</strong> patologia psichiatrica, è stato possibile<br />

non solo curare la maggior parte dei pazienti in ambito extra-ospedaliero<br />

ed elaborare ed attuare nuovi modelli organizzativi<br />

dell’assistenza psichiatrica, ma anche <strong>di</strong> poter<br />

“sondare” e stu<strong>di</strong>are su basi scientifiche i correlati ed il substrato<br />

biologico dei <strong>di</strong>sturbi psichici.<br />

Il progressivo accumularsi delle conoscenze ed il continuo<br />

crescere dell’esperienza circa le modalità <strong>di</strong> impiego più<br />

corrette e il meccanismo dell’azione terapeutica degli “psicofarmaci”<br />

continuano ad avere importanti ricadute quanto<br />

a sempre più precise definizioni degli ambiti nosograficonosologici<br />

dei vari <strong>di</strong>sturbi il cui trattamento, se adeguatamente<br />

attuato, “liberando” il paziente dalla sua con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> sofferenza e dalle relative complicanze, contribuisce in<br />

maniera considerevole a ridurre l’emarginazione del paziente<br />

psichiatrico a tutt’oggi oggetto <strong>di</strong> stigma.<br />

Gli psicofarmaci comprendono un particolare significato<br />

simbolico, ad essi per varie ragioni attribuito dal paziente,<br />

dai familiari e dagli stessi me<strong>di</strong>ci 1 , per il quale tali irrinunciabili<br />

moderni mezzi <strong>di</strong> cura possono contribuire, <strong>di</strong>rettamente<br />

ed in<strong>di</strong>rettamente, a favorire o, viceversa, a ostacolare<br />

il processo <strong>di</strong> stigmatizzazione a cui per varie ragioni facilmente<br />

va incontro il paziente psichiatrico.<br />

Nel presente contributo saranno considerati da un lato i<br />

principali aspetti del vissuto del farmaco e, dall’altro, gli effetti<br />

negativi che la “malpractice” psichiatrica determina<br />

sulle con<strong>di</strong>zioni (cliniche, psicologiche e sociali) del pa-<br />

41<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

ziente psichiatrico con l’obiettivo <strong>di</strong> sottolineare la “ovvia”<br />

importanza <strong>di</strong> condotte psicofarmacoterapeutiche razionali,<br />

sicure ed efficaci per le quali risulta essenziale, tra l’altro,<br />

un’attenta e costante analisi degli aspetti psicologici e dell’atmosfera<br />

relazionale nel cui ambito viene agita la prassi<br />

clinica quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Bibliografia<br />

1 Fornaro P, Ducatel-Gesi E, Catteau J. Psychotropes: mythe et<br />

idées prèconçues. L’Information Psychiatrique 2001;77:284-90.<br />

Cura senza <strong>di</strong>agnosi<br />

C.M. Barbaro<br />

Il Cerchio Scuola Romana Balint Analitica COIRAG, Psicologa<br />

Psicoterapeuta Gruppoanalista<br />

Questo intervento si propone <strong>di</strong> contribuire alla già avviata<br />

riflessione su quello che ne resta <strong>della</strong> legge 180 e quale futuro<br />

si prospetta. Molte perplessità si presentano sui protocolli<br />

<strong>di</strong> intervento nei confronti dei pazienti.<br />

Non bisogna <strong>di</strong>menticare che la legge 180 è scaturita dalle<br />

lotte, dalle continue e serrate riflessioni e dalla presa <strong>di</strong> coscienza<br />

degli operatori impegnati nell’istituzione manicomiale.<br />

La necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che si può assistere la persona<br />

folle in un altro modo ha spinto tutti a inventare e progettare<br />

strutture territoriali. Umanizzare e socializzare la<br />

follia si contrapponeva con l’idea stessa <strong>di</strong> internamento<br />

istituzionale cioè la custo<strong>di</strong>a in nome <strong>della</strong> tutela, la riduzione<br />

<strong>della</strong> libertà in nome <strong>della</strong> liberazione dalla malattia.<br />

Questa era la forza <strong>di</strong> quella istituzione non rispettosa <strong>della</strong><br />

persona, già puro esercizio ideologico <strong>di</strong> violenza. Istituzione<br />

violenta che gli operatori psichiatrici e Basaglia in testa<br />

sentivano la necessità <strong>di</strong> smantellare. Il mio non è un pensiero<br />

nostalgico, ma la necessità <strong>di</strong> confronto con i colleghi<br />

che esercitano nelle istituzioni, capire se l’istituzione è violenta<br />

in sé proprio perché ha la funzione <strong>di</strong> contenimento sia<br />

del paziente che del potere politico <strong>della</strong> psichiatria. Capire<br />

se gli stessi servizi da noi progettati e desiderati siano <strong>di</strong>ventati<br />

in realtà servizi dove il paziente è accolto nella sua<br />

sofferenza e accompagnato a formulare la sua richiesta<br />

d’aiuto; o sevizi territoriali svuotati e burocratizzati, dove<br />

regna la sor<strong>di</strong>tà che rende impossibile la comunicazione,<br />

impedendo il famigerato intervento <strong>di</strong> rete. Basaglia ha temuto<br />

che la riforma potesse essere l’inizio <strong>della</strong> fine <strong>della</strong><br />

trasformazione, come scrisse nella prefazione al Giar<strong>di</strong>no<br />

dei Gelsi, proprio nel momento in cui si poteva cominciare<br />

ad affrontare i problemi in modo <strong>di</strong>verso. Ho riscontrato<br />

molte <strong>di</strong>fficoltà nel fare un’indagine sui protocolli d’intervento<br />

del servizio pubblico, capire quali motivazioni o logiche<br />

d’intervento vengono scelte in rapporto alla patologia<br />

del paziente. L’istituzione ha il dovere <strong>di</strong> riavviare il motore<br />

del <strong>di</strong>alogo, <strong>della</strong> collaborazione e <strong>della</strong> riflessione per<br />

non essere teatro <strong>di</strong> cura parziale e a volte senza <strong>di</strong>agnosi.<br />

Creare un pensiero nuovo, curare l’istituzione con la meto<strong>di</strong>ca<br />

del GRUPPO ALLARGATO ristabilire il concetto <strong>di</strong><br />

rete con <strong>di</strong>namiche degne dell’esperienza accompagnata dagli<br />

strumenti formativi.


Introduction<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

S13 - Disturbi Bipolari e Disturbi Depressivi:<br />

continuità o <strong>di</strong>scontinuità?<br />

F. Benazzi<br />

University of California, San Diego and Hecker Psychiatry<br />

Research Center, Forlì<br />

Background: recent stu<strong>di</strong>es have questioned DSM-IV-TR<br />

and ICD-10 categorical split of mood <strong>di</strong>sorders into Bipolar<br />

<strong>di</strong>sorders and Depressive <strong>di</strong>sorders.<br />

Fin<strong>di</strong>ngs supporting a continuity/spectrum between Bipolar<br />

<strong>di</strong>sorders and Depressive <strong>di</strong>sorders: a continuity/spectrum<br />

between Bipolar <strong>di</strong>sorders (mainly bipolar II <strong>di</strong>sorder—<br />

BP-II) and major depressive <strong>di</strong>sorder (MDD) could be supported<br />

by the following fin<strong>di</strong>ngs: 1) mixed depression (depressive<br />

mixed states, the combination of depression and<br />

manic/hypomanic symptoms), as co-occurring opposite polarity<br />

symptoms do not support the splitting between mania/hypomania<br />

and depression; 2) MDD is the most common<br />

mood <strong>di</strong>sorder in the relatives of bipolar probands; 3) no bimodality<br />

in the <strong>di</strong>stribution of <strong>di</strong>stinguishing symptoms between<br />

BP-II and MDD depression; 4) bipolar features present<br />

in MDD; 5) a high proportion of MDD shifting to bipolar <strong>di</strong>sorders<br />

in the long-run; 6) lifetime manic/hypomanic symptoms<br />

in MDD; 7) correlation between lifetime and current<br />

manic/hypomanic symptoms and MDD depressive symptoms;<br />

8) <strong>di</strong>mensions of hypomania present in MDD depression;<br />

9) course of MDD often recurrent.<br />

Fin<strong>di</strong>ngs supporting a categorical <strong>di</strong>stinction between<br />

Bipolar <strong>di</strong>sorders and Depressive <strong>di</strong>sorders: by mainly<br />

comparing bipolar I <strong>di</strong>sorder (BP-I) and MDD (the extremes<br />

of the mood spectrum), several <strong>di</strong>fferences were found on <strong>di</strong>agnostic<br />

validators: 1) family history: Bipolar <strong>di</strong>sorders more<br />

common in relatives of bipolar probands compared to MDD<br />

probands, and MDD more common in relatives of MDD<br />

probands vs. bipolar probands; 2) age at onset: lower age at<br />

onset in Bipolar <strong>di</strong>sorders vs. Depressive <strong>di</strong>sorders; 3) gender<br />

<strong>di</strong>fferences: females as common as males in BP-I, females<br />

more common than males in MDD; 4) treatment response:<br />

long-term antidepressants preventing recurrences in MDD,<br />

and negatively impacting the course of Bipolar <strong>di</strong>sorders; 5)<br />

clinical picture of depression: BP-I depression more likely to<br />

have atypical symptoms (e.g., hypersomnia) and psychomotor<br />

retardation, MDD depression more likely to have insomnia<br />

and psychomotor agitation; 6) course of illness: more recurrences<br />

in Bipolar <strong>di</strong>sorders vs. MDD.<br />

Summary: by focusing on the extremes of the mood spectrum<br />

(i.e., BP-I vs. MDD), a categorical <strong>di</strong>stinction could be<br />

supported by <strong>di</strong>fferences on <strong>di</strong>agnostic validators. By focusing<br />

on <strong>di</strong>sorders which are in the middle between BP-I and<br />

MDD, such as BP-II and subtypes of MDD plus bipolar features,<br />

a continuity/spectrum of mood <strong>di</strong>sorders could be<br />

supported. Which one of these approaches is the best has yet<br />

to be shown. However, the evidence reviewed, especially<br />

MODERATORI<br />

F. Benazzi, M. Bion<strong>di</strong><br />

that on mixed depression, seems to be moving the pendulum<br />

toward a continuity approach. Much research is needed in<br />

the area, also because of its possible important treatment impact.<br />

The gra<strong>di</strong>ent of bipolarity between DSM-IV<br />

bipolar-II and major depressive <strong>di</strong>sorder<br />

J. Angst, F. Benazzi * , A. Gamma, V. Ajdacic, D. Eich,<br />

W. Rössler<br />

Zurich University, Psychiatric Hospital, Zurich; * University<br />

of California, San Diego and Hecker Psychiatry Research<br />

Center, Forlì<br />

Background: there is growing international consensus that<br />

major depressive <strong>di</strong>sorder is over-<strong>di</strong>agnosed and bipolar <strong>di</strong>sorder<br />

under-<strong>di</strong>agnosed. In ad<strong>di</strong>tion there is evidence for two<br />

continua: a) continuum of severity of depression or mania<br />

from psychotic to normal mood changes, b) continuum of<br />

bipolarity from bipolar-I via bipolar-II to major depressive<br />

<strong>di</strong>sorder (MDD).<br />

Method: in the Zurich cohort study of a longitu<strong>di</strong>nal sample<br />

of young adults, investigated from age 20/21 to 40/41<br />

we defined four sub-groups of bipolar-II <strong>di</strong>sorders by successively<br />

broadening the criteria: 1) DSM-IV bipolar-II <strong>di</strong>sorder;<br />

2) DSM BP-II without restriction of the duration; 3)<br />

strict Zurich criteria (increased activity plus 3 of 7 symptoms<br />

of hypomania, plus personal or social consequences);<br />

4) broad Zurich criteria (increased activity plus 2 of 7 symptoms).<br />

Temperament was assessed by the General Behavior<br />

Inventory (GBI) of Depue et al. 1 .<br />

Results: there was a gra<strong>di</strong>ent of hypomania between DSM-<br />

IV BP-II via the tentatively broader definitions of BP-II to<br />

MDD in terms of a family history of mania, presence of<br />

manic symptoms across 22 years and temperamental traits.<br />

Alcohol use <strong>di</strong>sorders were systematically associated with<br />

the bipolar gra<strong>di</strong>ent and about twice as common among BP-<br />

II than MDD <strong>di</strong>sorder (MDD <strong>di</strong>d not <strong>di</strong>ffer significantly<br />

from controls).<br />

Conclusion: there is a continuum of bipolarity between<br />

DSM-IV bipolar-II <strong>di</strong>sorder and MDD. We propose the introduction<br />

of a clinically validated <strong>di</strong>agnostic specifier of<br />

bipolarity in order to reduce the common under-<strong>di</strong>agnosis of<br />

BP-II <strong>di</strong>sorder. This <strong>di</strong>agnostic classification can also help<br />

to clarify the association of alcohol use <strong>di</strong>sorders with mood<br />

<strong>di</strong>sorders and might help to prevent alcohol use <strong>di</strong>sorders.<br />

Reference<br />

1 Depue RA, Slater JF, et al. A behavioral para<strong>di</strong>gm for identifying<br />

persons at risk for bipolar depressive <strong>di</strong>sorder: A conceptual<br />

framework and five validation stu<strong>di</strong>es. J Abnorm Psychol<br />

1981;90:381-437.<br />

42


Bipolar II Disorder: the link between Bipolar<br />

I Disorder and Major Depressive Disorder?<br />

Z. Rihmer<br />

National Institute for Psychiatry and Neurology, Budapest<br />

The separation of unipolar depression from bipolar (manicdepressive)<br />

<strong>di</strong>sorder has been well accepted for decades,<br />

and the sub<strong>di</strong>vision of bipolar <strong>di</strong>sorder further into Bipolar<br />

I (depression with a history of mania) and Bipolar II (depression<br />

with a history of hypomania but not with mania)<br />

subgroups has been also supported by several clinical and<br />

biological fin<strong>di</strong>ngs. Given the three <strong>di</strong>fferent levels of mood<br />

and acitivty state in Bipolar II <strong>di</strong>sorder, phenomenologically<br />

it is more close to Bipolar I <strong>di</strong>sorder than to Unipolar depression.<br />

In spite of this, family stu<strong>di</strong>es and clinical investigations<br />

(inclu<strong>di</strong>ng treatment-response stu<strong>di</strong>es) have demonstrated<br />

a significant overlap between Bipolar II <strong>di</strong>sorder and<br />

Unipolar major depression.<br />

Investigating the external bipolar validators (family history<br />

of bipolar <strong>di</strong>sorder, age of onset, depressive mixed states,<br />

DSM-IV atypical features and treatment-associated hypomania)<br />

in Unipolar major depression, the fin<strong>di</strong>ngs strongly<br />

suggest that a subset (around one-third) of Unipolar major<br />

depressives is more close to Bipolar II <strong>di</strong>sorder than to<br />

Unipolar depression, in<strong>di</strong>cating that they belong to the bipolar<br />

spectrum. Bipolar II <strong>di</strong>sorder should be considered as a<br />

bridge between Bipolar I <strong>di</strong>sorder and Unipolar Major Depressive<br />

Disorder.<br />

References<br />

1 Akiskal HS, Benazzi F. J Affect Disord 2003;73:113-22.<br />

2 Benazzi F. World J Biol Psych 2003;4:166-71.<br />

3 Rihmer Z, Pestality P. Psych Clin N Am 1999;22:667-73.<br />

Similarities and <strong>di</strong>fferences between<br />

bipolar and depressive <strong>di</strong>sorders<br />

E. Vieta<br />

Bipolar Disorders Program, Hospital Clinic, University of<br />

Barcelona, IDIBAPS, Barcelona<br />

The <strong>di</strong>stinction between unipolar and bipolar forms was first<br />

described by Leonhard (1957) and subsequently validated<br />

by Angst (1966), Perris (1966) and Winokur et al. (1969),<br />

who showed that clinical, familial and course features supported<br />

the nosological <strong>di</strong>fferentiation between unipolar and<br />

bipolar <strong>di</strong>sorders (Angst and Marneros, 2001). However,<br />

there are many areas of overlap between those extremes,<br />

pointing up the question of possible clinical subtypes in the<br />

interface of depressive and manic extremes of affective illness<br />

(Akiskal, 2002; Benazzi, 2005).<br />

Bipolar <strong>di</strong>sorder occurs in multiple forms and degrees of<br />

severity. The recognition of the existence of so-called<br />

milder forms of manic-depressive illness has been a major<br />

endeavour in the last decade. The <strong>di</strong>stinctions hinge on the<br />

classification of elated states and this poses some <strong>di</strong>fficulty<br />

because it depends on the arbitrary gradation of severity<br />

and duration. Bipolar <strong>di</strong>sorder with mania and strict unipolar<br />

depression without manic or hypomanic episodes would<br />

represent the extremes of a spectrum (Akiskal, 1983); re-<br />

43<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

current depressions with hypomania would occupy a middle<br />

territory (Akiskal, 2002). The exploration of spectrum<br />

models of manic depressive illness would enhance research<br />

on genetic markers and modes of genetic transmission,<br />

would provide an approach for identifying in<strong>di</strong>viduals at<br />

risk for the development of bipolar illness, and would permit<br />

the evaluation of treatments for milder forms, inclu<strong>di</strong>ng<br />

the question of whether early intervention could lessen the<br />

chance of progression to bipolar illness (Vieta et al., 2005).<br />

In fact, a great number of in<strong>di</strong>viduals with the so-called soft<br />

or subsyndromal states belong to the bipolar spectrum by<br />

virtue of their positive family histories, their pharmacological<br />

response and their tendency to progress to full clinical<br />

<strong>di</strong>sorder. All these issues will be <strong>di</strong>scussed in the presentation.<br />

Mixed states: a link between bipolar and<br />

unipolar <strong>di</strong>sorders?<br />

A. Koukopoulos<br />

Centro “Lucio Bini”, Roma<br />

In Kraepelin’s conception mixed states consisted of a mixture<br />

of depressive and excited symptoms i.e they were bipolar<br />

syndroms as we would say today.<br />

With our present nosology a problem arises about the position<br />

of agitated or mixed depressions and its meaning for the<br />

unipolar-bipolar <strong>di</strong>stinction of depressive syndromes.<br />

In a sample of 212 patients suffering from agitated depression<br />

(152 women, 60 men) 56 (27%) were BPI, 66 (31%)<br />

were BPII, 22 (10%) sufferd only from mixed depressio but<br />

68 (32%) of them were unipolar depressive patients i.e they<br />

never had manic/hypomanic episodes before.<br />

In 64 (30%) patients the agitated depression was followed<br />

by a simple inhibited depression without mixed symptoms.<br />

37 (30%) were bipolar patients and 22 (32%) were unipolar<br />

depressives. This type of sequence is similar to the<br />

manic-depressive cycle. The identical proportion of bipolar<br />

and unipolar depressive patients that follow this evolution<br />

gives further support to the thesis that agitated depression<br />

is a mixed state and it can occur in unipolar depressive<br />

patients.<br />

La continuità tra Disturbo Bipolare<br />

e Depressione Ricorrente: implicazioni<br />

terapeutiche<br />

G. Perugi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Pisa, Istituto <strong>di</strong><br />

Scienze del Comportamento “G. De Lisio”, Pisa<br />

Introduzione: negli ultimi anni a seguito <strong>di</strong> una definizione<br />

nuova e più ampia <strong>di</strong> spettro bipolare si è andata delineando<br />

una continuità sintomatologica tra forme bipolari e depressive<br />

ricorrenti. In questa sede ci si propone <strong>di</strong> valutare le<br />

possibili implicazioni terapeutiche <strong>di</strong> tale continuità.<br />

Metodologia: ricerca <strong>della</strong> letteratura su PubMed con parole<br />

chiave spettro bipolare, continuità unipolare-bipolare e ricerca<br />

manuale <strong>di</strong> capitoli <strong>di</strong> libri ed articoli su riviste non in<strong>di</strong>cizzate.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Risultati: oltre al Disturbo Bipolare I classico, caratterizzato<br />

da episo<strong>di</strong> maniacali o misti con o senza Depressione<br />

Maggiore; rientrano in questo ambito nosografico le forme<br />

psicotiche, includendo le varianti schizoaffettive. Il Disturbo<br />

Bipolare II, caratterizzato da Depressione Maggiore ricorrente<br />

associata a ipomania spontanea rappresenta il fenotipo<br />

più comune <strong>di</strong> Disturbo Bipolare. Una variante del Disturbo<br />

Bipolare II è la “depressione ciclotimica”, caratterizzata<br />

da depressioni maggiori (più spesso con caratteristiche<br />

atipiche) insorte su una base temperamentale ciclotimica.<br />

La maggior parte degli Autori è, inoltre, concorde nel ricondurre<br />

nell’ambito dello spettro bipolare le caratterizzate da<br />

depressione associata ad ipomania indotta da antidepressivi.<br />

In alcuni casi, specialmente se la ricorrenza degli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

malattia è elevata ed i perio<strong>di</strong> interepiso<strong>di</strong>ci non sono liberi<br />

da manifestazioni affettive, possono essere sod<strong>di</strong>sfatti i criteri<br />

per i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità del cluster affettivo (borderline,<br />

narcisistico, istrionico). Questo è particolarmente vero<br />

per il Disturbo Bipolare II insorto su una base ciclotimica;<br />

in queste con<strong>di</strong>zioni, spesso, viene posta la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo<br />

Borderline <strong>di</strong> Personalità. Esistono poi forme depressive<br />

ricorrenti nelle quali l’ipomaniacalità si esprime attraverso<br />

sintomi come irritabilità, agitazione ed accelerazione<br />

ideica presenti durante gli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> depressione. L’esistenza<br />

<strong>di</strong> una continuità tra forme bipolari e unipolari ha rilevanti<br />

implicazioni sul piano delle scelte terapeutiche e <strong>della</strong><br />

valutazione <strong>della</strong> risposta. L’impiego <strong>di</strong> stabilizzanti dell’umore<br />

non deve basarsi esclusivamente sulla presenza <strong>di</strong> una<br />

storia <strong>di</strong> fasi espansive ma anche su altre caratteristiche cliniche<br />

come la presenza <strong>di</strong> stati misti attenuati e ricorrenza<br />

elevata. Inoltre nella valutazione <strong>della</strong> risposta agli antidepressivi<br />

è importante fare attenzione alla comparsa <strong>di</strong> fenomeni<br />

eccitativi in<strong>di</strong>pendentemente dalla presenza <strong>di</strong> viraggi<br />

verso fasi contropolari.<br />

Conclusioni: l’esistenza <strong>di</strong> una continuità sintomatologica e<br />

clinica tra forme bipolari ed unipolari spinge ad una riconsiderazione<br />

delle scelte terapeutiche e <strong>della</strong> valutazione dell’outcome<br />

<strong>della</strong> depressione.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 2<br />

S14 - La scelta del farmaco: linee guida o casualità?<br />

La scelta <strong>della</strong> farmacoterapia nei Disturbi<br />

del Comportamento Alimentare: contributi<br />

personali<br />

S. Fassino, G. Abbate-Daga, F. Amianto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Centro Pilota Regionale per<br />

i Disturbi del Comportamento Alimentare, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Scopo del lavoro: la <strong>di</strong>fficoltà ad in<strong>di</strong>viduare una efficace<br />

terapia farmacologica dei Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

(DCA) è un argomento molto <strong>di</strong>battuto. Inoltre i<br />

farmaci sono generalmente utilizzati unitamente alla psicoterapia.<br />

Il presente contributo ha lo scopo <strong>di</strong> effettuare una<br />

revisione <strong>della</strong> letteratura sull’argomento e <strong>di</strong> presentare alcuni<br />

recenti contributi sperimentali sulla psicofarmacoterapia<br />

dei DCA.<br />

Metodologia: vengono prese in considerazione due review<br />

aggiornate <strong>della</strong> letteratura sull’argomento, una riguardante<br />

la farmacoterapia in tutti i DCA e l’altra gli aspetti clinici e<br />

neuroendocrini <strong>della</strong> farmacoterapia <strong>della</strong> anoressia nervosa.<br />

Sono inoltre presentati i risultati <strong>di</strong> quattro stu<strong>di</strong> farmacologici:<br />

due riguardanti l’applicazione <strong>della</strong> reboxetina e il<br />

confronto <strong>di</strong> efficacia tra la fluoxetina e il citalopram nella<br />

bulimia nervosa, due riguardanti l’applicazione del citalopram<br />

e <strong>della</strong> olanzapina nell’anoressia nervosa.<br />

Risultati: la fluoxetina è stata per molto tempo il golden<br />

standard se non l’unica opzione nel trattamento dei DCA, in<br />

particolare per la sua efficacia nella riduzione delle abbuffate<br />

nella bulimia nervosa ed è tuttora l’unico farmaco <strong>di</strong> cui<br />

si riconosce un effetto a lungo termine sulle ricadute bulimiche.<br />

Tra i farmaci <strong>di</strong> vecchia generazione sperimentati nei<br />

MODERATORI<br />

F. Bogetto, S. Fassino<br />

DCA pochi hanno una chiara efficacia. Tra i nuovi farmaci<br />

impiegati la reboxetina ha evidenziato una riduzione <strong>della</strong><br />

psicopatologia alimentare (bulimia, impulso alla magrezza,<br />

insod<strong>di</strong>sfazione corporea ecc.), depressiva ed un miglioramento<br />

del funzionamento globale. Il citalopram avrebbe una<br />

azione più efficace <strong>della</strong> Fluoxetina nel miglioramento del<br />

tono timico e nella riduzione <strong>di</strong> aspetti correlati all’isolamento<br />

sociale ma non nella riduzione delle abbuffate nelle<br />

pazienti bulimiche. Tra i farmaci applicati nella anoressia<br />

nervosa il citalopram ha ottenuto buoni risultati nella riduzione<br />

dei sentimenti depressivi, dei sintomi ossessivo-compulsivi,<br />

dell’impulsività e <strong>della</strong> rabbia <strong>di</strong> tratto. Nella anoressia<br />

nervosa buoni risultati sono stati ottenuti anche con la<br />

somministrazione <strong>di</strong> olanzapina. In particolare è stato <strong>di</strong>mostrato<br />

che l’associazione <strong>di</strong> olanzapina e CBT permette <strong>di</strong><br />

ottenere un miglioramento psicopatologico maggiore rispetto<br />

alla sola CBT nelle pazienti affette da questo <strong>di</strong>sturbo.<br />

Conclusioni: questi risultati supportano non soltanto l’utilità<br />

dell’impiego <strong>di</strong> alcuni trattamenti farmacologici nei<br />

DCA ma anche la possibilità <strong>di</strong> razionalizzarne la scelta in<br />

base al quadro psicopatologico e allo stile alimentare.<br />

La scelta del farmaco nella Schizofrenia<br />

P. Rocca, A. Monero, R. Rasetti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: la Schizofrenia è una malattia cronica che influenza<br />

tutti gli aspetti <strong>della</strong> vita del paziente, per cui la strategia<br />

<strong>di</strong> trattamento prevede tre punti fondamentali: 1) ri-<br />

44


durre o eliminare i sintomi, 2) massimizzare la qualità <strong>di</strong> vita<br />

o le capacità <strong>di</strong> adattamento, 3) promuovere e mantenere<br />

il “recovery” dagli effetti debilitanti del <strong>di</strong>sturbo il più lungo<br />

possibile. Il trattamento farmacologico è l’intervento<br />

principale, ma bisogna ricordare che molti pazienti richiedono<br />

e dovrebbero ricevere interventi <strong>di</strong>fferenti, sovente da<br />

figure professionali <strong>di</strong>verse. Un’accurata anamnesi del trattamento<br />

passato e corrente e la risposta alla terapia sono elementi<br />

fondamentali da indagare per la scelta <strong>della</strong> pianificazione<br />

dell’intervento terapeutico. L’intervento deve essere<br />

in<strong>di</strong>rizzato alle specifiche fasi <strong>di</strong> malattia che il paziente si<br />

trova ad affrontare: la fase acuta, quella <strong>di</strong> stabilizzazione e<br />

la fase stabile. Nella fase acuta bisogna porre particolare attenzione<br />

alle potenziali cause che l’hanno determinata: scarsa<br />

compliance alla terapia, abuso <strong>di</strong> sostanze ed eventi <strong>di</strong> vita<br />

stressanti. Nella scelta del trattamento bisogna anche tenere<br />

presente l’eventuale ideazione suicidaria, la componente<br />

<strong>di</strong> agitazione psicomotoria, e le con<strong>di</strong>zioni me<strong>di</strong>che<br />

generali del soggetto. La scelta del trattamento è sovente<br />

guidata dalla precedente esperienza del paziente con l’uso <strong>di</strong><br />

antipsicotici, quin<strong>di</strong> il grado <strong>di</strong> risposta al trattamento, gli<br />

effetti collaterali e la modalità <strong>di</strong> somministrazione preferita.<br />

La dose raccomandata <strong>di</strong>pende dal delicato equilibrio tra<br />

rischi e benefici, quin<strong>di</strong> dall’efficacia sulla sintomatologia<br />

clinica e la comparsa <strong>di</strong> effetti collaterali. La scelta del tipo<br />

<strong>di</strong> farmaco <strong>di</strong>pende dalla presentazione del quadro clinico e<br />

dalla storia pregressa degli effetti collaterali. Le attuali linee<br />

guida dell’APA consigliano <strong>di</strong> iniziare con un antipsicotico<br />

atipico, anche se specificano che per un paziente che ha risposto<br />

in precedenza o che preferisce i neurolettici, questi<br />

farmaci possono essere la prima scelta. Per i soggetti con<br />

frequenti riacutizzazioni dovute a scarsa compliance sono<br />

preferibili le formulazioni long-acting. Un minore numero<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sono stati condotti nella fase <strong>di</strong> stabilizzazione, ma<br />

il trattamento dovrebbe essere mantenuto alla stessa dose,<br />

ponendo particolare attenzione agli effetti collaterali, che se<br />

presenti potrebbero compromettere l’adesione al percorso<br />

terapeutico. Nella fase stabile il principale obiettivo è la prevenzione<br />

delle ricadute e la riduzione dei sintomi residuali.<br />

Gli antipsicotici riducono il rischio <strong>di</strong> ricadute a meno del<br />

30% per anno. È <strong>di</strong>fficile stabilire quale sia la minima dose<br />

efficace; dosi più elevate sembrano essere più efficaci sulla<br />

prevenzione delle ricadute, ma non nel caso <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong><br />

antipsicotici <strong>di</strong> prima generazione in quanto aumenta il rischio<br />

<strong>di</strong> insorgenza <strong>di</strong> effetti collaterali <strong>di</strong> tipo extrapiramidale<br />

non tollerati dai pazienti. Gli antipsicotici <strong>di</strong> seconda<br />

generazione hanno una maggiore maneggevolezza e la maggioranza<br />

degli stu<strong>di</strong> sul rischio <strong>di</strong> ricadute sembrano favorirli<br />

rispetto ai neurolettici.<br />

Non sono ancora <strong>di</strong>sponibili evidenze a favore <strong>della</strong> scelta<br />

<strong>di</strong> un antipsicotico rispetto ad un altro nel trattamento <strong>di</strong><br />

specifici quadri clinici, caratterizzati dal prevalere <strong>di</strong> una<br />

determinata <strong>di</strong>mensione psicopatologica. Forse, in questi<br />

casi, la scelta del farmaco è dettata dalle esperienze precedenti<br />

del me<strong>di</strong>co che, comunque, deve tenere sempre in considerazione<br />

la storia clinica del paziente, cioè il grado <strong>di</strong> risposta<br />

ad un precedente trattamento, il profilo <strong>di</strong> tollerabilità<br />

e la preferenza per un particolare farmaco, compresa la<br />

via <strong>di</strong> somministrazione. Il fattore determinante nella scelta<br />

del farmaco è l’efficacia, seguito dall’esito a lungo-termine.<br />

Nel trattamento <strong>della</strong> Schizofrenia, questo significa efficacia<br />

sulle quattro <strong>di</strong>mensioni, positiva, negativa, affettiva e<br />

45<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

cognitiva. Ci sono evidenze cliniche che i nuovi antipsicotici<br />

possano ridurre la sintomatologia negativa e migliorare il<br />

deficit cognitivo. Tuttavia, gli effetti collaterali, quali i sintomi<br />

extrapiramidali, il rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete e la sedazione,<br />

rappresentano un punto critico in quanto possono assumere<br />

un’importanza superiore all’efficacia clinica e causare una<br />

scarsa compliance. L’ipotesi <strong>di</strong> lavoro che ci siamo proposti<br />

è <strong>di</strong> valutare, in un campione <strong>di</strong> soggetti affetti da Schizofrenia<br />

in fase stabile, le eventuali <strong>di</strong>fferenze nella sintomatologia<br />

(depressiva e <strong>di</strong>storsione <strong>della</strong> realtà) e nelle alterate<br />

funzioni sociali ed emotive, in base al trattamento farmacologico<br />

in atto, neurolettici o antipsicotici atipici. I risultati<br />

permetteranno <strong>di</strong> chiarire quali <strong>di</strong>mensioni sintomatologiche<br />

beneficiano maggiormente dell’utilizzo dei nuovi antipsicotici,<br />

in modo da ottimizzare l’utilizzo del trattamento<br />

farmacologico, adattandolo ai singoli casi.<br />

Bibliografia<br />

1 Davis JM, Chen N, Glick ID. A meta-analysis of the efficacy of<br />

second-generation antipsychotics. Arch Gen Psychiatry<br />

2003;60:553-64.<br />

2 Lieberman JA, Stroup TS, McEvoy JP, Swartz MS, Rosenheck<br />

RA, Perkins DO, et al.; Clinical Antipsychotic Trials of Intervention<br />

Effectiveness (CATIE) Investigators. Effectiveness of<br />

antipsychotic drugs in patients with chronic schizophrenia. N<br />

Engl J Med 2005;353:1209-23.<br />

3 Lublin H, Eberhard J, Levander S. Current therapy issues and<br />

unmet clinical needs in the treatment of schizophrenia: a review<br />

of the new generation antipsychotics. Int Clin Psychopharmacol<br />

2005;20:183-98.<br />

La scelta dello stabilizzatore nei Disturbi<br />

Bipolari<br />

G. Maina, U. Albert, G. Rosso, F. Bogetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, SCDU <strong>Psichiatria</strong>, Servizio<br />

per i <strong>di</strong>sturbi depressivi e d’ansia, Università <strong>di</strong> Torino<br />

La classificazione dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore fondata sulla <strong>di</strong>cotomia<br />

unipolare/bipolare è senza dubbio la più fruibile sul<br />

piano terapeutico. Negli ultimi anni, si è andato sempre più<br />

<strong>di</strong>stinguendo il trattamento dei <strong>di</strong>sturbi bipolari da quello<br />

dei <strong>di</strong>sturbi depressivi, mentre ha perso progressivamente <strong>di</strong><br />

importanza l’approccio terapeutico basato sull’episo<strong>di</strong>o psicopatologico<br />

in corso.<br />

Lo stabilizzatore dell’umore costituisce il car<strong>di</strong>ne sia <strong>della</strong><br />

terapia delle fasi acute che <strong>della</strong> terapia <strong>di</strong> mantenimento nel<br />

Disturbo Bipolare, mentre l’impiego <strong>di</strong> antidepressivi ed antipsicotici<br />

in pazienti bipolari deve essere limitato alle fasi<br />

acute e solo nei casi in cui è strettamente in<strong>di</strong>spensabile:<br />

questo per ridurre il rischio <strong>di</strong> indurre switch (ipo)maniacali<br />

o depressivi con la conseguenza <strong>di</strong> accelerare la ciclicità<br />

del <strong>di</strong>sturbo e peggiorarne la prognosi. Sono considerati stabilizzatori<br />

dell’umore farmaci che: 1) determinano la risoluzione<br />

<strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> alterazione patologica del tono dell’umore;<br />

2) non inducono un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> polarità opposta; 3)<br />

hanno efficacia profilattica su ulteriori episo<strong>di</strong> affettivi.<br />

A tutt’oggi lo stabilizzatore dell’umore <strong>di</strong> prima scelta è il<br />

litio, che ha <strong>di</strong>mostrato un’efficacia <strong>di</strong> trattamento e prevenzione<br />

delle ricorrenze sia <strong>di</strong> tipo maniacale che depressivo.<br />

Altri farmaci, tra cui alcuni anticonvulsivanti e l’olanzapina,<br />

hanno <strong>di</strong>mostrato un’efficacia superiore al placebo e para-


SIMPOSI TEMATICI<br />

gonabile al litio nel trattamento a breve e lungo termine del<br />

Disturbo Bipolare. Tra i più stu<strong>di</strong>ati, la lamotrigina ha <strong>di</strong> recente<br />

ottenuto l’in<strong>di</strong>cazione per il trattamento <strong>della</strong> depressione<br />

bipolare e per la prevenzione delle ricorrenze depressive,<br />

mentre l’olanzapina si è <strong>di</strong>mostrata superiore al litio<br />

nel trattamento e nella prevenzione delle ricorrenze maniacali.<br />

La scelta dello stabilizzatore non può quin<strong>di</strong> prescindere<br />

dalla polarità dell’episo<strong>di</strong>o in corso e da una accurata<br />

ricostruzione <strong>della</strong> storia clinica del paziente. Inoltre, nel caso<br />

del Disturbo Bipolare, in<strong>di</strong>pendentemente dalla terapia<br />

impostata, un aspetto fondamentale resta quello dell’aderenza<br />

al trattamento da parte del paziente. Avere quin<strong>di</strong> a <strong>di</strong>sposizione<br />

<strong>di</strong>versi farmaci efficaci e ben tollerabili, oltre che<br />

un buon rapporto me<strong>di</strong>co-paziente, è in<strong>di</strong>spensabile per favorire<br />

una migliore compliance al trattamento psicofarmacologico.<br />

La scelta dell’antipsicotico nell’emergenza<br />

V. Villari<br />

SCDO <strong>Psichiatria</strong> 2, ASO “S. Giovanni Battista” <strong>di</strong> Torino,<br />

DSM TO I Sud<br />

Gli interventi dello psichiatra in situazioni <strong>di</strong> emergenza-urgenza<br />

sono caratterizzati dalla necessità <strong>di</strong> prendere decisioni<br />

rapide ed efficaci in presenza <strong>di</strong> una situazione clinica<br />

che evolve velocemente e che può comportare alti rischi per<br />

il paziente e per tutti i presenti. Spesso in queste con<strong>di</strong>zioni<br />

le scelte sono influenzate dallo stress e dal forte stato <strong>di</strong> tensione<br />

e <strong>di</strong> allarme del contesto. Particolarmente delicato è il<br />

compito <strong>di</strong> conciliare le necessità cliniche e l’opinione del<br />

paziente, attuando gli interventi che consentano la migliore<br />

riduzione dei rischi senza essere troppo afflittivi per il soggetto,<br />

garantendo il più possibile la sua libertà <strong>di</strong> scelta ed il<br />

rispetto <strong>della</strong> sua libertà in<strong>di</strong>viduale.<br />

Si può ipotizzare che vi siano tre elementi che orientano la<br />

scelta del clinico: 1) lo stato dell’arte e l’insieme delle conoscenze<br />

scientifiche (evidenze <strong>della</strong> letteratura, linee guida<br />

1 , algoritmi terapeutici, ecc.); 2) l’inerzia prescrittiva determinata<br />

dalle abitu<strong>di</strong>ni dei singoli e dalle consuetu<strong>di</strong>ni dei<br />

gruppi e delle istituzioni; 3) il parere dei pazienti, la sua<br />

contrattualità, l’accettazione delle cure ed il consenso informato.<br />

È verosimile che quest’ultimo elemento sia sovente il più<br />

fragile ed il meno stu<strong>di</strong>ato, infatti su tale tema in letteratura<br />

vi sono pochi lavori e non molto recenti. D’altra parte la<br />

motivazione dei pazienti e la loro collaborazione alle cure è<br />

un elemento determinante per il decorso del <strong>di</strong>sturbo e per<br />

la riduzione delle reci<strong>di</strong>ve. Lieberman et al. 2 hanno <strong>di</strong>mostrato<br />

che il 74% dei pazienti schizofrenici inseriti in uno<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> effectiveness degli antipsicotici hanno interrotto la<br />

terapia entro il 18° mese.<br />

Vi sono evidenze che anche le in<strong>di</strong>cazioni derivate dalla letteratura<br />

e dalle linee guida siano poco seguite con prevalenza<br />

<strong>di</strong> abitu<strong>di</strong>ni prescrittive poco razionali 3 .<br />

Per tali motivi appare importante l’attuazione <strong>di</strong> programmi<br />

orientati a modulare le terapie farmacologiche prescritte in<br />

situazioni <strong>di</strong> emergenza-urgenza sulla base <strong>di</strong> decisioni razionali<br />

ed aggiornate, valorizzando il più possibile il parere<br />

dei pazienti. Ciò, oltre a migliorare l’aderenza al trattamento,<br />

il decorso e l’esito dei <strong>di</strong>sturbi psicotici, rappresenta an-<br />

che un elemento dei programmi <strong>di</strong> miglioramento continuo<br />

<strong>della</strong> qualità del servizio e del suo orientamento alla sod<strong>di</strong>sfazione<br />

dell’utenza.<br />

Bibliografia<br />

1 Allen MH, Currier GW, Hughes DH, et al. The Expert Consensus<br />

Guideline Series: Treatment of behavioral emergencies.<br />

Postgrad Med 2001;May(Spec No):1-88.<br />

2 Lieberman JA, Stroup TS, McEvoy JP, et al. Effectiveness of Antipsychotic<br />

Drugs in Patients with Chronic Schizophrenia. N<br />

Eng J Med 2005;353:1209-23.<br />

3 Ito H, Koyama A, Higuchi T. Polypharmacy and excessive dosing:<br />

psychiatrists’ perceptions of antipsychotic drug prescription.<br />

Br J Psychiatry 2005;187:243-7.<br />

La scelta del farmaco nel Disturbo<br />

Borderline <strong>di</strong> Personalità<br />

S. Bellino<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università<br />

<strong>di</strong> Torino<br />

La terapia dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità si basa tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

su interventi psicoterapici, in particolare su psicoterapie<br />

ad in<strong>di</strong>rizzo psico<strong>di</strong>namico, che sembrano le più adatte per<br />

promuovere un rimo<strong>della</strong>mento complessivo <strong>della</strong> struttura<br />

<strong>della</strong> personalità.<br />

Per quanto riguarda il Disturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità<br />

(DBP), le linee guida in<strong>di</strong>cano che la psicoterapia deve essere<br />

considerata la terapia d’elezione per incidere sul nucleo<br />

psicopatologico del <strong>di</strong>sturbo. Gli Autori (Livesley, 2000;<br />

Stone, 2000) prendono in considerazione <strong>di</strong>versi modelli <strong>di</strong><br />

psicoterapia (psico<strong>di</strong>namica, cognitivo-comportamentale,<br />

interpersonale, supportiva) e propongono un approccio che<br />

combina concetti e tecniche <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa provenienza teorica,<br />

adattando la psicoterapia al singolo paziente e alle manifestazioni<br />

multiformi che caratterizzano l’espressione del<br />

DBP.<br />

Le linee guida dell’APA (2001, 2005) prendono in esame,<br />

nel trattamento del <strong>di</strong>sturbo borderline, anche l’applicazione<br />

<strong>di</strong> terapie farmacologiche mirate sui sintomi che caratterizzano<br />

questo Disturbo <strong>di</strong> Personalità e che spesso sono anche<br />

riconducibili alle frequenti comorbilità <strong>di</strong> Asse I. Sono<br />

stati elaborati tre algoritmi mirati al trattamento <strong>di</strong> tre <strong>di</strong>mensioni<br />

sintomatologiche fondamentali: la sregolazione<br />

dell’affettività, il <strong>di</strong>scontrollo impulsivo-comportamentale, i<br />

sintomi cognitivo-percettivi.<br />

Per quanto riguarda le prime due <strong>di</strong>mensioni, le linee guida<br />

considerano come farmaci <strong>di</strong> prima scelta gli SSRI, ma<br />

attribuiscono un ruolo anche agli stabilizzatori dell’umore<br />

e agli antipsicotici, che possono essere considerati come<br />

farmaci <strong>di</strong> seconda scelta da impiegare da soli o da associare<br />

agli SSRI Per quel che riguarda i sintomi cognitivopercettivi,<br />

l’in<strong>di</strong>cazione è quella <strong>di</strong> impiegare antipsicotici<br />

tra<strong>di</strong>zionali o <strong>di</strong> seconda generazione. Tuttavia, tali in<strong>di</strong>cazioni<br />

sono ancora limitatamente supportate dalla letteratura<br />

e si basano spesso più sull’esperienza clinica e su<br />

case report, piuttosto che su stu<strong>di</strong> controllati. Questo comporta<br />

delle incertezze per la scelta del singolo agente farmacologico<br />

e soprattutto per definire dosi e durata del trattamento.<br />

Negli ultimi anni sono comunque proseguite le ricerche vol-<br />

46


te a confermare le in<strong>di</strong>cazioni riguardanti farmaci da tempo<br />

impiegati nei pazienti borderline e ad esplorare efficacia e<br />

tollerabilità <strong>di</strong> nuovi agenti psicotropi, in particolare nuovi<br />

stabilizzatori e antipsicotici atipici. Si tratta in molti casi <strong>di</strong><br />

piccole casistiche in aperto e solo per alcuni farmaci<br />

(fluoxetina, fluvoxamina, acido valproico, olanzapina) sono<br />

<strong>di</strong>sponibili trial controllati in doppio cieco. Tuttavia, queste<br />

indagini hanno fornito un supporto significativo alla pratica<br />

clinica e hanno permesso <strong>di</strong> estendere le possibilità <strong>di</strong> scelta<br />

a farmaci recenti con nuovi meccanismi d’azione e migliore<br />

profilo <strong>di</strong> tollerabilità.<br />

47<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Presso la Struttura Complessa <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> dell’Università <strong>di</strong><br />

Torino, ci siamo occupati <strong>di</strong> valutare in stu<strong>di</strong> pilota in aperto<br />

efficacia e tollerabilità nel DBP <strong>di</strong> un nuovo stabilizzatore<br />

dell’umore, l’oxcarbazepina, e <strong>di</strong> un recente farmaco antipsicotico<br />

con spiccata attività serotoninergica, la quetiapina.<br />

I risultati ottenuti nei due stu<strong>di</strong> e soprattutto i <strong>di</strong>versi profili<br />

<strong>di</strong> azione terapeutica osservati per i due farmaci sono descritti<br />

e confrontati con i dati <strong>di</strong>sponibili in letteratura. Vengono<br />

inoltre prospettati ulteriori sviluppi <strong>della</strong> ricerca, fra<br />

cui la realizzazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> follow-up per valutare la stabilità<br />

degli effetti terapeutici.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 3<br />

S15 - La riabilitazione psichiatrica:<br />

dal problem-solving alla reme<strong>di</strong>ation<br />

Correlati neuropsicologici delle abilità<br />

<strong>di</strong> problem-solving<br />

M. Mazza, R. Roncone, M. Casacchia<br />

Clinica Psichiatrica, Università de L’Aquila<br />

Le persone affette da Schizofrenia presentano gravi e persistenti<br />

deficit delle funzioni cognitive (Green, 1998) e deficit<br />

delle funzioni esecutive, maggiormente implicate nella<br />

formazione dei concetti, <strong>della</strong> flessibilità cognitiva, <strong>della</strong><br />

working memory e nel problem-solving (Medalia, 2001). Le<br />

abilità <strong>di</strong> problem-solving (PS) coinvolgono, in particolare,<br />

la capacità <strong>di</strong> programmare ed eseguire un’azione complessa<br />

e la capacità <strong>di</strong> produrre strategie efficaci per la risoluzione<br />

<strong>di</strong> problemi.<br />

Tali abilità nei soggetti con Schizofrenia non sembrano,<br />

tuttavia, migliorare dopo il trattamento farmacologico dei<br />

sintomi psicotici che sembra, inoltre, a volte interferire negativamente<br />

con gli interventi riabilitativi <strong>di</strong> provata efficacia.<br />

Nel corso degli anni sono stati compiuti numerosi sforzi mirati<br />

al fine <strong>di</strong> migliorare il deficit <strong>di</strong> PS, attraverso interventi<br />

<strong>di</strong> “reme<strong>di</strong>ation cognitiva”, che non sembrano aver assicurato<br />

un recupero adeguato <strong>di</strong> tale abilità (Stratta, 1997) a<br />

causa dei limiti sia nell’utilizzo delle strategie cognitive<br />

proposte, sia nei compiti utilizzati per la misura <strong>di</strong> questa<br />

abilità <strong>di</strong> PS (Wisconsin Card Sorting Test).<br />

Recentemente è stato <strong>di</strong>mostrato dal nostro gruppo <strong>di</strong> ricerca<br />

che le strategie <strong>di</strong> PS, incentrate sul raggiungimento <strong>di</strong><br />

obiettivi <strong>di</strong> vita personali (Falloon, 1993), sono considerate<br />

evidence-based (Cicerone, 2005) e producono un sostanziale<br />

miglioramento sia nella vita quoti<strong>di</strong>ana del paziente che<br />

sulle funzioni neurocognitive (Roncone et al., 2002). Nel<br />

presente lavoro verranno <strong>di</strong>scussi i risultati delle più recenti<br />

ricerche sull’efficacia dell’utilizzo <strong>di</strong> strategie <strong>di</strong> PS e la<br />

loro ricaduta sui deficit neurocognitivi rilevabili nei principali<br />

<strong>di</strong>sturbi psichiatrici.<br />

MODERATORI<br />

R. Roncone, I.R.F. Falloon<br />

Problem Solving Training: uno stu<strong>di</strong>o<br />

controllato<br />

I.R.H. Falloon, P. Morosini, M. Casacchia, R. Roncone<br />

e il gruppo PSTdoc<br />

Università de L’Aquila<br />

Il Problem solving strutturato rappresenta una strategia <strong>di</strong><br />

base <strong>di</strong> molti interventi cognitivo-comportamentali nei <strong>di</strong>sturbi<br />

depressivi, schizofrenici, bipolari, nell’ansia generalizzata,<br />

nei <strong>di</strong>sturbi alimentari, applicati nella gestione dello<br />

stress, nel social skills training e nei trattamenti <strong>di</strong><br />

coppia/familiari. Recentemente molti stu<strong>di</strong> hanno correlato<br />

la compromissione delle capacità neurocognitive alla ripresa<br />

dai <strong>di</strong>sturbi mentali, in particolare nelle psicosi. Quattro<br />

stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Problem Solving Training, PST, in Italia hanno evidenziato<br />

una riduzione nei sintomi e una reme<strong>di</strong>ation cognitiva.<br />

Scopo del nostro lavoro è quello <strong>di</strong> verificare il ruolo<br />

specifico <strong>di</strong> PST con uno stu<strong>di</strong>o controllato che è stato appena<br />

avviato.<br />

Metodologia: Barbieri, Boggian, Lamonaca 1 hanno sviluppato<br />

un approccio manualizzato <strong>di</strong> Problem Solving Training,<br />

PST, nei gruppi. Tale approccio è sud<strong>di</strong>viso in 4 fasi <strong>di</strong><br />

crescente <strong>di</strong>fficoltà dal punto <strong>di</strong> vista cognitivo ed emotivo:<br />

1) problemi pratici; 2) problemi interpersonali; 3) problemi<br />

intrapersonali; 4) problemi <strong>di</strong> gestione <strong>della</strong> sofferenza.<br />

I pazienti con Disturbo Schizofrenico sono randomizzati ed<br />

assegnati a due gruppi PST o PSD = Problem Solving Discussion<br />

(un approccio identico, ma i gruppi effettuano solo<br />

una <strong>di</strong>scussione dei problemi, senza uno specifico addestramento<br />

all’impiego <strong>di</strong> un metodo strutturato).<br />

La valutazione pre, post e dopo 6-mesi <strong>di</strong> follow-up include<br />

le misure psicopatologiche, delle abilità <strong>di</strong> problem-solving,<br />

del funzionamento sociale ed una batteria neuropsicologica.<br />

Risultati: quattro centri hanno cominciato lo stu<strong>di</strong>o: L’Aquila,<br />

Como-Appiano Gentile, Campobasso e Treviso. Un<br />

stu<strong>di</strong>o parallelo <strong>di</strong> PST “effectiveness” nei centri <strong>di</strong>urni è<br />

stato avviato in 15 Centri Diurni in Veneto ed in Alto A<strong>di</strong>ge.<br />

Non ci sono ancora risultati al livello sperimentale.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Conclusioni: allo stato attuale sono ancora scarse le evidenze<br />

scientifiche che provano l’utilità dell’impiego del<br />

Problem-Solving Training. Una sfida <strong>di</strong> interesse è quella <strong>di</strong><br />

condurre e promuovere stu<strong>di</strong> che contribuiscano a <strong>di</strong>mostrare<br />

l’efficacia <strong>di</strong> tale strategia terapeutica nella ripresa <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

schizofrenici.<br />

Bibliografia<br />

1 Barbieri L, Boggian I, Lamonaca D. La ricerca multicentrica C.D.<br />

5: confronto e valutazione tra interventi verbali e pratico manuali<br />

nei Centri Diurni. SIRP congresso, Milano 28 gennaio, 2005.<br />

Dal problem-solving al funzionamento<br />

sociale: esiti a 12 mesi <strong>di</strong> un trattamento<br />

cognitivo-comportamentale familiare<br />

R. Roncone, M. Mazza, R. Pollice, I.R.H. Falloon,<br />

P. Morosini * , M. Casacchia<br />

Clinica Psichiatrica, Università de L’Aquila; * Istituto Superiore<br />

Sanità, Roma<br />

Lo stu<strong>di</strong>o controllato randomizzato multicentrico “Coinvolgimento<br />

e sostegno dei familiari delle persone affette da <strong>di</strong>sturbi<br />

mentali gravi”, in sinergia con il Progetto Nazionale<br />

Salute Mentale, ISS Roma, ha valutato la conduzione del<br />

trattamento psicoeducativo familiare condotto nei Dipartimenti<br />

<strong>di</strong> Salute Mentale mettendo a confronto due <strong>di</strong>verse<br />

modalità <strong>di</strong> effettuazione dell’intervento psicoeducativo familiare<br />

integrato che utilizzano ampiamente strategie <strong>di</strong><br />

Problem-Solving Training (trattamento <strong>della</strong> famiglia singola<br />

secondo il metodo <strong>di</strong> Ian Falloon vs. trattamento multifamiliare<br />

<strong>di</strong> gruppo + incontri con la singola famiglia). È stato<br />

effettuato il follow-up a 6 e 12 mesi; tutte le valutazioni<br />

sono state effettuate da “valutatori” in<strong>di</strong>pendenti, ovvero<br />

specializzan<strong>di</strong> <strong>della</strong> Clinica Psichiatrica dell’Università de<br />

L’Aquila, specificatamente addestrati alla somministrazione<br />

degli strumenti inclusi nel protocollo, con un alto grado <strong>di</strong><br />

riproducibilità nelle valutazioni. Previo accordo con le<br />

U.O., gli specializzan<strong>di</strong> hanno visitato ogni 6 mesi i servizi<br />

per effettuare le valutazioni con i pazienti ed i familiari.<br />

I risultati ad un anno evidenziano una buona efficacia del<br />

trattamento in merito: alla riduzione <strong>della</strong> sintomatologia, al<br />

miglioramento del funzionamento sociale, alla riduzione del<br />

carico assistenziale ed al miglioramento <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong><br />

vita dei familiari.<br />

Non abbiamo evidenziato <strong>di</strong>fferenze rispetto ai due interventi<br />

familiari condotti.<br />

La ricerca ha indagato inoltre l’impatto sulle variabili neuropsicologiche,<br />

mostrando un buon livello <strong>di</strong> “reme<strong>di</strong>ation”<br />

sulle principali componenti <strong>della</strong> neurocognizione 1 2 . Rispetto<br />

al gruppo <strong>di</strong> controllo, dopo i 12 mesi <strong>di</strong> trattamento<br />

(in<strong>di</strong>pendentemente dal tipo <strong>di</strong> trattamento fornito SF/MF) i<br />

pazienti mostrano un buon miglioramento nella: cognizione<br />

sociale, prestazioni ai test ToL e WCST, fluenza verbale.<br />

In conclusione, i nostri risultati mostrano che gli interventi<br />

psicoeducazionali integrati migliorano anche le variabili cognitive.<br />

Bibliografia<br />

1 Roncone R, Morosini PL, Falloon IRH, Casacchia M. Family interventions<br />

in schizophrenia in Italian mental health services.<br />

In: Kashima H, Falloon IRH, Mizuno M, Asai M, eds. Comprehensive<br />

Treatment of Schizophrenia. Linking Neurobehavioral<br />

Fin<strong>di</strong>ngs to Psychosocial Approaches. Tokyo: Springer<br />

2002, p. 284-289.<br />

2 Roncone R, Falloon IRH, Mazza M, De Risio A, Pollice R,<br />

Necozione S, et al. Is social cognition associated more strongly<br />

with clinical and social functioning in schizophrenia than neurocognitive<br />

deficits? Psychopathology 2002;35:280-8.<br />

Improving vocational and social recovery<br />

in people with early psychosis: can we do<br />

better?<br />

D. Fowler<br />

Professor of Social Psychiatry, University of East Anglia,<br />

Consultant Clinical Psychologist and Project Lead, Norfolk<br />

Early intervention Service<br />

Exciting new developments in the psychological and pharmacological<br />

treatment of psychosis have already led to improvements<br />

in the symptomatic course of psychosis. However,<br />

the effects on social outcome are less clear. In tra<strong>di</strong>tional<br />

services only a minority of people with psychosis return<br />

to stable patterns of work or education. As a consequence<br />

the lives of young people can be <strong>di</strong>srupted at a crucial<br />

stage in a manner which can make social recovery in the<br />

long term a struggle. Aspects of psychotic illness can make<br />

some people sensitive to stress. In recognising this many<br />

clinicians and sufferers themselves have been understandably<br />

cautious about recommen<strong>di</strong>ng a return to activities associated<br />

with stress which can often include work and education.<br />

However, the effect of withdrawal can lead in turn to<br />

the severe stress of unemployment and social isolation. In<br />

helping people the way forward may be understan<strong>di</strong>ng the<br />

nature of the stress in psychosis and fin<strong>di</strong>ng the right balance<br />

between strategic withdrawal and activity. We are currently<br />

conducting research evaluating a new intervention:<br />

Social Recovery oriented Cognitive Behaviour Therapy.<br />

This approach combines the latest approaches in vocational<br />

rehabilitation which focus on in<strong>di</strong>vidualised work placement<br />

(In<strong>di</strong>vidual Placement and Support) with stress and<br />

symptom management techniques derived from cognitive<br />

behaviour therapy. This lecture <strong>di</strong>scusses the rationale for<br />

the approach, describes promising preliminary results from<br />

work in the Norfolk Early Intervention Service and current<br />

research inclu<strong>di</strong>ng a randomised controlled trial.<br />

Trattamento a lungo termine <strong>della</strong><br />

Schizofrenia con clozapina: continuità <strong>di</strong><br />

miglioramento nel funzionamento globale<br />

in un gruppo <strong>di</strong> 122 pazienti valutati<br />

retrospettivamente per 6 anni<br />

R. Delle Chiaie * ** , F. Marra * , M. Salviati * , P. Pancheri *<br />

* III Clinica Psichiatrica, Università “La Sapienza”, Roma;<br />

** Istituto <strong>di</strong> Psicologia Clinica, Università <strong>di</strong> Siena<br />

La clozapina ha <strong>di</strong>mostrato una superiorità <strong>di</strong> efficacia sui<br />

sintomi positivi e negativi rispetto agli altri antipsicotici, sia<br />

convenzionali che atipici. Secondo l’opinione <strong>di</strong> molti clini-<br />

48


ci, questo composto si caratterizzerebbe anche per una continuità<br />

dell’effetto terapeutico, a cui si assocerebbe in modo<br />

del tutto peculiare una progressione del miglioramento del<br />

funzionamento globale. Questo tuttavia sarebbe visualizzabile<br />

lungo l’arco <strong>di</strong> perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> osservazione notevolmente<br />

più lunghi rispetto a quelli su cui vengono normalmente<br />

programmati gli stu<strong>di</strong> clinici a breve e a me<strong>di</strong>o termine.<br />

Al fine <strong>di</strong> valutare questa ipotesi in questa indagine sono state<br />

valutate in modo retrospettivo le cartelle cliniche <strong>di</strong> 122<br />

pazienti in trattamento stabilizzato con clozapina, seguiti in<br />

parte presso l’ambulatorio <strong>della</strong> III Clinica Psichiatrica dell’Università<br />

“La Sapienza” ed in parte presso due centri privati.<br />

In tutti i pazienti stu<strong>di</strong>ati la sintomatologia sod<strong>di</strong>sfaceva<br />

i criteri <strong>di</strong>agnostici per la Schizofrenia secondo il DSM<br />

IV-TR. Il trattamento si basava sull’assunzione <strong>di</strong> clozapina<br />

in monoterapia (dosaggio me<strong>di</strong>o alla 72 a settimana: 490 ±<br />

117 mg/<strong>di</strong>e), con le uniche eccezioni rappresentate da benzo<strong>di</strong>azepine<br />

prescritte con finalità ipnoinducenti o da stabilizzanti<br />

dell’umore (valproato o carbamazepina). La valutazione<br />

retrospettiva è stata condotta per uno span temporale<br />

dell’estensione massima fino a 6 anni (72 mesi). Per ognuna<br />

delle cartelle prese in considerazione veniva effettuata una<br />

valutazione del “funzionamento globale” ogni 3 mesi <strong>di</strong> trattamento.<br />

Tale valutazione veniva condotta applicando criteri<br />

<strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio rigorosamente obiettivi: “modalità <strong>di</strong> comunicazione<br />

e <strong>di</strong> rapporto”, “reattività e modulazione affettiva”,<br />

“congruità e finalizzazione del comportamento”, “capacità<br />

<strong>di</strong> pianificazione”, “attività scolastica e lavorativa”, “funzionamento<br />

sociale”, “attività ricreazionale”. In base alla valutazione<br />

<strong>di</strong> questi parametri, per ognuno dei momenti <strong>di</strong> osservazione<br />

veniva attribuito un punteggio <strong>di</strong> “funzionamen-<br />

49<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

to globale” variabile da -3 a +3, a seconda che le con<strong>di</strong>zioni,<br />

rispetto all’osservazione antecedente, fossero “molto migliorate”<br />

(+3), “migliorate” (+2), “leggermente migliorate” (+1),<br />

“invariate” (0), “leggermente peggiorate” (-1), “peggiorate”<br />

(-2), “molto peggiorate” (-3).<br />

La valutazione del “funzionamento globale” in base ai parametri<br />

<strong>di</strong> osservazione descritti ha evidenziato nel campione<br />

intero un miglioramento costante dal primo al 24°<br />

mese, seguito da una stabilizzazione nel periodo dal 24° al<br />

54° mese, con un’ulteriore ripresa del miglioramento dal<br />

54° mese al 72°. Effettuando una sud<strong>di</strong>visione del campione<br />

in base al valore <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ana <strong>della</strong> variabile “anni <strong>di</strong><br />

malattia”, sono stati ottenuti due sottogruppi: “sub-cronici”<br />

(61 pz., anni <strong>di</strong> malattia < 9,5 aa) e “cronici” (61 pz.,<br />

aani <strong>di</strong> malattia > 9,5 aa). La comparazione dell’andamento<br />

dei punteggi <strong>di</strong> “funziomanto globale” nei 2 sottogruppi,<br />

ha evidenziato una <strong>di</strong>fferenza, significativa dal 24° al<br />

33° mese, favorevole ai pazienti con minor durata <strong>di</strong> malattia,<br />

che nel corso <strong>di</strong> tale fase evidenziavano un miglioramento<br />

più accentuato.<br />

I risultati <strong>di</strong> questa indagine <strong>di</strong>mostrano che nei pazienti<br />

schizofrenici, il miglioramento del funzionamento globale<br />

in corso <strong>di</strong> trattamento con clozapina è costante e la sua progressione<br />

si può osservare lungo uno span temporale <strong>di</strong> molti<br />

anni. Sembra inoltre che il recupero funzionale ottenibile<br />

con questo farmaco nei pazienti con minore durata <strong>di</strong> malattia<br />

sia superiore a quello rilevabile nei pazienti ammalati<br />

da più tempo. Ne consegue l’utilità potenziale <strong>di</strong> considerare<br />

il trattamento con clozapina anche nei pazienti schizofrenici<br />

all’esor<strong>di</strong>o, al fine <strong>di</strong> potenziare gli esiti degli interventi<br />

riabilitativi psico-sociali.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA ELLISSE<br />

S16 - Neuropsicologia, teoria <strong>della</strong> mente<br />

ed intelligenza sociale:<br />

progressi nella comprensione delle psicosi<br />

I <strong>di</strong>sturbi delle funzioni cognitive nella<br />

Schizofrenia: valutazione e trattamento<br />

P. Stratta, D. Mirabilio * , M. Aniello, A. Rossi **<br />

A.U.S.L. 4 L’Aquila, Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, U.O.<br />

<strong>di</strong> Psicologia Clinica dell’Università de L’Aquila; * Casa <strong>di</strong><br />

Cura “Villa Serena” Città Sant’Angelo (PE); ** Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università de L’Aquila<br />

La letteratura scientifica concorda che le persone affette da<br />

Disturbo Schizofrenico presentano un grado variabile <strong>di</strong> deficit<br />

cognitivo già evidenziabile precedentemente all’esor<strong>di</strong>o<br />

clinico del <strong>di</strong>sturbo, non secondario alle caratteristiche<br />

<strong>della</strong> patologia, che persiste anche quando la sintomatologia<br />

positiva è adeguatamente controllata. Benché la funzionalità<br />

cognitiva <strong>di</strong> alcuni rimane entro un range <strong>di</strong> normalità, questa<br />

tende però ad essere inferiore rispetto al livello atteso. Il<br />

MODERATORI<br />

A. Rossi, S. Scarone<br />

profilo dei deficit cognitivi è <strong>di</strong>fferente rispetto ad altre con<strong>di</strong>zioni<br />

morbose (es. Demenza <strong>di</strong> tipo Alzheimer), anche se<br />

sembrano esservi <strong>di</strong>fferenze solo <strong>di</strong> tipo quantitativo rispetto<br />

al Disturbo Bipolare, con una maggiore <strong>di</strong>sabilità nella<br />

Schizofrenia. Le stesse anomalie misurate in <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>sturbi<br />

possono riconoscere <strong>di</strong>fferenti meccanismi patofisiologici.<br />

Il livello <strong>di</strong> funzionamento cognitivo è inoltre pre<strong>di</strong>ttivo <strong>di</strong><br />

esiti che comprendono la capacità a far fronte alle attività <strong>di</strong><br />

base <strong>della</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana, il funzionamento sociale, occupazionale<br />

ed il livello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza nella comunità. L’esercizio<br />

<strong>di</strong> tutte quelle attività <strong>di</strong> livello superiore che permettono<br />

una adeguata in<strong>di</strong>pendenza e qualità <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> ogni<br />

persona, quali la cura <strong>della</strong> persona, dell’ambiente, utilizzazione<br />

del tempo libero ecc., possono essere limitate dalle<br />

anomalie cognitive <strong>di</strong> base. Un’ampia meta-analisi <strong>della</strong> letteratura<br />

sull’esito <strong>della</strong> Schizofrenia dal 1895 al 1992 ha


evidenziato che a fronte <strong>di</strong> un significativo miglioramento<br />

clinico dopo l’avvento dei trattamenti psicofarmacologici,<br />

la percentuale <strong>di</strong> soggetti in grado <strong>di</strong> vivere in maniera in<strong>di</strong>pendente<br />

non si è affatto mo<strong>di</strong>ficata. Oltre al trattamento<br />

farmacologico può essere utile investire su modalità <strong>di</strong> intervento<br />

neurocognitivo che permettano <strong>di</strong> migliorare l’assetto<br />

cognitivo <strong>di</strong> base ed in ultima analisi la qualità <strong>della</strong><br />

vita del soggetto affetto da Disturbo Schizofrenico.<br />

La possibilità che i deficit neurocognitivi siano mo<strong>di</strong>ficabili<br />

con interventi psicologici <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>o, e che gli effetti <strong>di</strong> tali<br />

interventi non siano esclusivamente confinati all’area cognitiva,<br />

è un concetto ora sempre più accettato. Numerosi<br />

stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato come questi interventi <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>o abbiano<br />

importanti e durevoli ricadute a livello <strong>di</strong> importanti<br />

aree <strong>della</strong> vita quali le abilità sociali e lavorative, sulla sintomatologia<br />

e, non certo ultimo per importanza, sull’autostima.<br />

Verranno presentati e <strong>di</strong>scussi i dati relativi ad un intervento<br />

<strong>di</strong> “rime<strong>di</strong>o cognitivo” condotto in una popolazione <strong>di</strong> 35<br />

pazienti con Disturbo Schizofrenico.<br />

Funzionamento neurocognitivo<br />

ed intelligenza sociale in persone<br />

con Disturbo Schizofrenico<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

I. Riccar<strong>di</strong>, D. Mirabilio, M. Marinelli, S. Di Tommaso,<br />

P. Stratta * , L. D’Albenzio, A. Rossi **<br />

U.O. <strong>di</strong> Psicologia Clinica, Università de L’Aquila, Casa <strong>di</strong><br />

Cura “Villa Serena”, Città Sant’Angelo (PE); * A.U.S.L. 4<br />

L’Aquila, Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale; ** Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università de L’Aquila<br />

Una questione centrale nella ricerca sull’elaborazione dell’informazione<br />

è come la mente umana tratta gli stimoli interni<br />

ed esterni allo scopo <strong>di</strong> organizzare una risposta adeguata<br />

o <strong>di</strong> produrre comportamenti <strong>di</strong>retti ad un obiettivo. I<br />

pazienti con Disturbo Schizofrenico mostrano deficit nei<br />

compiti che esplorano funzioni cognitive come l’attenzione,<br />

il linguaggio, la memoria e il problem-solving.<br />

Numerosi stu<strong>di</strong> suggeriscono che alcuni deficit cognitivi potrebbero<br />

essere connessi a 2 principali meccanismi con implicazioni<br />

pervasive sulla cognizione: la rappresentazione e<br />

il mantenimento dell’informazione contestuale e l’intelligenza<br />

sociale.<br />

L’informazione contestuale consiste in ciò che deve essere<br />

trattenuto attivamente in mente in una forma tale da poter essere<br />

usato per me<strong>di</strong>are risposte comportamentali appropriate.<br />

È stato ipotizzato che l’insuccesso nell’uso dell’elaborazione<br />

contestuale dell’informazione (ECI) potrebbe essere responsabile<br />

delle scadenti performance dei pazienti con Disturbo<br />

Schizofrenico in alcuni domini cognitivi collegati alle funzioni<br />

<strong>della</strong> corteccia prefrontale. Tale deficit potrebbe essere responsabile,<br />

almeno in parte, <strong>della</strong> <strong>di</strong>sabilità sociale che si associa<br />

ai <strong>di</strong>sturbi dello spettro schizofrenico.<br />

L’intelligenza sociale (IS) è definita come l’elaborazione<br />

dell’informazione che contribuisce ad una percezione corretta<br />

delle <strong>di</strong>sposizioni e delle intenzioni <strong>di</strong> altre persone. L’importanza<br />

dell’intelligenza sociale è stata teoreticamente <strong>di</strong>mostrata<br />

da Cosmides che ha applicato la sua “teoria del contratto<br />

sociale” al Wason Selection Task, vale a <strong>di</strong>re ad un<br />

compito <strong>di</strong> ragionamento che richiede una regola con<strong>di</strong>zio-<br />

nale astratta. Le regole del contratto sociale, infatti, facilitano<br />

le risposte corrette ad un compito rispetto al ragionamento<br />

astratto. La psicopatologia clinica in<strong>di</strong>ca che alcuni <strong>di</strong>sturbi<br />

del sistema <strong>della</strong> “lettura del pensiero” sono presenti<br />

nei pazienti schizofrenici. I deliri <strong>di</strong> persecuzione, <strong>di</strong> controllo<br />

e <strong>di</strong> riferimento si manifestano nelle inferenze patologicamente<br />

esagerate <strong>di</strong> sentirsi “osservato” dal contesto sociale.<br />

Nelle persone con sintomatologia <strong>di</strong> tipo delirante, le<br />

intenzioni ed i comportamenti degli altri in<strong>di</strong>vidui sono<br />

esclusivamente percepiti come negativamente collegati a se<br />

stessi, e questo porta all’incorreggibile opinione <strong>di</strong> essere ingannato.<br />

Quin<strong>di</strong>, le performance dei pazienti schizofrenici ai<br />

compiti d’intelligenza sociale potrebbero essere alterate dalla<br />

loro scarsa capacità d’elaborazione dell’informazione.<br />

Questi 2 modelli potrebbero identificare <strong>di</strong>fferenti costrutti<br />

all’interno <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione cognitiva <strong>della</strong> Schizofrenia. I<br />

nostri risultati preliminari relativi allo stu<strong>di</strong>o dell’ECI e dell’IS<br />

nella Schizofrenia in<strong>di</strong>cano che deficit nelle prove <strong>di</strong> IS<br />

sono più correlate al funzionamento sociale valutato con<br />

VGF (DSM IV) mentre il deficit dell’ECI è più correlato alla<br />

sintomatologia “cognitiva” attuale valutata con PANSS.<br />

La bizzarria nelle fantasticherie e nei sogni:<br />

una valutazione sperimentale <strong>di</strong> alcuni<br />

aspetti fenomenici negli stati mentali<br />

psicotici<br />

M.L. Manzone, I. Limosan, S. Scarone<br />

Unità Clinicizzata <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina,<br />

Chirurgia & Odontoiatria, Università <strong>di</strong> Milano, A.O.<br />

“San Paolo”, Milano<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questo lavoro è quello <strong>di</strong> verificare un’ipotesi<br />

classica <strong>della</strong> psicopatologia, ripresa recentemente da <strong>di</strong>versi<br />

Autori e relativa ad aspetti comuni allo stato mentale psicotico<br />

ed al sogno.<br />

Oltre che alle ben note caratteristiche <strong>di</strong> atemporalità, assenza<br />

<strong>di</strong> definizione degli spazi, ed ai meccanismi allucinatori<br />

che accomunano i due stati mentali, sono stati recentemente<br />

pubblicati dati <strong>di</strong> metabolismo cerebrale che mostrano<br />

come il sonno REM, che è quello ove l’attività tipicamente<br />

onirica si manifesta, presenti una deattivazione funzionale<br />

<strong>della</strong> Corteccia DorsoLaterale Prefrontale (CDLPF),<br />

ipofunzionante anche, secondo numerose evidenze sperimentali,<br />

nella Schizofrenia.<br />

Il protocollo sperimentale che si è scelto, prevede la stimolazione<br />

alla produzione <strong>di</strong> storie fantastiche me<strong>di</strong>ante la<br />

somministrazione del Tematic Appercetion Test (TAT) ed alla<br />

raccolta dei sogni in soggetti che evidenziano clinicamente<br />

uno stato mentale psicotico ed in soggetti volontari<br />

sani.<br />

I risultati che vengono presentati in<strong>di</strong>cano che la bizzarria,<br />

intesa come caratteristica formale <strong>della</strong> narrazione, è relativamente<br />

simile nei sogni dei due gruppi <strong>di</strong> soggetti, mentre<br />

<strong>di</strong>fferisce in maniera significativa nella produzione fantastica<br />

<strong>della</strong> veglia, con un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> bizzarria più elevato nei<br />

soggetti che presentano uno stato mentale psicotico rispetto<br />

ai controlli.<br />

Questo risultato viene <strong>di</strong>scusso in relazione alla letteratura<br />

più recente sull’argomento.<br />

50


Teoria <strong>della</strong> mente e riconoscimento<br />

delle emozioni facciali nella Schizofrenia<br />

A. Troisi, G. Di Lorenzo, A. Siracusano<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Roma “Tor<br />

Vergata”<br />

Con il termine “teoria <strong>della</strong> mente” si intende la capacità <strong>di</strong><br />

attribuire ad un’altra persona degli stati mentali. Questa capacità,<br />

che include sia aspetti cognitivi (ad esempio, capire<br />

che una persona che si assenta per qualche minuto, quando<br />

torna cercherà un oggetto lì dove lo ha lasciato, anche se in<br />

realtà l’oggetto in sua assenza è stato spostato) che emotivi<br />

(ad esempio, attribuire un’emozione <strong>di</strong> imbarazzo ad una<br />

persona che incorre in una gaffe) emerge progressivamente<br />

dai 4 anni <strong>di</strong> età in poi ed è fondamentale per il buon funzionamento<br />

<strong>di</strong> interazioni sociali complesse. Un deficit <strong>della</strong><br />

teoria <strong>della</strong> mente sembra essere presente in un numero rilevante<br />

<strong>di</strong> pazienti dello spettro schizofrenico. Tale deficit potrebbe<br />

essere responsabile, almeno in parte, <strong>della</strong> <strong>di</strong>sabilità<br />

sociale che si associa ai <strong>di</strong>sturbi dello spettro schizofrenico.<br />

In una specie in cui la comunicazione visiva e il riconoscimento<br />

in<strong>di</strong>viduale rivestono un ruolo fondamentale, la deco<strong>di</strong>fica<br />

delle espressioni facciali è una capacità <strong>di</strong> grande<br />

rilevanza evolutiva. In linea con questa previsione, recenti<br />

stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato l’esistenza <strong>di</strong> un circuito neurale de<strong>di</strong>cato<br />

al riconoscimento dei volti e delle emozioni espresse<br />

me<strong>di</strong>ante la mimica facciale. Questo circuito comprende il<br />

giro fusiforme e le regioni più anteriori e dorsali del lobo<br />

temporale (giro e solco temporali superiori). La capacità <strong>di</strong><br />

deco<strong>di</strong>ficare le espressioni facciali e <strong>di</strong> riconoscere le emozioni<br />

nel volto <strong>di</strong> un’altra persona sembra essere deficitaria<br />

in alcuni pazienti con Schizofrenia mentre sembra transitoriamente<br />

mo<strong>di</strong>ficarsi nel corso <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> depressivi gravi,<br />

con tendenza a non percepire le emozioni facciali positive.<br />

Sulla base <strong>di</strong> queste premesse teoriche, in questa relazione<br />

saranno presentati dati concernenti la relazione tra capacità<br />

<strong>di</strong> risolvere test <strong>di</strong> teoria <strong>della</strong> mente, capacità <strong>di</strong> riconoscere<br />

emozioni facciali e livello <strong>di</strong> funzionamento sociale in un<br />

campione <strong>di</strong> pazienti schizofrenici ricoverati presso il dayhospital<br />

dell’U.O. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> del Policlinico “Tor Vergata”<br />

<strong>di</strong> Roma. I dati <strong>della</strong> ricerca confermano l’ipotesi che ha<br />

ispirato lo stu<strong>di</strong>o e cioè che, nella Schizofrenia, i deficit <strong>di</strong><br />

queste <strong>di</strong>fferenti capacità sociali sono correlati.<br />

Dimensione <strong>di</strong>sorganizzazione<br />

e funzionamento sociale in corso<br />

<strong>di</strong> Schizofrenia<br />

R. Brugnoli, F. Pacitti 1 , L. Tarsitani 2 , A. Troisi 3 , A. Rossi<br />

4 , S. <strong>di</strong> Tommaso 4 , M.G. Malvezzi 3 , D. Gianfelice 3 ,<br />

P. Pancheri 2<br />

Fondazione <strong>Italiana</strong> per lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> Schizofrenia (FIS);<br />

1 Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna e Sanità Pubblica, Università<br />

de L’Aquila; 2 Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche<br />

e Me<strong>di</strong>cina Psicologica, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”;<br />

3 Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Roma<br />

“Tor Vergata”; 4 Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale,<br />

Università de L’Aquila<br />

Introduzione: la “sindrome da <strong>di</strong>sorganizzazione” è stata<br />

51<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

descritta per la prima volta da Bleuler che utilizzava il termine<br />

“<strong>di</strong>ssociazione”, attribuendogli una funzione core nella<br />

Schizofrenia 1 .<br />

La “<strong>di</strong>sorganizzazione” è caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> tre<br />

elementi fondamentali: a) <strong>di</strong>sgregazione delle caratteristiche<br />

fondamentali <strong>della</strong> comunicazione; b) per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> nessi<br />

logici <strong>di</strong> collegamento fra concetti <strong>della</strong> comunicazione; c)<br />

sconnessione tra comunicazione verbale e non verbale a<br />

connotazione emozionale 2 3 .<br />

Questi sintomi potrebbero rappresentare un esofenotipo a<br />

cui dovrebbe corrispondere un correlato fisiopatologico che<br />

sembrerebbe coinvolgere in via primaria il lobo frontale 4 5 .<br />

Da un’analisi degli stu<strong>di</strong> effettuati su pazienti schizofrenici,<br />

la compromissione cognitiva sembra associata ad un peggiore<br />

funzionamento sociale e vocazionale, e ad una più <strong>di</strong>fficile<br />

acquisizione <strong>di</strong> abilità psicosociali 6 . Alcuni stu<strong>di</strong> sembrano<br />

tuttavia <strong>di</strong>mostrare che alcuni sintomi sono maggiormente<br />

pre<strong>di</strong>ttivi rispetto alle misure cognitive, del funzionamento<br />

nella comunità.<br />

Norman et al., nel 1999 affermano, <strong>di</strong>scutendo la letteratura<br />

sull’argomento e i dati provenienti da uno stu<strong>di</strong>o su 50 pazienti<br />

schizofrenici, che la <strong>di</strong>sorganizzazione è la <strong>di</strong>mensione<br />

maggiormente pre<strong>di</strong>ttiva <strong>di</strong> scarso funzionamento.<br />

L’obiettivo principale <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è rappresentato dalla<br />

valutazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>sorganizzazione e <strong>della</strong> eventuale correlazione<br />

<strong>di</strong> questa <strong>di</strong>mensione con il funzionamento sociale<br />

nei pazienti schizofrenici.<br />

Normalmente soltanto un item (<strong>di</strong>sorganizzazione concettuale<br />

<strong>della</strong> PANSS e <strong>della</strong> BPRS, <strong>di</strong>sorganizzazione ideativa<br />

<strong>della</strong> 3TRE, <strong>di</strong>sturbi formali del pensiero <strong>della</strong> SAPS) è<br />

de<strong>di</strong>cato allo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> <strong>di</strong>sorganizzazione nelle scale <strong>di</strong><br />

valutazione normalmente usate e questo può inficiare un’analisi<br />

attenta <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>mensione.<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> una scala specificamente realizzata per lo stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>della</strong> sola <strong>di</strong>mensione “<strong>di</strong>sorganizzazione” e già validata<br />

su una popolazione <strong>di</strong> pazienti schizofrenici dovrebbe<br />

permettere <strong>di</strong> avere nuove e forse definitive risposte.<br />

L’utilizzo contemporaneo <strong>di</strong> scale de<strong>di</strong>cate alla valutazione<br />

<strong>della</strong> sintomatologia schizofrenica (PANSS e 3TRE) permette<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are anche il rapporto fra il funzionamento sociale<br />

e altre <strong>di</strong>mensioni (positiva, affettiva, negativa) che<br />

pur escluse dall’ipotesi del nostro lavoro, rappresentano ovviamente<br />

<strong>di</strong>mensioni fondamentali <strong>della</strong> patologia schizofrenica.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il nostro campione era costituito da 60<br />

pazienti, 21 maschi e 39 femmine, <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a 41,9 anni<br />

(DS 11,3). Tutti i pazienti sod<strong>di</strong>sfacevano i criteri <strong>di</strong>agnostici<br />

del Disturbo Schizofrenico (DSM-IV, APA 1998). È stata<br />

effettuata una valutazione clinica standar<strong>di</strong>zzata tramite i<br />

seguenti strumenti <strong>di</strong> valutazione: Scala per la misura <strong>della</strong><br />

Disorganizzazione (Sca.Dis.), Positive and Negative Syndrome<br />

Scale (PANSS), 3TRE. Il livello <strong>di</strong> funzionamento è<br />

stato valutato con la Scala <strong>di</strong> Valutazione Globale del Funzionamento<br />

(GAF).<br />

Risultati: l’analisi <strong>della</strong> correlazione tra i punteggi totali<br />

<strong>della</strong> Sca.Dis., i punteggi del cluster Distorsione del Pensiero,<br />

l’item del Disorganizzazione <strong>della</strong> PANSS e i punteggi<br />

totali <strong>della</strong> GAF ha evidenziato una significativa correlazione<br />

negativa tra la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong>sorganizzazione e il funzionamento<br />

sociale.<br />

Dall’analisi <strong>della</strong> correlazione tra gli item <strong>della</strong> Sca.Dis. e la<br />

GAF emerge una correlazione statisticamente significativa


SIMPOSI TEMATICI<br />

tra gravità dell’alterazione del Funzionamento Sociale e<br />

gravità dell’alterazione <strong>della</strong> Qualità <strong>della</strong> Comunicazione,<br />

del Sistema Simbolico <strong>di</strong> Riferimento, <strong>della</strong> Finalizzazione<br />

e <strong>della</strong> Capacità <strong>di</strong> astrazione, mentre non risultano significativamente<br />

correlati gli item che esplorano la Logica <strong>di</strong> riferimento<br />

e la Ridondanza Procedurale.<br />

L’analisi <strong>della</strong> varianza dei punteggi <strong>della</strong> PANSS, <strong>della</strong><br />

Sca.Dis e <strong>della</strong> 3TRE del nostro campione, sud<strong>di</strong>viso in due<br />

gruppi rispetto al funzionamento sociale (soggetti con funzionamento<br />

sociale moderatamente e gravemente alterato e<br />

soggetti con incapacità a funzionare in quasi tutte le aree) ha<br />

evidenziato una significativa <strong>di</strong>fferenza nei due gruppi, eccetto<br />

che per i cluster “attivazione” e “depressione” <strong>della</strong><br />

sottoscala PANSS.<br />

Conclusioni: il nostro stu<strong>di</strong>o sembra confermare i dati <strong>di</strong> letteratura<br />

che evidenziano che un deficitario funzionamento<br />

sociale è strettamente correlato alla gravità del quadro psicopatologico,<br />

in particolare alla <strong>di</strong>sorganizzazione ideativa.<br />

Bibliografia<br />

1 Hardy-Bayle MC, Sarfati Y, Passerieux C. The cognitive basis of<br />

<strong>di</strong>sorganization symptomatology in schizophrenia and its clinical<br />

correlates: toward a pathogenetic approach to <strong>di</strong>sorganization.<br />

Schizophr Bull 2003;29:459-71.<br />

2 Pancheri P, Marconi PL, Brugnoli R. SCADIS: una nuova scala<br />

per la valutazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>sorganizzazione. 1. Costrutti Teorici,<br />

principi organizzatori, descrizione <strong>della</strong> scala. Giorn Ital Psicopat<br />

1996;3:216-31.<br />

3 Pancheri P, Marconi PL. Le <strong>di</strong>mensioni <strong>della</strong> Schizofrenia. Giorn<br />

Ital Psicopat 1996,2:112-9.<br />

4 Goldman-Rakic PS, Selemon LD. Functional and anatomical<br />

aspects of prefrontal pathology in schizophrenia. Schizophr Bull<br />

1997;23:437-58.<br />

5 Bressler SL. Cortical coor<strong>di</strong>nation dynamics and the <strong>di</strong>sorganization<br />

syndrome in schizophrenia. Neuropsychopharmacology<br />

2003;28(Suppl 1):S35-9.<br />

6 Norman RM, Malla AK, Cortese L, Cheng S, Diaz K, McIntosh<br />

E, et al. Symptoms and cognition as pre<strong>di</strong>ctors of community functioning:<br />

a prospective analysis. Am J Psychiatry 1999;156:400-5.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA MONTEMARIO<br />

S17 - Sonno e patologie psichiatriche<br />

Struttura del sonno: valutazione<br />

microstrutturale<br />

M.G. Terzano<br />

Università <strong>di</strong> Parma<br />

Il sonno è una struttura funzionale del cervello <strong>di</strong>fficile da<br />

rappresentare perché non può essere derivata dalle strutture<br />

neuronali che lo generano.<br />

Fino ad ora la struttura del sonno è stata interpretata sulla<br />

base dei criteri <strong>di</strong> RECHTSCHAFFEN e KALES che permettono<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere nel sonno 4 sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> sonno NREM ed<br />

il sonno REM.<br />

Il profilo del sonno notturno è però tempestato da una quantità<br />

consistente <strong>di</strong> “microsta<strong>di</strong>” <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> pochi secon<strong>di</strong><br />

corrispondenti a processi transitori <strong>di</strong> attivazione che<br />

coinvolgono la struttura cerebrale a vari livelli.<br />

I più noti sono i microrisvegli che interessano la corteccia<br />

cerebrale e producono una frammentazione <strong>della</strong> struttura<br />

ipnica.<br />

Altri sono presumibilmente generati da strutture sottocorticali.<br />

Le caratteristiche <strong>di</strong> queste fasi <strong>di</strong> attivazione transitoria durante<br />

il sonno sono:<br />

1)la loro <strong>di</strong>stribuzione pseudoperio<strong>di</strong>ca che si manifesta con<br />

un tracciato EEG tipico che prende il nome <strong>di</strong> “Cyclic Alternating<br />

Pattern”;<br />

2)la gerarchia <strong>di</strong> arousal che permette la <strong>di</strong>stribuzione in fasi<br />

A1, A2, A3.<br />

Le fasi A del CAP contribuiscono allo svolgimento del sonno<br />

notturno.<br />

Le fasi A1 sono generatori del sonno non REM e correlano<br />

con il processo omeostatico che regola l’intensità del sonno.<br />

MODERATORI<br />

L. Ferini Strambi, M. Guazzelli<br />

Le fasi A2 ed A3 sono generatori del sonno REM e correlano<br />

con il processo ultra<strong>di</strong>ano che determina l’alternanza fra<br />

sonno NREM e sonno REM.<br />

Insonnia e <strong>di</strong>sturbi affettivi: oltre<br />

il concetto <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà<br />

C. Gentili, L. Palagini, A. Del Carlo, M. Guazzelli<br />

Cattedra <strong>di</strong> Psicologia Generale, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e<br />

Chirurgia, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Il concetto <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà, impostosi con l’affermazione<br />

<strong>della</strong> scuola psichiatrica nordamericana, che descrive la<br />

contemporanea presenza <strong>di</strong> due o più <strong>di</strong>sturbi nello stesso<br />

in<strong>di</strong>viduo sulla base <strong>della</strong> semplice registrazione dei fenomeni<br />

clinici rilevabili all’esame trasversale esprime bene<br />

l’intenzione <strong>della</strong> tassonomia attuale che è stata opportunamente<br />

definita come “etiologicamente neutrale”.<br />

I vantaggi insiti in un para<strong>di</strong>gma classificativo che è strumento<br />

<strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi psichiatrica non<br />

devono tuttavia far <strong>di</strong>menticare l’oblio in cui sono cadute da<br />

un lato la ricerca dei nessi tra i <strong>di</strong>sturbi psicopatologici e<br />

dall’altro la prospettiva <strong>di</strong>mensionale <strong>della</strong> nosografia psichiatrica.<br />

A risentire <strong>di</strong> questo approccio è stata anche la riflessione<br />

sui rapporti tra <strong>di</strong>sturbi dell’umore e <strong>di</strong>sturbi del sonno ed in<br />

particolare l’insonnia. L’attenzione <strong>della</strong> psichiatria italiana<br />

fino ai primi anni del Novecento per le relazioni tra <strong>di</strong>sturbi<br />

del sonno ed eventi psicopatologici del versante ansioso-depressivo<br />

1 si è infatti fortemente attenuata con il para<strong>di</strong>gma<br />

<strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà, anche se la psicometria <strong>di</strong> stampo nordamericano<br />

nel contempo annoverava l’insonnia tra gli ele-<br />

52


menti costitutivi <strong>della</strong> costellazione sintomatologica dei <strong>di</strong>sturbi<br />

depressivi misurati con gli item delle scale cliniche<br />

standar<strong>di</strong>zzate.<br />

Con la terza e<strong>di</strong>zione del suo manuale l’American Psychiatric<br />

Association ha inserito l’insonnia tra i <strong>di</strong>sturbi<br />

mentali <strong>di</strong> Asse I, collocandola cioè sullo stesso piano delle<br />

con<strong>di</strong>zioni mentali morbose classiche. Nella pratica clinica<br />

l’interesse dello psichiatra è stato a lungo <strong>di</strong>stolto<br />

dall’insonnia e <strong>di</strong>rottato sulla sonnolenza <strong>di</strong>urna che il clinico<br />

infliggeva ai suoi pazienti con i primi farmaci antidepressivi,<br />

tutti dotati <strong>di</strong> attività sedativa più o meno intensa.<br />

Contemporaneamente la letteratura ipnologica ha documentato<br />

la sistematica associazione tra insonnia e depressione<br />

mostrandone anche i rapporti rispetto all’esor<strong>di</strong>o<br />

dell’episo<strong>di</strong>o, alla sua fase <strong>di</strong> invasione, <strong>di</strong> stato, <strong>di</strong> risoluzione<br />

2 anche in rapporto agli esiti del Disturbo dell’Umore.<br />

Confermando le osservazioni dei clinici <strong>di</strong> inizio secolo,<br />

la me<strong>di</strong>cina del sonno ha mostrato che l’evoluzione dell’insonnia<br />

è parallela a quella dell’episo<strong>di</strong>o affettivo, che<br />

la sua risoluzione è in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> imminente guarigione dalla<br />

depressione e che la sua persistenza al contrario è pre<strong>di</strong>ttiva<br />

<strong>di</strong> prossima ricaduta 3 . La ricerca clinica attuale, stimolata<br />

forse anche dalla <strong>di</strong>ffusione dei nuovi farmaci antidepressivi<br />

privi <strong>di</strong> effetti sedativi se non ad<strong>di</strong>rittura allertizzanti,<br />

sta rivolgendo il suo interesse agli effetti sulla<br />

patologia dell’umore del controllo dell’insonnia sia nella<br />

fase che precede l’episo<strong>di</strong>o depressivo che in quella <strong>di</strong><br />

stato, sia quando persiste dopo la sua risoluzione come<br />

sintomo residuo.<br />

Un altro fuoco dell’interesse psichiatrico è l’insonnia primaria<br />

cronica, il cui trattamento potrebbe positivamente<br />

riflettersi sull’esor<strong>di</strong>o <strong>della</strong> depressione. A questo tipo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbo sono particolarmente esposte alcune categorie <strong>di</strong><br />

persone, sia in rapporto alle particolari con<strong>di</strong>zioni ambientali<br />

4 che in ragione <strong>di</strong> alcune caratteristiche neurobiologiche<br />

5 .<br />

In altri termini la ricerca clinica, la ricerca psichiatrica e<br />

la ricerca ipnologica stanno riscoprendo l’interesse per i<br />

nessi tra <strong>di</strong>sturbi del sonno e <strong>di</strong>sturbi dell’umore e la loro<br />

riflessione sembra rivolta al superamento del concetto <strong>di</strong><br />

comorbi<strong>di</strong>tà verso ipotesi più complesse, riconducibili al<br />

modello <strong>di</strong> una reciproca vulnerabilità, secondo il quale<br />

insonnia e <strong>di</strong>sturbi dell’umore finiscono per essere allo<br />

stesso tempo causa ed effetto.<br />

Bibliografia<br />

1 Tanzi, Lugaro. Trattato delle Malattie Nervose Mentali. Milano:<br />

<strong>Società</strong> E<strong>di</strong>trice Libraria 1923.<br />

2 Perlis ML, Giles DE, Buysse DJ, Thase ME, Tu X, Kupfer<br />

DJ. Which depressive symptoms are related to which sleep<br />

electroencephalographic variables? Biol Psychiatry<br />

1997;42:904.<br />

3 Livingston G, Blizard B, Mann A. Does sleep <strong>di</strong>sturbance pre<strong>di</strong>ct<br />

depression in elderly people? A study in inner London. Br J<br />

Gen Pract 1993;43:445-8.<br />

4 Menza M, Marin H, Opper RS. Residual symptoms in depression:<br />

can treatment be symptom-specific? J Clin Psychiatry<br />

2003;64:516-23.<br />

5 Lauer CJ, Schreiber W, Holsboer F, Krieg JC. In quest of identifying<br />

vulnerability markers for psychiatric <strong>di</strong>sorders by allnight<br />

polysomnography. Arch Gen Psychiatry 1995;52:145-<br />

53.<br />

53<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Sonno e <strong>di</strong>sturbi alimentari<br />

M.L. Fantini<br />

Centro per lo stu<strong>di</strong>o dei <strong>di</strong>sturbi del sonno, Università “Vita-Salute<br />

San Raffaele”, Milano<br />

Le relazioni tra sonno e Disturbi <strong>della</strong> Condotta Alimentare<br />

(DCA) sono molteplici. L’effetto <strong>della</strong> privazione cronica <strong>di</strong><br />

cibo (nell’anoressia nervosa o AN), o <strong>della</strong> rapida fluttuazione<br />

dei pattern <strong>di</strong> assunzione <strong>di</strong> cibo (nella bulimia nervosa o<br />

BN), sulla struttura del sonno è stata oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, con risultati<br />

non sempre univoci. I soggetti affetti da AN <strong>di</strong> tipo restrittivo<br />

mostrano una riduzione del tempo totale <strong>di</strong> sonno,<br />

una frammentazione del sonno ed una riduzione <strong>della</strong> percentuale<br />

<strong>di</strong> sonno profondo (Slow Wave Sleep o SWS), reversibili<br />

dopo aumento ponderale. L’architettura del sonno sembra<br />

invece risultare preservata nella BN. Inoltre, l’osservazione<br />

<strong>di</strong> una ridotta latenza del sonno REM ed una aumentata<br />

densità <strong>di</strong> movimenti oculari rapi<strong>di</strong> nella AN, anomalie <strong>di</strong> comune<br />

riscontro nella depressione, ha suggerito un possibile<br />

meccanismo patogenetico comune alle due con<strong>di</strong>zioni. Tuttavia,<br />

nonostante la frequente associazione con un <strong>di</strong>sturbo depressivo,<br />

stu<strong>di</strong> effettuati me<strong>di</strong>ante il test <strong>di</strong> stimolazione colinergica<br />

del sonno REM hanno evidenziato una normale sensibilità<br />

del sistema colinergico nella AN e l’assenza <strong>di</strong> una<br />

stretta relazione neurobiologica tra le due con<strong>di</strong>zioni.<br />

A fronte delle anomalie polisonnografiche frequentemente<br />

osservate, un sonno <strong>di</strong>sturbato viene raramente riportato dai<br />

pazienti affetti da DCA. Ciò potrebbe <strong>di</strong>pendere, almeno nei<br />

pazienti affetti da AN, dalla tendenza a utilizzare i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

veglia per essere attivi in vario modo. Nella AN è stata segnalata<br />

una tendenza a presentare risveglio precoce mattutino,<br />

mentre i pazienti affetti da BN tendono a ritardare il periodo<br />

<strong>di</strong> sonno <strong>di</strong> circa 1 h a causa degli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> ingestione<br />

compulsiva <strong>di</strong> cibo in tarda serata o alla notte.<br />

Un numero limitato <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> ha indagato il contenuto onirico<br />

nei pazienti affetti da DCA. Una ridotta capacità <strong>di</strong> sognare,<br />

sogni meno vivi<strong>di</strong>, tematiche oniriche a carattere ansioso,<br />

contenuti a sfondo auto<strong>di</strong>struttivo con conclusioni <strong>di</strong><br />

fallimento e morte sono stati segnalati nelle pazienti affette<br />

da AN. Sentimenti <strong>di</strong> rabbia ed ostilità, la paura <strong>di</strong> ingrassare<br />

e una frequente attività nutrizionale sarebbero presenti<br />

nei sogni delle anoressiche, in assenza tuttavia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> tipo<br />

quantitativo. Infine non esistono dati in letteratura riguardo<br />

alla prevalenza <strong>di</strong> sogni tipici, cronotipo e prevalenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi del sonno quali la Sindrome delle Gambe Senza<br />

Riposo (Restless legs syndrome o RLS) nei DCA.<br />

Obiettivi dello stu<strong>di</strong>o: valutare quantitativamente i contenuti<br />

onirici <strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> soggetti affetti da AN, confrontandoli<br />

con quelli <strong>di</strong> soggetti appartenenti alla popolazione<br />

generale <strong>di</strong> pari età. Valutare inoltre la qualità soggettiva<br />

del sonno nell’AN, il cronotipo e la frequenza <strong>di</strong> RLS.<br />

Metodologia: venti pazienti <strong>di</strong> genere femminile <strong>di</strong> età<br />

compresa tra i 14 e 32 anni con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> AN in accordo<br />

con il DSM-IV (<strong>di</strong> cui 17 ricoverate e 3 in day hospital) e 20<br />

coetanee sane con anamnesi negativa per <strong>di</strong>sturbi alimentari<br />

e non in corso <strong>di</strong> <strong>di</strong>eta, hanno partecipato allo stu<strong>di</strong>o. Un<br />

totale <strong>di</strong> 136 e 156 sogni sono stati raccolti rispettivamente<br />

nelle pazienti AN e nei controlli, secondo il metodo <strong>di</strong> Hall<br />

e Van de Castle e le percentuali relative alle caratteristiche<br />

oniriche sono state calcolate me<strong>di</strong>ante programma DREAM<br />

SAT. Sono stati somministrati inoltre i seguenti questionari:


SIMPOSI TEMATICI<br />

Questionario dei sogni tipici, l’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Qualità del Sonno<br />

<strong>di</strong> Pittsburgh, la Composite Scale of Morningness <strong>di</strong> Natale<br />

& Alzani e l’International Restless Legs Syndrome Rating<br />

Scale (RLSRS).<br />

Risultati: i sogni delle pazienti con AN presentano personaggi<br />

appartenenti maggiormente al gruppo familiare (37%<br />

vs. 19% p < 0,0001) che alle amicizie (26% vs. 46% p <<br />

0,0001), rispetto alle coetanee sane. Le interazioni aggressive<br />

(prevalentemente verbali e soprattutto subite) risultano<br />

aumentate (54% vs. 37% p = 0,005), quelle amichevoli sono<br />

ridotte (43% vs. 61% p = 0,002), mentre quelle a contenuto<br />

sessuale risultano quasi del tutto assenti (2% vs. 13% p<br />

< 0,0001). Tematiche alimentari erano presenti in oltre un<br />

terzo <strong>della</strong> produzione onirica totale delle anoressiche<br />

(34,82% vs. 6%; p < 0,0001). Tra i sogni tipici, il sogno <strong>di</strong><br />

mangiare piatti deliziosi e <strong>di</strong> essere soffocate o incapaci <strong>di</strong><br />

respirare sono risultati più frequenti nella AN che nel campione<br />

<strong>di</strong> controllo (p = 0,01 e p = 0,008 rispettivamente). Le<br />

pazienti anoressiche hanno riportato un più elevato punteggio<br />

totale al PSQI, quale espressione <strong>di</strong> sonno <strong>di</strong>sturbato<br />

(7,7 ± 4,5 vs. 4,4 ± 2,9; p = 0,01), con una ridotta qualità<br />

soggettiva del sonno (1,5 ± 0,9 vs. 0,9 ± 0,6; p = 0,03), un<br />

uso maggiore <strong>di</strong> farmaci ipnoinducenti nel mese precedente<br />

(0,9 ± 1,4 vs. 0,5 ± 0,2; p = 0,01) e una frequenza più elevata<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi del sonno rispetto ai controlli (1,4 ± 0,5 vs.<br />

1,0 ± 0,3; p = 0,01). Il cronotipo delle pazienti con AN si è<br />

rivelato significativamente più mattutino rispetto ai soggetti<br />

<strong>di</strong> controllo (35,5 ± 6,0 vs. 30,6 ± 4,4; p = 0,005). Infine<br />

una aumentata prevalenza <strong>di</strong> RLS è stata osservata nelle pazienti<br />

anoressiche – 5/20 (25%) vs. 2/20 (10%), punteggio<br />

me<strong>di</strong>o IRLSRS: 19,0 ± 8,6 vs. 16,6 ± 9,9).<br />

Conclusioni: il contenuto onirico risulta notevolmente alterato<br />

nella AN. La qualità soggettiva del sonno è significativamente<br />

ridotta nelle pazienti con AN. Il profilo cronotipico osservato<br />

nella AN potrebbe essere l’espressione <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

neurobiologiche proprie <strong>della</strong> malattia o secondario ad<br />

un coesistente <strong>di</strong>sturbo depressivo. L’associazione tra RLS e<br />

AN osservata nel presente stu<strong>di</strong>o e il suo meccanismo patogenetico<br />

meritano ulteriori approfon<strong>di</strong>menti. Futuri stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali<br />

potranno valutare le eventuali trasformazioni del<br />

contenuto onirico associate alle mo<strong>di</strong>ficazioni fisiche e psichiche<br />

indotte dai <strong>di</strong>fferenti interventi terapeutici.<br />

Disturbi del sonno iatrogeni in corso <strong>di</strong><br />

trattamento psichiatrico<br />

R. Manni<br />

U.S. Me<strong>di</strong>cina del Sonno ed Epilessia, IRCCS Neurologico<br />

“C. Mon<strong>di</strong>no”, Pavia<br />

Sono già in parte noti e in via <strong>di</strong> ulteriore sviluppo le conoscenze<br />

sull’effetto positivo <strong>di</strong> vari psicofarmaci (ansiolitici,<br />

antidepressivi <strong>di</strong> I e II generazione, antipsicotici) nell’insonnia<br />

e in altri <strong>di</strong>sturbi del sonno (antidepressivi triciclici e<br />

inibitori <strong>della</strong> MAO nella narco-cataplessia; antidepressivi<br />

triciclici e SSRI nella sleep-apnea sia pure solo in via sperimentale).<br />

Sono invece meno noti possibili effetti negativi sul sonno da<br />

parte degli psicofarmaci, ciò che può essere rilevante sul<br />

piano me<strong>di</strong>co stante l’uso <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> tali farmaci e il loro impiego,<br />

come già detto, in vari <strong>di</strong>sturbi del sonno o per la comorbilità<br />

psichiatrica in <strong>di</strong>sturbi del sonno.<br />

Prescindendo dai noti effetti da abuso, soprattutto per<br />

quanto riguarda le benzo<strong>di</strong>azepine sedativo-ipnotiche (insonnia<br />

da abuso cronico <strong>di</strong> benzo<strong>di</strong>azepine) vanno ricordati<br />

i seguenti possibili effetti negativi sul sonno da psicofarmaci.<br />

Dopo segnalazioni aneddotiche, alcuni stu<strong>di</strong> sistematici<br />

hanno documentato che vari antidepressivi (<strong>di</strong> I e II generazione)<br />

possono accentuare o slatentizzare la Restless Leg e<br />

il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> Movimenti Perio<strong>di</strong>ci degli arti in sonno<br />

(PMLs), a loro volta entrambi in causa quali potenziali fattori<br />

causanti insonnia <strong>di</strong> addormentamento e mantenimento,<br />

associata o meno a sonnolenza <strong>di</strong>urna.<br />

È segnalato in letteratura che vari antidepressivi <strong>di</strong> I e II generazione<br />

inducono episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> REM Behaviour Disorder,<br />

contribuendo largamente ai casi iatrogeni <strong>di</strong> tale parasonnia.<br />

Analogamente è nota la più alta incidenza <strong>di</strong> arousal confusionali<br />

nell’anziano in trattamento con benzo<strong>di</strong>azepine, che<br />

inoltre, in questa stessa fascia <strong>di</strong> età, possono causare peggioramento<br />

<strong>di</strong> coesistente sleep-apnea o altri <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni respiratori<br />

sonno-relati.<br />

È solo aneddotica e preliminare la segnalazione <strong>di</strong> induzione<br />

<strong>di</strong> REM Behaviour Disorder da parte <strong>di</strong> antipsicotici<br />

atipici.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA LEONARDO<br />

S18 - Teoria, prassi e deontologia in psicoterapia:<br />

libertà e limiti<br />

I limiti nell’ambito <strong>della</strong> formulazione<br />

teorica<br />

P. Migone<br />

Con<strong>di</strong>rettore <strong>della</strong> rivista Psicoterapia e Scienze Umane<br />

Come è noto, vi è <strong>di</strong>fferenza tra morale ed etica. Determinate<br />

leggi, in determinati contesti storici, culturali o geogra-<br />

MODERATORI<br />

N. Lalli, P. Migone<br />

fici, possono essere considerate “sbagliate” da un singolo<br />

in<strong>di</strong>viduo (o da un punto <strong>di</strong> vista “altro”), per cui, appunto<br />

per precisi motivi etici cioè “<strong>di</strong> coscienza”, può infrangerle<br />

responsabilmente pagando a volte un caro prezzo. Un esempio<br />

è quello degli obiettori <strong>di</strong> coscienza.<br />

La questione <strong>della</strong> deontologia in psicoterapia può essere<br />

relativamente semplice, nella misura in cui un organo rappresentativo<br />

e legalmente riconosciuto <strong>della</strong> professione<br />

54


stabilisce delle regole da seguire, e chi le infrange incorre<br />

in determinate sanzioni.<br />

Esistono però <strong>di</strong>versi approcci psicoterapeutici, ciascuno<br />

con una sua filosofia o visione del mondo che hanno <strong>di</strong>rette<br />

ripercussioni sulla tecnica.<br />

Per quanto riguarda la psicoanalisi, ad esempio, la questione<br />

<strong>della</strong> deontologia è complessa, perché la psicoanalisi<br />

consiste proprio nel domandarsi il senso che può avere<br />

una determinata regola, a livello anche inconscio, per entrambi<br />

i partner analitici (ad esempio una regola deontologica<br />

potrebbe assumere un ruolo <strong>di</strong>fensivo).<br />

La psicoanalisi quin<strong>di</strong> non sottostà, per così <strong>di</strong>re, a nessun<br />

padrone, nel senso è per sua natura potenzialmente ribelle<br />

a qualsiasi conformismo o regola sociale.<br />

La sua etica consiste nella conoscenza, nell’esplorazione<br />

analitica, appunto, <strong>di</strong> qualunque oggetto (la religione, l’ideologia,<br />

la deontologia stessa, insomma la natura umana<br />

in tutte le sue manifestazioni).<br />

In questo senso, molti analisti ritengono <strong>di</strong> praticare essenzialmente<br />

l’analisi (intesa come <strong>di</strong>svelamento dell’inconscio)<br />

senza necessariamente prendere in considerazione<br />

altre variabili (ad esempio il benessere soggettivo del<br />

paziente).<br />

Questa logica assume che il lavoro analitico sia <strong>di</strong> per sé<br />

curativo, cioè nell’interesse del paziente, e quin<strong>di</strong> etico. I<br />

limiti <strong>di</strong> questa posizione teorica (sposata ad esempio da<br />

certi analisti lacaniani, e anche kleiniani prima maniera)<br />

sono stati mostrati dalla Psicologia dell’Io (non a caso invisa<br />

a Lacan), che ha sottolineato l’importanza delle <strong>di</strong>fese<br />

e <strong>della</strong> soggettività nell’equilibrio psichico.<br />

È curioso (e forse non casuale) che siano proprio molti<br />

analisti lacaniani oggi a sottolineare con forza la tematica<br />

dell’etica. È possibile che questo richiamo all’etica corrisponda<br />

a dei limiti nella loro teoria, mentre l’impianto teorico<br />

<strong>della</strong> Psicologia dell’Io non sentirebbe questo bisogno<br />

dato che include un maggior numero <strong>di</strong> variabili.<br />

La tematica dell’etica, peraltro, ora è entrata prepotentemente<br />

anche nel <strong>di</strong>battito psicoanalitico in generale, e ciò<br />

può essere un segno <strong>di</strong> crisi, nel senso che una mal compresa<br />

teoria <strong>della</strong> tecnica ha finalmente mostrato la corda.<br />

Si pensi al crollo <strong>di</strong> precedenti concetti “forti” quali la verità<br />

dell’interpretazione, la neutralità, l’astinenza, ecc., o<br />

all’ingenua idea che l’analista possa non trasmettere valori:<br />

crollando queste precedenti certezze, molti recuperano<br />

concetti prima ritenuti deboli (quali quelli <strong>di</strong> setting, delle<br />

regole analitiche, ecc.), o si aggrappano all’etica nel tentativo<br />

<strong>di</strong> ritrovare la via smarrita.<br />

Bibliografia<br />

Migone P. Terapia o ricerca <strong>della</strong> verità? Ancora sulla <strong>di</strong>fferenza<br />

tra psicoanalisi e psicoterapia. Il Ruolo Terapeutico<br />

1995;69:28-33. E<strong>di</strong>zione su Internet: http://www.psychome<strong>di</strong>a.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt69-95.htm.<br />

Migone P. La psicoanalisi, la legge, il pubblico, 2004 (Intervento<br />

alla tavola rotonda “Psychoanalysis and the law”, organizzata il<br />

14 marzo 2004 dal Journal of European Psychoanalysis):<br />

http://www.psychome<strong>di</strong>a.it/pm/indther/psan/migone.htm.<br />

55<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

La prassi e le violazioni del setting.<br />

Il problema contemporaneo delle<br />

cosiddette cure multi<strong>di</strong>mensionali integrate<br />

M. Cuzzolaro, S. Ingretolli, F. Temperilli<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze<br />

Neurologiche Psichiatriche e Riabilitative dell’Età Evolutiva<br />

– SSIM<br />

L’intervento è de<strong>di</strong>cato a qualche riflessione sul concetto <strong>di</strong><br />

setting <strong>di</strong> fronte ad un fenomeno molto <strong>di</strong>ffuso nella psichiatria<br />

e nella me<strong>di</strong>cina contemporanee: le cure multi<strong>di</strong>mensionali<br />

integrate.<br />

In campo terapeutico il concetto <strong>di</strong> setting è legato prima <strong>di</strong><br />

tutto alla psicoanalisi per la quale il setting è la cornice tecnica<br />

all’interno <strong>della</strong> quale si svolge il processo analitico.<br />

In psicoanalisi l’idea <strong>di</strong> setting è stata sempre sospesa fra<br />

una irrinunciabile esigenza <strong>di</strong> rigore teorico, e quin<strong>di</strong> etico,<br />

ed il rischio <strong>di</strong> una rigi<strong>di</strong>tà convenzionale, non giustificata<br />

da ragioni <strong>di</strong> coerenza teorica né da <strong>di</strong>mostrazioni empiriche<br />

<strong>di</strong> utilità terapeutica.<br />

Può essere utile ricordare che setting è una parola inglese<br />

che raccoglie molti significati <strong>di</strong>versi fra loro. Ne ricor<strong>di</strong>amo<br />

qualcuno più evocativo:<br />

– la posizione, la collocazione, l’ambiente, lo scenario;<br />

– il tempo e il luogo in cui l’azione (per esempio in un libro<br />

o in un lavoro teatrale) accade;<br />

– la musica composta perché un particolare testo sia cantato;<br />

– le posizioni possibili dell’interruttore che consente <strong>di</strong> scegliere<br />

fra mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un meccanismo;<br />

– il castone <strong>di</strong> un gioiello che accoglie e tiene ferma la gemma.<br />

Pensando ai <strong>di</strong>versi significati, si possono forse rintracciare<br />

un paio <strong>di</strong> denominatori generali. Il setting è ciò che colloca,<br />

fissa, tiene fermo, dà stabilità. Ma è anche altro e <strong>di</strong> più:<br />

è ciò che costituisce, che fa essere.<br />

Bene. Che ne è dell’idea <strong>di</strong> setting nell’universo delle terapie<br />

cosiddette multi<strong>di</strong>mensionali integrate che sempre più<br />

spesso chiamano in causa, nel trattamento <strong>di</strong> uno stesso caso,<br />

associati o in successione, meto<strong>di</strong> d’intervento profondamente<br />

<strong>di</strong>versi sul piano teorico e tecnico e figure professionali<br />

plurime? Al tempo d’oggi la competizione delle cure<br />

è pressante ed il ruolo possibile <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong> esse, in un<br />

panorama affollato, è materia controversa. Un trattamento<br />

analitico non può ignorare il pullulare <strong>di</strong> risorse me<strong>di</strong>che,<br />

ospedaliere, psicofarmacologiche in cui s’immettono i suoi<br />

atti, siano essi riusciti che mancati. La cura dell’anoressia<br />

nervosa è un’illustrazione esemplare. Psicoterapie e psicofarmaci;<br />

psicoanalisi e interventi me<strong>di</strong>ci e psicoterapeutici<br />

in<strong>di</strong>viduali, familiari, <strong>di</strong> gruppo, cognitivo-comportamentali,<br />

psico-educativi. Pensiamo <strong>di</strong> mettere più buoi al giogo<br />

<strong>della</strong> cura: la potenza dell’aratro terapeutico aumenta davvero?<br />

Interventi che partono da premesse teoriche lontane, a<br />

volte contrapposte, e che mettono in gioco stili <strong>della</strong> relazione<br />

<strong>di</strong> cura e processi <strong>di</strong>versi possono accordarsi facilmente<br />

nella pratica empirica e contribuire senza frizioni alla<br />

guarigione? E chi decide e come che è giunto il momento<br />

<strong>di</strong> associare due o più cure? E poi, come gestire il problema?<br />

Il buon governo delle <strong>di</strong>versità è un’arte <strong>di</strong>fficile.<br />

Soprattutto, è <strong>di</strong>fficile la sintonia dei processi inconsci <strong>di</strong><br />

tanti attori. Certo, una collaborazione efficace richiede che


le aree <strong>di</strong> competenza siano <strong>di</strong>stinte con chiarezza, che gli<br />

atteggiamenti, sia espliciti che latenti, siano <strong>di</strong>alettici e flessibili<br />

e che gli interventi siano coor<strong>di</strong>nati. Conflitti eccessivi<br />

nel team curante, soprattutto se mascherati e inespressi,<br />

consentono alle resistenze al cambiamento del paziente e<br />

<strong>della</strong> sua famiglia <strong>di</strong> creare, sulla scena <strong>della</strong> cura, processi<br />

<strong>di</strong> scissione, frammentazione, confusione analoghi a quelli<br />

propri <strong>della</strong> patologia. Queste misure <strong>di</strong> buon senso sono in<strong>di</strong>spensabili,<br />

ma non sempre sufficienti. Un team, una rete<br />

<strong>di</strong> professionisti che collabora deve aver ben presente la<br />

complessità del processo terapeutico che si sta svolgendo e<br />

una certa temerarietà dell’impresa. E, per tornare al nostro<br />

tema, è essenziale l’attenzione al setting inteso nel senso <strong>di</strong><br />

ciò che colloca nello spazio e nel tempo e tiene insieme, ma<br />

anche e soprattutto nel senso <strong>di</strong> ciò che costituisce e fa essere<br />

il processo <strong>della</strong> cura attraverso una coerenza teorica e,<br />

quin<strong>di</strong>, etica.<br />

La variabile Soggetto<br />

G. Meneguz<br />

Pratica privata, Gravellona Toce, VB<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

In questo contributo l’autore si propone <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care alcuni<br />

aspetti problematici inerenti la relazione tra etica, deontologia<br />

e psicoterapia. Molti psicoterapeuti tenderebbero a bypassare<br />

l’importanza <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione etica soggettiva dell’agire<br />

professionale, generalmente considerata un’implicita<br />

ovvietà.<br />

La mancanza <strong>di</strong> una ponderata e costante consapevolezza<br />

critica circa alcune variabili personali, soprattutto preconsce,<br />

inevitabilmente implicate nell’agire terapeutico, porta a<br />

velare l’esperienza del dubbio etico soggettivo che ogni terapeuta<br />

inevitabilmente incontra nello svolgimento del suo<br />

lavoro.<br />

Ne consegue un pacificante <strong>di</strong>sciplinarsi al co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> condotta<br />

del proprio Or<strong>di</strong>ne professionale che rischia il formalismo<br />

oggettivante.<br />

Di fatto, l’obbe<strong>di</strong>enza alle regole deontologiche non può<br />

coincidere con la sensibilità e la responsabilità etica dello<br />

psicoterapeuta – essendo questi, a tutti gli effetti, un soggetto<br />

implicato in una particolarissima relazione mirata al cambiamento<br />

(com’è quella terapeutica) con un altro soggetto.<br />

Se l’obbe<strong>di</strong>enza al dettato del co<strong>di</strong>ce deontologico, e alla<br />

legge <strong>di</strong> riferimento, può essere usata <strong>di</strong>fensivamente dallo<br />

psicoterapeuta contro la sensibilità etica <strong>di</strong> farsi carico delle<br />

proprie responsabilità <strong>di</strong> fronte agli specifici <strong>di</strong>lemmi professionali,<br />

l’irreprensibile fedeltà ai propri valori etici può<br />

esprimersi come scorrettezza deontologica.<br />

I problemi <strong>di</strong> collisione tra etica e deontologia sono <strong>di</strong> non<br />

facile soluzione, in quanto rimandano alla complessa e non<br />

risolvibile questione <strong>della</strong> funzione responsabile dello psicoterapeuta,<br />

embricato tra i valori (teorici) <strong>della</strong> psicoterapia<br />

e i valori (effettivi) <strong>della</strong> società in cui, col suo paziente,<br />

è inserito.<br />

Bibliografia<br />

Meneguz G. La psicoanalisi dello Zeitgeist aderente alla prospettiva<br />

postmoderna. Psicoterapia e Scienze Umane 2003;2:5-33.<br />

Meneguz G. Psicoanalisi ed etica. Appunti <strong>di</strong> critica storico-sociale.<br />

Torino: Bollati Boringhieri 2005.<br />

Limiti e possibilità <strong>della</strong> psicoterapia:<br />

una lettura critica<br />

N. Lalli<br />

Attività privata, D.R. Centro <strong>di</strong> Psicoterapia Dinamica,<br />

Roma<br />

Ai fini <strong>di</strong> una corretta valutazione dei limiti e delle possibilità<br />

delle varie psicoterapie o se<strong>di</strong>centi tali, è necessaria una<br />

riflessione su alcune problematiche basilari come la definizione<br />

degli scopi e delle finalità, la corretta valutazione degli<br />

esiti, l’esplicitazione <strong>della</strong> complessa <strong>di</strong>namica <strong>della</strong> richiesta<br />

e <strong>della</strong> risposta e soprattutto la valutazione degli<br />

aspetti ideologici nell’universo “psicoterapia”.<br />

Cominciamo con il definire le finalità <strong>di</strong> una psicoterapia.<br />

Certamente una conoscenza <strong>di</strong> se stessi, emotiva e cognitiva,<br />

il più approfon<strong>di</strong>ta possibile, un superamento strutturale<br />

e non puramente sintomatico delle problematiche <strong>di</strong>sfunzionali,<br />

anche se egosintoniche, la capacità – alla fine del lavoro<br />

– <strong>di</strong> uno svincolo completo dal terapeuta. Quin<strong>di</strong> acquisizione<br />

da parte del paziente <strong>di</strong> una sempre maggiore autonomia,<br />

responsabilità, capacità <strong>di</strong> critica e <strong>di</strong> separazione.<br />

Facendone una lettura al contrario, possiamo affermare che<br />

una terapia che rinforza le <strong>di</strong>fese, basandosi esclusivamente<br />

sul transfert positivo, che rende il paziente passivo perché la<br />

psicoterapia si fonda su un atteggiamento ideologico o che<br />

lo rende succube perché non c’è un termine alla terapia, può<br />

considerarsi come un intervento fallimentare. Passiamo a<br />

valutare la necessità <strong>di</strong> una corretta valutazione dei risultati.<br />

Se si può essere critici per le procedure <strong>di</strong> tipo EST (che derivano<br />

dalle pratiche <strong>di</strong> Evidence Based <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina) non<br />

si può passare alla sponda opposta proponendo l’inutilità <strong>di</strong><br />

qualsiasi valutazione e lasciando quin<strong>di</strong> come unico referente<br />

il giu<strong>di</strong>zio del terapeuta. È evidente che una psicoterapia<br />

che fonda la propria validazione solo sui casi positivi,<br />

eliminando tutti i casi non risolti (sia per fallimento <strong>della</strong> terapia<br />

o per drop-out) non può pretendere <strong>di</strong> porsi come un<br />

modello accettabile <strong>di</strong> psicoterapia. Ancora più inaccettabile<br />

è la proposizione <strong>di</strong> “guarigioni” senza alcun fondamento<br />

e senza alcuna prova (se non la cieca osservanza degli<br />

adepti): comunque ben poca cosa rispetto alle “guarigioni”<br />

ottenute da alcuni telepre<strong>di</strong>catori americani. Di fronte ad un<br />

Benny Hill o ad un Milingo <strong>di</strong> qualche anno fa, alcuni psicoterapeuti<br />

morirebbero <strong>di</strong> invi<strong>di</strong>a. Un ulteriore punto è il<br />

complesso problema <strong>della</strong> richiesta e <strong>della</strong> offerta nel campo<br />

<strong>della</strong> psicoterapia.<br />

Sicuramente la domanda <strong>di</strong> cura psichica è aumentata negli<br />

ultimi anni ed ovviamente – come risulta dalla ben nota regola<br />

del mercato – è aumentata anche l’offerta: offerta che<br />

spesso non corrisponde ai criteri sopra descritti ai fini <strong>di</strong> ritenere<br />

valida una psicoterapia. La domanda <strong>di</strong> aiuto, per chi<br />

soffre <strong>di</strong> un malessere psichico o <strong>di</strong> una psicopatologia, è<br />

come ben sappiamo, una domanda mascherata, elusiva, ambivalente:<br />

ma questa è la caratteristica del paziente con una<br />

psicopatologia. Purtroppo queste stesse <strong>di</strong>namiche possono<br />

essere utilizzate o essere presenti in molte delle offerte che<br />

propongono la psicoterapia o attività similari come risposta,<br />

risposta che è speculare a quella del paziente ovvero elusiva,<br />

mascherata, ambigua e che finisce per manipolare il paziente<br />

utilizzando la suggestione o la collusione. Dal momento<br />

che casi del genere (malpractice o empairment del terapeuta)<br />

sono stu<strong>di</strong>ati nell’ambito <strong>della</strong> terapia duale mi sof-<br />

56


fermerò su quanto accade nell’ambito delle situazioni <strong>di</strong><br />

gruppo. Infine, mi soffermerò sul problema dell’ideologia.<br />

Se per ideologia inten<strong>di</strong>amo un pensiero acritico, incapace<br />

<strong>di</strong> apprendere dall’esperienza e quin<strong>di</strong> dall’analisi dell’esperienza<br />

e dell’errore, che non ritiene doversi mo<strong>di</strong>ficare<br />

pur <strong>di</strong> fronte a prove evidenti <strong>della</strong> falsificazione dei presupposti<br />

teorici, allora possiamo <strong>di</strong>re che molte psicoterapie<br />

57<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

sono profondamente ideologiche. Quin<strong>di</strong> è impossibile giu<strong>di</strong>care<br />

la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> una psicoterapia, vali<strong>di</strong>tà che è compresa<br />

tra i poli del limite e <strong>della</strong> possibilità? E poi, a chi spetta<br />

il giu<strong>di</strong>zio circa la vali<strong>di</strong>tà? Molto sinteticamente, ritengo<br />

non solo che sia possibile esprimere giu<strong>di</strong>zi circa la vali<strong>di</strong>tà,<br />

ma soprattutto che i giu<strong>di</strong>ci siano gli stessi psicoterapeuti<br />

sempre che conservino un pensiero critico e non ideologico.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA VERDE<br />

S19 - La neurogenesi nei <strong>di</strong>sturbi neuropsichiatrici:<br />

nuove prospettive in riabilitazione<br />

Modulazione <strong>della</strong> neurogenesi e <strong>di</strong>sturbi<br />

neuropsichiatrici: dalla preclinica alla clinica<br />

G. Perini<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova<br />

La neurogenesi nel cervello adulto umano è ormai riconosciuta<br />

essere un meccanismo <strong>di</strong> plasticità neuronale che,<br />

seppure limitato sia nell’entità che nella sede a poche cellule<br />

progenitrici localizzate nello strato subgranulare dell’ippocampo<br />

e nell’area subventricolare, è <strong>di</strong> notevole importanza<br />

funzionale sia nel cervello sano che in alcune patologie<br />

<strong>di</strong> interesse neuropsichiatrico come la Depressione Ricorrente,<br />

i <strong>di</strong>sturbi post-traumatici da stress, la Schizofrenia<br />

il morbo <strong>di</strong> Cushing, i traumi cranici, l’epilessia temporale,<br />

le fasi iniziali <strong>della</strong> malattia <strong>di</strong> Alzheimer e probabilmente<br />

anche i danni da ra<strong>di</strong>azione.<br />

La particolare localizzazione <strong>della</strong> neurogenesi in un’area<br />

cerebrale, quella dell’ippocampo che costituisce una delle<br />

strutture limbiche filogeneticamente e citoarchitettonicamente<br />

più antiche e che ha un ruolo fondamentale in importanti<br />

funzioni cognitive (memoria episo<strong>di</strong>ca) emotive (regolazione<br />

del tono dell’umore) neuroendocrine (regolazione<br />

dell’HPA e delle risposte allo stress da parte dei glucocorticoi<strong>di</strong>)<br />

può aiutare a comprendere come una sua alterazione<br />

possa intervenire in più <strong>di</strong> un processo fisiopatologico in <strong>di</strong>sturbi<br />

apparentemente lontani fra loro.<br />

La modulazione <strong>della</strong> neurogenesi è stata ampiamente stu<strong>di</strong>ata<br />

in numerosi modelli animali, dal ratto alla scimmia e i<br />

dati preclinici costituiscono ormai una base <strong>di</strong> partenza sufficientemente<br />

ampia per poter iniziare a testare la sua importanza<br />

anche nei modelli umani e nella patologia.<br />

Brevemente la neurogenesi costitutiva ippocampale è stimolata<br />

da una serie <strong>di</strong> fattori ambientali ed ormonali quali<br />

la stimolazione ambientale, la complessità ambientale, fattori<br />

ormonali e neurotrofici, antagonisti dei glucocorticoi<strong>di</strong>,<br />

terapie antidepressive e modulanti il tono dell’umore, mentre<br />

viene inibita dallo stress ambientale pre-postnatale, deprivazione<br />

ambientale, glucocorticoi<strong>di</strong>, farmaci che stimolano<br />

i recettori NMDA o che favoriscono l’excitotossicità<br />

Ca-<strong>di</strong>pendente.<br />

Utilizzando come misure <strong>della</strong> funzione ippocampale e<br />

quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>rettamente <strong>della</strong> neurogenesi in vivo la volume-<br />

MODERATORI<br />

G. Perini, G. Kempermann<br />

tria ippocampale e la memoria episo<strong>di</strong>ca, alcuni <strong>di</strong>sturbi<br />

neuropsichiatrici sono stati correlati ad una sua riduzione<br />

stress/o glucocorticoi<strong>di</strong>-indotta. Scopo <strong>della</strong> presentazione è<br />

quello <strong>di</strong> presentare una breve review degli stu<strong>di</strong> che trattano<br />

questi <strong>di</strong>sturbi da questa particolare angolazione, presentare<br />

alcune linee <strong>di</strong> ricerca e dati preliminari sviluppati dal<br />

nostro gruppo <strong>di</strong> ricerca e proporre anche alcune ipotesi<br />

neurofarmacologiche relative alla capacità delle molecole<br />

antidepressive e stabilizzanti <strong>di</strong> modulare in senso positivo<br />

la neurogenesi, e quin<strong>di</strong> le funzioni ippocampali<br />

Activity-dependent regulation of adult<br />

hippocampal neurogenesis<br />

G. Kempermann<br />

Max Delbrück Center for Molecular Me<strong>di</strong>cine (MDC)<br />

Berlin-Buch and VolkswagenStiftung Research group at the<br />

Dept. of Experimental Neurology, Charité University Me<strong>di</strong>cine<br />

Berlin, Germany<br />

Introduction: this presentation gives an overview of the exciting<br />

recent developments in the field of adult neurogenesis<br />

in the hippocampus and <strong>di</strong>scusses some of the evidence<br />

that a <strong>di</strong>sturbance of adult neurogenesis might contribute to<br />

the pathogenesis of psychiatric <strong>di</strong>sorders. The focus of the<br />

talk is on the activity-dependent control of adult neurogenesisa<br />

and on the possible contribution of adult neurogenesis<br />

to hippocampal function.<br />

Methods: review of own animal stu<strong>di</strong>es and of the relevant<br />

literature.<br />

Results: adult neurogenesis is neuronal development under<br />

the con<strong>di</strong>tions of the adult brain, which in general are nonif<br />

not anti-neurogenic. Neuronal development in the hippocampus<br />

proceeds through a number of identifiable stages,<br />

which are <strong>di</strong>fferentially regulated. Newest data suggest the<br />

mechanisms, by which cognitive and other stimuli reach the<br />

precursor cells and their progeny and how specificity of the<br />

regulation is achieved. Our hypothesis is that adult hippocampal<br />

neurogenesis allows a lifelong optimization of the<br />

mossy fiber connection in the hippocampus and to adapt the<br />

hippocampal circuitry to cope with a level of complexity<br />

frequently encountered by an in<strong>di</strong>vidual.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Conclusions: neuronal development in the adult hippocampus<br />

is tightly regulated by <strong>di</strong>fferent types of activity. As far<br />

as the hippocampus is concerned, <strong>di</strong>sorders such as major<br />

depression might reflect a long-term failure of cellular plasticity.<br />

Besides other mechanisms of action, psychotropic<br />

drugs inclu<strong>di</strong>ng antidepressants might modulate cellular<br />

plasticity. At the same time, adult hippocampal neurogenesis<br />

might contribute to the basis for the clinical observation<br />

that activity is “good for the brain”.<br />

Ruolo <strong>della</strong> Neurogenesi nella riabilitazione<br />

delle cerebrolesioni acquisite<br />

A. Martinuzzi, F. Nifosi, P. Amistà, M. Scanarini, G. Perini<br />

IRCCS “E. Medea” Polo Regionale <strong>di</strong> Conegliano, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Introduzione: il riconoscimento che in alcune aree dell’encefalo<br />

adulto è attiva in modo costitutivo una rigenerazione<br />

neuronale, e che la neurogenesi può essere attivata<br />

in altre, apre prospettive del tutto nuove sia nella comprensione<br />

<strong>della</strong> patogenesi del danno cerebrale in patologie<br />

alquanto eterogenee quali la depressione, la sindrome<br />

<strong>di</strong> Cushing, il trauma cranico, sia nell’ambito delle possibilità<br />

riabilitative. Accanto all’approccio sostitutivo potrebbe<br />

delinearsi infatti una del tutto nuova potenziale strategia<br />

restituiva.<br />

La <strong>di</strong>mostrazione che tali con<strong>di</strong>zioni si associano a mo<strong>di</strong>fiche<br />

strutturali verosimilmente secondarie ad una modulazione<br />

<strong>della</strong> neurogenesi è prerequisito essenziale per<br />

proporre un domani trials terapeutici aventi l’obiettivo <strong>di</strong><br />

percorrere l’opzione riabilitativa restituiva potenziando la<br />

neurogenesi. Analogamente la conferma <strong>della</strong> modulazione<br />

positiva <strong>della</strong> neurogenesi costitutiva e non da parte <strong>di</strong><br />

agenti farmacologici potrebbe condurre all’ingresso <strong>di</strong> tale<br />

armamentario terapeutico nei progetti riabilitativi <strong>di</strong><br />

soggetti con TC.<br />

Metodologia: 20 soggetti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> trauma cranico<br />

(TC) moderato non interessante <strong>di</strong>rettamente le strutture ippocampali<br />

vengono reclutati in un protocollo <strong>di</strong> ricerca che<br />

mira a verificare:<br />

a) la presenza <strong>di</strong> variazioni volumetriche dell’ippocampo a<br />

me<strong>di</strong>o lungo termine dopo TC;<br />

b) la correlazione <strong>di</strong> eventuali variazioni volumetriche con<br />

parametri funzionali cognitivi;<br />

c) la correlazione tra i precedenti parametri e variabili biochimiche<br />

umorali (BDNF, Cortisolo, ACTH, ormoni tiroidei).<br />

Il protocollo prevede entro il primo mese dopo TC:<br />

1) una RMN con volumetria ippocampale utilizzando un<br />

software de<strong>di</strong>cato (DCMSuite);<br />

2) valutazione neuropsicologica;<br />

3) misurazione <strong>di</strong> livelli ematici dei metabolici <strong>di</strong> interesse.<br />

Le stesse analisi verranno ripetute dopo 12 mesi.<br />

Risultati e Conclusioni: i soggetti sono in reclutamento e<br />

sono acquisite le valutazioni basali. Verranno presentati i<br />

dati relativi ai primi pazienti reclutati, e verranno <strong>di</strong>scusse le<br />

implicazioni operative in termini <strong>di</strong> opzioni e in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong><br />

trattamento.<br />

I sintomi non cognitivi nell’anziano: dati<br />

preliminari sui correlati psicopatologica<br />

e morfofunzionali <strong>di</strong> pazienti con<br />

deca<strong>di</strong>mento cognitivo lieve-moderato<br />

A. Palma 1 , L.C Bergamo 2 , A. Morra 3 , A. Guglielmo 3 ,<br />

L. Barachino 3 , G.L. Alati 3 , P. Pancheri 1<br />

1 III Clinica Psichiatrica, Servizio Speciale <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica<br />

e Psicofarmacologia Clinica, Università <strong>di</strong> Roma<br />

“La Sapienza”; 2 Responsabile U.O. Semplice <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento<br />

tra Neurologia e <strong>Psichiatria</strong> DSM Padova Anestesia<br />

Rianimazione; 3 Diagnostica per Immagini <strong>di</strong> Euganea<br />

Me<strong>di</strong>ca Padova<br />

Introduzione: attualmente anche se le basi neuroanatomiche<br />

e i meccanismi funzionali sottostanti ai <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici sono ancora da chiarire, i risultati delle ricerche<br />

centrate sull’indagine morfofunzionale rispetto ad<br />

uno screening neuropsichiatrico dei pazienti con deca<strong>di</strong>mento<br />

cognitivo secondario a demenza degenerativa primaria<br />

lieve-moderata, hanno portato ad interpretare almeno<br />

una parte dei <strong>di</strong>sturbi psichici e comportamentali <strong>della</strong><br />

demenza, non semplicemente come reattivi alla malattia o<br />

secondari al deterioramento cognitivo, ma come espressione<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>sfunzione <strong>di</strong> specifiche aree associative cerebrali.<br />

Le <strong>di</strong>sfunzioni metaboliche <strong>di</strong> alcune aree cerebrali interessate<br />

dal processo degenerativo trovano infatti significative<br />

correlazioni con i segni e i sintomi in<strong>di</strong>cativi <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>sturbo affettivo-emozionale in una fase clinica che spesso<br />

precede un’evidente deficit <strong>della</strong> performance cognitiva<br />

1 .<br />

Un’interessante documentazione scientifica è <strong>di</strong>sponibile<br />

infatti su come l’apatia e l’agitazione siano tra i sintomi<br />

psichiatrici che emergono con maggiore frequenza in soggetti<br />

con demenza soprattutto tipo Alzheimer (rispettivamente<br />

72 e 60%), seguiti dall’ansia (45%), dalla irritabilità<br />

(42%), dalla depressione (38%), dalla <strong>di</strong>sinibizione<br />

(36%), dai deliri (22%) e dalle allucinazioni (10%) 2 .<br />

Le ricerche finora condotte non sempre hanno riportato risultati<br />

tra loro omogenei.<br />

Restano da chiarire gran parte dei meccanismi neurobiologici<br />

e gli aspetti anatomofunzionali alla base dell’eterogeneità<br />

clinica psicopatologica dei processi degenerativi<br />

cerebrali nel paziente anziano.<br />

Persiste, tuttavia, una scarsa chiarezza se tra i fattori patogenetici<br />

dei sintomi non cognitivi <strong>della</strong> demenza vi sia<br />

un’eventuale alterazione dei processi <strong>di</strong> integrazione e dei<br />

circuiti associativi tra le <strong>di</strong>verse aree cerebrali piuttosto<br />

che mo<strong>di</strong>ficazioni strutturali specifiche <strong>di</strong> alcune aree cerebrali<br />

anatomicamente e biologicamente preposte alla regolazione<br />

<strong>di</strong> determinate funzioni cognitive, emotivo-affettive,<br />

del comportamento e quin<strong>di</strong> del funzionamento<br />

generale dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

Obiettivi: primo obiettivo delle ricerca è valutare eventuali<br />

correlazioni tra sintomi psichiatrici positivi, negativi<br />

e comportamentali rispetto alla gravità del deficit cognitivo.<br />

Un secondo obiettivo è definire, secondo un’analisi epidemiologica<br />

statistica trasversale, gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> prevalenza<br />

e la morbilità dei sintomi non cognitivi tra i soggetti con<br />

probabile o accertato deca<strong>di</strong>mento cognitivo.<br />

58


Terzo obiettivo è esplorare le relazioni tra alcuni clusters<br />

<strong>di</strong> sintomi psichiatrici costituiti ad esempio <strong>di</strong>sturbi dell’ideazione,<br />

Disturbi del Comportamento e le alterazioni<br />

morfofunzionali <strong>di</strong> specifiche aree corticali e sottocorticali<br />

simmetriche Quarto obiettivo è definire relazioni tra l’eventuale<br />

asimmetria delle alterazioni morfofunzionali rispetto<br />

alla presenza <strong>di</strong>sturbi psicologici, sintomi psicotici<br />

e comportamentali.<br />

Materiali e Meto<strong>di</strong>: sono stati valutati 20 soggetti con<br />

<strong>di</strong>agnosi Mild Cognitive Impairment e con Demenza Degenerativa<br />

Primaria <strong>di</strong> grado lieve-moderata, secondo i<br />

criteri tassonomici del NINCDS/ADRDA e del DSM IV<br />

con MMSE < 26. I pazienti, afferenti all’U.O.F. <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />

Neuropsichiatria DSM Padova, sono stati sottoposti<br />

ad un intervista preliminare <strong>di</strong> selezione secondo i<br />

criteri <strong>di</strong> inclusione dello stu<strong>di</strong>o, ad una valutazion neuropsicologica<br />

e attraverso una batteria <strong>di</strong> scale per lo stu<strong>di</strong>o<br />

del deca<strong>di</strong>mento cognitivo e dei <strong>di</strong>sturbi psico-comportamentali.<br />

Di seguito sono stati sottoposti a valutazione neurora<strong>di</strong>ologica<br />

attraverso Risonanza Magnetica funzionale. L’età<br />

<strong>della</strong> popolazione in esame è stata definita tra i 55 e gli 85<br />

anni.<br />

Risultati: vengono <strong>di</strong>scussi i dati preliminari delle correlazioni<br />

osservate tra le ROI <strong>di</strong> alcune aree corticali e sottocorticali<br />

valutate secondo una tabella <strong>di</strong> registrazione<br />

standar<strong>di</strong>zzata per referti ispettivi per Risonanza Magnetica<br />

funzionale e gli in<strong>di</strong>ci parziali e totali delle scale <strong>di</strong><br />

valutazione utilizzate per la valutazione neuropsicologica<br />

e psicopatologica dei soggetti arruolati nella ricerca con<br />

MCI o demenza lieve-moderata.<br />

Bibliografia<br />

Sultzer DL, Mahler ME, Mandelkern MA, Cummings JL,<br />

Van Gorp WG, Hinkin CH, et al. The relationship between<br />

psychiatric symptoms and regional metabolism in<br />

Alzheimer’s <strong>di</strong>sease. J Neuropsychiatry Clin Neurosci<br />

1995;7:476-84.<br />

2 Mega MS, et al. The spectrum of behavioral mo<strong>di</strong>fications<br />

in Alzheimer’s <strong>di</strong>sease. Neurology 1996;46:130-5.<br />

3 Ponton MO, Darcourt J, Miller BL, et al. Psycometric and<br />

SPECT stu<strong>di</strong>es in Alzheimer’s <strong>di</strong>sease with and without<br />

delusions. NNBN 1995;8:264-70.<br />

4 Starkstein SE, Vazquez S, Petracca G, et al. A SPECT study<br />

of delusions in Alzheimer’s <strong>di</strong>sease. Neurology<br />

1994;44:2055-9.<br />

5 Kotrla KJ, Chacko RC, Harper RG, et al. SPECT fin<strong>di</strong>ngs<br />

on psychosis in Alzheimer’s <strong>di</strong>sease. Am J Psychiatry<br />

1995;152:1470-5.<br />

59<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Identificazione nelle cellule granulari<br />

<strong>di</strong> cervelletto <strong>di</strong> ratto <strong>di</strong> precursori neurali<br />

in grado <strong>di</strong> proliferare e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziarsi<br />

in risposta ad un trattamento cronico<br />

con SSRI<br />

P. Giusti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Farmacologia ed Anestesiologia, Università<br />

<strong>di</strong> Padova<br />

Stu<strong>di</strong> condotti con la risonanza magnetica ed esami autoptici<br />

hanno evidenziato come i pazienti depressi presentano<br />

una significativa riduzione del volume ippocampale. Tale riduzione<br />

volumetrica è antagonizzata da un efficace trattamento<br />

con antidepressivi. Inoltre, molti <strong>di</strong> questi farmaci, se<br />

somministrati cronicamente nel soggetto adulto, inducono, a<br />

livello del giro dentato dell’ippocampo, proliferazione cellulare<br />

e neurogenesi. Queste evidenze sperimentali hanno<br />

portato all’ipotesi che i farmaci antidepressivi possono esercitare<br />

alcuni dei loro effetti terapeutici inducendo neurogenesi<br />

a livello dell’ippocampo <strong>di</strong> soggetti adulti.<br />

La neurogenesi indotta da antidepressivi non sembra essere<br />

confinata all’ippocampo ma coinvolge anche altre aree del sistema<br />

nervoso centrale, come ad esempio il cervelletto, che<br />

finora non sono mai state segnalate come neurogenetiche. In<br />

particolare, utilizzando una coltura <strong>di</strong> cellule primaria <strong>di</strong> cervelletto<br />

<strong>di</strong> ratto, si è <strong>di</strong>mostrata la presenza <strong>di</strong> elementi in<strong>di</strong>fferenziati<br />

che, in risposta a vari stimoli farmacologici, sono in<br />

grado non solo <strong>di</strong> proliferare ma anche <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziarsi in<br />

neuroni, glia od oligodendroglia. Uno <strong>di</strong> questi stimoli è rappresentato<br />

dagli SSRI in generale e dalla fluoxetina in particolare.<br />

Questo farmaco, se ad<strong>di</strong>zionato alla coltura per almeno<br />

72 ore, si è <strong>di</strong>mostrato in grado, non solo <strong>di</strong> aumentare significativamente<br />

la proliferazione <strong>di</strong> questi elementi cellulari<br />

in<strong>di</strong>fferenziati, ma anche <strong>di</strong> favorirne il <strong>di</strong>fferenziamento incrementando<br />

significativamente la componente neuronale<br />

presente nella coltura stessa. Tali effetti si realizzano attraverso<br />

un blocco del trasportare <strong>della</strong> serotonina con conseguente<br />

aumento del neurotrasmettitore nello spazio extracellulare,<br />

stimolazione del sottotipo recettoriale 5HT1A, attivazione<br />

<strong>della</strong> famiglia <strong>di</strong> enzimi ad attività fosforilasica MAP-chinasi,<br />

che sono in grado sia <strong>di</strong> attivare il sistema delle cicline (in<br />

particolare la ciclina D1) e delle chinasi ad esse associate (cyclin<br />

dependent kinase, CDK) con conseguente aumento <strong>della</strong><br />

trascrizione dei geni necessari per la proliferazione cellulare,<br />

nonché <strong>di</strong> determinare la comparsa in queste cellule del fenotipo<br />

neuronale (<strong>di</strong>fferenziamento cellulare).<br />

Resta tuttavia da stabilire se la risposta neurogenica indotta<br />

dagli antidepressivi a livello cerebellare possa avere una rilevanza<br />

clinica nella malattia depressiva.


SIMPOSI TEMATICI<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA NUREYEV<br />

S20 - La libertà è terapeutica? Vecchie e nuove sfide<br />

delle tecniche e dei contesti <strong>di</strong> cura<br />

<strong>Psichiatria</strong> e libertà - un rapporto ambiguo<br />

P.F. Peloso, C. Vecchiato *<br />

DSM dell’ASL 3, Genova; * Azienda Sanitaria Ospedaliera<br />

“S. Croce e Carle”, Cuneo<br />

Plessner sembra in<strong>di</strong>viduare ra<strong>di</strong>ci comuni tra libertà e follia<br />

nell’eccentricità e nell’antagonismo del soggetto rispetto<br />

alla propria posizione nella vita, dalla quale egli deve prendere<br />

ogni volta le <strong>di</strong>stanze per essere se stesso; forse anche<br />

per questo il rapporto triangolare tra libertà, follia e psichiatria<br />

è attraversato da ambiguità, equivoci, opzioni <strong>di</strong>cotomiche<br />

a molteplici livelli.<br />

Libertà <strong>della</strong> follia o libertà dalla follia: a questo passaggio<br />

Foucault riconduce il grande internamento.<br />

Il problema è se la follia “appartiene” al soggetto e ne rappresenta<br />

l’erompere <strong>di</strong> pulsioni, desideri, aspirazioni arcaici<br />

e svincolati da razionalità e regole del vivere insieme (la libertà<br />

quin<strong>di</strong> e la piena verità).<br />

O se essa è invece per lui elemento opprimente e estraneo,<br />

come il microrganismo che infetta o il tumore che invade<br />

dall’interno, dal quale il soggetto deve liberarsi perché la<br />

sua libertà e verità trovino realizzazione.<br />

O se, ancora, follia e ragione concorrono entrambe alla verità<br />

e alla libertà <strong>di</strong> quel soggetto, che deve cercare tra esse,<br />

<strong>di</strong> volta in volta, il punto <strong>di</strong> sintesi e equilibrio capace <strong>di</strong><br />

rendere la sua soggettività e la sua vulnerabilità complementari<br />

(Minkowski).<br />

Libertà come concessione o come <strong>di</strong>ritto: nel sostenere<br />

l’abolizione <strong>della</strong> contenzione meccanica al <strong>XI</strong>I <strong>Congresso</strong><br />

<strong>della</strong> <strong>Società</strong> Freniatrica (1904) E. Belmondo parla con lungimiranza<br />

<strong>della</strong> maggiore libertà da concedersi in futuro al<br />

malato in psichiatria.<br />

Ma dagli anni ’50 la libertà cessa <strong>di</strong> essere la concessione<br />

che psichiatria e società fanno al malato, e <strong>di</strong>venta un <strong>di</strong>ritto<br />

che può andare incontro, eccezionalmente e motivatamente,<br />

semmai a restrizione.<br />

L’assistenza non riguarda allora preferibilmente tutta la<br />

giornata (Fanon), il ricovero è or<strong>di</strong>nariamente volontario, la<br />

terapia consensuale, i reparti e le residenze non hanno porte<br />

chiuse da aprire, ma porte aperte che potranno solo se necessario<br />

essere chiuse.<br />

Libertà come presupposto e obiettivo <strong>della</strong> psichiatria:<br />

l’incontro me<strong>di</strong>co-paziente in me<strong>di</strong>cina, e ancor più in psichiatria,<br />

è immaginato dagli anni ’50 come incontro “tra due<br />

libertà” (Fanon).<br />

A imporlo non è solo una <strong>di</strong>versa sensibilità etica, ma anche<br />

una nuova consapevolezza <strong>di</strong>agnostica (solo nella libertà è<br />

la verità del soggetto), e una <strong>di</strong>versa concezione <strong>della</strong> terapia<br />

(la psichiatria che <strong>di</strong>venta per Basaglia “Pedagogia <strong>della</strong><br />

libertà”).<br />

Libertà nella psichiatria e libertà dalla psichiatria: negli<br />

anni ’50 si pone un’altra questione: il fatto che la libertà del<br />

MODERATORI<br />

L. Ferrannini, F. Scapati<br />

soggetto nella psichiatria, la sua partecipazione a processi <strong>di</strong><br />

cura personali e gruppali, trova senso nella prospettiva <strong>della</strong><br />

sua progressiva libertà dalla psichiatria attraverso la partecipazione<br />

a processi altri, pertinenti alla vita in generale:<br />

per questo, il fine <strong>della</strong> psichiatria è la fine <strong>della</strong> psichiatria<br />

per quel soggetto.<br />

La scelta libera: dal <strong>di</strong>ssenso alle cure<br />

alle <strong>di</strong>rettive anticipate<br />

F. Scapati, D. Suma * , L. Ferrannini **<br />

Direttore DSM AUSL TA/1; * Direttore U.O.P. Distretto 2<br />

AUSL BR/1; ** Direttore DSM ASL3 Genova<br />

Una persona che non è in grado <strong>di</strong> esprimere un valido<br />

consenso verso un trattamento può essere sottoposto comunque<br />

ad un intervento sanitario, se ci sono le con<strong>di</strong>zioni<br />

dello stato <strong>di</strong> necessità (presenza <strong>di</strong> un pericolo attuale,<br />

per scongiurare un pericolo, in mancanza <strong>di</strong> alternative terapeutiche)<br />

ovvero nei casi previsti dalla legge quali TSO<br />

ed ASO.<br />

Nel caso invece <strong>di</strong> un paziente che esprime il proprio valido<br />

<strong>di</strong>ssenso verso un trattamento e non vi sono le con<strong>di</strong>zioni<br />

per un trattamento sanitario obbligatorio, e non si tratta<br />

<strong>di</strong> un minore o interdetto, né si può invocare una con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> necessità, va rispettata la volontà del paziente, limitando<br />

l’intervento terapeutico solo in quei casi previsti dalle<br />

norme.<br />

Per una corretta gestione contrattualistica del rapporto me<strong>di</strong>co-paziente<br />

è <strong>di</strong>scriminante intercettare il consenso al trattamento<br />

informando su tutti i limiti ed i rischi ad esso correlati.<br />

Sicché ogni trattamento effettuato contro l’esplicito<br />

<strong>di</strong>ssenso del paziente potrebbe configurare gli estremi <strong>di</strong><br />

violenza privata.<br />

È evidente che si pongono problemi sotto il profilo etico e<br />

me<strong>di</strong>co-legale, ma anche in tutta l’area del rapporto me<strong>di</strong>copaziente,<br />

dove spesso è arduo orientarsi tra la volontà del<br />

paziente e la tutela <strong>della</strong> salute e <strong>della</strong> vita.<br />

Tuttavia sul piano operativo l’assenza <strong>di</strong> confini giuri<strong>di</strong>ci<br />

certi dell’intervento, lo espone a <strong>di</strong>scrasie: basti pensare alla<br />

determinazione <strong>di</strong> un soggetto al suici<strong>di</strong>o e alla liceità<br />

dell’intervento me<strong>di</strong>co anche quando si può configurare un<br />

rischio concreto per la salute (sciopero <strong>della</strong> fame).<br />

L’esclusione <strong>di</strong> eventuali con<strong>di</strong>zioni che possano viziare la<br />

libertà del <strong>di</strong>ssenso, e la possibilità che sia liberamente<br />

espresso, rappresenta l’area <strong>di</strong> competenza dello psichiatra.<br />

Problematiche simili si pongono nella analisi <strong>della</strong> vali<strong>di</strong>tà<br />

giuri<strong>di</strong>ca ed etica delle <strong>di</strong>rettive anticipate, quando<br />

a causa <strong>della</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> coscienza, per cause patologiche,<br />

non è possibile per la persona <strong>di</strong>fendere il proprio<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> libertà. Le situazioni prospettate sono <strong>di</strong>fferenti<br />

ed investono la possibilità <strong>di</strong> rifiutare un tratta-<br />

60


mento me<strong>di</strong>co anche a rischio <strong>della</strong> propria vita (ad<br />

esempio il <strong>di</strong>niego <strong>di</strong> trasfusione nei testimoni <strong>di</strong><br />

Geova) ovvero la liceità <strong>di</strong> trattamenti, trapianti <strong>di</strong><br />

organi, sperimentazione clinica, in pazienti che non<br />

possono esprimere il proprio <strong>di</strong>ssenso.<br />

Non esiste una normativa specifica che possa tutelare completamente<br />

l’operare del me<strong>di</strong>co, per cui l’intervento deve<br />

me<strong>di</strong>are tra norme che sanciscono il principio <strong>della</strong> libertà<br />

del paziente – e quin<strong>di</strong> anche <strong>della</strong> libertà <strong>di</strong> decidere se sottoporsi<br />

ad un intervento terapeutico (art. 13 e 32 Costituzione,<br />

art. 5 CC) – e le norme giuri<strong>di</strong>che del corretto trattamento<br />

me<strong>di</strong>co.<br />

Un orientamento, ma solo sul piano etico, lo fornisce il Co<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> Deontologia Me<strong>di</strong>ca, che prevede nell’art. 34 come<br />

il me<strong>di</strong>co, in caso <strong>di</strong> pericolo <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> incapacità del paziente<br />

ad esprimere una volontà, deve tener conto <strong>di</strong> quanto<br />

espresso dallo stesso precedentemente.<br />

I trattamenti senza consenso<br />

G. Favaretto<br />

DSM ULSS 7, Friuli Venezia Giulia<br />

Le definizioni legislativa e clinica dei trattamenti senza<br />

consenso rappresentano dal punto <strong>di</strong> vista sociale, me<strong>di</strong>co<br />

legale e culturale un aspetto determinante delle definizione<br />

<strong>della</strong> identità dello psichiatra e <strong>della</strong> psichiatria in generale.<br />

L’esame <strong>di</strong> queste situazioni comporta una illustrazione dei<br />

seguenti aspetti:<br />

– principi etici e criteri me<strong>di</strong>co-legali attraverso i quali si<br />

definisce il consenso e la sua assenza;<br />

– il contributo <strong>della</strong> psicopatologia a tale aspetto <strong>della</strong> relazione<br />

con il paziente;<br />

– gli aspetti normativi che consentono l’attuazione <strong>di</strong> tali<br />

trattamenti;<br />

– i principi che sottendono a tali aspetti normativi;<br />

– i <strong>di</strong>ritti e le garanzie relativi a tali trattamenti;<br />

– il rapporto fra questi trattamenti e la continuità delle cure<br />

e <strong>della</strong> presa in carico;<br />

– le <strong>di</strong>verse soluzioni all’interno dei quadri legislativi <strong>di</strong><br />

paesi <strong>di</strong>versi.<br />

Definite queste caratteristiche vengono presi in esame gli<br />

aspetti <strong>di</strong> problematicità nella attuale normativa relativamente<br />

alla definizione e alla esecuzione dei trattamenti senza<br />

consenso e si tenta una analisi dei bisogni emergenti da<br />

una pratica oramai quasi trentennale <strong>della</strong> legge in vigore<br />

61<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

nel nostro paese valorizzandone gli aspetti positivi dal punto<br />

<strong>di</strong> vista dei principi etici e culturali e <strong>di</strong>scutendo degli<br />

aspetti problematici, come quelli legati alla facilità con cui<br />

una certa applicazione dei trattamenti senza consenso può<br />

riportare la psichiatria sul terreno <strong>della</strong> custo<strong>di</strong>a e del puro<br />

controllo sociale.<br />

La “cura” in assenza <strong>di</strong> libertà:<br />

il trattamento in carcere ed in OPG<br />

E. Pirfo<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale “Giulio Maccacaro”,<br />

ASL 3 Torino<br />

Le pratiche psichiatriche in carcere oggi sembrano correlate<br />

a due scuole <strong>di</strong> pensiero che si contrastano non sempre in<br />

maniera trasparente.<br />

Il primo modo <strong>di</strong> guardare al problema (che potremmo definire<br />

<strong>di</strong> pubblica sicurezza) è che le carceri siano uno degli<br />

elementi del sistema <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne sociale, contenendo fisicamente<br />

chi ha commesso reati, sia pure se essi sono stati<br />

commessi in stati psichici alterati; la seconda interpretazione<br />

(che potremmo definire garantista) è che al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong><br />

tutto debba esserci il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza e il rispetto dei<br />

bisogni del singolo.<br />

Nella prima prospettiva, occuparsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi mentali in carcere<br />

risponde alla logica <strong>di</strong> confermare la restrizione detentiva<br />

<strong>di</strong> coloro che possano in qualsiasi modo insi<strong>di</strong>are alla<br />

tranquillità degli altri e quin<strong>di</strong> se gli OPG restino o no aperti<br />

o se essi debbano essere sostituiti da altri contenitori assume<br />

un’importanza puramente ragionieristica, <strong>di</strong> mera valutazione<br />

economica.<br />

Nella seconda modalità <strong>di</strong> lettura, OPG e Carcere sono<br />

luoghi sociali da ri-pensare e ri-progettare in generale nel<br />

loro significato <strong>di</strong> punizione certa e giusta ma anche, in<br />

particolare, <strong>della</strong> garanzia che <strong>della</strong> pena giusta e certa<br />

non faccia parte anche non-curare l’eventuale malattia psichica,<br />

alla quale deve essere invece data una risposta clinica,<br />

a prescindere dal fatto che il portatore sia autore <strong>di</strong><br />

reato.<br />

Il rapporto tra libertà <strong>di</strong> scelta e <strong>di</strong>ritto al rifiuto ed al <strong>di</strong>ssenso<br />

alle cure sono un’opzione che deve trovare nuove declinazioni<br />

in un ambiente dove per definizione la libertà è<br />

coercita e la volontà del singolo trova collocazione solo nel<br />

rispetto delle regole istituzionali.<br />

L’intervento vuole focalizzare i problemi etici, clinici, formativi<br />

ed organizzativi connessi a queste pratiche.


SIMPOSI TEMATICI<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA SAN GIOVANNI<br />

S21 - Formazione e comunicazione<br />

in me<strong>di</strong>cina generale<br />

L’esperienza delle Linee guida pugliesi per la<br />

<strong>di</strong>agnosi e il trattamento <strong>della</strong> depressione<br />

in MG<br />

G. Di Sciascio, A. Rampino, S. Calò, A. Papazacharias,<br />

M. Nar<strong>di</strong>ni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università<br />

<strong>di</strong> Bari<br />

Obiettivi: in attuazione del PSN 1998-2000 ed al fine <strong>di</strong><br />

promuovere la qualità assistenziale nello specifico settore, è<br />

stato avviato in Puglia un progetto per in<strong>di</strong>viduare linee guida<br />

Diagnostico-Terapeutiche-Gestionali sulla Depressione,<br />

quale sintesi <strong>di</strong> conoscenza scientifica e razionale pratica<br />

clinica in un campo in cui, a causa <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti orientamenti<br />

scientifici, si registra una notevole variabilità <strong>di</strong> approccio<br />

clinico, livello specialistico e soprattutto, nelle cure primarie,<br />

con conoscenze <strong>di</strong>somogenee sulle modalità <strong>di</strong>agnostico-terapeutiche<br />

e un frequente inadeguato riconoscimento e<br />

trattamento <strong>della</strong> patologia stessa, con ripercussioni negative<br />

in termini <strong>di</strong> morbilità e mortalità inevitabili.<br />

L’obiettivo principale delle linee guida è fornire ai me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>cina generale pugliesi un approccio pratico al trattamento<br />

<strong>della</strong> depressione, compatibilmente ai principi dell’Evidence<br />

Based Me<strong>di</strong>cine, in un contesto socio-culturale<br />

che considera ancora oggi la patologia psichiatrica ghettizzante.<br />

Il progetto rende <strong>di</strong>sponibile ai professionisti ed ai<br />

citta<strong>di</strong>ni uno strumento operativo garante dell’uso appropriato,<br />

efficace ed efficiente <strong>di</strong> interventi inclusi nei Livelli<br />

Essenziali <strong>di</strong> Assistenza.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: dal 2003 a tutt’oggi, presso l’AReS-Puglia,<br />

è stato costituito un gruppo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento con esperti<br />

in metodologia, clinici specialisti in psichiatria (Board Regionale),<br />

in<strong>di</strong>viduati dall’AReS e un gruppo <strong>di</strong> esponenti delle<br />

società scientifiche <strong>di</strong> ambito psichiatrico maggiormente<br />

rappresentative. Il Board regionale, applicando il “metodo<br />

Agree”, che comporta un’accurata <strong>di</strong>samina, analisi e sintesi<br />

<strong>della</strong> letteratura, ha prodotto una bozza <strong>di</strong> documento, poi<br />

con<strong>di</strong>visa e valicata dai rappresentanti delle società scientifiche.<br />

Le lg sono state sottoposte alla valutazione dei me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>cina generale, destinatari finali delle stesse, per ottenere<br />

la validazione ultima. Evento conclusivo <strong>della</strong> prima parte<br />

dell’iter è stata la “Consensus Conference”, momento ufficiale<br />

<strong>di</strong> confronto tra board regionale da un lato e giuristi,<br />

associazioni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, esperti non coinvolti nel processo <strong>di</strong><br />

validazione iniziale dall’altro.<br />

Risultato: la “Consensus Conference” ha condotto alla con<strong>di</strong>visione<br />

del documento presentato da parte dell’assemblea<br />

e al riconoscimento dell’innovatività <strong>della</strong> proposta in relazione<br />

agli obiettivi del progetto, <strong>di</strong>mostrando che le lg costituiscono<br />

un’occasione per la costruzione <strong>di</strong> una “rete comunicativa”<br />

per la gestione <strong>della</strong> depressione in Puglia e per<br />

il superamento del tra<strong>di</strong>zionale isolamento dei me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>cina generale.<br />

MODERATORI<br />

A. Bellomo, M. Nar<strong>di</strong>ni<br />

Formazione alle abilità <strong>di</strong> comunicazione<br />

in MG Esperienza <strong>di</strong> un training mirato<br />

A. Bellomo * ** , A. Petito * , M. Ferretti * , S.A. Papagni * ,<br />

V. Orsi ** , S. Iuso * , L. Matrella **<br />

* Università <strong>di</strong> Foggia, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Me<strong>di</strong>che e<br />

del Lavoro; ** Dipartimento Misto <strong>di</strong> Salute Mentale ASL<br />

FG3, Università <strong>di</strong> Foggia<br />

Circa un terzo <strong>della</strong> popolazione che frequenta gli stu<strong>di</strong> dei<br />

me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale (MMG) italiani è affetto da un<br />

<strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> natura psichica. Di tale popolazione, il 16% presenta<br />

un quadro clinico ben definito secondo la nosografia<br />

ufficiale mentre un altro 18% viene considerato “sottosoglia”<br />

cioè con punteggi alle varie scale che non raggiungono<br />

la significatività <strong>di</strong>agnostica; sono però pazienti affetti da<br />

un <strong>di</strong>sturbo psichico comunque importante.<br />

Dunque è chiaro che il MMG ha un ruolo fondamentale nella<br />

<strong>di</strong>agnosi precoce sia <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni psichiatriche evidenti<br />

sia <strong>di</strong> situazioni molto più larvate, quali sono i sintomi “sottosoglia”.<br />

È necessario sottolineare, tuttavia, che il MMG<br />

incontra notevoli <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne culturale, emotivo,<br />

professionale, organizzativo ed istituzionale nei confronti <strong>di</strong><br />

un’adeguata gestione del <strong>di</strong>sturbo psichico.<br />

Numerosi stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato che la capacità del MMG<br />

<strong>di</strong> riconoscere e <strong>di</strong>agnosticare correttamente i <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

è strettamente connessa alle sue “communication<br />

skills” ovvero alle risorse <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>spone nella gestione del<br />

colloquio clinico.<br />

Alcune ricerche, infatti, hanno <strong>di</strong>mostrato che adeguati training<br />

<strong>di</strong> abilità comunicative miglioravano l’accuratezza dei<br />

me<strong>di</strong>ci nel riconoscere il <strong>di</strong>sagio psichico dei propri pazienti.<br />

Sulla base <strong>di</strong> queste ricerche sono state ipotizzate delle<br />

meto<strong>di</strong>che per la formazione del MMG sulle abilità <strong>di</strong> comunicazione;<br />

gli elementi <strong>di</strong> tali meto<strong>di</strong>che sono stati identificati<br />

nell’uso del video e delle tecniche <strong>di</strong> role playing,<br />

nel setting <strong>di</strong> gruppo, nell’identificazione <strong>di</strong> adeguate scale<br />

<strong>di</strong> riferimento.<br />

Nella presente relazione sono descritte le tecniche utilizzate<br />

al fine <strong>di</strong> migliorare le abilità <strong>di</strong> comunicazione (training <strong>di</strong><br />

Communication Skills) <strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> MMG pugliesi e<br />

<strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> studenti del corso <strong>di</strong> laurea in me<strong>di</strong>cina e<br />

chirurgia dell’Università <strong>di</strong> Foggia. I risultati dei due training<br />

sono stati messi a confronto me<strong>di</strong>ante l’utilizzazione <strong>di</strong><br />

alcune scale <strong>di</strong> valutazione. I risultati oltre a fornire un chiaro<br />

miglioramento <strong>della</strong> abilità comunicative dei due campioni<br />

in esame, hanno evidenziato alcune significative <strong>di</strong>fferenze<br />

tra <strong>di</strong> essi.<br />

L’intervento formativo, principalmente pratico e interattivo,<br />

si è posto gli obiettivi <strong>di</strong> rendere consapevoli le principali<br />

variabili del processo comunicativo MMG-paziente e <strong>di</strong><br />

proporre tecniche specifiche e flessibili che utilizzano le<br />

componenti emotive, psicologiche e sociali, al fine <strong>di</strong> instaurare<br />

una comunicazione efficace.<br />

62


Come promuovere stili <strong>di</strong> vita salutari:<br />

progetto AReS Puglia<br />

A. Petito, A. Bellomo, G. Perilli * , P. Fiore, D. Sinesi ** ,<br />

A. Battista * , M. Nar<strong>di</strong>ni ***<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Me<strong>di</strong>che e del Lavoro, Università<br />

<strong>di</strong> Foggia; * ARES- Puglia; ** Azienda Policlinico <strong>di</strong> Bari;<br />

*** Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche,<br />

Università <strong>di</strong> Bari<br />

Introduzione: il miglioramento degli stili <strong>di</strong> vita rappresenta<br />

uno strumento <strong>di</strong> prevenzione primaria per sod<strong>di</strong>sfare il<br />

citta<strong>di</strong>no nel suo bisogno <strong>di</strong> tutela <strong>della</strong> salute; sod<strong>di</strong>sfare<br />

questo bisogno è prioritario quanto sod<strong>di</strong>sfare il bisogno <strong>di</strong><br />

accedere alle cure ed all’assistenza.<br />

L’educazione alla salute alimentare e l’educazione alla promozione<br />

dell’attività fisica sono state in<strong>di</strong>cate dall’AReS<br />

Puglia <strong>di</strong> concerto con l’Assessorato alla sanità tra le aree<br />

prioritarie delle attività formative 2005 correlate all’attuazione<br />

del PSR.<br />

I Me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale possono svolgere un ruolo<br />

determinante e strategico nel raggiungimento dell’obiettivo<br />

formativo <strong>di</strong> interesse nazionale del “miglioramento degli<br />

stili <strong>di</strong> vita”, in quanto tale categoria <strong>di</strong> professionisti è considerata<br />

come privilegiata e fiduciaria nei rapporti con i citta<strong>di</strong>ni-pazienti.<br />

Si ritiene pertanto opportuno migliorare le competenze dei<br />

professionisti succitati per affinare le loro capacità comunicative<br />

con i pazienti e puntualizzare i corretti contenuti<br />

scientifici da veicolare nei loro momenti <strong>di</strong> educazione alla<br />

promozione <strong>di</strong> un corretto stile <strong>di</strong> vita.<br />

Obiettivi generali:<br />

1. trasferire ai me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale <strong>della</strong> regione Puglia<br />

i più recenti contenuti scientifici sulla Evidence Based<br />

Me<strong>di</strong>cine che concorrono ad in<strong>di</strong>viduare una serie <strong>di</strong><br />

atteggiamenti concreti atti a definire un corretto stile <strong>di</strong><br />

vita me<strong>di</strong>ante l’educazione sia alla promozione dell’attività<br />

fisica che alimentare, nonché le più corrette strategie<br />

comunicative sulle Evidence Based Education per meglio<br />

veicolare tali suggerimenti;<br />

2. aumentare il numero dei citta<strong>di</strong>ni pugliesi che, attraverso<br />

l’attività <strong>di</strong> educazione sanitaria svolta dai me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

generale, vengono sensibilizzati al miglioramento<br />

dello stile <strong>di</strong> vita ovvero ad una corretta alimentazione o<br />

ad una idonea attività fisica;<br />

3. verificare attraverso i me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale l’efficacia<br />

finale del progetto formativo con l’accertamento del<br />

reale grado <strong>di</strong> cambiamento dello stile <strong>di</strong> vita;<br />

4. ridurre il rischio <strong>di</strong> sviluppare patologie correlate ad uno<br />

stile <strong>di</strong> vita non corretto.<br />

Questi obiettivi sono strettamente collegati e coerenti con<br />

gli obiettivi formativi <strong>di</strong> interesse nazionale stabiliti dalla<br />

Conferenza permanente tra lo Stato e le regioni: nello specifico<br />

entrambi i progetti formativi hanno l’obiettivo dell’Educazione<br />

Sanitaria e del Miglioramento degli Stili <strong>di</strong> vita.<br />

Obiettivi formativi specifici:<br />

1. al primo incontro, adozione <strong>di</strong> un decalogo (linee guida)<br />

e definizione <strong>di</strong> una check-list sui processi comunicativi<br />

effettuata da tutti i partecipanti sotto la guida <strong>di</strong> un esperto.<br />

Utilizzazione <strong>di</strong> tali documenti dagli stessi me<strong>di</strong>ci durante<br />

l’attività ambulatoriale;<br />

2 trasferimento dei contenuti relativi agli standard <strong>di</strong> un<br />

63<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

modello <strong>di</strong> vita salutare e corretto ai me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

generale;<br />

3 verifica, durante le reali attività ambulatoriali dei me<strong>di</strong>ci<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale, delle con<strong>di</strong>zioni degli stili <strong>di</strong> vita<br />

dei citta<strong>di</strong>ni-pazienti per poi registrarne eventuali cambiamenti<br />

e miglioramenti.<br />

Metodologia: la sperimentazione ECM dura 150 giorni, le<br />

caratteristiche più evidenti sono:<br />

1 l’adozione <strong>di</strong> strategie comunicative attraverso le quali si<br />

arriva al “cosa” attraverso il “come”;<br />

2 il follow-up formativo per misurare l’efficacia al 61° giorno.<br />

Il primo incontro è caratterizzato da informazioni sui contenuti<br />

del corso e formazione alle Communication skills; il secondo<br />

incontro, al 61° giorno ed il terzo incontro, al 149°<br />

giorno sono <strong>di</strong> valutazione.<br />

I singoli me<strong>di</strong>ci presentano i dati con i relativi in<strong>di</strong>catori<br />

inerenti il numero <strong>di</strong> pazienti che, sensibilizzati, hanno cambiato<br />

stili <strong>di</strong> vita totalmente o parzialmente (linee guida) in<br />

rapporto al numero <strong>di</strong> pazienti che sono stati sensibilizzati<br />

da protocollo comunicativo alla promozione dell’attività fisica<br />

(check-list sui processi comunicativi).<br />

Ogni e<strong>di</strong>zione è de<strong>di</strong>cata ad un massimo <strong>di</strong> 40 partecipanti<br />

e si svolge in aule in<strong>di</strong>viduate dall’Ufficio Formazione <strong>di</strong><br />

ogni AUSL. Ognuna delle 12 AUSL <strong>della</strong> Puglia ha partecipato<br />

al progetto sperimentale ECM. Tale progetto rappresenta<br />

a tutt’oggi un evento formativo altamente qualificante,<br />

con il più alto rapporto tra ore in aula e cre<strong>di</strong>ti (16 ore per<br />

40 cre<strong>di</strong>ti).<br />

Risultati e conclusioni: è la prima volta che un progetto<br />

formativo sperimentale, destinato ai me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale<br />

del sistema sanitario <strong>della</strong> regione Puglia, presenta un<br />

teaching communication skills.<br />

Inoltre, dai dati con i relativi in<strong>di</strong>catori inerenti il numero <strong>di</strong><br />

pazienti che, sensibilizzati, hanno cambiato stili <strong>di</strong> vita totalmente<br />

o parzialmente in rapporto al numero <strong>di</strong> pazienti<br />

che sono stati sensibilizzati dal protocollo comunicativo alla<br />

promozione dell’attività fisica, possiamo dedurre che, i<br />

training <strong>di</strong> communication skills sono da considerarsi fattori<br />

<strong>di</strong> buona pre<strong>di</strong>ttività nell’efficacia <strong>di</strong> induzione alla promozione<br />

<strong>di</strong> stili <strong>di</strong> vita salutari.<br />

La <strong>di</strong>ffusione delle linee guida<br />

per l’appropriatezza clinica e l’integrazione<br />

dei servizi<br />

A. Aquilino<br />

Agenzia Regionale Sanitaria <strong>della</strong> Puglia<br />

L’evoluzione organizzativa dei servizi e la mutazione del<br />

quadro epidemiologico e sociale hanno determinato un’articolazione<br />

e complessità <strong>di</strong> funzioni interme<strong>di</strong>e tra ospedale<br />

e territorio.<br />

La realtà ed il bisogno <strong>di</strong> assistenza impongono una stratificazione<br />

dell’organizzazione del servizio sanitario secondo<br />

livelli progressivi <strong>di</strong> intensità <strong>di</strong> cure e <strong>di</strong> impegno <strong>di</strong> risorse,<br />

che definiscono un continuum nella risposta ai bisogni<br />

relativi all’emergenza/urgenza, all’acuzie, alla riabilitazione<br />

post-acuzie, alla cronicità, alla prevenzione primaria, secondaria<br />

e terziaria, all’assistenza <strong>di</strong> base.<br />

In questo contesto vanno inquadrate le questioni relative alla<br />

integrazione dei servizi, secondo Percorsi assistenziali e


SIMPOSI TEMATICI<br />

socio assistenziali, che attengono al governo clinico ed agli<br />

strumenti per esercitarlo, quali profili <strong>di</strong> cura, linee guida,<br />

protocolli e procedure.<br />

Peraltro, è anche da rilevare come la definizione e l’implementazione<br />

<strong>di</strong> detti strumenti, riflettendosi sul corretto uso<br />

delle risorse, siano funzionali alla realizzazione degli obiettivi<br />

<strong>di</strong> efficacia, economicità, appropriatezza ed equità, affinché<br />

possa essere garantita la tutela del <strong>di</strong>ritto alla salute:<br />

errori nell’allocazione quanto nell’uso delle risorse comprometteranno,<br />

<strong>di</strong> conseguenza, la qualità dell’assistenza ed il<br />

<strong>di</strong>ritto stesso alla salute.<br />

Allora, l’appropriatezza dei comportamenti, a qualsiasi livello<br />

del sistema (da quello politico a quello <strong>di</strong> programmazione,<br />

da quello gestionale a quello clinico), sembra essere<br />

il punto archime<strong>di</strong>co su cui basare una politica <strong>di</strong> tutela del<br />

<strong>di</strong>ritto ai livelli essenziali <strong>di</strong> assistenza e la premessa necessaria<br />

alla <strong>di</strong>ffusione delle linee guida.<br />

Esistono concetti <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> appropriatezza: quella generica<br />

è attenta all’uso delle strutture e delle risorse organizzative<br />

(tempi, impiego del personale, uso delle tecnologie,<br />

ecc.), ma non si preoccupa delle implicazioni cliniche e non<br />

richiede competenze per misurarla; l’appropriatezza clinica,<br />

invece, è attenta alle in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong>agnostiche e terapeutiche<br />

(tempi <strong>di</strong> intervento, posologia e categoria del farmaco, in<strong>di</strong>cazioni<br />

alle tecnologie), richiede competenze me<strong>di</strong>che per<br />

misurarla, ma non si preoccupa, tuttavia, dei tempi organizzativi.<br />

Con questa consapevolezza, si deve prevedere, quin<strong>di</strong>, una<br />

articolazione dei servizi in coerenza con i LEA e una allocazione<br />

<strong>di</strong> risorse secondo una logica <strong>di</strong> Percorsi caratterizzati<br />

da progressività <strong>di</strong> impegno assistenziale, oscillanti dagli<br />

interventi <strong>di</strong> prevenzione a quelli dell’emergenza, in<strong>di</strong>viduando,<br />

in modo coerente con gli obiettivi del PSN, gli sno<strong>di</strong><br />

<strong>della</strong> rete funzionali al monitoraggio dell’efficienza (anche<br />

in relazione ai tempi d’attesa) ed efficacia dell’organizzazione<br />

dell’assistenza.<br />

Se, dunque, l’appropriatezza è una delle soluzioni che il SSN<br />

può perseguire nel <strong>di</strong>fficile compito <strong>di</strong> dover coniugare la <strong>di</strong>sponibilità<br />

<strong>di</strong> risorse limitate con la necessità <strong>di</strong> fornire<br />

un’assistenza efficace ai citta<strong>di</strong>ni, allora l’impegno dei professionisti<br />

del sistema deve essere quello <strong>di</strong> stimolare la produzione<br />

e la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> Linee guida e Protocolli che definiscono<br />

chi fa che cosa, con quali risorse, in base a quali<br />

evidenze <strong>di</strong> risultato, in quali strutture e per quali obiettivi.<br />

Di conseguenza, si tratta <strong>di</strong> delineare un modello <strong>di</strong> lavoro<br />

per supportare l’introduzione <strong>di</strong> un programma regionale ed<br />

aziendale <strong>di</strong> implementazione <strong>di</strong> linee guida che rispecchi la<br />

metodologia <strong>della</strong> evidence-based guidelines.<br />

In tale ottica, è suggerita una procedura basata su cinque fasi<br />

principali:<br />

– fase 1: la definizione delle priorità;<br />

– fase 2: la costituzione <strong>di</strong> un gruppo multi<strong>di</strong>sciplinare;<br />

– fase 3: definizione <strong>di</strong> uno standard assistenziale che rappresenti<br />

il miglior compromesso possibile tra le evidenze<br />

scientifiche e il contesto locale, attraverso. A tal fine si<br />

procede ad effettuare la:<br />

1)ricerca delle linee guida, tendente ad identificare una Lg<br />

autorevole da sottoporre ad un processo <strong>di</strong> adattamento<br />

locale,<br />

2)valutazione critica <strong>di</strong> Lg e scelta <strong>della</strong> Lg <strong>di</strong> riferimento,<br />

finalizzata a vagliare la vali<strong>di</strong>tà <strong>della</strong> raccomandazione<br />

formulata,<br />

3)l’integrazione <strong>della</strong> Lg, con finalità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

aggiornamento ed adeguamento,<br />

4)adattamento locale <strong>della</strong> Lg,<br />

5)la definizione <strong>di</strong> un programma <strong>di</strong> aggiornamento <strong>della</strong><br />

Lg,<br />

6)l’approvazione <strong>della</strong> Lg in una Consensus Conference da<br />

parte dei soggetti interessati (facoltativa);<br />

– la fase 4 è finalizzata a mettere in atto le strategie per la<br />

<strong>di</strong>ffusione ed implementazione delle Lg, nonché per la<br />

misurazione dei suoi effetti sull’assistenza sanitaria, attraverso:<br />

1)la <strong>di</strong>ffusione locale delle Lg,<br />

2)l’implementazione delle Lg,<br />

3)la valutazione dell’efficacia delle Lg.<br />

Un esempio <strong>di</strong> applicazione <strong>di</strong> questo metodo è rappresentato<br />

dall’esperienza relativa alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> Lg <strong>di</strong>agnostico-terapeutiche<br />

sulla Depressione dell’adulto e dell’età evolutiva,<br />

che si sta realizzando in Puglia, in collaborazione con<br />

le società scientifiche <strong>di</strong> settore, l’Università degli stu<strong>di</strong>, gli<br />

specialisti dei servizi territoriali, i me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale,<br />

i Pe<strong>di</strong>atri <strong>di</strong> libera scelta ed i Dirigenti dei <strong>di</strong>stretti sanitari.<br />

Questa iniziativa, che rientra nel Progetto Leonardo,<br />

frutto <strong>di</strong> un Protocollo d’intesa tra Regione Puglia e Pfizer,<br />

si sta realizzando in un Distretto pilota per ciascuna azienda<br />

USL ed è orientata a migliorare la qualità dell’assistenza a<br />

questa patologia, attraverso raccomandazioni <strong>di</strong> comportamento<br />

clinico e strumenti operativi che consentano il riconoscimento,<br />

il corretto inquadramento <strong>di</strong>agnostico, il trattamento<br />

e la continuità del processo assistenziale <strong>della</strong> depressione,<br />

sia negli stu<strong>di</strong> dei me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> base che nei servizi<br />

territoriali. Nel progetto è prevista una valutazione, misurata<br />

in termini <strong>di</strong> efficienza ed efficacia dei comportamenti<br />

clinici ed organizzativi, circa l’utilizzabilità, l’uso effettivo<br />

e l’utilità <strong>della</strong> Lg: si avrà, in definitiva, una verifica su<br />

quanto quella Lg possa essere importante per la salute dei<br />

citta<strong>di</strong>ni e per l’integrazione tra i servizi coinvolti nell’assistenza<br />

alla malattia depressiva.<br />

Comunicazione in me<strong>di</strong>cina generale<br />

in ottica sistemico-relazionale<br />

P. Chianura, L. Chianura<br />

ASL BA/4, Bari<br />

“L’essere nel mondo è essenzialmente Cura” (M. Heidegger,<br />

“Essere e Tempo, 1927”).<br />

L’esistenza umana non è solo un “essere nel mondo”, ma è<br />

anche un “essere con altri”: ciò che deve sostanziare il rapporto<br />

tra me<strong>di</strong>co e paziente è, quin<strong>di</strong>, “la cura”, nella duplicità<br />

<strong>di</strong> significato del termine, cioè come “insieme <strong>di</strong> me<strong>di</strong>camenti<br />

e rime<strong>di</strong> per il trattamento <strong>di</strong> una malattia” (l’inglese<br />

“to care”) e come “interessamento sollecito e costante per<br />

qualcuno” (l’inglese “to cure”) (Zanichelli, 1979). Solo se il<br />

me<strong>di</strong>co “sod<strong>di</strong>sfa” tale duplice significato del termine, il momento<br />

oggettivante <strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi e <strong>della</strong> terapia acquista<br />

una profonda autenticità umana, dal momento che il prendersi<br />

cura dell’altro motiva, sin dall’inizio, l’incontro con il<br />

paziente e consente il realizzarsi etico dell’atto tecnico.<br />

Tali premesse teoriche sul ruolo e sull’identità sociale del<br />

me<strong>di</strong>co e sulla attuale necessità <strong>di</strong> un “recupero” <strong>di</strong> una<br />

componente antropologica ed umanistica dell’“operare me-<br />

64


<strong>di</strong>co” costituiscono una breve introduzione concettuale per<br />

potere approfon<strong>di</strong>re, attraverso un’ottica epistemologica sistemico-relazionale,<br />

tematiche relative al concetto <strong>di</strong> corpo<br />

e <strong>di</strong> malattia e relative al concreto coinvolgimento <strong>della</strong> famiglia<br />

(nucleare ed allargata) e dei sistemi terapeutici <strong>di</strong><br />

trattamento (me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base, specialista, altre figure professionali,<br />

ecc.) nel creare e nell’attivare con<strong>di</strong>zioni favorenti<br />

e/o sfavorenti la malattia.<br />

Formare l’operatore sanitario all’ottica sistemico-relazionale<br />

significa, quin<strong>di</strong>, sostenerlo nel tentativo <strong>di</strong> spostare il focus<br />

<strong>della</strong> sua “attenzione” clinica e <strong>di</strong>agnostica dall’in<strong>di</strong>viduo<br />

alla relazione e dal paziente alla sua famiglia, che <strong>di</strong>venta<br />

così l’“unità <strong>di</strong> cura” da prendere in considerazione.<br />

65<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Si evidenziano, inoltre, i passaggi attraverso i quali, sin dal<br />

primo incontro con il paziente, si struttura un triangolo terapeutico<br />

(paziente – famiglia – me<strong>di</strong>co), tale che il paziente,<br />

la sua famiglia ed i suoi sistemi terapeutici <strong>di</strong> trattamento<br />

debbano essere considerati come componenti in<strong>di</strong>ssociabili<br />

e reciprocamente influenzatisi <strong>di</strong> un processo comune.<br />

La parte conclusiva dell’intervento si propone lo scopo <strong>di</strong><br />

mettere in rilievo le delicate e complesse emozioni e sentimenti<br />

che sono necessariamente correlati al proprio ruolo<br />

professionale e <strong>di</strong> proporre possibili modalità <strong>di</strong> gestione<br />

dell’angoscia e dello stress derivanti dalla propria attività<br />

clinica per un miglioramento <strong>della</strong> propria qualità <strong>di</strong> vita sia<br />

in ambito personale che professionale.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA MALTA<br />

S22 - Ruolo dei fattori neurotrofici<br />

e degli psicofarmaci nella plasticità cerebrale<br />

La plasticità cerebrale come punto<br />

<strong>di</strong> incontro tra psicofarmacologia<br />

e psicoterapie: prospettive neurobiologiche<br />

e neurostrutturali<br />

A. Iannitelli, L. Aloe * , M. Fiore * , G. Bersani<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”, * Istituto <strong>di</strong> Neurobiologia<br />

e Me<strong>di</strong>cina Molecolare, NGF Section, CNR-<br />

EBRI, Roma<br />

Negli ultimi anni, grazie all’utilizzo <strong>di</strong> strumenti sempre più<br />

sofisticati e, soprattutto, <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> brain imaging, è stato<br />

possibile indagare i cambiamenti cerebrali strutturali e<br />

funzionali conseguenti alla terapia comportamentale e alla<br />

psicoanalisi. I risultati <strong>di</strong> questi stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato che<br />

il prerequisito per ogni cambiamento duraturo del comportamento,<br />

delle emozioni e <strong>della</strong> cognizione è me<strong>di</strong>ato da<br />

processi neurobiologici che risultano in cambiamenti cerebrali.<br />

Se questi dati sono nuovi per le terapie psicologiche,<br />

lo sono meno per la psicofarmacologia dove abbiamo elementi<br />

a favore <strong>di</strong> una implicazione importante <strong>della</strong> plasticità<br />

cerebrale nel meccanismo d’azione <strong>di</strong> molte classi <strong>di</strong><br />

psicofarmaci.<br />

Alla luce <strong>di</strong> questi dati è possibile ipotizzare che la via finale<br />

comune <strong>della</strong> terapia psicofarmacologica e delle “terapie<br />

<strong>della</strong> parola” sia quella <strong>della</strong> plasticità cerebrale.<br />

Me<strong>di</strong>atori principali <strong>di</strong> questa azione sarebbero, tra gli altri,<br />

le neurotrofine il cui ruolo se è stato ampiamente <strong>di</strong>mostrato<br />

per l’azione <strong>di</strong> molti classi <strong>di</strong> psicofarmaci non<br />

è ancora stato indagato nelle psicoterapie e nella psicoanalisi.<br />

Al <strong>di</strong> là, dunque, <strong>di</strong> una sterile opposizione tra neurochimica<br />

e psicoterapie, i risultati dei recenti stu<strong>di</strong> e il <strong>di</strong>alogo<br />

emergente tra neuroscienze e psicoanalisi si muovono nel<br />

colmare il gap tra neurobiologia e psicoterapie e sembrano<br />

offrire una solida posizione alla teoria psico<strong>di</strong>namica nel<br />

MODERATORI<br />

L. Aloe, G. Bersani<br />

ventaglio degli interventi terapeutici. Inoltre, riconoscere alla<br />

plasticità cerebrale un ruolo centrale nelle due tipologie <strong>di</strong><br />

intervento significa superare la <strong>di</strong>visione tra trattamento psicologico<br />

e somatico e dare un contributo al superamento<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>visione mente-corpo.<br />

La stimolazione vagale facilita l’espressione<br />

genica <strong>di</strong> fattori neurotrofici<br />

e la proliferazione cellulare nell’ippocampo<br />

<strong>di</strong> ratto<br />

G. Biggio, F. Marrosu, S. Caria, G. Gorini, F. Biggio,<br />

P. Follesa<br />

Università <strong>di</strong> Cagliari, Dipartimento <strong>di</strong> Biologia Sperimentale,<br />

Sezione <strong>di</strong> Neuroscienze<br />

L’effetto terapeutico dei farmaci antidepressivi si manifesta<br />

solo dopo alcune settimane <strong>di</strong> trattamento. Questa osservazione<br />

ha suggerito l’esistenza <strong>di</strong> meccanismi neurochimici e<br />

molecolari non ancora completamente chiariti che coinvolgono<br />

la plasticità neuronale e il rimo<strong>della</strong>mento sinaptico.<br />

In particolare la fosforilazione <strong>di</strong> specifici fattori <strong>di</strong> trascrizione<br />

che regolano l’espressione <strong>di</strong> numerosi geni, fra cui<br />

quelli che co<strong>di</strong>ficano per <strong>di</strong>verse neurotrofine. L’aumento<br />

dei fattori trofici indotto dagli antidepressivi a sua volta indurrebbe<br />

rimo<strong>della</strong>mento sinaptico, promuovendo la neurogenesi<br />

promuovendo la <strong>di</strong>fferenziazione e prolungando la<br />

sopravvivenza neuronale. In particolare il fenomeno <strong>della</strong><br />

neurogenesi sembra svolgere un ruolo cruciale nei fenomeni<br />

<strong>di</strong> plasticità neuronale.<br />

Recentemente l’FDA ha approvato l’utilizzo <strong>della</strong> stimolazione<br />

vagale (VNS) come mezzo terapeutico per trattare alcune<br />

forme <strong>di</strong> depressione resistenti alla terapia farmacologica.<br />

Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> verificare se<br />

VNS fosse in grado <strong>di</strong> indurre la sintesi <strong>di</strong> fattori neurotro-


SIMPOSI TEMATICI<br />

fici e la proliferazione cellulare nell’ippocampo <strong>di</strong> ratto. A<br />

tale scopo ratti maschi sono stati impiantati con uno speciale<br />

elettrodo nella fascia vascolo-nervosa destra del collo che<br />

ricopre il nervo vago e stimolati attraverso un generatore <strong>di</strong><br />

impulsi con una corrente <strong>di</strong> 2 mA per tre ore.<br />

Nell’ippocampo <strong>di</strong> questi animali sono poi stati misurati i livelli<br />

degli mRNA co<strong>di</strong>ficanti per il “brain derived neurotrophic<br />

factor” (B.D.N.F.) e per il “basic fibroblast growth<br />

factor” (BFGF) attraverso la tecnica dell’RNase protection<br />

assay. Tecniche <strong>di</strong> immunoistochimica sono state invece<br />

utilizzate per misurare la proliferazione neuronale in animali<br />

pre-trattati con S-bromo-deossiuri<strong>di</strong>na (BrdU).<br />

I risultati ottenuti in questo stu<strong>di</strong>o mostrano che tre ore <strong>di</strong><br />

VNS nell’ippocampo aumentano i livelli degli mRNA che<br />

co<strong>di</strong>ficano per il B.D.N.F. e per il bFGF del 26 e del 23% rispettivamente.<br />

Inoltre, la VNS fa <strong>di</strong>minuire (-27%) il numero<br />

<strong>di</strong> cellule BrdU positive nel giro dentato dell’ippocampo.<br />

Negli animali che sono stati sottoposti a VNS alcune cellule<br />

BrdU positive si sono rivelate essere neuroni utilizzando<br />

la doppia marcatura con un anticorpo specifico per la proteina<br />

nucleare neuronale NeuN e inoltre tendono a migrare<br />

verso la parte più interna dello strato <strong>di</strong> cellule granulari del<br />

giro dentato. I nostri dati <strong>di</strong>mostrano quin<strong>di</strong> che la VNS induce<br />

la sintesi <strong>di</strong> neurotrofine e la proliferazione cellulare<br />

con <strong>di</strong>fferenziazione in cellule neuronali nell’ippocampo <strong>di</strong><br />

ratto. Questi dati suggeriscono che la VNS induce alcuni<br />

meccanismi molecolari che sono alla base <strong>della</strong> plasticità<br />

neuronale e del rimo<strong>della</strong>mento sinaptico e che potrebbero<br />

favorire gli effetti terapeutici <strong>di</strong> questo trattamento.<br />

Evidenza sugli effetti a livello cellulare,<br />

biochimico e molecolare degli psicofarmaci<br />

in un modello animale <strong>di</strong> Schizofrenia: ruolo<br />

dei fattori neurotrofici<br />

M. Fiore, V. Di Fausto, A. Iannitelli, L. Aloe<br />

Istituto <strong>di</strong> Neurobiologia e Me<strong>di</strong>cina molecolare, CNR,<br />

Roma<br />

Stu<strong>di</strong> recenti hanno suggerito l’ipotesi che alcuni <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

natura psichiatrica, inclusa la Schizofrenia, potrebbero derivare<br />

da alterata neurogenesi <strong>di</strong> specifiche aree cerebrali e in<br />

particolare nella corteccia entorinale. Per verificare la vali<strong>di</strong>tà<br />

<strong>di</strong> queste ipotesi abbiamo somministrato in ratte gravide al<br />

12° giorno <strong>di</strong> gestazione il metilazossimetanolo acetato<br />

(MAM), un agente alchilante che metila gli aci<strong>di</strong> nucleici e<br />

induce la morte <strong>di</strong> cellule che si trovano in attiva replicazione<br />

in uno spazio temporale <strong>di</strong> poche ore, alterando significativamente<br />

i meccanismi <strong>di</strong> neurogenesi dell’area entorinale e<br />

ippocampale e <strong>di</strong> altre aree cerebrali ad esse connesse. Dopo<br />

la nascita, gli animali sono stati stu<strong>di</strong>ati da un punto <strong>di</strong> vista<br />

comportamentale e successivamente sacrificati a <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong><br />

<strong>della</strong> vita post-natale e le are cerebrali utilizzate per analisi<br />

strutturale, immunoistochimica, biochimica e molecolare. I<br />

risultati hanno evidenziato <strong>di</strong>sturbi neurocomportamentali,<br />

alterato contenuto <strong>di</strong> fattori neurotrofici, in particolare del fattore<br />

<strong>di</strong> crescita nervoso (NGF) e del fattore <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong> derivazione<br />

cerebrale (BDNF) nell’ippocampo e nella corteccia<br />

entorinale associata ad un cambiamento significativo nella <strong>di</strong>stribuzione<br />

dei rispettivi recettori nel periodo post-natale nei<br />

ratti trattati con la MAM, ma non nei controlli. Sempre in<br />

questi ratti sono stati osservati variazioni <strong>di</strong> natura comportamentale<br />

e biochimica che inducono cambiamenti nella <strong>di</strong>stribuzione<br />

e proliferazione delle cellule staminali presenti nel<br />

giro dentato e nella zona subventricolare, regioni con una<br />

marcata presenza <strong>di</strong> cellule staminali.<br />

Poiché un consistente numero <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> recenti suggerisce<br />

l’importanza degli aspetti neurodegenerativi e <strong>della</strong> plasticità<br />

neuronale in patologie <strong>di</strong> natura psichiatrica, abbiamo<br />

utilizzato questo stesso modello animale per stu<strong>di</strong>are gli effetti<br />

del trattamento cronico con Clozapina (20 mg/kg per<br />

otto giorni). I risultati <strong>di</strong> questi stu<strong>di</strong> hanno messo in luce un<br />

aumento <strong>di</strong> BDNF nella corteccia entorinale <strong>di</strong> animali <strong>di</strong><br />

controllo e una riduzione <strong>di</strong> NGF negli animali trattati con<br />

una <strong>di</strong>versa capacità recettoriale <strong>di</strong> neuroni cerebrali in aree<br />

cerebrali che vengono più marcatamente colpite durante o a<br />

seguito <strong>di</strong> turbe psichiatriche. Questi riscontri sperimentali,<br />

sebbene preliminari, sembrano in<strong>di</strong>care che uno dei meccanismi<br />

attraverso i quali i farmaci neurolettici esercitano la<br />

loro azione è il potenziamento <strong>della</strong> plasticità cerebrale me<strong>di</strong>ata<br />

da fattori neurotrofici, inclusi NGF e BDNF, e che il<br />

modello da noi utilizzato potrebbe rivelarsi utile per comprendere<br />

alcuni meccanismi comportamentali e neuropatologici<br />

e per stu<strong>di</strong>are la risposta a potenziali farmaci in patologie<br />

<strong>di</strong> natura schizofrenica.<br />

L’arricchimento sociale precoce influenza<br />

il comportamento sociale e i livelli <strong>di</strong> NGF<br />

e BDNF in varie aree del cervello<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo adulto<br />

I. Branchi, I. D’Andrea, M. Fiore * , V. Di Fausto * ,<br />

L. Aloe * , E. Alleva<br />

Reparto <strong>di</strong> Neuroscienze comportamentali, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Biologia cellulare e Neuroscienze, Istituto Superiore <strong>di</strong> Sanità,<br />

Roma; * Istituto <strong>di</strong> Neurobiologia e Me<strong>di</strong>cina molecolare,<br />

CNR, Roma<br />

Le esperienze vissute durante le prime fasi dello sviluppo<br />

danno forma alla funzione del sistema nervoso centrale<br />

(SNC) e al comportamento. Nei ro<strong>di</strong>tori, essere allevati in<br />

una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> nido comune (NC), ovvero un unico nido<br />

in cui tre madri tengono insieme dalla nascita allo svezzamento<br />

(giorno post-natale 25) la propria prole curandola e<br />

nutrendola senza fare <strong>di</strong>stinzione tra i propri e gli altri figli,<br />

rappresenta una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> forte stimolazione sociale per<br />

il giovane. Tale con<strong>di</strong>zione caratterizza la naturale nicchia<br />

ecologica <strong>di</strong> molte specie <strong>di</strong> ro<strong>di</strong>tore, inclusa la specie topo.<br />

Nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> NC, confrontata con la con<strong>di</strong>zione standard<br />

<strong>di</strong> allevamento in laboratorio (NS) ovvero un’unica<br />

madre che alleva la propria prole, i giovani topi ricevono livelli<br />

più alti <strong>di</strong> cure materne. Da adulti, in un test <strong>di</strong> confronto<br />

sociale/agonistico, i maschi cresciuti in una con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> NC hanno una maggiore propensione all’interazione<br />

sociale rispetto ai controlli NS e acquisiscono più rapidamente<br />

e pienamente un ruolo sociale, mostrando fin dal<br />

primo giorno <strong>di</strong> del test il profilo comportamentale tipico<br />

del dominante o del sottomesso. Inoltre, i topi <strong>della</strong> con<strong>di</strong>zione<br />

NC mostrano livelli più alti <strong>di</strong> BDNF e NGF in <strong>di</strong>verse<br />

zone del SNC. I livelli <strong>di</strong> NGF sono ulteriormente modulati<br />

dal ruolo sociale avuto durante il test <strong>di</strong> confronto agonistico.<br />

66


In conclusione, i nostri risultati in<strong>di</strong>cano che l’esposizione<br />

durante le fasi precoci post-natali a un ambiente sociale arricchito<br />

produce <strong>di</strong>fferenze alla fase adulta che riguardano<br />

il comportamento sociale ed i livelli cerebrali <strong>di</strong> neurotrofine.<br />

Infine, poiché alterazioni delle competenze sociali e<br />

cambiamenti nel livelli <strong>di</strong> neurotrofine, in particolare una<br />

67<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

riduzione dei livelli <strong>di</strong> BDNF, sono stati associati a <strong>di</strong>verse<br />

patologie psichiatriche, inclusa la depressione, i risultati<br />

del presente stu<strong>di</strong>o corroborano l’idea che le esperienze<br />

sociali precoci possano influenzare la probabilità in in<strong>di</strong>vidui<br />

vulnerabili <strong>di</strong> sviluppare alcuni sintomi <strong>di</strong> psicopatologia.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA RODI<br />

S23 - Libertà e <strong>di</strong>pendenza nel rapporto<br />

psicoterapeutico<br />

La <strong>di</strong>mensione psicologica <strong>della</strong> libertà in<br />

psicoterapia<br />

I. Carta<br />

Università <strong>di</strong> Milano “Bicocca”<br />

Parlare <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione psicologica in psicoterapia richiede<br />

necessariamente, come premessa, una limitazione del valore<br />

semantico <strong>della</strong> parola libertà. Infatti questo termine è<br />

ricchissimo <strong>di</strong> significati e, sotto molteplici aspetti il tema<br />

<strong>della</strong> libertà viene trattato in filosofia, in politica, in teologia<br />

e nelle scienze umane in generale. S’impone quin<strong>di</strong> una limitazione<br />

<strong>di</strong> campo, una scelta, quando si parla <strong>di</strong> libertà in<br />

psicoterapia, ossia quando si utilizzano strumenti e risorse<br />

psicologiche per curare soggetti affetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi mentali<br />

che si riflettono sul loro agire e quin<strong>di</strong> sul loro comportamento<br />

e sulle loro scelte. Penso che una riflessione sulla <strong>di</strong>mensione<br />

psicologica <strong>della</strong> libertà in psicoterapia sia basata<br />

sulla convinzione dello psicoterapeuta che il setting psicoterapeutico<br />

sia un luogo in cui avviene in forma progressiva<br />

un processo <strong>di</strong> sviluppo delle capacità <strong>di</strong> pensare e agire liberamente.<br />

Ma il setting psicoterapeutico, qualunque sia il<br />

modello teorico a cui si ispira e da cui è informato, è strutturato<br />

da regole che ne fondano la normatività a cui sono<br />

sottoposti sia il paziente o i pazienti e il terapeuta o i terapeuti.<br />

Un aforisma latino recita: “sub lege libertas” la cui interpretazione<br />

può attribuire valore dominante alla legge per<br />

cui la libertà è subor<strong>di</strong>nata ad essa o al contrario pone la legge<br />

al servizio <strong>della</strong> libertà, attribuendo alle norme il significato<br />

<strong>di</strong> scudo, armatura protettiva, al riparo <strong>di</strong> cui la libertà<br />

può <strong>di</strong>morare e fiorire. Ritengo che sia la seconda interpretazione<br />

quella da assumere come traccia <strong>di</strong>rettiva del lavoro<br />

psicoterapico. In questa prospettiva le regole che strutturano<br />

il setting psicoterapeutico sono funzionali allo sviluppo<br />

<strong>della</strong> libertà del pensiero e dell’azione, soprattutto quando<br />

l’azione segue al pensiero. Questa consequenzialità è evidente<br />

in modo particolare nella costituzione del setting psicoterapico<br />

analitico che privilegia il pensare rispetto all’agire<br />

all’interno <strong>di</strong> una cornice normativa che penalizza, in un<br />

certo senso, l’azione che non sia sostenuta da un pensiero<br />

che ha maturato nella riflessione e nel silenzio le motivazioni<br />

e le scelte dell’agire. Siamo confrontati, come spesso<br />

accade, con una sorta <strong>di</strong> paradosso per cui lo sviluppo maturativo<br />

delle capacità <strong>di</strong> fare libere scelte è possibile solo<br />

MODERATORI<br />

C. Loriedo, I. Carta<br />

nel rispetto <strong>di</strong> norme che impe<strong>di</strong>scono l’espressione imme<strong>di</strong>ata<br />

<strong>di</strong> istanze pulsionali e conseguentemente riconoscono<br />

attributi che qualificano come libere quelle azioni che sono<br />

il prodotto <strong>di</strong> una elaborazione riflessiva delle complesse <strong>di</strong>namiche<br />

che si agitano nel mondo interno del paziente.<br />

Dipendenza, libertà e regolazione<br />

emozionale nella relazione terapeutica<br />

M.A. Reda, L. Canestri<br />

Università <strong>di</strong> Siena, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche<br />

e del Comportamento, Sezione <strong>di</strong> Scienze del Comportamento<br />

Che le alterazioni psichiatriche limitino o tolgano la libertà<br />

ad un in<strong>di</strong>viduo è indubbio (Reda & Reda, 2002), in quest’ottica<br />

la psicoterapia è uno dei possibili mezzi che una<br />

persona può attuare per riappropriarsi <strong>della</strong> propria libertà.<br />

Talvolta sono gli stessi operatori che limitano la libertà del<br />

paziente nel caso in cui, prima <strong>della</strong> psicoterapia, sia stata<br />

posta una <strong>di</strong>agnosi ed una terapia farmacologia da un altro<br />

operatore; la comunicazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>agnosi può costringere<br />

una persona a pensare a sé come ad un in<strong>di</strong>viduo insano,<br />

malato, non libero <strong>di</strong> vivere ed agire i propri vissuti emotivi.<br />

Tale comunicazione comporta inoltre delle implicazioni<br />

sulla libertà <strong>di</strong> azione del terapeuta che si trova costretto a<br />

lavorare su significati che non sono propri del paziente ma<br />

appartengono alla cultura e alla formazione dell’operatore<br />

che ha posto la <strong>di</strong>agnosi e prescritto una terapia, fornendo<br />

un significato patologico ai vissuti emozionali propri del paziente<br />

ed impedendogli <strong>di</strong> autoriferirsi le perturbazioni affettive<br />

proprie <strong>di</strong> una situazione <strong>di</strong> scompenso emotivo.<br />

Ogni in<strong>di</strong>viduo è particolarmente sensibile e vulnerabile ai<br />

segnali emessi da un conspecifico, siano essi richieste <strong>di</strong> aiuto-protezione<br />

(modelli operativi <strong>di</strong> attaccamento), oppure stimoli<br />

recepiti da un altro in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong>sposto a fornire aiuto<br />

(modelli operativi <strong>di</strong> accu<strong>di</strong>mento) 1 , nella relazione terapeutica<br />

il sistema comportamentale <strong>di</strong> attaccamento del paziente<br />

viene agito in accoppiamento strutturale con un sistema comportamentale<br />

<strong>di</strong> accu<strong>di</strong>mento operato dal terapeuta.<br />

Per il paziente la <strong>di</strong>pendenza dal terapeuta o dalla terapia, si<br />

determina attraverso <strong>di</strong>namiche relazionali caratterizzate dal


SIMPOSI TEMATICI<br />

riprodursi/perdurare <strong>di</strong> relazioni <strong>di</strong> attaccamento/<strong>di</strong>pendenza<br />

<strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>sfunzionale, con una conseguente scarsa capacità<br />

in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> regolazione emotiva. In alcuni in<strong>di</strong>vidui<br />

la psicoterapia assume la funzione <strong>di</strong> regolare dall’esterno il<br />

flusso emotivo che coinvolge il mondo interno e relazionale<br />

del paziente e la relazione può assumere caratteristiche <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>pendenza quando <strong>di</strong>viene l’unico sistema che permette <strong>di</strong><br />

modulare, attraverso un riferimento esterno, i propri vissuti<br />

emotivi, senza possibilità <strong>di</strong> riferirli a sé o al proprio ciclo <strong>di</strong><br />

vita, determinando una situazione in cui l’attivazione <strong>di</strong> alcuni<br />

pattern emozionali e la loro mancata regolazione innescano<br />

un nuovo ciclo <strong>di</strong> ricerca <strong>della</strong> relazione e la <strong>di</strong>pendenza<br />

da quest’ultima.<br />

Per quanto riguarda il terapeuta risulta ovvia la <strong>di</strong>pendenza<br />

economica dal paziente, esistono comunque altre forme <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>pendenza che, seppure in modo meno evidente, sono connesse<br />

allo svolgimento <strong>della</strong> propria professione.<br />

Per ogni persona l’orientamento interno/esterno, l’attribuzione<br />

<strong>di</strong> causalità e la campo-<strong>di</strong>pendenza/in<strong>di</strong>pendenza rappresentano<br />

<strong>di</strong>mensioni rilevanti nelle <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> regolazione<br />

emotiva, l’organizzazione del dominio emotivo è basata<br />

sulla percezione e sull’interpretazione <strong>di</strong> stimoli affettivamente<br />

rilevanti.<br />

Alcuni Autori 2 3 hanno richiamato l’attenzione sull’importanza<br />

<strong>della</strong> “campo-<strong>di</strong>pendenza”, ossia <strong>della</strong> tendenza o meno<br />

a ricercare nel campo percettivo esterno o interno informazioni,<br />

segnali sociali, punti <strong>di</strong> vista, atteggiamenti propri<br />

e degli altri. Partendo da questi stu<strong>di</strong>, più recentemente, altri<br />

Autori 4-10 hanno descritto due stili relazionali, che si<br />

strutturano a partire dalle modalità d’attaccamento, legati<br />

all’attenzione data o meno ai segnali emotivamente significativi<br />

che appartengono al contesto relazionale e che cambiano<br />

attimo dopo attimo: quello “campo <strong>di</strong>pendente”<br />

(“field dependent”) e quello “campo in<strong>di</strong>pendente” (“field<br />

independent”). Lo stile relazionale “campo <strong>di</strong>pendente” si<br />

riscontra nei soggetti che privilegiano il campo percettivo<br />

esterno rispetto alle sensazioni corporee 10 11 ; nei terapeuti<br />

con una prevalenza <strong>di</strong> tale struttura l’approvazione, il successo,<br />

il guadagno possono limitare la libertà e strutturare<br />

una vera e propria <strong>di</strong>pendenza rispetto ai segnali esterni <strong>di</strong><br />

conferma relativi alla propria professione.<br />

Lo stile relazionale “campo in<strong>di</strong>pendente” si osserva nei<br />

soggetti che utilizzano prevalentemente le sensazioni corporee<br />

rispetto al campo percettivo esterno. In questo caso<br />

emerge la tendenza a fare affidamento perlopiù su idee,<br />

principi, ipotesi e spiegazioni personali; la spinta all’accu<strong>di</strong>mento<br />

compulsivo, l’eccessiva partecipazione alle <strong>di</strong>namiche<br />

affettive del paziente possono limitare in modo sensibile<br />

la libertà del terapeuta rispetto a tali relazioni e configurarsi<br />

come una vera e propria <strong>di</strong>pendenza dalla relazione<br />

<strong>di</strong> aiuto.<br />

Bibliografia<br />

1 Liotti G, Ceccarelli M, Chouhy A. Regole e rappresentazioni<br />

<strong>della</strong> relazione. Un confronto tra prospettive cognitivo-evoluzioniste<br />

e relazionali. Terapia Familiare 1993;41:19-34.<br />

2 Witkin HA. Cognitive styles in personal and cultural adaptation.<br />

Worcester, Mass.: The 1977 Heinz Werner Lectures, Clark<br />

University Press 1978.<br />

3 Witkin HA, Goodenough DR. Field dependence and interpersonal<br />

behavior. Psychol Bull 1977;84:661-89.<br />

4 Guidano VF. The self as a me<strong>di</strong>ator of cognitive change in psychotherapy.<br />

In: Hartman LM, Blankstein KR, eds. Perception of<br />

self in emotional <strong>di</strong>sorders and psychotherapy. New York:<br />

Plenum Press 1986.<br />

5 Guidano VF. A system, process-oriented approach cognitive<br />

therapy. In: Dobson KS, ed. Handbook of cognitive-behavioral<br />

therapies. New York: Guilford 1986a.<br />

6 Guidano VF. Il Sé nel suo <strong>di</strong>venire. Torino: Bollati Boringhieri<br />

1992.<br />

7 Guidano VF. La complessità del Sé. Torino: Bollati Boringhieri<br />

1988.<br />

8 Guidano VF. Lo sviluppo del Sé. In: Bara B, ed. Manuale <strong>di</strong> psicologia<br />

cognitiva. Torino: Bollati Boringhieri 1996.<br />

9 Reda MA. Sistemi cognitivi complessi e psicoterapia. Roma:<br />

Carocci 2001.<br />

10 Arciero G. Stu<strong>di</strong> e <strong>di</strong>aloghi sull’identità personale. Torino: Boringhieri<br />

2002.<br />

11 Blanco S, Canestri L, Reda MA. Un approccio costruttivista ai<br />

Disturbi del Comportamento alimentare. In: Bara B, ed. Nuovo<br />

Manuale <strong>di</strong> Psicoterapia Cognitiva, Bollati Boringhieri, in corso<br />

<strong>di</strong> stampa.<br />

La psicoterapia <strong>della</strong> famiglia<br />

tra autonomia e <strong>di</strong>pendenza<br />

C. Loriedo<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

La psicoterapia <strong>della</strong> famiglia si è tra<strong>di</strong>zionalmente confrontata<br />

con il tema dell’autonomia e con quello <strong>della</strong> <strong>di</strong>pendenza,<br />

in quanto tali problematiche costituiscono altrettanti<br />

aspetti cruciali delle relazioni familiari. Il continuo<br />

oscillare dei singoli componenti del sistema familiare tra<br />

vincolo e svincolo non riguarda soltanto le relazioni interne<br />

alla famiglia, ma anche le altre relazioni e soprattutto quella<br />

terapeutica. Le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> un terapeuta sistemico sono,<br />

infatti, racchiuse nel continuo <strong>di</strong>lemma imposto da un modello<br />

terapeutico che richiede interventi attivi e una posizione<br />

sempre propositiva piuttosto che ricettiva.<br />

Da tale posizione deriva la conseguenza <strong>della</strong> relazione paradossale<br />

che, <strong>di</strong> fatto, viene prodotta da chi si propone <strong>di</strong><br />

intervenire attivamente e al tempo stesso <strong>di</strong> rendere autonomo<br />

l’altro.<br />

Piuttosto che dalla tra<strong>di</strong>zionale tendenza dei terapeuti familiari<br />

a sud<strong>di</strong>vidersi nei due gruppi antitetici dei conductors e<br />

dei reactors, la risposta all’inquietante interrogativo se si<br />

debbano spingere l’in<strong>di</strong>viduo e la famiglia verso l’in<strong>di</strong>pendenza<br />

o se si debba attendere una loro spontanea, ma incerta<br />

risoluzione del vincolo, sembra provenire soprattutto dalla<br />

duplice soluzione in<strong>di</strong>cata da Carl Whitaker, il pioniere<br />

<strong>della</strong> terapia familiare simbolico-esperienziale.<br />

Whitaker sud<strong>di</strong>vide il processo terapeutico in due <strong>di</strong>stinte<br />

componenti verso le quali muove quello che viene da lui definito<br />

il vettore terapeutico. La componente amministrativa<br />

<strong>della</strong> relazione terapeutica riguarda soprattutto le regole del<br />

setting e la definizione del contesto terapeutico, mentre la<br />

componente simbolico-esperienziale riguarda i contenuti e<br />

le esperienze propri del processo terapeutico con la famiglia.<br />

Queste due componenti devono ricevere <strong>di</strong>verse risposte da<br />

parte del terapeuta che deve vincere la cosiddetta “battaglia<br />

per la struttura”, mentre deve lasciare nelle mani <strong>della</strong> famiglia<br />

e dei suoi componenti “la battaglia per l’iniziativa”.<br />

Inoltre, il terapeuta può consentire lo sviluppo <strong>di</strong> relazioni<br />

68


equilibrate tra vincolo e svincolo anche attraverso la continua<br />

riproposizione <strong>di</strong> “move in” e “move out” che riproducono<br />

nella seduta e nel corso dell’intero processo terapeutico,<br />

provvidenziali microesperienze <strong>di</strong> appartenenza e <strong>di</strong> separazione.<br />

La presentazione <strong>di</strong> casi clinici e <strong>di</strong> video relativi alla capacità<br />

<strong>di</strong> Whitaker <strong>di</strong> riprodurre simultaneamente forme <strong>di</strong> impegno<br />

e <strong>di</strong> <strong>di</strong>simpegno relazionale permetteranno <strong>di</strong> riconoscere<br />

come sia possibile restituire la libertà compromessa<br />

dalla psicopatologia e dalle relazioni <strong>di</strong>sfunzionali, attraverso<br />

l’esperienza clinica.<br />

69<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Bibliografia<br />

Whitaker CA, Malone T. The Roots of Psychotherapy. New York:<br />

Blakistone Company 1953. Rie<strong>di</strong>zione: New York: Brunner Mazel<br />

1981. E<strong>di</strong>zione <strong>Italiana</strong>: Le ra<strong>di</strong>ci <strong>della</strong> psicoterapia. Meto<strong>di</strong><br />

e tecniche. Milano: Angeli 1998.<br />

Whitaker CA. Midnight Musing of a Family Therapist. New York:<br />

W.W. Norton & Company 1989. Trad. it.: Margareth O, a cura<br />

<strong>di</strong>. Considerazioni notturne <strong>di</strong> un terapeuta <strong>della</strong> famiglia. Roma:<br />

Ryan, Astrolabio 1990.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA SAN PAOLO<br />

S24 - Seduzioni, intimità, amori e tra<strong>di</strong>menti telematici<br />

Costruzione e rottura dei legami affettivi<br />

on line<br />

M.R. Parsi<br />

Fondazione Movimento Bambino<br />

L’immaginario dell’altro si se<strong>di</strong>menta e si forma in sua assenza,<br />

attraverso fantasie, sogni, pensieri, idee che l’uomo<br />

ed il bambino tracciano dentro <strong>di</strong> sé, o in rappresentazioni<br />

artistiche nelle quali le emozioni prendono fissità e corpo.<br />

Oggi che l’altro viene rappresentato nella multime<strong>di</strong>alità ed<br />

incontrato virtualmente ci doman<strong>di</strong>amo dove finiscano lo<br />

spazio <strong>della</strong> creatività e <strong>della</strong> relazionalità – poiché – quando<br />

ogni curiosità, ogni sogno, ogni sentimento corrono velocissimi<br />

attraverso la me<strong>di</strong>azione delle tecnologie – si rischia<br />

un processo <strong>di</strong> riduzione dell’immaginario e <strong>di</strong> superficializzazione<br />

delle relazioni.<br />

Un conto è, infatti, il contatto con l’altro “riprodotto”, reso<br />

visibile e vivibile dentro il monitor del pc, tutt’altra faccenda<br />

è l’altro incontrato nella realtà o attraverso il filtro <strong>della</strong><br />

sua assenza, che impone una <strong>di</strong>stanza che stimola la riflessione<br />

piuttosto che l’agito.<br />

La costruzione e la rottura dei legami on line sono caratterizzate<br />

da una serialità che promuove un profondo sra<strong>di</strong>camento<br />

emotivo, da una mancanza <strong>di</strong> freni inibitori che fa<br />

mescolare fantasie e bugie, dolori e felicità, solitu<strong>di</strong>ni e<br />

perversioni che si mescolano senza <strong>di</strong>stinzione.<br />

Se non si prelude ad un incontro reale, si ingenera una mera<br />

riproduzione <strong>di</strong> relazioni indefinitamente simili e le<br />

nuove tecnologie possono dare a<strong>di</strong>to ad un eccessivo interagire,<br />

dove l’azione si sostituisce alla possibilità <strong>di</strong> riflettere<br />

ed elaborare internamente. Perenne consumo senza riflessione<br />

sul processo.<br />

MODERATORI<br />

T. Cantelmi, D. La Barbera<br />

Chat: seduzioni ed intimità<br />

M.B. Toro<br />

Fondazione “Movimento Bambino”<br />

Dalle “Relazioni Pericolose” <strong>di</strong> Laclos in poi, abbiamo imparato<br />

a considerare la seduzione, quanto meno nella nostra<br />

cultura, come un comportamento con una forte connotazione<br />

“letteraria”, “verbale”, che non necessita <strong>della</strong> presenza<br />

<strong>di</strong>retta dell’interlocutore/destinatario del messaggio seduttivo.<br />

Si può cercare <strong>di</strong> condurre l’altro o, come avviene in<br />

chat, i molteplici altri, verso <strong>di</strong> sé anche in assenza del corpo<br />

e, talvolta, proprio grazie all’assenza del corpo.<br />

Vengono presi in esame i <strong>di</strong>versi “stilemi” <strong>della</strong> seduzione<br />

on line ed analizzata nel dettaglio una “conversazione” seduttiva,<br />

ove si giunge, per passaggi successivi, ad avvicinare<br />

l’altro con lo scopo <strong>di</strong> farlo uscire dal virtuale e passare<br />

dalla possibilità alla realtà.<br />

Vengono analizzati i report sulle sensazioni ed i pensieri del<br />

soggetto che ha lanciato il messaggio seduttivo e si ipotizza<br />

che, in questo caso, l’utilizzo <strong>della</strong> tecnologia si inserisca in<br />

un passaggio evolutivo personale determinato ed aiuti la<br />

persona a riprendere contatto con l’altro sesso in una modalità<br />

che avverte come “protetta”.<br />

Lo scambio in messaggeria istantanea permette un’intimità relativamente<br />

intensa ma comunque permette anche, nella percezione<br />

del soggetto, <strong>di</strong> “salvare la faccia” all’occorrenza, lasciando<br />

aperta, sempre, quella che lui chiama una “via <strong>di</strong> ritirata<br />

percorribile”, pur mostrando, senza equivoci, l’interesse<br />

personale. L’attenzione del “seduttore”, non potendo concentrarsi<br />

sul non verbale, come avverrebbe nella realtà, punta su<br />

altri elementi: il tono delle affermazioni, le pause, le parole utilizzate.<br />

Il fine è esattamente sovrapponibile a quello <strong>della</strong> seduzione<br />

reale: “portare a casa il risultato” – se possibile un appuntamento,<br />

oppure, comunque, la cosa più importante, ovvero<br />

riuscire ad avere la sensazione <strong>di</strong> non stare giocando da solo,<br />

data la consapevolezza che la seduzione è una partita che si<br />

può vincere solo in due, ovvero attraverso il decisivo aiuto<br />

dell’“avversario”, che si farà “conquistare/vincere” solo se, da<br />

parte sua, sta cercando il medesimo epilogo <strong>di</strong> chi, con l’aiuto<br />

dell’invisibilità permessa dal pc, si sta proponendo.


SIMPOSI TEMATICI<br />

<strong>Psicopatologia</strong> e psico<strong>di</strong>namica delle cyberrelazioni<br />

D. La Barbera<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neurologia, Oftalmologia, Otorino e <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Università <strong>di</strong> Palermo<br />

Con la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> massa, in ogni strato sociale e in ogni fascia<br />

<strong>di</strong> età, delle reti telematiche, il virtuale è prepotentemente<br />

entrato nell’esperienza comune <strong>di</strong> una grande quantità <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui, mo<strong>di</strong>ficando stili <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> esperienza, mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

comunicare e <strong>di</strong> interagire. La possibilità, offerta da Internet,<br />

<strong>di</strong> entrare velocemente in contatto con altri utenti, offre opportunità<br />

nuove e impreve<strong>di</strong>bili <strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong> scambio<br />

affettivo, moltiplicando e facilitando le occasioni <strong>di</strong> espansione<br />

del proprio orizzonte relazionale. Ma è proprio questa facilitazione<br />

estrema dell’incontro e del rapporto consentita<br />

dalle tecnologie telematiche a mo<strong>di</strong>ficare la declinazione spazio-temporale<br />

dei vissuti e delle emozioni in rete, rendendo le<br />

relazioni tecnome<strong>di</strong>ate spesso rapide e istantanee oltre che suscettibili<br />

<strong>di</strong> mo<strong>della</strong>rsi su una forte aspettativa soggettiva,<br />

ideale e fantastica, piuttosto che su parametri <strong>di</strong> obiettività e<br />

<strong>di</strong> razionalità. Il modo in cui il mezzo tecnologico – la tastiera<br />

e il video – tendono a mo<strong>di</strong>ficare i tempi e i contenuti <strong>della</strong><br />

relazione, rappresenta quin<strong>di</strong> un in<strong>di</strong>catore efficace <strong>della</strong><br />

capacità delle psicotecnologie <strong>di</strong> frapporsi tra la mente e la<br />

realtà mo<strong>di</strong>ficando l’esperienza. Gli aspetti <strong>di</strong>sfunzionanti e<br />

<strong>di</strong>sadattivi legati allo stabilirsi <strong>di</strong> relazioni on-line o l’emergere<br />

<strong>di</strong> sintomi psicopatologici (prevalentemente – ma non<br />

esclusivamente – situati nell’area dei <strong>di</strong>sturbi impulsivo-compulsivi<br />

e delle <strong>di</strong>pendenze comportamentali) sono un altro<br />

importante elemento in grado <strong>di</strong> chiarire alcuni degli elementi<br />

significativi dell’interazione tra la mente e le tecnologie<br />

<strong>della</strong> comunicazione.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tali fenomeni quin<strong>di</strong> consente <strong>di</strong> mettere in luce<br />

significativi cambiamenti del funzionamento affettivo e<br />

dei processi cognitivi <strong>di</strong>rettamente collegati all’impiego dei<br />

<strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> Information Technology e che possono spiegare<br />

quella forma <strong>di</strong> “relazionalità liquida” che Autori come<br />

Barman ritengono particolarmente caratteristica dell’epoca<br />

attuale. In modo altrettanto evidente queste riflessioni ci<br />

spiegano la frequenza <strong>di</strong> forme franche o sub-cliniche <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza<br />

relazionale rilevabili nei forti utilizzatori <strong>di</strong> servizi<br />

on-line, come chat, e-mail, news group, MUD. Nella<br />

maggior parte <strong>di</strong> tali soggetti, similmente ad altre forme <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>pendenza patologica, è altresì rilevabile un “pattern ad<strong>di</strong>tivo”<br />

rappresentato da componenti <strong>di</strong> tipo alessitimico,<br />

aspetti impulsivi e/o compulsavi, tendenze <strong>di</strong>ssociative.<br />

Importante appare, infine, la propensione alla “cosmesi<br />

identitaria” presente in molti soggetti affetti da <strong>di</strong>pendenza<br />

da cyber-relazioni, attitu<strong>di</strong>ne alla flui<strong>di</strong>tà e alla virtualizzazione<br />

identitaria che spesso non appare unicamente spiegabile<br />

come l’esito <strong>di</strong> strategie manipolative o seduttive in rete<br />

ma dalla tendenza, tipicamente attivata dalle esperienze<br />

<strong>di</strong> realtà virtuale, a sperimentare aspetti periferici del Sé.<br />

Gli spazi delle chat e i luoghi <strong>di</strong> incontro virtuale in Rete<br />

offrono quin<strong>di</strong> opportunità per l’amicizia, l’amore e il sesso<br />

ma evidenziano, contemporaneamente, anche una inclinazione<br />

degli internauti a cimentare nel cyberspazio identità<br />

“perfette”, angeliche, patinate, simulate, a volte terrificanti,<br />

per vivere strani tipi <strong>di</strong> rapporti sentimentali, spesso<br />

solo cerebrali, me<strong>di</strong>atici e alienati, onanistici e consolatori,<br />

ma che, con sempre maggiore frequenza, finiscono con<br />

l’influenzare anche la vita e le relazioni “al <strong>di</strong> qua” dello<br />

schermo.<br />

Bibliografia<br />

1 Bauman Z. Amore liquido. Roma: Laterza 2004.<br />

2 Cantelmi T, Giar<strong>di</strong>na Grifo L. La mente virtuale. San Paolo<br />

2002.<br />

3 Caretti V, La Barbera D. <strong>Psicopatologia</strong> delle realtà virtuali.<br />

Milano: Masson 2001.<br />

4 Caretti V, La Barbera D. Le <strong>di</strong>pendenze patologiche, clinica e<br />

psicopatologia. Milano: Raffaello Cortina 2005.<br />

5 Di Maria F, Cannizzaro S. Reti telematiche e trame psicologiche.<br />

Milano: FrancoAngeli 2001.<br />

6 Roversi A. Chat line, luoghi ed esperienze <strong>della</strong> vita in rete. Bologna:<br />

Il Mulino 2001.<br />

Tra<strong>di</strong>mento on line: limite reale e virtuale<br />

dell’amore<br />

V. Carpino<br />

Istituto <strong>di</strong> Psicoterapia Cognitivo-Interpersonale<br />

Introduzione: Internet, grande mezzo multime<strong>di</strong>ale del nostro<br />

tempo consente <strong>di</strong> informarsi, aggiornarsi e comunicare.<br />

La chat line permette, in tempo reale, <strong>di</strong> raccontarsi, incontrarsi,<br />

innamorarsi, liberi dalla corporeità ingombrante e<br />

protetti dall’anonimato dello schermo. Ci siamo chiesti se<br />

gli amori nati in chat coinvolgano anche chi nella vita reale<br />

è impegnato in un rapporto <strong>di</strong> coppia arrivando così al tra<strong>di</strong>mento.<br />

Metodologia: abbiamo stu<strong>di</strong>ato casi singoli <strong>di</strong> uomini e<br />

donne tra i 25 ed i 40 anni, sia <strong>di</strong>soccupati che impegnati in<br />

una attività lavorativa, <strong>di</strong> ogni livello culturale e sociale, impegnati<br />

in un rapporto <strong>di</strong> coppia.<br />

Risultati: tre milioni circa <strong>di</strong> italiani chattano, sono uomini<br />

e donne tra i 30 ed i 35 anni, con una cultura superiore, il<br />

60% dei nostri analizzati sono donne che si innamorano e<br />

tra<strong>di</strong>scono virtualmente. Hanno un buon lavoro ed un livello<br />

socio-culturale alto. Il 70% <strong>di</strong> loro vive la storia in rete<br />

senza mai arrivare ad un incontro reale.<br />

Conclusioni: sono in aumento le coppie che in Italia si lasciano<br />

per colpa dei tra<strong>di</strong>menti virtuali, ritenuti motivo <strong>di</strong><br />

addebito nelle cause <strong>di</strong> separazione e <strong>di</strong>vorzi tra coniugi.<br />

Bibliografia<br />

1 Cantelmi T, Carpino V. Tra<strong>di</strong>mento on line. Collana “ Le Comete”<br />

Franco Angeli 2005.<br />

70


Il ruolo <strong>della</strong> comprensione delle emozioni<br />

nella cognizione sociale in soggetti affetti<br />

da Schizofrenia<br />

R. Roncone, M. Mazza, M. Casacchia<br />

Clinica Psichiatrica, Università de L’Aquila<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 18.00-19.30<br />

SALA LEONARDO<br />

S25 - Emozioni e Schizofrenia<br />

Introduzione: persone affette da Schizofrenia presentano<br />

deficit nel riconoscimento delle emozioni e nella comprensione<br />

del pensiero altrui (Teoria <strong>della</strong> Mente).<br />

Stu<strong>di</strong> recenti hanno posto l’attenzione sui deficit <strong>di</strong> cognizione<br />

sociale presentati da soggetti con Schizofrenia, ma solo<br />

pochi stu<strong>di</strong> tuttavia hanno esaminato la capacità <strong>di</strong> riconoscimento<br />

delle emozioni e la comprensione <strong>della</strong> Teoria <strong>della</strong><br />

Mente in soggetti con Schizofrenia e solo uno stu<strong>di</strong>o ha messo<br />

in relazione tali deficit con il comportamento sociale 1 .<br />

Scopo del presente stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> esaminare se la<br />

capacità <strong>di</strong> riconoscere le emozioni fosse collegata al deficit<br />

<strong>di</strong> comprensione <strong>della</strong> ToM in soggetti affetti da Schizofrenia<br />

e se tali deficit fossero in grado <strong>di</strong> spiegare in maniera<br />

più accurata, rispetto alle <strong>di</strong>fficoltà in altre capacità cognitive<br />

(funzioni esecutive, memoria ecc.) le anomalie nel comportamento<br />

sociale presentato da soggetti affetti da Schizofrenia.<br />

Metodologia: nel nostro stu<strong>di</strong>o abbiamo esaminato un campione<br />

<strong>di</strong> 65 soggetti affetti da Schizofrenia, <strong>di</strong>agnosticati secondo<br />

i criteri del DSM IV (APA, 1994). I soggetti sono stati<br />

confrontati con un uguale gruppo <strong>di</strong> soggetti sani, confrontati<br />

per età, sesso e scolarità, reclutati fra il personale<br />

parame<strong>di</strong>co del Servizio Psichiatrico Universitario <strong>di</strong> Diagnosi<br />

e Cura dell’ospedale civile “S. Salvatore” ASL-04<br />

L’Aquila, Università de L’Aquila.<br />

Tutti i soggetti con Schizofrenia sono stati sottoposti ad una<br />

valutazione <strong>della</strong> sintomatologia clinica con la Brief Psichiatric<br />

Rating Scale (BPRS) (Morosini e Casacchia, 1994)<br />

e cognitiva me<strong>di</strong>ante il Wisconsin Card Sorting Test; il test<br />

Torre <strong>di</strong> Londra; il test <strong>di</strong> Fluenza Verbale e me<strong>di</strong>ante una<br />

prova <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> materiale verbale.<br />

I soggetti sono stati inoltre sottoposti a tre compiti per la valutazione<br />

<strong>della</strong> cognizione sociale: storie per la valutazione<br />

<strong>della</strong> comprensione <strong>della</strong> Teoria <strong>della</strong> Mente; test <strong>di</strong> riconoscimento<br />

e comprensione delle emozioni (Baron-Cohen,<br />

1995).<br />

Risultati: i risultati hanno evidenziato che le persone affette<br />

da Schizofrenia risultavano meno abili dei controlli sani<br />

nel riconoscere le emozioni soprattutto quelle negative (rabbia,<br />

spavento e tristezza). È stata osservata una <strong>di</strong>fferenza<br />

statisticamente significativa anche nella comprensione delle<br />

storie <strong>di</strong> Teoria <strong>della</strong> Mente e nell’utilizzo <strong>di</strong> capacità strategiche<br />

rispetto ai controlli sani.<br />

Al contrario non tutti i pazienti presentavano deficit nelle<br />

funzioni esecutive statisticamente <strong>di</strong>verse da quelle dei soggetti<br />

<strong>di</strong> controllo.<br />

Conclusioni: le anomalie nel comportamento sociale presentate<br />

da soggetti affetti da Schizofrenia sembrano correla-<br />

MODERATORI<br />

P. Rocca, R. Roncone<br />

71<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

te alla durata <strong>di</strong> malattia ed ai deficit <strong>di</strong> Teoria <strong>della</strong> Mente.<br />

Ulteriori stu<strong>di</strong> sulle variabili <strong>della</strong> cognizione sociale potranno<br />

proficuamente contribuire alla comprensione dei problemi<br />

nella riduzione del funzionamento sociale nella Schizofrenia.<br />

Bibliografia<br />

1 Roncone R, Falloon IRH, Mazza M, De Risio A, Pollice R, Negozione<br />

S, et al. Is social cognition associated more strongly<br />

with clinical and social functioning in schizophrenia than neurocognitive<br />

deficits? Psychopathology 2002;35:280-8.<br />

Processing implicito ed esplicito<br />

delle emozioni nella Schizofrenia<br />

G. Blasi, V. Rubino<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università<br />

<strong>di</strong> Bari<br />

L’identificazione <strong>di</strong> stimoli emotivamente rilevanti è un<br />

processo mentale cruciale nella relazione tra il soggetto e<br />

l’ambiente, e fondamentale per la sopravvivenza.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista neurobiologico, una serie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> ha<br />

identificato regioni cerebrali car<strong>di</strong>ne per il processamento<br />

<strong>di</strong> input a valenza emotiva, come l’amigdala, la corteccia<br />

prefrontale ventrolaterale, orbitofrontale e del cingolo.<br />

Ognuna <strong>di</strong> queste aree sembra avere una caratterizzazione<br />

funzionale all’interno <strong>di</strong> questo network neuronale; in particolare,<br />

l’amigdala sembra essere coinvolta nella fase <strong>di</strong><br />

riconoscimento <strong>della</strong> valenza emotiva dello stimolo e nella<br />

produzione <strong>di</strong> stati affettivi correlati, e la corteccia ventrolaterale<br />

nella modulazione e controllo cognitivo <strong>della</strong><br />

stato affettivo.<br />

La Schizofrenia è caratterizzata da <strong>di</strong>sturbi dell’emotività<br />

e che investono la relazione tra il paziente ed il mondo<br />

esterno.<br />

Stu<strong>di</strong> sulla neurobiologia <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sturbo suggeriscono<br />

la presenza <strong>di</strong> un’abnorme attività del network neuronale<br />

sottendente il processamento <strong>di</strong> stimoli emotivamente rilevanti.<br />

Non è ancora però ancora ben chiarito in che modo una<br />

minore o maggiore regolazione cognitiva <strong>della</strong> risposta affettiva<br />

possa influenzare la fisiopatologia associata a questo<br />

<strong>di</strong>sturbo.<br />

In un nostro stu<strong>di</strong>o, abbiamo confrontato pazienti con<br />

Schizofrenia e controlli sani in relazione all’attività cerebrale<br />

correlata a processamento implicito (a relativamente<br />

bassa interferenza cognitiva) e esplicito (a più alta interferenza<br />

cognitiva) <strong>di</strong> stimoli con valenza emotiva negativa. I<br />

risultati hanno mostrato abnorme attività nella Schizofrenia<br />

dell’amigdala durante il processamento implicito, e<br />

<strong>della</strong> corteccia prefrontale dorsolaterale durante quello<br />

esplicito, suggerendo un inefficace processamento <strong>di</strong> stimoli<br />

emotivamente salienti in questo <strong>di</strong>sturbo.


SIMPOSI TEMATICI<br />

È la dopamina importante nella regolazione<br />

delle emozioni? Oltre l’ipotesi<br />

fisiopatologica <strong>della</strong> psicosi<br />

A. de Bartolomeis, V. de Luca<br />

Laboratorio <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Molecolare, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Neuroscienze, Università Federico II <strong>di</strong> Napoli<br />

1. Circuiti neuroanatomofunzionali implicati nella fisiopatologia<br />

delle manifestazioni psicotiche, nelle <strong>di</strong>sfunzioni<br />

<strong>di</strong> tipo cognitivo e nella regolazione <strong>della</strong> risposta allo<br />

stress acuto sono potentemente regolati dal sistema<br />

dopaminergico a multipli livelli cortico-sottocorticali.<br />

2. I medesimi circuiti sono altresì implicati nella regolazione<br />

<strong>di</strong> risposte comportamentali con rilevante contenuto<br />

emotivo; rimane tuttavia per molti versi elusivo il<br />

ruolo <strong>della</strong> dopamina nel processamento delle emozioni<br />

e solo inizialmente esplorati i meccanismi molecolari attraverso<br />

i quali la dopamina modula i sistemi <strong>di</strong> trasduzione<br />

del segnale a livello pre- e post-postsinaptico, significativamente<br />

rilevanti in regioni anatomiche importanti<br />

per il processamento delle emozioni.<br />

3. Nonostante l’impossibilità <strong>di</strong> creare modelli preclinici<br />

con rilevanza antropomorfa in questo ambito, i modelli<br />

animali forniscono utili suggestioni sui meccanismi recettoriali<br />

e post-recettoriali nonché sulle interazioni tra<br />

sistema dopaminergico e altri sistemi neurotrasmettitoriali<br />

nella regolazione <strong>di</strong> circuiti cortico-sottocorticali<br />

implicati nella regolazione dell’emozioni. In particolare<br />

il ruolo dell’interazione dopamino glutamatergica cortico-sottocorticale<br />

appare cruciale nella regolazione dei<br />

circuiti neuroanatomofunzionali implicati nella modulazione<br />

<strong>di</strong> comportamenti correlati <strong>di</strong> tipo emozionale, in<br />

particolare legati al fear con<strong>di</strong>tioning, con un possibile<br />

multiplo coinvolgimento dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> recettori dopaminergici<br />

e glutammatergici (ionotropi e metabotropi)<br />

e <strong>della</strong> loro reciproca interazione.<br />

4. In particolare stu<strong>di</strong> sperimentali nei ro<strong>di</strong>tori e nei primati<br />

in<strong>di</strong>cano un ruolo significativo e <strong>di</strong>fferenziale per i recettori<br />

NMDA nella regolazione dei livelli <strong>di</strong> dopamina<br />

in corteccia prefrontale e in amigdala. L’ipofunzione del<br />

recettore NMDA è responsabile nell’uomo <strong>di</strong> profonde<br />

alterazioni <strong>della</strong> percezione e <strong>della</strong> funzione cognitiva<br />

con rilevante impatto sull’attribuzione <strong>di</strong> significato a<br />

esperienze con correlato emozionale.<br />

5. Nuovi meccanismi <strong>di</strong> controllo <strong>della</strong> funzione recettoriale<br />

sono recentemente emersi dalla sperimentazione<br />

clinica e possibili implicazioni iniziano ad emergere per<br />

la fisiopatologia delle risposte con rilevanze emotive<br />

nella fisiopatologia delle psicosi; un esempio in tal senso<br />

viene dai sistemi <strong>di</strong> controllo e del tuning dopaminergico<br />

transsinaptico ad opera <strong>di</strong> proteine <strong>della</strong> densità<br />

postsinaptica come Homer.<br />

L’impatto degli antipsicotici atipici sulle<br />

emozioni dello schizofrenico<br />

P. Rocca, A. Monero, R. Rasetti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: la compromissione del funzionamento sociale<br />

è il trait d’union <strong>della</strong> maggior parte dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

ed è uno dei criteri necessari per porre <strong>di</strong>agnosi del sistema<br />

nosografico attualmente in uso (DSM-IV-TR). Di tutti<br />

i <strong>di</strong>sturbi psichiatrici dell’età adulta, quelli dello spettro<br />

schizofrenico sembrano essere quelli in cui è presente una<br />

peculiare compromissione del funzionamento sociale. Molti<br />

pazienti presentano deficit nella capacità <strong>di</strong> processare le<br />

emozioni osservate negli altri, sono socialmente inattivi,<br />

privi <strong>di</strong> spontaneità e sovente in<strong>di</strong>fferenti al mondo circostante.<br />

Tutto ciò si associa a scarso adattamento e funzionamento<br />

sociale. Questo dominio cognitivo viene generalmente<br />

identificato con la “social cognition”, che è stata descritta<br />

come “l’insieme dei processi e delle funzioni che permettono<br />

ad un soggetto <strong>di</strong> comprendere, agire e trarre benefici<br />

dal mondo interpersonale” 1 . In campo clinico è ancora<br />

tema <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione se l’outcome funzionale sia influenzato<br />

da questo nucleare <strong>di</strong>sturbo pervasivo delle relazioni che<br />

con<strong>di</strong>ziona la vita del soggetto, o dalla presenza dei <strong>di</strong>fferenti<br />

sintomi che si presentano nel corso <strong>della</strong> Schizofrenia<br />

o ancora da deficit del funzionamento cognitivo <strong>di</strong> base. I<br />

pochi stu<strong>di</strong> che hanno valutato l’effetto del trattamento farmacologico<br />

sulla “social cognition” riportano dati contrad<strong>di</strong>ttori.<br />

Alcuni stu<strong>di</strong> evidenziano una maggiore efficacia <strong>di</strong><br />

olanzapina e risperidone rispetto all’aloperidolo nel miglioramento<br />

<strong>di</strong> questa funzione 2-4 , altri non hanno riscontrato<br />

<strong>di</strong>fferenze tra l’utilizzo <strong>di</strong> antipsicotici tipici e atipici 5 , mentre<br />

stu<strong>di</strong> ancor più recenti non sembrano in<strong>di</strong>care alcun miglioramento<br />

<strong>della</strong> “social cognition” con la terapia farmacologica<br />

6 . Questi risultati devono essere considerati con cautela,<br />

dal momento che la definizione stessa <strong>di</strong> “social cognition”<br />

e le modalità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tale dominio variano a seconda<br />

<strong>della</strong> meto<strong>di</strong>ca utilizzata. L’ipotesi <strong>di</strong> lavoro che ci<br />

siamo proposti è <strong>di</strong> valutare, in un campione <strong>di</strong> soggetti affetti<br />

da Schizofrenia con esor<strong>di</strong>o recente, le eventuali <strong>di</strong>fferenze<br />

nelle alterate funzioni sociali ed emotive, in base al<br />

trattamento farmacologico in atto, confrontando neurolettici<br />

ed antipsicotici atipici.<br />

Metodologia: per lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> “social cognition” è stato<br />

messo a punto un protocollo computerizzato (Comprehensive<br />

Affect Testing System – versione italiana realizzata dal<br />

nostro gruppo <strong>di</strong> ricerca; demo <strong>della</strong> versione inglese <strong>di</strong>sponibile<br />

al seguente sito internet: http://www.psychologysoftware.com/testing_instruments.htm)<br />

che prevede la somministrazione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi test volti ad esplorare <strong>di</strong>fferenti<br />

aspetti delle funzioni emotive (test <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione delle<br />

emozioni, test <strong>di</strong> denominazione delle emozioni, selezione<br />

delle emozioni, riconoscimento <strong>di</strong> facce in base all’emozione<br />

espressa, test <strong>di</strong> proso<strong>di</strong>a). Al fine <strong>di</strong> completare l’assessment<br />

<strong>della</strong> componente emotiva, è stato inoltre somministrato<br />

il test <strong>di</strong> “Attribuzione delle intenzioni” <strong>di</strong> Brunet 7<br />

per indagare la Teoria <strong>della</strong> Mente (ToM). Queste valutazioni<br />

ci hanno permesso <strong>di</strong> valutare l’alterata socialità, il <strong>di</strong>sturbo<br />

del contatto e <strong>della</strong> sintonizzazione affettiva nei due<br />

gruppi <strong>di</strong> trattamento. I test sono stati somministrati ad un<br />

72


campione <strong>di</strong> pazienti schizofrenici con esor<strong>di</strong>o recente (< 5<br />

anni) e ad un gruppo <strong>di</strong> controllo sano, reclutato tra il personale<br />

universitario e ospedaliero <strong>della</strong> SCDU. Altri strumenti<br />

<strong>di</strong> valutazione hanno compreso: intervista semistrutturata<br />

per la raccolta dei dati demografici, anamnestici e clinici<br />

generali, focalizzando l’attenzione soprattutto sul trattamento<br />

farmacologico; intervista strutturata per la <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> Schizofrenia secondo il DSM-IV (SCID), valutazione<br />

neurocognitiva con utilizzo <strong>di</strong> batterie <strong>di</strong> test specifiche.<br />

Risultati: allo stato attuale <strong>della</strong> ricerca, sono stati reclutati<br />

28 soggetti schizofrenici e 18 controlli sani. I pazienti presentano<br />

una compromissione statisticamente significativa<br />

nella performance del Comprehensive Affect Test e del ToM,<br />

se confrontati con i controlli normali. All’interno del campione<br />

<strong>di</strong> soggetti schizofrenici, non sembrano invece essere<br />

presenti <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> performance nel gruppo in trattamento<br />

con i neurolettici (42%) rispetto al gruppo in trattamento<br />

con antipsicotici atipici (58%).<br />

Conclusione: i risultati <strong>di</strong> tali osservazioni potranno avere<br />

importanti implicazioni pratiche, in quanto permetteranno <strong>di</strong><br />

effettuare un’analisi d’efficacia dei nuovi farmaci antipsicotici<br />

e valutare eventualmente la necessità <strong>di</strong> un intervento combinato<br />

con trattamenti psicoeducazionali e riabilitativi al fine<br />

<strong>di</strong> migliorare la compromissione osservata in questo dominio.<br />

73<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Bibliografia<br />

1 Corrigan P, Penn D, eds. Social cognition and schizophrenia<br />

Washington, DC: APA Books 2001, p. 41-72.<br />

2 Kee KS, Kern RS, Marshall BD, Green MF. Risperidone vs.<br />

haloperidol for perception of emotion in treatment-resistant<br />

schizophrenia: preliminary fin<strong>di</strong>ngs. Schizophr Res<br />

1998;31:159-65.<br />

3 Littrell KH. Improvement in social cognition in patients with<br />

schizophrenia associated with treatment with olanzapine. Schizophr<br />

Res 2004;66:201-2.<br />

4 Mazza M, Tozzini C, Giosue P, De Risio A, Palmucci M, Roncone<br />

R, et al. Social cognition and atypical antipsychotic agents<br />

in the treatment of persons with schizophrenia: preliminary data<br />

from a naturalistic study. Clin Ter 2003;154:79-83.<br />

5 Hogarty G, Flesher S, Ulrich R, Carter M, Greenwald D, Pogue-<br />

Geile M, et al. Cognitive enhancement therapy for schizophrenia.<br />

Arch Gen Psychiatry 2004;61:866-76.<br />

6 Herbener ES, Hill SK, Marvin RW, Sweeney JA. Effects of antipsychotic<br />

treatment on emotion perception deficits in firstepisode<br />

schizophrenia. Am J Psychiatry 2005;162:1746-8.<br />

7 Brunet E, Sarfati Y, Hardy-Baylè M, Docety J. A PET study of<br />

the attribution of intentions to otheres in schizophrenia. Comparison<br />

with normal subjects on a non-verbal task. Schizophr<br />

Res 2001;49(Suppl 1):174.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 18.00-19.30<br />

SALA VERDE<br />

S26 - Il Trattamento Sanitario Obbligatorio<br />

Analisi dei Trattamenti Sanitari Obbligatori<br />

<strong>della</strong> città <strong>di</strong> Torino: 15 anni <strong>di</strong> osservazione<br />

P.M. Furlan, R.L. Picci, S. Gelati<br />

DSM Interaziendale ASO “San Luigi Gonzaga”/ASL5 <strong>di</strong><br />

Collegno/Università <strong>di</strong> Torino<br />

La ricerca è stata eseguita tramite la raccolta dei dati presenti<br />

sulle proposte <strong>di</strong> TSO archiviate presso l’Ufficio TSO<br />

del Comune <strong>di</strong> Torino. I dati sono tutti su supporto cartaceo,<br />

archiviato in maniera <strong>di</strong>staccata dall’anagrafe del Tribunale<br />

e con dati specifici per questa ricerca (anche se non esaurienti)<br />

ad esempio le <strong>di</strong>agnosi d’entrata, notoriamente “affrettate”.<br />

I dati sono stati confrontati con l’anagrafe <strong>di</strong> Torino,<br />

sono stati selezionati i residenti per questo confronto e<br />

sottoposti a statistiche comparative.<br />

Area <strong>di</strong> osservazione: Città <strong>di</strong> Torino 5 SPDC per un totale<br />

<strong>di</strong> 75 letti – sebbene il numero non possa essere in<strong>di</strong>cativo<br />

per intercorse chiusure e per la necessaria aggiunta in situazioni<br />

d’urgenza <strong>di</strong> letti aggiuntivi (c.d. barelle).<br />

Il periodo <strong>di</strong> osservazione va dal 1985 al 1999 (quin<strong>di</strong>ci anni)<br />

e il numero <strong>di</strong> TSO effettuati (eventi) raggiunge i cinquemila<br />

e le persone che lo hanno subito oltre le 4.000 con<br />

una predominanza degli uomini del 22%. Vengono analizzati<br />

numerosi dati tra cui la durata me<strong>di</strong>a, le reci<strong>di</strong>ve, il rischio<br />

relativo (RR) le classi <strong>di</strong> età, l’incidenza e prevalenza<br />

uomini e donne, il confronto con la popolazione normale ed<br />

MODERATORI<br />

P.M. Furlan, S. Tartaglione<br />

i fattori <strong>di</strong> rischio. Sono stati messi a confronto i dati con<br />

quelli estratti nel periodo negli ospedali psichiatrici <strong>di</strong> Collegno.<br />

Tra numerosi dati emerge che oltre il 70% dei TSO<br />

cessa entro i sette giorni, che vi sono picchi <strong>di</strong> età specifici<br />

in confronto <strong>della</strong> colazione e una riduzione dell’età me<strong>di</strong>a<br />

così come non sono particolarmente evidenti dei mutamenti<br />

<strong>di</strong> tipologia <strong>della</strong> popolazione rispetto ai pregressi ricoveri<br />

in OP.<br />

Trattamento sanitario obbligatorio: aspetti<br />

costrittivi nell’ambito dei trattamenti<br />

C. Mencacci<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, A.O. “Fatebenefratelli-Oftalmico”<br />

Milano<br />

Il contratto in psichiatria è tra pari e coinvolge tutto il personale<br />

e la stessa continuità terapeutica è legata al lavoro <strong>di</strong><br />

équipe ed è <strong>di</strong>fferente dal Contratto in me<strong>di</strong>cina maggiormente<br />

rivolto alla singola prestazione professionale.<br />

Questi anni hanno comportato un significativo cambio dell’orientamento<br />

dei servizi psichiatrici a favore delle Associazioni<br />

dei familiari, dei pazienti e <strong>di</strong> advocacy favorendo<br />

uno spazio per proposta <strong>di</strong> un “contratto” orientato verso un<br />

reciproco impegno tra il Servizio Psichiatrico e l’utente e i<br />

suoi familiari.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Si tratta <strong>di</strong> favorire la costruzione <strong>di</strong> un progetto terapeutico-riabilitativo<br />

che veda costantemente impegnati gli operatori<br />

alla ricerca <strong>di</strong> un consenso che procede lungo proposte<br />

<strong>di</strong> intervento, <strong>di</strong> obiettivi da raggiungere, <strong>di</strong> verifiche, <strong>di</strong><br />

tempi previsti per l’attuazione.<br />

Un “Patto” per la costruzione <strong>di</strong> una Alleanza che vede i Servizi<br />

declinare con chiarezza i loro progetti e su questi costruire<br />

un “consenso-contratto” con gli utenti ed i loro familiari.<br />

La proposta <strong>di</strong> un contratto vincolante per la continuità delle<br />

cure, nasce dalla comune e ampiamente documentata <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> gestione del mancato o insufficiente adesione ai<br />

trattamenti da parte <strong>di</strong> soggetti portatori <strong>di</strong> patologie importanti<br />

e da significative ricadute ambientali e relazionali. Gli<br />

strumenti legislativi (ASO, TSO) si sono <strong>di</strong>mostrati poco<br />

flessibili e inadeguati ad affrontare clinicamente la problematica<br />

<strong>della</strong> mancata adesione alle cure e per tracciare un<br />

nuovo equilibrio tra autodeterminazione alle cure e “dovere<br />

alla salute” che è stato proposto, anche dal punto <strong>di</strong> vista legislativo,<br />

l’introduzione <strong>di</strong> un “contratto terapeutico vincolante”<br />

per la continuità delle cure.<br />

Nella Legge viene sottolineato che il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

generale e il me<strong>di</strong>co specialista psichiatra debbano adottare<br />

“ogni opportuna iniziativa per privilegiare trattamenti a cui<br />

il paziente possa aderire esprimendo il proprio consenso<br />

informato”.<br />

Tuttavia è lo psichiatra <strong>della</strong> struttura curante il legittimato<br />

a re<strong>di</strong>gere il “contratto vincolante” nel caso in cui la situazione<br />

clinica in<strong>di</strong>viduale non garantisca la continuità del<br />

trattamento terapeutico o riabilitativo al quale il paziente<br />

debba essere sottoposto.<br />

Ora, se con “situazione clinica in<strong>di</strong>viduale” si intende una<br />

deficienza psichica per cui il soggetto non sia in grado <strong>di</strong><br />

comprendere la vera portata delle cure, ciò comporta, <strong>di</strong><br />

conseguenza, la possibilità <strong>di</strong> ravvisare un vizio nella formazione<br />

del contratto stesso in quanto il paziente (parte del<br />

contratto) sarebbe incapace <strong>di</strong> intendere e <strong>di</strong> volere. Sarebbe<br />

forse meglio chiarire che cosa si intenda per “situazione<br />

clinica in<strong>di</strong>viduale” e quali siano le fattispecie cliniche prese<br />

in considerazione. E dunque <strong>di</strong>fferenziare i casi in cui il<br />

paziente <strong>di</strong>venta “parte del contratto” da quelli in cui tale<br />

negozio giuri<strong>di</strong>co è stipulato a suo favore, non essendo egli<br />

capace <strong>di</strong> intendere (anche solo momentaneamente) la reale<br />

portata del <strong>di</strong>sposto dello psichiatra.<br />

Inoltre la scelta dell’espressione “contratto vincolante” potrebbe<br />

essere considerata “hard” rispetto ad altre più “soft”<br />

come ad esempio “<strong>di</strong>rettive <strong>di</strong> partecipazione alla cura”, terminologie<br />

usate anche in altri contesti (come per le “manifestazioni<br />

anticipate <strong>di</strong> volontà sulle cure” c.d. “<strong>di</strong>rettive anticipate”)<br />

in cui il significato e l’importanza del processo<br />

decisionale da attribuire alla volontà sono strettamente collegate<br />

alle circostanze <strong>della</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> coscienza o <strong>della</strong> volontà<br />

(e quin<strong>di</strong> anche ai casi in cui la volontà è fortemente<br />

scemata) e per questo ad alto impatto sociale.<br />

Aspetti etici nei trattamenti senza consenso<br />

A. Vita<br />

Università <strong>di</strong> Brescia, DSM, A.O. Spedali Civili <strong>di</strong> Brescia<br />

L’intervento del me<strong>di</strong>co è stato storicamente informato ad<br />

un atteggiamento <strong>di</strong> tipo paternalistico.<br />

Il cambiamento dei valori sociali ha però mo<strong>di</strong>ficato il rapporto<br />

me<strong>di</strong>co-paziente mettendo al centro il concetto <strong>di</strong> libertà<br />

ed autonomia dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

Eppure il concetto <strong>di</strong> autonomia risulta inapplicabile ove vi<br />

sia sostanziale riduzione delle capacità del paziente: in tal<br />

caso il principio <strong>di</strong> beneficialità rappresenta una giustificazione<br />

etica dei trattamenti senza consenso.<br />

Esistono peraltro con<strong>di</strong>zioni e criteri specifici che rendono<br />

accettabile o inaccettabile il ricorso al principio <strong>di</strong> beneficialità.<br />

Il <strong>di</strong>ritto alla cura e al trattamento ha confini variabili nel<br />

tempo e risente delle attitu<strong>di</strong>ni <strong>della</strong> società.<br />

La <strong>di</strong>sciplina dei trattamenti senza consenso presenta notevoli<br />

aspetti problematici sotto il profilo etico, aspetti esistenti<br />

non solo per i trattamenti <strong>di</strong> ricovero ma anche per i<br />

trattamenti territoriali.<br />

La “Carta <strong>di</strong> Milano”, co<strong>di</strong>ce etico deontologico per la pratica<br />

psichiatrica (“<strong>Psichiatria</strong> Oggi” 2001, <strong>XI</strong>V, Suppl. 1)<br />

rappresenta in tal senso uno strumento <strong>di</strong> riferimento utile<br />

per gli operatori attivi nella tutela <strong>della</strong> salute mentale.<br />

La contenzione in psichiatria: aspetti clinici,<br />

giuri<strong>di</strong>ci ed etici<br />

S. Tartaglione<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale ASL-2 Pentria <strong>di</strong> Isernia<br />

Sono passate in rassegna le “ghiottonerie sa<strong>di</strong>che” a cui sono<br />

stati sottoposti nel tempo i pazienti psichiatrici istituzionalizzati.<br />

Oggi, in SPDC, al <strong>di</strong> là delle affermazioni ideologiche<br />

(tipo “i pazienti non vanno mai contenuti”), emerge la<br />

necessità <strong>di</strong> definire Linee Guida operative <strong>della</strong> contenzione<br />

con mezzi meccanici.<br />

Sono pertanto esaminate:<br />

1. le in<strong>di</strong>cazioni cliniche (preventive, <strong>di</strong>agnostiche e terapeutiche)<br />

alla contenzione;<br />

2. le sue controin<strong>di</strong>cazioni cliniche ed extra-cliniche;<br />

3. i danni conseguenti alla contenzione subiti dal paziente,<br />

dagli altri pazienti, dai familiari e dagli stessi operatori.<br />

La contenzione però, come il massaggio car<strong>di</strong>aco o la tracheotomia,<br />

è una tecnica che deve essere standar<strong>di</strong>zzata nelle<br />

sue varie fasi (immobilizzazione, monitoraggio, liberazione,<br />

<strong>di</strong>scussione) perché <strong>di</strong>venti pratica terapeutica per il<br />

paziente e sicura per gli operatori.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista giuri<strong>di</strong>co:<br />

1. il me<strong>di</strong>co ha la responsabilità (formale e clinica) <strong>di</strong>retta<br />

<strong>della</strong> contenzione che può essere condotta omissiva e pertanto<br />

penalmente perseguibile se non applicata alla persona<br />

giusta al momento giusto e nel modo giusto (art. 40,<br />

51, 52, 54, 591, 593 del c.p.);<br />

2. gravi conseguenze penali se la contenzione è ingiustificata<br />

(art. 571, 572, 581, 605, 610, 612, 613 del c.p.) o se si<br />

provocano danni alle persone (art. 582, 583, 586, 589,<br />

590 del c.p.).<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista etico, la contenzione è legittimata solo se:<br />

assolutamente necessaria ed inevitabile, volta a tutelare l’incolumità<br />

del malato, motivata dal punto <strong>di</strong> vista clinico, attuata<br />

esclusivamente in casi estremi ed eccezionali clinicamente<br />

definiti, le tecniche <strong>di</strong> contenzione sono correttamente<br />

eseguite, circoscritta nel tempo più breve possibile, documentata<br />

in cartella.<br />

74


La contenzione pertanto, non è buona o cattiva pratica ma<br />

atto me<strong>di</strong>co prescrittivo a responsabilità me<strong>di</strong>ca cui dare<br />

esclusivamente significati clinici. In ogni caso, imperativo<br />

etico <strong>di</strong> ogni équipe è quello <strong>di</strong> “contenere la contenzione”,<br />

ridurne cioè frequenza e durata (obiettivo più realistico del<br />

75<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

suo completo azzeramento) me<strong>di</strong>ante uno stile <strong>di</strong> lavoro rispettoso<br />

dei <strong>di</strong>ritti <strong>della</strong> persona ed una formazione tesa a<br />

realizzare una “atmosfera terapeutica” che consenta <strong>di</strong> passare<br />

dalla contenzione al contenimento motivo, dal <strong>di</strong>stacco<br />

alla relazione, dallo sguardo all’ascolto.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 18.00-19.30<br />

SALA SAN GIOVANNI<br />

S27 - Lo psichiatra nel X<strong>XI</strong> secolo<br />

La <strong>di</strong>mensione neuroscientifico-clinica<br />

C. Gentili, S. Danti, M. Guazzelli<br />

Cattedra <strong>di</strong> Psicologia Generale, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e<br />

Chirurgia, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

La ricerca psichiatrica solo da alcuni decenni ha potuto avvalersi<br />

<strong>di</strong> nuove metodologie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o dei processi mentali<br />

che consentono al clinico da un lato l’ancoraggio ai para<strong>di</strong>gmi<br />

normativi <strong>della</strong> psicologia e dall’altro la possibilità <strong>di</strong><br />

identificare determinanti fisiopatologici dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

descritti dalla attuale tassonomia neokrepeliniana. Se le<br />

tecniche <strong>di</strong> biologia molecolare fanno intravedere la <strong>di</strong>stinzione<br />

del ruolo dei fattori genetici e <strong>di</strong> quelli ambientali, le<br />

meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong> esplorazione funzionale del cervello in vivo,<br />

quali la tomografia ad emissione <strong>di</strong> positroni (PET) e la risonanza<br />

magnetica funzionale (fMRI), hanno aperto una “finestra<br />

sul cervello” per indagare come le strutture cerebrali partecipano<br />

alle fasi dei processi cognitivi e delle emozioni 1 . Si<br />

è così cominciato a deco<strong>di</strong>ficare il “<strong>di</strong>alogo a più voci” che<br />

sottende i fenomeni mentali dell’uomo sano e ad intravedere<br />

le perturbazioni che esitano in clinica nelle con<strong>di</strong>zioni psicopatologiche.<br />

L’esperienza del dolore ad esempio può essere<br />

scomposta nella sua componente somato-sensoriale e percettiva<br />

rispetto al versante dell’esperienza affettiva: la componente<br />

soggettiva è modulata dal cingolo anteriore e può essere<br />

influenzata me<strong>di</strong>ante l’ipnosi, una sostanza o un placebo,<br />

mentre le strutture che processano lo stimolo nocicettivo<br />

e me<strong>di</strong>ano cioè la componente senso-percettiva, quali la corteccia<br />

somato-sensoriale primaria ed i talami, non risentono<br />

<strong>di</strong> queste modalità <strong>di</strong> modulazione 2-4 .<br />

Alcune nuove conoscenze sono oggi <strong>di</strong>sponibili in ambito<br />

più <strong>di</strong>rettamente clinico cioè per la tristezza e per la depressione<br />

5 6 , o per la paura e l’ansia, nelle sue varie declinazioni<br />

tra cui la fobia sociale 7 8 . Meno univoci sono invece i progressi<br />

nel versante delle psicosi.<br />

I risultati acquisiti comunque fanno ragionevolmente sperare<br />

che la riflessione psicopatologica possa in un futuro relativamente<br />

prossimo <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> parametri esterni <strong>di</strong> validazione<br />

<strong>di</strong>agnostica dei <strong>di</strong>sturbi mentali ed ambire così ad una classificazione<br />

per unità elementari <strong>di</strong> malattia; ciò consentirà per<br />

altro anche <strong>di</strong> rivisitare criticamente gli attuali concetti dello<br />

spettro e <strong>della</strong> <strong>di</strong>lagante comorbi<strong>di</strong>tà con i quali si tenta <strong>di</strong> aggirare<br />

i limiti <strong>della</strong> attuale tassonomia descrittiva categoriale.<br />

Il recente sviluppo <strong>della</strong> biologia molecolare <strong>di</strong>schiude inoltre<br />

la possibilità <strong>di</strong> superare la concezione deterministica<br />

che per alcuni è intrinseca ad ogni teoria psicobiologica e <strong>di</strong><br />

MODERATORI<br />

L. Canova, P.L. Scapicchio<br />

affrontare su nuove basi anche il problema <strong>della</strong> farmacoresistenza<br />

che affligge ancora troppi pazienti: l’identificazione<br />

<strong>di</strong> precisi polimorfismi genici o <strong>di</strong> determinati assetti recettoriali<br />

potrà infatti <strong>di</strong>venire criterio guida per il clinico e<br />

gli consentirà <strong>di</strong> adottare trattamenti personalizzati anche<br />

per quei pazienti apparentemente refrattari o, peggio ancora,<br />

privi <strong>di</strong> ogni “compliance”. Le conoscenze sulla plasticità<br />

cerebrale, infine, concorrendo alla valorizzazione del<br />

ruolo dei fattori ambientali, stimolano l’interesse del clinico<br />

verso la vulnerabilità alla psicopatologia e aprono prospettive<br />

nuove nel campo <strong>della</strong> riabilitazione e <strong>della</strong> prevenzione,<br />

che potranno avvalersi <strong>di</strong> un impianto più solido sul piano<br />

metodologico e più fondato su quello scientifico, che auspicabilmente<br />

sarà patrimonio comune dello psichiatra nel secolo<br />

appena iniziato.<br />

Bibliografia<br />

1 Pietrini P, Furey ML, Guazzelli M. In vivo biochemistry of the<br />

brain in understan<strong>di</strong>ng human cognition and emotions: towards<br />

a molecular psychology. Brain Res Bull 1999;50:417-8.<br />

2 Coghill RC, McHaffie JG, Yen YF. Neural correlates of interin<strong>di</strong>vidual<br />

<strong>di</strong>fferences in the subjective experience of pain.<br />

Proc Natl Acad Sci USA 2003;100:8538-42.<br />

3 Petrovic P, Kalso E, Petersson KM, Ingvar M. Placebo and opioid<br />

analgesia – imaging a shared neuronal network. Science<br />

2002;295:1737-40.<br />

4 Rainville P, Duncan GH, Price DD, Carrier B, Bushnell MC.<br />

Pain affect encoded in human anterior cingulate but not somatosensory<br />

cortex. Science 1997;277:968-71.<br />

5 Keedwell PA, Andrew C, Williams SC, Brammer MJ, Phillips<br />

ML. The Neural Correlates of Anhedonia in Major Depressive<br />

Disorder. Biol Psychiatry 2005;Jul:22.<br />

6 Mayberg HS. Positron emission tomography imaging in depression:<br />

a neural systems perspective. Neuroimaging Clin N Am<br />

2003;13:805-15.<br />

7 Chua P, Krams M, Toni I, Passingham R, Dolan R. A functional<br />

anatomy of anticipatory anxiety. Neuroimag 1999;9:563-71.<br />

8 Stein MB, Gol<strong>di</strong>n PR, Sareen J, Zorrilla LT, Brown GG. Increased<br />

amygdala activation to angry and contemptuous faces in generalized<br />

social phobia. Arch Gen Psychiatry 2002;59:1027-34.<br />

La <strong>di</strong>mensione psicosociale<br />

L. Ferrannini, P.F. Peloso<br />

DSM ASL 3 – Genovese<br />

Introduzione: la riflessione in corso in Italia sulla psichiatria<br />

<strong>di</strong> comunità, come strategia complessiva <strong>di</strong> risposta alle


SIMPOSI TEMATICI<br />

problematiche dell’assistenza psichiatrica, ha riaperto la <strong>di</strong>scussione<br />

sui modelli teorici <strong>di</strong> riferimento nell’agire psichiatrico.<br />

Lo sviluppo delle neuroscienze da un lato e l’ampliarsi<br />

<strong>di</strong> una domanda <strong>di</strong> intervento e presa in carico su persone<br />

e comportamenti estremamente <strong>di</strong>versificati impone un<br />

riposizionamento <strong>della</strong> nostra <strong>di</strong>sciplina e <strong>della</strong> stessa identità<br />

dei professionisti.<br />

Metodologia: recenti ed autorevoli contributi 1-3 , partendo<br />

da angoli <strong>di</strong> visuale <strong>di</strong>versi, hanno posto il problema <strong>di</strong> un<br />

forte ripensamento del modello bio-psico-sociale, per renderlo<br />

più idoneo ad integrare, e non solo a giustapporre, le<br />

evidenze scientifiche, ma anche i limiti, <strong>della</strong> ricerca sui fattori<br />

biologici, psicologici e sociali nel determinismo dei <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici. Sembra sempre più evidente la necessità<br />

<strong>di</strong> evitare appiattimenti su singoli modelli, che pur fornendo<br />

importanti elementi <strong>di</strong> conoscenza, non possono produrre<br />

spiegazioni lineari esaustive, a fronte <strong>della</strong> multifattorialità<br />

e del multideterminismo delle malattie mentali, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

accettare in pieno la sfida <strong>della</strong> complessità come metodo<br />

scientifico (Morin, 1997).<br />

Risultati: attraverso questa impostazione, assunta coerentemente<br />

nella ricerca e nella clinica, è possibile superare i limiti<br />

<strong>di</strong> approcci riduzionistici conseguenti ad “uno sguardo<br />

da nessun luogo”, reintegrando invece l’osservatore all’interno<br />

dei processi descrittivi e riaffermando il carattere <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>pendenza dei saperi dai punti <strong>di</strong> vista dai quali muove<br />

ogni ricerca scientifica. Il “complexus” rappresenta quin<strong>di</strong><br />

l’or<strong>di</strong>to e l’intreccio necessario per avvicinare una realtà impreve<strong>di</strong>bile<br />

e problematica – come quella oggetto dell’intervento<br />

psichiatrico – con un conseguente riposizionamento<br />

<strong>della</strong> conoscenza e delle pratiche: universale vs. particolare,<br />

teoria vs. pratica, astrazione vs. contesto, ricerca <strong>della</strong> certezza<br />

vs. tolleranza dell’incertezza, unicità vs. molteplicità.<br />

Conclusioni: il modello biopsicosociale richiede oggi un<br />

forte e coerente rilancio dello stu<strong>di</strong>o dei fattori integrativi 4 ,<br />

per evitare il rischio <strong>di</strong> un suo isterilimento teorico-pratico e<br />

<strong>di</strong> una <strong>di</strong>varicazione <strong>della</strong> stessa identità degli operatori.<br />

Bibliografia<br />

1 Materia E, Baglio G. Appropriatezza ed epistemologia <strong>della</strong><br />

complessità. In: Falcitelli N, Trabucchi M, Vanara F, a cura <strong>di</strong>.<br />

Rapporto Sanità 2004. Bologna: <strong>Società</strong> E<strong>di</strong>trice il Mulino<br />

2004.<br />

2 Kendler KS. Toward a philosophical structure for psychiatry.<br />

Am J Psychiatry 2005;162:433-40.<br />

3 Saraceno B. Nuovi para<strong>di</strong>gmi per la salute mentale. <strong>Psichiatria</strong><br />

<strong>di</strong> Comunità 2005;IV:1-4.<br />

4 Angelozzi A, Bassi M, Cappellari L, Favaretto G, Ferrannini L,<br />

Fioritti A, et al. Documento sullo stato e sulle prospettive <strong>della</strong><br />

<strong>Psichiatria</strong> italiana. Psicoterapia e Scienze Umane 2005, in<br />

stampa.<br />

Il rapporto con i poteri<br />

L. Canova<br />

Università <strong>di</strong> Siena<br />

Il problema principale con il quale ci dobbiamo confrontare<br />

è il problema culturale del me<strong>di</strong>atore tra la follia e la città.<br />

C’è una costante.<br />

Ogni società civilizzata pone sempre una figura interme<strong>di</strong>a<br />

tra sé e la follia, prete, stregone, me<strong>di</strong>co che sia, fornita <strong>di</strong><br />

una determinata competenza, avendo del contatto imme<strong>di</strong>ato<br />

con essa lo stesso orrore che ha <strong>della</strong> morte e del sacro.<br />

Questo ha sempre implicato nel tempo la definizione del<br />

ruolo dello psichiatra e dei suoi rapporti con i poteri.<br />

Da quello con il potere politico-ideologico (la follia come<br />

contrad<strong>di</strong>zione socio-politica) a quello più strettamente clinico<br />

e me<strong>di</strong>co (la riscoperta <strong>di</strong> una specifica competenza nel<br />

trattare la follia) a quello ancora <strong>di</strong> una società che chiede<br />

allo psichiatra non più un controllo sociale <strong>di</strong> tipo neomanicomiale,<br />

ma una garanzia.<br />

La società propone dei bisogni <strong>di</strong> salute mentale e chiede<br />

agli specialisti <strong>di</strong> occuparsene dettando spesso le con<strong>di</strong>zioni.<br />

Da qui le varie relazioni e con<strong>di</strong>zionamenti (i mass-me<strong>di</strong>a,<br />

il conflitto <strong>di</strong> interessi, gli aspetti organizzativi <strong>della</strong> sanità<br />

fra l’altro in un sistema <strong>di</strong> reale devolution) che intervengono<br />

sullo psichiatra agli albori del terzo millennio e contribuiscono<br />

a mettere in gioco la sua identità fino ad arrivare a<br />

frammentarla.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

S28 - Decorsi del Disturbo Bipolare:<br />

implicazioni per la terapia<br />

Rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o in pazienti Bipolari I e II<br />

L. Tondo * ** *** ** ****<br />

, M. Pompili<br />

* Dipartimento Psicologia, Università <strong>di</strong> Cagliari;<br />

** McLean-Harvard Me<strong>di</strong>cal School; *** Centro “Bini”, Cagliari;<br />

**** Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Ospedale “S. Andrea”,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o è particolarmente eleva-<br />

MODERATORI<br />

A. Koukopoulos, M. Raja<br />

to in pazienti con <strong>di</strong>sturbi dell’umore. Si stima che il 40%-<br />

60% dei suici<strong>di</strong> abbiano sofferto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi dell’umore.<br />

Inoltre, il Rapporto Standar<strong>di</strong>zzato <strong>di</strong> Mortalità (popolazione<br />

osservata/popolazione generale) in<strong>di</strong>ca che il rischio <strong>di</strong><br />

suici<strong>di</strong>o in pazienti bipolari è <strong>di</strong> circa 20 volte superiore rispetto<br />

alla popolazione generale. Circa l’80% dei pazienti<br />

commette il suici<strong>di</strong>o in uno stato <strong>di</strong> depressione o <strong>di</strong>sforicomisto,<br />

in<strong>di</strong>cando che la depressione è una con<strong>di</strong>zione quasi<br />

necessaria per arrivare al suici<strong>di</strong>o, mentre non è sufficiente,<br />

76


visto che la mortalità per suici<strong>di</strong>o interessa approssimativamente<br />

“soltanto” il 15% dei pazienti 1 2 . Lo stu<strong>di</strong>o presenta<br />

una revisione <strong>della</strong> letteratura riguardante il suici<strong>di</strong>o in pazienti<br />

con <strong>di</strong>sturbi dell’umore, mettendo in evidenza soprattutto<br />

il rischio nel Disturbo Bipolare, <strong>di</strong>viso per i sottotipi<br />

<strong>di</strong>agnostici BP-I (mania e depressione) e BP-II (ipomania e<br />

depressione).<br />

Metodologia: sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o, tutti gli articoli<br />

<strong>di</strong>sponibili con dati riguardanti il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o in pazienti<br />

BP-I e BP-II.<br />

Risultati: i dati a <strong>di</strong>sposizione mostrano che il rischio <strong>di</strong><br />

suici<strong>di</strong>o è elevato sia nei pazienti con Disturbo Bipolare <strong>di</strong><br />

tipo I che in quelli <strong>di</strong> tipo II. L’analisi dei risultati non mostra<br />

concordanza su quale sottotipo <strong>di</strong>agnostico presenti un<br />

maggiore rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o. Inoltre, un recente originale<br />

stu<strong>di</strong>o 3 mostra risultati riguardanti il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o anche<br />

rispetto alla sequenza del decorso del Disturbo Bipolare<br />

evidenziando un rischio decrescente: MD > Dm > M =<br />

Md (M = mania; m = ipomania; D = depressione grave; d =<br />

depressione lieve).<br />

Conclusioni: gli stu<strong>di</strong> sono concor<strong>di</strong> nell’affermare che uno<br />

stato depressivo, soprattutto se grave, è la con<strong>di</strong>zione maggiormente<br />

responsabile <strong>di</strong> un aumentato rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o.<br />

I dati non mostrano un maggior rischio associato a un particolare<br />

sottotipo bipolare.<br />

Bibliografia<br />

1 Tondo L, Isacsson G, Baldessarini RJ. Suicidal Behavior in<br />

Bipolar Disorder: Risk and Prevention. CNS Drugs<br />

2003;17:491-511.<br />

2 Baldessarini RJ, Hennen J, Davis P, Pompili M, Tondo L. Decreased<br />

suicidal risk during long-term lithium treatment: a<br />

meta-analysis. Bipolar Disorder 2005, in press.<br />

3 Angst J, Angst F, Gerber-Werder R, Gamma A. Suicide in 406<br />

mood-<strong>di</strong>sorder patients with and without long-term me<strong>di</strong>cation:<br />

a 40 to 44 year’s follow-up. Arch Sui Res 2005;9:279-<br />

300.<br />

Decorsi cronici<br />

G.P. Minnai, P.G. Salis<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale ASL 5, Oristano<br />

Il ciclo maniaco-depressivo è costituito da una fase eccitativa,<br />

una fase depressivo ed un intervallo libero <strong>di</strong> durata variabile.<br />

Variabile è anche la durata delle fasi eccitative e depressive.<br />

Sebbene ancora oggi non esistano dei criteri ampiamente<br />

con<strong>di</strong>visi sulla definizione <strong>di</strong> cronicità, il DSM-IV definisce<br />

cronici gli episo<strong>di</strong> con una durata uguale o superiore ai due<br />

anni. Vengono analizzate le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> cronicità nei vari<br />

perio<strong>di</strong>. I dati <strong>di</strong> Rehm e Kraepelin sembrano evidenziare<br />

che in era pre-farmacologica i casi <strong>di</strong> decorso cronico erano<br />

percentualmente inferiori agli attuali. È certo singolare che,<br />

a <strong>di</strong>spetto delle tante nuove molecole antidepressive a <strong>di</strong>sposizione<br />

del me<strong>di</strong>co, il 30% delle depressioni risultino resistenti<br />

o croniche.<br />

Vengono inoltre inclusi nella cronicità quei decorsi che pur<br />

presentando le fasi eccitative o depressive <strong>di</strong> durata inferiore<br />

ai due anni presentano un passaggio continuo da una fase<br />

all’altra senza intervallo libero, i cosiddetti decorsi “Circolari<br />

Continui”.<br />

77<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Diverse sono le cause che possono essere responsabili <strong>di</strong><br />

questo apparente incremento dei decorsi cronici, dai mutati<br />

stili <strong>di</strong> vita alle influenze <strong>di</strong> alcune terapie.<br />

Indubbiamente questi decorsi costituiscono un serio problema<br />

terapeutico.<br />

Diverse sono le strategie terapeutiche proposte per la soluzione<br />

<strong>di</strong> questi complessi casi.<br />

L’impatto degli antipsicotici atipici<br />

nel trattamento del Disturbo Bipolare<br />

M. Raja<br />

Ospedale “Santo Spirito in Sassia”, Roma<br />

Introduzione: negli ultimi 10 anni si è molto <strong>di</strong>ffuso l’uso<br />

degli antipsicotici atipici che hanno in gran parte sostituto i<br />

neurolettici tipici (NT). L’impressione <strong>della</strong> maggior parte<br />

dei clinici, sostenuta anche da molti stu<strong>di</strong> controllati, è che<br />

questi farmaci siano associati ad un miglior profilo <strong>di</strong> effetti<br />

collaterali e, almeno per quanto riguarda la clozapina<br />

(CLO), ad una maggiore efficacia clinica. L’impatto clinico<br />

<strong>di</strong> questo cambiamento è tuttavia <strong>di</strong>fficile da documentare<br />

nella pratica clinica reale.<br />

Soggetti e metodo: sono stati esaminati dati clinici relativi<br />

ad una popolazione <strong>di</strong> 1.509 pazienti con <strong>di</strong>sturbi psicotici<br />

(per la maggior parte bipolari o schizoaffettivi) ricoverati in<br />

un SPDC negli anni 1997-2002 per evidenziare eventuali<br />

<strong>di</strong>fferenze correlate al <strong>di</strong>verso trattamento antipsicotico. Sono<br />

stati selezionati i pazienti che sono stati trattati solo con<br />

risperidone (RIS), olanzapina (OLN), clozapina (CLO) o<br />

neurolettici tipici (NT), escludendo i pazienti trattati con più<br />

<strong>di</strong> un antipsicotico nel corso <strong>della</strong> degenza.<br />

Risultati: <strong>di</strong> questi pazienti, 478 sono stati trattati solo con<br />

RIS, 39 solo con CLO, 51 solo con OLN e 324 solo con NT.<br />

Il dosaggio me<strong>di</strong>o è stato <strong>di</strong> 3,7 (± 2,2) mg per RIS, 16,2 (±<br />

7,4) mg per OLN, 341,4 (± 170,3) mg per CLO e 595,4 (±<br />

522,6) mg (espressi in equivalenti in clorpromazina) per i<br />

NT. Il punteggio CGI me<strong>di</strong>o all’ingresso era <strong>di</strong> 5,8 per RIS,<br />

5,9 per OLN, 6,0 per CLO e 5,6 per NT. Il punteggio BPRS<br />

(24 items) me<strong>di</strong>o all’ingresso era <strong>di</strong> 61,9 (± 12,9) per RIS,<br />

61,8 (± 12,6) per OLN, 68,2 (± 12,6) per CLO e 58,5 (±<br />

13,8) per NT. Il numero dei pazienti che in questo arco <strong>di</strong><br />

tempo è stato nuovamente ricoverato in SPDC è più elevato<br />

nei pazienti trattati solo con NT o solo con CLO (p = 0,000).<br />

Il miglioramento CGI è minore nei pazienti trattati con NT.<br />

I comportamenti violenti sono stati più frequenti nei pazienti<br />

tratti con NT (p = 0,033). L’uso <strong>di</strong> anticolinergici è stato<br />

più frequente nei pazienti trattati con NT (p = 0,000). I pazienti<br />

trattati con RIS hanno presentato livelli <strong>di</strong> ostilità/violenza<br />

significativamente minori rispetto ai pazienti trattati<br />

con CLO o NT.<br />

Discussione: sono evidenti chiare <strong>di</strong>fferenze tra antipsicotici<br />

atipici e NT esaminando variabili cliniche influenzate da<br />

pochi fattori (per esempio <strong>di</strong>stonie acute, uso <strong>di</strong> anticolinergici),<br />

mentre risulta più <strong>di</strong>fficile evidenziare <strong>di</strong>fferenze rispetto<br />

a variabili influenzate da molti fattori come miglioramento<br />

clinico, comportamenti violenti, tasso <strong>di</strong> nuove ospedalizzazioni.<br />

Tuttavia, emergono dati che in<strong>di</strong>cano una maggiore efficacia<br />

clinica nel trattamento dei pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi psicotici<br />

trattati con antipsicotici atipici.


Le Depressioni Bipolari secondo la sequenza<br />

del ciclo<br />

A. Koukopoulos<br />

Centro “Lucio Bini”, Roma<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Gli effetti a me<strong>di</strong>o e lungo termine delle terapie del Disturbo<br />

Bipolare <strong>di</strong>pendono essenzialmente dalla sequenza delle fasi<br />

del ciclo maniaco-depressivo compreso l’intervallo libero.<br />

1) Il ciclo Mania-Depressione-Intervallo rende possibile la<br />

cura <strong>della</strong> fase depressiva con antidepressivi senza il rischio<br />

<strong>di</strong> uno switch in mania/ipomania grazie all’intervallo<br />

che segue e durante il quale si possono scalare e sospendere<br />

gli AD e iniziare o intensificare la cura stabilizzante per<br />

prevenire una nuova mania e l’inizio <strong>di</strong> un nuovo ciclo.<br />

2)Il ciclo Depressione-Mania/Ipomania-Intervallo è più <strong>di</strong>fficile<br />

da trattare perché le cure con AD possono provocare<br />

uno switch in mania/ipomania e la trasformazione del<br />

decorso, in breve tempo, in ciclico continuo e poi in rapido<br />

ciclico.<br />

Le possibili strategie terapeutiche sono due: a) L’ECT per la<br />

depressione perché provoca meno switch degli AD. Se uno<br />

switch si verifica si può sopprimere la mania/ipomania prolungando<br />

l’ECT <strong>di</strong> poche applicazioni. b) Iniziare la terapia<br />

stabilizzante durante la depressione e aumentarla in corrispondenza<br />

del miglioramento <strong>della</strong> depressione e contemporaneamente<br />

scalare e sospendere tempestivamente gli<br />

AD. Questo metodo può avere successo fin dal primo ciclo<br />

oppure può attenuare l’intensità delle fasi e in pochi cicli<br />

fermare la ciclicità.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 2<br />

S29 - Lo psichiatra fra segreto professionale<br />

e tutela <strong>della</strong> privacy<br />

Lo psichiatra fra segreto e privacy: principi<br />

me<strong>di</strong>co-legali<br />

R. Catanesi, F. Carabellese<br />

Sezione <strong>di</strong> Criminologia e <strong>Psichiatria</strong> Forense, DiMIMP,<br />

Università <strong>di</strong> Bari<br />

Mantenere il segreto sulle notizie apprese nel corso dell’esercizio<br />

professionale costituisce, come è noto, oggetto <strong>di</strong><br />

specifica forma <strong>di</strong> tutela del Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Deontologia Me<strong>di</strong>ca,<br />

oltre che del nostro co<strong>di</strong>ce penale, che ne condanna infatti<br />

ingiustificate rivelazioni o eventuali abusi. Lo psichiatra<br />

non fa eccezione alla regola, normativamente parlando, ma<br />

nella realtà deve spesso confrontarsi con aspetti alquanto<br />

complessi. Lo psichiatra, <strong>di</strong>fatti, si trova talvolta nella necessità<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre le informazioni sullo stato <strong>di</strong> salute <strong>di</strong><br />

un paziente con membri <strong>della</strong> famiglia per ragioni strettamente<br />

terapeutiche, che <strong>di</strong>vengono ad<strong>di</strong>rittura “strutturali”<br />

in caso <strong>di</strong> alcune terapie, ad esempio quelle ad orientamento<br />

sistemico. Che si tratti <strong>di</strong> esigenza propria <strong>della</strong> branca lo<br />

conferma il Progetto Obiettivo “Tutela <strong>della</strong> Salute Mentale”<br />

1998-2000 nel quale è espressamente segnalata la necessità<br />

del “coinvolgimento delle famiglie nella formulazione<br />

e nell’attuazione del piano terapeutico”. Laddove vi sia<br />

il consenso dell’interessato alla rivelazione delle notizie inerenti<br />

il suo stato <strong>di</strong> salute naturalmente non vi sono problemi<br />

<strong>di</strong> sorta, ma quando questo manca, ed il coinvolgimento<br />

è stimato utile o ad<strong>di</strong>rittura necessario, ci si può trovare nella<br />

obiettiva <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> ottemperare contemporaneamente<br />

alle necessità terapeutiche del paziente ed agli obblighi<br />

deontologici e normativi.<br />

A rendere più complesso il quadro operativo del lavoro psichiatrico<br />

si è aggiunta, negli ultimi anni, la articolata normativa<br />

sulla privacy, che regolamenta il trattamento e la<br />

MODERATORI<br />

R. Catanesi, A. Amati<br />

protezione dei dati personali, normativa oggetto nel tempo<br />

<strong>di</strong> continue precisazioni da parte del Garante. Numerose sono<br />

le tematiche che questa norma solleva nel contesto psichiatrico.<br />

È cognizione comune, ad esempio, che in una cartella psichiatrica<br />

vi siano informazioni che non riguardano solo il<br />

paziente ma anche altre persone significative, come pure<br />

che le anamnesi psichiatriche non siano limitate ai soli<br />

aspetti me<strong>di</strong>ci ma comprendono anche dati esistenziali, personali,<br />

relazionali; tutti dati che meritano, anzi impongono,<br />

speciali forme <strong>di</strong> tutela e dunque un ripensamento sull’operatività<br />

concreta delle gestione del materiale documentale,<br />

tanto in SPDC, quanto nei servizi.<br />

Vi sono poi specifici ambiti terapeutici – terapie familiari,<br />

interventi sistemici o psicoeducazionali – rispetto ai quali si<br />

procede generalmente con annotazioni uniche, omnicomprensive,<br />

che necessariamente finiscono col coinvolgere tutti<br />

i partecipanti, ciascuno dei quali ha identici <strong>di</strong>ritti nel trattamento<br />

e nella protezione dei dati personali.<br />

Il quadro rappresentato sinora si complica ulteriormente se<br />

si tiene conto che la normativa attualmente consente la acquisizione<br />

<strong>di</strong> documentazione sanitaria da parte <strong>di</strong> terze persone<br />

in tutti i casi in cui sia in gioco la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> interessi<br />

considerati <strong>di</strong> “pari rango” rispetto a quello <strong>della</strong> tutela <strong>della</strong><br />

privacy. Nella sostanza, in un certo numero <strong>di</strong> controversie<br />

giu<strong>di</strong>ziarie, che spaziano dall’affidamento dei figli alle<br />

cosiddette “indagini <strong>di</strong>fensive” in ambito penale, è possibile<br />

che lo psichiatra sia costretto a consegnare copia <strong>della</strong> documentazione<br />

relativa ad un suo paziente ad altre persone.<br />

Tutto ciò impone una riflessione attenta sull’organizzazione<br />

<strong>della</strong> cartella clinica, in previsione non solamente <strong>di</strong> un adeguato<br />

uso a fini terapeutici ma anche delle ricadute che la<br />

<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> tale materiale può avere sul nostro paziente o<br />

su terze persone.<br />

78


Segreto professionale e riservatezza<br />

in psichiatria<br />

A. Amati<br />

Università “Magna Græcia” <strong>di</strong> Catanzaro, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>cina Sperimentale e Clinica “G. Salvatore”<br />

Il principio generale delle Wigmore Rules (1961) definisce<br />

la riservatezza come garanzia essenziale al mantenimento <strong>di</strong><br />

una relazione professionale piena e sod<strong>di</strong>sfacente tra le parti,<br />

negli Stati Uniti. La relazione psichiatra-paziente è stata<br />

riconosciuta, come destinataria <strong>di</strong> “speciale protezione” rispetto<br />

al comune rapporto me<strong>di</strong>co-paziente.<br />

In Italia, l’obbligo del segreto professionale riguarda il singolo<br />

operatore sanitario, anche se operante in équipe: la materia<br />

è regolata dal Co<strong>di</strong>ce Penale e dal Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Deontologia<br />

Me<strong>di</strong>ca, mentre la tutela <strong>della</strong> riservatezza dei dati personali<br />

rientra nella Legislazione sulla privacy.<br />

Pertanto, il me<strong>di</strong>co e tutti i professionisti <strong>della</strong> salute mentale<br />

come psicologi, infermieri, tecnici <strong>della</strong> riabilitazione,<br />

assistenti sociali ed altro personale socio-sanitario la cui attività<br />

preveda rapporti <strong>di</strong>retti con il malato, sono tenuti in<strong>di</strong>vidualmente<br />

a mantenere il segreto professionale ed al rispetto<br />

del co<strong>di</strong>ce deontologico ed all’osservanza <strong>della</strong> legge<br />

sulla tutela <strong>della</strong> privacy.<br />

Il punto cruciale è l’informazione a terzi e a congiunti: oltre<br />

il rispetto <strong>della</strong> legislazione vigente, è valido riferirsi al<br />

principio-base <strong>della</strong> <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Madrid WPI (1996),<br />

nel senso che le informazioni ottenute in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> riservatezza<br />

siano utilizzabili al solo scopo <strong>di</strong> migliorare la<br />

salute mentale del soggetto. La legge italiana in<strong>di</strong>vidua il<br />

me<strong>di</strong>co operante in struttura pubblica come pubblico ufficiale<br />

o incaricato <strong>di</strong> pubblico servizio ed è tenuto al rapporto<br />

all’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria, se nello svolgimento delle sue<br />

funzioni assiste o viene a conoscenza <strong>di</strong> reato. Il libero professionista,<br />

nelle stesse circostanze, ha l’obbligo <strong>di</strong> segnalare<br />

all’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria reati perseguibili d’ufficio o sospetti<br />

tali.<br />

Gli atti e le procedure che concernono ASO e TSO costituiscono<br />

trasmissione <strong>di</strong> segreto professionale tra coloro che<br />

intervengono: per i soggetti addetti alla parte amministrativa<br />

la conoscenza <strong>di</strong> fatti può essere assimilata al segreto<br />

d’ufficio.<br />

Il principio generale del segreto è ancor più vincolante in<br />

psicoterapia per la natura delle comunicazioni del paziente,<br />

che comprendono emozioni, fantasie, pensieri recon<strong>di</strong>ti,<br />

e si associa al principio <strong>della</strong> tutela dell’alleanza <strong>di</strong> lavoro.<br />

Negli Stati Uniti le conseguenze del caso Tarasoff hanno introdotto<br />

il “Duty to Protect” la vittima potenziale <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni<br />

aggressivi quando essa sia identificabile ed il pericolo sia<br />

preve<strong>di</strong>bile ed imminente.<br />

79<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

La gestione <strong>della</strong> cartella clinica alla luce<br />

delle nuove norme sulla privacy<br />

M. Marchetti, G. Catania<br />

Università <strong>di</strong> Roma “Tor Vergata”, Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psicopatologia</strong><br />

forense<br />

Sebbene l’esatta natura giuri<strong>di</strong>ca <strong>della</strong> cartella clinica non<br />

sia chiaramente definita e non è ben chiaro se debba essere<br />

considerata un vero e proprio atto pubblico, dotato quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

fede privilegiata, con la conseguente rilevanza penale, ovvero<br />

un documento ospedaliero <strong>di</strong> natura tecnico-sanitaria,<br />

ovvero ancora un’attestazione equiparabile ad una certificazione<br />

amministrativa, appare chiaro che essa conserva comunque<br />

appieno il suo valore <strong>di</strong> atto amministrativo sanitario<br />

1 .<br />

Sebbene non vi siano precise in<strong>di</strong>cazioni normative su come<br />

si debba compilare una cartella clinica va ricordato come<br />

molte delle cause per responsabilità professionale dello Psichiatra<br />

traggono alimento non tanto, o non soltanto, da specifiche<br />

condotte del sanitario, quanto da come queste stesse<br />

condotte sono state riportate nella cartella clinica (sia quelle<br />

relative al ricovero come quelle ambulatoriali).<br />

Ancora più complesso appare oggi il quadro alla luce <strong>della</strong><br />

normativa sulla privacy recentemente mo<strong>di</strong>ficata (D.L. 30<br />

giugno 2003 n° 196) che all’art. 92 prevede espressamente<br />

delle in<strong>di</strong>cazioni relative alla cartella clinica.<br />

Il dato peculiare è che le cartelle cliniche sono documenti<br />

che si caratterizzano oltre che per la presenza <strong>di</strong> dati che riguardano<br />

il paziente cui la cartella clinica si riferisce anche<br />

per la menzione <strong>di</strong> informazioni, sanitarie e non, concernenti<br />

in<strong>di</strong>vidui terzi <strong>di</strong>versi dal <strong>di</strong>retto interessato.<br />

Esiste quin<strong>di</strong> un concreto problema <strong>di</strong> tutela e trattamento<br />

delle informazioni riportate in cartella relative a terzi che<br />

impone un momento ulteriore <strong>di</strong> riflessione rispetto alla<br />

questione, forse più <strong>di</strong>scussa e sicuramente meglio tutelata,<br />

del trattamento dei dati personali del paziente stesso.<br />

Vi è infatti la possibilità, espressamente prevista dalla legge,<br />

che terze persone possano avere accesso alla cartella clinica,<br />

in particolare a sue specifiche parti, anche se solo in determinate<br />

circostanze e a motivo <strong>di</strong> particolari finalità.<br />

È facile comprendere come tale problematica acquisti una<br />

sua particolare complessità in un campo come quello <strong>della</strong><br />

psichiatria, o <strong>della</strong> Psicologia. È infatti molto frequente che<br />

in cartella, spesso ben al <strong>di</strong> là dei principi <strong>di</strong> pertinenza,<br />

completezza e non eccedenza dei dati, vengano riportate delicate<br />

informazioni relative, non solo allo stato <strong>di</strong> salute ma<br />

anche allo stile <strong>di</strong> vita ed alle scelte personali dei vari soggetti<br />

che ruotano attorno al malato e non appare risolutiva<br />

l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> legge <strong>di</strong> “adottare opportuni accorgimenti<br />

per <strong>di</strong>stinguere i dati relativi al paziente da quelli eventualmente<br />

riguardanti altri interessati”.<br />

Bibliografia<br />

1 Puccini C. Istituzioni <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Legale. Milano: Casa ed Ambrosiana<br />

2003.


23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 3<br />

S30 - Creatività artistica e Disturbo Bipolare<br />

Disturbo Bipolare e creatività artistica:<br />

scrittori e poeti<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

G. Perugi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Pisa, Istituto <strong>di</strong><br />

Scienze del Comportamento “G. De Lisio”, Pisa<br />

Introduzione: l’esistenza <strong>di</strong> un rapporto stretto tra creatività<br />

artistica e Disturbo Bipolare (DB) è stata ampiamente<br />

riportata nella letteratura psichiatrica. Quale sia il rapporto<br />

tra creatività e caratteristiche cliniche del DB non è ancora<br />

del tutto chiaro. Fasi <strong>di</strong> malattia, decorso, caratteristiche<br />

temperamentali sembrano svolgere un ruolo <strong>di</strong>fferente in artisti<br />

<strong>di</strong>versi. L’analisi dei testi <strong>di</strong> alcuni scrittori e poeti può<br />

fornire in<strong>di</strong>cazioni illuminanti in proposito.<br />

Metodo: rassegna <strong>della</strong> letteratura su Pub-Med alle parole<br />

chiave Disturbo Bipolare creatività artistica. Ricerca manuale<br />

<strong>di</strong> capitoli su libri o riviste non in<strong>di</strong>cizzate.<br />

Risultati: un aumento <strong>della</strong> creatività sembra riscontrarsi<br />

durante le fasi espansive attenuate del DB (ipomania) ed<br />

una <strong>di</strong>minuzione in quelle depressive, anche se in alcuni<br />

casi è riportato un incremento <strong>della</strong> creatività anche in<br />

queste ultime. La presenza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sposizione temperamentale<br />

<strong>di</strong> tipo ciclotimico sembra favorire la creatività,<br />

come pure i frequenti cambiamenti <strong>di</strong> fase. Infine da alcuni<br />

Autori è riportato un significato terapeutico del lavoro<br />

creativo.<br />

Conclusioni: la malattia maniaco-depressiva sembra rappresentare<br />

un terreno favorente l’espressione creativa in<br />

molti campi artistici. In particolare in molti scrittori e poeti<br />

emerge come le variazioni d’umore e l’instabilità temperamentale<br />

<strong>di</strong> tipo ciclotimico favoriscano la creatività. In alcuni<br />

casi è riportato anche un significato auto-terapeutico<br />

dell’attività artistica, che sembra in grado <strong>di</strong> modulare la<br />

gravità delle oscillazioni dell’umore.<br />

La Bipolarità nell’opera <strong>di</strong> compositori<br />

M.L. Figueira, V. Ramos<br />

Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong> Lisbona<br />

In the present communication the relationships between<br />

some patterns of musical creativity and mood bipolar <strong>di</strong>sorder<br />

are analysed. Taking as para<strong>di</strong>gm the life and works of<br />

Robert Schumann and Hugo Wolf, the following factors will<br />

be described: 1) some important aspects of the composer’s<br />

life and personality; 2) temperamental traits and episodes of<br />

Bipolar <strong>di</strong>sorder; 3) the rate of musical productions and the<br />

mood episodes; 4) elements of bipolarity in the musical<br />

compositions.<br />

Finally, the data present is contextualized in reference to the<br />

emotional and existential clime of the romantic period.<br />

MODERATORI<br />

M. Di Fiorino, Z. Rihmer<br />

Bipolarity in the works of painters<br />

Z. Rihmer, X. Gonda, A. Rihmer *<br />

National Institute for Psychiatry and Neurology, * Department<br />

of Psychiatry, Semmelweis University, Budapest<br />

In contrast to earlier beliefs, ie. that scientific and artistic creativity<br />

is linked to schizophrenia, recent systematic empirical<br />

<strong>di</strong>agnostic stu<strong>di</strong>es have clearly shown a strong association of<br />

giftedness and creativity with affective (particularly with<br />

Bipolar II) <strong>di</strong>sorder. The creativity seems to be related to extreme<br />

affective temperaments (mostly to cyclothymic traits)<br />

rather than to major mood episodes. Almost half of the worldfamous<br />

painters have moderate or severe depressive illness,<br />

(sometimes resulting in suicidal behaviour) and the majority<br />

of them show full-blown bipolar or bipolar spectrum <strong>di</strong>sorder.<br />

The course of bipolar mood <strong>di</strong>sorder can seriously affect the<br />

quantity and quality of the paintings, and the behavioural consequences<br />

of the <strong>di</strong>sorder can basically influence the interpersonal<br />

and financial relationships of the artists.<br />

Like other creative persons, painters have increased productivity<br />

(and use a variety of colours) during hypomanic or<br />

“well” periods, while during depression, they produce less<br />

paintings (and use mainly few, primarily dark colours).<br />

Creatività e Disturbi Mentali<br />

M. Di Fiorino, M. Martinucci<br />

Reparto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> <strong>della</strong> ASL <strong>di</strong> Viareggio<br />

Il tema <strong>della</strong> relazione tra il genio e la follia affonda le ra<strong>di</strong>ci<br />

nella me<strong>di</strong>cina classica greca per ripercorrere poi tutta la<br />

cultura occidentale.<br />

Aristotele si interroga sul legame tra creatività e melancolia.<br />

Cesare Lombroso con “L’Uomo <strong>di</strong> genio” (1891) fa risaltare<br />

<strong>di</strong> nuovo il rapporto tra genialità e tutte le malattie mentali,<br />

all’interno <strong>di</strong> una concezione <strong>di</strong> degenerazione.<br />

In questo ambito <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o l’approccio evidence based è reso<br />

<strong>di</strong>fficile da una non universale definizione, psicometricamente<br />

standar<strong>di</strong>zzata, <strong>di</strong> creatività (Goodwin e Jamison, 1990).<br />

Negli stu<strong>di</strong> ve<strong>di</strong>amo esplorati le persone creative <strong>di</strong> per sé,<br />

il processo creativo e il prodotto <strong>della</strong> creatività.<br />

Nella presentazione analizziamo il <strong>di</strong>battito che fa seguito a<br />

proposte <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> misurazioni, alcune alquanto aspecifiche<br />

e molto <strong>di</strong>fferenti tra <strong>di</strong> loro (Ludwig, 1992).<br />

Spesso le ricerche hanno riguardato casi clinici che già avevano<br />

l’associazione creatività <strong>di</strong>sturbo mentale.<br />

Alcuni stu<strong>di</strong> si basano sull’esame <strong>di</strong> scritti biografici (postmortem)<br />

o autobiografici.<br />

Tra le persone creative oltre ai bipolari sono stati descritti<br />

altri <strong>di</strong>sturbi come la depressione, i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità, i<br />

<strong>di</strong>sturbi da uso <strong>di</strong> sostanze e anche la Schizofrenia.<br />

80


23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA ELLISSE<br />

S31 - Uso <strong>di</strong> cannabinoi<strong>di</strong> e psicosi:<br />

un’epidemia silenziosa<br />

COMT Val 158 Met moderation of cannabisinduced<br />

effects on psychosis and cognition<br />

C. Henquet, J. van Os<br />

Department of Psychiatry and Neuropsychology, Maastricht<br />

University<br />

Introduction: epidemiological reseach has suggested that a<br />

functional polymorphism in the Catechol-O-Methyltransferase<br />

(COMT Val 158 Met) gene moderates the psychosis inducing<br />

effects of cannabis. To replicate this fin<strong>di</strong>ng using an<br />

experimental design and to extent it to the complex world of<br />

daily life, experimental exposure procedures and momentary<br />

assessment methodology were applied to test for geneenvironment<br />

interactions within the cannabis-psychsis relationship.<br />

Methods: a double blind, placebo-controlled cross-over design<br />

was used in which genotyped in<strong>di</strong>viduals at low and<br />

high risk of schizophrenia were exposed to ∆-9-THC<br />

(THC). Moment-to-moment experiences associated with<br />

cannabis in the flow of daily life were furthermore assessed<br />

in an experience sampling study. COMT Val 158 Met moderation<br />

of cannabis-induced effects on psychosis and cognition<br />

was then investigated using multilevel random regression<br />

analyses.<br />

Results: carriers of the Val allele were most sensitive to<br />

THC-induced effects on psychosis, however this was con<strong>di</strong>tional<br />

on prior evidence of psychometric psychosis liability.<br />

THC impacted negatively on cognitive measures. Carriers<br />

of the Val allele were also more sensitive to THC-induced<br />

memory and attention impairments compared to carriers of<br />

the Met allele. In the flow of daily life, cannabis appeared to<br />

be associated with hallucinatory experiences con<strong>di</strong>tional on<br />

COMT Val158Met genotype.<br />

Conclusion: these fin<strong>di</strong>ngs provide confirmatory evidence<br />

that COMT Val 158 Met genotype moderates the effects of<br />

cannabis on the occurrence of positive psychotic symptoms.<br />

Cannabis may be causally associated with psychosis,<br />

but it is increasingly apparent that any causal contribution<br />

is con<strong>di</strong>tional on a number of moderators reflecting underlying<br />

gene-environment and possibly gene-gene interactions.<br />

Cannabis use and psychotic <strong>di</strong>sorders:<br />

an update<br />

F. Nicoletti, F. Matrisciano<br />

Department of Human Physiology and Pharmacology, University<br />

of Rome “La Sapienza”<br />

The cannabis plant has been cultivated for centuries both<br />

for the production of hemp fiber and for its presumed med-<br />

MODERATORI<br />

G. Bersani, F. Nicoletti<br />

81<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

icinal and psychoactive properties. The smoke from burning<br />

cannabis contains many chemicals, inclu<strong>di</strong>ng 61 <strong>di</strong>fferent<br />

cannabinoids that have been identified. One of<br />

these, ∆-9-tetrahydrocannabinol (∆-9-THC), produces<br />

most of the characteristic pharmacological effects of<br />

smoked marijuna.<br />

The pharmacological effects of THC vary with the dose,<br />

rout of administration, experience of the user, vulnerability<br />

of psychoactive effects and setting of use. Intoxication<br />

with marijuana produces changes in mood, perception and<br />

motivation.<br />

The effects vary with dose and produce impairment of<br />

cognitive functions, perception, reaction time, learning<br />

and memory. Marijuana also produces complex behavioural<br />

changes, such as gid<strong>di</strong>ness and increased hunger. Unpleasant<br />

reactions such as panic or hallucinations and even<br />

acute psychosis may occur.<br />

While there is no convincing evidence that marijuana can<br />

produce a lasting schizophrenia-like syndrome, there are<br />

precipitate a recurrence in people with a history of schizophrenia.<br />

A cannabinoid receptor has been identified in the<br />

brain and cloned. An arachidonic acid derivative has been<br />

proposed as an endogenous ligand and named anandamide.<br />

While the physiological function of these receptors<br />

or their putative endogenous ligand has not been fully<br />

elucidated, they are widely <strong>di</strong>spersed with high densities in<br />

the cerebral cortex, hippocampus, striatum and cerebellum.<br />

Recent investigations of patients with schizophrenia<br />

found increased density of cannabinoid receptors in the<br />

dorso-lateral prefrontal cortex and the anterior cingulate<br />

cortex. Several genetic stu<strong>di</strong>es have reported an association<br />

between genes enco<strong>di</strong>ng the cannabinoid receptor and<br />

schizophrenia.<br />

Thus, an alternative explanation of the association between<br />

cannabis use and schizophrenia might be that<br />

pathology of the cannabinoid system in schizophrenia patients<br />

is associated with both increased rates of cannabis<br />

use and increased risk for schizophrenia, without cannabis<br />

being a causal factor for schizophrenia. Several authors<br />

show that young consumers and previous consumers have<br />

higher scores in schizotypy, borderline and psychoticism<br />

scales. They also show deficits in attentional inhibition<br />

and decreased reaction time. The causal relationship of<br />

this association is not yet clear but cannabis consuption<br />

modulates dopamine concentrations, may induce reversible<br />

acute psychosis and it may induce the manifestation<br />

of schizophrenic psychosis in vulnerable patients<br />

(“dopaminergic stress”).<br />

References<br />

1 O’Brien et al., 1997.<br />

2 Hall et al., 2004.<br />

3 Drewe et al., 2004.


Uso <strong>di</strong> cannabis e <strong>di</strong>mensioni cliniche<br />

delle psicosi<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

G. Bersani<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Il rapporto tra uso <strong>di</strong> derivati <strong>della</strong> cannabis ed insorgenza<br />

e tipologia clinica <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psicotici, prevalentemente<br />

<strong>di</strong> area schizofrenica ma anche <strong>di</strong> natura affettiva,<br />

è stato negli ultimi anni più volte oggetto <strong>di</strong> ricerca<br />

e <strong>di</strong>scussione, in base peraltro a dati clinici spesso non<br />

completamente concordanti.<br />

L’eterogeneità dei campioni clinici stu<strong>di</strong>ati, sia per natura<br />

dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici che per tipologia <strong>di</strong> assunzione<br />

<strong>di</strong> cannabinoi<strong>di</strong>, è verosimilmente alla base <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>scordanza<br />

<strong>di</strong> risultati. Nei <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> sono stati <strong>di</strong> volta in<br />

volta considerati pazienti affetti da quadri psicopatologici<br />

<strong>di</strong>versi, con prevalenza dell’una o dell’altra <strong>di</strong>mensione<br />

clinica delle psicosi, con <strong>di</strong>verse caratteristiche <strong>di</strong><br />

tempi <strong>di</strong> assunzione e <strong>di</strong> decorso, con <strong>di</strong>versa implicazione<br />

delle <strong>di</strong>mensioni affettive, con assunzione <strong>di</strong> cannabinoi<strong>di</strong><br />

isolata od associata a quella <strong>di</strong> altre sostanze<br />

psicotrope, ecc.<br />

Il ruolo <strong>di</strong> fattore <strong>di</strong> rischio dell’uso <strong>di</strong> cannabinoi<strong>di</strong><br />

rispetto allo sviluppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psicotici, in particolare<br />

<strong>di</strong> Schizofrenia, è stato più volte sostenuto, come anche<br />

quello <strong>di</strong> induttore o <strong>di</strong> potenziatore <strong>di</strong> patologia affettiva,<br />

sia <strong>di</strong> tipo depressivo che bipolare.<br />

D’altro lato, a dati obiettivi <strong>di</strong> natura clinica ed epidemiologica<br />

vengono ancora frequentemente contrapposte<br />

delle visioni non fondate su dati sperimentalmente atten<strong>di</strong>bili,<br />

tendenti a presentare come molto più in<strong>di</strong>retto e<br />

sfumato il rapporto patogenetico tra assunzione cronica<br />

<strong>di</strong> cannabinoi<strong>di</strong> e sviluppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi mentali in senso<br />

generale.<br />

Uno degli elementi che ha contribuito a rendere meno<br />

chiaro tale rapporto patogenetico è stato rappresentato<br />

dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare i reali effetti <strong>della</strong><br />

cannabis nell’ambito <strong>di</strong> quadri psicopatologici complessi<br />

e spontaneamente evolutivi quali quelli dei <strong>di</strong>sturbi<br />

psicotici.<br />

Del resto, il vastissimo aumento dell’assunzione <strong>di</strong><br />

cannabinoi<strong>di</strong> in soggetti <strong>di</strong> età a rischio per l’insorgenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psicotici ha reso più <strong>di</strong>fficile anche la <strong>di</strong>scriminazione<br />

tra esor<strong>di</strong> psicopatologici autonomi ed esor<strong>di</strong><br />

psicopatologici secondari, cronologicamente o patogeneticamente,<br />

all’assunzione <strong>della</strong> sostanza.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o delle <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche più sensibili<br />

all’effetto dei cannabinoi<strong>di</strong> appare un metodo più<br />

adeguato per valutare in senso più specifico il ruolo <strong>della</strong><br />

sostanza nell’ambito dei <strong>di</strong>versi quadri clinici.<br />

In uno stu<strong>di</strong>o su 125 soggetti maschi con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

Schizofrenia, abbiamo riscontrato una percentuale del<br />

43% <strong>di</strong> soggetti consumatori <strong>di</strong> cannabinoi<strong>di</strong>, il 66,7%<br />

dei quali riferiva tale assunzione come prolungata in<br />

perio<strong>di</strong> precedenti l’esor<strong>di</strong>o <strong>della</strong> psicosi.<br />

Il confronto tra consumatori e non consumatori ha<br />

evidenziato come i primi presentassero una più frequente<br />

familiarità concordante per Schizofrenia, potenzialmente<br />

in<strong>di</strong>cativa <strong>di</strong> una più elevata vulnerabilità biologica alla<br />

malattia, una più bassa età <strong>di</strong> insorgenza, potenzialmente<br />

legata all’azione psicoticizzante <strong>della</strong> sostanza, ed una<br />

prevalenza <strong>di</strong> sintomi attinenti alla <strong>di</strong>mensione psicopatologica<br />

negativa.<br />

Tuttavia, una prevalenza <strong>di</strong> sintomi positivi era presente<br />

nel gruppo <strong>di</strong> pazienti consumatori che avevano iniziato<br />

l’assunzione successivamente all’esor<strong>di</strong>o <strong>della</strong> psicosi.<br />

I risultati apparivano suggestivi per un’azione <strong>di</strong>fferenziata<br />

in sottogruppi <strong>di</strong> pazienti, nell’ambito dei quali<br />

comunque l’effetto <strong>di</strong> induzione dei cannabinoi<strong>di</strong> appariva<br />

nettamente più delineato per i sintomi dell’area negativa.<br />

In uno stu<strong>di</strong>o più recente, abbiamo valutato l’effetto<br />

dell’assunzione <strong>di</strong> cannabis in 52 soggetti affetti da<br />

<strong>di</strong>sturbi depressivi, sia <strong>di</strong> tipo depressivo unipolare che<br />

bipolare, con o senza sintomi psicotici, dei quali<br />

l’88,50% riferivano l’assunzione come precedente <strong>di</strong> 4,9<br />

anni l’esor<strong>di</strong>o <strong>della</strong> depressione, ed in un campione<br />

comparabile <strong>di</strong> soggetti apparentemente esenti da<br />

sintomi psichiatrici, a loro volta confrontati con un corrispondente<br />

campione <strong>di</strong> pazienti non consumatori affetti<br />

da <strong>di</strong>sturbi depressivi. Anedonia, sensazione soggettiva<br />

<strong>di</strong> riduzione del ren<strong>di</strong>mento mentale, ritiro sociale ed<br />

abulia sono emersi concordantemente più presenti in<br />

misura statisticamente significativa nei due gruppi <strong>di</strong><br />

consumatori, sia depressi che esenti da <strong>di</strong>agnosi psichiatrica.<br />

Il complesso dei risultati è suggestivo sia del ruolo <strong>di</strong><br />

facilitazione dell’assunzione <strong>di</strong> cannabis rispetto allo<br />

sviluppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psicotici, sia schizofrenici che affettivi,<br />

sia in particolare <strong>di</strong> una specifica azione <strong>della</strong><br />

sostanza nell’induzione <strong>di</strong> sintomi appartenenti alla<br />

<strong>di</strong>mensione psicopatologica negativa, da considerare in<br />

un significato patogenetico anche <strong>di</strong> natura transnosografica.<br />

82


83<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA MONTEMARIO<br />

S32 - Le <strong>di</strong>pendenze patologiche:<br />

il ruolo dell’Università nella formazione e nella ricerca<br />

Il sistema dei servizi nelle <strong>di</strong>pendenze.<br />

Risorse e criticità <strong>della</strong> formazione<br />

M. Clerici * ** , G. Carrà *<br />

* <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> delle Dipendenze (SIP.<br />

Dip); ** Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina, Chirurgia e Odontoiatria,<br />

Polo Universitario AO “San Paolo”, Università <strong>di</strong> Milano<br />

Lo scambio <strong>di</strong> informazioni, esperienze e metodologie tra<br />

paesi membri <strong>della</strong> UE dovrebbe stare alla base dell’in<strong>di</strong>viduazione<br />

delle strategie attuali in materia <strong>di</strong> formazione<br />

nell’area “droga”. A questo livello il ruolo dell’Università e<br />

delle Agenzie formative coinvolte sembra ampiamente <strong>di</strong>versificarsi<br />

non appena si passa da paese a paese e si dà<br />

luogo ad una verifica delle risorse a <strong>di</strong>sposizione negli ambiti<br />

formativi tra<strong>di</strong>zionali o per singole figure/ruoli professionali.<br />

L’adozione <strong>di</strong> strategie formative, anche nel nostro paese,<br />

non può quin<strong>di</strong> prescindere da un’attenta valutazione dei seguenti<br />

livelli:<br />

a) Corsi <strong>di</strong> Laurea. Alcune Facoltà hanno nel curriculum un<br />

numero <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti più o meno numerosi sulle tematiche<br />

inerenti i <strong>di</strong>sturbi correlati all’uso <strong>di</strong> sostanze, sud<strong>di</strong>visi<br />

tra insegnamenti <strong>di</strong>versi quali me<strong>di</strong>cina interna, me<strong>di</strong>cina<br />

d’urgenza, psichiatria, psicologia clinica, psicologia, me<strong>di</strong>cina<br />

legale, ecc. Esiste una grande flessibilità nei curricula<br />

offerti in generale e, dunque, non <strong>di</strong> meno per quel<br />

che riguarda le tossico<strong>di</strong>pendenze. Anche in Italia esiste<br />

questa ripartizione per cre<strong>di</strong>ti ma, in genere, le materie<br />

base prevedono solo delle lezioni all’interno del programma<br />

tra<strong>di</strong>zionale e i cre<strong>di</strong>ti mirati sono reperibili<br />

esclusivamente attraverso i corsi elettivi.<br />

b)Scuole <strong>di</strong> Specializzazione. Per quanto riguarda la specializzazione<br />

in me<strong>di</strong>cina delle <strong>di</strong>pendenze (richiesta da alcune<br />

<strong>Società</strong> Scientifiche <strong>di</strong> settore), questa non è riconosciuta<br />

a livello UE e, a tutt’oggi, anche l’UEMS prevede<br />

solo una parte del curriculum all’interno <strong>della</strong> specializzazione<br />

in psichiatria. In alcuni paesi, ad esempio in UK,<br />

il Royal College ha inserito tra le subspecialization l’Ad<strong>di</strong>ction<br />

Psychiatry, con un curriculum aggiuntivo <strong>di</strong> un<br />

anno. Per quanto riguarda altri paesi le <strong>di</strong>fferenze sono<br />

costituite soprattutto dal coinvolgimento o meno del Sistema<br />

Sanitario Nazionale nella formazione e dalle attività<br />

<strong>di</strong> tutoraggio in singoli servizi, mentre le, Università<br />

fanno solo dei Corsi <strong>di</strong> appoggio tecnico. In Italia nulla<br />

impe<strong>di</strong>rebbe alla singola Scuola <strong>di</strong> Specializzazione <strong>di</strong><br />

dare maggiore enfasi al proprio piano <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e <strong>di</strong> addestramento<br />

professionalizzante nell’area delle tossico<strong>di</strong>pendenze.<br />

I requisiti minimi prescritti dalla legge sono<br />

così vaghi e generici che, se ci fosse la volontà, si potrebbe<br />

facilmente realizzare – almeno in qualche scuola: questa<br />

possibilità potrebbe così attrarre chi è particolarmente<br />

MODERATORI<br />

G.B. Cassano, M. Bion<strong>di</strong><br />

interessato al tema, anche creando intersezioni tra settori<br />

<strong>di</strong>sciplinari <strong>di</strong>versi.<br />

c) Corsi <strong>di</strong> Laurea triennale per educatore professionale <strong>di</strong><br />

area sanitaria. Non esiste una laurea “breve” nell’area<br />

delle tossico<strong>di</strong>pendenze. Ci sono invece molte opportunità<br />

<strong>di</strong> livello successivo, soprattutto nei paesi che non riconoscono<br />

valore legale al titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Esiste un’ampia<br />

gamma <strong>di</strong> corsi per chi ha acquisito un titolo equivalente<br />

più o meno alla nostra laurea breve nelle aree biologica,<br />

psicologica, sanitaria o delle scienze sociali. A seconda dei<br />

contenuti e <strong>della</strong> durata, nonché <strong>della</strong> loro collocazione <strong>di</strong><br />

area, danno un titolo spen<strong>di</strong>bile a livello lavorativo o professionalizzante<br />

nella contrattazione. È esattamente la<br />

concezione opposta a quella per cui, in Italia, il Ministero<br />

<strong>della</strong> Salute deve emanare un “profilo professionale” che,<br />

in genere, è inevitabilmente restrittivo.<br />

d)Corsi <strong>di</strong> Laurea triennale per educatore professionale <strong>di</strong><br />

area sociale. In alcuni paesi esistono corsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso livello<br />

ove sono ammessi anche soggetti privi <strong>di</strong> laurea<br />

breve ma con esperienza professionale da valutare per<br />

l’ammissione da parte dell’Ente formativo (Università o<br />

SSN). In Inghilterra, ad esempio, ne esistono anche su temi<br />

specifici tipo “operatore da strada” o per adolescenti.<br />

In Italia potrebbero essere avviate esperienze <strong>di</strong> questo<br />

tipo fondate sull’autonomia del singolo Ateneo, soprattutto<br />

nelle Facoltà <strong>di</strong> Psicologia o Scienze <strong>della</strong> Formazione.<br />

Il panorama <strong>della</strong> formazione in questo ambito si delineerà,<br />

nel contributo presentato, anche attraverso la valutazione<br />

del Core Curriculum formativo proposto dalla World Psychiatric<br />

Association (WPA), soprattutto per quanto riguarda<br />

il settore delle Dipendenze.<br />

Ra<strong>di</strong>ci comuni e <strong>di</strong>vergenze nei sistemi<br />

psichiatrici e delle tossico<strong>di</strong>pendenze:<br />

la formazione al servizio dell’integrazione<br />

A. Fioritti<br />

Azienda USL, Rimini<br />

L’emergere <strong>di</strong> una cospicua popolazione che presenta <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici e contemporaneamente <strong>di</strong>sturbi da uso <strong>di</strong><br />

sostanze è sicuramente uno degli aspetti emergenti <strong>di</strong> sanità<br />

pubblica <strong>di</strong> questo decennio. Oltre agli aspetti strettamente<br />

clinico-<strong>di</strong>agnostico il problema più comunemente messo in<br />

luce è quello <strong>della</strong> frammentarietà delle risposte terapeutiche<br />

e dei percorsi istituzionali. Anziché ricevere risposte intensificate<br />

per la presenza <strong>di</strong> due problemi i pazienti si trovano<br />

spesso esclusi dai servizi pubblici e privati perché “atipici”<br />

o perché “non <strong>di</strong> competenza”. Diversi modelli <strong>di</strong> trattamento<br />

(seriale, in parallelo, integrato) sono stati proposti,<br />

con risultati variabili, stanti le <strong>di</strong>verse impostazioni cultura-


SIMPOSI TEMATICI<br />

li e le finalità dei servizi pubblici e privati, psichiatrici e per<br />

le tossico<strong>di</strong>pendenze. Vengono prese in esame le caratteristiche<br />

culturali dei quattro sistemi in questione (pubblico e<br />

privato, psichiatrico e delle tossico<strong>di</strong>pendenze) e le <strong>di</strong>fficoltà<br />

che persistono nell’integrazione degli interventi. Vengono<br />

esaminati i processi <strong>di</strong> integrazione promossi all’interno<br />

<strong>di</strong> ciascun macrosistema (psichiatrico e delle tossico<strong>di</strong>pendenze)<br />

e le possibilità <strong>di</strong> utilizzo pienamente integrato<br />

dell’intero set <strong>di</strong> servizi presenti nella comunità. Viene infine<br />

analizzato il ruolo che le, Università e le Agenzie <strong>di</strong> formazione<br />

delle Aziende Sanitarie possono avere per favorire<br />

l’integrazione in questo settore.<br />

La cooperazione interistituzionale per la<br />

formazione sulle <strong>di</strong>pendenze patologiche<br />

M. Lanzi, M. Meini *<br />

Regione Toscana; * Azienda USL Pisa<br />

In Toscana l’Università partecipa a pieno titolo al Sistema<br />

Sanitario Regionale.<br />

Da ciò derivano straor<strong>di</strong>narie opportunità sia per la stessa,<br />

Università sia per la qualificazione complessiva dei servizi<br />

sanitari grazie alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> funzioni, quali la ricerca applicata,<br />

l’aggiornamento professionale e la <strong>di</strong>dattica, fino ad<br />

oggi caratterizzate da una forte autonomia e da oggettive limitazioni.<br />

Con il Piano Sanitario Regionale 2005-2008 <strong>di</strong> recente applicazione<br />

la Regione Toscana ha previsto, tra l’altro, una collaborazione<br />

con le, Università finalizzata alla realizzazione <strong>di</strong><br />

specifici corsi <strong>di</strong> perfezionamento scientifico e <strong>di</strong> master universitari<br />

per la promozione <strong>di</strong> percorsi formativi <strong>di</strong> alta specializzazione<br />

in predeterminati settori <strong>di</strong> intervento.<br />

Nell’ampio panorama dell’assistenza sanitaria il settore delle<br />

<strong>di</strong>pendenze patologiche è tra i più complessi, non solo<br />

perché in rapido e continuo cambiamento, ma soprattutto in<br />

quanto richiede un approccio multi<strong>di</strong>sciplinare con il coinvolgimento<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse professionalità (me<strong>di</strong>ci, psicologi, assistenti<br />

sociali, educatori, infermieri) che esplicano le loro<br />

attività in contesti <strong>di</strong>versi (presi<strong>di</strong> territoriali e ospedalieri,<br />

comunità terapeutiche, istituti penitenziari, ecc.).<br />

Tutto ciò comporta una costante attenzione ed un forte impegno<br />

<strong>di</strong> formazione ed aggiornamento.<br />

Scopo <strong>di</strong> questo contributo è presentare gli aspetti più rilevanti<br />

dell’iter che ha portato la Regione Toscana, quale<br />

“luogo” <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento e “sostegno” delle iniziative dei<br />

Dipartimenti delle Dipendenze nonché “regista” dell’integrazione<br />

tra pubblico e privato nell’assistenza alle persone<br />

con problemi correlati all’uso <strong>di</strong> sostanze, lecite e non, a<br />

collaborare in modo <strong>di</strong>retto con l’Università <strong>di</strong> Pisa e con<br />

Aziende Unità Sanitarie Locali per la realizzazione <strong>di</strong> un<br />

Master <strong>di</strong> secondo livello sulle <strong>di</strong>pendenze patologiche, e<br />

con l’università <strong>di</strong> Firenze per un corso <strong>di</strong> perfezionamento<br />

in tabaccologia.<br />

Università e territorio: il Master<br />

sulle <strong>di</strong>pendenze patologiche <strong>di</strong> Pisa<br />

G. Zanda<br />

Università <strong>di</strong> Pisa<br />

In Italia è tuttora aperta la questione su quale sia il miglior<br />

modello <strong>di</strong> riferimento (etico, sociologico, me<strong>di</strong>co) per pre<strong>di</strong>sporre,<br />

sul piano <strong>della</strong> prevenzione, <strong>della</strong> cura e <strong>della</strong> riabilitazione,<br />

strategie e programmi idonei ad affrontare correttamente<br />

il problema “droga” o, per meglio <strong>di</strong>re, il problema<br />

delle “<strong>di</strong>pendenze patologiche”.<br />

Di conseguenza l’oscillare dell’interesse degli addetti ai lavori<br />

dall’approccio socio-educativo a quello me<strong>di</strong>co-farmacologico<br />

non ha favorito negli anni una effettiva integrazione<br />

tra le <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> assistenza sia nell’ambito del pubblico<br />

che del privato.<br />

Negli ultimi 15-20 anni, anche in risposta al rapido e drammatico<br />

cambiamento <strong>della</strong> tipologia <strong>della</strong> popolazione con<br />

problemi severi <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza, si è avuto, specie nel settore<br />

privato, un notevole sviluppo <strong>di</strong> nuovi programmi residenziali<br />

e semiresidenziali, più idonei ad affrontare tale cambiamento.<br />

Nello stesso periodo l’esperienza dei servizi pubblici ha evidenziato<br />

la rilevanza delle problematiche sanitarie (internistiche,<br />

infettivologiche, psicologiche, psichiatriche) correlate<br />

ai comportamenti ad<strong>di</strong>tivi con una particolare attenzione<br />

alla comparsa o, per meglio <strong>di</strong>re, alla (ri)scoperta <strong>della</strong> concomitanza<br />

negli stessi in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi da uso <strong>di</strong> sostanze<br />

e <strong>di</strong> altri più o meno gravi <strong>di</strong>sturbi psichiatrici.<br />

Si capisce, perciò, come tale stato <strong>di</strong> cose abbia determinato<br />

con forza negli operatori del settore l’esigenza <strong>di</strong> un costante<br />

impegno formativo.<br />

Nell’anno accademico 2005-2006 il Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Neurobiologia, Farmacologia e Biotecnologie, in<br />

collaborazione con la Regione Toscana, ha attivato il Master<br />

post-laurea <strong>di</strong> secondo livello “Le <strong>di</strong>pendenze patologiche:<br />

<strong>di</strong>agnosi-trattamento-prevenzione”.<br />

In questo contributo viene presentato il programma del Master,<br />

pensato ed organizzato con la finalità <strong>di</strong> fornire competenze<br />

neurobiologiche, cliniche, terapeutiche, relazionali, sociali<br />

e <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> alta specialità a quanti già operano o sono<br />

interessati ad operare nel campo delle <strong>di</strong>pendenze patologiche.<br />

Il programma formativo del Master, che prevede una parte<br />

teorica e una parte pratico-esperienziale, si caratterizza per il<br />

fatto <strong>di</strong> tener conto in modo prioritario delle problematiche<br />

presenti nelle <strong>di</strong>verse realtà, nelle quali nel nostro paese si<br />

presta l’assistenza alle persone affette da <strong>di</strong>pendenza da sostanze,<br />

illegali e legali, e da <strong>di</strong>pendenze comportamentali.<br />

84


23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA LEONARDO<br />

S33 - Il gesto e la parola, tra etica e clinica<br />

La cura: tra compliance ed atto <strong>di</strong> forza<br />

N. Lalli, S. Ingretolli<br />

Centro <strong>di</strong> Psicoterapia Dinamica<br />

Il processo psicoterapico si basa su due azioni fondanti e<br />

strutturali: il prendersi cura e il curare (Lalli, 1990). Il prendersi<br />

cura comporta la compliance e la stabilità, mentre il<br />

curare rende possibile il cambiamento. In termini tecnici<br />

possiamo affermare che il prendersi cura, che nasce dall’empatia,<br />

struttura il setting, mentre il curare, che proviene<br />

da un’adeguata teoria, struttura l’elemento fondamentale del<br />

cambiamento che è l’interpretazione.<br />

Sicuramente l’empatia (prendersi cura) occupa un ruolo<br />

centrale nel processo psicoterapico, come è stato riconosciuto<br />

da numerosi autori (Kohut, Friedman, Emde ecc.). Il<br />

concetto <strong>di</strong> empatia, formulato nell’ambito <strong>della</strong> psicologia<br />

evolutiva viene definito come “… una forte ed universale<br />

pre<strong>di</strong>sposizione biologica all’accu<strong>di</strong>mento che permette al<br />

bambino l’interiorizzazione delle esperienze relazionali e<br />

struttura il nucleo delle rappresentazioni <strong>di</strong> sé e degli altri”<br />

(Emde, 1980).<br />

L’atteggiamento empatico del terapeuta, che deve percorrere<br />

l’intero arco <strong>della</strong> terapia, è fondamentale soprattutto nelle<br />

prime fasi per la costituzione <strong>di</strong> una base <strong>di</strong> sicurezza che<br />

deve fornire al paziente un clima rassicurante per permettergli<br />

<strong>di</strong> far emergere la propria ambivalenza e quin<strong>di</strong> il<br />

transfert negativo. L’empatia, intesa come la <strong>di</strong>sponibilità<br />

emotiva ed interesse per il paziente, unita ad una capacità <strong>di</strong><br />

promuovere l’esplorazione e la crescita, richiede da parte<br />

del terapeuta un’estrema sensibilità <strong>di</strong> regolazione affettiva:<br />

egli deve essere in grado sia <strong>di</strong> sentirsi coinvolto che <strong>di</strong> essere<br />

<strong>di</strong>staccato. Il prendersi cura – empatia costituisce il setting<br />

la cui stabilità lega il paziente e il terapeuta in maniera<br />

paritaria. Il setting presenta confini ben definiti e non mo<strong>di</strong>ficabili,<br />

cosa che spesso viene vissuta dal paziente come<br />

coercizione-atto <strong>di</strong> forza. La cura <strong>di</strong> chi soffre <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

mentali <strong>di</strong>fficilmente può essere concettualizzata come l’azione<br />

<strong>di</strong> una persona su un’altra persona. Anche nel caso<br />

<strong>della</strong> prescrizione farmacologia, dove sembra possa esserci<br />

il massimo <strong>di</strong> uni<strong>di</strong>rezionalità – io prescrivo e tu pren<strong>di</strong> – ci<br />

si trova in un campo relazionale molto complesso che può<br />

influenzare grandemente la compliance e quin<strong>di</strong> l’efficacia<br />

<strong>della</strong> cura. Quin<strong>di</strong> la “cura” in psichiatria e in psicoterapia<br />

richiede la collaborazione e la <strong>di</strong>sponibilità da parte dei vari<br />

partecipanti. Collaborazione come consenso reciproco<br />

che va molto al <strong>di</strong> là del consenso informato. Nonostante lo<br />

spirito <strong>della</strong> legge, quest’ultimo appare una sorta <strong>di</strong> accettazione<br />

burocratizzata da parte del paziente dei rischi impliciti<br />

nel suo progetto terapeutico. Se da una parte il consenso è<br />

necessario, in<strong>di</strong>spensabile o auspicabile a seconda dei casi,<br />

dall’altra proprio in psichiatria non è sempre facile ottenerlo,<br />

tanto che, in molte situazioni, può essere considerato<br />

punto <strong>di</strong> arrivo più che <strong>di</strong> partenza. Questo sia perché il processo<br />

terapeutico non si svolge secondo protocolli e proce-<br />

MODERATORI<br />

A. Sbar<strong>della</strong>, G. Liotti<br />

85<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

dure che possono essere sempre ben definite, sia perché la<br />

collaborazione si svolge a livelli comunicativi e relazionali<br />

molteplici e quando sembra sia stata assicurata ad un livello<br />

può accadere che venga negata ad altri livelli. Un progetto<br />

terapeutico inizia in un incontro dove la sofferenza <strong>di</strong> un<br />

paziente è accolta dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un terapeuta. Ma il<br />

connubio <strong>di</strong>sponibilità del terapeuta-sofferenza del paziente<br />

può essere soggetto a varie vicissitu<strong>di</strong>ni. Vi può essere una<br />

sofferenza soggettiva che si rapporta con un riconoscimento<br />

oggettivo da parte del curante: Io paziente riconosco –<br />

elemento soggettivo – <strong>di</strong> stare male e tu curante riconosci –<br />

elemento oggettivo – che io sto male e sei <strong>di</strong>sponibile ad<br />

aiutarmi. Vi è in questo caso un consenso reciproco <strong>di</strong> buon<br />

auspicio per il futuro <strong>della</strong> relazione terapeutica.<br />

Ma può anche esserci una sofferenza che non trova riscontro<br />

nella soggettività del paziente – ad esempio in una con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> un eccitamento maniacale – ma che può essere<br />

oggettivata dal terapeuta e dai suoi familiari: Io paziente<br />

non riconosco <strong>di</strong> stare male, con<strong>di</strong>zione che viceversa tu<br />

psichiatra o familiare evidenzi. In questi casi non c’è consenso,<br />

ma deve esserci cura. Il problema si sposta pertanto<br />

su come guadagnarsi il consenso nel corso del processo terapeutico.<br />

Ma vi può essere anche un’altra con<strong>di</strong>zione nella<br />

quale io paziente avverto soggettivamente una sofferenza<br />

che tu, familiare, me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base, pronto soccorso, non mi<br />

riconosci. In questi casi il vissuto soggettivo non viene oggettivato<br />

e vi può essere un girovagare in cerca <strong>di</strong> consenso.<br />

La relazione si baserà su questi aspetti introducendo se possibile<br />

dei casi clinici (interminabile), la tendenza alla scissione<br />

tra psicoterapia e vita reale, la fantasticheria <strong>di</strong> paralizzare<br />

il terapeuta ricoperta spesso dall’idealizzazione ecc.<br />

Normalmente tutte queste <strong>di</strong>namiche vengono affrontate<br />

me<strong>di</strong>ante l’interpretazione In alcuni casi, quando la <strong>di</strong>namica<br />

del paziente non viene affatto intaccata (il paziente spesso<br />

vive il terapeuta come colui che parla e pertanto non in<br />

grado <strong>di</strong> agire) può essere necessario passare a quella che ho<br />

definito l’interpretazione agita (Lalli, 1990) che ovviamente<br />

non ha nulla a che fare con la controidentificazione<br />

proiettiva, bensì con la fermezza del terapeuta che impone<br />

al paziente dei vincoli ed un rispetto per la realtà materiale<br />

fino all’estrema ratio <strong>della</strong> sospensione <strong>della</strong> terapia. Verranno<br />

proposte <strong>di</strong>verse esemplificazioni cliniche.<br />

Cooperazione e alleanza terapeutica come<br />

veicoli <strong>di</strong> libertà in psicoterapia<br />

G. Liotti<br />

Scuola <strong>di</strong> Psicoterapia Cognitiva, Roma<br />

Lo stu<strong>di</strong>o dell’evoluzione dei sistemi motivazionali ed emozionali<br />

mette in evidenza un numero limitato <strong>di</strong> motivazioni<br />

sottostanti la relazionalità umana: richiesta <strong>di</strong> cura (attaccamento),<br />

offerta <strong>di</strong> cura, sessualità, competizione per la dominanza,<br />

cooperazione paritetica.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Nella clinica, la relazione eticamente preferibile fra paziente<br />

adulto e psicoterapeuta è certamente quella basata sul sistema<br />

motivazionale cooperativo. Essa, fondata sul percepire l’altro<br />

come simile a sé nell’intenzionalità e capace <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre<br />

un obiettivo, garantisce il massimo grado reciproco <strong>di</strong> autenticità<br />

e <strong>di</strong> libertà nella comunicazione. Una buona alleanza terapeutica<br />

costituisce l’esempio più evidente <strong>di</strong> relazione terapeuta-paziente<br />

fondata sul sistema cooperativo.<br />

La ricerca empirica in psicoterapia suggerisce che l’alleanza<br />

terapeutica è il più potente fattore pre<strong>di</strong>ttivo <strong>di</strong> efficacia<br />

del trattamento, in<strong>di</strong>pendentemente dalle tecniche psicoterapeutiche<br />

utilizzate (psicoanalitiche, cognitivo-comportamentali,<br />

umanistico-esistenziali, ecc.). Etica e stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> efficacia<br />

convergono dunque nell’in<strong>di</strong>care il tipo <strong>di</strong> relazione<br />

che lo psicoterapeuta dovrebbe attivamente perseguire, soprattutto<br />

quando l’emergere, nella regolazione del <strong>di</strong>alogo<br />

clinico, <strong>di</strong> sistemi motivazionali <strong>di</strong>versi da quello cooperativo<br />

(attaccamento-accu<strong>di</strong>mento, sessualità, dominanza-subor<strong>di</strong>nazione)<br />

tende a pregiu<strong>di</strong>care l’alleanza terapeutica.<br />

Il senso del consenso (informato e non)<br />

R. Piperno<br />

Consulente Progetti Salute Mentale, Opera “Don Calabria”<br />

La cura <strong>di</strong> chi soffre <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi mentali <strong>di</strong>fficilmente può essere<br />

concettualizzata come l’azione <strong>di</strong> una persona su un’altra<br />

persona. Anche nel caso <strong>della</strong> prescrizione farmacologia,<br />

dove sembra possa esserci il massimo <strong>di</strong> uni<strong>di</strong>rezionalità – io<br />

prescrivo e tu pren<strong>di</strong> – ci si trova in un campo relazionale<br />

molto complesso che può influenzare grandemente la compliance<br />

e quin<strong>di</strong> l’efficacia <strong>della</strong> cura. Quin<strong>di</strong> la “cura” in psichiatria<br />

e in psicoterapia richiede la collaborazione e la <strong>di</strong>sponibilità<br />

da parte dei vari partecipanti. Collaborazione come<br />

consenso reciproco che va molto al <strong>di</strong> là del consenso<br />

informato. Nonostante lo spirito <strong>della</strong> legge, quest’ultimo appare<br />

una sorta <strong>di</strong> accettazione burocratizzata da parte del paziente<br />

dei rischi impliciti nel suo progetto terapeutico. Se da<br />

una parte il consenso è necessario, in<strong>di</strong>spensabile o auspicabile<br />

a seconda dei casi, dall’altra proprio in psichiatria non è<br />

sempre facile ottenerlo, tanto che, in molte situazioni, può essere<br />

considerato punto <strong>di</strong> arrivo più che <strong>di</strong> partenza. Questo<br />

sia perché il processo terapeutico non si svolge secondo protocolli<br />

e procedure che possono essere sempre ben definite,<br />

sia perché la collaborazione si svolge a livelli comunicativi e<br />

relazionali molteplici e quando sembra sia stata assicurata ad<br />

un livello può accadere che venga negata ad altri livelli. Un<br />

progetto terapeutico inizia in un incontro dove la sofferenza<br />

<strong>di</strong> un paziente è accolta dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un terapeuta. Ma<br />

il connubio <strong>di</strong>sponibilità del terapeuta-sofferenza del paziente<br />

può essere soggetto a varie vicissitu<strong>di</strong>ni. Vi può essere una<br />

sofferenza soggettiva che si rapporta con un riconoscimento<br />

oggettivo da parte del curante: Io paziente riconosco – elemento<br />

soggettivo – <strong>di</strong> stare male e tu curante riconosci – elemento<br />

oggettivo – che io sto male e sei <strong>di</strong>sponibile ad aiutarmi.<br />

Vi è in questo caso un consenso reciproco <strong>di</strong> buon auspicio<br />

per il futuro <strong>della</strong> relazione terapeutica.<br />

Ma può anche esserci una sofferenza che non trova riscontro<br />

nella soggettività del paziente – ad esempio in una con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> un eccitamento maniacale – ma che può essere<br />

oggettivata dal terapeuta e dai suoi familiari: Io paziente<br />

non riconosco <strong>di</strong> stare male, con<strong>di</strong>zione che viceversa tu<br />

psichiatra o familiare evidenzi. In questi casi non c’è consenso,<br />

ma deve esserci cura. Il problema si sposta pertanto<br />

su come guadagnarsi il consenso nel corso del processo terapeutico.<br />

Ma vi può essere anche un’altra con<strong>di</strong>zione nella<br />

quale io paziente avverto soggettivamente una sofferenza<br />

che tu, familiare, me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base, pronto soccorso, non mi<br />

riconosci. In questi casi il vissuto soggettivo non viene oggettivato<br />

e vi può essere un girovagare in cerca <strong>di</strong> consenso.<br />

La relazione si baserà su questi aspetti introducendo se possibile<br />

dei casi clinici.<br />

Analisi e deco<strong>di</strong>fica delle richieste:<br />

interventi e proposte dello psichiatra<br />

nel servizio pubblico<br />

F. Porseo<br />

DSM ASL RM-E, Centro <strong>di</strong> Salute Mentale “San Godendo”<br />

Non seleziona l’utenza né per patologie né per con<strong>di</strong>zioni<br />

socioeconomiche (facendosi carico dei pazienti e dei loro<br />

familiari); ha un accesso <strong>di</strong>retto; si lega al territorio e alla<br />

sua rete <strong>di</strong> risorse; ha al suo interno figure professionali <strong>di</strong>fferenziate;<br />

la missione è prendersi cura, anche in senso preventivo<br />

e riabilitativo <strong>della</strong> salute mentale, nella sua complessità,<br />

<strong>di</strong> una popolazione, integrandosi con le varie strutture<br />

del DSM; riflette sul suo operare attraverso una formazione<br />

permanente.<br />

Queste sono alcune delle caratteristiche <strong>di</strong> un Centro <strong>di</strong> Salute<br />

Mentale che spesso, più delle Cliniche Universitarie,<br />

degli Istituti <strong>di</strong> Ricerca, degli stu<strong>di</strong> professionali, “legano” a<br />

volte per una scelta obbligata, pazienti ed operatori attraverso<br />

storie, che possono proseguire per anni ed anni.<br />

Il buon operare, che in genere aumenta il numero delle richieste<br />

<strong>di</strong> aiuto; le risorse, spesso insufficienti quando non<br />

ad<strong>di</strong>rittura in <strong>di</strong>minuzione, tengono costantemente sospeso<br />

il fantasma <strong>della</strong> saturazione tra etica e clinica.<br />

Quali risorse aumentare?<br />

Quelle esterne (come numero <strong>di</strong> operatori) o quelle interne<br />

(legate più alla capacità dell’operatore <strong>di</strong> dare risposte adeguate<br />

e costanti, senza esaurirsi)?<br />

Queste ed altre questioni collegate, saranno trattate nella relazione.<br />

La libertà dello psichiatra<br />

A. Sbar<strong>della</strong><br />

DHP-SPDC/DSM ASL RM-E c/o ACO “San Filippo Neri”,<br />

RM<br />

A partire dalle definizioni dei termini in oggetto – libertà e<br />

psichiatra –, si è cercato <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are come la specificità <strong>della</strong><br />

nostra <strong>di</strong>sciplina specialistica, mostri già nell’etimo, delle<br />

<strong>di</strong>fferenze con altre branche <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina.<br />

Nel suffisso <strong>della</strong> nostra professione c’è insito il concetto<br />

<strong>della</strong> cura (-iatria), mentre per altri è dominante il concetto<br />

dello stu<strong>di</strong>o (-logia).<br />

Inoltre elementi <strong>di</strong> natura deontologica, morale e “naturale”,<br />

determinano <strong>di</strong>fferenze circa la possibilità o meno <strong>di</strong> un no-<br />

86


stro agire clinico, più o meno sottoposto a limiti, soggettivi<br />

e/o oggettivi.<br />

Il grande e delicato tema del Trattamento Sanitario Obbligatorio,<br />

richiede alle nostre coscienze, volenti o no, uno<br />

sforzo <strong>di</strong>verso e altro, che i nostri colleghi me<strong>di</strong>ci e chirurghi<br />

non si trovano ad affrontare.<br />

Ci si è posti inoltre il problema <strong>di</strong> come far conciliare i <strong>di</strong>ritti<br />

in<strong>di</strong>viduali con quelli collettivi. Questo specialmente<br />

quando dobbiamo intervenire su <strong>di</strong> un paziente, sia in urgenza-emergenza<br />

sia dovendo immaginare per lui in lungo<br />

percorso <strong>di</strong> cronicità più o meno stabilizzata.<br />

In che misura, inoltre, i valori personali e/o quelli con<strong>di</strong>visi<br />

dalla maggioranza, orientano il nostro agire quoti<strong>di</strong>ano nel<br />

mestiere dello psichiatra.<br />

87<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

E ancora: le <strong>di</strong>fferenze con le altre figure professionali, quale<br />

quella dello psicologo, dello psicoterapeuta e dello psicoanalista,<br />

e come queste segnano, influenzano e mo<strong>di</strong>ficano<br />

la libertà del nostro lavoro.<br />

Infine, ma non ultima, la grande questione ancora irrisolta dell’assistenza<br />

psichiatrica, prima, durante e dopo la legge 180.<br />

Dopo più <strong>di</strong> un quarto <strong>di</strong> secolo, nessuno seriamente ha<br />

messo le mani “onestamente” su questa legge.<br />

Il problema ancora aperto dei manicomi criminali, <strong>della</strong> responsabilità<br />

o meno dei gesti illegali compiuti da sofferenti<br />

la salute mentale.<br />

Si propongono temi e si sollevano riflessioni, nel tentativo<br />

<strong>di</strong> aprire altri angoli <strong>di</strong> osservazione, su un <strong>di</strong>fficile tema da<br />

affrontare, anche a livello culturale oltre che clinico.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA VERDE<br />

S34 - I <strong>di</strong>sturbi mentali correlati allo stress<br />

Stress e correlati neurobiologici<br />

C. Martini, E. Da Pozzo, L. Trincavelli, C. Carmassi,<br />

M. Carlini, L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

L’esposizione ad eventi stressanti riveste un ruolo fondamentale<br />

nell’esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong> numerose psicopatologie, soprattutto<br />

se presenti fattori psicosociali e <strong>di</strong> vulnerabilità genetica<br />

1 , in accordo con la teoria dell’origine multifattoriale dei <strong>di</strong>sturbi<br />

mentali.<br />

I <strong>di</strong>sturbi mnemonici tipici dei <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni da stress, quali il <strong>di</strong>sturbo<br />

da stress post traumatico (PTSD) e la depressione,<br />

hanno alla base una compromissione <strong>della</strong> memoria esplicita<br />

con un alterato funzionamento dell’ippocampo. In particolare,<br />

in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> forte stress, l’attivazione dell’amigdala<br />

e <strong>di</strong> altre regioni cerebrali induce i neuroni ippocampali<br />

a rilasciare CRF (corticotrophine releasing factor), fattore<br />

stimolante l’ipofisi, che rilascia così ACTH, determinando<br />

un incremento nei livelli <strong>di</strong> cortisolo ematico. L’ormone,<br />

<strong>di</strong>ffondendo nel cervello, riduce l’attività dell’ippocampo<br />

tramite un meccanismo <strong>di</strong> feedback negativo. Tale alterazione<br />

compromette la capacità del sistema mnestico del lobo<br />

temporale <strong>di</strong> formare memorie esplicite. Uno stress prolungato<br />

può portare alla degenerazione e alla morte dei neuroni<br />

dell’ippocampo in seguito a deplezione delle riserve<br />

energetiche. La per<strong>di</strong>ta <strong>della</strong> capacità <strong>di</strong> produrre nuovi neuroni<br />

nel giro dentato, una delle poche aree ippocampali in<br />

grado <strong>di</strong> neurogenesi, può portare all’ipovolumetria dell’ippocampo,<br />

alterazione che si riscontra in soggetti con alti livelli<br />

<strong>di</strong> cortisolo, dovuti a stress o ad altre con<strong>di</strong>zioni cliniche<br />

2 .<br />

Negli ultimi anni le ricerche sono state sempre più in<strong>di</strong>rizzate<br />

verso l’approfon<strong>di</strong>ta conoscenza delle alterazioni neurobiologiche<br />

presenti nei <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni da stress. Numerosi stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mostrano il coinvolgimento non solo dell’asse ipofisisurrene,<br />

già menzionato, ma anche <strong>di</strong> altri sistemi quali i si-<br />

MODERATORI<br />

C. Faravelli, P. Castrogiovanni<br />

stemi neurotrofici, endocrino, immunitario, catecolaminergico,<br />

glutamatergico, serotoninergico e gabaergico, con alterazioni<br />

nei livelli sia dei neurotrasmettitori che dei recettori,<br />

caratteristici <strong>di</strong> ciascun sistema 3 4 . In particolare numerosi<br />

stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato la presenza <strong>di</strong> alterazioni nei livelli<br />

<strong>di</strong> alcune citochine, prodotte dalle cellule del sistema<br />

immunitario e modulatrici <strong>della</strong> risposta immune, in psicopatologie<br />

stress-correlate 5-7 .<br />

Alla luce <strong>di</strong> tali presupposti e al fine <strong>di</strong> indagare le relazioni<br />

fra sistema neuroendocrino e neuroimmune, il nostro<br />

gruppo <strong>di</strong> ricerca sta svolgendo uno stu<strong>di</strong>o il cui scopo è<br />

quello <strong>di</strong> determinare i livelli <strong>di</strong> cortisolo e citochine in pazienti<br />

con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> PTSD e <strong>di</strong> Complicated Grief, un Disturbo<br />

d’Ansia che prende origine da un evento luttuoso<br />

particolarmente traumatico per il soggetto, in riferimento ad<br />

un gruppo <strong>di</strong> volontari sani.<br />

Bibliografia<br />

1 Hayley S, et al. Neuroscience 2005;135:659-78.<br />

2 LeDoux J. Synaptic Self 2002.<br />

3 Duric V, et al. Neuroscience 2005;133:999-1006.<br />

4 Bonne O, et al. Neurosci Biobehav Rev 2004;28:65-94.<br />

5 Altemus M, et al. Am J Psychiatry 2003;160:1705-7.<br />

6 Viking Penguin NY, Maes M, et al. Biol Psychiatry<br />

1999;45:833-9.<br />

7 Spivak B, et al. Biol Psychiatry 1997;42:345-8.<br />

I <strong>di</strong>sturbi stress correlati<br />

C. Faravelli, M. Catena, A. Scarpato, S. Gorini Amedei,<br />

E. Bolognesi<br />

Università <strong>di</strong> Firenze, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze neurologiche<br />

e psichiatriche<br />

La relazione tra stress e patologia mentale è ormai nota da<br />

tempo. Gli eventi traumatici precoci sembrano determinare<br />

una pre<strong>di</strong>sposizione allo sviluppo <strong>di</strong> quadri psicopatologici


SIMPOSI TEMATICI<br />

in età adulta; è stata infatti <strong>di</strong>mostrata un’associazione tra la<br />

presenza <strong>di</strong> traumi nell’età dello sviluppo ed un aumentato<br />

rischio <strong>di</strong> sviluppare <strong>di</strong>sturbi mentali tra cui Depressione<br />

Maggiore, <strong>di</strong>sturbi d’ansia, <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità ed abuso<br />

<strong>di</strong> sostanze. Gli eventi vitali stressanti che si verificano in<br />

età adulta avrebbero invece un ruolo <strong>di</strong> scatenamento <strong>della</strong><br />

patologia. È stato infatti <strong>di</strong>mostrato che l’incidenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

psichici in un anno risulta notevolmente maggiore<br />

nell’anno successivo ad un evento passando dall’8 per mille<br />

al 6% 1 .<br />

Uno dei possibili meccanismi con cui gli eventi vitali svolgono<br />

la loro azione patogenetica è rappresentato dall’alterazione<br />

del feedback negativo dei corticosteroi<strong>di</strong> circolanti<br />

sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) con conseguente<br />

ipercortisolemia e compromissione <strong>della</strong> neurogenesi e del<br />

trofismo cerebrale. In modelli animali è stato ampiamente<br />

<strong>di</strong>mostrato che gli eventi vitali precoci sono alla base <strong>di</strong> persistenti<br />

anormalità nel comportamento e nelle funzioni neuroendocrine<br />

associate all’ippocampo e così nella risposta<br />

neurogenetica allo stress anche in età adulta 2 . Nell’uomo,<br />

l’implicazione dell’asse HPA nei <strong>di</strong>sturbi correlati a stress è<br />

ampiamente documentata. Anomalie del funzionamento<br />

dell’asse HPA ed in particolare un’alterazione <strong>della</strong> capacità<br />

dei glicocorticoi<strong>di</strong> circolanti <strong>di</strong> espletare il feedback negativo<br />

sulla secrezione degli ormoni attraverso il legame con i<br />

recettori mineralcorticoi<strong>di</strong> (MR) e glucocorticoi<strong>di</strong> (GR) nei<br />

tessuti HPA è stata descritta nei soggetti affetti da patologia<br />

psichiatrica e nei soggetti esposti ad eventi psicologici avversi<br />

3 . Tale dato risulta particolarmente forte nel caso <strong>della</strong><br />

Depressione Maggiore, del <strong>di</strong>sturbo post traumatico da<br />

stress e <strong>della</strong> Schizofrenia. Sembra inoltre che l’alterazione<br />

dell’asse HPA sia uno degli elementi eziopatogenetici dell’attacco<br />

<strong>di</strong> panico e <strong>della</strong> fobia sociale.<br />

Parallelamente alle alterazioni dell’asse HPA, stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> neuroimaging<br />

tramite MRI strutturale hanno <strong>di</strong>mostrato, in pazienti<br />

affetti da depressione, una riduzione del volume dell’ippocampo<br />

4 . Anche l’effetto terapeutico degli antidepressivi<br />

è stato correlato al volume dell’ippocampo dal momento<br />

che in pazienti depressi, parallelamente alla risoluzione<br />

<strong>della</strong> sintomatologia depressiva, è stato riscontrato un progressivo<br />

aumento del volume dell’ippocampo 5 .<br />

La vulnerabilità agli eventi sembra però essere fortemente<br />

influenzata dallo specifico assetto genetico dell’in<strong>di</strong>viduo<br />

così che non tutti gli in<strong>di</strong>vidui esposti ad eventi vitali sviluppano<br />

un quadro psicopatologico 6 . È stato <strong>di</strong>mostrato che<br />

le varianti alleliche del gene del trasportatore <strong>della</strong> serotonina<br />

(5-HTT) rivestono un importante ruolo nel determinare il<br />

grado <strong>di</strong> vulnerabilità allo stress e nel moderare la risposta<br />

in<strong>di</strong>viduale agli eventi stressanti 7 . In modelli animali è stato<br />

<strong>di</strong>mostrato che l’alterazione del gene 5-HTT comporta un<br />

incremento delle risposte comportamentali e <strong>della</strong> concentrazione<br />

plasmatica dell’adenocorticotropina in risposta allo<br />

stress 8 . L’allele corto “s” sarebbe associato ad un ridotto<br />

funzionamento del sistema serotoninergico in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

stress 9 e stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> neuroimaging hanno <strong>di</strong>mostrato che la presenza<br />

<strong>di</strong> 1 o 2 copie dell’allele “s” si associa ad una maggiore<br />

attivazione dell’amigdala in seguito all’esposizione a<br />

situazioni temute 10 .<br />

Bibliografia<br />

1 Faravelli C, Abra<strong>di</strong> L, Bartolozzi D, Cecchi C, Cosci F,<br />

D’Adamo D, et al. The Sesto Fiorentino Study: point and one-<br />

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2 Mirescu C, Peters JD, Gould E. Early life experience alters response<br />

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7 Caspi A, Sugden K, Moffitt TE, Taylor A, Craig IW, Harrington<br />

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9 Bennett AJ, Lesch KP, Heils A, Long JC, Lorenz JG, Shoaf SE,<br />

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interact to influence primate CNS function. Mol Psychiatry<br />

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10 Hariri AR, Mattay VS, Tessitore A, Kolachana B, Fera F, Goldman<br />

D, et al. Serotonin transporter genetic variation and the response<br />

of the human amygdala. Science 2002;297:400-3.<br />

Neuroimaging e PTSD: dati<br />

morfovolumetrici e loro variazioni dopo<br />

trattamento<br />

L. Bossini, N. Poliziotto, M. Tavanti, S. Calossi, A. Lombardelli,<br />

G. Vatti, P. Castrogiovanni<br />

Università <strong>di</strong> Siena, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: molti stu<strong>di</strong> concordano sulla riduzione del<br />

volume ippocampale nei pazienti affetti da PTSD 1 e che tale<br />

alterazione anatomica è correlata con deficit cognitivi e<br />

con la gravità dei sintomi. Comunque ad oggi non è stato ancora<br />

chiarito se l’atrofia ippocampale rappresenta l’esito <strong>di</strong><br />

un effetto neurotossico del trauma o, piuttosto, una con<strong>di</strong>zione<br />

preesistente che pre<strong>di</strong>spone allo sviluppo <strong>di</strong> alcune patologie<br />

psichiatriche. Già da tempo stu<strong>di</strong> su animali <strong>di</strong>mostrano<br />

come lo stress causi atrofia ippocampale e inibizione <strong>della</strong><br />

neurogenesi, con meccanismi verosimilmente legati ai<br />

glucocorticoi<strong>di</strong>, all’increzione del fattore corticotropo, all’aumento<br />

degli aminoaci<strong>di</strong> eccitatori, all’inibizione fattore<br />

neurotrofico cerebrale con per<strong>di</strong>ta <strong>della</strong> plasticità neuronale.<br />

Nell’uomo, tuttavia, i risultati non sono così lineari. Da un<br />

lato alcuni stu<strong>di</strong> hanno in<strong>di</strong>viduato come fattore principale<br />

l’aumento dei glucocorticoi<strong>di</strong> 2 , dall’altro tale teoria è stata<br />

fortemente criticata 3 . Secondo Yehuda il meccanismo <strong>di</strong><br />

atrofia ippocampale è dovuto ad un’alterazione dell’asse<br />

Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (HPA), ma in termini <strong>di</strong> una bassa<br />

increzione <strong>di</strong> glucocorticoi<strong>di</strong> che determina un aumento del<br />

feedback negativo dell’asse stesso ed un’ipersensibilità recettoriale.<br />

In<strong>di</strong>pendentemente dal meccanismo d’azione, la<br />

88


per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> neuroni a livello ippocampale nei soggetti che hanno<br />

subito eventi traumatici sembra sufficientemente <strong>di</strong>mostrata<br />

e, fino a poco tempo fa, era considerata irreversibile. In<br />

realtà l’ippocampo sembra presentare una inusuale e spontanea<br />

capacità rigenerativa. Questo dato è stato in<strong>di</strong>viduato in<br />

molte specie animali e, in un unico stu<strong>di</strong>o, anche nell’uomo<br />

4 . Inoltre recenti evidenze pre-cliniche e cliniche hanno in<strong>di</strong>cato<br />

che gli SSRI (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors)<br />

promuovono la neurogenesi e riducono l’atrofia ippocampale<br />

indotta dallo stress nell’animale 5 e nell’uomo sono in grado<br />

<strong>di</strong> ridurre i sintomi del PTSD, incrementare le <strong>di</strong>mensioni<br />

dell’ippocampo e ridurre i deficit mnesici tipici <strong>della</strong> patologia<br />

6 7 . Un altro fattore che sembra essere in grado <strong>di</strong> stimolare<br />

la neurogenesi negli animali sembra essere “l’ambiente<br />

arricchito” verosimilmente tramite i meccanismi molecolari<br />

dell’appren<strong>di</strong>mento che sembrano in grado <strong>di</strong> attivare<br />

la trascrizione dell’mRNA per il Brain Derived Neurotrophic<br />

Factor. Questo dato <strong>della</strong> letteratura supporta il razionale<br />

dell’efficacia <strong>della</strong> psicoterapia anche se l’unico stu<strong>di</strong>o<br />

che valuta le mo<strong>di</strong>ficazioni morfostrutturali dopo psicoterapia<br />

non ha riportato risultati positivi 8 .<br />

Gli scopi <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o sono:<br />

– valutare la presenza <strong>di</strong> atrofia ippocampale nei pazienti<br />

affetti da PTSD (T0-drug-free);<br />

– valutare l’effetto <strong>della</strong> terapia: farmacologica con SSRI e<br />

psicoterapica con EMDR (Eye Movement Desensitization<br />

and Reprocessing) sia sul piano clinico e neuropsicologico,<br />

che sul volume ippocampale, sia sulla memoria (T1).<br />

Metodologia: abbiamo analizzato un campione <strong>di</strong> 20 pazienti,<br />

<strong>di</strong> età compresa tra i 15 ed i 65 anni, reclutati nell’ambulatorio<br />

psichiatrico del Policlinico universitario <strong>di</strong><br />

Siena affetti da PTSD e un gruppo <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> soggetti<br />

sani appaiati per sesso, età, peso e altezza. I soggetti <strong>di</strong> entrambi<br />

i gruppi sono stati sottoposti ad uno stu<strong>di</strong>o morfovolumetrico<br />

computerizzato dell’Ippocampo tramite RM (Risonanza<br />

Magnetica). Inoltre, i <strong>di</strong>ciassette pazienti con PTSD<br />

sono stati valutati tramite la somministrazione <strong>di</strong> test neuropsicologici<br />

e scale psicometriche per approfon<strong>di</strong>re il quadro<br />

psicopatologico e valutare l’eventuale presenza <strong>di</strong> deficit<br />

cognitivi.<br />

Nei soggetti affetti da PTSD dopo un periodo <strong>di</strong> sei mesi <strong>di</strong><br />

terapia psicofarmacologica sono stati ripetuti i test neuropsicologici,<br />

le scale psicometriche e l’analisi morfovolumetrica<br />

dell’ippocampo tramite RM.<br />

Tre pazienti, dopo le valutazioni al T0, hanno effettuato un<br />

protocollo terapeutico con solo EMDR e sono stati rivalutati<br />

dopo 8 sedute (due mesi).<br />

Risultati: i risultati <strong>della</strong> prima parte sperimentale (T0drug-free)<br />

evidenziano che le <strong>di</strong>mensioni dell’ippocampo <strong>di</strong><br />

sinistra nei soggetti affetti da PTSD sono significativamente<br />

minori rispetto ai controlli sani.<br />

Dai risultati osservati al follow-up (T1-post-terapia) è possibile<br />

evincere che la terapia nei soggetti considerati è associata<br />

ad un miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia e ad un aumento<br />

dei volumi ippocampali, pari al 9,87% per l’ippocampo <strong>di</strong><br />

destra e dell’8,37% per l’ippocampo <strong>di</strong> sinistra. Questi dati<br />

sono concor<strong>di</strong> con i dati presenti in letteratura, anche se la<br />

percentuale <strong>di</strong> recupero su base neuroplastica nel nostro stu<strong>di</strong>o<br />

risulta sensibilmente superiore rispetto ai due stu<strong>di</strong> presenti<br />

in letteratura incremento pari al 4,6% 6 ; pari al 5% 7 .<br />

I tre pazienti che hanno effettuato terapia con EMDR hanno<br />

anch’essi mostrato al T1 un miglioramento sintomatologico<br />

89<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

(CAPS non più positiva per i criteri <strong>di</strong>agnostici) ed un aumento<br />

me<strong>di</strong>o dei volumi ippocampali pari a 338,25 mm 3 per<br />

l’ippocampo DX e 357,93 mm 3 per l’ippocampo SN.<br />

Conclusioni: la terapia nei soggetti considerati si è associata<br />

ad un aumento dei volumi ippocampali (9,87%-8,37%).<br />

L’aumento dei volumi ippocampali appare rilevante, consistente<br />

con i dati in letteratura, sebbene quantitativamente<br />

superiore, sottolineando l’efficacia degli SSRI verosimilmente<br />

tramite il meccanismo <strong>di</strong> attivazione <strong>della</strong> neurogenesi;<br />

è ipotizzabile che l’aumento <strong>di</strong> volume non sia da imputare<br />

ad un aumento delle cellule gliali ma ad un aumento<br />

<strong>di</strong> neuroni ippocampali visto il contemporaneo miglioramento<br />

clinico.<br />

Particolarmente interessante ci sembra il dato relativo all’efficacia<br />

clinica e sulla plasticità neurale <strong>della</strong> EMDR.<br />

Questa osservazione su solo tre casi, necessita chiaramente<br />

<strong>di</strong> essere confermata su un campione più ampio ma rappresenta<br />

la prima evidenza in letteratura <strong>di</strong> un’azione <strong>della</strong> psicoterapia<br />

<strong>di</strong>retta alla struttura cerebrale<br />

Bibliografia<br />

1 Bremner JD, Randal P, Vermetten E, Staib L, Bronen RA,<br />

Mazure C, et al. Magnetic resonance imaging-based measurement<br />

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3 Yehuda R. Are glucocorticoids responsible for putative hippocampal<br />

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5 Santarelli L, Saxe M, Gross C, Surget A, Battaglia F, Dulawa S,<br />

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effects of antidepressants. Sciente 2003;301:805-9.<br />

6 Vermetten E, Vythilingam M, Southwick SM, Charney DS,<br />

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7 Bremner JD, Mletzko T, Welter S, Quinn S, Williams C, Brummer<br />

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8 Lindauer RJL, Vlieger EJ, Jalink M, Olff M, Carlier IVE,<br />

Majoie CBLM, et al. Effects of psychotherapy on hippocampal<br />

volume in out-patients with post-traumatic stress <strong>di</strong>sorder: a<br />

MRI investigation. Psychol Med 2005;35:1-11.<br />

Sindrome del burn-out in un campione<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale: valutazione<br />

<strong>della</strong> prevalenza e <strong>di</strong> alcune variabili<br />

implicate<br />

M. Venuta, G.P. Guaral<strong>di</strong>, M.E. Svampa, M.S. Padula * ,<br />

E. Ferretti<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Modena e Reggio<br />

Emilia; * ASL Modena, Presidente Provinciale SIMG<br />

Introduzione: i MMG oggi sono sottoposti sempre <strong>di</strong> più a<br />

domande dei loro assistiti e delle Aziende Sanitarie, dove


SIMPOSI TEMATICI<br />

possibili risposte assistenziali e organizzative, <strong>di</strong>pendono<br />

anche da fattori al <strong>di</strong> fuori <strong>della</strong> MG, per un Governo Clinico<br />

che viene deciso altrove.<br />

Questa ricerca ha avuto lo scopo <strong>di</strong> ottenere una valutazione<br />

<strong>della</strong> prevalenza del fenomeno del burn-out. L’interesse<br />

per questa sindrome è dato dal riscontro <strong>di</strong> un aumento <strong>di</strong><br />

casi <strong>di</strong>agnosticati tra le cosiddette “help professions”, professioni<br />

basate sulla “relazione d’aiuto” tra operatore e utente,<br />

professioni nelle quali le responsabilità morali dell’operatore,<br />

lo stress a cui è sottoposto e il suo coinvolgimento<br />

emotivo sono elevatissimi. Proprio tali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro,<br />

se non sussistono le adeguate misure <strong>di</strong> prevenzione, portano<br />

inevitabilmente alla “fusione”, al breakdown dell’operatore.<br />

Metodologia: si è valutata la prevalenza del burn-out fra i<br />

MMG <strong>di</strong> Modena e si sono identificate alcune variabili associate<br />

al fenomeno.<br />

È stato selezionato in modo casuale un campione <strong>di</strong> 80<br />

MMG (15%) fra tutti i 535 MMG modenesi. Ai me<strong>di</strong>ci del<br />

campione è stato autosomministrato un questionario anonimo<br />

contenente dati demografico-organizzativi ed il Maslach<br />

Burnout Inventory (MBI). Per l’analisi statistica dell’associazione<br />

tra variabili e burn-out è stato utilizzato l’In<strong>di</strong>ce<br />

Tau <strong>di</strong> Kendall.<br />

Risultati: hanno risposto 56 MMG (tasso <strong>di</strong> risposta del<br />

70%).<br />

Rispetto alle 3 sottoscale del MBI, è stato rilevato che:<br />

– il 37,5% degli intervistati presenta alti livelli <strong>di</strong> esaurimento<br />

emotivo;<br />

– il 26,8% presenta alti livelli <strong>di</strong> depersonalizzazione;<br />

– l’8,9% presenta alti livelli <strong>di</strong> scarsa realizzazione personale.<br />

Sono risultati fattori protettivi nei confronti dell’esaurimento<br />

emotivo: l’esercizio esclusivo <strong>della</strong> MG, lo svolgere attività<br />

<strong>di</strong> docente e/o tutor, l’avere più <strong>di</strong> 1.000 assistiti.<br />

Sono risultati fattori protettivi nei confronti <strong>della</strong> depersonalizzazione:<br />

lo svolgere attività <strong>di</strong> docente e/o tutor, il non<br />

essere coniugato, l’avere 2 o più figli.<br />

Sono risultati fattori che favoriscono una buona realizzazione<br />

personale: il collaborare con segretaria e/o infermiera e/o<br />

gruppo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci nell’esercizio <strong>della</strong> professione <strong>di</strong> MMG,<br />

il non essere coniugato.<br />

Conclusioni: la prevalenza del burn-out riscontrata è simile<br />

a quella <strong>di</strong> altri stu<strong>di</strong> italiani ed europei, in particolare per<br />

gli aspetti <strong>di</strong> esaurimento emotivo, mentre le altre variabili<br />

indagate dal MG risultano lievemente sotto-rappresentate.<br />

Alcuni elementi appaiono essere protettivi, tra cui l’avere figli,<br />

essere implicati in attività formative, avere rapporti <strong>di</strong><br />

collaborazione con altri colleghi o personale <strong>di</strong> supporto e<br />

paradossalmente avere un alto numero <strong>di</strong> assistiti. Questo<br />

dato, assieme al valore negativo dell’essere coniugati e <strong>di</strong><br />

svolgere altre attività cliniche vengono commentati secondo<br />

ipotesi che è necessario approfon<strong>di</strong>re.<br />

Il burn-out fra i MMG è una realtà, verso la quale è necessario<br />

prendere provve<strong>di</strong>menti mirati, in considerazione delle<br />

conseguenze che ha sul me<strong>di</strong>co stesso, sul paziente e sul<br />

sistema sanitario.<br />

Bibliografia<br />

Cherniss C. Staff burnout, Job stress in the Human Service. Sage<br />

Publications Inc., Beverly Hills 1980. Trad. it. La sindrome del<br />

burn-out. Torino: Centro Scientifico E<strong>di</strong>tore 1983.<br />

Maslach C. Burned-out. Hum Behav 1976;5:16-22.<br />

Pellegrino F. La sindrome del burn-out. Torino: Centro Scientifico<br />

E<strong>di</strong>tore 2000.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA NUREYEV<br />

S35 - I <strong>di</strong>sturbi psichiatrici in età <strong>di</strong> confine: fattori<br />

<strong>di</strong> rischio pre-clinici, aspetti evolutivi e prognostici<br />

La prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi mentali in preadolescenza<br />

M. Molteni, A. Frigerio<br />

Istituto Scientifico “E. Medea”, Bosisio Parini (LC)<br />

Introduzione: il progetto PrISMA (Progetto Italiano Salute<br />

Mentale Adolescenti) è il primo stu<strong>di</strong>o italiano volto a stimare<br />

la prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi mentali nei preadolescenti<br />

(10-14 anni) che vivono in aree urbane. Scopi <strong>della</strong> presente<br />

relazione sono: 1) valutare la prevalenza dei problemi<br />

emotivo-comportamentali e dei <strong>di</strong>sturbi mentali attraverso<br />

due <strong>di</strong>versi strumenti <strong>di</strong> misurazione: la Child Behavior<br />

Checklist (Achenbach & Rescorla, 2001) e la DAWBA<br />

(Goodman, Ford & Richards, 2000); 2) esaminare l’associazione<br />

tra alcuni fattori <strong>di</strong> rischio - sia <strong>di</strong> tipo in<strong>di</strong>viduale sia<br />

famigliare – e la presenza <strong>di</strong> problemi comportamentali e <strong>di</strong>-<br />

MODERATORI<br />

M. Casacchia, G. De Girolamo<br />

sturbi mentali <strong>di</strong> tipo internalizzato (<strong>di</strong>sturbi d’ansia e dell’umore)<br />

ed esternalizzato (<strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> condotta –<br />

ADHD).<br />

Metodologia: il <strong>di</strong>segno dello stu<strong>di</strong>o ha utilizzato una<br />

classica procedura <strong>di</strong> campionamento a due fasi: a) una<br />

prima fase <strong>di</strong> screening dei problemi comportamentali, attraverso<br />

la CBCL/6-18, in un ampio campione <strong>di</strong> soggetti<br />

(N = 5.627) che frequentavano le scuole me<strong>di</strong>e (pubbliche<br />

e private) e b) una seconda fase <strong>di</strong> valutazione <strong>di</strong>agnostica,<br />

attraverso la DAWBA, in un campione più piccolo <strong>di</strong><br />

partecipanti (N = 972) formato da tutti i soggetti “sopra<br />

soglia” e dal 10% dei soggetti “sotto-soglia” alla CBCL.<br />

Per una descrizione più dettagliata rispetto al <strong>di</strong>segno e alla<br />

metodologia dello stu<strong>di</strong>o, si rimanda ad una pubblicazione<br />

in corso <strong>di</strong> stampa sulla rivista International Journal<br />

of Methods in Psychiatric Research (Frigerio et al., in<br />

press).<br />

90


Risultati: la prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi mentali è risultata pari<br />

all’8%. La prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi emotivi è superiore a<br />

quella dei <strong>di</strong>sturbi esternalizzati che risultano, nel campione<br />

italiano, molto meno frequenti rispetto ai dati emersi in altri<br />

stu<strong>di</strong> epidemiologici condotti in paesi occidentali. Tra i <strong>di</strong>versi<br />

fattori <strong>di</strong> rischio associati sia ai problemi emotivocomportamentali<br />

sia alla presenza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>agnosi, emergono<br />

un basso livello socioeconomico e <strong>di</strong> istruzione dei genitori,<br />

la convivenza del ragazzo con un solo genitore, la presenza<br />

<strong>di</strong> un insegnante <strong>di</strong> sostegno, il precedente ricorso a<br />

servizi <strong>di</strong> salute mentale.<br />

Conclusioni: nel corso <strong>della</strong> presentazione verranno <strong>di</strong>scussi<br />

più approfon<strong>di</strong>tamente i dati emersi dall’indagine che appaiono<br />

fondamentali per programmare una risposta appropriata<br />

non solo in termini <strong>di</strong> interventi adeguati a carattere<br />

preventivo e curativo, ma anche per effettuare un’efficace<br />

pianificazione dei servizi nel nostro Paese.<br />

Precursori e prodromi nei <strong>di</strong>sturbi<br />

dello spettro schizofrenico e bipolare<br />

R. Pollice, E. Di Giovambattista, A. Di Pucchio,<br />

M. Mazza, R. Roncone, M. Casacchia<br />

Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e Cura a Direzione Universitaria,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Scuola<br />

<strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>, Università de L’Aquila<br />

I <strong>di</strong>sturbi psicotici, sia quelli dello spettro schizofrenico che<br />

quello dello spettro affettivo, sono uno tra i maggiori problemi<br />

<strong>di</strong> salute pubblica.<br />

L’esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>sturbi può avvenire in qualsiasi momento<br />

nel corso <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo, ma la sintomatologia<br />

clinica <strong>di</strong> solito si manifesta caratteristicamente nel corso<br />

<strong>della</strong> prima età adulta.<br />

La prognosi <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>sturbi è spesso infausta e ad essi è<br />

spesso associato un elevato tasso <strong>di</strong> morbi<strong>di</strong>tà e <strong>di</strong> mortalità<br />

insieme ad una serie <strong>di</strong> conseguenze negative in ambito personale,<br />

familiare, sociale e lavorativo.<br />

Nel corso del neuro-psico-sviluppo, lievi anomalie neuromotorie,<br />

emotive, neuropsicologiche, psichiche e comportamentali<br />

sono spesso presenti in in<strong>di</strong>vidui, apparentemente<br />

in stato <strong>di</strong> buona salute, che successivamente manifestano<br />

un <strong>di</strong>sturbo psicotico; questo dato suggerisce che alcuni<br />

aspetti attinenti l’eziopatogenesi e la sintomatologia del<br />

<strong>di</strong>sturbo, si manifestano molto prima dell’esor<strong>di</strong>o clinico<br />

dello stesso.<br />

Tali “vulnerabilità” o “debolezze” possono influenzare i<br />

processi evolutivi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento ed il funzionamento<br />

globale anni prima dell’esor<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>sturbo, così come <strong>di</strong><br />

norma nosograficamente <strong>di</strong>agnosticato.<br />

Tra i fattori <strong>di</strong> rischio identificati come facilitatori dello sviluppo<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo psicotico (sia esso affettivo o dello<br />

spettro schizofrenico) i più importanti sembrano essere la<br />

vulnerabilità genetica (o familiare), le complicanze ostetriche<br />

(pre-, peri- e post-natali), le alterazioni del neurosviluppo<br />

e i deficit delle performance scolastiche e cognitive. Purtroppo<br />

ad oggi il potere pre<strong>di</strong>ttivo <strong>di</strong> tali variabili (sia in termini<br />

qualitativi che quantitativi) è ancoro troppo basso ed<br />

aspecifico. Infatti, i precursori clinici identificabili nel corso<br />

dello sviluppo non sembrano essere specifici <strong>di</strong> un unico<br />

91<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

gruppo sindromico ma appaiono essere comuni a <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>sturbi<br />

sempre, però, dello spettro psicotico (schizofrenico ed<br />

affettivo).<br />

Gli stu<strong>di</strong> epidemiologici che si occupano del neurosviluppo,<br />

sono finalizzati, oggi, anche alla rilevazione dei fattori <strong>di</strong> rischio<br />

e degli antecedenti clinici precoci associati ai <strong>di</strong>sturbi<br />

che <strong>di</strong> solito esor<strong>di</strong>scono in età adulta ed a quelli che hanno<br />

caratteristicamente un’evoluzione cronica.<br />

Questi stu<strong>di</strong> si occupano anche <strong>di</strong> rilevare variabili significative<br />

nell’ambito del contesto nel quale avviene l’evoluzione<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo, la concatenazione dei possibili meccanismi<br />

causali e le interazioni ambiente-in<strong>di</strong>viduo.<br />

I precursori neuro-psico-comportamentali che precedono i<br />

<strong>di</strong>sturbi psicotici a caratteristico esor<strong>di</strong>o in età adulta, suggeriscono<br />

che alcuni meccanismi eziopatogenetici intervengano<br />

nelle fasi precoci <strong>della</strong> vita degli in<strong>di</strong>vidui affetti e che<br />

le <strong>di</strong>verse sfumature <strong>di</strong> vulnerabilità e <strong>di</strong> espressività clinica<br />

si possano mo<strong>di</strong>ficare nel corso del tempo.<br />

Appare utile, tuttavia, che, nei prossimi anni, la ricerca focalizzi<br />

l’attenzione sull’identificazione <strong>di</strong> markers endoesofenotipici,<br />

sempre più specifici e sensibili, allo scopo <strong>di</strong><br />

consentire un approccio precoce al trattamento delle psicosi<br />

per migliorarne la prognosi.<br />

È necessario, inoltre, nella valutazione <strong>di</strong> un possibile <strong>di</strong>sturbo<br />

psicotico ad esor<strong>di</strong>o precoce, avvalersi <strong>di</strong> un’accurata<br />

anamnesi allo scopo <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>agnosticare, e quin<strong>di</strong> trattare,<br />

la patologia durante la sua fase prodromica.<br />

La questione dell’origine precoce dei Disturbi Psicotici e la<br />

conseguenza <strong>di</strong> questo dato, assume una notevole importanza<br />

sia in ambito scientifico che in ambito <strong>di</strong> salute pubblica<br />

ma, purtroppo, una maggiore chiarezza sui meccanismi responsabili<br />

<strong>di</strong> tali <strong>di</strong>sturbi è ostacolata dall’assenza <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

coorte che forniscano informazioni sull’endo-esofenotipo in<br />

età neonatale e nelle età successive, e dalla scarsezza numerica<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> prospettici e longitu<strong>di</strong>nali che <strong>di</strong>ano informazioni<br />

sul follow-up.<br />

Bibliografia<br />

1 Bleuler E. Dementia Praecox or the Group of Schizophrenias.<br />

New York: International Universities Press 1911 (Translated by<br />

J. Zinkin, 1950).<br />

2 Gourion D, Gourevitch R, Leprovost JB, Olie Hloo JP, Krebs<br />

MO. Neurodevelopmental hypothesis in schizophrenia. Encephale<br />

2004;30:109-18.<br />

3 Jones P, Rodgers B, Murray R, et al. Child developmental risk<br />

factors for adult schizophrenia in the British 1946 birth cohort.<br />

Lancet 1994;344:1398-402.<br />

4 Hultman CM, Sparen P, Takei N, Murray RM, Cnattingius S.<br />

Prenatal and perinatal risk factors for schizophrenia, affective<br />

psychosis, and reactive psychosis of early onset: case-control<br />

study. BMJ 1999;318:421-6.<br />

5 Gupta SC, Basu S, Sinha WK. Prodrome in childhood and adolescent<br />

mania. Hong Kong J Psychiatry 2004;14:26-30.<br />

6 Jackson A, Cavanagh J, Scott J. A systematic review of manic<br />

and depressive prodromes. J Affect Disord 2003;74:209-17.<br />

7 Geddes J. Prodromal symptoms may be identified by people with<br />

bipolar or unipolar depression. Evid Based Ment Health<br />

2003;6:105.


SIMPOSI TEMATICI<br />

La prevalenza e l’età <strong>di</strong> insorgenza dei<br />

<strong>di</strong>sturbi mentali comuni nella popolazione<br />

italiana: lo stu<strong>di</strong>o ESEMED-WMH<br />

G. de Girolamo, P. Morosini * , G. Polidori ** per il Gruppo<br />

italiano ESEMeD-WMH<br />

DSM, AUSL <strong>di</strong> Bologna; * Centro <strong>di</strong> Epidemiologia, Sorveglianza<br />

e Promozione <strong>della</strong> Salute, Istituto Superiore <strong>di</strong> Sanità,<br />

Roma; ** Istituto Superiore <strong>di</strong> Sanità, Roma<br />

Obiettivi: presentare i risultati italiani dello stu<strong>di</strong>o europeo<br />

ESEMeD-WMH sulla prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi mentali<br />

comuni nella popolazione generale adulta italiana e l’età <strong>di</strong><br />

insorgenza dei <strong>di</strong>sturbi.<br />

Metodologia: è stato estratto un campione rappresentativo<br />

<strong>della</strong> popolazione generale adulta (18 e più anni) <strong>di</strong> 6.508<br />

persone dai registri elettorali me<strong>di</strong>ante un campionamento<br />

a tre sta<strong>di</strong>.<br />

Tra le persone estratte ne sono state intervistate 4.712 al<br />

proprio domicilio me<strong>di</strong>ante l’intervista strutturata WMH-<br />

CIDI.<br />

Risultati: il tasso <strong>di</strong> risposta ponderato è stato del 71,3%,<br />

il più altro tra i 6 paesi dopo quello <strong>della</strong> Spagna. La prevalenza<br />

ad un anno <strong>di</strong> uno o più <strong>di</strong>sturbi mentali è stata del<br />

7,3% (IC 95%: 6,0-8,6); i <strong>di</strong>sturbi più frequenti sono stati<br />

quelli d’ansia, con una prevalenza annuale del 5,1% e<br />

quelli depressivi, con una prevalenza annuale del 3,5%.<br />

Rispetto agli altri paesi europei la prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi<br />

è risultata relativamente bassa.<br />

Nei 12 mesi precedenti l’intervista solo il 2,9% degli intervistati<br />

si era rivolto almeno una volta ad un servizio sanitario<br />

o specialistico (ivi inclusi gli specialisti privati) per<br />

un problema psicologico. L’età <strong>di</strong> insorgenza dei <strong>di</strong>sturbi<br />

mentali comuni è compresa, in oltre 3/4 dei casi, tra i 15<br />

ed i 25 anni <strong>di</strong> età.<br />

Conclusioni: lo stu<strong>di</strong>o ESEMED-WMH rappresenta la<br />

più ampia indagine sui <strong>di</strong>sturbi mentali comuni eseguita<br />

sino ad oggi in Italia su un campione rappresentativo <strong>della</strong><br />

popolazione generale, ed i risultati sono simili a quelli<br />

delle due ricerche più recenti condotte in Italia (stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Sesto Fiorentino e stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Jesi).<br />

Non si sono notate <strong>di</strong>fferenze marcate tra classi <strong>di</strong> età, zone<br />

geografiche ed aree rurali e urbane, il che sembrerebbe<br />

deporre per un’omogeneità superiore a quella preve<strong>di</strong>bile.<br />

L’età <strong>di</strong> insorgenza dei <strong>di</strong>sturbi mentali comuni depone<br />

per un netto cambiamento <strong>di</strong> rotta nell’organizzazione dei<br />

servizi <strong>di</strong> salute mentale, che dovrebbero dare la massima<br />

priorità agli interventi precoci.<br />

Il PROGRAMMA 2000. Programma <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduazione e trattamento delle psicosi<br />

all’esor<strong>di</strong>o<br />

A. Meneghelli, G. Patelli, A. Cocchi<br />

Azienda Ospedaliera Ospedale “Niguarda Cà Granda”,<br />

Milano<br />

Oggi l’attualità e l’imprescin<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> un intervento specifico<br />

e mirato nelle fasi iniziali <strong>della</strong> malattia, ancorché<br />

ancora legato a una complessità <strong>di</strong> problematiche cliniche,<br />

organizzative e <strong>di</strong> ricerca, orienta l’operatività scien-<br />

tifica e terapeutica verso l’attuazione e la verifica <strong>di</strong> efficaci<br />

risposte <strong>di</strong> trattamento, mo<strong>della</strong>te specificamente sulle<br />

peculiari caratteristiche <strong>di</strong> quei momenti <strong>della</strong> patologia<br />

e <strong>della</strong> vita.<br />

Il PROGRAMMA 2000 è un programma <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione<br />

e gestione degli esor<strong>di</strong> psicotici e delle situazioni ad alto<br />

rischio <strong>di</strong> psicosi in atto nell’ambito del Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Salute Mentale dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda<br />

Cà Granda, Milano.<br />

Esso si caratterizza come intervento-ricerca, con l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> procedure sistematiche <strong>di</strong> valutazione fondate su un<br />

articolato insieme <strong>di</strong> strumenti assessment (HoNOS;<br />

BPRS; Checklist e Symptomlist ERIraos; CBA 2.0; DAS;<br />

CFI; SAT-P; batteria <strong>di</strong> assessment neurocognitivo), l’offerta<br />

<strong>di</strong> trattamenti multi<strong>di</strong>mensionali e in<strong>di</strong>vidualizzati<br />

sia alla persona sofferente che alla sua famiglia, l’attuazione<br />

progressivamente crescente <strong>di</strong> strategie <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione<br />

e <strong>di</strong> coinvolgimento delle agenzie del territorio<br />

e l’impegno in alcune ricerche appartenenti a filoni <strong>di</strong> ricerca<br />

considerati oggi cruciali.<br />

Nel lavoro verranno presentati i dati relativi all’assessment<br />

iniziale degli 86 soggetti (42 rischi, 44 esor<strong>di</strong>) con<br />

un confronto tra i due gruppi e i dati che riguardano i follow-up<br />

a 2 anni per i 43 soggetti (esor<strong>di</strong> e rischi) per i<br />

quali ad oggi è possibile questa valutazione.<br />

Dall’elaborazione <strong>di</strong> questi risultati emergono miglioramenti<br />

statisticamente significativi nelle aree che l’assessment<br />

aveva in<strong>di</strong>cato come più problematiche. In particolare<br />

nell’area <strong>della</strong> sintomatologia depressiva, dei problemi<br />

cognitivi e in quelli psichici aspecifici per il gruppo a<br />

rischio, e in quella <strong>della</strong> sintomatologia positiva per il<br />

gruppo all’esor<strong>di</strong>o.<br />

Per entrambi i gruppi miglioramenti significativi nel funzionamento<br />

sociale. Di molto interesse anche i primi risultati<br />

<strong>della</strong> ricerca costi-efficacia.<br />

Anche da questi risultati, in linea con le evidenze scientifiche<br />

<strong>di</strong>sponibili, viene un contributo non trascurabile<br />

alla convinzione <strong>della</strong> imprescin<strong>di</strong>bile funzione <strong>di</strong> programmi<br />

<strong>di</strong> trattamento fase-specifici multimodali e specialistici<br />

per prevenire, ritardare, moderare la progressione<br />

alla malattia, migliorando gli esiti clinici e sociali<br />

<strong>di</strong> persone in<strong>di</strong>viduate come ad alto rischio <strong>di</strong> psicosi e<br />

per ridurre la durata <strong>della</strong> psicosi non trattata e promuovere<br />

e mantenere la ripresa clinica e sociale in persone<br />

già psicotiche.<br />

92


23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA SAN GIOVANNI<br />

S36 - Le sindromi neuro-psichiatriche complesse:<br />

Delirium, Catatonia, SNM<br />

Delirium: la patologia sconosciuta ai me<strong>di</strong>ci<br />

M. Rigatelli, S. Ferrari<br />

U.O. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Modena e Reggio Emilia<br />

Lo psichiatra che opera nel contesto dell’Ospedale Generale<br />

è chiamato spesso a gestire situazioni <strong>di</strong> urgenza. Tale urgenza<br />

è generalmente conseguenza <strong>di</strong> situazioni cliniche<br />

particolari, cioè legata alla presenza <strong>di</strong> un rischio grave per<br />

la vita <strong>di</strong> un paziente affetto da <strong>di</strong>sturbo psichiatrico; può<br />

però trattarsi anche <strong>di</strong> un’urgenza da definirsi “gestionale”,<br />

non meno grave, pure con rilevanti ripercussioni sulla clinica,<br />

e soprattutto non meno <strong>di</strong> specifica competenza dello<br />

psichiatra <strong>di</strong> consultazione, per quei pazienti vissuti, dalle<br />

équipe <strong>di</strong> reparto, come impreve<strong>di</strong>bili o non “allineati” alle<br />

regole non scritte del comportamento da tenere in corsia.<br />

Il delirium è una delle situazioni cliniche che più spesso si<br />

associano a richieste <strong>di</strong> intervento consulenziale psichiatrico<br />

in generale 1 , ed urgente in particolare.<br />

Si tratta, come ben noto, <strong>di</strong> una sindrome psichiatrica ad<br />

eziologia me<strong>di</strong>ca, che colpisce il 10-30% dei pazienti ospedalizzati<br />

2 . La sua frequenza sale fino all’80% in determinate<br />

categorie <strong>di</strong> pazienti a rischio: età avanzata, una preesistente<br />

patologia cerebrale, l’anamnesi positiva per precedenti<br />

episo<strong>di</strong>, esiti <strong>di</strong> intervento chirurgico maggiore, con<strong>di</strong>zioni<br />

terminali, abuso etilico, ecc. La <strong>di</strong>agnosi, che si fonda<br />

essenzialmente sul riscontro <strong>di</strong> una sindrome confusionale e<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzioni cognitive, ad andamento fluttuante nelle 24<br />

ore ed in relazione ai dati anamnestici, è spesso posta in ritardo,<br />

quando non ad<strong>di</strong>rittura mancata, e sovente allo psichiatra<br />

il paziente viene presentato come “matto” da trasferire<br />

in psichiatria, data l’eclatante sintomatologia psichica<br />

delle forme iperattive. Esiste peraltro anche un quadro <strong>di</strong> delirium<br />

ipoattivo, se possibile ancora più <strong>di</strong>fficilmente <strong>di</strong>agnosticato,<br />

data in questo caso, viceversa, la “silenziosità”<br />

del paziente.<br />

Per un adeguata gestione <strong>di</strong> tale quadro clinico, è in<strong>di</strong>spensabile<br />

prepararsi con il dovuto anticipo alla situazione d’urgenza:<br />

l’approccio integrato, una gestione con<strong>di</strong>visa e fluida,<br />

sono il risultato <strong>di</strong> una consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> lavoro che preesiste<br />

alla singola situazione <strong>di</strong> urgenza, nella quale non c’è<br />

materialmente il tempo <strong>di</strong> riflettere ed organizzare; le équipe<br />

coinvolte, me<strong>di</strong>ca e psichiatrica, dovranno conoscersi, e<br />

riconoscere ed esercitare le reciproche responsabilità formative,<br />

fino a mettere a punto procedure <strong>di</strong> intervento con<strong>di</strong>vise,<br />

che “vadano bene” a entrambi gli interlocutori.<br />

Saranno quin<strong>di</strong> necessarie prontezza e de<strong>di</strong>zione nel non limitare<br />

il proprio intervento al paziente ed alla singola situazione<br />

urgente, cogliendo l’occasione per stimolare la riflessione<br />

e la formazione dei colleghi me<strong>di</strong>ci, nonché <strong>di</strong> rivolgersi<br />

ai familiari, non solo per informazioni anamnestiche,<br />

ma anche per coinvolgerli attivamente nell’assistenza e contemporaneamente<br />

rassicurarli. E ancora, l’intervento prose-<br />

MODERATORI<br />

F. Gabrielli, M. Rigatelli<br />

93<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

gue fino alla <strong>di</strong>missione del paziente, ed anche oltre, tramite<br />

la liaison nei confronti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale,<br />

familiari ed altri riferimenti assistenziali al domicilio del paziente,<br />

quali psichiatri territoriali o assistenti sociali.<br />

Bibliografia<br />

1 Huyse FJ, Herzog T, Lobo A, Malt UF, Ompeer BC, Stein B, et<br />

al. European C-L service and their user populations. The ECLW<br />

collaborative study. Psychosomatics 2000;41:330-8.<br />

2 American Psychiatric Association. Practice guideline for the<br />

treatment of patients with delirium. Washington, DC: American<br />

Psychiatric Association 1999.<br />

La catatonia tra <strong>di</strong>sturbi dell’umore<br />

e Schizofrenia<br />

G. Tacchini, A. Mazzocchi, M. Giansante, G. Spagnolo,<br />

A.C. Altamura<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Milano, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Scienze Cliniche, Ospedale “Luigi Sacco”, Milano<br />

La sindrome catatonica interessa circa il 10% dei pazienti<br />

psichiatrici acuti e si presenta all’interno <strong>di</strong> un gruppo eterogeneo<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni psicopatologiche. La natura intrinsecamente<br />

esigua dei contenuti ideativi e, soprattutto, <strong>della</strong> loro<br />

espressione verbale la rende oggetto <strong>di</strong> frequenti errori<br />

<strong>di</strong>agnostici, tanto che attualmente non ne è nota la frequenza<br />

nella popolazione generale.<br />

Le ipotesi biologiche comprendono il blocco dopaminergico,<br />

le <strong>di</strong>sfunzioni delle vie glutammatergiche, noradrenergiche<br />

e serotoninergiche e le anomalie <strong>della</strong> corteccia frontale.<br />

Alla <strong>di</strong>sfunzione <strong>di</strong> tali vie sembrano inoltre associate<br />

l’elevata vulnerabilità ai sintomi negativi secondari a terapia<br />

neurolettica e la migliore risposta agli antipsicotici<br />

atipici, agli NSRI e agli SSRI Efficace anche l’utilizzo <strong>di</strong><br />

ECT e, per le anomalie del sistema gabaergico, le terapie<br />

con benzo<strong>di</strong>azepine, soprattutto lorazepam, per via infusionale.<br />

L’analisi <strong>della</strong> nostra casistica mette in evidenza l’importanza<br />

<strong>di</strong> alcuni parametri biologici, in particolare la suscettibilità<br />

a fenomeni <strong>di</strong> miolisi, con conseguente aumento delle<br />

CPK, che verosimilmente riconosce una <strong>di</strong>atesi genetica.<br />

Inoltre, il confronto tra le varie opzioni <strong>di</strong> trattamento farmacologico<br />

sembra in<strong>di</strong>care una maggior efficacia ed una<br />

miglior compliance dei trattamenti principalmente incentrati<br />

su antidepressivi anziché su antipsicotici, benché l’associazione<br />

tra i due sia una pratica frequente.<br />

Bibliografia<br />

1 Altamura AC, Bassetti R, Cattaneo E, Vismara S. Some biological<br />

correlates of drug resistance in schizophrenia: a multi<strong>di</strong>mensional<br />

approach. J Biol Psychiatry 2005;6(Suppl 2):23-30.


SIMPOSI TEMATICI<br />

2 Altamura AC, Bassetti R, Sassella F, Salvadori D. Novel antipsychotics<br />

and improvement of response in schizophrenia: a naturalistic<br />

study in poor responders to neuroleptics. It J Psychiatry<br />

Behav Sci 2001;11:45-8.<br />

3 Altamura AC, Salvadori D. Il <strong>di</strong>sfunzionamento del sistema dopaminergico<br />

in rapporto ai sintomi negativi e depressivi. Facts,<br />

News and Views 2001;2:10-4.<br />

La sindrome maligna da neurolettici:<br />

tra antipsicotici <strong>di</strong> I e II generazione<br />

M. Amore<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Parma<br />

Tra le più gravi sindromi iatrogene si annovera la Sindrome<br />

Maligna da Neurolettici (SMN).<br />

La Sindrome Maligna da Neurolettici costituisce la più grave<br />

reazione avversa al trattamento con antipsicotici; è caratterizzata<br />

da intensa rigi<strong>di</strong>tà muscolare, febbre e <strong>di</strong>sfunzione<br />

del Sistema Nervoso Autonomo; può avere un’evoluzione<br />

potenzialmente mortale.<br />

L’incidenza <strong>della</strong> sindrome fra pazienti in terapia neurolettica<br />

è stimata in sulla base <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali, tra lo 0,07 e<br />

lo 0,15%.<br />

I farmaci chiamati in causa comprendono tutti gli antipsicotici,<br />

tipici e atipici.<br />

Nella maggior parte dei casi sono implicati i composti classici<br />

ad alta potenza, ma via via che si estende la loro utilizzazione,<br />

<strong>di</strong>ventano sempre più numerose le segnalazioni relative<br />

agli antipsicotici atipici clozapina, risperidone, olanzapina<br />

e, in misura minore, quetiapina. La somministrazione<br />

per via parenterale – formulazioni pronte o depot –, la rapi<strong>di</strong>tà<br />

<strong>di</strong> incremento <strong>della</strong> dose, il raggiungimento <strong>di</strong> dose<br />

elevate e l’associazione con farmaci potenzialmente neurotossici<br />

sembrano aumentare il rischio per la SMN.<br />

Più suscettibili sono i giovani, <strong>di</strong> sesso maschile (rapporto<br />

maschi/femmine 2:1), con sindromi cerebrali organiche, <strong>di</strong>sturbi<br />

extrapiramidali, alcolismo, catatonia; ulteriori fattori<br />

pre<strong>di</strong>sponenti sono la debilitazione, la <strong>di</strong>sidratazione e l’agitazione<br />

psicomotoria.<br />

Nei casi la SMN è dovuta ad i un antipsicotico atipico la sintomatologia<br />

può presentarsi priva <strong>di</strong> alcuni dei segni clinici<br />

classici, come la rigi<strong>di</strong>tà muscolare.<br />

L’Ipotesi patogenetica centrale prevede che gli antipsicotici<br />

bloccano i recettori dopaminergici dello striato, dell’ipotalamo<br />

e del sistema limbico e provocano rigi<strong>di</strong>tà muscolare<br />

<strong>di</strong>ffusa e squilibrio neurovegetativo.<br />

I provve<strong>di</strong>menti terapeutici sono costituiti dalla sospensione<br />

del neurolettico, da terapia <strong>di</strong> sostegno e da terapie specifiche<br />

che comprendono agonisti dopaminergici e miorilassanti.<br />

La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale si pone con la Sindrome Serotoninergica<br />

(SS) e con la catatonia acuta letale (CAL). La SS è<br />

una patologia ad espressività clinica variabile causata da<br />

un’iperattività del sistema serotoninergico, conseguente all’assunzione<br />

<strong>di</strong> uno o più composti serotoninergici. Per la<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Sindrome serotoninergica depongono, oltre al<br />

dato anamnestico del farmaco somministrato, la presenza <strong>di</strong><br />

sintomi neuromuscolari quali mioclono e iperreflessia muscolare<br />

profonda<br />

La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale fra SMN e Catatonia viene posta<br />

sulla base <strong>di</strong> una marcata ansietà che sembra in<strong>di</strong>care una<br />

catatonia mentre una acinesia priva <strong>di</strong> angoscia significativa<br />

sembra in<strong>di</strong>care una SMN; è possibile che una forma catatonica<br />

anche severa può presentarsi con stupore e rigi<strong>di</strong>tà<br />

senza eccitamento, così come una SMN possa presentarsi<br />

preceduta da eccitamento. Inoltre mentre i pazienti catatonici<br />

mostrano anormalità come automatismi, negativismo, o<br />

ipercinesie, i pazienti con SMN mostrano solo ipocinesia.<br />

Inoltre mentre nella catatonia sono presenti fenomeni quali<br />

mantenimento delle posture e flexibilitas cerea, nella SMN<br />

è più manifesta una rigi<strong>di</strong>tà extrapiramidale con il fenomeno<br />

<strong>della</strong> ruota dentata. Per la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> SMN depongono<br />

nella fase <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o isolati segni <strong>di</strong> squilibrio neurovegetativo,<br />

tremori, <strong>di</strong>scinesie coreiche, <strong>di</strong>stonie, opistotono, blefarospasmo,<br />

crisi oculogire, <strong>di</strong>sfagia, trisma; rigi<strong>di</strong>tà muscolare<br />

serrata e progressiva (“lead pipe”) e, nelle fasi più<br />

avanzate, il reperto <strong>di</strong> brusche o importanti oscillazioni del<br />

CPK plasmatico unite ad altri segni <strong>di</strong> necrosi muscolare<br />

quali mioglobinemia elevata.<br />

Delirium: aspetti <strong>di</strong> vissuto, fenomenici<br />

e neurobiologici<br />

F. Gabrielli, P. Fornaro<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica,<br />

Sezione <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Il Delirium si può considerare collocato in un determinato<br />

punto <strong>di</strong> uno spettro <strong>di</strong> potenziali cambiamenti mentali che<br />

variano dalla piena coscienza al coma profondo: gli estremi<br />

sono relativamente facili da riconoscere ma gli altri punti<br />

dello spettro possono non essere riconosciuti o erroneamente<br />

<strong>di</strong>agnosticati. Espressione <strong>di</strong> un’insufficienza d’organo<br />

(l’encefalo) e caratterizzato da un cambiamento acuto delle<br />

capacità cognitive e da <strong>di</strong>sturbo dello stato <strong>di</strong> coscienza, a<br />

decorso fluttuante e con oscillazioni giornaliere, è <strong>di</strong> solito<br />

riconducibile, come confermato da sempre nuovi casi clinici,<br />

a: 1) con<strong>di</strong>zioni me<strong>di</strong>co-chirurgiche quali per esempio ictus<br />

cerebri, emorragia subaracnoidea, <strong>di</strong>sturbi metabolici,<br />

infezioni acute, gravi neoplasie (nell’80% delle quali è presente),<br />

malattie terminali, interventi chirurgici maggiori (nel<br />

35% delle fratture <strong>di</strong> femore); 2) assunzione <strong>di</strong> farmaci e sostanze<br />

quali per esempio anticolinergici, antibiotici, interferone,<br />

vari psicofarmaci compresi venlafaxina, lorazepam,<br />

olanzapina, clozapina, e perfino livelli serici terapeutici <strong>di</strong><br />

litio; 3) astinenza da sostanze.<br />

Presente nel 10-50% dei pazienti ospedalizzati, può persistere<br />

fino a 12 mesi dopo la <strong>di</strong>agnosi (McCusker et al.,<br />

2003); frequente nell’anziano, per il quale è causa <strong>di</strong> gravi<br />

in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> invali<strong>di</strong>tà, morbilità e mortalità, può, nell’adulto<br />

giovane, essere in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> una grave malattia non ancora<br />

identificata il cui trattamento può salvare la vita. La presentazione<br />

con agitazione, sonnolenza, ritiro e psicosi, porta<br />

con frequenza ad insufficiente riconoscimento dei sintomi, a<br />

confusione <strong>di</strong>agnostica con i <strong>di</strong>sturbi psichiatrici primari,<br />

quali demenza, depressione e psicosi, e ad inappropriato<br />

trattamento.<br />

La <strong>di</strong>agnosi e il trattamento tempestivo sono importanti per<br />

evitare, nei casi reversibili, l’incremento <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità, l’allungamento<br />

<strong>della</strong> degenza, un maggior tasso <strong>di</strong> ricovero in<br />

strutture protette, <strong>di</strong> morte e <strong>di</strong> costi elevati. Vi è stato solo<br />

un limitato progresso nella comprensione <strong>della</strong> eziologia e<br />

94


<strong>della</strong> patogenesi, che è probabilmente multifattoriale, legata<br />

a <strong>di</strong>sturbi metabolici e a danno cerebrale con <strong>di</strong>ffuse alterazioni<br />

corticali e sotto-corticali e variazioni dell’attività dei<br />

sistemi glutamatergici, GABA-ergici, dopaminergici, serotoninergici<br />

e colinergici centrali (Trzepacz, 1997).<br />

Sono necessari parametri per determinare i fattori <strong>di</strong> rischio<br />

in<strong>di</strong>viduale, strumenti per facilitare l’identificazione dei se-<br />

95<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

gni prodromici o precoci da parte del personale infermieristico<br />

(Duppils et al., 2004); linee guida per la valutazione sistematica<br />

e routinaria delle funzioni cognitive per una rapida<br />

e accurata <strong>di</strong>agnosi (in mancanza <strong>della</strong> quale aumenta la<br />

mortalità nei mesi successivi alla <strong>di</strong>missione) (Kakuma et<br />

al., 2003) e, infine, linee guida per il trattamento e la prevenzione.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA MALTA<br />

S37 - La qualità <strong>di</strong> vita nella psichiatria <strong>della</strong> <strong>di</strong>sabilità<br />

Qualità <strong>di</strong> vita e sviluppo <strong>di</strong> abilità alla vita<br />

M. Bertelli * ** , G. La Malfa * , A. Castellani * , I. Brown ***<br />

* <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> per lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> Qualità <strong>di</strong> Vita; ** Organizzazione<br />

Mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Sezione <strong>Psichiatria</strong><br />

<strong>della</strong> DI; *** Centre for Health Promotion, University of Toronto,<br />

Toronto, Canada<br />

L’approccio a tipo Qualità <strong>di</strong> Vita (QdV) può costituire<br />

un’alternativa o un’integrazione a quello me<strong>di</strong>co tra<strong>di</strong>zionale.<br />

Esso supera infatti la restitutio ad integrum e propone<br />

un concetto <strong>di</strong> cura fondato sull’offerta <strong>di</strong> strumenti per aiutare<br />

una persona ad essere sod<strong>di</strong>sfatta <strong>della</strong> propria vita.<br />

Quello <strong>di</strong> QdV è un concetto molto ampio, che comprende<br />

molti sotto-concetti e idee, ed ha un’applicabilità trasversale<br />

rispetto agli interventi sulla Disabilità Intellettiva (DI).<br />

Occupa un ruolo centrale anche rispetto all’intervento riabilitativo<br />

e l’aderenza nel corso degli anni ad un percorso<br />

<strong>di</strong> QdV è descrivibile come una linea <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> abilità<br />

rispetto alla vita.<br />

Tale percorso inizia con l’in<strong>di</strong>viduazione degli ambiti <strong>di</strong><br />

vita in grado <strong>di</strong> aggiungere sod<strong>di</strong>sfazione all’esistenza e<br />

<strong>di</strong> quelli con potenziale sottrattivo.<br />

La capacità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione, che ha suscitato numerosi<br />

<strong>di</strong>battiti teorici sulla sua attuabilità e sulla conciliabilità<br />

<strong>di</strong> soggettività e oggettività, fa oggi capo alla valutazione<br />

proposta dal modello <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione. Secondo tale<br />

modello le in<strong>di</strong>cazioni più utili alla definizione delle aree<br />

<strong>di</strong> vita in grado <strong>di</strong> aggiungere maggiore sod<strong>di</strong>sfazione<br />

deriverebbero esclusivamente da un’integrazione <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi<br />

soggettivi ed oggettivi.<br />

Una delle filosofie attualmente più praticate nel campo<br />

<strong>della</strong> DI è quella dell’inclusione. Anche questo concetto<br />

ne comprende molti altri, tra cui accettazione, accesso,<br />

parità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e partecipazione sociale.<br />

L’intervento basato sulla QdV può inglobare anche l’inclusione<br />

come strumento filosofico potenziante. Per comprendere<br />

meglio quest’ultimo punto si rifletta sulle implicazioni<br />

dell’esclusione.<br />

Essa si articola, a volte in modo poco evidente, in una<br />

varietà <strong>di</strong> forme, tra cui sistemi <strong>di</strong> regole e <strong>di</strong> valori, criteri<br />

<strong>di</strong> normalità, valutazione e definizione delle abilità<br />

stesse.<br />

MODERATORI<br />

A. Castellani, G. Spinetti<br />

Qualità <strong>della</strong> vita, stress ed atteggiamento<br />

prosociale in genitori <strong>di</strong> soggetti<br />

con <strong>di</strong>sabilità intellettiva<br />

A.P. Verri, V. Destefani, A. Cremante, S. Pazzi<br />

IRCCS, Fondazione Istituto neurologico “C. Mon<strong>di</strong>no”,<br />

Pavia<br />

Introduzione: è nota la relazione tra stress e qualità <strong>di</strong> vita<br />

nei genitori <strong>di</strong> persone <strong>di</strong>sabili; scopo del presente lavoro è<br />

osservare il ruolo <strong>della</strong> presenza <strong>di</strong> un figlio <strong>di</strong>sabile nell’incoraggiare<br />

o scoraggiare un atteggiamento prosociale<br />

nella famiglia e <strong>di</strong> valutare l’influenza dello stress e dei<br />

comportamenti prosociali sulla qualità <strong>di</strong> vita.<br />

Metodologia: 30 famiglie con figli affetti da <strong>di</strong>sabilità intellettiva<br />

documentata alla WAIS (Wechsler, 1974) e 30 famiglie<br />

con figli normodotati sono state testate utilizzando:<br />

– il questionario QRS-F - Questionnaire on Resources and<br />

Stress (Friedrich, 1983);<br />

– la survey sulla qualità <strong>di</strong> vita ComQoL Scales (Cummins,<br />

1997);<br />

– il questionario Family Support Scale (Dunst, Trivette &<br />

Jenkins, 1988).<br />

Il coinvolgimento in attività prosociali e <strong>di</strong> volontariato è<br />

stato indagato attraverso un questionario a domande aperte<br />

ed un’intervista con i genitori.<br />

Risultati: i genitori <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabili hanno mostrato una percezione<br />

significativamente <strong>di</strong>fferente del coinvolgimento in<br />

attività prosociali rispetto alle famiglie dei normodotati e <strong>di</strong>versi<br />

livelli <strong>di</strong> stress e qualità <strong>della</strong> vita. In particolare, la relazione<br />

tra stress e problemi parentali e l’atteggiamento pessimistico<br />

aumentavano con l’età del figlio.<br />

Conclusioni: la presenza <strong>di</strong> un figlio <strong>di</strong>sabile ha un ruolo<br />

nell’incoraggiare comportamenti altruistici ed atteggiamento<br />

prosociale nei genitori.<br />

La sessualità riconosciuta<br />

F. Poli, A. Castellani<br />

S.I.R.M.<br />

Il tema <strong>della</strong> sessualità è un argomento sempre <strong>di</strong>fficile da<br />

trattare, soprattutto riferendosi a persone <strong>di</strong>sabili: ognuno,


nell’affrontare questo tema, parte dalla propria immagine <strong>di</strong><br />

sessualità. Significati, valori ed il senso attribuiti al termine<br />

sessualità non sono mai svincolati dalle storie in<strong>di</strong>viduali<br />

rappresentate nello stesso vivere, sentire, manifestare.<br />

La percezione delle problematiche legate alla sessualità è<br />

<strong>di</strong>versa a seconda che la <strong>di</strong>sabilità sia fisica, intellettiva o<br />

sensoriale, nei vari gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> gravità, ed anche relativamente<br />

alla sua eziologia (genetica, conseguente a malattia ecc.).<br />

Accanto alla <strong>di</strong>sinformazione, sono frequenti visioni <strong>di</strong>storte<br />

e notevoli <strong>di</strong>fficoltà nell’accostarsi al problema in modo<br />

maturo: affrontare il tema <strong>della</strong> sessualità nelle <strong>di</strong>sabilità intellettive<br />

risulta ancora più <strong>di</strong>fficile perché poco conosciuto<br />

e <strong>di</strong>battuto.<br />

Sovente, a causa <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zi, si è creduto che l’esperienza<br />

sessuale fosse poco sentita e/o per nulla importante nella vita<br />

<strong>di</strong> una persona <strong>di</strong>sabile: viceversa, si è potuto verificare<br />

che si tratta <strong>di</strong> un problema delicato, <strong>di</strong> una realtà viva, <strong>di</strong> un<br />

argomento che necessita <strong>di</strong> risposte a domande precise ed<br />

importanti.<br />

Insegnare a capire tutti i messaggi del corpo, <strong>di</strong>venta quin<strong>di</strong><br />

un’esigenza pressante e necessaria per sviluppare ed ampliare<br />

le conoscenze del <strong>di</strong>sabile stesso.<br />

Prendendo spunto da ciò che emerge in letteratura e con i risultati<br />

ottenuti in una nostra indagine preliminare, si è cercato<br />

<strong>di</strong> evidenziare le problematiche relative alle varie manifestazioni<br />

sex-correlate dei <strong>di</strong>sabili attraverso una ulteriore<br />

e più ampia ricerca, su scala nazionale.<br />

Si è somministrato un Questionario mirato a focalizzare i<br />

vari aspetti obiettivabili da parte degli operatori nel campo<br />

dei comportamenti sessuali dei loro assistiti, sud<strong>di</strong>viso in tre<br />

parti fondamentali: la prima è relativa alla connotazione<br />

anagrafica del <strong>di</strong>sabile, la seconda alla sua connotazione clinica<br />

e la terza riguarda le eventuali manifestazioni sessuali<br />

<strong>di</strong> quest’ultimo.<br />

I risultati ottenuti vengono preliminarmente presentati, con<br />

grafici riassuntivi, in questo stu<strong>di</strong>o.<br />

Aspetti specifici del nursing nell’assistenza<br />

al <strong>di</strong>sabile<br />

P. Maestrelli, A. Castellani<br />

II Servizio <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, U.L.S.S. 20 Verona<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Quando si pensa alla presa in carico <strong>della</strong> persona con <strong>di</strong>sabilità<br />

intellettiva (DI) <strong>di</strong> vario grado da un punto <strong>di</strong> vista<br />

assistenziale, è <strong>di</strong>fficile poter pensare che tale compito si<br />

esaurisca in una professionalità <strong>di</strong> tipo puramente infermieristico.<br />

Nasce conseguentemente una concettualizzazione dell’assistenza<br />

<strong>di</strong> tipo “abilitativo”: l’infermiere si deve cioè preoccupare<br />

non soltanto dei bisogni sanitari più o meno contingenti<br />

del <strong>di</strong>sabile, per i quali comunque deve attivare alcune<br />

attenzioni specifiche, ma anche <strong>della</strong> sua promozione in<br />

senso relazionale.<br />

Diventa allora auspicabile che venga attivata una preparazione<br />

mirata allo sviluppo <strong>di</strong> una professionalità che si colloca<br />

tra la gestione delle emergenze sanitarie del <strong>di</strong>sabile e<br />

le succitate attenzioni specifiche che vanno dalla comprensione<br />

delle richieste più o meno esplicitate del soggetto al riconoscimento<br />

<strong>di</strong> quella componente spesso misconosciuta<br />

rappresentata dalla sessualità.<br />

La presente relazione è basata sulla gestione dei bisogni più<br />

o meno esplicitati da parte dei <strong>di</strong>sabili e sui vissuti degli<br />

operatori nei confronti delle manifestazioni sessuali dei loro<br />

assistiti. La gamma <strong>di</strong> questi vissuti è stata formalizzata<br />

con la somministrazione <strong>di</strong> un questionario <strong>di</strong>stribuito agli<br />

operatori <strong>di</strong> numerosi centri italiani per l’assistenza alla <strong>di</strong>sabilità:<br />

i risultati ottenuti vengono analizzati me<strong>di</strong>ante grafici<br />

riassuntivi.<br />

Effetti <strong>della</strong> interruzione del trattamento<br />

con tioridazina in persone con Ritardo<br />

Mentale e Disturbo Mentale “stabilizzato”<br />

C. Ruggerini, F. Villanti, L. Perticarari, G.P. Guaral<strong>di</strong><br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Modena<br />

e Reggio Emilia, SIRM, Istituto Charitas <strong>di</strong> Modena<br />

Introduzione: una <strong>di</strong>rettiva recente ha imposto il ritiro dei<br />

farmaci a base <strong>di</strong> tioridazina. Ciò ha comportato una interruzione<br />

forzata <strong>di</strong> trattamenti anche in situazioni considerate<br />

“stabili” o in “buon compenso”. Le osservazioni cliniche<br />

suggeriscono che, a volte, questa mo<strong>di</strong>fica, per quanto<br />

imposta da un dato contingente e non da un progetto terapeutico,<br />

ha effetti molto positivi sul benessere <strong>della</strong> persona<br />

e, inevitabilmente, sulla qualità <strong>della</strong> sua vita. Queste<br />

osservazioni ci hanno spinto ad un esame sistematico dei<br />

nostri dati.<br />

Metodologia: nell’ultimo anno abbiamo sospeso gradualmente<br />

la terapia a base <strong>di</strong> tioridazina a 17 pazienti, 13 dei<br />

quali residenti presso l’Istituto Charitas <strong>di</strong> Modena; per<br />

tutti i pazienti è stata compiuta una rivalutazione dei Disturbi<br />

Mentali associati dopo la sospensione utilizzando la<br />

Stessa Scala Psicometrica – Scala DASH-II oppure ADD<br />

<strong>di</strong> J. Matson – che era stata utilizzata al momento <strong>della</strong><br />

prima prescrizione <strong>della</strong> tioridazina. Gli effetti <strong>della</strong> sospensione<br />

farmacologia sono stati valutati: nel caso dei<br />

pazienti residenti sulla base dei <strong>di</strong>ari quoti<strong>di</strong>ani redatti dagli<br />

assistenti e dagli educatori dell’Istituto; nel caso dei<br />

pazienti ambulatoriali sulla base <strong>della</strong> percezione dei familiari.<br />

Risultati: la sospensione <strong>della</strong> tioridazina si realizza, in<br />

questa casistica, in tre mo<strong>di</strong>: in alcuni pazienti la sospensione<br />

non richiede alcuna sostituzione; in alcuni la sostituzione<br />

con un farmaco stabilizzante dell’umore evidenzia una<br />

analoga efficacia; in alcuni è necessaria la utilizzazione <strong>di</strong><br />

un neurolettico atipico. In alcuni casi si osservano miglioramenti<br />

comportamentali eclatanti rilevati dai familiari oppure<br />

dagli operatori dell’Istituto. I dati <strong>della</strong> valutazione psicometrica<br />

in<strong>di</strong>cano che, in nessun caso, vi è un peggioramento<br />

dei sintomi psicopatologici; in alcuni casi vi è una riduzione<br />

dei punteggi relativi ad alcune <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche.<br />

Conclusioni: pazienti considerati “in buon compenso psicopatologico”<br />

possono trarre un notevole giovamento – in<br />

termini <strong>di</strong> benessere e Qualità <strong>della</strong> Vita – dalla sospensione<br />

oppure sostituzione <strong>della</strong> tioridazina con neurolettici atipici.<br />

Ciò conferma una volta <strong>di</strong> più la necessità <strong>di</strong> utilizzare<br />

le terapie psicofarmacologiche ai livelli minimi efficaci e <strong>di</strong><br />

attuare un monitoraggio sistematico anche delle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> “stabilizzazione” dei Disturbi Mentali associati alla con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> Ritardo Mentale.<br />

96


23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA RODI<br />

S38 - Libertà e scelte nella relazione terapeutica<br />

psichiatrica<br />

Sfondo emotivo e orizzonte etico <strong>della</strong><br />

libertà <strong>di</strong> scelta nel rapporto terapeutico<br />

R. Bonito Oliva<br />

Università <strong>di</strong> Napoli Orientale CIRB<br />

Interrogarsi sulla libertà <strong>di</strong> scelta implica imme<strong>di</strong>atamente<br />

mettere in gioco la possibilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare il soggetto<br />

dell’azione e il contesto soggettivo e oggettivo in cui questa<br />

si definisce. Usare il termine soggetto mette in campo<br />

ancora un’altra questione: la struttura stratificata in cui si<br />

delinea l’ambito del soggettivo in quanto sfondo emozionale<br />

non necessariamente consapevole e ambito <strong>della</strong> coscienza<br />

come centro <strong>di</strong> intenzioni, espressioni e scelte dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

La libertà <strong>di</strong> scelta si è sempre connotata nel moderno come<br />

libertà negativa, vale a <strong>di</strong>re continuo riconfinamento<br />

dell’in<strong>di</strong>viduale rispetto a un orizzonte oggettivo con<strong>di</strong>zionante.<br />

Nell’orizzonte oggettivo si colloca la datità del<br />

proprio corpo, il contesto affettivo in cui è dato la crescita<br />

in<strong>di</strong>viduale, l’assetto normativo <strong>della</strong> comunità in cui si vive.<br />

Tutto questo rinvia alla precisa <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> questi<br />

due ambiti, tralasciando il fatto che il primo livello <strong>di</strong> azione<br />

nel processo <strong>di</strong> identificazione rinvia a processi transizionali<br />

(Winnicott) in cui si costituisce quel plesso <strong>di</strong> fantasia,<br />

immaginazione, realtà come contesto significativo <strong>di</strong><br />

tutto ciò che il soggetto esprimerà nelle parole, nelle azioni,<br />

nel rapporto interpersonale.<br />

In questo orizzonte sarà necessario analizzare la densità e<br />

l’elaborazione personale dello sfondo emotivo, decisivo<br />

per ogni itinerario <strong>di</strong> autentica identificazione, in cui è<br />

possibile riconoscere lo spazio <strong>di</strong> un’azione piuttosto che<br />

<strong>di</strong> una passività confusa dal sovraccarico pulsionale (Spinoza,<br />

Freud, Lacan, Laing).<br />

Da qui la capacità <strong>di</strong> definire la qualità dello spazio dell’azione<br />

in<strong>di</strong>viduale che consapevolmente si <strong>di</strong>spone all’interazione<br />

con un orizzonte etico <strong>di</strong> riferimento secondo<br />

la duplice modalità <strong>della</strong> conservazione e <strong>della</strong> creatività<br />

(Binswanger).<br />

Ancora una volta sarà necessario procedere a un’articolazione<br />

tra qualità formativa e qualità normativa dell’orizzonte<br />

etico (Hegel, Lacan) in<strong>di</strong>cando le forme in cui la libertà<br />

<strong>di</strong> scelta si possa giocare non soltanto nei termini<br />

dell’arbitrarietà o del conformismo, ma possa essere compresa<br />

anche nei termini <strong>di</strong> una messa a <strong>di</strong>stanza: non necessariamente<br />

un taglio rispetto a quanto ci precede anche<br />

normativamente nel nostro <strong>di</strong>venire soggetto, ma una metabolizzazione<br />

in cui interagiscano <strong>di</strong>fferenze in<strong>di</strong>viduali,<br />

legami interpersonali, situazioni esistenziali.<br />

Cre<strong>di</strong>amo che la relazione terapeutica possa essere para<strong>di</strong>gmatica<br />

in questo senso per comprendere lo scacco o<br />

l’impotenza <strong>della</strong> libertà d’azione, costituendo una situa-<br />

MODERATORI<br />

P. Curci, S. Priebe<br />

97<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

zione-limite dell’esperienza <strong>della</strong> libertà <strong>di</strong> ognuno (Jaspers).<br />

Ricerche sul concetto <strong>di</strong> scelta in psichiatria<br />

R. Laugharne<br />

Mental Health Research Group, Peninsula Me<strong>di</strong>cal School,<br />

Exeter, Regno Unito<br />

La critica postmoderna al modernismo scientifico ha messo<br />

in <strong>di</strong>scussione il sapere e il potere dello scientismo me<strong>di</strong>co:<br />

ciò ha fatto emergere come temi rilevanti per la pratica la fiducia,<br />

la scelta e l’empowerment dei pazienti.<br />

Attraverso una rassegna semi-sistematica <strong>della</strong> letteratura si<br />

è trovato un corpus consistente <strong>di</strong> contributi sul tema <strong>della</strong><br />

scelta dei pazienti.<br />

I lavori teorici hanno messo a fuoco uno spettro che va dalla<br />

posizione paternalistica in cui il clinico decide per il paziente,<br />

alla situazione <strong>di</strong> collaborazione tra paziente e clinico<br />

fino, all’estremità dello spettro, alla posizione completamente<br />

autonoma in cui il paziente agisce come utente <strong>di</strong> servizi.<br />

È stata messa a punto una scala <strong>di</strong> valutazione che misura<br />

il grado <strong>di</strong> informazione e il livello <strong>di</strong> autonomia desiderato<br />

circa la scelta del trattamento, anche se lo strumento è<br />

stato utilizzato solo in pazienti con <strong>di</strong>sturbi me<strong>di</strong>ci negli<br />

USA.<br />

Le ricerche qualitative suggeriscono che nell’ambito <strong>della</strong><br />

salute mentale i pazienti considerano importante la possibilità<br />

<strong>di</strong> scelta e che a loro vengono accordate maggiori possibilità<br />

<strong>di</strong> scelta rispetto ai pazienti <strong>di</strong> altre <strong>di</strong>scipline me<strong>di</strong>che,<br />

almeno rispetto a variabili come l’orario e il luogo in<br />

cui vengono visti.<br />

Ricerche <strong>di</strong> tipo quantitativo suggeriscono che accordare<br />

possibilità <strong>di</strong> scelta ai pazienti migliora il loro coinvolgimento<br />

con i servizi <strong>di</strong> salute mentale, mentre l’effetto sull’esito<br />

dei trattamento non è così netto.<br />

È ipotizzabile che in salute mentale pazienti con forme meno<br />

gravi <strong>di</strong> malattia beneficino <strong>della</strong> possibilità <strong>di</strong> scelta più<br />

dei pazienti gravi.<br />

Un sondaggio su pazienti psichiatrici seguiti in comunità in<br />

Cornovaglia, Regno Unito, ha mostrato che i pazienti desiderano<br />

fortemente ricevere informazioni sul loro <strong>di</strong>sturbo. Il<br />

desiderio <strong>di</strong> partecipare alla scelta del trattamento mostrava<br />

ampia variabilità, con una quota <strong>di</strong> pazienti che desiderava<br />

avere un peso significativo nella scelta.<br />

L’impiego <strong>di</strong> metodologie <strong>di</strong> ricerca innovative, attraverso<br />

tecniche quantitative e qualitative, è necessario per affinare<br />

i risultati delle ricerche già significative <strong>di</strong>sponibili.


SIMPOSI TEMATICI<br />

La possibilità <strong>di</strong> scegliere rende la terapia<br />

più efficace?<br />

S. Priebe<br />

Queen Mary, University of London / Newham Centre for<br />

Mental Health<br />

Introduzione: il tema <strong>della</strong> scelta del paziente tra <strong>di</strong>fferenti<br />

possibilità <strong>di</strong> trattamento viene considerato <strong>di</strong> solito rilevante<br />

per i <strong>di</strong>ritti degli utenti e argomento inerente l’orientamento<br />

dei servizi verso gli utenti.<br />

Il concetto <strong>di</strong> scelta è anche utilizzato per argomentare a<br />

favore del libero mercato nella sanità.<br />

Rimane da <strong>di</strong>mostrare se sod<strong>di</strong>sfare le scelte del paziente<br />

migliori anche l’efficacia nella pratica dei trattamenti psichiatrici.<br />

Meto<strong>di</strong>: rassegna non sistematica <strong>della</strong> letteratura e analisi<br />

<strong>di</strong> proprie ricerche aventi come oggetto il trattamento<br />

<strong>di</strong> pazienti con <strong>di</strong>sturbi psichiatrici gravi.<br />

Risultati: è ben documentato che fattori aspecifici hanno<br />

un peso predominante sia sull’adesione al trattamento, sia<br />

sull’esito dello stesso.<br />

Stu<strong>di</strong> naturalistici suggeriscono che le opinioni dei pazienti<br />

sul trattamento rendono conto <strong>di</strong> una porzione significativa<br />

<strong>di</strong> questi processi aspecifici.<br />

Alcune ricerche sperimentali mostrano che il coinvolgimento<br />

dei pazienti nei processi decisionali e un certo grado<br />

<strong>di</strong> scelta possono in effetti migliorare il trattamento <strong>di</strong><br />

pazienti con <strong>di</strong>sturbi psichiatrici gravi.<br />

Sono stati sviluppati meto<strong>di</strong> per attuare il coinvolgimento<br />

dei pazienti nelle decisioni sul trattamento nella pratica abituale.<br />

Conclusioni: offrire ai pazienti una scelta tra varie opzioni<br />

<strong>di</strong> trattamento può contribuire a migliorare gli esiti.<br />

La scelta potrebbe influire sugli esiti attraverso un miglioramento<br />

<strong>della</strong> relazione terapeutica o l’adozione <strong>di</strong> componenti<br />

<strong>di</strong> trattamento più appropriati o tramite entrambi<br />

questi meccanismi.<br />

La scelta del paziente, però, può essere meglio concepita<br />

come un processo decisionale con<strong>di</strong>viso piuttosto che<br />

come una semplice opzione tra <strong>di</strong>fferenti modalità <strong>di</strong> trattamento<br />

<strong>di</strong>sponibili a priori. In questa luce, non appare<br />

giustificato utilizzare i risultati sperimentali per sostenere<br />

un sistema <strong>di</strong> libero mercato per pazienti con <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

gravi.<br />

Plurideterminazione dei vincoli<br />

alle scelte terapeutiche nella psichiatria<br />

<strong>di</strong> comunità<br />

G.M. Galeazzi<br />

Azienda USL <strong>di</strong> Modena, Centro <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>di</strong> Sassuolo<br />

Introduzione: maggior ascolto e coinvolgimento degli<br />

utenti nelle scelte <strong>di</strong> trattamento per espandere l’esercizio<br />

<strong>della</strong> loro libertà sono stati in<strong>di</strong>viduati recentemente come<br />

valori da perseguire per i servizi <strong>di</strong> salute mentale.<br />

È generalmente accettato che ciò sia ottenibile attraverso<br />

un processo <strong>di</strong> collaborazione nell’ambito <strong>di</strong> una alleanza<br />

terapeutica. Peraltro, minor attenzione viene prestata ai vincoli<br />

presenti alle scelte professionali degli operatori, che<br />

possono con<strong>di</strong>zionare tale collaborazione.<br />

Il contributo si propone <strong>di</strong> mettere in evidenza vari tipi <strong>di</strong><br />

limiti e vincoli a cui sono sottoposti i professionisti dei servizi<br />

nelle loro scelte terapeutiche, e <strong>di</strong> proporre ipotesi circa<br />

una loro eventuale superabilità.<br />

Meto<strong>di</strong>: analisi <strong>della</strong> letteratura e focus group tra operatori<br />

<strong>di</strong> un centro <strong>di</strong> salute mentale <strong>di</strong> comunità.<br />

Risultati: la letteratura tocca il tema dei vincoli alle scelte<br />

terapeutiche degli operatori solo tangenzialmente.<br />

Ciò avviene, per esempio, quando ci si occupa <strong>di</strong> burnout<br />

(elevati livelli <strong>di</strong> burocratizzazione come elemento<br />

significativo <strong>di</strong> peggioramento del morale), <strong>di</strong> managed<br />

care (risorse <strong>di</strong>sponibili, prescrivibilità <strong>di</strong> farmaci e terapie),<br />

accre<strong>di</strong>tamento (procedure, linee guida), e responsabilità<br />

me<strong>di</strong>co-legali (per esempio, obbligo <strong>di</strong> referto).<br />

Nel focus group sono emersi inoltre come temi rilevanti<br />

riguardanti i vincoli posti al trattamento il rapporto con le<br />

richieste dei familiari, quello con i superiori, limiti personali<br />

riferiti al genere, a propri tratti <strong>di</strong> personalità, alla formazione<br />

professionale ricevuta.<br />

Discussione: il contesto istituzionale <strong>della</strong> psichiatria territoriale<br />

dei servizi <strong>di</strong> salute mentale introduce specifici vincoli<br />

all’operare dei professionisti.<br />

Parte <strong>di</strong> essi possono influenzare negativamente il lavoro<br />

con gli utenti, frapponendosi ad una positiva collaborazione.<br />

L’obiettivo <strong>di</strong> un almeno parziale contenimento <strong>di</strong> tale vincoli<br />

può essere perseguito attraverso la formazione, la supervisione,<br />

l’organizzazione e il miglioramento <strong>della</strong> qualità,<br />

processi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione.<br />

98


La sindrome <strong>di</strong> Dorian Gray come nuova<br />

forma <strong>di</strong> ideologia<br />

S. Tagliagambe<br />

Facoltà <strong>di</strong> Architettura, Università <strong>di</strong> Sassari, Sede <strong>di</strong> Alghero<br />

In un suo bellissimo pensiero Bertold Brecht pone nei termini<br />

seguenti la questione del rapporto tra le realtà e la sua<br />

rappresentazione:<br />

“L’uomo si fa delle cose con le quali entra in contatto e <strong>di</strong><br />

cui deve venire a capo immagini, piccoli modelli, che gli rivelano<br />

come funzionano. Ritratti simili egli si fa anche <strong>di</strong><br />

umani: dal loro comportamento in certe situazioni che egli<br />

ha osservato desume un determinato comportamento in altre,<br />

future situazioni. Il desiderio <strong>di</strong> poter predeterminare<br />

questo comportamento, lo determina propriamente a progettare<br />

tali immagini. Delle immagini compiute fanno parte anche<br />

quei tipi <strong>di</strong> comportamento del prossimo che sono solo<br />

tipi <strong>di</strong> comportamento rappresentati, desunti (non osservati),<br />

presumibili. Ciò conduce spesso a immagini false, a un proprio<br />

comportamento falso, tanto più in quanto tutto si svolge<br />

non in modo pienamente conscio. Sorgono illusioni che<br />

deludono il prossimo, le immagini <strong>di</strong>ventano oscure; insieme<br />

ai mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> comportamento solo rappresentati, anche<br />

quelli realmente percepiti <strong>di</strong>ventano oscuri e poco cre<strong>di</strong>bili;<br />

trattare con essi <strong>di</strong>venta incomparabilmente <strong>di</strong>fficile. È dunque<br />

falso desumere tipi <strong>di</strong> comportamento futuri in base a<br />

quelli che percepiamo? Si tratta solo <strong>di</strong> imparare un retto<br />

modo <strong>di</strong> desumere? Molto sta nell’imparare un retto modo<br />

<strong>di</strong> desumere, ma non basta. Non basta perché gli umani non<br />

sono altrettanto compiuti quanto le immagini che ci si fa <strong>di</strong><br />

essi e che meglio sarebbe non completare mai interamente.<br />

Per <strong>di</strong> più si deve anche aver cura non solo che le immagini<br />

assomiglino al prossimo, ma anche il prossimo alle immagini.<br />

Non solo il ritratto <strong>di</strong> un uomo deve venir cambiato<br />

quando l’uomo si cambia, ma anche l’uomo deve venir cambiato<br />

quando gli si presenta un buon ritratto. Se si ama l’uomo,<br />

dall’osservazione dei mo<strong>di</strong> del suo comportamento e<br />

dalla conoscenza <strong>della</strong> sua con<strong>di</strong>zione si possono desumere<br />

per lui certi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> comportamento che per lui sono buoni.<br />

Questo lo si può fare proprio come egli stesso può farlo. Dai<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> comportamento presumibili ne conseguono <strong>di</strong> desiderabili.<br />

Nella con<strong>di</strong>zione che determina il suo comportamento,<br />

improvvisamente rientra l’osservatore stesso. L’osservatore<br />

deve dunque donare all’osservato un buon ritratto<br />

che ha fatto <strong>di</strong> lui. Egli può introdurre mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> comportamento<br />

che l’altro da solo non troverebbe; questi tipi <strong>di</strong> comportamento<br />

suggeriti non restano però illusioni dell’osservatore;<br />

<strong>di</strong>ventano realtà: l’immagine è <strong>di</strong>ventata produttiva,<br />

è capace <strong>di</strong> mutare colui che è stato ritratto, contiene proposte<br />

(realizzabili). Fare un’immagine come questa significa<br />

amare” 1 .<br />

99<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA SAN PAOLO<br />

S39 - Ideologie e psichiatria:<br />

rapporti e contaminazioni<br />

MODERATORI<br />

P. Chianura, G.P. Guaral<strong>di</strong><br />

C’è un ostacolo ingombrante che oggi si frappone sempre<br />

più al raggiungimento <strong>di</strong> quella capacità <strong>di</strong> “farsi un’immagine<br />

delle cose, che significhi amarle”, <strong>di</strong> cui parla Brecht.<br />

Esso consiste in quella che ho già altrove 2 chiamato la “sindrome<br />

<strong>di</strong> Dorian Gray” riferendomi, oltre che al romanzo <strong>di</strong><br />

Oscar Wilde, che introduce l’omonimo personaggio, a un’acuta<br />

riflessione propostaci da Italo Calvino in una delle sue<br />

ultime pagine, che figura in quelle Lezioni americane (Milano:<br />

Garzanti 1988) da lui pensate come viatico per il prossimo<br />

millennio:<br />

“Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia<br />

colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè<br />

l’uso <strong>della</strong> parola, una peste del linguaggio che si manifesta<br />

come per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> forza conoscitiva e d’imme<strong>di</strong>atezza, come<br />

automatismo che tende a livellare l’espressione sulle formule<br />

più generiche, anonime, astratte, a <strong>di</strong>luire i significati, a<br />

smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che<br />

sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze …<br />

Vorrei aggiungere che non è soltanto il linguaggio che mi<br />

sembra colpito da questa peste. Anche le immagini, per<br />

esempio. Viviamo sotto una pioggia ininterrotta <strong>di</strong> immagini;<br />

i più potenti me<strong>di</strong>a non fanno che trasformare il mondo<br />

in immagini e moltiplicarlo attraverso una fantasmagoria <strong>di</strong><br />

giochi <strong>di</strong> specchi: immagini che in gran parte sono prive<br />

<strong>della</strong> necessità interna che dovrebbe caratterizzare ogni immagine,<br />

come forma e come significato, come forza d’imporsi<br />

all’attenzione, come ricchezza <strong>di</strong> significati possibili.<br />

Gran parte <strong>di</strong> questa nuvola <strong>di</strong> immagini si <strong>di</strong>ssolve imme<strong>di</strong>atamente<br />

come i sogni che non lasciano traccia nella memoria;<br />

ma non si <strong>di</strong>ssolve una sensazione d’estraneità e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sagio.<br />

Ma forse l’inconsistenza non è nelle immagini o nel linguaggio<br />

soltanto: è nel mondo. La peste colpisce anche la<br />

vita delle persone e la storia delle nazioni, rende tutte le storie<br />

informi, casuali, confuse, senza principio né fine. Il mio<br />

<strong>di</strong>sagio è per la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> forma che constato nella vita, e a<br />

cui cerco d’opporre l’unica <strong>di</strong>fesa che riesco a concepire:<br />

un’idea <strong>della</strong> letteratura” 3 .<br />

Quello che colpisce in questa <strong>di</strong>agnosi è l’associazione, che<br />

non può passare inosservata e non può non stupire, tra l’impoverimento<br />

del linguaggio e delle immagini con cui cerchiamo<br />

<strong>di</strong> comprendere il mondo e <strong>di</strong> raffigurarcelo, esprimendone<br />

la natura, e l’impoverimento del mondo. Questa<br />

associazione colpisce al cuore e mette seriamente in <strong>di</strong>scussione<br />

quella che possiamo chiamare la “sindrome <strong>di</strong> Dorian<br />

Gray”, e cioè l’illusione che tutte le conseguenze e le tracce<br />

<strong>della</strong> parte negativa <strong>della</strong> sostanza psichica e morale del<br />

protagonista dell’unico romanzo <strong>di</strong> Oscar Wilde, pubblicato<br />

nel 1890 sul giornale americano “Lippincott’s Monthly Magazine”,<br />

possano essere trasmesse a un quadro meravigliosamente<br />

espressivo, mentre l’originale rimane bellissimo e<br />

giovane, nonostante l’invecchiamento naturale e le sue repellenti<br />

<strong>di</strong>ssolutezze. Trasposta sul piano del rapporto tra la


SIMPOSI TEMATICI<br />

realtà e le sue rappresentazioni questa fiaba metaforica, dal<br />

significato profondo, si traduce nella speranza, criticata appunto<br />

da Calvino, che l’impoverimento che ci circonda riguar<strong>di</strong><br />

esclusivamente il ritratto che ci facciamo del mondo,<br />

vale a <strong>di</strong>re i nostri linguaggi rappresentativi e descrittivi, le<br />

nostre teorie ed esperienze, e non anche il mondo, la natura<br />

cui tutto ciò si riferisce. In questa sindrome c’è la segreta e<br />

vana illusione che a questo deterioramento si possa un bel<br />

giorno porre fine semplicemente ripristinando il nostro legame<br />

con il mondo e rimettendoci in sintonia con esso, in<br />

modo che ciò che noi sappiamo e <strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> esso possa tornarne<br />

a riecheggiarne la ricchezza, la complessità e l’articolazione.<br />

A imbruttire progressivamente non sarebbe quin<strong>di</strong><br />

la realtà, ma l’immagine che noi ne proponiamo: e come rime<strong>di</strong>o<br />

basterebbe, allora, tornare a scoprire e a contemplare<br />

il suo vero volto.<br />

Alla base <strong>di</strong> questa sindrome c’è un concetto chiave, quello<br />

<strong>di</strong> rappresentazione, declinata sulla base dell’idea che il<br />

mondo esterno ci trasmetta un’informazione che esisterebbe<br />

preconfezionata in esso e che deve dunque venire semplicemente<br />

estratta per opera <strong>di</strong> un sistema cognitivo. Secondo il<br />

senso comune tra<strong>di</strong>zionale, l’ambiente nel quale gli organismi<br />

si evolvono e che essi arrivano a conoscere è prestabilito,<br />

fissato e unico, e ha pertanto una sua storia in<strong>di</strong>pendente<br />

da quello delle modalità attraverso le quali cerchiamo <strong>di</strong> far<br />

presa su esso, <strong>di</strong> conoscerlo e <strong>di</strong> rappresentarcelo. Da questo<br />

punto <strong>di</strong> vista gli organismi sarebbero fondamentalmente<br />

paracadutati in un ambiente già autonomamente delineato,<br />

almeno a gran<strong>di</strong> linee, nella sua struttura.<br />

Opponendosi a questa facile illusione Calvino ci ha lasciato<br />

in ere<strong>di</strong>tà, come tema e motivo sul quale sviluppare un’approfon<strong>di</strong>ta<br />

riflessione, il problema del rapporto tra “realtà”<br />

e sua rappresentazione, che a suo modo <strong>di</strong> vedere non può<br />

essere convenientemente affrontato partendo dal presupposto<br />

che sia possibile tracciare una netta linea <strong>di</strong> demarcazione<br />

tra questi due domini, in quanto la realtà del mondo è costituita,<br />

in modo essenziale e ormai ineliminabile, anche dal<br />

complesso delle rappresentazioni, descrizioni, interpretazioni<br />

che l’uomo ha via via elaborato <strong>di</strong> esso e continua incessantemente<br />

a produrre.<br />

Riaffiorano così, in tutta la loro attualità, le parole che Calderon<br />

de la Barca fa <strong>di</strong>re a Sigismondo, confuso tra realtà e<br />

sogno, ma risoluto a seguire la sua coscienza; la sola cosa<br />

che davvero conta: il senso prezioso del valore <strong>di</strong> un ideale,<br />

che attraversa e innerva <strong>di</strong> significati la vita, sia essa vissuta,<br />

immaginata o sognata: “Che è la vita? Un’illusione, solo<br />

un’ombra, una finzione, e il maggior bene, un bisogno del<br />

nulla, la vita è un sogno e i sogni sono … Ma che sia realtà<br />

o sogno, il giusto conta”.<br />

Questo problema non è più il semplice frutto <strong>della</strong> riflessione<br />

<strong>di</strong> scrittori e filosofi ed è entrato nella nostra coscienza<br />

collettiva da quando, l’11-09-2001 “la storia si presenta come<br />

un film” come <strong>di</strong>ce Alessandro Baricco in un articolo a<br />

commento <strong>della</strong> trage<strong>di</strong>a delle Torri gemelle.<br />

“La Storia non era mai stata così … una paura ine<strong>di</strong>ta, mai<br />

avuta prima: non è il semplice stupore <strong>di</strong> vedere la finzione<br />

<strong>di</strong>ventare realtà: è il terrore <strong>di</strong> vedere la realtà più seria che<br />

ci sia accadere nei mo<strong>di</strong> <strong>della</strong> finzione … Ne siamo terrorizzati<br />

perché è come se qualcuno, improvvisamente e in<br />

modo così spettacolare, ci avesse portato via la realtà: è come<br />

se ci informasse che non ci sono più due cose, la realtà<br />

e la finzione, ma una, la realtà, che ormai può accadere sol-<br />

tanto nei mo<strong>di</strong> dell’altra, la finzione: e non solo per scherzo,<br />

nelle trasmissioni televisive in cui veri uomini <strong>di</strong>ventano<br />

falsi per far finta <strong>di</strong> essere veri, ma anche nelle curve più<br />

reali, atroci, clamorose e solenni dell’accadere. Sembrava<br />

un gioco: adesso non lo è più … è andato in corto circuito il<br />

raffinato meccanismo con cui la nostra civiltà da tempo<br />

scherzava col fuoco e drogava la realtà spingendola verso le<br />

performences che sarebbero solo a portata <strong>della</strong> finzione.<br />

Credevamo <strong>di</strong> poter mantenere un sufficiente dominio su<br />

quel giochetto. Ma qualcuno, da qualche parte, ha perso il<br />

controllo. A nome <strong>di</strong> tutti. Adesso è facile chiamarlo pazzo,<br />

ma è evidente che è pazzo <strong>di</strong> una pazzia assai <strong>di</strong>ffusa in famiglia.<br />

L’abbiamo coltivata allegramente: adesso eccoci<br />

qui, con il televisore davanti che ci srotola quella storia smerigliata<br />

e perfetta, eccoci qui, col vago sospetto <strong>di</strong> essere lo<br />

show del sabato sera <strong>di</strong> qualcuno.<br />

Qui a guardarci intorno impauriti, giusto per verificare che<br />

tutto questo è vita, magari morte, ma non un film”.<br />

Ci troviamo dunque sempre più <strong>di</strong> fronte a una realtà che accade<br />

nei mo<strong>di</strong> <strong>della</strong> finzione e a un conseguente annullamento<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>stanza tra realtà e finzione che si riflette con<br />

evidenza nei <strong>di</strong>versi palinsesti televisivi, dove accanto alle<br />

gran varietà <strong>di</strong> “fiction”, trasmesse ormai da così tanto tempo<br />

da rendere ormai del tutto familiari i loro <strong>di</strong>versi personaggi,<br />

sono apparsi una notevole quantità <strong>di</strong> programmi che<br />

mettono in scena, con ampia profusione <strong>di</strong> sentimenti vari,<br />

famiglie, fidanzati, amici che si amano, si lasciano, litigano<br />

e si abbracciano, dove il pubblico <strong>di</strong>venta, con il suo privato,<br />

protagonista.<br />

Abbiamo così da un lato la fiction che <strong>di</strong>venta realtà e dall’altro<br />

la realtà che <strong>di</strong>venta fiction. La manipolazione del bisogno<br />

(bi-sogno), alterato, indotto, trasformato dalle leggi<br />

del consumo, richiede un’analoga manipolazione del suo<br />

derivato, il desiderio, che controlli lo sviluppo naturale del<br />

percorso bisogni-desideri-realizzazione, per renderlo il più<br />

possibile omologato e conforme.<br />

Su questo terreno si inserisce poi il culto per le performances,<br />

cui fa riferimento Baricco, quel gioco <strong>di</strong> drogare la<br />

realtà, nel versante onnipotente <strong>della</strong> finzione.<br />

Questo uso, che sembra ormai inarrestabile, <strong>della</strong> finzione<br />

come una realtà “patacca”, che si inserisce nella frattura fra<br />

reale e potenziale, sposta il nesso tra questi due termini in<br />

un’area <strong>di</strong> non-valore, insito nella <strong>di</strong>cotomia vero-finto, facendogli<br />

perdere quel senso ancora presente nella ra<strong>di</strong>ce del<br />

termine “virtuale”, connesso a un valore. Quel senso che<br />

emerge in modo chiaro dall’idea che quella che chiamiamo<br />

“realtà virtuale” costituisca un’esercitazione, ai limiti estremi,<br />

<strong>della</strong> nostra comprensione, del mondo come informazione<br />

e possa pertanto essere usata per esplorare sistematicamente<br />

i confini dell’esperienza umana e per entrare nel<br />

mondo <strong>della</strong> possibilità non allo scopo <strong>di</strong> contemplarne la<br />

varietà e le mille sfaccettature e <strong>di</strong> raccontarlo, ma per cercare<br />

<strong>di</strong> capire quale siano le sue potenziali interazioni con la<br />

realtà effettuale, in virtù delle quali essa può retroagire su<br />

quest’ultima e riuscire così non solo a mo<strong>di</strong>ficarla, ma a potenziarla.<br />

Vale, a questo proposito, la pena <strong>di</strong> ricordare, per meglio<br />

comprenderne la natura e il significato, l’origine <strong>di</strong> questa<br />

idea <strong>di</strong> “potenziamento”. Nel 1990 due ricercatori dei laboratori<br />

<strong>della</strong> Boeing, Tom Caudell e David Minzell, lavorando<br />

su un prototipo che rimpiazzasse gli strumenti <strong>di</strong> bordo <strong>di</strong> un<br />

aereo, svilupparono un congegno che i piloti potevano “in-<br />

100


dossare” sul loro viso e che era in grado <strong>di</strong> visualizzare velocemente<br />

le rotte e tutte le informazioni correlate ai decolli e<br />

agli atterraggi. L’oggetto <strong>della</strong> percezione visiva ottenuta<br />

grazie a questo congegno venne chiamata “realtà aumentata”<br />

perché incrementa lo spazio fisico con immagini prese dalla<br />

spazio virtuale e con il mondo delle informazioni.<br />

Da allora l’espressione ha conosciuto crescente fortuna ed è<br />

entrata nel lessico scientifico corrente, come <strong>di</strong>mostrano le<br />

risultanze del voluminoso rapporto conclusivo del Committee<br />

on virtual reality, Research and development, pubblicato<br />

nel 1995 dal National research council degli Stati Uniti 4 .<br />

Benché infatti nel titolo sia ancora presente la <strong>di</strong>zione “realtà<br />

virtuale”, nel corso <strong>della</strong> trattazione essa viene poi sistematicamente<br />

sostituita con l’enunciazione alternativa “sistema <strong>di</strong><br />

ambiente virtuale”, che, insieme a “sistema teleoperatore” e<br />

“sistema <strong>di</strong> realtà aumentata”, appunto, costituisce il “sistema<br />

<strong>di</strong> ambienti sintetici”. Il pregio <strong>di</strong> questo mutamento lessicale<br />

sta nel fatto che esso consente <strong>di</strong> uscire dalle secche <strong>di</strong><br />

una contrapposizione, fallace e fonte <strong>di</strong> notevoli e frequenti<br />

frainten<strong>di</strong>menti, tra la realtà fisica o materiale e quella virtuale,<br />

per puntare invece l’attenzione su quello che è l’autentico<br />

nocciolo del mutamento <strong>di</strong> scenario veicolato dallo<br />

sviluppo delle tecnologie dell’informazione e <strong>della</strong> comunicazione:<br />

vale a <strong>di</strong>re il fatto che queste ultime ci consentono<br />

<strong>di</strong> riprogettare specifiche componenti del mondo <strong>della</strong> nostra<br />

esperienza quoti<strong>di</strong>ana in tutti i suoi multiformi aspetti,<br />

rafforzandone determinate proprietà, in modo che esse riescano<br />

a rispondere meglio alle nostre esigenze ed aspettative.<br />

Lo scopo che si intende perseguire in questo caso non è<br />

dunque quello <strong>di</strong> “riprodurre visivamente” e rappresentarsi il<br />

mondo, o <strong>di</strong> crearne uno virtuale sulla base <strong>di</strong> illusioni visive,<br />

bensì quello <strong>di</strong> agire sul mondo reale, esaltando al massimo<br />

determinate caratteristiche utili degli ambienti.<br />

Oggi l’espressione “realtà virtuale” oscilla dunque tra la “sindrome<br />

<strong>di</strong> Dorian Gray”, che ne fa la manifestazione <strong>di</strong> un gioco<br />

popolare che ci è sfuggito <strong>di</strong> mano e che è insieme il prodotto<br />

e il produttore <strong>di</strong> un malessere collettivo, e l’idea <strong>di</strong> un<br />

possibile potenziamento e miglioramento <strong>della</strong> nostra realtà<br />

quoti<strong>di</strong>ana, grazie alle opportunità offerte dallo sviluppo delle<br />

tecnologie dell’informazione e <strong>della</strong> comunicazione.<br />

L’intervento si propone <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re il senso <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>cotomia<br />

e <strong>di</strong> analizzarne le conseguenze e i possibili sbocchi.<br />

Bibliografia<br />

1 Baratta G. Fra ine<strong>di</strong>ti e rari. Verso un pensatore collettivo: Brecht<br />

a colloquio con Gramsci. Allegoria 1992;9:153-4.<br />

2 Maciocco G, Tagliagambe S. La città possibile. Bari: Dedalo<br />

1997, p. 5-7.<br />

3 Calvino I. Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio.<br />

Milano: Mondadori 2004, p. 66-7.<br />

4 Durlach NI, Navor AS, a cura <strong>di</strong>. Virtual reality, Scientific and<br />

technological challenges. Washington, DC: National Academy<br />

Press 1995.<br />

Due categorie inseparabili del sapere<br />

psichiatrico: “ideologia” e “paticità”<br />

A. Masullo<br />

Università <strong>di</strong> Napoli<br />

Il circuito desiderio-rappresentazione è il centro <strong>della</strong> comprensione<br />

moderna <strong>della</strong> soggettività. Schopenhauer, Nietz-<br />

101<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

sche, Freud introducono la tesi che il desiderio precede la<br />

rappresentazione, e la con<strong>di</strong>ziona al punto che nessuna conoscenza,<br />

per quanto raffinata, può depurare del tutto la seconda<br />

dal primo. Marx al desiderio sostituisce l’interesse<br />

del gruppo sociale e alla rappresentazione l’“ideologia”.<br />

I saperi psicologici e psichiatrici, non meno <strong>di</strong> quelli sociologici,<br />

hanno a che fare con l’ideologico da due lati: dal lato<br />

<strong>di</strong> ciò <strong>di</strong> cui si occupano, e dal lato del senso del proprio<br />

stesso occuparsene. In relazione a ciò, è evidente che non<br />

solo i saperi ma la stessa riflessione su <strong>di</strong> essi non è pura<br />

teoresi, bensì prassi.<br />

Se però la “soggettività” s’identificasse sic et simpliciter<br />

con l’“ideologia”, cioè con la rappresentazione e la sua contaminazione<br />

ideologica, a cui in tal caso finirebbe per ridursi<br />

il “vissuto”, la psicologia e più pericolosamente la psichiatria<br />

perderebbero ogni possibilità <strong>di</strong> connessione critica<br />

con l’originaria “fenomenalità” dell’esistere, dal momento<br />

che la stessa naturalità <strong>della</strong> vita, o meglio le supposte note<br />

pre-culturali e pre-sociali, in quanto rappresentazioni dei<br />

saperi biologici si svelano nient’altro che effetti culturali e<br />

sociali.<br />

In siffatto quadro epistemico, il desiderio resta prigioniero<br />

<strong>della</strong> rappresentazione e, in ultima analisi, <strong>della</strong> rappresentazione<br />

del sé, il quale, per il carattere ideologico <strong>di</strong> essa, è<br />

incapace <strong>di</strong> “riconoscersi” e desiderare secondo il desiderio<br />

che è, insomma <strong>di</strong> desiderarsi, <strong>di</strong> desiderare <strong>di</strong> desiderare. Il<br />

desiderio senza il sé, nella cui assenza non c’è desiderio ma<br />

semplice e cieca brama, sopravvive, non vive.<br />

Riconosciuta l’inevitabile curvatura “ideologica” all’origine<br />

<strong>della</strong> rappresentazione, si presenta la necessità, affinché psicologia<br />

e psichiatria siano possibili, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un <strong>di</strong>verso<br />

spazio epistemico, che permetta <strong>di</strong> tenere la “soggettività”<br />

impregiu<strong>di</strong>cata, ovvero non ineluttabilmente subalterna<br />

allo scientismo ideologico. Occorre insomma, al <strong>di</strong> là<br />

<strong>della</strong> categoria dell’“ideologia”, “pensare” un altro concetto<br />

generalissimo, un’altra categoria, con cui rappresentarsi la<br />

“soggettività” non ideologicamente, anzi secondo il principio<br />

del criticismo, logico <strong>di</strong> Kant e fenomenologico <strong>di</strong> Husserl.<br />

Dalla medesima area dei saperi <strong>della</strong> soggettività, o in senso<br />

lato psicologici, dei sec. <strong>XI</strong>X e XX, da cui è emersa la categoria<br />

dell’“ideologia”, quasi contemporaneamente emerge<br />

anche la categoria <strong>della</strong> “paticità”, il cui nome è molto meno<br />

con<strong>di</strong>viso ma il cui significato è assai variamente presente.<br />

Dilthey, Husserl, Stein, Heidegger, V. von Weizsäcker<br />

sono coloro che preparano le con<strong>di</strong>zioni culturali <strong>della</strong> sua<br />

messa a fuoco. Il sé è autocritica problematicità: non è un<br />

ente, confitto come tale a una sia pur labile identità, ma è<br />

piuttosto un “buco”, attraverso cui s’intravede per umbras il<br />

profondo ribollire del magma emozionale e perfino, talvolta,<br />

ne schizzano fuori subito spente scintille. E<strong>di</strong>th Stein lo<br />

<strong>di</strong>ce molto bene nel suo saggio sull’Empatia, quando al rappresentare,<br />

proprio degli atti teoretici, oppone il sentire. Il<br />

soggetto “nel sentire non “vive” solo oggetti, ma vive anche<br />

se stesso […] Questo io che si vive non è l’io puro perché<br />

l’io puro non ha profon<strong>di</strong>tà”. Non è forse qui significato il<br />

sé, i cui “livelli <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>versa” “si rivelano appunto<br />

nel momento in cui i sentimenti ne sgorgano”? Rimanga all’io<br />

il regno delle rappresentazioni, <strong>di</strong> cui esso stesso, rappresentazione<br />

<strong>di</strong> “soggetto”, effetto <strong>della</strong> sociogenesi culturale,<br />

è sud<strong>di</strong>to non meno che re. Il sé, assoluto non-oggetto,<br />

puro sentire, è invece il senso vissuto <strong>di</strong> “buco” del quoti<strong>di</strong>ano<br />

sentire, non solo, ma soprattutto <strong>di</strong> “soglia” da cui


SIMPOSI TEMATICI<br />

s’avverte fluire, statu nascentis, la soggettività, il puro desiderio.<br />

L’impossibile e pur necessario pensiero <strong>di</strong> questa “soglia” è<br />

la singolare categoria <strong>della</strong> “paticità”, così come si è venuta<br />

istituendo al centro dei saperi antropologici (filosofia, psicologia,<br />

psichiatria, ecc.) del secolo XX.<br />

Mentre con il concetto <strong>di</strong> “ideologia” si categorizza logicamente<br />

la rappresentazione, non essendovi rappresentazione<br />

che non sia ideologica, manipolata dal desiderio,<br />

con la vaga nozione <strong>di</strong> “paticità” invece si categorizza, solo<br />

ermeneuticamente, il desiderio, nel cercarlo dove non<br />

ancora si è soli<strong>di</strong>ficato in oggetto, né devitalizzato, né integrato<br />

nella rappresentazione che esso stesso con<strong>di</strong>ziona,<br />

bensì fresco sgorga dall’inaccessibile profon<strong>di</strong>tà del magma<br />

emozionale.<br />

La “paticità” allude alla “soglia”, puro sentire, da cui irrompe<br />

la soggettività. È <strong>di</strong> questa l’oscuro e profondo agitarsi che<br />

s’intravede attraverso il “buco” – quel niente chiamato “sé”.<br />

Il patire non è il semplicemente emozionale, ma l’emozio-<br />

nale umanizzato, cioè fatto esistenza, come il più avanzato<br />

sapere psicologico non esita a sostenere.<br />

Certamente tutto ciò riguarda la psicologia e tanto più la psichiatria<br />

nel loro avere a che fare con l’ideologia dal lato <strong>di</strong><br />

ciò <strong>di</strong> cui esse si occupano, ma non dal lato del senso del loro<br />

occuparsene. Tuttavia, solo se si comincia con il comprendere<br />

la curvatura ideologica <strong>di</strong> ciò <strong>di</strong> cui esse si occupano,<br />

i vissuti (concretamente intesi come tensione tra il desiderio<br />

e la rappresentazione, tra il sé e l’io, tra il naturale e<br />

il culturale nell’esistere), si può scoprire se e in quali mo<strong>di</strong><br />

la loro struttura epistemica comporti la criticità necessaria a<br />

un sapere terapeutico del “<strong>di</strong>sagio mentale”. Infatti, se l’origine<br />

del “<strong>di</strong>sagio mentale” sta nel corto-circuito tra la rappresentazione,<br />

che il desiderio strutturalmente (necessariamente)<br />

con<strong>di</strong>ziona, e il desiderio, che l’ideologia congiunturalmente<br />

(non necessariamente) corrompe, è evidente che<br />

la sua terapia non è possibile, qualora la psichiatria non sia<br />

in grado <strong>di</strong> adempiere le con<strong>di</strong>zioni critiche per de-ideologizzare<br />

innanzitutto se stessa.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

S40 - European Bipolar Forum (EBF):<br />

Treating unstable bipolar II. The science and the art<br />

Cyclothymia in Bipolar-II depression<br />

E. Hantouche<br />

Mood Center, Adult Psychiatry Department, Pitié-<br />

Salpêtrière Hospital, Paris<br />

Background: in this report, the author provides an integrative<br />

overview of the place of cyclothymia in mood <strong>di</strong>sorders<br />

and the substantive fin<strong>di</strong>ngs emerging from the<br />

French National stu<strong>di</strong>es: “EPIDEP” and “BIPOLACT –<br />

PSY I/II”.<br />

These stu<strong>di</strong>es were implemented with the aim to facilitate<br />

the clinical recognition of the bipolar spectrum beyond<br />

mania.<br />

It is befitting that such a study be conducted in France,<br />

because it is in this country that a century and a half<br />

ago J. Falret suggested that “Circular Insanity”,<br />

observed in hospitalized patients, was likely to be<br />

prevalent in the community and manifesting in a melancholic<br />

expression with brief moments of happiness,<br />

“moments de gaité”.<br />

Results: related data from EPIDEP demonstrated the importance<br />

of Cyclothymia in further qualifying of Major<br />

Depression to define a <strong>di</strong>stinct, more severe (“darker” BP-<br />

MODERATORI<br />

G. Perugi, F. Benazzi<br />

II 1/2) variant of BP-II. This form of soft bipolarity accounted<br />

for 31% of the total MDE included.<br />

From both clinician- and self-rated scales, 4 items related<br />

to mood, activity and energy regulations were significantly<br />

highly represented in the sub-group with positive family<br />

history of bipolarity. The item “rapid shifts in mood and<br />

energy” obtained the highest relative risk (OR = 3.42) for<br />

positive family history of bipolarity.<br />

The recent “BIPOLACT-PSY” stu<strong>di</strong>es were de<strong>di</strong>cated for<br />

screening hypomania in resistant and recurrent depression.<br />

Respectively 163 and 194 psychiatrists participated,<br />

and selected 630 and 772 patients.<br />

The BP-II rate was 55.4% in resistant depression and<br />

62.5% in recurrent depression. Regression logistic analyses<br />

with adjustment for sensitivity and positive pre<strong>di</strong>ctive<br />

value showed in both stu<strong>di</strong>es that Cyclothymic traits were<br />

the strongest pre<strong>di</strong>ctive factor explaining the presence of<br />

hypomania.<br />

Conclusion: these data add more input on the fundamental<br />

role of cyclothymic temperament in understan<strong>di</strong>ng the<br />

origin and the risk factors of soft bipolarity, especially in<br />

resistant and recurrent depressions.<br />

Similar user-friendly protocols could be applied on a European<br />

level.<br />

102


Introduzione al tema “Terapia del male”<br />

M. Marchetti<br />

Università <strong>di</strong> Roma “Tor Vergata”<br />

In accordo con Paul Ricoeur 1 si potrebbe affermare che<br />

“il problema del male costituisca ad un tempo la più grande<br />

provocazione a pensare e l’invito più subdolo a sragionare”.<br />

D’altro canto, come ricorda Mary Midgley 2 , occorre tenere<br />

presente che gli esseri umani hanno sviluppato dei<br />

sentimenti etici che sono proprio quello che ci si potrebbe<br />

aspettare che evolva quando una creatura altamente sociale<br />

come l’uomo <strong>di</strong>venta abbastanza intelligente da rendersi<br />

conto dei conflitti profon<strong>di</strong> fra i suoi moventi.<br />

Noi non possiamo quin<strong>di</strong> che ragionare in termini <strong>di</strong> bene<br />

e male ed ogni tentativo <strong>di</strong> eludere questa antinomia rischia<br />

<strong>di</strong> essere connotato da un razionalismo astratto che<br />

ben poco può esserci d’aiuto e <strong>di</strong> conforto a fronte <strong>della</strong><br />

sofferenza che il male costantemente ci provoca.<br />

Il senso <strong>di</strong> estraneità e <strong>di</strong> rifiuto che sperimentiamo <strong>di</strong><br />

fronte ad alcuni comportamenti che vengono ancora erroneamente<br />

definiti efferati come se fossero tipici <strong>di</strong> un<br />

comportamento ferino che invece non appare mai gratuito<br />

o volutamente crudele come, a volte, invece, quello<br />

umano, potrebbe freu<strong>di</strong>anamente anche essere interpretato<br />

come una <strong>di</strong>fesa ma può anche essere visto evolutivamente<br />

come l’espe<strong>di</strong>ente del nostro sistema cognitivo <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>carci una strada da seguire all’interno delle complesse<br />

interazioni sociali.<br />

Da qualche tempo è in atto un tentativo che si potrebbe<br />

definire coraggioso <strong>di</strong> riconsiderare in termini psichiatrici<br />

il male in quanto tale.<br />

A fronte <strong>di</strong> alcuni comportamenti estremi degli esseri<br />

umani la “ semplice “ spiegazione in termini <strong>di</strong> follia o se<br />

vogliamo <strong>di</strong> un qualche Disturbo Mentale appare infatti<br />

non bastare o essere chiaramente in contrasto con le evidenze<br />

cliniche. D’altra parte pensare che parlando <strong>di</strong> psicopatia<br />

o <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo antisociale ovvero ancora <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo<br />

sa<strong>di</strong>co si sia più oggettivi e più scientifici o, ancora<br />

peggio, che con una “cura” adeguata il male possa scomparire<br />

dal mondo rischia <strong>di</strong> essere una pericolosa illusione.<br />

Bibliografia<br />

1 Ricoeur P. Finitu<strong>di</strong>ne e colpa. Bologna: Il Mulino 1960.<br />

2 Midgley M. The Etical Primate: Humans Freedom and Morality.<br />

Londra: Routledge 1994.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 2<br />

S41 - Terapia del male<br />

MODERATORI<br />

M. Marchetti, U. Fornari<br />

103<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Angeli <strong>di</strong> ritorno: dall’inferno carcerario la<br />

terapia eroica del <strong>di</strong>abolico<br />

M. Iannucci<br />

A.S. 10 <strong>di</strong> Firenze, C.C. <strong>di</strong> Sollicciano Firenze<br />

Esiste davvero qualcosa <strong>di</strong> “<strong>di</strong>abolico” nelle persone, talune<br />

delle quali si sono rese protagoniste <strong>di</strong> atroci crimini, <strong>di</strong> cui<br />

ci pren<strong>di</strong>amo cura come psichiatri dei luoghi <strong>di</strong> detenzione?<br />

A questa domanda taluni terapeuti sembrano dare, negli ultimi<br />

anni, una risposta perentoria e <strong>di</strong>sarmante: sì, esiste<br />

davvero in tali soggetti qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>abolico, in loro il bad<br />

prevale nettamente sul mad, tanto che non solo li lasciamo<br />

giu<strong>di</strong>care come sani <strong>di</strong> mente fornendo in tal senso i nostri<br />

pareri <strong>di</strong> esperti forensi, ma in<strong>di</strong>chiamo anche come inesistenti<br />

o trascurabili le opportunità terapeutiche.<br />

In oltre venticinque anni <strong>di</strong> esperienza terapeutica nei penitenziari,<br />

non mi è mai capitato <strong>di</strong> deporre le armi nella terapia<br />

<strong>di</strong> quei soggetti che, fra coloro che sono affetti dalla malattia<br />

trasgressiva, appaiono senza dubbio i più <strong>di</strong>fficili da<br />

curare: i cinici. In costoro, la particolare <strong>di</strong>sposizione del<br />

senso <strong>di</strong> colpa rende estremamente arduo il consolidarsi <strong>di</strong><br />

un legame efficace tra il terapeuta e il suo paziente. Nel lavoro<br />

descriverò:<br />

– le caratteristiche che deve possedere il terapeuta che accetti<br />

la <strong>di</strong>fficile e pericolosa sfida <strong>di</strong> simili trattamenti;<br />

– i luoghi, e delle circostanze, che rendono meno temibile<br />

tale terapia, o che la rendono sopportabile, per il singolo<br />

terapeuta e per l’intera società;<br />

– le relazioni tra le caratteristiche ottimali del terapeuta e i<br />

luoghi <strong>della</strong> terapia.<br />

L’inferno carcerario insegna che, se si vuole mettere mano,<br />

senza bruciarsi, alla terapia del male, occorre avere trascorso<br />

una stagione all’inferno. In simili casi c’è qualcosa <strong>di</strong><br />

creativamente trasgressivo nella competenza del terapeuta,<br />

qualcosa che rimanda a una inversione benigna. Solo chi<br />

raggiunge una sufficiente consapevolezza dell’inversione<br />

benigna può avviarsi senza eccessivi timori alla terapia del<br />

male, riuscendo a veicolare quel tanto <strong>di</strong> ironia, e <strong>di</strong> speranza,<br />

che sono in<strong>di</strong>spensabili in queste impossibili traslazioni.<br />

Questa in<strong>di</strong>spensabile consapevolezza non può che crescere<br />

parallelamente all’esperienza clinica nei luoghi <strong>di</strong> pena (<strong>di</strong><br />

reclusione/reclusione). I terapeuti esperti, tra l’altro, si riconosceranno<br />

per la capacità <strong>di</strong> astenersi da ogni pregiu<strong>di</strong>zio<br />

nei confronti dei crimini “atroci” in cui si imbattono e dei<br />

loro autori. In tale <strong>di</strong>rezione verrà sottolineato il valore <strong>della</strong><br />

competenza acquisita sul campo e, dall’altra parte, il pericolo<br />

<strong>di</strong> interventi occasionali e limitati al semplice assessment<br />

forense. È l’esperienza dell’inferno carcerario – dei<br />

meccanismi, dei limiti e persino delle potenzialità <strong>di</strong> tale inferno<br />

– che rende possibile la terapia del male.


Sa<strong>di</strong>smo e Disturbo <strong>di</strong> Personalità<br />

S. Ferracuti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica<br />

Il DSM-III-R aveva proposto tra le categorie meritevoli <strong>di</strong><br />

ulteriori approfon<strong>di</strong>menti il Disturbo <strong>di</strong> Personalità sa<strong>di</strong>co,<br />

proposta che tuttavia è stata ritirata e non è più presente nel<br />

DSM-IV. Il sa<strong>di</strong>smo sessuale continua ad essere classificato<br />

tra le parafile.<br />

Le ragioni dell’esclusione <strong>della</strong> proposta <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo<br />

<strong>di</strong> Personalità sa<strong>di</strong>co sono state legate a fattori sociali<br />

e giu<strong>di</strong>ziari, dove si è ritenuto che una categorizzazione<br />

<strong>di</strong>agnostica in ambito psichiatrico potesse risultare funzionale<br />

a impostazioni <strong>di</strong>fensive in casi <strong>di</strong> crimini particolarmente<br />

violenti e brutali.<br />

Nella pratica psichiatrico forense è tuttavia frequente incontrare<br />

soggetti che presentano una personalità che è abitualmente<br />

improntata a tematiche <strong>di</strong> forme crudeli <strong>di</strong> esercizio<br />

del potere, con aggressività e modalità <strong>di</strong> umiliazione degli<br />

altri. In molti casi queste persone traggono piacere dall’indurre<br />

sofferenza alle persone o agli animali, e tendono a limitare<br />

la libertà altrui.<br />

Molti <strong>di</strong> questi soggetti non sono adeguatamente descritti<br />

dagli altri <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità, sebbene appaia esservi una<br />

<strong>di</strong>screta sovrapposizione <strong>di</strong> tratti con personalità narcisistiche,<br />

paranoiche, e borderline.<br />

È rilevante che, ai fini <strong>della</strong> comprensione <strong>di</strong>agnostica <strong>di</strong><br />

queste persone, si apprezzi precipuamente la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

che costoro hanno nel far soffrire gli altri.<br />

L’epistemologia del sogno da Asclepio<br />

ad Aristotele<br />

L. Bonuzzi<br />

COIRAG, Istituto <strong>di</strong> Padova<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Nel volgere <strong>di</strong> un tempo relativamente breve, compreso fra<br />

l’età ippocratica e quella <strong>di</strong> Aristotele, affiorano i principali<br />

nuclei dottrinali con cui si misurerà la tra<strong>di</strong>zione scientifica<br />

occidentale in tema <strong>di</strong> sogno, prendendo le <strong>di</strong>stanze dall’approccio<br />

magico tipico degli asclepiei: si ricordano, in particolare,<br />

i contributi <strong>di</strong> Democrito, Ippocrate, Platone ed Aristotele.<br />

Il materialismo atomistico <strong>di</strong> Democrito influenza<br />

Epicuro e, con qualche travestimento, lo si ritrova fin nel<br />

meccanicismo me<strong>di</strong>co dell’ultimo ’700 e del primo ’800.<br />

L’interpretazione organo<strong>di</strong>namica dei sogni proposta dal<br />

Narcisismo <strong>di</strong> morte e omici<strong>di</strong>o<br />

U. Fornari<br />

Università <strong>di</strong> Torino<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 3<br />

S42 - Teoria del sogno<br />

MODERATORI<br />

G. Roccatagliata, M. Mancia<br />

L’autore, sulla scorta <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> ricerche sull’argomento,<br />

a loro volta stimolate dalla sua attività <strong>di</strong> psichiatra forense<br />

che gli ha consentito <strong>di</strong> periziare alcuni serial killer<br />

italiani, tre dei quali sono stati oggetti <strong>di</strong> una precedente<br />

pubblicazione (Ponti G, Fornari U. Il fascino del male. Milano:<br />

Cortina 1995) e <strong>di</strong> altre due monografie (Fornari U,<br />

Birkhoff J. Serial killer. Torino: Centro Scientifico E<strong>di</strong>tore<br />

1996; Fornari U, Coda S. Tre orren<strong>di</strong> delitti del passato. Torino:<br />

Centro Scientifico E<strong>di</strong>tore 1998) in cui sono state proposte<br />

ai lettori le storie <strong>di</strong> vita e gli atroci delitti <strong>di</strong> alcuni serial<br />

killer del passato, affronta ancora una volta il complesso<br />

problema clinico e valutativo <strong>di</strong> coloro che commetto crimini<br />

ripetuti contro la persona. Lo spunto gli viene offerto<br />

da due importanti casi <strong>della</strong> cronaca giu<strong>di</strong>ziaria recente.<br />

Dalla ricostruzione delle rispettive storie giunge a conclusioni<br />

assolutamente negative per quanto si riferisce agli<br />

aspetti del “trattamento” e del “recupero” <strong>di</strong> soggetti siffatti.<br />

Il loro funzionamento <strong>di</strong> personalità è complesso e articolato<br />

su più livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo. La loro struttura perversa ed<br />

egosintonica <strong>di</strong> personalità non consente loro <strong>di</strong> coniugare<br />

le pulsioni <strong>di</strong> vita con la partecipazione, l’appartenenza, il<br />

<strong>di</strong>alogo; in loro l’aggressività è scissa dalle componenti affettive<br />

<strong>della</strong> tenerezza; il loro con gli altri è un incontro impersonale,<br />

a<strong>di</strong>alogico, cosificato e cosificante. Violentare e<br />

uccidere sono al servizio <strong>di</strong> un Super-Io arcaico e sa<strong>di</strong>co, <strong>di</strong><br />

quella pulsione <strong>di</strong> morte e <strong>di</strong> quella componente <strong>di</strong>struttiva<br />

che c’è in ogni persona, ma che in questi soggetti ha trionfato<br />

sull’amore per la vita e si è cristallizzata e pietrificata<br />

nell’impossibilità <strong>di</strong> ricevere il suo sviluppo gratificante e<br />

gratificato attraverso l’elaborazione del processo <strong>di</strong> “separazione-in<strong>di</strong>viduazione”.<br />

Regime ippocratico costituisce il modello ermeneutico più<br />

largamente con<strong>di</strong>viso a cui fa riferimento la me<strong>di</strong>cina fino<br />

all’età contemporanea con intenti <strong>di</strong>agnostici. La descrizione<br />

platonica del mondo dei sogni sembra prefigurare il regno<br />

dell’inconscio. Aristotele, analizzando le percezioni ed<br />

ancorando il sogno al sonno, anticipa le prospettive <strong>della</strong><br />

moderna psicofisiologia.<br />

La molteplicità dei punti <strong>di</strong> vista rimanda ad una <strong>di</strong>fferente<br />

immagine dell’uomo ed in particolare ad una <strong>di</strong>fferente concezione<br />

dell’anima e del rapporto corpo/mente che, inevitabilmente,<br />

influenza l’interpretazione del vissuto onirico.<br />

Gli autori ricordati, per quanto facciano riferimento a teorie<br />

fra loro <strong>di</strong>verse, si possono, d’altra parte, accostare per il comune<br />

impegno nel prendere le <strong>di</strong>stanze dalle interpretazioni<br />

del sogno che circolavano negli oracoli e negli asclepiei. Si<br />

deve tuttavia riconoscere che nella sensibilità comune, dal<br />

104


tempo <strong>di</strong> Asclepio al corrente terzo Millennio, l’interesse<br />

magico per i sogni non è mai venuto del tutto meno. E nel<br />

contempo si deve prendere atto che anche gli approcci critici<br />

si sono intrecciati fra loro, con alterne fortune, lungo la<br />

storia <strong>della</strong> psicologia me<strong>di</strong>ca e <strong>della</strong> neurofisiologia.<br />

Il sogno dagli Stoici a Galeno<br />

S. Fasce<br />

Università <strong>di</strong> Genova, Facoltà <strong>di</strong> Lettere e Filosofia, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Archeologia e Filologia Classica<br />

Introduzione: nei testi letterari <strong>della</strong> Grecia arcaica il sogno,<br />

considerato <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>vina, è trattato come una realtà<br />

oggettiva, la cui immagine trasmette un messaggio su cui regolare<br />

la condotta. Formulata attraverso le rappresentazioni<br />

e il linguaggio del mito, una elementare ed intuitiva classificazione<br />

<strong>di</strong>stingue, sulla base degli effetti, i sogni veri<strong>di</strong>ci,<br />

che si realizzano, e quelli ingannevoli, che inducono in errore.<br />

Tuttavia, già nell’“O<strong>di</strong>ssea”, e poi regolarmente nella<br />

tra<strong>di</strong>zione onirologica successiva, vulgata e scientifica, al<br />

sogno è attribuito un contenuto mnestico<br />

Nella grande stagione <strong>della</strong> filosofia ellenica, entro cui si<br />

colloca il pensiero del Corpus Hippocraticum, il fenomeno<br />

onirico viene stu<strong>di</strong>ato con un approccio razionale e <strong>di</strong>venta<br />

oggetto <strong>di</strong> analisi scientifica. La teoria del sogno viene svolta<br />

principalmente lungo due <strong>di</strong>rettrici in<strong>di</strong>pendenti e parallele,<br />

senza una effettiva possibilità d’incontro: da un lato,<br />

l’indagine sulla natura, sul modo <strong>di</strong> prodursi e sul valore<br />

dell’attività onirica, secondo un’impostazione naturalistica<br />

e fisiologica, a partire dalla concezione atomistica per giungere<br />

ai saggi de<strong>di</strong>cati da Aristotele al tema specifico; dall’altro<br />

lato, l’attribuzione del sogno premonitore al dominio<br />

<strong>della</strong> mantica, sottratto, così, alla sfera <strong>della</strong> religione popolare.<br />

Su questo punto, la dottrina me<strong>di</strong>ca antica, che pure nega<br />

il carattere <strong>di</strong>vino delle visioni notturne, si esprimerà<br />

sempre con molta cautela e, talora, con esitazione.<br />

Il sogno dagli Stoici a Galeno: sul finire del IV sec. a.C. e<br />

nella prima età ellenistica, due scuole antitetiche, l’Epicureismo<br />

e lo Stoicismo, affrontano l’argomento del sogno sul<br />

modello <strong>della</strong> filosofia classica. L’Epicureismo riprende,<br />

aggiornata con una più complessa teoria del sonno, la concezione<br />

atomistica antica, secondo cui le immagini oniriche<br />

comportano un contenuto informativo manifesto, senza carattere<br />

<strong>di</strong> eccezionalità; infatti, ciò che sembra annunziare il<br />

futuro è solo frutto del caso o <strong>di</strong> un turbamento emotivo.<br />

Nella cultura antica, questa resta la voce più forte (con poche<br />

altre più deboli), che nega la valenza <strong>di</strong>vinatoria del sogno.<br />

In <strong>di</strong>rezione opposta, dallo Stoicismo antico viene teorizzata<br />

la <strong>di</strong>vinazione naturale, incluso il sogno premonitore,<br />

come capitolo necessario <strong>di</strong> un sistema monistico e panteistico,<br />

che, identificando la <strong>di</strong>vinità col fato, unisce il concetto<br />

<strong>di</strong> Provvidenza universale a quello <strong>di</strong> un ferreo determinismo<br />

o “catena delle cause” (per cui, in linea <strong>di</strong> principio,<br />

gli avvenimenti sono preve<strong>di</strong>bili). Tuttavia Panezio (II<br />

sec. a.C.), esponente rappresentativo <strong>della</strong> medesima scuola,<br />

dubiterà del valore profetico del sogno, in quanto privo<br />

<strong>di</strong> fondamento oggettivo, influenzando notevolmente la cultura<br />

intellettuale dei romani, in particolare Cicerone. Il pensiero<br />

degli Stoici sul sogno, considerato una forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>vinazione<br />

filosofica, fu rimosso dalla trattatistica onirocritica<br />

105<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

e valutato, in generale, con scetticismo, nonostante abbia lasciato<br />

un’impronta incontestabile nelle opere in lingua latina<br />

dell’età repubblicana e nonostante abbia fornito giustificazioni<br />

alla religione delle persone colte, alle espressioni<br />

del misticismo, al rafforzamento delle dottrine del neopitagorismo<br />

e del me<strong>di</strong>oplatonismo, alla concezione galenica<br />

<strong>della</strong> physis: la natura come sostanza continua, non inerte,<br />

or<strong>di</strong>nata, spiega il ruolo attribuito ai sogni.<br />

D’altra parte, la teoria del sogno che si delinea negli scritti<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina nel corso <strong>di</strong> cinque secoli, dal III sec. a.C. al II<br />

sec. d.C., presuppone la teoria <strong>di</strong> Aristotele sul sonno e sul<br />

sogno, con la sua spiegazione circa il rapporto anima-esperienza<br />

onirica. Al sogno interpretato in prospettiva psicologica<br />

e fisiologica, valorizzato come dato <strong>di</strong>agnostico, si interessa<br />

la me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> Alessandria, attenta, come tutte le<br />

scuole dell’età ellenistica, alla specializzazione del linguaggio<br />

<strong>della</strong> comunicazione scientifica e agli schemi concettuali.<br />

Nella prima metà del III sec. a.C., il me<strong>di</strong>co anatomico<br />

Erofilo <strong>di</strong> Calcedone imposta una tripartizione dei sogni che<br />

rinvia alla tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong>stinzione fra cause endogene e cause<br />

esogene, coniando la categoria <strong>della</strong> classe mista o composita<br />

(che gli deriva dal concetto <strong>di</strong> struttura anatomica), in<br />

grado <strong>di</strong> raccordare elementi delle dottrine ippocratica, aristotelica<br />

ed empirica. Nel II sec. d.C. Galeno, trattando del<br />

fenomeno onirico, in linea con i criteri del sapere enciclope<strong>di</strong>co<br />

dell’epoca, riporta le interpretazioni più autorevoli<br />

dei predecessori, sempre proteso a far convergere filosofia e<br />

me<strong>di</strong>cina: la tesi somaticista e fisiologica, la spiegazione<br />

psicologica, gli aspetti <strong>di</strong>agnostici, i sogni premonitori, l’attività<br />

dell’anima nel sonno. La sintesi <strong>di</strong> Galeno non è esente<br />

da qualche esitazione, relativamente non solo al presunto<br />

sogno <strong>di</strong>vino, ma anche al sogno assunto come strumento<br />

<strong>di</strong>agnostico, in quanto condurrebbe a una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fficile<br />

e insicura.<br />

Nota conclusiva. Processi semiosici nella teoria del sogno:<br />

nelle culture antiche, non solo classica, il sogno è considerato<br />

un particolare tipo <strong>di</strong> segno (qualcosa che sta per qual cos’altro)<br />

o un veicolo del segno, che richiede <strong>di</strong> essere interpretato<br />

e rimane oscuro finché non si realizza ciò a cui esso<br />

rimanda. Sotto questo profilo, l’interpretazione del sogno tematizza<br />

un problema semiotico ed entra in un processo <strong>di</strong> significazione<br />

che prevede un’analisi <strong>di</strong> tipo congetturale.<br />

Tanto i sistemi filosofici quanto la pratica <strong>di</strong>vinatoria avanzano<br />

teorie del sogno su base logica, adottando un modello<br />

formale semiotico che era stato applicato nel V sec. a.C. all’interno<br />

del Corpus Hippocraticum: si tratta <strong>di</strong> uno schema<br />

<strong>di</strong> ragionamento inferenziale su base empirica, inferire le<br />

cause dagli effetti. Tale modello segnico, che si riscontra già<br />

nella <strong>di</strong>vinazione dell’antica Mesopotamia, trova una sistematica<br />

applicazione in età ellenistica. Nella teoria del sogno,<br />

in effetti, entrano in campo due stili <strong>di</strong> razionalità, alternativi<br />

ma coesistenti, anche in uno stesso pensatore, come nel<br />

caso emblematico <strong>di</strong> Galeno: da un lato, l’in<strong>di</strong>rizzo analitico/sintetico<br />

(la teoria anatomo-fisiologica), dall’altro lato<br />

l’in<strong>di</strong>rizzo semeiotico/in<strong>di</strong>ziario (con l’approssimazione <strong>di</strong>agnostica<br />

denunciata da Galeno). Sogno e segno si identificano,<br />

dunque, nella <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> sintomi relativi a fenomeni<br />

in corso, o nella portata dei simboli dal contenuto trasparente,<br />

certo nella semiotica pre<strong>di</strong>zionale: in questo caso, tanto la<br />

<strong>di</strong>agnosi quanto l’interpretazione onirocritica si esercitano su<br />

un terreno <strong>di</strong> segni allusivi, che rimandano all’in<strong>di</strong>vidualità<br />

come a un segmento <strong>della</strong> generalità.


Creazioni oniriche<br />

R. Rossi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze Oftalmologia e Genetica, Sezione<br />

<strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Il punto <strong>di</strong> partenza è certamente quello Freu<strong>di</strong>ano: a partire<br />

dalla Traumdentung, attraverso l’identificazione dei meccanismi<br />

fondamentali del lavoro onirico, drammatizzazione,<br />

simbolizzazione, <strong>di</strong>spersione, condensazione, spostamento<br />

dell’accento, elaborazione secondaria, si possono trattare i<br />

sogni come elementi strutturati, seguenti regole precise, che<br />

possono essere decostruiti, come <strong>di</strong>re, smontati, rimontati e<br />

compresi.<br />

Tuttavia, proprio a partire dalla drammatizzazione, si deve<br />

osservare come i sogni abbiano una valenza narrativa, e seguano<br />

un fil-rouge che si rappresenta con la tecnica del teatro,<br />

più che del racconto, una trama, un progetto generale,<br />

una impostazione <strong>della</strong> vita che tiene conto <strong>di</strong> passato, presente<br />

e futuro, e può dare un quadro globale <strong>della</strong> persona.<br />

Ci si dovrebbe aspettare che, data la tecnica drammatica che<br />

il sogno usa, fosse il cinema ad essere il più vicino alle possibilità<br />

<strong>di</strong> rappresentare il sogno: andando ad esaminare alcune<br />

famose rappresentazioni (il sogno de “Il posto delle<br />

fragole”) si nota chiaramente il meccanismo e l’insufficienza<br />

espressiva, mentre ciò che si riesce a rappresentare <strong>di</strong> più<br />

è la derealizzazione.<br />

L’esempio <strong>di</strong> Venezia serve per la possibilità <strong>di</strong> rappresentare<br />

una esperienza onirica e un filo narrativo interno: per<br />

questo vengono presentate l’esperienza <strong>di</strong> Proust e quella <strong>di</strong><br />

Thomas Mann: specialmente in questo ultimo caso è evidente<br />

l’atmosfera onirica come strumento per esprimere l’esperienza<br />

<strong>di</strong> destrutturazione <strong>della</strong> sublimazione, attraverso<br />

immagini oniriche.<br />

Con ciò si evidenzia l’alto valore del sogno, o <strong>della</strong> sua rappresentazione<br />

in letteratura, nell’approfon<strong>di</strong>re la conoscen-<br />

La follia al botteghino. Uno stu<strong>di</strong>o<br />

sistematico<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

L. Tarsitani * , E. Tarolla * , R. Brugnoli ** * **<br />

, P. Pancheri<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”; ** Fondazione<br />

<strong>Italiana</strong> per lo Stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> Schizofrenia, Roma<br />

Introduzione: l’industria cinematografica americana è stata<br />

caratterizzata, dall’inizio del ventesimo secolo fino ai tempi<br />

attuali, da un notevole uso <strong>di</strong> stereotipi per rappresentare<br />

l’immagine <strong>della</strong> psichiatria. Le patologie psichiatriche sono<br />

anch’esse spesso rappresentate nei film, e non sempre in<br />

modo realistico. Tale modo <strong>di</strong> rappresentare tende a subire<br />

mo<strong>di</strong>fiche rilevanti nelle <strong>di</strong>verse fasi storiche <strong>della</strong> psichia-<br />

za degli elementi profon<strong>di</strong>, e nel ricostruire la propria storia<br />

interiore, la cui frattura e la cui soluzione <strong>di</strong> continuità produce<br />

la sofferenza mentale.<br />

Il sogno: la psicoanalisi in <strong>di</strong>alogo<br />

con le neuroscienze<br />

M. Mancia<br />

Università <strong>di</strong> Milano, <strong>Società</strong> Psicoanalitica <strong>Italiana</strong><br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA ELLISSE<br />

S43 - Cinema e psichiatria<br />

MODERATORI<br />

L. Tarsitani, P. Pancheri<br />

La scoperta del sonno REM da parte <strong>di</strong> Aserinski e Kleitman<br />

nel 1953 apre alla Biologia le porte del sogno. La ricerca<br />

neurofisiologica ha in<strong>di</strong>cato le strutture responsabili del sonno<br />

REM. La psicofisiologia ha in<strong>di</strong>cato nel sonno REM la<br />

cornice neurobiologica all’interno <strong>della</strong> quale il sogno può<br />

manifestarsi. Tuttavia, esperienze successive hanno <strong>di</strong>mostrato<br />

che il sogno è presente in ogni fase del sonno dall’addormentamento<br />

al risveglio, anche se con caratteristiche <strong>di</strong>verse<br />

nelle <strong>di</strong>verse fasi (REM e non-REM) del sonno.<br />

La neuropsicologia, grazie alle bioimmagini, ha <strong>di</strong>mostrato<br />

che varie strutture (ponte, amigdala, parte anteriore del cingolo,<br />

aree temporali limbiche) sono attivate durante il sonno<br />

ERM, mentre la parte posteriore del cingolo e la corteccia<br />

prefrontale sono deattive.<br />

Tuttavia il fenomeno sogno è legato alla funzione <strong>di</strong> strutture<br />

prosencefaliche che coinvolgono circuiti cerebrali associativi<br />

corticali e sottocorticali, relativamente in<strong>di</strong>pendente<br />

dall’architettura del sonno e dalle sue fasi. Il trasmettitore<br />

fondamentale responsabile dell’organizzazione del sogno è<br />

la dopamina.<br />

La psicoanalisi è l’unica <strong>di</strong>sciplina che si interessa al significato<br />

del sogno ed è in grado <strong>di</strong> contestualizzarlo nella relazione<br />

transferale e <strong>di</strong> collegarlo alle esperienze affettive<br />

ed emozionali dell’infanzia riattivate dal transfert.<br />

tria. È probabile che le immagini delle malattie mentali mostrate<br />

nei film abbiano un impatto cruciale sulle convinzioni<br />

e le attitu<strong>di</strong>ni delle persone.<br />

Meto<strong>di</strong>: è stato utilizzato un campione <strong>di</strong> più <strong>di</strong> 300 film in<br />

compare un professionista <strong>della</strong> salute mentale (psichiatra,<br />

psicanalista, psicologo, “strizzacervelli” ecc.). Tutti i film<br />

reperibili nel mercato home-video sono stati visionati compilando<br />

una scheda <strong>di</strong> valutazione per ogni personaggio rilevante(psichiatri<br />

e pazienti) per ottenere, per quanto possibile,<br />

informazioni riguardanti dati demografici, aspetto, atteggiamento,<br />

ruolo, realismo, psicopatologia, aree <strong>di</strong> funzionamento.<br />

Risultati: verranno <strong>di</strong>scussi (ed esemplificati con proiezioni<br />

filmiche) i risultati, con particolare riferimento alla rappresentazione<br />

dei <strong>di</strong>sturbi mentali.<br />

106


Conclusioni: è ragionevole ritenere che gli stereotipi cinematografici<br />

influenzino in modo cruciale quelli <strong>della</strong> vita<br />

reale, con cui coincidono e si fondono. La consapevolezza<br />

<strong>della</strong> rappresentazione del <strong>di</strong>sagio è un fattore determinante<br />

per la psichiatria. I profili emersi da tale valutazione sistematica<br />

suggeriscono dunque alcune considerazioni che verranno<br />

espresse e <strong>di</strong>scusse.<br />

Bibliografia<br />

1 Gabbard GO, Gabbard K. Psychiatry and the cinema. Washington-London:<br />

American Psychiatric Press Inc. 1999.<br />

2 Tarsitani L, Pancheri P. Cinema e psichiatri: dagli oracoli al<br />

cannibalismo. Ital J Psychopathol 2004;10:3-10.<br />

3 Tarsitani L, Tarolla E. <strong>Psichiatria</strong> e psichiatri nel cinema americano.<br />

Recenti Prog Med 2005; In corso <strong>di</strong> stampa.<br />

Lezioni <strong>di</strong> psichiatria al cinema<br />

R. Brugnoli * , E. Tarolla ** , L. Tarsitani ** * **<br />

, P. Pancheri<br />

* Fondazione <strong>Italiana</strong> per lo Stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> Schizofrenia, Roma;<br />

** Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina<br />

Psicologica, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: come per altre specialità me<strong>di</strong>che, la presentazione<br />

<strong>di</strong> casi clinici <strong>di</strong> alta qualità svolge, in psichiatria, un<br />

ruolo cruciale nella formazione post-laurea e nell’educazione<br />

continua in me<strong>di</strong>cina. Le storie cliniche presentate in forma<br />

scritta o orale sono da sempre utilizzate per affinare conoscenze<br />

ed abilità nella pratica clinica.<br />

Tuttavia, l’osservazione <strong>di</strong>retta del comportamento dei pazienti<br />

psichiatrici può portare ad una rappresentazione veritiera<br />

ed efficace dei <strong>di</strong>sturbi mentali.<br />

Il cinema frequentemente presenta personaggi affetti da <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici (in modo esplicito o implicito) rappresentati,<br />

nei film <strong>di</strong> alto livello, in maniera realistica, raffinata e<br />

accattivante.<br />

Meto<strong>di</strong>: il nostro gruppo utilizza da anni dei casi clinici<br />

tratti da film commerciali in vari contesti <strong>di</strong>dattici. La tecnica<br />

prevede l’estrazione dai film <strong>di</strong> sequenze che illustrino<br />

in modo esemplare la personalità premorbosa, i determinanti<br />

ambientali, e soprattutto l’evidenza <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione psicopatologica<br />

attuale.<br />

Le varie sequenze vengono proiettate, <strong>di</strong>vengono oggetto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scussione con l’ausilio <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong>dattici interattivi e<br />

possono fornire lo spunto per la presentazione <strong>di</strong> materiale<br />

clinico e scientifico.<br />

Risultati: nel corso <strong>della</strong> presentazione verranno illustrati<br />

alcuni esempi <strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica interattiva che utilizza casi clinici<br />

tratti da film del circuito commerciale. Verranno anche<br />

presentati i risultati ottenuti con questa procedura su vari<br />

gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scenti.<br />

Conclusioni: i feedback ottenuti negli anni dai <strong>di</strong>scenti suggeriscono<br />

che la metodologia adottata possa svolgere un<br />

ruolo molto importante nella <strong>di</strong>dattica psichiatrica.<br />

Bibliografia<br />

1 Tarsitani L, Brugnoli R, Pancheri P. Cinematic clinical psychiatric<br />

cases in graduate me<strong>di</strong>cal education. Med Educ<br />

2004;38:1187.<br />

2 Tarsitani L, Pancheri P. Cinema e psichiatri: dagli oracoli al<br />

cannibalismo. Ital J Psychopathol 2004;10:3-10.<br />

107<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

“Compliance” e “Non Compliance”;<br />

farmacofilia e farmacofobia<br />

V. Volterra<br />

Università <strong>di</strong> Bologna<br />

La “compliance” alle terapie costituisce un problema molto<br />

serio nel trattamento <strong>di</strong> tutte le forme morbose e, in più, assume<br />

un particolare rilievo in psichiatria, sia in termini<br />

quantitativi che <strong>di</strong> significato. Essa può essere dovuta a fattori<br />

<strong>di</strong>pendenti dal farmaco stesso, o dalla malattia, ma anche<br />

dal paziente, dal me<strong>di</strong>co e dal contesto dove viene attuata<br />

la cura.<br />

Al contrario, in certi soggetti, il ricorso al farmaco è improprio,<br />

eccessivo e <strong>di</strong>venta una specie <strong>di</strong> protesi-supporto per<br />

affrontare ogni acca<strong>di</strong>mento vitale stressante o, comunque,<br />

<strong>di</strong> notevole impatto emotivo.<br />

Vengono riportati, a tal proposito, alcuni spezzoni cinematografici<br />

che illustrano tali aspetti <strong>di</strong> farmacofobia e farmacofilia.<br />

Psyco Cult: la rappresentazione <strong>della</strong><br />

psicopatologia nei B-movie e nel cinema <strong>di</strong><br />

genere<br />

I. Senatore<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università “Federico II” <strong>di</strong><br />

Napoli<br />

Edwige Fenech, Serena Gran<strong>di</strong> e Florinda Bolkan che soffrono<br />

<strong>di</strong> incubi e <strong>di</strong> allucinazioni, Barbara Bouchet ed Ornella<br />

Muti ricoverate in cliniche psichiatriche.<br />

Sono queste alcune delle sorprese in chi s’imbatte nei B movie<br />

e nel cinema <strong>di</strong> genere. Ma cosa intende veramente per<br />

“genere”? Generalmente, vengono così definite alcune pellicole<br />

caratterizzate da una serie <strong>di</strong> tratti comuni, sia da un<br />

punto <strong>di</strong> vista narrativo che formale, facilmente riconoscibili<br />

dal pubblico. In un western deve sbucare un cowboy, in un<br />

musical i protagonisti devono cantare e ballare, in un giallo<br />

non può mancare un cadavere. È pur vero che con il passare<br />

degli anni queste “guide”, questo patto finizionale che lega<br />

il regista allo spettatore, sono sempre più venute meno,<br />

al punto che si fa fatica a classificare certi film. Sette spose<br />

per sette sorelle è un musical o un western, Blade runner un<br />

film <strong>di</strong> fantascienza o un post-noir? I cinefili più incalliti<br />

potrebbero obiettare che l’adesione o meno ad un genere<br />

non è data tanto da un certo tipo <strong>di</strong> ambientazione ma da una<br />

precisa scelta stilistica del regista. In un western non possono<br />

mancare i campi lunghi che inquadrano i silenziosi e<br />

maestosi paesaggi del selvaggio West, un noir non può essere<br />

girato in pieno giorno. Mi si potrebbe, infine, obiettare<br />

che nell’era del postmoderno dove la parola d’or<strong>di</strong>ne è<br />

“contaminazione”, che senso ha ancora parlare <strong>di</strong> genere?<br />

Insi<strong>di</strong>e a parte, non si possono non rivalutare cineasti nostrani<br />

come Francesco Barilli, Alberto De Martino, Fernando<br />

Di Leo, Riccardo Freda, Sergio Martino, Brunello Ron<strong>di</strong>,<br />

che seppur considerati registi <strong>di</strong> Serie B, hanno descritto<br />

deliri, allucinazioni, incubi e stati d’angoscia meglio <strong>di</strong> tanti<br />

altri registi più blasonati. Il blob cinematografico, <strong>della</strong><br />

durata <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci minuti proporrà un breve excursus sul tema.


SIMPOSI TEMATICI<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA MONTEMARIO<br />

S44 - Salienza (salience), motivazione e antipsicotici:<br />

dalla psicopatologia alla molecole<br />

Ironia e sintomi psicotici nella Schizofrenia<br />

P. Stratta * , I. Riccar<strong>di</strong>, D. Mirabilio, S. Di Tommaso,<br />

M. Aniello, A. Rossi **<br />

U.O. <strong>di</strong> Psicologia Clinica, “Villa Serena”, Città S. Angelo<br />

(PE); * Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, ASL L’Aquila;<br />

** Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università dell’Aquila<br />

Introduzione: le persone affette da <strong>di</strong>sturbi schizofrenici<br />

mostrano sintomi eterogenei (es. deliri, allucinazioni, apatia,<br />

<strong>di</strong>sorganizzazione cognitiva) che potrebbero riconoscere<br />

<strong>di</strong>fferenti substrati <strong>di</strong>sfunzionali 1 . Un recente filone<br />

<strong>di</strong> ricerca riporta che questi pazienti hanno <strong>di</strong>fficoltà nell’apprezzare<br />

l’ironia, che potrebbe essere collegata ad una<br />

compromessa Teoria <strong>della</strong> Mente (ToM) 2 . L’apprezzamento<br />

dell’ironia esige la capacità <strong>di</strong> comprensione <strong>della</strong><br />

intenzionalità <strong>di</strong> primo or<strong>di</strong>ne, cioè ciò che l’interlocutore<br />

intende, per evitare <strong>di</strong> interpretare l’ironia in maniera erronea,<br />

cosi come una intenzionalità <strong>di</strong> secondo or<strong>di</strong>ne riguardo<br />

le convinzioni <strong>di</strong> colui che parla rispetto alle credenze<br />

<strong>di</strong> chi ascolta per evitare <strong>di</strong> interpretare l’ironia come<br />

una menzogna.<br />

Metodologia: scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è valutare indagare la<br />

capacità <strong>di</strong> apprezzare l’ironia e <strong>di</strong> ToM in un campione <strong>di</strong><br />

25 soggetti affetti da Disturbo Schizofrenico confrontato<br />

con un gruppo <strong>di</strong> controllo, e la loro relazione con la sintomatologia<br />

valutata con la Positive and Negative Symptoms<br />

Scale (PANSS).<br />

Abbiamo utilizzato delle vignette umoristiche secondo il para<strong>di</strong>gma<br />

<strong>di</strong> Marjoram et al. 3 . Sono state utilizzate due serie<br />

<strong>di</strong> vignette: una serie che non richiede capacità <strong>di</strong> ToM per<br />

comprendere l’ironia contenuta, ed una serie ToM in cui<br />

viene richiesta la comprensione degli stati mentali dei personaggi<br />

(false credenze e inganni).<br />

Risultati: il campione dei soggetti affetti da Disturbo Schizofrenico<br />

hanno una performance peggiore in entrambe le<br />

con<strong>di</strong>zioni rispetto al gruppo <strong>di</strong> soggetti <strong>di</strong> controllo. Il punteggio<br />

che in<strong>di</strong>ca la capacità <strong>di</strong> apprezzare l’ironia è significativamente<br />

correlata con il punteggio dei sintomi positivi<br />

<strong>della</strong> PANSS, mentre la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> comprensione delle vignette<br />

con il punteggio del cluster cognitivo.<br />

Conclusioni: i nostri dati evidenziano una compromissione<br />

delle capacità <strong>di</strong> ToM, che limita l’apprezzamento dell’ironia,<br />

correlata a specifiche componenti sintomatologiche.<br />

L’attribuzione del significato “psicotico” potrebbe essere<br />

parallela alla mancanza <strong>di</strong> capacità nella lettura “ironica”.<br />

Bibliografia<br />

1 Stratta, et al. BMC Psychiatry in press.<br />

2 Langdon & Coltheart. Psychiatry Res 2004;125:9-20.<br />

3 Marjoram, et al. BMC Psychiatry 2005:5-12.<br />

MODERATORI<br />

A. de Bartolomeis, A. Rossi<br />

Salienza e abuso <strong>di</strong> sostanze: implicazioni<br />

molecolari per le psicosi dell’uomo<br />

G. Marchese, G.L. Casu * , L. Pani *<br />

Neuroscienze-PharmaNess S.c.ar.l., Cagliari; * Istituto <strong>di</strong><br />

Neurogenetica e Neurofarmacologia, CNR, Cagliari<br />

Introduzione: recenti teorie mettono in relazione lo sviluppo<br />

delle psicosi con il tentativo, da parte del paziente, <strong>di</strong> razionalizzare<br />

stimoli derivanti da un <strong>di</strong>sturbo nell’attribuzione<br />

<strong>della</strong> salienza ad eventi esterni o interni. Lo sviluppo <strong>di</strong><br />

uno stato <strong>di</strong> salienza aberrante deriverebbe dalla <strong>di</strong>sregolazione<br />

del sistema dopaminergico indotta dall’assunzione <strong>di</strong><br />

sostanze d’abuso o dalla patologia psichiatrica. In questo<br />

quadro, l’azione anti-dopaminergica degli antipsicotici produrrebbe<br />

una riduzione <strong>della</strong> salienza motivazionale portando<br />

così alla remissione dei sintomi psicotici.<br />

Sebbene questa teoria possa spiegare i meccanismi <strong>di</strong> base<br />

che portano all’insorgenza e all’estinzione dei sintomi psicotici,<br />

tuttavia, il ruolo <strong>della</strong> componente cognitiva, intesa come<br />

capacità <strong>di</strong> rielaborare degli eventi salienti, risulta sottostimata.<br />

Esiste, infatti, la possibilità che lo sviluppo <strong>della</strong> psicosi<br />

avvenga quando un’alterazione <strong>della</strong> salienza si accompagna<br />

ad una perturbazione dei sistemi cognitivi ed, in ultima analisi,<br />

all’incapacità <strong>di</strong> razionalizzare correttamente gli stimoli.<br />

Metodologia: allo scopo <strong>di</strong> verificare quest’ipotesi nel presente<br />

stu<strong>di</strong>o è stata condotta un’analisi dei livelli <strong>di</strong> attivazione<br />

<strong>di</strong> un fattore <strong>di</strong> trascrizione (CREB) notoriamente implicato<br />

nei processi cognitivi (appren<strong>di</strong>mento, memoria,<br />

plasticità neuronale), in animali da laboratorio trattati con<br />

amfetamina e/o con antipsicotici tipici (aloperidolo) o atipici<br />

(risperidone, olanzapina, quetiapina e clozapina). Negli<br />

stessi gruppi sperimentali è stata analizzata l’attività locomotoria<br />

come in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> agitazione psicomotoria.<br />

Risultati: l’amfetamina ha prodotto un’elevata attivazione<br />

del fattore <strong>di</strong> trascrizione CREB nella corteccia pre-frontale<br />

<strong>di</strong> ratto. La co-somministrazione <strong>di</strong> aloperidolo, pur riducendo<br />

l’iperattività locomotoria indotta da amfetamina, non<br />

ha antagonizzato la stimolazione <strong>di</strong> CREB. Al contrario la<br />

co-somministrazione degli antipsicotici atipici ha bloccato<br />

l’effetto dell’amfetamina sia sull’attività locomotoria che<br />

sull’attivazione <strong>di</strong> CREB in corteccia pre-frontale.<br />

Conclusioni: l’amfetamina produce nell’uomo e nell’animale<br />

da laboratorio una spiccata alterazione <strong>della</strong> salienza,<br />

portando (nell’uomo) all’insorgenza <strong>di</strong> sintomi psicotici. Lo<br />

stu<strong>di</strong>o del fattore <strong>di</strong> trascrizione CREB dopo somministrazione<br />

<strong>di</strong> amfetamina, in<strong>di</strong>ca che l’alterazione <strong>della</strong> salienza<br />

può essere accompagnata da una mo<strong>di</strong>ficazione dei sistemi<br />

cognitivi. Simili alterazioni <strong>della</strong> sfera cognitiva sono antagonizzate<br />

degli antipsicotici atipici, ma non dall’aloperidolo,<br />

in<strong>di</strong>cando probabilmente che la superiorità degli antipsicotici<br />

atipici sulla componente cognitiva può riflettersi anche<br />

nel controllo dei sintomi psicotici.<br />

108


Basi molecolari <strong>della</strong> salienza e psicosi:<br />

possibilità sperimentali o delirio?<br />

A. de Bartolomeis, C. Dell’Aversana, C. Tomasetti<br />

Laboratorio <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Molecolare e Psicofarmacoterapia,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università “Federico<br />

II” <strong>di</strong> Napoli<br />

Evidenze precliniche e cliniche in<strong>di</strong>cano la regolazione dei<br />

livelli cortico-sottocorticali <strong>di</strong> dopamina come principale<br />

anche se non esclusivo meccanismo neurotrasmettitoriale<br />

responsabile dei fenomeni <strong>di</strong> attribuzione motivazionale<br />

ad eventi esterni (salience) correlabile all’emergenza <strong>di</strong><br />

psicosi.<br />

Nonostante multiple siano le prove <strong>di</strong> tale convergenza funzionale<br />

sul sistema dopaminergico rimangono poco esplorati<br />

i determinati molecolari correlati alla dopamina e potenzialmente<br />

implicati nella “propagazione” degli effetti iniziati<br />

o modulati dalla dopamina stessa 1 .<br />

Numerose molecole correlate alla neurotrasmissione dopaminergica<br />

e relativi sistemi <strong>di</strong> trasduzione del segnale sono<br />

stati implicati nei meccanismi molecolari che sottenderebbero<br />

o che potrebbero correlarsi alla fisiopatologia alla base<br />

dei fenomeni <strong>di</strong> salience nell’emergenza delle psicosi. In<br />

particolare un potente impeto alla scoperta dei meccanismi<br />

neurobiologici <strong>della</strong> salience è derivato dall’osservazione<br />

che i fenomeni <strong>di</strong> attribuzione motivazionale presentano<br />

sotto il profilo teleologico, comportamentale e neurochimico<br />

una rilevante sovrapposizione (ma non necessariamente<br />

coincidenza) con la fenomenica dell’abuso e <strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong><br />

sostanze.<br />

DARP-32 (Dopamine- and cAMP-Regulated Phosphoprotein<br />

of 32 kDa), DIRP (Dopamine D2 receptor interacting<br />

protein), Calcyon (a D1 intracting protein) costituiscono<br />

esempi <strong>di</strong> molecole putativamente implicate in tali processi<br />

e <strong>di</strong> cui esistono prove anche su base neurochimica in tessuto<br />

post mortem <strong>di</strong> pazienti schizofrenici.<br />

Nella ricerca dei meccanismi molecolari potenzialmente<br />

coinvolti nella fisiopatologia <strong>della</strong> salience e nella traslazione<br />

degli stessi in elementi significativamente utili per la fisiopatologia,<br />

un ruolo specifico sembra essere rivestito dalla<br />

famiglia <strong>di</strong> proteine denominate Homer, localizzate nella<br />

densità post-sinaptica glutammatergica e delle quali si riconoscono<br />

multiple forme costitutive (Homer1b/c, Homer2,<br />

Homer3) ed una forma inducibile (Homer1a) 2 . Le forme<br />

costitutive <strong>di</strong> Homer regolano la <strong>di</strong>stribuzione dei recettori<br />

metabotropi del glutammato e, costituendo un ponte molecolare<br />

intracitoplasmatico, sono in grado <strong>di</strong> modulare multiple<br />

vie <strong>di</strong> trasduzione del segnale cellulare, tra le quali<br />

quelle me<strong>di</strong>ate dal calcio e dal fosfati<strong>di</strong>linositolo.<br />

L’esposizione a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> “novelty” e la somministrazione<br />

<strong>di</strong> composti in grado <strong>di</strong> modulare il sistema dopaminergico<br />

inducono, nell’animale da esperimento, l’attivazione<br />

<strong>della</strong> forma inducibile (Homer1a), che compete con le<br />

forme costitutive, mo<strong>di</strong>ficando il signaling intracellulare da<br />

queste sostenuto (riduzione del pool <strong>di</strong> Ca +2 citosolico). Tali<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni sono paradossalmente sostenute da agonisti<br />

e antagonisti dopaminergici, probabilmente attraverso l’azione<br />

su subtipi recettoriali <strong>di</strong>versi<br />

Questa classe <strong>di</strong> proteine e i relativi meccanismi <strong>di</strong> trasduzione<br />

del segnale costituiscono un sistema multifunzionale<br />

all’intersezione tra dopamina e glutammato possibilmente<br />

109<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

coinvolto nella fisiopatologia dell’abuso <strong>di</strong> sostanze e nella<br />

risposta a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> novelty.<br />

Tale visione è sostenuta dalla recente osservazione <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

comportamentali, che evocano quelle <strong>di</strong> esposizione<br />

a sostanze dopamino-mimetiche, in animali ingegnerizzati<br />

per delezione funzionale <strong>di</strong> una delle isoforme (Homer2)<br />

3 . La possibilità che tale sistema <strong>di</strong> trasduzione del segnale<br />

possa essere implicati nella regolazione dei meccanismi<br />

<strong>di</strong> dopamine dependent salient issue putativamente è in<br />

parte confermato dalla <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>retto coinvolgimento<br />

<strong>di</strong> tale sistema trasduzionale in modelli animali <strong>di</strong><br />

psicosi e nel loro trattamento 4 5 . In particolare l’induzione<br />

<strong>di</strong> Homer da parte <strong>di</strong> antipsicotici in aree cortico-corticosottocorticali<br />

appare strettamente correlata al grado <strong>di</strong> occupancy<br />

recettoriale D2 degli stessi composti suggerendo l’esistenza<br />

<strong>di</strong> un sistema trasduzionale multimodale in grado <strong>di</strong><br />

intervenire nella risposta alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> novelty e <strong>di</strong><br />

informazioni con elevato contenuto <strong>di</strong> salience e <strong>di</strong> essere al<br />

contempo coinvolto nei meccanismi <strong>di</strong> “riduzione” <strong>della</strong><br />

neurotrasmissione (dopaminergica) maggiormente responsabile<br />

nello stabilire scenario per l’emergenza dei sintomi<br />

psicotici.<br />

Bibliografia<br />

1 Kapur S, Mizrahi R, Li M. Schizophr Res 2005;79:59-68.<br />

2 de Bartolomeis A, Iasevoli F. Psychopharmacol Bull<br />

2003;37:51-83.<br />

3 Szumlinski KK, Lominac KD, Oleson EB, Walker JK, Mason A,<br />

Dehoff MH, et al. Homer2 is necessary for EtOH-induced neuroplasticity.<br />

J Neurosci 2005;25:7054-61.<br />

4 de Bartolomeis A, Aloj L, Ambesi-Impiombato A, Bravi D, Caraco<br />

C, Muscettola G, et al. Brain Res Mol Brain Res<br />

2002;98:124-9.<br />

5 Szumlinski KK, Lominac KD, Kleschen MJ, Oleson EB, Dehoff<br />

MH, Schwartz MK, et al. Genes Brain Behav 2005;4:273-88.<br />

Identificazione dei network regolativi <strong>della</strong><br />

risposta dopaminergica<br />

A. Ambesi-Impiombato<br />

Laboratorio <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Molecolare Dipartimento <strong>di</strong><br />

Neuroscienze, Università “Federico II” <strong>di</strong> Napoli, Telethon<br />

Institute of Genetics and Me<strong>di</strong>cine (TIGEM)<br />

Modelli <strong>di</strong> manipolazione dopaminergica possono essere<br />

impiegati per lo stu<strong>di</strong>o dei geni responsivi a farmaci antipsicotici<br />

nelle aree corticali e sottocorticali in animali da laboratorio.<br />

È stato recentemente proposto che la dopamina<br />

abbia un ruolo centrale nel me<strong>di</strong>are la “salienza” degli stimoli<br />

ambientali e delle rappresentazioni interne. In uno stato<br />

<strong>di</strong> iperdopaminergia, caratteristico degli episo<strong>di</strong> psicotici,<br />

vi sarebbe un’assegnazione aberrante <strong>di</strong> “salienza” delle<br />

esperienze soggettive. Lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o, è quello <strong>di</strong><br />

caratterizzare un gruppo <strong>di</strong> geni collettivamente chiamati<br />

ANIA che rispondono a manipolazioni dopaminergiche dal<br />

punto <strong>di</strong> vista trascrizionale. Questo gruppo <strong>di</strong> geni, oltre a<br />

suggerire nuovi target <strong>di</strong> trattamenti farmacologici, potrebbe<br />

sottendere i meccanismi <strong>di</strong> aberrante assegnazione <strong>di</strong><br />

“salienza” nei <strong>di</strong>sturbi psicotici.<br />

Metodologia: dati <strong>di</strong> letteratura e del genoma <strong>di</strong> topo sono<br />

stati analizzati per ottenere informazioni sulla regolazione e<br />

<strong>della</strong> funzione dei geni ANIA. Il profilo regolativo <strong>di</strong> cia-


SIMPOSI TEMATICI<br />

scun gene ANIA è stato caratterizzato in base all’identificazione<br />

dei siti <strong>di</strong> bin<strong>di</strong>ng per fattori <strong>di</strong> trascrizione a livello<br />

del promotore, attraverso un algoritmo <strong>di</strong> bioinformatica appositamente<br />

ideato. Successivamente, sono stati ricercati<br />

nell’intero genoma altri geni con profilo regolativo simile.<br />

Risultati: sono stati identificati i fattori <strong>di</strong> trascrizione che potenzialmente<br />

possono regolare i geni ANIA. Inoltre tra i geni<br />

il cui profilo <strong>di</strong> regolazione è risultato maggiormente correlato<br />

a quello del gruppo <strong>di</strong> geni ANIA, grazie ad un’analisi <strong>di</strong><br />

Gene Ontology è stata riscontrata una prevalenza <strong>di</strong> geni implicati<br />

in meccanismi fisiologici e del metabolismo cellulare.<br />

Conclusioni: i fattori <strong>di</strong> trascrizione identificati e la lista dei<br />

geni il cui profilo <strong>di</strong> regolazione è risultato maggiormente<br />

correlato a quello del gruppo <strong>di</strong> geni ANIA, rappresenta un<br />

primo passo verso la caratterizzazione del network regolativo<br />

implicati nella fisiopatologia delle psicosi, anche in relazione<br />

al ruolo <strong>della</strong> dopamina nell’assegnazione <strong>della</strong> “salienza”<br />

e nella risposta ai farmaci antipsicotici. Nuovi stu<strong>di</strong><br />

saranno necessari sia per valicare le pre<strong>di</strong>zioni computazionali,<br />

sia per meglio caratterizzare il network regolativo utilizzando<br />

dati <strong>di</strong> espressione genica cerebrale in modelli animali<br />

in seguito a perturbazioni dopaminergiche.<br />

23 FEBBRAIO 2005 – ORE 16.00-17.30<br />

SALA LEONARDO<br />

S45 - Mo<strong>di</strong>ficazioni cerebrali e psicoterapia<br />

Risonanza Magnetica e psicofarmacologia:<br />

nuove prospettive<br />

G. Bersani<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università “La Sapienza” <strong>di</strong> Roma<br />

L’impiego <strong>della</strong> Risonanza Magnetica Cerebrale è stato introdotto<br />

più tar<strong>di</strong>vamente nello stu<strong>di</strong>o dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

rispetto a quanto avvenuto per altre patologie cerebrali.<br />

Tuttavia negli ultimi 20 anni il numero <strong>di</strong> indagini condotte<br />

con tale meto<strong>di</strong>ca nei pazienti psichiatrici, in particolare<br />

quelli affetti da psicosi, è stato enorme ed una serie <strong>di</strong> dati<br />

ricavati da tali indagini costituisce al momento attuale, nonostante<br />

un certo grado <strong>di</strong> persistente <strong>di</strong>somogeneità, un<br />

corpo <strong>di</strong> acquisizioni non più <strong>di</strong>scusse per quanto attiene le<br />

implicazioni cerebrali nelle psicosi, in particolare nella<br />

Schizofrenia. Come è ampiamente noto, tali acquisizioni si<br />

riferiscono alla rilevazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>scordanze statistiche, in popolazioni<br />

<strong>di</strong> pazienti confrontate con popolazioni <strong>di</strong> soggetti<br />

sani, rispetto alle misure lineari o volumetriche <strong>di</strong> alcune<br />

regioni cerebrali, quali, più frequentemente, III e IV ventricolo<br />

cerebrale, corteccia prefrontale e temporale, ippocampo-amigdala,<br />

corteccia cingolata, corpo calloso, talamo, nuclei<br />

<strong>della</strong> base. Si tratta comunque, per sua definizione, <strong>di</strong><br />

un dato statico, in quanto ottenuto con tecnica <strong>di</strong> neuroimaging<br />

semplice, ma il cui significato clinico è stato anche esso<br />

prevalentemente interpretato in senso statico, cioè nei<br />

termini <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> aspetti morfologici cerebrali<br />

strutturali, scarsamente evolutivi e comunque connessi in<br />

modo non definito con il funzionamento cerebrale, sia normale<br />

che associato alla psicopatologia. In particolare, il rapporto<br />

tra le alterazioni cerebrali riscontrabili alla RMN ed<br />

in<strong>di</strong>cazione o risposta ai trattamenti farmacologici è costantemente<br />

apparso assolutamente in<strong>di</strong>retto o del tutto non<br />

orientativo. I pochi dati che suggerivano una possibile maggiore<br />

incisività terapeutica per i farmaci antipsicotici nei pazienti<br />

con Schizofrenia in rapporto, ad esempio, ad aspetti<br />

più evidenti <strong>di</strong> atrofia corticale (prefrontale nei soggetti con<br />

prevalente quadro negativo, temporale nei soggetti con pre-<br />

MODERATORI<br />

A. De Pascale, A. Berthoz<br />

valente quadro positivo) sono risultati il più delle volte non<br />

significativi e comunque non adeguatamente confermati in<br />

indagini replicate.<br />

La situazione appare notevolmente mo<strong>di</strong>ficata con la più recente<br />

introduzione <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> neuroimaging funzionale,<br />

in grado cioè <strong>di</strong> visualizzare, attraverso <strong>di</strong>verse meto<strong>di</strong>che,<br />

il livello <strong>di</strong> attivazione funzionale <strong>di</strong> specifiche regioni cerebrali.<br />

I dati, ormai abbondanti, relativi all’impiego <strong>della</strong><br />

Risonanza Magnetica Nucleare funzionale (RMNf) nei pazienti<br />

con psicosi hanno fornito informazioni precedentemente<br />

non <strong>di</strong>sponibili circa il possibile rapporto tra specifici<br />

aspetti del quadro psicopatologico e <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>stribuzione<br />

dei livelli regionali <strong>di</strong> maggiore attivazione cerebrale. I risultati<br />

si riferiscono sia allo stu<strong>di</strong>o dell’attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

centri cerebrali, ad esempio le aree <strong>della</strong> corteccia temporale<br />

o del complesso amigdala-ippocampo, in pazienti con<br />

prevalenti profili sintomatici (ad esempio, presenza <strong>di</strong> allucinazioni<br />

u<strong>di</strong>tive), sia allo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> localizzazione <strong>della</strong><br />

risposta cerebrale a stimoli o compiti mentali strutturati (ad<br />

esempio, attivazione <strong>della</strong> corteccia cingolata durante esecuzione<br />

<strong>di</strong> test cognitivi, attivazione dell’amigdala in risposta<br />

a specifici stimoli emotivi, etc.).<br />

È evidente come tale ultimo campo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o possa rappresentare<br />

un terreno <strong>di</strong> applicazione sia sperimentale che clinica<br />

per conoscenze relative all’impiego dei trattamenti farmacologici.<br />

I modelli relativi all’azione <strong>di</strong> questi, infatti, sono<br />

per lo più riferiti al loro effetto a livello sinaptico, con<br />

scarsa possibilità <strong>di</strong> localizzazione <strong>della</strong> sede anatomica <strong>della</strong><br />

loro azione. Le tecniche <strong>di</strong> neuroimaging funzionale, al<br />

contrario, consentono una visualizzazione delle mo<strong>di</strong>fiche<br />

indotte nella attivazione cerebrale regionale dai trattamenti<br />

farmacologici, fornendo in tal modo delle <strong>di</strong>rette in<strong>di</strong>cazioni<br />

circa la sede <strong>della</strong> loro azione e quin<strong>di</strong> circa la sede delle<br />

alterazioni neurotrasmettitoriali in qualche modo associate<br />

alla sintomatologia. Si tratta <strong>di</strong> osservazioni sperimentali<br />

ancora solo parzialmente applicabili alla clinica, ma che offrono<br />

comunque già allo stato attuale un contributo conoscitivo<br />

rilevante al modello <strong>della</strong> plasticità cerebrale, cioè<br />

<strong>della</strong> capacità delle strutture cerebrali <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare il loro<br />

livello funzionale e la loro stessa struttura in rapporto alle ri-<br />

110


chieste funzionali e <strong>di</strong> adattamento. Le <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong><br />

risposta ai trattamenti farmacologici, in particolare quelli<br />

con farmaci antipsicotici, così come inizialmente evidenziabili<br />

con la RMNf consentono <strong>di</strong> intravedere una prossima<br />

applicazione <strong>della</strong> tecnica alla pre<strong>di</strong>ttività <strong>di</strong> risposta terapeutica<br />

per farmaci ad azione <strong>di</strong>versificata in pazienti con<br />

quadri psicopatologici <strong>di</strong>fferenziati.<br />

Psicoterapia e neuro immagine: stato<br />

dell’arte ed ipotesi per un protocollo <strong>di</strong><br />

ricerca ed intervento<br />

A. De Pascale<br />

Università “La Sapienza”, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche<br />

e Me<strong>di</strong>cina Psicologica<br />

Le evidenze cliniche, sostenute da una meta-analisi degli<br />

stu<strong>di</strong> controllati che si avvalgono delle moderne tecniche <strong>di</strong><br />

neuroimmagine, avvalorano ormai da più parti, l’ipotesi che<br />

la psicoterapia mo<strong>di</strong>fichi le funzioni cerebrali altrettanto ed<br />

in modo specifico quanto i farmaci. Questa evidenza porta<br />

con sé <strong>di</strong>verse conseguenze: prima fra tutte la possibilità <strong>di</strong><br />

gettare un ponte tra ricerca farmacologia e psicoterapia in<br />

modo tale che possano finalmente agire in sinergia piuttosto<br />

111<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

che in contrapposizione, ma in conseguenza <strong>di</strong> ciò anche<br />

quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare le metodologie – e perché no anche le<br />

teorie – psicologiche più atten<strong>di</strong>bili ed efficaci. Ancora, si<br />

evidenzia con le attuali ricerche, l’effetto neuronanatomico<br />

funzionale <strong>di</strong> ogni relazione, e con ciò l’inevitabile primato<br />

<strong>di</strong> quelle impostazioni teoriche che hanno alla base una epistemologia<br />

sistemica e relazionale che riconoscano alla<br />

mente le sue caratteristiche evolutive, interattive e complesse<br />

e che guar<strong>di</strong>no da tale punto <strong>di</strong> vista ai <strong>di</strong>versi livelli <strong>della</strong><br />

mente, da quello più strettamente biologico a quello più<br />

astratto emotivo, cognitivo, psicologico. Notevoli sono inoltre<br />

le conseguenze per la pratica clinica: siamo vicini alla<br />

possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezionare la ricerca farmacologia verso<br />

obiettivi sempre più specifici, <strong>di</strong>fferenziando ad esempio<br />

l’ansia del fobico da quella del depresso, ma pure <strong>di</strong> immaginare<br />

la prescrizione farmacologia non solo in base alla patologia<br />

ma alla qualità <strong>della</strong> relazione che il terapeuta – me<strong>di</strong>co<br />

o psicoterapista – è in grado <strong>di</strong> costruire con il suo paziente.<br />

Bibliografia<br />

Roffman JL, et al. Neuroimaging and functional neuroanatomy of<br />

psychotherapy Psychol Med 2005;35:1385-98.<br />

Etkin A et al. Toward a neurobiology of psychotherapy: basic science<br />

and clinical applications. J Neuropsychiatry Clin Neurosci<br />

2005;17:145-58.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA VERDE<br />

S46 - Differenze <strong>di</strong> genere e psicopatologia<br />

Differenze <strong>di</strong> genere nei <strong>di</strong>sturbi d’ansia:<br />

correlati neurobiologici<br />

C. Martini E. Da Pozzo, L. Trincavelli, C. Carmassi,<br />

M. Carlini, L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Negli ultimi anni numerose patologie, fra cui quelle psichiatriche,<br />

hanno mostrato una <strong>di</strong>fferente incidenza, gravità<br />

e risposta al trattamento in relazione al genere. Nei <strong>di</strong>sturbi<br />

d’ansia in particolare è stata evidenziata una prevalenza<br />

del genere femminile <strong>di</strong> circa il 70%. Nel Disturbo<br />

<strong>di</strong> Panico i sintomi <strong>di</strong> ansia risultano prevalenti nelle femmine<br />

mentre i maschi mostrano il più alto tasso d’uso <strong>di</strong><br />

sostanze illecite 1 . Relativamente al <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne ossessivo<br />

compulsivo, i soggetti maschi presentano un esor<strong>di</strong>o precoce<br />

<strong>della</strong> patologia e <strong>di</strong>fferenti patterns <strong>di</strong> sintomatologia<br />

e comorbi<strong>di</strong>tà, rispetto alle femmine con <strong>di</strong>sfunzioni <strong>della</strong><br />

corteccia fronto-orbitale 2 . Infine, per quanto riguarda il <strong>di</strong>sturbo<br />

post traumatico da stress, stu<strong>di</strong> epidemiologici hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato una maggiore incidenza femminile, con alti<br />

rischi <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà 3 .<br />

Alla base <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>versità vengono annoverate sia <strong>di</strong>fferenze<br />

nella citoarchitettura e nella organizzazione cerebrale<br />

MODERATORI<br />

L. Dell’Osso, L. Bello<strong>di</strong><br />

4-6 che gli effetti imme<strong>di</strong>ati dei <strong>di</strong>versi livelli ormonali fra i<br />

due sessi 7 .<br />

Infatti nei <strong>di</strong>sturbi d’ansia i sistemi coinvolti nell’elaborazione<br />

emozionale, come l’amigdala, captano, con grado e<br />

modalità <strong>di</strong>verse, una situazione <strong>di</strong> minaccia e influenzano<br />

così i contenuti e i processi <strong>della</strong> corteccia pre-frontale e<br />

dell’ippocampo. In seguito a stimolazione emotiva, a livello<br />

dell’amigdala, è stata evidenziata l’attivazione dei<br />

nuclei centrali e me<strong>di</strong>ali e zone limitrofe nelle donne ed<br />

dei nuclei baso-laterali negli uomini. L’analisi delle connessioni<br />

fra questi nuclei ed altre regioni del cervello evidenzia<br />

un’attivazione più “viscerale”, ipotalamica, nelle<br />

donne ed una più “cognitiva-motoria”, striatale e corticale,<br />

negli uomini 8 . Inoltre, un <strong>di</strong>morfismo nell’attivazione dell’amigdala<br />

può riflettere strategie cognitive <strong>di</strong>verse nei<br />

due sessi 9 .<br />

Anche la valutazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>stribuzione tissutale metaboliti<br />

quali N-acetilaspartato, colina, glutammato, glutammina,<br />

GABA, inositolo, glucosio e lattato come pure l’espressione<br />

<strong>di</strong> sottotipi recettoriali <strong>della</strong> serotonina ha mostrato una<br />

sostanziale eterogeneità fra i due sessi 10 11 . Infine gli effetti<br />

degli steroi<strong>di</strong> gona<strong>di</strong>ci possono essere alla base dei <strong>di</strong>morfismi<br />

sessuali riportati nella regolazione degli stati affettivi,<br />

nella risposta agli psicofarmaci e nell’attivazione dell’asse<br />

HPA 12 .


SIMPOSI TEMATICI<br />

Nel nostro laboratorio sono in corso stu<strong>di</strong> atti ad investigare<br />

la relazione fra PTSD e il recettore periferico delle benzo<strong>di</strong>azepine<br />

(PBR), un complesso proteico importante nella<br />

la sintesi la sintesi dei neurosteroi<strong>di</strong>. In numerose psicopatologie<br />

caratterizzate da una <strong>di</strong>mensione d’ansia è stata evidenziata<br />

un’alterazione nell’espressione <strong>di</strong> tale recettore, rispecchiata<br />

da alterati livelli dei neurosteroi<strong>di</strong>, modulatori<br />

endogeni del recettore GABA A.<br />

I nostri risultati preliminari mostrano un decremento significativo<br />

nella densità del PBR, indagata in preparati mitocondriali<br />

<strong>di</strong> linfociti isolati da pazienti PTSD, con una significatività<br />

leggermente superiore per i soggetti femmina<br />

rispetto ai maschi (p = 0,0211 per le femmine; p = 0,0307<br />

per i maschi).<br />

Bibliografia<br />

1 Kecskes I. Eur Psychiatry 2002;17:29-32.<br />

2 Zohar J. Neurosci Biobehav Rev 1999;23:845.<br />

3 Weissman WW. Gend Med 2005;2:76-87.<br />

4 Rabinowicz T. J Child Neurol 1999;14:98-107.<br />

5 Schlaepfer TA. Psychiatry Res 1995;61:129-35.<br />

6 Gur RC. J Neurosci 1999;19:4065-72.<br />

7 Ishunina TA. J Clin Endocrinol Metab 1999:84:4637-44.<br />

8 Sherry DF. Brain Behav Evol 1989;34:308-17.<br />

9 Cahill L. Neurobiol Learn Mem 2001;75:1-9.<br />

10 Grachev ID. Hum Brain Mapp 2000;11:261-72.<br />

11 Berton O. Neuroscience 1999;92:327-41.<br />

12 Jasnow AM. Horm Behav 2005 in press.<br />

Differenze <strong>di</strong> genere nel DOC: dalla ricerca<br />

alla clinica<br />

L. Bello<strong>di</strong>, MC. Cavallini<br />

Università “Vita Salute San Raffaele” San Raffaele Turro,<br />

Milano<br />

Esistono evidenze che il Disturbo Ossessivo Compulsivo<br />

(DOC) sia una entità eterogenea e <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> presentazione<br />

clinica legate al sesso possano contribuire a tale eterogeneità.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista sintomatologico gli uomini presenterebbero<br />

più frequentemente rispetto alle donne ossessioni<br />

a contenuto sessuale, or<strong>di</strong>ne e simmetria, nelle donne prevalgono<br />

ossessioni <strong>di</strong> contaminazione e compulsioni <strong>di</strong> lavaggio,<br />

benché queste osservazioni non siano concor<strong>di</strong> in<br />

tutti gli stu<strong>di</strong>.<br />

L’esor<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>sturbo sarebbe più precoce nei maschi rispetto<br />

alle femmine e più frequentemente associato alla presenza<br />

<strong>di</strong> tic nervosi. Considerando inoltre lo spettro DOC sia i<br />

Disturbi <strong>della</strong> Condotta Alimentare 1 , con maggior prevalenza<br />

nel sesso femminile, che la sindrome <strong>di</strong> Tourette, con<br />

maggior prevalenza nel sesso maschile, risultano spesso associati<br />

al DOC e possono rappresentare i due estremi <strong>della</strong><br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> genere dell’espressione <strong>della</strong> suscettibilità al<br />

DOC. Una <strong>di</strong>versa suscettibilità biologica e genetica potrebbe<br />

caratterizzare lo sviluppo del <strong>di</strong>sturbo nei due sessi.<br />

Negli stu<strong>di</strong> familiari modelli <strong>di</strong> trasmissione genetica <strong>di</strong>versa<br />

descrivono la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> malattia nelle famiglie <strong>di</strong><br />

proban<strong>di</strong> con DOC <strong>di</strong> sesso <strong>di</strong>verso. Dal punto <strong>di</strong> vista molecolare<br />

un fenomeno <strong>di</strong> <strong>di</strong>morfismo sessuale è stato osservato<br />

essere associato alla suscettibilità al DOC e a una variante<br />

allelica dell’enzima catecol-orto-metiltransferasi<br />

(COMT): la variante a bassa attività enzimatica è più fre-<br />

quente nei maschi con DOC in alcuni campioni <strong>di</strong> pazienti.<br />

Anche una variante dell’enzima monoaminossidasi A<br />

(MAO-A) risulta associata nel sesso maschile alla suscettibilità<br />

per il DOC. Questi dati tuttavia non sono stato replicato<br />

nel nostro campione <strong>di</strong> pazienti.<br />

Infine una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> genere può giustificare le <strong>di</strong>versità<br />

osservate nella risposta al trattamento farmacologico. Le pazienti<br />

affette da DOC rispondono meno frequentemente dei<br />

soggetti maschi al challenge farmacologico con clomipramina,<br />

benché risultino invece migliori responder ad una terapia<br />

d’associazione clomipramina e fluvoxamina, questo probabilmente<br />

in relazione ad una <strong>di</strong>fferenza nel metabolismo farmacologico<br />

(minor idrossilazione <strong>di</strong> clomipramina) 2 .<br />

Bibliografia<br />

1 Bello<strong>di</strong> L, Cavallini MC, Bertelli S, Chiapparino D, Ribol<strong>di</strong> C,<br />

Smeral<strong>di</strong> E. Morbi<strong>di</strong>ty risk for obsessive-compulsive spectrum<br />

<strong>di</strong>sorders in first-degree relatives of patients with eating <strong>di</strong>sorders.<br />

Am J Psychiatry 2001;158:563-9.<br />

2 Mundo E, Bareggi SR, Pirola R, Bello<strong>di</strong> L. Effect of acute intravenous<br />

clomipramine and antiobsessional response to proserotonergic<br />

drugs: is gender a pre<strong>di</strong>ctive variable. Biol Psychiatry<br />

1999;45:290-4.<br />

Disturbo d’ansia <strong>di</strong> separazione dell’adulto:<br />

un’entità clinica <strong>di</strong>stinta?<br />

S. Pini, M. Abelli, M. Muti, C. Gesi, P. Rucci, G.B. Cassano,<br />

K.M. Shear *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa; * Columbia University,<br />

New York<br />

Razionale: il Disturbo d’Ansia <strong>di</strong> Separazione (SEPAD)<br />

dell’infanzia è un <strong>di</strong>sturbo psichiatrico ben riconosciuto.<br />

Stu<strong>di</strong> epidemiologici recenti in<strong>di</strong>cano che il SEPAD è più<br />

frequente nella popolazione adulta che in quella infantile.<br />

Tuttavia, non è stata rivolta particolare attenzione allo stu<strong>di</strong>o<br />

del SEPAD nell’adulto, soprattutto in quanto non è chiaro<br />

se esso costituisca una con<strong>di</strong>zione psicopatologica dai<br />

confini <strong>di</strong>agnostici ben <strong>di</strong>stinti. In particolare, resta da chiarire<br />

se la presenza <strong>di</strong> SEPAD in età adulta sia semplicemente<br />

una manifestazione <strong>di</strong> attaccamento ansioso, o una forma<br />

<strong>di</strong> agorafobia o un <strong>di</strong>sturbo psichiatrico contrad<strong>di</strong>stinto da<br />

specifici correlati clinici e terapeutici. Il presente stu<strong>di</strong>o ha<br />

come obiettivo quello <strong>di</strong> esaminare questi quesiti.<br />

Meto<strong>di</strong>: 141 pazienti adulti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo <strong>di</strong> Panico<br />

sono stati selezionati presso gli ambulatori <strong>della</strong> Clinica<br />

Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong> Pisa. La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> SE-<br />

PAD è stata effettuata utilizzando tre questionari: Intervista<br />

Clinica Strutturata per l’Ansia <strong>di</strong> Separazione (SCI-SAS),<br />

Separation Anxiety Symptoms Inventory (SASI) e Adult Separation<br />

Anxiety Questionnaire (ASA-27). Lo stile <strong>di</strong> attaccamento<br />

è stato valutato me<strong>di</strong>ante il Relationship Questionnaire<br />

e l’Adult Attachment Questionnaire. L’agorafobia è<br />

stata indagata me<strong>di</strong>ante il PAS-SR. La <strong>di</strong>agnosi principale<br />

ed eventuali <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Asse I in comorbi<strong>di</strong>tà sono state indagate<br />

me<strong>di</strong>ante la SCID-I. Le scale cliniche impiegate sono<br />

state la PDSS, HAM-D, Mania Rating Scale e SF-36 per<br />

la qualità <strong>della</strong> vita.<br />

112


Risultati: la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> SEPAD in età adulta è stata riscontrata<br />

nel 49.5% del nostro campione ed è risultata più frequente<br />

nelle femmine [52/91 (57,1%)] che nei maschi<br />

[18/50 (36%)] (OR = 2,4, 95% CI 1,17-4,83). I pazienti con<br />

tale <strong>di</strong>agnosi hanno evidenziato una maggior gravità dei sintomi<br />

del Disturbo <strong>di</strong> Panico e peggiore qualità <strong>della</strong> vita rispetto<br />

ai soggetti senza SEPAD. L’analisi fattoriale ha mostrato<br />

che il SEPAD dell’adulto è una con<strong>di</strong>zione ben <strong>di</strong>stinta<br />

dall’agorafobia. Inoltre, il SEPAD è risultato associato<br />

ad uno stile <strong>di</strong> attaccamento <strong>di</strong> tipo ansioso.<br />

Conclusioni: i risultati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o concordano con<br />

quelli emersi dal National Comorbi<strong>di</strong>ty Survery-Replicated<br />

americano nell’evidenziare che il SEPAD dell’adulto è una<br />

con<strong>di</strong>zione clinica frequente, <strong>di</strong>stinta dall’agorafobia ed associata<br />

ad importanti implicazioni cliniche. I risultati saranno<br />

inoltre <strong>di</strong>scussi alla luce delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere evidenziate.<br />

Bibliografia<br />

1 Pini S, Abelli M, Mauri M, Muti M, Iazzetta P, Banti S, et al. Clinical<br />

correlates and significance of separation anxiety in patients<br />

with bipolar <strong>di</strong>sorder. Bipolar Disord 2005;7:370-6.<br />

2 Pini S, Martini C, Abelli M, Muti M, Gesi C, Montali M, et al.<br />

Peripheral-type benzo<strong>di</strong>azepine receptor bin<strong>di</strong>ng sites in platelets<br />

of patients with panic <strong>di</strong>sorder associated to separation<br />

anxiety symptoms. Psychopharmacology (Berl) 2005;181:407-<br />

11.<br />

Spettro post-traumatico e <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong><br />

genere<br />

C. Carmassi, A. Ciapparelli, R. Paggini, L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) è un Disturbo<br />

d’Ansia altamente invalidante la cui insorgenza è caratteristicamente<br />

correlata all’esperienza <strong>di</strong> eventi traumatici<br />

<strong>di</strong> gravità estrema. La prevalenza lifetime riportata dai <strong>di</strong>versi<br />

stu<strong>di</strong> nella popolazione generale è molto variabile,<br />

prevalentemente in relazione alla <strong>di</strong>versa esposizione agli<br />

eventi traumatici dei vari gruppi <strong>di</strong> popolazione, oltre che<br />

ai problemi metodologici intrinseci collegati alla <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sturbo. Stu<strong>di</strong> epidemiologici riportano valori<br />

che oscillano tra lo 0,5-1% (Heltzer et al., 1987) e il 12,3%<br />

(Kessler et al., 1995), tuttavia questi concordano nell’evidenziare<br />

una prevalenza circa doppia del <strong>di</strong>sturbo nel genere<br />

femminile, nonostante una tendenza all’esposizione<br />

ad eventi potenzialmente traumatici nettamente inferiore<br />

rispetto al genere maschile. Il genere femminile sembra<br />

non solo correlato ad una maggiore probabilità <strong>di</strong> sviluppare<br />

PTSD ma ad una maggiore tendenza alla cronicizzazione.<br />

Tali dati hanno suggerito la presenza <strong>di</strong> una maggiore vulnerabilità<br />

sesso correlata allo sviluppo <strong>di</strong> PTSD, stimolando<br />

recentemente lo sviluppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> tesi all’approfon<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> eventuali <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere nelle manifestazioni<br />

cliniche del <strong>di</strong>sturbo e nelle caratteristiche <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà.<br />

I pochi stu<strong>di</strong> presenti riportano risultati talora <strong>di</strong>scordanti:<br />

Zlotnick et al., (2001) evidenziano nelle donne<br />

con PTSD una tendenza ad una maggiore frequenza <strong>di</strong> sintomi<br />

<strong>di</strong> rievocazione e <strong>di</strong>ssociativi peri-traumatici, oltre ad<br />

113<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

una maggiore comorbi<strong>di</strong>tà per Disturbo <strong>di</strong> Panico e depressione;<br />

Fullerton et al., (2001) non riscontrano <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>di</strong> genere nei sintomi <strong>di</strong> rievocazione ma una prevalenza<br />

del genere femminile nei sintomi <strong>di</strong> evitamento/numbing<br />

e <strong>di</strong> arousal.<br />

Obiettivo del presente stu<strong>di</strong>o, condotto presso la Clinica<br />

Psichiatrica 2° dell’Università <strong>di</strong> Pisa, è quello <strong>di</strong> esplorare<br />

le caratteristiche cliniche <strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> soggetti con<br />

PTSD rispetto ad un gruppo <strong>di</strong> controlli sani, con particolare<br />

attenzione alla presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere. I pazienti<br />

sono stati intervistati, oltre che me<strong>di</strong>ante SCID e Impact<br />

of Event Scale (IES), con un’intervista clinica strutturata<br />

(SCI-TAL, realizzata all’interno dello “Spectrum Project”,<br />

Cassano, Dell’Osso, En<strong>di</strong>cott, Frank, Maser, Mauri, Shear),<br />

composta da 116 domande articolate in 9 Domini, tesa ad<br />

indagare, oltre ad uno spettro più ampio <strong>di</strong> eventi potenzialmente<br />

traumatici rispetto a quelli estremamente gravi riportati<br />

dal DSM-IV, i sintomi post-traumatici sia tipici che atipici<br />

o subsindromici, gli aspetti comportamentali e personologici<br />

correlati al <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> Asse I, secondo il concetto <strong>di</strong><br />

spettro. Stu<strong>di</strong> recenti evidenziano infatti come, l’inclusione<br />

tra i traumi <strong>di</strong> eventi non previsti nel DSM-IV-TR, come ad<br />

esempio incidenti automobilistici, furti in casa o scippi, la<br />

per<strong>di</strong>ta improvvisa e inaspettata <strong>di</strong> una persona cara, implichi<br />

un sensibile aumento <strong>della</strong> prevalenza del <strong>di</strong>sturbo. Inoltre<br />

un ulteriore aumento <strong>di</strong> prevalenza si osserva con l’inclusione<br />

<strong>di</strong> un sottogruppo (3,7% circa) <strong>della</strong> popolazione<br />

generale che, sottoposta ad traumi <strong>di</strong> gravità estrema (DSM-<br />

IV-TR), manifesta forme sub-sindromiche <strong>di</strong> PTSD. Alla luce<br />

<strong>di</strong> questi dati emerge quin<strong>di</strong> la necessità <strong>di</strong> esplorare questa<br />

patologia con un approccio multi<strong>di</strong>mensionale.<br />

Lo SCI-TAL include, oltre all’esplorazione <strong>di</strong> eventi rilevanti,<br />

sebbene non “oggettivi estremi”, anche <strong>di</strong> lutti o per<strong>di</strong>te<br />

che il paziente possa aver subito. Un numero crescente<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> ha sollevato dubbi sull’autonomia nosografia <strong>della</strong><br />

categoria del lutto complicato (o patologico o traumatico)<br />

(LC), in particolare se essa possa essere considerata un’entità<br />

a se stante, in<strong>di</strong>pendente dalla <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> PTSD, o se<br />

rientri nella categoria delle reazioni ad eventi <strong>di</strong> vita traumatici,<br />

e quin<strong>di</strong> nel PTSD. Disponiamo, ad oggi, <strong>di</strong> pochi<br />

dati sulle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere in tale <strong>di</strong>sturbo. Il nostro stu<strong>di</strong>o<br />

indaga anche un campione <strong>di</strong> pazienti con LC, ponendo<br />

particolare attenzione alle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere.<br />

I risultati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o, che ha coinvolto complessivamente<br />

un numero <strong>di</strong> 120 soggetti, confermano sostanzialmente<br />

i dati presenti nella letteratura che evidenziano una<br />

tendenza alla somiglianza, piuttosto che alla <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> genere,<br />

nelle manifestazioni cliniche del PTSD. Nei pazienti<br />

con LC le femmine presentano punteggi significativamente<br />

superiori rispetto ai maschi sia per quanto riguarda il dominio<br />

sintomi intrusivi <strong>della</strong> IES (p < 0,005), che il punteggio<br />

totale <strong>della</strong> IES (p < 0,05) e il punteggio del dominio<br />

“Comportamenti Disadattativi” dello SCI-TAL (p <<br />

0,05). Emergono invece <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere nei controlli:<br />

sia nel numero <strong>di</strong> “Eventi potenzialmente traumatici” (p <<br />

0,05), che nei domini “Arousal” e “Rievocazione” dello<br />

SCI-TAL.<br />

Questo stu<strong>di</strong>o conferma sostanzialmente i dati <strong>della</strong> letteratura,<br />

suggerendo che le manifestazioni del PTSD, tra pazienti<br />

<strong>di</strong> sesso maschile e femminile, sono piuttosto simili<br />

che <strong>di</strong>fferenti. Tali <strong>di</strong>fferenze appaiono però più evidenti nei<br />

pazienti con lutto complicato, in particolare proprio per<br />

quanto riguarda sintomi intrusivi e i sintomi totali da stress,


SIMPOSI TEMATICI<br />

caratteristicamente evidenziati in letteratura in pazienti con<br />

PTSD, avvalorando l’ipotesi <strong>di</strong> un appartenenza nosografia<br />

<strong>di</strong> tale <strong>di</strong>sturbo alle reazioni da stress. La presenza inoltre <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere, analoghe a quelle riportate da alcuni<br />

autori nei pazienti con PTSD, nella sintomatologia riferita<br />

dalla popolazione <strong>di</strong> controllo, fornisce un’importante spunto<br />

<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento per l’esplorazione delle forme subsindromiche<br />

in relazione alle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA NUREYEV<br />

S47 - Attuali prospettive nel trattamento dei Disturbi<br />

<strong>della</strong> Condotta Alimentare<br />

A step-by-step cognitive-behavioural<br />

program (one day a week) for patients<br />

with obesity and binge eating <strong>di</strong>sorder<br />

J. Vanderlinden, G. Pieters, M. Probst, A. Adriaens<br />

University Center Sint-Jozef & KULeuven, Belgium<br />

A new cognitive-behavioural program for the treatment of<br />

patients with obesity and binge eating <strong>di</strong>sorder will be presented.<br />

The program runs one day a week during a 24 week<br />

period. It is aimed for both men and women with binge eating<br />

<strong>di</strong>sorder often in combination with obesity. The program<br />

consists of well structured group therapeutic sessions and<br />

focuses on the following therapeutic goals: 1) psycho education<br />

with regard to the risks of obesity and binge eating;<br />

2) increasing motivation for change; 3) learning a new and<br />

healthy eating pattern while promoting an active life style;<br />

4) becoming aware of the <strong>di</strong>fferent triggers of binge eating<br />

and learning alternatives to deal with these <strong>di</strong>fficult situations;<br />

5) installing a functional self-evaluation system; 6)<br />

improving self-esteem; 7) preventing relapse. Loss of<br />

weight is not a primary goal. The main focus is on improving<br />

the general well-being and quality of life of the patients.<br />

References<br />

1 Vandereycken W, Kog E, Vanderlinden J. The family approach to<br />

eating <strong>di</strong>sorders: assessment and treatment of anorexia nervosa<br />

and bulimia. New York/Costa Mesa: PMA Publications 1989.<br />

2 Vanderlinden J, Norré J, Vandereycken W. La Bulimia Nervosa.<br />

Guida Pratica al Trattamento. Roma: Casa E<strong>di</strong>trice Astrolabio,<br />

Ubal<strong>di</strong>ni E<strong>di</strong>tore 1995.<br />

3 Vanderlinden J, Vandereycken W. Le origine traumatiche dei Disturbi<br />

Alimentari. Roma: Astrolabio E<strong>di</strong>tore 1998.<br />

4 Vanderlinden J. Vincere l’Anoressia Nervosa. Verona: Positive<br />

Press 2001.<br />

Trattamento farmacologico integrato<br />

nei D.C.A. in co-morbi<strong>di</strong>tà con i <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> personalità<br />

E. Costa<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

L’associazione tra Disturbi <strong>di</strong> Personalità e Disturbi <strong>della</strong><br />

condotta alimentare è stata oggetto <strong>di</strong> crescente interesse da<br />

MODERATORI<br />

E. Costa, J. Vanderlinden<br />

parte <strong>di</strong> numerosi ricercatori, che in<strong>di</strong>cano una prevalenza<br />

complessiva tra questi <strong>di</strong>sturbi, compresa tra il 27% e il<br />

94%.<br />

Altri stu<strong>di</strong> tendono a privilegiare il rapporto <strong>di</strong> co-morbi<strong>di</strong>tà<br />

con i <strong>di</strong>sturbi dell’umore, e i <strong>di</strong>sturbi da uso <strong>di</strong> sostanza.<br />

Ugualmente frequente è l’associazione con i Disturbi del <strong>di</strong>scontrollo<br />

dell’impulso, associazione che ha fatto coniare il<br />

termine <strong>di</strong> Disturbo Multi-impulsivo, intendendo con questo<br />

una complessa sindrome in cui sono presenti vari aspetti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità, Disturbi <strong>della</strong> Condotta Alimentare<br />

ed anomalie comportamentali, sia <strong>di</strong> tipo sessuale<br />

che <strong>di</strong> tipo tossicomanico.<br />

Gli Autori analizzano, alla luce degli stu<strong>di</strong> più recenti e dei<br />

casi clinici in osservazione, i complessi rapporti tra queste<br />

con<strong>di</strong>zioni, e cercano <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare un miglior approccio<br />

<strong>di</strong>agnostico e terapeutico. Dal punto <strong>di</strong> vista epidemiologico,<br />

lo stu<strong>di</strong>o dei casi in regime <strong>di</strong> degenza (127), <strong>di</strong> Day Hospital<br />

250, <strong>di</strong> Ambulatorio 479 evidenziano un aumento<br />

esponenziale <strong>di</strong> questi Disturbi, che tende ad offuscare il più<br />

noto panorama dei classici D.C.A.: anoressia e bulimia.<br />

Si sottolinea inoltre come il Disturbo <strong>di</strong> Personalità viene a<br />

costituire il motivo <strong>di</strong> fondo che fa da sintomo sottosoglia,<br />

anche nelle pause dei <strong>di</strong>sturbi principali, lungo un percorso<br />

esistenziale connotato da aspetti misti, in cui sono evidenziabili<br />

importanti componenti <strong>di</strong>saffettive e <strong>di</strong>sadattative.<br />

Il trattamento farmacologico<br />

del sovrappeso e dell’obesità<br />

F. Garonna, L. Stifani *<br />

U.O.A. <strong>Psichiatria</strong> Ospedaliera, Centro per i Disturbi del<br />

Comportamento Alimentare, Bassano del Grappa, Vicenza;<br />

* U.O.A. Emergenza, Ospedale <strong>di</strong> Adria, Rovigo<br />

L’obesità è una malattia cronica con alto tasso <strong>di</strong> mortalità<br />

ed espone a multiple e gravi patologie. Il trattamento farmacologico<br />

deve tenere in considerazione le cause <strong>della</strong> con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> sovrappeso e obesità, lo stato <strong>di</strong> salute del soggetto,<br />

la compatibilità con i trattamenti in atto e la in<strong>di</strong>spensabile<br />

integrazione con le misure <strong>di</strong>etetiche e il costante esercizio<br />

fisico. Attualmente gli unici farmaci approvati per il<br />

trattamento <strong>di</strong> lungo termine sono la sibutramina e l’orlistat.<br />

Una sommaria classificazione farmacologia porta a <strong>di</strong>stinguere<br />

sostanze ad azione anoressizzante <strong>di</strong> tipo noradrenergico,<br />

serotoninergico e noradrenergico/serotoninergico; so-<br />

114


stanze ad azione termogenica; inibitori enzimatici e succedanei<br />

dei grassi. La scoperta <strong>della</strong> leptina nel 1994 ha permesso<br />

<strong>di</strong> considerare il tessuto a<strong>di</strong>poso come un sistema endocrino.<br />

La leptina infatti è un ormone prodotto dalle cellule<br />

a<strong>di</strong>pose che veicola un messaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità energetica<br />

all’ipotalamo. Il deficit <strong>di</strong> leptina porta a grave obesità.<br />

La sua attivazione inibisce il neuropeptide Y (NPY), un potente<br />

stimolatore dell’appetito, e aumenta la produzione <strong>di</strong><br />

neuropepti<strong>di</strong> anoressizzanti.<br />

L’osservazione che i derivati cannabinoi<strong>di</strong> possiedono azione<br />

stimolante sull’appetito ha <strong>di</strong>retto la ricerca sui farmaci<br />

agonisti e antagonisti del recettore CB1. Antagonisti del<br />

CB1, già noti per combattere gli effetti <strong>della</strong> intossicazione<br />

cronica da cannabinoi<strong>di</strong>, sono stu<strong>di</strong>ati per la terapia dell’obesità.<br />

SR141716 o rimonabant ha <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> produrre<br />

cali ponderali consistenti, con deboli effetti collaterali <strong>di</strong> tipo<br />

gastrointestinale, già dopo 16 settimane <strong>di</strong> trattamento.<br />

Due farmaci antiepilettici, zonisamide (Zonegran) e topiramato<br />

(Topamax), sono stati valutati per le proprietà anoressizzanti<br />

e <strong>di</strong>magranti prodotte in malati trattati per epilessia.<br />

Topiramato, da solo o in associazione con serotoninergici<br />

(Fluoxetina), ha una azione importante nel ridurre le abbuffate<br />

nei pazienti con binge eating e sovrappeso. Oltre 50<br />

prodotti naturali o parzialmente sintetici e centinaia <strong>di</strong> loro<br />

combinazioni, prodotti definiti supplementari, sono considerati<br />

utili per perdere peso. Esiste molta incertezza e confusione<br />

sulla efficacia e sicurezza <strong>di</strong> questi prodotti. La ricerca<br />

farmacologia sta misurandosi con i complessi problemi<br />

<strong>di</strong> regolazione <strong>della</strong> funzione del tessuto a<strong>di</strong>poso, e <strong>di</strong> come<br />

controbilanciare quei meccanismi omeostatici che tendono<br />

a conservare il peso raggiunto.<br />

Bibliografia<br />

1 Devlin MG, Yanovsky SZ, Wilson GT. Obesity: what mental<br />

health professionals need to know. Am J Psychiatry 2000;157:6.<br />

2 Lenz TL, Hamilton WR. Supplemental Products Used for<br />

Weight Loss. J Am Pharm Assoc 2004;44:59-68.<br />

3 Thearle M, Aronne LJ. Obesity and pharmacologic therapy. Endocrinol<br />

Metab Clin N Am 2003;32:1005-24.<br />

Trattamento psicoterapeutico sequenziale<br />

delle patologie residue dei DCA<br />

C. Loriedo, L. Monaco, S. Stefani, C.Torti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Si ritiene, a torto, che le patologie del <strong>di</strong>sturbo alimentare,<br />

115<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

siano prevalentemente, se non esclusivamente, costituite da<br />

sintomatologie connesse alla alimentazione. Quanto questo<br />

sia poco vero è <strong>di</strong>mostrato dal fatto che quasi tutti gli stu<strong>di</strong><br />

catamnestici riportano oltre il 50% <strong>di</strong> casi che recuperano<br />

peso normale dopo aver ricevuto un adeguato trattamento.<br />

Purtroppo questo risultato non può essere ritenuto sufficiente,<br />

anche perché è molto spesso accompagnato da un ampio<br />

corteo <strong>di</strong> quelle che vengono denominate patologie residue,<br />

caratterizzate dalla comune tendenza a persistere anche dopo<br />

la guarigione clinica.<br />

Tra le patologie residue si devono valutare in primo luogo i<br />

sintomi accessori, atteggiamenti o abitu<strong>di</strong>ni attinenti alla<br />

problematica alimentare.<br />

Si incontra, infatti, o aumento ponderale eccessivo dal 2 al<br />

10% dei casi o il mantenimento <strong>di</strong> un peso inferiore (circa<br />

15%).<br />

Morgan e Russell riportano nel 45% delle pazienti dopo<br />

trattamento <strong>di</strong>sturbi dell’affettività (<strong>di</strong> solito depressivi) e<br />

23% sintomi ossessivi. Anche Hsu et al. in<strong>di</strong>cano alte percentuali<br />

<strong>di</strong> depressione (38%) e <strong>di</strong>sturbi ossessivi (22%).<br />

Per Burns e Crisp (1984) il 30% riporta patologie psichiatriche<br />

associate e per Vanderlinden (2001), la persistenza<br />

primaria riguarda l’alterato schema corporeo.<br />

Inoltre Hall ha evidenziato un’evoluzione in Bulimia nel<br />

40% dei casi <strong>di</strong> anoressia, mentre Hsu e Burns ne danno percentuali<br />

rispettivamente del 19 e del 7%<br />

Casper (1990) segnala particolari caratteristiche <strong>di</strong> personalità<br />

residue:<br />

a) tendenza all’inibizione;<br />

b)costrizione emozionale e cognitiva;<br />

c) evitamento del rischio;<br />

d)cautela nelle espressioni emozionali e nelle iniziative;<br />

e) marcata adesione a standards morali e ruoli stabiliti dalla<br />

cultura corrente.<br />

Purtroppo esistono scarsi risultati (e esiste anche scarsa attenzione)<br />

nei confronti <strong>della</strong> psicopatologia residua e del<br />

suo trattamento. Sebbene il versante psicopatologico associato<br />

alla malattia appaia <strong>di</strong>fficile da curare, gli scarsi risultati<br />

terapeutici ottenuti possono essere in relazione a un’insufficiente<br />

attenzione alla struttura <strong>di</strong> personalità del paziente.<br />

Gli Autori presentano una ampia casistica relativa alle valutazioni<br />

a <strong>di</strong>stanza dei comportamento in<strong>di</strong>viduale, quando la<br />

sintomatologia alimentare originaria è stata risolta, ed in<strong>di</strong>cano<br />

un proce<strong>di</strong>mento terapeutico che procede per moduli.<br />

Il trattamento si snoda in un percorso graduale, affrontando<br />

in ogni passaggio, un comportamento residuo da trattare.<br />

Meto<strong>di</strong> e risultati <strong>di</strong> questo trattamento vengono riportati e<br />

corredati dalla illustrazione <strong>di</strong> alcuni casi clinici.


SIMPOSI TEMATICI<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA SAN GIOVANNI<br />

S48 - Il problema del drop-out nei trattamenti<br />

psichiatrici<br />

Il problema del drop-out nei trattamenti<br />

psichiatrici<br />

P. Leombruni, F. Amianto, S. Fassino<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Centro Pilota Regionale per<br />

i Disturbi del Comportamento Alimentare, Università <strong>di</strong><br />

Torino<br />

Scopo del lavoro: l’interruzione inappropriata del trattamento<br />

ovvero il drop-out dalla cura è un evento abbastanza<br />

frequente nei servizi psichiatrici territoriali.<br />

Esso causa generalmente per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo, <strong>di</strong> risorse e motivazione<br />

negli operatori psichiatrici. Inoltre può lasciare alcuni<br />

pazienti a rischio <strong>di</strong> eventi acuti, anche in situazioni potenzialmente<br />

fatali.<br />

Questo fenomeno è stato ampiamente stu<strong>di</strong>ato ma non ancora<br />

completamente compreso e le strategie adottate per ridurne<br />

l’incidenza sono ancora <strong>di</strong>battute a livello internazionale.<br />

Il presente stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> indagare i tratti <strong>di</strong> personalità<br />

e le <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche del paziente che possono<br />

influire sull’interruzione precoce del trattamento tra i pazienti<br />

che si rivolgono ad una servizio <strong>di</strong> salute mentale.<br />

Metodologia: i nuovi pazienti presentatisi ad un centro <strong>di</strong><br />

salute mentale piemontese sono stati testati con questionari<br />

autosomministrati per la valutazione dei tratti <strong>di</strong> personalità<br />

(Temperament and Character Inventory), del legame genitoriale<br />

(Parental Bon<strong>di</strong>ng Instrument) e <strong>della</strong> psicopatologia<br />

(Symptom Check List 90, Beck Depression Inventory, State-<br />

Trait Anger Expression Interview).<br />

Tutti i pazienti testati sono stati raggruppati retrospettivamente<br />

in tre sottogruppi: non-drop-out, drop-out tar<strong>di</strong>vi,<br />

drop-out precoci. I dati clinici e demografici ed i punteggi<br />

dei tests sono stati paragonati nei tre gruppi. Attraverso la regressione<br />

logistica sono stati quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduati quali sono i<br />

pre<strong>di</strong>ttori in<strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong> drop-out.<br />

Risultati: i dati clinici o demografici, ad eccezione per la<br />

tendenza alla minore età nei soggetti che interrompevano il<br />

trattamento non erano pre<strong>di</strong>ttori <strong>di</strong> drop-out. Alla regressione<br />

logistica una maggiore sensibilità interpersonale, un più<br />

elevato psicoticismo, una maggiore paura dell’incertezza<br />

sono risultati pre<strong>di</strong>ttori in<strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong> interruzione precoce<br />

del trattamento.<br />

Conclusioni: l’interruzione inappropriata del trattamento da<br />

una servizio <strong>di</strong> salute mentale pare essere correlata a tratti <strong>di</strong><br />

personalità paranoi<strong>di</strong> o narcisistici. Al fine <strong>di</strong> prevenire tale<br />

fenomeno sembrano pertanto in<strong>di</strong>cate strategie finalizzate<br />

ad informare correttamente e rassicurare il paziente rispetto<br />

al programma terapeutico. Tali strategie potrebbero essere<br />

eventualmente affiancate a programmi psicoeducazionali finalizzati<br />

ad una migliore conoscenza delle risorse, delle metodologie<br />

e delle finalità dei servizi psichiatrici stessi.<br />

MODERATORI<br />

S. Fassino, M. Gan<strong>di</strong>one<br />

Drop-out in adolescenti con Disturbi<br />

del Comportamento Alimentare<br />

M. Gan<strong>di</strong>one, A. Peloso, R. Rigardetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Pe<strong>di</strong>atriche e dell’Adolescenza dell’Università<br />

<strong>di</strong> Torino, Sezione <strong>di</strong> Neuropsichiatria Infantile,<br />

ASO OIRM “Sant’Anna”, Torino<br />

I DCA rappresentano una patologia psichiatrica complessa,<br />

a genesi multifattoriale in cui interagiscono fattori genetici,<br />

psicologici e socio-culturali.<br />

L’esor<strong>di</strong>o in adolescenza dei DCA rimanda dal punto <strong>di</strong> vista<br />

psicopatologico alla qualità delle relazioni precoci e dell’immagine<br />

<strong>di</strong> sé, a <strong>di</strong>storsioni precoci dello sviluppo, esperienze<br />

primarie <strong>di</strong>fettose, <strong>di</strong>sturbi dell’attaccamento che tuttavia<br />

si esprimono con organizzazioni <strong>di</strong> personalità <strong>di</strong>fferenti<br />

e possibilità evolutive ancora aperte.<br />

In tutte le forme il funzionamento mentale e la qualità delle<br />

<strong>di</strong>fese hanno aspetti primari, con negazione intensa <strong>della</strong><br />

malattia e del riconoscimento del bisogno delle cure, onnipotenza,<br />

<strong>di</strong>storsione dell’immagine corporea, scissione<br />

mente-corpo che rendono ragione <strong>della</strong> fuga nella guarigione,<br />

delle frequenti interruzioni e dei rifiuti dell’intervento terapeutico.<br />

Gli AA. intendono focalizzare l’attenzione sui drop-out nel<br />

corso <strong>della</strong> presa in carico ambulatoriale <strong>di</strong> queste patologie<br />

afferite negli anni 2004-05 al Centro Amenorrea/Anoressia<br />

dell’ASO OIRM “S. Anna” <strong>di</strong> Torino. Si tratta <strong>di</strong> un progetto<br />

<strong>di</strong> prevenzione secondaria dei DCA rivolto ad adolescenti<br />

inviate a consultazione per il sintomo somatico dell’amenorrea;<br />

il gruppo <strong>di</strong> lavoro è multi<strong>di</strong>sciplinare, costituito da<br />

ginecologi, NPI, psicologi, nutrizionisti.<br />

L’intervento NPI rivolto alle adolescenti si avvale <strong>di</strong> colloqui<br />

psichiatrici ad orientamento psico<strong>di</strong>namico rivolti ai genitori<br />

e alle ragazze, a cui fa seguito l’approfon<strong>di</strong>mento psico<strong>di</strong>agnostico<br />

e la successiva proposta terapeutica. Nel corso<br />

del primo incontro vengono proposte alcune scale <strong>di</strong> autovalutazione<br />

(CBCL, YSR, EDI-2, TCI) e nell’assessment<br />

psicologico il test <strong>di</strong> Rorschach. È previsto un follow-up a 3,<br />

6, 12, 18, 24 mesi.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> oltre 80 adolescenti <strong>di</strong> età compresa<br />

tra 14 e 18 anni, in cui le forme EDNOS sono particolarmente<br />

rappresentate (56% circa del totale), con una durata<br />

del DCA <strong>di</strong> circa un anno nella metà dei casi, in cui il<br />

drop-out interessa il 20% circa dei soggetti. Gli AA. intendono<br />

<strong>di</strong>scutere il valore e il significato dell’interruzione <strong>della</strong><br />

presa in carico in relazione ad alcuni fattori quali il momento<br />

del percorso terapeutico in cui è avvenuto, le caratteristiche<br />

dell’invio, dell’accoglienza, l’età, il tipo <strong>di</strong> DCA, la<br />

sua durata, le caratteristiche del funzionamento mentale dell’adolescente<br />

e <strong>della</strong> famiglia per quanto emerge dai colloqui<br />

psichiatrici ad orientamento psico<strong>di</strong>namico e dalle scale<br />

<strong>di</strong> autovalutazione.<br />

116


È noto che le separazioni, i cambiamenti nel percorso terapeutico<br />

sono vissute da queste pazienti come per<strong>di</strong>te ed abbandoni<br />

che riflettono la loro fragilità: in quest’ottica gli<br />

AA. sottolineano la necessità che i curanti sostengano la motivazione<br />

alla cura, non colludano con la negazione <strong>di</strong> malattia,<br />

fronteggino i tentativi <strong>di</strong> manipolazione.<br />

Drop-out nella collaborazione fra servizi<br />

psichiatrici e me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> base<br />

D. Berar<strong>di</strong>, M. Menchetti<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> “P. Ottonello”, Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Introduzione: originali iniziative <strong>di</strong> integrazione fra servizi<br />

psichiatrici e me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> base sono state organizzate nella regione<br />

Emilia-Romagna fin dagli anni ’90. In particolare a Bologna<br />

nell’ambito del “Progetto Collaborativo: Bologna – <strong>Psichiatria</strong><br />

e Me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> Base”, è stato attivato nel 1998 un originale<br />

Servizio <strong>di</strong> Consulenza e Collegamento.<br />

Il Servizio offre un supporto alla gestione clinica del MMG<br />

con <strong>di</strong>verse modalità ed in particolare attraverso visite <strong>di</strong> inquadramento<br />

<strong>di</strong>agnostico ed interventi <strong>di</strong> cura con<strong>di</strong>visa. Fra<br />

questi ultimi sono inclusi l’impostazione del trattamento farmacologico<br />

e brevi cicli <strong>di</strong> colloqui a scopo psicoterapico<br />

(in<strong>di</strong>viduali o <strong>di</strong> gruppo) volti principalmente ad assistere il<br />

paziente nella chiarificazione e comprensione del proprio<br />

<strong>di</strong>sturbo.<br />

Metodologia: il presente lavoro si propone <strong>di</strong> valutare il fenomeno<br />

dei drop-out nei pazienti che venivano in<strong>di</strong>rizzati ad<br />

interventi <strong>di</strong> cura con<strong>di</strong>visa, prendendo in esame i dati <strong>di</strong> attività<br />

del servizio dal 1999 al 2003.<br />

In particolare saranno valutati prevalenza del drop-out e fattori<br />

<strong>di</strong> rischio sociodemografici e clinici associati ad esso.<br />

Risultati: nel periodo in esame 303 pazienti hanno iniziati interventi<br />

<strong>di</strong> cura con<strong>di</strong>visa; <strong>di</strong> questi 47 (15,5%) hanno abbandonato<br />

prima del termine dell’intervento. Il tasso <strong>di</strong> drop-out era maggiore<br />

nei soggetti <strong>di</strong> genere maschile ed in coloro per cui veniva<br />

posta <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo dell’adattamento, sebbene tali <strong>di</strong>fferenze<br />

non raggiungessero la significatività statistica.<br />

Conclusioni: il tasso <strong>di</strong> drop-out nella nostra casistica appare<br />

abbastanza contenuto; non si evidenziano forti pre<strong>di</strong>ttori <strong>di</strong><br />

drop-out.<br />

Decorso e drop-out dopo un primo episo<strong>di</strong>o<br />

psicotico in SPDC<br />

V. Villari, T. Frieri<br />

SCDO <strong>Psichiatria</strong> 2, ASO “S. Giovanni Battista” <strong>di</strong> Torino,<br />

DSM TO I Sud<br />

Introduzione: la continuità terapeutica è molto importante<br />

nella terapia delle psicosi, infatti una buona aderenza al trattamento<br />

costituisce uno dei più importanti fattori <strong>di</strong> protezione<br />

dal rischio <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>ve.<br />

Dai dati <strong>di</strong> letteratura risulta che il numero <strong>di</strong> pazienti che interrompe<br />

le cure è molto alto, in alcune casistiche superiore<br />

al 70% (Lieberman et al., 2005).<br />

Nonostante ciò lo stu<strong>di</strong>o dei drop-out nelle psicosi non è facile<br />

per molti motivi tra cui si evidenziano: la mancanza <strong>di</strong> una<br />

definizione univoca, il numero ridotto <strong>di</strong> lavori scientifici <strong>di</strong>-<br />

117<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

sponibili in letteratura, la <strong>di</strong>versa organizzazione dei servizi<br />

psichiatrici che spesso adottano procedure <strong>di</strong> registrazione e<br />

monitoraggio ancora parziali, quando non insufficienti.<br />

Anche se i drop-out sono <strong>di</strong>rettamente correlati con le reci<strong>di</strong>ve<br />

e quin<strong>di</strong> rappresentano un in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> decorso e <strong>di</strong><br />

outcome sfavorevole, non è, almeno dal punto <strong>di</strong> vista teorico,<br />

impossibile pensare che una parte dei pazienti che interrompono<br />

il trattamento siano guariti o in remissione.<br />

Metodologia: è stato condotto uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> coorte storica<br />

su 111 pazienti al loro primo ricovero ospedaliero per un<br />

episo<strong>di</strong>o psicotico acuto nell’SPDC dell’ASO “S. Giovanni<br />

Battista” <strong>di</strong> Torino.<br />

L’obiettivo dello stu<strong>di</strong>o è la valutazione dei possibili outcomes<br />

ad un anno dalla <strong>di</strong>missione: guarigione, remissione,<br />

cronicizzazione, drop-out.<br />

Sono stati analizzati i ricoveri effettuati nel periodo 2000-<br />

2004, escludendo i pazienti che avessero avuto un precedente<br />

ricovero in una struttura psichiatrica per un episo<strong>di</strong>o psicotico<br />

acuto. Il follow-up è stato effettuato attraverso interviste<br />

telefoniche guidate o contattando gli psichiatri dei<br />

Centri <strong>di</strong> Salute Mentale.<br />

Risultati: a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un anno dalla <strong>di</strong>missione 26 pazienti<br />

(23,4%) sono risultati drop-out.<br />

Non sono state osservate <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative<br />

con il resto del campione relativamente alle variabili demografiche<br />

analizzate: sesso, età, stato civile, istruzione e<br />

professione. È stata riscontrata una maggiore percentuale <strong>di</strong><br />

pazienti <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza straniera tra i pazienti drop-out, la <strong>di</strong>fferenza<br />

è statisticamente significativa (test <strong>di</strong> Fisher 0,0038).<br />

Conclusioni: i dati <strong>di</strong> questo lavoro confermano la <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> analizzare i drop-out che, essendo pazienti non più rintracciabili,<br />

non possono essere descritti e quin<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>ati.<br />

Questo paradosso, in parte causato dalla definizione tautologica<br />

del fenomeno, spiega anche la scarsità <strong>di</strong> lavori che<br />

contrasta con l’importanza del problema sia per gli aspetti<br />

clinici, sia per gli aspetti <strong>di</strong> valutazione degli interventi e degli<br />

outcomes dei servizi. Si evidenzia la necessità <strong>di</strong> affrontare<br />

questo delicato problema in stu<strong>di</strong> futuri.<br />

Bibliografia<br />

Craig TK, Garety P, Power P, et al. The Lambeth Early Onset (LEO)<br />

Team: randomised controlled trial of the effectiveness of specialised<br />

care for early psychosis. BMJ 2004;329:1067-71.<br />

Lieberman JA, Stroup TS, McEvoy JP, et al. Effectiveness of Antipsychotic<br />

Drugs in Patients with Chronic Schizophrenia. N<br />

Eng J Med 2005;353:1209-23.<br />

Percudani M, Belloni G, Contini A, Barbui C. Monitoring community<br />

psychiatric services in Italy: <strong>di</strong>fferences between patients<br />

who leave care and those who stay in treatment. Br J Psychiatry<br />

2002;180:224-45.<br />

Stu<strong>di</strong>o delle caratteristiche associate<br />

all’elevato utilizzo da parte dei pazienti<br />

<strong>di</strong> un centro <strong>di</strong> Salute Mentale: drop-in<br />

and drop-out<br />

A. Lanteri * , A. Pierò * ** , F. Zirilli * , A. Ferrero *<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale ASL 7, Chivasso, Piemonte;<br />

** Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: l’alto utilizzo <strong>di</strong> risorse presso i Servizi <strong>di</strong><br />

Salute Mentale è poco indagato in letteratura.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Pur risultando, infatti, <strong>di</strong> comune osservazione il fatto che<br />

nella maggior parte dei servizi <strong>di</strong> psichiatria esiste un rapporto<br />

utenti/interventi per cui il 10% degli utenti usufruisce<br />

<strong>di</strong> più del 50% degli interventi, non vi sono dati chiari sulle<br />

caratteristiche correlate a tale elevato utilizzo <strong>di</strong> risorse. L’obiettivo<br />

dello stu<strong>di</strong>o era far emergere caratteristiche sia psicopatologiche<br />

che sociali che potessero dar conto <strong>della</strong> gravosità<br />

dei pazienti afferenti al CSM <strong>di</strong> Chivasso, sia in termini<br />

<strong>di</strong> richiesta <strong>di</strong> visite non programmate, che <strong>di</strong> stabile<br />

gravosità nell’arco <strong>di</strong> tre anni <strong>di</strong> osservazione.<br />

Metodologia: circa 1.000 pazienti seguiti nel 2004 sono stati<br />

indagati per il numero <strong>di</strong> visite totali e per il numero <strong>di</strong> visite<br />

non programmate.<br />

Di questi pazienti le caratteristiche personali e cliniche sono<br />

state rilevate.<br />

Rispetto alla stabile gravosità nel triennio 2001-2003, trentacinque<br />

utenti rispondevano ai criteri <strong>di</strong> selezione: 52 o più<br />

interventi per anno, 12 interventi non programmati per anno,<br />

più <strong>di</strong> 12 interventi <strong>di</strong> rete per anno.<br />

Strumenti utilizzati: inquadramento socio-demografico, inquadramento<br />

clinico-<strong>di</strong>agnostico secondo il DSM IV TR<br />

(APA, 2000) su Asse I e Asse II, assessment psicopatologico<br />

tramite BPRS, descrizione degli interventi terapeutici prestati<br />

dal CSM, valutazione del funzionamento socio-lavorativo<br />

tramite SVFSL (SOFAS).<br />

Risultati: pazienti con Psicosi e Disturbi <strong>di</strong> Personalità del<br />

Cluster B sono risultati senza <strong>di</strong>fferenze significative tra i<br />

più gravosi, sia per numero <strong>di</strong> visite che per richiesta <strong>di</strong> interventi<br />

non programmati.<br />

Le caratteristiche del gruppo stabilmente gravoso: stessa <strong>di</strong>stribuzione<br />

per sesso, non coniugata nel 74% dei casi, a bassa<br />

scolarità nel 75% dei casi, non occupata in più dei due terzi<br />

dei casi, con una lunga durata <strong>di</strong> presa in carico. Le <strong>di</strong>agnosi<br />

più rappresentate sono i <strong>di</strong>sturbi schizofrenici ed i <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> personalità.<br />

Il confronto maschi-femmine tramite il t-test ha evidenziato<br />

<strong>di</strong>verse significatività (età, anni <strong>di</strong> malattia, stato civile, <strong>di</strong>agnosi<br />

sia su asse I che su asse II, presenza o meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> personalità) ma la regressione logistica ha in<strong>di</strong>viduato<br />

un modello a due sole variabili che spiega il 77,1 <strong>della</strong> varianza:<br />

tali variabili sono gli anni <strong>di</strong> malattia e la presenza o<br />

meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità. Una maggior durata <strong>di</strong> malattia<br />

e la presenza <strong>di</strong> un Disturbo <strong>di</strong> Personalità sono, infatti,<br />

nel nostro campione, strettamente associate al genere<br />

femminile. Una minor durata <strong>di</strong> malattia e la presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

schizofrenici risulta invece associata al genere maschile.<br />

Conclusioni: le implicazioni cliniche e terapeutiche <strong>di</strong> questi<br />

ed altri dati relativi al drop-out dal trattamento sono <strong>di</strong>scusse.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA MALTA<br />

S49 - Libertà <strong>di</strong> terapia e trattamenti senza consenso:<br />

compliance o consapevolezza?<br />

Compliance ai trattamenti nei <strong>di</strong>sturbi<br />

correlati a sostanze: influenza dei <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici concorrenti<br />

G. Carrà, R. Scioli, M.C. Monti * , L. Restani, G. Segagni<br />

Lusignani<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Sanitarie Applicate e Psicocomportamentali,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e <strong>di</strong> * Statistica Me<strong>di</strong>ca,<br />

Università <strong>di</strong> Pavia<br />

Background: mental health and ad<strong>di</strong>ction services have tra<strong>di</strong>tionally<br />

evolved separately in many European countries,<br />

with policy reflecting this.<br />

Aims & methods: <strong>di</strong>fferences in severity profiles between<br />

users of the community ad<strong>di</strong>ction services with comorbi<strong>di</strong>ty<br />

of mental illness and substance misuse and those with<br />

substance misuse only were stu<strong>di</strong>ed using a matched casecontrol<br />

study design, with regard to the main substance<br />

(opiates or cocaine) patients were dependent on. Patterns<br />

of substance abuse and <strong>di</strong>agnostic features were evaluated<br />

accor<strong>di</strong>ng to the Ad<strong>di</strong>ction Severity Index (ASI) and<br />

DSM-IV.<br />

Results: mentally ill substance abusers are significantly<br />

more likely to have used amphetamines, inhalants and hav-<br />

MODERATORI<br />

M. Clerici, R. Quartesan<br />

ing been polydrug users. They are particularly impaired in<br />

me<strong>di</strong>cal and family/social relationships ASI composite<br />

scores, but less in drug use.<br />

Conclusions: severity profiles and needs of dually <strong>di</strong>agnosed<br />

patients require assessment and treatment skills that<br />

should be provided through adequate links with mental<br />

health system.<br />

Compliance e psicoterapia analitica in un<br />

contesto inusuale: un caso clinico<br />

R. Quartesan<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Psicologia Clinica e Riabilitazione<br />

Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Perugia<br />

Viene descritto un caso <strong>di</strong> psicoterapia analiticamente<br />

orientato in regime <strong>di</strong> attività libero professionale intramuraria<br />

allargata presso la Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> dell’Università<br />

<strong>di</strong> Perugia. L’Autore prende in considerazione le<br />

modalità <strong>di</strong> invio e le fasi iniziali <strong>della</strong> relazione in un soggetto<br />

<strong>di</strong> sesso femminile <strong>di</strong> anni 24 affetto da <strong>di</strong>sturbo somatoforme<br />

in<strong>di</strong>fferenziato con una lunga storia <strong>di</strong> ripetuti<br />

interventi psicofarmacologici e <strong>di</strong> psicoterapia cognitivo<br />

118


comportamentale unificati da un comune denominatore<br />

che si caratterizza per: la molteplicità, l’interruzione prematura,<br />

l’inutilità (vantaggi secondari legati al mantenimento<br />

del <strong>di</strong>sturbo).<br />

In particolare viene puntualizzato il problematico controtransfert<br />

in relazione al ruolo e allo stato dell’utente capace<br />

<strong>di</strong> sviluppare una iniziale identificazione concordante nella<br />

<strong>di</strong>ade (pt-terapeuta) con conseguente stagnazione del quadro<br />

psicopatologico. In seguito viene dato risalto al senso<br />

dell’agito del terapeuta capace <strong>della</strong> trasformazione verso<br />

una identificazione complementare dove l’interpretazione<br />

<strong>di</strong>venta possibile e praticabile 1 .<br />

In conclusione vengono riferiti 3 sogni in sequenza che<br />

sembrano in<strong>di</strong>care il percorso dalla costrizione <strong>di</strong> dover essere<br />

all’ambivalenza <strong>di</strong> poter essere verso la ricerca <strong>della</strong><br />

consapevolezza <strong>di</strong> essere libero <strong>di</strong> essere.<br />

Bibliografia<br />

1 Racker H. Stu<strong>di</strong> sulla tecnica psicoanalitica. Roma: Armando<br />

E<strong>di</strong>tore 1991.<br />

Problemi <strong>di</strong> compliance nel trattamento<br />

<strong>della</strong> Demenza <strong>di</strong> Alzheimer: il ruolo<br />

del caregiver<br />

F. Colmegna, C.L. Cazzullo, M. Clerici<br />

Fondazione “Legrenzi Cazzullo” e Associazione Ricerche<br />

sulla Schizofrenia, Milano<br />

Dall’analisi degli stu<strong>di</strong> effettuati nell’ultimo ventennio,<br />

emerge in modo rilevante il “carattere familiare” <strong>della</strong> malattia<br />

<strong>di</strong> Alzheimer (AD), sia in relazione all’enorme risorsa<br />

sociale fornita dalla famiglia nell’assistenza del malato, sia<br />

risultando totale il coinvolgimento del caregiver nell’accu<strong>di</strong>mento,<br />

nel sostegno psicologico e nella tutela del proprio<br />

congiunto malato. Le variabili che possono influenzare la risposta<br />

emotiva del caregiver riguardano:<br />

– la qualità <strong>della</strong> relazione tra lo stesso familiare ed il malato;<br />

– le strategie <strong>di</strong> coping utilizzate, anche precedentemente;<br />

– la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un supporto formale ed informale;<br />

– il significato che il caregiver attribuisce alla situazione;<br />

– la relazione me<strong>di</strong>co-familiare-paziente in atto fin dall’inizio<br />

<strong>della</strong> malattia.<br />

Questi fattori, oltre che pre<strong>di</strong>re un decorso migliore o peggiore<br />

<strong>della</strong> patologia, influenzano l’esito del caregiving<br />

con maggior ricorso all’ospedalizzazione del malato e, <strong>di</strong><br />

conseguenza, sollecitano in<strong>di</strong>rettamente anche un incremento/riduzione<br />

dei costi sanitari ed assistenziali complessivi.<br />

Si evince, pertanto, che accanto alle procedure <strong>di</strong>agnostiche<br />

ed al trattamento farmacologico e riabilitativo per il paziente<br />

affetto da AD, è necessario applicare e pianificare programmi<br />

<strong>di</strong> valutazione e d’intervento per i caregiver, fin<br />

dalle fasi lievi <strong>della</strong> malattia e far sì che il me<strong>di</strong>co sia attento<br />

alla delicata e complessa relazione con il malato, ma anche<br />

con la sua famiglia. Lo sviluppo <strong>di</strong> tali programmi integrati<br />

non può che seguire le valide e ormai documentate in<strong>di</strong>cazioni<br />

dell’area cosiddetta psicoeducativa.<br />

Il problema assistenziale evidente oggi nell’AD in<strong>di</strong>ca un rilevante<br />

carico oggettivo e soggettivo cui è sottoposto il fa-<br />

119<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

miliare-carer. La compliance del caregiver è <strong>di</strong>rettamente<br />

correlata all’adesione e alla collaborazione ai programmi terapeutici<br />

ed assistenziali del proprio congiunto nelle <strong>di</strong>verse<br />

fasi dell’AD. I carer possono essere considerati anche dei<br />

“secon<strong>di</strong> malati” per lo stress elevato cui sono sottoposti,<br />

per il “carico” dell’assistenza e per il conseguente sviluppo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e sintomi psichiatrici, segnalati ampiamente in<br />

letteratura. Quin<strong>di</strong>, la compliance si riveste <strong>di</strong> un’ulteriore<br />

componente derivante dalla capacità del caregiver <strong>di</strong> riconoscere<br />

le proprie <strong>di</strong>fficoltà, richiedere aiuto e seguire un<br />

trattamento anche per se stesso.<br />

Le variabili del caregiver che dovrebbero essere considerate<br />

quando si parla <strong>di</strong> compliance, possono essere rappresentate<br />

in due categorie:<br />

1)demografica (età del caregiver, sesso, relazione con il paziente<br />

e “situazioni” <strong>di</strong> vita);<br />

2)variabili psicologiche (tendenze psicologiche esistenziali<br />

del caregiver, per esempio ansia e depressione, qualità<br />

<strong>della</strong> relazione con il paziente ed il supporto sociale <strong>di</strong>sponibile).<br />

Analisi dei risultati. Per lo sviluppo e la conferma <strong>di</strong> suddette<br />

teorie, abbiamo effettuato uno stu<strong>di</strong>o multicentrico sui<br />

caregiver <strong>di</strong> pazienti affetti da AD, coinvolgendo 10 strutture,<br />

<strong>di</strong>stribuite in tutta Italia. Sono stati reclutati, in modo<br />

randomizzato, 154 caregiver: 81 appartenenti al gruppo sperimentale<br />

– ai quali è stato applicato un trattamento <strong>di</strong> tipo<br />

psicoeducativo – e 73 a quello <strong>di</strong> controllo, senza alcun intervento.<br />

L’età me<strong>di</strong>a del campione è <strong>di</strong> 52,8 anni (DS =<br />

12,0), il 29,9% è <strong>di</strong> sesso maschile e il 70,1% <strong>di</strong> sesso femminile.<br />

Il 63% corrisponde a figli, il 26% a coniugi, il 6,5%<br />

a parenti/amici, il 4,5% a badanti. Solamente il 25,3% dei<br />

carer non lavora ed è in pensione. I caregiver presi in esame<br />

risultano essere impegnati per una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 9,1 ore (DS<br />

= 7,5) al giorno nell’assistenza del congiunto malato ed il<br />

74,7% vive con il paziente.<br />

I carer sono stati sottoposti ad una batteria testale che valutasse<br />

il loro “carico” assistenziale, l’ansia, la depressione,<br />

lo stress, la qualità <strong>di</strong> vita ed il grado d’informazione<br />

sull’AD. Si è rilevata, con la scala HRSD, una situazione<br />

depressiva dei caregiver <strong>di</strong> grado me<strong>di</strong>o ed un miglioramento<br />

<strong>di</strong> tale quadro, statisticamente significativo, dopo<br />

un programma psicoeducativo. È emersa una <strong>di</strong>screta conoscenza<br />

<strong>della</strong> malattia da parte dei carer ed una maggiore<br />

<strong>di</strong>fficoltà a riconoscere un trattamento adeguato per<br />

l’AD. Il campione <strong>di</strong> caregiver risulterebbe incluso tra il<br />

<strong>di</strong>stress psicologico moderato (testato con il PGWBI). La<br />

fascia <strong>di</strong> età tra i 55 ed i 64 anni potrebbe essere quella da<br />

identificare come la più sofferente e si <strong>di</strong>scosterebbe anche<br />

dai valori <strong>della</strong> popolazione generale italiana testata<br />

con PGWBI. Il maggior <strong>di</strong>stress sembrerebbe essere ad<br />

appannaggio dei carer che trascorrono l’intera giornata<br />

con il malato (9-12 ore). I caregiver con depressione moderata<br />

e grave alla HRSD mostrano valori al PGWBI <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stress. Il 38.9% delle femmine e il 35,2% dei maschi<br />

hanno una “alta” emotività espressa (EE): si evidenzia<br />

una maggiore frequenza <strong>di</strong> emotività “alta” nei soggetti<br />

femminili.<br />

In conclusione, i caregiver sembrerebbero i partner non riconosciuti<br />

del sistema assistenziale, sia come carico “<strong>di</strong> lavoro”<br />

che come sofferenza. Per ottenere una loro migliore<br />

collaborazione ed aderenza al trattamento del malato <strong>di</strong><br />

AD bisognerebbe fornire al caregiver un riconoscimento<br />

del ruolo e delle funzioni svolte, dare informazioni e co-


SIMPOSI TEMATICI<br />

noscenza sulle attività da svolgere (sia sulla malattia che<br />

sui Servizi) ed attuare un sostegno assistenziale e psicologico<br />

a seconda delle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> adattamento riscontrate.<br />

Solo allora i trattamenti spesso senza consenso dei loro<br />

congiunti potrebbero giovarsi <strong>di</strong> un alto livello <strong>di</strong> ottimizzazione.<br />

La compliance terapeutica nelle istituzioni<br />

chiuse (carcere, OPG, CT per<br />

tossico<strong>di</strong>pendenti in “Doppia Diagnosi”,<br />

istituzioni per anziani o per minori):<br />

prospettive e limiti<br />

M. Clerici, N. D’Urso, F. Colmegna *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina, Chirurgia e Odontoiatria, Polo<br />

Universitario AO “San Paolo”, Università <strong>di</strong> Milano;<br />

* DSM AO “L. Sacco”<br />

Il problema <strong>della</strong> adesione ai trattamenti psichiatrici nelle istituzioni<br />

chiuse non si pone certo esclusivamente in relazione<br />

alle procedure <strong>di</strong> “trattamento sanitario obbligatorio”, ma deve<br />

implicare oggi una particolare attenzione a tutti i contesti<br />

terapeutici dove forte o esclusiva è proprio la necessità <strong>di</strong><br />

“controllo sociale”, come evidente nel <strong>di</strong>battito culturale e<br />

politico presente a livello dei mass-me<strong>di</strong>a o nella riflessione<br />

delle associazioni professionali. Se la richiesta sociale “esterna”<br />

risulta spesso sempre più in<strong>di</strong>rizzata al contenimento <strong>della</strong><br />

devianza, e non <strong>di</strong> rado amplificata proprio in relazione a<br />

fatti <strong>di</strong> sangue <strong>di</strong> ampia risonanza mass-me<strong>di</strong>atica, la posizione<br />

attuale <strong>di</strong> molti psichiatri – in particolare quelli operanti<br />

nei Servizi Pubblici – risulta scarsamente in sintonia con tali<br />

“pressioni” e tende a valorizzare invece la necessità <strong>di</strong> ottenere,<br />

in primo luogo, il consenso, almeno nella maggior parte<br />

dei casi e, secondariamente, <strong>di</strong> operare perché anche nei<br />

contesti terapeutici “chiusi” venga esercitato il massimo degli<br />

sforzi per ottenere un miglioramento <strong>della</strong> consapevolezza<br />

degli utenti. Ciò al fine <strong>di</strong> controllare tutte le possibili indebite<br />

manipolazioni che si verificano per ottenere adesioni a trattamenti<br />

che, nei fatti e soprattutto agli occhi <strong>di</strong> chi li subisce,<br />

vengono associati più a bisogni “sanzionatori/punitivi/<strong>di</strong> controllo”<br />

che alla finalità curativa che le manifestazioni psicopatologiche<br />

che li giustificano e che vengono osservate in<br />

ambio clinico giustificano.<br />

Alla luce <strong>di</strong> tali considerazioni e <strong>della</strong> lunga esperienza effettuata<br />

in setting “chiusi” quali carcere, comunità terapeutiche<br />

per tossico<strong>di</strong>pendenti con “doppia <strong>di</strong>agnosi”, istituzioni<br />

per adulti affetti da patologie organiche quali, ad<br />

esempio, demenza, ecc. o per la prossimità clinica ad altre<br />

istituzioni quali OPG o strutture per minori, gli Autori forniranno<br />

alcune riflessioni suffragate dalla necessità <strong>di</strong> evidenziare<br />

quanto possano essere facilitati tali percorsi <strong>di</strong><br />

adesione consapevole e come una relazione terapeutica basata<br />

su un approccio psicoeducativo, informativo e supportivo<br />

– anche con il coinvolgimento <strong>della</strong> famiglia del<br />

paziente – sia in grado <strong>di</strong> migliorare la consapevolezza<br />

dell’interessato o, nei casi più estremi (ve<strong>di</strong> demenza <strong>di</strong><br />

Alzheimer) possa comunque facilitare, almeno in<strong>di</strong>rettamente,<br />

una migliore realizzazione degli obiettivi del programma<br />

terapeutico.<br />

La scarsa letteratura <strong>di</strong> riferimento in proposito e la <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> adattare le esperienze internazionali ai <strong>di</strong>fferenti<br />

contesti <strong>di</strong> lavoro affrontati in questi anni rende ancora più<br />

necessarie l’elaborazione e il rispetto <strong>di</strong> linee-guida che possano,<br />

per quanto possibile, uniformare gli standard operativi<br />

<strong>di</strong> tali istituzioni, favorire una crescita <strong>di</strong> consapevolezza<br />

collettiva e ridurre le profonde <strong>di</strong>sparità evidenti in questi<br />

ambiti.<br />

Izzo: cronaca <strong>di</strong> due morti annunciate<br />

A. D’Aloise<br />

SPDC Ospedale <strong>di</strong> Termoli<br />

Le vicende <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> Izzo, a leggerle bene, preannunciavano<br />

i fatti che la cronaca nera del 1975 e del 2005 ci ha reso<br />

tristemente noti.<br />

In adolescenza era aduso minacciare e picchiare i giovani<br />

scout <strong>della</strong> parrocchia <strong>di</strong> Piazza Euclide.<br />

Nel 1969 ha iniziato l’abuso <strong>di</strong> sostanze con l’hashish, a 16<br />

fumava saltuariamente l’oppio, a 17 la cocaina, ha poi continuato<br />

in carcere ad assumere Plegine e gran<strong>di</strong> quantitativi<br />

<strong>di</strong> coca cola.<br />

Nel 1972 il COGIDAS, una associazione <strong>di</strong> genitori contro<br />

la violenza nelle scuole, aveva consegnato alla magistratura<br />

un dossier sulle imprese squadriste <strong>di</strong> Izzo e Ghira e sulla<br />

loro attitu<strong>di</strong>ne alla violenza.<br />

Nel 1973 uno psichiatra <strong>della</strong> cattolica <strong>di</strong> Roma, lo curava<br />

per nevrosi maniaco depressiva.<br />

Nel ’74 fu processato e condannato a sei mesi per sequestro<br />

e violenza sessuale <strong>di</strong> due minorenni. Fu scarcerato con la<br />

con<strong>di</strong>zionale.<br />

Nel ’75 il Circeo.<br />

Le cronache del tempo lo descrivono, al momento dell’arresto,<br />

“spavaldo sprezzante e strafottente” mentre mostrava<br />

sorridente le manette ai fotografi.<br />

Ha tentato più volte <strong>di</strong> evadere, riuscendovi nel 1983.<br />

Quando fu riacciuffato a Parigi, si complimentò con i poliziotti<br />

per la loro bravura.<br />

Diventato collaboratore <strong>di</strong> giustizia fu poi contro-accusato<br />

da Buscetta e processato per calunnia. Tutte le sue rivelazioni<br />

si sono rivelate inconsistenti.<br />

A Campobasso si occupava <strong>di</strong> emarginati e dava loro sostegno<br />

psicologico e cure.<br />

Una nostra precedente ricerca su 111 detenuti maschi del<br />

carcere <strong>di</strong> Larino e su un piccolo campione <strong>di</strong> femmine, ha<br />

evidenziato che le basi comuni a tutti per il comportamento<br />

criminoso sono: l’abuso precoce <strong>di</strong> sostanze, la tendenza alla<br />

menzogna, l’assenza <strong>di</strong> sensi <strong>di</strong> colpa e la frequentazione<br />

del gruppo dei pari avvezzo al delinquere.<br />

Inoltre la presenza <strong>di</strong> uno o più <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità è<br />

presente nei soggetti con un maggior numero <strong>di</strong> reati commessi.<br />

Su incarico peritale degli avvocati <strong>di</strong>fensori <strong>di</strong> Izzo abbiamo<br />

effettuato colloqui clinici e somministrato test psicometrici<br />

dai quali risultano sod<strong>di</strong>sfatti i criteri <strong>di</strong>agnostici per<br />

sette <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità.<br />

I delitti <strong>della</strong> Lopez e delle due Maiorano erano facilmente<br />

preve<strong>di</strong>bili.<br />

120


121<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA RODI<br />

S50 - Una ricerca nazionale sulle strutture <strong>di</strong> ricovero<br />

psichiatrico per pazienti acuti:<br />

il progetto PROGRES-Acuti<br />

Il progetto PROGRES-Acuti: risultati<br />

<strong>della</strong> rilevazione nazionale sulle strutture<br />

<strong>di</strong> ricovero <strong>di</strong> pazienti<br />

G. de Girolamo, R. Miglio * , P. Morosini ** , A. Picar<strong>di</strong> ** ,<br />

P. Rucci *** per il Gruppo PROGRES-Acuti<br />

DSM, AUSL <strong>di</strong> Bologna; * Facoltà <strong>di</strong> Scienze Statistiche,<br />

Università <strong>di</strong> Bologna; ** Centro <strong>di</strong> Epidemiologia, Sorveglianza<br />

e Promozione <strong>della</strong> Salute, Istituto Superiore <strong>di</strong> Sanità,<br />

Roma; *** Western Psychiatric Institute and Clinic,<br />

University of Pittsburgh Me<strong>di</strong>cal Center, USA<br />

Background: in Italia, nonostante siano passati circa 28 anni<br />

dall’approvazione <strong>della</strong> legge 180, le informazioni quanti-<br />

e qualitative sulle strutture <strong>di</strong> ricovero <strong>di</strong> pazienti acuti<br />

sono molto limitate e lacunose.<br />

Obiettivo: il “PROGRES-Acuti” è un progetto, promosso<br />

dall’Istituto Superiore <strong>di</strong> Sanità e dal Dipartimento <strong>di</strong> Salute<br />

Mentale <strong>di</strong> Trieste, che si articola in due fasi: nella Fase 1<br />

sono state censite e valutate tutte le strutture <strong>di</strong> ricovero<br />

pubbliche e private per pazienti acuti; in questo contributo<br />

vengono presentati solo i dati relativi alle strutture pubbliche.<br />

Nella Fase 2 un campione casuale <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> pazienti<br />

sarà valutato in maniera molto approfon<strong>di</strong>ta.<br />

Meto<strong>di</strong>: interviste strutturate condotte con i responsabili <strong>di</strong><br />

tutte le strutture <strong>di</strong> ricovero pubbliche per pazienti acuti<br />

(SPDC, Cliniche Psichiatriche Universitarie [CPU] e CSM-<br />

24 ore) e dati <strong>di</strong> attività <strong>di</strong>sponibili sul registro informatizzato<br />

<strong>di</strong> attività o raccolti ad hoc.<br />

Risultati: al progetto hanno preso parte tutte le regioni e<br />

province autonome italiane, ad eccezione <strong>della</strong> Sicilia.<br />

Complessivamente in Italia (con la sola eccezione <strong>della</strong> Sicilia)<br />

vi sono un totale <strong>di</strong> 4.108 letti pubblici <strong>di</strong> ricovero in<br />

319 strutture, con un numero <strong>di</strong> posti-letto per 10.000 abitanti<br />

pari a 0.78/10.000. Nel corso del 2001 vi sono stati<br />

103.260 ricoveri acuti, riguardanti 70.062 pazienti con un<br />

totale <strong>di</strong> 1.227.676 giornate <strong>di</strong> ospedalizzazione. I tassi <strong>di</strong> ricovero<br />

e <strong>di</strong> pazienti per 10.000 abitanti sono pari a 19,8 e<br />

13,4 rispettivamente. La percentuale <strong>di</strong> TSO sul totale dei<br />

ricoveri è stata pari al 12,9%, con un totale 114.570 giorni<br />

<strong>di</strong> ospedalizzazione in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> TSO. Nonostante che<br />

le strutture pubbliche <strong>di</strong> ricovero siano state, in stragrande<br />

maggioranza, create negli ultimi 25 anni, esse soffrono <strong>di</strong><br />

numerose e talora gravi limitazioni architettoniche e logistiche,<br />

che rendono l’esperienza del ricovero problematica per<br />

i pazienti e <strong>di</strong>fficile da gestire per gli operatori. Infine, il<br />

monitoraggio <strong>di</strong> eventi-sentinella non è una pratica comune.<br />

Conclusioni: un sistema assistenziale psichiatrico efficace<br />

richiede strutture <strong>di</strong> ricovero ben funzionanti, adeguate dal<br />

punto <strong>di</strong> vista quantitativo ed adattate agli specifici bisogni<br />

assistenziali dei pazienti psichiatrici acuti. La situazione ita-<br />

MODERATORI<br />

G. de Girolamo, M. Casacchia<br />

liana a questo proposito presenta ancora molte aree necessitanti<br />

<strong>di</strong> un rapido miglioramento.<br />

Il personale ed i pazienti presenti<br />

in un giorno nelle strutture <strong>di</strong> ricovero<br />

<strong>di</strong> pazienti psichiatrici acuti: i risultati<br />

del progetto PROGRES-Acuti<br />

A. Gad<strong>di</strong>ni, G. Santone * , G. de Girolamo ** , per il Gruppo<br />

PROGRES-Acuti<br />

Agenzia <strong>di</strong> Sanità Pubblica <strong>della</strong> regione Lazio; * A.O.U.<br />

Ospedali Riuniti <strong>di</strong> Ancona, Ancona; ** DSM, AUSL <strong>di</strong> Bologna<br />

Introduzione: il ricovero del paziente acuto costituisce una<br />

componente essenziale per l’assistenza psichiatrica 1 . In Italia,<br />

attualmente non è <strong>di</strong>sponibile un sistema omogeneo <strong>di</strong><br />

monitoraggio dell’assistenza psichiatrica, appaiono pertanto<br />

estremamente carenti le informazioni sulla dotazione <strong>di</strong> personale,<br />

che rappresenta un importante in<strong>di</strong>catore dell’intensità<br />

assistenziale. Inoltre, manca una visione <strong>di</strong> insieme sulle<br />

caratteristiche sociodemografiche, cliniche ed assistenziali<br />

dell’utenza dei servizi <strong>di</strong> salute mentale. La prima fase<br />

dello stu<strong>di</strong>o PROGRES-Acuti ha permesso un censimento<br />

delle strutture <strong>di</strong> ricovero per i pazienti psichiatrici acuti, approfondendo<br />

fra l’altro la dotazione <strong>di</strong> personale. Inoltre,<br />

nell’ambito <strong>della</strong> fase sono state raccolte informazioni su<br />

tutti i pazienti ricoverati in uno stesso giorno (Census Day).<br />

In questo contributo vengono riportati i risultati relativi alle<br />

301 strutture pubbliche censite [262 SPDC, 23 Cliniche Psichiatriche<br />

Universitarie (CPU), e 16 Centri <strong>di</strong> Salute Mentale<br />

(CSM) con posti-letto sulle 24 ore], funzionalmente<br />

collocate in maniera <strong>di</strong>fferente all’interno del circuito assistenziale<br />

psichiatrico.<br />

Meto<strong>di</strong>: attraverso una specifica scheda sono state censite<br />

le strutture presenti su tutto il territorio nazionale, ad esclusione<br />

<strong>della</strong> Sicilia e <strong>di</strong> 4 strutture lombarde. La scheda raccoglieva<br />

in maniera estensiva informazioni relative alla<br />

struttura fisica, alle risorse <strong>di</strong>sponibili (anche in termini <strong>di</strong><br />

personale), al processo <strong>di</strong> cura, ed agli esiti. Era presente<br />

inoltre una sezione per la raccolta delle informazioni relative<br />

al Census Day, che si è svolto il giorno 8 maggio 2003 in<br />

tutte le regioni con l’esclusione <strong>della</strong> Puglia e del Lazio.<br />

Risultati: nelle strutture pubbliche lavorano 8.058 operatori,<br />

<strong>di</strong> cui 6.971 (86,5%) a tempo pieno. La dotazione stabile<br />

è del 91% per il personale infermieristico, e del 79,1% per<br />

quello me<strong>di</strong>co. La dotazione complessiva <strong>di</strong> personale tempo-pieno<br />

equivalente (esclusi volontari, tirocinanti e specializzan<strong>di</strong>)<br />

varia fra le varie tipologie <strong>di</strong> struttura (SPDC:<br />

2,04; CPU: 1,44; CSM: 5,17). Si notano inoltre (sempre fra


SIMPOSI TEMATICI<br />

le <strong>di</strong>fferenti tipologie <strong>di</strong> struttura) spiccate <strong>di</strong>fferenze nella<br />

presenza <strong>di</strong> vari profili professionali, soprattutto relativamente<br />

a psichiatri (dal 14% al 29,5%). Per quanto riguarda<br />

i pazienti presenti al Census Day in totale sono stati censiti<br />

7.780 soggetti ricoverati o ospitati presso 352 strutture psichiatriche<br />

<strong>di</strong> degenza or<strong>di</strong>naria, che rappresentano il 98,9%<br />

delle strutture psichiatriche presenti nelle regioni oggetto<br />

<strong>della</strong> rilevazione. I dati ottenuti evidenziano una <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>stribuzione<br />

dei degenti per sesso e classe <strong>di</strong> età tra le varie<br />

strutture: nelle strutture pubbliche la classe più rappresentata<br />

è quella degli uomini in età < 35 anni, mentre in quelle<br />

private prevalgono le donne in età > 65 anni.<br />

Conclusioni: la dotazione <strong>di</strong> personale ha mostrato notevole<br />

variabilità nella dotazione quali-quantitativa <strong>di</strong> personale<br />

fra le varie strutture, ed una scarsa correlazione con variabili<br />

<strong>di</strong> processo e <strong>di</strong> esito. Ciò richiama l’attenzione sulla necessità<br />

<strong>di</strong> standard assistenziali coerenti con i bisogni dell’utenza.<br />

Il Census Day del “PROGRES-Acuti” ha consentito<br />

<strong>di</strong> mettere a confronto alcune caratteristiche dei pazienti<br />

ricoverati nelle <strong>di</strong>verse realtà assistenziali, superando i<br />

problemi connessi alle <strong>di</strong>fferenze nei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> rilevazione<br />

adottati.<br />

Bibliografia<br />

1 Thornicroft G, Tansella M. Br J Psychiatry 2004;185:283-90.<br />

La restrittività nelle strutture psichiatriche<br />

pubbliche per acuti in Italia<br />

R. Bracco, G. Dell’Acqua, B. Norcio, K. Wolf<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>di</strong> Trieste<br />

Introduzione: attualmente non esiste in Italia un sistema<br />

omogeneo <strong>di</strong> monitoraggio dell’assistenza psichiatrica. Ciò<br />

comporta l’impossibilità <strong>di</strong> avere una visione <strong>di</strong> insieme sulla<br />

restrittività cui sono sottoposte le persone ricoverate o accolte<br />

nelle strutture psichiatriche per acuti pubbliche italiane.<br />

Scopo: nell’ambito <strong>della</strong> fase 1 del Progetto “PROGRES-<br />

Acuti” sono state raccolte dettagliate informazioni allo scopo<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare gli specifici aspetti operativi del ricovero<br />

in qualche modo ricollegabili a procedure <strong>di</strong> tipo custo<strong>di</strong>alistico/manicomiale.<br />

Meto<strong>di</strong>: in una sezione <strong>della</strong> Scheda Censimento, intitolata<br />

“Procedure organizzative interne, sono stati analizzati in<strong>di</strong>catori<br />

quali: la chiusura/apertura <strong>della</strong> porta d’ingresso nelle<br />

ore <strong>di</strong>urne; la possibilità d’uso <strong>di</strong> posate or<strong>di</strong>narie ai pasti;<br />

la possibilità <strong>di</strong> tenere con sé, durante la permanenza<br />

nella struttura, oggetti strettamente personali (denaro, farmaci,<br />

cellulare) e/o oggetti potenzialmente “pericolosi”<br />

(forbici, rasoi, coltelli, ecc.); la possibilità <strong>di</strong> movimento dei<br />

ricoverati, da soli o con accompagnatori e/o familiari, ovviamente<br />

in rapporto alle loro con<strong>di</strong>zioni psicofisiche; infine<br />

è stata analizzata la questione cruciale <strong>della</strong> contenzione<br />

fisica, con eventuali norme che ne regolino le modalità, il<br />

contenimento affidato al personale e la sedazione farmacologica.<br />

Risultati: i dati rilevati evidenziano alcuni elementi <strong>della</strong><br />

realtà italiana che appaiono particolarmente rilevanti: l’80%<br />

circa degli SPDC ed il 65% delle Cliniche Psichiatriche<br />

Universitarie (CPU) <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> avere solitamente la porta<br />

d’ingresso chiusa, mentre nei CSM 24-ore le porte d’in-<br />

gresso sono aperte. Nonostante ci si trovi in un epoca postmanicomiale,<br />

la contenzione affidata a mezzi meccanici<br />

raggiunge un valore molto elevato (67%): essa viene utilizzata<br />

nel 73% degli SPDC ed in circa la metà delle CPU<br />

(54%), mentre, nella totalità dei CSM, dove hanno luogo anche<br />

i T.S.O., non la si utilizza. Infine, i mezzi <strong>di</strong> contenzione<br />

sono del tutto assenti solo nel 21% delle strutture.<br />

Conclusioni: il Progetto PROGRES-Acuti ha consentito <strong>di</strong><br />

evidenziare la persistenza nei servizi italiani post-riforma <strong>di</strong><br />

culture, comportamenti ed azioni, che, in teoria, la riforma<br />

avrebbe dovuto spazzare via o almeno fortemente ridurre<br />

negli oltre 25 anni <strong>di</strong> attuazione.<br />

Le case <strong>di</strong> cura private psichiatriche e i DSM<br />

in Italia: aspetti <strong>di</strong> integrazione e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versificazione<br />

G. Turrini, G. Borgherini, S. Cogliati Dezza<br />

A.I.O.P. – Casa <strong>di</strong> cura “Villa Maria Luigia” (Parma), Casa<br />

<strong>di</strong> cura “Parco dei Tigli” (Padova), Casa <strong>di</strong> cura “Villa<br />

Giuseppina” (Roma)<br />

Introduzione: nell’ambito del progetto PROGRES-ACUTI<br />

è stato possibile ottenere un’accurata panoramica non solo<br />

delle strutture del comparto pubblico ma anche delle case <strong>di</strong><br />

cure private convenzionate a specializzazione neuropsichiatrica.<br />

Nell’ambito <strong>di</strong> questa presentazione vengono presi in<br />

esame gli aspetti <strong>di</strong> complementarietà e <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificazione<br />

offerti dalle strutture private in seno all’organizzazione<br />

ospedaliera e territoriale del Servizio Pubblico.<br />

Materiale e meto<strong>di</strong>: nella I fase del PROGRES-ACUTI sono<br />

state esaminate le caratteristiche strutturali ed organizzative<br />

<strong>di</strong> 291 strutture pubbliche e <strong>di</strong> 52 case <strong>di</strong> cura private<br />

convenzionate. Nella II fase è stata effettuata una valutazione<br />

<strong>di</strong> un campione rappresentativo delle strutture censite e<br />

dei pazienti ricoverati. Complessivamente lo stu<strong>di</strong>o ha preso<br />

in esame le strutture ospedaliere per un totale <strong>di</strong> 8.958<br />

posti letto (PL), <strong>di</strong> cui 4.912 del settore privato.<br />

Risultati e Conclusioni: la mappatura delle strutture ospedaliere<br />

in Italia presenta delle significative <strong>di</strong>fferenze a seconda<br />

delle regioni considerate sia in termini quantitativi che<br />

qualitativi. Si evidenzia in particolare una maggiore presenza<br />

<strong>di</strong> case <strong>di</strong> cura private nel Centro-Sud Italia (68,7% del<br />

totale) rispetto al Nord Italia ove il rapporto con le strutture<br />

pubbliche è pressoché paritario (54,2% vs. 45,8%). Queste<br />

<strong>di</strong>fferenze sono chiaramente ascrivibili ad una minore capillarità<br />

<strong>di</strong> servizio offerta dagli SPDC nel Centro-Sud (1 PL<br />

ogni 20.000 abitanti) rispetto al Nord Italia (2 PL ogni<br />

30.000 abitanti).<br />

Per quanto riguarda la tipologia <strong>di</strong> utenza ed il tipo <strong>di</strong> servizio<br />

fornito si rilevano delle peculiarità del settore privato rispetto<br />

al settore pubblico. Gli SPDC sono più orientati a gestire<br />

l’acuzie psichiatrica potendo effettuare TSO e, a causa<br />

del limitato numero <strong>di</strong> PL, devono realizzare un elevato<br />

turn-over, mentre le case <strong>di</strong> cura hanno un’impostazione <strong>di</strong><br />

ricovero <strong>di</strong> breve-me<strong>di</strong>o termine assolvendo a funzioni<br />

complementari rispetto al servizio pubblico per il trattamento<br />

<strong>di</strong> casi complessi con impostazione specialistica (<strong>di</strong>sturbi<br />

alimentari, <strong>di</strong>sturbi alcool-correlati, depressioni resistenti al<br />

trattamento, psicogeriatria, ecc.) che gli SPDC, ed in generale<br />

i servizi pubblici, avrebbero <strong>di</strong>fficoltà ad assolvere,<br />

122


spesso delegando tali ambiti al privato ed inserendolo in un<br />

quadro <strong>di</strong> “rete”.<br />

Anche l’impostazione organizzativa è decisamente <strong>di</strong>versa<br />

in funzione del numero <strong>di</strong> PL (che <strong>di</strong> solito non eccede i 15<br />

PL negli SPDC) contro una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 93 PL per le strutture<br />

private, che permettono <strong>di</strong> gestire al meglio il problema delle<br />

urgenze e dei gravi <strong>di</strong>sturbi comportamentali nel servizio<br />

pubblico; il privato privilegia invece una gestione che potrebbe<br />

essere definita più orientata in senso residenziale. Le<br />

<strong>di</strong>verse tariffazioni (costo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> una giornata <strong>di</strong> degenza:<br />

125 Euro in Casa <strong>di</strong> Cura contro 417 Euro degli SPDC) possono<br />

rendere ragione anche <strong>della</strong> <strong>di</strong>versa quantità <strong>di</strong> risorse<br />

impiegate nell’erogazione del servizio.<br />

Un confronto tra pubblico e privato<br />

per i ricoveri psichiatrici acuti<br />

M. Casacchia<br />

Clinica Psichiatrica, Università de L’Aquila<br />

Introduzione: il progetto PROGRES-Acuti fa parte <strong>di</strong> una<br />

“trilogia” <strong>di</strong> ricerche che ha avuto per oggetto la valutazione<br />

delle <strong>di</strong>verse strutture psichiatriche presenti sul territorio<br />

nazionale, con l’intento <strong>di</strong> raccogliere informazioni sullo<br />

stato attuale delle risorse <strong>di</strong>sponibili per il trattamento dei<br />

<strong>di</strong>sturbi psichiatrici, a ventisette anni dalla chiusura degli<br />

ospedali psichiatrici.<br />

Materiali e metodo: nella Fase 1 è stato effettuato il censimento<br />

<strong>di</strong> tutte le strutture, mentre nella Fase 2 è stata condotta<br />

un’approfon<strong>di</strong>ta valutazione <strong>di</strong> un campione rappresentativo<br />

delle strutture censite e dei pazienti in esse ricoverati.<br />

Nella Fase 1 sono state censite 291 strutture pubbliche così<br />

sud<strong>di</strong>vise: 247 SPDC, 11 Cliniche Universitarie sede <strong>di</strong><br />

SPDC, 9 Cliniche Universitarie non sede <strong>di</strong> SPDC, 12 CSM<br />

con posti letto, 8 reparti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina con posti letto psichiatrici,<br />

4 centri per la crisi e 52 case <strong>di</strong> cura private per un totale<br />

<strong>di</strong> 8.958 posti letto valutati (4.046 nelle strutture pubbliche,<br />

4.912 nel privato).<br />

Psicoanalisi e religione: una possibile<br />

<strong>di</strong>alettica <strong>di</strong> violenza<br />

L. Ancona<br />

Università Cattolica S.C., Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

I rapporti fra Psicoanalisi e Religione cattolica (Chiesa) sin<br />

dall’inizio sono stati caratterizzati da incomprensione e<br />

aperta ostilità. Ciò <strong>di</strong>pese dal fatto che la Psicoanalisi si costituì<br />

non solo come una tecnica curativa <strong>di</strong> psico-nevrosi<br />

ma anche come un sistema <strong>di</strong> pensiero basato sulla <strong>di</strong>nami-<br />

123<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA SAN PAOLO<br />

S51 - <strong>Psichiatria</strong> e religione<br />

MODERATORI<br />

L.S. Filippi, V. Rapisarda<br />

Risultati: nello stu<strong>di</strong>o sono emerse rilevanti <strong>di</strong>fferenti tra<br />

strutture pubbliche e private. Le strutture private sono più<br />

rappresentate nel Centro e nel Sud dell’Italia, con un numero<br />

me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Posti Letto (PL) <strong>di</strong> 93 per struttura contro un numero<br />

me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 13 PL nelle strutture pubbliche.<br />

Sulla base dei dati dello stu<strong>di</strong>o, sono emerse due specifiche tipologie<br />

<strong>di</strong> utenti che afferiscono rispettivamente alle strutture<br />

<strong>di</strong> ricovero pubbliche e private. L’utenza che afferisce alle<br />

strutture pubbliche è rappresentata principalmente da una popolazione<br />

con un range tra i 35 e 44 anni, mentre quella che<br />

afferisce alle strutture private è rappresentata da una popolazione<br />

<strong>di</strong> utenti <strong>di</strong> sesso femminile <strong>di</strong> età superiore ai 65 anni.<br />

Nelle strutture pubbliche la durata me<strong>di</strong>a <strong>della</strong> degenza è <strong>di</strong><br />

13,8 giornate, contro una durata <strong>di</strong> 40,6 giornate nel privato.<br />

Gli psichiatri, gli infermieri, gli assistenti sociali ed i tecnici<br />

<strong>della</strong> riabilitazione psichiatrica a tempo pieno sono significativamente<br />

più rappresentati nelle strutture pubbliche,<br />

mentre gli educatori e gli assistenti sanitari sono più rappresentati<br />

nel privato.<br />

Le strutture pubbliche mostrano una maggiore accessibilità<br />

(la lista <strong>di</strong> attesa è presente solo nel 20% delle strutture pubbliche<br />

contro il 72% delle strutture private) ed una maggiore<br />

permeabilità, in relazione alla più ampia possibilità per i<br />

pazienti <strong>di</strong> ricevere visite da parte dell’équipe dei servizi<br />

(63% nelle strutture pubbliche, contro un 30,5% nelle strutture<br />

private), attestando una maggior integrazione tra reparto<br />

<strong>di</strong> ricovero ed altri servizi psichiatrici.<br />

Il costo <strong>di</strong> una giornata <strong>di</strong> degenza in Casa <strong>di</strong> Cura (costo<br />

me<strong>di</strong>o: 125 euro) è inferiore rispetto al costo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> una<br />

giornata in SPDC (costo me<strong>di</strong>o: 417 euro), anche in rapporto<br />

al costo del PL.<br />

Conclusioni: numerose sono le <strong>di</strong>vergenze, <strong>di</strong> gran lunga<br />

superiori alle analogie, nell’attività <strong>di</strong> ricovero tra le strutture<br />

pubbliche e le strutture private. Le strutture private, in<strong>di</strong>rizzate<br />

ad un <strong>di</strong>verso tipo <strong>di</strong> utenza, caratterizzata da una<br />

minor gravità clinica, sembrano identificare strutture residenziali<br />

“a breve termine”, con buon comfort alberghiero;<br />

“low-cost” in rapporto alle strutture pubbliche, con una minor<br />

permeabilità territoriale e continuità <strong>di</strong> intervento rispetto<br />

alle équipes dei DSM.<br />

ca dell’inconscio, mentre la Chiesa insisteva sulla coscienza.<br />

Inoltre per il fatto che al suo nascere la Psicoanalisi trovò<br />

ad affrontare la tematica sessuale, principale causa <strong>di</strong> nevrosi<br />

a quel tempo, ma anche campo che la Chiesa aveva<br />

tra<strong>di</strong>zionalmente attribuito a se stessa, secondo prospettive<br />

contrarie a quelle psicoanalitiche.<br />

Il metodo del confronto fra le due parti è stato quello dell’esame<br />

<strong>della</strong> successione storica dei fatti, per delinearne lo<br />

sviluppo sino ai nostri giorni.<br />

Il risultato è stato quello che la originaria denuncia <strong>di</strong> Freud<br />

alla Chiesa cioè <strong>di</strong> essere: una manifestazione <strong>di</strong> atti osses-


sivi; una proiezione infantile <strong>di</strong> paure <strong>di</strong> un genitore rassicurante<br />

o opprimente; una illusione destinata ad essere vanificata<br />

dal progresso <strong>della</strong> scienza; una nemica implacabile<br />

<strong>della</strong> libertà <strong>di</strong> pensiero e <strong>della</strong> verità, si è progressivamente<br />

attenuata nella evoluzione <strong>della</strong> Psicoanalisi. E anche<br />

la reazione violenta che le sue proposizioni avevano suscitato<br />

nella Chiesa vennero gradualmente a <strong>di</strong>minuire.<br />

Oggi fra Psicoanalisi e Chiesa è possibile sostituire alla violenza<br />

il rispetto reciproco e la collaborazione. Ed è possibile<br />

cogliere il fatto paradossale che la Chiesa risulta debitrice<br />

alla Psicoanalisi <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>menti conoscitivi sulla vita<br />

intima dell’uomo e <strong>di</strong> criteri <strong>di</strong> moralità che ne arricchiscono<br />

il contenuto dottrinale e pedagogico.<br />

Contributo dei valori religiosi alla libertà<br />

interiore dello psichiatra e del soggetto<br />

in trattamento<br />

L.S. Filippi<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Negli ultimi decenni si è intensificato l’interesse <strong>della</strong> psichiatria<br />

sui rapporti tra religione e salute mentale. Varie associazioni<br />

professionali, come la World Psychiatric Association,<br />

hanno costituito sezioni o gruppi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> psichiatria<br />

e religione. Si sono moltiplicati gli stu<strong>di</strong> empirici<br />

che cercano <strong>di</strong> testare gli influssi <strong>della</strong> religione sulla salute,<br />

in particolare sulla salute mentale, e le rassegne <strong>di</strong> questi.<br />

Per esempio il poderoso Handbook of Religion and<br />

Health 1 riferisce su circa 1.200 stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> outcome <strong>di</strong> malattie<br />

fisiche e psichiche e su circa 400 rassegne critiche <strong>di</strong> detti<br />

stu<strong>di</strong> (più dell’80% <strong>di</strong> essi rilevano un benefico effetto delle<br />

credenze religiose sulla salute mentale delle persone).<br />

Come si spiega tale rinnovato interesse?<br />

Un primo motivo potrebbe essere che l’enorme sviluppo<br />

<strong>della</strong> tecnologia e <strong>della</strong> informazione, la globalizzazione<br />

ecc. – ottimi o pessimi secondo l’uso che se ne fa – possono<br />

aver accresciuto l’insicurezza <strong>di</strong> molte persone, un buon<br />

numero delle quali si rivolgono ai valori spirituali e religiosi<br />

per attenuare la loro sofferenza: e la psichiatria ne è spesso<br />

interessata.<br />

Un secondo motivo, in questi ultimi anni, può essere il riesplodere<br />

<strong>di</strong> manifestazioni <strong>di</strong> violenza e <strong>di</strong> terrorismo che si<br />

rifanno (del tutto impropriamente) a motivi religiosi.<br />

Forse il motivo più importante è che oggi molti autori – cito<br />

per tutti Allport 2 – ritengono che la religiosità sia una <strong>di</strong>mensione<br />

(un costituente) normale <strong>della</strong> personalità, a cui fa<br />

capo anche l’ateismo. Come tale, essa accompagna l’in<strong>di</strong>viduo<br />

sano o malato in ogni vicissitu<strong>di</strong>ne esistenziale, fisica e<br />

psichica. Perciò si è anche <strong>di</strong>battuto e talvolta attuato l’inserimento<br />

<strong>di</strong> corsi o <strong>di</strong> attività formative attinenti alla religione<br />

nei training <strong>di</strong> preparazione degli psichiatri 3 . Ciò anche<br />

perché in alcune psicoterapie tali elementi possono essere<br />

utilizzati per il progresso <strong>della</strong> terapia stessa 4 .<br />

È evidente che la fede in una Entità suprema regolatrice dell’universo<br />

e gli ideali <strong>di</strong> fratellanza e <strong>di</strong> pace presenti in<br />

pressoché tutte le religioni, specie in quelle monoteiste, costituiscono<br />

un sostegno psicologico per i credenti (è quello<br />

attinente secondo Allport alla religiosità estrinseca, che intende<br />

la religione soprattutto come un mezzo, sia pure legittimo<br />

e nobile, per raggiungere dei fini, anche spirituali o <strong>di</strong><br />

benessere psichico o sociale: alle <strong>di</strong>namiche inconsce eventualmente<br />

ivi coinvolte ho accennato nel <strong>Congresso</strong> SOPSI<br />

2005).<br />

Ma qual è lo specifico “liberatorio” <strong>della</strong> fede religiosa?<br />

Più il credente cresce verso la religiosità intrinseca (Allport),<br />

che considera la religione un fine, un bene in se stessa,<br />

da conquistarsi se occorre anche contro il vantaggio personale,<br />

più egli cerca <strong>di</strong> vivere nella verità delle cose, nella<br />

realtà. Ciò contribuisce alla liberazione da con<strong>di</strong>zionamenti<br />

interiori o esterni, per esempio dai pregiu<strong>di</strong>zi relativi alla<br />

malattia mentale. Inoltre aumentano in un paziente la coscienza<br />

e la sopportazione <strong>della</strong> malattia, perciò la compliance.<br />

Infine una religiosità più autentica comporta nel<br />

credente un rapporto interpersonale più maturo con Dio e<br />

con i fratelli, ed anche questo è stabilizzante.<br />

Va da sé – last but not least – che i valori religiosi o atei del<br />

paziente sono “liberatori” anche per lo psichiatra, a parte le<br />

scelte “religiose” personali, in quanto, dovendo immedesimarsi<br />

empaticamente con il soggetto in trattamento, sarà stimolato<br />

a liberarsi da eventuali atteggiamenti pregiu<strong>di</strong>ziali 5 6 .<br />

Bibliografia<br />

1 Koenig HG, McCullough ME, Larson DB. Handbook of Religion<br />

and Health. Oxford: Oxford University Press 2001.<br />

2 Allport GW. The In<strong>di</strong>vidual and his Religion. New York:<br />

Macmillan 1950, 1969. Trad. it. Brescia: La Scuola 1972.<br />

3 Grabovac AD, Ganesan S. Spirituality and religion in Cana<strong>di</strong>an<br />

psychiatric residency training. Can J Psychiatry 2003;48:171-5.<br />

4 Weiner MB, Cooper PC, Barbre C, eds. Psychotherapy and Religion:<br />

many paths, one journey. Northvale, NJ, USA: Jason<br />

Aronson Inc. 2005.<br />

5 Dein S. Working with patients with religious beliefs. Adv Psychiatr<br />

Treat 2004;10:287-94.<br />

6 Sims A. Epidemiological me<strong>di</strong>cinés best-kept secret? Invited<br />

commentary on “Working with patients with religious beliefs”<br />

(by S. Dein). Adv Psychiatr Treat 2004;10:294-5.<br />

Atteggiamento religioso dello psichiatra<br />

e scelte terapeutiche ed educative<br />

V. Rapisarda<br />

Università <strong>di</strong> Catania<br />

Senza volere tornare in<strong>di</strong>etro sino ai templi esclepiadei in<br />

cui me<strong>di</strong>ci sacerdoti curavano insieme il corpo e lo spirito,<br />

<strong>di</strong>mostrando il rapporto stretto con la religiosità e la morale<br />

che ritroviamo nel trattamento morale <strong>di</strong> Pinel ed Esquirol<br />

alle origini <strong>della</strong> psichiatria moderna, non vi è dubbio che la<br />

netta separazione tra cura <strong>della</strong> mente e cura dello spirito,<br />

frutto del positivismo è piuttosto superata. alla pari <strong>di</strong> una<br />

convinta e <strong>di</strong>ffusa concezione <strong>della</strong> neutralità <strong>della</strong> scienza.<br />

Se la scienza finisce per dover fare i conti con una visione<br />

antropologica che non può prescindere dalla componente<br />

morale e religiosa tanto meno si può ritenere valida una psichiatria<br />

agnostica, neutrale, scettica nei confronti <strong>della</strong> per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione spirituale.<br />

Peraltro la secolarizzazione <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina e <strong>della</strong> psichiatria<br />

non devono far <strong>di</strong>menticare i meriti dell’intervento religioso<br />

in campo assistenziale (gli Or<strong>di</strong>ni religiosi de<strong>di</strong>cati alla<br />

cura dei malati <strong>di</strong> mente, la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> una accoglienza<br />

familiare degli alienati a Bruges, <strong>di</strong>etro le orme <strong>di</strong> Santa<br />

Difna, l’insostituibile apporto delle suore e frati per l’assi-<br />

124


stenza dei malati <strong>di</strong> mente negli Ospedali psichiatrici pubblici<br />

e nelle strutture gestite <strong>di</strong>rettamente da religiosi sia per<br />

gli adulti che più spesso per minori sub normali – la benemerita<br />

Nostra Famiglia, ad esempio –, senza trascurare il<br />

contributo, talora antesignano, <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> assistenza psichiatriche<br />

create nel mondo islamico).<br />

Se è <strong>di</strong>scutibile l’assistenza e comunque la opportunità <strong>di</strong><br />

pensare ad una psichiatria cristiana credo che sia convincimento<br />

<strong>di</strong> molti che debba esistere un operare dello psichiatra<br />

cattolico nella prassi e persino nella ricerca psichiatrica.<br />

Lo psichiatra cattolico dovrebbe prendere posizione nelle<br />

scelte terapeutiche (farmaci, terapie <strong>di</strong> shock, psicoterapie<br />

reichiane o più chiaramente sessuali) così come non si presta<br />

a consentire l’aborto e chissà domani l’eutanasia, nelle<br />

scelte organizzative e nelle scelte legislative, avversando, ad<br />

esempio, i ricoveri brevi che hanno causato una scia interminabile<br />

<strong>di</strong> sangue, spesso all’interno delle famiglie che<br />

sopportano un onere assistenziale incre<strong>di</strong>bile, senza trascurare<br />

gli aspetti preventivi e riabilitativi, questi ultimi assai<br />

spesso affidati a privati senza scrupoli e ad organizzazioni,<br />

apparentemente senza scopo <strong>di</strong> lucro.<br />

Vi sono problemi <strong>di</strong> igiene mentale trascurati (prevenzione<br />

dei delitti e <strong>della</strong> delinquenza, specie quella minorile, la salute<br />

mentale nelle carceri, la scotomizzazione del problema<br />

dell’Ospedale psichiatrico giu<strong>di</strong>ziario, la lotta al commercio<br />

<strong>della</strong> droga, il degrado morale, il <strong>di</strong>ssesto ecologico – perché<br />

non intervenire preventivamente sui piromani? – il declino<br />

del ruolo sociale degli insegnanti). Anche il problema<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>fesa sociale (e non solo in<strong>di</strong>viduale), che sembra sia<br />

completamente <strong>di</strong>menticato dagli psichiatri che lavorano nel<br />

pubblico, non è più <strong>di</strong>fferibile e quin<strong>di</strong> lo psichiatra cattolico<br />

non può più rimanere inerte.<br />

Una lettura socio politica del nostro tempo, definito da Lyotard<br />

post-moderno, si impone e senza giungere alle strumentalizzazioni<br />

che ci hanno fatto pervenire ad una riforma<br />

affrettata e <strong>di</strong>scutibile, come comincia ad emergere da voci,<br />

anche autorevoli, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssenso, occorre prendere posizione,<br />

non solo in<strong>di</strong>vidualmente, ma, con una sorta <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nazione<br />

degli psichiatri credenti, anche dentro la SIP.<br />

Ma il <strong>di</strong>scorso travalica la nostra società scientifica e riguarda<br />

la presenza nella politica italiana, a partire dai Comuni<br />

e dalle Regioni sino al Parlamento nazionale e persino<br />

europeo, soprattutto me<strong>di</strong>ante documenti che spingano ad<br />

una migliore legislazione e gestione dei problemi sociali, tra<br />

cui quelli <strong>di</strong> cui si interessa la psichiatria non sono pochi, né<br />

marginali.<br />

A questo proposito occorre però far attenzione a non farsi<br />

trascinare in quel pericoloso orientamento che, per la lotta al<br />

relativismo, accomuna – così si vuole far apparire – il pensiero<br />

<strong>di</strong> non credenti come Pera e Ferrara con quello <strong>di</strong> Ratzinger<br />

e <strong>di</strong> Ruini. Se questi incontri sono lodevoli nello sforzo<br />

<strong>di</strong> avvicinare uomini alla fede non lo sono se utilizzati a<br />

scopo politico e non solo <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo culturale. A mio giu<strong>di</strong>zio<br />

ciò è una visione moderna <strong>della</strong> religione utilizzata come<br />

“instrumentum regni”.<br />

Infine una attenzione particolare viene rivolta alla scelta<br />

psicoterapeutica, tenendo conto che in Italia, come in Argentina<br />

e in Francia, ha un ruolo dominante la psicoanalisi<br />

la cui piena compatibilità con il cattolicesimo è ancora<br />

oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione, malgrado gli ammirevoli sforzi <strong>di</strong><br />

molti psicanalisti credenti, tra cui pregevole quello <strong>di</strong> Ancona<br />

che ha portato in Italia le esperienze <strong>di</strong> Lovanio e <strong>di</strong><br />

125<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Montreal. Lo stesso Musatti finiva per ammettere pubblicamente<br />

che la Weltshaung freu<strong>di</strong>ana, con il suo innegabile<br />

ateismo, viene trasmessa – presto o tar<strong>di</strong> – al paziente<br />

nel setting terapeutico.<br />

Cultura, psicopatologia e Religione:<br />

tra obiettività ed ermeneutica<br />

S. Zipparri<br />

IHG, Istituto <strong>di</strong> scienze neurologiche e psichiatriche, Italian<br />

Hospital Group, Guidonia, Roma<br />

Come altre scienze, anche la psicopatologia ha a che fare<br />

con eventi e fatti suscettibili <strong>di</strong> una conoscenza scientifica<br />

obiettiva. Allo stesso tempo, però, essa ha a che fare anche<br />

con i significati che possono essere attribuiti a tali eventi. E<br />

questi ultimi non sono mai univoci e tendono perciò a reintrodurre<br />

un elemento <strong>di</strong> soggettività che rimane invece molto<br />

più marginale in altre <strong>di</strong>scipline. Alla luce <strong>di</strong> tali premesse<br />

vengono <strong>di</strong>scusse le tre gran<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni <strong>della</strong> psicopatologia<br />

contemporanea (dall’in<strong>di</strong>rizzo fenomenologico fino<br />

all’approccio empirico-descrittivo confluito nelle varie e<strong>di</strong>zioni<br />

del DSM, passando per il filone psicoanalitico) con<br />

specifico riferimento al grado variabile con cui queste stesse<br />

tra<strong>di</strong>zioni sono <strong>di</strong>sposte ad accogliere una prospettiva ermeneutica<br />

più o meno <strong>di</strong>rettamente collegabile a visioni del<br />

mondo non <strong>di</strong>mostrabili né, tanto meno, falsificabili tra le<br />

quali rientrano a pieno titolo le visioni del mondo <strong>di</strong> tipo religioso.<br />

E se fino ad ora è avvenuto che siano state le <strong>di</strong>scipline<br />

psicopatologiche (e, prima fra queste, la psicoanalisi<br />

freu<strong>di</strong>ana) ad indagare i fenomeni <strong>della</strong> religione da una<br />

prospettiva razionalistica e scientifica, con il presente contributo,<br />

invertendo i termini <strong>della</strong> questione, si intende invece<br />

dare conto <strong>di</strong> quegli orientamenti che, al contrario, hanno<br />

cercato <strong>di</strong> arricchire la comprensione dei fenomeni psicopatologici<br />

attraverso lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> religione, <strong>della</strong> mitologia<br />

o dell’arte. Si tratta <strong>di</strong> un rovesciamento metodologico<br />

– anch’esso inscrivibile nell’ambito <strong>di</strong> un problema <strong>di</strong> libertà<br />

per il ricercatore (in questo caso <strong>di</strong> libertà dalle strettoie<br />

<strong>di</strong> un certo tipo <strong>di</strong> riduttivismo scientista) – che, senza<br />

pretendere <strong>di</strong> sostituire i ben più soli<strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> indagine<br />

propriamente scientifici, inteso nelle sue giuste <strong>di</strong>mensioni<br />

può costituire un’interessante ed euristicamente feconda<br />

prospettiva <strong>di</strong> indagine. Piuttosto che spiegare la religione<br />

si accosteranno allora i simbolismi <strong>di</strong> cui abbondano le<br />

narrazioni religiose (assieme a tutta la mitologia, l’arte, la<br />

letteratura ecc.) nel tentativo <strong>di</strong> enucleare contenuti <strong>di</strong> verità<br />

che, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni forma <strong>di</strong> letteralità, possono avere ancora<br />

qualcosa da <strong>di</strong>re persino allo psicopatologo contemporaneo.<br />

Bibliografia<br />

1 Andreoli V. Follia e santità. Genova-Milano: Marietti 2005.<br />

2 Jervis G. Contro il relativismo. Bari: Laterza 2005.<br />

3 Mill JS (1859). Saggio sulla libertà (a cura <strong>di</strong> Giorello G, Mondadori<br />

M). Milano: Il Saggiatore 1984.<br />

4 Popper K. La società aperta e i suoi nemici (a cura <strong>di</strong> Antiseri<br />

D). Roma: Armando 1996.<br />

5 Zipparri S. Nel nome del Padre e <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po. Appunti <strong>di</strong> psicoanalisi<br />

e religione per il nuovo millennio (Presentazione <strong>di</strong> Leonardo<br />

Ancona). Roma: Armando 2000.<br />

6 Zipparri S. Psicoanalisi e cultura. Roma: Armando 2003.


SIMPOSI TEMATICI<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 18.00-19.30<br />

SALA LEONARDO<br />

S52 - Sette sataniche, psicopatologie e terapia<br />

Stili del demonio<br />

R. Rossi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze Oftalmologia e Genetica, Sezione<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Il demoniaco è, come si può intuire, una funzione emozionale<br />

a cui rappresentazioni mentali, idee, immagini, meccanismi<br />

percettivi si adeguano, per creare una globalità <strong>di</strong> contesto<br />

psichico vario, che va dal vissuto generico, all’allusione,<br />

alla certezza delirante, alla credenza religiosa socialmente<br />

con<strong>di</strong>visa.<br />

Lo psichiatra ha il compito <strong>di</strong> sciogliere e chiarire i punti<br />

centrali, come <strong>di</strong>re i mattoni costitutivi che portano alla via<br />

finale comune <strong>della</strong> creazione del demonio. È evidente che<br />

all’origine si ha a che fare con una esigenza interiore, un bisogno<br />

fantastico, legato all’ambivalenza, all’aggressività e<br />

alla <strong>di</strong>pendenza, che sono i punti car<strong>di</strong>nali del vissuto del<br />

demonio. A questo va aggiunto l’aspetto perturbante (propriamente<br />

Unheimliche), strettamente legato alla estrema<br />

vicinanza dell’elemento emotivo primario (figura materna e<br />

paterna, conflitti infantili) assieme al profondo senso <strong>di</strong><br />

estraneità e <strong>di</strong> stravolgimento.<br />

In questa linea qui viene trattato lo stile del demonio, intendendo<br />

per stile le modalità comportamentali, gli atteggiamenti,<br />

il modo <strong>di</strong> vestire, la sintassi e la proso<strong>di</strong>a ed il contesto<br />

culturale in cui il demonio si muove. In questo senso<br />

ognuno darà al proprio demonio lo stile suo proprio o che<br />

gli conviene dargli.<br />

Nella relazione presente vengono posti a confronto alcuni <strong>di</strong>versi<br />

stili demoniaci: quello <strong>di</strong> Cristof Heizmanm, <strong>della</strong> freu<strong>di</strong>ana<br />

Nevrosi demoniaca del XVII secolo, quello del demonio<br />

<strong>di</strong> Delitto e castigo, quello del demonio dei Fratelli Karamazoff,<br />

ed infine quello del Doctor Faustus <strong>di</strong> Thomas Mann: se<br />

ne esaminano le profonde <strong>di</strong>fferenze, e si fanno alcune osservazioni<br />

sui mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> formazione degli stili <strong>di</strong>abolici.<br />

Esorcismi vs. terapie<br />

E. Aguglia, D. Carlino, M. De Vanna<br />

U.C.O. <strong>di</strong> Clinica Psichiatrica, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Cliniche,<br />

Morfologiche e Tecnologiche, Università <strong>di</strong> Trieste<br />

Vi sono <strong>di</strong>verse patologie psichiatriche entro cui è collocare<br />

il quadro fenomenologico <strong>della</strong> possessione demoniaca. In<br />

primo luogo l’isteria, che è caratterizzata da peculiarità personologiche<br />

quali la facile suggestionabilità che possono facilmente<br />

in<strong>di</strong>rizzare la patologia verso tematiche demoniache<br />

dando luogo a quella che viene definita da alcuni Autori<br />

come “isteria <strong>di</strong> conversione demoniaca”.<br />

Il legame con l’epilessia può essere ancora più evidente<br />

qualora il quadro neurologico si associ ad un Disturbo <strong>di</strong><br />

Personalità multipla come descritto in due case-report da<br />

Benson et al. (1988). Forme psicotiche deliranti acute o cro-<br />

MODERATORI<br />

V. Mastronar<strong>di</strong>, M. Villanova<br />

niche possono anche essere centrate su vissuti mistici o <strong>di</strong>abolici<br />

e gli eccessi <strong>di</strong> automatismo (sonnambulismo). Deliri<br />

e allucinazioni possono comparire anche nelle forme più<br />

gravi <strong>di</strong> depressione, come le depressioni deliranti e tra queste<br />

la sindrome <strong>di</strong> Cotard, caratterizzata da idee <strong>di</strong> negazione,<br />

<strong>di</strong> immortalità e <strong>di</strong> trasformazione corporea, deliri <strong>di</strong><br />

dannazione e <strong>di</strong> possessione demoniaca, tendenza all’automutilazione<br />

e la suici<strong>di</strong>o. Molti Autori infine ritengono che<br />

il Disturbo da Personalità Multipla possa spiegare quei casi<br />

<strong>di</strong> possessione demoniaca ritenuti non spiegabili con altre<br />

patologie psichiatriche.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista neurofisiologico, i dati attualmente <strong>di</strong>sponibili<br />

fanno riferimento agli “Stati Alterati <strong>di</strong> Coscienza”<br />

(ASC), fenomeni <strong>di</strong> possessione che assumono l’aspetto <strong>di</strong><br />

una reazione in<strong>di</strong>viduale o collettiva <strong>di</strong> adattamento all’ambiente<br />

e che si manifestano grazie all’induzione <strong>di</strong> svariati<br />

rituali.<br />

Negli ASC è riscontrabile una <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> liberazione<br />

<strong>di</strong> serotonina che possono anche essere indotte con varie<br />

metodologie come l’uso <strong>di</strong> droghe, la me<strong>di</strong>tazione e la deprivazione<br />

sensoriale, ecc. Questa <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> serotonina<br />

causa una per<strong>di</strong>ta dell’inibizione serotoninergica delle<br />

cellule CA-3 dell’ippocampo, che <strong>di</strong>ventano ipereccitabili e<br />

perdono la loro capacità <strong>di</strong> unire e collegare gli eventi interni<br />

(lobo limbico e temporale) con quelli esterni con per<strong>di</strong>ta<br />

delle “funzioni <strong>di</strong> confronto” e conseguente sentimento <strong>di</strong><br />

unità a causa <strong>della</strong> scomparsa delle contrad<strong>di</strong>zioni e dei conflitti.<br />

L’ipereccitabilità delle cellule CA-3 porta alla comparsa <strong>di</strong><br />

scariche ad alto voltaggio, a onde lente e sincrone nell’area<br />

ippocampale che si traducono in un senso <strong>di</strong> energia.<br />

La combinazione <strong>della</strong> per<strong>di</strong>ta delle funzioni <strong>di</strong> confronto<br />

e <strong>di</strong> questo senso <strong>di</strong> energia si traduce in un sentimento <strong>di</strong><br />

estasi. Anche il coinvolgimento dell’amigdala appare <strong>di</strong><br />

importanza fondamentale per <strong>di</strong>stinguere le varie modalità<br />

<strong>di</strong> apparire dei <strong>di</strong>versi ASC, comprendenti una serie <strong>di</strong> sintomi<br />

come la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> coscienza, l’amnesia e la spossatezza.<br />

Future ricerche sono necessarie per stabilire se la possessione,<br />

la trance, l’estasi, l’ipnosi e l’autoipnosi, il volo dell’anima,<br />

ecc. rientrano nell’ambio <strong>della</strong> più vasta definizione<br />

<strong>di</strong> ASC. Il comune substrato fisiopatologico giustifica altresì<br />

questo tipo <strong>di</strong> classificazione, proponendo una interessante<br />

correlazione tra gli aspetti genetici e gli influssi ambientali,<br />

tale che i vari tipi <strong>di</strong> ASC non sono dunque altro che i<br />

<strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> apparire e <strong>di</strong> esprimersi, dovuti alle <strong>di</strong>fferenze<br />

socio-ambientali <strong>di</strong> una stessa pre<strong>di</strong>sposizione genetica<br />

<strong>di</strong> base.<br />

Bibliografia<br />

Mastronar<strong>di</strong> V, et al. Fenomeni <strong>di</strong> presunta possessione demoniaca<br />

e psicopatolige. Riv Lit 2000;LXXXVII.<br />

Carene RA, Cipolla R. In tema <strong>di</strong> delirio <strong>di</strong> possessione <strong>di</strong>abolica.<br />

Stu<strong>di</strong>o antropologico e clinico. Riv Sperim Freniatria<br />

1993;117:439-56.<br />

126


Le sette e la valutazione psichiatricoforense<br />

<strong>di</strong> eventuali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> abuso<br />

R. Catanesi, F. Carabellese<br />

Sezione <strong>di</strong> Criminologia e <strong>Psichiatria</strong> Forense, DiMIMP,<br />

Università <strong>di</strong> Bari<br />

Il termine “setta” tende ad evocare l’immagine <strong>di</strong> una organizzazione<br />

impermeabile, rigida, percorsa al suo interno da<br />

un sistema <strong>di</strong> credenze con<strong>di</strong>vise dai membri, per lo più<br />

chiusa attorno al leader unico che incarna, per certi versi, un<br />

ruolo genitoriale. Dunque, ciascun membro instaura con il<br />

leader un rapporto emotivamente ed affettivamente molto<br />

intenso e significativo.<br />

Peraltro, le <strong>di</strong>namiche interne ai gruppi settari e le logiche <strong>di</strong><br />

appartenenza/esclusione che le caratterizzano sembrano regolate<br />

da forme <strong>di</strong> comunicazione e, più in particolare, <strong>di</strong><br />

persuasione che lasciano filtrare la possibilità <strong>di</strong> forme <strong>di</strong><br />

abuso psicologico, al punto che da più parti si sollecitano<br />

forme <strong>di</strong> tutela giuri<strong>di</strong>ca. Si tratta, tuttavia, <strong>di</strong> problematica<br />

controversa, complessa, anche nell’ottica <strong>della</strong> valutazione<br />

psichiatrico-forense.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista normativo, <strong>di</strong>fatti, gli spazi <strong>di</strong> intervento<br />

sono molto ristretti.<br />

Abrogato con sentenza n. 96 del 8 giugno 1981 dalla Corte<br />

Costituzionale il reato <strong>di</strong> “plagio” (art. 603 c.p.) che espressamente<br />

prevedeva sanzioni penali per chi sottoponesse …<br />

una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale<br />

stato <strong>di</strong> soggezione … anche psicologica, attualmente a tutela<br />

<strong>di</strong> forme <strong>di</strong> abuso veicolate all’interno <strong>di</strong> un rapporto<br />

psicologicamente significativo vi sono poche armi e quella<br />

più utilizzata è certamente l’art. 643 c.p. 1 . Nei fatti, tuttavia,<br />

la sua applicazione nelle situazioni prospettate appare molto<br />

<strong>di</strong>fficile.<br />

Altra ipotesi prospettabile, <strong>di</strong> ancor più complessa in<strong>di</strong>viduazione,<br />

è l’abuso <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “inferiorità psichica”<br />

all’interno del reato <strong>di</strong> violenza sessuale 2 . L’avere rapporti<br />

sessuali col leader <strong>della</strong> setta costituisce, infatti, un rituale<br />

ricorrente e <strong>di</strong>viene, in seguito, attività praticata con<br />

frequenza. Ma perché possa sostenersi simile reato è necessario<br />

<strong>di</strong>mostrare la presenza <strong>di</strong> fenomeni patologici nella<br />

vittima che vadano ad incidere significativamente sulla qualità<br />

del consenso fornito all’atto sessuale, ipotesi <strong>di</strong> non facile<br />

<strong>di</strong>mostrabilità.<br />

Per converso non può escludersi che in alcuni casi il capo<br />

carismatico <strong>della</strong> setta veda alimentato il suo fervore, la sua<br />

convinzione da un <strong>di</strong>sturbo mentale, a volte da <strong>di</strong>sturbi deliranti,<br />

ponendosi in conseguenza il problema <strong>della</strong> valutazione<br />

del suo stato <strong>di</strong> mente al momento <strong>della</strong> commissione<br />

<strong>di</strong> specifiche condotte-reato ed in relazione ad esse; la eventuale<br />

ricorrenza <strong>di</strong> una infermità nel leader mette naturalmente<br />

in crisi ogni potenziale forma <strong>di</strong> tutela giuri<strong>di</strong>ca, posto<br />

che nelle attuali formulazioni dei reati <strong>di</strong> violenza sessuale<br />

e circonvenzione <strong>di</strong> persona incapace presupposto<br />

fondante è avere, da parte dell’autore, la consapevolezza<br />

critica dell’abuso dell’incapace.<br />

Bibliografia<br />

1 Art 643 c.p. (circonvenzione <strong>di</strong> persona incapace): “chiunque,<br />

per procurare a sé o ad altri un profitto, abusando dei bisogni,<br />

delle passioni o <strong>della</strong> inesperienza <strong>di</strong> una persona minore, ovvero<br />

abusando dello stato d’infermità o deficienza psichica <strong>di</strong> una<br />

127<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

persona, anche se non interdetta o inabilitata, la induce a compiere<br />

un atto, che importi qualsiasi effetto giuri<strong>di</strong>co per lei o per<br />

altri dannoso, è punito …”.<br />

2 Art. 609 bis c.p. “chiunque, con violenza o minaccia o me<strong>di</strong>ante<br />

abuso <strong>di</strong> autorità costringe taluno a compiere o subire atti<br />

sessuali è punito …<br />

Alla stessa pena è sottoposto chi induce taluno a compiere o subire<br />

atti sessuali abusando delle con<strong>di</strong>zioni d’inferiorità fisica o<br />

psichica <strong>della</strong> persona offesa al momento del fatto”.<br />

Fenomeni <strong>di</strong> presunta possessione<br />

demoniaca e psicopatologie<br />

V. Mastronar<strong>di</strong>, M. Villanova<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”, Università <strong>di</strong> Roma<br />

Tre<br />

I casi <strong>di</strong> presunta possessione demoniaca rappresentano una<br />

realtà sempre più frequentemente proposta dai mezzi <strong>di</strong> comunicazione<br />

<strong>di</strong> massa che ci mettono a conoscenza, anche<br />

se spesso con scarsa proprietà critica e scientifica, <strong>di</strong> numerosi<br />

casi <strong>di</strong> presunti posseduti, <strong>di</strong> sette sataniche e molteplici<br />

altri avvenimenti collegati alla credenza nell’esistenza <strong>di</strong><br />

demoni, ancora oggi viva come nelle epoche passate. Il modo<br />

<strong>di</strong> manifestarsi dei casi <strong>di</strong> possessione è rimasto, infatti,<br />

invariato nel corso <strong>della</strong> storia <strong>della</strong> civiltà umana, cosicché<br />

è oggi possibile osservare questo fenomeno in maniera non<br />

<strong>di</strong>ssimile da come veniva osservato, ad esempio, nel me<strong>di</strong>oevo<br />

o ai tempi delle prime civiltà.<br />

La figura del <strong>di</strong>avolo, qui intesa come rappresentazione<br />

del male, è universalmente presente, pur con le sue varianti,<br />

in tutte le religioni conosciute ed essa è ben viva nell’immaginario<br />

collettivo con tutta una serie <strong>di</strong> precise caratteristiche<br />

(l’odore <strong>di</strong> zolfo che accompagna la sua comparsa<br />

e la sua scomparsa, l’immagine del caprone o <strong>di</strong> altri<br />

animali come cani neri, maiali, ecc. le sue proposte tentatrici<br />

e la sua capacità <strong>di</strong> impossessarsi degli in<strong>di</strong>vidui)<br />

che comunque assumono carattere <strong>di</strong> ricorrenza. La credenza<br />

nei demoni costituisce per taluni la realtà dei cosiddetti<br />

fenomeni <strong>di</strong> possessione e la sofferenza che essi comportano<br />

per l’in<strong>di</strong>viduo posseduto è sottolineata dai numerosi<br />

stu<strong>di</strong> condotti sull’argomento in quattro principali<br />

aree o campi <strong>di</strong> ricerca: teologico-religioso, antropologico,<br />

parapsicologico, psichiatrico.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o dell’inquadramento psichiatrico non poteva<br />

prescindere dalla <strong>di</strong>samina delle allucinazioni e dei deliri<br />

nonché dall’inquadramento fenomenologico già oggetto<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>samina nel DSM IV che comporta <strong>di</strong>agnosi: dalla nevrosi<br />

demoniaca ai <strong>di</strong>sturbi da personalità multipla<br />

(MPD), alla Schizofrenia e altri <strong>di</strong>sturbi psicotici, <strong>di</strong>sturbi<br />

da sonnambulismo ed altri <strong>di</strong>sturbi ancora, tra i quali il<br />

Disturbo Ossessivo Compulsivo, l’epilessia larvata, l’episo<strong>di</strong>o<br />

maniacale, gli sta<strong>di</strong> alterati <strong>di</strong> coscienza indotti da<br />

sostanze.<br />

Vengono peraltro esaminati i tipi <strong>di</strong> traumi infantili riferiti<br />

da pazienti con MPD, responsabili a loro volta <strong>di</strong> fenomeni<br />

<strong>di</strong> possessione demoniaca (da Putnam et al., 1986, mo<strong>di</strong>ficato)<br />

sono: abuso sessuale (83%), abuso fisico (75%), abuso<br />

fisico e sessuale (70%), trascuratezza estrema (60%), testimonianza<br />

<strong>di</strong> morti violente (45%), altri abusi (40%),<br />

estrema povertà (20%), nessun trauma (3%).


SIMPOSI TEMATICI<br />

Parafilie emergenti e Culti <strong>di</strong>struttivi.<br />

Patologia definita e pericolosità sociale.<br />

M. Villanova<br />

Università <strong>di</strong> Roma Tre<br />

Partendo da un modello <strong>di</strong> espressione biologico-relazionale<br />

e quin<strong>di</strong> in chiave etiologico-comparativa si cerca <strong>di</strong> censire<br />

il variegato panorama psicopatologico delle Parafilie<br />

(condotta sessuale dove l’“oggetto” del desiderio sessuale è<br />

qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso da un in<strong>di</strong>viduo adulto ma comunque<br />

viene mantenuta la “meta sessuale” che è la gratificazione<br />

pulsionale) sia classiche e ancor <strong>di</strong> più emergenti.<br />

Tale bacino <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio compensato risulta alimentato in gran<br />

parte dalla ridondante amplificazione me<strong>di</strong>atica degli ultimi<br />

anni e nasconde una crescente componente reattiva <strong>di</strong> Perversione<br />

(ovvero <strong>di</strong> tendenza a produrre un Danno ad altri<br />

in<strong>di</strong>vidui in seguito all’attività sessuale stessa) che in un<br />

contesto favorente, trova spontanea collocazione e libertà <strong>di</strong><br />

azione in contesti definibili <strong>di</strong> cultura religiosa settaria.<br />

Infatti alcuni “Culti emergenti” o “Nuove religioni alternative”<br />

nascondono una certa <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> manipolatorietà<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo, assumono valore <strong>di</strong>struttivo e rappresentano<br />

il ricettacolo sociale <strong>di</strong> una quota <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui affetti da una<br />

psicopatologia spesso ben mascherata, occultata alle possibilità<br />

<strong>di</strong> riconoscimento <strong>di</strong>retto non solo <strong>della</strong> gente comune,<br />

ma anche degli Operatori territoriali. Alla <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> aggregazione<br />

sotto un’etichetta religiosa o comunque <strong>di</strong> spiritualità<br />

si aggiungono altre forme <strong>di</strong> coesione umana, pubblicizzate<br />

attraverso la rete e ad attività transnazionale, dal punto<br />

<strong>di</strong> vista investigativo risultate più volte a cavallo <strong>di</strong> forme<br />

più esplicite <strong>di</strong> reato (traffico <strong>di</strong> sostanze, lavorati esteri, <strong>di</strong><br />

esseri umani) e <strong>di</strong> varia criminalità anche organizzata.<br />

La necessità <strong>di</strong> una comprensione prima <strong>di</strong> tutto psichiatrico-clinico-nosografica<br />

delle possibili patologie definite a<br />

monte dei comportamenti sessuali <strong>di</strong>struttivi mimetizzati<br />

nella cornice dei cerimoniali del Culto proposto consente<br />

una possibilità <strong>di</strong> riconoscimento precoce sul Territorio con<br />

possibilità da parte <strong>di</strong> tutte le figure <strong>di</strong> Operatori territoriali<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione dei segnali <strong>di</strong> allarme (“Paleopatterns”)<br />

utili ad operare una politica <strong>di</strong> Prevenzione primaria (ridu-<br />

zione del rischio) soprattutto in quelle aree urbane a maggior<br />

rarefazione, per cause varie e non necessariamente legate<br />

a degrado ed in<strong>di</strong>genza ma più spesso a <strong>di</strong>scrasia masspedagogica<br />

e <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> intervento formativo durante lo sviluppo<br />

pulsionale-libi<strong>di</strong>co in età evolutiva, <strong>della</strong> possibilità<br />

<strong>di</strong> esercitare una capacità <strong>di</strong> efficace e positiva somministrazione<br />

<strong>di</strong> valori psico-pedagogici attraverso le Agenzie <strong>di</strong><br />

Formazione primaria (famiglia, scuola, Chiesa).<br />

Conoscere ed illustrare la storia naturale <strong>della</strong> singola Sindrome<br />

parafilica e le possibilità <strong>di</strong> interazione con i fattori<br />

promuoventi la devianza sul Territorio rappresenta una modalità<br />

preziosa per la definizione <strong>di</strong> modelli trasmissibili <strong>di</strong><br />

condotta-sintomo che in presenza <strong>di</strong> fattori prima pre<strong>di</strong>sponesti,<br />

poi facilitanti e successivamente scatenanti porteranno<br />

al fatto-reato con le conseguenze <strong>di</strong> carattere penale che<br />

porteranno all’intervento psicopatologico-forense.<br />

L’importanza operativa <strong>di</strong> tali modelli assume un grande rilievo<br />

<strong>di</strong>dattico nella Formazione permanente degli Operatori<br />

territoriali (Me<strong>di</strong>ci e Parame<strong>di</strong>ci, Educatori, Formatori,<br />

Operatori <strong>di</strong> Comunità, Assistenti sociali, Forze dell’Or<strong>di</strong>ne,<br />

Religiosi ed Operatori <strong>della</strong> Chiesa Cattolica) ma soprattutto<br />

a livello investigativo e per la costruzione <strong>di</strong> percorsi<br />

riabilitativi nella necessità <strong>di</strong> stabilire interventi <strong>di</strong> deprogrammazione<br />

sull’adepto <strong>di</strong>venuto attore del reato stesso<br />

o <strong>di</strong> de-briefing sulle vittime dell’attività <strong>di</strong> perversione<br />

esercitata durante le pratiche <strong>di</strong> appartenenza settaria, e<br />

quin<strong>di</strong> in sede <strong>di</strong> attività peritale nella necessità <strong>di</strong> accertare<br />

la sociale pericolosità del singolo in<strong>di</strong>viduo che ne fa parte.<br />

Particolare interesse ed approfon<strong>di</strong>mento viene riposto agli<br />

aspetti ed alla metodologia <strong>di</strong> raccolta anamnestica e psico<strong>di</strong>agnostica,<br />

sia sulla base dell’osservazione (continuum vitae<br />

ed analisi psico-biografica ed esistenziale del Soggetto)<br />

sia <strong>della</strong> somministrazione <strong>di</strong> reattivi mentali mirati ad indagare<br />

su identità e ruolo sessuale, sull’immaginario sessuale<br />

in<strong>di</strong>viduale nonché sui pregressi traumi subiti durante<br />

lo sviluppo pulsionale-libi<strong>di</strong>co <strong>della</strong> Personalità, alla base<br />

<strong>della</strong> Sindrome abusato-abusatore nell’estrinsecazione parafilica<br />

del comportamento sessuale adulto, caratterizzato<br />

sempre da immaturità affettiva, regressione pulsionale-libi<strong>di</strong>ca,<br />

frammentarietà, parzialità e regressione ontologica dei<br />

referenti sessuali utilizzati.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 18.00-19.30<br />

SALA VERDE<br />

S53 - Il curare delle psichiatrie tra certezze<br />

e improbabilità scientifiche ed etiche<br />

Trattamenti psichiatrici: curanti, curàti<br />

e cure<br />

V. Gatti<br />

Già Primario <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Direttore DSM S.S.N.<br />

La psichiatria cura con adeguate terapie le persone che rivelano,<br />

attraverso una multimodale ed intricata espressività in<strong>di</strong>viduale,<br />

segni <strong>di</strong> sofferenza psichica. Queste parole de-<br />

MODERATORI<br />

V. Gatti, G.C. Nivoli<br />

scrivono in maniera riduttivamente semplicistica fatti <strong>di</strong><br />

grande complessità teorica e pratica.<br />

Postulato ciò si propone una riflessione.<br />

In ogni circostanza clinicamente caratterizzata, avremo una<br />

tripolarità operativa: il curante, il curato, la cura. Se è vero<br />

che nell’uomo salute e malattia rappresentano un binomio naturalistico-antropologico<br />

inscin<strong>di</strong>bile, si vedranno contrapposte,<br />

se si escludono elementi <strong>di</strong> reciproca contaminazione,<br />

culture, scientifiche propriamente dette e culture dei valori.<br />

128


La prassi delle psichiatrie, in accordo con le finalità terapeutiche<br />

dell’intervento, tende, come in tutte le pratiche me<strong>di</strong>che,<br />

ad applicare protocolli terapeutici specificamente<br />

correlati a categorie <strong>di</strong>agnostiche <strong>di</strong> riferimento. Nei fatti<br />

avremo:<br />

a) settoriali e precostituite afferenze culturali scientifiche da<br />

ambiti <strong>di</strong>versificati <strong>della</strong> ricerca, applicate tout-court ai<br />

polimorfi e flui<strong>di</strong> aspetti cangianti delle singole <strong>di</strong>mensioni<br />

psicopatologiche;<br />

b)trasferimento nella pratica clinica <strong>di</strong> dati scientifici<br />

spesso non atten<strong>di</strong>bilmente validati o ad<strong>di</strong>rittura non validati,<br />

che solo a livello <strong>di</strong> ipotesi <strong>di</strong> ricerca sono ammissibili;<br />

c) la formazione tecnico-scientifica del curante, le <strong>di</strong>mensioni<br />

biologiche, psicologiche e sociali del curato e la tipologia<br />

delle cure adottate, elementi tutti fra <strong>di</strong> loro variamente<br />

interagenti, introducono un ulteriore elemento<br />

critico che scolla l’adesione preor<strong>di</strong>nata fra certezza<br />

scientifica e agire terapeutico. L’agire terapeutico che<br />

consideri il valore uomo, rimanda ad una <strong>di</strong>mensione ontologica<br />

complessa, profondamente impregnata <strong>di</strong> eticità,<br />

costitutiva <strong>di</strong> ogni comportamento umano.<br />

Il sistema dei valori riferiti all’uomo prescinde dalla tipologia<br />

del trattamento (psicofarmacoterapia e/o psicoterapia<br />

e/o socioterapia). È una capacità clinica che va oltre la <strong>di</strong>mensione<br />

naturalistica o psicosociale del fenomeno sul quale<br />

si interviene. Si riferisce precipuamente alla relazione intersoggettiva<br />

con tutte le implicazioni del mondo <strong>della</strong> comunicazione<br />

che le si riferiscono, prima, durante e dopo<br />

l’approccio terapeutico. Parte dalla necessità <strong>di</strong> una comprensione<br />

in reciprocità circolare del linguaggio, prevalentemente<br />

linguistico, ma anche fenomenico, patico, intenzionale,<br />

comportamentale, tra curante, curato, e sistemi <strong>di</strong> cura<br />

(sistema circolare delle comunicazioni polisemiche complesse).<br />

Tale sistema è portatore <strong>di</strong> valori etici, imprescin<strong>di</strong>bili nella<br />

pratica del curare. Le tematiche trattate andrebbero approfon<strong>di</strong>te,<br />

sistemate e scritte secondo la metodologia che<br />

attiene allo stu<strong>di</strong>o delle scienze umane, costituendo materia<br />

<strong>di</strong> formazione in psichiatria.<br />

Etica operativa e trattamento psichiatrico<br />

A. Amati<br />

Università “Magna Græcia” <strong>di</strong> Catanzaro, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>cina Sperimentale e Clinica “G. Salvatore”<br />

L’“etica operativa” consiste nell’attitu<strong>di</strong>ne permanente alla<br />

correttezza nello svolgimento delle procedure tecniche ed al<br />

rispetto dei soggetti con i quali si entra in relazione per motivi<br />

professionali.<br />

Essa, pertanto, da un lato si collega alla competenza professionale<br />

e dall’altro si esprime in termini <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione <strong>della</strong><br />

complessità e <strong>di</strong> contrattualità. Come tale non è un insieme<br />

pre-costituito <strong>di</strong> soluzioni e <strong>di</strong> comportamenti perché si<br />

basa <strong>di</strong> volta in volta sull’informazione personalizzata, sull’estensione<br />

e sulla vali<strong>di</strong>tà del consenso del malato, che, a<br />

loro volta, si riflettono sui processi <strong>di</strong>agnostici e sulle proposte<br />

<strong>di</strong> terapia.<br />

La competenza dello psichiatra, se basata esclusivamente<br />

sull’intersoggettivo, rischia la frammentazione empirica<br />

129<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

delle esperienze e le generalizzazioni arbitrarie mentre la<br />

consuetu<strong>di</strong>ne alle conoscenze documentate <strong>della</strong> “Evidence<br />

Based Psychiatry” consente la personalizzazione delle scelte.<br />

D’altro canto, stili <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> comportamento clinico,<br />

espressi da psichiatri <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa formazione, possono interferire<br />

sulla relazione fiduciaria del paziente.<br />

La <strong>di</strong>mensione contrattuale dell’etica operativa riguarda la<br />

reciproca delimitazione dei ruoli, la <strong>di</strong>sponibilità non invasiva<br />

e la lealtà verso il paziente. In altre parole, è partecipazione<br />

consapevole alla intersoggettività che riconosce al paziente<br />

una funzione <strong>di</strong>namica nella valutazione ed attiva nel<br />

trattamento.<br />

Il farmaco, la sua accettazione, l’adesione alla cura sono un<br />

altro spazio <strong>di</strong> consapevole negoziato, tra l’efficacia teorica<br />

attesa e l’efficacia calibrata alla storia, all’identità ed al contesto<br />

ambientale del singolo soggetto.<br />

Il limite <strong>di</strong> conciliabilità tra essere e fare, affiora nelle relazioni<br />

prolungate, che possono favorire una impropria “familiarità”<br />

tra psichiatra e paziente: appropriate modulazioni<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>stanza relazionale in rapporto alla evoluzione del<br />

quadro clinico possono scan<strong>di</strong>re la relazione terapeutica in<br />

modo eticamente corretto.<br />

La sfida dell’etica sovrain<strong>di</strong>viduale chiede <strong>di</strong> sviluppare<br />

l’alleanza <strong>di</strong> lavoro con il singolo e <strong>di</strong> interagire correttamente<br />

sia con i gruppi ai quali appartiene il paziente, sia con<br />

le componenti professionali <strong>di</strong>fferenziate che operano nella<br />

stessa équipe.<br />

Il vero punto nodale nel rapporto con il paziente è il consenso<br />

informato perché i <strong>di</strong>sturbi psichici interferiscono con<br />

l’autonomia decisionale del soggetto, la terapia può solo ripristinare<br />

l’autonomia stessa<br />

Prigionia dei sintomi e del controllo sociale:<br />

lo psichiatra come promotore <strong>di</strong> libertà<br />

F. Fiore<br />

Direttore DSM ASL AV2<br />

Tutte le con<strong>di</strong>zioni umane segnate da patologie <strong>di</strong> interesse<br />

psichiatrico si connotano nella compromissione <strong>della</strong> libertà<br />

in<strong>di</strong>viduale.<br />

I livelli quantitativi e qualitativi <strong>della</strong> <strong>di</strong>minuzione o <strong>di</strong>storsione<br />

<strong>della</strong> libertà sono esemplificati dalla titubazione nell’ansia,<br />

dalla inibizione nella depressione, dalla coazione<br />

nella ossessività, dalla ambivalenza nella Schizofrenia, dall’arresto<br />

nella catatonia, ecc., in una infinita gamma <strong>di</strong> graduazione<br />

e significato che consentirebbe una specifica nosografia<br />

categoriale.<br />

D’altra parte le patologie psichiatriche con<strong>di</strong>zionano attraverso<br />

appositi istituti normativi ulteriori flessioni <strong>della</strong> libertà<br />

in<strong>di</strong>viduale, attraverso l’obbligatorietà delle cure, l’inter<strong>di</strong>zione,<br />

l’incapacità <strong>di</strong> intendere e <strong>di</strong> volere ecc., in una<br />

serie <strong>di</strong> riman<strong>di</strong> oscillanti tra <strong>di</strong>fesa sociale e <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza.<br />

In tale contesto apparentemente antinomico, si colloca lo<br />

psichiatra quando il suo agire debba essere rivolto a facilitare<br />

l’emancipazione dai sintomi o la capacitazione sociale,<br />

con lo scopo ultimo <strong>di</strong> riaffermare la valorizzazione intersoggettiva<br />

dell’uomo malato.


Il consenso nella psicoterapia<br />

G.C. Nivoli<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Sassari<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

In ambito psichiatrico il consenso informato costituisce un<br />

importante elemento <strong>della</strong> relazione me<strong>di</strong>co-paziente, ed è<br />

altresì un momento particolarmente delicato e sensibile a<br />

possibili violazioni dei confini etici e deontologici.<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> psicoterapia il terapeuta può rivestire<br />

per il paziente il ruolo <strong>di</strong> “guida” in particolari momenti<br />

<strong>della</strong> vita, caratterizzati da situazioni <strong>di</strong> incertezze. In tali<br />

con<strong>di</strong>zioni può risultare particolarmente complesso per il<br />

terapeuta chiedere e ricevere dal paziente un consenso<br />

informato sulla terapia. Nell’ambito <strong>di</strong> tale problematica,<br />

l’Autore sottolinea le <strong>di</strong>fficoltà del terapeuta sulla opportunità<br />

<strong>di</strong> informare, completamente e correttamente, il paziente<br />

e le <strong>di</strong>fficoltà per il paziente <strong>di</strong> conoscere la complessità<br />

del percorso psicoterapico. In questo ambito si<br />

colloca la metodologia, suggerita dall’Autore, che permette<br />

<strong>di</strong> rispettare da una parte le legittime informazioni<br />

da fornire al paziente (obiettivi e benefici <strong>della</strong> terapia),<br />

dall’altra le modalità con cui tali obiettivi saranno perseguiti.<br />

23 FEBBRAIO 2005 - ORE 18.00-19.30<br />

SALA SAN GIOVANNI<br />

S54 - <strong>Psichiatria</strong> spaziale: presente e futuro<br />

Biome<strong>di</strong>cina spaziale ed esplorazione<br />

umana: i programmi dell’Agenzia Spaziale<br />

<strong>Italiana</strong><br />

V. Cotronei, G. Mascetti<br />

Agenzia Spaziale <strong>Italiana</strong><br />

Il programma mira al rafforzamento <strong>di</strong> un processo teso a<br />

favorire programmi nazionali, integrando competenze <strong>di</strong>verse<br />

promuovendo ed implementando network multi<strong>di</strong>sciplinari,<br />

in<strong>di</strong>rizzati allo sviluppo <strong>di</strong> applicazioni <strong>di</strong>agnostiche,<br />

terapeutiche, preventive e biotecnologiche.<br />

L’obiettivo è <strong>di</strong> acquisire nuove conoscenze nel settore biome<strong>di</strong>co<br />

attraverso l’utilizzo delle peculiari con<strong>di</strong>zioni dello<br />

spazio e <strong>di</strong> trasferirle e tradurle in applicazioni utili per la vita<br />

sulla Terra.<br />

In sostanza ci si propone <strong>di</strong> effettuare ricerche che portino<br />

allo sviluppo ed all’implementazione <strong>di</strong> contromisure per<br />

gli effetti negativi che il volo spaziale ha sull’uomo, in particolare<br />

si concentra sulla fisiologia car<strong>di</strong>opolmonare e muscoloscheletrica,<br />

le neuroscienze, la nutrizione ed il metabolismo<br />

con uno sguardo agli sviluppi tecnologici correlati.<br />

Queste attività intendono espandere la comprensione<br />

<strong>della</strong> fisiologia e delle prestazioni umane ed ampliare le capacità<br />

operative nel campo biome<strong>di</strong>co, per migliorare la<br />

qualità <strong>della</strong> vita sulla terra. Recentemente è stata data<br />

un’enfasi maggiore al programma <strong>di</strong> esplorazione umana<br />

dello spazio.<br />

Atmosfera e processi <strong>di</strong>scriminativi<br />

e <strong>di</strong> adattamento nello spazio<br />

E. Costa<br />

1 a Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Sappiamo che le capacità umane <strong>di</strong> adattamento permettono<br />

la sopravvivenza anche in ambiente <strong>di</strong>verso da quello terrestre<br />

e che l’essere umano è riuscito ad adattarsi nello spazio<br />

MODERATORI<br />

F. Garonna, M. Piccoli<br />

anche per più <strong>di</strong> un anno. Ma poco conosciamo ancora su<br />

quale potrebbe essere l’adattamento psicofisico nello spazio<br />

durante una permanenza più prolungata, quali risposte si potrebbero<br />

avere in con<strong>di</strong>zioni così particolari, come il corpo<br />

e la mente umana potrebbero alla lunga mo<strong>di</strong>ficarsi.<br />

Quali evidenze abbiamo sull’importanza dell’atmosfera:<br />

concentrazione ionica e polarità; campi elettromagnetici che<br />

modulano la frequenza respiratoria e car<strong>di</strong>aca, i tempi <strong>di</strong><br />

reazione, la rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>scriminativa; i venti cal<strong>di</strong> ed umi<strong>di</strong><br />

che influenzano il tono emotivo, l’attività spontanea e lo<br />

sviluppo corporeo; i fotoperio<strong>di</strong>, i ritmi circa<strong>di</strong>ani, ultra<strong>di</strong>ani,<br />

la alternanza luce-buio che influenzano l’asse ipofisisurrene?<br />

Il programma spaziale internazionale che prevede la lunga<br />

permanenza dell’essere umano nello spazio ha attivato stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento sulle risposte psicofisiche equipaggio/ambiente,<br />

mostrando che gli esperimenti nello spazio ed<br />

in luoghi assimilabili producono mo<strong>di</strong>ficazioni dei ritmi circa<strong>di</strong>ani<br />

che sono con<strong>di</strong>zionate e con<strong>di</strong>zionano gli assetti del<br />

ciclo sonno/veglia e <strong>di</strong> vari ritmi biologici.<br />

In sintesi, le nostre funzioni superiori <strong>di</strong>pendono dalle sequenze<br />

<strong>di</strong> processi parcellari relativi ad un mosaico <strong>di</strong> informazioni<br />

che costituiscono il terreno cosciente <strong>di</strong> quel momento.<br />

L’avventura umana nello spazio è cominciata!<br />

Cronoastrobiologia, teleme<strong>di</strong>cina e gran<strong>di</strong><br />

emergenze: applicazioni <strong>di</strong> psichiatria<br />

spaziale<br />

F. Garonna<br />

ULSS 3 del Veneto, SC <strong>Psichiatria</strong>, Ospedale “San Bassiano”,<br />

Bassano del Grappa, Vicenza<br />

Siamo solo all’inizio dell’avventura spaziale umana. Gli<br />

aspetti psicologici e psicopatologici collegati alla lunga permanenza<br />

nello spazio e all’esplorazione planetaria sono ritenuti<br />

cruciali per il successo delle missioni. Ma ciò, per il<br />

momento, riguarda solo un numero limitato <strong>di</strong> soggetti. Le<br />

130


competenze <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina spaziale possono già interessare<br />

una molteplicità <strong>di</strong> eventi che riguardano il nostro pianeta,<br />

legati alla sua <strong>di</strong>namica astrofisica e geologica, in quanto<br />

parte <strong>di</strong> un sistema cosmico.<br />

La cronoastrobiologia, <strong>di</strong>sciplina emergente, ci aiuta a comprendere<br />

e considerare gli effetti che fenomeni astrofisici<br />

hanno sulla salute, e, per quel che ci riguarda, sulla salute<br />

mentale.<br />

Ma <strong>di</strong> maggiore importanza e attualità sono le gran<strong>di</strong> emergenze<br />

del pianeta, legate a fenomeni sismici, atmosferici, o<br />

quant’altro riguarda esso come entità fisica (fenomeni astrofisici,<br />

ra<strong>di</strong>azioni, magnetismo, composizione atmosferica<br />

ecc.).<br />

Le catastrofi naturali vedono oggigiorno impegnata l’intera<br />

umanità, e hanno un impatto economico, sociologico,<br />

psicologico su vaste popolazioni, su chi è vittima e su chi<br />

soccorre e deve essere tempestivamente preparato a questo.<br />

131<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

La Disaster Psychiatry rientra tra le competenze <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

spaziale e in particolare <strong>di</strong> chi intende occuparsi <strong>di</strong><br />

Space Psychiatry.<br />

Appartiene all’ambito specialistico <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina spaziale<br />

la teleme<strong>di</strong>cina satellitare con le possibili applicazioni nell’assistenza,<br />

oltre che nell’emergenza. La tecnologia satellitare<br />

consente <strong>di</strong> raggiungere rapidamente ed a costi sostenibili<br />

numerose utenze, nella formazione e aggiornamento degli<br />

operatori, nella consultazione specialistica, e nell’assistenza.<br />

È importante sottolineare come proprio nelle situazioni<br />

<strong>di</strong> maggiore <strong>di</strong>sagio e/o <strong>di</strong>sabilità, sia determinante ed<br />

efficace giungere più vicino possibile all’utente e a chi lo assiste.<br />

Ecco che la teleme<strong>di</strong>cina satellitare potrebbe e dovrebbe<br />

trovare applicazione prioritaria proprio nell’assistenza<br />

agli anziani, ai <strong>di</strong>sabili e ai malati mentali. Il volano tecnologico<br />

ed economico che verrebbe attivato darebbe forza<br />

e interesse alle categorie sanitarie più socialmente svantaggiate<br />

e stigmatizzate.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

S55 - I meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione delle terapie<br />

farmacologiche psichiatriche:<br />

sta crescendo la <strong>di</strong>screpanza tra gli stu<strong>di</strong> controllati<br />

e l’osservazione clinica?<br />

Treatment of Obsessive Compulsive<br />

Disorder (ROC): from controlled trials<br />

to reality<br />

E. Hantouche<br />

Mood Center, Adult Psychiatry Department, Pitié-<br />

Salpêtrière Hospital, Paris<br />

Background: despite the growing interest during the last<br />

two decades, Obsessive Compulsive Disorder (OCD) still a<br />

complex and <strong>di</strong>fficult to treat con<strong>di</strong>tion. Serotonergic antidepressants<br />

were developed in the treatment of OCD, as<br />

well as some augmentation and combination strategies for<br />

resistant cases, ROC. However, few stu<strong>di</strong>es were de<strong>di</strong>cated<br />

to explore the phenomenology of ROC. These stu<strong>di</strong>es are<br />

limited by the selection criteria imposed by strict protocols.<br />

In this context, the AFTOC, French Association of subjects<br />

with OCD, was concerned by a significant rising number of<br />

people suffering from ROC.<br />

Results: the new survey of AFTOC “TOC & ROC” have selected<br />

a sample of 360 patients, who are members of the association.<br />

The rate of ROC was 44.2%, 25.3% of Good responders<br />

(GR), and 30.5% in between. Inter-group comparisons<br />

(vs. GR) showed that the ROC group was significantly<br />

characterized by: higher rates of psychiatric admissions (49%<br />

vs. 28%), suicide attempts (26% vs. 13%), higher numbers of<br />

doctors consulted (5.5 vs. 3.2), compulsions (4.6 vs. 3.4), and<br />

psychiatric comorbi<strong>di</strong>ty (2.8 vs. 2.0, especially agoraphobia,<br />

MODERATORI<br />

M. Raja, A. Koukopoulos<br />

social anxiety and worry about appearance). Assessment by<br />

full TEMPS-A scale revealed, in ROC group, significant<br />

higher rates of cyclothymic Temperament (63% vs. 43%, p =<br />

.0003), depressive Temperament (72% vs. 53%, p = .004),<br />

and Irritable Temperament (21% vs. 9%, p = .02). Logistic regression<br />

analyses (ROC method) were used to identify pre<strong>di</strong>ctive<br />

factors of ROC. Data showed that the most powerful<br />

factors were worsening under SRIs and worry about appearance<br />

(both OR = 2.85), followed by current age above 40 yrs<br />

(OR = 2.68), and psychiatric admission (OR = 2.23).<br />

Conclusion: we submit the hypothesis that cases with ROC<br />

should be explored through specific comorbi<strong>di</strong>ty (obsession<br />

of appearance, social anxiety, and Cyclothymic temperament),<br />

and especially worsening with serotonergic antidepressants.<br />

More vigilance is needed toward suicide risk in<br />

this con<strong>di</strong>tion.<br />

Il dosaggio degli antipsicotici atipici<br />

negli stu<strong>di</strong> clinici controllati e nella pratica<br />

clinica: <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> errori<br />

A. Azzoni, M. Raja<br />

Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e Cura, Ospedale “Santo<br />

Spirito”, Roma<br />

Il più significativo passo in avanti compiuto nella psico-farmacologia<br />

negli ultimi <strong>di</strong>eci anni è stata l’introduzione in


SIMPOSI TEMATICI<br />

clinica dei farmaci antipsicotici <strong>di</strong> seconda generazione<br />

(“atipici”). Questi farmaci, sintetizzati nella speranza <strong>di</strong> trovare<br />

composti efficaci quanto la clozapina ma senza analoghi<br />

effetti collaterali, hanno rivoluzionato l’approccio terapeutico<br />

a molti <strong>di</strong>sturbi psichiatrici.<br />

Si è registrato un drammatico scarto tra i dati empirici raccolti<br />

negli stu<strong>di</strong> controllati, randomizzati, in doppio cieco,<br />

condotti principalmente a scopo <strong>di</strong> registrazione, e la pratica<br />

clinica corrente. In particolare, per tutti questi farmaci è<br />

stato proposto in fase <strong>di</strong> lancio sul mercato, sulla base dei<br />

dati degli stu<strong>di</strong> registrativi, un dosaggio che nel corso <strong>di</strong> alcuni<br />

mesi <strong>di</strong> pratica clinica si è <strong>di</strong>mostrato drammaticamente<br />

inadeguato.<br />

Il risperidone è stato inizialmente raccomandato al dosaggio<br />

quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> 8-16 mg, mentre la successiva pratica clinica<br />

ha spostato il range ideale <strong>di</strong> dosaggio quoti<strong>di</strong>ano a 2-6 mg.<br />

Per l’olanzapina è stato inizialmente raccomandato un ideale<br />

dosaggio quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> 10 mg, mentre la successiva pratica<br />

clinica ha evidenziato che il dosaggio quoti<strong>di</strong>ano ideale<br />

per la maggior parte dei pazienti con sintomi psicotici è <strong>di</strong><br />

20 mg/<strong>di</strong>e, e che per un numero significativo <strong>di</strong> pazienti sono<br />

necessari dosaggi più alti per un’ottimale risposta terapeutica.<br />

La quetiapina, inizialmente raccomandata alla dose <strong>di</strong> 300<br />

mg/<strong>di</strong>e in fase acuta, è ora raccomandata dalla stessa azienda<br />

produttrice a dosaggi quoti<strong>di</strong>ani non inferiori a 600 mg,<br />

ed è pratica clinica non rara impiegarla a dosaggi fino a ≥ 6<br />

volte maggiori alla dose inizialmente raccomandata.<br />

Il sertindolo, in<strong>di</strong>cato inizialmente ad una dose quoti<strong>di</strong>ana<br />

<strong>di</strong> 8-24 mg, è stato presto ritirato dal commercio e non è stato<br />

forse possibile valutarne adeguatamente il dosaggio ideale<br />

nella pratica clinica corrente.<br />

Il dosaggio ottimale <strong>di</strong> amisulpride, in<strong>di</strong>cato dall’azienda<br />

produttrice sulla base degli stu<strong>di</strong> registrativi, è stato oltremodo<br />

variabile (e non poco confondente per gli psichiatri),<br />

oscillando da 50 mg (nella improbabile in<strong>di</strong>cazione antidepressiva)<br />

a 100-300 mg (nella dubbia in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> trattamento<br />

dei cosiddetti sintomi negativi) ed a 600-1.200 mg<br />

nella più fondata in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> trattamento dei sintomi psicotici<br />

positivi.<br />

L’aripiprazolo è stato lanciato con un’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> dosaggio<br />

ottimale giornaliero <strong>di</strong> 15-30 mg. Forse anche con questo<br />

farmaco è stato commesso un errore. Dosaggi molto inferiori<br />

si sono già rivelati ottimali in un numero significativo<br />

<strong>di</strong> pazienti.<br />

La clozapina sembra essere l’unico antipsicotico <strong>di</strong> nuova<br />

generazione in cui i dosaggi proposti in fase <strong>di</strong> lancio sono<br />

stati confermati dai successivi anni <strong>di</strong> pratica clinica. Ma oltre<br />

due decenni <strong>di</strong> uso pratico clinico <strong>di</strong> questo farmaco precedenti<br />

il rilancio registrativi ufficiale spiegano forse questa<br />

<strong>di</strong>fferenza.<br />

Prevention of suicidal behaviour in clinical<br />

trials and in practice<br />

Z. Rihmer<br />

National Institute for Psychiatry and Neurology, Budapest<br />

Since suicide in mood <strong>di</strong>sorder patients occurs almost exclusively<br />

in the context of major depressive episode or in<br />

dysphoric mania, to treat mood episodes effectively and to<br />

stabilize the period of euthymia is essential for suicide prevention.<br />

In fact, several large-scale, naturalistic, observational,<br />

long-term clinical follow-up stu<strong>di</strong>es (inclu<strong>di</strong>ng mostly severely<br />

ill, frequently suicidal unipolar or bipolar inpatients)<br />

show that compared to no treatment, the risk of completed<br />

suicide of patients on long-term me<strong>di</strong>cation (mood stabilizers<br />

and/or antidepressants) is 2-8 fold lower.<br />

On the other hand, however, the meta-analyses of phase 2-<br />

3 RCTs on unipolar major depression shows almost a double<br />

frequency of suicidal behaviour of patients on antidepressants,<br />

compared to those on placebo.<br />

This is in sharp contrast with the 2-8 fold reduction of sucidal<br />

risk among treated vs. untreated mood <strong>di</strong>sorder patients,<br />

reported in open clinical trials.<br />

The possible explanation of this contra<strong>di</strong>ction might be that<br />

in contrast to “officially” <strong>di</strong>agnosed Bipolar I and Bipolar II<br />

depressives, as well as the actively suicidal/psychotic depressives,<br />

subthreshold bipolar/bipolar spectrum patients<br />

are not excluded from the randomized controlled antidepressant<br />

trials on “unipolar” major depression, and as we<br />

have learnt recently, antidepressant monotherapy (unprotected<br />

by mood stabilizers) can induce/worsen depressive<br />

mixed states even in subthreshold bipolar and bipolar spectrum<br />

depressives.<br />

References<br />

Akiskal HS, et al. J Affect Disord 2005;85:245-58.<br />

Angst F, et al. J Affect Disord 2002;68:167-81.<br />

Kahn A, et al. Am J Psychiat 2003;160:790-2.<br />

Yerevanian BI, et al. Acta Psychiat Scand 2004;110:452-8.<br />

Treatment of depression in controlled trials<br />

vs. clinical practice<br />

F. Benazzi<br />

University of California, San Diego and Hecker Psychiatry<br />

Research Center, Forli<br />

Introduction: the current best evidence based on controlled<br />

trials of depression is not seen by clinicians as relevant for<br />

clinical practice (March et al., Am J Psychiatry 2005). Practical<br />

clinical trials have been suggested, to overcome the<br />

limitations of controlled trials.<br />

While controlled trials include very selected populations<br />

not representative of usual clinical practice (and may have<br />

several biases related to the fun<strong>di</strong>ng by drug companies),<br />

practical clinical trials include usual clinical practice populations,<br />

the setting is clinical practice, simple and clinically<br />

relavant outcomes are assessed, selection bias and<br />

confoun<strong>di</strong>ng are controlled by random treatment assignment.<br />

Methods: several antidepressant controlled trials were reviewed,<br />

and compared to usual clinical practice.<br />

The focus was mainly on the treatment of bipolar depression.<br />

Results: nonbipolar depressed in<strong>di</strong>viduals who would qualify<br />

for an antidepressant efficacy trial were compared to<br />

nonbipolar depressed in<strong>di</strong>viduals not qualifying for an antidepressant<br />

clinical trial. Nonqualifying in<strong>di</strong>viduals were<br />

132


suicidal, or had anxiety <strong>di</strong>sorders comorbi<strong>di</strong>ty, or had substance<br />

abuse <strong>di</strong>sorder, had a longer-lasting depression, more<br />

depressive episodes, more psychosocial impairment, and<br />

more personality <strong>di</strong>sorders.<br />

Nonqualifying depressed in<strong>di</strong>viduals were 80% of depressed<br />

outpatients. In bipolar depression, controlled trials<br />

showed opposite results. A systematic review and metaanalysis<br />

of controlled, short-term trials of antidepressants<br />

for bipolar depression (usually bipolar I depression) found<br />

antidepressants (often superimposed on mood stabilising<br />

agents) more effective than placebo, and antidepressants <strong>di</strong>d<br />

not induce more switching to mania than placebo (4% vs.<br />

5%).<br />

Instead, a selective review found short-term antidepressants<br />

effective only in a small proportion (15%), found long-term<br />

antidepressants use linked to a rapid cycling course in 25%,<br />

found that the current best evidence supported the use of<br />

lithium to treat bipolar depression, and also lamotrigine,<br />

possibly <strong>di</strong>valproex, and some atypical antipsychotics for<br />

acute and/or long-term management of bipolar depression.<br />

However, lamotrigine was found effective in the acute treatment<br />

of bipolar depression in one study, and not effective in<br />

two stu<strong>di</strong>es.<br />

Conclusion: controlled trials of antidepressants in nonbipolar<br />

depression are not representative of usual clinical practice.<br />

Controlled trials of antidepressants in bipolar depression<br />

have shown opposite results. Practical clinical trials,<br />

based on real-life populations, should become the new<br />

ground where to assess the efficacy of antidepressants for<br />

clinical practice.<br />

133<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

La politerapia psicofarmacologica negli<br />

stu<strong>di</strong> clinici controllati e nella pratica clinica<br />

G. Perugi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Pisa, Istituto <strong>di</strong><br />

Scienze del Comportamento “G. De Lisio”, Pisa<br />

Introduzione: nella pratica clinica il trattamento del Disturbo<br />

Bipolare richiede molto spesso l’impiego contemporaneo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi farmaci. La complessità e variabilità dello<br />

spettro sintomatico del Disturbo Bipolare ed i rapi<strong>di</strong> cambiamenti<br />

dei sintomi rendono generalmente in<strong>di</strong>cata la terapia<br />

con farmaci appartenenti a classi terapeutiche <strong>di</strong>verse.<br />

Metodo: rassegna <strong>della</strong> letteratura su Pub Med alle parole<br />

chiave Disturbo Bipolare polifarmacoterapia. Ricerca manuale<br />

<strong>di</strong> capitoli su libri o riviste non in<strong>di</strong>cizzate.<br />

Risultati: sali <strong>di</strong> litio, anticonvulsivanti, antidepressivi ed<br />

antipsicotici <strong>di</strong> 1° e 2° generazione, sono opzioni abituali<br />

nel trattamento del Disturbo Bipolare. Negli ultimi anni si è<br />

assistito ad un marcato incremento dell’uso delle associazioni<br />

farmacologiche nella pratica clinica a fronte <strong>di</strong> una<br />

mancanza pressoché assoluta <strong>di</strong> dati derivati da stu<strong>di</strong> controllati<br />

su <strong>di</strong> esse. Osservazioni naturalistiche, case reports e<br />

opinioni <strong>di</strong> esperti orientano le scelte dei clinici dal momento<br />

che gli stu<strong>di</strong> randomizzati e controllati in doppio cieco<br />

(RCT) sulle associazioni psicofarmacologiche sono rari.<br />

Conclusioni: dal momento che la polifarmacoterapia è la<br />

regola e non l’eccezione, i criteri <strong>di</strong> associazione delle molecole<br />

appartenenti a classi chimiche <strong>di</strong>verse devono essere<br />

attentamente considerati alla luce <strong>di</strong> fattori come efficacia<br />

dei <strong>di</strong>versi farmaci sulle varie componenti <strong>della</strong> sintomatologia,<br />

caratteristiche farmaco<strong>di</strong>namiche e farmacocinetiche,<br />

profilo <strong>di</strong> effetti collaterali, modalità <strong>di</strong> somministrazione e<br />

costi. Tra questi fattori il profilo <strong>di</strong> effetti collaterali dei farmaci<br />

cosomministrati è probabilmente quello più frequentemente<br />

utilizzato nella scelta <strong>della</strong> terapia.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 2<br />

S56 - Fenomenologia e neuroscienze<br />

Presupposti per una neurofenomenologia<br />

S. Pallanti<br />

Istituto <strong>di</strong> Neuroscienze, Firenze<br />

Il termine Fenomenologia, impiegato da Lambert, nel 1764<br />

per definire la <strong>di</strong>sciplina che ha per oggetto lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong><br />

parvenza, fu poi ridefinito da Kant nel 1770 spostando l’attenzione<br />

verso le categorie <strong>della</strong> modalità, più che sui contenuti.<br />

Questo approccio è <strong>di</strong>venuto centrale in psicopatologia grazie<br />

ai contributi <strong>di</strong> Jaspers, Binswanger, Mikowsky.<br />

Recentemente l’interesse per questo approccio all’incontro<br />

con il paziente, grazie anche ai contributi delle neuroscienze<br />

che hanno ridotto la fiducia nelle categorie <strong>di</strong>agnostiche,<br />

MODERATORI<br />

S. Pallanti, A. Rossi<br />

si è riacceso per la consapevolezza <strong>della</strong> necessità <strong>di</strong> approccio<br />

meno riduttivista alla sofferenza mentale.<br />

L’incontro tra Fenomenologia e Neuroscienze richiede comunque<br />

una riflessione che deve iniziare dalla definizione<br />

delle <strong>di</strong>scipline e dei meto<strong>di</strong><br />

Il termine “Neurosciences” viene ufficialmente impiegato<br />

da Francis O. Schmitt per definire il programma <strong>di</strong> ricerche<br />

da lui <strong>di</strong>retto al Massachusetts Institute of Technology MIT<br />

dal 1962 al 1974 e che aveva per oggetto lo stu<strong>di</strong>o del cervello<br />

e delle sue funzioni.<br />

Nella definizione del Neurosciences Research Foundation<br />

(NRF) il termine va ben oltre i campi <strong>della</strong> neurologia e la<br />

neurofisiologia poiché inter-<strong>di</strong>sciplinare sino dalla fondazione,<br />

Schmitt era un biologo molecolare microscopista<br />

elettronico, e per il suo ambizioso programma <strong>di</strong> ricerca si


SIMPOSI TEMATICI<br />

rendeva conto <strong>della</strong> necessità <strong>di</strong> sviluppare una organica<br />

collaborazione non soltanto con gli stu<strong>di</strong>osi del comportamento,<br />

psicologi ed etologi, ma anche fisici, chimici, paleontologi,<br />

antropologi, filosofi (Maxwell Cowan et al.<br />

2000).<br />

Il termine “Neurophilosophy” con il quale Patricia Smith<br />

Churchland nel 1989 intitolò un suo famoso volume, in<strong>di</strong>vidua<br />

alcune interessanti prospettive ma testimonia la necessità<br />

sia <strong>di</strong> coniare nuovi termini, in questo caso Neurofilosofia,<br />

sia <strong>di</strong> intendere in maniera rinnovata termini e concetti<br />

che scaturiscono dalla tra<strong>di</strong>zione culturale.<br />

La neurofenomenologia, secondo la definizione <strong>di</strong> Varela<br />

(Varela, 1996), sarebbe un metodo per integrare la moderna<br />

scienza cognitiva con un approccio rigoroso all’esperienza<br />

umana attraverso un recupero <strong>della</strong> cosiddetta analisi in prima<br />

persona, propria <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione fenomenologica, reinterpretata<br />

alla luce delle moderne acquisizioni nel campo<br />

delle neuroscienze.<br />

La prospettiva neurofenomenologica, secondo un mutual<br />

enlightment, persegue il duplice scopo da un lato <strong>di</strong> raggiungere<br />

una conferma, rispondente ai canoni <strong>di</strong> scientificità<br />

moderni per le analisi fenomenologiche, che verrebbero<br />

sottratte in tal modo al carattere aleatorio <strong>della</strong> pura speculazione,<br />

dall’altro il superamento dell’approccio biologico<br />

dominante che tralascia l’esperienza vissuta.<br />

<strong>Psicopatologia</strong> ed emozioni: uno stu<strong>di</strong>o<br />

controllato con l’Ekman-Friesen test<br />

in popolazioni cliniche<br />

G. Cerroni, D. Mirabilio, S. Di Tommaso, M. Aniello,<br />

P. Valente, M. Di Pietro, A Rossi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università de L’Aquila<br />

Introduzione: il riconoscimento delle espressioni facciali<br />

(REF) rappresenta un importante aspetto nella comunicazione<br />

interpersonale ed è governato da substrati neurali specifici.<br />

Sono state riportate anomalie <strong>di</strong> questo aspetto <strong>di</strong> processamento<br />

dell’informazione nei <strong>di</strong>sturbi dell’umore (Kohler<br />

et al., 2004), così come nella Schizofrenia. In particolare,<br />

nei pazienti schizofrenici l’alterato riconoscimento delle<br />

espressioni facciali (REF) contribuisce ad un funzionamento<br />

sociale deficitario e potrebbe pre<strong>di</strong>re un loro scarso funzionamento<br />

cognitivo (Be<strong>di</strong>ou et al., 2005).<br />

Metodo: un gruppo <strong>di</strong> pazienti con Schizofrenia e con depressione,<br />

sono stati confrontati con un gruppo <strong>di</strong> controllo<br />

<strong>di</strong> trenta soggetti e valutati con il test per la <strong>di</strong>scriminazione<br />

emotiva <strong>di</strong> Ekman e Friesen (1976), che presentava 36 foto<br />

caratterizzate da 6 emozioni base <strong>di</strong> felicità, tristezza, paura,<br />

rabbia, sorpresa e <strong>di</strong>sgusto. Inoltre, a tutti i soggetti sono<br />

stati somministrati il Symptom Check List (SCL-90), il Millon<br />

Clinical Multiaxial Inventory (MCMI-III) e la Positive<br />

and Negative Syndrome Scale (PANSS) per analizzare la<br />

psicopatologia attuale.<br />

Risultati: i pazienti schizofrenici hanno ottenuto un basso<br />

punteggio rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo nel compito <strong>di</strong> riconoscimento<br />

delle espressioni emotive, particolarmente<br />

nella <strong>di</strong>scriminazione <strong>della</strong> paura e del <strong>di</strong>sgusto. I pazienti<br />

depressi invece, hanno ottenuto un basso punteggio rispetto<br />

al gruppo <strong>di</strong> controllo nel compito <strong>di</strong> riconoscimento delle<br />

espressioni emotive, in particolare nella <strong>di</strong>scriminazione<br />

<strong>della</strong> felicità, mostrando una preferenza <strong>di</strong> risposta per le<br />

emozioni negative. Le <strong>di</strong>fficoltà nel riconoscere le emozioni<br />

in tale test pre<strong>di</strong>cevano significativamente alcune sottoscale<br />

dell’SCL-90. Inoltre, i soggetti con depressione mostravano<br />

una significativa correlazione con sensitività interpersonale,<br />

ostilità e psicoticismo.<br />

Conclusioni: il nostro stu<strong>di</strong>o conferma che il riconoscimento<br />

delle espressioni facciali è alterato, nella depressione,<br />

nell’ansia e nella Schizofrenia. In base ai risultati dei recenti<br />

stu<strong>di</strong> che affermano l’esistenza <strong>di</strong> un circuito neurale de<strong>di</strong>cato<br />

al riconoscimento dei volti e delle emozioni espresse<br />

me<strong>di</strong>ante la mimica facciale (es. giro fusiforme e le regioni<br />

più anteriori e dorsali del lobo temporale) si potrebbe quin<strong>di</strong><br />

ipotizzare che in questi pazienti vi è un deficit in tale sistema.<br />

Verranno ulteriormente <strong>di</strong>scusse le relazioni tra il test<br />

per la <strong>di</strong>scriminazione emotiva e le variabili cliniche e<br />

personologiche.<br />

Bibliografia<br />

1 Be<strong>di</strong>ou B, Krolak-Salmon P, Saoud M, Henaff MA, Burt M,<br />

Dalery J, et al. Facial Expression and Sex Recognition in Schizophrenia<br />

and Depression. Can J Psychiatry 2005;50:525-33.<br />

2 Ekman P, Friesen WV. Pictures of Facial Affect. Palo Alto, CA:<br />

Consulting Psychologists Press 1976.<br />

3 Kohler CG, Turner TH, Gur RE, Gur RC. Recognition of Facial<br />

Emotions in Neuropsychiatric Disorders. CNS Spectrums<br />

2004;9:267-74.<br />

Biologia degli stili e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

A. Bertolino<br />

Gruppo <strong>di</strong> Neuroscienze Psichiatriche, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università <strong>di</strong> Bari<br />

Nell’ultimo decennio l’accrescersi dell’interesse nei confronti<br />

degli aspetti neurobiologici dell’emozioni e <strong>della</strong> personalità<br />

ha prodotto una vera rivoluzione nell’ambito delle<br />

neuroscienze cognitive.<br />

Sempre più stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> neuroimaging si sono proposti <strong>di</strong> esplorare<br />

i circuiti neurali alla base del riconoscimento o <strong>della</strong> regolazione<br />

emozionale enfatizzando il ruolo svolto dall’amigdala<br />

e dalla corteccia prefrontale in questi processi. Stu<strong>di</strong><br />

recenti hanno anche permesso <strong>di</strong> valutare come tratti temperamentali<br />

o stili <strong>di</strong> personalità possano entrare in gioco<br />

nel modulare l’attività e le interconnessioni funzionali tra le<br />

suddette strutture, aiutando a comprendere le basi biologiche<br />

delle <strong>di</strong>fferenze in<strong>di</strong>viduali nel esperire le emozioni. Insieme<br />

alla personalità, semplici variazioni genetiche che<br />

controllano il signaling dopaminergico e serotoninergico<br />

sembrano svolgere un ruolo chiave nella modulazione <strong>di</strong><br />

questi circuiti.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista psicopatologico i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

possono essere inquadrati come entità nosografiche che<br />

interessano sia la sfera cognitiva che emotiva con conseguenze<br />

sul piano relazionale e comportamentale. Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

neuroimaging hanno permesso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i circuiti neurali<br />

coinvolti in tali processi <strong>di</strong>sfunzionali suggerendo <strong>di</strong>sfunzioni<br />

a carico dei circuiti fronto-limbici.<br />

134


Tali risultati potrebbero essere coerenti con ipotesi patogenetiche<br />

alla base dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità ed orientare verso<br />

adeguate strategie <strong>di</strong> trattamento.<br />

Gli effetti neurobiologici <strong>della</strong> psicoterapia<br />

nella prospettiva <strong>della</strong> psichiatria<br />

darwiniana<br />

A. Troisi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Roma “Tor<br />

Vergata”<br />

Negli ultimi anni, numerosi stu<strong>di</strong> basati sull’uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti<br />

tecniche <strong>di</strong> brain imaging hanno <strong>di</strong>mostrato che la<br />

psicoterapia mo<strong>di</strong>fica il funzionamento metabolico <strong>di</strong><br />

specifiche aree cerebrali. In altri termini, è sempre più<br />

evidente che la psicoterapia, lungi dall’essere una terapia<br />

puramente psicologica, è a tutti gli effetti una terapia somatica.<br />

Manca però una teoria <strong>di</strong> riferimento che possa spiegare<br />

in che modo la psicoterapia induca mo<strong>di</strong>ficazioni fisiologiche.<br />

In questa relazione propongo che tale ruolo possa<br />

essere svolto da una teoria <strong>di</strong> derivazione evoluzionistica,<br />

la teoria <strong>della</strong> regolazione-<strong>di</strong>sregolazione (regulation-dysregulation<br />

theory, RDT).<br />

La RDT postula che l’omeostasi neurobiologica <strong>di</strong>penda<br />

da un adeguato rapporto tra segnali sociali positivi e segnali<br />

sociali negativi. I punti chiave <strong>della</strong> RDT sono i seguenti:<br />

1) tipi specifici <strong>di</strong> interazioni sociali sono essenziali per il<br />

mantenimento <strong>della</strong> regolazione fisiologica;<br />

2) gli in<strong>di</strong>vidui si <strong>di</strong>stinguono sulla base <strong>della</strong> loro capacità<br />

<strong>di</strong> utilizzare l’ambiente sociale per ottenere una<br />

regolazione fisiologica;<br />

3) le persone ricercano ambienti sociali specifici che garantiscano<br />

loro gli effetti fisiologici desiderati. Alla<br />

luce <strong>della</strong> teoria <strong>della</strong> regolazione-<strong>di</strong>sregolazione, la<br />

relazione terapeuta-paziente assume una particolare<br />

importanza.<br />

In psicoterapia, tale relazione è caratterizzata da <strong>di</strong>fferenti<br />

aspetti che la rendono particolarmente efficace nel determinare<br />

marcate mo<strong>di</strong>ficazioni fisiologiche nel paziente.<br />

La costanza temporale, l’intensità del rapporto in termini<br />

<strong>di</strong> contatto emotivo, l’atmosfera <strong>di</strong> ascolto empatico e non<br />

critico sono tutti elementi che hanno un’alta probabilità <strong>di</strong><br />

rappresentare per il paziente dei segnali <strong>di</strong> ri-regolazione<br />

fisiologica perché, nelle situazioni extra-terapeutiche,<br />

queste caratteristiche si ritrovano soltanto nelle relazioni<br />

personali biologicamente adattative che implicano un legame<br />

<strong>di</strong> attaccamento.<br />

Per la maggioranza delle persone che fanno una psicoterapia,<br />

questi elementi <strong>della</strong> relazione possono essere in un<br />

certo senso unici, considerando che i loro deficit nel gestire<br />

le interazioni sociali nella vita <strong>di</strong> tutti i giorni le<br />

espongono a ripetuti segnali negativi e <strong>di</strong>sregolanti in termini<br />

fisiologici.<br />

È probabile che un riesame <strong>della</strong> psicoterapia in termini <strong>di</strong><br />

biologia evolutiva delle relazioni interpersonali porterà<br />

alla confutazione <strong>di</strong> molte assunzioni teoriche che ancora<br />

135<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

sopravvivono all’interno delle scuole <strong>di</strong> psicoterapia solo<br />

perché immuni dal controllo empirico.<br />

Questa previsione è in accordo con quanto vanno da tempo<br />

sostenendo alcuni esperti <strong>di</strong> psicoterapia e cioè che<br />

l’enfasi sulle <strong>di</strong>fferenti tecniche d’intervento oscura l’importanza<br />

<strong>di</strong> quelli che sono i veri ingre<strong>di</strong>enti terapeutici<br />

<strong>della</strong> psicoterapia (la relazione terapeuta-paziente, la regolazione<br />

degli affetti, la riorganizzazione).<br />

Neurofenomenologia e Disturbi<br />

<strong>della</strong> Condotta Alimentare<br />

L. Bello<strong>di</strong>, M.C. Cavallini, M. Grassi, S. Erzegovesi,<br />

A. Bosaia, F. Repazzini, F. Mapelli<br />

Università “Vita Salute San Raffaele”, San Raffaele Turro,<br />

Milano<br />

La neurofenomenologia è l’ambito <strong>di</strong> ricerca che si propone<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i substrati neurobiologici, che sottendono<br />

le specifiche manifestazioni psicopatologiche.<br />

Tuttavia sotto tale accezione i Disturbi <strong>della</strong> Condotta Alimentare<br />

(DCA) presentano un livello ulteriore <strong>di</strong> complessità,<br />

rappresentato dalla concomitanza <strong>di</strong> fenomeni<br />

potenzialmente ascrivibili a <strong>di</strong>sfunzioni del cervello<br />

omeostatico e <strong>della</strong> corteccia cerebrale.<br />

Inoltre i quadri clinici dei DCA non sono stabili nel tempo.<br />

Infatti rispetto alla presentazione <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o, osserviamo<br />

che in tempi <strong>di</strong>versi e in un medesimo paziente possono<br />

essere sod<strong>di</strong>sfatti i criteri per Anoressia e per Bulimia.<br />

Questo fatto potrebbe riflettere: l’espressione variabile<br />

temporalmente <strong>di</strong> una medesima alterazione cerebrale (situazione<br />

compatibile con il concetto <strong>di</strong> spettro) o il succedersi<br />

<strong>di</strong> alterazioni sequenziali in aree cerebrali <strong>di</strong>verse<br />

che determinerebbero la complessità <strong>della</strong> presentazione<br />

del quadro sintomatologico nel tempo.<br />

Per tali ipotesi i DCA che presentano uno shift <strong>di</strong>agnostico<br />

nella loro storia clinica potrebbero essere per il loro<br />

funzionamento neuronale un raggruppamento <strong>di</strong> pazienti<br />

particolari nell’ambito dei DCA.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista euristico e dell’intervento clinico appare<br />

importante in<strong>di</strong>viduare quali siano gli elementi correlati<br />

al funzionamento neuronale (assetto neuropsicologico),<br />

alle <strong>di</strong>mensioni del temperamento <strong>di</strong> questi pazienti e alla<br />

struttura cerebrale (per esempio geni) che li identifichino.<br />

Pertanto è cruciale applicare strategie <strong>di</strong> trattamento delle<br />

informazioni <strong>di</strong>sponibili che tengano in appropriata considerazione<br />

i loro <strong>di</strong>versi livelli descrittivi.<br />

Attualmente le Reti Neurali Artificiali (ANN) possono<br />

rappresentare uno strumento interessante per la modellizzazione<br />

delle relazioni tra elementi presunti significativi<br />

all’interno <strong>di</strong> caratteri complessi.<br />

Pertanto l’ANN dovrebbe pre<strong>di</strong>re, partendo da variabili<br />

potenzialmente significative, lo “stato” psicopatologico<br />

del paziente. Abbiamo applicato in via sperimentale questa<br />

strategia <strong>di</strong> analisi ad un campione <strong>di</strong> circa 200 soggetti<br />

affetti all’esor<strong>di</strong>o da Anoressia Nervosa con l’obiettivo<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i fattori pre<strong>di</strong>ttivi dell’eventuale instabilità<br />

<strong>di</strong>agnostica <strong>di</strong> questi pazienti.


SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 3<br />

S57 - Curare ed educare, coscienza e libertà<br />

Dove c’era l’Es, dovrà esserci l’Io<br />

R. Rossi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze Oftalmologia e Genetica, Sezione<br />

<strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Queste note riguardano la relazione tra aspetti pedagogici e<br />

<strong>di</strong>mensioni psicoanalitiche: la problematica comporta una<br />

serie <strong>di</strong> preclusioni e <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zi, da parte <strong>della</strong> psicoanalisi,<br />

che vede con estremo sospetto ogni atteggiamento psicopedagogico,<br />

e da parte <strong>della</strong> pedagogia, che tende allo<br />

scetticismo verso i riferimenti inconsci e preconsci.<br />

In realtà, la situazione parte dalle affermazioni freu<strong>di</strong>ane Wo<br />

Es war das Ich soll bin, che si deve leggere come l’esigenza,<br />

al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni fantasia creativa e <strong>di</strong> liberazione totale,<br />

del controllo pulsionale e quin<strong>di</strong> del principio, prima che <strong>di</strong><br />

autoconsapevolezza, <strong>di</strong> repressione pulsionale, a cui segue<br />

la nota freu<strong>di</strong>ana che insegnare, come governare, è un mestiere<br />

impossibile, in quanto non lo si può fare senza reprimere.<br />

Ci si occupa quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> chiarire e definire il problema <strong>della</strong><br />

creazione del SuperIo ausiliario, e degli equilibri tra le varie<br />

istanze, tra Es, SuperIo e mondo esterno, in cui l’Io si presenta<br />

come me<strong>di</strong>atore e quin<strong>di</strong> portatore del conflitto: le varie<br />

modalità <strong>di</strong> SuperIo tollerante, o compiacente, dalla rigi<strong>di</strong>tà<br />

ossessiva all’impostazione delinquenziale, vengono<br />

presentate nella loro struttura e nella loro <strong>di</strong>namica.<br />

Il problema <strong>della</strong> colpa, <strong>della</strong> <strong>di</strong>pendenza e <strong>della</strong> limitazione<br />

<strong>della</strong> libertà in<strong>di</strong>viduale, come <strong>di</strong>fficile equilibrio da raggiungere,<br />

legata all’esigenza del tributo da pagare al vivere<br />

civile in termini pulsionali, è un problema che connette le<br />

funzioni analitiche con quelle pedagogiche.<br />

Relazioni <strong>di</strong> potere, appren<strong>di</strong>mento<br />

e autonomia<br />

M. Iacono<br />

Università <strong>di</strong> Pisa<br />

L’appren<strong>di</strong>mento dell’autonomia presuppone e nello stesso<br />

tempo permette <strong>di</strong> sviluppare l’autonomia dell’apprendere.<br />

Non si tratta soltanto <strong>di</strong> un gioco <strong>di</strong> parole. Il fatto è che<br />

l’autonomia, qualcosa che si avvicina a quella che Kant<br />

chiamava l’uscita dallo stato <strong>di</strong> minorità e cioè l’uso dell’intelletto<br />

senza la guida <strong>di</strong> un altro, può e deve essere appresa,<br />

mentre l’appren<strong>di</strong>mento implica che chi apprende<br />

può e deve essere autonomo. Situazione paradossale. Come<br />

fa un bambino a giocare questo gioco, ad apprendere l’autonomia<br />

e a essere autonomo per e nell’apprendere, se ha giusto<br />

bisogno <strong>di</strong> una guida che lo aiuti in questo rimando tra<br />

appren<strong>di</strong>mento e autonomia? Tutto <strong>di</strong>pende dalla relazione<br />

che viene a stabilirsi tra colui/colei che guida e colui/colei<br />

che è guidato. Se il primo non ha già appreso il senso <strong>di</strong> sa-<br />

MODERATORI<br />

P. Pfanner, R. Rossi<br />

persi ritirare per lasciare spazio al secondo e non ne sa indovinare<br />

il momento; se trasforma la relazione <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento,<br />

che è comunque una relazione <strong>di</strong> potere, in uno, per<br />

<strong>di</strong>rla con Foucault, stato <strong>di</strong> dominio, in una con<strong>di</strong>zione cioè<br />

in cui egli si rende insostituibile e l’altro non può più fare a<br />

meno <strong>di</strong> tale presenza, <strong>di</strong>ventandone <strong>di</strong>pendente, allora il<br />

rapporto tra autonomia e appren<strong>di</strong>mento finisce con il paralizzarsi.<br />

Diventa in tal caso impossibile riconoscerne la storia<br />

e il senso, in<strong>di</strong>viduare i mutamenti <strong>della</strong> relazione, trasformare<br />

i ruoli <strong>di</strong> chi guida e <strong>di</strong> chi è guidato. È allora che<br />

un circolo virtuoso <strong>di</strong>venta un circolo vizioso.<br />

Se le relazioni <strong>di</strong> potere tendono a mantenere rigide le gerarchie<br />

e le <strong>di</strong>ssimmetrie esistenti fra coloro che vi partecipano<br />

oppure i partecipanti usano tutti i mezzi fisici e simbolici<br />

per conservare la loro posizione entro il sistema <strong>di</strong> relazione<br />

dato, allora esse si trasformano in stati <strong>di</strong> dominio.<br />

Sotto questo aspetto i confini fra relazioni <strong>di</strong> potere e stati <strong>di</strong><br />

dominio non sono facilmente in<strong>di</strong>viduabili. I rapporti fra genitori<br />

e figli, per esempio, sono relazioni <strong>di</strong> potere basate su<br />

gerarchie e <strong>di</strong>ssimmetrie, ma <strong>di</strong>ventano stati <strong>di</strong> dominio<br />

quando non si mo<strong>di</strong>ficano, quando cioè la comunicazione<br />

simbolica è in una parte decisiva utilizzata per il mantenimento<br />

e la conservazione dei rapporti così come sono. Non<br />

credo che possano esistere società senza relazione <strong>di</strong> potere.<br />

Ma ogni atto comunicativo da parte <strong>di</strong> chi si trova più in alto<br />

nella relazione <strong>di</strong> potere (un genitore, un insegnante, un<br />

terapeuta) può essere finalizzato a ricordare a colui che si<br />

trova più in basso la sua posizione e le conseguenti sottomissione<br />

e obbe<strong>di</strong>enza che sono a ciò dovute. Ogni atto comunicativo<br />

<strong>di</strong> questo tipo trasforma la relazione <strong>di</strong> potere in<br />

stato <strong>di</strong> dominio. Una trasformazione siffatta tuttavia non ci<br />

<strong>di</strong>ce che ci troviamo necessariamente <strong>di</strong> fronte a un evento<br />

irreversibile e, a sua volta, immo<strong>di</strong>ficabile. Non è in sostanza<br />

un semplice atto comunicativo a causare <strong>di</strong> per sé una vera<br />

e propria trasformazione da una relazione <strong>di</strong> potere a uno<br />

stato <strong>di</strong> dominio che sia tale da impe<strong>di</strong>re ogni mo<strong>di</strong>ficazione<br />

futura.<br />

L’educazione come strategia <strong>di</strong> aiuto<br />

M. Cannao<br />

IRCCS “E. Medea” de La Nostra Famiglia<br />

Se è vero che in senso generale l’educazione si può definire<br />

semplicemente come l’apporto con cui si “guida” l’in<strong>di</strong>viduo<br />

verso modelli <strong>di</strong> comportamento che il contesto socioculturale<br />

ritiene adeguati, è altrettanto vero che il processo<br />

educativo si declina in una grande varietà <strong>di</strong> formule, in rapporto<br />

all’età e al livello <strong>di</strong> sviluppo dell’educando. Se poi<br />

quest’ultimo è un soggetto mentalmente <strong>di</strong>sabile, specie se<br />

in età evolutiva, i significati dell’educazione devono essere<br />

intesi come risposte a bisogni altamente specifici poiché, a<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto accade nella normalità, non si tratta sol-<br />

136


tanto <strong>di</strong> far acquisire competenze adattive, ma anche <strong>di</strong> renderne<br />

possibile l’impiego in un sistema il più ampio possibile<br />

<strong>di</strong> transazioni relazionali e <strong>di</strong> situazioni psicosociali. La<br />

consapevolezza, benché spesso vaga, <strong>di</strong> questa necessità induce<br />

non <strong>di</strong> rado a confondere il criterio <strong>di</strong> educazione con<br />

quelli <strong>di</strong> riabilitazione e <strong>di</strong> terapia: errore che comporta molte<br />

conseguenze negative, fra cui l’incapacità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

precisi obiettivi e <strong>di</strong> perseguirli con i mezzi più efficaci. Per<br />

fare chiarezza in proposito occorre tenere a mente che il<br />

bambino <strong>di</strong>sabile dev’essere aiutato sia a comprendere i valori<br />

propri del contesto in cui vive sia ad integrarli nell’economia<br />

del Sé: solo a queste con<strong>di</strong>zioni, infatti, verrà messo<br />

in grado <strong>di</strong> gestire le proprie transazioni relazionali alla luce<br />

<strong>di</strong> tali valori.<br />

In altre parole, l’apporto educativo deve essere funzionale<br />

ad un progetto <strong>di</strong> sviluppo <strong>della</strong> persona e tale progetto non<br />

può prescindere dalla necessità <strong>di</strong> ampliare il Sé mettendolo<br />

in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ricevere, elaborare e manifestare, sotto<br />

forma <strong>di</strong> risposta, gli elementi <strong>della</strong> realtà. Lo strumento essenziale<br />

per la realizzazione <strong>di</strong> tale progetto è la relazione,<br />

intesa appunto come l’insieme delle transazioni significative<br />

che valgono a costituire il Sé ed a sostenere i suoi rapporti<br />

con gli altri.<br />

Nel caso del soggetto mentalmente ritardato, che in genere<br />

tende a <strong>di</strong>sinterpretare il rapporto con l’Altro, è tuttavia facile<br />

attivare una relazione scorretta: seduttiva, iper-protettiva<br />

o impositiva. Quando si verifica un’evenienza del genere<br />

il progetto educativo si deteriora o svanisce, lasciando<br />

spazio a gravi conseguenze come la retrazione, l’isolamento,<br />

l’aggressività. Gran parte <strong>della</strong> successiva <strong>di</strong>sarmonia e,<br />

talora, <strong>della</strong> vera e propria psicopatologia deriva proprio da<br />

questi errori. L’educazione del soggetto <strong>di</strong>sabile deve invece<br />

avvenire all’insegna dell’autenticità, assumendo tuttavia<br />

una connotazione molto attiva e propositiva: in questi casi<br />

educare non equivale infatti semplicemente ad insegnare,<br />

ma significa trasmettere il senso dei comportamenti adattivi<br />

anche a persone che non siano pienamente in grado <strong>di</strong> comprenderne<br />

il significato sociale.<br />

Quando si constata che la persona <strong>di</strong>sabile riesce a progre<strong>di</strong>re<br />

anche oltre l’età infantile, la ragione principale consiste<br />

nel fatto che il suo Sé si è mantenuto aperto, vitale, capace<br />

<strong>di</strong> scambi e ciò è sempre l’effetto <strong>di</strong> un corretto processo<br />

educativo. L’educazione, in questa ottica, ha quin<strong>di</strong> un fine<br />

esplicito <strong>di</strong> aiuto esistenziale, poiché oltre all’obiettivo dell’adattamento<br />

si prefigge anche “metaobiettivi” quali l’equilibrio<br />

emozionale, la tenuta psichica <strong>di</strong> fronte alle situazioni,<br />

la capacità <strong>di</strong> elaborare i messaggi: in altre parole, la<br />

possibilità <strong>di</strong> porsi come soggetto <strong>di</strong> rapporto e non solo come<br />

oggetto <strong>di</strong> accu<strong>di</strong>mento e terapia.<br />

La patologia <strong>della</strong> coscienza<br />

e dell’autonomia durante lo sviluppo<br />

P. Pfanner, M. Marcheschi<br />

IRCCS “Stella Maris”, Pisa<br />

Considerando l’autocoscienza e l’autonomia come le funzioni<br />

basali dello sviluppo umano, sia <strong>della</strong> specie che dell’in<strong>di</strong>viduo<br />

(questo è un ipotesi comune alle teorie psico<strong>di</strong>namiche<br />

e a quelle cognitiviste), ci doman<strong>di</strong>amo se anche la patologia<br />

<strong>di</strong> queste funzioni può essere considerata una porta d’ingres-<br />

137<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

so <strong>di</strong> tutta la psicopatologia e <strong>di</strong> tutte le terapie psicologiche.<br />

Il quesito è molto vasto ma può delineare un percorso speculativo<br />

per <strong>di</strong>stinguere (e integrare) un approccio <strong>di</strong> sostegno<br />

allo sviluppo, nel senso <strong>di</strong> aiutare tutte le potenzialità, e un<br />

approccio <strong>di</strong> cura, nel senso <strong>di</strong> correggere o prevenire le <strong>di</strong>storsioni.<br />

Sostegno e cura sono i compiti principali <strong>di</strong> una società<br />

organizzata nei confronti dell’infanzia e dell’adolescenza<br />

meritano pertanto un’analisi sempre aggiornata alle nuove<br />

conoscenze sullo sviluppo <strong>della</strong> mente umana. La coscienza<br />

o autocoscienza, è un percorso evolutivo che ha inizio nel sistema<br />

nervoso, e in particolare nelle strutture deputate all’integrazione<br />

dell’esperienza che rendono ogni animale vigile,<br />

reattivo, consapevole del suo corpo e dell’ambiente in cui vive<br />

(il sensorio). Nella nostra specie si sono poi sviluppate<br />

funzioni complesse che hanno reso possibile una memoria ed<br />

elaborazione del passato, una programmazione del futuro e<br />

tutti gli attributi del self, fino alle sintesi più elevate dell’appren<strong>di</strong>mento<br />

e alle costruzioni più originali <strong>della</strong> creatività<br />

umana. Si possono educare, e cioè sostenere, favorire, arricchire<br />

i percorsi dell’autocoscienza? Si possono curare psicologicamente<br />

le povertà primitive <strong>di</strong> questi percorsi, gli arresti,<br />

le <strong>di</strong>storsioni, le inibizioni, dovute a insufficienze neuronali,<br />

a povertà <strong>di</strong> esperienze, a eventi stressanti? I contributi delle<br />

scienze psicopedagogiche hanno <strong>di</strong>mostrato i vasti compiti e<br />

gli spazi dell’educazione, ma troppo poco <strong>di</strong> specifico è stato<br />

detto finora sulle strategie educative necessarie per affrontare<br />

i vari tipi <strong>di</strong> coscienza <strong>di</strong>fettuale in risposta alla loro genesi, o<br />

meglio patogenesi. Ciò è avvenuto probabilmente perché si è<br />

fatta un’assi-milazione eccessiva ed errata fra i tempi e le modalità<br />

dello sviluppo normale con i tempi e i processi degli<br />

sviluppi devianti o patologici. Se ad esempio la costruzione<br />

del self si arresta o si <strong>di</strong>storce per il contrasto fra pulsioni interne<br />

ed esperienze <strong>di</strong> adattamento, e si va verso una sintesi<br />

povera o una “falsità” (nel senso <strong>di</strong> Winnicott), il sostegno<br />

dovrà essere in<strong>di</strong>rizzato verso stimoli nuovi, confronti, smascheramenti,<br />

accettazioni, da proporre all’interno <strong>di</strong> un rapporto<br />

educativo in forma calibrata sul tipo <strong>di</strong> devianza. Se invece<br />

il <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> applicazione e assimilazione nell’appren<strong>di</strong>mento<br />

sembra dovuto a insufficiente coscienza degli strumenti<br />

e dei successi potenziali del pensiero umano, le tecniche<br />

educative prioritarie saranno quelle <strong>della</strong> metacognizione.<br />

E ciò suggerisce l’adozione <strong>di</strong> strategie educative specifiche<br />

orientate verso la cura. Tutta la filosofia educativa, familiare,<br />

scolastica, sociale, spinge verso l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> nozioni,<br />

<strong>di</strong> capacità e <strong>di</strong> valori, ma la vera conquista sembra<br />

quella metacognitiva, che moltiplica, consolida e rende fecondo<br />

ogni appren<strong>di</strong>mento, trasmettendo gli strumenti <strong>di</strong> una<br />

meta coscienza e <strong>di</strong> una meta conoscenza. L’altra funzione<br />

basale che abbiamo citato in premessa è quella dell’autonomia<br />

intesa come quantità e qualità delle scelte <strong>di</strong>sponibili in<br />

rapporto ai con<strong>di</strong>zionamenti genetici, alle funzioni cerebrali,<br />

alle esperienze ambientali. La limitazione <strong>di</strong> queste scelte<br />

rientra nel range <strong>della</strong> norma, se sono attivi meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa<br />

e <strong>di</strong> compenso. Ma <strong>di</strong>venta patologica quando compromette<br />

in modo duraturo o permanente la libertà legata ai vertici<br />

<strong>della</strong> vita mentale, lasciando possibile solo i meccanismi<br />

<strong>di</strong> copia o <strong>di</strong> adattamento passivo. Educare alla libertà psicologica<br />

e alla democrazia sociale è in grande compito <strong>di</strong> tutta<br />

la società, ma c’è un compito preliminare, educativo e curativo,<br />

che è quello <strong>di</strong> rimuovere i con<strong>di</strong>zionamenti bio-psico-sociali<br />

che compromettono le scelte più elevate e quin<strong>di</strong> l’in<strong>di</strong>pendenza<br />

e l’originalità.


L’identità borderline<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

B. Callieri<br />

Libero Docente <strong>di</strong> Malattie Nervose e Mentali, Roma<br />

L’autore si interroga sul senso e sul significato <strong>della</strong> personalità<br />

borderline, del “fantasma dell’identità” del suo<br />

Io; tale identità viene qui vista non come un’effettiva permanenza<br />

ma soltanto come una rischiosa e problematica<br />

autocoscienza, fragile <strong>di</strong>scontinua, estraniata da sé.<br />

In questo Io, impersonalmente in<strong>di</strong>viduale (Aldo Fasullo),<br />

il logico-linguistico traveste il sé privato in pubblico, trasforma<br />

l’Identità in una maschera culturalmente costituita:<br />

assolutamente in<strong>di</strong>viduale e contingente.<br />

Con Rimbaud e con Sartre, si può <strong>di</strong>re; “Io, è un altro”.<br />

È qui lo scacco dell’interme<strong>di</strong>arietà; è qui, fra i territori<br />

dell’isteria e del narcisismo, che si palesano (allo psicopatologo<br />

antropologicamente educato)i nuovi tipi giovanili<br />

<strong>di</strong> problematica del desiderio, il potente richiamo a<br />

fare il pieno emozionale con la droga, la tendenza agli attacchi<br />

contro i legami, con una vera flui<strong>di</strong>tà identitaria:<br />

profondo è il richiamo all’istantaneità mercuriale <strong>di</strong> Ermes.<br />

Le declinazioni psicotiche dell’identità<br />

A. Ballerini<br />

Presidente <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> per la <strong>Psicopatologia</strong>, Firenze<br />

“Mais je ne connais pas assez clairement ce que je suis,<br />

moi qui suis certain que je suis” (R. Descartes). La famosa<br />

formula “Cogito ergo sum” si rompe dunque subito in<br />

una nuova domanda: Io esisto, ma chi sono? Anche se la<br />

formula <strong>di</strong> Cartesio si riferisce a una identità per così <strong>di</strong>re<br />

puntiforme, astorica, visto che il cogito è istantaneo.<br />

Mentre il tema <strong>della</strong> identità <strong>della</strong> persona pone almeno<br />

due problemi che ammetteranno soluzioni paradossali: il<br />

problema <strong>della</strong> persistenza nel tempo e quello <strong>della</strong> autodesignazione<br />

<strong>di</strong> se stessi.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA ELLISSE<br />

S58 - Il singolo e l’identità<br />

MODERATORI<br />

C. Maggini, B. Callieri<br />

Sembra che da ogni punto <strong>di</strong> vista la nostra identità sia<br />

sottomessa ad una continua tensione <strong>di</strong>alettica: fra continuità<br />

e cambiamento: ché non vi è identità senza durata,<br />

ma non vi è nemmeno senza continua inclusione in essa <strong>di</strong><br />

eventi nuovi, che possono essere la fonte <strong>di</strong> cambiamenti;<br />

fra identità come essere-lo-stesso ed essere-sè-stesso (P.<br />

Ricoeur), e in questo rapporto ha luogo la possibilità <strong>di</strong><br />

raccontarsi come storia, e infine fra singolarità originale<br />

<strong>della</strong> persona e quanto è <strong>di</strong>pendente dal contesto intersoggettivo,<br />

in qualche misura dagli altri.<br />

La defusione <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>verse componenti dell’identità, e<br />

in particolare la evanescenza <strong>di</strong> essere lo stesso, dell’idem,<br />

per la per<strong>di</strong>ta del senso dell’appartenenza all’io delle<br />

esperienze, e il vano inseguimento <strong>di</strong> un essere se-stesso,<br />

<strong>di</strong> un ipse irraggiungibile, siglano la crisi psicotica<br />

<strong>della</strong> identità.<br />

Le possibili declinazioni <strong>di</strong> una nuova identità delirante<br />

assumeranno non <strong>di</strong> rado l’aspetto dei puzzling cases che<br />

la speculazione filosofica ha costruito in tema <strong>di</strong> identità.<br />

L’identità multipla<br />

C. Maggini<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università<br />

<strong>di</strong> Parma<br />

La copresenza intra-in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> più identità o stati <strong>della</strong><br />

personalità,<br />

aventi una propria <strong>di</strong>stinta modalità <strong>di</strong> percepire l’ambiente,<br />

relazionarsi ed interagire per il suo controverso<br />

statuto nosografico-definitorio e il rimando alle nozioni <strong>di</strong><br />

“identità” e “stati <strong>di</strong> personalità”, si presta ad una analisi<br />

integrata <strong>di</strong> fenomenica psicopatologica, cognitiva e psicobiologica.<br />

Questa presentazione analizza la complessità<br />

clinico psicopatologica del DID avvalendosi delle attuali<br />

concettualizzazioni <strong>di</strong> “self-system organization” e “multiple<br />

ego-centers”.<br />

138


139<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA MONTEMARIO<br />

S59 - Psiconeuroendocrinologia per la pratica clinica<br />

Antipsicotici atipici e Sindrome Metabolica<br />

R. Pasquali<br />

U.O. <strong>di</strong> Endocrinologia, Az. Policlinico “S. Orsola-Malpighi”,<br />

Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Gli antipsicotici <strong>di</strong> seconda generazione (AII) offrono indubbi<br />

vantaggi rispetto ai neurolettici tra<strong>di</strong>zionali (NT).<br />

Gli AII sono meglio tollerati in quanto hanno minore probabilità<br />

<strong>di</strong> indurre EPS e “tossicità comportamentale”;<br />

inoltre, sono più efficaci dei NT, possono migliorare i deficit<br />

cognitivi e sono associati con una maggiore compliance<br />

al trattamento.<br />

Tuttavia, gli AII possono indurre effetti collaterali non meno<br />

significativi <strong>di</strong> quelli dei NT, in particolare aumento del<br />

peso corporeo, alterazioni metaboliche e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni endocrini.<br />

Da tempo è noto che pazienti con <strong>di</strong>sturbi mentali gravi, in<br />

particolare Schizofrenia e <strong>di</strong>sturbi dell’umore, presentano<br />

spesso anomalie del metabolismo gluci<strong>di</strong>co, con maggiore<br />

frequenza <strong>della</strong> popolazione generale.<br />

È possibile che tale suscettibilità sia favorita da una vulnerabilità<br />

genetica comune e <strong>della</strong> maggiore aggregazione<br />

<strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> rischio, inclusi gli stili <strong>di</strong> vita, spesso profondamente<br />

alterati in questi pazienti. L’uso degli AII (e degli<br />

AT) determina un peggioramento <strong>di</strong> tali alterazioni. Di per<br />

sé, comunque, gli AII sono maggiormente associati a questo<br />

tipo <strong>di</strong> effetti collaterali rispetto ai NT.<br />

Alcuni stu<strong>di</strong> epidemiologici hanno confermato una certa<br />

responsabilità degli AII nell’indurre la comparsa <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete,<br />

che pare relativamente in<strong>di</strong>pendente dal tipo <strong>di</strong> AII utilizzato.<br />

Gli AII possono anche favorire un significativo incremento<br />

del peso corporeo ed alterazioni del metabolismo lipi<strong>di</strong>co,<br />

con uno specifico rischio a seconda del farmaco usato,<br />

particolarmente evidente per quelli derivati dalla <strong>di</strong>benzo<strong>di</strong>azepina.<br />

Le alterazioni del metabolismo costituiscono un<br />

gruppo <strong>di</strong> effetti collaterali non meno grave degli effetti<br />

extrapiramidali associati ai NT.<br />

Esse sono infatti correlate ad un aumento <strong>di</strong> mortalità per<br />

cause car<strong>di</strong>ovascolari, in particolare quando si aggregano<br />

nel contesto <strong>della</strong> cd “Sindrome Metabolica” (caratterizzata<br />

da resistenza insulinica e dalla presenza <strong>di</strong> almeno tre<br />

delle seguenti con<strong>di</strong>zioni: obesità addominale, ipertrigliceridemia,<br />

<strong>di</strong>minuzione del colesterolo HDL, <strong>della</strong> pressione<br />

arteriosa ed iperglicemia a <strong>di</strong>giuno.<br />

I dati <strong>di</strong>sponibili sembrano anche suggerire una <strong>di</strong>fferente<br />

prevalenza dei <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni metabolici in ralazione al sesso.<br />

L’utilizzazione <strong>di</strong> questi criteri dovrebbe quin<strong>di</strong> essere comunemente<br />

effettuata in ambito psichiatrico, sia prima che<br />

durante il trattamento, pur tenendo in considerazione che<br />

esistono <strong>di</strong>fferenti formulazioni <strong>della</strong> stessa definizione <strong>della</strong><br />

sindrome.<br />

MODERATORI<br />

G.A. Fava, F. Brambilla<br />

I trattamenti ormonici come terapie<br />

associate in ambito psichiatrico<br />

F. Brambilla<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, Ospedale “Sacco”, Milano<br />

Introduzione: alterazioni ormoniche sono frequentemente<br />

presenti in corso <strong>di</strong> psicopatologie e possono influire sul loro<br />

aspetto sintomatologico, sull’andamento e sulla prognosi<br />

delle malattie e sulle risposte ai trattamenti psicofarmacologici.<br />

Esse possono agire interferendo centralmente sulla secrezione<br />

dei neurotrasmettitori cerebrali, sulla risposta dei loro<br />

recettori, sulla anatomia <strong>di</strong> specifiche aree cerebrali e sullo<br />

stato <strong>di</strong> funzionalità dei neuroni stessi, e perifericamente influendo<br />

sull’assorbimento dei farmaci.<br />

La somministrazione <strong>di</strong> ormoni, associati ai trattamenti psicoterapeutici<br />

e psicofarmacologici, trova quin<strong>di</strong> un significato<br />

oltre che clinico anche eziopatogenetico nella correzione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni anatomici e funzionali a carico <strong>di</strong> specifiche<br />

aree cerebrali.<br />

Metodologia: vengono esaminati e riportati i dati, propri e<br />

<strong>della</strong> letteratura, concernenti gli effetti clinici dei trattamenti<br />

con estrogeni, progestinici, androgeni e farmaci antigona<strong>di</strong>ci,<br />

con ormoni tiroidei, cortisonici e anticortisonici, vasopressina,<br />

neurotensina, colecistochinina, oppioi<strong>di</strong> ed antioppioi<strong>di</strong><br />

endogeni, somministrati in associazione a terapie psicofarmacologiche<br />

nella depressione, Schizofrenia, malattie<br />

d’ansia, e in altre patologie psichiatriche.<br />

Risultati: gli effetti clinici degli ormoni somministrati in<br />

associazione a psicofarmaci sono significativi, in particolare<br />

in soggetti anziani e in pazienti resistenti alle usuali terapie.<br />

Conclusioni: il trattamento associato <strong>di</strong> psicofarmaci e ormoni<br />

sembra fornire un approccio terapeutico che si propone<br />

come modello particolarmente valido in corso <strong>di</strong> psicopatie<br />

specifiche e in specifici pazienti.<br />

Inibizione <strong>della</strong> steroidogenesi<br />

nel trattamento <strong>della</strong> Depressione<br />

N. Sonino<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Salute Menale, Padova, e Dipartimento <strong>di</strong><br />

Scienze Statistiche, Università <strong>di</strong> Padova<br />

In parte dei pazienti con Depressione Maggiore, e soprattutto<br />

nelle forme più gravi e con psicosi, è stata <strong>di</strong>mostrata<br />

un’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA)<br />

con alterazioni sia funzionali che morfologiche a <strong>di</strong>versi livelli<br />

del complesso sistema <strong>di</strong> regolazione a feed-back.<br />

L’associazione <strong>di</strong> tali alterazioni con la depressione presenta<br />

delle similitu<strong>di</strong>ni con la sindrome <strong>di</strong> Cushing, in cui la re-


SIMPOSI TEMATICI<br />

missione dei sintomi psichiatrici si ottiene con la correzione<br />

dell’ipercortisolismo piuttosto che con farmaci antidepressivi.<br />

Dall’inizio degli anni ’90 si è iniziato quin<strong>di</strong> a ipotizzare<br />

l’utilità <strong>di</strong> farmaci inibitori <strong>della</strong> steroidogenesi o antagonisti<br />

recettoriali del cortisolo nel trattamento <strong>della</strong> Depressione<br />

Maggiore.<br />

Da allora sono stati pubblicati una ventina <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>, <strong>di</strong> cui 3<br />

controllati con placebo e in doppio cieco, gli altri in aperto,<br />

e circa la metà su pochi pazienti o singoli casi.<br />

Effetti favorevoli del trattamento antisteroideo usato da solo<br />

con durata da qualche giorno a qualche settimana sono<br />

stati riscontrati almeno in una parte dei pazienti, con risposte<br />

complete o clinicamente significative attorno al 60%. Il<br />

farmaco più usato è stato il ketoconazolo (200-1.200<br />

mg/<strong>di</strong>e), ma i risultati erano sovrapponibili con altre sostanze:<br />

metopirone (1.000-2.000 mg/<strong>di</strong>e), aminoglutetimide<br />

(750-1.000 mg/<strong>di</strong>e), RU-486 (200-1.200 mg/<strong>di</strong>e). In uno<br />

stu<strong>di</strong>o su 20 pazienti in doppio cieco e con placebo il ketoconazolo<br />

risultava superiore al placebo soltanto nei pazienti<br />

con cortisolo elevato.<br />

In un minor numero <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> la terapia antisteroidea è stata<br />

aggiunta (“augmentation”) agli antidepressivi o antipsicotici<br />

per il trattamento <strong>della</strong> depressione resistente, con risultati<br />

sui sintomi depressivi ma non psicotici.<br />

Nel complesso: c’è stata risposta in quei pazienti che erano<br />

resistenti alla terapia antidepressiva tra<strong>di</strong>zionale; l’effetto<br />

sui sintomi depressivi si è verificato rapidamente (anche<br />

meno <strong>di</strong> una settimana); i risultati a lungo termine sono stati<br />

variabili, ma prolungati in alcuni singoli casi.<br />

Anche se non è ancora chiaro il ruolo <strong>della</strong> sregolazione dell’asse<br />

HPA (causa o conseguenza) nella depressione, pare<br />

che il “resetting” indotto dai farmaci antisteroidei possa<br />

avere effetti benefici duraturi nel tempo.<br />

I dati sperimentali <strong>di</strong>sponibili non permettono ancora una<br />

valutazione dei rischi/benefici e non possono essere trasferiti<br />

alla pratica clinica, ma porteranno probabilmente ad approcci<br />

terapeutici innovativi in particolari pazienti.<br />

Bibliografia<br />

1 Wolkowitz OM, Reus VI. Treatment of depression with antiglucocorticoid<br />

drugs. Psychosom Med 1999;61:698-711.<br />

2 Sonino N, Fava GA. Tolerance to antidepressant treatment may<br />

be overcome by ketoconazole. J Psychiat Res 2003;37:171-3.<br />

3 Jahn H, Schick M, Kiefer F, et al. Metyrapone as ad<strong>di</strong>tional<br />

treatment in major depression. Arch Gen Psychiatry<br />

2004;61:1235-44.<br />

Aspetti neuroendocrini dei processi<br />

<strong>di</strong> sensibilizzazione ai farmaci<br />

antidepressivi<br />

G.A. Fava<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia, Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Vi sono molti fenomeni clinici che introducono la possibilità<br />

che l’uso degli antidepressivi possa produrre un deterioramento<br />

dell’esito <strong>della</strong> depressione in pazienti suscettibili:<br />

l’alta percentuale <strong>di</strong> ricaduta nei pazienti trattati farmacologicamente;<br />

gli effetti paradossali (induttori <strong>di</strong> depressione)<br />

causati dagli antidepressivi in parte dei pazienti; i fenomeni<br />

<strong>di</strong> “switching” e <strong>di</strong> accelerazione del ciclo in pazienti con<br />

Disturbo Bipolare; la comparsa <strong>di</strong> tolleranza nel trattamento<br />

a lungo termine <strong>della</strong> depressione; la comparsa <strong>di</strong> resistenza<br />

quando si utilizza lo stesso antidepressivo in un paziente<br />

precedentemente trattato; le sindromi da astinenza alla<br />

sospensione degli antidepressivi.<br />

È stato ipotizzato che il modello <strong>di</strong> tolleranza opposizionale<br />

possa fornire una spiegazione per questi fenomeni clinici<br />

apparentemente privi <strong>di</strong> un nesso comune. Secondo questo<br />

modello il trattamento farmacologico a lungo termine può<br />

stimolare processi che si oppongono agli effetti acuti iniziali<br />

del farmaco e possono portare ad una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> efficacia.<br />

Quando il trattamento farmacologico viene interrotto, questi<br />

fenomeni possono continuare senza opposizione, almeno<br />

per qualche tempo, ed aumentare la vulnerabilità <strong>della</strong> ricaduta.<br />

L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene può modulare questi fenomeni<br />

<strong>di</strong> sensibilizzazione e tolleranza. Sulla base <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> effettuati<br />

con l’uso <strong>di</strong> antagonisti dei recettori 5-HT2 nel morbo<br />

<strong>di</strong> Cushing e <strong>di</strong> ketoconazolo nei fenomeni <strong>di</strong> tolleranza<br />

agli antidepressivi, è stato suggerito che la terapia farmacologica<br />

antidepressiva, dopo una fase iniziale <strong>di</strong> normalizzazione<br />

dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, possa portare ad<br />

una sua attivazione.<br />

Bibliografia<br />

1 Baldessarini RJ, Ghaemi SN, Viguera AC. Tolerance in antidepressant<br />

treatment. Psychother Psychosom 2002;71:177-9.<br />

2 Fava GA. Can long-term treatment with antidepressant drugs<br />

worsen the course of depression? J Clin Psychiatry<br />

2003;64:123-33.<br />

3 Sonino N, Fava GA. CNS drugs in Cushing’s <strong>di</strong>sease. Progr<br />

Neuropsychopharmacol Biol Psychiatry 2002;26:1011-8.<br />

140


La stimolazione magnetica transcranica nel<br />

trattamento <strong>della</strong> Depressione Maggiore<br />

A. Lucca, D. Rossini, R. Zanar<strong>di</strong>, S. Giordani, E. Smeral<strong>di</strong>,<br />

L. Magri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università “Vita-Salute”,<br />

Ospedale “San Raffaele Turro”<br />

La stimolazione magnetica transcranica (TMS) è un metodo<br />

non invasivo per la stimolazione <strong>della</strong> corteccia cerebrale<br />

tramite l’induzione <strong>di</strong> una corrente in grado <strong>di</strong> depolarizzare<br />

i neuroni sottostanti il coil. Introdotta nel 1985<br />

come strumento <strong>di</strong>agnostico in neurologia, negli ultimi anni<br />

è stata utilizzata per il trattamento <strong>della</strong> Depressione<br />

Maggiore con risultati incoraggianti 1 . Nel nostro <strong>di</strong>partimento<br />

abbiamo realizzato due trials randomizzati per valutare<br />

l’efficacia <strong>di</strong> tale terapia.<br />

Nel primo stu<strong>di</strong>o abbiamo trattato pazienti farmacoresistenti<br />

con due intensità <strong>di</strong>fferenti (80% e 100% <strong>della</strong> soglia<br />

motoria) o con stimolazione sham, ottenendo una <strong>di</strong>fferenza<br />

significativa tra il gruppo stimolato al 100% e il gruppo<br />

<strong>di</strong> controllo 2 . Nel secondo lavoro abbiamo somministrato<br />

la stimolazione magnetica (attiva o sham) associandovi fin<br />

dall’inizio un farmaco antidepressivo scelto tra Escitalopram,<br />

Sertralina e Venlafaxina. Il gruppo in trattamento attivo<br />

ha mostrato una risposta antidepressiva più rapida rispetto<br />

al gruppo <strong>di</strong> controllo, in<strong>di</strong>pendentemente dal farmaco<br />

utilizzato 3 . Ulteriori ricerche sono necessarie per ottimizzare<br />

i parametri <strong>di</strong> stimolazione ed eventualmente<br />

adattarli alla sintomatologia del singolo paziente. Una prospettiva<br />

interessante sembra essere rappresentata dalla<br />

Theta-burst stimulation, che ha <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> poter produrre<br />

effetti fisiologici superiori per intensità e durata sulla<br />

porzione <strong>di</strong> corteccia stimolata, suggerendo a livello<br />

speculativo la possibilità <strong>di</strong> ottenere maggiori effetti antidepressivi.<br />

Tra le altre tecniche <strong>di</strong> stimolazione cerebrale è<br />

stata recentemente reintrodotta la stimolazione con corrente<br />

<strong>di</strong>retta (tDCS), <strong>di</strong> cui è stata evidenziata la capacità <strong>di</strong><br />

modulare significativamente l’eccitabilità corticale. Nel<br />

nostro reparto abbiamo cominciato ad osservarne i primi<br />

risultati positivi nel trattamento <strong>della</strong> depressione farmacoresistente.<br />

Bibliografia<br />

1 Lucca A, Locatelli M, Rossini D, Catalano M. La stimolazione<br />

magnetica transcranica e le sue applicazioni in psichiatria.<br />

Quaderni Italiani <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> 2003;12:51-60.<br />

2 Rossini D, Lucca A, Zanar<strong>di</strong> R, Magri L, Smeral<strong>di</strong> E. Transcranial<br />

Magnetic Stimulation in treatment resistano depressed patients:<br />

a double blind placebo controlled trial. Psychiatry Res<br />

2005;137:1-2.<br />

3 Rossini D, Magri L, Lucca A, Giordani S, Smeral<strong>di</strong> E, Zanar<strong>di</strong><br />

R. May rTMS Hasten the response to Escitalopram, Sertraline,<br />

141<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA LEONARDO<br />

S60 - Opzioni terapeutiche “illiberali” tra pregiu<strong>di</strong>zi<br />

e prospettive<br />

MODERATORI<br />

G. Muscettola, G.C. Nivoli<br />

or Venlafaxine in Patients with Major Depressive Disorder? A<br />

Double Blind Sham-Controlled Trial. J Clin Psychiatry 2005, in<br />

press.<br />

Il TSO in me<strong>di</strong>cina generale: il caso<br />

Anoressia Nervosa<br />

M. Morlino, V. Cappiello *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università “Federico II”,<br />

Napoli; * D.S.M. A.S.L. Napoli 5<br />

L’Anoressia Nervosa (AN) è il <strong>di</strong>sturbo mentale che, più <strong>di</strong><br />

ogni altro, si situa in un’area <strong>di</strong> confine tra la psichiatria e la<br />

me<strong>di</strong>cina interna.<br />

Il crescente numero <strong>di</strong> soggetti affetti da tale <strong>di</strong>sturbo nonché<br />

l’alto rischio <strong>di</strong> evoluzione letale (si calcola che l’in<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> mortalità oscilli tra il 6 ed il 20%) e <strong>di</strong> refrattarietà ai<br />

trattamenti con conseguente elevato tasso <strong>di</strong> ricadute, la rendono<br />

una patologia dai complessi risvolti assistenziali, terapeutici,<br />

etici e giuri<strong>di</strong>ci<br />

Uno degli aspetti principali che caratterizza i soggetti affetti<br />

da AN è che essi appaiono conservare intatte le capacità<br />

<strong>di</strong> comprensione ed analisi <strong>della</strong> realtà, ma evidenziano una<br />

specifica <strong>di</strong>fficoltà nell’ambito <strong>della</strong> percezione e del vissuto<br />

del sé corporeo. Ciò comporta spesso la necessità <strong>di</strong> valutare<br />

la loro capacità <strong>di</strong> agire adeguatamente, in particolare<br />

rispetto alle proprie abitu<strong>di</strong>ni alimentari.<br />

Il presupposto <strong>di</strong> ogni trattamento sanitario è l’adesione e la<br />

collaborazione ad un progetto terapeutico da parte del paziente:<br />

ciò comporta la capacità del paziente stesso <strong>di</strong> esprimere<br />

un consenso o <strong>di</strong>ssenso (giuri<strong>di</strong>camente ed eticamente)<br />

valido.<br />

Quando un accordo sul progetto terapeutico risulta <strong>di</strong>fficile<br />

da raggiungere, può porsi il problema <strong>della</strong> adeguatezza <strong>della</strong><br />

capacità decisionale del paziente e dell’atteggiamento che<br />

deve assumere il me<strong>di</strong>co.<br />

Nel caso insorga un aggravamento <strong>della</strong> con<strong>di</strong>zione clinica<br />

tale da richiedere un intervento me<strong>di</strong>co urgente e si constati<br />

l’inadeguatezza nella capacità <strong>di</strong> valutazione dello stato <strong>di</strong><br />

salute da parte <strong>della</strong> paziente, si può configurare la necessità<br />

<strong>di</strong> un intervento sanitario anche in assenza <strong>di</strong> un consenso:<br />

si delinea, così, lo stato <strong>di</strong> necessità e/o il trattamento sanitario<br />

obbligatorio.<br />

Tali interventi soffrono comunque <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> limiti etici<br />

e giuri<strong>di</strong>ci che saranno <strong>di</strong>scussi nel corso <strong>della</strong> relazione<br />

e confrontati con le norme giuri<strong>di</strong>che presenti in altri stati<br />

europei.<br />

Per quanto attiene alla realtà italiana verranno presentati i<br />

dati attinenti al trattamento <strong>di</strong> pazienti affette da AN ricoverate<br />

negli ultimi 4 anni nel reparto <strong>di</strong> psichiatria dell’Azienda<br />

Ospedaliera Universitaria “Federico II” <strong>di</strong> Napoli.


SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA VERDE<br />

S61 - La formazione e il ruolo dell’infermiere<br />

nei servizi <strong>di</strong> salute mentale<br />

Il Master “Infermieristica in Salute Mentale –<br />

<strong>Psichiatria</strong>”: l’esperienza <strong>di</strong> Pisa<br />

A. Fanali<br />

Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Gli infermieri, nel corso degli ultimi anni, hanno definito in<br />

modo chiaro il loro ruolo grazie al raggiungimento <strong>di</strong> traguar<strong>di</strong><br />

importanti come l’approdo <strong>della</strong> formazione in, Università,<br />

la corretta definizione del Profilo Professionale, il<br />

riconoscimento <strong>della</strong> professione infermieristica come professione<br />

sanitaria non più ausiliaria e la conseguente istituzione<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>rigenza. La nuova concezione <strong>di</strong> competenza<br />

e <strong>di</strong> responsabilità così tracciata assegna agli stessi autonomia<br />

e responsabilità per fornire ai pazienti con problematiche<br />

psichiatriche adeguate ed avanzate forme <strong>di</strong> assistenza<br />

infermieristica ovunque siano necessarie. Questo significa<br />

prendersi cura <strong>della</strong> persona e <strong>della</strong> collettività con professionalità,<br />

responsabilità e competenza nella prevenzione,<br />

cura, e riabilitazione nell’area psichiatrica attraverso conoscenze<br />

e competenze tecniche, relazionali ed educative.<br />

L’evoluzione del concetto <strong>di</strong> malattia mentale e la trasformazione<br />

organizzativa dei servizi hanno inoltre reso necessario<br />

accettare la sfida <strong>della</strong> complessità <strong>della</strong> psichiatria, a<br />

partire dalla formazione <strong>di</strong> operatori competenti ed esperti,<br />

capaci <strong>di</strong> agire in una varietà <strong>di</strong> situazioni, orientati a sviluppare<br />

forme <strong>di</strong> collaborazione e <strong>di</strong>alogo ampie ed articolate<br />

ed in grado <strong>di</strong> integrare saperi <strong>di</strong>fferenziati e molteplici,<br />

sia in ambito clinico che in contesti extraclinici. Per raggiungere<br />

questi obiettivi, la Clinica Psichiatrica <strong>di</strong> Pisa, in<br />

collaborazione con il Dipartimento Infermieristico dell’Azienda<br />

Ospedaliera Universitaria Pisana, ha nell’anno accademico<br />

2004-2005 istituito il Master Universitario <strong>di</strong> Primo<br />

livello “Infermieristica in Salute Mentale – <strong>Psichiatria</strong>:<br />

il ruolo dell’infermiere nella Salute Mentale e nella psichiatria<br />

clinica”. Nella relazione sono descritti risultati e<br />

metodologia.<br />

La formazione e il ruolo dell’infermiere<br />

nei servizi <strong>di</strong> salute mentale<br />

F. Coscetti<br />

Direttore Dipartimento Infermieristico, Azienda Ospedaliero-Universitaria<br />

Pisana (AOUP); Direttore U.O. Professionale<br />

Formazione Permanente a Complementare del Personale<br />

Infermieristico AOUP<br />

“Una delle qualità essenziali del clinico<br />

è l’interesse per l’umanità poiché il<br />

segreto <strong>della</strong> cura al paziente è<br />

prendersi cura del paziente”<br />

Francio W. Peabody, 1927<br />

MODERATORI<br />

P.L. Scapicchio, G.B. Cassano<br />

L’assistenza infermieristica nella salute mentale e psichiatria<br />

si è sviluppata nel tempo attraverso un approccio specifico<br />

basato sulla volontà <strong>di</strong> rispondere ai bisogni assistenziali del<br />

paziente psichiatrico in modo integrato e globale. Questo ha<br />

significato prendersi cura <strong>della</strong> persona e <strong>della</strong> collettività con<br />

professionalità, responsabilità e competenza nella prevenzione,<br />

cura, e riabilitazione nell’area psichiatrica attraverso conoscenze<br />

e competenze tecniche, relazionali ed educative. La<br />

connotazione dell’esercizio professionale infermieristico,<br />

pensato e definito in un passato in cui le competenze richieste<br />

ed espresse erano solo assistenziali e prevalentemente <strong>di</strong><br />

collaborazione ed esecuzione, si è oggi trasformata, richiedendo<br />

capacità <strong>di</strong> analisi, elaborazione ed attuazione dei processi<br />

assistenziali, progettualità, collaborazione ed integrazione<br />

multi<strong>di</strong>sciplinare. Oggi infatti l’infermiere apprende nozioni<br />

<strong>di</strong> psichiatria, effettua tirocini nell’area <strong>della</strong> salute<br />

mentale e ha competenze sempre più specifiche. Dal punto <strong>di</strong><br />

vista operativo, grazie alle nuove modalità <strong>di</strong> intervento terapeutico,<br />

si è passati da una assistenza <strong>di</strong> tipo custo<strong>di</strong>alistico,<br />

ad una territoriale che persegue lo scopo <strong>di</strong> curare e prevenire<br />

il <strong>di</strong>sturbo psichico nel contesto in cui esso ha origine e si<br />

sviluppa. Tutto ciò, ha significato un’esigenza <strong>di</strong> crescita a livello<br />

formativo da parte degli infermieri, che sempre più hanno<br />

dovuto mutare le loro funzioni e le loro competenze, per<br />

meglio comprendere e gestire i rapporti umani soprattutto<br />

quando, ad esempio in un servizio <strong>di</strong> salute mentale, tali rapporti<br />

si presentano particolarmente complessi. Gli infermieri<br />

pertanto sono riusciti a definire in maniera chiara ed inconfutabile<br />

il loro ruolo e la loro natura grazie al raggiungimento <strong>di</strong><br />

traguar<strong>di</strong> importanti come l’approdo <strong>della</strong> formazione in,<br />

Università, la corretta definizione del Profilo Professionale, il<br />

riconoscimento <strong>della</strong> professione infermieristica come professione<br />

sanitaria non più ausiliaria e la conseguente istituzione<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>rigenza. Formalmente e sostanzialmente, quin<strong>di</strong>,<br />

gli infermieri posseggono conoscenze, competenze ed abilità<br />

specifiche per essere responsabili dell’assistenza generale<br />

compresa quella in ambito altamente specialistico. Questa<br />

nuova concezione <strong>della</strong> figura infermieristica assegna alla<br />

stessa autonomia e responsabilità per fornire ai pazienti con<br />

problematiche psichiatriche adeguate ed avanzate forme <strong>di</strong><br />

assistenza infermieristica ovunque siano necessarie. Attraverso<br />

la formazione continua e complementare in salute mentale<br />

psichiatria è possibile acquisire competenze cliniche, relazionali<br />

e sociali per elaborare strategie assistenziali globali, integrate,<br />

continue e <strong>di</strong> elevata qualità e per confrontarsi con i bisogni<br />

<strong>di</strong> salute mentale emergenti nella comunità sociale. Infatti,<br />

in abito psichiatrico il coinvolgimento emotivo è inevitabile.<br />

Il malato non deve essere sottoposto ogni giorno ad<br />

una serie <strong>di</strong> esami <strong>di</strong>agnostici, ma è lì, <strong>di</strong> fronte all’infermiere,<br />

con i suoi problemi. Compete quin<strong>di</strong> all’Infermiere agire<br />

sul piano <strong>della</strong> relazione e dell’educazione, oltre che <strong>della</strong><br />

tecnica, allargando il quadro delle proprie competenze e responsabilità<br />

e <strong>di</strong>ventando a pieno titolo componente dell’é-<br />

142


quipe multi<strong>di</strong>sciplinare, rafforzando il concetto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong><br />

squadra per fronteggiare la complessità assistenziale. Il coinvolgimento<br />

è fondamentale per stabilire una relazione terapeutica<br />

tra infermiere e malato, relazione che permetta <strong>di</strong> partecipare<br />

in modo empatico al processo interattivo con la mente<br />

del malato, con il suo stato affettivo, emotivo e con i suoi<br />

vissuti. Ma senza un training adeguato l’infermiere non è in<br />

grado <strong>di</strong> gestire il proprio coinvolgimento emotivo e la propria<br />

ansia, a volte rabbia, impulsività. Rischia <strong>di</strong> assumere atteggiamenti<br />

che, privi <strong>di</strong> obiettività, non gli permettono <strong>di</strong><br />

percepire i veri bisogni del malato. È per questo necessario<br />

avere la capacità <strong>di</strong> usare e modulare le proprie emozioni, per<br />

stabilire una relazione terapeutica con il malato, per comprendere<br />

i desideri e per formulare una giusta <strong>di</strong>agnosi infermieristica,<br />

che consenta <strong>di</strong> impostare un programma <strong>di</strong> trattamento<br />

integrato con le altre figure professionali. Questa evoluzione<br />

culturale e professionale è stata inserita nella Legge<br />

26 febbraio 1999 n. 42 che oltre a sancire l’abrogazione del<br />

“mansionario” delinea il campo proprio <strong>di</strong> attività e responsabilità<br />

professionale attraverso il Profilo Professionale, gli<br />

Or<strong>di</strong>namenti Didattici dei rispettivi Corsi Universitari <strong>di</strong> base<br />

e post-base nonché il Co<strong>di</strong>ce Deontologico. L’infermiere psichiatrico<br />

esplica la propria professionalità in strutture pubbliche<br />

o private come Ospedali, Case <strong>di</strong> cura, ambulatori, comunità<br />

protette, sul territorio e lo sviluppo <strong>di</strong> carriera è garantito<br />

sia a livello orizzontale – crescendo all’interno del<br />

proprio ruolo – che verticale, accedendo a posizioni <strong>di</strong>rigenziali<br />

connotate da responsabilità organizzative e gestionali ad<br />

elevata complessità. Ma quello che poi, in ultima analisi, <strong>di</strong>fferenzia<br />

l’assistenza infermieristica in salute mentale psichiatria<br />

dagli altri ambiti è che il prodotto assistenziale infermieristico<br />

è spesso invisibile e non attribuibile ad un singolo gesto<br />

(come invece succede in altri ambiti), … ma gli infermieri<br />

psichiatrici “curano e fanno terapia”: una terapia che non è<br />

fatta solo <strong>di</strong> tecniche.<br />

Riferimenti legislativi utilizzati:<br />

DPR. 14/3/1974, n. 225 - D.M. 14.9.1994, n. 739 - Legge<br />

26/2/1999, n. 42 - Co<strong>di</strong>ce deontologico, 1999 - Legge 251<br />

10/8/2000 - Legge n. 1 gennaio 2002.<br />

I mutamenti <strong>della</strong> professionalità<br />

infermieristica nei Servizi <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

<strong>di</strong> Comunità. L’esperienza del DSM <strong>di</strong> Genova<br />

E. Biancucci, P. Mossa, L. Ferrannini<br />

DSM ASL 3, Genova<br />

L’evoluzione dell’assistenza psichiatrica in questi anni è<br />

stata caratterizzata da una profonda mo<strong>di</strong>ficazione degli<br />

obiettivi e degli strumenti dell’assistenza infermieristica.<br />

Il ruolo dell’infermiere non poteva non mutare, infatti, nel<br />

passaggio da un’assistenza <strong>di</strong> natura prevalentemente istituzionale<br />

al sistema <strong>di</strong> psichiatria <strong>di</strong> comunità, che si declina<br />

in luoghi (ospedale, territorio, residenze) e contesti multiformi,<br />

con domande d’intervento profondamente <strong>di</strong>versificate<br />

(trattamento dell’urgenza, presa in carico intensiva territoriale,<br />

programmi socioriabilitativi, prevenzione delle <strong>di</strong>sabilità,<br />

promozione <strong>di</strong> reti <strong>di</strong> auto aiuto ed attivazione <strong>di</strong><br />

processi <strong>di</strong> empowerment).<br />

A fronte <strong>di</strong> questi nuovi compiti, spesso anche il nuovo curriculum<br />

formativo, centrato sul corso <strong>di</strong> laurea in scienze in-<br />

143<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

fermieristiche, non è sufficiente a mettere in con<strong>di</strong>zioni il<br />

professionista <strong>di</strong> operare in modo qualificato ed efficace ed<br />

al contempo in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza emotiva.<br />

Partendo da queste considerazioni, verrà presentata l’esperienza<br />

del DSM <strong>di</strong> Genova che, servendo una vasta area metropolitana<br />

(800.000 abitanti), presenta caratteristiche peculiari (oltre<br />

400 operatori nell’area infermieristica e dell’assistenza),<br />

sulle quali verranno forniti elementi conoscitivi e <strong>di</strong> confronto.<br />

In questo quadro, verrà anche presentato il percorso <strong>di</strong> “formazione<br />

continuativa”, che ha accompagnato e supportato i<br />

processi <strong>di</strong> organizzativi e tecnico-professionali – attraverso<br />

lo sviluppo <strong>di</strong> un “Manuale delle procedure” per l’assistenza<br />

infermieristica – e che è stato centrato su alcune aree <strong>di</strong><br />

interesse prioritario:<br />

1. interventi in urgenza;<br />

2. contenimento e contenzione: elaborazione <strong>di</strong> procedure e<br />

protocolli;<br />

3. presa in carico intensiva e continuativa territoriale;<br />

4. interventi socioriabilitativi;<br />

5. sviluppo <strong>di</strong> reti <strong>di</strong> auto aiuto;<br />

6. responsabilità professionale e risk management;<br />

7. sviluppo, miglioramento e valutazione <strong>della</strong> qualità;<br />

8. bourn out e mobbing: strategie organizzative ed interventi<br />

gruppali.<br />

L’infermiere come case manager<br />

del Servizio <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>di</strong> comunità<br />

G. Corlito<br />

U.O. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, ASL 9 <strong>di</strong> Grosseto<br />

I servizi <strong>di</strong> salute mentale in Italia hanno <strong>di</strong> fronte la necessità<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare compiutamente servizi <strong>di</strong>partimentali <strong>di</strong> comunità<br />

(comprehensive services secondo le in<strong>di</strong>cazioni dell’OMS),<br />

capaci <strong>di</strong> far fronte ai bisogni <strong>di</strong> salute mentale dell’intera<br />

comunità. Ciò implica la capacità <strong>di</strong> spostare l’asse<br />

dell’intervento da quello terapeutico-riabilitativo a quello<br />

preventivo-terapeutico. Implica la capacità <strong>di</strong> avviare programmi<br />

<strong>di</strong> intervento precoce nella comunità, <strong>di</strong> “filtrare” a<br />

secondo dell’urgenza gli accessi ai Centri <strong>di</strong> Salute Mentale,<br />

<strong>di</strong> sviluppare le reti comunitarie <strong>di</strong> sostegno a partire dall’auto-aiuto,<br />

<strong>di</strong> attivare progetti <strong>di</strong> reinserimento sociale e <strong>di</strong> “tenuta<br />

comunitaria” dei casi seri e <strong>di</strong> attivare programmi per i<br />

<strong>di</strong>sturbi emotivi comuni che non siano esclusivamente centrati<br />

sui farmaci e che si fon<strong>di</strong>no sulla collaborazione con i<br />

me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale e le Unità delle Cure Primarie.<br />

Tale nuova ottica <strong>di</strong> lavoro non può fondarsi sul ruolo <strong>di</strong> case<br />

manager limitato ai <strong>di</strong>rigenti psichiatri e psicologi dei<br />

servizi si salute mentale, come è stato nei primi 30 anni <strong>di</strong><br />

applicazione <strong>della</strong> riforma psichiatrica.<br />

È necessario ripensare complessivamente il ruolo dell’infermiere<br />

dei servizi <strong>di</strong> salute mentale comunitarie, <strong>di</strong> cui è stato<br />

l’asse portante in questi anni. Tale ripensamento passa attraverso<br />

i seguenti punti decisivi<br />

– l’infermiere come case manager;<br />

– il triade territoriale;<br />

– la gestione dei gruppi <strong>di</strong> lavoro multi<strong>di</strong>sciplinari;<br />

– la gestione dei gruppi degli utenti.<br />

Per ottenere tali risultati è necessario formare un infermiere<br />

specializzato nell’area <strong>della</strong> salute mentale ed è attuale l’attivazione<br />

dei master universitari post-laurea previsti dalla legge.


SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA NUREYEV<br />

S62 - Quante depressioni?<br />

Revisione critica <strong>di</strong> una <strong>di</strong>agnosi indefinita<br />

La neurobiologia <strong>della</strong> Depressione<br />

o delle Depressioni?<br />

C.M. Pariante<br />

Stress, Psychiatry and Immunology Laboratory (SPI-Lab),<br />

Institute of Psychiatry, King’s College London, London<br />

Sebbene le alterazioni endocrine ed immunitarie nella Depressione<br />

Maggiore siano state oggetto <strong>di</strong> molti stu<strong>di</strong>, ancora<br />

oggi il meccanismo biologico attraverso cui questi<br />

modulatori endogeni influenzano le emozioni ed inducono<br />

i sintomi depressivi costituisce un mistero. Inoltre, ancora<br />

non è chiaro se tutti questi meccanismi – neurobiologici,<br />

endocrinologici, immunitari – siano presenti in tutti i pazienti<br />

depressi, o viceversa se specifici meccanismi biologici<br />

conducano a specifiche sindromi depressive con un <strong>di</strong>verso<br />

profilo sintomatologico.<br />

È noto che i pazienti con Depressione Maggiore presentano<br />

un’iperattività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che<br />

si manifesta con un aumento dei livelli <strong>di</strong> corticotropin-releasing<br />

hormone (CRH) a livello cerebrale e <strong>di</strong> cortisolo<br />

nel sangue. Sia il CRH che il cortisolo possono indurre,<br />

nell’uomo e nell’animale, cambiamenti nell’umore e nella<br />

funzione neurocognitiva simili a quelli caratteristici <strong>della</strong><br />

depressione.<br />

La presenza <strong>di</strong> depressione nei pazienti con Cushing conferma<br />

questo modello. La depressione può però comparire<br />

anche in situazioni <strong>di</strong> ridotta attività dell’asse ipotalamoipofisi-surrene,<br />

come nel caso dei pazienti con Ad<strong>di</strong>son.<br />

Come è possibile conciliare queste evidenze? Oltre al ruolo<br />

dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> supportano<br />

anche un ruolo <strong>di</strong>retto del sistema immunitario<br />

nella depressione. È infatti noto che i pazienti con Depressione<br />

Maggiore presentano un’elevata concentrazione sierica<br />

<strong>di</strong> citochine proinfiammatorie, come l’IL-6, ed un aumento<br />

delle proteine <strong>della</strong> fase acuta. Questo modello è sostenuto<br />

dal fatto che la somministrazione <strong>di</strong> citochine, come<br />

l’interferon-alfa nei pazienti con epatite C, a sua volta<br />

induce un <strong>di</strong>sturbo del comportamento (“sickness behaviour”)<br />

simile alla sindrome depressiva, con anedonia,<br />

apatia, <strong>di</strong>sturbi del sonno, alterazione dell’appetito e ritiro<br />

sociale.<br />

Che <strong>di</strong>fferenze vi sono, se vi sono, tra la depressione da<br />

stress, quella da Cushing, e quella da interferone-alfa? In<br />

questo intervento presenterò i risultati delle nostre ricerche<br />

che esplorano il ruolo dello stress, degli ormoni glucocorticoi<strong>di</strong><br />

e delle citochine proinfiammatorie nella patogenesi<br />

dei sintomi depressivi. Inoltre <strong>di</strong>scuterò la possibilità che<br />

la depressione non sia una specifica malattia, ma piuttosto<br />

un insieme <strong>di</strong> comportamenti potenzialmente adattativi<br />

che, come la febbre, può essere attivata da <strong>di</strong>verse cause in<br />

<strong>di</strong>versi soggetti, e condurre a <strong>di</strong>verse sfumature cliniche.<br />

MODERATORI<br />

M. <strong>di</strong> Giannantonio, M. Alessandrini<br />

I saperi e il sentimento. Storia e critica<br />

dei rapporti tra scienza e depressione<br />

M. Alessandrini<br />

Centro <strong>di</strong> Salute Mentale ASL Chieti;, Università “G. D’Annunzio”,<br />

Chieti<br />

Introduzione: la storia del concetto <strong>di</strong> depressione permette<br />

<strong>di</strong> “ripensare” la clinica <strong>di</strong> questo gruppo <strong>di</strong> affezioni. Pur<br />

se infatti le categorie <strong>di</strong>agnostiche attuali si presentano ra<strong>di</strong>cate<br />

nella realtà clinica “pura”, esse in realtà sono con<strong>di</strong>zionate<br />

da influssi culturali, me<strong>di</strong>ci ed extra-me<strong>di</strong>ci, sia presenti<br />

che passati. La realtà clinica “pura”, da questo punto <strong>di</strong><br />

vista, è in realtà ricca <strong>di</strong> presupposti impliciti, i quali, se non<br />

vengono resi evidenti e consapevoli, la rendono tutt’altro<br />

che “pura”.<br />

Metodologia: si è deciso <strong>di</strong> ricostruire, sul piano storico,<br />

soprattutto la gamma variegata <strong>di</strong> termini che nei secoli hanno<br />

in<strong>di</strong>cato i vissuti depressivi. In questo modo, i raggruppamenti<br />

nosografici sia recenti che attuali – quali, per esempio,<br />

le due gran<strong>di</strong> categorie delle depressioni nevrotiche e <strong>di</strong><br />

quelle psicotiche – rivelano <strong>di</strong> possedere al loro interno<br />

molte sud<strong>di</strong>visioni.<br />

Queste ultime, <strong>di</strong> solito, vengono considerate come implicite,<br />

e invece nella pratica clinica sono ignorate, perché se ne<br />

è perduta conoscenza.<br />

Risultati: le parole e il linguaggio, così come la razionalità,<br />

pur se hanno il compito <strong>di</strong> delimitare e <strong>di</strong> “or<strong>di</strong>nare” l’area<br />

delle sensazioni, devono poi però riavvicinarvisi, per mantenere<br />

vitalità e ricchezza. È quanto ormai accade per il termine<br />

“depressione”.<br />

Riscoprendo la gamma variegata <strong>di</strong> parole che nei secoli<br />

hanno in<strong>di</strong>cato i vissuti depressivi, ed esaminando il significato<br />

che queste parole hanno assunto nelle <strong>di</strong>verse epoche e<br />

nei vari contesti, traspare nuovamente la natura multiforme<br />

del sentire depressivo.<br />

Diventa così evidente una sorta <strong>di</strong> “altra psicopatologia”<br />

delle depressioni, capace <strong>di</strong> integrare quella attuale, altrimenti<br />

gravemente sterile e insospettatamente inefficace.<br />

Conclusioni: grazie alla suddetta ricostruzione, emergono<br />

sfaccettature del sentire depressivo che non corrispondono<br />

soltanto alle <strong>di</strong>namiche in<strong>di</strong>viduali messe in luce dalla psicoanalisi,<br />

bensì a movimenti dell’area delle sensazioni, movimenti<br />

che sono, in un certo senso, il motore generatore<br />

delle <strong>di</strong>namiche che la psicoanalisi ha focalizzato.<br />

L’area delle sensazioni, antecedente al loro strutturarsi in<br />

percezioni, e poi da qui in atti <strong>di</strong> pensiero sempre più desensorializzati<br />

e configurati, è la <strong>di</strong>mensione che riaffiora in<br />

ogni psicopatologia, ma ancor più nei quadri depressivi, ai<br />

quali conferisce sfaccettature fondamentali e tuttavia comunemente<br />

trascurate.<br />

144


Avere o essere? Il <strong>di</strong>lemma<br />

<strong>della</strong> depressione<br />

C. Faravelli, L. Lampronti, S. Gorini Amedei, F. Rotella<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università<br />

<strong>di</strong> Firenze<br />

Con la descrizione <strong>di</strong> Kraepelin nel suo Trattato <strong>della</strong> malattia<br />

maniaco depressiva 1 non vi furono dubbi sul fatto che essa<br />

rappresentasse un’entità autonoma inquadrata nelle psicosi<br />

e con tutte le caratteristiche <strong>di</strong> una grave sindrome. Con la<br />

comparsa dei primi trattamenti efficaci negli anni ’60 però<br />

sono cambiate ra<strong>di</strong>calmente le casistiche cliniche da allora<br />

sempre più ricche <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> lieve-me<strong>di</strong>a entità. A causa <strong>di</strong><br />

questa estrema variabilità nella gravità <strong>della</strong> presentazione<br />

clinica è sorto un nuovo <strong>di</strong>battito sulla nosografia <strong>della</strong> depressione<br />

basato su un’ipotesi unitaria o binaria <strong>della</strong> malattia.<br />

L’ipotesi binaria si caratterizza per un modello basato su<br />

un approccio categoriale nel quale la depressione è <strong>di</strong>visa in<br />

due <strong>di</strong>fferenti e separate entità, “endogena” e “reattiva”, a seconda<br />

<strong>della</strong> possibilità o meno <strong>di</strong> identificare fattori esterni<br />

fisici o psicologici implicati nello sviluppo <strong>della</strong> malattia 2-4 .<br />

Secondo l’ipotesi unitaria invece la depressione non può essere<br />

<strong>di</strong>visa in categorie, essendo piuttosto meglio descritta da<br />

un modello <strong>di</strong>mensionale, il più semplice dei quali ha una sola<br />

<strong>di</strong>mensione con la depressione endogena ad un estremo<br />

del continuum e la depressione reattiva all’altro 5-7 . La svolta<br />

fondamentale è avvenuta nel 1980 con la pubblicazione<br />

del DSM III 8 che facendo sostanzialmente riferimento ai criteri<br />

<strong>di</strong> St. Louis 9 e ai Research Diagnostic Criteria (RDC) 10<br />

ha preso posizione a favore <strong>di</strong> un’ipotesi unitaria nella quale<br />

la gravità è misurata in base al numero dei sintomi presentati<br />

(<strong>di</strong> qui il termine depressione major), posizione riconfermata<br />

a tutt’oggi dalle e<strong>di</strong>zioni successive del DSM. Gli autori<br />

approfon<strong>di</strong>ranno le problematiche relative alla questione<br />

<strong>della</strong> teorie unitaria e binaria <strong>della</strong> depressione e all’applicazione<br />

da parte <strong>della</strong> nosologia contemporanea del modello<br />

quantitativo nella <strong>di</strong>agnosi <strong>della</strong> malattia e nella in<strong>di</strong>viduazione<br />

<strong>della</strong> depressione sottosoglia.<br />

Bibliografia<br />

1 Kraepelin. (1896) Introduzione alla clinica psichiatrica. Milano:<br />

<strong>Società</strong> E<strong>di</strong>trice Libraria 1905 (tr. it).<br />

2 Kiloh LG, Garside RF. The in<strong>di</strong>pendence of neurotic depression<br />

end endogenous depression. Br J Psychiatry 1963;109:451-63.<br />

3 Garside RF, Kay DV, Wilson IC, Deaton ID, Roth M. Depressive<br />

syndromes and the classification of patients. Psychol Med<br />

1971;1:333-8.<br />

4 Roth M, Gurney C, Garside RF, Kerr TA. Stu<strong>di</strong>es in classification<br />

of affective <strong>di</strong>sorders. The relationship between anxiety<br />

state and depressive illness. I. Br J psychiatry 1972;121:147-71.<br />

5 Kendell RE. The continuum model of depressive illness. Proc<br />

Roy Soc Med 1969;62:335-9.<br />

6 Kendell RE. The classification of depressive illness. Br J Psychiatry<br />

1970;117:347-8.<br />

7 Kendell RE. Endogenous and neurotic deepression. Br J Psychiatry<br />

1972;121:575.<br />

8 American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical<br />

Manual of Mental Disorders (DSM-III). 3 rd Ed. Washington,<br />

DC: APA 1980.<br />

9 Feighner JP, Robins E, et al. Diagnostic criteria for use in psychiatric<br />

research. Arch Gen Psych 1972;26:57-63.<br />

10 Spitzer RL, En<strong>di</strong>cott J, Robins E. Research Diagnostic Criteria:<br />

rationale and reliability. Arch Gen Psych 1978;35:773-9.<br />

145<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Disturbo Affettivo Stagionale e Disturbi<br />

Premestruali<br />

F. Pacitti * , D. Russo ** , A. Iannitelli ** , G. Bersani **<br />

** Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna e Sanità Pubblica, Università<br />

de L’Aquila; * III Clinica Psichiatrica, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica, Università<br />

<strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: il Disturbo Affettivo Stagionale (SAD) è una<br />

sindrome depressiva a ricorrenza invernale caratterizzata,<br />

oltre da sintomi tipici come umore depresso, irritabilità ed<br />

anedonia, da manifestazione “atipiche”, quali iperfagia con<br />

il craving per i carboidrati, ipersonnia e peggioramento nelle<br />

ore serali. Il Disturbo Disforico Premestruale è caratterizzato<br />

da un cluster <strong>di</strong> sintomi come irritabilità umore depresso,<br />

tensione, craving per i carboidrati, e senso <strong>di</strong> gonfiore e<br />

tensione mammaria. Tali sintomi si presentano caratteristicamente<br />

durante l’ultima fase luteinica e si concludono dopo<br />

pochi giorni dall’inizio <strong>della</strong> fase follicolare nella maggior<br />

parte dei cicli mestruali durante l’anno. Oltre alla perio<strong>di</strong>cità<br />

circamensile, nel PMDD è stata descritta una ricorrenza<br />

circa<strong>di</strong>ana e circannuale dell’andamento <strong>di</strong> alcuni<br />

sintomi, come il craving dei carboidrati, con aumento nelle<br />

ore serali e nei mesi invernali.<br />

L’obiettivo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato valutare in popolazione<br />

<strong>di</strong> donne non affette da <strong>di</strong>sturbi psichiatrici <strong>della</strong> prevalenza<br />

<strong>di</strong> SAD e dei Disturbi Premestruali e la valutazione nei pazienti<br />

con SAD <strong>della</strong> prevalenza <strong>di</strong> sintomi premestruali.<br />

Metodologia: una versione italiana mo<strong>di</strong>ficata del Seasonal<br />

Pattern Assessment Questionnaire (SPAQ) è stata somministrata<br />

ad un campione <strong>di</strong> 286 donne in età fertile. Nella versione<br />

utilizzata è stata aggiunta una sezione che indaga sulle<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> alcune variabili fisiologiche e comportamentali<br />

nei giorni che precedono il ciclo mestruale. La somma<br />

dei punteggi ottenuti in queste scale è stata considerata<br />

un in<strong>di</strong>ce <strong>della</strong> tendenza a sviluppare sintomi premestruali<br />

(Premestrual Symptoms Score – PMSS).<br />

Per la valutazione <strong>della</strong> prevalenza dei Disturbi Affettivi<br />

Stagionali sono stati utilizzati i criteri proposti da Rosenthal<br />

e per il riconoscimento dei sintomi premestruali è stato considerato<br />

un valore soglia, analogamente al Seasonality Score,<br />

del PMSS.<br />

Le <strong>di</strong>fferenze tra punteggi me<strong>di</strong> del SS e del PMSS riportati<br />

da ciascun gruppo <strong>di</strong>agnostico sono state analizzate me<strong>di</strong>ante<br />

ANOVA. Ciascun items <strong>della</strong> SPAQ è stato analizzato<br />

per la valutazione delle <strong>di</strong>fferenze inter-gruppo con il test<br />

del chi-quadro.<br />

Risultati: delle 286 donne che hanno compilato la SPAQ il<br />

11,9% (n. 34) sod<strong>di</strong>sfaceva i criteri per il Winter -SAD, il<br />

23,4% (n. 67) del Subsyndromal-SAD, il 2,8% (n. 8) del<br />

Summer-Sad e il 33,6% (n. 96) presentava sintomi premestruali<br />

(PS). Nel gruppo che presentava il SAD è stata rilevata<br />

una prevalenza del 46,5% (n. 47) <strong>di</strong> donne che presentavano<br />

sintomi premestruali.<br />

Dall’analisi dei punteggi me<strong>di</strong> riportati al Seasonality Score<br />

e al Premestrual Symptoms Score nei tre i gruppi, SAD, PS<br />

e SAD/PS si evidenzia una <strong>di</strong>fferenza significativa rispetto<br />

ai controlli (ANOVA = p < ,001).<br />

Conclusioni: i risultati del presente stu<strong>di</strong>o confermano la<br />

stretta relazione tra il SAD e la PMDD. La presupposta vulnerabilità<br />

alle oscillazioni premestruali dell’umore e del


SIMPOSI TEMATICI<br />

comportamento nelle donne affette da SAD è confermata<br />

dalla maggiore percentuale <strong>di</strong> donne con sintomi premestruali<br />

nei soggetti con SAD rispetto al gruppo NON-SAD.<br />

Dall’analisi dei punteggi del Seasonaliy Score emerge la<br />

presenza <strong>di</strong> una maggiore sensibilità ai cambiamenti stagionali<br />

delle donne che presentano sintomi premestruali, che<br />

mostrano un punteggio del SS significativamente maggiore<br />

rispetto ai controlli.<br />

Bibliografia<br />

1 Rosenthal NE, Bradt GH, Wehr TA. Seasonal Pattern Assessment<br />

Questionnaire. Bethesda, Md: National Institute of Menthal<br />

Health 1987.<br />

2 Praschak-Rieder N, Willeit M, Neumeister A, Hilger E, Statstny<br />

J, Thierry N, et al. Prevalence of premenstrual dysphoric <strong>di</strong>sorder<br />

in female patients with seasonal affective <strong>di</strong>sorder. Affect<br />

Disord 2001;63:239-42.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA SAN GIOVANNI<br />

S63 - <strong>Psicopatologia</strong> e dolore cronico<br />

Correlati psicopatologici del dolore cronico<br />

G. De Bene<strong>di</strong>ttis<br />

Centro per lo Stu<strong>di</strong>o e la Terapia del Dolore, U.O. <strong>di</strong> Neurochirurgia,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche, Università<br />

<strong>di</strong> Milano e Ospedale Maggiore Policlinico, IRCCS,<br />

Milano<br />

Il dolore è “un’esperienza spiacevole, complessa e privata,<br />

primariamente associata ad una lesione somatica o descritta<br />

in tali termini” (Merskey & Bogduk, 1994). La componente<br />

emozionale dunque, e quin<strong>di</strong> psicologica, del dolore non<br />

è soltanto una reazione ad uno stimolazione nocicettiva o ad<br />

un evento doloroso, ma è intrinsecamente connaturata all’esperienza<br />

stessa. Non esiste dunque esperienza dolorosa<br />

senza la valutazione cognitiva dell’evento e la risonanza affettiva<br />

<strong>di</strong> segno negativo (sofferenza). L’aspetto multi<strong>di</strong>mensionale<br />

del dolore (formulato per la prima volta da Melzack<br />

e Casey nel 1968) si articola in tre <strong>di</strong>mensioni fattoriali:<br />

sensoriale-<strong>di</strong>scriminativa (attinente all’aspetto dell’intensità-qualità<br />

e caratteristiche spazio-temporali <strong>della</strong> percezione<br />

dolorosa), motivazionale-affettiva (attinente alla risonanza<br />

affettiva associata all’evento doloroso ed alle sue componenti<br />

motivazionali) e valutativa (attinente agli aspetti cognitivi<br />

dell’evento). I recenti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> neuroimaging hanno<br />

confermato e precisato che l’esperienza del dolore viene co<strong>di</strong>ficata<br />

nelle sue <strong>di</strong>verse componenti in strutture sopraspinali<br />

<strong>di</strong>fferenziate e specifiche (ad esempio, la componente<br />

emozionale del dolore viene elaborata principalmente in<br />

strutture limbiche, come la corteccia cingolata anteriore).<br />

Se dunque la componente emozionale del dolore è fondante<br />

dell’esperienza stessa, non v’è dubbio che sempre e comunque<br />

il dolore, soprattutto se cronico, è anche uno stato psicologico<br />

(Chapman, 2002).<br />

Ma raramente, nella pratica clinica, il fattore psicogeno è il<br />

solo determinante <strong>della</strong> patologia dolorosa (e.g., il dolore<br />

somatoforme). Il dolore psicogeno puro è egualmente raro<br />

quanto il dolore somatico puro. Nella stragrande maggioranza<br />

dei casi, gli eventi somatici e psichici s’intersecano,<br />

influenzandosi gli uni con gli altri.<br />

Se nel dolore acuto il correlato psicopatologico più frequente<br />

è l’ansia, associata al carattere <strong>di</strong> reazione <strong>di</strong> allarme generata<br />

dallo stimolo nocicettivo, nel dolore cronico sono più comuni<br />

i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong>stimici, la reazione <strong>di</strong> conversione e l’ipocondria.<br />

MODERATORI<br />

G. De Bene<strong>di</strong>ttis, D. Berar<strong>di</strong><br />

L’associazione tra depressione e dolore cronico è ben riconosciuta<br />

e non v’è dubbio che una significativa proporzione<br />

<strong>di</strong> pazienti algologici presenti una depressione manifesta,<br />

solitamente non maggiore, o, più comunemente, una depressione<br />

mascherata, come nella cosiddetta “reazione <strong>di</strong><br />

somatizzazione”, in cui la preoccupazione somatica (ipocondria)<br />

e l’ansia somatizzata mascherano la componente<br />

depressiva. Discussa è la natura <strong>di</strong> questa associazione, se<br />

cioè la depressione sia reattiva al dolore o via sia una comorbi<strong>di</strong>tà.<br />

È verosimile che la relazione tra depressione e<br />

dolore sia <strong>di</strong> tipo circolare.<br />

Un tratto <strong>di</strong> personalità caratteristico <strong>di</strong> molti pazienti algologici<br />

è l’alessitimia, ovvero la <strong>di</strong>fficoltà a verbalizzare le<br />

proprie emozioni e ad associarle appropriatamente ai vissuti<br />

somatici. Ciò rende questi pazienti <strong>di</strong>fficilmente accessibili<br />

ad approcci psico<strong>di</strong>namici, mentre più in<strong>di</strong>cati ed efficaci<br />

risultano essere trattamenti come l’ipnosi e le terapie<br />

cognitivo-comportamentali.<br />

Una proporzione ridotta (15%) ma impegnativa <strong>di</strong> pazienti<br />

con dolore cronico presenta <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità, prevalentemente<br />

<strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>pendente-aggressivo (De Bene<strong>di</strong>ttis,<br />

2005). Questi soggetti (i cosiddetti “pazienti <strong>di</strong>fficili”) rendono<br />

problematica la relazione me<strong>di</strong>co-paziente e costituiscono<br />

spesso un arduo problema gestionale,<br />

Rara, infine, è l’associazione tra <strong>di</strong>sturbi psicotici (solitamente<br />

stati borderline) e dolore cronico.<br />

In conclusione, la costante presenza <strong>di</strong> correlati psicopatologici<br />

nel dolore acuto e, soprattutto, in quello cronico, postula<br />

l’esigenza euristica <strong>di</strong> un approccio biopsicosociale al<br />

dolore ed alla sofferenza, sia dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>agnostico<br />

che sul piano gestionale del trattamento. il quale deve essere<br />

sempre e comunque multimodale.<br />

Correlati corticali delle emozioni<br />

e del dolore: stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> neuroimaging<br />

funzionale<br />

C.A. Porro<br />

Dipartimento Scienze Biome<strong>di</strong>che, Università <strong>di</strong> Modena e<br />

Reggio Emilia<br />

Introduzione: recenti stu<strong>di</strong> PET suggeriscono che l’attenzione<br />

verso la componente affettiva del dolore attivi seletti-<br />

146


vamente zone del cingolo perigenuale e <strong>della</strong> corteccia orbitofrontale,<br />

strutture coinvolte nella genesi <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong><br />

emozioni. È stato qui indagato se l’anticipazione del dolore<br />

è in grado <strong>di</strong> indurre gli stessi effetti, e se l’attività delle porzioni<br />

rostrali <strong>della</strong> corteccia del cingolo correla con la spiacevolezza<br />

percepita in un modello <strong>di</strong> dolore sperimentale.<br />

Metodologia: gli stu<strong>di</strong> sono stati condotti in volontari sani<br />

previo consenso informato, utilizzando un sistema <strong>di</strong> risonanza<br />

magnetica GE 1,5 T e sequenze <strong>di</strong> acquisizione ecoplanare<br />

BOLD-pesate. Il protocollo sperimentale prevedeva<br />

un segnale <strong>di</strong> avvertimento, precedente <strong>di</strong> 10-60 s l’inizio <strong>di</strong><br />

uno stimolo doloroso <strong>di</strong> tipo meccanico o chimico. L’intensità<br />

sensoriale del dolore e/o la spiacevolezza percepita sono<br />

stati registrati on-line nel corso degli esperimenti, ed il<br />

loro profilo temporale è stato correlato con la me<strong>di</strong>a dei segnali<br />

fMRI in regioni selezionate <strong>della</strong> corteccia cerebrale.<br />

L’analisi dei dati fMRI è stata effettuata me<strong>di</strong>ante i pacchetti<br />

<strong>di</strong> analisi SPM e AFNI.<br />

Risultati: è stata riscontrata una <strong>di</strong>somogeneità nelle variazioni<br />

<strong>di</strong> attività del cingolo nella fase <strong>di</strong> anticipazione, con<br />

incremento <strong>di</strong> segnale fMRI nel cingolo me<strong>di</strong>o-anteriore e<br />

nella regione dorsale del cingolo perigenuale, e decrementi<br />

<strong>di</strong> attività in regioni ventrali. Durante dolore prolungato, il<br />

segnale fMRI me<strong>di</strong>o dei clusters identificati del cingolo me<strong>di</strong>o-anteriore<br />

ha mostrato una correlazione significativa con<br />

l’intensità percepita in 18/18 soggetti (r me<strong>di</strong>o = 0,825), e<br />

con la spiacevolezza percepita in 17/17 soggetti (r me<strong>di</strong>o =<br />

0,798). Al contrario, l’attività del cingolo perigenuale ha<br />

mostrato prevalentemente correlazioni negative con l’intensità<br />

(18/18, r = -0,766) e con la spiacevolezza (17/17, r = -<br />

0,745).<br />

Conclusioni: i risultati <strong>di</strong> questi stu<strong>di</strong> fMRI <strong>di</strong>mostrano che<br />

l’anticipazione e la percezione del dolore sono legate a variazioni<br />

<strong>di</strong> attività del cingolo anteriore. Questa regione corticale<br />

appare tuttavia una struttura complessa in cui <strong>di</strong>verse<br />

porzioni sono <strong>di</strong>versamente implicate nella rappresentazione<br />

mentale e nella co<strong>di</strong>fica <strong>di</strong> eventi dolorosi. Ricerche in<br />

corso mirano ad indagare il grado <strong>di</strong> sovrapposizione tra la<br />

rappresentazione corticale del dolore e <strong>di</strong> altre emozioni come<br />

il <strong>di</strong>sgusto e la paura.<br />

<strong>Psicopatologia</strong> e dolore cronico: ruolo<br />

<strong>della</strong> psicoterapia<br />

A. Lamberto<br />

A.S.O. “Santa Croce e Carle”, Cuneo<br />

Il dolore e la psicopatologia: il tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere il<br />

dolore oggettivo da quello psicogenico è inevitabilmente<br />

destinato al fallimento, perché il dolore cronico ha come caratteristica<br />

fondamentale la multi<strong>di</strong>mensionalità, vale a <strong>di</strong>re<br />

la stretta ed intensa correlazione fra le <strong>di</strong>mensioni fisiche,<br />

psicologiche e sociali. Il paziente che soffre <strong>di</strong> dolore cronico<br />

da molti anni sviluppa facilmente atteggiamenti ed<br />

espressioni <strong>di</strong> ansia e/o <strong>di</strong> depressione, senso <strong>di</strong> impotenza,<br />

rabbia, che sono il frutto <strong>di</strong> anni <strong>di</strong> inutile e frustrante ricerca<br />

<strong>della</strong> soluzione del proprio problema algico.<br />

Rilevanza <strong>di</strong> psicopatologia nel dolore: alcuni ricercatori<br />

francesi hanno esaminato un campione <strong>di</strong> 330 pazienti ambulatoriali<br />

con Low Back Pain non specifico. Dalla valutazione,<br />

secondo i parametri del DSM III, è emerso che il 41%<br />

147<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

dei pazienti rientravano nella classificazione come portatori<br />

<strong>di</strong> problemi psichiatrici.<br />

Altri autori anglosassoni hanno compiuto una review dei lavori<br />

che si sono occupati <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> personalità nei pazienti<br />

con dolore cronico e hanno riscontrato percentuali che<br />

vanno dal 31 al 59%.<br />

I dati riportano percentuali elevatissime che però non <strong>di</strong>scriminano<br />

se la patologia era preesistente o meno all’insorgenza<br />

del dolore.<br />

All’interno <strong>di</strong> questo insieme <strong>di</strong> pazienti si <strong>di</strong>stinguono due<br />

gran<strong>di</strong> gruppi. Il primo è costituito da pazienti che, in seguito<br />

alla cronicità del dolore, hanno sviluppato un Disturbo <strong>di</strong><br />

Personalità ed un secondo gruppo <strong>di</strong> pazienti nei quali il Disturbo<br />

<strong>di</strong> Personalità era già stato riscontrato prima del problema<br />

relativo al dolore. Da questa considerazione si evince<br />

l’esistenza <strong>di</strong> una notevole percentuale <strong>di</strong> pazienti ai quali la<br />

cronicità del dolore ha provocato conseguenze psicologiche<br />

e <strong>di</strong> un altrettanto grande gruppo <strong>di</strong> pazienti per i quali il dolore<br />

si è inserito nella complessità <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo psichiatrico<br />

preesistente. Per tutti questi è preve<strong>di</strong>bile una notevole refrattarietà<br />

alle terapie esclusivamente focalizzate sulla sintomatologia<br />

dolorosa e alle procedure terapeutiche <strong>di</strong> carattere<br />

farmacologico, chirurgico o <strong>di</strong> elettrostimolazione.<br />

Importanza <strong>della</strong> valutazione psicologica e psichiatrica<br />

nel dolore: la cognizione precisa delle caratteristiche <strong>di</strong> personalità<br />

precedenti l’insorgenza del dolore comporta una serie<br />

<strong>di</strong> vantaggi sia dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>agnostico che successivamente<br />

per l’implementazione <strong>della</strong> terapia. Il primo è <strong>di</strong><br />

offrire al clinico una cornice concettuale all’interno <strong>della</strong><br />

quale inserire la situazione generale e globale del paziente<br />

sempre tenendo in conto la caratteristica <strong>di</strong> multi<strong>di</strong>mensionalità<br />

del dolore. Una chiarezza sulla personalità del paziente<br />

permette al clinico <strong>di</strong> non incorrere in errori <strong>di</strong> sovrao<br />

sottostima rispetto a questo importante elemento così essenziale<br />

nella terapia del dolore. Il secondo vantaggio è la<br />

possibilità <strong>di</strong> impostare un piano terapeutico <strong>di</strong>segnato sulle<br />

caratteristiche complessive del paziente. Infatti una <strong>di</strong>agnosi<br />

accurata e una formulazione concettuale aiutano il clinico<br />

a sviluppare le tecniche più in<strong>di</strong>cate per risolvere il<br />

problema <strong>di</strong> dolore del paziente. Infine non è da trascurare<br />

il piano scientifico perché da un’accurata <strong>di</strong>agnosi compiuta<br />

con strumenti testistici e <strong>di</strong> colloquio si hanno dei quadri<br />

idonei a stu<strong>di</strong>are ulteriormente l’interazione fra caratteristiche<br />

<strong>di</strong> personalità e percezione e mantenimento del dolore.<br />

Risulta fondamentale <strong>di</strong>stinguere fra il paziente che prima del<br />

dolore aveva già un problema <strong>di</strong> psicopatologia rispetto al paziente<br />

che, come conseguenza del dolore, ha sviluppato una<br />

serie <strong>di</strong> problematiche come, ad esempio, ansia e depressione.<br />

Secondo Merskey ci sono ben sei possibilità <strong>di</strong> rilevare dolore<br />

nella popolazione psichiatrica.<br />

Si osserva la prima quando il dolore si presenta come un’allucinazione<br />

e ciò avviene in particolare quando il paziente<br />

soffre <strong>di</strong> Schizofrenia o <strong>di</strong> depressione endogena. Si tratta <strong>di</strong><br />

un’evenienza piuttosto rara soprattutto nella patologia schizofrenica.<br />

La seconda è la classica “isteria <strong>di</strong> conversione”. Molto<br />

spesso i pazienti con dolore cronico presentano una elevata<br />

quantità <strong>di</strong> sintomi che sembrano avere caratteristiche ipocondriache<br />

o isteriche. Gli stessi profili MMPI (Minnesota<br />

Multiphasic Personalità Inventory) in<strong>di</strong>cano che queste ultime<br />

due espressioni <strong>di</strong> personalità sono assai comuni in tutti<br />

coloro che soffrono <strong>di</strong> dolore da molto tempo.


SIMPOSI TEMATICI<br />

La terza si riferisce all’eccesso <strong>di</strong> contrazione muscolare.<br />

Molte persone reagiscono a stati d’ansia patologici attraverso<br />

un eccesso <strong>di</strong> contrazione muscolare.<br />

La quarta è relativa agli effetti del con<strong>di</strong>zionamento operante<br />

e può essere attribuita a tutti quei pazienti che non hanno<br />

una causa organica attuale o che non è mai stata rilevata. Secondo<br />

Merskey il termine “operante” è poco selettivo e può<br />

essere applicato ad un gran numero <strong>di</strong> patologie <strong>di</strong> base come<br />

Schizofrenia, depressione, isteria, ansia.<br />

La constatazione che una patologia dolorosa possa provocare<br />

una mo<strong>di</strong>ficazione psicologica esplicita la quinta possibilità.<br />

È anche vero il contrario, che una caratteristica psicologica<br />

può produrre una patologia dolorosa, ma sostanzialmente<br />

il quinto punto riba<strong>di</strong>sce il ruolo dello stretto legame<br />

fra emozioni e dolore.<br />

La sesta possibilità deriva dall’osservazione dei pazienti che<br />

si presentano allo specialista del dolore. In confronto con i<br />

pazienti senza problemi psicologici, quelli che ne soffrono<br />

ricorrono con maggiore frequenza a visite ed esami per accertare<br />

la natura dei loro dolori cronici e affrontare la cura<br />

dei problemi.<br />

In<strong>di</strong>cazioni alla psicoterapia: quando la prima <strong>di</strong>agnosi è<br />

quella psichiatrica per la terapia è opportuno riferirsi a questa<br />

piuttosto che alla terapia del dolore, ma non si deve<br />

escludere a priori un intervento psicoterapeutico mirato al<br />

dolore.<br />

Prima <strong>di</strong> affrontare in specifico le possibilità psicoterapeutiche<br />

con paziente con Disturbo <strong>di</strong> Personalità occorre <strong>di</strong>stinguere<br />

fra la psicoterapia utilizzata nelle consuete modalità<br />

psicologiche e psichiatriche e l’approccio <strong>della</strong> terapia del<br />

dolore. In quest’ultimo caso l’obiettivo non è la globalità<br />

<strong>della</strong> persona, che richiederebbe un gran numero <strong>di</strong> sedute e<br />

tempi lunghissimi, ma si focalizza su tutte quelle caratteristiche<br />

personali, comportamentali, cognitive e sociali che<br />

tendono ad aumentare e a mantenere la risposta dolorosa. Il<br />

modello teorico maggiormente impiegato nella terapia multi<strong>di</strong>sciplinare<br />

del dolore è quello cognitivo comportamentale<br />

che tiene in considerazione i fattori cognitivi, cioè gli appren<strong>di</strong>menti,<br />

le convinzioni, le aspettative ed i processi cognitivi<br />

come pensieri automatici e auto affermazioni. L’assunzione<br />

<strong>di</strong> base è che gli aspetti cognitivi sono essenziali<br />

non solo per ridurre il dolore, ma anche per un miglioramento<br />

dell’umore e per la <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> <strong>di</strong>sabilità.<br />

L’in<strong>di</strong>cazione alla psicoterapia per la gestione del dolore si<br />

<strong>di</strong>fferenzia anche fra l’impiego nel dolore acuto e in quello<br />

cronico. Nel dolore acuto è in<strong>di</strong>cata nel caso in cui il paziente<br />

abbia reazioni emozionali e comportamentali esagerate<br />

e negative. In molti casi si tratta soprattutto <strong>di</strong> gestione<br />

dell’ansia, se questa raggiunge dei livelli che rendono ingestibile<br />

interventi chirurgici o esami invasivi e potenzialmente<br />

in grado <strong>di</strong> scatenare fobie e reazioni avversive. Nel dolore<br />

cronico la scelta è determinata soprattutto dalla valutazione<br />

dei test psicologici e relativi al dolore che <strong>di</strong> routine<br />

dovrebbero essere somministrati ai pazienti nel corso dello<br />

screening iniziale al primo accesso ad una struttura che si<br />

occupa <strong>di</strong> dolore. In Italia sono ormai <strong>di</strong>ffusissimi gli ambulatori<br />

che si occupano <strong>di</strong> terapia antalgica, mentre sono<br />

assai meno <strong>di</strong>ffusi i centri in cui si affronta il dolore da un<br />

punto <strong>di</strong> vista multi<strong>di</strong>sciplinare, per cui permane il rischio <strong>di</strong><br />

un invio allo psichiatra solamente <strong>di</strong> quei pazienti che sono<br />

refrattari alle terapie e mostrino evidenti segnali <strong>di</strong> psicopatologia.<br />

Conclusioni: il ruolo <strong>della</strong> psicoterapia nel rapporto fra psicopatologia<br />

e dolore deve essere inquadrato all’interno del<br />

modello teorico del dolore e del ruolo delle componenti <strong>di</strong><br />

personalità nella percezione e nel mantenimento del dolore<br />

stesso. La psicopatologia può essere una causa o un effetto<br />

che possono trasparire da una accurata fase <strong>di</strong>agnostica. Il<br />

<strong>di</strong>lemma da sciogliere non è solamente capire l’entità e le<br />

caratteristiche del Disturbo <strong>di</strong> Personalità, ma soprattutto e<br />

principalmente quanto queste influiscono sulla percezione e<br />

sul mantenimento del dolore. Sulla base <strong>di</strong> queste considerazioni<br />

un approccio psicoterapeutico è possibile anche con<br />

pazienti già seguiti presso le strutture <strong>di</strong> igiene mentale territoriali<br />

perché l’obiettivo rispetto al dolore non è <strong>di</strong> affrontare<br />

il complesso delle problematiche del paziente. Piuttosto<br />

si tratta <strong>di</strong> fornirgli delle abilità e dei supporti che gli permettano<br />

una migliore gestione del dolore.<br />

Bibliografia<br />

1 Beltrutti D, Lamberto A. Aspetti psicologici nel dolore cronico:<br />

dalla valutazione alla terapia. Faenza: Faenza 1997.<br />

2 Coste J, Paolaggi JB, Spira A. Classification of non specific low<br />

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with pain. Washington: Am Psychological Assoc 2000.<br />

4 Merskey H. The role of the psychiatrist in the investigation and<br />

treatment of pain. In: Bonica JJ, ed. Pain. New York: Raven<br />

Press 1980.<br />

5 Wolff HG. Headache and other head pain. London: Oxford University<br />

Press 1948.<br />

Antidepressants and antipsychotics<br />

in chronic pain management<br />

C. Coluzzi, M. Consalvo<br />

Dept. Anesthesiology, Intensive Care and Pain Therapy,<br />

University of Rome “La Sapienza”<br />

Adjuvant analgesics are defined as drugs with a primary in<strong>di</strong>cation<br />

other than pain that have analgesic properties in<br />

some painful con<strong>di</strong>tions. The group includes numerous<br />

drugs in <strong>di</strong>verse classes. These drugs have been shown to<br />

increase the antinociceptive, antiallodynic or antihyperalgesic<br />

effects of analgesics. Despite the widespread use of<br />

these drugs as first-line agents in chronic nonmalignant<br />

pain syndromes, they usually are combined with an opioid<br />

regimen when administered for cancer pain. They reduce<br />

opioid adverse effects, by decreasing the dose required. Adjuvants,<br />

such as antidepressants and antipsychotics, have<br />

been shown to have an important role in the multimodality<br />

management of chronic pain. Antidepressant drugs have<br />

been widely used for many years to treat neuropathic pain,<br />

despite the rationale for their use was still unclear. In<br />

chronic pain syndromes, antidepressants not only may provide<br />

their primary function of mood elevation, they may also<br />

have analgesic properties. It is now clear that their analgesic<br />

effect occurs independently of their antidepressant<br />

action, in lower doses and with a faster onset of action. Beside<br />

the tra<strong>di</strong>tional monoaminergic hypothesis, antidepressants<br />

interfere with the opioid system, interact with the<br />

NMDA receptors, and inhibit ion channel activity. Firm evidence<br />

from RCTs demonstrated that TCAs are the most ef-<br />

148


fective drugs for treatment of <strong>di</strong>fferent neuropathic pain<br />

con<strong>di</strong>tions. SSRIs are clearly less effective than TCAs<br />

(NNT: 6.7 vs. 2.4) supporting the hypothesis that a balanced<br />

inhibition of noradrenaline and serotonin reuptake is<br />

more effective in relieving pain. Newer antidepressants<br />

show a better side effects profile, but further investigation<br />

are warranted to clarify their potential role in management<br />

of pain.<br />

Growing recognition of the similarities between epilepsy<br />

and neuropathic pain, and similarities between kindling and<br />

central sensitization, increased our interest in the use of anticonvulsants<br />

to treat chronic pain. Carbamazepine was the<br />

first anticonvulsant drug used in clinical trials for the treatment<br />

of trigeminal neuropathy. Nowadays, Gabapentin is<br />

the most prescribed anticonvulsant for chronic pain. It is a<br />

second line anticonvulsant that has been shown to be effective<br />

in neuropathic pain. Gabapentin acts by bin<strong>di</strong>ng the<br />

149<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

α2δ subunit of the voltage-dependent calcium channel. Pregabalin<br />

could represent the Gabapentin heir. Its efficacy has<br />

been proved in painful <strong>di</strong>abetic neuropathy, post-herpetic<br />

neuralgia and fibromyalgia syndrome. Atypical antipsychotics,<br />

such as olanzapine, have been used in the treatment<br />

of fibromyalgia, with significant decrease in pain and<br />

marked improvement in daily functioning.<br />

References<br />

1 Coluzzi F, Mattia C. Mechanism-based treatment in chronic<br />

neuropathic pain: the role of antidepressants. Curr Pharm Des<br />

2005;11:2945-60.<br />

2 Coluzzi F, Mattia C. Antidepressants, anticonvulsants and miscellaneous.<br />

In: Pappagallo M, ed. The neurological basis of<br />

pain. NY, McGraw Hill 2004, p. 581-98.<br />

3 Kiser RS, Cohen HM, Freedenfeld RN, et al. Olanzapine for the<br />

treatment of fibromyalgia symptoms. J Pain Symptom Manage<br />

2001;22:704-8.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA MALTA<br />

S64 - Sessualità e qualità <strong>della</strong> vita<br />

L’inter<strong>di</strong>sciplinarietà come strumento<br />

<strong>di</strong> attenzione alla qualità <strong>della</strong> vita nella<br />

cura dei pazienti con <strong>di</strong>sfunzioni sessuali<br />

F. Manara<br />

Università <strong>di</strong> Brescia<br />

La cura riuscita <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sfunzione sessuale è uno strumento<br />

che, a prima vista, porta vantaggi alla qualità <strong>della</strong> vita <strong>di</strong><br />

chi ne beneficia.<br />

Tuttavia le ricadute delle terapie del sesso sono da leggere,<br />

prevalentemente, in chiave relazionale e ciò porta alla necessità<br />

<strong>di</strong> riflessioni che nascono con la storia stessa <strong>della</strong><br />

sessuologia moderna.<br />

Per questo saranno affrontati nel merito, e con esempi clinici,<br />

gli interrogativi che, il più delle volte, vengono lasciati<br />

senza risposta quando gli strumenti terapeutici per trattare le<br />

<strong>di</strong>sfunzioni sessuali prescindono da una valutazione inter<strong>di</strong>sciplinare<br />

del problema.<br />

I campi più para<strong>di</strong>gmatici sono quelli <strong>della</strong> cura:<br />

– <strong>della</strong> <strong>di</strong>sfunzione erettile, nell’epoca delle farmaco-protesi;<br />

– dell’eiaculazione precoce in chiave psicofarmacologica;<br />

– del vaginismo e del dolore sessuale femminile, a gestione<br />

ginecologica;<br />

– dell’inibizione del desiderio, in chiave psicoterapeutica<br />

in<strong>di</strong>viduale.<br />

L’obiettivo del lavoro è <strong>di</strong> mettere in evidenza quanto l’integrazione<br />

delle competenze professionali offra alla cura<br />

delle <strong>di</strong>sfunzioni sessuali l’opportunità <strong>di</strong> portare un beneficio<br />

non solo alla qualità <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> chi ne soffre, ma anche<br />

a quella <strong>della</strong> relazione <strong>di</strong> coppia.<br />

MODERATORI<br />

F. Manara, P. Santonastaso<br />

Correlati psicobiologici dell’ansia in pazienti<br />

maschi con <strong>di</strong>sfunzioni sessuali<br />

V. Ricca, G. Corona * ** , E. Mannucci *** , L. Petrone * ,<br />

G.C. Balercia **** , R. Giommi ***** , G. Forti * , M. Maggi *<br />

Dipartimento Scienze Neuropsichiatriche; * Dipartimento Fisiopatologia<br />

Clinica; ** U.O. <strong>di</strong> Endocrinologia, Ospedale<br />

Maggiore-Bellaria, Bologna; *** Dipartimento Area Critica,<br />

Università Firenze; **** U.O. <strong>di</strong> Endocrinologia, Università<br />

Ancona; ***** Istituto Internazionale Sessuologia, Firenze<br />

Introduzione: l’ansia è considerata una possibile via finale<br />

comune attraverso la quale fattori stressanti <strong>di</strong> natura sociale,<br />

psicologica e biologica possono incidere negativamente<br />

sul funzionamento sessuale. Scopo del presente lavoro è lo<br />

stu<strong>di</strong>o dei correlati psicobiologici dei sintomi ansiosi, valutati<br />

in un ampio campione <strong>di</strong> pazienti affetti da <strong>di</strong>sfunzione<br />

sessuale erettiva.<br />

Meto<strong>di</strong>: è stata stu<strong>di</strong>ata una serie consecutiva <strong>di</strong> 882 pazienti<br />

(età me<strong>di</strong>a 52 ± 13 anni) affetti da <strong>di</strong>sfunzione erettiva,<br />

valutati me<strong>di</strong>ante:<br />

– l’intervista strutturata SIEDY, che indaga le aree organica,<br />

relazionale e psicopatologica coinvolte nella <strong>di</strong>sfunzione<br />

sessuale;<br />

– la Scala MHQ-A del questionario omonimo, per indagare<br />

i sintomi <strong>della</strong> serie ansiosa;<br />

– parametri ormonali e metabolici;<br />

– test <strong>della</strong> tumescenza notturna peniena (NPT);<br />

– esame Doppler penieno.<br />

Risultati: i punteggi MHQ-A sono stati riscontrati essere significativamente<br />

più elevati nei soggetti che lamentavano<br />

<strong>di</strong>fficoltà nel mantenere l’erezione e in quelli con eiaculazione<br />

precoce (6,5 ± 3,3 vs. 5,8 ± 3,3; 6,6 ± 3,3 vs. 6,1 ± 3,3<br />

rispettivamente; P < ,05). I sintomi <strong>della</strong> serie ansiosa erano


SIMPOSI TEMATICI<br />

significativamente correlati con: conflittualità con la partner,<br />

conflittualità nella famiglia, ridotta libido nella partner,<br />

situazione conflittuale sul lavoro, insod<strong>di</strong>sfazione sul lavoro,<br />

consumo <strong>di</strong> ansiolitici, altri sintomi psichiatrici.<br />

Nell’ambito <strong>di</strong> tutti i parametri fisici, biochimici e strumentali<br />

presi in considerazione, l’unica correlazione statisticamente<br />

significativa è stata riscontrata tra i punteggi dell’MHQ-A<br />

e la velocità <strong>di</strong>astolica finale (P < ,05).<br />

Conclusioni: i pazienti maschi che lamentano <strong>di</strong>sfunzioni<br />

sessuali, in particolare deficit erettivi, presentano una significativa<br />

correlazione tra sintomi <strong>della</strong> serie ansiosa e stressors<br />

familiari, lavorativi e intrapsichici. In tali soggetti, le<br />

correlazioni tra sintomi ansiosi e problemi organici sono assai<br />

modeste.<br />

Sessualità e Qualità <strong>di</strong> vita: il ruolo<br />

dell’andrologo<br />

V. Gentile, C. Basile Fasolo<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Urologia, Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Neurobiologia, farmacologia e Biotecnologie, Università <strong>di</strong><br />

Pisa<br />

L’Andrologo inteso come quella figura <strong>di</strong> me<strong>di</strong>co con particolari<br />

conoscenze e attitu<strong>di</strong>ni nel settore dello stu<strong>di</strong>o dell’apparato<br />

riproduttivo e sessuale maschile è presente nello<br />

scenario italiano da almeno un trentennio. La promozione<br />

del benessere sessuale è uno dei momenti trainanti l’attività<br />

stessa <strong>della</strong> SIA. La WHO evidenzia una serie <strong>di</strong> raccomandazioni<br />

per le quali il benessere sessuale è “Benessere fisico,<br />

emozionale, mentale e sociale collegato alla sessualità”.<br />

Nel 1999 nasce la Settimana <strong>di</strong> Prevenzione Andrologica<br />

dalla considerazione che in Italia si dovesse approntare una<br />

operazione per portare a conoscenza <strong>della</strong> popolazione generale<br />

le problematiche dell’apparato genitale maschile e la<br />

possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co esperto nel settore, cioè<br />

l’Andrologo. La Settimana <strong>della</strong> Prevenzione Andrologica<br />

si colloca al centro <strong>di</strong> uno scenario che vede preminenti:<br />

1)un’elevata prevalenza dei problemi andrologici;<br />

2)la <strong>di</strong>sfunzione erettile (DE), come patologia trainante e<br />

che negli ultimi anni è emersa come fortemente prevalente<br />

e in grado <strong>di</strong> incidere negativamente sull’intera società<br />

civile, ma che oggi può essere vista <strong>di</strong>versamente anche<br />

alla luce <strong>della</strong> messa in commercio <strong>di</strong> farmaci veramente<br />

efficaci;<br />

3)la comunicazione me<strong>di</strong>co-paziente, che mostra notevoli<br />

“buchi neri”. Se consideriamo che i dati epidemiologici<br />

evidenziano fra le principali patologie andrologiche la<br />

DE, le altre <strong>di</strong>sfunzioni sessuali, il varicocele, l’infertilità,<br />

la induratio penis plastica, si ottiene che il numero potenziale<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni interessati ad una visita andrologica<br />

oltrepassa i cinque milioni.<br />

Si calcola che nel mondo più <strong>di</strong> cento milioni <strong>di</strong> uomini soffrano<br />

in modo più o meno grave <strong>di</strong> DE ed in Italia, oltre 3<br />

milioni (3.440.041) sono i soggetti interessati. Vari stu<strong>di</strong><br />

condotti sulla comunicazione me<strong>di</strong>co-paziente evidenziano<br />

come <strong>di</strong>fficilmente maschi con <strong>di</strong>sfunzioni sessuali si rivolgono<br />

al me<strong>di</strong>co, in generale, e all’Andrologo. Ed un’ultima<br />

considerazione nasce dalla scomparsa delle visite me<strong>di</strong>che<br />

connesse con il servizio <strong>di</strong> leva. A questo punto: chi visiterà<br />

i maschi italiani?<br />

Il Progetto La Settimana <strong>della</strong> Prevenzione Andrologica<br />

(SPA), ha permesso <strong>di</strong> fare emergere quei pazienti con patologie<br />

congenite o acquisite dell’apparato riproduttivo e sessuale<br />

maschile, che per vari motivi (ignoranza, <strong>di</strong>sinformazione,<br />

timidezza, scarsa confidenza, ansie, fobie <strong>di</strong> ogni tipo)<br />

non si rivolgono all’Andrologo. Attraverso tale campagna si<br />

è tentato <strong>di</strong> scoprire un coperchio: una anomalia o un <strong>di</strong>sturbo<br />

andrologico o sessuologico possono non essere riconosciuti<br />

<strong>di</strong> per se stessi o nascondere in sé una serie <strong>di</strong> patologie<br />

organiche, quali flogosi e infezioni genitali, ipertensione, <strong>di</strong>abete,<br />

depressione, traumi spinali, postumi <strong>di</strong> interventi addominali,<br />

reumopatie, <strong>di</strong>slipidemie ed altro ancora. Nelle tre<br />

SPA sono stati raccolti, complessivamente, i dati relativi a<br />

19.524 pazienti. Molti dati sono stati raccolti chiedendo alle<br />

persone in attesa <strong>di</strong> compilare questionari preparati ad hoc. Il<br />

questionario è finalizzato alla raccolta <strong>di</strong> dati demografici<br />

(età, stato civile, istruzione ed educazione, abitu<strong>di</strong>ne al fumo<br />

e al consumo <strong>di</strong> alcolici, livello <strong>di</strong> attività fisica), in aggiunta<br />

venivano poste poche domande sulle abitu<strong>di</strong>ni sessuali del<br />

soggetto (frequenza e tipo <strong>di</strong> rapporti). Nella seconda e<strong>di</strong>zione<br />

è stata aggiunta una sezione sull’educazione sessuale e sull’anamnesi<br />

sessuologica. La II Settimana <strong>della</strong> Prevenzione<br />

Andrologica si è caratterizzata, rispetto alle altre, per il progetto<br />

de<strong>di</strong>cato all’antropometria: l’obiettivo è quello <strong>di</strong> rilevare<br />

le <strong>di</strong>mensioni dei genitali. Inoltre è stato richiesto al paziente<br />

quale sia la percezione soggettiva sull’adeguatezza delle<br />

proprie misure, limitatamente alla sfera genitale.<br />

Da notare che il 75,2% dei partecipanti alla SPA si sottoponeva<br />

a una visita andrologica per la prima volta. Un buon numero<br />

<strong>di</strong> maschi è arrivato ad una età adulta con problematiche<br />

genitali sfuggite a genitori e visite me<strong>di</strong>che e tutte potenzialmente<br />

in grado <strong>di</strong> interferire con il benessere sessuale.<br />

L’approccio ginecologico alla sessualità<br />

femminile nelle <strong>di</strong>verse fasi del ciclo vitale<br />

R. Russo<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Ginecologiche Perinatologia e<br />

Puericultura, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

L’approccio ginecologico con l’utenza femminile inizia, in<br />

generale, nel periodo adolescenziale, dopo la comparsa dei<br />

caratteri sessuali secondari e in relazione ai primi rapporti<br />

sessuali. Questa fase iniziale dell’esperienza sessuale è particolarmente<br />

significativa nel sostegno <strong>di</strong> un sano sviluppo<br />

<strong>della</strong> sessualità, sono necessarie accurate informazioni al riguardo<br />

ed in particolare ai sistemi anticoncezionali e alla<br />

prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale.<br />

La fase successiva dello sviluppo femminile è il periodo riproduttivo,<br />

con la gravidanza, il parto, il puerperio, l’allattamento<br />

e le mo<strong>di</strong>ficazioni fisiologiche inerenti, che hanno<br />

un’influenza sull’area sessuale. Nell’altro versante si pongono<br />

i problemi <strong>di</strong> sterilità, <strong>di</strong> infertilità e <strong>di</strong> procreazione<br />

me<strong>di</strong>calmente assistita che si associano a nuove e più complesse<br />

problematiche nell’area sessuale.<br />

A questa fase segue un periodo <strong>di</strong> stabilità fisiologica che<br />

viene interrotto dalla premenopausa e dalla successiva menopausa,<br />

fine del periodo fecondo. Nella menopausa sono<br />

presenti implicazioni psiconeuroendocrine che, se gestite in<br />

modo funzionale e costruttivo, si ripercuotono con una valenza<br />

negativa sulla sessualità.<br />

150


Dopo aver descritto le patologie ginecologiche e gli interventi<br />

chirurgici possibili nelle fasi sopra elencate che, in<br />

modo rilevante, influenzano la sessualità femminile, vorremmo<br />

concludere sottolineando il bisogno <strong>di</strong> una specifica<br />

formazione universitaria e successiva educazione continua<br />

in me<strong>di</strong>cina che permetta l’elaborazione <strong>di</strong> raccomandazioni<br />

e linee guida inerenti alla sessualità, materia in continuo<br />

cambiamento ed evoluzione <strong>di</strong> grande incidenza sulla qualità<br />

<strong>della</strong> vita.<br />

Dalla prestazione alla sod<strong>di</strong>sfazione<br />

C. Simonelli<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”, Facoltà <strong>di</strong> Psicologia 1<br />

Negli anni recenti la sessuologia ha mostrato un particolare<br />

interesse per due aree: lo sviluppo <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong> farmacologici<br />

efficaci per il trattamento dei sintomi sessuali maschili, in<br />

particolare il deficit dell’erezione e l’eiaculazione precoce<br />

151<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

e, contemporaneamente, si è evidenziato, a livello internazionale,<br />

il bisogno <strong>di</strong> una revisione critica <strong>della</strong> nosografia.<br />

Le nuove proposte <strong>di</strong> classificazione, su cui non esiste ancora<br />

un consenso unanime, prendono in considerazione il personal<br />

<strong>di</strong>stress come elemento cruciale per la <strong>di</strong>agnosi e per l’eventuale<br />

intervento terapeutico: nel considerare non solo gli<br />

aspetti e i correlati fisiopatologici <strong>della</strong> risposta sessuale, stanno<br />

emergendo con maggior chiarezza gli aspetti del vissuto<br />

soggettivo e <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione sod<strong>di</strong>sfazione/insod<strong>di</strong>sfazione.<br />

Per promuovere una sessualità espressiva e libera da sintomi<br />

invalidanti è necessario tenere presenti i rischi <strong>di</strong> un’eccessiva<br />

me<strong>di</strong>calizzazione <strong>della</strong> prestazione e, parallelamente, capire<br />

meglio il <strong>di</strong>verso ruolo e vissuto maschile e femminile.<br />

Questo sviluppo <strong>della</strong> nostra <strong>di</strong>sciplina permetterà la messa a<br />

punto più incisiva <strong>di</strong> interventi su tre piani fondamentali:<br />

1)strategie <strong>di</strong> intervento preventivo efficaci e verificabili;<br />

2)<strong>di</strong>agnosi sempre più accurata delle <strong>di</strong>sfunzioni maschili e<br />

femminili;<br />

3)messa a punto <strong>di</strong> programmi <strong>di</strong> promozione <strong>della</strong> salute<br />

sessuale.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA RODI<br />

S65 - Il glutammato e la sua neurotrasmissione: un<br />

bersaglio principale in psichiatria e psicofarmacologia<br />

Metabotropic glutamate receptors as novel<br />

target for Anxiety and Depressive Disorders<br />

F. Nicoletti, F. Matrisciano<br />

Department of Human Physiology and Pharmacology, University<br />

of Rome “La Sapienza<br />

Anxiety and depressive <strong>di</strong>sorders are the most commonly<br />

occurring of all mental illnesses, and current treatments are<br />

less than satisfactory. Hence, the <strong>di</strong>scovery of novel approaches<br />

to treat anxiety/depressive <strong>di</strong>sorders remains an<br />

important area of neuroscience research. Glutamate is the<br />

major excitatory neurotransmitter in the mammalian central<br />

nervous system, and G-protein-coupled metabotropic glutamate<br />

(mGlu) receptors function to regulate excitability via<br />

pre- and postsynaptic mechanisms. MGlu receptors form a<br />

family of eight subtypes that are sub<strong>di</strong>vided into three<br />

groups on the basis of sequence homology, pharmacology<br />

profile and transduction pathways. Group I includes the<br />

subtypes mGlu1 and mGlu5, which are coupled to inositol<br />

phaspholipid hydrolysis; group II includes mGlu2 and<br />

mGlu3 receptors, which are coupled to Gi proteins; members<br />

of group III (mGlu4, -6, -7 and -8 receptors) are also<br />

coupled to Gi proteins in heterologous expression systems.These<br />

receptors are a more suitable target for therapeutic<br />

intervention because they “modulate” rather than<br />

“me<strong>di</strong>ate” excitatory synaptic transmission. Agonist for<br />

group II (mGlu2/3) receptors and antagonists for group I (in<br />

particular mGlu5) receptors have shown activity in animal<br />

and/or human con<strong>di</strong>tions of fear; anxiety or stress. Neu-<br />

MODERATORI<br />

M. Popoli, A. de Bartolomeis<br />

roadaptive changes in the expression and function of<br />

mGlu2/3 receptors occur in response to chronic antidepressant.<br />

In ad<strong>di</strong>tion, neuroadaptation to imipramine – at least as<br />

assessed by changes in the expression of β 1 -adrenergic receptors<br />

– is influenced by drugs that interact with mGlu2/3<br />

receptors and stimulates further research aimed at establishing<br />

whether any of these drugs can shorten the clinical latency<br />

of classical antidepressants.<br />

Bibliografia<br />

1 Swanson et al., 2005.<br />

2 Matrisciano et al., 2005.<br />

MRS stu<strong>di</strong>es of cortical amino acid<br />

neurotransmitters in Depression<br />

G. Sanacora, D. Rothman, J. Krystal, G. Mason<br />

Yale University, New Haven, USA<br />

Objectives: increasing evidence suggests the amino acid<br />

neurotransmitter systems contribute to the pathophysiology<br />

and treatment of major depressive <strong>di</strong>sorder (MDD).<br />

Specifically, altered concentrations of both GABA and<br />

glutamate (glu) have been reported in plasma, cerebrospinal<br />

fluid and brain of depressed subjects. The primary<br />

objective of this series of stu<strong>di</strong>es was to use in vivo<br />

magnetic resonance spectroscopy to examine potential <strong>di</strong>fferences<br />

in the content of GABA and glu in the brains of<br />

depressed in<strong>di</strong>viduals.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Methods: subjects with MDD confirmed by a SCID were<br />

entered into the stu<strong>di</strong>es after completing an informed consent<br />

process. All subjects were me<strong>di</strong>cation free for a period of at<br />

least two-weeks prior to initial MRS stu<strong>di</strong>es. Proton (1H)-<br />

MRS stu<strong>di</strong>es were performed accor<strong>di</strong>ng to the methods described<br />

by Rothman et al. 1 and Carbon (13C)-MRS stu<strong>di</strong>es<br />

were performed accor<strong>di</strong>ng to the methods described by 2 on<br />

2.1 T and 4.0 T systems. Effects of treatment were determined<br />

by repeated MRS stu<strong>di</strong>es after a period treatment.<br />

Results: occipital cortex GABA concentrations were significantly<br />

decreased and glu concentrations were increased in the<br />

brains of depressed subjects 3 . The <strong>di</strong>fferences appear most<br />

dramatic and consistent in subjects with MDD having melancholic<br />

and psychotic features. Preliminary stu<strong>di</strong>es using 13C-<br />

MRS methods suggest that the altered GABA and glu levels<br />

in MDD are associated with decreased rates of GABA synthesis<br />

and glutamate/glutamine cycling. Furthermore, the<br />

concentrations of GABA appear normalized following treatment<br />

with ECT 4 and SSRI me<strong>di</strong>cations 5 , but not following<br />

treatment with cognitive behavioural therapy (CBT) 6 .<br />

Conclusions: this series of stu<strong>di</strong>es suggest that abnormalities<br />

in amino acid neurotransmitter systems are found in the<br />

brains of a subset of in<strong>di</strong>viduals with MDD. Preliminary data<br />

point toward altered rates of metabolism that may be related<br />

to deficits in glial cell function. Interestingly, treatment<br />

with either ECT or SSRI me<strong>di</strong>cations normalized the<br />

measures but treatment with CBT <strong>di</strong>d not. Thereby, the fin<strong>di</strong>ngs<br />

suggest that the altered function of these systems may<br />

be tied to the basic pathophysiology of the <strong>di</strong>sorder and potentially<br />

the mechanism of antidepressant action for specific<br />

treatment modalities.<br />

References<br />

1 Rothman DL. Localized 1H NMR measurements of γ-aminobutyric<br />

acid in human brain in vivo. PNAS USA 1993;90:5662-6.<br />

2 Shen J. Determination of the rate of the glutamate/glutamine cycle<br />

in the human brain by in vivo 13C NMR. PNAS USA<br />

1999;96:8235-40.<br />

3 Sanacora G. Subtype-specific alterations of GABA and glutamate<br />

in major depression. Arch Gen Psych 2004;61:705-13.<br />

4 Sanacora G. Increased occipital cortex GABA concentrations<br />

following electroconvulsive therapy in depressed patients. Am J<br />

Psych 2003;160:577-9.<br />

5 Sanacora G. Increased occipital cortex GABA concentrations in<br />

depressed patients after therapy with selective serotonin reuptake<br />

inhibitors. Am J Psych 2002;159:663-5.<br />

6 Sanacora G. Cortical gamma-Aminobutyric Acid Concentrations<br />

in Depressed Patients Receiving Cognitive Behavioral<br />

Therapy. Biol Psychiatry 2005;31.<br />

Stabilizzazione del rilascio <strong>di</strong> glutammato:<br />

un pathway presinaptico per l’azione<br />

degli antidepressivi<br />

G. Bonanno, R. Giambelli * , L. Raiteri * , E. Tiraboschi,<br />

S. Zappettini * , L. Musazzi, V. Barbiero, M. Raiteri * ,<br />

G. Racagni, M. Popoli<br />

Centro <strong>di</strong> Neurofarmacologia, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Farmacologiche,<br />

Università <strong>di</strong> Milano; * Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

Sperimentale, Sezione <strong>di</strong> Farmacologia e Tossicologia,<br />

Università <strong>di</strong> Genova<br />

I meccanismi <strong>di</strong> plasticità delle sinapsi glutammatergiche so-<br />

no stati implicati nella fisiopatologia dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore<br />

e nell’azione dei farmaci antidepressivi. Vi sono numerosi dati<br />

in letteratura che suggeriscono un aumento <strong>della</strong> neurotrasmissione<br />

del glutammato in alcune aree corticali e limbiche.<br />

In uno stu<strong>di</strong>o preclinico abbiamo esaminato gli effetti del trattamento<br />

cronico con antidepressivi sul rilascio <strong>di</strong> glutammato<br />

e GABA evocato da KCl e ionomicina da terminali sinaptici<br />

ippocampali. I trattamenti (10 mg/kg/giorno, per 14 giorni)<br />

con reboxetina (inibitore selettivo <strong>della</strong> ricaptazione <strong>di</strong> noradrenalina),<br />

fluoxetina (inibitore selettivo <strong>della</strong> ricaptazione<br />

<strong>di</strong> serotonina) e desipramina (un antidepressivo triciclico), sono<br />

stati effettuati con minipompe sottocutanee. Negli animali<br />

trattati con tutti e tre i farmaci è stata osservata una significativa<br />

riduzione (25-50%) del rilascio <strong>di</strong> glutammato evocato<br />

da K + , mentre il trattamento acuto con gli stessi farmaci<br />

non ha prodotto alterazioni significative 1 . Abbiamo inoltre<br />

analizzato i meccanismi molecolari presinaptici che regolano<br />

il rilascio evocato <strong>di</strong> glutammato nei terminali sinaptici isolati<br />

(sinaptosomi) e nelle membrane sinaptiche dell’ippocampo.<br />

Negli animali trattati con tutti i <strong>di</strong>versi farmaci alcune interazioni<br />

molecolari chiave nel meccanismo <strong>di</strong> rilascio sono risultate<br />

mo<strong>di</strong>ficate, con modalità che spiega la riduzione del<br />

rilascio <strong>di</strong> glutammato. In particolare il legame tra α-CaM kinasi<br />

II e sintaxina-1, uno dei componenti del complesso<br />

SNARE che regola il rilascio <strong>di</strong> neurotrasmettitori, è downregolato.<br />

Inoltre il legame tra sintaxina-1 e Munc18 (una proteina<br />

presinaptica che blocca la partecipazione <strong>di</strong> sintaxina-1<br />

al complesso SNARE) è up-regolato 1 . Le mo<strong>di</strong>ficazioni sono<br />

dovute ad cambiamento dello stato <strong>di</strong> fosforilazione basale <strong>di</strong><br />

α-CaM kinasi II nelle membrane sinaptiche, indotto dagli antidepressivi.<br />

Questi risultati <strong>di</strong>mostrano che farmaci antidepressivi<br />

con un <strong>di</strong>verso meccanismo d’azione primario agiscono<br />

stabilizzando la trasmissione glutammatergica, e suggeriscono<br />

che questo effetto sia una componente del meccanismo<br />

terapeutico. Inoltre i risultati suggeriscono che i meccanismi<br />

molecolari <strong>di</strong> controllo del rilascio <strong>di</strong> glutammato<br />

siano un potenziale bersaglio terapeutico, utile per la sperimentazione<br />

e validazione <strong>di</strong> nuovi farmaci antidepressivi.<br />

Bibliografia<br />

1 Bonanno G, Giambelli R, Raiteri L, Tiraboschi E, Zappettini S,<br />

Musazzi L, et al. Chronic antidepressants reduce depolarization-evoked<br />

glutamate release and protein interactions favoring<br />

formation of SNARE complex in hippocampus. J Neurosci<br />

2005;25:3270-9.<br />

(Poli)farmacoterapia delle psicosi;<br />

dalla controversia clinica alle evidenze<br />

precliniche: ruolo delle proteine <strong>della</strong><br />

densità postinaptica glutammatergica<br />

A. de Bartolomeis, F. Iasevoli<br />

Laboratorio <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Molecolare e Psicofarmacoterapia,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Napoli<br />

“Federico II”<br />

1. Evidenze cliniche ed epidemiologiche in<strong>di</strong>cano un significativo<br />

uso concomitante <strong>di</strong> multipli agenti farmacologici<br />

nella terapia delle psicosi e segnatamente nella<br />

Schizofrenia.<br />

2. Particolarmente elevato sarebbe l’utilizzo <strong>di</strong> polifarmacoterapia<br />

(ad esempio due antipsicotici o antipsicotico + sta-<br />

152


ilizzante il tono dell’umore) in pazienti ritenuti resistenti<br />

o parzialmente responsivi al trattamento con antipsicotici.<br />

Sebbene non sostenuta da linee guida ufficiali tale<br />

pratica appare notevolmente <strong>di</strong>ffusa e sottolinea la necessità<br />

<strong>di</strong> considerare da un canto le basi molecolari <strong>della</strong> polifarmacoterapia<br />

e dall’altro l’esplorazione <strong>di</strong> nuovi potenziali<br />

target al centro <strong>di</strong> multiple interazioni molecolari.<br />

3. L’interazione dopamino-glutammatergica rappresenta<br />

un possibile rilevante target delle polifarmacoterapie ed<br />

evidenze precliniche e cliniche suggeriscono l’appropriatezza<br />

dell’esplorazione <strong>di</strong> tale interazione 1 .<br />

4. La densità post-sinaptica (PSD) glutammatergica rappresenta<br />

lo scenario morfofunzionale per il quale recenti<br />

osservazioni precliniche e stu<strong>di</strong> post-mortem in pazienti<br />

psicotici in<strong>di</strong>cano un potenziale e per molti versi<br />

inesplorato ruolo nella fisiopatologia delle psicosi.<br />

5. Anomale interazioni molecolari <strong>di</strong> proteine post-sinaptche<br />

con funzioni polimorfe (per esempio clustering,<br />

adaptors) sono state suggerite nella fisiopatologia dei<br />

<strong>di</strong>sturbi psicotici, e numerose proteine <strong>della</strong> PSD sono<br />

state considerate possibilmente coinvolte nell’azione <strong>di</strong><br />

farmaci psicotropi 2 .<br />

6. Recentemente, la famiglia <strong>di</strong> proteine denominata Homer<br />

e il relativo signaling <strong>di</strong> trasduzione del segnale ha<br />

assunto particolare interesse per le putative implicazioni<br />

in patologie psichiatriche e per la modulazione delle<br />

stesse a seguito <strong>di</strong> trattamenti farmacologici 3 . Di tale<br />

proteine si conoscono multiple isoforme costitutive (o<br />

long forms: Homer1b/c; Homer2; Homer3) e una forma<br />

inducibile (o short form: Homer 1 e sua relativa variante<br />

<strong>di</strong> splicing Ania3). Le forme costitutive in virtù<br />

<strong>della</strong> presenza <strong>di</strong> una specifica sequenza aminoaci<strong>di</strong>ca<br />

all’estremità COOH possono multimerizzare e formare<br />

un ponte fisico tra recettori glutammatergici metabotropici<br />

<strong>di</strong> tipo I e meccanismi effettori <strong>della</strong> trasduzione<br />

del segnale (tra i quali il recettori endocellulari per<br />

la regolazione dei livelli <strong>di</strong> calcio del citosol). Le forme<br />

inducibili mancando dell’estremità COOH non<br />

possono multimerizzare e quando sono inattivate (ad<br />

esempio da trattamenti farmacologici) <strong>di</strong>sassemblano<br />

153<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

le forme costitutive mo<strong>di</strong>ficandone la trasduzione del<br />

segnale.<br />

7. Nel para<strong>di</strong>gma sperimentale qui presentato trattamenti<br />

acuti e cronici per via sistemica (i.p.) con antipsicotici a<br />

<strong>di</strong>fferente profilo recettoriale in ratti maschi Sprague-<br />

Dowley sono in grado <strong>di</strong> attivare in maniera <strong>di</strong>fferenziale<br />

e in <strong>di</strong>verse aree cortico–sottocorticali i trascritti delle<br />

forme inducibili e delle forme costitutive <strong>di</strong> Homer.<br />

In particolare, trattamenti acuti con antipsicotici <strong>di</strong> prima<br />

(aloperidolo) e seconda generazione (olanzapina, risperidone<br />

quetiapina, ziprasidone) inducono l’attivazione<br />

<strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> Homer1a e Ania3 in caudato-putamen<br />

e accumbens e con apparente correlazione al grado<br />

<strong>di</strong> occupancy dei recettori dopaminergici D2, e non mo<strong>di</strong>ficano<br />

in maniera significativa le forme costitutive.<br />

8. Di contro, il trattamento cronico con stabilizzanti il tono<br />

dell’umore (litio e acido valproico) con livelli plasmatici<br />

comparabili alle dosi terapeutiche nell’uomo,<br />

mo<strong>di</strong>ficano in maniera <strong>di</strong>fferenziale l’espressione genica<br />

delle forme costitutive ma non <strong>di</strong> quelle inducibili.<br />

9. In definitiva, il signaling <strong>di</strong> Homer costituirebbe un sistema<br />

<strong>di</strong> trasduzione del segnale <strong>di</strong> tipo multimodale all’intersezione<br />

tra meccanismi dopaminergici e glutammatergici,<br />

con possibili rilevanti implicazioni nel meccanismo<br />

d’azione <strong>di</strong> farmaci antipsicotici o stabilizzanti<br />

dell’umore e <strong>di</strong> utile ulteriore esplorazione nella polifarmacoterapia<br />

delle psicosi<br />

Bibliografia<br />

1 de Bartolomeis A, Fiore G, Iasevoli F. Dopamine-glutamate interaction<br />

and antipsychotics mechanism of action: implication<br />

for new pharmacological strategies in psychosis. Curr Pharm<br />

Des 2005;11:3561-94.<br />

2 de Bartolomeis A, Fiore G. Postsynaptic density scaffol<strong>di</strong>ng proteins<br />

at excitatory synapse and <strong>di</strong>sorders of synaptic plasticity:<br />

implications for human behavior pathologies. Int Rev Neurobiol<br />

2004;59:221-54.<br />

3 de Bartolomeis A, Aloj L, Ambesi-Impiombato A, Bravi D, Caraco<br />

C, Muscettola G, et al. Acute administration of antipsychotics<br />

modulates Homer striatal gene expression <strong>di</strong>fferentially.<br />

Brain Res Mol Brain Res 2002;98:124-9.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA SAN PAOLO<br />

S66 - Psico<strong>di</strong>namica dell’agire terapeutico nell’ambito<br />

dei Disturbi <strong>della</strong> Condotta Alimentare<br />

L’approccio psico<strong>di</strong>namico alla <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> DCA<br />

G. Turrini<br />

Ospedale privato accre<strong>di</strong>tato “Villa Maria Luigia”, Monticelli<br />

Terme, Parma<br />

Negli ultimi anni l’egemonia del modello cognitivo-comportamentale<br />

nel campo dei Disturbi <strong>della</strong> Alimentazione (e<br />

non solo) sembra avere posto in secondo piano il ruolo del<br />

pensiero psico<strong>di</strong>namico nella comprensione, nella <strong>di</strong>agnosi<br />

e nel trattamento <strong>di</strong> tali patologie.<br />

MODERATORI<br />

G. Borsetti, G. Turrini<br />

Tuttavia vi sono alcuni punti sui quali il modello psicoanalitico<br />

sembra poter ancora rappresentare un punto <strong>di</strong> vista<br />

costruttivo e almeno complementare a quello cognitivocomportamentale.<br />

Il successo <strong>di</strong> quest’ultimo, peraltro fondato<br />

su una teoria certo non banale né semplicistica, appare<br />

legato in buona parte alla misurabilità degli esiti, rivolgendosi<br />

in larga parte al trattamento dei sintomi, ovvero delle<br />

manifestazioni clinicamente apprezzabili <strong>della</strong> malattia. Tale<br />

fattore è probabilmente quello che ha determinato il declino<br />

del modello psicoanalitico, nel quale la valutazione<br />

degli esiti sintomatici appare non solo o non tanto <strong>di</strong>fficol-


SIMPOSI TEMATICI<br />

tosa ma soprattutto contrad<strong>di</strong>ttoria rispetto al modello metapsicologico.<br />

Ciò non deve peraltro far <strong>di</strong>menticare come l’anoressia<br />

mentale e la bulimia nervosa siano comportamenti le cui<br />

origini nascono dal funzionamento <strong>della</strong> personalità nel suo<br />

complesso e si inscrivano nell’ambito <strong>della</strong> relazione mente-corpo.<br />

Su alcune questioni esiste oggi un accordo tra analisti anche<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versa formazione. La prima concerne il valore simbolico<br />

e rappresentativo del sintomo alimentare, che rimanda ad un<br />

conflitto altro; e il vero obiettivo <strong>della</strong> cura psicoanalitica va<br />

in<strong>di</strong>viduato proprio nel trattamento causale. La seconda attiene<br />

alla valorizzazione <strong>della</strong> centralità del soggetto ammalato,<br />

e <strong>della</strong> originalità <strong>della</strong> sua storia, anche <strong>di</strong> quella morbosa.<br />

La terza riguarda il concetto che il <strong>di</strong>sturbo <strong>della</strong> alimentazione<br />

comprende sempre una patologia del rapporto e del legame<br />

con l’Altro, e in particolare, come para<strong>di</strong>gma <strong>della</strong> relazione<br />

interpersonale, con le figure parentali.<br />

Da ciò consegue come un livello psico<strong>di</strong>namico nella <strong>di</strong>agnosi<br />

possa convivere con un livello nosografico categoriale<br />

dal quale far derivare un intervento cognitivo-comportamentale;<br />

non certo per una sorta <strong>di</strong> eclettismo <strong>di</strong> dubbio rigore,<br />

quanto per la consapevolezza che la verità clinica, così<br />

come “la verità”, può essere compresa a <strong>di</strong>versi livelli e<br />

attraverso <strong>di</strong>fferenti modelli <strong>di</strong> conoscenza.<br />

Dinamiche <strong>di</strong> separazione-in<strong>di</strong>viduazione<br />

nell’équipe curante<br />

A. Simoncini, G. Borsetti, R. Coltrinari<br />

Ambulatorio DCA <strong>della</strong> Clinica Psichiatrica, Azienda<br />

Ospedaliero Universitaria “Ospedali Riuniti Umberto I<br />

Lancisi-Salesi”, Ancona<br />

Introduzione: il fallimento evolutivo considerato fattore<br />

pre<strong>di</strong>sponente ad una patologia borderline è da intendersi<br />

anche come un fallimento del “processo <strong>di</strong> separazione-in<strong>di</strong>viduazione”<br />

(Mahler, 1971). Se la fase simbiotica e le sottofasi<br />

<strong>della</strong> separazione-in<strong>di</strong>viduazione fossero sperimentate<br />

adeguatamente, lo sviluppo procederebbe normalmente e<br />

si realizzerebbe la cosiddetta “funzione sintetica dell’Io”,<br />

che permetterebbe l’integrazione <strong>di</strong> parti scisse o comunque<br />

perdute. In termini junghiani ciò corrisponde a comporre in<br />

una immagine <strong>di</strong> sé la mappa <strong>della</strong> propria identità, ovvero<br />

a in<strong>di</strong>viduarsi.<br />

Nei <strong>di</strong>sturbi mentali gravi, come le anoressie e bulimie che<br />

si instaurano su strutture narcisistiche gravi e borderline, il<br />

paziente vive sotto la costante minaccia <strong>di</strong> un senso <strong>di</strong> frammentazione<br />

e scissione dell’immagine <strong>di</strong> sé (Bion, 1964;<br />

Winnicot, 1965) e <strong>di</strong> confusione fra sé e l’altro da sé.<br />

Ci sembra auspicabile, partendo da queste premesse, che chi<br />

si occupa <strong>di</strong> “cura” nei DCA abbia coscienza delle <strong>di</strong>namiche<br />

psichiche profonde messe in gioco, non solo nel mondo interno<br />

dei pazienti ma anche in quello degli stessi curanti, affinché<br />

non si verifichino confusioni, collusioni o delusioni.<br />

Metodologia: nel nostro Centro per i DCA dell’Azienda<br />

Ospedaliero Universitaria delle Marche, in Ancona, abbiamo<br />

costituito una équipe integrata con <strong>di</strong>verse figure professionali,<br />

che si impegna nel tentativo <strong>di</strong> dare risposte terapeutiche<br />

e <strong>di</strong> cura secondo un’ottica psico<strong>di</strong>namica, utilizzando<br />

l’atteggiamento psico<strong>di</strong>namico (non la tecnica psi-<br />

coanalitica) come elemento fondante tanto nella relazione<br />

terapeutica con i pazienti, quanto nella relazione interpersonale<br />

professionale tra le <strong>di</strong>verse competenze.<br />

Conclusioni: si evidenzierà con riferimenti clinici come in<br />

professioni in cui la relazione con l’altro non è solo un<br />

mezzo ma “il mezzo” <strong>della</strong> cura, l’assunzione responsabile<br />

e consapevole <strong>della</strong> propria identità, non solo professionale,<br />

è l’unico modo per avere presenti i confini e non<br />

confonderli con quelli dell’identità dell’altro. La costituzione<br />

<strong>di</strong> un’équipe ci appare elettiva in particolare per lavorare<br />

sulla relazione, ma anche perché si formi una conoscenza<br />

critica del paziente, non assoluta (in una logica <strong>della</strong><br />

giustapposizione <strong>di</strong> competenze in cui la propria conoscenza<br />

è sempre la più vera), ma integrata, relativizzata dai<br />

<strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista e quin<strong>di</strong> più complessa e più (psico)<strong>di</strong>namica.<br />

Il trattamento <strong>di</strong> pazienti con DCA in regime<br />

<strong>di</strong> degenza ospedaliera<br />

E. Faloia, P. Canibus, F. Frezza, M. Boscaro<br />

Clinica <strong>di</strong> Endocrinologia e Malattie del Metabolismo,<br />

Azienda Ospedaliero Universitaria “Ospedali Riuniti Umberto<br />

I, Lancisi-Salesi”, Ancona<br />

Introduzione: la maggior parte delle complicanze organiche<br />

dell’Anoressia Nervosa è causata dal <strong>di</strong>giuno ed una<br />

parte delle manifestazioni cliniche sono manifestazioni <strong>di</strong><br />

adattamento. In alcuni casi la gravità del quadro clinico richiede<br />

un intervento terapeutico in regime <strong>di</strong> ricovero.<br />

Secondo la nostra esperienza il ricovero è necessario quasi<br />

esclusivamente per pazienti affette da Anoressia Nervosa<br />

Restrittiva o Purgativa che si trovino in determinate circostanze<br />

come una grave per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso corporeo con BMI <<br />

15 da molti mesi; o inarrestabile per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso <strong>di</strong> circa 2 kg<br />

alla settimana o gravi problemi internistici (es. grave ipopotassiemia<br />

con bra<strong>di</strong>car<strong>di</strong>a, ecc.).<br />

Metodologia: nella nostra struttura dal 1° gennaio 2003 al<br />

1° settembre 2005 sono stati effettuati 28 ricoveri 5 maschi<br />

e 23 femmine, con un range <strong>di</strong> età compreso tra 14 e 35 anni,<br />

per un totale <strong>di</strong> 482 giorni <strong>di</strong> ricovero, con una durata variabile<br />

dai 5 ai 45 giorni.<br />

Durante il ricovero vengono effettuati un monitoraggio delle<br />

funzioni vitali, dello stato <strong>di</strong> idratazione e del peso corporeo,<br />

si procede al trattamento <strong>di</strong> eventuali <strong>di</strong>sturbi elettrolitici,<br />

e si effettua un coor<strong>di</strong>namento <strong>della</strong> rialimentazione,<br />

che può prevedere a seconda delle <strong>di</strong>verse situazioni: infusione<br />

<strong>di</strong> nutrienti da accesso venoso periferico; nutrizione<br />

enterale me<strong>di</strong>ante posizionamento <strong>di</strong> son<strong>di</strong>no naso-gastrico;<br />

nutrizione parenterale da accesso venoso centrale.<br />

Durante la degenza i pazienti vengono costantemente seguiti<br />

dal personale me<strong>di</strong>co <strong>della</strong> Clinica Psichiatrica dell’Università<br />

Politecnica delle Marche, che garantisce una consulenza<br />

psichiatrica e psicofarmacologica.<br />

Conclusioni: al momento <strong>della</strong> <strong>di</strong>missione le con<strong>di</strong>zioni cliniche<br />

generali risultavano nettamente migliorate rispetto all’ingresso,<br />

così come i principali parametri bioumorali. Ventitré<br />

pazienti dopo la <strong>di</strong>missione sono stati seguiti e tuttora<br />

sono sottoposti a perio<strong>di</strong>ci controlli in regime ambulatoriale<br />

secondo il protocollo terapeutico integrato in collaborazione<br />

con la Clinica Psichiatrica e in circa il 75% dei casi<br />

154


abbiamo rilevato un aumento ponderale significativo e normalizzazione<br />

degli esami ematochimici; in alcune pazienti<br />

si è avuta la ripresa dei cicli mestruali.<br />

La nostra esperienza ha confermato l’importanza <strong>di</strong> una gestione<br />

integrata e multi<strong>di</strong>sciplinare <strong>di</strong> questa complessa patologia.<br />

Finalità operative ed interpretazioni<br />

nel ricovero <strong>di</strong> pazienti con Disturbo<br />

<strong>della</strong> Condotta Alimentare<br />

V. Falcioni, A. Simoncini<br />

Ambulatorio DCA <strong>della</strong> Clinica Psichiatrica, Azienda<br />

Ospedaliero Universitaria “Ospedali Riuniti Umberto I,<br />

Lancisi-Salesi”, Ancona<br />

Introduzione: i Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

(DCA) sono caratterizzati dalla stretta coesione <strong>di</strong> sintomi<br />

psichiatrici ed internistici. La presa in carico <strong>di</strong> queste pazienti<br />

richiede una lettura globale del problema che tenga in<br />

considerazione gli aspetti organici, quelli metabolico-nutrizionali<br />

e quelli intrapsichici-relazionali, mettendo in atto un<br />

intervento multi<strong>di</strong>sciplinare integrato.<br />

In alcuni casi particolarmente gravi dal punto <strong>di</strong> vista nutrizionale<br />

ed organico si rende necessario un trattamento in regime<br />

<strong>di</strong> ricovero.<br />

Metodologia: il nostro centro per i Disturbi del Comportamento<br />

Alimentare è situato presso l’Ospedale Regionale <strong>di</strong><br />

Ancona. L’U.O. referente è la Clinica Psichiatrica, che si avvale,<br />

per la costituzione <strong>di</strong> una équipe multiprofessionale integrata,<br />

<strong>della</strong> collaborazione <strong>della</strong> Clinica <strong>di</strong> Endocrinologia,<br />

presso cui vengono effettuati i ricoveri.<br />

Durante la degenza le pazienti vengono pertanto seguite con<br />

un protocollo terapeutico integrato che vede coinvolte <strong>di</strong>verse<br />

figure specialistiche (psichiatra, psicologo, endocrinologo,<br />

nutrizionista, internista) che mettono in atto interventi<br />

terapeutici integrati su psiche e corpo.<br />

La presenza <strong>di</strong> tutti gli specialisti coinvolti nel protocollo terapeutico<br />

nello stesso luogo, rende più tangibile la presenza<br />

dell’équipe che <strong>di</strong>venta così una realtà concreta.<br />

Conclusioni: la funzione dell’équipe terapeutica è quella <strong>di</strong><br />

accogliere e contenere corpo ed emozioni, rimandando<br />

un’immagine integrata dove psiche e soma, scissi dalle pazienti,<br />

sono accolti e unificati.<br />

Il ricovero, secondo la nostra ottica, ha la funzione <strong>di</strong> tamponare<br />

una situazione critica <strong>di</strong> rischio fisico, senza aspettarsi<br />

la risoluzione dell’alterato rapporto con il cibo. Una<br />

volta che venga superata la fase più critica dal punto <strong>di</strong> vista<br />

organico, il ricovero può rappresentare l’occasione per<br />

poter proseguire il protocollo terapeutico a livello ambulatoriale.<br />

Inoltre durante il ricovero può realizzarsi, attraverso un allontanamento<br />

dall’ambiente familiare spesso conflittuale e<br />

invischiante, un’esperienza in<strong>di</strong>viduale per la paziente in<br />

cui sperimentare <strong>di</strong>namiche alternative a quelle presenti in<br />

famiglia. L’ospedalizzazione può in effetti svolgere una duplice<br />

funzione: una funzione materna <strong>di</strong> accoglienza e <strong>di</strong><br />

contenimento attraverso la presa in carico e il tentativo <strong>di</strong> risposta<br />

ai bisogni, e contemporaneamente anche una funzione<br />

paterna facilitando e incoraggiando i processi <strong>di</strong> separazione.<br />

155<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Adolescenti con DCA: psicoterapia<br />

<strong>di</strong> gruppo e processi <strong>di</strong> soggettivazione<br />

S. Marchegiani, A. Simoncini, G. Borsetti<br />

Ambulatorio DCA <strong>della</strong> Clinica Psichiatrica, Azienda<br />

Ospedaliero Universitaria “Ospedali Riuniti Umberto I-<br />

Lancisi-Salesi”, Ancona<br />

Introduzione: i Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

(DCA) coinvolgono e sconvolgono il rapporto tra mente,<br />

corpo e relazione; la loro insorgenza coincide spesso con il<br />

tempo dell’età adolescenziale, ovvero con quella fase dello<br />

sviluppo che vede il corpo come ricettacolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sarmonie<br />

emotive e <strong>di</strong> problematiche in<strong>di</strong>viduali e relazionali. In adolescenza<br />

si riattivano vissuti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgregazione, <strong>di</strong> non padronanza,<br />

<strong>di</strong> confusione fra sé e l’Altro.<br />

In questo marasma emozionale la cultura <strong>di</strong> gruppo svolge<br />

un ruolo primario, la tendenza al raggruppamento è particolarmente<br />

sentita e la convivialità con i coetanei incoraggia il<br />

processo <strong>di</strong> separazione dalle figure genitoriali.<br />

Il percorso psicoterapeutico gruppale offre pertanto all’adolescente<br />

la possibilità <strong>di</strong> pensarsi nell’alterità, <strong>di</strong> compiere<br />

esperienze affettive e <strong>di</strong> confrontarsi con il mondo<br />

esterno.<br />

Metodologia: nella convinzione che il setting gruppale possa<br />

essere luogo privilegiato per l’accoglienza ed il contenimento<br />

<strong>della</strong> sofferenza, ma anche spazio dove il singolo può<br />

riappropriarsi <strong>della</strong> propria storia, si è formato un gruppo <strong>di</strong><br />

psicoterapia, orientato in senso psico<strong>di</strong>namico, per i pazienti<br />

adolescenti affetti da DCA che afferiscono all’Ambulatorio<br />

de<strong>di</strong>cato <strong>della</strong> Clinica Psichiatrica <strong>di</strong> Ancona. I pazienti<br />

sono 7, tutti <strong>di</strong> sesso femminile, <strong>di</strong> età compresa fra i 16 ed<br />

i 21 anni, <strong>di</strong> estrazione socio-economica me<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> pari scolarità;<br />

si <strong>di</strong>fferenziano per forma clinica e durata <strong>della</strong> malattia.<br />

Il gruppo, condotto da due terapeuti, è aperto, con sedute<br />

settimanali <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> 80 minuti che si svolgono in un<br />

contesto istituzionale.<br />

Conclusioni: si <strong>di</strong>scuterà su come il lavoro psicoterapeutico<br />

in gruppo offra uno spazio in cui i suoi componenti possano,<br />

sentendosi al sicuro, sperimentare le proprie <strong>di</strong>versità<br />

e affrontare <strong>di</strong> volta in volta i problemi emergenti.<br />

Ci sembra infatti che il processo <strong>di</strong> soggettivazione dell’adolescente<br />

renda più complessa la funzione del gruppo in<br />

quanto strumento che, oltre a permettere l’espressione dei<br />

<strong>di</strong>versi momenti identificatori, facilita l’accesso alla <strong>di</strong>mensione<br />

<strong>della</strong> gruppalità interna e alle sue potenzialità.<br />

Dall’attività clinica emerge come il <strong>di</strong>spositivo gruppale rimetta<br />

in moto l’attività fantasmatica, aiuti a costruire immagini,<br />

metafore, sogni, fornisca occasioni per simbolizzare<br />

<strong>di</strong> fronte alla frequente con<strong>di</strong>zione adolescenziale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> pensiero simbolico e <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> confine fra interno<br />

ed esterno.<br />

Bibliografia<br />

1 Cahn R. L’adolescente e la psicoanalisi. Roma: Borla 2000.<br />

2 Kaes R. Le teorie psicoanalitiche del gruppo. Roma: Borla<br />

1999.


SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

S67 - Temperamento, Disturbi <strong>di</strong> Personalità<br />

e abuso <strong>di</strong> sostanze<br />

Neurobiologia dei Disturbi <strong>di</strong> Personalità<br />

nei tossico<strong>di</strong>pendenti<br />

G. Gerra<br />

Dipartimento Nazionale Politiche Antidroga, Presidenza<br />

del Consiglio dei Ministri<br />

I Disturbi <strong>della</strong> Personalità che frequentemente si associano<br />

ai <strong>di</strong>sturbi da uso <strong>di</strong> sostanze presentano tra i correlati<br />

neurobiologici alterazioni delle monoamine cerebrali e dei<br />

principali assi neuro-endocrini che sembrano contribuire a<br />

sostenere il comportamento ad<strong>di</strong>tivo, influendo sull’espressione<br />

clinica <strong>della</strong> <strong>di</strong>pendenza e dell’abuso.<br />

Le alterazioni del sistema dopaminergico, strettamente<br />

coinvolte nell’instaurarsi <strong>di</strong> una traccia persistente nella<br />

memoria emozionale a sostegno del comportamento ad<strong>di</strong>tivo,<br />

sembrano accompagnare la sintomatologia dei Disturbi<br />

<strong>della</strong> Personalità, in particolare le problematiche<br />

<strong>della</strong> motivazione, <strong>della</strong> soglia <strong>della</strong> gratificazione e degli<br />

affetti.<br />

D’altro canto, i sistemi <strong>della</strong> serotonina, dei recettori NM-<br />

DA e del GABA sono capaci <strong>di</strong> modulare le risposte dopaminergiche<br />

striatali e, contemporaneamente, appaiono implicati<br />

strettamente nell’eziopatogenesi dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità,<br />

nel tratto impulsivo-aggressivo, nelle turbe dell’umore<br />

e dell’ansia, nelle con<strong>di</strong>zioni comportamentali <strong>di</strong><br />

confine, così <strong>di</strong>ffuse tra gli adolescenti problematici, a rischio<br />

per l’uso <strong>di</strong> droghe.<br />

In <strong>di</strong>versi casi, le alterazioni del quadro neurobiologico accompagnano<br />

l’in<strong>di</strong>viduo dalla nascita, nelle forme caratterizzate<br />

da familiarità; si complicano con le interferenze<br />

ambientali durante la gravidanza e l’infanzia prescolare,<br />

nonché con l’esposizione a circostanze avverse durante<br />

l’età evolutiva, costituendo possibili antecedenti dei <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> personalità e del ricorso alle sostanze psicotrope<br />

d’abuso.<br />

Le <strong>di</strong>sfunzioni delle monoamine cerebrali associate ai <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> personalità possono influire sul craving e in<strong>di</strong>rizzare<br />

in modo specifico le aspettative <strong>di</strong> autome<strong>di</strong>cazione<br />

espresse nei confronti delle sostanze d’abuso, modulando<br />

il comportamento compulsivo e incrementando l’intensità<br />

del legame ad<strong>di</strong>tivo.<br />

Specifici polimorfismi genetici, quali quello del transporter<br />

<strong>della</strong> serotonina e <strong>della</strong> dopamina, dell’idrossilasi preposta<br />

al catabolismo dei cannabinoi<strong>di</strong> endogeni, delle monoamino<br />

ossidasi e dei recettori kappa oppioi<strong>di</strong> sono stati<br />

presi in considerazione in relazione sia alla pre<strong>di</strong>sposizione<br />

allo sviluppo dei <strong>di</strong>sturbi da uso <strong>di</strong> sostanze, sia alla associazione<br />

con i Disturbi <strong>della</strong> Personalità, a partire dalla<br />

prima infanzia.<br />

Allo stesso modo lo stress durante la gravidanza, la separazione<br />

dalla madre e le <strong>di</strong>fficoltà dell’attaccamento, nonché<br />

le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> negligenza e abuso, appaiono a loro<br />

MODERATORI<br />

I. Maremmani, P.P. Pani<br />

volta interferire stabilmente sul sistema noradrenergico,<br />

l’asse HPA e l’equilibrio del sistema oppioide, andando a<br />

sommare i loro effetti con le con<strong>di</strong>zioni genetiche eventualmente<br />

preesistenti. Appare sempre più evidente come<br />

questi elementi neurobiologici possano assumere un ruolo<br />

cruciale nell’instaurarsi <strong>della</strong> propensione all’aggressività<br />

e alla antisocialità, dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore, delle <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> adattamento allo stress, nelle problematiche dell’elaborazione<br />

emozionale e delle relazioni interpersonali che costituiscono<br />

gran parte del quadro clinico dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong><br />

personalità del cluster “drammatico”.<br />

Bibliografia<br />

Gerra, et al. Neuropsychiatric Genetics 2005;5:73-8.<br />

Gerra, et al. J Neural Transmission 2005;112:1397-410.<br />

Gerra, et al. Ad<strong>di</strong>ction Biol 2005;10:275-81.<br />

Personalità e temperamento<br />

nella tossico<strong>di</strong>pendenza<br />

I. Maremmani<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Pisa, Istituto <strong>di</strong> Scienze<br />

del Comportamento “G. De Lisio”, Pisa<br />

In questa presentazione è formulata un’ipotesi sul ruolo<br />

dei fattori psicopatologici nella patogenesi dei <strong>di</strong>sturbi da<br />

uso <strong>di</strong> sostanze, in rapporto ai tre <strong>di</strong>stinti momenti <strong>della</strong><br />

storia naturale <strong>della</strong> malattia: l’incontro con le sostanze,<br />

l’uso continuativo, l’ad<strong>di</strong>ction.<br />

A fronte <strong>di</strong> una revisione <strong>della</strong> letteratura sul concetto <strong>di</strong><br />

personalità tossicomanica e sugli elementi <strong>di</strong> personalità<br />

del tossicomane, è proposta un sistemazione dei modelli<br />

interpretativi da noi definiti (tossico<strong>di</strong>pendenza reattiva,<br />

autoterapica, metabolica) con il tentativo <strong>di</strong> attribuire a<br />

ciascuno un ruolo specifico rispetto a un particolare sta<strong>di</strong>o<br />

<strong>della</strong> tossicomania.<br />

I modelli interpretativi finora elaborati, pur risultando, infatti,<br />

coerenti con singoli aspetti del fenomeno tossicomanico<br />

e utili a inquadrare una parte dei casi, non sono in grado<br />

<strong>di</strong> giustificare la sua <strong>di</strong>namica globale, ovvero l’articolazione<br />

delle <strong>di</strong>verse fasi nella composizione <strong>della</strong> storia<br />

naturale <strong>della</strong> malattia.<br />

In questo modello integrato trova spazio, in particolare,<br />

una <strong>di</strong>scussione dei meccanismi che rendono la <strong>di</strong>sregolazione<br />

dell’umore un substrato psichico implicato in<br />

misura rilevante nella patogenesi dei <strong>di</strong>sturbi da uso <strong>di</strong><br />

sostanze.<br />

Un’unica pre<strong>di</strong>sposizione temperamentale (ciclotimica-ansiosa-impulsiva)<br />

può interagendo con l’ambiente dare origine<br />

a <strong>di</strong>sturbi dell’umore (ipomania cronica) piuttosto che ai<br />

<strong>di</strong>sturbi dello spettro ansioso-sensitivo, piuttosto che a comportamenti<br />

antisociali, impulsivi e <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>ction.<br />

156


Psicofarmacoterapia dei <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> personalità nei tossico<strong>di</strong>pendenti<br />

P.P. Pani<br />

Servizio Tossico<strong>di</strong>pendenze Azienda USL 8, Cagliari<br />

Mi soffermerò sui <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità più frequenti nei<br />

<strong>di</strong>sturbi da abuso, <strong>di</strong>pendenza da sostanze psicoattive: il <strong>di</strong>sturbo<br />

antisociale e quello borderline.<br />

Per entrambi i <strong>di</strong>sturbi bisogna considerare le particolarità<br />

legate alla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza che influiscono<br />

sul trattamento. In primo luogo va rilevata la <strong>di</strong>fficoltà a <strong>di</strong>scernere<br />

parte dei sintomi e tratti comportamentali dei <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> personalità in questione da quelli <strong>di</strong>rettamente correlati<br />

alla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza. Instabilità affettiva,<br />

impulsività, comportamenti antisociali sono comuni ai<br />

<strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità e alla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza.<br />

La <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong>agnostica viene ulteriormente complicata<br />

dal fatto che questi stessi sintomi possono inquadrarsi in una<br />

patologia dell’umore.<br />

Nella pratica clinica, l’approccio psicofarmacologico al trattamento<br />

dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità, deve prevedere in primo<br />

luogo l’utilizzo dei farmaci specificatamente rivolti al controllo<br />

del craving, che da soli possono essere sufficienti a<br />

controllare una sintomatologia attribuita ad un Disturbo <strong>di</strong><br />

Personalità.<br />

Anche laddove la coesistenza <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo antisociale o<br />

borderline complica il quadro clinico <strong>della</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza,<br />

il trattamento del craving <strong>di</strong> solito influisce positivamente<br />

sul Disturbo <strong>di</strong> Personalità.<br />

Entrando nello specifico <strong>della</strong> scelta dei farmaci in<strong>di</strong>rizzati<br />

al trattamento del Disturbo <strong>di</strong> Personalità, consideriamo in<br />

particolare i neurolettici atipici e gli stabilizzanti dell’umore<br />

(litio e anticonvulsivanti).<br />

157<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Temperamenti affettivi e ad<strong>di</strong>ction: profili<br />

correlati all’ad<strong>di</strong>ction e profili sostanzaspecifici<br />

M. Pacini<br />

Istituto <strong>di</strong> Scienze del Comportamento “G. De Lisio”, Pisa<br />

Lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> personalità dei soggetti tossicomani nei termini<br />

<strong>di</strong> un temperamento affettivo rappresenta una nuova<br />

ottica <strong>di</strong> analisi <strong>della</strong> datata nozione <strong>di</strong> personalità tossicofilica.<br />

Alcuni profili temperamentali, concordemente con quanto si<br />

osserva nei quadri psichiatrici affettivi maggiori, sembrano<br />

prevalere nei tossico<strong>di</strong>pendenti. In particolare, le forme attenuate<br />

e temperamentali dello spettro bipolare prevalgono<br />

nelle popolazioni <strong>di</strong> abusatori e <strong>di</strong> tossicomani <strong>di</strong> sostanze<br />

farmacologicamente <strong>di</strong>verse, ma accomunate dalla capacità<br />

<strong>di</strong> indurre reward.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> soggetti poliabusatori consente tuttavia <strong>di</strong> appurare<br />

se esistano o meno profili temperamentali che giustificano<br />

l’orientamento prevalente verso una classe <strong>di</strong> sostanze,<br />

per associazione del reward con eventuali effetti autoterapici.<br />

In alternativa, è possibile ipotizzare che <strong>di</strong>verse classi <strong>di</strong> sostanze<br />

interagiscano con substrati biologici <strong>di</strong>versi per produrre<br />

vissuti <strong>di</strong> piacere, con la specificità <strong>di</strong> una interazione<br />

chiave-lucchetto in cui la porta comune è quella <strong>della</strong> gratificazione.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 2<br />

S68 - Sovrapposizioni tra Disturbo Bipolare<br />

e Disturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità<br />

I confini del Disturbo Borderline<br />

<strong>di</strong> Personalità<br />

C. Maggini, A. Pintus<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze,<br />

Università <strong>di</strong> Parma, U.O. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Azienda, U.S.L.<br />

<strong>di</strong> Lucca<br />

Il Disturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità (BPD) è un’entità eterogenea<br />

e composita nel gioco tra <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sregolazione<br />

emotivo-affettiva <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontrollo degli impulsi e <strong>di</strong> instabilità<br />

delle relazioni interpersonali e dell’immagine <strong>di</strong> sé.<br />

In accordo ai criteri <strong>di</strong>agnostici del DSM-IV (APA, 1994) la<br />

<strong>di</strong>agnosi attiene a numerose (n. 151) configurazioni fenomeniche:<br />

sotto la stessa etichetta <strong>di</strong>agnostica vengono quin<strong>di</strong><br />

accolti soggetti con caratteristiche molto <strong>di</strong>verse.<br />

MODERATORI<br />

R. Dalle Luche, M. Balestrieri<br />

Questo <strong>di</strong>sturbo non sembra sottrarsi al destino <strong>di</strong> sfuggenza,<br />

<strong>di</strong> indeterminatezza, <strong>di</strong> mercurialità che l’aggettivo borderline<br />

evoca e che induce a considerarlo uno stato <strong>di</strong> incerta<br />

<strong>di</strong>mora.<br />

Un aggettivo in cerca <strong>di</strong> un nome aveva scritto Akiskal circa<br />

20 anni fa: un nome che si era ritenuto <strong>di</strong> identificare nella<br />

depressione, quin<strong>di</strong> nel <strong>di</strong>sturbo post-traumatico da stress,<br />

nel <strong>di</strong>sturbo del controllo degli impulsi e più recentemente<br />

nel Disturbo Bipolare, o in cerca <strong>di</strong> più nomi come vuole chi<br />

propone <strong>di</strong> collocarlo nell’intersection of multiple spectrums<br />

(Paris, 2004).<br />

Alla base <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>atribe stanno le inadeguatezze del costrutto<br />

categoriale e la promiscua configurazione criteriale<br />

che mix traits a symptoms and behaviors appartenenti a vari<br />

ambiti <strong>di</strong>agnostici <strong>di</strong> Asse I.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Disturbi dell’Umore con caratteristiche<br />

“borderline”: aspetti clinici e <strong>di</strong> decorso<br />

G. Perugi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Pisa, Istituto <strong>di</strong><br />

Scienze del Comportamento “G. De Lisio”, Pisa<br />

Introduzione: Disturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità e spettro<br />

bipolare hanno in comune ampie aree sintomatologiche.<br />

Scopo <strong>di</strong> questa ricerca è la valutazione dei rapporti esistenti<br />

tra spettro bipolare e Disturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità in<br />

un gruppo <strong>di</strong> pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Episo<strong>di</strong>o Depressivo<br />

Maggiore. Lo stu<strong>di</strong>o si propone inoltre <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are i rapporti<br />

tra sintomatologia affettiva e caratteristiche temperamentali.<br />

Metodologia: una campione sequenziale <strong>di</strong> pazienti ambulatoriali<br />

i quali sod<strong>di</strong>sfacevano i criteri del DSM-IV per episo<strong>di</strong>o<br />

depressivo maggiore è stato valutato attraverso la<br />

Structured Clinical Interview for DSM-III-R (SCID) e la<br />

Structured Interview for Mood Disorders, SIMD (SIMD),<br />

l’Atypical Depression Diagnostic Scale (ADDS), la<br />

Hopkins Symptoms Check-list (HSCL 90), la Hamilton Rating<br />

Scale for Depression (HAM-D) nonché la corrispondente<br />

versione sviluppata per la valutazione dei sintomi vegetativi<br />

inversi (HAM-D, reverse). Le <strong>di</strong>sposizioni temperamentali<br />

affettive sono state valutate me<strong>di</strong>ante la scheda<br />

TEMPS-I. Il campione è stato poi sud<strong>di</strong>viso in due sottogruppi<br />

in base alla comorbi<strong>di</strong>tà (BPD+) o meno (BPD-) per<br />

il Disturbo <strong>di</strong> Personalità borderline ed è stata eseguita un’analisi<br />

comparata tra i due campioni.<br />

Risultati: la prevalenza <strong>di</strong> Disturbo Bipolare II varia se<br />

quest’ultimo viene definito in modo restrittivo (ipomania<br />

spontanea <strong>di</strong> durata ≥ 4 giorni) o estensivo (su temperamento<br />

ciclotimico). Confrontando il 43% dei pazienti che sod<strong>di</strong>sfaceva<br />

anche i criteri del DSM-IV per il Disturbo <strong>di</strong> Personalità<br />

borderline (BPD+) con il restante 57% (BPD-) non<br />

si evidenziavano <strong>di</strong>fferenze significative in relazione a caratteristiche<br />

demografiche, familiari e cliniche. Il gruppo<br />

BPD+ presentava più spesso comorbi<strong>di</strong>tà lifetime per <strong>di</strong>sturbo<br />

da <strong>di</strong>morfismo corporeo, bulimia nervosa, alcuni <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> personalità (narcisistico, <strong>di</strong>pendente e evitante) e<br />

ciclotimia. Questo gruppo inoltre raggiungeva punteggi più<br />

elevati agli items <strong>della</strong> ADDS per la reattività dell’umore, la<br />

sensitività interpersonale, la compromissione del funzionamento,<br />

l’evitamento delle relazioni e la tendenza all’evitamento<br />

del rifiuto altrui e nei fattori <strong>della</strong> HCLS-90 relativi<br />

alle ossessioni-compulsioni, sensitività interpersonale, ansia,<br />

rabbia-ostilità, ideazione paranoide e psicoticismo. La<br />

analisi <strong>di</strong> regressione logistica mostra come la ciclotimia<br />

renda ragione <strong>di</strong> gran parte delle correlazioni tra depressione<br />

e BPD, come fattore pre<strong>di</strong>ttivo <strong>di</strong> 6 criteri del DSM-IV<br />

(su 9). I tratti evitanti e <strong>di</strong>pendenti rappresentano anch’essi<br />

fattori pre<strong>di</strong>ttivi, sebbene in modo meno rilevante, per le relazioni<br />

interpersonali intense ed instabili, i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> identità<br />

e i tentativi per evitare un reale o immaginario abbandono.<br />

Conclusioni: la presenza <strong>di</strong> tratti temperamentali <strong>di</strong> tipo ciclotimico<br />

sembrano rendere ragione delle correlazioni tra<br />

depressione e Disturbo <strong>di</strong> Personalità borderline. Nella nostra<br />

popolazione l’instabilità dell’umore e i tratti sensitivoevitanti<br />

appaiono costrutti correlati all’interno una matrice<br />

temperamentale <strong>di</strong> tipo ciclotimico. Questi dati sembrano<br />

suggerire che una <strong>di</strong>sposizione temperamentale <strong>di</strong> tipo ciclotimico-sensitivo-ansiosa<br />

possa rappresentare il denominatore<br />

comune del complesso insieme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi d’ansia,<br />

dell’umore e impulsivi che questi pazienti mostrano all’inizio<br />

<strong>della</strong> loro vita adulta. Concettualizzare questi costrutti<br />

sulla base <strong>di</strong> una pre<strong>di</strong>sposizione comune potrebbe rendere<br />

questi pazienti maggiormente responsivi a trattamenti farmacologici<br />

e psicoterapici mirati alle loro caratteristiche<br />

temperamentali.<br />

Ambivalenza, instabilità affettiva<br />

e relazionale in pazienti bipolari<br />

e/o con <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità tipoborderline<br />

R. Dalle Luche<br />

SPDC ASL 1 Massa e Carrara, Regione Toscana<br />

La prevalenza del la comorbi<strong>di</strong>tà tra Disturbo Bipolare e Disturbo<br />

Borderline <strong>di</strong> Personalità è stimata intorno al 30%<br />

(Bowden e Maier, 2003). Verosimilmente questa percentuale<br />

potrebbe risultare ancora maggiore in contesti terapeutici<br />

per pazienti acuti, come gli attuali SPDC. Non sono soltanto<br />

la labilità emotiva, l’instabilità affettiva, gli scoppi <strong>di</strong> rabbia,<br />

l’ipersensibilità interpersonale (per le fasi up), l’ideazione<br />

depressiva, le tendenze suicide, l’abuso <strong>di</strong> sostanze<br />

(per le fasi down), ad essere elementi sintomatologici e<br />

comportamentali comuni ai due <strong>di</strong>sturbi.<br />

Le loro affinità, infatti, possono essere anche rintracciate sul<br />

piano psico<strong>di</strong>namico, sia per il riscontro <strong>di</strong> una marcata ambivalenza<br />

affettiva e per l’elevato grado <strong>di</strong> instabilità relazionale<br />

in entrambe le tipologie <strong>di</strong> pazienti (Millon, 1996), sia<br />

per alcune modalità tipiche <strong>di</strong> relazionarsi anche in un contesto<br />

terapeutico: tra questi l’intrusività, la seduttività, l’assenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, la pro<strong>di</strong>galità, la tendenza ad instaurare un rapporto<br />

esclusivo e privilegiato, un “vincolo simbiotico”, come<br />

si esprime il pensiero psicoanalitico (Amati Sas, 1996) e la<br />

marcata intolleranza per il fallimento <strong>di</strong> queste manovre.<br />

L’autore <strong>di</strong>scute principalmente <strong>di</strong> questi aspetti attraverso<br />

l’analisi del materiale clinico (un’interminabile serie <strong>di</strong> messaggi<br />

sms) <strong>di</strong> una paziente <strong>di</strong>agnosticata più volte, nel corso<br />

<strong>della</strong> storia <strong>di</strong> malattia ormai superiore ai 10 anni, sia come<br />

“bipolare” che “come borderline”. Alcuni meccanismi psico<strong>di</strong>namici<br />

<strong>di</strong> base potrebbero rappresentare una opportuna guida<br />

per comprendere le relazioni intercorrenti tra i due “<strong>di</strong>sorders”<br />

in un rilevante numero <strong>di</strong> pazienti e, forse, per oltrepassare<br />

un’antinomia <strong>di</strong>agnostica talora più nominale che reale.<br />

Interventi farmacologici e psicoterapeutici<br />

in pazienti con Disturbo Bipolare e Disturbo<br />

Borderline <strong>di</strong> Personalità<br />

M. Balestrieri<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Clinica <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Psicologia<br />

Me<strong>di</strong>ca e Psicosomatica, Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne<br />

La tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong>stinzione tra <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> asse I e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong><br />

asse II per quello che riguarda la tipologia degli interventi<br />

terapeutici è stata messa <strong>di</strong>scussione in anni recenti dall’e-<br />

158


volvere del pensiero su ciò che è “organico” e ciò che è “psicologico”<br />

in psichiatria. Si può da un lato osservare che se<br />

uno dei motivi <strong>della</strong> creazione <strong>di</strong> un asse II era quello <strong>di</strong> riservare<br />

i <strong>di</strong>sturbi quivi inclusi ad un approccio psicoterapeutico,<br />

spesso <strong>di</strong> tipo psicoanalitico, ora questa posizione è<br />

stata ampiamente superata. Sappiamo infatti che molti pazienti,<br />

in gran parte borderline, sono attualmente trattati anche<br />

con farmaci, senza i quali non potrebbero “stare” all’interno<br />

<strong>della</strong> psicoterapia. E d’altronde i dati <strong>di</strong> neuroimaging<br />

iniziano a mostrare, ad un livello per ora ancora troppo poco<br />

raffinato, il tipo <strong>di</strong> alterazioni encefaliche funzionali dei<br />

pazienti borderline, creando così il ponte tra mente pensante<br />

e sofferente e corpo <strong>di</strong>sfunzionante.<br />

Dall’altro lato, la patologia bipolare è sempre stata <strong>di</strong> predominio<br />

<strong>della</strong> psichiatria organicista. Cosa c’è <strong>di</strong> più biologico<br />

<strong>di</strong> una malattia che alterna inspiegabilmente (cioè, in<br />

assenza <strong>di</strong> elementi esterni riconoscibili) fasi <strong>di</strong> annullamento<br />

e fasi <strong>di</strong> iperattivazione timica? Purtuttavia la gestione<br />

psicologica <strong>di</strong> questa malattia, fondata su aspetti cogniti-<br />

159<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

vi ed educazionali, è (o dovrebbe) essere entrata a far parte<br />

dello strumentario dello psichiatra evoluto. In assenza <strong>di</strong><br />

una capacità del paziente <strong>di</strong> percepire il cambiamento e mettere<br />

in atto comportamenti <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> aiuto e <strong>di</strong> gestione<br />

personale delle proprie crisi, non è possibile una reale gestione<br />

del Disturbo Bipolare.<br />

Allo stato attuale delle conoscenze un certo numero <strong>di</strong> stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> farmacologia testimonia l’efficacia <strong>di</strong> varie classi <strong>di</strong> farmaci<br />

(antidepressivi, antipsicotici) nel <strong>di</strong>sturbo borderline.<br />

Al contempo gli anni recenti testimoniano un rinnovato<br />

grande interesse per il trattamento dei <strong>di</strong>sturbi bipolari con<br />

farmaci ad azione stabilizzante. Oltre ad una conferma dell’efficacia<br />

reale <strong>di</strong> questi farmaci nelle loro in<strong>di</strong>cazioni attuali,<br />

c’è un forte interesse per la loro possibile applicazione<br />

alla patologia borderline.<br />

Sul versante psicoterapeutico, c’è necessità <strong>di</strong> un confronto<br />

tra le varie scuole per mettere in atto tecniche “manualizzate”<br />

<strong>di</strong> intervento, che tengano in considerazione gli elementi<br />

comuni esistenti tra patologa borderline e <strong>di</strong>sturbi bipolari.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 3<br />

S69 - Diagnosi precoce dei Disturbi Pervasivi<br />

dello Sviluppo<br />

Diagnosi Precoce ed in<strong>di</strong>ci prognostici<br />

R. Militerni, B. A<strong>di</strong>nolfi, A. Frolli, L. Sergi<br />

Cattedra <strong>di</strong> Neuropsichiatria Infantile, Seconda, Università<br />

<strong>di</strong> Napoli<br />

La <strong>di</strong>agnosi precoce dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo<br />

risulta particolarmente importante per la possibilità che essa<br />

offre <strong>di</strong> avviare interventi tempestivi, in grado <strong>di</strong> incidere<br />

significativamente sulla storia naturale <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>sturbi. In<br />

tema <strong>di</strong> “storia naturale”, tuttavia, risulta ancor oggi problematico<br />

definire la “stabilità” <strong>di</strong> una <strong>di</strong>agnosi formulata in<br />

epoche molto precoci. Va infatti considerato che la <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo si basa su criteri<br />

esclusivamente comportamentali. Ciò comporta che quanto<br />

più piccolo è il bambino tanto maggiori sono le possibilità<br />

che tali “comportamenti” possano mo<strong>di</strong>ficarsi nel tempo.<br />

Vengono pertanto a prospettarsi due <strong>di</strong>fficoltà:<br />

a) la prima riguarda la scarsa applicabilità dei criteri abitualmente<br />

utilizzati per definire uno specifico sottogruppo<br />

all’interno dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo.<br />

Facendo riferimento al DSM-IV, prima dei tre anni <strong>di</strong><br />

età, sono preve<strong>di</strong>bili solo due sottocategorie <strong>di</strong>agnostiche,<br />

vale a <strong>di</strong>re, il Disturbo Autistico (DA) e il Disturbo<br />

Pervasivo dello Sviluppo Non Altrimenti Specificato<br />

(DPS-NAS). Ne deriva che molti bambini nel corso dello<br />

sviluppo, pur rimanendo nella categoria dei DPS,<br />

possono “cambiare” etichetta nosografica;<br />

b) la seconda <strong>di</strong>fficoltà riguarda la possibilità che una quota<br />

significativa <strong>di</strong> bambini possa “uscire” dalla categoria<br />

dei DPS. Tale possibilità, riguarda non solo i bambi-<br />

MODERATORI<br />

F. Muratori, T. Charman<br />

ni che rientrano nei DPS-NAS, ma anche quelli con una<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DA.<br />

Sulla base <strong>di</strong> tali considerazioni è stata effettuata una ricerca<br />

finalizzata a valutare la stabilità <strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi formulata<br />

in epoca precoce. In particolare, sono stati presi in considerazione<br />

96 soggetti per i quali era stata formulata la <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> Disturbo Pervasivo dello Sviluppo ad un’età compresa<br />

fra i 2 anni e i 2 anni e mezzo. 69 soggetti presentavano un<br />

Disturbo Autistico (DA), mentre gli altri 27 rispondevano ai<br />

criteri <strong>di</strong> un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo Non Altrimenti<br />

Specificato (DPS-NAS). Tali soggetti sono stati seguiti<br />

in follow-up per un periodo <strong>di</strong> circa 6 anni. Oltre a valutare<br />

l’evoluzione nell’espressività <strong>della</strong> sintomatologia<br />

autistica, sono state prese in considerazione le variabili con<br />

possibile significato pre<strong>di</strong>ttivo. Sotto questo aspetto, l’attenzione<br />

congiunta ed il padroneggiamento dei co<strong>di</strong>ci comunicativi,<br />

oltre ad essere elementi utili per una <strong>di</strong>agnosi precoce<br />

sembrano porsi come variabili critiche per una formulazione<br />

prognostica.<br />

I segni precoci del Disturbo Autistico<br />

attraverso lo stu<strong>di</strong>o dei filmati familiari<br />

S. Maestro, F. Muratori, F. Apicella, P. Muratori,<br />

A. Petrozzi, C. Grassi A. Manfre<strong>di</strong>, L. Polidori<br />

IRCCS “Stella Maris”, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Introduzione: i A.S.D., caratterizzati da compromissione<br />

qualitativa dell’interazione e <strong>della</strong> comunicazione sociale e


SIMPOSI TEMATICI<br />

da restrizione delle attività e degli interessi, sono espressione<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo specifico che, attraverso fattori genetici,<br />

comporta mo<strong>di</strong>ficazioni nello sviluppo del SNC (Lord,<br />

2000). I filmati familiari (F.F.), girati dai genitori prima che<br />

il Disturbo dello Spettro Autistico del figlio sia <strong>di</strong>agnosticato,<br />

rappresentano uno strumento ecologicamente valido per<br />

stu<strong>di</strong>are le primissime fasi dello sviluppo del bambino e le<br />

sue interazioni con l’ambiente (Massie, 1977; Losche, 1990;<br />

Adrien, 1993; Grimes e Walker, 1994; Osterling e Dawson,<br />

1994; Baranek, 1999; Maestro e Muratori, 1999-2005; Teitelbaum,<br />

1998; Werner, 2000). I principali risultati emersi<br />

in<strong>di</strong>cano che i bambini con ASD possono essere <strong>di</strong>stinti precocemente<br />

dai bambini con sviluppo tipico rispetto alle modalità<br />

<strong>di</strong> interazione e <strong>di</strong> attaccamento (106), agli schemi <strong>di</strong><br />

intelligenza sensomotoria (102), alle capacità <strong>di</strong> orientamento<br />

agli stimoli sociali e non sociali (104), per mancanza<br />

o anomalie del sorriso sociale, <strong>di</strong> una appropriata espressività<br />

mimica (103), <strong>di</strong> risposta al nome, <strong>della</strong> attività <strong>di</strong> lallazione<br />

(98), per una maggior frequenza <strong>di</strong> comportamenti<br />

<strong>di</strong> esplorazione orale degli oggetti e per l’avversione al contatto<br />

sociale (107) Scopo del presente stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong><br />

identificare, attraverso la micro-analisi retrospettiva <strong>di</strong> filmati<br />

familiari dei primi 18 mesi <strong>di</strong> vita, la presenza e il profilo<br />

evolutivo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci comportamentali che possano considerarsi<br />

precursori <strong>della</strong> capacità <strong>di</strong> attenzione con<strong>di</strong>visa.<br />

Materiali e Meto<strong>di</strong>: sono stati selezionati i FF <strong>di</strong> 3 gruppi<br />

<strong>di</strong> soggetti (T, ASD, RM) in possesso <strong>della</strong> documentazione<br />

video relativa ai primi a18 mesi <strong>di</strong> vita a cui è stata applicata<br />

un griglia per la co<strong>di</strong>fica <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse categorie comportamentali<br />

attraverso un sistema <strong>di</strong> analisi computerizzata.<br />

Risultati: nei primi 18 mesi <strong>di</strong> vita è infatti possibile identificare<br />

delle <strong>di</strong>fferenze comportamentali tra i tre gruppi,<br />

maggiormente evidenti nell’area dei comportamenti complessi,<br />

per quanto riguarda il bambino, e nell’area <strong>della</strong> regolazione,<br />

per quanto riguarda il comportamento dei caregiver.<br />

Tali <strong>di</strong>fferenze tendono ad accentuarsi con lo sviluppo<br />

del bambino. A T3 i bambini con ASD confermano un<br />

deficit negli item dell’attenzione con<strong>di</strong>visa, contrariamente<br />

ai bambini degli altri due gruppi.<br />

Profili sintomatologici ed evoluzione<br />

in corso <strong>di</strong> trattamento dei DPS in età<br />

precoce: uno stu<strong>di</strong>o con la CBCL<br />

R. Tancre<strong>di</strong>, A. Narzisi, B. Parrini, R. Igliozzi,<br />

F. Muratori<br />

IRCCS “Stella Maris”<br />

Introduzione ed obbiettivi: fra gli strumenti per lo screening<br />

dei DPS è stata recentemente proposta la CBCL<br />

(Achenbach e Rescorla, 2000). L’obbiettivo che si pone<br />

questo stu<strong>di</strong>o è duplice: da una pare quello <strong>di</strong> testarne la vali<strong>di</strong>tà<br />

pre<strong>di</strong>ttiva, usandola su un campione <strong>di</strong> bambini che<br />

hanno già ricevuto una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DPS con strumenti <strong>di</strong>agnostici<br />

internazionalmente valicati ed un bilancio <strong>di</strong>agnostico<br />

funzionale completo, dall’altra stu<strong>di</strong>are l’evoluzione<br />

dei profili sintomatologici in un piccolo campione <strong>di</strong> bambini<br />

in trattamento.<br />

Metodologia: per la valutazione <strong>della</strong> vali<strong>di</strong>tà pre<strong>di</strong>ttiva la<br />

CBCL è stata somministrata ai genitori <strong>di</strong> 50 bambini con<br />

DPS (età me<strong>di</strong>a 3 anni e 10) 45 bambini con Altri Disturbi<br />

(età me<strong>di</strong>a 3 anni e 6) e 41 bambini con sviluppo tipico (età<br />

me<strong>di</strong>a 3 anni e 11). È stata utilizzata è la versione italiana<br />

<strong>della</strong> CBCL curata da A. Frigerio (Istituto Scientifico E. Medea<br />

Ass. La Nostra Famiglia, Bosisio Parini (LC) © 2000.<br />

Sono state ricercate correlazioni fra i profili sintomatologici,<br />

il livello intellettivo e il livello <strong>di</strong> sviluppo del linguaggio.<br />

Per valutare l’evoluzione in corso <strong>di</strong> trattamento la CBCL è<br />

stata somministrata per 2 anni ogni sei mesi ai genitori <strong>di</strong><br />

bambini in trattamento psicopedagogico presso il nostro<br />

Istituto. Inoltre è stata compilata anche la versione TRF dello<br />

stesso strumento <strong>di</strong>agnostico da parte degli educatori che<br />

trattano il bambino.<br />

Risultati: i primi risultati in<strong>di</strong>cano che la CBCL permette <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>agnosticare correttamente il 90% dei casi che ricevono<br />

una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DPS.<br />

I risultati inerenti l’evoluzione dei profili sintomatologici in<br />

corso <strong>di</strong> trattamento sono in via <strong>di</strong> elaborazione.<br />

Challenges to the early <strong>di</strong>agnosis of autism<br />

T. Charman<br />

Behavioural & Brain Science Unit, Institute of Child<br />

Health, London, UK<br />

A group of children prospectively identified by the CHAT<br />

screen and <strong>di</strong>agnosed with autism at 2 years of age were followed<br />

up at 3 and 7 years of age. Several aspects of developmental<br />

profiles over time were explored. First, the pattern<br />

symptom severity over time was examined – both categorically<br />

and <strong>di</strong>mensionally. Over time fewer children met cutoffs<br />

on <strong>di</strong>agnostic instruments although there was considerable<br />

in<strong>di</strong>vidual variation in whether, when and how much<br />

symptoms ameliorated. There were <strong>di</strong>fferent patterns of<br />

symptom profiles in <strong>di</strong>fferent domains over time – suggesting<br />

separable processes underlying <strong>di</strong>fferent symptom domains.<br />

Standard measures of language and IQ taken at age<br />

2 <strong>di</strong>d not pre<strong>di</strong>ct outcome at age 7 years but the same measures<br />

taken at age 3 years <strong>di</strong>d pre<strong>di</strong>ct outcome. Several variables<br />

from the novel measure of interactive communicative<br />

function (SCATA; Social Communication Assessment for<br />

Toddlers with Autism) taken at age 2 years <strong>di</strong>d pre<strong>di</strong>ct outcome,<br />

inclu<strong>di</strong>ng the rate and function of communicative<br />

acts. The implications for clinical assessments, early <strong>di</strong>agnosis<br />

and our understan<strong>di</strong>ng of autism as a developmental<br />

<strong>di</strong>sorder will be examined.<br />

160


161<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA ELLISSE<br />

S70 - Efficacia <strong>della</strong> politerapia nel trattamento<br />

delle forme resistenti<br />

Strategie <strong>di</strong> trattamento <strong>della</strong> Schizofrenia<br />

resistente<br />

A. Rossi, M. Bustini *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università de L’Aquila;<br />

* DSM AUSL <strong>di</strong> Rieti<br />

Numerosi stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato che la resistenza al trattamento<br />

farmacologico è un problema sostanziale nei pazienti<br />

schizofrenici con una percentuale del 20-30% <strong>di</strong> soggetti<br />

che rispondono solo parzialmente ed una percentuale <strong>di</strong> pazienti<br />

pari al 7% che non mostra risposta ad alcun tipo <strong>di</strong><br />

trattamento.<br />

Gli antipsicotici <strong>di</strong> seconda generazione, ed in particolare<br />

la clozapina, hanno evidenziato la loro efficacia in questi<br />

sottogruppi <strong>di</strong> pazienti per quello che riguarda il miglioramento<br />

sia dei sintomi positivi e negativi, che dei deficit cognitivi.<br />

Tuttavia nei pazienti schizofrenici in trattamento monoterapeutico<br />

ottimizzato che non presentano risposta oppure una<br />

risposta parziale al farmaco, si potrebbero utilizzare, come<br />

iniziano a mostrare recenti dati <strong>di</strong> letteratura, alcune combinazioni<br />

<strong>di</strong> antipsicotici atipici (clozapina-risperidone;<br />

clozapina-quetiapina; clozapina-aripiprazolo; clozapinaamisulpiride;<br />

clozapina-olanzapina; olanzapina-quetiapina;<br />

risperidone-quetiapina; risperidone-olanzapina; olanzapina-sulpiride):<br />

tali combinazioni sembrerebbero ben tollerate<br />

senza presentare effetti collaterali in percentuale statisticamente<br />

maggiore o più invalidante rispetto ai regimi monoterapeutici.<br />

Altre strategie <strong>di</strong> potenziamento farmacologico prevedono<br />

l’uso <strong>di</strong> benzo<strong>di</strong>azepine nel controllo dell’ansia, dell’insonnia<br />

e dell’agitazione (verosimilmente attraverso<br />

l’inibizione in<strong>di</strong>retta dell’attività dopaminergica mesolimbica),<br />

degli stabilizzatori dell’umore per il controllo<br />

dell’impulsività (probabilmente attraverso l’effetto antikindling<br />

che potrebbe <strong>di</strong>minuire l’ipersensibilità <strong>della</strong><br />

psicosi), degli antidepressivi SSRI per il miglioramento<br />

dei sintomi negativi e cognitivi, e la terapia elettroconvulsivante.<br />

Ulteriori possibilità <strong>di</strong> potenziamento prevedono l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> antagonisti del glutammato (ad esempio il topiramato),<br />

strategie dopaminergiche (bromocriptina, agonisti<br />

parziali dopaminergici D2), strategie noradrenergiche<br />

(propanololo ed altri β bloccanti), strategie peptidergiche<br />

(agonisti ed antagonisti oppiacei, pepti<strong>di</strong> correlati alla colecistochinina)<br />

ed, infine, l’utilizzo <strong>della</strong> terapia cognitivo<br />

comportamentale nel controllo a breve termine dei sintomi<br />

positivi.<br />

MODERATORI<br />

A. Tundo, G. Maina<br />

La politerapia nella profilassi dei <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’umore<br />

A. Tundo, P. Cavalieri, F. Marchetti, I. Lega, N. Borioni,<br />

C. Di Pasquale<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psicopatologia</strong>, Roma<br />

Ad oggi non è <strong>di</strong>sponibile uno stabilizzatore dell’umore<br />

ideale, che sia cioè in grado <strong>di</strong> controllare almeno una delle<br />

fasi acute (mania, depressione, stato misto) e il rischio <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>ve<br />

(frequenza dei cicli, numero <strong>di</strong> episo<strong>di</strong>, sintomi sottosoglia)<br />

senza peggiorare alcun altro aspetto 1 . Il gold standard<br />

nella gestione a lungo termine dei <strong>di</strong>sturbi bipolari rimane<br />

il litio (40% <strong>di</strong> risposte complete, più efficace sulle reci<strong>di</strong>ve<br />

espansive) seguito dall’acido valproico (superiore al<br />

placebo solo su variabili secondarie), dalla carbamazepina<br />

(2/3 <strong>di</strong> risposte complete o parziali), dalla lamotrigina (più<br />

efficace sulle reci<strong>di</strong>ve depressive) e dall’olanzapina (più efficace<br />

sulle reci<strong>di</strong>ve maniacali) 2-4 . In con<strong>di</strong>zioni cliniche <strong>di</strong><br />

routine nella metà dei casi nessuno <strong>di</strong> questi farmaci in monoterapia<br />

è sufficiente per ottenere una stabilizzazione ottimale<br />

per cui è necessario ricorrere a combinazioni “clinicamente<br />

razionali” tenendo conto delle caratteristiche longitu<strong>di</strong>nali<br />

e trasversali che il <strong>di</strong>sturbo assume nel singolo paziente<br />

come pure dell’eventuale presenza <strong>di</strong> altre patologie,<br />

psichiatriche e/o me<strong>di</strong>che, in comorbi<strong>di</strong>tà e del profilo <strong>di</strong> effetti<br />

collaterali che ciascun prodotto o combinazione può<br />

causare 5 . Per le forme resistenti alle combinazioni più comuni<br />

è opportuno valutare la possibilità <strong>di</strong> associare anche<br />

trattamenti off label come gabapentin, topiramato, antipsicotici<br />

atipici, nimo<strong>di</strong>pina, aci<strong>di</strong> grassi omega 3, ormoni tiroidei<br />

oppure <strong>di</strong> somministrare a lungo termine antidepressivi<br />

6 . Benché la politerapia sia ormai comunemente utilizzata<br />

nella pratica, la quasi totalità dei dati relativi all’efficacia<br />

degli stabilizzatori dell’umore deriva da stu<strong>di</strong> in monoterapia<br />

7 .<br />

In questo simposio saranno presentati i risultati <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o,<br />

tuttora in corso, condotto su 140 pazienti affetti da Disturbo<br />

Bipolare I o II e seguiti per almeno 1 anno presso l’Istituto<br />

<strong>di</strong> <strong>Psicopatologia</strong> <strong>di</strong> Roma. Obiettivo dello stu<strong>di</strong>o è<br />

valutare, in con<strong>di</strong>zioni cliniche <strong>di</strong> routine: a) la frequenza<br />

del ricorso alla politerapia; b) le associazioni più frequenti;<br />

c) le variabili cliniche che più spesso rendono necessario<br />

questo tipo <strong>di</strong> intervento; d) i risultati ottenuti.<br />

Bibliografia<br />

1 Bowden CL. Trattamento farmacologico del Disturbo Bipolare:<br />

una review. In: Maj M, Akiskal H, Lopez-Ibor JJ, Sartorius N,<br />

eds. Disturbi bipolari. CIC E<strong>di</strong>zioni Internazionali 2004.<br />

2 American Psychiatric Association (APA). Practice guideline for<br />

treatment of patients with bipolar <strong>di</strong>sorder (revision). Am J Psychiat<br />

2002;159(Suppl):4.<br />

3 Bowden C, Calabrese J, Sachs G, et al. A placebo controlled 18-


SIMPOSI TEMATICI<br />

month trial of lamotrigine and lithium in recently manic or hypomanic<br />

patients with bipolar I <strong>di</strong>sorder. Arch Gen Psychiatry<br />

2003;60:329-400.<br />

4 Tohen M, Marneros A, Bowden C, et al. Olanzapine vs. lithium<br />

in relapse prevention in bipolar <strong>di</strong>sorder: a randomized doubleblind<br />

controlled 12-month clinical trial. Am J Psychiat, in press.<br />

5 Tundo A, Cassano GB. Disturbi dell’umore. In: Cassano GB,<br />

Tundo A, eds. <strong>Psicopatologia</strong> e clinica psichiatrica. UTET<br />

2005<br />

6 Tundo A, Musetti L, Miniati M, Cassano GB. Terapia farmacologica<br />

dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore. In: Cassano GB, Pancheri P, Pavan<br />

L, et al., a cura <strong>di</strong>. Trattato italiano <strong>di</strong> psichiatria. II Ed. Milano:<br />

Masson 1999, p. 1980-1995.<br />

7 Goodwin FK. How to combine me<strong>di</strong>cations for long-term stabilization.<br />

In: APA. Bipolar <strong>di</strong>sorder management: a new e<strong>di</strong>tion.<br />

Atlanta 2005.<br />

L’importanza dei livelli plasmatici<br />

nel trattamento <strong>della</strong> Depressione<br />

Resistente<br />

L. Lattanzi, F. Mungai, M. Liberti, F. Casamassima,<br />

A. Litta, G.B. Cassano<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Pisa, Azienda Ospedaliera<br />

Universitaria Pisana<br />

Introduzione: numerose sono le strategie <strong>di</strong> trattamento<br />

impiegate nella mancata risposta agli antidepressivi, tra cui<br />

adeguamento dei dosaggi ai livelli massimali, sostituzione<br />

dell’antidepressivo, potenziamento <strong>della</strong> terapia con altri<br />

agenti farmacologici (litio, ormoni tiroidei, buspirone, dopamino-agonisti),<br />

combinazione <strong>di</strong> più antidepressivi <strong>della</strong><br />

stessa classe o <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse classi farmacologiche. Per gli antidepressivi<br />

attualmente in commercio non è stata stabilita<br />

una correlazione <strong>di</strong>retta tra livelli plasmatici e risposta in<br />

termini <strong>di</strong> miglioramento clinico. Per alcuni <strong>di</strong> essi il monitoraggio<br />

laboratoristico non è ancora entrato nella pratica<br />

corrente. Nel corso <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o depressivo resistente al<br />

trattamento la valutazione dei livelli plasmatici degli antidepressivi<br />

può essere impiegata per: a) escludere la non-compliance;<br />

b) verificare il raggiungimento dei livelli <strong>di</strong> range<br />

terapeutico; c) monitorare gli effetti collaterali e le interazioni<br />

farmacologiche. Quest’ultimo aspetto assume particolare<br />

rilevanza nella depressione resistente in cui i complessi<br />

schemi <strong>di</strong> potenziamento e combinazione farmacologici favoriscono<br />

la comparsa <strong>di</strong> reazioni indesiderate.<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o: a) valutare la percentuale <strong>di</strong> pazienti depressi<br />

resistenti non aderenti al trattamento e pertanto inquadrabili<br />

come “pseudoresistenti”; b) identificare i pazienti che,<br />

nonostante la prescrizione <strong>di</strong> dosaggi adeguati, presentano livelli<br />

plasmatici al <strong>di</strong> sotto del range terapeutico; c) monitorare<br />

gli effetti indesiderati delle strategie <strong>di</strong> potenziamento e<br />

combinazione farmacologiche mettendoli in relazione con le<br />

variazioni dei livelli plasmatici. I dati preliminari riguardano<br />

i primi 30 pazienti con depressione resistente (20 affetti da<br />

Disturbo Bipolare <strong>di</strong> tipo I e II e 10 da Depressione Unipolare,<br />

16 <strong>di</strong> sesso femminile e 14 <strong>di</strong> sesso maschile, <strong>di</strong> età compresa<br />

tra i 18 ed i 70 anni afferenti ai servizi ambulatoriali e<br />

<strong>di</strong> degenza <strong>della</strong> Clinica Psichiatrica AOU Pisana).<br />

Risultati: dai risultati preliminari emerge che l’associazione<br />

tra SSRI e TCA, alla luce del monitoraggio dei livelli plasmatici,<br />

è ben tollerata; in particolare non abbiamo osserva-<br />

to eventi avversi car<strong>di</strong>otossici anche se, come riportato in letteratura,<br />

abbiamo rilevato un significativo incremento dei livelli<br />

plasmatici dei TCA associati ad SSRI Inoltre ci sembra<br />

opportuno sottolineare, in base ai nostri dati, che il monitoraggio<br />

dei livelli plasmatici degli antidepressivi dovrebbe<br />

entrare nella routine clinica ogni volta che questi vengono<br />

associati a carbamazepina e/o valproato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o.<br />

La politerapia nel Disturbo Ossessivo<br />

Compulsivo resistente<br />

G. Maina, U. Albert, G. Rosso, F. Bogetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, SCDU <strong>Psichiatria</strong>, Servizio<br />

per i <strong>di</strong>sturbi depressivi e d’ansia, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Un’elevata percentuale <strong>di</strong> pazienti affetti da Disturbo Ossessivo<br />

Compulsivo (DOC) (50-60%) non risponde o mostra<br />

una risposta clinica insod<strong>di</strong>sfacente a trattamenti farmacologici<br />

adeguati per dosi e tempi.<br />

In questa tipologia <strong>di</strong> pazienti si pone quin<strong>di</strong> il problema <strong>di</strong><br />

adottare delle strategie terapeutiche alternative al fine <strong>di</strong> ottenere<br />

un miglioramento clinico sod<strong>di</strong>sfacente. Una prima<br />

opzione, in caso <strong>di</strong> terapia con citalopram o clomipramina,<br />

è la somministrazione per via endovenosa (in ambiente<br />

ospedaliero) dello stesso farmaco, in modo da eliminare<br />

eventuali <strong>di</strong>fficoltà nell’assorbimento del principio attivo.<br />

Molto più frequente nella pratica clinica è lo switch del farmaco<br />

utilizzato. In tal caso, i pochi dati presenti in letteratura<br />

sembrano in<strong>di</strong>care come scelta preferenziale il passaggio<br />

da una classe <strong>di</strong> SRI ad un’altra (dall’SSRI al triciclico<br />

o viceversa). Anche la monoterapia con venlafaxina, farmaco<br />

inibitore del re-uptake <strong>di</strong> serotonina e noradrenalina,<br />

sembra essere un’alternativa efficace nel trattamento del<br />

DOC anche in casi resistenti.<br />

Altra possibile strategia è quella del potenziamento che, dal<br />

punto <strong>di</strong> vista farmacologico, può essere serotoninergico o<br />

dopaminergico. Nel primo caso bisogna considerare l’aggiunta<br />

<strong>di</strong> un altro farmaco attivo sulla serotonina, monitorando<br />

il paziente per il rischio <strong>di</strong> insorgenza <strong>di</strong> una crisi serotoninergica.<br />

Per quanto riguarda il potenziamento dopaminergico<br />

in letteratura sono presenti numerosi stu<strong>di</strong>: innanzitutto<br />

è stata evidenziata l’efficacia nell’impiego dei<br />

neurolettici a basso dosaggio in add-on (aloperidolo e pimozide).<br />

L’aloperidolo in particolare ha evidenziato soprattutto<br />

una buona efficacia nel DOC in comorbi<strong>di</strong>tà con <strong>di</strong>sturbi<br />

da tic cronici. Sono stati quin<strong>di</strong> ampiamente stu<strong>di</strong>ati<br />

anche gli antipsicotici atipici nel trattamento delle forme <strong>di</strong><br />

DOC resistente. Il risperidone a basso dosaggio in aggiunta<br />

ai serotoninergici ha dato buoni riscontri e il suo impiego<br />

non sembra essere influenzato dalla presenza o meno <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà<br />

con altri <strong>di</strong>sturbi, <strong>di</strong>versamente da quanto osservato<br />

con l’aloperidolo. Sono stati ottenuti buoni risultati anche<br />

con l’aggiunta <strong>di</strong> olanzapina a basso dosaggio: a tal proposito<br />

alcuni dati in<strong>di</strong>cherebbero una precisa in<strong>di</strong>cazione<br />

per questo tipo <strong>di</strong> augmentation in caso <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà tra<br />

DOC e <strong>di</strong>sturbo schizotipico <strong>di</strong> personalità. Infine, anche la<br />

quetiapina ha <strong>di</strong>mostrato una potenziale utilità nelle strategie<br />

<strong>di</strong> augmentation. È ancora incerto se il potenziamento<br />

con dopaminergici debba riguardare solo la fase acuta o essere<br />

prolungato, una volta ottenuta la risposta, anche nella<br />

fase <strong>di</strong> mantenimento.<br />

162


163<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA MONTEMARIO<br />

S71 - Aspetti transnosografici <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione<br />

depressiva<br />

La sintomatologia depressiva in corso<br />

<strong>di</strong> Schizofrenia: aspetti clinici e terapeutici<br />

E. Pompili, V. Salinetti, A. Sciarretta<br />

DSM ASL RM G<br />

Introduzione: la presenza <strong>di</strong> manifestazioni psicopatologiche<br />

<strong>di</strong> tipo depressivo, con espressione sintomatologica sia<br />

nella fase acuta che in quella cronica <strong>della</strong> malattia, è un’evenienza<br />

abbastanza frequente nel decorso clinico delle psicosi<br />

schizofreniche. La depressione rappresenta un fattore<br />

prognostico negativo con notevole riduzione del funzionamento<br />

globale del paziente e con incremento del rischio suicidario<br />

e delle ricadute. L’inquadramento <strong>di</strong>agnostico (overlapping<br />

con la sintomatologia negativa) e la gestione operativa<br />

delle manifestazioni depressive rappresentano delle problematiche<br />

cliniche <strong>di</strong> notevole importanza assistenziale per<br />

le strutture psichiatriche territoriali. Allo scopo <strong>di</strong> valutare<br />

l’incidenza <strong>della</strong> sintomatologia depressiva nei pazienti affetti<br />

da Schizofrenia, in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stabilità clinica, è stato<br />

effettuato uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> natura osservazionale nell’ambito<br />

dei presi<strong>di</strong> psichiatrici territoriali del DSM <strong>della</strong> ASL RM G.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: le procedure dello stu<strong>di</strong>o ed il <strong>di</strong>segno<br />

sperimentale dello stesso sono stati descritti in altri contributi<br />

(Sciarretta A, et al. GIP 2005;11:47-8). Tutti i pazienti<br />

sono stati valutati sia con un colloquio clinico che con intervista<br />

strutturata orientati, entrambi, verso la ricerca <strong>della</strong><br />

sintomatologia depressiva. Oltre all’abituale impiego delle<br />

scale <strong>di</strong> valutazione routinarie (PANSS, CGI-S, LSP, CAN<br />

e GAF), sono state somministrate a tutti i pazienti esaminati<br />

la HRS-D a 21 items e la Calgary Depression Scale for<br />

Schizophrenia (CDSS) per la definizione <strong>della</strong> sintomatologia<br />

depressiva e per la sua <strong>di</strong>fferenziazione dalle manifestazioni<br />

psicopatologiche <strong>di</strong> tipo negativo. L’analisi statistica<br />

dei risultati è stata effettuata con il test <strong>di</strong> Pearson (valutazione<br />

del coefficiente <strong>di</strong> correlazione fra variabili) considerando<br />

rilevante, sul piano statistico, il livello <strong>di</strong> significatività<br />

inferiore a 0,005, per il test a due code.<br />

Risultati: la sud<strong>di</strong>visione dei pazienti esaminati (90) è stata<br />

effettuata considerando come cut-off il valore <strong>della</strong> CDSS<br />

superiore o uguale a 6; quest’ultimo valore era riportato dal<br />

30% del campione clinico. Non sono state evidenziate <strong>di</strong>fferenze<br />

significative relativamente all’età, scolarità e genere;<br />

al contrario, la depressione era prevalente nei single o<br />

comunque nelle persone che vivevano da sole. Evidente<br />

correlazione è stata trovata fra la gravità totale <strong>della</strong> malattia,<br />

la intensità dei sintomi negativi e cognitivi e la <strong>di</strong>sabilità.<br />

Significativa la constatazione che la relativa assenza <strong>di</strong><br />

una rete <strong>di</strong> supporto sociale e <strong>di</strong> adeguate relazioni interpersonali<br />

correlasse con la presenza <strong>di</strong> manifestazioni depressive.<br />

Abbastanza rilevante, sul piano psicopatologico, è risul-<br />

MODERATORI<br />

M. De Vanna, G.F. Placi<strong>di</strong><br />

tata la valutazione <strong>di</strong> caratteristiche psicologiche <strong>di</strong> base<br />

(motivazione, strategie <strong>di</strong> coping e <strong>di</strong> problem solving, elaborazione<br />

e realizzazione <strong>di</strong> comportamenti finalizzati) la<br />

cui vali<strong>di</strong>tà adattativa è stata presa in considerazione allo<br />

scopo <strong>di</strong> definire l’importanza dei fattori <strong>di</strong> rischio. Da sottolineare,<br />

inoltre, come il gruppo <strong>di</strong> pazienti in terapia con<br />

antipsicotici <strong>di</strong> II e III generazione mostrasse una ridotta<br />

presenza <strong>di</strong> sintomatologia depressiva. Quest’ultima, infine,<br />

sembra essere rappresentata, sul piano descrittivo, da sintomi<br />

quali anedonia, apatia, senso <strong>di</strong> inutilità e per<strong>di</strong>ta dell’iniziativa,<br />

bassa autostima, per<strong>di</strong>ta <strong>della</strong> fiducia e <strong>della</strong> speranza<br />

accompagnate da sensazioni <strong>di</strong> inutilità e <strong>di</strong> immutabilità<br />

<strong>della</strong> propria con<strong>di</strong>zione clinica e socio-esistenziale.<br />

Conclusioni: la depressione rappresenta, anche nel paziente<br />

affetto da Schizofrenia, una precisa problematica clinica<br />

che risulta ridotta, per frequenza e gravità, grazie all’impiego<br />

degli antipsicotici “atipici”. Particolarmente importante<br />

appare, inoltre, il valore del “contesto” socio-relazionale ed<br />

ambientale nel mantenere quelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita idonee a<br />

stimolare e a potenziare le capacità adattative dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

L’assunzione <strong>di</strong> farmaci antidepressivi e la precisa interpretazione<br />

psicopatologica delle caratteristiche semeiologiche<br />

del quadro clinico, consentono una preciso ed efficace<br />

management del paziente con evitamento delle interferenze<br />

negative sul decorso <strong>della</strong> malattia.<br />

Depressione e DOC: interazioni cliniche<br />

e terapeutiche<br />

F. Bogetto, V. Salvi, U. Albert, G. Maina<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, SCDU <strong>Psichiatria</strong>, Servizio<br />

per i <strong>di</strong>sturbi depressivi e d’ansia, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Il rapporto esistente tra <strong>di</strong>sturbi depressivi e Disturbo Ossessivo<br />

Compulsivo (DOC) è stato analizzato in letteratura<br />

già a partire dalla fine del <strong>di</strong>ciannovesimo secolo. Kraepelin<br />

aveva in<strong>di</strong>cato come le idee coatte si sviluppassero spesso<br />

nel corso <strong>di</strong> alterazioni dell’umore.<br />

Stu<strong>di</strong> effettuati su campioni clinici costituiti da pazienti ossessivo-compulsivi<br />

hanno in<strong>di</strong>cato che la prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi<br />

depressivi varia dal 30 all’80%. Stu<strong>di</strong> condotti su campioni<br />

<strong>di</strong> popolazione generale confermano gli elevati tassi <strong>di</strong><br />

comorbi<strong>di</strong>tà tra <strong>di</strong>sturbo DOC e Depressione Maggiore. La<br />

comorbi<strong>di</strong>tà tra DOC e Depressione Maggiore risulta essere<br />

dunque una frequente evenienza tanto da essere in<strong>di</strong>cata come<br />

la più comune complicanza del DOC. Riguardo al significato<br />

psicopatologico <strong>di</strong> questa elevata comorbi<strong>di</strong>tà, Lewis<br />

fu il primo autore a proporre la <strong>di</strong>stinzione tra depressioni<br />

primarie e secondarie sulla base del rapporto cronologico intercorrente<br />

tra l’esor<strong>di</strong>o del DOC e quello <strong>della</strong> depressione.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Le depressioni secondarie sono le più frequenti nel DOC e<br />

sono in parte interpretabili come una complicanza derivante<br />

dalla demoralizzazione causata da questo <strong>di</strong>sturbo. In effetti<br />

è stato <strong>di</strong>mostrato come il rischio nei pazienti ossessivocompulsivi<br />

<strong>di</strong> sviluppare depressione aumenti con l’aumentare<br />

degli anni <strong>di</strong> malattia. La depressione secondaria rappresenta<br />

un pre<strong>di</strong>ttore <strong>di</strong> decorso cronico del DOC. Le depressioni<br />

secondarie possono essere caratterizzate sia da depressioni<br />

maggiori che da altre forme depressive quali <strong>di</strong>stimia<br />

o depressioni minori. Meno frequente è la comorbi<strong>di</strong>tà<br />

del DOC con depressioni primarie, <strong>di</strong> depressioni cioè che<br />

accompagnano (o talvolta precedono) l’esor<strong>di</strong>o del Disturbo<br />

d’Ansia. In tali casi, la comorbi<strong>di</strong>tà si accompagna spesso ad<br />

un decorso episo<strong>di</strong>co del DOC.<br />

Le prime osservazioni sulla terapia del Disturbo Ossessivo<br />

Compulsivo concludevano che la presenza <strong>di</strong> depressione in<br />

comorbi<strong>di</strong>tà rappresentava un pre<strong>di</strong>ttore positivo <strong>di</strong> risposta.<br />

Tale giu<strong>di</strong>zio veniva spesso formulato poiché si riteneva che<br />

la risposta del DOC ai trattamenti farmacologici fosse per lo<br />

più una risposta aspecifica dei sintomi ansiosi e dell’umore<br />

<strong>di</strong>sforico che spesso accompagna questa con<strong>di</strong>zione. Stu<strong>di</strong><br />

successivi hanno tuttavia smentito queste osservazioni. La<br />

risposta specifica nei confronti <strong>di</strong> una determinata classe <strong>di</strong><br />

antidepressivi (gli SRI), la necessità <strong>di</strong> dosaggi più elevati<br />

rispetto al trattamento <strong>della</strong> depressione, la maggior latenza<br />

<strong>di</strong> risposta, le <strong>di</strong>fferenti strategie nella terapia <strong>di</strong> mantenimento,<br />

il <strong>di</strong>verso tasso <strong>di</strong> risposta non lasciano dubbi sulla<br />

specifica azione delle terapie nei confronti del DOC.<br />

Osservata la elevata frequenza <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà tra DOC e depressione<br />

e evidenziate le <strong>di</strong>fferenze nei pattern <strong>di</strong> risposta<br />

alle terapie, rimane aperto il quesito su quale sia il tipo <strong>di</strong><br />

trattamento da utilizzarsi quando le due con<strong>di</strong>zioni concomitano.<br />

A tal proposito i dati <strong>di</strong> letteratura non sono molti<br />

tuttavia le osservazioni <strong>di</strong> alcuni autori suggeriscono <strong>di</strong> focalizzare<br />

in questo caso l’attenzione sul DOC, per quanto riguarda<br />

la scelta <strong>della</strong> terapia. Due stu<strong>di</strong> hanno infatti analizzato<br />

nello specifico l’argomento ponendo a confronto in pazienti<br />

con DOC e depressione l’efficacia <strong>di</strong> un trattamento<br />

con SRI rispetto ad uno con desipramina. In ambedue gli<br />

stu<strong>di</strong> il farmaco specifico per il DOC si è <strong>di</strong>mostrato significativamente<br />

superiore alla desipramina nel trattare sia il<br />

DOC che la depressione in comorbi<strong>di</strong>tà.<br />

Bibliografia<br />

1 Bogetto F, Venturello S, Albert U, et al. Gender-related clinical<br />

<strong>di</strong>fferences in obsessive compulsive <strong>di</strong>sorder. Eur Psychiatry<br />

1999;14:343-441.<br />

2 Ravizza L, Maina G, Bogetto F. Episo<strong>di</strong>c and chronic obsessivecompulsive<br />

<strong>di</strong>sorder. Depress Anx 1997;6:154-8.<br />

3 Hoehn-Saric R, Ninan P, Black DW, et al. Multicenter doubleblind<br />

comparison of sertralina and desipramine for concurrent<br />

obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder and major depressive <strong>di</strong>sorder.<br />

Arch gen Psychiatry 2003;57:76-82.<br />

Aspetti psicopatologici e terapeutici<br />

del dolore morale<br />

E. Aguglia, D. Carlino, M. De Vanna<br />

U.C.O. <strong>di</strong> Clinica Psichiatrica, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Cliniche,<br />

Morfologiche e Tecnologiche, Università <strong>di</strong> Trieste<br />

Il DSM IV pone come criterio positivo per parlare <strong>di</strong> <strong>di</strong>stur-<br />

bo psichico la presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>stress, un dolore soggettivo inteso<br />

come angoscia, dolore psichico, non facilmente traducibile<br />

in italiano, oppure un’alterazione del funzionamento<br />

relazionale, lavorativo e sociale. Pur non costituendo un criterio<br />

univoco per la presenza <strong>di</strong> Disturbo Mentale, è indubbio<br />

che la sofferenza psichica pervada ogni con<strong>di</strong>zione patologica,<br />

comprese quelle in cui ciò non sia imme<strong>di</strong>atamente<br />

evidente, o quelle in cui la compromissione <strong>della</strong> personalità<br />

sia tale da causare un vissuto esperienziale che si allontana<br />

dalla concezione <strong>di</strong> sofferenza del senso comune.<br />

Nei <strong>di</strong>sturbi d’ansia e depressivi quasi tutte le manifestazioni<br />

cliniche comportano sofferenza, dolore o quantomeno il<br />

tentativo <strong>di</strong> evitarla ed attenuarla con le risorse <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>spone,<br />

e non è senza significato il fatto che in tali <strong>di</strong>sturbi<br />

sofferenza normale e sofferenza patologica presentino il<br />

grado più elevato <strong>di</strong> sovrapposizione. Può essere opportuno<br />

sottolineare il fatto che l’approccio clinico più recente, pur<br />

aumentando la precisione e l’affidabilità <strong>della</strong> valutazione<br />

<strong>di</strong>agnostica, non mantiene sempre un’adeguata sensibilità<br />

nel recepire le <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> malessere e <strong>di</strong>sagio. Rispetto<br />

alla depressione, basti pensare alla tristezza vitale, per cui<br />

il depresso non è solo triste e addolorato, ma sperimenta anche<br />

un sentimento somatizzato <strong>di</strong> pena, peso, abbattimento,<br />

oppressione che <strong>di</strong>laga nel corpo senza localizzazione precisa,<br />

e alla corporizzazione, sensazione fisica <strong>di</strong> essere ammalati,<br />

che sembra segnalare il confine fra sofferenza fisica<br />

e sofferenza psichica ad<strong>di</strong>tando, come una metafora, all’unità<br />

dell’insieme psiche-soma. Una qualità particolare, e<br />

particolarmente grave e angosciante, <strong>di</strong> dolore si ha nell’umore<br />

predelirante che accompagna la catastrofica esperienza<br />

<strong>di</strong> cambiamento nella psicosi schizofrenica. Lo stato d’animo<br />

predelirante è il sentimento confuso, anideico, che il<br />

mondo circostante e l’Io stiano cambiando, cambiamento al<br />

quale il paziente non è in grado <strong>di</strong> attribuire un significato<br />

preciso. Questo vissuto delirante è generalmente accompagnato<br />

da un sentimento <strong>di</strong> malessere, perplessità, inquietu<strong>di</strong>ne,<br />

ansietà, terrore, minaccia o sospetto, con un’atmosfera<br />

<strong>di</strong> sinistra estraneità e la percezione che stia per accadere<br />

qualcosa. A livello più generale, l’abbandono <strong>della</strong> nozione<br />

<strong>di</strong> processo <strong>di</strong> malattia come evento <strong>di</strong>rompente sulla continuità<br />

storica, psicologica ed esistenziale dell’in<strong>di</strong>viduo impe<strong>di</strong>sce<br />

<strong>di</strong> comprendere non solo la sofferenza patologica,<br />

ma presumibilmente anche la <strong>di</strong>namica fisiopatologia <strong>di</strong><br />

quel processo, <strong>di</strong> cui la sofferenza stessa è componente essenziale.<br />

Sarebbe quin<strong>di</strong> auspicabile una ripresa dell’interesse sulla<br />

fisiopatologia dei processi <strong>di</strong> malattia, in cui proprio un livello<br />

<strong>di</strong> sofferenza più o meno affrontabile può contribuire,<br />

assieme ad altri fattori, ad innescare <strong>di</strong>namiche compensatorie<br />

in parte comuni e in parte <strong>di</strong>fferenti da in<strong>di</strong>viduo a in<strong>di</strong>viduo.<br />

Tali <strong>di</strong>namiche, tuttavia, non potranno mai essere<br />

comprese se la nostra conoscenza si deve fermare ad un<br />

elenco <strong>di</strong> sintomi posti tutti sullo stesso livello.<br />

Bibliografia<br />

1 Aguglia E, Forti B. Le <strong>di</strong>mensioni <strong>della</strong> sofferenza psichica.<br />

Giorn Ital Psicopatol 2001;7:3.<br />

2 Masse R. Qualitative and quantitative analyses of psychological<br />

<strong>di</strong>stress: methodological complementary and ontological incommensurability.<br />

Qual Health Res 2000;10:411-23.<br />

3 Saurel-Cubizolles MJ, Romito P, Ancel PY, Lelong N. Unemployment<br />

and psychological <strong>di</strong>stress one year after childbirth in<br />

France. J Epidemiol Community Health 2000;54:185-91.<br />

164


165<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA LEONARDO<br />

S72 - Trattamento psicologico e farmacologico<br />

dei Disor<strong>di</strong>ni del Comportamento Alimentare:<br />

quali le basi e quali i target?<br />

Il trattamento combinato psicoterapeutico,<br />

psicofarmacologico e nutrizionale<br />

del Disor<strong>di</strong>ne Compulsivo da Abbuffata<br />

F. Brambilla, L. Samek, M. Company * , C. Mellado,<br />

A. D’Ambrosio * , L. Cioni **<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, Centro per i Disor<strong>di</strong>ni del<br />

Comportamento Alimentare, Ospedale “Sacco”, Milano;<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Nutrizione Clinica, Centro per i Disor<strong>di</strong>ni<br />

del Comportamento Alimentare, Ospedale “Sacco”, Milano<br />

Introduzione: il trattamento del Disor<strong>di</strong>ne Compulsivo da<br />

Abbuffata (BED) è oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>battito fra i fautori delle terapie<br />

<strong>della</strong> nutrizione, orientati alla correzione del eccesso<br />

<strong>di</strong> alimentazione e <strong>di</strong> peso che caratterizza la malattia, e i<br />

fautori delle terapie psichiatriche, <strong>di</strong>rette al trattamento dell’impulsività<br />

e compulsività che sembra essere alla base <strong>della</strong><br />

sindrome. Entrambe le terapie, prese isolatamente, non<br />

conducono alla completa e duratura correzione <strong>della</strong> malattia.<br />

Il nostro stu<strong>di</strong>o si è avvalso <strong>di</strong> un trattamento combinato,<br />

psiconutrizionale, psicoterapeutico e psicofarmacologico,<br />

associati allo scopo <strong>di</strong> affrontare contemporaneamente la<br />

patologia fisica e quella psichica che sono strettamente legate<br />

e inter<strong>di</strong>pendenti, e la cui simultanea regressione è in<strong>di</strong>spensabile<br />

per la guarigione definitiva <strong>della</strong> malattia.<br />

Metodologia: abbiamo trattato 25 pazienti <strong>di</strong> sesso femminile<br />

affette da BED con terapia nutrizionale (1.700 kal/<strong>di</strong>e, 52%<br />

<strong>di</strong> gluci<strong>di</strong>, <strong>di</strong> cui 20% rappresentati da fibre, 21% <strong>di</strong> proteine,<br />

27% <strong>di</strong> grassi) e con psicoterapia <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> tipo cognitivo<br />

comportamentale (CBT) secondo il modello <strong>di</strong> Fairburn. A 7<br />

abbiamo somministrato anche topiramato (da 50 a 200<br />

mg/<strong>di</strong>e), a 8 sertralina (50-150 mg/<strong>di</strong>e), e a 10 topiramato +<br />

sertralina per 6 mesi. Le pazienti venivano esaminate fisicamente<br />

(es. obbiettivo, controllo del peso, esami dei metabolismi<br />

gluci<strong>di</strong>co e lipi<strong>di</strong>co) e psicologicamente (Rating Scale:<br />

EDI-2, BITE, Buss Durke, Barrat, Hamilton per depressione,<br />

HSCL 90, PDQ4+, Balbo, BAT, visita psichiatrica) prima dell’inizio<br />

<strong>della</strong> terapia, e poi ogni mese per 6 mesi.<br />

Risultati: le pazienti trattate con CBT + topiramato + sertralina<br />

hanno presentato una riduzione del peso significativamente<br />

superiore a quelle trattate con CBT + topiramato o<br />

CBT + sertralina. Anche le caratteristiche psicopatologiche<br />

hanno presentato un miglioramento significativamente<br />

maggiore nel gruppo CBT + topiramato + sertralina che negli<br />

altri due gruppi.<br />

Conclusioni: il trattamento simultaneo con terapia nutrizionale,<br />

CBT e psicofarmaci (sertralina + topiramato) sembra<br />

offrire vantaggi significativi sia fisici che psichici rispetto<br />

alle terapie nutrizionali, alle psicoterapie e alle farmacoterapie<br />

somministrate separatamente, e si propone quin<strong>di</strong> come<br />

modello <strong>di</strong> trattamento dei BED.<br />

MODERATORI<br />

F. Brambilla, P. Monteleone<br />

Pre<strong>di</strong>ttori clinici <strong>di</strong> risposta al trattamento<br />

nei Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

P. Santonastaso, A. Favaro<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova<br />

In letteratura sono ancora pochi i dati <strong>di</strong>sponibili sull’esistenza<br />

<strong>di</strong> pre<strong>di</strong>ttori clinici e biologici <strong>di</strong> risposta al trattamento<br />

nei Disturbi del Comportamento Alimentare. In<strong>di</strong>cazioni<br />

in questo senso sono essenziali per in<strong>di</strong>vidualizzare il<br />

trattamento in questo gruppo <strong>di</strong> pazienti. Secondo Fairburn,<br />

uno pre<strong>di</strong>ttore <strong>di</strong> risposta al trattamento cognitivo-comportamentale<br />

nella bulimia nervosa è la risposta precoce al trattamento<br />

stesso, mentre non esisterebbero pre<strong>di</strong>ttori pre-trattamento<br />

tra le variabili psicologiche indagate dal suo gruppo<br />

<strong>di</strong> ricerca. In un recente stu<strong>di</strong>o, Monteleone et al. 1 hanno<br />

riscontrato che il genotipo del trasportatore <strong>della</strong> serotonina<br />

è un significativo pre<strong>di</strong>ttore <strong>della</strong> risposta ai farmaci<br />

SSRI in un gruppo <strong>di</strong> pazienti con bulimia nervosa. Alcuni<br />

stu<strong>di</strong> svolti dal nostro gruppo <strong>di</strong> ricerca ha evidenziato che<br />

la presenza <strong>di</strong> alcune caratteristiche cliniche <strong>di</strong> tipo impulsivo<br />

e/o compulsivo potrebbero rappresentare dei pre<strong>di</strong>ttori<br />

clinici del rischio <strong>di</strong> abbandonare precocemente il trattamento<br />

2 3 . Infine, nei soggetti con anoressia nervosa <strong>di</strong> tipo<br />

restrittivo, la presenza <strong>di</strong> menarca precoce, <strong>di</strong> un peso premorboso<br />

elevato e <strong>di</strong> alti livelli <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione corporea,<br />

sembrano pre<strong>di</strong>re un possibile viraggio verso la bulimia nervosa<br />

4 . In uno stu<strong>di</strong>o randomizzato sull’anoressia nervosa,<br />

Halmi et al. 5 hanno evidenziato che il livello <strong>di</strong> autostima è<br />

l’unico pre<strong>di</strong>ttore significativo <strong>di</strong> completamento <strong>della</strong> terapia,<br />

che la terapia farmacologica va sempre affiancata ad un<br />

trattamento psicoterapico per poter essere accettata dalle pazienti<br />

e che la presenza <strong>di</strong> alti livelli <strong>di</strong> ossessività aumenta<br />

le possibilità che un trattamento psicoterapico venga accettato<br />

dalla paziente.<br />

La presenza <strong>di</strong> alti livelli <strong>di</strong> drop-out e la percentuale ancora<br />

bassa <strong>di</strong> soggetti che vanno incontro a remissione completa<br />

con il trattamento inducono a progettare altri stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

tipo prospettico che <strong>di</strong>ano in<strong>di</strong>cazioni valide su quali soggetti<br />

cono a rischio <strong>di</strong> abbandono <strong>della</strong> terapia e quali soggetti<br />

possono beneficiare maggiormente <strong>di</strong> un particolare tipo<br />

<strong>di</strong> trattamento.<br />

Bibliografia<br />

1 Monteleone P, Santonastaso P, Tortorella A, Favaro A, Fabrazzo<br />

M, Castaldo E, et al. Serotonin transporer polymorphism and<br />

potential response to SSRIs in bulimia nervosa. Molecular Psychiatry<br />

2005;10:716-8.<br />

2 Favaro A, Santonastaso P. Impulsive and compulsive self-injurious<br />

behavior in bulimia nervosa: prevalence and psychological<br />

correlates. J Nerv Mental Dis 1998;186:157-65.<br />

3 Favaro A, Santonastaso P. Self-injurious behavior in anorexia


SIMPOSI TEMATICI<br />

nervosa. J Nerv Mental Dis 2000;188:537-42.<br />

4 Tenconi E, Lunar<strong>di</strong> N, Zanetti T, Santonastaso P, Favaro A. Pre<strong>di</strong>ctors<br />

of binge eating in restricting anorexia nervosa patients.<br />

Manuscript submitted.<br />

5 Halmi KA, Agras S, Crow S, Mitchell J, Wilson GT, Bryson SW,<br />

et al. Pre<strong>di</strong>ctors of treatment acceptance and completion in<br />

anorexia nervosa. Archiv Gen Psychiatry 2005;62:776-81.<br />

Attaccamento e risposta ai trattamenti<br />

nei Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

S. Fassino, A. Pierò, G. Abbate Daga<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Centro Pilota Regionale per<br />

i Disturbi del Comportamento Alimentare, Università <strong>di</strong><br />

Torino<br />

Introduzione: il trattamento dei Disturbi del Comportamento<br />

Alimentare si avvale <strong>di</strong> interventi psicoterapeutici,<br />

farmacologici, nutrizionali e riabilitativi da parte <strong>di</strong> équipe<br />

multi<strong>di</strong>sciplinari. Nonostante i progressi nella definizione<br />

fenotipica <strong>di</strong> sottotipi <strong>di</strong>agnostici e clinici, l’influenza dei<br />

trattamenti sul decorso <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>sturbi sono ancora dubbi.<br />

Ciò anche in relazione alla mancanza <strong>di</strong> target chiari sia per<br />

gli interventi farmacologici e che psicologici (Sintomi? Dimensioni<br />

psicopatologiche? Sistemi? Personalità? …).<br />

Molto spesso le <strong>di</strong>fficoltà nel trattamento <strong>di</strong> pazienti affette<br />

da DCA sono determinate dall’egosintonia, dalla scarsa motivazione<br />

al cambiamento e dall’interruzione non concordata<br />

dei percorsi <strong>di</strong> cura. Il fenomeno del drop-out, che è frequente<br />

nel trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

(DCA), si verifica nei DCA in stretta relazione <strong>di</strong>fficoltà<br />

nello stabilire un’alleanza terapeutica. Poco stu<strong>di</strong>ato<br />

è il ruolo degli Stili <strong>di</strong> Attaccamento nel determinare la costruzione<br />

da parte del paziente <strong>di</strong> relazioni non durature, e<br />

quin<strong>di</strong> anche nel concorrere al drop-out dai trattamenti.<br />

Metodologia: 168 pazienti affette da DCA, <strong>di</strong> cui 70 Anoressiche<br />

(AN-R = 42; AN-BP = 28), 62 Bulimiche (BN), 18<br />

NAS restricter e 18 NAS Binge sono state incluse nello stu<strong>di</strong>o<br />

ed hanno compilato al primo colloquio (T0) una batteria<br />

<strong>di</strong> test comprendente: Attachment Style Questionnaire<br />

(ASQ), Eating Disorder Inventory 2 (EDI-2), Body Shape<br />

Questionnaire (BSQ), Beck Depression Inventory (BDI),<br />

Symptom Checklist (SCL-90), Temperament and Character<br />

Inventory (TCI). Di ogni paziente sono state raccolte le caratteristiche<br />

anamnestico-cliniche e personali, ed è stata valutato<br />

il percorso terapeutico al fine <strong>di</strong> identificare i drop-out.<br />

Inoltre è stato valutato l’outcome a 3 e sei mesi attraverso la<br />

ripetizione <strong>della</strong> batteria testistica e attraverso la CGI, item 2.<br />

Risultati: 27 pazienti su 168 (16,1%) hanno interrotto precocemente<br />

i trattamenti. Una regressione logistica stepwise<br />

(forward) è stata utilizzata per identificare i pre<strong>di</strong>ttori in<strong>di</strong>pendenti<br />

<strong>di</strong> drop-out, inserendo tutte le variabili dei test<br />

(SCL-90 solo il totale) e le variabili personali continue (età,<br />

esor<strong>di</strong>o, durata <strong>di</strong> malattia, BMI), mentre la <strong>di</strong>agnosi (AN-<br />

R, AN-BP, BN) è stata inserita come variabile categoriale.<br />

Inoltre sono stati condotti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> associazione tra esito dei<br />

trattamenti psicoterapeutici (o combinati) e variabili pre<strong>di</strong>ttivi<br />

a T0 (analisi dei dati in parte ancora in corso).<br />

Conclusioni: stili <strong>di</strong> attaccamento caratterizzati da bassa fiducia<br />

nelle relazioni, con elevato <strong>di</strong>sagio per l’intimità e la<br />

vicinanza, nonché elevata paura <strong>della</strong> maturità sono associati<br />

ad un maggior rischio <strong>di</strong> drop-out. La sintomatologia<br />

alimentare, la <strong>di</strong>agnosi, i sintomi depressivi, la durata <strong>di</strong> malattia<br />

e la gravità dell’alterazione del peso e dell’immagine<br />

corporea non sembrano invece influire sul drop-out. Tali<br />

evidenze suggeriscono un ruolo importante degli stili relazionali<br />

delle pazienti con DCA, relative alle precoci esperienze<br />

<strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> attaccamento, nel fenomeno del drop-out,<br />

che nei DCA è frequente e spesso associato ad un peggiore<br />

outcome. Le implicazioni terapeutiche vengono <strong>di</strong>scusse,<br />

anche in relazione ai dati relativi all’esito dei trattamenti.<br />

La ricerca genetica e le sue implicazioni<br />

nella terapia farmacologica dei Disturbi<br />

<strong>della</strong> Condotta Alimentare<br />

F. Tozzi, P. Muglia<br />

Psychiatry, Translational Me<strong>di</strong>cine and Genetics, Glaxo-<br />

SmithKline, Verona<br />

La terapia dei Disturbi <strong>della</strong> Condotta Alimentare (DCA) è<br />

caratterizzata dalla mancanza <strong>di</strong> farmaci efficaci per la terapia<br />

dei sintomi specifici <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>sturbi. Al momento non sono<br />

<strong>di</strong>sponibili farmaci sviluppati specificamente per il trattamento<br />

dei DCA ed i farmaci utilizzati sono stati originariamente<br />

sviluppati ed approvati per altre patologie psichiatriche.<br />

Un crescente interesse sta emergendo nella ricerca <strong>di</strong><br />

psicofarmaci per i DCA e il controllo dell’assunzione <strong>di</strong> cibo<br />

nei soggetti obesi. Lo sviluppo <strong>di</strong> nuovi farmaci è una attività<br />

ad alto rischio, con costi molto elevati e tempi lunghi.<br />

Modelli preclinici con scarsa pre<strong>di</strong>ttività costituiscono il<br />

metodo primario <strong>di</strong> validazione <strong>di</strong> un composto prima che<br />

sia testato sull’uomo. La ricerca <strong>di</strong> geni che pre<strong>di</strong>spongono<br />

ad ammalarsi <strong>di</strong> DCA costituisce una valida alternativa per<br />

identificare nell’uomo i sistemi biologici coinvolti nella<br />

eziologia e che possono costituire bersagli terapeutici. È<br />

previsto che target terapeutici derivati dall’analisi genetica,<br />

e quin<strong>di</strong> validati su pazienti, possano <strong>di</strong>minuire il rischio <strong>di</strong><br />

insuccesso nelle successive fasi <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> un farmaco,<br />

e permettano lo sviluppo <strong>di</strong> farmaci più specifici ed efficaci.<br />

Esempi <strong>di</strong> come la ricerca genetica può essere utilizzata<br />

per l’identificazione <strong>di</strong> nuovi target e lo sviluppo <strong>di</strong> un farmaco<br />

provengono principalmente da altre aree terapeutiche<br />

con più lunga tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ricerca genetica. È verosimile<br />

che la conduzione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> genetici nei DCA fornisca quin<strong>di</strong><br />

nuove evidenze per l’identificazione <strong>di</strong> nuovi target terapeutici.<br />

166


167<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA VERDE<br />

S73 - Il trattamento dei Disturbi <strong>di</strong> Personalità:<br />

acquisizioni e sviluppi <strong>della</strong> ricerca<br />

sulla farmacoterapia<br />

Gli antipsicotici atipici: oltre la Schizofrenia<br />

R. Brugnoli<br />

Fondazione <strong>Italiana</strong> per lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> Schizofrenia (FIS)<br />

In un e<strong>di</strong>toriale pubblicato qualche anno sul Journal of Clinical<br />

Psychiatry, Alan Breier, ha riferito testualmente, ma<br />

forse un po’ enfaticamente, che gli antipsicotici atipici rappresentano<br />

probabilmente la più importante scoperta fatta<br />

negli ultimi 40 anni nel campo <strong>della</strong> Schizofrenia.<br />

A suo avviso grazie al favorevole in<strong>di</strong>ce terapeutico (efficacia<br />

vs. effetti secondari) rispetto ai neurolettici tra<strong>di</strong>zionali<br />

questa nuova classe <strong>di</strong> farmaci ha trovato in<strong>di</strong>cazioni<br />

sempre crescenti in tutti i sottotipi <strong>di</strong> Schizofrenia: primo<br />

episo<strong>di</strong>o, riacutizzazioni, quadri stabili ma cronici, resistente.<br />

La realtà commerciale statunitense sembra confermare questa<br />

visione ottimistica in quanto più dell’85% delle prescrizioni<br />

<strong>di</strong> antipsicotici è costituito da atipici.<br />

Appare però interessante notare che in altri lavori pubblicati<br />

recentemente si fa riferimento al fatto che circa il 50%<br />

delle prescrizioni <strong>di</strong> atipici è fatto in maniera atipica.<br />

Infatti più <strong>della</strong> metà delle prescrizioni è “off-label” visto<br />

che, a parte l’autorizzazione al trattamento <strong>di</strong> alcune fasi del<br />

Disturbo Bipolare ottenuta da quasi tutti gli atipici, la loro<br />

principale in<strong>di</strong>cazione in scheda tecnica è quella <strong>della</strong> Schizofrenia<br />

o delle psicosi in senso lato.<br />

L’uso “off label” <strong>di</strong> questa classe <strong>di</strong> composti è confermato,<br />

pur in un mercato molto più piccolo, anche in Italia. Sono<br />

infatti sempre più numerose le pubblicazioni scientifiche <strong>di</strong><br />

casi singoli, <strong>di</strong> piccole esperienze in aperto, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> pilota o<br />

osservazionali in cui si riferisce l’efficacia <strong>di</strong> questa classe<br />

farmacologica nel trattamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi che si <strong>di</strong>scostano<br />

grandemente da quelli che costituivano l’originario target<br />

terapeutico.<br />

I <strong>di</strong>sturbi affettivi sono la categoria <strong>di</strong>agnostica nei quali gli<br />

atipici hanno trovato una più ampia utilizzazione in monoterapia<br />

o in add-on.<br />

L’esperienza clinica ha portato numerose conferme relativamente<br />

all’efficacia <strong>di</strong> questa classe <strong>di</strong> farmaci nella gestione<br />

<strong>della</strong> componente più squisitamente depressiva <strong>di</strong> quadri bipolari<br />

e schizoaffettivi o <strong>della</strong> depressione monopolare con<br />

o senza sintomi psicotici.<br />

L’uso in add-on <strong>di</strong> atipici nel trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo<br />

(DOC) resistente, il loro utilizzo nell’ambito<br />

<strong>di</strong> particolari setting nei quali sono trattati pazienti<br />

con <strong>di</strong>sturbi alimentari psicogeni, l’utilizzazione in sottotipi<br />

<strong>di</strong> pazienti geriatrici con florida sintomatologia psicotica,<br />

costituiscono altre delle utilizzazioni “fuori scheda tecnica”<br />

<strong>di</strong> queste molecole che si stanno rivelando una delle scoperte<br />

più utili degli ultimi anni.<br />

MODERATORI<br />

S. Bellino, R. Brugnoli<br />

In questa relazione saranno passati in rassegna i dati più aggiornati<br />

relativi all’uso degli atipici al <strong>di</strong> fuori delle in<strong>di</strong>cazioni<br />

classiche tralasciando il loro utilizzo nel trattamento<br />

dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità per i quali sarà fatta una relazione<br />

ad hoc.<br />

Oltre i limiti <strong>della</strong> personalità limite: quale<br />

farmacoterapia per la psicopatologia<br />

borderline<br />

V. Manna<br />

Centro <strong>di</strong> Salute Mentale H2, Genzano <strong>di</strong> Roma Dipartimento<br />

Salute Mentale, Azienda USL ROMA<br />

Negli ultimi anni, molti stu<strong>di</strong> clinici e sperimentali hanno<br />

investigato il ruolo svolto da <strong>di</strong>versi fattori nell’etiologia e<br />

nella patogenesi del Disturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità<br />

(DBP).<br />

Nella ricerca dell’etiopatogenesi del DBP l’importanza relativa<br />

<strong>di</strong> fattori biologici, psicologici e sociali è stata evidenziata<br />

da <strong>di</strong>versi autori, con approcci teorici <strong>di</strong>vergenti alla<br />

malattia mentale.<br />

La farmacoterapia del DBP trova il suo razionale clinico e<br />

teorico nelle basi psicobiologiche del temperamento e delle<br />

<strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> spettro <strong>di</strong>agnostico, secondo il modello <strong>di</strong><br />

Cloninger ed il modello <strong>di</strong> Siever e Davis.<br />

Gli obiettivi del trattamento farmacologico sono le <strong>di</strong>mensioni<br />

psicopatologiche del DBP piuttosto che la categoria<br />

nosografia in sé. Il trattamento <strong>di</strong> pazienti ambulatoriali con<br />

DBP è <strong>di</strong>fficile. D’altronde la frequenza degli episo<strong>di</strong> stressanti<br />

acuti quali i comportamenti autolesivi, gli scompensi<br />

psicotici, i comportamenti parasuicidari e le assunzioni impulsive<br />

<strong>di</strong> droghe illecite spesso compromettono gli sforzi<br />

terapeutici. La farmacoterapia del Disturbo Borderline <strong>di</strong><br />

Personalità viene presentata alla luce <strong>della</strong> <strong>di</strong>sregolazione<br />

omeostatica edonica (<strong>di</strong>sedonia).<br />

Il <strong>di</strong>scontrollo degli impulsi può essere considerato uno dei<br />

sintomi nucleari del Disturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità<br />

(DBP). In un’ottica interpretativa <strong>di</strong>mensionale, il comportamento<br />

impulsivo sembra avere un ruolo importante nell’etio-patogenesi<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse patologie psichiatriche. La <strong>di</strong>sregolazione<br />

dell’impulsività e l’instabilità emotiva sono elementi<br />

fondamentali del DBP, ma anche <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong>sturbi affettivi.<br />

L’impulsività è importante, inoltre, per interpretare<br />

una serie <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni cliniche <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà psichiatrica<br />

d’Asse I nei pazienti con DBP, inclusi i <strong>di</strong>sturbi dell’umore,<br />

l’abuso <strong>di</strong> sostanze ed i Disturbi <strong>della</strong> Condotta Alimentare.<br />

Il ruolo dell’impulsività e le correlate prospettive terapeutiche,<br />

nella psicopatologia borderline, sono brevemente rivalutate.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Il trattamento del Disturbo Borderline<br />

<strong>di</strong> Personalità: acquisizioni sulla<br />

farmacoterapia e sulla terapia combinata<br />

S. Bellino<br />

Struttura Complessa <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> a Direzione Universitaria,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Il Disturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità (DBP) è stato stu<strong>di</strong>ato<br />

con crescente interesse dal punto <strong>di</strong> vista delle in<strong>di</strong>cazioni<br />

terapeutiche, in considerazione <strong>della</strong> gravità delle manifestazioni<br />

cliniche e all’esigenza <strong>di</strong> prevenire le complicanze<br />

e la compromissione funzionale.<br />

Le indagini clinico-terapeutiche hanno condotto all’elaborazione<br />

<strong>di</strong> linee guida per la farmaco e la psicoterapia del <strong>di</strong>sturbo.<br />

Si tratta quin<strong>di</strong> del solo Disturbo <strong>di</strong> Personalità per<br />

il quale sono <strong>di</strong>sponibili chiare in<strong>di</strong>cazioni all’impiego <strong>di</strong><br />

farmaci, anche se molti aspetti <strong>della</strong> condotta terapeutica e<br />

l’efficacia stessa <strong>di</strong> numerosi agenti rimangono questioni<br />

aperte da investigare e definire più chiaramente.<br />

L’attuale orientamento delle linee guida per la farmacoterapia<br />

del DBP prevede un approccio <strong>di</strong>mensionale, con tre<br />

aree <strong>di</strong> intervento fondamentali: l’instabilità affettiva, l’impulsività<br />

e i <strong>di</strong>sturbi cognitivo/percettivi. L’efficacia dei singoli<br />

farmaci viene quin<strong>di</strong> valutata in relazione all’effetto<br />

specifico sulle singole <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche.<br />

In anni recenti, nuovi agenti farmacologici si sono resi <strong>di</strong>sponibili,<br />

in particolare nel gruppo degli stabilizzatori dell’umore<br />

e degli antipsicotici <strong>di</strong> seconda generazione.<br />

Presso la Struttura Complessa <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> dell’Università<br />

<strong>di</strong> Torino, ci siamo occupati <strong>di</strong> valutare in stu<strong>di</strong> pilota in<br />

aperto efficacia e tollerabilità in pazienti borderline <strong>di</strong> un<br />

nuovo stabilizzatore dell’umore, l’oxcarbazepina, e <strong>di</strong> un recente<br />

farmaco antipsicotico con spiccata attività serotoninergica,<br />

la quetiapina.<br />

I risultati ottenuti nei due stu<strong>di</strong> e soprattutto il <strong>di</strong>verso profilo<br />

<strong>di</strong> azione terapeutica evidenziato per i due farmaci sono<br />

descritti e confrontati con i pochi dati <strong>di</strong>sponibili in letteratura.<br />

Vengono inoltre prospettati ulteriori sviluppi <strong>della</strong> ricerca<br />

sui nuovi agenti farmacoterapici, fra cui la necessità <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> follow-up a lungo termine per verificare la stabilità<br />

degli effetti terapeutici.<br />

Un altro ambito <strong>della</strong> ricerca clinica sul <strong>di</strong>sturbo borderline<br />

riguarda la terapia combinata che associa farmaci e psicoterapia.<br />

Questo aspetto assume particolare rilevanza poiché<br />

tra<strong>di</strong>zionalmente la patologia borderline è stata affrontata applicando<br />

modelli <strong>di</strong> psicoterapia a in<strong>di</strong>rizzo psico<strong>di</strong>namico.<br />

In particolare, si pone la necessità <strong>di</strong> valutare i risultati <strong>della</strong><br />

terapia combinata nei casi in cui il DBP complica le manifestazioni<br />

ed il decorso <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> Asse I, ad esempio<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo depressivo maggiore.<br />

Il nostro gruppo si è interessato all’applicazione <strong>di</strong> una terapia<br />

combinata con farmaci antidepressivi serotoninergici e<br />

psicoterapia interpersonale in pazienti borderline che presentano<br />

i sintomi <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o depressivo maggiore.<br />

La scelta <strong>della</strong> psicoterapia interpersonale deriva dal fatto<br />

che questo modello è stato proposto specificamente per la<br />

terapia <strong>della</strong> depressione. Il nostro stu<strong>di</strong>o ha previsto due<br />

momenti <strong>di</strong>versi: un confronto fra terapia combinata e farmacoterapia<br />

singola; un confronto dei risultati ottenuti<br />

dalla terapia combinata fra pazienti depressi con <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo borderline e pazienti con altri <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità.<br />

I risultati ottenuti nell’arco <strong>di</strong> sei mesi sono <strong>di</strong>scussi<br />

e ne vengono valutate le implicazioni per la pratica<br />

clinica.<br />

L’effetto <strong>della</strong> farmacoterapia<br />

sulle caratteristiche <strong>di</strong> personalità<br />

dei pazienti con Disturbo <strong>di</strong> Panico<br />

C. Marchesi<br />

Università <strong>di</strong> Parma, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: in questo stu<strong>di</strong>o prospettico, i Disturbi <strong>di</strong><br />

Personalità (DPers) sono stati valutati in pazienti con Disturbo<br />

<strong>di</strong> Panico (DP) prima e dopo un anno <strong>di</strong> terapia farmacologica<br />

per verificare se le caratteristiche <strong>di</strong> personalità<br />

si mo<strong>di</strong>ficavano dopo il trattamento.<br />

Metodologia: sessanta pazienti con DP e 60 controlli normali,<br />

appaiati per sesso ed età, hanno preso parte allo stu<strong>di</strong>o.<br />

Tutti i soggetti sono stati valutati con la SCID-IV, l’intervista<br />

Strutturata per i Disturbi <strong>di</strong> Personalità del DSM-IV<br />

(SIDP) la SCL-90, la scala <strong>di</strong> Hamilton per l’ansia e la depressione.<br />

I pazienti sono stati trattati per un anno con paroxetina<br />

o citalopram e valutati mensilmente per verificare<br />

la remissione dei sintomi. La SIDP è stata risomministrata ai<br />

pazienti alla fine dello stu<strong>di</strong>o.<br />

Risultati: prima del trattamento, la frequenza dei DPers era<br />

maggiore nei pazienti (60%) che nei controlli (8%). Dopo<br />

il trattamento, nei pazienti la frequenza dei DPers è <strong>di</strong>minuita<br />

(43%) per la riduzione <strong>della</strong> frequenza dei DPers paranoide,<br />

evitante e <strong>di</strong>pendente. Quando l’effetto del trattamento<br />

sui tratti <strong>di</strong> personalità è stato valutato, abbiamo osservato<br />

che i tratti evitanti si riducevano solo nei pazienti<br />

che raggiungevano la remissione completa dei sintomi, i<br />

tratti paranoici si riducevano in tutti i pazienti, in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dall’esito del trattamento, e i tratti <strong>di</strong>pendenti si riducevano<br />

solo nei pazienti con comorbi<strong>di</strong>tà per la Depressione<br />

Maggiore.<br />

Conclusioni: nei pazienti del nostro stu<strong>di</strong>o, il miglioramento<br />

dei sintomi si è associato alla riduzione dei tratti paranoidei,<br />

evitanti e <strong>di</strong>pendenti, considerando che dopo il trattamento<br />

solo i tratti paranoidei si sono normalizzati, mentre<br />

quelli evitanti e <strong>di</strong>pendenti si sono mantenuti più elevati <strong>della</strong><br />

norma. Pertanto, i nostri dati suggeriscono che nei pazienti<br />

con DP non solo i tratti paranoidei ma anche quelli<br />

evitanti e <strong>di</strong>pendenti mostrano, almeno in parte, una componente<br />

<strong>di</strong> stato.<br />

168


169<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 – ORE 16.00-17.30<br />

SALA NUREYEV<br />

S74 - Il corpo e le sue trasformazioni in psicopatologia<br />

Dal corpo-macchina al corpo virtuale:<br />

aspetti clinici e culturali delle tecnoibridazioni<br />

<strong>della</strong> corporeità<br />

D. La Barbera<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neurologia, Oftalmologia e <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Università <strong>di</strong> Palermo<br />

L’evoluzione scientifica e tecnologica pone oggi la corporeità<br />

al centro <strong>di</strong> una serie complessa <strong>di</strong> trasformazioni, attuali<br />

e potenziali, il cui significato e le cui implicazioni non<br />

appaiono ancora del tutto evidenti. La mappatura completa<br />

e la decifrazione del genoma umano da una parte e i progressi<br />

straor<strong>di</strong>nari nell’ambito delle tecnologie <strong>della</strong> comunicazione,<br />

<strong>della</strong> microelettronica e <strong>della</strong> robotica dall’altra,<br />

aprono scenari affascinanti e problematici allo stesso tempo,<br />

nei quali il corpo <strong>di</strong>viene sempre più luogo <strong>di</strong> una sperimentazione<br />

bio-tecnica capace <strong>di</strong> riprogrammare organi e<br />

funzioni e <strong>di</strong> implementarle con <strong>di</strong>spositivi tecnologici<br />

avanzati, protesi biomeccaniche, microchip e persino reti<br />

informatiche neurali. Questa sorta <strong>di</strong> salto antropologico<br />

che consiste nella incorporazione degli strumenti dell’evoluzione,<br />

e che è orientato alla creazione del cosiddetto homo<br />

cyborg, un organismo non solo biologico, ma anche<br />

meccanico ed elettronico, consente <strong>di</strong> focalizzare, sia sul<br />

piano culturale, sia su quello psicologico e clinico, i cambiamenti<br />

ai quali sta andando incontro la rappresentazione<br />

in<strong>di</strong>viduale e collettiva <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione somatica, sulla<br />

spinta <strong>di</strong> tali intense e rapide trasformazioni. La scissione<br />

<strong>della</strong> relazione mente-corpo, la virtualizzazione dell’esperienza<br />

<strong>della</strong> corporeità, la mo<strong>di</strong>ficazione del modo <strong>di</strong> comunicare<br />

e <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione sensoriale, sono alcuni degli<br />

aspetti <strong>di</strong> una nuova “clinica del corpo biotech”, nella quale<br />

l’incontro tra naturale e artificiale, fisiologia e tecnologia,<br />

organico e inorganico, reale e virtuale, consente <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare,<br />

assieme alle risorse e alle prospettive evolutive e<br />

alla possibilità <strong>di</strong> sperimentare forme <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> identità e<br />

<strong>di</strong> esperienza, anche possibili derive psicopatologiche, legate<br />

ai processi <strong>di</strong> scissione e frammentazione identitaria e<br />

al <strong>di</strong>sancoramento <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione somatica da quella psichica.<br />

L’implementazione “psichica” e “culturale” del corpo tecnologico<br />

richiede infatti un complesso cambiamento adattivo,<br />

sia cognitivo che affettivo-emotivo, che la rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> tali<br />

processi rende particolarmente <strong>di</strong>fficile. In una prospettiva<br />

psico<strong>di</strong>namica è possibile in<strong>di</strong>viduare nella creazione del<br />

corpo “ciberattivo” o in quello tecno-mo<strong>di</strong>ficato dalla chirurgia<br />

estetica, dalle sostanze performanti o dal piercing<br />

estremo, l’emergere <strong>di</strong> particolari istanze narcisistiche e <strong>di</strong><br />

aspetti e modalità <strong>di</strong> tipo arcaico-onnipotente.<br />

Bibliografia<br />

Cappucci PL. Il corpo tecnologico. Bologna: Baskerville 1994.<br />

De Rosnay J (1995). L’uomo, Gaia e il cibionte. Bari: Dedalo 1997.<br />

Yehya N (2001). Homo Cyborg. Milano: Elèuthera 2004.<br />

MODERATORI<br />

D. La Barbera, A. Siracusano<br />

Meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa in una popolazione<br />

<strong>di</strong> soggetti obesi<br />

R. Zoccali, M.R. Muscatello, A. Bruno<br />

Policlinico Universitario<br />

Introduzione: alla luce delle più recenti conoscenze, l’obesità<br />

viene oggi considerata una malattia a patogenesi multifattoriale<br />

nell’ambito <strong>della</strong> quale rivestono un importante<br />

ruolo fattori genetici, psicologici, fisiologici, ambientali e<br />

socioeconomici. Nel contesto <strong>della</strong> letteratura relativa alla<br />

comprensione degli aspetti psicologici dell’obesità, mentre<br />

sono stati ampiamente indagati gli aspetti personologici ed<br />

emozionali che possono influenzare il comportamento alimentare,<br />

al contrario solo pochi stu<strong>di</strong> hanno focalizzato l’attenzione<br />

sui meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa messi in atto dai soggetti<br />

obesi.<br />

Scopo del lavoro: valutare i meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa prevalenti<br />

in un campione <strong>di</strong> soggetti obesi in base all’ipotesi che<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> peculiari stili <strong>di</strong>fensivi possa influire, me<strong>di</strong>ante<br />

l’interferenza nella gestione degli eventi stressanti e delle<br />

emozioni, sullo sviluppo, sulla progressione e sul mantenimento<br />

<strong>di</strong> tale patologia.<br />

Metodologia: hanno partecipato allo stu<strong>di</strong>o 70 soggetti<br />

obesi (BMI > 30) e 70 volontari normopeso (BMI = 18,5-<br />

24,9) selezionati per sesso, età, scolarità e stato civile. A<br />

tutti i soggetti è stato somministrato il Defence Mechanism<br />

Inventory (D.M.I.) nella versione italiana <strong>di</strong> G. Floriti e P.<br />

Gentili.<br />

Risultati: all’analisi statistica sono emerse <strong>di</strong>fferenze significative<br />

tra i due gruppi per quanto riguarda le variabili TAO<br />

(t = -5,30; p < 0,0001). PRO (t = -5,55; p < 0,0001). TAS (t<br />

= -4,87; p < 0,0001) e REV (t = -3,61; p < 0,0001).<br />

Conclusioni: un assetto <strong>di</strong>fensivo tendenzialmente inadeguato,<br />

come risultato negli obesi, può costituire un elemento<br />

<strong>di</strong> vulnerabilità nei confronti degli aspetti emozionali e<br />

degli eventi esistenziali stressanti, contribuendo a mantenere<br />

la modalità iperfagica quale modello <strong>di</strong> scarica delle tensioni.<br />

L’indagine relativa agli stili <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa ed i successivi<br />

interventi <strong>di</strong> ristrutturazione e rimo<strong>della</strong>mento dell’assetto<br />

<strong>di</strong>fensivo nell’ambito <strong>di</strong> una psicoterapia ad orientamento<br />

<strong>di</strong>namico possono costituire un valido strumento nel trattamento<br />

globale ed a lungo termine dell’obesità.<br />

Nuove geografie del corpo: l’adolescenza<br />

oggi<br />

R. Lo Baido<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neurologia, Oftalmologia, Otorinolaringoiatria<br />

e <strong>Psichiatria</strong>, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia,<br />

Università <strong>di</strong> Palermo, Palermo<br />

Adolescenza: corpo che cambia e si trasforma; corpo eccitato<br />

che sfugge al controllo. Corpo che cessa <strong>di</strong> essere fami-


SIMPOSI TEMATICI<br />

liare e <strong>di</strong>venta estraneo a volte persecutorio. Il lavoro <strong>della</strong><br />

pubertà consiste, proprio, nell’integrare le rappresentazioni<br />

del corpo infantile onnipotente con quelle del corpo pubere<br />

sessuato che rimanda ineluttabilmente alla complementarietà<br />

e quin<strong>di</strong> al bisogno. È ciò che chiamiamo mentalizzazione<br />

del corpo, molto <strong>di</strong> più <strong>della</strong> nozione <strong>di</strong> schema corporeo.<br />

In effetti, l’elemento inquietante, messo in tensione<br />

dalla pubertà è che il corpo “non è soltanto dove si vede, si<br />

sente, si palpa, si gode: là ma contemporaneamente su<br />

un’altra scena soggetto-oggetto <strong>di</strong> rappresentazioni e <strong>di</strong> desideri”<br />

(Birraux, 1990). Il senso <strong>di</strong> estraneità accompagna le<br />

esperienze del corpo pubere, che viene trattato come “fuori<br />

dalla psiche”, su un’altra scena, come un oggetto che non fa<br />

parte <strong>di</strong> sé, depositario dell’o<strong>di</strong>o e dell’aggressività. È contro<br />

il corpo che vengono <strong>di</strong>rezionate tutte le <strong>di</strong>fese nel tentativo<br />

<strong>di</strong> controllare l’ineluttabile cambiamento espressione<br />

<strong>della</strong> paura <strong>di</strong> crescere e del desiderio <strong>di</strong> restare bambino.<br />

Non stupisce, alla luce <strong>di</strong> tutto ciò, la quantità <strong>di</strong> riti, operazioni,<br />

in<strong>di</strong>viduali e <strong>di</strong> gruppo, che l’adolescente normalmente<br />

destina al corpo. Abbigliarlo, <strong>di</strong>pingerlo, travestirlo,<br />

Continuità e cambiamento nei vari<br />

momenti <strong>della</strong> vita<br />

manipolarlo in mille mo<strong>di</strong> e non sempre la finalità è quella<br />

<strong>di</strong> migliorarlo esteticamente. A volte si tratta <strong>di</strong> tentativi<br />

<strong>di</strong> appropriarsene per trasformarlo come nel piercing<br />

(bucarsi qualsiasi parte del corpo tranne le orecchie per<br />

collocarvi piccoli anelli, fibule, barrette metalliche), o nella<br />

body art (decorare, personalizzare e abbellire il proprio<br />

corpo in modo estremo e permanente); a volte si tratta <strong>di</strong><br />

vere e proprie eclatanti violenze nel senso <strong>di</strong> mutilazioni<br />

come il self cutting (autoinfliggersi delle ferite, delle lesioni<br />

sulla superficie corporea, cicatrici, piccoli tagli con<br />

oggetti metallici), il bran<strong>di</strong>ng (marchiare la pelle a fuoco<br />

incidendo con un ferro rovente scritte, numeri, <strong>di</strong>segni e<br />

simboli), lo scaring (tagliare la pelle con delle lamette da<br />

barba o ad<strong>di</strong>rittura ami da pesca versando poi sopra le ferite<br />

dell’inchiostro alcolico).<br />

Sembrano proprio essere cambiati gli scenari del <strong>di</strong>sagio<br />

mentale e il corpo <strong>di</strong>viene, per l’adolescente, il luogo, il rappresentante,<br />

il testimone nel quale iscrivere il conflitto interno,<br />

un “ritratto nella carne” del <strong>di</strong>sagio psichico non elaborabile.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA SAN GIOVANNI<br />

S75 - Continuità e cambiamento<br />

nella vita e in psicopatologia<br />

L. Pavan<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

L’identità, quale che sia la definizione che ne venga data, si<br />

confronta con la necessità del cambiamento che convive con<br />

l’istanza opposta, che è quella del conservare, del ripetersi,<br />

del non variare. La spinta del cambiamento è comunque presente<br />

come esigenza fisica e psichica e in entrambi i campi<br />

tende a produrre delle mo<strong>di</strong>ficazioni apprendendo dalle<br />

esperienze fatte. Ogni uomo è continuamente impegnato<br />

nell’affrontare la <strong>di</strong>scontinuità, le cadute, le per<strong>di</strong>te, le trasformazioni,<br />

le separazioni. La nostra vita nel suo aspetto<br />

anche più quoti<strong>di</strong>ano è un continuo flusso <strong>di</strong> esperienze<br />

emozionali che ci vengono proposte dall’esterno o che assai<br />

spesso noi attivamente ricerchiamo e in cui è implicito un<br />

qualcosa <strong>di</strong> perturbante in quanto è sempre insito l’elemento<br />

cambiamento, l’uscire da una con<strong>di</strong>zione precedente per<br />

andare verso un’altra. Potremmo pertanto aggiungere che<br />

ogni cambiamento è sempre per tutti una caduta <strong>di</strong> onnipotenza,<br />

e quanto più questa è la copertura <strong>di</strong> una effettiva impotenza<br />

e <strong>di</strong> una vulnerabilità, tanto più esso può risultare<br />

traumatico. Talvolta invece la <strong>di</strong>fficoltà a vivere la trasformazione<br />

irrigi<strong>di</strong>sce, si crea un conflitto fra le varie istanze<br />

che trovano un loro compromesso parziale attraverso <strong>di</strong>fese<br />

male adattative. Quando le cose procedono <strong>di</strong>scretamente,<br />

quando le <strong>di</strong>fese adattative funzionano, quando è attiva una<br />

capacità <strong>di</strong> rappresentare gli affetti, allora il nuovo viene<br />

MODERATORI<br />

L. Pavan, L. Ravizza<br />

contenuto, elaborato ed ammesso all’esperienza <strong>di</strong> sé così<br />

che la stabilità, pur mo<strong>di</strong>ficandosi, viene conservata. Un<br />

equilibrio precedente si rompe, entra in crisi il senso <strong>di</strong> continuità,<br />

il soggetto deve abbandonare delle identificazioni e<br />

aprirsi a delle nuove, fare delle scelte, separarsi, perdere<br />

qualcosa, parti <strong>di</strong> sé, <strong>di</strong> qualcuno o <strong>di</strong> oggetti (a volte il cambiamento<br />

tende ad essere <strong>di</strong>struttivo proponendo <strong>di</strong> cancellare<br />

strutture esistenti) ed a tutto ciò ne consegue un vissuto<br />

<strong>di</strong> precarietà, una crisi del senso <strong>di</strong> continuità <strong>di</strong> sé, in definitiva<br />

una minaccia per l’identità.<br />

Gli eventi traumatici e i cambiamenti<br />

improvvisi come fattori <strong>di</strong> rischio<br />

C. Faravelli, S. Gorini Amedei, F. Rotella, S. Valgiusti,<br />

F. Cosci, L. Lampronti<br />

Università <strong>di</strong> Firenze, Dipartimento <strong>di</strong> scienze neurologiche<br />

e psichiatriche<br />

La relazione causale tra eventi e malattie, epidemie, carestie<br />

o catastrofi naturali la si ritrova fin da quando esiste la scrittura.<br />

Più recente invece l’approccio scientifico a questo argomento<br />

iniziato nel XX secolo e che sembra abbia ormai<br />

ampiamente riconosciuto l’effetto negativo dello stress sulla<br />

salute sia fisica che mentale e sul comportamento dell’uomo<br />

e <strong>di</strong> altri animali.<br />

Ma in che modo gli eventi possono essere all’origine <strong>di</strong> quadri<br />

patologici? Quale relazione c’è tra eventi <strong>di</strong> vita e malattie<br />

mentali? E quale può essere considerato un evento <strong>di</strong> vita?<br />

170


La letteratura scientifica si è concentrata <strong>di</strong> volta in volta su<br />

varie categorie <strong>di</strong> stimoli stressanti, sia <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne fisico che<br />

emotivo, tuttavia gli stu<strong>di</strong> più adatti a tale scopo sono quelli<br />

che si basano sugli effetti <strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> vita causa <strong>di</strong> intenso<br />

stress (stressful life events).<br />

L’evento stressante rappresenterebbe un co-fattore in soggetti<br />

pre<strong>di</strong>sposti, cioè che abbiano una certa vulnerabilità <strong>di</strong><br />

or<strong>di</strong>ne biologico o psicologico. Gli stu<strong>di</strong> biologici sulla natura<br />

dello stress, dalla ricerca <strong>di</strong> base fino all’etologia e alla<br />

neuroendocrinologia, cercano <strong>di</strong> fornire le basi per comprendere<br />

chi e perché reagisce in un certo modo a un dato<br />

evento e perché questo possa sfociare in uno stato patologico<br />

fisico o mentale.<br />

La valutazione degli eventi è effettuata rispettando la <strong>di</strong>stinzione<br />

tra<strong>di</strong>zionale fra eventi precoci (early life event) e<br />

eventi recenti (recent life event).<br />

Gli eventi precoci sono elementi <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposizione, fattori<br />

<strong>di</strong> rischio, e comprendono acca<strong>di</strong>menti <strong>della</strong> vita verificatisi<br />

durante il periodo <strong>di</strong> formazione psicologica del bambino<br />

e dell’adolescente. Gli eventi recenti sono invece fattori scatenanti<br />

<strong>della</strong> patologia psichiatrica che si verificano in epoca<br />

adulta e tipicamente nei 6-12 mesi precedenti l’episo<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> malattia.<br />

Esiste però anche una letteratura che pone in relazione il carico<br />

<strong>di</strong> specifici eventi con la patologia psichiatrica in generale.<br />

Gli eventi specifici più stu<strong>di</strong>ati sono l’abuso sessuale,<br />

il lutto, l’abuso fisico, la prigionia, i traumi <strong>di</strong> guerra e le<br />

gran<strong>di</strong> catastrofi.<br />

La maggior parte <strong>della</strong> letteratura più recente che si occupa<br />

<strong>di</strong> questi eventi specifici è ascrivibile al grande capitolo del<br />

<strong>di</strong>sturbo post-traumatico da stress (PTSD).<br />

Nel corso degli anni, gli stu<strong>di</strong> scientifici hanno valutato altri<br />

aspetti sia psicologici che biologici rendendo il panorama<br />

più complesso. Sembra comunque che gli eventi favoriscano<br />

l’esor<strong>di</strong>o dei <strong>di</strong>sturbi non solo in quanto acca<strong>di</strong>menti che<br />

generano uno squilibrio ma perché interagiscono con fattori<br />

in<strong>di</strong>viduali, quali le caratteristiche personologiche 184 e<br />

la vulnerabilità, i fattori familiari 185 e biologici.<br />

L’elemento biologico più importante risulta lo stress in<br />

quanto capace <strong>di</strong> attivare i sistemi neuroendocrino e immunitario<br />

e produrre un quadro clinico come conseguenza dell’esaurimento<br />

dei meccanismi anti-stress.<br />

Considerando questo scenario, è opinione degli autori che i<br />

<strong>di</strong>sturbi psichiatrici siano “stress-related” e pertanto siano<br />

caratterizzati da, frutto <strong>della</strong> risposta stress-related, e sintomi<br />

specifici, influenzati dai fattori pre<strong>di</strong>sponesti in<strong>di</strong>viduali,<br />

sociali e familiari sopra descritti. In base a questa ipotesi<br />

il <strong>di</strong>sturbo psichiatrico <strong>di</strong> Asse I sarebbe la complicanza <strong>di</strong><br />

un <strong>di</strong>sturbo dell’adattamento e si verificherebbe ogni qualvolta<br />

i sintomi aspecifici stress related evolvono in forme<br />

più specifiche.<br />

171<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Continuità delle cure e cambiamento<br />

del terapeuta<br />

M. Semenzin, M. Sabattini, M. Pavanini<br />

Azienda ULSS 9, Treviso<br />

Il problema <strong>della</strong> continuità terapeutica rappresenta un tema<br />

che coinvolge a vario titolo tutti gli “attori” che operano nell’ambito<br />

<strong>della</strong> salute mentale e spesso ha rappresentato e<br />

rappresenta un terreno <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione e <strong>di</strong>battito.<br />

Se, da una parte, si riconosce che la stabilità <strong>della</strong> équipe<br />

rappresenti un sicuro fattore terapeutico, dall’altra non vi<br />

sono ancora dati sufficienti in letteratura che possano sostenere<br />

con forza ciò che è opinione <strong>di</strong>ffusa.<br />

Per questo motivo abbiamo pensato <strong>di</strong> valutare ciò che si<br />

verifica confrontando due Centri <strong>di</strong> Salute Mentale simili<br />

per tipologia dell’utenza.<br />

In questo lavoro sono stati presi in esame una cinquantina <strong>di</strong><br />

pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Schizofrenia residuale, in carico al<br />

Servizio Psichiatrico pubblico da almeno sei anni.<br />

I pazienti del campione sono in carico a due <strong>di</strong>versi Centri<br />

<strong>di</strong> Salute Mentale <strong>di</strong> Padova che hanno una <strong>di</strong>fferente organizzazione<br />

interna per quanto riguarda il turnover dei terapeuti:<br />

in un CSM, appartenente alla Clinica Psichiatrica dell’Università<br />

<strong>di</strong> Padova, prestano servizio me<strong>di</strong>ci specialisti<br />

in formazione che hanno una frequente turnazione, mentre<br />

nell’altro CSM preso in esame, lavorano me<strong>di</strong>ci specialisti<br />

“strutturati” che mantengono un rapporto con i pazienti normalmente<br />

più stabile nel tempo.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o è stato effettuato retrospettivamente sulle cartelle<br />

cliniche, prendendo in considerazione alcune variabili cliniche<br />

come il numero e la durata dei ricoveri, la frequenza degli<br />

appuntamenti ambulatoriali, gli eventuali cambi <strong>di</strong> terapeuta<br />

e gli eventuali cambi <strong>di</strong> terapia in cui è stato inserito<br />

un antipsicotico atipico e cercando <strong>di</strong> valutare che tipo <strong>di</strong> relazione<br />

intercorresse fra tali variabili.<br />

In particolare, si è cercato <strong>di</strong> mettere in evidenza quanto il<br />

cambio <strong>di</strong> terapeuta possa incidere sull’andamento clinico<br />

ed eventualmente facilitare l’inserimento nella terapia <strong>di</strong> un<br />

antipsicotico atipico e quanto quest’ultimo a propria volta<br />

influenzi le altre variabili cliniche.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o ha permesso inoltre <strong>di</strong> valutare l’impatto del<br />

cambio <strong>di</strong> terapeuta sull’andamento clinico <strong>di</strong> questi pazienti.<br />

Da quanto emerso, non sembrano delinearsi <strong>di</strong>fferenze statisticamente<br />

significative nel confronto tra il gruppo <strong>di</strong> pazienti<br />

in carico al CSM con un elevato turnover <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci<br />

e quello seguito dal CSM con maggior stabilità dei terapeuti.<br />

Tali dati preliminari andranno ulteriormente ampliati.


SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA MALTA<br />

S76 - Dal Disturbo <strong>della</strong> Condotta alla Personalità<br />

Antisociale: prospettive ed interventi possibili<br />

Il lavoro clinico fra terapia e prevenzione<br />

G. Rigon, S. Costa<br />

Azienda USL <strong>di</strong> Bologna<br />

Vengono analizzati i casi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>della</strong> condotta afferiti<br />

presso il Day Hospital <strong>della</strong> nostra U.O. nel corso dell’anno<br />

2005 ponendo una particolare attenzione agli aspetti<br />

<strong>di</strong>agnostici (nosografici e psico<strong>di</strong>namici) e terapeutici<br />

allo scopo <strong>di</strong> indagare quali sono gli elementi terapeutici<br />

che motivano il cambiamento sintomatologico riscontrato<br />

nella casistica, misurato me<strong>di</strong>ante una scala <strong>di</strong> valutazione<br />

validata.<br />

La casistica risulta composta da 24 pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbo <strong>della</strong> condotta, l’età me<strong>di</strong>a è <strong>di</strong> 14,5 anni, 5 femmine<br />

e 19 maschi.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista nosografico 5 pazienti presentavano il <strong>di</strong>sturbo<br />

<strong>della</strong> condotta come prima <strong>di</strong>agnosi, mentre gli altri<br />

19 pazienti presentavano, come prime <strong>di</strong>agnosi, le seguenti:<br />

Diagnosi N. pazienti<br />

Depressione 9<br />

Disturbo <strong>di</strong> personalità 6<br />

Ritardo mentale 2<br />

Esor<strong>di</strong>o psicotico 1<br />

Disturbo d’ansia 1<br />

Oltre agli aspetti strettamente nosografici, sono stati<br />

valutati e trattati gli aspetti psico<strong>di</strong>namici che hanno<br />

motivato l’esor<strong>di</strong>o e sostenuto lo strutturarsi del quadro<br />

patologico. Il trattamento comprende psicoterapia in<strong>di</strong>viduale,<br />

terapia farmacologica e, talvolta un trattamento<br />

rivolto ai genitori.<br />

Per tutti i pazienti è stata valutato il cambiamento per gli<br />

aspetti comportamentali, utilizzando la scala <strong>di</strong> valutazione<br />

internazionale CGAS, dall’ingresso alla <strong>di</strong>missione, dopo il<br />

trattamento.<br />

Il miglioramento così <strong>di</strong>mostrato viene quin<strong>di</strong> messo a confronto<br />

me<strong>di</strong>ante analisi statistica con gli aspetti <strong>di</strong>agnostici<br />

e terapeutici ottenendo così elementi utili per <strong>di</strong>scutere gli<br />

effetti che le variabili terapeutiche hanno sul cambiamento.<br />

Viene infine <strong>di</strong>scusso il valore che tali variabili possono<br />

avere dal punto <strong>di</strong> vista <strong>della</strong> prevenzione.<br />

MODERATORI<br />

S. Ferracuti, B. Carpiniello<br />

L’adolescente violento<br />

U. Sabatello<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche Psichiatriche e Riabilitative<br />

dell’Età Evolutiva, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Il problema del <strong>di</strong>sturbo <strong>della</strong> condotta negli adolescenti e<br />

<strong>della</strong> violenza è alla base del 60% delle segnalazioni ai servizi<br />

<strong>di</strong> Neuropsichiatria infantile ed occupa, inoltre, tanto i<br />

Servizi <strong>della</strong> giustizia minorile sia gli Psichiatri che trattano<br />

giovani adulti. Dopo un inquadramento <strong>della</strong> problematica e<br />

la <strong>di</strong>stinzione tra <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> violenza si descrivono<br />

i risultati dello stu<strong>di</strong>o svolto.<br />

Attraverso l’analisi <strong>di</strong> perizie psichiatriche svolte per conto<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi tribunali, su ragazzi autori <strong>di</strong> reato che hanno<br />

commesso atti violenti, l’autore confronta i fattori <strong>di</strong> rischio,<br />

la resilienza e le storie evolutive dei minori sottoposti a valutazione<br />

peritale con i dati forniti dalla letteratura che derivano<br />

da osservazioni <strong>di</strong> popolazioni <strong>di</strong> adolescenti <strong>di</strong>verse<br />

da quella italiana.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o, pur concordando con i risultati <strong>di</strong>sponibili per<br />

quel che riguarda molti aspetti generali, segnala alcune caratteristiche<br />

che potrebbero essere specifiche, previ ulteriori<br />

approfon<strong>di</strong>menti, <strong>della</strong> popolazione italiana.<br />

I Disturbi del Comportamento in Età<br />

Evolutiva: pathways <strong>di</strong> sviluppo e fattori<br />

<strong>di</strong> rischio<br />

D. Calderoni<br />

Child Psychiatry Branch, National Institute of Mental<br />

Health, National Institute of Health, Bethesda (MD)<br />

Introduzione: molto rimane ancora da chiarire sulla evoluzione<br />

e fenomenologia dei Disturbi Comportamento (DC)<br />

dall’Età Evolutiva all’età adulta. Il DC in età precoce, infatti,<br />

non solo determina una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> severo impairment<br />

funzionale ma rappresenta anche un specifico fattore <strong>di</strong> rischio<br />

per il successivo sviluppo psicopatologico in età adulta.<br />

In questo senso, il complesso interplay tra fattori <strong>di</strong> rischio<br />

e fattori protettivi e dei <strong>di</strong>versi percorsi evolutivi che<br />

il DC può assumere durante lo sviluppo gioca un ruolo decisivo<br />

nell’outcome e nella prognosi del DC.<br />

Metodologia: quattro gruppi <strong>di</strong> bambini e adolescenti (N =<br />

180) compresi tra un’età <strong>di</strong> 6 e 19 anni sono stati identificati<br />

e sud<strong>di</strong>visi in base alla gravità del rischio <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong><br />

DC. I quattro gruppi sono stati seguiti nell’arco <strong>di</strong> 7 anni e<br />

valutati tramite l’utilizzo <strong>di</strong> interviste <strong>di</strong>agnostiche e <strong>di</strong> assessment<br />

psicosociale somministrati ai pazienti, ai genitori<br />

e agli insegnanti.<br />

172


Risultati: i pazienti inseriti nel gruppo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o e quelli <strong>di</strong><br />

alto rischio per CD hanno mostrato un peggiore outcome e<br />

lo sviluppo <strong>di</strong> Disturbo <strong>di</strong> Condotta nelle fasi successive in<br />

particolare tra il sottogruppo ad esor<strong>di</strong>o precoce. Delle variabili<br />

<strong>di</strong> rischio la presenza in comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Iperattività, in<br />

particolare per i maschi, sembra rappresentare il fattore più<br />

significativo più specifico.<br />

Conclusioni: precocità dei sintomi, sesso maschile e presenza<br />

<strong>di</strong> segni <strong>di</strong> Iperattività rappresentano in<strong>di</strong>ci prognostici<br />

sfavorevoli per lo sviluppo <strong>di</strong> Disturbo <strong>di</strong> Condotta in età<br />

Adolescenziale e per il successivo esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Disturbo <strong>di</strong><br />

Personalità Anatisociale in Età adulta.<br />

Una prospettiva psichiatrico forense<br />

sulle carriere criminali e la personalità<br />

antisociale<br />

S. Ferracuti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina<br />

Psicologica<br />

La ricerca criminologica ha rilevato che la maggior parte dei<br />

reati sono compiuti da un numero relativamente piccolo <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui, i quali iniziano a delinquere in età giovanile e che<br />

173<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

tendono ad essere polimorfi nelle condotte criminali. Queste<br />

persone sono classificate come delinquenti persistenti<br />

dai criminologi e o come “plurireci<strong>di</strong>vi” dai giuristi e sono<br />

scarsamente suscettibili ai trattamenti riabilitativi. Le stesse<br />

persone, quando classificate con criteri psichiatrici, sono denominate<br />

“personalità antisociali” oppure “Psicopatici”.<br />

L’insieme dei dati accumulati in molti decenni <strong>di</strong> ricerca in<br />

questo campo in<strong>di</strong>ca che i fattori <strong>di</strong> rischio per lo sviluppo<br />

<strong>di</strong> possibili condotte criminogene sono presenti fin dalla prima<br />

infanzia e sono probabilmente fattori legati al temperamento<br />

e alla <strong>di</strong>sposizione cognitiva del bambino. Le conseguenze<br />

<strong>di</strong> questa concezione sono però evidenti: se si vuole<br />

prevenire lo sviluppo <strong>di</strong> condotte persistentemente devianti,<br />

poco o nulla suscettibili <strong>di</strong> trattamento in età adulta, l’epoca<br />

<strong>della</strong> vita nella quale intervenire è la prima e la seconda infanzia,<br />

identificando bambini con tendenza all’impulsività,<br />

spesso ipercinetici, con <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> ragionamento astratto,<br />

<strong>di</strong> temperamento irritabile, sui quali possono agire, come è<br />

ovvio, in senso migliorativo o peggiorativo fattori economici,<br />

sociali, familiari e relazionali e sui quali si possono attuare<br />

terapie cognitive protese a minimizzare le <strong>di</strong>fficoltà<br />

presenti, senza per questo stigmatizzare nessuno, ma riconoscendo<br />

che possono esistere un insieme <strong>di</strong> elementi fisiologici<br />

e cognitivi che rendono <strong>di</strong>fficoltosa l’integrazione in<br />

una società complessa come l’attuale.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA RODI<br />

S77 - La valutazione neuropsicologica nel contesto<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi psichiatrica<br />

Valutazione neuropsicologica nell’ambito<br />

del deterioramento mentale<br />

M.R.A. Muscatello, G. Pandolfo, R. Cambria, L. Cortese,<br />

A. Bruno, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

L’allungamento <strong>della</strong> durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> vita ha determinato <strong>di</strong><br />

conseguenza che una importante proporzione <strong>di</strong> soggetti <strong>di</strong><br />

età superiore ai 65 anni risultino affetti da una qualche forma<br />

<strong>di</strong> compromissione delle funzioni cognitive <strong>di</strong> eziologia<br />

e gravità variabili. L’alterazione insi<strong>di</strong>osa e progressiva delle<br />

<strong>di</strong>verse funzioni cognitive quali l’attenzione, la memoria,<br />

il linguaggio, il pensiero astratto, le abilità visuo-spaziali,<br />

determina, in modo inequivocabile, una progressiva <strong>di</strong>fficoltà<br />

nello svolgimento delle attività finalizzate e nell’autonomia<br />

<strong>della</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana. In tale contesto, oltre alla valutazione<br />

clinico-strumentale, appare <strong>di</strong> indubbia utilità l’assessment<br />

neuropsicologico finalizzato alla quantificazione<br />

dei singoli deficit cognitivi e, oltre a ciò, delle capacità cognitive<br />

residuali. La relazione illustra i principali strumenti<br />

psico<strong>di</strong>agnostici utili nella valutazione del deterioramento<br />

cognitivo allo scopo <strong>di</strong> strutturare un profilo qualitativo <strong>di</strong><br />

compromissione il più possibile personalizzato e dettagliato<br />

per ciascun paziente.<br />

MODERATORI<br />

M. Meduri, M.R. Muscatello<br />

Le funzioni cognitive nell’ambito<br />

del Disturbo Schizofrenico<br />

L. Cortese, M.R.A. Muscatello, G. Pandolfo, R. Cambria,<br />

A. Bruno, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

Diversi stu<strong>di</strong> neuropsicologici hanno <strong>di</strong>mostrato che i pazienti<br />

schizofrenici presentano frequentemente deficit cognitivi<br />

rispetto a soggetti sani. Compromissioni cognitive<br />

sono state rilevate, insieme ad alterazioni neurofisiologiche,<br />

anche in familiari clinicamente sani, <strong>di</strong> pazienti schizofrenici.<br />

L’assetto cognitivo e le alterazioni neuropsicologiche<br />

hanno così assunto il significato <strong>di</strong> markers <strong>di</strong><br />

“suscettibilità” senza peraltro capacità pre<strong>di</strong>ttive. Nell’ambito<br />

dei deficit cognitivi che interessano principalmente<br />

le funzioni esecutive il problema se la compromissione<br />

<strong>di</strong> queste fosse da intendersi come deficit generalizzato<br />

o globale, o se invece potesse essere sotteso da più<br />

semplici e specifiche funzioni neuropsicologiche (attenzione,<br />

memoria <strong>di</strong> lavoro, capacità <strong>di</strong> analisi del contesto<br />

ecc.).<br />

Un gruppo <strong>di</strong> soggetti schizofrenici è stato sottoposto ad una<br />

batteria <strong>di</strong> test neuropsicologici al fine <strong>di</strong> valutare i loro reciproci<br />

rapporti <strong>di</strong> coerenza o <strong>di</strong> relativa in<strong>di</strong>pendenza.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Per la valutazione clinica sono state utilizzate le scale SANS<br />

e SAPS e per la valutazione neuropsicologica è stata utilizzata<br />

una batteria <strong>di</strong> tests composta da test utilizzati per la valutazione<br />

delle funzioni esecutive semplici quali il test <strong>di</strong><br />

Stroop ed il test AB-AC che valutano la capacità <strong>di</strong> resistenza<br />

all’interferenza; per la valutazione delle funzioni esecutive<br />

complesse abbiamo utilizzato il WCST, le Matrici<br />

Progressive <strong>di</strong> Raven, e per la capacità <strong>di</strong> categorizzazione<br />

abbiamo utilizzato il test <strong>di</strong> Fluenza Verbale.<br />

L’analisi fattoriale ha evidenziato la formazione <strong>di</strong> 3 cluster.<br />

Il primo raggruppamento è formato dalle Matrici Progressive<br />

<strong>di</strong> Raven e dal WCST; il secondo comprende la fluenza<br />

verbale nelle sue componenti fonemica e semantica, il terzo<br />

il test <strong>di</strong> Stroop ed il test AB-AC che valutano rispettivamente<br />

la capacità <strong>di</strong> resistenza all’interferenza attentiva e<br />

mnesica.<br />

I dati da noi ottenuti sono in accordo con quanto già sostenuto<br />

da altri autori. La compromissione delle funzioni esecutive<br />

nella loro globalità potrebbe essere sottesa dal prevalente<br />

coinvolgimento <strong>di</strong> funzioni neuropsicologiche più<br />

semplici che si integrano nella funzione esecutiva.<br />

L’instabilità affettiva nel Disturbo Borderline<br />

<strong>di</strong> Personalità e nella Ciclotimia<br />

R. Cambria, M.R.A. Muscatello, G. Pandolfo, L. Cortese,<br />

A. Bruno, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

La somministrazione <strong>della</strong> Affective Lability Scale (ALS),<br />

una scala clinica standar<strong>di</strong>zzata, in autosomministrazione<br />

che permette <strong>di</strong> valutare aspetti qualitativi dell’instabilità affettiva,<br />

a soggetti che presentavano <strong>di</strong>agnosi DSMIV <strong>di</strong> “Disturbo<br />

Borderline <strong>di</strong> Personalità” ha permesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare<br />

all’interno <strong>di</strong> questo gruppo <strong>di</strong> pazienti una tipologia<br />

che presentava più frequenti viraggi dall’eutimia verso la<br />

depressione e l’ipomaniacalità ed una che presentava più<br />

frequenti viraggi verso la rabbia e l’aggressività. Tali <strong>di</strong>fferenti<br />

gruppi <strong>di</strong> soggetti offrivano anche <strong>di</strong>fferenti presentazioni<br />

cliniche: nel primo infatti rispetto al secondo era presente<br />

in genere un miglior insight, delle oscillazioni dell’umore<br />

relativamente slegate da eventi biografici ed un miglior<br />

adattamento socio-lavorativo. Tale osservazione si offre<br />

come spunto <strong>di</strong> riflessione, in quanto è possibile che certa<br />

quota <strong>di</strong> soggetti che presentano una “fenomenologia<br />

comportamentale” <strong>di</strong> tipo borderline, possano essere affetti<br />

da un <strong>di</strong>sturbo ciclotimico che <strong>di</strong> conseguenza si potrebbe<br />

giovare <strong>di</strong> un trattamento stabilizzante del tono dell’umore.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA SAN PAOLO<br />

S78 - Il lavoro <strong>di</strong> équipe in psichiatria:<br />

libertà e limiti, un problema <strong>di</strong> formazione<br />

Creatività e riabilitazione<br />

I. Carta<br />

Università <strong>di</strong> Milano “Bicocca”<br />

L’orientamento più con<strong>di</strong>viso dagli psicologi attribuisce capacità<br />

creative a tutti gli umani superando una concezione<br />

più datata che riservava a un numero limitato <strong>di</strong> eletti tale<br />

capacità.<br />

In questa prospettiva la creatività è una dote che è comune<br />

a tutti gli esseri umani e se non viene riconosciuta, o non<br />

viene espressa con delle evidenze, questo <strong>di</strong>pende dall’educazione<br />

che non ne ha facilitato l’espressione o da un mancato<br />

riconoscimento.<br />

A partire <strong>di</strong> questo assunto l’utilizzo <strong>della</strong> creatività, presupposta<br />

come capacità presente anche in soggetti mentalmente<br />

<strong>di</strong>sturbati e <strong>di</strong>ffettuali per quel che concerne le loro<br />

capacità intellettive e pragmatiche, deve tenere conto delle<br />

limitate, o al limite assenti, capacità, negli psicotici in particolare,<br />

<strong>di</strong> utilizzare la creatività per esprimere in forma simbolica<br />

i contenuti del loro mondo interno e l’elaborazione<br />

delle rappresentazioni del mondo, nonché delle relazioni tra<br />

il mondo interno e il mondo esterno, tra le memorie del passato<br />

e la realtà attuale. L’operazione simbolica infatti e le<br />

MODERATORI<br />

G. Ba, I. Carta<br />

strutture simboliche che ne sono la visibile manifestazione<br />

sono sostanzialmente costruzioni metaforiche. Sappiamo<br />

bene che gli psicotici in particolare sono frequentemente dotati<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> metaforizzazione ma non attribuiscono<br />

valore metaforico alle loro costruzioni vuoi che siano<br />

espresse in forme poetiche, figurative, o altro.<br />

È precisamente in relazione a tale <strong>di</strong>fetto che si parla <strong>di</strong> pensiero<br />

concreto negli psicotici e <strong>di</strong> equazione simbolica quando<br />

il simbolo subisce una sorte <strong>di</strong> collasso appiattendosi sul<br />

reale.<br />

Il lavoro riabilitativo e i processi che vengono facilitati con<br />

tecniche adeguate a tale riguardo vanno nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

promuovere l’ingresso da parte dei soggetti limitati nella loro<br />

capacità <strong>di</strong> simbolizzare, nel mondo dei simboli.<br />

Il che vuole <strong>di</strong>re, in altri termini, a prendere le <strong>di</strong>stanze dal<br />

reale ed a ricostruirlo in un certo senso, conferendo ad esso,<br />

valore simbolico.<br />

In un certo senso chi opera nell’ambito <strong>della</strong> riabilitazione<br />

si confronta con situazioni paradossali: assiste cioè alle<br />

espressioni <strong>di</strong> elevate capacità creative, ossia a manifestazioni<br />

<strong>della</strong> capacità <strong>di</strong> fornire soluzioni a problemi me<strong>di</strong>ante<br />

soluzioni innovative e al tempo stesso alla incapacità <strong>di</strong><br />

modellizzare in forma simbolica il prodotto <strong>della</strong> loro creatività.<br />

174


La formazione alla competenza affettiva<br />

nelle relazioni gruppali<br />

R. De Polo<br />

COIRAG Milano<br />

Quali competenze si richiedono all’operatore psichiatrico<br />

per assolvere al suo compito? Ovviamente una conoscenza<br />

specifica sui problemi che deve affrontare nei <strong>di</strong>versi aspetti<br />

<strong>della</strong> riabilitazione e <strong>della</strong> assistenza.<br />

Ma tali conoscenze si rivelano insufficienti se manca una<br />

competenza per vivere e comprendere i problemi relazionali<br />

che si creano nel rapporto col gruppo dei colleghi e con i<br />

propri utenti.<br />

La relazione propone idee su ciò che si intende quando si<br />

parla <strong>di</strong> competenza affettiva e relazionale in contesti <strong>di</strong> cura<br />

e <strong>di</strong> riabilitazione con persone che hanno una specifica<br />

fragilità.<br />

Verrà in<strong>di</strong>viduato un orientamento generale per chi si proponga<br />

<strong>di</strong> realizzare una formazione attraverso la conoscenza<br />

e l’esperienza delle <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> gruppo e dei processi<br />

affettivi che li intessono. Verrà poi accennato alle <strong>di</strong>verse<br />

possibilità <strong>di</strong> interventi formativi che possono essere utilizzati<br />

per migliorare la qualità professionale nella relazione<br />

con in<strong>di</strong>vidui e gruppi.<br />

L’équipe terapeutica in riabilitazione<br />

psichiatrica: multi<strong>di</strong>sciplinarietà<br />

ed integrazione. Un problema<br />

<strong>di</strong> formazione<br />

C. Viganò, G. Ba<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna,<br />

Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione IRCCS, Ospedale Maggiore<br />

Policlinico “Mangiagalli e Regina Elena”<br />

In riabilitazione psichiatrica e psicosociale la capacità <strong>di</strong><br />

un servizio <strong>di</strong> fornire risposte valide ed efficaci <strong>di</strong>pende<br />

dalle risorse, dagli strumenti a <strong>di</strong>sposizione, dalle strutture,<br />

ma in prima istanza dal buon funzionamento del gruppo<br />

<strong>di</strong> lavoro. Considerata la molteplicità delle tecniche,<br />

delle attività e delle figure professionali (psichiatri, psicologi,<br />

tecnici <strong>della</strong> riabilitazione psichiatrica, educatori, terapisti<br />

occupazionali, infermieri, assistenti sociali) che<br />

operano in tale ambito, la presa in carico del paziente deve<br />

necessariamente articolarsi in un gruppo <strong>di</strong> lavoro.<br />

Un lavoro che non cancella l’eterogeneità del sapere e delle<br />

competenze, ma tende a mettere in legame <strong>di</strong>versi elementi,<br />

al fine <strong>di</strong> lavorare con il paziente in una <strong>di</strong>mensione<br />

che lo consideri nella sua globalità.<br />

In quest’ottica, l’équipe terapeutica <strong>di</strong>viene l’elemento<br />

forte che con<strong>di</strong>ziona il clima affettivo e la cultura all’in-<br />

175<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

terno dei quali si svolge l’intero percorso terapeutico- riabilitativo.<br />

La complessità dell’uomo, soprattutto in campo psicologico,<br />

non può essere trattata frammentando le competenze;<br />

non è raro infatti il rischio <strong>di</strong> vanificare un intervento terapeutico<br />

o quantomeno <strong>di</strong> ridurne l’efficacia per un eccesso<br />

<strong>di</strong> tecnicismo, che conduce a una netta definizione<br />

dei campi e quin<strong>di</strong> alla creazione <strong>di</strong> compartimenti stagni.<br />

L’équipe, per lavorare in modo efficace, in armonia e secondo<br />

un con<strong>di</strong>viso programma <strong>di</strong> lavoro, deve avere una<br />

formazione culturale e delle competenze su cui fondare il<br />

suo operare.<br />

Compito <strong>della</strong> formazione delle figure coinvolte nel processo<br />

riabilitativo è quello <strong>di</strong> costruire questo terreno <strong>di</strong><br />

incontro su cui confrontarsi e su cui misurare le proprie<br />

capacità attraverso la partecipazione con<strong>di</strong>visa in una interrelazione<br />

che mette in comune conoscenze ed esperienze.<br />

Nello specifico in questa relazione verranno approfon<strong>di</strong>ti<br />

alcuni car<strong>di</strong>ni <strong>della</strong> formazione al lavoro <strong>di</strong> équipe del<br />

Tecnico <strong>della</strong> Riabilitazione Psichiatrica e verranno presentate<br />

alcune metodologie <strong>di</strong> formazione utilizzate durante<br />

il tirocinio negli anni del Corso <strong>di</strong> Laurea.<br />

Formazione dell’équipe riabilitativa:<br />

i meto<strong>di</strong> strutturati<br />

A. Vita<br />

Università <strong>di</strong> Brescia; DSM, A.O. Spedali Civili <strong>di</strong> Brescia<br />

Nella crescita professionale dell’équipe riabilitativa un<br />

posto <strong>di</strong> primo piano occupa la formazione degli operatori.<br />

Questa va intesa sia come formazione “generale”, sui temi<br />

<strong>della</strong> relazione col paziente, del lavoro per progetti, del lavoro<br />

<strong>di</strong> rete, del ruolo dell’équipe, ecc., sia come formazione<br />

“specifica”, per figura professionale, per contesto <strong>di</strong><br />

trattamento, per area <strong>di</strong>sciplinare.<br />

L’insegnamento <strong>di</strong> meto<strong>di</strong>che riabilitative strutturate rientra<br />

nella funzione specifica dell’operatore <strong>della</strong> riabilitazione.<br />

Esso determina non solo un miglioramento delle competenze<br />

tecniche dell’équipe rendendo possibile lo svolgimento<br />

<strong>di</strong> programmi riabilitativi “evidence-based”, ma anche<br />

un importante rinforzo del concetto <strong>di</strong> gruppo come<br />

soggetto <strong>di</strong> cura.<br />

L’utilità <strong>della</strong> formazione dell’équipe a meto<strong>di</strong> strutturati<br />

viene approfon<strong>di</strong>ta sulla base dell’esperienza degli autori<br />

in tema <strong>di</strong> formazione all’applicazione dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> IPT<br />

(Terapia Psicologica Integrata secondo Brenner) e CLT<br />

Moduli: (Casa – Lavoro – Tempo Libero secondo gli stessi<br />

Autori).


SIMPOSI TEMATICI<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 18.00-19.30<br />

SALA LEONARDO<br />

S79 - Prospettive future degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> neuroimmagine<br />

strutturale<br />

Cerebral structure analyzed by Magnetic<br />

Resonance methods<br />

R.S.J. Frackowiak<br />

IRCCS “Santa Lucia”, Roma Italy; DEC, ENS, Paris and<br />

FIL, IoN, UCL London<br />

Voxel based morphometry (VBM) is a new way of<br />

analysing structural MR images. VBM can characterise <strong>di</strong>fferences<br />

in structural MRI scans of <strong>di</strong>seases influenced by<br />

genetic variation. In X-linked Kallmann’s syndrome there is<br />

selective hypertrophy of the pyramidal tract in patients with<br />

mirror movements compared to those without. In a dominantly<br />

inherited, dyspraxic, language-impaired family, gene<br />

penetrance is full and associated with abnormal structure<br />

and function of the caudate nucleus and other areas. Atrophy<br />

of the caudate in affected family members is associated with<br />

task-related hyperactivity, suggesting functional compensation.<br />

Presently unaffected in<strong>di</strong>viduals from families of<br />

Huntington’s patients show caudate atrophy that correlates<br />

with genetic status. Caudate atrophy correlates with clinical<br />

score and CAG codon repeats on chromosome 4. Stu<strong>di</strong>es<br />

with Turner’s and partial Turner’s patients have identified<br />

focal structural brain abnormalities. Can<strong>di</strong>date regions on<br />

the X-chromosome have been found that influence amygdala<br />

and orbital frontal cortex development. A structural<br />

amygdala abnormality in patients pre<strong>di</strong>cts failure to recognise<br />

fear in photographs of faces; a pre<strong>di</strong>ction that is now<br />

confirmed. These stu<strong>di</strong>es suggest that imaging is an efficient<br />

way of associating can<strong>di</strong>date genes with quantitative measures<br />

of brain structure and function and that informative interme<strong>di</strong>ate<br />

phenotypes can be described that pre<strong>di</strong>ct future<br />

<strong>di</strong>sease in asymptomatic at-risk in<strong>di</strong>viduals.<br />

Bibliografia<br />

Krams M, et al. Neurology 1999;52:816-22.<br />

Watkins KE, et al. Brain 2002;125:465-78.<br />

Thieben MJ, et al. Brain 2002;125:1815-28.<br />

Good CD, et al. Brain 2003;126:2431-46.<br />

Good CD, et al. NeuroImage 2002;17:29-46.<br />

White matter morphometry and volume<br />

in schizophrenia<br />

G. Spalletta, G. Bonaviri, N. Ruesch, C. Caltagirone<br />

IRCCS Fondazione “Santa Lucia”, Roma e Dipartimento <strong>di</strong><br />

Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Roma “Tor Vergata”<br />

Schizophrenia has been conceptualised as a brain misconnection<br />

syndrome. Structural white matter changes may account<br />

for both cognitive deficits and <strong>di</strong>sturbed emotion regulation<br />

and impulse control. Current research using voxel-<br />

MODERATORI<br />

G. Spalletta, C. Caltagirone<br />

based morphometry and <strong>di</strong>ffusion tensor imaging of cerebral<br />

white matter is rapidly expan<strong>di</strong>ng our knowledge on<br />

white matter changes in schizophrenia and correlations with<br />

cognition, impulsivity and suicidality. Here, we present recent<br />

fin<strong>di</strong>ngs of our groups on:<br />

1)white matter changes in schizophrenia especially in areas<br />

responsible for language and hearing processes as compared<br />

to healthy controls (Fig. 1);<br />

2)white matter alterations in the frontal lobes being correlated<br />

with working memory deficits in subjects with<br />

schizophrenia but not in healthy controls (Fig. 2);<br />

3)increased white matter volumes in subjects with schizophrenia<br />

who both have a history of suicide attempts and<br />

show current self-aggression.<br />

These converging fin<strong>di</strong>ngs support the notion that white<br />

matter alterations are at the core of neurobiological alterations<br />

in schizophrenia and are related to deficits central to<br />

this <strong>di</strong>sorder.<br />

Fig. 1.<br />

176


Fig. 2.<br />

Pre<strong>di</strong>cting schizophrenia with structural<br />

MRI<br />

S.M. Lawrie<br />

University of E<strong>di</strong>nburgh, Scotland<br />

Introduction: numerous MRI stu<strong>di</strong>es of the brain in schizophrenia<br />

have repeatedly demonstrated structural abnormalities,<br />

particularly of the temporal lobes. Stu<strong>di</strong>es of people at<br />

high risk suggest that some of these changes occur before<br />

the onset of the <strong>di</strong>sorder, and might therefore be used in pre<strong>di</strong>ction.<br />

Methodology: we conducted sMRI scans in 150 high risk<br />

subjects aged 16-25 at baseline and 66 of them after approximately<br />

2 years. Healthy age-matched controls have also<br />

been scanned.<br />

Comparisons were made between those who developed<br />

schizophrenia, well controls, a well high risk group and<br />

those of the high risk sample with partial or isolated psychotic<br />

symptoms.<br />

Results: we have found associations between pre-frontal<br />

and basal ganglia volumes with genetic liability, and reductions<br />

in me<strong>di</strong>al temporal lobe and thalamus volumes in the<br />

high risk group compared to controls, at baseline. Me<strong>di</strong>al<br />

and lateral (fusiform) temporal lobe volumes <strong>di</strong>d not pre<strong>di</strong>ct<br />

psychosis but reduced further in association with psychotic<br />

symptoms and in those who went on to develop psychosis.<br />

These measures had impressive positive pre<strong>di</strong>ctive power of<br />

80%.<br />

Conclusions: overall, the results suggest that some abnormalities<br />

of the brain in high risk subjects are genetically me<strong>di</strong>ated<br />

and developmental, that others may only become apparent<br />

in late adolescence for unclear reasons, and that psychotic<br />

symptoms and psychosis are associated with further<br />

structural changes. sMRI could have a role in the early <strong>di</strong>agnosis<br />

of schizophrenia.<br />

177<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Nuovi obiettivi <strong>della</strong> Risonanza Magnetica<br />

nello stu<strong>di</strong>o delle funzioni del cervello<br />

umano<br />

B. Maraviglia<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Fisica, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

La conoscenza dell’architettura e <strong>della</strong> funzione del Cervello<br />

Umano è un obiettivo cruciale sia per comprendere la nostra<br />

identità sia per imparare ad intervenire appropriatamente<br />

nelle forme patologiche e degenerative che lo affliggono.<br />

La grande complessità del Sistema Nervoso Centrale (SNC)<br />

rende necessaria la convergenza <strong>di</strong> ogni possibile metodo <strong>di</strong><br />

indagine e quin<strong>di</strong> una stretta collaborazione fra me<strong>di</strong>ci, fisici,<br />

biologi, ingegneri, ecc., in modo da orientare la ricerca<br />

verso obiettivi quantificabili attraverso l’uso <strong>di</strong> rigorose<br />

procedure sperimentali, secondo il metodo Galileiano.<br />

Da poco più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni, l’invenzione dell’Imaging funzionale<br />

con Risonanza Magnetica (fMRI) costituisce un<br />

nuovo metodo per stu<strong>di</strong>are la funzione cerebrale con numerosi<br />

vantaggi rispetto ad altri meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> imaging. Infatti la<br />

fMRI ha consentito l’indagine dei processi cognitivi e senso-motori<br />

con risoluzioni nominali spaziale e temporale pari,<br />

rispettivamente, a pochi millimetri e a centinaia <strong>di</strong> millisecon<strong>di</strong>,<br />

facendo uso <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azioni non ionizzanti e con la<br />

possibilità <strong>di</strong> ripetere le misure sullo stesso soggetto. Il metodo<br />

BOLD (Blood Oxygenation Level Dependent) è il più<br />

<strong>di</strong>ffuso fra le varie strategie fMRI, grazie alla sua <strong>di</strong>sponibilità<br />

sui tomografi clinici e alla sua capacità <strong>di</strong> acquisire strati<br />

dell’intero cervello in pochi secon<strong>di</strong>. Nonostante ciò, le<br />

effettive risoluzioni <strong>della</strong> BOLD fMRI sono limitate dal<br />

contrasto BOLD stesso, che deriva da effetti secondari piuttosto<br />

che dagli effetti <strong>di</strong>retti dell’attivazione neuronale. La<br />

riduzione delle risoluzioni spaziale e temporale sono causate<br />

dalla stretta connessione dell’effetto BOLD con la risposta<br />

emo<strong>di</strong>namica. Questo fatto introduce anche non poche<br />

incertezze sulle vali<strong>di</strong>tà delle aree attivate a causa <strong>di</strong> possibili<br />

effetti puramente emo<strong>di</strong>namici non connessi alla attivazione<br />

neuronale. In base a queste considerazioni è chiaro<br />

che si rende necessaria la ricerca <strong>di</strong> altri meto<strong>di</strong> che possano<br />

rendere le misure <strong>di</strong> localizzazione più atten<strong>di</strong>bili, più<br />

definite ed inoltre meglio risolte temporalmente in modo da<br />

poter approfon<strong>di</strong>re la <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> attivazione delle varie<br />

aree con la sequenzialità che ne faccia capire il ruolo e la gerarchia.<br />

Il mio gruppo <strong>di</strong> ricerca, con il sostegno del Centro “E. Fermi”<br />

<strong>di</strong> Roma, sta sviluppando, soprattutto presso i Laboratori<br />

del “S. Lucia” <strong>di</strong> Roma, una serie <strong>di</strong> linee <strong>di</strong> ricerca che<br />

sono qui schematizzate:<br />

1)realizzazione <strong>di</strong> nuove procedure per la misura contemporanea<br />

<strong>di</strong> fMRI e EEG in modo da utilizzare l’alta risoluzione<br />

temporale dell’EEG assieme alla risoluzione spaziale<br />

<strong>della</strong> fMRI e MRI. Da questa base abbiamo avviato<br />

stu<strong>di</strong> su:<br />

– potenziali evocati generati dall’attivazione cerebrale,<br />

contemporaneamente alla determinazione con fMRI <strong>della</strong><br />

parte <strong>di</strong> corteccia coinvolta,<br />

– gli effetti deboli sul campo magnetico causati dalle neurocorrenti<br />

con possibilità <strong>di</strong> localizzare <strong>di</strong>rettamente il<br />

processo <strong>di</strong> attivazione corticale,<br />

– applicazioni alle epilessie, per le quali è possibile localizzare<br />

con fMRI le aree responsabili delle scariche. Queste


SIMPOSI TEMATICI<br />

applicazioni hanno già fornito numerosi, rilevanti risultati,<br />

– possibili applicazioni al Brain Computer Interface (BCI)<br />

in cui il computer (ed eventualmente <strong>di</strong>spositivi attuatori)<br />

vengono governati tramite la volontaria generazione <strong>di</strong><br />

determinati segnali cerebrali;<br />

2)caratterizzazione <strong>della</strong> funzione cerebrale tramite lo stu<strong>di</strong>o<br />

delle <strong>di</strong>namiche metaboliche da essa indotte;<br />

3)funzione del midollo spinale con fMRI per la compren-<br />

sione dei fenomeni <strong>di</strong> base legati all’attivazione neuronale<br />

e per le possibili applicazioni al trattamento <strong>di</strong> traumi e<br />

patologie.<br />

La mia relazione consisterà nel descrivere alcuni <strong>di</strong> queste<br />

linee <strong>di</strong> ricerca, mettendo in evidenza aspetti che possano<br />

interessare i partecipanti al <strong>Congresso</strong>. In particolare saranno<br />

<strong>di</strong>scusse le potenzialità <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong> informazione che<br />

potranno derivare, nel prossimo futuro, dallo sviluppo dei<br />

nuovi meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> indagine.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 18.00-19.30<br />

SALA VERDE<br />

S80 - Simulazione e <strong>di</strong>ssimulazione in psichiatria<br />

(aspetti clinici e psichiatrico-forensi)<br />

Dalla <strong>di</strong>ssociazione alla simulazione:<br />

trappole e abusi nella costruzione del Sé<br />

G. Martini<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale Roma E (U.O.C. Municipio<br />

XVII)<br />

La questione <strong>della</strong> simulazione appare strettamente connessa<br />

a quella <strong>della</strong> <strong>di</strong>ssociazione, ponendosi ambedue a cavallo<br />

del sottile crinale tra normalità e patologia e <strong>di</strong> quello, dai<br />

risvolti ben più pesanti, tra imputabilità e non. La <strong>di</strong>ssociazione,<br />

a sua volta, rimanda al problema <strong>della</strong> molteplicità<br />

del Sé, <strong>di</strong> estrema complessità sia su <strong>di</strong> un piano filosofico<br />

che psico(pato)logico.<br />

Occorre rammentare che il Sé si costruisce anche attraverso<br />

le narrazioni altrui e le autonarrazioni dello stesso soggetto,<br />

il quale può raccontarsi – o essere raccontato – in mo<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fformi, talora incoerenti e contrad<strong>di</strong>ttori. In casi estremi,<br />

viene ad emergere la possibilità <strong>di</strong> una percezione <strong>di</strong>ssociata<br />

<strong>della</strong> propria identità.<br />

Da questo carattere incoerente <strong>della</strong> narrazione, quale attributo<br />

comune tanto alle situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssociazione che <strong>di</strong><br />

simulazione, le strade possono poi <strong>di</strong>vergere significativamente,<br />

traducendosi nel primo caso in una sorta <strong>di</strong> intrappolamento<br />

in un falso Sé, e nel secondo in una sorta <strong>di</strong><br />

“sfruttamento” consapevole dei meccanismi <strong>di</strong>ssociativi.<br />

Questi, pur restando tali nel loro specifico, esitano nella<br />

costruzione organica <strong>di</strong> un’immagine del Sé, che risulta all’osservatore<br />

in parte o in toto simulata, mentre l’interessato<br />

può convalidarla attraverso meccanismi <strong>di</strong> autoconvincimento<br />

“opportunista” anche a rinforzo sociale (ad<br />

esempio, il paziente può raccontarsi e finire col credersi<br />

vittima innocente, seppure macchiatosi consapevolmente<br />

<strong>di</strong> un delitto).<br />

Al <strong>di</strong> là del terreno giu<strong>di</strong>ziario, gli isterici ed i borderline sono<br />

forse coloro nei cui confronti la valutazione è più incerta,<br />

e più facile l’impressione <strong>di</strong> una coesistenza <strong>di</strong> simulazione<br />

e <strong>di</strong>ssociazione.<br />

Ciò pone non pochi quesiti allo psichiatra, sia d’or<strong>di</strong>ne etico<br />

che terapeutico, quesiti che possono tradursi nella <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare il paziente che si trova intrappolato al-<br />

MODERATORI<br />

V. Volterra, G.C. Nivoli<br />

l’interno dei suoi meccanismi <strong>di</strong>ssociativi da quello che ne<br />

abusa più o meno coscientemente al fine <strong>di</strong> un vantaggio secondario.<br />

Aspetti <strong>della</strong> simulazione intramoenia<br />

A. Ferraro<br />

Ospedale Psichiatrico Giu<strong>di</strong>ziario, Aversa<br />

La con<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> carcerazione produce, in genere, la<br />

necessità <strong>di</strong> liberarsi da essa da parte dei detenuti utilizzando<br />

una serie <strong>di</strong> motivazioni che nella maggior parte dei<br />

casi si relazionano ad un aggravamento delle con<strong>di</strong>zioni<br />

generali dell’organismo, e più precisamente la maggior<br />

parte delle volte tale aggravamento è rapportabile a peggioramenti<br />

delle con<strong>di</strong>zioni psichiatriche o psichiche in<br />

generale.<br />

La necessità <strong>di</strong> produrre concrete con<strong>di</strong>zioni che rafforzino<br />

la motivazione clinica induce i soggetti che tentano tale<br />

strada ad avviarsi verso un comportamento che, strumentalmente<br />

utilizzato, produce nel tempo e nei soggetti<br />

pre<strong>di</strong>sposti una vera e propria con<strong>di</strong>zione psicopatologica<br />

da cui <strong>di</strong>viene <strong>di</strong>fficile liberarsi.<br />

Un corretto punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> tale fenomeno è dato dallo<br />

stu<strong>di</strong>o analitico delle osservazioni psichiatriche <strong>di</strong> soggetti<br />

provenienti dalle strutture carcerarie, ovverosia dalla valutazione<br />

numerica qualitativa e quantitativa dei soggetti<br />

che vengono inviati in Ospedale Psichiatrico Giu<strong>di</strong>ziario<br />

da vari istituti carcerari per la valutazione clinica delle<br />

con<strong>di</strong>zioni psichiche, alla luce <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> valore psichiatrico<br />

compiute nelle carceri <strong>di</strong> appartenenza.<br />

Nella comunicazione saranno presentati dati delle osservazioni<br />

psichiatriche avvenute dal 1991 al 2005, con particolare<br />

riferimento agli ultimi tre anni, periodo in cui le<br />

osservazioni psichiatriche si sono svolte non più in OPG<br />

ma in apposita sezione del carcere <strong>di</strong> Napoli Secon<strong>di</strong>gliano,<br />

con il coor<strong>di</strong>namento e la <strong>di</strong>rezione dell’autore.<br />

Nella comunicazione si proporrà una revisione possibile<br />

<strong>della</strong> Sindrome <strong>di</strong> Ganser ed il corretto significato <strong>di</strong>agnostico<br />

del Disturbo Fittizio.<br />

178


Simulazione negli abusi infantili<br />

G.C. Nivoli<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Sassari<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> problematica degli abusi infantili numerosi<br />

stu<strong>di</strong> mettono in luce la possibilità <strong>della</strong> simulazione <strong>di</strong><br />

un abuso attraverso una falsa accusa.<br />

Per falsa accusa si intende la denuncia all’autorità <strong>di</strong> un abuso<br />

che in realtà non è avvenuto. Le motivazioni alla base <strong>di</strong><br />

una falsa accusa possono essere molteplici: L’Autore attraverso<br />

una esemplificazione clinica illustra alcune motivazioni<br />

che sottendono tale comportamento, quali l’evitamento<br />

<strong>della</strong> punizione, la ricerca <strong>della</strong> libertà, il controllo delle<br />

situazioni ansiogene, il viraggio amore-o<strong>di</strong>o, la vendetta<br />

personale, la vendetta per procura, la giustificazione <strong>della</strong><br />

per<strong>di</strong>ta <strong>della</strong> verginità, la mitomania.<br />

Inoltre vengono illustrate le <strong>di</strong>namiche psicopatologiche, in<strong>di</strong>viduali<br />

e <strong>di</strong> gruppo, che spesso rendono <strong>di</strong>fficile una corretta<br />

raccolta anamnestica aderente alla realtà.<br />

Verità e bugie nella testimonianza<br />

V. Volterra<br />

Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Un problema spesso estremamente complesso in ambito psichiatrico<br />

forense è quello <strong>della</strong> valutazione dell’atten<strong>di</strong>bilità<br />

<strong>di</strong> una testimonianza.<br />

179<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

È questo un aspetto che segue quello del riconoscimento<br />

<strong>della</strong> “competenza” del testimone, cioè del possesso che<br />

egli ha <strong>di</strong> capacità cognitive <strong>di</strong> percezione, memoria, coerenza<br />

e continuità <strong>di</strong> pensiero, comprensione, competenze<br />

linguistiche, capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere la realtà dall’immaginazione,<br />

nonché <strong>di</strong> controllo emotivo e <strong>di</strong> adattamento sociale,<br />

in sintesi <strong>di</strong> equilibrato sviluppo e <strong>di</strong>sponibilità delle funzioni<br />

psichiche <strong>di</strong> base.<br />

L’atten<strong>di</strong>bilità, che da alla testimonianza la patente <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>bilità,<br />

è conferita dall’affidabilità, ripetibilità e vali<strong>di</strong>tà del<br />

contenuto oggetto <strong>della</strong> testimonianza stessa.<br />

In questo ambito è necessario <strong>di</strong>stinguere la menzogna cosciente<br />

utilitaristica <strong>di</strong> un soggetto consapevole, teso a falsare<br />

la realtà, dalle pseudomenzogne non consapevoli, né<br />

strumentali, così come accertare eventuali bugie “patologiche”<br />

in soggetti deboli mentali, psicotici, con <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong><br />

personalità, mitomani, ecc.<br />

Vengono in<strong>di</strong>cati alcuni strumenti psicologici (“Statement<br />

vali<strong>di</strong>ty analysis”, “Reality monitoring”, CBCA, ecc.), psicobiologici<br />

e investigativi atti ad accertare l’atten<strong>di</strong>bilità<br />

<strong>della</strong> testimonianza, e l’approccio clinico e me<strong>di</strong>co legale<br />

che lo psichiatra deve espletare nell’ambito <strong>di</strong> un’eventuale<br />

consulenza tecnica.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

S81 - L’ADHD dall’età evolutiva a quella adulta<br />

Le terapie farmacologiche per l’ADHD:<br />

criteri <strong>di</strong> valutazione dell’efficacia e<br />

modalità <strong>di</strong> scelta tra i <strong>di</strong>versi trattamenti<br />

B. Ancilletta, G.L. Melis, A. Zuddas<br />

Centro Terapie Farmacologiche in Neuropsichiatria dell’Infanzia<br />

e Adolescenza, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze,<br />

Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Gli psicostimolanti, ed il metilfenidato in particolare, costituiscono<br />

il gold standard <strong>della</strong> terapia farmacologica<br />

per l’ADHD.<br />

Le caratteristiche <strong>di</strong> tali farmaci e le modalità del loro uso<br />

sono state riportati e <strong>di</strong>scusse in innumerevoli linee guida<br />

nazionali ed internazionali 1 2 .<br />

Negli ultimi anni nuovi farmaci e nuove formulazioni dello<br />

stesso metilfenidato sono <strong>di</strong>ventati <strong>di</strong>sponibili in numerosi<br />

paesi dell’Unione Europea.<br />

Questi farmaci sono caratterizzati da una maggiore durata<br />

(giornaliera) degli effetti terapeutici, da un <strong>di</strong>verso profilo<br />

<strong>di</strong> effetti indesiderati, da un minore (per alcuni assen-<br />

MODERATORI<br />

A. Pasini, P. Curatolo<br />

te) possibilità <strong>di</strong> uso incongruo e da un costo più elevato.<br />

Con un approccio “Evidence-based”, verranno illustrati e<br />

<strong>di</strong>scussi i criteri <strong>di</strong> valutazione dell’efficacia e le possibili<br />

modalità <strong>di</strong> scelta tra i <strong>di</strong>versi trattamenti farmacologici<br />

<strong>di</strong>sponibili, verificando sulla base <strong>della</strong> realtà <strong>Italiana</strong><br />

le possibilità <strong>di</strong> risposta a problemi ancora aperti: esiste in<br />

realtà una migliore compliance? Per quanto tempo proseguire<br />

la terapia?<br />

Quali possibili specifiche strategie terapeutiche in presenza<br />

<strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà? Come giustificare i maggiori costi delle<br />

nuove formulazioni?<br />

Bibliografia<br />

1 SINPIA. Linee guida per l’ADHD in età evolutiva: I. Diagnosi<br />

e terapie farmacologiche. Giornale <strong>di</strong> Neuropsichiatria dell’Età<br />

Evolutiva 2004;24(Suppl 1):41-87.<br />

2 Taylor, et al. European clinical guidelines for hyperkinetic <strong>di</strong>sorder<br />

- first upgrade. Eur Child Adolesc Psychiatry<br />

2004;13(Suppl 1):I-7-I-30.


SIMPOSI TEMATICI<br />

La valutazione neuropsicologica dell’ADHD<br />

G.M. Marzocchi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia, Università <strong>di</strong> Milano “Bicocca”<br />

Introduzione: esiste un’ampia gamma <strong>di</strong> strumenti per la<br />

valutazione del funzionamento mentale e la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> psicopatologie<br />

in età evolutiva.<br />

Per quanto riguarda il Disturbo da Deficit <strong>di</strong> Attenzione Iperattività<br />

(ADHD) la <strong>di</strong>agnosi viene formulata in base a principi<br />

<strong>di</strong> carattere clinico e attraverso l’uso <strong>di</strong> strumenti che<br />

permettono <strong>di</strong> fornire utili in<strong>di</strong>catori.<br />

Tra gli strumenti che possono essere <strong>di</strong> una certa utilità i test<br />

cognitivi hanno lo scopo <strong>di</strong> permettere al clinico <strong>di</strong> inquadrare<br />

e approfon<strong>di</strong>re il profilo cognitivo <strong>di</strong> ciascun bambino<br />

ed eventualmente orientare un intervento terapeutico<br />

<strong>di</strong>retto al bambino stesso.<br />

Inoltre da un punto <strong>di</strong> vista <strong>della</strong> ricerca i test cognitivi sono<br />

utili anche per fornire una migliore comprensione del<br />

profilo neuropsicologico dell’ADHD.<br />

Tra i test più utilizzati per la valutazione neuropsicologica<br />

dell’ADHD ricor<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>verse prove classicamente impiegate<br />

per l’esame <strong>di</strong> pazienti con lesioni nelle aree prefrontali.<br />

Tali si sono rivelati sufficientemente <strong>di</strong>scriminativi tra gruppi<br />

<strong>di</strong> bambini con ADHD rispetto ai controlli, ma rimane ancora<br />

da capire qual è la capacità <strong>di</strong> questi test <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare<br />

<strong>di</strong>versi gruppi <strong>di</strong> pazienti.<br />

Metodologia: durante la presentazione verranno descritti<br />

alcuni test tra cui la Torre <strong>di</strong> Londra, il Test <strong>di</strong> Stroop, il<br />

Continuous Performance Test, il Matching Familiar Figure<br />

Test, il Test <strong>di</strong> Fluenza Fonemica, il Wisconsin Card Sorting<br />

Test. Inoltre verranno descritti alcuni stu<strong>di</strong> che hanno confrontato<br />

le prestazioni <strong>di</strong> bambini con ADHD e/o Dislessia<br />

Evolutiva, allo scopo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare quali prove risultano<br />

essere maggiormente <strong>di</strong>scriminative tra questi <strong>di</strong>sturbi. Oltre<br />

ai test classici sopradescritti verranno anche presi in esame<br />

anche altre prove, <strong>di</strong> più recente pubblicazione, tra cui il<br />

Junior Hayling, il Walk Don’t Walk e la prova <strong>di</strong> Memoria<br />

Strategica.<br />

Risultati: sinteticamente i risultati esposti in questa presentazione<br />

<strong>di</strong>mostrano che i bambini con ADHD hanno <strong>di</strong>fficoltà<br />

soprattutto in compiti che richiedono la coor<strong>di</strong>nazione,<br />

il monitoraggio e la flessibilità cognitiva necessaria all’esecuzione<br />

<strong>di</strong> schemi comportamentali complessi, e l’uso <strong>di</strong><br />

strategie (tutte queste operazioni mentali possono rientrare<br />

nell’ambito delle Funzioni Esecutive).<br />

D’altro canto, i test che richiedono “semplicemente” il mantenimento<br />

dell’attenzione o l’inibizione <strong>di</strong> risposte motorie<br />

non sono sufficientemente <strong>di</strong>scriminativi tra soggetti con<br />

ADHD e Disturbi <strong>di</strong> Appren<strong>di</strong>mento.<br />

Conclusioni: la valutazione neuropsicologica consente sia<br />

<strong>di</strong> ottenere un profilo <strong>di</strong> funzionamento cognitivo del bambino<br />

con ADHD che testare varie ipotesi eziopatogenetiche<br />

tra cui quella frontale.<br />

Il significato clinico <strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà<br />

nell’ADHD<br />

G. Masi, S. Millepie<strong>di</strong>, M. Mucci, N. Bertini, S. Berloffa,<br />

C. Pfanner, C. Pari<br />

IRCCS Stella Maris per la Neuropsichiatria dell’Infanzia e<br />

dell’Adolescenza, Calambrone, Pisa<br />

Il <strong>di</strong>sturbo da deficit dell’attenzione ed iperattività (o<br />

ADHD) è uno dei <strong>di</strong>sturbi psicocomportamentali più frequenti<br />

nell’infanzia e nell’adolescenza, con una prevalenza<br />

stimata tra il 2 ed il 5%. I sintomi nucleari del <strong>di</strong>sturbo (iperattività,<br />

impulsività, <strong>di</strong>sturbo attentivo) sono relativamente<br />

aspecifici, essendo riscontrabili sia in bambini normali, sia<br />

in altri quadri psicopatologici, e pongono quin<strong>di</strong> delicati<br />

problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale. Le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong>agnostiche<br />

sono rese più complesse dal fatto che almeno i due terzi<br />

dei soggetti con ADHD ha comorbi<strong>di</strong>tà con altri <strong>di</strong>sturbi<br />

psicocomportamentali, e sostanzialmente gli stessi <strong>di</strong>sturbi<br />

entrano sia in comorbi<strong>di</strong>tà che in <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale.<br />

Quin<strong>di</strong> gli stessi sintomi, ad un <strong>di</strong>verso grado <strong>di</strong> intensità,<br />

possono essere parte integrante del quadro clinico dell’ADHD,<br />

oppure possono essere parte <strong>di</strong> quadri clinici che<br />

simulano l’ADHD, o che possono essere in comorbi<strong>di</strong>tà all’ADHD.<br />

Anche se da un punto <strong>di</strong> vista teorico i confini tra<br />

queste tre possibilità sono ben tracciabili, nella realtà clinica<br />

non sempre questo processo è agevole. Ne consegue che<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale e comorbi<strong>di</strong>tà sono strettamente intrecciate.<br />

L’interpretazione <strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà è probabilmente<br />

responsabile <strong>della</strong> gran parte degli errori <strong>di</strong>agnostici<br />

per l’ADHD.<br />

La evidenziazione <strong>di</strong> specifici sottotipi <strong>di</strong>agnostici, sulla base<br />

<strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà (con <strong>di</strong>sturbo oppositivo-provocatorio<br />

o <strong>della</strong> condotta, con <strong>di</strong>sturbi affettivi depressivi o bipolari,<br />

con <strong>di</strong>sturbi d’ansia, ecc.), anche se non del tutto validata,<br />

appare operativamente utile, poiché ha probabilmente implicazioni<br />

sulla prognosi e sulla scelta dei trattamenti.<br />

Scopo <strong>della</strong> presentazione è quello <strong>di</strong> delineare attraverso la<br />

descrizioni <strong>di</strong> casistiche specifiche, i problemi <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà<br />

e <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> ADHD, con particolare riferimento<br />

ai <strong>di</strong>sturbi esternalizzanti (<strong>di</strong>sturbo oppositivo-provocatorio<br />

e <strong>di</strong>sturbo <strong>della</strong> condotta), ai <strong>di</strong>sturbi d’ansia, alla<br />

depressione, al Disturbo Bipolare, al Disturbo Ossessivo<br />

Compulsivo con o senza tic ed ai <strong>di</strong>sturbi pervasivi dello<br />

sviluppo.<br />

Bibliografia<br />

1 Masi G, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci M, Bertini N, Pfanner C, Arcangeli<br />

F. Comorbi<strong>di</strong>ty of obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder and ADHD<br />

in referred children and adolescents. Comprehensive Psychiatry,<br />

in stampa.<br />

2 Masi G, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci M, Pascale RR, Perugi G, Akiskal<br />

HS. Phenomenology and comorbi<strong>di</strong>ty of dysthymic <strong>di</strong>sorder in<br />

100 consecutively referred children and adolescents: beyond<br />

DSM IV. Can J Psychiatry 2003;48:99-105.<br />

3 Masi G, Toni C, Perugi G, Travierso MC, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci<br />

M, et al. Externalizing <strong>di</strong>sorders in consecutively referred children<br />

and adolescents with bipolar <strong>di</strong>sorder. Comprehensive<br />

Psychiatry 2003;44:184-9.<br />

180


Il passaggio dell’ADHD, dall’età evolutiva<br />

a quella adulta<br />

A. Pasini<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Roma “Tor<br />

Vergata”<br />

Introduzione: il <strong>di</strong>sturbo da deficit dell’attenzione<br />

(ADHD) è la più <strong>di</strong>ffusa forma <strong>di</strong> psicopatologia dell’età<br />

evolutiva, il suo tasso <strong>di</strong> prevalenza varia tra il 3 ed il 5%<br />

<strong>della</strong> popolazione generale. In percentuali variabili, dal 30<br />

al 60%, l’ADHD continua a manifestarsi anche nell’età<br />

adulta, soltanto che non viene facilmente <strong>di</strong>agnosticato in<br />

quanto si associa spesso ad altri <strong>di</strong>sturbi mentali, quali: i <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’umore, i <strong>di</strong>sturbi d’ansia, da uso <strong>di</strong> sostanze e ad<br />

alcuni <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità. Quella <strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà è<br />

una caratteristica dell’ADHD che si manifesta anche durante<br />

l’età evolutiva. Infatti, durante l’infanzia l’ADHD si associa<br />

spesso a <strong>di</strong>sturbi d’ansia, a <strong>di</strong>sturbi dell’umore, al <strong>di</strong>sturbo<br />

oppositivo provocatorio ed a quelli <strong>della</strong> condotta,<br />

mentre durante l’adolescenza sono frequenti le comorbi<strong>di</strong>tà<br />

con l’uso <strong>di</strong> sostanze ed i Disturbi <strong>della</strong> Personalità. Considerando<br />

le principali <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche del <strong>di</strong>sturbo,<br />

è possibile constatare che mentre il deficit dell’attenzione<br />

tende a rimanere immo<strong>di</strong>ficato l’iperattività e l’impulsività<br />

tendono ad attenuarsi o a rendersi socialmente più<br />

accettabili. Mentre si sta sviluppando un interesse crescente<br />

per la <strong>di</strong>agnosi e la terapia dell’ADHD nell’adulto, molti sono<br />

gli interrogativi che si pongono sulla sua patogenesi, sulla<br />

sua etiologia ed, anche, sui motivi che generano le frequenti<br />

comorbi<strong>di</strong>tà. Nell’ADHD è stata posta in evidenza la<br />

compromissione <strong>di</strong> funzioni neurocognitive, tra esse si possono<br />

citare: alcuni tipi <strong>di</strong> funzioni esecutive, l’attenzione<br />

(soprattutto quella sostenuta) ed alcune forme <strong>di</strong> memoria.<br />

L’alterazione delle funzioni neurocognitive ha consentito<br />

anche l’elaborazione <strong>di</strong> modelli patogenetici dell’ADHD<br />

che devono ancora essere verificati. Dal punto <strong>di</strong> vista terapeutico<br />

è stata <strong>di</strong>mostrata, in una larga parte dei casi <strong>di</strong><br />

ADHD, una risposta favorevole a farmaci che intervengono<br />

sui trasportatori <strong>della</strong> dopamina e <strong>della</strong> noradrenalina. Le risposte<br />

terapeutiche al trattamento psicofarmacologico sono<br />

state stu<strong>di</strong>ate sia nei bambini e negli adolescenti che negli<br />

adulti. In questo lavoro si approfon<strong>di</strong>ranno il ruolo delle<br />

funzioni neurocognitive nella patogenesi dell’ADHD e la risposta<br />

al trattamento <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sturbo mentale nelle varie<br />

età <strong>della</strong> vita.<br />

Metodologia: verranno esposti i risultati <strong>di</strong> alcuni stu<strong>di</strong><br />

condotti dall’U.O. <strong>di</strong> Neuropsichiatria Infantile del Policlinico<br />

<strong>di</strong> “Tor vergata”, sui seguenti argomenti: valutazione<br />

delle funzioni neurocognitive e <strong>della</strong> psicopatologia nell’ADHD;<br />

misurazione delle stesse variabili in soggetti con<br />

ADHD e nei loro familiari non affetti dal <strong>di</strong>sturbo; valutazione<br />

<strong>della</strong> risposta alla terapia con metilfenidato in rapporto<br />

ai genotipo per il gene del trasportatore <strong>della</strong> dopamina<br />

(DAT).<br />

181<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Risultati: nello stu<strong>di</strong>o sui soggetti con ADHD ed i loro genitori<br />

non affetti viene rilevato come siano copresenti, nei<br />

due gruppi considerati, alcune alterazioni <strong>di</strong> funzioni neurocognitive,<br />

ma non <strong>di</strong>sfunzioni dell’inibizione (che è posta al<br />

centro <strong>della</strong> patogenesi dell’ADHD, in alcuni modelli del<br />

<strong>di</strong>sturbo). È stata, inoltre, stu<strong>di</strong>ata l’importanza del genotipo<br />

per il gene DAT sulle risposte terapeutiche all’assunzione<br />

<strong>di</strong> metilfenidato. In particolare, sono state misurate le variazioni<br />

delle variabili psicopatologiche e neurocognitive<br />

dopo l’assunzione del farmaco da parte dei soggetti con<br />

ADHD.<br />

Conclusioni: gli stu<strong>di</strong> presentati consentono <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere<br />

un’ampia panoramica <strong>di</strong> risultati che si riferiscono alla presenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzioni delle funzioni esecutive nell’ADHD,<br />

alla esistenza <strong>di</strong> eventuali <strong>di</strong>fferenze esistenti nei sottotipi<br />

<strong>di</strong>agnostici, al ruolo delle alterazioni delle funzioni neurocognitive<br />

(soprattutto, delle <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> inibizione)<br />

nella patogenesi del <strong>di</strong>sturbo. Inoltre, viene <strong>di</strong>scusso il ruolo<br />

delle <strong>di</strong>sfunzioni neurocognitive trovate nei genitori <strong>di</strong><br />

soggetti con ADHD e l’influenza del genotipo del gene DAT<br />

sulla risposta al trattamento con metilfenidato.<br />

Ruolo delle misure psicofisiologiche<br />

nella caratterizzazione dei sottotipi <strong>di</strong> ADHD<br />

M.C. Porfirio, M.L. Montanaro, L. Gennaro, S. Pennacchia,<br />

M. Vignati, P. Curatolo, A. Pasini, S. Seri<br />

U.O. <strong>di</strong> NPI Clinica “S. Alessandro”, Policlinico <strong>di</strong> Tor Vergata,<br />

Roma<br />

Il <strong>di</strong>sturbo da deficit <strong>di</strong> attenzione (ADHD) colpisce circa il<br />

2-4% dei bambini in età scolare e presenta una fenomenologia<br />

clinica quanto mai complessa, a cui corrispondono profili<br />

neurocognitivi, psicopatologici e neurofisiologici <strong>di</strong>fferenti.<br />

Tali aspetti sono con<strong>di</strong>zionati anche dalla frequente<br />

comorbi<strong>di</strong>tà dell’ADHD con altri <strong>di</strong>sturbi psichiatrici.<br />

Il ruolo <strong>di</strong> alcune misure <strong>di</strong>mensionali nell’integrare le<br />

informazioni ottenute dalla clinica è attualmente <strong>di</strong> grande<br />

interesse nel definire degli endofenotipi, misure cioè più<br />

stabili e correlabili alle <strong>di</strong>sfunzioni che rappresentano i substrati<br />

biologici e genetici del <strong>di</strong>sturbo.<br />

Questo permette <strong>di</strong> ottimizzare le scelte sia <strong>di</strong> tipo farmacologico<br />

sia <strong>di</strong> valutazione <strong>della</strong> prognosi.<br />

Obiettivo del presente lavoro è quello <strong>di</strong> correlare la risposta<br />

<strong>di</strong> inibizione al riflesso <strong>di</strong> startle (Prepulse Inhibition of<br />

startle reflex), misurata attraverso la registrazione EEG dell’onda<br />

P50 con alcuni parametri clinici <strong>della</strong> valutazione<br />

neuropsicologica in un gruppo <strong>di</strong> 30 bambini e adolescenti<br />

con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> ADHD, secondo i criteri del DSM-IV TR.<br />

I dati ottenuti sono spunto <strong>di</strong> riflessione sulla grande eterogeneità<br />

<strong>di</strong> questa popolazione <strong>di</strong> pazienti e su alcune <strong>di</strong>fferenze<br />

nelle misure quantitative da noi stu<strong>di</strong>ate, che potrebbero<br />

essere d’aiuto nella definizione <strong>di</strong> sottotipi specifici rispetto<br />

alle variabili considerate.


SIMPOSI TEMATICI<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 2<br />

S82 - La cura <strong>della</strong> malattia mentale<br />

e <strong>della</strong> violenza negli OPG<br />

Terapia e riabilitazione <strong>di</strong> 87 soggetti autori<br />

<strong>di</strong> gravi reati (omici<strong>di</strong> e tentati omici<strong>di</strong>)<br />

in carico all’OPG <strong>di</strong> Castiglione delle Stiviere<br />

R. Bardelli, A. Calogero, F. Nocini, G. Rivellini<br />

Presi<strong>di</strong>o Ospedale Psichiatrico Giu<strong>di</strong>ziario <strong>di</strong> Castiglione<br />

delle Stiviere, Azienda Ospedaliera “C. Poma” <strong>di</strong> Mantova<br />

Il comune sentire del citta<strong>di</strong>no tende ad associare i comportamenti<br />

violenti con i <strong>di</strong>sturbi mentali. La letteratura accumulata<br />

negli ultimi 30 anni tende invece a non assegnare alla<br />

malattia mentale, <strong>di</strong> per sé, un significativo rischio criminogeno,<br />

ma evidenzia tuttavia la criticità in particolari sotto<br />

gruppi <strong>di</strong> pazienti, quando siano presenti in associazione alcuni<br />

fattori <strong>di</strong> rischio. Così la ricerca Taylor et al. (Br J Psychiatry<br />

1998;172:218-26), condotta su 1740 pazienti autori<br />

<strong>di</strong> reato, dopo avere <strong>di</strong>stinto la popolazione in tre gran<strong>di</strong><br />

gruppi (psicosi pura, <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità e <strong>di</strong>sturbi affettivi),<br />

conclude con il risultato secondo cui, nell’ambito degli<br />

autori <strong>di</strong> reati violenti (omici<strong>di</strong>o e tentato), prevarrebbero<br />

gli psicotici schizofrenici con la contemporanea presenza<br />

<strong>di</strong> allucinazioni e delirio <strong>di</strong> tipo persecutori. Lo stu<strong>di</strong>o Eronen<br />

et al. (The Psychiatric Epidemiology of Violent Behaviour.<br />

Soc Psychiatry – Psychiatry Epidemiol 1998;33:13-<br />

23) sostiene che l’associazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi, costellazione<br />

sintomatica, abuso <strong>di</strong> sostanze e basso livello sociale espongono<br />

al rischio <strong>di</strong> reati violenti.<br />

Gli OPG costituiscono in Italia, al pari <strong>di</strong> altre istituzioni <strong>di</strong><br />

massima sicurezza presenti in Olanda, Germania e Regni<br />

Unito, soggetti istituzionali “forti” dove vengono approntate<br />

strategie <strong>di</strong> cura e riabilitazione verso soggetti violenti. La<br />

presente ricerca ha campionato 87 soggetti ambo sesso, autori<br />

<strong>di</strong> reati quale omici<strong>di</strong>o e/o tentato omici<strong>di</strong>o, presenti in<br />

istituto al 30 giugno 2005. I risultati, ancora preliminari, si<br />

limitano a 69 in<strong>di</strong>vidui e costituiscono l’iniziale contributo<br />

<strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o volto ad analizzati le strategie <strong>di</strong> cura e la partecipazione<br />

ai progetti riabilitativi, nell’intento <strong>di</strong> monitorare<br />

il possibile miglioramento clinico e relazionale <strong>di</strong> questi<br />

pazienti. Lo stu<strong>di</strong>o dunque è preparatorio rispetto alla fase<br />

due, che prevede <strong>di</strong> valutare a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> almeno due anni<br />

dalla <strong>di</strong>missione, l’effettiva capacità <strong>di</strong> tenuta <strong>di</strong> questi pazienti<br />

nel territorio, sia se essi finiscono in ambito comunitario<br />

a vari livelli <strong>di</strong> protezione (la maggioranza), sia se inseriti<br />

in un contesto più autonomo.<br />

Il campione è costituito per il 71% da soggetti affetti da <strong>di</strong>sturbo<br />

riconducibile allo spettro <strong>della</strong> Schizofrenia e sindromi<br />

deliranti. Segue nell’or<strong>di</strong>ne il 13% <strong>di</strong> Disturbi <strong>della</strong> Personalità,<br />

10% <strong>di</strong> sindromi affettive gravi, 3% ritardo mentale,<br />

2% <strong>di</strong>sturbi da cronica intossicazione, 1% psicosi <strong>di</strong> natura<br />

organica.<br />

Risultati: il 91% dei soggetti assume terapia orale. La pratica<br />

<strong>della</strong> terapia depot è trascurabile a conferma <strong>di</strong> una buona<br />

compliance farmacologia e buona relazione terapeutica.<br />

MODERATORI<br />

G.C. Nivoli, E. Aguglia<br />

Il 26% del campione <strong>di</strong> soggetti psicotici assume neurolettico<br />

tra<strong>di</strong>zionale, mentre il 48% assume neurolettico “atipico”<br />

in mono-terapia, associata alle sole benzo<strong>di</strong>azepine. Sembra<br />

efficace inoltre l’associazione <strong>di</strong> atipico e stabilizzatore<br />

umore (14%) ovvero atipico, stabilizzatore e SSRI (33%)<br />

nei casi <strong>di</strong> gravi <strong>di</strong>sturbi affettivi (bipolari), come nei <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> personalità.<br />

Gli schemi <strong>di</strong> terapia farmacologica non sembrano significativamente<br />

associati al grado <strong>di</strong> adesione rispetto ai programmi<br />

riabilitativi, per quanto i pazienti in terapia con atipico<br />

mostrino un tendenziale maggior grado <strong>di</strong> adesione. Al contrario<br />

la classe <strong>di</strong>agnostica sembra significativamente associata<br />

(p < 0,05) al grado <strong>di</strong> adesione ai <strong>di</strong>fferenti programmi<br />

riabilitativi. Soggetti psicotici mostrano <strong>di</strong> “reggere” meglio<br />

dei soggetti “borderline” l’inserimento in percorsi socializzanti<br />

– psico pedagogici espressivi. Il sottogruppo <strong>di</strong> soggetti<br />

affetti da gravi <strong>di</strong>sturbi dell’umore e gli schizofrenici ad<br />

esor<strong>di</strong>o recente sembrano infine meglio <strong>di</strong>sponibili a partecipare<br />

ai percorsi con maggiore richiesta <strong>di</strong> competenza cognitivo<br />

– relazionale, tipo laboratori <strong>di</strong> restauro e/o attività professionalizzanti<br />

(informatica, stampa, sartoria).<br />

Conclusioni: i risultati preliminari <strong>di</strong> questa ricerca evidenziano<br />

che i soggetti con gravi Disturbi <strong>della</strong> Personalità richiedono<br />

maggior carico farmacologico e sono esposti al rischio<br />

<strong>di</strong> bassa compliance verso i programmi riabilitativi.<br />

Strategie <strong>di</strong> cura possibili nell’Ospedale<br />

Psichiatrico Giu<strong>di</strong>ziario <strong>di</strong> Aversa<br />

A. Ferraro<br />

Direttore Ospedale Psichiatrico Giu<strong>di</strong>ziario <strong>di</strong> Aversa, Ministero<br />

Giustizia<br />

L’ultimo dei manicomi può insegnare, ed essere palestra <strong>di</strong><br />

un modo <strong>di</strong> fare <strong>di</strong>agnosi e cura che permettano stu<strong>di</strong>o e ricerca.<br />

Il punto <strong>di</strong> partenza è – in un certo senso – curare la<br />

struttura che ospita gli internati, attraverso una continua formazione<br />

in senso sanitario degli operatori e consapevolezza<br />

<strong>di</strong> fare qualcosa <strong>di</strong> utilmente possibile. Poi capire chi c’è<br />

dentro, la storia clinica e <strong>di</strong> vita degli ospiti, e quale può essere<br />

il loro tragitto prima <strong>di</strong> arrivare ad esplodere in violenza.<br />

E quin<strong>di</strong> svolgere il proprio lavoro utilizzando farmaci,<br />

ma anche terapie meno destrutturanti, anzi, ristrutturando<br />

quello che c’era e, in questo senso, recuperando i rapporti<br />

con le strutture sanitarie regionali dei singoli pazienti, per<br />

un realizzabile affidamento al territorio.<br />

Un complesso lavoro che attraversa una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, date<br />

dall’ambiguità dell’istituzione e spesso da una impreparazione<br />

del territorio per quanto concerne gli aspetti forensi <strong>della</strong><br />

psichiatria. Ma che produce anche risultati, come quello <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mettere piuttosto che internare, sciogliere al posto <strong>di</strong> legare,<br />

fino al termine <strong>di</strong> un tragitto terapeutico che passa dalle cer-<br />

182


tezze alle scoperte. Le possibili strategie <strong>di</strong> cura si devono<br />

confrontare con limiti, ma anche con possibilità non sempre<br />

valutate nel loro senso più corretto. Nell’ambito <strong>della</strong> psichiatria<br />

Forense l’ospedale psichiatrico giu<strong>di</strong>ziario ha il suo<br />

significato più interessante e certamente più completo; ma anche<br />

gli aspetti criminologici, e quelli legati alle scienze <strong>della</strong><br />

devianza, o gli aspetti giuri<strong>di</strong>ci propri <strong>della</strong> giustizia si pongono<br />

con attenzione verso l’argomento.<br />

Nella relazione saranno presentati i dati del 2005 e degli anni<br />

precedenti relativi agli ingressi e <strong>di</strong>missioni, alle <strong>di</strong>agnosi<br />

e al trattamento, alle attività terapeutiche e ai risultati che<br />

si sono ottenuti nella riduzione degli atteggiamenti violenti<br />

ed degli atti auto ed eteroaggressivi.<br />

Il superamento dell’OPG e l’applicazione<br />

delle misure alternative<br />

E. Aguglia, D. Carlino, F. Ottolenghi, M. De Vanna<br />

U.C.O. <strong>di</strong> Clinica Psichiatrica, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Cliniche,<br />

Morfologiche e Tecnologiche, Università <strong>di</strong> Trieste<br />

La chiusura degli Ospedali Psichiatrici ha eliminato un punto<br />

<strong>di</strong> riferimento per il controllo sociale, normativo ed organizzativo<br />

che ha reso ancora più drammatica la contrad<strong>di</strong>zione<br />

sul ruolo dell’OPG, conteso tra necessità sanitarie e<br />

custo<strong>di</strong>alistiche.<br />

L’applicazione <strong>di</strong> modelli alternativi è stata presa in considerazione<br />

da una sentenza <strong>della</strong> Corte Costituzionale del<br />

18/7/2003 che sancisce l’illegittimità dell’art. 222 e che permette<br />

quin<strong>di</strong> al giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> inviare un paziente presso idonee<br />

strutture terapeutiche che garantiscano un progetto riabilitativo<br />

opportuno.<br />

Risulta tuttavia <strong>di</strong>fficile il rientro nell’ambiente sociale, che<br />

ostacola, spesso, sia involontariamente che volontariamente<br />

il reinserimento del soggetto, a causa del naturale, ed ormai<br />

storicamente ra<strong>di</strong>cato, processo <strong>di</strong> rifiuto e dello stigma che<br />

la società ha verso la follia in associazione con il fatto-reato.<br />

È molto <strong>di</strong>fficoltoso anche, è possibile comunque solo in<br />

un’esigua percentuale <strong>di</strong> casi, il rientro in ambito familiare,<br />

laddove presente, dati i vari gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgregazione che non<br />

permettono <strong>di</strong> gestire psicologicamente e materialmente il<br />

proprio congiunto.<br />

La sede più idonea per il reinserimento è, quin<strong>di</strong>, un luogo,<br />

in genere esterno sia all’ambito familiare che sociale, che<br />

ospita altri soggetti con gli stessi problemi e la stessa storia<br />

ed in cui équipe sanitarie multi<strong>di</strong>sciplinari svolgono importanti<br />

funzioni <strong>di</strong> assistenza clinica e socio-riabilitativa. In altre<br />

parole, si fa riferimento a quelle “strutture interme<strong>di</strong>e”,<br />

“comunità”, “case alloggio”, “case <strong>di</strong> riposo”, ed altre ancora,<br />

tutte con proprie peculiarità riguardo alla strutturazione<br />

interna ed al tipo <strong>di</strong> trattamento, ma che, comunque, rappresentano<br />

una tappa interme<strong>di</strong>a, <strong>di</strong> passaggio, ed oltremodo<br />

importante <strong>di</strong> quello che dovrebbe essere il definitivo<br />

reinserimento del soggetto nella società. Tale processo, infatti,<br />

non può che avvenire in modo graduale, progressivo e<br />

ciò rappresenta o dovrebbe rappresentare, appunto, la linea<br />

operativa guida e comune, con<strong>di</strong>visa sia dagli operatori dell’OPG<br />

che da quelli dei servizi psichiatrici territoriali.<br />

L’avvio del processo <strong>di</strong> rinnovamento sopra descritto ha, comunque,<br />

messo in luce con maggiore evidenza quelli che<br />

sono i problemi <strong>di</strong> maggior rilievo nell’ambito dell’attività<br />

183<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

e dell’organizzazione dell’OPG: far conciliare cura e custo<strong>di</strong>a,<br />

formare personale specializzato ed i rapporti con il servizio<br />

sanitario nazionale, sono temi che ricorrono spesso,<br />

destano quoti<strong>di</strong>anamente preoccupazione ed ostacolano<br />

l’attività degli operatori dell’OPG<br />

Bibliografia<br />

Flippini G, Romano CA. Prisoners sent to clinics or to ju<strong>di</strong>cial psychiatric<br />

hospitals for incompability with the jailing regulation due<br />

to psychiatric reasons. J Clin Forensic Med 1995;2(Suppl 1):4.<br />

Iwanami A, Nakatani Y, et al. Mentally abnormal offenders and <strong>di</strong>fficult<br />

patients in Japan – a survey in a psychiatric hospital. Eur<br />

Psychiatry 1996;11(Suppl 4):389s.<br />

L’intervento nell’OPG: dal trattamento<br />

istituzionale alla deistituzionalizzazione<br />

<strong>della</strong> misura <strong>di</strong> sicurezza<br />

F. Scarpa<br />

Ospedale Psichiatrico Giu<strong>di</strong>ziario <strong>di</strong> Montelupo Fiorentino<br />

La realtà degli OPG è composta da pazienti che hanno caratteristiche<br />

<strong>di</strong> instabilità e <strong>di</strong> passaggio all’atto, non sempre<br />

correlata <strong>di</strong>rettamente alla effettiva gravità del reato commesso,<br />

che richiedono un intervento <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong> specifico<br />

trattamento del <strong>di</strong>sturbo che determina la violenza e la conseguente<br />

valutazione <strong>di</strong> pericolosità sociale.<br />

In prima analisi occorre affrontare il problema <strong>della</strong> violenza<br />

con atteggiamento che prenda in considerazione sia il bisogno<br />

specifico <strong>di</strong> intervento sul problema psicopatologico<br />

<strong>di</strong> fondo e sulle caratteristiche <strong>di</strong> reazione e <strong>di</strong> passaggio all’atto,<br />

che può essere spesso tipico per tali pazienti, sia il bisogno<br />

più specifico <strong>di</strong> riabilitazione.<br />

La prima fase dell’internamento può essere caratterizzata<br />

dalla prevalenza <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> trattamento istituzionale che si<br />

giovano <strong>di</strong> presi<strong>di</strong> farmacologici, con somministrazione <strong>di</strong><br />

sostanze che mostrano un maggior effetto incisivo sugli<br />

aspetti reattivi e <strong>di</strong> acting-out del paziente, e <strong>di</strong> una costante<br />

attenzione alla <strong>di</strong>mensione contenitiva nelle fasi più<br />

drammatiche e reattive.<br />

Da questa fase è fondamentale passare successivamente ad<br />

una forma <strong>di</strong> trattamento basata sulla de-istituzionalizzazione.<br />

Si descrivono i risultati ottenuti con un trattamento basato<br />

sulla progettualità in<strong>di</strong>viduale terapeutica, finalizzata alla<br />

riacquisizione <strong>di</strong> autonomia e <strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> autogestione all’eterno<br />

dell’Istituto, all’interno del territorio, con un intervento<br />

integrato basato sul lavoro, la socializzazione e, in ultima<br />

analisi, sulla riabilitazione psicosociale.<br />

È stato allestito un Centro Diurno, esterno all’OPG, dove<br />

sono stati realizzati trattamenti riabilitativi.<br />

I risultati ottenuti, sia sul piano meramente numerico delle<br />

iniziative attuate che sulla qualità <strong>di</strong> vita realizzata, e sulle<br />

realizzazione <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong> reale deistituzionalizzaizone,<br />

hanno sensibilmente favorito la <strong>di</strong>missione dei pazienti e<br />

possono <strong>di</strong>minuire i rischi <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>va.<br />

Da tale esperienza comunque sono nate ipotesi <strong>di</strong> maggior<br />

sviluppo <strong>di</strong> percorsi ancora più avanzati tesi a mostrare una<br />

progressione verso l’autonomia e la responsabilizzazione dei<br />

pazienti che possono sperimentare e provare la propria capacità<br />

<strong>di</strong> ricostituire un rapporto corretto con la propria esistenza<br />

e con le regole sociali, elemento in<strong>di</strong>spensabile per ricostituire<br />

i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza e la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> trattamento.


SIMPOSI TEMATICI<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA CAVALIERI 3<br />

S83 - In<strong>di</strong>ci pre<strong>di</strong>ttivi <strong>di</strong> risposta al trattamento<br />

nei Disturbi d’Ansia<br />

In<strong>di</strong>ci pre<strong>di</strong>ttivi <strong>di</strong> risposta al trattamento<br />

farmacologico nel Disturbo <strong>di</strong> Panico<br />

C. Marchesi<br />

Università <strong>di</strong> Parma, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: nel presente stu<strong>di</strong>o, pazienti con Disturbo <strong>di</strong><br />

Panico (DP) sono stati trattati per un anno con terapia farmacologica<br />

1) per verificare la percentuali <strong>di</strong> pazienti che<br />

raggiungevano una remissione completa dei sintomi, 2) per<br />

identificare i pre<strong>di</strong>ttori <strong>di</strong> risposta al trattamento.<br />

Metodologia: cento pazienti con DP hanno preso parte allo<br />

stu<strong>di</strong>o. Tutti i pazienti sono stati valutati con la Symptom<br />

Check List-90, la Scala <strong>di</strong> Hamilton per l’ansia e la depressione<br />

prima del trattamento e durante lo stesso con frequenza<br />

mensile. Inoltre, i pazienti compilavano giornalmente un<br />

<strong>di</strong>ario nel quale dovevano riportare numero e gravità degli<br />

attacchi e intensità dell’ansia anticipatoria. I pazienti sono<br />

stati trattati per un anno con paroxetina o citalopram.<br />

Risultati: settantuno paziente hanno completato lo stu<strong>di</strong>o,<br />

mentre 29 hanno interrotto il trattamento prima del termine.<br />

Tra coloro che hanno completato lo stu<strong>di</strong>o, il 76% ha ottenuto<br />

una scomparsa degli attacchi <strong>di</strong> panico (compresi quelli<br />

pauci-sintomatici) mentre solo il 46% ha raggiunto una remissione<br />

completa dei sintomi. Pre<strong>di</strong>ttori <strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> remissione<br />

sono stati la comorbi<strong>di</strong>tà per il Disturbo Ossessivo-<br />

Compulsivo e per la Depressione Maggiore (per gli attacchi<br />

<strong>di</strong> panico), la gravità pre-trattamento dei sintomi ansiosi (per<br />

l’ansia anticipatoria), dell’ansia fobica (per l’evitamento fobico)<br />

e dei sintomi depressivi (per la depressione).<br />

Conclusioni: questo stu<strong>di</strong>o, naturalistico e prospettico, mostra<br />

che sola la metà dei pazienti con DP, che si sono rivolti<br />

ad un ambulatorio psichiatrico per la cura del loro <strong>di</strong>sturbo,<br />

hanno raggiunto la remissione completa dei sintomi dopo un<br />

anno <strong>di</strong> trattamento farmacologico con un SSRI, e conferma<br />

l’importanza <strong>di</strong> valutare nei pazienti con DP la comorbi<strong>di</strong>tà<br />

e la gravità dei sintomi ansiosi, fobici e depressivi.<br />

Pre<strong>di</strong>ttori <strong>di</strong> risposta alla terapia<br />

farmacologica nel Disturbo Ossessivo-<br />

Compulsivo<br />

G. Maina, G. Rosso, E. Pessina, U. Albert, F. Bogetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, SCDU <strong>Psichiatria</strong>, Servizio<br />

per i <strong>di</strong>sturbi depressivi e d’ansia, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Una questione <strong>di</strong> rilievo nell’ambito <strong>della</strong> terapia farmacologica<br />

del Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) è rappresentata<br />

dall’in<strong>di</strong>viduazione dei fattori pre<strong>di</strong>ttivi <strong>di</strong> risposta. L’utilità<br />

clinica <strong>di</strong> un tale approccio risulta evidente: la precoce<br />

in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> buoni o cattivi responder potrebbe aiutare<br />

MODERATORI<br />

C. Marchesi, G. Maina<br />

lo psichiatra ad ottimizzare il trattamento farmacologico. Tale<br />

argomento <strong>di</strong>viene ancor più importante se si considerano<br />

alcune caratteristiche tipiche del trattamento farmacologico<br />

del DOC, quali, ad esempio, la lunga latenza <strong>di</strong> risposta ai farmaci,<br />

la necessità <strong>di</strong> raggiungere alti dosaggi dei farmaci impiegati.<br />

Nonostante l’importanza del quesito, non vi sono<br />

molti stu<strong>di</strong> in letteratura de<strong>di</strong>cati ai fattori pre<strong>di</strong>ttivi <strong>di</strong> risposta<br />

alla terapia farmacologica. Nei lavori <strong>di</strong>sponibili varie caratteristiche<br />

cliniche e socio-demografiche sono state vagliate<br />

come possibili pre<strong>di</strong>ttori <strong>di</strong> risposta, ma nella maggioranza<br />

dei casi la letteratura non è concorde sui risultati. I fattori su<br />

cui gli Autori trovano il maggior consenso sono 1) lunga durata<br />

<strong>di</strong> malattia, 2) presenza <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo da tic in comorbi<strong>di</strong>tà<br />

e 3) presenza <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo schizotipico <strong>di</strong> personalità in<br />

comorbi<strong>di</strong>tà; tutte e tre queste caratteristiche sono più o meno<br />

unanimemente in<strong>di</strong>cate come in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> una scarsa risposta<br />

ai trattamenti. Altri in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> prognosi sfavorevole<br />

sono stati proposti, ma su <strong>di</strong> essi il <strong>di</strong>battito è maggiore: sesso<br />

maschile, precoce età d’esor<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>sturbo, alti punteggi<br />

alla Y-BOCS, scarso insight. Oltre ai dati contrastanti al riguardo,<br />

spesso subentrano fattori <strong>di</strong> confon<strong>di</strong>mento: ad esempio<br />

il sesso maschile e un’età d’esor<strong>di</strong>o più precoce si possono<br />

associare ad una maggior rischio <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà con <strong>di</strong>sturbo<br />

da tic. È quin<strong>di</strong> necessario n questi casi fare chiarezza<br />

su quale sia il fattore che effettivamente si correla ad una<br />

scarsa risposta. Riguardo ai sintomi specifici del DOC un pre<strong>di</strong>ttore<br />

negativo <strong>di</strong> risposta in questo senso sarebbe rappresentato<br />

da un sintomatologia del tipo ossessioni <strong>di</strong> accumulo<br />

(hoar<strong>di</strong>ng). Anche in questo caso va specificato come spesso<br />

questi pazienti presentino un <strong>di</strong>sturbo schizotipico <strong>di</strong> personalità<br />

in comorbi<strong>di</strong>tà sollevando nuovamente il problema dei<br />

fattori <strong>di</strong> confon<strong>di</strong>mento. Tra i pre<strong>di</strong>ttori <strong>di</strong> buona risposta alle<br />

terapia la letteratura è maggiormente concorde nell’in<strong>di</strong>care<br />

la familiarità positiva per DOC. È stato smentito invece il<br />

ruolo che in tal senso era stato attribuito alla comorbi<strong>di</strong>tà con<br />

Depressione Maggiore. Preliminari osservazioni in<strong>di</strong>cavano<br />

infatti una migliore risposta agli agenti antiossessivi nei pazienti<br />

DOC depressi, tuttavia stu<strong>di</strong> più recenti e metodologicamente<br />

più rigorosi hanno <strong>di</strong>mostrato che la depressione non<br />

influenza né in senso positivo né in senso negativo la terapia<br />

farmacologica. Maggior interesse dovrebbe suscitare in questo<br />

senso la comorbi<strong>di</strong>tà del DOC con i <strong>di</strong>sturbi bipolari, fenomeno<br />

che si è rilevato più frequente <strong>di</strong> quanto ritenuto in<br />

precedenza e che presenta al clinico problemi <strong>di</strong> gestione <strong>della</strong><br />

terapia, legati soprattutto al rischio <strong>di</strong> switch.<br />

Sarebbe infine utile riuscire ad identificare dei pre<strong>di</strong>ttori che<br />

fornissero al clinico l’in<strong>di</strong>cazione ad un trattamento <strong>di</strong> potenziamento<br />

(ad esempio SRI + antipsicotico a basso dosaggio)<br />

da avviare nelle prime fasi <strong>della</strong> terapia. È noto infatti<br />

che la presenza <strong>di</strong> tic in comorbi<strong>di</strong>tà determina una migliore<br />

risposta al potenziamento con aloperidolo; alcuni dati in<strong>di</strong>cherebbero<br />

nel <strong>di</strong>sturbo schizotipico <strong>di</strong> personalità un pre<strong>di</strong>ttore<br />

positivo <strong>di</strong> risposta al potenziamento con olanzapina.<br />

184


Bibliografia<br />

Bogetto F, Bellino S, Vaschetto P, et al. Olanzapine augmentation<br />

of fluvoxamine-refractory obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder<br />

(OCD): a 12 week open trial. Psychiatry Res 2000;96:91-8.<br />

Ravizza L, Barzega G, Bellino S, Bogetto F, Maina G. Pre<strong>di</strong>ctors<br />

of treatment failure in obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder. J Clin<br />

Psychiatry 1995;56:368-73.<br />

Erzegovesi S, Cavallini MC, Cave<strong>di</strong>ni P, et al. Clinical pre<strong>di</strong>ctors<br />

of drug response in obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder. J Clin Psychopharmacol<br />

2001;21:488-92.<br />

Valutare e pre<strong>di</strong>re la risposta alle cure<br />

nel Disturbo <strong>di</strong> Ansia Sociale<br />

S. Pallanti<br />

Università <strong>di</strong> Firenze<br />

Il <strong>di</strong>sturbo da ansia sociale (DAS) si presenta nell’infanzia<br />

o adolescenza e prosegue nell’età adulta. Recenti stime in<strong>di</strong>cano<br />

come il 4-8% degli adulti soffre <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sturbo.<br />

Stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali hanno riscontrato una stretta relazione<br />

fra la presenza del DAS nell’adolescenza e il <strong>di</strong>sturbo depressivo<br />

in età adulta 1 .<br />

Rappresentano fattori pre<strong>di</strong>ttivi negative <strong>di</strong> risposta al trattamento<br />

la giovane età d’insorgenza, il sottotipo SAD generalizzato,<br />

il riscontro <strong>di</strong> scarsi miglioramenti o ricadute nei<br />

primi 2 anni <strong>di</strong> terapia. E la presenza <strong>di</strong> comorbilità, specialmente<br />

con: <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità, spettro bipolare e <strong>di</strong>stimia,<br />

abuso <strong>di</strong> sostanze e alcol, altri <strong>di</strong>sturbi d’ansia. L’abuso<br />

<strong>di</strong> alcool sembra rappresentare il più importante fattore<br />

pre<strong>di</strong>ttivo negativo nella risposta al trattamento 2 3 .<br />

Altri Autori 1 hanno invece messo in evidenza in uno stu<strong>di</strong>o<br />

condotto su pazienti trattati con paroxetina, come l’unico<br />

fattore pre<strong>di</strong>ttivo <strong>di</strong> risposta al trattamento sia rappresentato<br />

dalla durata del trattamento stesso 1 .<br />

Nel corso <strong>della</strong> relazione saranno presi in esame i più importanti<br />

fattori pre<strong>di</strong>ttivi <strong>di</strong> non risposta al trattamento.<br />

Bibliografia<br />

1 Stein MB, Fuetsch M, Muller N, Hofler M, Lieb R, Wittchen<br />

HU. Social anxiety <strong>di</strong>sorder and the risk of depression: a<br />

prospective community study of adolescents and young adults.<br />

Arch Gen Psychiatry 2001;58:251-6.<br />

2 Versiani M, Amrein R, Montgomery SA. Social phobia: longterm<br />

treatment outcome and pre<strong>di</strong>ction of response – a moclobemide<br />

study. Int Clin Psychopharmacol 1997;12:239-54.<br />

3 Massion AO, Dyck IR, Shea MT, Phillips KA, Warshaw MG,<br />

Keller MB. Personality <strong>di</strong>sorders and time to remission in generalized<br />

anxiety <strong>di</strong>sorder, social phobia, and panic <strong>di</strong>sorder. Arch<br />

Gen Psychiatry 2002;59:434-40.<br />

Pre<strong>di</strong>ttori <strong>di</strong> risposta alla terapia cognitivocomportamentale<br />

nei Disturbi d’Ansia<br />

U. Albert, G. Maina, S. Rigardetto, F. Bogetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, SCDU <strong>Psichiatria</strong>, Servizio<br />

per i <strong>di</strong>sturbi depressivi e d’ansia, Università <strong>di</strong> Torino<br />

La terapia cognitivo-comportamentale rappresenta una strategia<br />

efficace per il trattamento dei <strong>di</strong>sturbi d’ansia, accanto<br />

alle terapie farmacologiche. Numerosi sono infatti gli stu<strong>di</strong><br />

185<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

che ne <strong>di</strong>mostrano inequivocabilmente l’efficacia rispetto a<br />

con<strong>di</strong>zioni placebo e vi sono ormai stu<strong>di</strong> meta-analitici che<br />

ne sottolineano la pari efficacia rispetto ai trattamenti farmacologici.<br />

Nella presente relazione prenderemo in considerazione<br />

due <strong>di</strong>sturbi d’ansia, il Disturbo Ossessivo Compulsivo<br />

(DOC) e il Disturbo <strong>di</strong> Panico (DP); per ciascuno <strong>di</strong><br />

essi analizzeremo i dati <strong>di</strong> letteratura concernenti i pre<strong>di</strong>ttori<br />

<strong>di</strong> risposta alla terapia cognitivo-comportamentale cercando<br />

<strong>di</strong> sud<strong>di</strong>viderli in 4 categorie: variabili legate al <strong>di</strong>sturbo,<br />

altri <strong>di</strong>sturbi in comorbi<strong>di</strong>tà, misure <strong>di</strong> funzionamento<br />

familiare e assunzione concomitante <strong>di</strong> farmaci.<br />

Per il DOC sembra emergere che la gravità sintomatologica<br />

iniziale, espressa dal punteggio <strong>della</strong> Y-BOCS, ad esempio,<br />

rappresenta un in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> scarsa risposta alla TCC, sia in<br />

campioni <strong>di</strong> adulti che <strong>di</strong> adolescenti. L’implicazione clinica<br />

è che soggetti con DOC grave dovrebbero essere in<strong>di</strong>rizzati<br />

ad un trattamento farmacologico prima <strong>di</strong> considerare l’opportunità<br />

<strong>di</strong> una TCC, che in tal caso potrebbe essere riservata<br />

ai pazienti resistenti. La presenza <strong>di</strong> ossessioni <strong>di</strong> contaminazione<br />

e compulsioni <strong>di</strong> pulizia/lavaggio, inoltre, sembra<br />

pre<strong>di</strong>re una buona risposta alla TCC, mentre rappresentano<br />

in<strong>di</strong>catori prognostici negativi (anche per il trattamento farmacologico)<br />

la presenza <strong>di</strong> sintomi hoar<strong>di</strong>ng o <strong>di</strong> ossessioni<br />

e compulsioni sessuali/religiose. Vi è da sottolineare, tuttavia,<br />

che la maggior parte degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> TCC sono stati condotti<br />

su campioni <strong>di</strong> pazienti washers e checkers. Vi sono<br />

evidenze contrastanti riguardo al valore pre<strong>di</strong>ttivo <strong>della</strong> copresenza<br />

<strong>di</strong> Depressione Maggiore; sembra tuttavia emergere<br />

che se la Depressione Maggiore è <strong>di</strong> entità rilevante è opportuno<br />

in<strong>di</strong>rizzare il paziente ad un trattamento farmacologico<br />

e considerare in un secondo momento l’opportunità <strong>di</strong><br />

un trattamento con esposizione e prevenzione <strong>della</strong> risposta<br />

per i sintomi ossessivo-compulsivi. Recenti ricerche hanno<br />

inoltre rilevato che un funzionamento familiare compromesso<br />

(interazioni familiari negative o partecipazione attiva dei<br />

familiari alle compulsioni del paziente) con<strong>di</strong>ziona in senso<br />

negativo la risposta alla TCC; ne risulta innanzitutto che è<br />

opportuna una preliminare valutazione del funzionamento<br />

familiare rispetto al paziente e ai sintomi da lui espressi, e in<br />

secondo luogo che ove vi siano segnali <strong>di</strong> un pesante coinvolgimento<br />

i familiari andrebbero implicati nel trattamento,<br />

in gruppi psicoeducazionali o come coterapeuti/supervisori<br />

del trattamento dei loro congiunti. Per il DOC, infine, non<br />

sembra che l’assunzione <strong>di</strong> farmaci antidepressivi serotoninergici<br />

al momento dell’inizio <strong>della</strong> terapia cognitivo-comportamentale<br />

influisca sull’esito <strong>della</strong> stessa.<br />

Per il DP, primo pre<strong>di</strong>ttore <strong>di</strong> risposta positiva è la compliance<br />

alle in<strong>di</strong>cazioni del terapeuta. Esistono poi variabili<br />

legate al <strong>di</strong>sturbo che influenzano la risposta, quali i livelli<br />

<strong>di</strong> agorafobia o la gravità <strong>della</strong> frequenza degli attacchi <strong>di</strong><br />

panico e la durata del <strong>di</strong>sturbo; alcuni lavori <strong>di</strong> meta-analisi<br />

sembrano in<strong>di</strong>care che la tecnica dell’esposizione in vivo è<br />

particolarmente in<strong>di</strong>cata in presenza <strong>di</strong> agorafobia residua,<br />

mentre altre tecniche sono maggiormente <strong>di</strong>rette contro gli<br />

attacchi <strong>di</strong> panico (ad esempio l’esposizione enterocettiva),<br />

mentre le terapie farmacologiche sarebbero meno efficaci<br />

sulla agorafobia. Altro pre<strong>di</strong>ttore negativo legato alla tecnica<br />

è l’impiego <strong>di</strong> strategie <strong>di</strong> evitamento o <strong>di</strong>strazione per<br />

allontanarsi dagli stimoli fobici. La presenza <strong>di</strong> altri <strong>di</strong>sturbi<br />

in comorbi<strong>di</strong>tà, quali il GAD e la Fobia Sociale o i <strong>di</strong>sturbi<br />

da uso <strong>di</strong> sostanze, è considerata un pre<strong>di</strong>ttore negativo.<br />

Meno stu<strong>di</strong>ata nel caso del DP è l’influenza del funzio-


SIMPOSI TEMATICI<br />

namento familiare. Sicuramente, invece, interferisce con la<br />

TCC l’utilizzo concomitante <strong>di</strong> benzo<strong>di</strong>azepine, che può<br />

compromettere l’efficacia dell’esposizione in vivo prevenendo<br />

il fenomeno dell’abituazione.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA ELLISSE<br />

S84 - Emergenza e libertà <strong>di</strong> trattamento<br />

Libertà del paziente e setting istituzionale<br />

S. Vender<br />

DSM, Clinica Psichiatrica, Università dell’Insubria, Varese<br />

L’acuzie psichiatrica, trattata in SPDC, costituisce certamente<br />

fonte <strong>di</strong> grave stress per gli operatori, soprattutto se<br />

la clamorosità del paziente è particolarmente intensa. In tali<br />

situazioni è messo a dura il principio <strong>della</strong> libertà del paziente,<br />

al <strong>di</strong> là del TSO, in quanto il setting istituzionale richiede<br />

il rispetto <strong>di</strong> regole, comportamenti e consuetu<strong>di</strong>ni<br />

che <strong>di</strong>fficilmente possono essere rispettate.<br />

Se il paziente acuto riven<strong>di</strong>ca il <strong>di</strong>ritto alla follia, da esercitare<br />

in un luogo protetto, che lo tuteli da possibile ed inevitabile<br />

stigmatizzazione, dall’altro i curanti spesso tendono a<br />

squalificarlo, sostenendo il principio <strong>della</strong> ragione come<br />

unico riferimento possibile.<br />

L’acuzie è certamente la situazione più evidente, ma per certi<br />

versi meno <strong>di</strong>fficile da trattare: infatti, maggiori <strong>di</strong>fficoltà<br />

si trovano con i pazienti affetti da Disturbo <strong>di</strong> Personalità, in<br />

particolare borderline, che continuamente si scontrano con<br />

il setting istituzionale, provocando gli operatori con i loro<br />

comportamenti caratterizzati da l’impulsività e da tendenza<br />

ad accumulare esperienze sfavorevoli.<br />

Infatti, è <strong>di</strong>fficile adeguare, in ospedale, le strategie <strong>di</strong> trattamento<br />

per evitare gravi <strong>di</strong>fetti <strong>della</strong> compliance, perché<br />

questo richiede una mo<strong>di</strong>fica <strong>della</strong> qualità delle prestazioni<br />

consuete e l’introduzione <strong>di</strong> cambiamenti, talora anche minimi<br />

ma <strong>di</strong>sturbanti per gli operatori, <strong>della</strong> routine assistenziale,<br />

che consentano <strong>di</strong> mantenere un atteggiamento terapeutico<br />

flessibile ma stabile a fronte del tumulto emotivo<br />

del malato.<br />

Queste particolari problematiche del trattamento, che mettono<br />

continuamente a confronto la libertà del malato ed il setting<br />

istituzionale, saranno presentate sulla base <strong>di</strong> dati e casi<br />

clinici. I risultati testimoniano l’opportunità, per una migliore<br />

evoluzione <strong>della</strong> patologia, <strong>di</strong> mantenere aperti spazi relazionali<br />

<strong>di</strong> libertà del malato, anche nelle malattie acute.<br />

Il paziente a rischio <strong>di</strong> comportamento<br />

violento: valutazione e gestione clinica<br />

V. Villari<br />

SCDO <strong>Psichiatria</strong> 2, ASO S. Giovanni Battista <strong>di</strong> Torino,<br />

DSM TO I Sud<br />

Le emergenze psichiatriche spesso si accompagnano ad<br />

una pressante richiesta ambientale che può spingere lo psi-<br />

MODERATORI<br />

V. Villari, S. Vender<br />

chiatra a prendere dei provve<strong>di</strong>menti prima <strong>di</strong> aver completato<br />

tutte le tappe necessarie per una completa valutazione<br />

clinica che è articolata in almeno due momenti: la<br />

valutazione me<strong>di</strong>ca (me<strong>di</strong>cal clearance) e la valutazione<br />

psichiatrica.<br />

La me<strong>di</strong>cal clearance serve a verificare che un paziente sia<br />

stabile dal punto <strong>di</strong> vista fisico e possa essere sottoposto a<br />

cure e/o a ricovero in psichiatria senza rischi <strong>di</strong> un imme<strong>di</strong>ato<br />

aggravamento delle sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute generale.<br />

È molto comune che i pazienti con <strong>di</strong>sturbi mentali pregressi<br />

o attuali vengano inviati <strong>di</strong>rettamente allo psichiatra senza<br />

essere sottoposti ad esame me<strong>di</strong>co.<br />

Ciò comporta un alto rischio <strong>di</strong> non <strong>di</strong>agnosticare i <strong>di</strong>sturbi<br />

mentali dovuti a una con<strong>di</strong>zione me<strong>di</strong>ca generale o correlati<br />

a sostanze e i <strong>di</strong>sturbi me<strong>di</strong>ci comorbili con i <strong>di</strong>sturbi<br />

mentali.<br />

La valutazione psichiatrica in emergenza costituisce l’inizio<br />

del processo <strong>di</strong>agnostico e del piano <strong>di</strong> trattamento specifico,<br />

che dovrebbe essere il più possibile personalizzato ed<br />

adeguato alla situazione clinica e sociale ed alla valutazione<br />

dei due maggiori rischi correlabili alle emergenze psichiatriche:<br />

il rischio <strong>di</strong> comportamenti violenti ed il rischio <strong>di</strong><br />

suici<strong>di</strong>o. Un aspetto critico è rappresentato dalla decisione<br />

<strong>di</strong> ricoverare o meno il paziente ed eventualmente <strong>di</strong> attuare<br />

un TSO.<br />

Per questo è importante la storia clinica che, insieme allo<br />

stato mentale attuale, contribuisce alla formulazione <strong>di</strong>agnostica.<br />

Anche la presa in carico pregressa o attuale è un<br />

fattore critico per la valutazione, infatti la continuità terapeutica<br />

è considerata un elemento prioritario per la decisione<br />

<strong>di</strong> ospedalizzare e per l’attuazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>missioni protette<br />

nell’ambito <strong>di</strong> programmi <strong>di</strong> riabilitazione e cure extraospedaliere.<br />

La sicurezza, gli aspetti me<strong>di</strong>co-legali, i profili <strong>di</strong> responsabilità<br />

ed i trattamenti senza consenso sono aspetti problematici<br />

che si pongono ai clinici in momenti in cui bisogna<br />

prendere rapidamente decisioni che possono anche risultare<br />

critiche per le conseguenze <strong>di</strong>rette ed in<strong>di</strong>rette. È necessario,<br />

pertanto, mettere in atto tutti gli interventi utili a ridurre i rischi<br />

per il paziente e per il contesto garantendo il più possibile<br />

la libertà <strong>di</strong> scelta dell’in<strong>di</strong>viduo ed il rispetto <strong>della</strong> sua<br />

libertà e promovendo la massima collaborazione alle cure e<br />

la migliore alleanza terapeutica. Questi sono aspetti cruciali<br />

sia per il buon esito dell’emergenza, sia per l’andamento<br />

a lungo termine delle terapie.<br />

Bibliografia<br />

1 Allen MH, Currier GW, Hughes DH, et al. The Expert Consensus<br />

Guideline Series: Treatment of behavioral emergencies.<br />

Postgrad Med 2001:1-88.<br />

186


2 Joint Commission on Healthcare Accre<strong>di</strong>tation. 2002 Hospital<br />

accre<strong>di</strong>tation standards. Oakbrook Terrace, IL: Joint Commission<br />

Resource 2002.<br />

3 Health Care Financing Administration. 2000 Hospital con<strong>di</strong>tions<br />

of partecipation for Patients Rights: Interpretative<br />

Guidelines.<br />

4 American Psychiatric Association. Report and recommendations<br />

regar<strong>di</strong>ng psychiatric emergency and crisis services. APA Task<br />

Force on Psychiatric Emergency Services 2002.<br />

Il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o: valutazione e gestione<br />

clinica<br />

L. Ferrannini, P. Milone<br />

DSM ASL 3 – Genovese<br />

Introduzione: solo recentemente il problema del suici<strong>di</strong>o, e<br />

<strong>della</strong> sua prevenzione, è stato posto all’attenzione dei servizi<br />

sanitari e psichiatrici come problema <strong>di</strong> salute pubblica. Il<br />

Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 ed i successivi hanno<br />

inserito tra gli obiettivi prioritari quello <strong>della</strong> riduzione del<br />

tasso dei suici<strong>di</strong> e conseguentemente il sistema sanitario<br />

(dal me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale ai servizi specialistici) è<br />

stato chiamato a sviluppare competenze ed interventi specifici.<br />

Metodologia: l’intervento sulle condotte autolesive – messe<br />

in atto all’interno <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni psicopatologiche, comportamentali<br />

e sociali profondamente <strong>di</strong>versificate – pone<br />

complessi problemi <strong>di</strong> natura clinica, terapeutica, eticodeontologica<br />

e <strong>di</strong> risk management.<br />

I fattori e le con<strong>di</strong>zioni che possono innescare un gesto autolesivo<br />

si intrecciano con la necessità <strong>di</strong> un equilibrio nell’intervento<br />

tra il riconoscimento dei <strong>di</strong>ritti <strong>della</strong> persona e<br />

la necessità <strong>di</strong> cura, anche coattiva, quando le con<strong>di</strong>zioni<br />

psicopatologiche lo richiedono.<br />

In questo quadro assume particolare importanza la possibilità<br />

<strong>di</strong> prevenire o prevedere la messa in atto <strong>di</strong> comportamenti<br />

finalizzati, non soffermandosi solo sull’analisi delle<br />

con<strong>di</strong>zioni che sostengono le condotte suici<strong>di</strong>arie e dei fattori<br />

che influenzano il rischio suci<strong>di</strong>ario, quanto concentrando<br />

attenzione sugli interventi a breve e me<strong>di</strong>o termine,<br />

dalla fase presuici<strong>di</strong>aria alla gestione <strong>della</strong> fase imme<strong>di</strong>atamente<br />

successiva.<br />

Risultati: dati consolidati nella letteratura ed esperienze cliniche<br />

<strong>di</strong>mostrano l’importanza <strong>di</strong> lavorare non solo sui fattori<br />

pre<strong>di</strong>sponenti, spesso generalizzati ed aspecifici, quanto<br />

sugli elementi precipitanti, sui quali l’intervento deve essere<br />

finalizzato ed ha buone possibilità <strong>di</strong> successo. A supporto<br />

verrà presentata una casistica specifica.<br />

Conclusioni: il suici<strong>di</strong>o, ed in generale le condotte autolesive,<br />

costituiscono un terreno privilegiato <strong>di</strong> osservazione<br />

ed analisi sui mutamenti <strong>della</strong> espressività psicopatologica a<br />

seconda delle fasi e dei contesti sociali e sulla complessità<br />

dell’intervento psichiatrico, sempre a rischio <strong>di</strong> fare troppo,<br />

limitando il principio <strong>di</strong> autodeterminazione, o <strong>di</strong> fare troppo<br />

poco.<br />

Bibliografia<br />

1 Ferrannini L, Milone P. Il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o. In: Invernizzi G,<br />

Gala C, Rigatelli M, Bressi C, a cura <strong>di</strong>. Manuale <strong>di</strong> psichiatria<br />

<strong>di</strong> consultazione. Milano: McGraw-Hill 2002.<br />

187<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Emergenze, terapie e libertà <strong>di</strong> scelta<br />

A. Vita<br />

Università <strong>di</strong> Brescia; DSM, A.O. Spedali Civili <strong>di</strong> Brescia<br />

L’intervento del me<strong>di</strong>co è stato storicamente informato ad<br />

un atteggiamento <strong>di</strong> tipo paternalistico ma il cambiamento<br />

dei valori sociali ha però mo<strong>di</strong>ficato il rapporto me<strong>di</strong>co-paziente<br />

mettendo al centro il concetto <strong>di</strong> libertà ed autonomia<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

Il concetto <strong>di</strong> autonomia risulta peraltro inapplicabile nelle<br />

situazioni <strong>di</strong> urgenza ovvero quando vi sia sostanziale riduzione<br />

delle capacità del paziente: in tal caso il principio <strong>di</strong><br />

beneficialità rappresenta una giustificazione etica dei trattamenti<br />

senza consenso.<br />

Il <strong>di</strong>ritto alla cura e al trattamento, ma altresì alla libertà <strong>di</strong><br />

scelta dei trattamenti stessi ha confini variabili nel tempo e<br />

risente delle attitu<strong>di</strong>ni <strong>della</strong> società.<br />

La <strong>di</strong>sciplina dei trattamenti senza consenso presenta notevoli<br />

aspetti problematici e tuttora aree <strong>di</strong> non consenso anche<br />

tra operatori esperti, e ciò vale no solo nell’ambito del<br />

ricovero ospedaliero ma anche per i trattamenti territoriali.<br />

La “Carta <strong>di</strong> Milano”, co<strong>di</strong>ce etico deontologico per la pratica<br />

psichiatrica (“<strong>Psichiatria</strong> Oggi” <strong>XI</strong>V, suppl. 1 2001)<br />

rappresenta in tal senso uno strumento <strong>di</strong> riferimento utile<br />

per gli operatori attivi nella tutela <strong>della</strong> salute mentale.<br />

Stu<strong>di</strong>o osservazionale <strong>di</strong> un anno<br />

per valutare le modalità <strong>di</strong> aggressione:<br />

lo stu<strong>di</strong>o PERSEO. Trattamento acuto<br />

S. Fre<strong>di</strong>ani 1 , A. Ballerini 2 , R. Boccalon 3 , G. Boncompagni<br />

4 , M. Casacchia 5 , F. Margari 6 , L. Minervini 7 , R. Righi<br />

8 , F. Russo 9 , A. Rossi 1 , A. Salteri 10<br />

1 Eli Lilly Italia S.p.A.; 2 Ospedale “S. Maria Nuova”, Firenze;<br />

3 Ospedale “S. Anna”, Ferrara; 4 Ospedale<br />

“Sant’Orsola Malpighi”, Bologna; 5 Ospedale Universitario,<br />

L’Aquila; 6 , Università <strong>di</strong> Bari; 7 Azienda Ospedaliera<br />

ULSS16, Padova; 8 Ospedale “S. Anna”, Ferrara; 9 Ospedale<br />

Nuovo “Regina Margherita”, Roma; 10 Ospedale Città<br />

<strong>di</strong> Sesto “S. Giovanni”, Milano<br />

Obiettivi: questo stu<strong>di</strong>o ha lo scopo <strong>di</strong> analizzare l’aggressività<br />

nei pazienti afferenti in SPDC stratificati sulla base<br />

delle caratteristiche socio-demografiche e <strong>di</strong>agnostiche.<br />

Meto<strong>di</strong>: pazienti ricoverati in SPDC in un periodo <strong>di</strong> 5 mesi<br />

sono stati seguiti fino alla <strong>di</strong>missione. Le valutazioni erano<br />

effettuate all’ingresso, nei primi 3 giorni e alla <strong>di</strong>missione.<br />

Le scale psicometriche utilizzate erano la Brief Psychiatric<br />

Rating Scale (BPRS) versione 4.0, la Mo<strong>di</strong>fied Overt<br />

Aggression Scale (MOAS), la Brief Symptoms Inventory<br />

(BSI), la Subjective Well-being under Neuroleptic Treatment<br />

(SWN) e la Drug Attitude Inventory (DAI-30).<br />

Risultati: sono stati arruolati 2.521 pazienti adulti in 50<br />

centri; 2.472 (1.258 M, 1.214 F; età me<strong>di</strong>a 43,7 ± 14,2 anni)<br />

erano valutabili in accordo al protocollo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o; il<br />

94% erano italiani. I pazienti che avevano preso almeno un<br />

farmaco psichiatrico prima <strong>di</strong> iniziare lo stu<strong>di</strong>o erano<br />

1.638 (66,3%), dei quali l’88,8% seguiva una terapia farmacologica<br />

combinata; il 58,6% usava benzo<strong>di</strong>azepine<br />

(BDZ), il 42,7% un antipsicotico atipico (AA), il 42,1% un


SIMPOSI TEMATICI<br />

antipsicotico tipico (AT), il 36,1% un antidepressivo (AD)<br />

e il 31,1% uno stabilizzatore dell’umore (SU). Circa la<br />

metà dei pazienti (43,8%) seguiva una terapia non farmacologica;<br />

l’85,8% <strong>di</strong> essi facevano visite in<strong>di</strong>viduali ambulatoriali<br />

(VIA), il 15,9% psicoterapia in<strong>di</strong>viduale (PI), il<br />

12,7% terapia riabilitativa (TR) e il 5,1% terapia <strong>di</strong> gruppo<br />

(TG).<br />

Durante il ricovero, 2.429 pazienti (98,3%) utilizzavano una<br />

terapia farmacologica, il 95,8% una terapia farmacologica<br />

combinata; il 79,3% usava BDZ, il 50,0% un AA, il 52,2%<br />

un AT, il 33,3% un AD e il 31,5% un SU. Più <strong>della</strong> metà dei<br />

pazienti (65,0%) ha seguito un trattamento non farmacologico,<br />

il 95,6% dei quali VIA, il 16,4% TG, il 9,0% PI ed il<br />

3,4% TR. Alla <strong>di</strong>missione, a 2.358 pazienti (95,4%) è stata<br />

prescritta una terapia farmacologica, combinata nel 70,3%<br />

dei casi; il 68,0% usava BDZ, il 51,8% un AA, il 33,7% un<br />

AD ed il 32,8% un SU. Più <strong>della</strong> metà dei pazienti (68,3%)<br />

ha seguito un trattamento non farmacologico, 86,3% dei<br />

quali VIA, 14,5% PI, 12,9% TR e 4,3% TG.<br />

Conclusioni: la maggior parte dei pazienti ricoverati in<br />

SPDC aveva ricevuto un trattamento prima del ricovero.<br />

Durante il ricovero quasi tutti i pazienti hanno ricevuto terapia<br />

farmacologica costituita, nella maggior parte dei casi,<br />

da più <strong>di</strong> un farmaco. Alla <strong>di</strong>missione, sia la terapia farmacologica<br />

che la non farmacologica sono sostanzialmente<br />

cambiate rispetto al periodo <strong>di</strong> ricovero.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA MONTEMARIO<br />

S85 - La <strong>di</strong>mensione antisociale nella psicopatologia<br />

L’indotto antisociale nelle nuove<br />

<strong>di</strong>pendenze<br />

D. La Barbera<br />

Università <strong>di</strong> Palermo<br />

Le <strong>di</strong>pendenze comportamentali si vanno sempre più imponendo<br />

all’osservazione del clinico come un’area psicopatologica<br />

quanto mai vasta che si accompagna spesso ad elevati<br />

livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio psichico ed esistenziale e a ricadute molto<br />

negative sul piano dell’adattamento sociale e relazionale.<br />

Esse comprendono una varietà <strong>di</strong> condotte che, per quanto<br />

<strong>di</strong>fferenti le une dalle altre, implicano tutte analoghi meccanismi<br />

psico<strong>di</strong>namici e psicopatologici e richiamano spesso<br />

aspetti <strong>di</strong> comorbilità psichiatrica molto simili. Il lavoro<br />

prende in esame l’insieme dei <strong>di</strong>svalori che una <strong>di</strong>pendenza<br />

comportamentale sembra evidenziare e che si declinano intorno<br />

al limite tra piacere e dolore, gratificazione e frustrazione,<br />

norma e devianza. In particolare viene presa in considerazione<br />

la potenzialità criminogenetica insita in alcune<br />

condotte <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>ction (ad esempio gambling, shopping) e la<br />

sua correlazione con gli aspetti <strong>di</strong> personalità e le caratteristiche<br />

psicologiche più frequenti in tali con<strong>di</strong>zioni.<br />

La psico<strong>di</strong>namica del serial killer<br />

D. La Torre, M.R.A. Muscatello, G. Pandolfo, A. Bruno,<br />

R. Cambria, L. Cortese, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

I serial killer o assassini seriali sono criminali che uccidono<br />

“in serie”, per mesi o per anni, senza un movente preciso: si<br />

parla <strong>di</strong> assassino seriale quando vengono commessi più <strong>di</strong><br />

tre omici<strong>di</strong>, con un intervallo <strong>di</strong> tempo che separa gli eventi<br />

criminali. Gli assassini seriali si <strong>di</strong>fferenziano dai “mass<br />

murderers” oltre che per le caratteristiche fenomeniche dei<br />

delitti anche e soprattutto per gli aspetti psico<strong>di</strong>namici: il se-<br />

MODERATORI<br />

R. Zoccali, A. Di Rosa<br />

rial killer sceglie le proprie vittime, che hanno per lui un<br />

preciso significato che si inserisce nel suo ricco ed inquietante<br />

mondo fantasmatico in cui sesso e morte appaiono inestricabilmente<br />

interconnessi. L’atto omicida presenta un valore<br />

simbolico che assume paradossalmente una valenza riparatoria<br />

per la psiche. Al centro <strong>della</strong> <strong>di</strong>namica è stato sottolineato<br />

in tutti i casi un forte desiderio <strong>di</strong> dominio e <strong>di</strong> controllo<br />

che culmina nella decisione estrema <strong>di</strong> dare la vita o<br />

la morte. In un’ampia percentuale dei casi l’evento finale si<br />

configura come un rituale che completa un lungo iter, a partire<br />

da carenze affettive, maltrattamenti e abusi infantili che<br />

hanno con<strong>di</strong>zionato un’evoluzione personologico deviata in<br />

senso antisociale. Di solito i serial killer non risultano facilmente<br />

collocabili in una delle categorie abituali presenti nel<br />

DSM-IV, nonostante siano riconducibili a un Disturbo <strong>di</strong><br />

Personalità, per lo più misto. Solo una minoranza presenta<br />

una malattia psichiatrica <strong>di</strong> asse I, per lo più nell’ambito dei<br />

<strong>di</strong>sturbi schizofrenici; in essi i delitti sono correlati a fenomeni<br />

deliranti.<br />

Il terrorismo: aspetti sociali<br />

e psicopatologici<br />

M.R.A. Muscatello, G. Pandolfo, A. Bruno, R. Cambria,<br />

L. Cortese, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

Il fenomeno del terrorismo è stato affrontato secondo <strong>di</strong>versi<br />

modelli teorici. Il modello psichiatrico assume che esistano<br />

determinati tratti personologico (borderline, narcisistici,<br />

antisociali, psicopatici, paranoici) favorenti la messa in atto<br />

<strong>di</strong> comportamenti violenti ed ostili. Inoltre, le ricerche esistenti<br />

in letteratura hanno indagato la presenza, in soggetti<br />

che commettono atti criminali e violenti, <strong>di</strong> anomalie neurobiologiche,<br />

traumi infantili o <strong>di</strong>sturbi nella socializzazione.<br />

Il modello sociologico assume un’implicita “normalità”<br />

psicologica del terrorista e pone piuttosto l’accento su con-<br />

188


<strong>di</strong>zioni strutturali (economiche, sociali, politiche). La presente<br />

relazione rappresenta una revisione critica dei modelli<br />

esplicativi del terrorismo con l’intento <strong>di</strong> fornire possibili<br />

strategie <strong>di</strong> intervento.<br />

La <strong>di</strong>mensione antisociale nella sessualità<br />

A. Bruno, M.R.A. Muscatello, G. Pandolfo, R. Cambria,<br />

L. Cortese, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

La sessualità è un campo multi<strong>di</strong>mensionale tra il biologico<br />

e lo psicologico, tra il privato e il sociale, tra scienza e cultura,<br />

soggetto non solo all’aspetto istintuale ma anche alle<br />

189<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

influenze ambientali che, nel corso del tempo, hanno stabilito<br />

norme, valori e immagini collettive cui fare riferimento.<br />

I <strong>di</strong>sturbi sessuali, caratterizzati da anomalie o <strong>di</strong>sfunzioni<br />

relative all’attività sessuale, possono essere <strong>di</strong>stinti in tre categorie<br />

<strong>di</strong>stinte: le <strong>di</strong>sfunzioni sessuali vere e proprie, le deviazioni<br />

del desiderio sessuale (parafilie), i <strong>di</strong>sturbi dell’identità<br />

<strong>di</strong> genere. L’antisocialità, come descritta dal DSM<br />

IV, include la <strong>di</strong>sonestà, la mancanza <strong>di</strong> rimorso, l’irresponsabilità,<br />

l’impulsività, l’aggressività e l’incapacità <strong>di</strong><br />

conformarsi alle norme sociali. La relazione esplora la <strong>di</strong>mensione<br />

dell’antisocialità nell’ambito <strong>della</strong> sessualità, in<br />

un continuum concettuale dalla normalità alla patologia,<br />

principalmente in riferimento alle parafilie, ma anche ai <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’identità <strong>di</strong> genere, nel cui contesto l’antisocialità<br />

va intesa come devianza dalla norma sociale.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA LEONARDO<br />

S86 - La <strong>di</strong>sabilità intellettiva: dalla biologia al mito<br />

Aspetti neurobiologici <strong>della</strong> cognitività<br />

M. Popoli<br />

Centro <strong>di</strong> Neurofarmacologia, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Farmacologiche<br />

e Centro <strong>di</strong> Eccellenza per la Malattie Neurodegenerative,<br />

Università <strong>di</strong> Milano<br />

Con l’eccezione delle demenze, in particolare la Malattia <strong>di</strong><br />

Alzheimer, non sono attualmente <strong>di</strong>sponibili marcatori biologici<br />

per la <strong>di</strong>agnosi delle malattie mentali. In mancanza <strong>di</strong><br />

biomarcatori le definizioni attuali per queste patologie sono<br />

prevalentemente sindromiche.<br />

Tuttavia la ricerca clinica e preclinica in anni recenti ha gettato<br />

le basi per una ridefinizione del fenotipo patologico che<br />

vada al <strong>di</strong> là del puro approccio descrittivo e renda conto dei<br />

meccanismi biologici <strong>della</strong> malattia mentale.<br />

Per la Schizofrenia questo si è tradotto in una riduzione dell’enfasi<br />

tra<strong>di</strong>zionalmente posta sulla sintomatologia positiva<br />

e nella proposizione <strong>di</strong> un modello che considera come<br />

evento primario una <strong>di</strong>sfunzione dei processi cognitivi, con<br />

la successiva comparsa dei sintomi positivi.<br />

Il modello considera fattori multipli convergenti, che agiscono<br />

probabilmente in combinazione variabile, in particolare:<br />

1) geni <strong>di</strong> suscettibilità;<br />

2) infezioni virali, effetti <strong>di</strong> tossine e alterazioni <strong>della</strong> nutrizione<br />

in fase prenatale;<br />

3) eventi avversi ambientali in fase pre- post-natale;<br />

4) stress psicofisico. Bersaglio dell’azione <strong>di</strong> questi fattori è<br />

il processo <strong>di</strong> sviluppo del sistema nervoso dal concepimento<br />

all’adolescenza e probabilmente sino alla iniziale vita<br />

adulta. In quest’ottica la Schizofrenia è vista essenzialmente<br />

come una patologia del neurosviluppo e <strong>della</strong> connettività<br />

neurale.<br />

Gli eventi avversi ambientali, in combinazione con la suscettibilità<br />

genetica, inducono alterazioni del neurosviluppo<br />

MODERATORI<br />

G. La Malfa, A. Castellani<br />

(ad esempio nella formazione e migrazione dei neuroni e/o<br />

nella sinaptogenesi) che portano alla formazione <strong>di</strong> circuiti<br />

neuroanatomofunzionali alterati. Questo processo produce<br />

<strong>di</strong>sfunzioni nei processi cognitivi (attenzione, emozione,<br />

linguaggio, memoria), che sono poi seguite dalla comparsa<br />

<strong>di</strong> sintomi positivi (deliri, allucinazioni) e negativi (pensiero<br />

<strong>di</strong>sorganizzato, ecc.).<br />

I principali aspetti neurobiologici saranno analizzati, con<br />

particolare attenzione ad alcuni geni recentemente stu<strong>di</strong>ati<br />

per il loro ruolo nella neuroplasticità ed il probabile coinvolgimento<br />

nelle patologie in cui vi è una compromissione<br />

delle funzioni cognitive.<br />

C’è un metodo nella follia (delirio e ritardo<br />

mentale)<br />

R. Rossi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze Oftalmologia e Genetica, Sezione<br />

<strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Si sottolinea come prima considerazione che il delirio va<br />

oggi considerato in una <strong>di</strong>mensione affettiva e non in un’area<br />

cognitiva.<br />

Avevamo cercato <strong>di</strong> definirlo come il massimo <strong>di</strong> realizzazione<br />

possibile in regime narcisistico.<br />

Ci pare allora che in questo senso il concetto <strong>di</strong> Propfpsychose,<br />

come concetto <strong>di</strong> innesto delirante nel tessuto del ritardo<br />

mentale vada profondamente rivisto, e sostituito dal<br />

concetto <strong>di</strong> tentativo <strong>di</strong> ricostruzione del se seguendo un<br />

particolare fil-rouge narrativo. Si tratta in realtà <strong>di</strong> un modo<br />

per articolare la theory of mind con modalità particolare per<br />

avere lo spazio per entrare in relazione, quando altrimenti<br />

non è possibile.<br />

Una sorta <strong>di</strong> “if I cannot prove to be a gentleman …” shakespeariano.


SIMPOSI TEMATICI<br />

A questo serve dunque il delirio nel ritardo mentale, come<br />

un modo per inserire un pensiero <strong>di</strong>fficilmente organizzabile<br />

in una a suo modo coerente <strong>di</strong>mensione oniroide, tenendo<br />

conto che la vita è <strong>della</strong> stessa stoffa <strong>di</strong> cui son fatti i sogni,<br />

sempre seguendo Shakespeare, e questo è particolarmente<br />

vero quando la tenuta del pensiero sulla realtà è <strong>di</strong>fficoltosa.<br />

In questo senso l’utilità degli inserimenti fantastici delle costruzioni<br />

deliranti potrebbe essere considerata positivamente<br />

nel managing del ritardo mentale.<br />

La peculiarità dell’intervento riabilitativo<br />

nella <strong>di</strong>sabilità intellettiva<br />

S. Magari * ** , M.G. Arneodo ** , F. Manna **<br />

* Scuola <strong>di</strong> specializzazione Psicologia Clinica, Università<br />

“Cattolica del S. Cuore”, Roma; ** Centro <strong>di</strong> riabilitazione<br />

Opera “don Guanella”, “Casa S. Giuseppe”, Roma<br />

L’intervento riabilitativo nella DI è finalizzato a sviluppare,<br />

potenziare e mantenere le competenze funzionali adattive,<br />

incrementare la partecipazione sociale e ridurre gli aspetti<br />

psicopatologici e i comportamenti aberranti. Esso comprende<br />

sia un’abilitazione, secondo un modello <strong>di</strong> tipo prettamente<br />

educativo 1 sia una mo<strong>di</strong>ficazione del contesto al fine<br />

<strong>di</strong> renderlo agibile al <strong>di</strong>sabile 2 e mira, attraverso progetti in<strong>di</strong>vidualizzati,<br />

alla “salute” nell’accezione complessa descritta<br />

dall’OMS, ovvero ad un equilibrio bio-psico-sociale<br />

<strong>della</strong> persona.<br />

Il piano d’intervento, necessariamente inter<strong>di</strong>sciplinare, richiede<br />

pertanto, a tutte le età del soggetto, che la valutazione<br />

sia multi<strong>di</strong>mensionale e che gli obiettivi siano coerenti<br />

con il ciclo <strong>di</strong> vita.<br />

In questa relazione si presenta una batteria <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong><br />

assessment secondo un approccio multi<strong>di</strong>mensionale utilizzata<br />

presso il Centro <strong>di</strong> Riabilitazione Opera “don Guanella”<br />

<strong>di</strong> Roma. Si rileva, inoltre, come obiettivo costante, nel<br />

progetto riabilitativo <strong>di</strong> ciascuna persona con DI, in ogni fase<br />

e con<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> vita, la creazione <strong>di</strong> un ambiente “salutare”,<br />

con facilitazioni soprattutto in termini <strong>di</strong> accoglienza<br />

e <strong>di</strong> comunicazione.<br />

Bibliografia<br />

1 Soresi S. Psicologia dell’han<strong>di</strong>cap e <strong>della</strong> riabilitazione. Il Mulino<br />

1998.<br />

2 Moretti G. Ritardo mentale: dalla me<strong>di</strong>cina all’antropologia alle<br />

soglie del 2000. Voghera (PV): Abilitazione e Riabilitazione;<br />

Tipolito M.C.M. 1994;2.<br />

Fenotipi comportamentali <strong>della</strong> <strong>di</strong>sabilità<br />

intellettiva<br />

C. Porcelli<br />

U.O. <strong>di</strong> Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza,<br />

ASL BA/4 Bari<br />

La <strong>di</strong>sabilità intellettiva rappresenta uno dei quadri nosografici<br />

<strong>di</strong> interesse psichiatrico più <strong>di</strong>ffusi, essendo <strong>di</strong>agnosticabile<br />

nel 1,5% <strong>della</strong> popolazione generale:<br />

– non ha un’età <strong>di</strong> insorgenza, e in genere (ma non necessariamente<br />

“sempre”) coincide con il percorso <strong>di</strong> vita <strong>della</strong><br />

persona. Esiste quin<strong>di</strong> un momento <strong>di</strong>agnostico, terapeutico,<br />

riabilitativo e <strong>di</strong> assistenza-supporto che interessa<br />

tutte le età <strong>della</strong> vita;<br />

– richiede un intervento sia me<strong>di</strong>co-riabilitativo che psicosociale;<br />

– ha un costo sociale alto;<br />

– ha un alto rischio <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> problematiche psicopatologiche;<br />

– è <strong>di</strong>fficilmente approcciabile farmacologicamente.<br />

Le persone con Disabilità intellettiva (DI) hanno un modo<br />

particolare <strong>di</strong> porsi nei confronti dell’ambiente e <strong>di</strong> se stessi;<br />

questo modo <strong>di</strong> porsi è funzione <strong>della</strong>:<br />

– capacità <strong>di</strong> elaborare le informazioni in entrata;<br />

– prevedere le conseguenze <strong>di</strong> quelle in uscita.<br />

Entrambe queste funzioni sono variamente e più o meno<br />

gravemente compromesse nelle persone con DI.<br />

I fenotipi comportamentali sono quadri riconoscibili <strong>di</strong><br />

comportamento. Sono solo in parte con<strong>di</strong>zionati dal livello<br />

<strong>di</strong> QI. A parità <strong>di</strong> QI esiste una grande <strong>di</strong>fferenza circa i<br />

comportamenti ed i vissuti delle persone con <strong>di</strong>sabilità intellettiva.<br />

Metodologia: abbiamo preso in considerazione la presenza<br />

<strong>di</strong> 3 tipi <strong>di</strong> comportamento-problema (aggressività, stereotipie<br />

ed autolesionismo) presenti in circa 110 pazienti affluenti<br />

presso alcuni centri <strong>di</strong> riabilitazione presenti in provincia<br />

<strong>di</strong> Bari. Abbiamo valutato la relazione esistente tra il<br />

QI e la presenza/assenza <strong>di</strong> comportamenti-problema.<br />

Nel corso <strong>della</strong> relazione saranno <strong>di</strong>scussi i risultati <strong>di</strong> tale<br />

indagine.<br />

Si conclude sottolineando il fatto che sono i comportamenti<br />

che possono portare più facilmente alla crisi <strong>della</strong><br />

famiglia, alla ospedalizzazione o alla istituzionalizzazione,<br />

non il QI o l’assetto cromosomico o i deficit enzimatici o<br />

quant’altro. Sono i comportamenti-problema che vanno riconosciuti<br />

precocemente e trattati rapidamente. In alcuni<br />

casi (ve<strong>di</strong> alcune malattie genetiche) possono essere ad<strong>di</strong>rittura<br />

previsti ragione per cui è ipotizzabile anche una<br />

azione preventiva.<br />

190


191<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA VERDE<br />

S87 - Libertà <strong>di</strong> cura … questione <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> vista<br />

Sbatti il mostro in prima pagina<br />

C. Peccarisi * ** , R. Renzi ** *** , I. Merzagora Betsos **** ,<br />

** *****<br />

A. De Micheli<br />

* C. Reg. Cef., Ist. Naz. Neurol., IRCCS “C. Besta”, Milano;<br />

** *** Corriere Salute, Corriere <strong>della</strong> Sera, Milano; Dirett.<br />

Corriere Salute, Milano; **** Dirett. Catt. Criminologia Clinica,<br />

Med. & Chir., Università <strong>di</strong> Milano; ***** Catt. Criminol.<br />

Clin., Università <strong>di</strong> Milano<br />

Il ruolo assunto da noti talk-show televisivi nella gestione<br />

me<strong>di</strong>atica <strong>di</strong> temi psicosociosanitari rende in parte superato<br />

il titolo assegnato a questa relazione e forse più adatto<br />

sarebbe: SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA SERATA. Il<br />

mezzo televisivo sta assumendo un ruolo preponderante<br />

nella trattazione <strong>di</strong> queste tematiche, una volta riservate al<br />

<strong>di</strong>battito culturale e oggi finite invece nelle “conversazioni”<br />

<strong>di</strong> costume e <strong>di</strong> cronaca che gabellano dal piccolo<br />

schermo una lettura in chiave psichiatrica <strong>di</strong> avvenimenti<br />

<strong>di</strong> pertinenza <strong>della</strong> magistratura. Questa <strong>di</strong>lagante trattazione<br />

televisiva può definirsi libertà d’informazione sulla<br />

malattia mentale? È <strong>di</strong>fficile definire libera un’informazione<br />

che non offre un’adeguata riflessione <strong>di</strong> carattere sociale:<br />

dai <strong>di</strong>battiti TV non traspare la speranza <strong>di</strong> un recupero,<br />

né una sana autocritica che potrebbe aiutare a comprendere<br />

casi come la strage <strong>di</strong> Novi Ligure, il delitto <strong>di</strong><br />

Cogne o i sempre più numerosi infantici<strong>di</strong> commessi da<br />

madri presentate più come assassine, che come malate. La<br />

modalità <strong>di</strong> presentazione <strong>della</strong> notizia è fondamentale nel<br />

modulare l’atteggiamento verso la malattia mentale, alimentando<br />

o viceversa deamplificando i pregiu<strong>di</strong>zi e gli<br />

stereotipi negativi che notoriamente sono alla base dei processi<br />

<strong>di</strong> stigmatizzazione.<br />

Se la carta stampata offre un’informazione più ampia e<br />

multifocale, dando tempo per riflettere in<strong>di</strong>vidualmente, i<br />

programmi televisivi non lasciano invece spazio a una reale<br />

riflessione e, piuttosto che creare opportunità <strong>di</strong> vera <strong>di</strong>scussione,<br />

si focalizzano sugli aspetti formali ed esteriori<br />

<strong>della</strong> spettacolarizzazione scenica del testimonial e sulla<br />

<strong>di</strong>alettica insanabile e infruttuosa delle opinioni, che, nella<br />

loro stereotipia, finiscono con l’addormentare la ragione e,<br />

soprattutto, la valenza etica.<br />

Il festival <strong>della</strong> ripetitività dei talk-show deriva da una sorta<br />

<strong>di</strong> filtro omologante che tende ad amplificare alcuni avvenimenti<br />

a <strong>di</strong>scapito <strong>di</strong> altri, con una sorta <strong>di</strong> riduzione pilotata<br />

degli argomenti da <strong>di</strong>ffondere che ha ben poco a che<br />

vedere con la libertà.<br />

Sulla base <strong>di</strong> queste premesse, verranno illustrate le modalità<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione delle notizie e in particolare lo spazio riservato<br />

loro e la cadenza con cui si evidenziano elementi<br />

troppo spesso raccolti da fonti non significative.<br />

L’effetto finale è come un’“eco” che risuona da angolazioni<br />

<strong>di</strong>verse, ma tutte finalizzate a tener desto l’interesse per<br />

il fatto criminale.<br />

MODERATORI<br />

G. Messina, A.R. Andretta<br />

Anche se non vengono autoperpetuate le scene <strong>di</strong> violenza<br />

che richiamavano le folle nel Colosseo, il sangue, sia pure<br />

per il tempo <strong>della</strong> lettura <strong>della</strong> notizia, richiama comunque,<br />

con percorsi prevalentemente inconsci, a <strong>di</strong>ventare spettatori.<br />

Ciò non libera dai segnali ancestrali e inconsci che ci riportano<br />

alla lotta e al sangue, ma fornisce simbolicamente<br />

un terreno <strong>di</strong> catarsi verso i meccanismi <strong>di</strong> aggressività e<br />

violenza comunque presenti in ogni persona. La violenza<br />

esterna paradossalmente silenzia quella interna, quando<br />

non arriva invece a farla emergere, innescando situazioni <strong>di</strong><br />

emulazione (come ad esempio nel suici<strong>di</strong>o degli adolescenti)<br />

dove la “libertà” d’informazione può <strong>di</strong>ventare una pericolosa<br />

cassa <strong>di</strong> risonanza.<br />

Ci può essere un punto d’equilibrio tra informazione visiva,<br />

verbale o scritta, dove quest’ultima non <strong>di</strong>venta elemento<br />

privilegiato sulla scena <strong>della</strong> vita? Il numero <strong>di</strong> articoli,<br />

<strong>di</strong> servizi e <strong>di</strong> testi pubblicati in una ristretta casistica<br />

<strong>di</strong>mostrano la presenza <strong>di</strong> una sproporzione <strong>di</strong> risonanza<br />

me<strong>di</strong>atica.<br />

La psichiatria del 2000: qualità e risposte<br />

concrete<br />

A.R. Lugli Andretta<br />

Fondazione “Mario Lugli” ONLUS<br />

Lo sfondo in cui si colloca l’attuale fase <strong>della</strong> psichiatria in<br />

Italia è caratterizzata da una progressiva trasformazione dell’organizzazione<br />

dei servizi e delle pratiche assistenziali, ma<br />

anche da una profonda riflessione critica sui modelli teorici<br />

<strong>di</strong> riferimento.<br />

La pratica <strong>di</strong> questi anni, se da una parte ha consentito lo<br />

sviluppo <strong>di</strong> molteplici esperienze particolarmente incisive<br />

ed innovative, dall’altra ha mostrato anche limiti e <strong>di</strong>storsioni<br />

che, se non adeguatamente valutati, rischiano <strong>di</strong> riprodurre<br />

nuove aree <strong>di</strong> separatezza e perpetuazione <strong>della</strong> cronicità.<br />

Non sempre il lavoro sul territorio è stato ed è in grado <strong>di</strong><br />

dare delle risposte terapeutiche utili ai pazienti con <strong>di</strong>sturbi<br />

mentali gravi; non sempre i <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> cura messi<br />

in atto sono in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare non solo le esigenze<br />

dei pazienti, ma soprattutto quelle <strong>di</strong> coloro che, a qualunque<br />

titolo, ne con<strong>di</strong>vidono la quoti<strong>di</strong>anità soprattutto i<br />

familiari.<br />

Quello che manca ancora alla psichiatria in Italia è qualcosa<br />

<strong>di</strong> più pratico ed intendo <strong>di</strong>re una programmazione a lungo<br />

termine che tradotta vuol <strong>di</strong>re fon<strong>di</strong>, attenzione amministrativa<br />

e politica dagli enti locali alle problematiche <strong>della</strong><br />

salute mentale, sapendo sviluppare quel teorema che si<br />

compen<strong>di</strong>a in tre elementi “bisogni - costi - risultati”.


Aspetti etici e giuri<strong>di</strong>ci del concetto<br />

<strong>di</strong> libertà in psichiatria<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

M. Di Fresco<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Bisogna innanzitutto precisare il significato <strong>di</strong> etica e giuri<strong>di</strong>cità<br />

del concetto <strong>di</strong> libertà <strong>di</strong> cui qui intendo parlare, perché<br />

in questa materia i due aspetti assumono una accezione<br />

totalmente speciale e <strong>di</strong>versa rispetto a quella comune.<br />

L’etica riguarda l’insieme <strong>di</strong> regole extralegislative ed autonome<br />

ovvero un co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> auto<strong>di</strong>sciplina con effetti esclusivamente<br />

interni, elaborate e riconosciute da una corporazione<br />

per l’esercizio moralmente lecito <strong>di</strong> una professione. In<br />

questo senso si innesta anche il significato <strong>di</strong> giuri<strong>di</strong>cità intesa<br />

non come rispetto delle leggi vigenti nella società <strong>di</strong> riferimento<br />

ma come rispetto <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>namento coscienziosamente<br />

e moralmente giusto entro cui elaborare principi<br />

fondamentali o assiomi morali.<br />

Per cui se una società non dovesse riconoscere la libertà <strong>di</strong><br />

un in<strong>di</strong>viduo, l’etica elaborata dallo stu<strong>di</strong>o dei principi fondamentali<br />

dell’uomo, tra cui rientra anche la libertà, imporrebbe<br />

al professionista <strong>di</strong> riconoscere tale <strong>di</strong>ritto al paziente<br />

anche se alieno all’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co nazionale. In questo<br />

senso l’etica e la giuri<strong>di</strong>cità del me<strong>di</strong>co psichiatra deve<br />

trascendere la soggettività co<strong>di</strong>cistica e sostenere i valori<br />

umani universali.<br />

Purtroppo la storia italiana ha più volte <strong>di</strong>mostrato il contrario.<br />

Nel passato e nel presente, più volte, le autorità governative,<br />

hanno usato la malattia mentale come scusa per internare<br />

gli antagonisti politici ovviamente con la complicità<br />

<strong>della</strong> maggioranza degli psichiatri.<br />

Vorrei portare l’attenzione su tre casi relativi alla persecuzione<br />

subita dai testimoni <strong>di</strong> Geova durante il periodo fascista<br />

italiano. I testimoni <strong>di</strong> Geova, che si rifiutavano <strong>di</strong><br />

sostenere l’ideologia fascista e <strong>di</strong> imbracciare le armi, anziché<br />

essere condannati per i reati che il Co<strong>di</strong>ce Militare <strong>di</strong><br />

Guerra stabiliva per i tra<strong>di</strong>tori <strong>della</strong> Patria, venivano falsamente<br />

periziati da psichiatri compiacenti come “pazzi” e <strong>di</strong><br />

conseguenza internati nei manicomi cosicché rimanevano<br />

rinchiusi anche molti anni dopo la fine delle ostilità e comunque<br />

subivano una serie <strong>di</strong> torture psicologiche tra cui<br />

l’elettroshock introdotta solo dal 1938 ma comunque rimasta<br />

violenta e pericolosa per molti altri anni considerato<br />

che la quantità <strong>di</strong> elettricità veniva somministrata a dosi<br />

elevate ed a casaccio con, talora, effetti infausti (Cerletti,<br />

Bini, 1938).<br />

Breve lettura delle sentenze allegate<br />

alla presente riguardo i casi <strong>di</strong> Testimoni<br />

<strong>di</strong> Geova <strong>di</strong> cui si è potuto accertare<br />

la totale sanità <strong>di</strong> mente in giu<strong>di</strong>zio<br />

I sistemi <strong>di</strong> governo totalitari hanno visto una crescente ondata<br />

<strong>di</strong> intolleranza politica e razziale a cui hanno collaborato alcuni<br />

psichiatri. In verità i trattamenti psichiatrici nascondevano<br />

la sistematica eliminazione dei <strong>di</strong>ssidenti “nemici <strong>della</strong> Patria”<br />

ed erano finalizzati alla afflizione fisica e psichica degli<br />

internati politici e alla intimidazione <strong>di</strong> altri potenziali eretici<br />

ideologici. Tale attività persecutoria ha interessato una sola fe-<br />

de che si rifiutava, per motivi squisitamente religiosi, <strong>di</strong> sostenere<br />

i governi totalitari come quello fascista e comunista e cioè<br />

i testimoni <strong>di</strong> Geova che hanno sempre sostenuto la propria<br />

neutralità politica.<br />

Dal libro Minoranze, coscienza e dovere <strong>della</strong> memoria nel<br />

capitolo sull’obiezione <strong>di</strong> coscienza si legge a pagina 17: “Particolarmente<br />

nel periodo 1939-1943 altri Testimoni (<strong>di</strong> Geova)<br />

furono condannati per aver rifiutato il servizio militare. Alcuni<br />

furono invece riformati perché considerati affetti da psicosi<br />

paranoide o paranoia religiosa.<br />

Ad esempio Gerardo <strong>di</strong> Felice fu riformato nel 1939 per psicosi<br />

paranoide e Francesco Zortea nel 1941 per sindrome delirante<br />

paranoidale basata su una insensata e fantastica concezione<br />

<strong>della</strong> vita in rapporto a credenze religiose” – (Archivio<br />

Centrale <strong>di</strong> Stato, Ministero dell’Interno, Direzione Generale<br />

<strong>della</strong> P.S., 13.3.1940, categoria G1, busta 314). I Libri<br />

Bianchi “Intolleranza religiosa alle soglie del duemila”, P. Bellini<br />

e M. Mellini, Fusa E<strong>di</strong>trice, 1990, Roma e “Minoranze<br />

Coscienza e dovere <strong>della</strong> memoria”, M. Mellini, Jovene e<strong>di</strong>tore<br />

Napoli, 2001, affermano che in Italia, durante il periodo fascista,<br />

i testimoni <strong>di</strong> Geova che si rifiutavano <strong>di</strong> impugnare le<br />

armi erano sanzionati inizialmente con la pena detentiva; poi,<br />

per umiliarli e torturarli psicologicamente venivano <strong>di</strong>chiarati<br />

pazzi ed internati nei manicomi dove, necessariamente nel<br />

corso degli anni, purtroppo a causa <strong>della</strong> frustrazione e <strong>della</strong><br />

sofferenza psichica, degeneravano fino ad impazzire veramente.<br />

La follia è stata usata per dare un senso “non senso” alle offese<br />

contro la <strong>di</strong>gnità del duce, del re, del papa e <strong>di</strong> Hitler.<br />

Tacciando <strong>di</strong> pazzia chi gridava alla pace, alla giustizia ed<br />

alla tolleranza si ponevano automaticamente i contenuti delle<br />

affermazioni su un piano irreale, non <strong>di</strong>scutibile, non intelligente<br />

e si evitava lo scontro <strong>di</strong>alettico e il rischio <strong>di</strong> essere<br />

smentiti.<br />

Più volte e per molti secoli la follia è stata lo strumento preferito<br />

dai sistemi totalitari per togliere <strong>di</strong> mezzo e silenziosamente<br />

chi non si adeguava allo status quo creando il nulla<br />

attorno a chi presentava democraticamente idee <strong>di</strong>verse<br />

che poi, nel corso degli anni, si sono <strong>di</strong>mostrate prive <strong>di</strong> elementi<br />

alieni.<br />

È il caso <strong>di</strong> un altro Testimone <strong>di</strong> Geova, Ennio Alfarano,<br />

che fu condannato dal Tribunale Militare <strong>di</strong> Torino nel 20<br />

ottobre 1955 per aver rifiutato <strong>di</strong> firmare la cartolina precetto<br />

e <strong>di</strong> raggiungere la propria destinazione. Al Giu<strong>di</strong>ce<br />

Istruttore <strong>di</strong>chiarò: “I principi <strong>della</strong> religione da me professata<br />

mi vietano <strong>di</strong> uccidere e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> imparare ad uccidere<br />

e, poiché il servizio militare ha lo scopo d’istruire i citta<strong>di</strong>ni<br />

all’uso delle armi, io, aderendo a tale principio, contravverrei<br />

ai fondamenti <strong>della</strong> mia fede”.<br />

Queste parole erano chiaramente antitetiche all’epoca ma<br />

oggi sono il fondamento <strong>della</strong> legislazione, recepita dai paesi<br />

democratici <strong>di</strong> tutto il mondo, sull’obiezione <strong>di</strong> coscienza<br />

e certamente un considerevole merito alla sua elaborazione<br />

deve andare ai Testimoni <strong>di</strong> Geova, così come sostenuto più<br />

volte da varie personalità politiche.<br />

Non bisogna <strong>di</strong>menticare che le organizzazioni professionali<br />

degli psichiatri erano totalmente asservite al potere<br />

governativo dell’epoca, per cui il concetto etico-deontologico<br />

o giuri<strong>di</strong>co universale, che avrebbe dovuto guidare le<br />

scelte morali-assistenziali degli psichiatri, era caduto in<br />

oblio ed offuscato da <strong>di</strong>verse ideologie non parimenti nobili.<br />

192


Purtroppo, recentemente, la storia si è ripetuta e precisamente<br />

a Berlino poiché è stata sollevata una contestazione<br />

giu<strong>di</strong>ziaria su presunte violazioni dei <strong>di</strong>ritti umani in psichiatria.<br />

Nel verdetto del tribunale Russel del luglio 2001<br />

firmata da 7 membri <strong>della</strong> giuria, si legge che “è molto estesa<br />

ma non riconosciuti ufficialmente, una serie <strong>di</strong> abusi perpetrati<br />

nei confronti <strong>di</strong> malati <strong>di</strong> mente in nome <strong>della</strong> psichiatria,<br />

relativi ai <strong>di</strong>ritti umani quali la libertà. In accordo<br />

con la Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite,<br />

la giuria deplora profondamente l’incarcerazione <strong>di</strong> persone<br />

contro la loro volontà in nome <strong>della</strong> psichiatria. La perpetrazione<br />

<strong>di</strong> tali pratiche è una minaccia per la libertà in<strong>di</strong>viduale<br />

e collettiva ovunque”.<br />

Il versetto continua sostenendo che “il concetto <strong>di</strong> malattia<br />

mentale non deve privare le persone malate del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

scelta e <strong>di</strong> responsabilità per cui non si dovrebbe permettere<br />

alla psichiatria <strong>di</strong> giustificare l’automatica privazione<br />

dei <strong>di</strong>ritti civili ed umani del paziente soprattutto quando,<br />

con tale pratica, si assolvono azioni criminali ed antisociali”.<br />

Inoltre il tribunale si auspica si poter utilizzare i mezzi<br />

<strong>di</strong> informazione per allertare l’opinione pubblica sui pericoli<br />

per la libertà umana rappresentati dalla acritica accettazione<br />

delle affermazioni e dalle pratiche sostenute in<br />

psichiatria. La giuria ritiene <strong>di</strong> dover condurre ulteriori investigazioni<br />

per poter meglio esplorare gli abusi psichiatrici<br />

relativi alla somministrazione coatta dei farmaci, all’elettroshock,<br />

alla restrizione in ambiente ospedaliero soprattutto<br />

se involontaria.<br />

Il tribunale, onde poter evitare ulteriori abusi ed operare uno<br />

stretto controllo legale sulle pratiche psichiatriche quale<br />

prerequisito per una effettiva protezione dei <strong>di</strong>ritti umani,<br />

consiglia agli organismi politici, <strong>di</strong> istituire un rappresentante<br />

legale (una sorta <strong>di</strong> Difensore Civico) all’interno delle<br />

strutture sanitarie mentali per rilevare anche a scopo consultivo<br />

e quin<strong>di</strong> preventivo, eventuali responsabilità civili e<br />

penali riguardo il trattamento dei pazienti mentali. Invita anche<br />

il governo a svolgere un esame critico pubblico del ruolo<br />

<strong>della</strong> psichiatria, delle sue basi scientifiche e <strong>della</strong> giustificabilità<br />

o meno delle sue attuali pratiche.<br />

La giuria, ricordo che stiamo parlando dell’Europa del<br />

2001, rimanda il lettore alla storia (come <strong>di</strong>cevo prima per<br />

esempio sui testimoni <strong>di</strong> Geova) perché non sono mancati<br />

fatti che hanno <strong>di</strong>mostrato il fondamentale ruolo, ben retribuito,<br />

giocato dalla psichiatria quale agente <strong>di</strong> controllo sociale<br />

e <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> polizia <strong>di</strong> repressione contro comportamenti<br />

politici e sociali <strong>di</strong>ssidenti. Continua “Noi troviamo<br />

che la psichiatria è colpevole <strong>di</strong> una combinazione <strong>di</strong> irresponsabilità<br />

e violenza, classica definizione dei sistemi totalitari.<br />

Chie<strong>di</strong>amo l’abolizione delle leggi <strong>di</strong> salute mentale, la riparazione<br />

dei danni arrecati ai pazienti danneggiati e <strong>di</strong> destinare<br />

i fon<strong>di</strong> pubblici per attuare sistemi <strong>di</strong> cura alternativi<br />

alla psichiatria coercitiva”.<br />

193<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Atteso che il verdetto summenzionato potrebbe non essere<br />

verosimilmente realistico per l’esperienza italiana, comunque,<br />

dobbiamo cogliere l’allarme e il messaggio <strong>di</strong> fondo<br />

che tale lettura vuole comunicarci e cioè che l’attività psichiatrica<br />

deve essere continuamente valutata, criticata, corretta<br />

perché l’obiettivo primario rimane sempre la cura <strong>della</strong><br />

persona nel rispetto dei suoi <strong>di</strong>ritti. Non può esserci etica<br />

e giuri<strong>di</strong>cità senza rispetto dei <strong>di</strong>ritti umani così come non<br />

può esserci cura e assistenza senza rispetto <strong>della</strong> persona. La<br />

psichiatria deve vivere all’interno <strong>di</strong> un sistema costruito sui<br />

valori universali dell’uomo sofferente che tenga conto dei<br />

bisogni dell’intera persona e non solo <strong>della</strong> sua rappresentazione<br />

patologica.<br />

Solo così la psichiatria potrà avere un futuro!<br />

Liberi “dentro”, liberi “fuori”: luoghi<br />

e percorsi <strong>di</strong> cura in psichiatria<br />

G. Messina<br />

DSM ASL 11, Reggio Calabria<br />

Partendo da una riflessione <strong>di</strong> F. Basaglia (“ciò che <strong>di</strong> nuovo<br />

si stava costruendo in psichiatria forse tanto nuovo non<br />

era, le contrad<strong>di</strong>zioni come polvere sotto il tappeto continuavano<br />

ad essere nascoste, il tempo dell’istituzione si prospettava,<br />

come sempre, tempo infinito”) l’autore si propone<br />

<strong>di</strong> analizzare il problema <strong>della</strong> libertà <strong>di</strong> cura in psichiatria,<br />

ponendosi alcune domande:<br />

– Gli interventi psichiatrici, in generale, possono essere definiti<br />

“liberi”?<br />

– Libertà in psichiatria: da chi? da che cosa?<br />

– Può in<strong>di</strong>viduarsi una corrispondenza tra le finalità <strong>di</strong> cura<br />

e la volontà del paziente?<br />

– Come si colloca il concetto <strong>di</strong> libertà in psichiatria all’interno<br />

dei luoghi <strong>di</strong> cura?<br />

– Si può essere liberi “fuori” se non si è liberi “dentro”?<br />

– La contenzione: atto me<strong>di</strong>co o violazione dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> libertà?<br />

– Libertà <strong>di</strong> cura e capacità giuri<strong>di</strong>ca: c’è contrad<strong>di</strong>zione?<br />

Sulla base <strong>di</strong> queste domande l’Autore conclude che:<br />

1)ogni processo <strong>di</strong> crescita presuppone una <strong>di</strong>sponibilità al<br />

cambiamento;<br />

2)è necessaria un’attitu<strong>di</strong>ne interna veramente aperta,<br />

sgombra da timori e pregiu<strong>di</strong>zi, libera da fantasmi <strong>di</strong> manicomialità,<br />

arricchita da costante curiosità e voglia <strong>di</strong><br />

scoprire l’oggetto del proprio lavoro giorno per giorno<br />

perché è sempre lì, insi<strong>di</strong>osamente presente, il pericolo <strong>di</strong><br />

una nuova “istituzionalizzazione”, caratterizzata dal rafforzamento<br />

<strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza mascherata da<br />

uno pseudoadattamento ad attività e strutture formalmente<br />

interme<strong>di</strong>e, ma con un alto in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> protezione.


Trauma e isteria<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA NUREYEV<br />

S88 - L’Isteria da Freud a oggi.<br />

Implicazioni cliniche e terapeutiche<br />

N. Fina<br />

CIPA (Centro Italiano Psicologia Analitica), Milano<br />

Quale il legame tra trauma e isteria?<br />

Si tratta <strong>di</strong> una verità collocata nell’incrocio tra desiderio e<br />

amore.<br />

Il trauma dell’isteria è un trauma <strong>di</strong> identità, un trauma cumulativo<br />

secondo l’accezione <strong>di</strong> M. Khan. Si tratta <strong>di</strong> un<br />

trauma relazionale maturato in una situazione familiare incestuosa<br />

e incestuale, che vede come attori tutti i membri<br />

<strong>della</strong> famiglia.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un trauma che rompe il senso vitale interiore,<br />

impedendo al soggetto <strong>di</strong> vivere orientandosi verso l’incontro<br />

con l’altro con intimità e amore. L’erotizzazione<br />

assolve così la duplice funzione <strong>di</strong> reiterare il “clima”<br />

traumatico e incestuoso in cui il soggetto ha vissuto le sue<br />

esperienze affettive primarie e <strong>di</strong> alterare la qualità del desiderio.<br />

Il trauma è tale, infatti, proprio perché gli eventi che lo hanno<br />

scatenato appartengono ad un’epoca <strong>della</strong> vita in cui l’in<strong>di</strong>viduo<br />

è psicologicamente immaturo, in un momento esistenziale<br />

in cui non è possibile elaborare l’esperienza attraverso<br />

una rappresentazione <strong>della</strong> stessa.<br />

Parlare quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> “isteria traumatica”, come alcuni autori<br />

hanno fatto (Bollas, 2001; Racalbuto, 2004), significa parlare<br />

<strong>di</strong> “per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> senso <strong>della</strong> relazione”. In modo particolare<br />

questo lavoro affronterà le compromissioni <strong>della</strong> relazione<br />

primaria, riferendosi ad un tempo <strong>della</strong> vita gravato<br />

da un oggetto materno seduttivo, confusivo, ambiguo e incestuoso<br />

(Racalbuto, 2004). Si tratta sostanzialmente <strong>di</strong><br />

una forma <strong>di</strong> incesto psichico che assicura la “fusionalità<br />

interminabile” <strong>di</strong> un rapporto in cui ogni <strong>di</strong>fferenza è esclusa<br />

<strong>di</strong>fensivamente e ogni minaccia <strong>di</strong> separazione negata<br />

“in una sorta <strong>di</strong> promessa che costituisce una con<strong>di</strong>zione<br />

confusiva tra generazioni” (Racamier, 2004, una confusione<br />

mimetica in cui “il più piccolo sta al posto del più grande,<br />

la fantasia al posto <strong>della</strong> realtà, pur non essendoci delirio<br />

e non realizzandosi il <strong>di</strong>niego assoluto delle <strong>di</strong>fferenze”<br />

(Racalbuto, 2004).<br />

Attraverso la presentazione <strong>di</strong> materiale clinico si cercherà<br />

<strong>di</strong> evidenziare l’area incestuale presente nel nucleo psicopatologico<br />

dell’isteria, area che rende <strong>di</strong>fficile l’incontro<br />

analitico e molto complessa la relazione terapeutica in<br />

quanto, nel setting analitico, traspare con l’espressione<br />

corporea qualcosa che è avvenuto e che viene continuamente<br />

“agito” in modo multiforme, nel tentativo <strong>di</strong> mantenere<br />

il corpo come soggetto parlante e partecipe <strong>della</strong> relazione<br />

e non soltanto oggetto <strong>di</strong> interpretazione analitica<br />

(Braidotti, 2004).<br />

MODERATORI<br />

G. Invernizzi, A. Benvenuti<br />

Esiste ancora l’inconscio <strong>di</strong> Freud?<br />

M. Giannoni<br />

Centro Italiano Psicologia Analitica, Roma<br />

Nella mia breve relazione cercherò <strong>di</strong> mostrare come il concetto<br />

<strong>di</strong> inconscio formulato da Freud negli stu<strong>di</strong> sull’Isteria<br />

e negli scritti successivi è oggi <strong>di</strong>fficilmente conciliabile<br />

con i risultati delle moderne ricerche empiriche (psicologia<br />

cognitiva, neuroscienze, biologia evoluzionista, ecc.).<br />

Cercherò <strong>di</strong> <strong>di</strong>battere il rapporto possibile tra la psicoanalisi e<br />

le attuali ricerche empiriche cercando una soluzione che permetta<br />

alla psicoanalisi <strong>di</strong> mantenere una propria identità senza<br />

ignorare altri saperi che si sono venuti costituendo in questi<br />

ultimi decenni. Accennerò anche ad alcune ipotesi teoriche<br />

psicoanalistiche che hanno dato particolare rilievo alle recenti<br />

acquisizioni <strong>della</strong> psicologia cognitiva e neuroscienze.<br />

L’Isteria: quali terapie?<br />

C. Bressi<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione<br />

IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico “Mangiagalli e Regina<br />

Elena” <strong>di</strong> Milano<br />

L’“isteria” è stata <strong>di</strong>chiarata un’interpretazione arcaica <strong>di</strong><br />

processi patologici (Slater, 1965) ma, nonostante che sia stata<br />

oscurata, smembrata, nelle definizioni <strong>di</strong>agnostiche ad<br />

esempio del DSM, il termine e il suo significato <strong>di</strong> esperienza<br />

vissuta si sono mantenuti nel tempo.<br />

Isteria è un termine che ha assunto via via <strong>di</strong>versi significati<br />

così come <strong>di</strong>fferenti sono state le cure <strong>di</strong> questa malattia<br />

nell’evolversi temporale e nello spirito dei tempi.<br />

Verso la metà del ventesimo secolo l’isteria è <strong>di</strong>ventata: una<br />

summa specifica <strong>di</strong> caratteristiche <strong>di</strong> personalità, un complesso<br />

psicoanalitico, sintomi somatici psicogeni fino a<br />

comportamenti che richiamavano la riprovazione pubblica.<br />

Nel DSM-III e nel DSM-III-R (American Psychiatric Association,<br />

1980, 1987) l’ambiguità semantica si è risolta nello<br />

smembramento dei contenuti <strong>di</strong>agnostici: la fenomenologia<br />

ha deciso la classificazione <strong>di</strong>agnostica.<br />

Osserviamo il <strong>di</strong>sturbo istrionico <strong>di</strong> personalità, il <strong>di</strong>sturbo<br />

somatoforme con il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> somatizzazione e i <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong>ssociativi mentre le reazione isteriche <strong>di</strong> conversione si<br />

osservano nel <strong>di</strong>sturbo algico e nel <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> conversione.<br />

L’Obiettivo del presente contributo si focalizzerà, dopo una<br />

<strong>di</strong>gressione storica sulle terapie dell’isteria, sulla presentazione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse modalità terapeutiche (psicoterapeutiche,<br />

psicofarmacologiche) derivate da pazienti curati sia nel servizio<br />

pubblico con psicoterapia psicoanalitica (Servizio <strong>di</strong><br />

Psicoterapia, Università <strong>di</strong> Milano) che privatamente con<br />

un’analisi junghiana.<br />

194


195<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA SAN GIOVANNI<br />

S89 - Doppia <strong>di</strong>agnosi:<br />

dal penitenziario alla comunità terapeutica<br />

Bisogni e tipologie assistenziali<br />

<strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenti in “Doppia Diagnosi”<br />

in regime carcerario<br />

M. Clerici, N. D’Urso, P. Bertolotti Ricotti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina, Chirurgia e Odontoiatria, Polo<br />

Universitario AO “San Paolo”, Università <strong>di</strong> Milano<br />

Gli stu<strong>di</strong> sulla rilevanza dei <strong>di</strong>sturbi mentali nelle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> carcerazione in<strong>di</strong>cano un’ampia eterogeneità dei risultati,<br />

spesso con<strong>di</strong>zionati sia dalle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere/etnia<br />

dei pazienti, sia dai <strong>di</strong>versi ambiti dove le indagini epidemiologiche<br />

vengono condotte e/o dalle caratteristiche delle<br />

sottopopolazioni indagate (in rapporto alla <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo<br />

psicotico, Depressione Maggiore o <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

risultano: nei maschi, rispettivamente, 3,7, 10 e 65%<br />

– <strong>di</strong> cui 47% per Disturbo <strong>di</strong> Personalità antisociale – mentre<br />

nelle detenute <strong>di</strong> sesso femminile i valori sono invece<br />

del 4, 12 e 42%, <strong>di</strong> cui 21% con Disturbo <strong>di</strong> Personalità antisociale).<br />

Una prima importante considerazione riguarda<br />

dunque il rischio che la popolazione carceraria corre, rispetto<br />

alla popolazione generale (almeno quella USA e<br />

UK), in termini <strong>di</strong> morbilità psichica: tale rischio si colloca<br />

da due a quattro volte superiore per quanto riguarda i <strong>di</strong>sturbi<br />

psicotici e la Depressione Maggiore e <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci volte<br />

per il Disturbo <strong>di</strong> Personalità antisociale.<br />

Non sono ancora reperibili, a tutt’oggi, dati suggestivi (i.e.<br />

epidemiologicamente significativi) in relazione alla situazione<br />

italiana: l’assistenza psichiatrica carceraria – per la<br />

gran parte limitata ad attività <strong>di</strong> tipo consulenziale erogate<br />

su richiesta (e non come screening preferenziale al momento<br />

dell’ammissione/durante la permanenza nei luoghi <strong>di</strong> reclusione)<br />

o specifica dell’intervento sanitario rivolto alle<br />

popolazioni a rischio (tossico<strong>di</strong>pendenti e, soprattutto, detenuti<br />

affetti da patologie HIV-correlate) – risulta penalizzata,<br />

in termini epidemiologico-clinici, da un approccio centrato<br />

quasi esclusivamente sull’emergenza e dalla mancanza <strong>di</strong><br />

riconoscimento delle reale problematicità psicopatologica<br />

dei soggetti che iniziano un iter <strong>di</strong> reclusione e, spesso, lo<br />

perseguono per perio<strong>di</strong> significativi <strong>della</strong> vita. Lo screening<br />

al momento dell’ammissione risulta inoltre viziato da<br />

profonde <strong>di</strong>vergenze, spesso sostenute da preclusioni <strong>di</strong> tipo<br />

ideologico, in relazione alla utilità e/o alla possibilità<br />

<strong>della</strong> valutazione standar<strong>di</strong>zzata del quadro psicopatologico<br />

al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> una stretta <strong>di</strong>mensione peritale <strong>di</strong> orientamento<br />

me<strong>di</strong>co-legale e/o psichiatrico-forense o dalla cronica<br />

mancanza <strong>di</strong> risorse da destinare all’assessment preliminare,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalle richieste che provengono dai<br />

contesti giu<strong>di</strong>ziari (APA, 2002).<br />

Attraverso la revisione dell’attività <strong>di</strong> consulenza psichiatrica<br />

realizzata sull’arco <strong>di</strong> 5 anni, a seguito <strong>di</strong> una convenzione<br />

tra l’AO “San Paolo”, la C.R. <strong>di</strong> “Milano Opera” e il<br />

Ministero <strong>di</strong> Grazia e Giustizia (Clerici et al., 2002), ven-<br />

MODERATORI<br />

R. Quartesan, F. Barale<br />

gono presentati alcuni dati sulla realtà carceraria osservata<br />

confrontando i pazienti in “doppia <strong>di</strong>agnosi” con i pazienti<br />

affetti da <strong>di</strong>sturbi psicopatologici prescindendo dall’impiego<br />

<strong>di</strong> sostanze.<br />

I dati proposti – anche se limitati qualitativamente e scarsamente<br />

confrontabili con altre realtà – ci sembrano già parzialmente<br />

in linea con quelli <strong>di</strong>sponibili a livello internazionale.<br />

Il presente lavoro si propone <strong>di</strong> rivedere tali dati alla<br />

luce <strong>di</strong> una maggiore definizione (quantitativa e qualitativa)<br />

dell’attività effettuata e, soprattutto, <strong>della</strong> possibilità <strong>di</strong> derivarne<br />

patterns specifici in grado <strong>di</strong> descrivere le prestazioni<br />

erogate e la tipologia dei fruitori assistiti continuativamente<br />

nel tempo. Gli obiettivi raggiunti potrebbero informare<br />

il lavoro in carcere ad una migliore conoscenza delle<br />

quote <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio primario, <strong>di</strong> quello secondario alla carcerazione<br />

e/o delle correlazioni con aspetti ancora sottovalutati<br />

del problema quali proprio l’uso <strong>di</strong> sostanze e la comorbi<strong>di</strong>tà<br />

ad esso strettamente legata.<br />

Bibliografia<br />

APA. Linee guida per la gestione dell’assistenza psichiatrica nelle<br />

carceri. In: Clerici M, Mencacci C, Scarone S, eds. Milano:<br />

Masson 2002.<br />

Clerici M, Marasco M, D’Urso N, Scarone S. Assistenza psichiatrica<br />

in carcere. Riflessioni dall’esperienza nella casa <strong>di</strong> reclusione<br />

<strong>di</strong> “Milano Opera”. In: APA Clerici M, Mencacci C, Scarone<br />

S, eds. Linee guida per la gestione dell’assistenza psichiatrica<br />

nelle carceri. Milano: Masson 2002, p. 65-82.<br />

Fazel S, Danesh J. Serious mental <strong>di</strong>sorder in 23.000 prisoners: a<br />

systematic review of 62 surveys. Lancet 2002;16:545-50.<br />

DAP. Il sistema penitenziario italiano. Dati e analisi. Roma: Ministero<br />

<strong>della</strong> Giustizia 2003.<br />

<strong>Psichiatria</strong> e carcere. NOOS 2006 (numero monografico in press).<br />

La doppia <strong>di</strong>agnosi in carcere: nuovi<br />

strumenti <strong>di</strong>agnostici<br />

S. Elisei, M. Piselli, R. Quartesan<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Psicologia Clinica e Riabilitazione<br />

Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Perugia<br />

Introduzione: il termine “doppia <strong>di</strong>agnosi” e “comorbi<strong>di</strong>tà”<br />

sono usati comunemente e intercambiabilmente per<br />

descrivere la coesistenza <strong>di</strong> uno o più <strong>di</strong>sturbi mentali in in<strong>di</strong>vidui<br />

che sod<strong>di</strong>sfano anche i criteri per un <strong>di</strong>sturbo da uso<br />

<strong>di</strong> sostanze. Tale comorbi<strong>di</strong>tà è associata ad un incremento<br />

del rischio <strong>di</strong> atti violenti auto ed etero<strong>di</strong>retti, <strong>di</strong> complicanze<br />

me<strong>di</strong>che e <strong>di</strong> reati perseguibili in ambito giu<strong>di</strong>ziario 1 .<br />

L’associazione tra criminalità e abuso <strong>di</strong> sostanze è riconducibile<br />

sia alla violazione delle leggi sulle droghe, sia ai<br />

reati commessi sotto la loro influenza 2 . In ambito penitenziario,<br />

la casistica rileva che, variabilmente, il 6-16% dei<br />

detenuti presenta un <strong>di</strong>sturbo mentale associato nei 3/4 dei


SIMPOSI TEMATICI<br />

casi ad un <strong>di</strong>sturbo da uso <strong>di</strong> sostanze 3 . Probabilmente, tale<br />

frequenza è sottostimata a causa <strong>della</strong> notevole <strong>di</strong>versità <strong>di</strong><br />

valutazioni e <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> utilizzati nei vari stu<strong>di</strong> 4 . Negli ultimi<br />

anni sono stati effettuati stu<strong>di</strong> mirati a migliorare le capacità<br />

<strong>di</strong>agnostica ed a fornire trattamenti <strong>di</strong>versificati; uno<br />

screening accurato ed un rapido accesso al trattamento sembrano<br />

infatti migliorare la prognosi e ridurre la reci<strong>di</strong>vità<br />

criminale. La complessità <strong>della</strong> gestione dei detenuti con<br />

doppia <strong>di</strong>agnosi evidenzia i limiti del tra<strong>di</strong>zionale modello<br />

<strong>di</strong> salute in ambito carcerario e la necessità <strong>di</strong> realizzare progetti<br />

integrati tra il sistema carcerario e le strutture <strong>della</strong> salute<br />

mentale 5 .<br />

Metodologia: dal 01/08/05 è in corso uno stu<strong>di</strong>o cross-sectional,<br />

<strong>della</strong> durata <strong>di</strong> un anno solare, sui nuovi giunti presso<br />

la Casa Circondariale <strong>di</strong> Perugia.<br />

Ai soggetti che hanno accettato <strong>di</strong> partecipare allo stu<strong>di</strong>o sono<br />

stati somministrati:<br />

a) Questionario strutturato riguardante le caratteristiche socio-demografiche;<br />

b)Ad<strong>di</strong>ction Severity Index-X (ASI-X);<br />

c) Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I Disorders<br />

(SCID-I).<br />

Risultati: gli AA riportano i dati riguardanti i primi 6 mesi<br />

dello stu<strong>di</strong>o; in particolare frequenza e valutazione delle<br />

<strong>di</strong>fferenze significative tra detenuti con doppia <strong>di</strong>agnosi<br />

e mono<strong>di</strong>agnosi in aree tipicamente compromesse: me<strong>di</strong>ca,<br />

lavorativa, legale, tossicologica, socio/familiare e psichiatrica.<br />

Bibliografia<br />

1 Rach Beisel J, et al. Co-occurring severe mental illness and substance<br />

use <strong>di</strong>sorders: a review of recent research. Psychiatr Serv<br />

1999;50:1427-34.<br />

2 Hartwell S. Triple Stigma: Persons With Mental Illness and Substance<br />

Abuse Problems in the Criminal Justice System Crim. J<br />

Policy Rev 2004;15:84-99.<br />

3 Abram KM, et al. Comorbi<strong>di</strong>ty of severe psychiatric <strong>di</strong>sorders<br />

and substance use <strong>di</strong>sorders among women in jail. Am J Psychiatry<br />

2003;160:1007-10.<br />

4 Broner R, et al. Adapting a substance abuse court <strong>di</strong>version<br />

model for felony offenders with co-occurring <strong>di</strong>sorders. Psychiatric<br />

Quarterely Winter 2003;74:361-85.<br />

5 Teplin LA, et al. Mentally <strong>di</strong>sordered women in jail: who receives<br />

services? Am J Public Health 1997;87:604-9.<br />

Disturbi mentali in una Casa Circondariale:<br />

uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> prevalenza a 34 mesi<br />

G. Carrà, G. Segagni Lusignani, C. Giacobone, F. Pozzi,<br />

R. Scioli, P. Alecci *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Sanitarie Applicate e Psicocomportamentali,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Pavia;<br />

* Direttore Sanitario, Casa Circondariale <strong>di</strong> Pavia, Istituto<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Legale, Università <strong>di</strong> Pavia<br />

Scopo: definire la prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi mentali in una casa<br />

circondariale italiana e descrivere i principali trattamenti<br />

psichiatrici forniti.<br />

Meto<strong>di</strong>: stu<strong>di</strong>o descrittivo osservazionale dei detenuti maschi<br />

consecutivamente inviati, in 34 mesi, per una valutazione<br />

psichiatrica, tra la popolazione (N = 1683) <strong>della</strong> Casa<br />

circondariale “Torre del Gallo”, Pavia (I); valutazione <strong>di</strong>agnostica<br />

clinica secondo il DSM-IV e analisi retrospettiva<br />

dei trattamenti psichiatrici, colloqui psichiatrici e prescrizioni<br />

farmacologiche, forniti.<br />

Risultati: 320 uomini (19%) avevano uno o più <strong>di</strong>sturbi<br />

mentali attuali (escludendo i <strong>di</strong>sturbi correlati a sostanze):<br />

16 (1%) psicosi; 71 (4,2%) <strong>di</strong>sturbi dell’umore; 32 (1,9%)<br />

<strong>di</strong>sturbi d’ansia; 46 (2,8%) <strong>di</strong>sturbi dell’adattamento; 96<br />

(5,7%) <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità; 54 (3,2%) <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

+ <strong>di</strong>sturbi dell’umore; 5 (0,3%) ritardo mentale. Si rileva<br />

comorbi<strong>di</strong>tà per <strong>di</strong>sturbi correlati a sostanze (N = 166,<br />

51,9%) e ad HIV (N = 49, 15,3%). I colloqui psichiatrici sono<br />

erogati principalmente per psicosi e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

associati a <strong>di</strong>sturbi dell’umore. Sono frequenti le prescrizioni<br />

off-label <strong>di</strong> neurolettici.<br />

Conclusioni: la prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi mentali in questa<br />

popolazione è più elevata delle analoghe me<strong>di</strong>e statunitensi<br />

ed europee e, per alcuni sottogruppi <strong>di</strong>agnostici, potrebbe<br />

essere sottostimata. La gestione psichiatrica in carcere dovrebbe<br />

essere riorganizzata secondo le linee guida sanitarie<br />

nazionali ed europee.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA MALTA<br />

S90 - I Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

nelle varie fasce d’età<br />

Il corpo femminile nell’arte e il linguaggio<br />

delle emozioni nei DCA<br />

C. Calandra, A. Castorina<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Catania<br />

L’anoressia è una con<strong>di</strong>zione estrema <strong>di</strong> rifiuto del corpo. Di<br />

quello stesso corpo che aggre<strong>di</strong>to, mutilato, deformato rappresenta<br />

ormai l’unico mezzo <strong>di</strong> comunicazione con il mondo<br />

esterno.<br />

MODERATORI<br />

V. Rapisarda, P. De Giacomo<br />

È un corpo che grida, che parla il linguaggio dei sintomi: un<br />

linguaggio emozionale, implicito, non verbale, primitivo in<br />

quanto pre<strong>di</strong>lige l’analogia e il simbolismo lasciando impoverita<br />

la logica razionale. Anzi quest’ultima viene spesso<br />

utilizzata con lo scopo <strong>di</strong> apportare motivazioni asciutte e<br />

frettolose come “non mangio per <strong>di</strong>magrire” (anoressiche) o<br />

“mi abbuffo per sentire lo stomaco pieno” (bulimiche). Sono<br />

queste semplificazioni che lasciano privo il terapeuta <strong>di</strong><br />

quel mezzo car<strong>di</strong>ne su cui la psicoterapia fonda le sue basi:<br />

la parola.<br />

196


L’atteggiamento anoressico-bulimico impone al terapeuta<br />

una relazione che può svolgersi solo sul versante muto del<br />

corpo.<br />

Le emozioni e le memorie soggettive vengono conservate e<br />

vissute rigidamente in un doloroso scenario psicosomatico.<br />

Le pazienti affette da anoressia e bulimia propongono sulla<br />

scena terapeutica i loro corpi, fanno parlare il cibo che ingeriscono,<br />

rifiutano o rigettano attraverso un linguaggio somatico<br />

che è intensamente pervaso <strong>di</strong> emotività.<br />

Quasi come un’artista, un pittore, uno scultore, mo<strong>di</strong>ficano<br />

e deformano se stesse nel <strong>di</strong>sperato tentativo <strong>di</strong> mostrare attraverso<br />

la propria opera (il corpo) le emozioni più profonde<br />

ad uno spettatore che adesso è costretto a guardare ciò<br />

che prima voleva ignorare.<br />

Del resto è proprio me<strong>di</strong>ante le opere d’arte che l’uomo ha<br />

espresso in ogni tempo le proprie emozioni comunicandole<br />

al mondo e rendendo comprensibili, attraverso le immagini<br />

rappresentate, gli aspetti più profon<strong>di</strong> dei fatti e degli uomini.<br />

Questa relazione si ripropone <strong>di</strong> osservare il corpo femminile<br />

attraverso lo sguardo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> artisti del passato e del<br />

presente, cercando <strong>di</strong> cogliere le emozioni che tale corpo<br />

trasmette. Ci si soffermerà in particolar modo sul “corpo<br />

deformato”, quello che soggetti anoressici e bulimici offrono<br />

allo spettatore come sintomo, come ultima <strong>di</strong>sperata richiesta<br />

d’aiuto.<br />

Un corpo che comunica la paura dell’anoressica <strong>di</strong> ingrassare<br />

o <strong>di</strong> prendere peso. È una paura fredda, che irrigi<strong>di</strong>sce<br />

le relazioni con gli altri e consente <strong>di</strong> polarizzare l’attenzione<br />

sulla propria immagine corporea che davanti allo specchio<br />

viene presentata come espressione del dominio <strong>di</strong> sé.<br />

Col procedere del <strong>di</strong>magrimento è proprio questa emozione<br />

ad intensificarsi.<br />

Nelle pazienti bulimiche la paura <strong>di</strong> ingrassare assume una<br />

connotazione <strong>di</strong>versa: è paura <strong>di</strong> non saper controllare il<br />

proprio impulso a mangiare. Ma è anche, sia per l’anoressica<br />

che per la bulimica, paura dell’intrusività dell’altro, del<br />

giu<strong>di</strong>zio dell’altro. In questo senso la particolare preoccupazione<br />

riguardo al cibo e al peso sono una manifestazione tar<strong>di</strong>va<br />

<strong>di</strong> un più importante <strong>di</strong>sturbo relativo al concetto <strong>di</strong> Sé<br />

che espone il soggetto a sentimenti <strong>di</strong> inadeguatezza e incapacità.<br />

Il giu<strong>di</strong>zio dell’altro <strong>di</strong>venta allora quanto <strong>di</strong> più temibile<br />

si possa sostenere perché ad esso è ascritto inconsciamente<br />

il delicato compito <strong>di</strong> riconoscere la propria identità:<br />

“io non esisto se non attraverso gli occhi dell’altro”.<br />

Nello stesso tempo lo sforzo implicito nei Disturbi <strong>della</strong><br />

Condotta Alimentare sembra essere quello <strong>di</strong> spostare l’attenzione<br />

dell’altro su <strong>di</strong> sé e pretendere nello stesso tempo<br />

che l’altro abbia occhi per vedere il significato nascosto <strong>di</strong>etro<br />

al cibo, al peso, al proprio corpo. In fondo alla confusione<br />

interiore si nutre un’aspettativa nei confronti degli altri,<br />

aspettativa che viene puntualmente delusa e da cui nascono<br />

l’ostilità e la rabbia per tutte quelle carenze emotive <strong>di</strong> cui<br />

implicitamente accusa la madre, il padre, i fratelli, gli amici.<br />

L’ostilità verso gli altri verrebbe spostata in particolare<br />

sul cibo, <strong>di</strong>strutto voracemente o espulso con il vomito per<br />

scaricare la rabbia e l’aggressività. L’attacco al cibo consente<br />

inoltre <strong>di</strong> spegnere temporaneamente quell’incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

emozioni che va dall’ansia alla rabbia, alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> autostima<br />

e <strong>di</strong> controllo, alla noia, al <strong>di</strong>sorientamento e alla demotivazione<br />

così come l’espulsione del cibo costituisce una<br />

catarsi all’opprimente senso <strong>di</strong> colpa.<br />

197<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Bibliografia<br />

Borgna E. L’arcipelago delle emozioni. Milano: Feltrinelli 2001.<br />

Canetti L, et al. Food and emotion. Behavioural Process<br />

2002;60:157-64.<br />

Hayaki J, Friedman M, Brownell K. Shame and severity of bulimic<br />

symptoms. Eat Behav 2002;3:73-83.<br />

Cibo, relazioni e cultura in età evolutiva<br />

C. De Pasquale, C. Russo * , S. Russo *<br />

Dipartimento Specialità Me<strong>di</strong>co-Chirurgiche, Università <strong>di</strong><br />

Catania; * Servizio <strong>di</strong> Neuro<strong>Psichiatria</strong> infantile, Azienda 3<br />

Catania<br />

Una definizione estremamente schematica definisce il comportamento<br />

alimentare come il risultato dell’equilibrio tra<br />

un sistema che dà origine alla ricerca e all’assunzione del cibo<br />

e un sistema che ne stabilisce il termine: tra la “fame” e<br />

la “sazietà”. Al raggiungimento <strong>di</strong> tale equilibrio contribuiscono<br />

numerosi fattori <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura.<br />

Accanto a fattori biologici la condotta alimentare è fortemente<br />

influenzata da componenti <strong>di</strong> natura psicologica.<br />

È noto come l’appetito e <strong>di</strong> conseguenza l’alimentazione varino<br />

in risposta ad emozioni, a stati d’animo, a variazioni del<br />

tono dell’umore. Per cercare <strong>di</strong> schematizzare possiamo <strong>di</strong>stinguere<br />

tre tipi <strong>di</strong> componenti psicologiche: componenti<br />

simboliche, componenti socio-culturali, componenti personali.<br />

Componenti simboliche: ci si riferisce a tutte quelle risonanze<br />

emotive, per lo più inconsapevoli, che il cibo e l’atto<br />

<strong>di</strong> alimentarsi provocano in ciascun in<strong>di</strong>viduo e che sono<br />

strettamente connessi alle profonde valenze simbolico-religiose<br />

che si legano alla nutrizione.<br />

Il comportamento alimentare, infatti, ha assunto nel corso<br />

dei millenni una infinità <strong>di</strong> significati simbolici non più connessi<br />

al concetto <strong>di</strong> sopravvivenza. Lo stesso concetto <strong>di</strong> fame<br />

esprime nella nostra lingua, come in quelle più antiche,<br />

un significato più ampio del semplice bisogno <strong>di</strong> alimentarsi<br />

ma <strong>di</strong>venta espressione <strong>di</strong> un bisogno spirituale, affettivo:<br />

“fame” <strong>di</strong> giustizia, <strong>di</strong> affetto, <strong>di</strong> potere ecc.<br />

Tuttavia il rapporto psicologico con il cibo è pieno <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zioni,<br />

così accanto a queste valenze positive coesistono<br />

simbolismi negativi ed inquietanti. Basti pensare alla capacità<br />

<strong>di</strong> contaminazione che da alcune religioni viene attribuita<br />

a certi alimenti come ad esempio il maiale o l’alcool<br />

per l’Islam o la carne <strong>di</strong> vitello per gli Indù; il cibo quin<strong>di</strong><br />

come oggetto cattivo capace <strong>di</strong> nuocere allo spirito incatenandolo<br />

alla corporeità, l’alimentarsi vissuto come condanna<br />

all’immanenza, come mortificazione <strong>della</strong> spiritualità.<br />

Componenti socio-culturali: insieme alle valenze simbolico-religiose<br />

sull’alimentazione insistono una serie <strong>di</strong> fattori<br />

socio-culturali che interagiscono sull’alimentazione e sui<br />

processi <strong>di</strong> nutrizione in senso lato.<br />

Il primo aspetto che salta subito all’osservazione è come,<br />

soprattutto nelle gran<strong>di</strong> città, il mo<strong>di</strong>ficarsi dei ritmi <strong>di</strong> vita<br />

e <strong>di</strong> lavoro hanno tolto sempre più spazio al rito dell’alimentazione.<br />

L’acquisto e il consumo del cibo viene identificato, dal sistema<br />

pubblicitario, come possibile fonte <strong>di</strong> gratificazione<br />

<strong>di</strong> un’intensa gamma <strong>di</strong> bisogni psicologici ed emotivi. Dietro<br />

ogni spot c’è uno stu<strong>di</strong>o complesso e accurato finalizza-


SIMPOSI TEMATICI<br />

to ad attribuire al prodotto valenze simboliche e risonanze<br />

emotive allo scopo <strong>di</strong> far percepire al consumatore l’in<strong>di</strong>spensabilità<br />

del prodotto per il raggiungimento <strong>di</strong> uno stato<br />

<strong>di</strong> benessere soggettivo.<br />

Così la scelta degli alimenti tiene sempre meno conto <strong>della</strong><br />

finalità biologica cui il cibo è destinato, per <strong>di</strong>ventare risposta<br />

ai bisogni psichici. Si acquistano cioè simboli da consumare:<br />

cibi security come il latte e i latticini, cibi ricompensa<br />

come la cioccolata, i gelati, i biscotti, cibi maturity come<br />

il caffè o gli alcolici, cibi status simbol come il caviale o il<br />

salmone.<br />

Tra le motivazioni indotte che spingono alla scelta del prodotto<br />

emergono il bisogno <strong>di</strong> sicurezza, <strong>di</strong> prestigio, <strong>di</strong> promozione<br />

sociale, la necessità <strong>di</strong> comunicare agli altri una<br />

determinata immagine <strong>di</strong> sé.<br />

L’azione dei mass-me<strong>di</strong>a quin<strong>di</strong> incide pesantemente sulle<br />

quoti<strong>di</strong>ane scelte alimentari, svolgendo un ruolo occulto e<br />

per certi versi perverso. Attraverso i mass-me<strong>di</strong>a tuttavia<br />

non passano solo messaggi pubblicitari e spinte consumistiche<br />

ma anche una serie <strong>di</strong> modelli e <strong>di</strong> valori o meglio <strong>di</strong>svalori<br />

che contribuiscono non poco ad alimentare ansie e<br />

insod<strong>di</strong>sfazioni: l’ideale che viene proposto è un in<strong>di</strong>viduo<br />

solo corpo; tanti corpi tutti uguali, tutti tonici magri praticamente<br />

perfetti.<br />

Componenti personali o psicologiche in senso stretto: la<br />

maggior parte degli autori concorda nell’attribuire all’alimentazione<br />

un ruolo importante nello sviluppo psichico del<br />

bambino nei primi mesi <strong>di</strong> vita. Attraverso il cibo il bambino<br />

vede realizzati i suoi bisogni elementari, cioè la fame e<br />

la sete, per cui l’atto <strong>di</strong> essere nutriti si associa in<strong>di</strong>ssolubilmente<br />

ad un seno <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> benessere e <strong>di</strong>venta strumento<br />

<strong>di</strong> relazione affettiva con la madre. Essere nutrito significa<br />

essere amato. Tuttavia uno sviluppo armonico e normale<br />

non può rimanere ancorato a tali modalità <strong>di</strong> funzionamento<br />

psichico e il bambino tenderà a crescere e maturare<br />

passando attraverso fasi <strong>di</strong> sviluppo psichico successive. Se<br />

questo percorso verso l’in<strong>di</strong>viduazione e l’autonomia viene<br />

sostenuto e in<strong>di</strong>rizzato dalle figure genitoriali esso avverrà<br />

senza traumi e permetterà l’instaurarsi <strong>di</strong> un rapporto armonico<br />

con il cibo. A volte invece succede che il cibo venga riconosciuto<br />

come soluzione a situazioni conflittuali o <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio,<br />

capace <strong>di</strong> ridurre la tensione intrapsichica nella relazione<br />

tra il sé e l’ambiente. Ciò può avere un valore destabilizzante<br />

se non ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>struttivo in adolescenti o giovani<br />

che stanno ancora faticosamente percorrendo la strada<br />

<strong>della</strong> costruzione e <strong>della</strong> consapevolezza <strong>di</strong> sé.<br />

Tirannia e schiavitù del corpo: paradossi<br />

del pensiero anoressico<br />

A. Bongiorno, G. Trapani, R. Faraone, C. Lanzarone,<br />

M.C. Manto, A.L. Chisena<br />

Ambulatorio per i Disturbi del Comportamento Alimentare,<br />

Servizio Inter<strong>di</strong>partimentale <strong>di</strong> Psicologia, AOU Policlinico<br />

“Paolo Giaccone” <strong>di</strong> Palermo<br />

Un <strong>di</strong>sturbo profondo dell’immagine corporea, non solo <strong>di</strong>spercettiva,<br />

ma legato alla relazione emotiva con il proprio<br />

corpo è elemento centrale nella psicopatologia dei Disturbi<br />

del Comportamento Alimentare.<br />

Il corpo rappresenta il sostegno <strong>della</strong> propria identità ed un<br />

tramite nella relazione con gli altri. Esso può essere iperinvestito<br />

e strumentalizzato, <strong>di</strong>venendo così un abbozzo <strong>di</strong><br />

identità, un modo per riguadagnare uno spazio, per esprimere<br />

i propri bisogni, per comunicare un <strong>di</strong>sagio profondo.<br />

Emerge, quin<strong>di</strong>, il paradosso anoressico: l’intento <strong>di</strong> martoriare<br />

ed annullare la fisicità per affermare i <strong>di</strong>ritti <strong>della</strong> mente.<br />

Inizialmente, c’è la fantasia <strong>di</strong> poter governare il corpo e le<br />

sue forme, negandone le esigenze e violentandolo ai propri<br />

fini. Tuttavia, nel tempo, il suo linguaggio <strong>di</strong>venta incomprensibile<br />

per la coscienza, <strong>di</strong>storto e falsato nei significati;<br />

esso si ribella, sfugge al controllo, per essere nuovamente<br />

assoggettato in una spirale in cui corpo e mente alternano i<br />

ruoli <strong>di</strong> “tiranno” e <strong>di</strong> “vittima”: il conflitto tra potere <strong>della</strong><br />

volontà e potere del corpo occupa l’intero universo anoressico,<br />

e la me<strong>di</strong>azione tra entrambi <strong>di</strong>viene sempre più <strong>di</strong>fficile,<br />

talvolta impossibile.<br />

I processi <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> ragionamento dell’anoressica si<br />

caratterizzano per la presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsioni cognitive, quali<br />

l’ipergeneralizzazione, l’astrazione selettiva, l’inferenza arbitraria<br />

e il pensiero <strong>di</strong>cotomico, per <strong>di</strong>rne alcuni; convinzioni<br />

irrazionali, pensiero magico e schemi <strong>di</strong> pensiero <strong>di</strong>sadattivi<br />

sul sé, sul peso e le forme corporee, che ostacolano<br />

l’in<strong>di</strong>viduo nel processo <strong>di</strong> adattamento al suo ambiente,<br />

invece <strong>di</strong> agevolarlo.<br />

Le premesse <strong>di</strong> base sottese a questo tipo <strong>di</strong> pensiero costringono,<br />

quin<strong>di</strong>, la persona a formulare delle conclusioni<br />

esagerate, ipergeneralizzate e assolute e sono generalmente<br />

sintetizzate in termini assoluti quali “Sempre” o “Mai” e in<br />

termini <strong>di</strong> imposizione “Devo …”. Le vittime dell’anoressia<br />

sembrano, quin<strong>di</strong>, costrette a comportarsi in modo tale da<br />

aumentare la loro pena e la loro schiavitù.<br />

L’anoressica <strong>di</strong>viene quin<strong>di</strong> carnefice e vittima del corpo e<br />

<strong>di</strong> se stessa; tende all’autopunizione e si mette in con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> essere bersaglio dell’attacco; il gra<strong>di</strong>no finale <strong>della</strong> sua<br />

autocondanna è un totale rifiuto <strong>di</strong> sé, quasi stesse rifiutando<br />

qualcun altro.<br />

Il corpo, che doveva essere strumento flessibile a vantaggio<br />

del piano bellico dell’anoressica, ne <strong>di</strong>viene presto il padrone-tiranno.<br />

Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> restrizione <strong>della</strong> libertà<br />

personale<br />

A. Petralia, L. Greco, P. Prestianni, M. Cannavò<br />

Dipartimento Specialità Me<strong>di</strong>co-Chirurgiche, Università <strong>di</strong><br />

Catania<br />

Introduzione: La restrizione <strong>di</strong> libertà in ambito carcerario<br />

determina spesso gravi alterazioni dell’equilibrio psichico<br />

dei detenuti, tali alterazioni, possono interessare l’intera<br />

gamma <strong>della</strong> psicopatologia a noi nota. Nel nostro Paese<br />

non esistono stime epidemiologiche atten<strong>di</strong>bili, ma l’esperienza<br />

dei me<strong>di</strong>ci psichiatri che operano negli istituti da<br />

tempo evidenzia il problema, sollecitando più mirati interventi<br />

<strong>di</strong> prevenzione, cura e riabilitazione dei <strong>di</strong>sturbi mentali.<br />

Un aspetto che è stato finora tenuto in ombra dalla letteratura<br />

è quello riguardante i Disturbi del Comportamento<br />

Alimentare.<br />

Tali patologie in quest’ultimo ventennio stanno prendendo<br />

piede in <strong>di</strong>verse fasce <strong>di</strong> età frutto <strong>di</strong> varie problematiche<br />

198


elazionali esistenziali interessanti l’in<strong>di</strong>viduo. In un ambiente<br />

dove spesso si viene sottoposti ad un carico <strong>di</strong> stress<br />

<strong>di</strong> molto superiore alla norma, dove prevalgono angoscia,<br />

ansia, sentimenti <strong>di</strong> umiliazione per il trattamento subito e<br />

la sensazione pervadente <strong>di</strong> impotenza <strong>di</strong> fronte alla macchina<br />

inesorabile che calpesta e sconvolge tutte le sicurezze<br />

del detenuto; tutte sensazioni in grado <strong>di</strong> provocare una<br />

miriade <strong>di</strong> alterazioni nelle attività psichiche dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

Mancanza <strong>di</strong> libertà è: frequente necessità <strong>di</strong> stare in<br />

compagnia <strong>di</strong> persone che non si sono scelte, talvolta non<br />

desiderate e non gra<strong>di</strong>te, <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre con loro ogni minuto<br />

<strong>di</strong> ogni giornata; rapporti sociali imposti o subiti; odori, rumori,<br />

sapori, sporcizia, <strong>di</strong> altri; promiscuità che degrada;<br />

non stare soli, ma essere soli e sentirsi soli; solitu<strong>di</strong>ne e<br />

freddo dentro, nell’anima, non fuori; espropriazione <strong>di</strong> ogni<br />

riservatezza e <strong>di</strong> ogni intimità.<br />

Nessun momento, neanche il più personale, privato, intimo,<br />

gode <strong>di</strong> un minimo <strong>di</strong> rispetto; perché non si è mai soli e, in<br />

ogni istante, si vede e si è visti, si sente e si è sentiti; perché<br />

tutto è <strong>di</strong> tutti e nessuno ha nulla. Si prospetta interessante<br />

valutare come tali molteplici <strong>di</strong>sagi si possano estrinsecare<br />

attraverso un <strong>di</strong>sturbo alimentare che non sia conseguenza<br />

<strong>di</strong> atteggiamenti oppositivi o intesi ad ottenere vantaggi<br />

secondari e sul quale influirà in maniera negativa una<br />

ridotta attività fisica. Oggetto del nostro stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong><br />

valutare la presenza <strong>di</strong> tali condotte all’interno <strong>di</strong> alcuni penitenziari<br />

<strong>della</strong> nostra regione cercando <strong>di</strong> correlarli con ulteriori<br />

variabili.<br />

Metodologia: Il campione da noi stu<strong>di</strong>ato è costituito da<br />

circa 500 detenuti (270 M e 230 F) provenienti da 3 carceri<br />

<strong>della</strong> Sicilia. L’età me<strong>di</strong>a è <strong>di</strong> 30 ± 10 anni. I soggetti si<br />

<strong>di</strong>fferenziano per tempo <strong>di</strong> detenzione trascorso in carcere,<br />

durata <strong>della</strong> pena e numero <strong>di</strong> volte che si sono trovati in<br />

regime <strong>di</strong> reclusione. Sono state somministrate le seguenti<br />

scale valutative: Self-Rating Depression Scale <strong>di</strong> Zung<br />

(SDS) Self Rating Anxiety State <strong>di</strong> Zung (SAS) e l’EDI-I<br />

per la valutazione dei Disturbi del Comportamento Alimentare.<br />

Criterio <strong>di</strong> esclusione è la presenza <strong>di</strong> un Disturbo<br />

del Comportamento Alimentare precedente alla reclusione.<br />

199<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Bibliografia<br />

Ceraudo F. Carcere e salute. Principi fondamentali <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina penitenziaria<br />

1995;24:67.<br />

Amato. Deca<strong>di</strong>mento fisico e psichico. Principi fondamentali <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>cina penitenziaria 1991;16:13.<br />

Milligan RJ, Waller G, Andrews B. Eating <strong>di</strong>sturbances in female<br />

prisoners The role of anger. Eating Behaviors 2002;3:123-32.<br />

Un metodo <strong>di</strong> valutazione dei Disturbi<br />

del Comportamento Alimentare attraverso<br />

il test SISCI-frasi. Ipotesi <strong>di</strong> intervento<br />

psicoterapeutico mirato<br />

P. De Giacomo<br />

Università <strong>di</strong> Bari, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e<br />

Psichiatriche<br />

Da anni la nostra équipe lavora nel campo dei Disturbi del<br />

Comportamento Alimentare con vari tipi <strong>di</strong> approccio, sintetizzati<br />

del tutto recentemente in un manuale (De Giacomo<br />

P, Renna C, Santoni Rugiu A. Manuale sui Disturbi dell’Alimentazione:<br />

anoressia, bulimia, Disturbo da Alimentazione<br />

incontrollata. Ed F. Angeli 2005.)<br />

In questa relazione viene esposto un approccio nuovo, che<br />

consiste in un programma basato su frasi a forte impatto psicologico<br />

(SISCI-frasi), mirante a valutare le caratteristiche<br />

interattive <strong>di</strong> soggetti normali e patologici.<br />

Tale programma costituisce la base <strong>di</strong> un’ipotesi <strong>di</strong> intervento<br />

psicologico mirato, consistente nel selezionare quelle<br />

frasi o quella singola frase (<strong>della</strong> costellazione <strong>di</strong> 90 proposte)<br />

che può rappresentare una sorta <strong>di</strong> “password”, una sorta<br />

<strong>di</strong> “Stella polare” per la mente del paziente.<br />

Questo processo genera la possibilità <strong>di</strong> organizzare la propria<br />

mente e costruire in una certa <strong>di</strong>rezione. Tale <strong>di</strong>rezione<br />

è in<strong>di</strong>cata dal terapeuta sulla base delle preferenze emerse<br />

dal programma.<br />

Sarà presentata una sperimentazione su soggetti normali e patologici<br />

affetti da DCA o da altri <strong>di</strong>sturbi psichiatrici, <strong>di</strong>mostrando<br />

le <strong>di</strong>fferenze e cercando <strong>di</strong> chiarirne il significato.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA RODI<br />

S91 - Identità professionale e responsabilità<br />

soggettiva nel rapporto con il paziente all’interno<br />

delle logiche aziendali<br />

Il conflitto tra istituzionale e in<strong>di</strong>viduale<br />

come blocco delle funzioni terapeutiche<br />

A. Lo Cascio, S. Bruni<br />

AIPA, Roma DSM ASL RME<br />

Lo psichiatra che opera nell’istituzione si trova ad affrontare<br />

una serie <strong>di</strong> specifiche <strong>di</strong>fficoltà che <strong>di</strong>scendono dalle esi-<br />

MODERATORI<br />

S. Malizia, L. Secchiaroli<br />

genze <strong>della</strong> azienda che spesso vengono poste ben al <strong>di</strong> sopra<br />

delle esigenze terapeutiche che richiedono alcuni trattamenti<br />

particolarmente gravosi.<br />

Il doversi bilanciare fra necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura pone lo<br />

psichiatra in una <strong>di</strong>mensione squisitamente personale, intima<br />

che attacca dal proprio interno le sue capacità umane<br />

dalle quali <strong>di</strong>pende <strong>di</strong> fatto la possibilità <strong>di</strong> mettere nel campo<br />

terapeutico le sue capacità professionali.


SIMPOSI TEMATICI<br />

Questo conflitto che si declina tra due poli opposti, rappresentati<br />

dalla coppia libertà in<strong>di</strong>viduale/doveri istituzionali,<br />

può produrre come risultato una scissione tra i due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

valori.<br />

Ciò comporta risultati terapeutici modestissimi ed in<strong>di</strong>pendenti<br />

dalla specifica gravità <strong>di</strong> ogni specifico caso clinico,<br />

ma determina anche un <strong>di</strong>sorientamento soggettivo, personale<br />

dello psichiatra che può esitare in un burn-out.<br />

Si riportano alcune brevi vignette cliniche che illustrano le<br />

più frequenti situazioni <strong>di</strong> conflitto/fallimento terapeutico.<br />

Il ripetersi <strong>di</strong> queste funeste esperienze può spingere l’operatore<br />

verso l’inibizione <strong>della</strong> terapeuticità con conseguenti<br />

costi gravi o gravissimi per l’equilibrio dei pazienti.<br />

Il <strong>di</strong>ssolvimento <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni psicologiche così severe<br />

può ottenersi operando al contempo sia sul piano <strong>di</strong><br />

realtà nei confronti dell’alieno mondo impersonale dell’istituzione<br />

sia sul versante <strong>della</strong> soggettività dell’operatore attraverso<br />

un lavoro personale <strong>di</strong> riflessione sulle proposizioni<br />

inconsce che l’incontro con il paziente determina nel<br />

mondo interno del terapeuta.<br />

Alleanza terapeutica e consenso informato<br />

nel trattamento dell’adolescente<br />

A. Ariaudo, A.M. De Leonar<strong>di</strong>s<br />

ASL RME – DSM U.O. Complessa Giovani Adulti<br />

Il ruolo dello Psichiatra ha avuto una grande trasformazione<br />

negli ultimi decenni.<br />

Da custode-gestore del malato a conduttore-manager del<br />

percorso <strong>di</strong> salute dell’utente.<br />

La prevenzione e la cura dei <strong>di</strong>sturbi psichici richiedono ingenti<br />

risorse economiche.<br />

La crisi del modello paternalistico <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina e l’affermarsi<br />

<strong>della</strong> autonomia decisionale dell’utente pongono quesiti<br />

e problemi organizzativi, etici, clinici molto delicati.<br />

Attraverso la descrizione <strong>di</strong> un caso clinico complesso, che<br />

ha richiesto l’intervento <strong>di</strong> vari servizi sanitari e sociali, cercheremo<br />

<strong>di</strong> tracciare alcune linee <strong>di</strong> condotta del terapeuta<br />

impegnato nel trattamento <strong>di</strong> un adolescente, sia per quanto<br />

riguarda il consenso informato nel minorenne, sia per quanto<br />

riguarda la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> strutturare l’alleanza terapeutica,<br />

all’interno <strong>della</strong> logica <strong>di</strong> una buona condotta clinica in<br />

un’equa <strong>di</strong>stribuzione delle risorse.<br />

Lo sviluppo <strong>di</strong> una coscienza dei <strong>di</strong>ritti ha accresciuto la responsabilità<br />

del paziente, ma ha reso molto più arduo ed elaborato<br />

il compito del me<strong>di</strong>co nel processo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />

delle decisioni sanitarie.<br />

La psichiatrie est une pathologie<br />

de la liberté<br />

L. Secchiaroli<br />

DSM ASL Roma H<br />

Scriveva Ey: “Les mala<strong>di</strong>es organiques sont des menaces à<br />

la vie, les malades mentales sont des atteintes à la liberté”<br />

ed ancora “La psichiatrie est une patologie de la liberté,<br />

c’est la me<strong>di</strong>cine appliqué aux amoindrissement de la liberté”.<br />

Il tema <strong>della</strong> libertà nel campo delle malattie mentali veniva<br />

ripreso da Reda, in una conferenza da lui tenuta a Roma all’Ospedale<br />

S. Maria Immacolata il 27 marzo 1974 e riportata<br />

in un suo scritto dal titolo: “<strong>Psichiatria</strong> e libertà”.<br />

Questa impostazione <strong>di</strong> pensiero ha accompagnato e continua<br />

ad accompagnare la mia attività professionale, in quanto<br />

ritengo che possa essere ancora oggi <strong>di</strong> grande ausilio per<br />

chi opera nel campo <strong>della</strong> salute mentale, in un momento <strong>di</strong><br />

grande ripensamento <strong>della</strong> nosografia e <strong>della</strong> assistenza sanitaria,<br />

in un’epoca <strong>di</strong> rapide trasformazioni sociali, etiche<br />

ed economiche.<br />

Si intende portare un contributo attraverso una riflessione<br />

che percorre due strade parallele: la libertà del terapeuta e la<br />

libertà del paziente, recuperando in particolare la visione <strong>di</strong><br />

Ey.<br />

Non solo la libertà del paziente risulta dolorosamente limitata<br />

se non annullata dalla patologia, fino all’estrema per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>della</strong> libertà nel suici<strong>di</strong>o dello psicotico guidato dalle “voci<br />

imperative”, ma anche la stessa libertà del terapeuta appare<br />

“suggestionata”, “influenzata”, “vincolata”, “martoriata”,<br />

“asse<strong>di</strong>ata” da un insieme <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni esterne, vuoi<br />

leggi, contesti istituzionali, vuoi comportamenti emergenti,<br />

legati a vorticosi cambiamenti culturali.<br />

Anche questo può condurre al “suici<strong>di</strong>o <strong>della</strong> cura”.<br />

Sorge spesso, nello psichiatra, il cui unico obiettivo è la terapia,<br />

il conflitto tra l’etica nella propria professionalità e gli<br />

imperativi spesso “antietici” delle leggi, che pur vanno seguiti<br />

e applicati.<br />

In questo contributo, che vuol comunque restare stimolo <strong>di</strong><br />

riflessione, si <strong>di</strong>mostra come si possa risolvere il conflitto,<br />

attraverso lo strumento <strong>della</strong> relazione me<strong>di</strong>co-paziente e gli<br />

strumenti conoscitivi professionali.<br />

Anche la contenzione fisica, che pur toglie la libertà fisica,<br />

in una istituzione quale un SPDC, deve recuperare il suo valore<br />

terapeutico e <strong>di</strong> protezione del malato da se stesso privo<br />

<strong>di</strong> libertà a causa <strong>della</strong> malattia.<br />

Così il TSO, così le terapie farmacologiche, così l’ESK.<br />

Non a caso mi soffermo su strumenti terapeutici che sono a<br />

tutt’oggi demonizzati, e ancora considerati da molti psichiatri<br />

“repressivi”.<br />

Non a caso le logiche aziendali con i loro reports, i loro dati<br />

sulle prestazioni, i DRG ci sommergono e ci limitano, nella<br />

scelta dei provve<strong>di</strong>menti più opportuni per la cura del paziente.<br />

La libertà del terapeuta si cimenta nel lavoro d’équipe, nella<br />

scelta dei farmaci che hanno un prezzo, nell’uso dei provve<strong>di</strong>menti<br />

terapeutici contenitivi, nell’applicazione delle rigide<br />

e martorianti logiche aziendali.<br />

Comunque, la libertà del terapeuta va recuperata all’interno<br />

del proprio sapere, che deve essere consapevole e aggiornato,<br />

solo avendo chiara la propria funzione, che paradossalmente<br />

è quella <strong>di</strong> restituire libertà dalla malattia.<br />

Esperienza psichiatrica a “Regina Coeli”:<br />

identità professionale e libertà <strong>di</strong> cura<br />

R. Seller<br />

ASL RMH Roma<br />

Il carcere costringe lo psichiatra a confrontarsi con le richieste<br />

<strong>di</strong> un contesto <strong>di</strong> cura complicato da aspetti <strong>di</strong> spe-<br />

200


cificità e complessità <strong>di</strong>versi da quelli con cui abitualmente<br />

interagisce: come le problematiche collegate alle sindromi<br />

maladattative ed ai traumi <strong>di</strong> restrizione, le necessità<br />

<strong>di</strong> affrontare terapie specialistiche integrate con i colleghi<br />

<strong>di</strong> altre branche, i rischi dell’autolesionismo e dell’esposizione<br />

all’altrui violenza senza <strong>di</strong>menticare le tossico<strong>di</strong>pendenze<br />

e le <strong>di</strong>fficoltà delle patologie a doppia <strong>di</strong>agnosi.<br />

La <strong>di</strong>mensione carceraria fa sì che si concentrino nello spa-<br />

Suicide as a treatable con<strong>di</strong>tion<br />

201<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

zio-tempo anche esigenze punitivo-penali e le esigenze rieducative.<br />

Le barriere fisiche <strong>di</strong>ventano facilmente barriere<br />

<strong>di</strong> competenza e <strong>di</strong> comprensione, cosicché da una parte c’è<br />

il rischio <strong>di</strong> frammentare e parcellizzare i progetti terapeutici,<br />

dall’altra sono presenti continue interferenze degli organi<br />

legali <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina a cui anche i me<strong>di</strong>ci devono<br />

sottostare, con un’ambiguità <strong>di</strong> fondo che fa slittare i<br />

rapporti dell’area sanitaria continuamente dalla custo<strong>di</strong>a alla<br />

cura, dalla repressione all’aiuto.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 1<br />

S92 - Suicide: a me<strong>di</strong>cal perspective<br />

R.J. Baldessarini<br />

Professor of Psychiatry & Neuroscience, Harvard Me<strong>di</strong>cal<br />

School, Boston, Massachusetts<br />

Introduction: only recently has mortality associated with<br />

major psychiatric <strong>di</strong>sorders become an explicit topic of therapeutic<br />

research interest, stimulated recently by concerns<br />

about possibly increased suicidal risk during treatment with<br />

antidepressants.<br />

Methods: the presenter and his collaborators undertook a<br />

series of meta-analyses to summarize published and original<br />

data pertaining to rates of suicides and attempts and to ratings<br />

of suicidal thinking during various treatments.<br />

Results: clozapine is the only treatment to have regulatory<br />

approval for reducing suicidal risk (in schizophrenia patients).<br />

Evidence is abundant and consistent that long-term<br />

treatment of bipolar <strong>di</strong>sorder patients with lithium is associated<br />

with reductions in rates of suicides (S) and attempts<br />

(A) by about 80%, with decreases in the S/A ratio (a proposed<br />

“lethality index”) as well as in ratings of suicidal<br />

thinking. Lithium may be more effectively antisuicidal<br />

than other mood-stabilizers, and may have such benefits in<br />

nonbipolar depression. Evidence concerning antidepressants<br />

and suicidal risk, though abundant, is complex and<br />

largely inconclusive, with both minor increases and decreases<br />

reported; however, trial duration is relatively short<br />

and may be unbalanced between treatment arms. Reported<br />

short-term increases in suicidal thoughts and attempts<br />

among juveniles treated with SRI antidepressants vs.<br />

placebo raise special concerns, given inconsistent evidence<br />

of clinical efficacy of antidepressants in juvenile depression<br />

and risks of unrecognized juvenile bipolar <strong>di</strong>sorder.<br />

There is growing evidence that suicidal thinking decreases<br />

more with antidepressants than placebo, evidently<br />

paralleling overall clinical improvement but suggesting<br />

that the pharmacology of suicidal thinking and behviors<br />

may <strong>di</strong>ffer.<br />

Conclusions: major psychiatric <strong>di</strong>sorders are associated<br />

with increased mortality, particularly due to suicide. Evidence<br />

of beneficial effects of psychotropic treatments on<br />

suicidal risk is emerging, and is particularly strong for lithi-<br />

MODERATORI<br />

L. Tondo, G. Isacsson<br />

um. Debate over possibly increased suicidal risk in some antidepressant-treated<br />

patients encourages reconsideration of<br />

clinical practices regar<strong>di</strong>ng the care of potentially suicidal<br />

patients. Ethical and feasible therapeutic stu<strong>di</strong>es are urgently<br />

required to clarify potential benefits/risks regar<strong>di</strong>ng causes<br />

of excess mortality (inclu<strong>di</strong>ng accidents, complications<br />

of substance abuse and comorbid me<strong>di</strong>cal <strong>di</strong>sorders, as well<br />

as suicide) among the growing treatment options in contemporary<br />

psychiatry.<br />

Antidepressant drugs and suicide,<br />

consequences for prevention<br />

G. Isacsson<br />

Division of Psychiatry, Karolinska Institute, Stockholm<br />

SSRIs have repeatedly been accused of increasing the risk<br />

of suicide in depressed in<strong>di</strong>viduals. Based on interpretations<br />

of adverse events in clinical trials of paroxetine for<br />

depressed children, even authorities have warned for SS-<br />

RIs. On the other hand, research has demonstrated decreased<br />

suicide rates correlated to the increased use of SS-<br />

RIs, also in children 1 2 . Depression is the foremost risk<br />

factor for suicide, and the advent of SSRIs has allowed for<br />

a better treatment of depression. SSRIs constitute about<br />

80% of the use of antidepressants in all age groups in<br />

Sweden. It must therefore urgently be clarified if SSRIs<br />

possess some hidden suicide inducing property. We<br />

analysed all 14,857 suicides in Sweden 1992-2000 that<br />

were subjected to forensic toxicological screening 3 . We<br />

compared the detections of <strong>di</strong>fferent antidepressants<br />

among the suicides with those in a control group of<br />

26,422 deaths by accident or natural causes. When compared<br />

to the average of all antidepressants, the Odds Ratios<br />

in<strong>di</strong>cated highly significant underrisks for the SSRIs,<br />

average risks for tricyclics, and overrisks for venlafaxine<br />

and mirtazapine. These results does not support a suicide<br />

inducing effect of SSRIs. The implications of the fin<strong>di</strong>ngs<br />

are that suicide preventive efforts in all age groups should<br />

focus on the treatment of the underlying illness, depression,<br />

and that SSRIs constitute a safe and effective tool<br />

for this.


Reference<br />

1 Isacsson G. Suicide prevention – a me<strong>di</strong>cal breakthrough? Acta<br />

Psychiatr Scand 2000;102:113-7.<br />

2 Olfson M, Shaffer D, Marcus SC, Greenberg T. Relationship between<br />

antidepressant me<strong>di</strong>cation treatment and suicide in adolescents.<br />

Arch Gen Psychiatry 2003;60:978-82.<br />

3 Isacsson G, Holmgren P, Ahlner J. Selective serotonin reuptake<br />

inhibitor antidepressants and the risk of suicide: a controlled<br />

forensic database study of 14 857 suicides. Acta Psychiatr Scand<br />

2005;111:286-90.<br />

Neurobiologic basis for suicide:<br />

new fin<strong>di</strong>ngs<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

J.J. Mann<br />

Department of Psychiatry, Columbia University; Department<br />

of Neuroscience, NYS Psychiatric Institute, New York<br />

Stu<strong>di</strong>es of the neurobiologic correlates of suicide have<br />

largely focused on postmortem brain analyses. An initial<br />

breakthrough set of stu<strong>di</strong>es employed autora<strong>di</strong>ography to<br />

map receptor changes throughout the brain in suicides.<br />

These mapping stu<strong>di</strong>es were able to show that serotonin<br />

receptor changes associated with suicide, in contrast to<br />

mood <strong>di</strong>sorders, were localized to the ventral prefrontal<br />

cortex.<br />

This linked deficient serotonergic input to decision making<br />

and impulsiveness which involves the ventral prefrontal<br />

cortex.<br />

More recently, stu<strong>di</strong>es have examined the serotonin neuron<br />

cell bo<strong>di</strong>es in the raphe nuclei in the brainstem. Those<br />

stu<strong>di</strong>es have shown that there are more serotonin neurons<br />

and that both the protein and messenger RNA for tryptophan<br />

hydroxylase 2, the rate-limiting biosynthetic enzyme<br />

for serotonin, are higher in the raphe nuclei of suicides.<br />

Conversely, 5-HT 1A autoreceptor bin<strong>di</strong>ng and message are<br />

lower. These changes are consistent with upregulation of<br />

serotonin neuron function and therefore potential homeostatic<br />

responses to low serotonin release.<br />

These brainstem changes may be due to suicide or may be<br />

due to mood <strong>di</strong>sorders, which frequently underlies suicidal<br />

behavior. That question remains to be resolved.<br />

Other changes that have been observed in suicide victims<br />

involve alterations in noradrenergic and dopaminergic<br />

function as well as in second messenger responses in the<br />

cortex. Blunted second messenger responses in relation to<br />

the 5-HT 1A and 5-HT 2A receptor populations are present<br />

and may represent a second abnormality at the level of<br />

signal transduction related to suicide.<br />

Again, these stu<strong>di</strong>es only partly resolve the question of<br />

whether these changes are related to depression or mood<br />

<strong>di</strong>sorders, or with suicide. These fin<strong>di</strong>ngs in monoamine<br />

systems may also be associated with functional variants in<br />

can<strong>di</strong>date genes and represent developmental effects.<br />

There will be some <strong>di</strong>scussion of those associations with<br />

genes and childhood adversity.<br />

Trends in suicide rates: an international<br />

perspective<br />

L. Tondo * ** *** , R.J. Baldessarini **<br />

* Dipartimento Psicologia, Università <strong>di</strong> Cagliari; ** Department<br />

of Psychiatry, Harvard Me<strong>di</strong>cal School,<br />

“McLean” Division of Massachusetts General Hospital;<br />

*** Centro “Bini”, Cagliari<br />

Introduction: annual suicide rates per 100,000 population<br />

vary widely among countries, probably due in part to <strong>di</strong>ssimilar<br />

case-ascertainment and reporting procedures. Nevertheless,<br />

even among countries expected to have relatively<br />

reliable data, recent suicide rates vary enormously, from<br />

over 29 in Hungary to as low as 3.5 in Greece. Suicide rates<br />

also show notable secular fluctuations within countries.<br />

However, average international rates have been quite stable<br />

over the last 50 years, at approximately 13.0. Suicide has<br />

been associated with psychiatric <strong>di</strong>sorders in about 90% of<br />

cases evaluated postmortem, and depressive or mixed dysphoric-agitated<br />

mood states account for about 80% of cases.<br />

It is surprising, therefore, that during the last half-century<br />

major changes in the level of clinical and social awareness<br />

of depressive illness as well as advances in pharmacological<br />

and psychosocial treatments for mood and other psychiatric<br />

<strong>di</strong>sorders appear to have contributed little to decrease the incidence<br />

of suicide. We now report on fin<strong>di</strong>ngs pertaining to<br />

international trends in suicide rates.<br />

Methods: we collected data from WHO (www.who.org) on<br />

national suicide rates from 24 representative countries, provi<strong>di</strong>ng<br />

rates for men and women every five-years from the<br />

1950s to 2000, and calculated percent change from 1950 or<br />

the earliest reported year. Encouraged by stu<strong>di</strong>es suggesting<br />

an association of decreasing suicide rates with increasing<br />

use of antidepressants in recent decades in some Western<br />

countries, we hypothesized that widespread acceptance of<br />

the tricyclic antidepressants (TCAs) in the 1970s, and their<br />

replacement by the serotonin-reuptake inhibitors (SRIs) and<br />

other modern antidepressants in the 1990s might be reflected<br />

in changes in suicide rates as either universal or regional<br />

trends.<br />

Results: changes in international suicide rates over the past<br />

half-century range from an 80% decrease in Portugal to an<br />

80% increase in Ireland (likely an artifact of increased report<br />

after decriminalization of suicide there in 1991), with a minor,<br />

highly variable average increase of 3.32 ± 0.1% over the<br />

half-century. Changes between 1990 and 2000 range from a<br />

decrease of 73% in Portugal to an increase of 35% in Japan,<br />

but yield a statistically significant average decrease of 14.9%<br />

± 25.4, with marked <strong>di</strong>fferences among world regions.<br />

Conclusions: these fin<strong>di</strong>ngs suggest that average international<br />

suicide rates have been quite stable over the last 50<br />

years but with striking variations between, and substantial<br />

shifts within countries. There has been a tendency to attribute<br />

moderate reported decreases in suicide rates, particularly<br />

among younger age groups in Northern Europe and<br />

North America, to greater acceptance of relatively safe modern<br />

antidepressants over the past decade. However, such<br />

trends often were identifiable well before widespread clinical<br />

use of SSRIs and other modern antidepressants. Moreover,<br />

such ecological analyses of population trends should<br />

be considered with great caution since they may not reflect<br />

202


effects of particular interventions at the in<strong>di</strong>vidual level. Attribution<br />

of inconsistent reductions in some national suicide<br />

rates to increased use of antidepressants may overlook other<br />

potentially important factors, such as better recognition<br />

203<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

of depressive and psychiatric <strong>di</strong>sorders, greater awareness<br />

of mood <strong>di</strong>sorders and suicidal risk in juveniles as well as<br />

adults, and advances in psychosocial interventions, as well<br />

as improvements in overall access to health care.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 2<br />

S93 - Disfunzioni somatiche extracerebrali<br />

nel Disturbo <strong>di</strong> Panico:<br />

il Disturbo <strong>di</strong> Panico come malattia sistemica<br />

Panico come <strong>di</strong>sfunzione del cervello<br />

omeostatico<br />

G. Perna, D. Cal<strong>di</strong>rola, S. Biffi, L. Bello<strong>di</strong><br />

Centro per i Disturbi d’Ansia, Università “Vita-Salute”,<br />

San Raffaele Turro, Milano<br />

Da oltre un decennio esistono evidenze <strong>di</strong> una relazione tra il<br />

fenomeno psicopatologico dell’attacco <strong>di</strong> panico ed il sistema<br />

respiratorio, tuttavia soltanto recentemente, stu<strong>di</strong>ando la complessità<br />

<strong>della</strong> fisiologia respiratoria, sono state osservate significative<br />

irregolarità nel pattern respiratorio. L’origine <strong>di</strong> questa<br />

abnorme irregolarità e le sensazioni spiacevoli respiratorie nei<br />

pazienti con Disturbo <strong>di</strong> Panico non sono ancora state ben<br />

chiarite. Questa anormalità potrebbe essere l’effetto <strong>di</strong> risposte<br />

compensatorie a segnali respiratori anomali o a un’attività intrinseca<br />

alterata nel sistema neuronale che governa il ritmo respiratorio.<br />

Poiché le funzioni fisiologiche <strong>di</strong> base nell’organismo<br />

sono strettamente interconnesse con complesse influenze<br />

reciproche ed i pazienti con il Disturbo <strong>di</strong> Panico mostrano anche<br />

anomalie nella funzionalità del sistema car<strong>di</strong>aco e del sistema<br />

dell’equilibrio, sistemi strettamente interconnessi con i<br />

meccanismi <strong>di</strong> controllo respiratori, alla base <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sturbo<br />

potremmo ipotizzare esserci un anomalo funzionamento<br />

più generale del cervello omeostatico. I circuiti cerebrali filogeneticamente<br />

antichi processano le sensazioni/percezioni fisiologiche<br />

legate alle funzioni omeostatiche, quali la respirazione,<br />

ed il nucleo parabrachiale potrebbe filtrare ed integrare<br />

le informazioni enterocettive che originano dalle funzioni<br />

omeostatiche <strong>di</strong> base del corpo. Questi processi avvengono<br />

continuamente sotto coscienza e solo raramente pervadono la<br />

consapevolezza come emozioni primitive. Gli attacchi <strong>di</strong> panico<br />

potrebbero essere l’espressione <strong>di</strong> un’emozione primitiva<br />

derivante da una modulazione anormale delle funzioni omeostatiche/respiratorie.<br />

Sebbene il panico possa essere visto come<br />

un principio organizzatore del Disturbo <strong>di</strong> Panico solo la<br />

sua complessa interazione con altre funzioni cerebrali in particolare<br />

con i meccanismi del con<strong>di</strong>zionamento potrebbe spiegare<br />

lo sviluppo del <strong>di</strong>sturbo nella sua completezza.<br />

Bibliografia<br />

1 Perna G, Cal<strong>di</strong>rola D, Bello<strong>di</strong> L. Panic Disorder: from respiration<br />

to the homeostatic brain. Acta Neuropsychiatrica<br />

2004;16:57-67.<br />

MODERATORI<br />

F. Pieraccini, P. Castrogiovanni<br />

Disfunzioni dell’apparato oculare<br />

nel Disturbo <strong>di</strong> Panico<br />

L. Bossini, L. Padula, K. Paolini, E. Pellegrini, P. Castrogiovanni<br />

Università <strong>di</strong> Siena, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: molti stu<strong>di</strong> sul Disturbo <strong>di</strong> Panico (DP) riportano<br />

una significativa rilevanza <strong>di</strong> fattori fisici ambientali<br />

nella genesi e nel decorso <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>sturbo: quelli maggiormente<br />

implicati sembrano essere gli stimoli luminosi.<br />

L’ipersensibilità alla luce descritta nel DP ha sollevato l’interrogativo<br />

su quali strutture, centrali e/o periferiche, possano<br />

essere in grado <strong>di</strong> spiegare questo fenomeno. McIntyre 1<br />

ha ipotizzato una <strong>di</strong>sfunzione <strong>della</strong> ghiandola pineale, che<br />

risulterebbe eccessivamente sensibile alle variazioni <strong>della</strong><br />

luminosità ambientale; quando i primi tre mesi <strong>di</strong> vita postnatale<br />

coincidono con un periodo <strong>di</strong> ridotta stimolazione luminosa<br />

potrebbe realizzarsi tale <strong>di</strong>sfunzione 2 Anche il sistema<br />

serotoninergico è stato chiamato in causa nel tentativo<br />

<strong>di</strong> spiegare l’ipersensibilità alla luce dei pazienti con DP:<br />

questo, infatti, subisce nel corso dell’anno delle variazioni<br />

considerevoli in rapporto ad alcuni parametri climatico-ambientali,<br />

soprattutto il fotoperiodo; Klein 3 ipotizza un coinvolgimento<br />

<strong>di</strong> questo sistema nella patogenesi del DP me<strong>di</strong>ante<br />

una modulazione su altri sistemi neurotrasmettitoriali,<br />

principalmente quello noradrenergico 4 .<br />

Infine Alcuni Autori suggeriscono un coinvolgimento <strong>della</strong><br />

retina nella patogenesi del DP, correlato allo sviluppo del Sistema<br />

Nervoso Centrale (SNC) e in particolare <strong>della</strong> corteccia<br />

visiva primaria, con un’influenza specifica degli input<br />

ambientali luminosi 5 , con un meccanismo probabilmente<br />

me<strong>di</strong>ato dalla dopamina 6 .<br />

A livello retinico, il neurotrasmettitore più stu<strong>di</strong>ato è la dopamina,<br />

la quale sembra rivestire un ruolo centrale nel processo<br />

<strong>di</strong> deco<strong>di</strong>fica degli stimoli luminosi 7 ; inoltre tutti i <strong>di</strong>sturbi<br />

in qualche maniera correlati ad una <strong>di</strong>sfunzione del sistema<br />

dopaminergico peggiorano d’estate: per esempio le<br />

psicosi indotte da sostanze d’abuso 8 .<br />

La luce potrebbe scatenare gli AP tramite la via dopaminergica;<br />

è <strong>di</strong>mostrato, infatti, che sostanze dopamino-agoniste<br />

hanno attività panicogenica (es. amineptina, L-DOPA, cocaina,<br />

ecc.).


SIMPOSI TEMATICI<br />

Metodologia: una delle tecniche attualmente in uso per determinare<br />

l’attività del sistema dopaminergico retinico consiste<br />

nella registrazione del pattern elettroretinografico<br />

(ERG), ed in particolare dell’ampiezza dell’onda β, le cui<br />

variazioni rifletterebbero le mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> tale neurotrasmettitore<br />

non solo nella retina, ma anche nel Sistema Nervoso<br />

Centrale.<br />

Primo scopo del nostro stu<strong>di</strong>o era quello <strong>di</strong> valutare il sistema<br />

dopaminergico retinico in soggetti affetti da DP e confrontarlo<br />

con un campione <strong>di</strong> soggetti sani tramite la registrazione<br />

ERG e la fotosensibilità tramite un questionario<br />

specifico (QVF) al T0; un secondo scopo era quello <strong>di</strong> valutare<br />

le mo<strong>di</strong>ficazioni relative all’ampiezza dell’onda β e<br />

<strong>della</strong> fotosensibilità nei pazienti dopo 6 mesi <strong>di</strong> terapia farmacologica<br />

specifica per chiarire se tale parametro possa<br />

rappresentare un marker <strong>di</strong> stato o <strong>di</strong> tratto.<br />

Il campione era composto da 30 soggetti (<strong>di</strong> età compresa<br />

tra 20 e 60 anni), affetti da Disturbo <strong>di</strong> Panico Con o Senza<br />

Agorafobia secondo il DSM-IV-TR e 20 soggetti sani <strong>di</strong><br />

controllo. A tutti i soggetti sono stati somministrati il Questionario<br />

per la Valutazione <strong>della</strong> Fotosensibilità (QVF) per<br />

indagare la sensibilità alla stimolazione luminosa e, in particolare,<br />

le <strong>di</strong>mensioni fotofobia e fotofilia. Inoltre, a tutti i<br />

partecipanti è stato eseguito un Elettroretinogramma (ERG)<br />

al fine <strong>di</strong> valutarne l’ampiezza me<strong>di</strong>a dell’onda β. Nei pazienti,<br />

tali valutazioni sono state ripetute dopo sei mesi <strong>di</strong><br />

trattamento farmacologico per valutare eventuali variazioni<br />

dei parametri in oggetto.<br />

Risultati: dall’analisi dei dati ottenuti emerge una <strong>di</strong>fferenza<br />

significativa tra pazienti, valutati prima <strong>della</strong> terapia<br />

(T0), e controlli sani relativa all’ampiezza dell’onda b, il cui<br />

valore risulta minore nei soggetti affetti da DP rispetto ai<br />

soggetti sani in maniera statisticamente significativa. La <strong>di</strong>fferenza<br />

dell’ampiezza dell’onda β tra occhio destro e occhio<br />

sinistro, risulta anche essa minore nei soggetti affetti da DP<br />

rispetto ai controlli. I risultati suddetti in<strong>di</strong>cherebbero, nei<br />

soggetti con DP, oltre che un generico deficit del sistema dopaminergico<br />

anche una minore plasticità <strong>di</strong> tale sistema, evidenziata<br />

dall’analisi delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> ampiezza dell’onda<br />

beta tra occhio destro e sinistro. Tale parametro neurofisiologico<br />

non è risultato mo<strong>di</strong>ficabile dalla terapia farmacologica<br />

(T1). Inoltre, i soggetti con DP, rispetto ai controlli,<br />

hanno mostrato punteggi più elevati nella parte del QVF relativa<br />

alla fotofobia. Tale <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> fotosensibilità risulta<br />

attenuata dal trattamento farmacologico, in seguito al<br />

quale sembrano ristabilirsi valori <strong>di</strong> fotosensibilità simili a<br />

quelli presenti nei soggetti sani.<br />

Conclusioni: la ridotta ampiezza dell’onda β nei pazienti<br />

con DP, rispetto ai controlli, sosterrebbe l’ipotesi <strong>di</strong> un deficit<br />

<strong>della</strong> funzionalità dopaminergica in questo <strong>di</strong>sturbo; tale<br />

deficit non sembrerebbe mo<strong>di</strong>ficarsi dopo 6 mesi <strong>di</strong> terapia<br />

farmacologica specifica. Invece, la maggiore sensibilità alla<br />

luce riscontrata nei pazienti con DP rispetto ai controlli si riduce<br />

con la stessa terapia. Pertanto, possiamo ipotizzare<br />

che, se le mo<strong>di</strong>ficazioni cliniche in termini <strong>di</strong> fotosensibilità<br />

sono osservabili dopo solo 6 mesi <strong>di</strong> trattamento, è possibile<br />

che le mo<strong>di</strong>ficazioni biologiche necessitino <strong>di</strong> tempi maggiori<br />

(ve<strong>di</strong> effetto sulle mo<strong>di</strong>ficazioni geniche <strong>della</strong> terapia<br />

farmacologica); in alternativa, dobbiamo considerare la possibilità<br />

che la sensibilità alla stimolazione luminosa riconosca<br />

meccanismi <strong>di</strong>fferenti, o aggiuntivi, rispetto a quelli me<strong>di</strong>ati<br />

dalla trasmissione dopaminergica.<br />

Bibliografia<br />

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Disfunzioni dell’apparato vestibolare<br />

nel Disturbo <strong>di</strong> Panico<br />

A. Goracci A. De Capua, A. Lombardelli, F. Fargnoli,<br />

P. Castrogiovanni<br />

Università <strong>di</strong> Siena, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Fra i molteplici sintomi somatici con i quali il Disturbo <strong>di</strong><br />

Panico può manifestarsi, riscontriamo frequentemente <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> tipo sensitivo-sensoriale come vertigini, capogiro,<br />

senso <strong>di</strong> instabilità posturale, <strong>di</strong>sorientamento spaziale, ipersensibilità<br />

ai suoni ed acufeni 1 .<br />

È evidente pertanto l’esistenza <strong>di</strong> un importante legame tra<br />

DP e <strong>di</strong>sfunzioni vestibolari periferiche, embricandosi nuovamente<br />

competenze <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne psichiatrico ed internistico<br />

fra le quali risulta problematico, se non ad<strong>di</strong>rittura artificioso,<br />

tracciare una linea <strong>di</strong> confine. In letteratura, sono presenti<br />

molti stu<strong>di</strong> al riguardo, i quali, benché abbiano evidenziato<br />

anomalie vestibolari nei soggetti con DP, non hanno<br />

tuttavia, allo stato attuale, <strong>di</strong>mostrato una relazione causa-effetto<br />

inconfutabile tra i due <strong>di</strong>sturbi 2-6 . Da un punto <strong>di</strong><br />

vista sintomatologico, entrambe le con<strong>di</strong>zioni si esprimono<br />

attraverso vertigini, ansia e <strong>di</strong>sorientamento spaziale 7 . L’overlap<br />

fenomenologico tra DP e vertigini è sottolineato anche<br />

dallo stesso DSM-IVTR, che inserisce tra i criteri <strong>di</strong>agnostici<br />

del DP, sintomi comuni alle <strong>di</strong>sfunzioni vestibolari<br />

periferiche, quali sensazioni <strong>di</strong> sbandamento, <strong>di</strong> instabilità,<br />

testa leggera o <strong>di</strong> svenimento e nausea.<br />

I dati <strong>della</strong> letteratura mostrano che solo il 10% delle vertigini<br />

sono supportate da una <strong>di</strong>agnosi organica 8 . Molti soggetti<br />

appartenenti al restante 90% presentano <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> sfera<br />

psichica; è presente soprattutto DP 9 10 , che risulta <strong>di</strong>agnosticato<br />

in una percentuale da 5 a 15 volte superiore rispetto a<br />

quanto accade nella popolazione generale 11 . Dall’altra parte,<br />

nei soggetti con DP, la sintomatologia vestibolare è presente<br />

in una percentuale variabile dal 50 al 90% 12 13 dei casi, andando<br />

così a costituire il secondo sintomo maggiormente<br />

esperito durante l’attacco e talvolta presente anche durante le<br />

fasi intercritiche 14 .<br />

204


In letteratura è infatti riportato che pazienti con DP presentano<br />

anche alterazioni ai test vestibolari ed au<strong>di</strong>ologici 15 . In<br />

particolare, nel 75% <strong>di</strong> soggetti con DP e nel 60% <strong>di</strong> soggetti<br />

con AP sono state riportate anomalie <strong>della</strong> funzione vestibolare,<br />

con ipersensibilità alla rotazione lenta <strong>della</strong> testa e<br />

riflessi vestibolari oculari (nistagmo) più ampi 15 ed asimmetrici<br />

3 . In particolare, uno stu<strong>di</strong>o del 2000 si è occupato <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>are i movimenti oculari durante la prova <strong>di</strong> rotazione<br />

passiva del corpo secondo un piano orizzontale ed al buio. I<br />

risultati mostrano che la deviazione oculare me<strong>di</strong>a, causata<br />

dalla fase veloce del nistagmo, <strong>di</strong>fferisce nei due gruppi, essendo<br />

tipicamente in <strong>di</strong>rezione anti-compensatoria nei soggetti<br />

<strong>di</strong> controllo ed in <strong>di</strong>rezione compensatoria nei pazienti<br />

con DP. Gli Autori suggeriscono <strong>di</strong> interpretare questo comportamento<br />

oculomotore come la messa in atto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti<br />

strategie nell’auto-orientamento, che risulterebbe <strong>di</strong> tipo<br />

egocentrico nei soggetti con panico, associato a per<strong>di</strong>ta<br />

d’interesse nei confronti del campo visivo circostante.<br />

Sempre secondo Viaud-Delmon e collaboratori, questa<br />

strategia egocentrica <strong>di</strong> auto-orientamento potrebbe appartenere<br />

ad una meccanismo agorafobico sottosoglia, rivelando<br />

l’esistenza <strong>di</strong> un modello fisiologico <strong>di</strong> orientamento alla<br />

base dell’evitamento fobico. Tutto ciò potrebbe riallacciarsi<br />

ai dati <strong>della</strong> letteratura secondo i quali le anomalie<br />

del sistema dell’equilibrio sarebbero maggiormente connesse<br />

all’Agorafobia piuttosto che al DP in se, ed inoltre risulterebbero<br />

correlate al grado <strong>di</strong> severità dell’evitamento<br />

fobico stesso 5 16 17 . A questo proposito è comunque opportuno<br />

segnalare che Autori come Klein 18 affermano che l’Agorafobia<br />

si manifesterebbe quasi costantemente in seguito<br />

alla ripetizione <strong>di</strong> Attacchi <strong>di</strong> Panico, quin<strong>di</strong> un soggetto<br />

agorafobico presenterebbe dapprima gli AP e poi <strong>di</strong>verrebbe<br />

timoroso e conseguentemente svilupperebbe l’evitamento<br />

fobico in relazione alle situazioni panicogene. Del resto,<br />

il DP senza Agorafobia rappresenta spesso uno sta<strong>di</strong>o precoce<br />

destinato ad evolvere nel tempo in DP con Agorafobia<br />

nei soggetti pre<strong>di</strong>sposti 19 .<br />

Si potrebbe ad<strong>di</strong>rittura supporre che i sintomi vestibolari<br />

rappresentino un elemento appartenente allo spettro panico-agorafobico<br />

in grado <strong>di</strong> delineare uno specifico sottotipo<br />

<strong>di</strong>agnostico <strong>di</strong> DP 20 maggiormente associato ad Agorafobia<br />

e che pazienti con questa forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzione presentino<br />

alterazioni vestibolari <strong>di</strong> tipo visuospaziale. Qualora<br />

questa affascinante congettura fosse supportata da dati<br />

scientifici, rimarrebbero comunque da chiarire vari<br />

aspetti. Per esempio, sarebbe il Disturbo D’Ansia a fungere<br />

da innesco nei confronti <strong>della</strong> sintomatologia otoneurologica<br />

o piuttosto viceversa 21 ? In letteratura ci sono stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scordanti in proposito. Uno <strong>di</strong> questi ipotizza che i soggetti<br />

con DP esperiscano le vertigini in maniera clinicamente<br />

significativa perché ne danno una interpretazione<br />

catastrofica, così come sono abituati ad esasperare la percezione<br />

<strong>di</strong> qualsiasi sensazione corporea 22 . Viceversa, secondo<br />

altri Autori, i <strong>di</strong>sturbi visivo-vestibolari sarebbero<br />

antecedenti, benché comunque interpretati erroneamente<br />

in modo catastrofico, in soggetti pre<strong>di</strong>sposti, creandosi un<br />

circuito auto-alimentante vertigine-ansia 3 . A rimarcare la<br />

stretta connessione che sembra unire panico e <strong>di</strong>sfunzioni<br />

vestibolari, esistono evidenze cliniche che sottolineano la<br />

partecipazione del sistema vestibolare nel controllo autonomico,<br />

sia attraverso il sistema vestibolare periferico cioè<br />

il labirinto, che tramite il sistema vestibolare centrale, per-<br />

205<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

mettendoci <strong>di</strong> ipotizzare che alla base dell’associazione<br />

panico-vertigini ci siano delle connessioni autonomo-vestibolari<br />

23 . Tuttavia, le modalità con le quali avverrebbe la<br />

regolazione autonomo-vestibolare non sono, allo stato attuale,<br />

ancora note.<br />

Analogie importanti sono evidenti anche sul piano terapeutico:<br />

gli antidepressivi serotoninergici, terapia farmacologica<br />

elettiva nel panico, sembrano infatti essere efficaci anche<br />

in pazienti affetti da vertigine soggettiva cronica 24 . Inoltre,<br />

è stata utilizzata con successo anche la terapia cognitiva nel<br />

trattamento <strong>della</strong> sintomatologia vestibolare 7 . Questi dati riguardo<br />

la risposta terapeutica sembrano confortanti circa la<br />

possibilità <strong>di</strong> una patogenesi comune tra <strong>di</strong>sturbi vestibolari<br />

e panico.<br />

Prendendo in considerazione, poi, la sindrome <strong>di</strong> Ménière,<br />

patologia otoneurologica per la quale è nota una genesi organica,<br />

ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad un corteo sintomatologico<br />

che riproduce perfettamente le caratteristiche <strong>di</strong> fondo dell’AP.<br />

Infatti, essa si manifesta con vertigini, per<strong>di</strong>ta del controllo<br />

motorio, nausea, vomito e <strong>di</strong>fficoltà a mantenere la<br />

stazione eretta, che insorgono in modo acuto e subitaneo, oltre<br />

che impreve<strong>di</strong>bile e si associano a sintomi <strong>di</strong> accompagnamento<br />

quali ansia, imbarazzo e stato <strong>di</strong> allarme, permanendo,<br />

a volte, anche una sintomatologia intercritica, che<br />

saremo tentati <strong>di</strong> chiamare “ansia anticipatoria” 19 . Nonostante,<br />

però, queste enormi similitu<strong>di</strong>ni sul piano clinico,<br />

non sono riportate in letteratura associazioni <strong>di</strong> alcun tipo<br />

fra DP e sindrome <strong>di</strong> Ménière o qualsiasi altra patologia vestibolare<br />

grave e su base organica accertata. Un ulteriore<br />

esempio <strong>di</strong> ciò è fornito dalla vertigine parossistica posizionale,<br />

una delle cause più frequenti <strong>di</strong> vertigine, con cui il panico<br />

con<strong>di</strong>vide gran parte <strong>della</strong> sintomatologia. Quest’ultima<br />

sindrome è infatti caratterizzata da episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vertigine<br />

soggettiva/oggettiva <strong>di</strong> breve durata, associati a nausea e<br />

vomito; inoltre, nei perio<strong>di</strong> intercritici è spesso presente la<br />

sensazione <strong>di</strong> “camminare sulla gomma piuma” o <strong>di</strong> avere<br />

“testa vuota” o “pesante” e si manifesta tipicamente con crisi<br />

parossistiche, brevi ed intense.<br />

Bibliografia<br />

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Head Neck Surg 2005;131:675-9.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA CAVALIERI 3<br />

S94 - La sequestrata <strong>di</strong> Poitiers. Il TSO: responsabilità,<br />

custo<strong>di</strong>a, cura, relazione<br />

TSO: operare per la cura, tra sentimento<br />

e azione<br />

P. Zeppegno, A. Gogliani, E. Torre<br />

SCDU <strong>Psichiatria</strong>, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia <strong>di</strong> Novara,<br />

Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”<br />

Nella pratica psichiatrica il trattamento sanitario obbligatorio<br />

si pone quale elemento pratico.<br />

Infatti rappresenta una parte procedurale, apparentemente<br />

definita da regole esterne, che chiedono al me<strong>di</strong>co la semplice<br />

esecuzione, qualora egli ne ritenga opportuna l’applicazione.<br />

Eppure il TSO assume significati ogni volta <strong>di</strong>versi, molte<br />

volte fortemente influenzati più dal sentire dell’operatore<br />

che dalla situazione in cui ci si trova ad agire e che rappresenta<br />

il motore <strong>di</strong> tutto il meccanismo.<br />

Gli aspetti me<strong>di</strong>co-legali (motivazioni, modalità) chiamati<br />

in causa nell’operare, quale motivo sovraor<strong>di</strong>nante il proprio<br />

agire e quin<strong>di</strong> deresponsabilizzante, sono fonte <strong>di</strong> svariate<br />

controversie e conflitti su fronti <strong>di</strong>versi (col paziente,<br />

con i colleghi, con gli altri protagonisti istituzionali). Tutto<br />

questo sembra spostare l’attenzione dalla cura e svelare una<br />

intensa attività psichica complessuale.<br />

Riflettendo, infatti, sulla pratica e le controversie (anche<br />

giu<strong>di</strong>ziarie) relative al TSO sembra emergere un quadro<br />

tutt’altro che chiaro.<br />

Non sembra <strong>di</strong> aver a che fare con uno strumento semplice<br />

e pratico, ma invece con un agire motivo <strong>di</strong> confusione e<br />

passaggi all’atto (e non solo da parte dei pazienti).<br />

MODERATORI<br />

E. Torre, A. Canuto<br />

La cura pare finire sullo sfondo, frustrata nel suo esistere da<br />

un’energia appartenente a qualcosa che non spetta al semplice<br />

strumento.<br />

Certamente il porsi del TSO a cavallo tra cura me<strong>di</strong>ca e <strong>di</strong>spositivo<br />

giu<strong>di</strong>ziario potrebbe permettere <strong>di</strong> comprendere<br />

almeno parte <strong>di</strong> questa confusione.<br />

Ma ci pare rilevante riflettere anche sui sentimenti che vengono<br />

evocati in ognuno durante questo specifico agire professionale.<br />

Emergono sentimenti rilevanti, che allontanati dalla coscienza<br />

perché ritenuti poco utili alla propria professione,<br />

definiscono invece l’atteggiamento, determinando come il<br />

TSO viene utilizzato e descrivendone quin<strong>di</strong> le modalità <strong>di</strong><br />

progettazione ed esecuzione (molte volte in maniera ben più<br />

confusa <strong>di</strong> quanto atten<strong>di</strong>bile).<br />

D’altra parte la storia umana è costellata da immagini riferentesi<br />

alla coercizione a fin <strong>di</strong> bene, <strong>di</strong> cura.<br />

Immagini che trovano concretezze <strong>di</strong>fferenti in epoche <strong>di</strong>verse,<br />

e non solo in maniera negativa, mortificante.<br />

Ma soprattutto queste immagini richiamano alcuni temi<br />

archetipici, cui dobbiamo dare ascolto, specialmente per<br />

evitare l’unilateralità spesso portatrice <strong>di</strong> limitazioni e restrizioni,<br />

non tanto <strong>della</strong> libertà soggettiva quanto delle<br />

possibilità in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> svolgere il proprio compito <strong>di</strong><br />

cura.<br />

206


Il TSO come relazione<br />

L. Zedda<br />

S.C.D.U. <strong>Psichiatria</strong>-ASO “Maggiore <strong>della</strong> carità”, Novara<br />

In questa occasione si intende affrontare, anche con la presentazione<br />

<strong>di</strong> alcuni case-report come il TSO presenti complessi<br />

ed articolati aspetti relazionali che coinvolgono in<br />

egual misura coloro che lo attivano, coloro che lo attuano e<br />

coloro che lo subiscono. Non è infatti possibile prescindere<br />

dalla ovvia considerazione che qualunque “incontro”, quale<br />

che ne sia la motivazione o la natura, determina una “relazione”<br />

che è significativamente influenzata dai sentimenti e<br />

dalle convinzioni, anche ideologiche <strong>di</strong> coloro che ne sono<br />

attori.<br />

Poiché il TSO riguarda situazioni nelle quali è “assente la<br />

consapevolezza <strong>di</strong> malattia che necessita <strong>di</strong> trattamento” è<br />

in primo luogo necessario considerare come questa “consapevolezza”<br />

venga a definirsi negli operatori in funzione,<br />

anche, dei <strong>di</strong>versi orientamenti culturali che possono avere.<br />

Gli operatori fattivamente impegnati nel TSO hanno poi<br />

funzioni profondamente <strong>di</strong>fferenti e profondamente <strong>di</strong>fferenti<br />

possono essere le ragioni “emotive” implicate nelle relazioni<br />

tra le <strong>di</strong>verse figure professionali coinvolte (me<strong>di</strong>ci<br />

proponenti – me<strong>di</strong>ci riceventi – personale parame<strong>di</strong>co – vigili<br />

urbani), tra questi ed il paziente e fra questi ed i suoi familiari<br />

ed amici.<br />

La consapevolezza e la conoscenza <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>namiche relazionali<br />

è la sola che può consentire una caratterizzazione<br />

del TSO come “atto terapeutico” inserito in una articolata<br />

“strategia terapeutica”, <strong>di</strong>versamente esso si configurerebbe<br />

come mero atto <strong>di</strong> “or<strong>di</strong>ne pubblico” mascherato da “atto<br />

me<strong>di</strong>co”.<br />

Occorre infatti non <strong>di</strong>menticare che quando si affrontano<br />

(incontrano) le problematiche connesse alla “Sofferenza<br />

Psichica”, quale che sia l’in<strong>di</strong>rizza culturale <strong>di</strong> riferimento<br />

dei terapeuti, fondamentale è sempre la <strong>di</strong>mensione relazionale.<br />

Inscin<strong>di</strong>bile infatti dal concetto <strong>di</strong> “persona” è il concetto <strong>di</strong><br />

“relazione” e tutta la pratica psichiatrica (e non soltanto i <strong>di</strong>versi<br />

riferimenti culturali o si “scuola”) hanno come oggetto<br />

la “persona che soffre” e che spesso è ragione <strong>di</strong> sofferenza<br />

per il “mondo” nel quale vive.<br />

TSO: strumento terapeutico o strumento<br />

<strong>di</strong> controllo?<br />

C. Picco<br />

Già Direttore DSM ASL 6 Piemonte, Direttivo Nazionale<br />

U.N.A.SA.M.<br />

È in atto un <strong>di</strong>battito sul TSO, vertente soprattutto sulle modalità<br />

<strong>della</strong> sua esecuzione, per renderlo più facile da un<br />

punto <strong>di</strong> vista burocratico, per co<strong>di</strong>ficare le procedure (ad<br />

esempio l’intervento delle Forze dell’or<strong>di</strong>ne), e per proporre<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni legislative in merito. Non è questo però<br />

l’oggetto del mio <strong>di</strong>scorso. Non mi pare infatti che ci si interroghi<br />

a sufficienza su quando, come e perché si deve ricorrere<br />

a questo tipo d’intervento, su quanto influisca sulla<br />

relazione e sul risultato terapeutico conseguente.<br />

207<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

È necessario rifarsi alle iniziali e precise in<strong>di</strong>cazioni legislative:<br />

il TSO è il mezzo estremo per poter praticare un intervento<br />

terapeutico urgente, quin<strong>di</strong> non rinviabile, non accettato<br />

dalla persona cui è proposto. È un intervento sanitario,<br />

la cui finalità è legata esclusivamente alla salvaguar<strong>di</strong>a <strong>della</strong><br />

salute. È possibile che un intervento repressivo, si trasformi<br />

in un momento terapeutico, e che renda possibile<br />

l’instaurarsi <strong>di</strong> una relazione, <strong>di</strong> una “alleanza terapeutica”?<br />

Sono convinto che la risposta è positiva, ed esistono esempi.<br />

Anzi, in alcuni casi, il mancato ricorso ad un intervento<br />

coattivo può configurarsi come imperizia o negligenza nel<br />

curare.<br />

È innegabile che l’attuazione del TSO varia non solo da regione<br />

a regione, tra ASL ed ASL. L’esito derivante dall’esecuzione<br />

<strong>di</strong> un TSO (od anche <strong>di</strong> più TSO, tenuto conto che<br />

l’intervento terapeutico in psichiatria, quando rivolto ai casi<br />

gravi, è da prevedersi prolungato nel tempo), sarà positivo<br />

solo quando permetterà l’instaurarsi <strong>di</strong> una relazione duratura,<br />

e <strong>di</strong>penderà <strong>di</strong>rettamente dalle modalità <strong>di</strong> esecuzione<br />

dello stesso e dall’impatto con il ricovero in SPDC, soprattutto<br />

se si tratta del primo ricovero. Farò alcune riflessioni<br />

su questo aspetto. Lo psichiatra che propone il TSO,<br />

oltre che de<strong>di</strong>care il tempo necessario a cercare <strong>di</strong> ottenere<br />

il consenso del paziente (e ciò può ridurre in modo sorprendente<br />

il numero dei TSO), deve spiegare perché agisce in<br />

quel modo, deve esporre con pazienza la sua convinzione<br />

che è necessario intervenire con una terapia, che agisce nell’interesse<br />

del paziente. L’uso <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong> contenzione, <strong>di</strong><br />

violenza va assolutamente escluso. Bisogna mettersi nei<br />

panni dell’altro, che per lo più è molto spaventato, insicuro<br />

e non riesce bene a mettere a fuoco quanto gli sta capitando.<br />

È sufficiente fermezza e la presenza <strong>di</strong> un numero adeguato<br />

<strong>di</strong> persone.<br />

Altro aspetto da considerare è l’uso improprio del TSO come<br />

strumento <strong>di</strong> controllo sociale. Lo psichiatra non deve<br />

farsi strumentalizzare, deve rifiutarsi <strong>di</strong> sostituirsi ad altri,<br />

cui compete l’or<strong>di</strong>ne pubblico, perché non si tratta <strong>di</strong> atto<br />

sanitario, non è strumento terapeutico, anzi è antiterapeutico.<br />

Bisogna <strong>di</strong>alogare con Forze dell’or<strong>di</strong>ne e Magistratura,<br />

e spiegare quali sono i nostri compiti, i nostri doveri, le regole<br />

deontologiche. Altrimenti si rischia <strong>di</strong> doverci occupare<br />

nuovamente <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> problemi, non prioritariamente<br />

psichiatrici. Non dobbiamo rinunciare a quanto conquistato,<br />

cioè alla <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci, che lavorano in strutture<br />

sanitarie, e non in contenitori <strong>della</strong> devianza. Si potrebbe<br />

ampliare il <strong>di</strong>scorso alla terapeuticità dell’OPG per un malato<br />

mentale, o se non sarebbe meglio curarlo in carcere, con<br />

strumenti e modalità adeguate, che si stanno tra l’altro sperimentando,<br />

anche in Piemonte.<br />

Accenno brevemente alla “pericolosità”, alla violenza, che<br />

viene descritta come in aumento soprattutto negli SPDC.<br />

Sono convinto che più c’è repressione e meno c’è <strong>di</strong>alogo<br />

più ci sarà violenza. L’esempio del manicomio ci deve essere<br />

presente sempre. Esistono SPDC con porte “aperte”, dove<br />

non si pratica contenzione fisica. Non mi consta che essi<br />

contino un maggior numero <strong>di</strong> infortuni <strong>di</strong> operatori, rispetto<br />

alla me<strong>di</strong>a.<br />

Il TSO è, e deve restare, uno strumento esclusivamente sanitario.<br />

Non ha solo il compito <strong>di</strong> permettere la somministrazione<br />

<strong>di</strong> terapie farmacologiche, ma può permettere l’instaurarsi<br />

<strong>di</strong> una relazione, e quin<strong>di</strong> il passaggio ad un trattamento<br />

volontario (che è la norma). È un mezzo estremo ed


SIMPOSI TEMATICI<br />

eccezionale, in quanto limita la libertà personale, ed è pertanto<br />

un atto che comporta grande responsabilità. Non è terapeutico<br />

se usato per permettere la contenzione (ulteriore<br />

ed umiliante limitazione <strong>della</strong> libertà). La persona malata va<br />

aiutata, non minacciata o repressa, altrimenti stimoliamo la<br />

sua reazione, anche violenta. Però, come atto me<strong>di</strong>co, va attuato<br />

obbligatoriamente ogni volta che se ne presenti la necessità.<br />

Il Trattamento Sanitario Obbligatorio:<br />

l’esperienza del cantone <strong>di</strong> Ginevra<br />

A. Canuto<br />

Hôpitaux Universitaires de Genève, Département de Psychiatrie,<br />

Service de Psychiatrie Gériatrique<br />

Introduzione: l’entrée non volontaire, misura assimilabile<br />

al trattamento sanitario obbligatorio, è sul cantone <strong>di</strong> Ginevra<br />

une delle misure previste dal co<strong>di</strong>ce civile nell’ambito<br />

<strong>della</strong> più generale privazione <strong>di</strong> libertà a fini d’assistenza. I<br />

criteri fissati dalla legge K 1 25 del 1979 riguardano le persone<br />

che soffrono <strong>di</strong> un’affezione mentale ma regolano anche<br />

il funzionamento e il controllo dei luoghi deputati a pro<strong>di</strong>gare<br />

l’assistenza psichiatrica. Parallelamente, il co<strong>di</strong>ce civile<br />

cerca <strong>di</strong> definire i rapporti tra coloro che esercitano una<br />

professione nell’ambito <strong>della</strong> salute mentale e i loro pazienti.<br />

In questo contesto, quando Ajuriguerra <strong>di</strong>ce che “il problema<br />

<strong>della</strong> psichiatria è il problema <strong>della</strong> libertà”, la vera<br />

questione si pone in maniera esplicita.<br />

Metodologia: il percorso <strong>della</strong> storia <strong>della</strong> clinica <strong>di</strong> Belle-<br />

Idée, luogo da sempre simbolo e rappresentazione <strong>della</strong> cura<br />

psichiatrica a Ginevra, propone la riflessione sul susseguirsi<br />

delle idee e delle ideologie che hanno caratterizzato l’assistenza<br />

psichiatrica tra obbligo <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong>ritto dei pazienti.<br />

Conclusioni: se il problema <strong>della</strong> psichiatria è forse quello<br />

<strong>della</strong> libertà, il centro <strong>della</strong> cura resta la relazione. Quali<br />

possibilità <strong>di</strong> immaginare la relazione ci offre oggi l’incontro<br />

tra lo spirito del tempo et lo spirito dei luoghi, tra l’obbligo<br />

<strong>di</strong> curare e la possibilità <strong>di</strong> esprimere un bisogno, tra<br />

desiderio e <strong>di</strong>ritto, sono i temi principali sui quali ci proponiamo<br />

<strong>di</strong> fermarci a pensare.<br />

25 FEBBRAIO 2005 – ORE 16.00-17.30<br />

SALA ELLISSE<br />

S95 - Disturbi psicopatologici nella gravidanza<br />

e nel puerperio<br />

<strong>Psicopatologia</strong> dei Disturbi Gravi<strong>di</strong>co-<br />

Puerperali: dalla concezione classica<br />

alle nuove configurazioni emergenti<br />

F.M. Ferro<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università “G. d’Annunzio”, Chieti<br />

La gravidanza è un evento complesso che coincide con numerose<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni biologiche, psicologiche e sociali e<br />

corrisponde ad una crisi in<strong>di</strong>viduale che richiede notevoli<br />

capacità <strong>di</strong> adattamento psicologico e <strong>di</strong> riorganizzazione<br />

delle relazioni interpersonali e <strong>di</strong> coppia.<br />

Non sorprende, pertanto, che un tale cambiamento possa determinare<br />

manifestazioni psicopatologiche caratterizzate da<br />

un’eziologia assai complessa.<br />

Infatti, nonostante nell’immaginario collettivo la nascita <strong>di</strong><br />

un bambino venga considerata un evento gioioso, il vissuto<br />

privato <strong>della</strong> neomamma può essere in netto contrasto con<br />

questa immagine idealizzata <strong>della</strong> maternità; spesso dopo il<br />

parto la donna sperimenta una deflessione del tono timico e<br />

una certa instabilità emotiva che possono sfociare in un vero<br />

e proprio <strong>di</strong>sturbo affettivo.<br />

In particolare, infatti, i <strong>di</strong>sturbi dell’umore sembrano costituire<br />

il motivo conduttore <strong>di</strong> tutta la patologia puerperale, la<br />

cui gravità può essere <strong>di</strong>stinta sommariamente in tre gran<strong>di</strong><br />

categorie <strong>di</strong>fferenti per tipologia, intensità e durata <strong>della</strong> sintomatologia.<br />

La Psicosi puerperale e il Maternity blues possono pertanto<br />

essere considerati come poli situati agli estremi <strong>di</strong> un conti-<br />

MODERATORI<br />

F.M. Ferro, M. Marchetti<br />

nuum che vede in posizione <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>a gravità la Depressione<br />

post-partum. Nel presente intervento verranno riesaminate<br />

le concezioni classiche come punto <strong>di</strong> partenza per<br />

la comprensione delle nuove configurazioni emergenti.<br />

Le <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche<br />

dell’infantici<strong>di</strong>o<br />

M. Marchetti<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psicopatologia</strong> forense, Università <strong>di</strong> Roma<br />

“Tor Vergata”<br />

L’uccisione <strong>di</strong> un figlio da parte <strong>della</strong> madre è certamente<br />

uno dei comportamenti umani che appare, a prima vista, più<br />

contrad<strong>di</strong>ttorio e ipoteticamente connotato <strong>di</strong> psicopatologia<br />

in quanto sembra impossibile che una madre possa decidere<br />

<strong>di</strong> uccidere il proprio figlio al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> una patologia mentale.<br />

Le ricerche hanno però da tempo delineato una netta <strong>di</strong>stinzione<br />

tra il comportamento infanticida, quello cioè<br />

messo in atto dalla donna che, come recita il nostro co<strong>di</strong>ce<br />

penale, uccide il bambino durante od imme<strong>di</strong>atamente dopo<br />

il parto in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> abbandono morale e materiale,<br />

dal comportamento figlicida, quello cioè che comporta<br />

l’uccisione <strong>di</strong> un bambino da parte <strong>della</strong> madre quando si<br />

sia già creato un legame madre bambino e la stessa abbia<br />

iniziato ad investire sul figlio risorse, sia <strong>di</strong> tipo materiale<br />

che emotivo.<br />

208


Le infanticide, a confronto con le figlicide, sono infatti in<br />

genere più giovani, hanno attorno un ambiente meno supportivo,<br />

non hanno un partner, non presentano generalmente<br />

segni <strong>di</strong> patologia mentale.<br />

Frequente è inoltre il <strong>di</strong>niego <strong>della</strong> gravidanza che a volte fa<br />

sì che anche l’ambiente circostante la futura infanticida non<br />

si accorga del fatto che è incinta.<br />

Anche il comportamento omici<strong>di</strong>ario è <strong>di</strong>fferente così che<br />

nell’infantici<strong>di</strong>o vengono utilizzate modalità meno cruente<br />

che non nel figlici<strong>di</strong>o. Per quanto riguarda il comportamento<br />

post-delictum le infanticide raramente tentano o realizzano<br />

il suici<strong>di</strong>o.<br />

La generale mancanza <strong>di</strong> tratti psicopatologici nelle infanticide<br />

non deve stupire se si va a comprendere qual è il significato<br />

evoluzionistico del comportamento che compare in<br />

molte specie animali ed è <strong>di</strong>ffuso in tutte le popolazioni<br />

umane.<br />

Nelle con<strong>di</strong>zioni nelle quali si sono probabilmente evoluti i<br />

nostri comportamenti <strong>di</strong> accu<strong>di</strong>mento materni (e paterni)<br />

l’investimento <strong>di</strong> una madre su <strong>di</strong> un bambino appariva certamente<br />

molto oneroso. In presenza <strong>di</strong> possibili con<strong>di</strong>zioni<br />

legate alle caratteristiche <strong>di</strong> salute del bambino o alle con<strong>di</strong>zioni<br />

ambientali (perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> siccità o <strong>di</strong> carestia) ovvero alla<br />

presenza <strong>di</strong> altri bambini sui quali si era già effettuato un investimento<br />

è possibile che sia evoluto un modulo psico<br />

comportamentale che prevede la possibilità, per la donna, <strong>di</strong><br />

mettere imme<strong>di</strong>atamente fine alla vita del proprio figlio, prima<br />

che si venga a creare quel legame madre bambino, che<br />

poi renderebbero l’atto psicologicamente molto più <strong>di</strong>fficile<br />

da attuare.<br />

Appare <strong>di</strong> estremo rilievo infatti che sia in popolazioni cosiddette<br />

primitive sia nelle nostre civiltà evolute sia una costante<br />

il fatto che il corpo del neonato sia avvolto subito dopo<br />

o durante l’atto omici<strong>di</strong>ario in qualcosa che non permetta<br />

alla madre <strong>di</strong> incontrare il suo sguardo.<br />

Bibliografia<br />

1 Daly M, Wilson M. Homicide. Hawthorne, NY: Al<strong>di</strong>ne de Gruyter<br />

(1988a).<br />

2 Marchetti M. Appunti per una Criminologia darwiniana. Padova:<br />

Cedam 2004.<br />

3 Resnick PJ. Child murder by parents: a psychiatric review of filicide.<br />

Am J Psychiatry 1969;126:325-34.<br />

4 Resnick PJ. Murderof a newborn: a psychiatric review of neonaticide.<br />

Am J Psychiatry 1970;126:1414-20.<br />

209<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Disturbi psicopatologici nella paternità<br />

M. Rossi Monti<br />

Cattedra <strong>di</strong> Psicologia Clinica, Università <strong>di</strong> Urbino<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> psicopatologia <strong>della</strong> genitorialità i <strong>di</strong>sturbi<br />

psicopatologici che si verificano nel corso <strong>della</strong> assunzione<br />

<strong>della</strong> funzione e del ruolo <strong>di</strong> padre sono stati sempre<br />

collocati a margine <strong>della</strong> riflessione.<br />

In realtà questi <strong>di</strong>sturbi, per quanto rari, mostrano la complessità<br />

dei meccanismi psicologici che sottendono la assunzione<br />

<strong>di</strong> un ruolo genitoriale.<br />

Una analisi dei quadri clinici <strong>di</strong> più frequente osservazione<br />

consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere forme ad espressività eminentemente<br />

somatica, forme <strong>di</strong> carattere affettivo, forme dominate da<br />

agiti comportamentali e veri e propri scompensi <strong>di</strong> carattere<br />

psicotico.<br />

Vissuti alessitimici in gravidanza<br />

D. De Berar<strong>di</strong>s, A. Carano<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università “G. d’Annunzio”, Chieti<br />

Introduzione: lo scopo del presente stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong><br />

valutare il vissuto alessitimico in un campione <strong>di</strong> donne in<br />

gravidanza e le sue relazioni con i sintomi depressivi nel post-partum.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: è stato stu<strong>di</strong>ato un campione <strong>di</strong> donne<br />

in gravidanza me<strong>di</strong>ante la seguente batteria <strong>di</strong> test: Toronto<br />

Alexithymia Scale (TAS-20), E<strong>di</strong>nburgh Postnatal Depression<br />

Scale (EPDS), Family Assessment Device (FAD), Whiteley<br />

Index (WI), State-Trait Anxiety Inventory (STAI). Le<br />

valutazioni sono state effettuate nel primo trimestre <strong>di</strong> gravidanza<br />

ed entro un mese dal parto.<br />

Risultati: le donne alessitimiche avevano un più alto grado<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stress psicologico rispetto alle non alessitimiche. I punteggi<br />

alla TAS-20 erano relativamente stabili e correlavano<br />

in modo significativo con la presenza <strong>di</strong> sintomi depressivi<br />

misurati con la EPDS. La presenza <strong>di</strong> alessitimia è risultata<br />

pre<strong>di</strong>ttiva <strong>di</strong> più alti punteggi alla EPDS nel post-partum.<br />

Conclusioni: i dati del presente stu<strong>di</strong>o sono in<strong>di</strong>cativi per<br />

un’associazione tra vissuto alessitimico e possibile rischio<br />

<strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> sintomi depressivi nel periodo post-partum.<br />

Le implicazioni verranno <strong>di</strong>scusse.


SIMPOSI TEMATICI<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA MONTEMARIO<br />

S96 - Anoressie, bulimie, obesità: dati e controversie<br />

in materia <strong>di</strong> prevenzione<br />

Lo stile dell’AUSL <strong>di</strong> Reggio Emilia<br />

nella prevenzione dei DCA<br />

U. Nizzoli<br />

AUSL <strong>di</strong> RE, <strong>di</strong>rettore Sistema DCA<br />

La valutazione delle iniziative <strong>di</strong> prevenzione è oggetto<br />

quanto mai <strong>di</strong>scusso e ad esito scontato: è impossibile verificarne<br />

il tasso <strong>di</strong> efficacia <strong>di</strong>retta e si preferisce (ci si attesta<br />

<strong>di</strong> conseguenza) a valutarne la qualità dei meto<strong>di</strong> e/o il<br />

tasso <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione dei partecipanti.<br />

In questo <strong>di</strong>vario si incuneano le riflessioni, le perplessità e<br />

le originalità <strong>di</strong> chi si de<strong>di</strong>ca alla prevenzione.<br />

Esistono tuttavia linee-guida, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente valore <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to,<br />

che esplicitano cosa e come sia bene fare affinché la prevenzione<br />

sia “scientificamente basata”.<br />

Emerge un’in<strong>di</strong>cazione a pratiche a <strong>di</strong>mensione olistico-ambientale<br />

laddove vengono identificati tutti i possibili soggetti<br />

(abilitati e non) che attuano orientamento delle condotte<br />

in<strong>di</strong>viduali e si cerca poi <strong>di</strong> ingaggiarli nell’esercizio <strong>di</strong> un<br />

medesimo progetto preventivo; seguendo questa strada le<br />

iniziative <strong>di</strong> prevenzione tendono a <strong>di</strong>ventare multimodulari<br />

e assistenziali a lungo termine. In effetti il meglio consiste<br />

nel coinvolgere sia i genitori che i vari soggetti dell’educazione<br />

che infine i giovani in vari, <strong>di</strong>stinti ma coor<strong>di</strong>nati,<br />

progetti formativi usando meto<strong>di</strong> e materiali specifici per<br />

ognuno <strong>di</strong> essi.<br />

Questa ambiziosa metodologia non è praticamente quasi<br />

mai applicata sia per i gravosi sforzi economici e <strong>di</strong> continuità<br />

nel tempo che essa implica sia perché è impossibile ingaggiare<br />

tutti gli educatori visto il peso che hanno sorgenti<br />

formative esterne alla famiglia ed alla scuola.<br />

Inoltre frequentemente i committenti reali delle iniziative<br />

formative chiedono interventi brevi; sicché <strong>di</strong>venta essenziale<br />

aiutarli a riformulare la domanda che però, per quanto<br />

ampliata, non raggiungerà che rarissimamente gli standard<br />

<strong>di</strong> qualità suddetti.<br />

Il committente va analizzato in modo da descriverlo secondo<br />

i profili target-specifici con i relativi bisogni. Esisteranno<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi moduli <strong>di</strong> prevenzione adattati ai <strong>di</strong>versi<br />

contesti in cui si interviene.<br />

Le iniziative traggono molto beneficio dal confronto con<br />

quanto accade in settori limitrofi quali sono quelli dell’abuso<br />

e <strong>della</strong> <strong>di</strong>pendenza da sostanze. Tanto più che alcuni elementi<br />

dell’una e dell’altra <strong>di</strong>pendenza sono comuni e presentano<br />

aree <strong>di</strong> overlapping.<br />

Verranno presentate, infine, due iniziative <strong>di</strong> ricerca, <strong>di</strong>segnate<br />

e condotte entrambe in questi ultimi anni nella provincia<br />

<strong>di</strong> Reggio Emilia:<br />

– una, più specifica, mirata ai <strong>di</strong>sturbi dell’alimentazione<br />

adolescenziali e giovanili;<br />

– l’altra, più generale, rivolta alle condotte a rischio nelle<br />

stesse fasce d’età.<br />

MODERATORI<br />

M. Cuzzolaro, G. Vetrone<br />

Bibliografia<br />

1 Nizzoli U. Valutazione ed efficacia dei trattamenti dei Disturbi<br />

del Comportamento Alimentare. Padova: Piccin 2004.<br />

2 Nizzoli U, Colli C. Giovani che rischiano la vita. Capire e trattare<br />

i comportamenti a rischio negli adolescenti. Milano: Mc-<br />

Graw-Hill 2004.<br />

Prevenzione primaria dei <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’alimentazione<br />

G. Vetrone, S. Quattrino * , F. Temperilli *<br />

Università <strong>di</strong> Roma “Tor Vergata”; * Università <strong>di</strong> Roma<br />

“La Sapienza”<br />

La prevenzione primaria è l’unica fra le attività volte a combattere<br />

l’insorgenza delle <strong>di</strong>verse malattie, la loro cronicizzazione<br />

e gli esiti deficitari permanenti da esse provocati,<br />

per la quale, d’accordo con quanto suggerito dal Committee<br />

on Prevention of Mental Disorders of the Institute of Me<strong>di</strong>cine<br />

degli USA, dovrebbe essere usato il termine <strong>di</strong> “prevenzione”<br />

in senso stretto.<br />

È però anche quella i cui risultati sono meno sod<strong>di</strong>sfacenti,<br />

soprattutto nel caso dei <strong>di</strong>sturbi mentali, la cui eziopatogenesi<br />

è descrivibile solo nei termini <strong>di</strong> interazioni complesse<br />

e <strong>di</strong>fferenti da caso a caso fra “fattori <strong>di</strong> rischio” e “fattori <strong>di</strong><br />

protezione”.<br />

Oltre che per questi motivi, l’efficacia degli interventi <strong>di</strong><br />

prevenzione primaria dei Disturbi dell’Alimentazione (DA)<br />

è ancora minore per il fatto che:<br />

– come rilevano Fairburn e Harrison in un articolo apparso<br />

nel 2003 su The Lancet, la loro classificazione nosografica<br />

è “unsatisfactory and anomalous, in that about half the<br />

cases seen in clinical practice are relegated to an atypical<br />

or not otherwise specified group”;<br />

– gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> screening sui DA (che dovrebbero fornire<br />

informazioni in<strong>di</strong>spensabili per approfon<strong>di</strong>re la conoscenza<br />

<strong>della</strong> loro psicopatologia, e quin<strong>di</strong> migliorare la<br />

vali<strong>di</strong>tà delle <strong>di</strong>agnosi e l’efficacia degli interventi <strong>di</strong> prevenzione<br />

primaria) sono poco numerosi in quanto il rapporto<br />

costi-benefici è considerato insod<strong>di</strong>sfacente, vista la<br />

bassa prevalenza <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>sturbi.<br />

Per approfon<strong>di</strong>re l’analisi <strong>di</strong> tali problematiche, nel nostro<br />

intervento cercheremo <strong>di</strong> rispondere, sulla base dei dati finora<br />

<strong>di</strong>sponibili, ai seguenti quesiti:<br />

– quali possono essere le popolazioni-bersaglio <strong>della</strong> prevenzione<br />

primaria?<br />

– quali sono i modelli generali <strong>di</strong> intervento?<br />

– la prevenzione primaria dei DA è teoricamente possibile?<br />

– è praticamente efficace, con un ragionevole rapporto costi-benefici?<br />

– può essere dannosa?<br />

– quali sono le linee future <strong>di</strong> ricerca?<br />

210


Prevenzione primaria dei <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’alimentazione: uno stu<strong>di</strong>o sperimentale<br />

nella città <strong>di</strong> Rieti<br />

A. Eligi<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”, Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Background: da tempo si cercano strategie d’intervento per<br />

la prevenzione dei <strong>di</strong>sturbi dell’alimentazione e dell’obesità.<br />

I modelli più spesso usati a tale scopo – lineari, razionale-<strong>di</strong>dattici,<br />

<strong>di</strong> tipo malattia-specifico – hanno dato risultati<br />

deludenti e talora si sono rivelati perfino dannosi.<br />

Sembrano più utili modelli basati, non sui fattori <strong>di</strong> rischio,<br />

ma sulla promozione e sulla tutela <strong>della</strong> salute, <strong>di</strong>retti soprattutto<br />

a potenziare i fattori <strong>di</strong> protezione attraverso strategie<br />

rivolte a vasti strati <strong>di</strong> popolazione.<br />

In tale prospettiva è stato progettato ed è in corso uno stu<strong>di</strong>o<br />

in collaborazione con il Servizio Materno-Infantile <strong>della</strong><br />

ASL <strong>di</strong> Rieti. Si presenteranno il <strong>di</strong>segno generale <strong>della</strong> ricerca<br />

e i dati raccolti dopo la prima fase.<br />

Metodo: lo stu<strong>di</strong>o complessivo, prevede una fase <strong>di</strong> ricognizione<br />

su una popolazione <strong>di</strong> circa 1.000 studenti <strong>di</strong> tutte<br />

le scuole superiori <strong>della</strong> provincia <strong>di</strong> Rieti (fascia d’età 15-<br />

16 anni). Si prendono in considerazione peso e altezza, pattern<br />

alimentari, immagine del corpo, uso <strong>di</strong> alcool e sostanze;<br />

una fase <strong>di</strong> intervento rivolto alla metà <strong>della</strong> popolazione<br />

in stu<strong>di</strong>o, in cui <strong>di</strong>versi temi (alimentazione, mass-me<strong>di</strong>a,<br />

sessualità, immagine corporea, stima <strong>di</strong> sé) vengono affrontati<br />

in gruppi-classe me<strong>di</strong>ante un brain storming iniziale e<br />

una successiva <strong>di</strong>scussione interattiva; una fase conclusiva,<br />

ancora in itinere, <strong>di</strong> verifica dopo un anno attraverso il confronto<br />

fra gruppo sperimentale e gruppo <strong>di</strong> controllo.<br />

Strumenti: questionario generale appositamente costruito,<br />

BUT, EAT 26, questionario <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento degli interventi.<br />

Prevenzione integrata dell’obesità e dei<br />

<strong>di</strong>sturbi dell’alimentazione<br />

M. Cuzzolaro, V. De Luca, V. Pescosolido, S. Quattrino,<br />

G. Vetrone *<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”; * Università <strong>di</strong> Roma<br />

“Tor Vergata”<br />

Gli interventi <strong>di</strong> prevenzione primaria dell’obesità, in genere<br />

<strong>di</strong> tipo universale, che negli ultimi anni si sono moltiplicati<br />

in tutte le società industriali avanzate, dalla Scan<strong>di</strong>navia<br />

a Taiwan, si propongono <strong>di</strong> raggiungere la maggior parte degli<br />

in<strong>di</strong>vidui per promuovere mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> abitu<strong>di</strong>ni e <strong>di</strong><br />

stile <strong>di</strong> vita, soprattutto nelle aree dell’alimentazione e dell’attività<br />

fisica. Per quanto riguarda queste iniziative ci si<br />

trova però <strong>di</strong> fronte a un paradosso analogo a quello messo<br />

in evidenza per quanto riguarda i messaggi me<strong>di</strong>atici. Solo<br />

da pochi anni 1 si è riconosciuto il fatto che nelle campagne<br />

<strong>di</strong> educazione sanitaria gli esperti <strong>di</strong> obesità tendono a dare<br />

211<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

in<strong>di</strong>cazioni più o meno contrarie a quelle proposte dagli<br />

esperti <strong>di</strong> Disturbi dell’Alimentazione (DA). L’esempio più<br />

eclatante è costituito dalle <strong>di</strong>ete, considerate dai primi uno<br />

strumento necessario per la <strong>di</strong>minuzione e il mantenimento<br />

del peso e dai secon<strong>di</strong> un fattore <strong>di</strong> rischio per l’anoressia e<br />

la bulimia.<br />

Un analogo conflitto <strong>di</strong> opinioni si ritrova per quanto riguarda<br />

l’insod<strong>di</strong>sfazione per l’immagine del corpo. Non pochi<br />

obesiologi la considerano una motivazione utile al calo<br />

ponderale ma, pensando ai DA, un’immagine negativa del<br />

corpo rappresenta non solo un fattore <strong>di</strong> rischio ma ad<strong>di</strong>rittura<br />

uno dei sintomi car<strong>di</strong>nali <strong>di</strong> quelle patologie. Inoltre, in<br />

molti soggetti obesi e in particolare in quelli nei quali l’obesità<br />

si accompagna a binge eating <strong>di</strong>sorder, il <strong>di</strong>magrimento<br />

non porta sempre a un miglioramento dell’insod<strong>di</strong>sfazione<br />

per il proprio corpo e ciò aumenta il rischio <strong>di</strong> un<br />

abbandono del trattamento. È per questo che molti ricercatori<br />

sono attualmente impegnati nella progettazione <strong>di</strong> interventi<br />

integrati mirati alla prevenzione primaria <strong>di</strong> entrambe<br />

le patologie. Tali interventi, vantaggiosi anche dal punto <strong>di</strong><br />

vista economico, richiedono però un complesso riesame<br />

delle nostre conoscenze sui fattori bio-psico-sociali che intervengono<br />

nella regolazione delle condotte alimentari e del<br />

peso corporeo.<br />

Appaiono sempre più fondati i dubbi sull’efficacia <strong>di</strong> interventi<br />

basati su un approccio <strong>di</strong> tipo informativo-prescrittivo.<br />

Si va invece affermando un modello che punta soprattutto a<br />

potenziare i fattori <strong>di</strong> protezione. Questo modello, denominato<br />

in inglese Non-specific vulnerability-stressor-model<br />

(NSVS), mira alla promozione psicosociale <strong>della</strong> salute più<br />

che alla prevenzione <strong>di</strong> tipo me<strong>di</strong>co delle malattie. Sono stati<br />

messi in campo sia interventi <strong>di</strong>retti sugli adolescenti, sia<br />

interventi in<strong>di</strong>retti (azioni <strong>di</strong> tipo politico-legislativo, programmi<br />

rivolti a genitori e insegnanti). Nell’ambito <strong>di</strong> questo<br />

modello – particolarmente interessante per la prevenzione<br />

integrata dei DA e dell’obesità – è molto usato il concetto<br />

<strong>di</strong> empowerment. Seguendo la definizione <strong>della</strong> World<br />

Health Organization, la parola in<strong>di</strong>ca il potenziamento <strong>della</strong><br />

capacità <strong>di</strong> affrontare situazioni <strong>di</strong>fficili. A questo obiettivo<br />

concorrono la capacità <strong>di</strong> modulare emozioni e impulsi, la<br />

capacità <strong>di</strong> affrontare e gestire situazioni complesse e scelte<br />

problematiche (capacità <strong>di</strong> coping), la stima <strong>di</strong> sé. In questa<br />

prospettiva va segnalato per esempio un recentissimo e promettente<br />

stu<strong>di</strong>o pilota condotto su ragazzine <strong>di</strong> età compresa<br />

fra 8 e 12 anni. Merito particolare <strong>di</strong> questo programma è la<br />

sua impostazione che integra la prevenzione dell’obesità con<br />

quella dei DA 2 . Uno stu<strong>di</strong>o sperimentale sugli studenti <strong>di</strong><br />

Rieti (15-16 anni) presentato in questo stesso simposio si è<br />

ispirato al modello <strong>della</strong> prevenzione integrata.<br />

Bibliografia<br />

1 Irving LM, Neumark-Sztainer D. Integrating the prevention of<br />

eating <strong>di</strong>sorders and obesity: feasible or futile? Prev Med<br />

2002;34:299-309.<br />

2 Di Gioacchino De Bate R, Thompson SH. Improvements in selfesteem,<br />

body size satisfaction and eating attitudes/behaviors.<br />

Eating Weight Disord 2005;10:25-32.


SIMPOSI TEMATICI<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA LEONARDO<br />

S97 - L’anziano vittima ed autore <strong>di</strong> reato<br />

Quali problematiche per il DSM?<br />

E. Pirfo, A. Pellegrino *<br />

Direttore DSM “G. Maccacaro”, ASL 3 Torino, Vice Responsabile<br />

Progetto “Il Sestante”, DSM “G. Maccacaro”,<br />

ASL 3 Torino<br />

La gestione dell’anziano autore <strong>di</strong> reato pone notevole problemi<br />

ai servizi sociali e sanitari in quanto ben <strong>di</strong>fficilmente<br />

lo stesso varca l’ingresso delle carceri e quin<strong>di</strong> la responsabilità<br />

<strong>della</strong> gestione ricade sui servizi stessi.<br />

Vengono analizzate, sulla base in particolare <strong>della</strong> esperienza<br />

del DSM “G. Maccacaro” che ha organizzato specifici<br />

progetti per la gestione delle problematiche psichiatriche all’interno<br />

ed all’esterno delle carceri, quali sono i possibili<br />

percorsi <strong>di</strong> cura interni ed esterni al DSM stesso, in considerazione<br />

anche degli aspetti peculiari, legati alla gestione<br />

<strong>della</strong> fragilità e quin<strong>di</strong> da una parte alle con<strong>di</strong>zioni socioeconomiche<br />

e dall’altro alle problematiche <strong>di</strong> carattere clinico.<br />

Vengono inoltre analizzate le specifiche problematiche <strong>della</strong><br />

gestione dell’anziano vittima <strong>di</strong> reato, delineando i possibili<br />

scenari ed anche i possibili percorsi <strong>di</strong> cura, tenuto conto<br />

che spesso i servizi socio-sanitari vengono assai tar<strong>di</strong>vamente<br />

a conoscenze <strong>di</strong> queste situazioni.<br />

Gli AA. esprimono infine alcune considerazioni sulla problematica<br />

complessiva gestionale che l’anziano pone ai servizi<br />

ed in particolare ai Dipartimenti.<br />

L’anziano vittima <strong>di</strong> reato: fattori<br />

criminologici e psichiatrico-forensi<br />

F. Carabellese, R. Catanesi<br />

Sezione <strong>di</strong> Criminologia e <strong>Psichiatria</strong> Forense, DiMIMP,<br />

Università <strong>di</strong> Bari<br />

L’aumento <strong>della</strong> vita me<strong>di</strong>a ed il progressivo invecchiamento<br />

<strong>della</strong> popolazione mon<strong>di</strong>ale, segnatamente dell’emisfero<br />

occidentale, pongono in una luce <strong>di</strong>versa e <strong>di</strong> rinnovato<br />

interesse il fenomeno del vecchio quale vittima <strong>di</strong><br />

reato.<br />

In generale si ha la percezione che il fenomeno dell’anziano<br />

quale vittima <strong>di</strong> reato sia in costante ascesa e senza dubbio<br />

suscita allarme sociale.<br />

Del resto, già da tempo ricerche condotte in territorio<br />

nord-americano 1 , dove peraltro sono stati messi a punto<br />

specifici programmi <strong>di</strong> prevenzione 2 e <strong>di</strong> assistenza in favore<br />

degli anziani vittime <strong>di</strong> reati, hanno messo in evidenza<br />

una serie <strong>di</strong> fattori, fisici, psicologici, sociali, culturali,<br />

economici, lavorativi, ecc., che sembrano in qualche modo<br />

favorire i processi <strong>di</strong> vittimizzazione dell’anziano. Le ricerche<br />

richiamate in<strong>di</strong>cherebbero non esservi una vulnerabilità<br />

specifica dell’anziano 3 , legata cioè a qualità intrin-<br />

MODERATORI<br />

F. Scapati, E. Pirfo<br />

seche; più spesso sarebbe l’azione congiunta <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi fattori<br />

a rendere il vecchio più accessibile ad una serie <strong>di</strong> reati<br />

commessi ai suoi danni, specie quelli contro il patrimonio.<br />

Le abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita (ad esempio vivere soli), le più<br />

frequenti occasioni <strong>di</strong> esposizione (andare tutti i mesi a<br />

prendere la pensione), costituiscono esempi para<strong>di</strong>gmatici<br />

in tal senso.<br />

Del resto non si può fare a meno <strong>di</strong> rilevare che l’anziano sia<br />

obiettivamente svantaggiato per due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> motivi: perché<br />

“particolarmente debole sul piano sociale e giu<strong>di</strong>ziario” 4 e<br />

perché particolarmente fragile rispetto alle conseguenze fisiche<br />

e psichiche dei reati <strong>di</strong> cui rimane vittima, avendo minori<br />

capacità <strong>di</strong> recupero e ripresa. Per inciso, quest’ultimo<br />

aspetto costituisce importante problematica anche <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

valutativa, oltre che trattamentale.<br />

Nello stesso tempo non vi è dubbio che l’anziano, vuoi per<br />

fatti qualificabili quali “semplice” invecchiamento cerebrale,<br />

vuoi per l’insorgenza <strong>di</strong> malattie cerebrali degenerative o<br />

vascolare, possa <strong>di</strong>venire vittima privilegiata del reato <strong>di</strong><br />

circonvenzione <strong>di</strong> persona incapace.<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista la vecchiaia può costituire fattore<br />

<strong>di</strong> vulnerabilità specifica, che espone il vecchio al rischio <strong>di</strong><br />

rimanere vittima <strong>di</strong> suggestioni, pressioni ambientali, influenze<br />

esterne, tali da indurlo a compiere atti con sensibili<br />

ripercussioni economiche.<br />

D’altra parte questi stessi aspetti <strong>di</strong> “fragilità” vengono a<br />

volte strumentalizzati anche da chi, apparentemente, si pone<br />

a tutela dell’anziano; pensiamo ad esempio ai casi in cui<br />

viene chiesto l’annullamento <strong>di</strong> atti che un anziano ha effettuato<br />

in un dato momento, sulla scorta magari <strong>di</strong> una relazione<br />

affettiva caricata da particolari significati, ma che si<br />

pongono in contrasto con interessi ed aspettative <strong>di</strong> qualche<br />

familiare.<br />

Nel valutare la capacità <strong>di</strong> un anziano <strong>di</strong> poter incidere con<br />

atti <strong>di</strong> volontà nelle scelte <strong>della</strong> sua esistenza è necessario<br />

tener conto <strong>di</strong> tutto questo, evitando l’enfatizzazione degli<br />

aspetti <strong>di</strong> impoverimento cognitivo – quasi le scelte <strong>di</strong> un<br />

uomo si riducano a puro esame del funzionamento intellettivo<br />

– tenendo conto invece <strong>della</strong> globalità <strong>della</strong> persona,<br />

<strong>di</strong> ciò che per quell’in<strong>di</strong>viduo ha significato, valore,<br />

senso e <strong>di</strong> come tutto questo si combini con le residue risorse<br />

cognitive.<br />

Bibliografia<br />

1 Singer SI. Elderly as victims of crime: a study of crime against<br />

the elderly in an urban environment. Northeastern University<br />

Masters Thesis 1974.<br />

2 Singer SI. Concept of vulnerability and the elderly in an urban<br />

environment. In: Scott JE, Dinitz S, eds. Criminal justice planning.<br />

NY: Praeger Pubblishers 1977.<br />

3 Rifai M. Older Americans’ crime prevention research project.<br />

Portland: community affairs/crime prevention unit 1976.<br />

4 Ban<strong>di</strong>ni T, Gatti U, Marugo MI, Verde A. Criminologia. Il contributo<br />

<strong>della</strong> ricerca alla conoscenza del crimine e <strong>della</strong> reazione<br />

sociale. Milano: Giuffrè 1991.<br />

212


L’anziano autore <strong>di</strong> reato: fattori<br />

criminologici e psichiatrico-forensi<br />

F. Scapati, F. Carabellese<br />

DSM AUSL TA/1, Sezione <strong>di</strong> Criminologia e <strong>Psichiatria</strong> Forense,<br />

Università <strong>di</strong> Bari<br />

È noto che il contributo dell’età senile alla criminalità è del<br />

tutto marginale: per certi versi l’incidenza <strong>di</strong> reati in rapporto<br />

all’età corre parallelamente all’andamento decrescente<br />

delle capacità psichiche e fisiche in<strong>di</strong>viduali dell’anziano,<br />

intese nella loro globalità. Tuttavia vi sono in<strong>di</strong>vidui che<br />

commettono per la prima volta reati in età avanzata ed in<br />

particolari alcuni specifici reati: si profila cioè una peculiarità<br />

del vecchio quale autore <strong>di</strong> reato che rinvia da un lato alla<br />

<strong>di</strong>versa tipologia <strong>di</strong> reati commessi e dall’altro alla con<strong>di</strong>zione<br />

stessa dell’anziano.<br />

La vecchiaia senza dubbio si caratterizzata per livelli <strong>di</strong><br />

adattamento psico-sociale particolari, specifici; vi sono poi<br />

una serie <strong>di</strong> fattori sociali, culturali, biologici, psicologici e<br />

psicopatologici, altrettanto peculiari dell’età senile. Gli uni<br />

e gli altri potrebbero svolgere pertanto un ruolo criminogenetico<br />

e crimino-<strong>di</strong>namico.<br />

L’esclusione dai circuiti produttivi; la percezione comune<br />

dell’anziano fatta <strong>di</strong> stereotipi che in pratica tendono ad isolarlo;<br />

l’appannarsi <strong>della</strong> capacità <strong>di</strong> fornire prestazioni fisiche<br />

e psichiche elevate; i vissuti <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta e <strong>di</strong> isolamento;<br />

le minori <strong>di</strong>sponibilità economiche, fattori tutti che caratterizzano<br />

la vecchiaia, sono solo alcuni fra i tanti che possono<br />

incidere sulla criminalità dell’anziano. A ciò si aggiungano,<br />

poi, il decadere delle funzioni sessuali quasi sempre associato<br />

ad un persistente desiderio <strong>di</strong> una vita intima appagante;<br />

il riassetto psicologico cui l’anziano è costretto; i tratti<br />

comportamentali talvolta inadeguati, segnati da labilità<br />

emotiva, reattività, che ne caratterizzano, spesso, la modalità<br />

<strong>di</strong> rapportarsi agli altri; fino ai veri e propri quadri psicopatologici<br />

per lo più intrecciati in maniera in<strong>di</strong>ssolubile<br />

alle evoluzioni psichiche tipiche dell’età senile (depressioni<br />

involutive, psicosi senili, demenze e pseudodemenze, abuso<br />

<strong>di</strong> sostanze alcoliche); tutto ciò contribuisce a rendere ragione<br />

<strong>di</strong> una specificità del fenomeno affrontato che, per<br />

quanto statisticamente trascurabile, non<strong>di</strong>meno riveste un<br />

suo precipuo interesse.<br />

A fronte così <strong>di</strong> una generalizzata riduzione dei reati commessi<br />

dall’anziano, più in particolare poco rappresentati sono<br />

quelli contro il patrimonio, per lo più reati <strong>di</strong> truffa; tendono<br />

invece ad essere maggiormente rappresentati i reati<br />

sessuali (violenza sessuale a danno <strong>di</strong> minori, atti osceni);<br />

come pure non in<strong>di</strong>fferente è il contributo fornito ai reati dolosi<br />

contro la persona (omici<strong>di</strong>, tentati omici<strong>di</strong>, lesioni personali).<br />

Le percentuali tendono, infine, ad aumentare per altre tipologie<br />

<strong>di</strong> reati (ingiurie, <strong>di</strong>ffamazione) per i quali per <strong>di</strong> più<br />

sembra incidere maggiormente la percentuale <strong>di</strong> coloro i<br />

quali commettono per la prima volta una condotta-reato.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista più squisitamente psichiatrico-forense,<br />

si pone innanzi tutto la questione dell’imputabilità dell’anziano.<br />

È evidente che la vecchiaia non può rappresentare <strong>di</strong><br />

per sé motivo <strong>di</strong> esclusione dell’imputabilità che andrà invece<br />

attribuita solo a quelle infermità che incidono sullo stato<br />

<strong>di</strong> mente del vecchio al momento stesso in cui ha commesso<br />

un reato.<br />

213<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Nello stesso tempo, a nostro modo <strong>di</strong> vedere, non potrà farsi<br />

a meno <strong>di</strong> prendere in considerazione, con tutta la necessaria<br />

attenzione, le particolarità fisio-psico-patologiche <strong>della</strong> vecchiaia<br />

che, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ben definiti quadri psicopatologici, pur<br />

tuttavia la caratterizzano alterandone gli assetti in senso quali/quantitativo:<br />

significativamente quelle che rimandano alla<br />

sfera affettivo-emotiva che, più o meno intensamente, appaiono<br />

quasi costantemente turbate nell’anziano.<br />

Così come non si potrà fare a meno <strong>di</strong> considerare l’influenza<br />

<strong>di</strong> tutti quei fattori, culturali, sociali, biologici, ecc.,<br />

spesso coesistenti, che, pur non rivestendo semmai uno specifico<br />

rilievo me<strong>di</strong>co-legale, possono contribuire comunque<br />

a fornire una chiave interpretativa importante a proposito<br />

<strong>della</strong> genesi e <strong>della</strong> <strong>di</strong>namica del comportamento delittuoso<br />

dell’anziano.<br />

Problematiche psicofarmacologiche<br />

dell’anziano autore <strong>di</strong> reato<br />

G. Di Sciascio, A. Papazacharias, A. Rampino, S. Calò,<br />

M. Nar<strong>di</strong>ni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università<br />

<strong>di</strong> Bari<br />

L’invecchiamento <strong>della</strong> popolazione è un fenomeno in continua<br />

crescita. Nel 1995, 371 milioni <strong>di</strong> persone, il 5% <strong>della</strong><br />

popolazione mon<strong>di</strong>ale, avevano un età superiore ai 65 anni.<br />

Questo valore raddoppierà nel 2020, quando il 9% <strong>della</strong> popolazione<br />

mon<strong>di</strong>ale avrà un’età superiore ai 65 anni.<br />

Nell’anno 2050, nei Paesi industrializzati una persona su 4<br />

avrà più <strong>di</strong> 65 anni, mentre nei Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo tale<br />

rapporto sarà <strong>di</strong> uno a sette.<br />

L’invecchiamento <strong>della</strong> popolazione porta almeno a tre conseguenze:<br />

l’aumento in numero assoluto <strong>di</strong> soggetti <strong>di</strong> età<br />

uguale o superiore ai 65 anni, l’aumento <strong>della</strong> prevalenza<br />

degli anziani all’interno <strong>della</strong> popolazione generale, l’aumento<br />

degli oldest-old rispetto alla fascia <strong>di</strong> età composta da<br />

soggetti <strong>di</strong> età superiore ai 65 anni.<br />

Accanto alle patologie somatiche nell’età anziana si manifestano<br />

in misura particolarmente frequente anche alterazioni<br />

<strong>della</strong> sfera psichica e cognitiva la cui sintomatologia molto<br />

spesso si intreccia confondendosi reciprocamente.<br />

Spesso, all’interno <strong>di</strong> questa popolazione, si realizzano determinati<br />

quadri psicopatologici, il più delle volte su base<br />

“involutiva”, che non raramente appaiono sottesi alla commissione<br />

<strong>di</strong> reato.<br />

Appare assolutamente evidente che l’anziano autore <strong>di</strong> reato<br />

e affetto da rilevanti quadri psicopatologici, ben <strong>di</strong>fficilmente<br />

finisce in carcere; nella stragrande maggioranza delle<br />

volte la gestione del caso viene affidata ai servizi territoriali;<br />

parimenti evidente dovrebbe apparire la necessità che<br />

in tali con<strong>di</strong>zioni ad un progetto terapeutico globale sarebbe<br />

utile che concorrano tutte le <strong>di</strong>verse agenzie deputate<br />

(DSM, centri UVA, RSA ecc.).<br />

Cionon<strong>di</strong>meno all’interno <strong>di</strong> tale progetto un ruolo <strong>di</strong> rilievo<br />

viene assunto dal trattamento psicofarmacologico, che<br />

pone al clinico alcune problematiche nell’impiego dei composti<br />

psicotropi.<br />

Infatti, nonostante gli importanti progressi compiuti dalla ricerca<br />

negli ultimi anni, il trattamento psicofarmacologico<br />

del paziente anziano con malattie mentali è ancora pervaso


SIMPOSI TEMATICI<br />

da <strong>di</strong>ffuso pessimismo. Tale atteggiamento appare peraltro<br />

largamente ingiustificato se si considerano i dati <strong>della</strong> ricerca<br />

su questa popolazione <strong>di</strong> pazienti.<br />

Le sostanze che agiscono a livello del SNC sono quelle più<br />

frequentemente prescritte nei pazienti appartenenti a fasce<br />

<strong>di</strong> età avanzata, generalmente anche polime<strong>di</strong>cati ed esposti<br />

quin<strong>di</strong> ad un maggior rischio <strong>di</strong> interazioni.<br />

Ulteriori importanti problemi sono rappresentati dal fatto<br />

che gli anziani presentano una minore tolleranza agli psicofarmaci<br />

rispetto ai giovani e mostrano una maggiore incidenza<br />

<strong>di</strong> reazioni avverse. Questi fenomeni sono attribuibili<br />

a <strong>di</strong>verse cause, le più importanti delle quali vanno ricercate<br />

nei cambiamenti indotti dall’invecchiamento sulla biochimica<br />

del SNC e sulla cinetica dei farmaci.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA VERDE<br />

S98 - Problematiche nelle consulenze <strong>di</strong> affidamento<br />

<strong>di</strong> minori<br />

Incompatibilità e conflitto <strong>di</strong> interesse del<br />

CTU<br />

M. Piccione, C. Coratella<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

La separazione coniugale rappresenta un evento altamente<br />

significativo nella storia personale sia degli adulti che,<br />

soprattutto, dei minori coinvolti.<br />

Purtroppo, però, ancora in moltissimi casi, laddove vi sia<br />

da decidere a quale delle due figure genitoriali affidare i<br />

figli minori, i coniugi non riescono a trovare un accordo a<br />

causa <strong>della</strong> presenza <strong>di</strong> una conflittualità neppure parzialmente<br />

risolta, e, pertanto, sono costretti a ricorrere all’intervento<br />

<strong>di</strong> un soggetto terzo e super partes (Giu<strong>di</strong>ce e<br />

conseguente CTU).<br />

Il compito del CTU, dunque, in tali delicatissimi proce<strong>di</strong>menti<br />

non è quello <strong>di</strong> stabilire a chi dare la colpa <strong>della</strong> fine<br />

del rapporto coniugale, come spesso erroneamente vorrebbero<br />

le parti in causa, ma quello <strong>di</strong> verificare quale sia<br />

la migliore soluzione per il bene del minore, in<strong>di</strong>viduando<br />

quale possa essere il più idoneo regime <strong>di</strong> affidamento<br />

e le modalità <strong>di</strong> frequentazione con il genitore non affidatario,<br />

considerato che l’interesse dei minori rimane quello<br />

<strong>di</strong> poter continuare a godere <strong>della</strong> presenza <strong>di</strong> entrambi i<br />

genitori.<br />

Il ruolo del CTU, in tale contesto, è molto più incisivo <strong>di</strong><br />

quello <strong>di</strong> mero collaboratore del giu<strong>di</strong>ce, come avviene in<br />

altri tipi <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti, e dunque è in<strong>di</strong>spensabile che<br />

esso non sia limitato o con<strong>di</strong>zionato nelle sue valutazioni<br />

da elementi esterni ai fatti <strong>di</strong> causa che possano incidere<br />

sul corretto espletamento dell’incarico peritale.<br />

Ci si vuole occupare, infatti, proprio <strong>di</strong> queste interferenze,<br />

non infrequenti nella pratica professionale, che, a volte,<br />

configurano un vero e proprio conflitto <strong>di</strong> interessi.<br />

Con il presente intervento, si intende analizzare tutti i fattori<br />

esterni che possono incidere sull’operato del CTU,<br />

dalle incompatibilità espressamente <strong>di</strong>sciplinate a quelle<br />

squisitamente etiche.<br />

MODERATORI<br />

M. Piccione, M. Malagoli Togliatti<br />

La consulenza tecnica d’ufficio con figli che<br />

rifiutano un genitore<br />

M. Malagoli Togliatti, A. Lubrano Lavadera, G. Petrarca,<br />

R. Di Benedetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia Dinamica e Clinica, Università<br />

<strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Il presente lavoro si propone <strong>di</strong> evidenziare le caratteristiche<br />

delle famiglie separate in cui è stata <strong>di</strong>agnosticata una PAS<br />

durante una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) e gli interventi<br />

proposti dal consulente. Attraverso una ricerca d’archivio<br />

abbiamo analizzato i testi <strong>di</strong>: 12 CTU in cui è stata<br />

<strong>di</strong>agnosticata una PAS e 12 CTU senza <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> PAS, con<br />

una specifica scheda <strong>di</strong> analisi. I dati sono stati analizzati attraverso<br />

la tecnica del χ 2 . I risultati principali in<strong>di</strong>cano che i<br />

genitori alienanti sono sempre affidatari, sono al 50% padri<br />

o madri e il conflitto giu<strong>di</strong>ziario nei casi in cui è stata <strong>di</strong>agnosticata<br />

la PAS dura più a lungo. I minori con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

PAS hanno in me<strong>di</strong>a 11 anni, sono in prevalenza figli unici<br />

e presentano più frequentemente problemi <strong>di</strong> identità, Falso<br />

Sé, comportamenti manipolativi e scarso rispetto per l’autorità.<br />

Abbiamo analizzato le proposte avanzate dai CTU nelle<br />

conclusioni degli elaborati osservando che più frequentemente<br />

è stata proposta una psicoterapia in<strong>di</strong>viduale per il<br />

minore e per i genitori. I servizi sociali vengono chiamati in<br />

causa come “controllo sociale” e nei casi più gravi i minori<br />

vengono affidati agli operatori. Attraverso un follow-up verificheremo<br />

come i Tribunali hanno accolto la proposta del<br />

CTU e quali provve<strong>di</strong>menti hanno preso.<br />

L’abuso delle denuncie <strong>di</strong> abuso sessuale<br />

S. Ferracuti, P. Roma<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Nel panorama internazionale è ormai un problema sempre<br />

più frequente la denuncia <strong>di</strong> abusi sessuali, in special modo<br />

intrafamiliari. Il fenomeno ha raggiunto una notevole enfasi<br />

sociale con tutti i rischi <strong>di</strong> frainten<strong>di</strong>menti ed errori che<br />

comporta l’ipersensibilizzazione. Proprio in virtù <strong>di</strong> questa<br />

214


maggiore sensibilità anche le false denuncie hanno acquisito<br />

una grande attenzione e sono state proposte <strong>di</strong>fferenti categorie<br />

per classificarle (false rivelazioni indotte; false rivelazioni<br />

causate da problematiche psicosessuali; false rivelazioni<br />

intenzionali; false rivelazioni con sostituzione del perpetratore).<br />

Molti paesi (ma non l’Italia) <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> statistiche<br />

in merito alle false denuncie. Questi stu<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cano<br />

come molto alta la possibilità <strong>di</strong> un falso positivo quando la<br />

denuncia sia effettuata come correlato ad una <strong>di</strong>sputa per<br />

l’affidamento. In questi casi circa il 30-35% delle denuncie<br />

215<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

risulta falso in<strong>di</strong>cando una alta probabilità che i genitori<br />

abusino dell’abuso per ottenere un vantaggio secondario<br />

non in<strong>di</strong>fferente che porta, in ultima analisi, all’alienazione<br />

dell’altra figura genitoriale. Inoltre dal punto <strong>di</strong> vista giuri<strong>di</strong>co<br />

non esistono modalità efficaci per punire chi produce<br />

false denuncie essendo sempre presunta la buona fede del<br />

denunciante. Peraltro anche togliere l’affidamento del minore<br />

al genitore che ha indotto la formulazione <strong>della</strong> denuncia<br />

appare spesso impossibile a causa dell’implicita e forte<br />

collusione che si è creata con il figlio.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA NUREYEV<br />

S99 - Telepsichiatria: nuove opportunità <strong>di</strong> ricerca,<br />

<strong>di</strong>agnosi e cura<br />

Il contributo <strong>della</strong> realtà virtuale ai modelli<br />

psicopatologici e agli interventi terapeutici<br />

G. Riva<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia, Università “Cattolica del Sacro<br />

Cuore”, Milano<br />

Introduzione: il termine “realtà virtuale – RV” viene normalmente<br />

usato per in<strong>di</strong>care “un ambiente tri<strong>di</strong>mensionale<br />

generato dal computer in cui il soggetto o i soggetti interagiscono<br />

tra loro e con l’ambiente come se fossero realmente<br />

al suo interno”. La sensazione <strong>di</strong> “essere” nell’ambiente<br />

virtuale viene realizzata me<strong>di</strong>ante particolari tecnologie come<br />

il casco immersivo (head-mounted <strong>di</strong>splay), i sensori <strong>di</strong><br />

posizione (trackers): da una parte isolano il soggetto dal<br />

mondo esterno e dall’altra consentono al computer <strong>di</strong> adattare<br />

il mondo tri<strong>di</strong>mensionale al punto <strong>di</strong> vista e alle azioni<br />

dell’utente.<br />

Un approccio Psicologico alla RV: analizzare la RV partendo<br />

dalla tecnologia su cui è basata non consente però <strong>di</strong><br />

comprendere a pieno le opportunità offerte da questo strumento<br />

in ambito terapeutico. Da un punto <strong>di</strong> vista psicologico,<br />

la RV può essere considerata una sofisticata interfaccia<br />

“esperienziale”, in cui la componente percettiva (visiva,<br />

tattile, cinestetica) si fonde con l’interattività. Come rileva<br />

Antinucci (1999), la realtà virtuale, permette <strong>di</strong> “conoscere<br />

il mondo” me<strong>di</strong>ante un appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> tipo senso-motorio,<br />

più naturale per l’essere umano, rispetto all’appren<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> tipo simbolico-ricostruttivo, me<strong>di</strong>ato dal linguaggio.<br />

Le principali caratteristiche dell’appren<strong>di</strong>mento sensomotorio<br />

sono le seguenti:<br />

non si opera sui simboli ma sulla realtà;<br />

non si opera all’interno <strong>della</strong> propria mente, ma all’esterno<br />

con la percezione e l’azione;<br />

può richiedere più tempo ma i contenuti appresi non vengono<br />

<strong>di</strong>menticati<br />

La RV in terapia: razionale: in generale la maggior parte<br />

degli interventi terapeutici si basano su una modalità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> tipo simbolico-ricostruttivo La principale<br />

opportunità offerta dalla RV è la possibilità per il terapeuta<br />

MODERATORI<br />

G. Ruggeri, P. De Giacomo<br />

<strong>di</strong> introdurre nella relazione con il paziente strumenti <strong>di</strong> tipo<br />

esperienziale. Grazie alla RV il paziente partecipa attivamente<br />

al processo <strong>di</strong> cambiamento e allo sviluppo <strong>della</strong> propria<br />

conoscenza: il cambiamento/appren<strong>di</strong>mento è legato allo<br />

“scoprire” e al “fare” in prima persona.<br />

La RV in terapia: la ricerca: a partire da tale contesto la<br />

relazione presenta gli ambiti clinici in cui questo approccio<br />

viene attualmente utilizzato – fobie, <strong>di</strong>sturbi d’ansia, <strong>di</strong>sturbi<br />

alimentari, <strong>di</strong>sturbo post-traumatico da stress, ecc. – <strong>di</strong>scutendo<br />

i risultati ottenuti e i possibili sviluppi futuri.<br />

Le communication technologies<br />

incontrano la clinica: lo sviluppo<br />

<strong>di</strong> interfacce patient-friendly<br />

F. Corsini, F. Davide<br />

Telecom Italia Learning Services (TILS), Roma<br />

La <strong>di</strong>ffusione dei computer ha contagiato negli ultimi anni<br />

un ampio ventaglio <strong>di</strong> attività e aree applicative che a prima<br />

vista sembravano poter esserne “immuni”. La psicoterapia è<br />

una <strong>di</strong> queste aree.<br />

Fin dagli anni Settanta si è infatti cercato <strong>di</strong> sviluppare programmi<br />

per computer rivolti a pazienti affetti da <strong>di</strong>verse forme<br />

<strong>di</strong> psicopatologia. Si pensi ad esempio al programma<br />

ELIZA, che permetteva all’utente <strong>di</strong> interagire utilizzando il<br />

linguaggio naturale con il computer attraverso la tastiera o,<br />

successivamente, ai programmi SHRINK o PARRY solo per<br />

citarne alcuni. Di derivazione strettamente cognitivo-comportamentale<br />

è invece il sistema DEPRESSION 2.0, un programma<br />

realizzato per abituare il paziente ad affrontare temi<br />

cruciali <strong>della</strong> propria vita in modo autonomo.<br />

Successivamente lo sviluppo <strong>della</strong> realtà virtuale ha creato<br />

nel mondo <strong>della</strong> psicoterapia un vivo interesse, in quanto è<br />

stata ravvisata in essa la possibilità <strong>di</strong> arricchire l’armamentario<br />

dello psicoterapeuta.<br />

Se l’integrazione <strong>della</strong> tecnologia nella pratica clinica presenta<br />

dati incoraggianti da un punto <strong>di</strong> vista dell’efficacia


SIMPOSI TEMATICI<br />

terapeutica, è dal lato <strong>della</strong> facilità e intuitività <strong>di</strong> utilizzo da<br />

parte del paziente che si incontrano ancora delle <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Il computer, internet, i device più comuni (mouse, tastiera,<br />

touch screen) sono oramai entrati a far parte del bagaglio <strong>di</strong><br />

conoscenze <strong>di</strong> gran parte <strong>della</strong> popolazione, e sicuramente<br />

sono facilmente accessibili dai professionisti <strong>della</strong> salute<br />

mentale. I pazienti invece rappresentano una popolazione<br />

particolare, che può avere delle <strong>di</strong>fficoltà nell’utilizzo <strong>di</strong><br />

questi sistemi se non coa<strong>di</strong>uvata da un esperto. Queste <strong>di</strong>fficoltà<br />

possono derivare sia da caratteristiche peculiari <strong>della</strong><br />

psicopatologia dalla quale sono affetti o dal livello socioculturale<br />

<strong>di</strong> appartenenza.<br />

Nell’area delle interfacce per uso psicoterapeutico, il nostro<br />

gruppo <strong>di</strong> ricerca ha cercato quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> rispondere ai seguenti<br />

bisogni:<br />

– in<strong>di</strong>viduare gli strumenti tecnologici che avessero una facile<br />

accessibilità per gli utenti;<br />

– creare un sistema capace <strong>di</strong> far interagire a <strong>di</strong>stanza paziente<br />

e terapeuta in modo facile ed intuitivo.<br />

Si è quin<strong>di</strong> sviluppato un sistema per la comunicazione<br />

avanzata paziente-terapeuta basata su telefono cellulare.<br />

Quest’ultimo rappresenta infatti il device più <strong>di</strong>ffuso e familiare<br />

per la maggior parte <strong>della</strong> popolazione ad ogni livello<br />

<strong>di</strong> estrazione socioculturale.<br />

Questo sistema verrà inizialmente inserito in un protocollo<br />

per la cura ed il trattamento a casa dei pazienti affetti da fobie<br />

o <strong>di</strong>sturbi alimentari attraverso l’utilizzo <strong>della</strong> realtà virtuale.<br />

L’obiettivo che ci siamo posti è quello <strong>di</strong> estendere la relazione<br />

tra paziente e terapeuta al <strong>di</strong> fuori dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> quest’ultimo.<br />

Il paziente potrà ricevere contenuti relativi al suo percorso<br />

terapeutico sul suo telefono cellulare e inviare a sua volta<br />

informazioni sul suo stato emotivo quando si trova in situazioni<br />

critiche.<br />

Curare a <strong>di</strong>stanza in psichiatria: il progetto<br />

V.I.T.A. (Videconferencing Intensive<br />

Telepsychotherapy Assistance)<br />

E. Caroppo, G. Ruggeri<br />

Centro <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> e Ricerche Avanzate in Psicoterapia, Istituto<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina “A. Gemelli”, Università<br />

“Cattolica del S. Cuore”, Roma<br />

Introduzione: nell’ambito del “Progetto V.I.T.A.”, la nostra<br />

équipe effettua da circa 5 anni consultazioni cliniche e trattamenti<br />

psicoterapeutici “a <strong>di</strong>stanza” me<strong>di</strong>ante un videocollegamento<br />

(VC).<br />

Con tale progetto inten<strong>di</strong>amo esplorare i seguenti aspetti:<br />

a) delineare l’efficacia <strong>di</strong> interventi in VC rispetto agli interventi<br />

vis à vis;<br />

b) definire i criteri tecnici e psicopatologici <strong>di</strong> praticabilità<br />

<strong>di</strong> interventi in VC;<br />

c) in<strong>di</strong>viduare le modalità tecniche e il setting clinico ottimali<br />

per l’effettuazione <strong>di</strong> interventi in VC;<br />

d) in<strong>di</strong>viduare eventuali campi elettivi <strong>di</strong> applicazione clinica<br />

<strong>della</strong> video-comunicazione, in modo da utilizzare tale<br />

meto<strong>di</strong>ca come una modalità con proprie ed elettive in<strong>di</strong>cazioni<br />

cliniche.<br />

Metodologia: gruppo sperimentale: pazienti che effettua-<br />

no la psicoterapia in VC. Essi vengono arruolati attraverso<br />

una procedura che prevede un colloquio clinico preliminare,<br />

volto ad escludere pazienti che presentino <strong>di</strong>sturbi<br />

psicotici o rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> severa entità.<br />

I pazienti ammessi sono sottoposti a valutazione clinica<br />

più fine tramite i seguenti test: WHO-Quality of Life,<br />

HDRS (Hamilton Depression Rating Scale), HRSA (Hamilton<br />

Rating Scale for Anxiety), ZDS (Zung Depression<br />

Scale), STAI (State-Trait Anxiety Inventory), COPE (Coping<br />

Orientation to Problems Experienced), MSPSS<br />

(Multi<strong>di</strong>mensional Scale of Perceived Social Support),<br />

DES (Dissociative Experiences Scale), BPRS (Brief Psychiatric<br />

Rating Scale), GAF (Global Assessment of Functioning<br />

scale).<br />

A questi si aggiungono due questionari elaborati all’interno<br />

<strong>della</strong> nostra èquipe <strong>di</strong> ricerca: la PSYCHE. Interview<br />

(Psychotherapy Change Evaluation), volta ad ottenere<br />

una valutazione, <strong>di</strong>stinta sia da parte del paziente che del<br />

terapeuta, circa l’instaurarsi <strong>di</strong> un cambiamento psichico<br />

nel corso del trattamento; il VIEW Questionnaire (Videoconferencing<br />

Intensive Experience Willingness), volto alla<br />

valutazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>sposizione del paziente nei confronti<br />

<strong>di</strong> un’esperienza clinica effettuata in VC.<br />

Sulla base dei dati che emergono dai test descritti viene<br />

valutata l’idoneità del paziente ad effettuare una psicoterapia<br />

in VC.<br />

Gruppo <strong>di</strong> controllo: pazienti che, sottoposti alla stessa batteria<br />

<strong>di</strong> test sopra descritta (eccetto il VIEW Questionnaire),<br />

risultino rapportabili ai pazienti del gruppo sperimentale per<br />

le <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche valutate; effettuano una psicoterapia<br />

vis à vis.<br />

Le psicoterapie <strong>di</strong> entrambi i gruppi sono valutate perio<strong>di</strong>camente<br />

(secondo un intervallo <strong>di</strong> sei mesi) riutilizzando i<br />

test sopra descritti con l’aggiunta del Questionario WAI<br />

(Working Alliance Inventory), nella forma sia per il paziente<br />

che per il terapeuta.<br />

Strumentazione utilizzata per le sedute in VC: due postazioni<br />

video, collegate con 6 linee ISDN (velocità 384 Kb/s),<br />

poste rispettivamente nel Centro <strong>di</strong> Ricerca CESAR dell’Università<br />

e in una Clinica <strong>di</strong> Velletri. Le due postazioni <strong>di</strong> videoconferenza<br />

comprendono: videocamera con deco<strong>di</strong>ficatore<br />

del segnale au<strong>di</strong>o-video Vega Aethra; monitor 33 pollici;<br />

impianto <strong>di</strong> videoregistrazione (le sedute sono integralmente<br />

videoregistrabili).<br />

Risultati e conclusioni: Sulla base dell’esperienza clinica<br />

finora realizzata si possono proporre le seguenti valutazioni:<br />

a) i trattamenti condotti in VC si mostrano pienamente<br />

realizzabili con le tecnologie attualmente <strong>di</strong>sponibili;<br />

b) tali tecnologie sono oggi accessibili sul piano dei costi<br />

e <strong>di</strong>ffusamente accettate dai pazienti;<br />

c) i trattamenti in VC mostrano una sostanziale efficacia;<br />

d) i fenomeni psicologici, le interazioni comunicative terapeuta-paziente,<br />

le fasi e gli andamenti del processo terapeutico<br />

che si osservano nei trattamenti in VC appaiono<br />

rapportabili a quelli dei trattamenti vis à vis; e) è in corso<br />

<strong>di</strong> valutazione se il setting in VC e quello tra<strong>di</strong>zionale si<br />

possano considerare equivalenti per quanto riguarda:<br />

l’immersione soggettiva nell’esperienza, il perdurare <strong>della</strong><br />

mobilitazione psicologica del paziente nell’intervallo<br />

tra le sedute, l’efficacia e la stabilità del cambiamento terapeutico<br />

instaurato.<br />

216


Nuove soluzioni tecnologiche al servizio<br />

<strong>di</strong> nuove prospettive <strong>di</strong> cura<br />

G. Di Maria, R. Feliziani *<br />

Centro <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> e Ricerche Avanzate in Psicoterapia, Istituto<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina “A. Gemelli”, Università<br />

“Cattolica del S. Cuore”; * AETHRA<br />

Le più recenti tecnologie <strong>della</strong> comunicazione consentono<br />

<strong>di</strong> realizzare l’assistenza psichiatrica con modalità innovative<br />

e delineano così nuovi ambiti <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> cura. Le<br />

<strong>di</strong>verse strumentazioni <strong>di</strong>sponibili già consentono <strong>di</strong>fferenti<br />

tipi <strong>di</strong> intervento: saranno qui esaminati gli interventi<br />

resi possibili dalle meto<strong>di</strong>che del video-collegamento<br />

(VC).<br />

A) Videotelefono: si tratta <strong>di</strong> apparecchi compatti dotati <strong>di</strong><br />

uno schermo LCD da 5 a 10 pollici che offrono immagini <strong>di</strong><br />

buona qualità ed un’interfaccia grafica intuitiva, adatta anche<br />

agli utenti meno esperti; richiedono un collegamento alla<br />

rete fissa; sono strumenti ideali per il VC in un contesto<br />

“domiciliare” o <strong>di</strong> “piccolo ufficio”.<br />

Applicazioni cliniche:<br />

1) consulenza psichiatrica al domicilio del paziente:<br />

a) per il monitoraggio frequente <strong>della</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> pazienti<br />

a rischio al fine <strong>di</strong> attuare interventi in tempo reale nell’insorgenza<br />

<strong>di</strong> crisi;<br />

b) per il monitoraggio <strong>di</strong> pazienti che si trovino esposti ad<br />

un elevato rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio psichico a causa <strong>di</strong> una prolungata<br />

degenza a letto, oppure <strong>di</strong> pazienti “anziani” che si trovino<br />

in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ritiro psicologico e/o isolamento<br />

sociale;<br />

2) consulenza psichiatrica in presi<strong>di</strong> sanitari decentrati: si fa<br />

riferimento a singoli stu<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci o a piccoli ambulatori situati<br />

lontano dai gran<strong>di</strong> centri e privi specialisti psichiatri; in<br />

simili contesti il clinico può richiedere una preliminare valutazione<br />

al collega psichiatra in casi <strong>di</strong> particolare <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong>agnostica e/o terapeutica.<br />

B) Sistemi portatili: si tratta <strong>di</strong> postazioni che sono contenute<br />

in una valigetta e che permettono <strong>di</strong> realizzare un VC<br />

attraverso reti satellitari da qualunque luogo, senza necessità<br />

<strong>di</strong> un collegamento alla rete fissa.<br />

Applicazioni cliniche: interventi clinici effettuati in situazioni<br />

ambientali particolarmente <strong>di</strong>fficili, quali ricorrono in<br />

catastrofi naturali, contesti <strong>di</strong> guerra, esplorazioni in luoghi<br />

estremi. È noto l’utilizzo <strong>di</strong> tali strumenti da parte delle forze<br />

militari e <strong>di</strong> protezione civile per assicurare assistenza<br />

psicologica ed interventi psichiatrici “sul campo”.<br />

C) Postazioni fisse: si tratta dei sistemi più completi e più<br />

articolati <strong>di</strong> VC; ogni unità prevede schermi <strong>di</strong> ampiezza anche<br />

ragguardevole, che consentono il VC sia una a uno, sia<br />

con un gruppo numeroso <strong>di</strong> persone, e che permettono <strong>di</strong><br />

realizzare un VC contemporaneamente con 5-7 postazioni<br />

<strong>di</strong>verse.<br />

217<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Questo tipo <strong>di</strong> strumentazione dà la possibilità <strong>di</strong> variare notevolmente<br />

il campo inquadrato, passando da ritratti molto<br />

ravvicinati – che permettono <strong>di</strong> valutare la mimica fine – a<br />

ritratti a figura intera, comprensivi anche delle persone che<br />

stanno insieme al paziente (sanitari e/o familiari).<br />

Applicazioni cliniche:<br />

1) consulenza <strong>di</strong>agnostico e/o terapeutica per interventi in<br />

psichiatria d’urgenza nei locali <strong>di</strong> pronto soccorso <strong>di</strong> presi<strong>di</strong><br />

ospedalieri decentrati;<br />

2) attività <strong>di</strong> psichiatria ambulatoriale classica che preveda<br />

consultazioni in<strong>di</strong>viduali, <strong>di</strong> coppia o familiari;<br />

3) attività <strong>di</strong> psicoterapia e/o farmacoterapia: si tratta <strong>di</strong> trattamenti<br />

a <strong>di</strong>stanza, continuativamente condotti anche per<br />

molti mesi (si veda il progetto V.I.T.A.);<br />

4) interventi terapeutici per piccoli gruppi: è possibile raggiungere<br />

con una sola postazione un gruppo <strong>di</strong> pazienti da<br />

addestrare alle tecniche <strong>di</strong> rilassamento (ad esempio gestanti<br />

o pazienti psicosomatici).<br />

Applicazioni <strong>di</strong>dattiche: anche la formazione in psichiatria<br />

usufruisce compiutamente delle gran<strong>di</strong> opportunità offerte<br />

dal VC.<br />

Counseling on line, un metodo basato<br />

su frasi a forte impatto psicologico<br />

P. De Giacomo<br />

Università <strong>di</strong> Bari, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e<br />

Psichiatriche<br />

Viene presentato un programma <strong>di</strong> Counseling on line in<br />

<strong>di</strong>eci sedute, promosso dal Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche<br />

e Psichiatriche dell’Università <strong>di</strong> Bari (www.psichiat.uniba.it<br />

“Counseling on line”).<br />

Il metodo è basato su frasi a forte impatto psicologico e test,<br />

che facilitano una migliore conoscenza <strong>di</strong> se stessi e del<br />

mondo, derivanti da un modello delle interazioni umane e<br />

del loro cambiamento, il Modello Pragmatico Elementare<br />

MPE (v. L’Abate L, De Giacomo P. Intimate Relationships<br />

and How to Improve Them. Connecticut: Ed. Praeger 2003).<br />

Il programma può essere svolto in automatico oppure aprendo<br />

una chat col terapeuta.<br />

In quest’ultimo caso, per le risposte, si può procedere o secondo<br />

un approccio terapeutico tra<strong>di</strong>zionale oppure attraverso<br />

delle frasi mirate, che trovano origine nel MPE. Seduta<br />

per seduta viene offerta una griglia <strong>di</strong> riferimento sull’impatto<br />

che la frase ha sull’utente. Alla fine del percorso<br />

vi è la somministrazione <strong>di</strong> un questionario feed-back sull’esperienza<br />

del fruitore.<br />

Verranno presentati i risultati <strong>di</strong> una prima sperimentazione<br />

su questo programma.


SIMPOSI TEMATICI<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA SAN GIOVANNI<br />

S100 - L’appropriatezza <strong>della</strong> cura e dell’assistenza<br />

come sintesi delle libertà e dei vincoli<br />

Appropriatezza e governo clinico<br />

nel Servizio Sanitario<br />

P. Chierchini<br />

ASL <strong>di</strong> Viterbo<br />

I sistemi sanitari stanno vivendo una fase <strong>di</strong> transizione in<br />

cui tendono ad esprimersi e a convivere tensioni tra loro<br />

profondamente <strong>di</strong>verse. Lo sviluppo del sapere attraverso la<br />

crescita delle <strong>di</strong>scipline specialistiche e lo sviluppo delle<br />

professioni determinano una crescita <strong>di</strong> complessità del sistema<br />

dell’offerta, ma parallelamente una crescita <strong>della</strong> domanda<br />

e del bisogno <strong>di</strong> risposte complesse. L’enfasi sulle<br />

tecnologie <strong>di</strong>agnostiche e le non conseguenti possibilità terapeutiche<br />

ha aumentato i livelli <strong>di</strong> attese quasi non esistessero<br />

più vincoli alla capacità <strong>di</strong> cura. Parallelamente il passaggio<br />

del paziente da oggetto <strong>di</strong> cura a protagonista <strong>della</strong><br />

sua salute, anche a seguito <strong>della</strong> <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> fonti informative<br />

spesso in<strong>di</strong>fferenziabili in termini <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza,<br />

ha alimentato una idea <strong>di</strong> onnipotente libertà nella pretesa <strong>di</strong><br />

risposte ai bisogni.<br />

Il rapporto tra in<strong>di</strong>viduo e professionista è <strong>di</strong>ventato tra in<strong>di</strong>viduo<br />

e organizzazione, organizzazione che è <strong>di</strong> tipo professionale<br />

e quin<strong>di</strong> con la caratteristica <strong>di</strong> dover tenere insieme<br />

autonomia e governo dei comportamenti al fine <strong>di</strong> ridurre la<br />

variabilità dei processi ed esiti a parità <strong>di</strong> bisogni in<strong>di</strong>viduali.<br />

Le organizzazioni sanitarie sono paragonate a sistemi<br />

complessi adattativi ed il loro governo avviene attraverso<br />

“regole semplici”. Il Governo clinico e la ricerca dell’appropriatezza<br />

rappresentano “regole semplici” per il governo delle<br />

organizzazioni sanitarie e per la riduzione <strong>della</strong> variabilità<br />

in sanità. La relazione spiegherà cosa è il governo clinico, ed<br />

il significato <strong>di</strong> appropriatezza descrivendoli come strumenti<br />

che si inseriscono nella <strong>di</strong>alettica continua tra libertà <strong>di</strong> domanda<br />

e qualità <strong>di</strong> offerta presente nel sistema sanitario.<br />

Strategie <strong>di</strong> intervento nelle situazioni<br />

<strong>di</strong> non collaborazione<br />

A. Grispini<br />

DSM ASL Roma E<br />

Il trattamento dei <strong>di</strong>sturbi schizofrenici e dei gravi <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’umore è con<strong>di</strong>zionato dal fenomeno <strong>della</strong> non aderenza<br />

al trattamento. Secondo vari stu<strong>di</strong> la percentuale <strong>di</strong> pazienti<br />

schizofrenici che interrompe le cure dopo un anno è <strong>di</strong> circa<br />

il 48% e dell’80% alla fine del secondo anno.<br />

L’analisi <strong>di</strong> questo fenomeno mostra che la sua natura è sovradeterminata<br />

e multi<strong>di</strong>mensionale.<br />

Il fenomeno <strong>della</strong> Non-Collaborazione:<br />

– deve essere intesa in termini <strong>di</strong>mensionali (continuum fra<br />

rifiuto assoluto e collaborazione);<br />

MODERATORI<br />

G. Palma, G. Ducci<br />

– deve tener conto <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione temporale (oscillazioni<br />

nel corso del trattamento);<br />

– attraversa tutta le forme <strong>di</strong> psicopatologia (valenza transnosografica);<br />

– deve tener conto dei fattori <strong>di</strong> rischio legati al paziente, al<br />

contesto curante e al contesto familiare;<br />

– possiede una natura interattiva poiché vede sempre coinvolti<br />

sulla scena il paziente, il sistema curante ed il contesto<br />

familiare. Per tale ragioni sarebbe più corretto parlare<br />

<strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> non collaborazione.<br />

Questa tipologia <strong>di</strong> pazienti costituisce un elemento critico<br />

al quale l’attuale organizzazione dei servizi psichiatrici non<br />

è in grado <strong>di</strong> fornire risposte adeguate.<br />

Una concezione <strong>di</strong> psichiatria <strong>di</strong> comunità più assertiva, secondo<br />

i principi <strong>della</strong> Assertive Community Treatment, può<br />

contribuire a ridurre il fenomeno.<br />

In particolare possono rivelarsi efficaci nella prevenzione e<br />

nel trattamento <strong>della</strong> non collaborazione le seguenti strategie:<br />

– interventi in<strong>di</strong>viduali<br />

trattamenti cognitivi (Compliance Therapy),<br />

interventi comportamentali, interventi psicoeducazionali);<br />

– interventi <strong>di</strong> gruppo psicoeducazionali;<br />

– interventi familiari: psicoeducazionali, problem solving;<br />

– interventi <strong>di</strong> Comunità: costruzione <strong>di</strong> una rete sociale<br />

supportava, monitoraggio costante dello stato clinico, sostegni<br />

abitativi ed altri servizi <strong>di</strong> comunità, assistenza domiciliare<br />

intensiva).<br />

Il SPDC tra competenza territoriale<br />

e <strong>di</strong>fferenziazione dei bisogni<br />

G. Ducci<br />

DSM <strong>della</strong> ASL Roma E<br />

Il SPDC è stato oggetto negli ultimi anni <strong>di</strong> una evoluzione<br />

del ruolo: ieri rappresentava il fallimento del trattamento<br />

territoriale, oggi è il luogo <strong>della</strong> gestione e dell’elaborazione<br />

<strong>della</strong> crisi psichiatrica, l’agenzia <strong>di</strong> innovazione terapeutica<br />

per sperimentare nuovi approcci clinici e nuovi modelli<br />

gestionali, lo strumento <strong>di</strong> informazione e promozione del<br />

consenso dei pazienti, lo snodo del sistema <strong>di</strong> cura community<br />

based.<br />

Si affermano in SPDC nuove tendenze nella qualità delle<br />

cure, nel solco tracciato dal passaggio dal principio <strong>di</strong> beneficenza<br />

al principio <strong>di</strong> equità: la clinical governance (la ricerca<br />

costante dell’appropriatezza, il lavorare per processi,<br />

il misurare e valutare gli esiti, l’applicare procedure Evidence<br />

Based, il collegare le risorse alle prestazioni erogate),<br />

il rispetto dei <strong>di</strong>ritti (procedure <strong>di</strong> accoglienza e consenso,<br />

Carta <strong>di</strong> servizio, qualità alberghiera), il Risk management<br />

(ad esempio, per prescrizioni farmacologiche e prevenzione<br />

degli atti auto ed eteroaggressivi), la partecipazione a pro-<br />

218


grammi <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento tra pari, la ricerca e l’autofinanziamento.<br />

Questo forte impulso trova nella stretta competenza territoriale<br />

del SPDC la sua forza, ma anche il suo vincolo, poiché<br />

lo esclude dalla possibilità <strong>di</strong> offrire prestazioni rivolte a<br />

specifiche situazioni <strong>di</strong> bisogno che non trovano risposta<br />

quali le psicosi puerperali, i minori, le doppie <strong>di</strong>agnosi.<br />

Verranno pertanto affrontate e descritte le possibilità offerte<br />

da uno SPDC generalista, delineando allo stesso tempo gli<br />

scenari organizzativi compatibili con l’attuale assetto che<br />

rendano tuttavia possibile la risposta a bisogni altamente<br />

<strong>di</strong>fferenziati.<br />

Percorsi assistenziali tra personalizzazione<br />

e standard<br />

A. Zoppegno<br />

DSM ASL RM E<br />

La personalizzazione delle cure è da sempre un punto critico<br />

dell’assistenza infermieristica, in passato e in alcune<br />

realtà è stata spesso una questione culturale/teorica più che<br />

applicativa per tante motivazioni fra le quali il basso rapporto<br />

numerico infermiere/paziente nonché il fattore “tempo<br />

<strong>di</strong> contatto” che, soprattutto in ambito ospedaliero si è<br />

notevolmente ridotto vista la riduzione dei tempi me<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

degenza.<br />

Analogamente all’ambito geriatrico, oncologico ecc., anche<br />

la presa in carico globale del paziente psichiatrico richiede<br />

un approccio multi<strong>di</strong>sciplinare ad elevata integrazione con<br />

predefinizione delle reciproche competenze, la pre<strong>di</strong>sposizione<br />

e l’utilizzo <strong>di</strong> strumenti con<strong>di</strong>visi.<br />

La “standar<strong>di</strong>zzazione” dell’assistenza è comunque una ne-<br />

219<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

cessità <strong>di</strong> tutte le organizzazioni sanitarie per garantire al paziente<br />

prestazioni appropriate, per la programmazione sanitaria<br />

aziendale e per a razionalizzazione delle risorse.<br />

Questi due aspetti, la “personalizzazione” e la “standar<strong>di</strong>zzazione”<br />

delle cure, esprimono due <strong>di</strong>verse tendenze che devono<br />

necessariamente trovare un equilibrio attraverso l’in<strong>di</strong>viduazione<br />

e la sperimentazione <strong>di</strong> “percorsi assistenziali<br />

possibili”.<br />

La proposta <strong>di</strong> tre modalità organizzative <strong>di</strong> risposta ai bisogni<br />

dei pazienti identifica tre percorsi assistenziali <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa<br />

intensità:<br />

1. interventi domiciliari urgenti;<br />

2. assistenza domiciliare intensiva e/o a progetto con un definito<br />

arco temporale;<br />

3. assistenza domiciliare <strong>di</strong> lungo termine per il reinserimento<br />

sociale.<br />

Premesso che per ogni percorso richiede una pianificazione<br />

dei criteri <strong>di</strong> classificazione dei pazienti, gli obiettivi, le<br />

azioni e in<strong>di</strong>catori per la verifica, dal punto <strong>di</strong> vista infermieristico<br />

è rilevante, affinché siano percorsi possibili, la<br />

definizione <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione tempo, tempo inteso sia come<br />

arco temporale <strong>di</strong> durata del singolo percorso predefinito<br />

con certezza, sia come tempo necessario per la conoscenza<br />

e assistenza del singolo paziente e soggetto a maggiore incertezza.<br />

Il parametro <strong>della</strong> “<strong>di</strong>pendenza/autonomia del paziente” utilizzato<br />

tra<strong>di</strong>zionalmente in ambito infermieristico per stimare<br />

il fabbisogno <strong>di</strong> assistenza infermieristica è insufficiente<br />

e/o incompleto e va integrato con l’elemento “complessità”<br />

derivante dalle caratteristiche e delle persone assistite, dal<br />

contesto (territorio, strumenti e mezzi/risorse) e dagli spazi<br />

con<strong>di</strong>visi e dei confini <strong>di</strong> tutte le figure professionali coinvolte<br />

che, in ambito psichiatrico sono meno definiti e più<br />

permeabili.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA MALTA<br />

S101 - Salute mentale e qualità <strong>di</strong> vita:<br />

nuove scelte terapeutiche ed assistenziali<br />

Quattro mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> abitare la comunità<br />

terapeutica<br />

G. Giusto<br />

Gruppo REDANCIA<br />

L’autore propone una riflessione sullo specifico terapeutico<br />

<strong>della</strong> comunità residenziale in<strong>di</strong>viduando alcune funzioni<br />

principali che caratterizzano la stessa:<br />

1. la funzione <strong>di</strong> non luogo;<br />

2. la funzione <strong>di</strong> guscio;<br />

3. la funzione <strong>di</strong> pelle;<br />

4. la funzione <strong>di</strong> entità storica.<br />

La <strong>di</strong>scussione si inserisce nel contesto generale dell’organizzazione<br />

del <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> salute mentale e del rapporto<br />

pubblico-privato collegato all’istituto dell’accre<strong>di</strong>tamento<br />

MODERATORI<br />

G. Spinetti, A. Castellani<br />

Vantaggi e svantaggi <strong>della</strong> sport terapia:<br />

lo sci<br />

C. Raimon<strong>di</strong><br />

Gruppo Redancia, Comunità Terapeutica Psichiatrica<br />

“Montezemolo”<br />

L’esperienza del gruppo Redancia nel servizio alla <strong>di</strong>sabilità<br />

psichica ha costantemente confermato le affermazioni circa<br />

il valore che per il <strong>di</strong>sabile, è rivestito dall’educazione fisica,<br />

dallo sport e dall’attività motoria, ai fini <strong>di</strong> una effettiva<br />

riabilitazione. In specifico verranno analizzati vantaggi e<br />

svantaggi <strong>di</strong> un progetto relativo alla <strong>di</strong>sciplina dello sci. La<br />

proposta verso questa determinata <strong>di</strong>sciplina non va intesa<br />

come preparazione specialistica quanto piuttosto come processo<br />

<strong>di</strong> preparazione orientato a tale pratica, le cui peculia-


SIMPOSI TEMATICI<br />

rità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento esecuzione e pratica rivelano una significativa<br />

finalità terapeutica. Le aree che andranno ad essere<br />

sollecitate e coinvolte sono la sfera corporea (relativamente<br />

allo schema motorio, all’educazione respiratoria, al<br />

passaggio dalla percezione all’azione, alla gestualità), la<br />

sfera cognitiva (relativa alle abilità mentali all’appren<strong>di</strong>mento<br />

delle nozioni <strong>di</strong> base, alla focalizzazione dell’attenzione<br />

e <strong>della</strong> concentrazione, alla spazialità e temporalità) e<br />

la sfera emotiva relazionale (connessa agli aspetti motivazionali,<br />

<strong>di</strong> identità personale e sociale, al senso del limite,<br />

alla canalizzazione dell’aggressività e, soprattutto alla socializzazione).<br />

MusicArTerapia nella Globalità dei Linguaggi<br />

S. Gurerra Lisi<br />

Università <strong>di</strong> Roma Tre<br />

La “Globalità dei Linguaggi”: la “Globalità dei Linguaggi”<br />

è una <strong>di</strong>sciplina dell’espressione e <strong>della</strong> comunicazione,<br />

a carattere teorico-pratico, con finalità <strong>di</strong> ricerca, formazione,<br />

terapia, ideata da Stefania Guerra Lisi a partire dal 1970<br />

e presentata dall’autrice in una ormai lunga serie <strong>di</strong> libri. Il<br />

principio sul quale si fonda è la corporeità, intesa come elemento<br />

unificante <strong>di</strong> tutte le possibilità espressive, risultanti<br />

dall’osservazione delle relazioni tra le sfere psicomotoria,<br />

psico-organica, senso-percettiva, emotivo-affettiva, comunicativo-relazionale.<br />

Centrale è la teoria dell’emo-tono-fonosimbolismo;<br />

l’emozione profonda del tono vitale si manifesta<br />

nella sinestesia, ra<strong>di</strong>ce e ragione delle trasduzioni<br />

espressive tra le arti e i linguaggi, dai non verbali al verbale,<br />

ai <strong>di</strong>gitali, al virtuale. Un altro nucleo teorico importante<br />

è l’empatia cosmica, che fonda la costante ricerca <strong>della</strong><br />

“struttura che connette” attraverso le morfogenesi dell’energia<br />

vitale.<br />

Si può così rendere le persone consapevoli del processo antropologico<br />

evolutivo, strettamente connesso allo sviluppo<br />

<strong>della</strong> comunicazione attraverso tutti linguaggi.<br />

Questo taglio inter<strong>di</strong>sciplinare permette <strong>di</strong> ritrovare nelle inconsce<br />

memorie del Corpo la ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> archetipi e simboli<br />

universali che accomunano, senza <strong>di</strong>sconoscerle, le <strong>di</strong>fferenze<br />

etniche e culturali, nonché quelle derivanti da han<strong>di</strong>cap<br />

psicofisici e sociali.<br />

MusicArTerapia nella GdL è superamento <strong>della</strong> linea <strong>di</strong><br />

confine fra antropologia <strong>della</strong> musica, ecologia del suono e<br />

tutte le <strong>di</strong>scipline psico-corporee che mettono in gioco la<br />

scarica bioenergetica in spontanee tracce plastico-graficocromatiche,<br />

danzate dal corpo nello spazio e dalla mano nella<br />

materia, evocando costantemente delle sinestesie.<br />

Ambiti <strong>di</strong> applicazione: preparazione al parto – formazione<br />

dei genitori, insegnanti, educatori, tecnici <strong>della</strong> riabilitazione,<br />

psicologi e psicoterapeuti – interventi in Asili Nido,<br />

Scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado, Centri sociali e ricreativi,<br />

Servizi Socio-sanitari, Centri anziani e Alzheimer, Centri <strong>di</strong><br />

riabilitazione fino al risveglio dal coma.<br />

La <strong>di</strong>sciplina gode <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamenti presso il Ministero <strong>della</strong><br />

Sanità e il MIUR.<br />

Di essa è attivo dal 2002 un Master all’Università <strong>di</strong> Roma<br />

“Tor Vergata”.<br />

Aspetti etico e me<strong>di</strong>co-legali nella pratica<br />

delle nuove scelte terapeutiche<br />

ed assistenziali<br />

M. Schiavone<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Legale, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Vi sono due principi etico-deontologici fondamentali per<br />

regolamentare i trattamenti <strong>della</strong> malattia mentale: 1) l’essenziale<br />

identità <strong>di</strong> buona clinica e buona etica; 2) la tutela<br />

<strong>della</strong> finalità eudemonistica e talvolta edonistica <strong>della</strong><br />

me<strong>di</strong>cina. Ogni forma <strong>di</strong> terapia deve pertanto elevare il<br />

livello <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita, privilegiando il benessere e<br />

la <strong>di</strong>gnità del malato rispetto alla remissione <strong>della</strong> sintomatologia.<br />

Tale strategia <strong>di</strong> intervento va inoltre programmata<br />

nell’ottica del tentativo <strong>di</strong> conciliare il più e il meglio<br />

possibile i principi <strong>di</strong> beneficialità e autonomia. Per<br />

quanto concerne le nuove scelte terapeutiche si impone un<br />

monitoraggio costante del parametro rischi-benefici con<br />

particolare attenzione a quegli eventi avversi che deteriorano<br />

la qualità <strong>di</strong> vita, sia nell’ambito <strong>della</strong> farmacoterapia<br />

che <strong>della</strong> psicoterapia, riproponendo talvolta, in casi<br />

particolari, in<strong>di</strong>cazioni e prescrizioni cliniche non recenti,<br />

qualora si rivelino più coerenti ai principi enunciati. Una<br />

specifica cautela ai fini del rispetto dei <strong>di</strong>ritti del malato<br />

va raccomandata durante il ricovero con attenta sorveglianza<br />

<strong>della</strong> durata, evitando gli opposti rischi <strong>di</strong> <strong>di</strong>missioni<br />

precoci o <strong>di</strong> degenze protratte. Va inoltre auspicata<br />

una sempre maggiore e migliore sinergia tra clinica e riabilitazione,<br />

mettendo in atto nella fase riabilitativa tutte le<br />

risorse possibili per il recupero delle competenze personali<br />

e sociali del paziente. Il rispetto delle norme deontologiche<br />

garantisce, oltre che la tutela dei <strong>di</strong>ritti del malato,<br />

anche l’evitamento <strong>di</strong> ricadute sulla responsabilità professionale<br />

dello psichiatra, in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto<br />

del ridotto contenzioso rispetto alle altre branche <strong>della</strong><br />

me<strong>di</strong>cina per addebiti <strong>di</strong> negligenza, imprudenza e imperizia.<br />

220


221<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA RODI<br />

S102 - Problematiche <strong>di</strong> peculiarità<br />

<strong>della</strong> psichiatria <strong>di</strong> confine<br />

Le caratteristiche cliniche, terapeutiche<br />

e psicopatologiche del canton Valais<br />

(Svizzera)<br />

R. Carron<br />

Institutions Psychiatriques du Valais Romand, Réseau Santé<br />

Valais, Monthey (CH)<br />

Il Valais è uno dei 26 cantoni svizzeri ed ha un lungo confine<br />

comune con Francia e Italia. Con 285.000 abitanti, <strong>di</strong> cui<br />

il 17% straniero, è un cantone bilingue: nella zona superiore,<br />

che si snoda lungo la Valle del Rodano, la popolazione è<br />

<strong>di</strong> lingua tedesca (28%) mentre in quella inferiore è francofona<br />

(Valais romand). Ha come industria principale il turismo.<br />

Fino a circa 25 anni fa l’ospedale <strong>di</strong> Malévoz è stato l’ospedale<br />

psichiatrico cantonale. Dopo <strong>di</strong> allora, la psichiatria è<br />

stata <strong>di</strong>visa in 2 parti:<br />

– un centro psichiatrico (residenziale e ambulatoriale) a<br />

Brigue;<br />

– nel Valais romand sono stati istituiti: un ospedale psichiatrico<br />

a Malévoz (n° ricoveri per anno circa 1.200, <strong>di</strong> cui il<br />

22% <strong>di</strong> nazionalità non svizzera; durata me<strong>di</strong>a del ricovero<br />

37 giorni, compreso il settore psicogeriatrico, l’unità<br />

riabilitativa e il reparto lungodegenti), delle strutture ambulatoriali<br />

nelle 4 citta<strong>di</strong>ne più importanti del Valais romand,<br />

un day-hospital per adulti, un day-hospital per anziani<br />

ed un servizio <strong>di</strong> psichiatria <strong>di</strong> liaison ben sviluppato<br />

che copre i 4 ospedali generali.<br />

Da qualche anno questa organizzazione è entrata in crisi per<br />

una molteplicità <strong>di</strong> motivi che, per la maggior parte, si ritrovano<br />

sia negli altri cantoni svizzeri che nei paesi limitrofi: infatti<br />

la sofferenza psicosociale nella popolazione generale è<br />

fortemente aumentata a seguito <strong>della</strong> <strong>di</strong>sintegrazione delle reti<br />

tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> solidarietà (famiglia, parrocchia ecc.), <strong>della</strong><br />

sempre maggiore propensione all’in<strong>di</strong>vidualismo e dell’inasprimento<br />

delle con<strong>di</strong>zioni socioeconomiche che provocano<br />

precarietà <strong>di</strong> vita in larghe fasce <strong>della</strong> popolazione. Ne deriva<br />

un forte aumento, sia qualitativo che quantitativo, <strong>di</strong> casi psichici:<br />

patologie più gravi, crescita <strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà, crescita<br />

notevole <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi gravi <strong>di</strong> personalità, aumento <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

del comportamento in parte legato ad abuso <strong>di</strong> sostanze (alcool<br />

e droghe). Si evidenzia anche un forte aumento <strong>di</strong> pensioni<br />

<strong>di</strong> invali<strong>di</strong>tà per <strong>di</strong>sturbi psichici (31%). Nel Valais<br />

l’11,7% degli uomini abusa <strong>di</strong> alcool a fronte dell’8% <strong>della</strong><br />

me<strong>di</strong>a svizzera. A tale consumo è associato un aumento <strong>di</strong><br />

mortalità precoce, <strong>di</strong> incidenti e <strong>di</strong> morti violente fra cui il suici<strong>di</strong>o<br />

(l’80% dei suici<strong>di</strong> nel Valais sono compiuti da uomini a<br />

fronte del 66% <strong>della</strong> me<strong>di</strong>a Svizzera).<br />

Come pressoché in tutto il resto <strong>della</strong> Svizzera la rete sanitaria<br />

del Valais sta attraversando un periodo <strong>di</strong> profonda trasformazione:<br />

la revisione in corso <strong>della</strong> legge cantonale sulla<br />

sanità offre un’occasione eccezionale <strong>di</strong> adattare ai nuovi<br />

MODERATORI<br />

A. Colotto, R. Carron<br />

bisogni sia il programma sulla salute mentale che le strutture<br />

<strong>di</strong> cura psichiatrica, ponendo l’accento, in modo forte,<br />

sulla prevenzione e sulla <strong>di</strong>agnosi precoce dei <strong>di</strong>sturbi psichici.<br />

Sta per essere realizzato un raggruppamento dell’insieme<br />

delle istituzioni psichiatriche del Valais in un solo Servizio<br />

cantonale <strong>di</strong> promozione <strong>della</strong> salute mentale e <strong>di</strong> cura <strong>della</strong><br />

sofferenza psichica. Questo servizio dovrà essere integrato,<br />

per la cura psichiatrica, nella Rete degli ospedali generali<br />

e, per l’attività <strong>di</strong> sanità pubblica, posto sotto la sorveglianza<br />

<strong>di</strong> una Commissione cantonale <strong>di</strong> salute mentale<br />

composta dai rappresentanti <strong>di</strong> tutti gli attori coinvolti nella<br />

salute mentale e nella cura <strong>della</strong> sofferenza psichica (malati<br />

e loro familiari, varie figure professionali coinvolte, autorità<br />

amministrative, organismi me<strong>di</strong>co-sociali, assicurazioni, società<br />

scientifiche ed accademiche).<br />

Per ora i nostri sforzi sono rivolti a preservare una psichiatria<br />

umanista ed eclettica.<br />

La pratica, che dura già da vari anni, <strong>di</strong> una psichiatria ospedaliera<br />

con porte totalmente aperte (assenza totale <strong>di</strong> contenzioni<br />

fisiche e <strong>di</strong> stanze <strong>di</strong> isolamento ecc.) produce una<br />

maggior accettazione del ricovero sia fra i pazienti che nella<br />

popolazione. A ciò si aggiunge una netta <strong>di</strong>minuzione degli<br />

episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> violenza dentro l’istituzione ospedaliera, del<br />

numero <strong>di</strong> fughe dall’ospedale, del numero <strong>di</strong> ricoveri non<br />

volontari (-15%) e riduzione del quantitativo <strong>di</strong> farmaci<br />

somministrati.<br />

Questa pratica “delle porte aperte” ed i nostri sforzi per la<br />

formazione interna del personale infermieristico (già da<br />

qualche anno: in Svizzera, sono state soppresse quasi tutte<br />

le scuole per infermiere psichiatrico!) favoriscono il reclutamento<br />

<strong>di</strong> personale me<strong>di</strong>co ed infermieristico nonostante<br />

la posizione geografica periferica <strong>della</strong> nostra regione e l’assenza<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> agglomerati urbani.<br />

Terre <strong>di</strong> confine: quale psichiatria?<br />

Le <strong>di</strong>fficoltà dell’operare in Valtellina<br />

e Valchiavenna<br />

T. Bordoni, A. Lassini, E. Sandrini, G. Santamaria<br />

DSM <strong>della</strong> Azienda Ospedaliera <strong>della</strong> Valtellina e <strong>della</strong> Valchiavenna<br />

La Valtellina è una valle <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni, contornata<br />

da alte catene montuose che ne segnano i confini e non permettono<br />

allo sguardo <strong>di</strong> andare oltre. Ciò fa percepire questa<br />

terra come stretta e limitata, inoltre la <strong>di</strong>fficoltà dei collegamenti<br />

stradaQuesto vissuto <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne ed esclusione<br />

si riflette, verosimilmente, sulla tipologia delle patologie<br />

psichiatriche e sulla più alta incidenza dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore<br />

e dei suici<strong>di</strong>. Diversamente da altri territori <strong>di</strong> confine<br />

(Valle d’Aosta, Trentino Alto A<strong>di</strong>ge, Friuli Venezia Giulia


SIMPOSI TEMATICI<br />

ecc.) la popolazione Valtellinese è abbastanza omogenea sia<br />

dal punto <strong>di</strong> vista linguistico ed etnico e quin<strong>di</strong> sono assenti<br />

le specificità psicopatologiche <strong>di</strong> un ambiente transculturale.<br />

L’analisi dei dati epidemiologici ricavati dal programma<br />

“Psiche” <strong>della</strong> Regione Lombar<strong>di</strong>a, ci ha permesso <strong>di</strong> evidenziare<br />

le patologie prevalenti, inoltre uno stu<strong>di</strong>o sul suici<strong>di</strong>o,<br />

che comprende gli anni 2000-2001-2002, ci ha fornito<br />

dei dati allarmanti:<br />

il totale dei suici<strong>di</strong> negli anni considerati è <strong>di</strong> 71 in<strong>di</strong>vidui,<br />

il tasso me<strong>di</strong>o nei tre anni è 13,3 x 100.000 abitanti mentre<br />

in Italia la me<strong>di</strong>a nello stesso periodo è <strong>di</strong> 5,1 x 100.000 abitanti<br />

(Lombar<strong>di</strong>a: 5,9 nel 2000)<br />

(Abitanti <strong>della</strong> provincia <strong>di</strong> Sondrio nel 2001 = 177.568, <strong>di</strong><br />

cui maschi = 86.832, femmine = 90.736).<br />

Sono inoltre statisticamente rilevanti i casi <strong>di</strong> doppia <strong>di</strong>agnosi,<br />

in particolar modo quelle che interessano il problema<br />

dell’alcolismo, anche sono in costante aumento le <strong>di</strong>pendenze<br />

da sostanze (eroina, cocaina, cannabinoi<strong>di</strong>, allucinogeni).<br />

Bibliografia<br />

1 Durkheim E (1897). Le Suicide: ètude de sociologie. Paris: Alcan.<br />

Tr. 1951a.<br />

2 Qin P. Suicide risk in relation to level of urbanicity—a population-based<br />

linkage study. Int J Epidemiol 2005;25.<br />

3 Rigliano P. Doppia <strong>di</strong>agnosi tra tossico<strong>di</strong>pendenza e psicopatologia.<br />

Raffaello Cortina E<strong>di</strong>tore 2005.<br />

4 Fioritti A., Solomon Joel, Doppia <strong>di</strong>agnosi. Epidemiologia, clinica<br />

e trattamento. Una introduzione alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comorbilità<br />

tra <strong>di</strong>sturbi psichiatrici e <strong>di</strong>pendenze patologiche. Franco<br />

Angeli 2004.<br />

Valle d’Aosta: confini clinici, terapeutici,<br />

strutturali e organizzativi <strong>di</strong> una regione <strong>di</strong><br />

confine<br />

S. Spanarello, K. Amantini, S. Manfrinati, M.C. Di Meo,<br />

G. Mina, A.M. Beoni, A. Colotto<br />

DSM <strong>della</strong> Valle d’Aosta<br />

Introduzione: scopo del presente lavoro è quello <strong>di</strong> analizzare<br />

le problematiche psichiatriche <strong>della</strong> Valle d’Aosta, realtà <strong>di</strong><br />

confine, chiamata spesso ad interfacciarsi con le peculiarità<br />

organizzative, psicopatologiche e terapeutiche <strong>di</strong> Svizzera e<br />

Francia all’esterno e del contatto transculturale tra il mondo<br />

<strong>di</strong> montagna e l’ambiente urbano al suo interno.<br />

Meto<strong>di</strong>: lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tipo clinico ed epidemiologico è basa-<br />

to sull’analisi dei database <strong>della</strong> U.O. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> <strong>di</strong> Aosta,<br />

e su interviste strutturate somministrate ai familiari dei<br />

pazienti, aventi come target l’attitu<strong>di</strong>ne verso la patologia<br />

mentale. Seguendo questo percorso abbiamo preso in considerazione<br />

le similitu<strong>di</strong>ni e le <strong>di</strong>fferenze nelle manifestazioni<br />

dei <strong>di</strong>sturbi mentali nelle <strong>di</strong>verse culture che vengono a<br />

trovarsi a confronto, identificando i fattori <strong>di</strong> tipo etnico e<br />

culturale che pre<strong>di</strong>spongono alla malattia o favoriscono la<br />

salute mentale, valutando le influenze dei fattori culturali<br />

identificati, sulla frequenza e sulla tipologia delle patologie,<br />

le <strong>di</strong>fferenti procedure terapeutiche ed organizzative elaborate<br />

e attuate nei <strong>di</strong>versi contesti, ivi compreso l’aspetto farmacologico,<br />

nonché i <strong>di</strong>fferenti atteggiamenti verso il paziente<br />

psichiatrico nelle <strong>di</strong>fferenti realtà.<br />

Risultati: dall’analisi dei dati emersi dal nostro stu<strong>di</strong>o non<br />

si sono evidenziate <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative<br />

relative all’incidenza <strong>di</strong> patologie maggiori tra i gruppi presi<br />

in esame. Tuttavia va rilevato come un <strong>di</strong>verso atteggiamento<br />

culturale <strong>di</strong> accettazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>versità in generale e<br />

<strong>della</strong> patologia maggiore in particolare sia una prerogativa<br />

delle popolazioni alpine rispetto a quelle inurbate. Per quanto<br />

attiene la patologia psichiatrica minore, le evidenze in nostro<br />

possesso segnalano una <strong>di</strong>fferenza statisticamente significativa<br />

a favore dell’ambiente citta<strong>di</strong>no. Dal punto <strong>di</strong> vista<br />

clinico abbiamo rilevato nell’ambiente alpino una prevalenza<br />

<strong>di</strong> quadri <strong>di</strong> tipo “arcaico”, relativamente puri, a <strong>di</strong>fferenza<br />

dell’ambiente urbano dove vi è netta prevalenza <strong>di</strong><br />

aspetti confusivi, che si riflettono nella rilevazione <strong>di</strong> numerose<br />

revisioni <strong>di</strong>agnostiche all’osservazione longitu<strong>di</strong>nale<br />

dei database. Per quanto riguarda l’aspetto terapeutico,<br />

nella <strong>di</strong>samina sono emerse peculiarità rilevanti inerenti<br />

l’adherence e la compliance ai trattamenti.<br />

Conclusione: l’applicazione <strong>di</strong> un approccio transculturale<br />

nel senso latino del termine, ovvero in grado <strong>di</strong> superare le<br />

limitazioni determinate dalla prevalenza <strong>di</strong> una sola cultura,<br />

può determinare a nostro parere ricadute <strong>di</strong> grande importanza,<br />

applicabili a contesti più vasti <strong>di</strong> quelli che sono oggetto<br />

del nostro lavoro, riuscendo meglio a comprendere ed<br />

a essere terapeutici <strong>di</strong> fronte al <strong>di</strong>sagio mentale.<br />

Bibliografia<br />

1 Lin KM, Poland RE, Anderson D. Psychopharmacology, Ethnicity<br />

and Culture, Transcultural Psychiatric Research Review,<br />

1995;32:3-41.<br />

2 Mezzich JE, Kleinman A, Fabrega H, Parron DL. Culture and<br />

Psychiatric Diagnosis: a DSM IV Perspective. Washington DC:<br />

American Psychiatric Press 1996.<br />

3 Kareem J, Littlewood R. Intercultural Theraphy. Oxford:<br />

Blackwell Science ltd. 1992.<br />

222


223<br />

BRAINSTORMING IN NEUROPSICHIATRIA<br />

VENERDÌ 24 FEBBRAIO - ORE 18.00-19.30<br />

SALA MONTEMARIO<br />

Brainstorming in Neuropsichiatria.<br />

Contributi <strong>di</strong> ricerca delle Scuole <strong>di</strong> Specializzazione<br />

in Neurologia e <strong>Psichiatria</strong><br />

Gli effetti dei farmaci antidepressivi<br />

in pazienti parkinsoniani con psicosi<br />

e depressione in comorbilità<br />

N. Caravona, M. Valente, E. Fabrizio, A. Alessandri,<br />

L. Pratesi * , P. Zughegna, G. Meco<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche, Università <strong>di</strong> Roma<br />

La Sapienza”; * Fondazione S. Lucia, Roma<br />

Introduzione: la malattia <strong>di</strong> Parkinson è una patologia neurodegenerativa<br />

caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> sintomi motori<br />

come bra<strong>di</strong>cinesia, rigi<strong>di</strong>tà e tremore. Stu<strong>di</strong> clinici hanno,<br />

però, messo in evidenza che in un’alta percentuale <strong>di</strong> pazienti<br />

si manifestano anche sintomi non motori <strong>di</strong> tipo psichico.<br />

Infatti, circa il 40% dei pazienti sviluppa una depressione<br />

del tono dell’umore, mentre in circa il 25% dei pazienti<br />

compaiono allucinazioni e sintomi psicotici. In quest’ultimo<br />

gruppo, alla sintomatologia psicotica può associarsi<br />

anche una depressione del tono dell’umore. In letteratura,<br />

l’uso <strong>di</strong> antidepressivi sembra in alcuni casi migliorare<br />

e in altri peggiorare la sintomatologia <strong>di</strong> tipo psicotico.<br />

L’obiettivo <strong>di</strong> tale stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> identificare i fattori che determinano<br />

il miglioramento o il peggioramento <strong>della</strong> sintomatologia<br />

psicotica nei pazienti parkinsoniani trattati con antidepressivi.<br />

Meto<strong>di</strong>: abbiamo incluso in questo stu<strong>di</strong>o 20 pazienti<br />

parkinsoniani con depressione e sintomi <strong>di</strong> tipo psicotico.<br />

Tutti i pazienti presentavano allucinazioni visive e alcuni<br />

anche allucinazioni u<strong>di</strong>tive e deliri. Abbiamo correlato,<br />

quin<strong>di</strong>, la risposta ai farmaci antidepressivi con l’età, la durata<br />

<strong>di</strong> malattia e <strong>di</strong> terapia, il grado <strong>di</strong> malattia, il deterioramento<br />

cognitivo, l’uso <strong>di</strong> farmaci dopaminergici e le mo<strong>di</strong>fiche<br />

<strong>della</strong> sintomatologia <strong>di</strong> tipo psicotico.<br />

Sesso M: 6 (30%); F: 14 (70%)<br />

Età me<strong>di</strong>a 75,3 (62-85)<br />

Scala Hohen-Yahr 2,7 (2-3)<br />

Deterioramento cognitivo (si) 5 (25%)<br />

(no) 15 (75%)<br />

DA agonisti (si) 7 (35%)<br />

(no) 13 (65%)<br />

L-dopa mg/<strong>di</strong>e 598 (200-900)<br />

Risultati: nel nostro gruppo <strong>di</strong> pazienti i sintomi psicotici<br />

sono migliorati nettamente in coloro che presentavano, associata<br />

a deliri e allucinazioni, specialmente u<strong>di</strong>tive, una<br />

MODERATORI<br />

G. Meco, P. Pancheri<br />

grave sintomatologia depressiva in assenza <strong>di</strong> un deterioramento<br />

cognitivo. La stessa sintomatologia, invece, è peggiorata<br />

o rimasta stabile nei pazienti che mostravano un severo<br />

deterioramento cognitivo, un’età più avanzata, allucinazioni<br />

prevalentemente <strong>di</strong> tipo visivo e un basso livello <strong>di</strong><br />

depressione. L’effetto antidepressivo era presente in entrambe<br />

i gruppi, ma era particolarmente significativo nei pazienti<br />

che presentavano un miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia<br />

psicotica.<br />

Conclusioni: il dato più importante che abbiamo ottenuto<br />

dal nostro stu<strong>di</strong>o è che nel caso <strong>di</strong> pazienti affetti da malattia<br />

<strong>di</strong> Parkinson, che sviluppino sia una grave depressione<br />

del tono dell’umore che una sintomatologia caratterizzata da<br />

<strong>di</strong>spercezioni e deliri, una terapia antidepressiva, in assenza<br />

<strong>di</strong> un deterioramento cognitivo, può essere utile nel trattamento<br />

<strong>di</strong> entrambi i versanti psichiatrici. In presenza <strong>di</strong> un<br />

deterioramento delle funzioni cognitive, invece, è molto<br />

probabile che una terapia con farmaci antidepressivi possa<br />

peggiorare i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong>spercettivi.<br />

Segni neurologici sfumati e variabili<br />

patogenetiche e cliniche nella Schizofrenia<br />

R. Clemente, S. Gherardelli, G. Manuali, A. Quartini,<br />

V. Orlan<strong>di</strong>, M. Paolemili, G. Bersani, P. Pancheri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: si parla <strong>di</strong> “Segni neurologici sfumati” (Neurological<br />

Soft Signs; NSS) per in<strong>di</strong>care alterazioni neurologiche<br />

apparentemente non localizzabili in un’area ben precisa<br />

<strong>di</strong> lesione a carico del Sistema Nervoso Centrale ed interpretate<br />

pertanto come in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sfunzione encefalica<br />

<strong>di</strong>ffusa. Numerose evidenze in<strong>di</strong>cano una maggior prevalenza<br />

e severità <strong>di</strong> NSS in pazienti schizofrenici, rispetto ad<br />

altri pazienti psichiatrici ed a soggetti sani, tanto da esser<br />

descritti nel DSM IV (1994) tra le caratteristiche fisiche associate<br />

alla schizofrenia. Un folto corpo <strong>di</strong> dati sperimentali<br />

sostiene l’ipotesi che i NSS rappresentino caratteristiche<br />

<strong>di</strong> tratto <strong>della</strong> schizofrenia, stabili nel tempo ed in<strong>di</strong>pendenti<br />

dal trattamento farmacologico. Tali dati, assieme alle evidenze<br />

relative alla presenza <strong>di</strong> NSS in soggetti ad alto rischio<br />

per schizofrenia ancor prima del loro esor<strong>di</strong>o psicotico<br />

ed anche in familiari <strong>di</strong> primo grado <strong>di</strong> pazienti schizofrenici,<br />

suggeriscono che tali segni rappresentino un in<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzione cerebrale strettamente legato alle alterazioni<br />

neurobiologiche implicate nella genesi <strong>della</strong> schizofrenia.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il presente lavoro costituisce una rassegna<br />

degli stu<strong>di</strong> effettuati sull’argomento dal nostro gruppo<br />

<strong>di</strong> ricerca, con l’obiettivo <strong>di</strong> indagare i rapporti tra NSS


BRAINSTORMING IN NEUROPSICHIATRIA<br />

e variabili patogenetiche e cliniche nella schizofrenia. In<br />

particolare, è stata esaminata la prevalenza <strong>di</strong> NSS in un<br />

campione <strong>di</strong> pazienti schizofrenici in confronto a soggetti<br />

sani <strong>di</strong> controllo. Successivamente, è stata valutata l’eventuale<br />

relazione, in pazienti schizofrenici, tra NSS e <strong>di</strong>mensioni<br />

psicopatologiche, deficit cognitivi, in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> alterazione<br />

strutturale cerebrale in<strong>di</strong>viduabili me<strong>di</strong>ante RMN, anamnesi<br />

<strong>di</strong> Complicanze Ostetriche (CO) ed abuso <strong>di</strong> cannabis.<br />

Infine, sono stati valutati gli eventuali effetti del trattamento<br />

farmacologico con antipsicotici nell’etiopatogenesi dei<br />

NSS.<br />

Risultati: dai risultati degli stu<strong>di</strong> condotti, emerge una maggior<br />

prevalenza e severità <strong>di</strong> NSS in pazienti schizofrenici<br />

rispetto a soggetti sani <strong>di</strong> controllo ed un’associazione significativa<br />

tra NSS e sintomatologia negativa e cognitiva<br />

<strong>della</strong> schizofrenia (in particolare, deficit delle funzioni esecutive).<br />

Alcune correlazioni significative, inoltre, sono state<br />

riscontrate tra specifici segni neurologici sfumati e <strong>di</strong>versi<br />

in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> misurazioni cerebrali, in particolare atrofia del verme<br />

del cervelletto. Il ruolo <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> rischio non genetici<br />

<strong>della</strong> schizofrenia nella genesi dei NSS sembra essere limitato<br />

ad insulti ambientali precoci, quali quelli risultanti da<br />

CO (pazienti con storia <strong>di</strong> CO presentano una maggior prevalenza<br />

<strong>di</strong> NSS), mentre non può essere chiamato in causa<br />

per insulti ambientali successivi, quali l’abuso <strong>di</strong> cannabis<br />

(una maggior frequenza <strong>di</strong> NSS emerge in pazienti non abusatori<br />

rispetto ad abusatori). Infine non è emersa alcuna correlazione<br />

significativa tra NSS e tipo <strong>di</strong> farmaco antipsicotico<br />

assunto, a conferma <strong>della</strong> loro in<strong>di</strong>pendenza dal trattamento<br />

farmacologico.<br />

Conclusioni: il complesso dei dati presentati conferma<br />

quanto riportato in letteratura circa una più elevata incidenza<br />

<strong>di</strong> NSS in pazienti schizofrenici rispetto alla popolazione<br />

generale, in<strong>di</strong>pendentemente da un potenziale ruolo del trattamento<br />

farmacologico. I risultati dei nostri lavori suggeriscono,<br />

piuttosto, che tali segni siano in rapporto con aspetti<br />

<strong>di</strong> base <strong>della</strong> schizofrenia, quali i deficit cognitivi e le alterazioni<br />

cerebrali in<strong>di</strong>viduabili in soggetti affetti me<strong>di</strong>ante<br />

tecniche <strong>di</strong> brain imaging. Inoltre, sembra emergere la possibilità<br />

<strong>di</strong> un ruolo <strong>di</strong>retto, nella loro genesi, <strong>di</strong> fattori patogenetici<br />

<strong>di</strong> tipo non genetico quali insulti cerebrali precoci<br />

riferibili a CO.<br />

Bibliografia<br />

1 Bombin I, Arango C, Buchanan RW. Significance and meaning<br />

of neurological signs in schizophrenia: two decades later. Schizophr<br />

Bull 2005;31:962-77.<br />

2 Bersani G, Gherardelli S, Clemente R, Di Giannantonio M, Grilli<br />

A, Conti CM, et al. Neurologic soft signs in schizophrenic patients<br />

treated with conventional and atypical antipsychotics. J<br />

Clin Psychopharmacol 2005;25:372-5.<br />

3 Bersani G, Clemente R, Gherardelli S, Pancheri P. Deficit of Executive<br />

Functions in Schizophrenia: Relationship to Neurological<br />

Soft Signs and Psychopathology. Psychopathology<br />

2004;18:118-23.<br />

4 Bersani G, Orlan<strong>di</strong> V, Gherardelli S, Pancheri P. Cannabis and<br />

neurological soft signs in schizophrenia: absence of relationship<br />

and influence on psychopathology. Psychopathology<br />

2002;35:289-95.<br />

5 Heinrichs DW, Buchanan RW. Significance and meaning of neurological<br />

soft signs in schizophrenia. Am J Psychiatry<br />

1988;145:11-8.<br />

Alessitimia, percezione <strong>della</strong> fatica, sintomi<br />

depressivi e qualità <strong>della</strong> vita nella Sclerosi<br />

Multipla. Uno stu<strong>di</strong>o longitu<strong>di</strong>nale<br />

B. Bo<strong>di</strong>ni, G. Mandarelli * , E. Sbar<strong>della</strong>, I. Pestalozza,<br />

V. Tomassini, C. Gasperini ** , G.L. Lenzi, P. Pancheri * ,<br />

C. Pozzilli<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche, * Dipartimento <strong>di</strong><br />

Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica, Università <strong>di</strong><br />

Roma “La Sapienza”; ** Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche,<br />

Ospedale “San Camillo”, Roma<br />

Introduzione: la Sclerosi Multipla (SM) è una patologia infiammatoria<br />

cronica demielinizzante del sistema nervoso<br />

centrale che colpisce prevalentemente la sostanza bianca,<br />

potendo anche determinare per<strong>di</strong>ta neuronale. Il decorso<br />

<strong>della</strong> SM è tipicamente caratterizzato da una compromissione<br />

a carattere multi<strong>di</strong>mensionale che può produrre alterazioni<br />

delle funzioni neurologiche, cognitive, dei meccanismi<br />

<strong>di</strong> processamento delle emozioni e mo<strong>di</strong>ficazioni del tono<br />

dell’umore. Stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali in<strong>di</strong>cano un significativo<br />

impatto <strong>della</strong> SM sulla qualità <strong>di</strong> vita (QoL); comorbi<strong>di</strong>tà<br />

psichiatriche e <strong>di</strong>sabilità fisica sembrano essere i principali<br />

fattori determinanti il grado <strong>di</strong> compromissione <strong>della</strong> QoL.<br />

Numerosi stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato un’elevata prevalenza <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbi psicopatologici in pazienti con SM, in particolare<br />

dello spettro depressivo. Negli ultimi anni si è delineato,<br />

inoltre, un crescente interesse per lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> variabili personologiche<br />

in pazienti affetti da SM. Recenti evidenze<br />

sembrano in<strong>di</strong>care che questi pazienti presentano un’alterazione<br />

dei meccanismi <strong>di</strong> reattività emozionale, correlata al<br />

grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità misurato tramite la Expanded Disability<br />

Status Scale (EDSS). L’alessitimia è un tratto <strong>di</strong> personalità<br />

caratterizzato da una riduzione del pensiero astratto e da una<br />

scarsa capacità <strong>di</strong> identificare e <strong>di</strong> esprimere verbalmente le<br />

proprie emozioni. Scopo dello stu<strong>di</strong>o è la valutazione delle<br />

possibili relazioni tra alessitimia, sintomi depressivi, percezione<br />

<strong>della</strong> fatica e compromissione delle funzioni cognitive<br />

in pazienti affetti da SM.<br />

Meto<strong>di</strong>: la popolazione in stu<strong>di</strong>o è costituita da un campione<br />

<strong>di</strong> pazienti ambulatoriali affetti da SM reci<strong>di</strong>vante-remittente<br />

in trattamento con IFN-β1a da almeno un anno. I pazienti<br />

sono stati sottoposti a valutazione clinica neurologica<br />

(con determinazione del punteggio EDSS) e a valutazione<br />

neuropsicologica attraverso l’utilizzo <strong>della</strong> batteria breve <strong>di</strong><br />

Rao. Sono state somministrate inoltre le seguenti scale <strong>di</strong><br />

valutazione: la Toronto Alexithymia Scale a 20 item (TAS-<br />

20), la Beck Depression Inventory (BDI), la Fatigue Severity<br />

Scale (FSS), la Multiple Sclerosis Quality of Life a 54<br />

item (MSQoL-54). Il protocollo prevede queste valutazioni<br />

ogni sei mesi, per un periodo <strong>di</strong> due anni.<br />

Risultati: i dati preliminari che emergono dall’analisi <strong>di</strong> un<br />

campione <strong>di</strong> 66 pazienti, 39 donne e 27 uomini (Età: 35,7 ±<br />

9,8), in<strong>di</strong>cano, tra i risultati che verranno presentati, una<br />

correlazione positiva tra alessitimia al baseline e percezione<br />

<strong>della</strong> fatica misurata nel corso delle prime 2 valutazioni <strong>di</strong><br />

follow-up. L’analisi dei dati <strong>di</strong> correlazione tra alessitimia e<br />

le altre variabili cliniche è tuttora in corso.<br />

Conclusioni: i risultati preliminari sembrano suggerire che<br />

alcune caratteristiche personologiche, come l’alessitimia,<br />

potrebbero me<strong>di</strong>are l’impatto <strong>della</strong> SM su alcuni sintomi somatici<br />

non esclusivamente correlati alle lesioni del SNC,<br />

come la percezione <strong>della</strong> fatica.<br />

224


Bibliografia<br />

Kleeberg J, Bruggimann L, Annoni JM, van Melle G, Bogousslavsky<br />

J, Schluep M. Altered decision-making in multiple sclerosis:<br />

a sign of impaired emotional reactivity? Ann Neurol<br />

2004;56:787-95.<br />

Mitchell AJ, Benito-Leon J, Gonzalez JM, Rivera-Navarro J. Quality<br />

of life and its assessment in multiple sclerosis: integrating<br />

physical and psychological components of wellbeing. Lancet<br />

Neurol 2005;4:556-66.<br />

Galeazzi GM, Ferrari S, Giaroli G, Mackinnon A, Merelli E, Motti<br />

L, Rigatelli M. Psychiatric <strong>di</strong>sorders and depression in multiple<br />

sclerosis outpatients: impact of <strong>di</strong>sability and interferon beta<br />

therapy. Neurol Sci 2005;26:255-62.<br />

Comorbi<strong>di</strong>tà psichiatrica nella cefalea<br />

da abuso <strong>di</strong> analgesici. Risultati preliminari<br />

<strong>di</strong> un trattamento multi<strong>di</strong>sciplinare<br />

L. Di Clemente, M. Altieri, R. Di Giambattista, L. Tarsitani<br />

* , A. Mercurio, E. Tarolla * , G.L. Lenzi, M. Bion<strong>di</strong> * ,<br />

V. Di Piero<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche, * Dipartimento <strong>di</strong><br />

Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica, Università <strong>di</strong><br />

Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: la cefalea da abuso <strong>di</strong> farmaci (Me<strong>di</strong>cation<br />

Overuse Headache, MOH) è una patologia invalidante, poco<br />

riconosciuta, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile gestione clinica, associata ad un’elevata<br />

comorbi<strong>di</strong>tà psichiatrica. Scopo dello stu<strong>di</strong>o è stato valutare<br />

l’efficacia <strong>di</strong> un trattamento integrato, farmacologico e<br />

psicoterapico, in un campione <strong>di</strong> pazienti affetti da MOH.<br />

Meto<strong>di</strong>: sono stati inclusi consecutivamente i pazienti affetti<br />

da MOH, secondo i criteri dell’International Headache<br />

Society afferiti al Centro Cefalee <strong>della</strong> Clinica Neurologica<br />

A, senza altre patologie me<strong>di</strong>che. Il <strong>di</strong>segno dello stu<strong>di</strong>o<br />

prevedeva un videat neurologico con la raccolta <strong>di</strong> dati clinici<br />

e standar<strong>di</strong>zzati sulla cefalea, un’intervista psichiatrica<br />

e quattro colloqui <strong>di</strong> valutazione psico<strong>di</strong>namica. I pazienti<br />

sono stati trattati con una terapia farmacologia <strong>di</strong>sintossicante<br />

ed a tutti è stato proposto un ciclo <strong>di</strong> terapia psico<strong>di</strong>-<br />

Tab. I.<br />

225<br />

BRAINSTORMING IN NEUROPSICHIATRIA<br />

namica breve. Tutti i pazienti sono stati rivalutati dopo 6<br />

mesi.<br />

Risultati: i risultati sono riportati nella tabella 1. Sono stati<br />

reclutati 21 pazienti (1 uomo, 20 donne, età me<strong>di</strong>a 46,1 ±<br />

10,1 anni). Tutti presentavano un evidente abuso <strong>di</strong> analgesici<br />

con impatto <strong>della</strong> cefalea sulla qualità <strong>di</strong> vita particolarmente<br />

elevato. È stata rilevata una elevata comorbi<strong>di</strong>tà psichiatrica,<br />

principalmente <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi d’ansia e depressivi.<br />

Dieci pazienti hanno accettato il trattamento integrato. Al<br />

follow-up, il miglioramento è risultato superiore nei pazienti<br />

sottoposti a trattamento integrato rispetto alla sola terapia<br />

farmacologica.<br />

Conclusioni: questi dati preliminari suggeriscono una maggiore<br />

efficacia dell’approccio integrato rispetto alla sola terapia<br />

farmacologica, particolarmente evidente nell’interruzione<br />

dell’abuso <strong>di</strong> analgesici. I pazienti con MOH, spesso<br />

resistenti alla farmacoterapia, potrebbero giovarsi <strong>di</strong> trattamento<br />

psicoterapico breve.<br />

Il ruolo <strong>della</strong> formazione reticolare<br />

nell’ansia somatica. Dati da un campione<br />

<strong>di</strong> pazienti psichiatrici<br />

E. Tarolla, L. Tarsitani, F. Galeotti * , A. Truini * , G. Cruccu<br />

* , M. Bion<strong>di</strong>, P. Pancheri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche, Università <strong>di</strong><br />

Roma“La Sapienza”<br />

Introduzione: l’ansia somatica, espressa attraverso un insieme<br />

<strong>di</strong> sintomi autonomici, muscoloscheletrici, gastrointestinali,<br />

car<strong>di</strong>ovascolari e respiratori, ha un ruolo centrale<br />

nei <strong>di</strong>sturbi d’ansia, e tali sintomi sono un frequente motivo<br />

<strong>di</strong> richieste assistenziali nella primary care.<br />

È verosimile che alcune strutture troncoencefaliche, dotate<br />

<strong>di</strong> un ruolo importante nel controllo <strong>della</strong> frequenza car<strong>di</strong>aca<br />

e respiratoria, del tono muscolare e dell’attivazione del<br />

sistema nervoso autonomo possano essere implicate nella<br />

patogenesi <strong>della</strong> sintomatologia somatica dell’ansia. Questa<br />

Trattamento integrato (n = 10) Trattamento farmacologico (n = 11)<br />

Baseline Post-trattamento Variazione Baseline Post-trattamento Variazione<br />

dal dal<br />

baseline baseline<br />

Giorni <strong>di</strong> 30 ± 0 15,3 ± 12,2 48,8% 27,5 ± 6,1 18,7 ± 10,9 32,1%<br />

cefalea/mese<br />

Farmaci 72,7 ± 28,5 8,3 ± 9,4 86,9% 59,3 ± 23,4 19,2 ± 10,5 * 67,6%<br />

assunti/mese<br />

HIT-6 70,5 ± 3,7 63,2 ± 6,2 10,5% 67,2 ± 6,7 62,2 ±4,32 7,4%<br />

Pattern 0 66% 0 33%<br />

episo<strong>di</strong>co<br />

* p = 0,04. Nella valutazione post-trattamento: trattamento integrato vs. trattamento farmacologico


BRAINSTORMING IN NEUROPSICHIATRIA<br />

ipotesi, a nostra conoscenza, non risulta indagata nella letteratura<br />

scientifica.<br />

Obiettivo del lavoro presentato è la valutazione dell’eccitabilità<br />

degli interneuroni troncoencefalici, utilizzando lo stu<strong>di</strong>o<br />

del ciclo <strong>di</strong> recupero <strong>della</strong> componente R2 del blink reflex<br />

(me<strong>di</strong>ata da un circuito polisinaptico che attraversa la<br />

formazione reticolare) in un campione <strong>di</strong> pazienti affetti da<br />

<strong>di</strong>sturbi d’ansia.<br />

Metodologia: sono stati reclutati 23 pazienti (con un punteggio<br />

maggiore <strong>di</strong> 35 nelle sottoscale stato e tratto dello<br />

STAI-Y) valutati con intervista clinica e scala <strong>di</strong> Hamilton<br />

per l’Ansia (Ham-A). È stato effettuato lo stu<strong>di</strong>o del ciclo <strong>di</strong><br />

recupero <strong>della</strong> componente R2 del blink reflex all’intervallo<br />

<strong>di</strong> 500 ms.<br />

Risultati: è stata riscontrata una correlazione positiva significativa<br />

tra la percentuale <strong>di</strong> recupero <strong>della</strong> componente R2<br />

del blink reflex al tempo <strong>di</strong> 500 ms e il punteggio <strong>della</strong> sottoscala<br />

somatica (item 7-13) (r = ,540, p = ,008) <strong>della</strong> scala<br />

Ham-A.<br />

Conclusioni: i risultati suggeriscono l’esistenza <strong>di</strong> rapporti<br />

tra l’eccitabilità dei circuiti neuronali troncoencefalici che<br />

me<strong>di</strong>ano l’R2 e l’ansia somatica. In particolare, la correlazione<br />

riscontrata tra la sottoscala somatica dell’Ham-A e il<br />

recupero <strong>della</strong> componente R2 sembra confermare l’ipotesi<br />

<strong>di</strong> una facilitazione, me<strong>di</strong>ata dalla formazione reticolare, dei<br />

circuiti neuronali implicati nella genesi <strong>della</strong> sintomatologia<br />

somatica dell’ansia.<br />

Bibliografia<br />

1 Bion<strong>di</strong> M. Psicobiologia del sistema neurovegetativo. In:<br />

Pancheri P, ed. Trattato <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina psicosomatica. Firenze: US-<br />

ES E<strong>di</strong>zioni Scientifiche 1984.<br />

2 Cruccu G, Deuschl G. The clinical use of brainstem reflexes<br />

and hand-muscle reflexes. Clin Neurophysiol 2000; 111: 371-<br />

387<br />

3 Lang PJ, Bradley MM, Cuthbert BN. Emotion, motivation, and<br />

anxiety: brain mechanisms and psychophysiology. Biol Psychiatry<br />

1998; 44: 1248-1263<br />

226


I Poster<br />

a cura <strong>di</strong><br />

Maria Caredda


fhdhdsh


1. La consulenza psichiatrica nei reparti<br />

<strong>di</strong> degenza <strong>di</strong> un ospedale generale: analisi<br />

<strong>della</strong> richiesta formulata ad un servizio<br />

psichiatrico <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi e cura<br />

D. Acri, R. De Sanctis, P. Roma * , M. Donnini *<br />

SPDC Ospedale “Sandro Pertini” <strong>di</strong> Roma; * Clinica Psichiatrica<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Lo stu<strong>di</strong>o nasce dall’esigenza <strong>di</strong> articolare l’attività <strong>di</strong> consulenza<br />

attraverso una più proficua e stretta collaborazione<br />

con i colleghi <strong>di</strong> reparto che permetta <strong>di</strong> evitare, quanto più<br />

possibile, domande ridondanti se non ad<strong>di</strong>rittura inutili ed<br />

incongrue <strong>di</strong> consulenza. In particolare, gli obiettivi dello<br />

stu<strong>di</strong>o possono essere così sintetizzati:<br />

1. definire il profilo del paziente per cui più <strong>di</strong> frequente è<br />

stata fatta richiesta <strong>di</strong> consulenza;<br />

2. valutare la congruità e l’opportunità <strong>della</strong> domanda <strong>di</strong><br />

consultazione;<br />

3. rilevare gli eventuali effetti del videat psichiatrico sull’andamento<br />

<strong>della</strong> degenza.<br />

Sulla base degli obiettivi proposti, è stata utilizzata la<br />

“Scheda Rilevazione Dati-Consulenza Psichiatrica Ospedaliera”,<br />

revisione italiana <strong>della</strong> Patient Registration Form<br />

dell’European Consultation Liaison Workgroup (ECLW).<br />

La scheda permette la standar<strong>di</strong>zzazione e la confrontabilità<br />

delle informazioni raccolte che riguardano varie aree quali,<br />

tra l’altro, tipologia del paziente e <strong>della</strong> richiesta <strong>di</strong> consulenza,<br />

urgenza <strong>della</strong> domanda e tempi <strong>di</strong> effettuazione del<br />

videat, <strong>di</strong>agnosi psichiatrica eventualmente posta dal consulente,<br />

intervento <strong>di</strong> collegamento effettuato e suggerimenti<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne farmacologico.<br />

Finalità dello stu<strong>di</strong>o è stata quella <strong>di</strong> valutare nel suo complesso<br />

l’attività <strong>di</strong> consultazione svolta dagli psichiatri del<br />

SPDC dell’ospedale “S. Pertini” <strong>di</strong> Roma in un arco <strong>di</strong> tempo<br />

compreso tra febbraio 2002 e settembre 2003. Le richieste<br />

<strong>di</strong> consulenza riguardavano un totale <strong>di</strong> 526 pazienti ricoverati<br />

nei <strong>di</strong>versi reparti ospedalieri; <strong>di</strong> questi 254 erano<br />

maschi (48,3%) e 272 femmine (51,7%).<br />

L’età me<strong>di</strong>a era per i maschi pari a 60,2 ± 19,1 a. (range 16-<br />

102 a.) mentre per le femmine era eguale a 61,5 ± 18,8 a.<br />

(range: 15-93 a.); più <strong>della</strong> metà del campione (50,9%) aveva<br />

un’età compresa tra 65 e ≥ 85 a. La scolarizzazione era<br />

per il 60,1% fino alla scuola dell’obbligo con una piccola<br />

area <strong>di</strong> analfabetismo (0,6%); esiguo era il numero <strong>di</strong> pazienti<br />

con <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> scuola me<strong>di</strong>a superiore o <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong><br />

laurea (4,9%).<br />

L’analisi statistica dei dati è stata condotta con il programma<br />

SPSS versione 13,0. Per ogni singola variabile sono state<br />

eseguite analisi descrittive (me<strong>di</strong>e, deviazioni standard,<br />

analisi delle frequenze). Sono state effettuate correlazioni <strong>di</strong><br />

Pearson tra la data <strong>della</strong> richiesta consulenza/data del ricovero<br />

e data <strong>di</strong> <strong>di</strong>missione/data del ricovero. Il livello <strong>di</strong> significatività<br />

è stato fissato per valori <strong>di</strong> p < ,05 in ipotesi bi<strong>di</strong>rezionale.<br />

Il motivo che più <strong>di</strong> frequente ha indotto il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> reparto<br />

a sollecitare la consulenza psichiatrica è stata la <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> depressione (24,1%) seguita da agitazione (15,2%).<br />

È stata trovata una correlazione statisticamente significativa<br />

tra minor tempo intercorrente tra data del ricovero e la richiesta<br />

<strong>di</strong> consulenza (r = 0,725; Sig. = < ,001) ed una minor<br />

durata del ricovero. Da sottolineare che il 91% delle<br />

229<br />

GIORN ITAL PSICOPAT 2006; 12 (SUPPL. AL N. 1): 227-414<br />

consulenze è stato realizzato entro 24 ore dalla domanda <strong>di</strong><br />

videat.<br />

Anche se sono auspicabili ulteriori conferme, dai risultati<br />

emersi in questo stu<strong>di</strong>o è ipotizzabile una riduzione <strong>della</strong><br />

durata <strong>della</strong> degenza attraverso un’attenta e precoce attività<br />

<strong>di</strong> consulenza. In futuro, il servizio <strong>di</strong> psichiatria <strong>di</strong> consultazione<br />

e collegamento dovrà essere in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare,<br />

specie all’istituzione in cui opera, la propria utilità anche in<br />

termini <strong>di</strong> costo-beneficio contribuendo, ad esempio, a ridurre<br />

i tempi <strong>di</strong> degenza e rendere così meno gravoso il ricovero<br />

per il paziente.<br />

2. Sindrome da Discontrollo Emozionale<br />

e patologia del lobo frontale: l’approccio<br />

neuropsicologico<br />

A.C. Altamura¸ S. Pozzoli, R. Bassetti<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze cliniche<br />

“Luigi Sacco”, Università <strong>di</strong> Milano, Milano<br />

Introduzione: dati clinici preliminari hanno evidenziato<br />

che in soggetti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Episo<strong>di</strong>o Depressivo Maggiore<br />

o Disturbo Depressivo NAS esor<strong>di</strong>to tra i 45 e i 65 anni<br />

siano riscontrabili peculiarità nella presentazione clinica,<br />

il che ha portato ad ipotizzare l’esistenza <strong>di</strong> una sindrome<br />

specifica denominata “Sindrome da Discontrollo Emozionale”<br />

(EDS), che si correla alla presenza ra<strong>di</strong>ografica <strong>di</strong> alterazioni<br />

morfologiche cerebrali. Tali pazienti presentano<br />

punteggi me<strong>di</strong> globali e parziali più elevati al baseline alle<br />

scale <strong>di</strong> valutazione psichiatrica (HAM-D; HAM-A; CGI)<br />

ed una peggiore risposta al trattamento antidepressivo standard.<br />

Scopo: valutare se i pazienti con EDS presentano risultati<br />

patologici alla somministrazione <strong>di</strong> test neuropsicologici.<br />

Metodologia: ad un sottogruppo <strong>di</strong> pazienti è stata somministrata<br />

una batteria <strong>di</strong> test <strong>di</strong> valutazione <strong>della</strong> memoria anterograda,<br />

linguaggio, attenzione, intelligenza, abilità visuospaziale<br />

e test mirati alla valutazione globale <strong>della</strong> funzioni<br />

del lobo frontale, oltre al MMSE.<br />

Risultati: da un’analisi descrittiva preliminare dei risultati,<br />

non sembra siano evidenziabili grossolani deficit alle prestazioni<br />

testali.<br />

Discussione e conclusioni: il campione <strong>di</strong> pazienti testati<br />

necessita <strong>di</strong> essere ampliato, così da raggiungere una numerosità<br />

sufficiente per un’analisi statistica più approfon<strong>di</strong>ta,<br />

che dovrebbe confermare o meno la presenza <strong>di</strong> specifici<br />

deficit cognitivi in questo specifico gruppo <strong>di</strong> pazienti, essendo<br />

la letteratura al riguardo scarsa.<br />

Bibliografia<br />

1 Altamura AC, Bassetti R, Santini A, Frisoni GB, Mundo E.<br />

Emotional withdrawal, CT abnormalities and drug response in<br />

late life depression. Progr Neuropsychopharmacol Biol Psychiatry<br />

2004;28:349-54.<br />

2 Altamura AC, Bassetti R, Giansante M, Mundo E. Frontal lobe<br />

pathology, depression and anxiety: early clinical signs and possible<br />

therapeutic options. Int J Neuropsychopharmacol<br />

2004;7(Suppl 1):S62.


POSTER<br />

3. Quetiapina ed altri stabilizzatori<br />

dell’umore in mono- e in politerapia: analisi<br />

<strong>della</strong> sopravvivenza nel <strong>di</strong>sturbo bipolare I<br />

e II in follow-up aperto<br />

A.C. Altamura, S. Charitos, A. Gavarini, A. Ceralli,<br />

M. Giansante, G. Tacchini<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Cliniche,<br />

Università <strong>di</strong> Milano, Ospedale “Luigi Sacco”, Milano<br />

Le evidenze cliniche sull’utilizzo <strong>di</strong> quetiapina nel Disturbo<br />

Bipolare <strong>di</strong> tipo I e II sono limitate e non vi sono stu<strong>di</strong> naturalistici<br />

a lungo termine che confrontino l’efficacia delle<br />

<strong>di</strong>verse molecole impiegate.<br />

Il nostro stu<strong>di</strong>o vuole verificare retrospettivamente l’efficacia<br />

e la tollerabilità <strong>della</strong> quetiapina in alternativa ad altri<br />

stabilizzanti dell’umore nel <strong>di</strong>sturbo bipolare tipo I e II, sia<br />

in mono che in politerapia, in follow-up continuo a lungo<br />

termine: si tratta, infatti, <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o naturalistico, open-label<br />

il cui end-point viene definito come reci<strong>di</strong>va <strong>di</strong> tipo depressivo<br />

o <strong>di</strong> tipo maniacale.<br />

Sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o 289 pazienti ambulatoriali seguiti<br />

a partire dal 2000 (anno <strong>di</strong> apertura) presso il nostro<br />

centro con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DB I (N = 119) o II (N = 170), in accordo<br />

con i criteri del DSM-IV, d’ambo i sessi (95 M, 194 F),<br />

<strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a 52,61 ± 12,82 aa.<br />

Il campione è stato sud<strong>di</strong>viso in 8 gruppi <strong>di</strong> trattamento, tenuto<br />

conto che il trattamento stabilizzante l’umore veniva<br />

scelto dal curante liberamente sulla base del proprio giu<strong>di</strong>zio<br />

clinico: quetiapina (N = 41), litio (N = 39), acido valproico<br />

(N = 73), lamotrigina (N = 31), polifarmacoterapia con quetiapina<br />

e litio (N = 25), polifarmacoterapia con quetiapina e<br />

acido valproico (N = 23), monoterapia comprendente gli altri<br />

stabilizzatori dell’umore (N = 29) ed altre politerapie non<br />

comprendenti quetiapina (N = 28).<br />

Per ciascun gruppo <strong>di</strong> trattamento sono stati considerati il dosaggio,<br />

la concentrazione plasmatica, le ricadute sia in senso<br />

depressivo che maniacale, valutandone il tipo, la numerosità<br />

e i mesi effettivi <strong>di</strong> stabilizzazione.<br />

Per gli otto gruppi <strong>di</strong> trattamento è stata compiuta un’analisi<br />

<strong>della</strong> sopravvivenza secondo Kaplan-Meier: si è calcolato<br />

l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sopravvivenza assoluto e percentuale.<br />

È stata calcolata dapprima la curva <strong>di</strong> sopravvivenza alla<br />

prima ricaduta lieve maniacale, ipomaniacale o depressiva,<br />

non abbastanza grave da mo<strong>di</strong>ficare la terapia e quin<strong>di</strong> far<br />

uscire il soggetto dallo stu<strong>di</strong>o; si è proceduto quin<strong>di</strong> all’analisi<br />

<strong>della</strong> sopravvivenza a lungo termine utilizzando il calcolo<br />

del prodotto limite <strong>di</strong> Kaplan-Meier (analisi <strong>di</strong> sopravvivenza).<br />

Bibliografia<br />

Altamura AC. Novel antipsychotics and the problem of clinical stabilization:<br />

are they “stabilizer” rather than typical compounds?<br />

Int Clin Psychopharmacol 1996:11:1-3.<br />

Altamura AC, Salvatori D, Madaro D, Santini A, Mundo E. Efficacy<br />

and tolerability of quetiapine in the treatment of bipolar <strong>di</strong>sorder:<br />

preliminary evidence from a 12-month open label study.<br />

J Affect Dis 2003:76:267-71.<br />

Altamura AC, Madaro D, Salvatori D. Quetiapine in acute mania a<br />

case report with 6 month follow-up. Int J Psychiatry Clin Pract<br />

2001:5:283-5.<br />

4. Contenuto onirico nell’anoressia nervosa<br />

M.M. Anelli, S. Erzegovesi, L. Bello<strong>di</strong>, L. Ferini-Strambi<br />

Università Vita-Salute, San Raffaele Turro, Milano<br />

Il contenuto onirico nei <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> condotta alimentare<br />

(DCA) è stato scarsamente indagato e non esistono dati sulla<br />

prevalenza <strong>di</strong> sogni tipici. Lo scopo dello stu<strong>di</strong>o è stato<br />

valutare quantitativamente i contenuti onirici e i sogni tipici<br />

in un campione <strong>di</strong> soggetti affetti da AN. Venti pazienti<br />

(F; età:14-32 aa.) con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> AN secondo DSM-IV e 20<br />

coetanee sane con anamnesi negativa per DCA e non in corso<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>eta, hanno partecipato allo stu<strong>di</strong>o. Un totale <strong>di</strong> 136 e<br />

156 sogni sono stati raccolti rispettivamente nelle pazienti<br />

AN e nei controlli, secondo il metodo <strong>di</strong> Hall e Van de Castle<br />

e le relative caratteristiche oniriche sono state calcolate<br />

me<strong>di</strong>ante programma DREAM SAT. È stato somministrato<br />

inoltre il Questionario dei sogni tipici. I sogni delle pazienti<br />

con AN presentavano personaggi appartenenti maggiormente<br />

al gruppo familiare (37% vs. 19% p < 0,0001) che alle<br />

amicizie (26% vs. 46% p < 0,0001), rispetto alle coetanee<br />

sane. Risultavano aumentate le interazioni aggressive (prevalentemente<br />

verbali e soprattutto subite, 54% vs. 37% p =<br />

0,005), ridotte quelle amichevoli (43% vs. 61% p = 0,002),<br />

mentre quasi del tutto assenti quelle a contenuto sessuale<br />

(2% vs. 13% p < 0,0001). Tematiche alimentari erano presenti<br />

in oltre un terzo <strong>della</strong> produzione onirica totale delle<br />

anoressiche (34,82% vs. 6%; p < 0,0001). Il sogno <strong>di</strong> mangiare<br />

piatti deliziosi e <strong>di</strong> essere soffocate o incapaci <strong>di</strong> respirare<br />

sono risultati più frequenti nella AN (p = 0,01 e p =<br />

0,008 rispettivamente). Il contenuto onirico nella AN risulta<br />

notevolmente alterato. Futuri stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali potranno<br />

valutare le eventuali trasformazioni del contenuto onirico<br />

associate alle mo<strong>di</strong>ficazioni fisiche e psichiche indotte dai<br />

<strong>di</strong>fferenti interventi terapeutici.<br />

5. Disturbi del sonno e cronotipo<br />

nell’anoressia nervosa<br />

M.M. Anelli, M.I. Fantini, S. Erzegovesi, L. Bello<strong>di</strong>,<br />

L. Ferini-Strambi<br />

Università Vita-Salute, San Raffaele Turro, Milano<br />

I <strong>di</strong>sturbi del sonno sono raramente riportati dai pazienti affetti<br />

da Anoressia Nervosa, i quali tendono ad utilizzare i perio<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> veglia per essere attivi. Esistono scarsi dati in letteratura<br />

riguardo alla qualità del sonno nella AN. Lo scopo<br />

dello stu<strong>di</strong>o è stato valutare la qualità soggettiva del sonno,<br />

il cronotipo e la prevalenza <strong>di</strong> Sindrome delle Gambe senza<br />

Riposo (Restless Legs Syndrome o RLS) nella AN. Venti pazienti<br />

(F; età: 14-32 anni) con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> AN secondo il<br />

DSM-IV e 20 coetanee sane con anamnesi negativa per <strong>di</strong>sturbi<br />

alimentari e non in corso <strong>di</strong> <strong>di</strong>eta, hanno partecipato<br />

allo stu<strong>di</strong>o. Sono stati somministrati l’In<strong>di</strong>ce <strong>della</strong> Qualità<br />

del Sonno <strong>di</strong> Pittsburgh (PSQI), la Composite Scale of Morningness<br />

<strong>di</strong> Natale & Alzani e l’International Restless Legs<br />

Syndrome Rating Scale (IRLSRS). Le pazienti anoressiche<br />

hanno riportato un punteggio totale al PSQI maggiore rispetto<br />

ai controlli, quale espressione <strong>di</strong> sonno <strong>di</strong>sturbato<br />

(7,7 ± 4,5 vs. 4,4 ± 2,9; p = 0,01), con una ridotta qualità<br />

soggettiva del sonno (1,5 ± 0,9 vs. 0,9 ± 0,6; p = 0,03), un<br />

230


uso maggiore <strong>di</strong> farmaci ipnoinducenti nel mese precedente<br />

(0,9 ± 1,4 vs. 0,5 ± 0,2; p = 0,01) e una frequenza più elevata<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi del sonno rispetto ai controlli (1,4 ± 0,5 vs.<br />

1,0 ± 0,3; p = 0,01). Il cronotipo delle pazienti con AN si è<br />

rivelato notevolmente più mattutino rispetto ai soggetti <strong>di</strong><br />

controllo (35,5 ± 6,0 vs. 30,6 ± 4,4; p = 0,005). Un’aumentata<br />

prevalenza <strong>di</strong> RLS è stata riscontrata nelle pazienti anoressiche<br />

[5/20 (25%) vs. 2/20 (10%), punteggio me<strong>di</strong>o IRL-<br />

SRS: 19,0 ± 8,6 vs. 16,6 ± 9,9]. La qualità soggettiva del<br />

sonno risulta alterata nelle pazienti con AN. La frequente<br />

coesistenza <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo depressivo potrebbe spiegare il<br />

profilo cronotipico osservato nella AN. Futuri stu<strong>di</strong> sono necessari<br />

al fine <strong>di</strong> confermare l’associazione tra AN e RLS.<br />

6. Atrofia ippocampale nel Disturbo posttraumatico<br />

da stress (PTSD): correlazioni<br />

con il tipo <strong>di</strong> evento traumatico e la gravità<br />

del <strong>di</strong>sturbo<br />

P.M. Annese, S. Calossi, A. Lombardelli, N. Polizzotto,<br />

M. Tavanti, L. Bossini, F. Pieraccini, P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

I dati <strong>della</strong> letteratura in<strong>di</strong>cano la presenza <strong>di</strong> una riduzione<br />

del volume ippocampale nel Disturbo Post-Traumatico da<br />

Stress (valutato tramite tecniche <strong>di</strong> Brain Imaging) e che tale<br />

alterazione anatomica è correlata con deficit cognitivi e<br />

con la gravità dei sintomi. Scopo <strong>della</strong> nostra ricerca è confermare<br />

i dati <strong>di</strong> un nostro precedente stu<strong>di</strong>o relativo all’atrofia<br />

ippocampale presente in soggetti affetti da PTSD tramite<br />

un allargamento del campione (30 pazienti) e valutare<br />

se i dati morfovolumetrici correlano con: la tipologia del<br />

trauma tramite la sud<strong>di</strong>visione del campione in soggetti affetti<br />

da PTSD secondario ad eventi <strong>di</strong> vita civile (n° 20) e<br />

secondario ad attentati terroristici (n. 10); alcune caratteristiche<br />

cliniche; alcune funzioni cognitive.<br />

30 pazienti affetti da PTSD drug free sono stati valutati tramite<br />

test psicometrici e neuropsicologici e sono stati valutati<br />

con RM cerebrale per la misurazione degli ippocampi; 30<br />

soggetti sani paragonabili al campione dei pazienti per sesso,<br />

età, peso e altezza sono stati reclutati come campione <strong>di</strong><br />

controllo per le misurazioni morfovolumetriche.<br />

I risultati <strong>della</strong> nostra indagine sperimentale confermano la<br />

presenza <strong>di</strong> un grado significativo <strong>di</strong> atrofia degli ippocampi<br />

dei soggetti affetti da PTSD rispetto ai controlli, mentre<br />

non sembrano emergere correlazioni con gli altri parametri<br />

considerati. Verranno presentati i dati relativi alla specificità<br />

<strong>della</strong> tipologia dell’evento traumatico nel determinare il<br />

danno neurobiologico.<br />

7. Disturbi <strong>di</strong> Personalità e autolesionismo<br />

in ambito penitenziario<br />

N. Anselmi, A. Pacileo<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: l’area dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità con il DSM-<br />

III del 1980 è emersa con preminenza imponendosi sui rag-<br />

231<br />

POSTER<br />

gruppamenti sindromici e sulla <strong>di</strong>agnosi. In regime detentivo<br />

questa <strong>di</strong>agnosi è particolarmente frequente, soprattutto<br />

“borderline” e “<strong>di</strong>sturbo antisociale”.<br />

Metodologia: la nostra osservazione <strong>di</strong>retta in ambito penitenziario<br />

ci ha consentito un’analisi del fenomeno autolesionistico<br />

nei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità.<br />

Risultati: su 100 pazienti visitati, il 75% presenta un <strong>di</strong>sturbo<br />

<strong>di</strong> personalità, <strong>di</strong> cui 55% “borderline” e 20% “<strong>di</strong>sturbo<br />

antisociale”. Il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> personalità borderline passa<br />

più sotto silenzio che non l’antisociale per gli atti autolesionistici<br />

e i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> comportamento. L’atto autolesionistico<br />

più frequente è la ferita da taglio, seguita dall’ingestione<br />

<strong>di</strong> corpi estranei e con minor frequenza bruciature e<br />

infissione <strong>di</strong> oggetti appuntiti.<br />

Conclusioni: il fenomeno dell’autolesionismo viene ad essere<br />

esasperato dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ristrettezza, dal sovraffollamento,<br />

dalla scarsa o nulla risposta ai farmaci e da<br />

altre caratteristiche contestuali. Questa scelta comportamentale<br />

nelle sue qualità manipolative, recriminative, accusatorie,<br />

autoterapeutiche e <strong>di</strong> strumento chiaramente finalizzato<br />

all’ottenimento <strong>di</strong> vantaggi, resta un messaggio che lo psichiatra,<br />

lo psicologo, l’agente <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a, non può non raccogliere.<br />

Bibliografia<br />

De Leo D, Pavan L, Baconcini E. Suici<strong>di</strong>o. In: Pancheri P, Cassano<br />

GB, et al., eds. Trattato Italiano <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Seconda E<strong>di</strong>zione.<br />

Milano: Masson Italia 1999.<br />

Tatarelli R, Mancinelli T, Taggi F, Polidori G. Suicide in Italian prisons<br />

in 1996 and 1997. A descriptive epidemiologicalstudy. Int<br />

J Offender Ther Comp Criminol 1999;43:438-47.<br />

8. Valutazione delle <strong>di</strong>mensioni<br />

ostilità/impulsività in pazienti gravi<br />

in carico ai servizi territoriali<br />

C. Anzallo, D. Ferrara<br />

CSM <strong>di</strong> Pordenone, USL n. 6 Friuli Occidentale<br />

Introduzione: la valutazione clinica <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione ostilità/impulsività,<br />

rappresenta un target nel monitoraggio<br />

comportamentale e dell’andamento dei programmi terapeutici<br />

<strong>di</strong> pazienti gravi. Obiettivo dello stu<strong>di</strong>o è stato valutare<br />

le <strong>di</strong>mensioni ostilità/impulsività in pazienti schizofrenici e<br />

bipolari in trattamento con antipsicotici atipici e/o stabilizzatori<br />

del tono dell’umore, con rivalutazione posologica<br />

<strong>della</strong> quetiapina.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: lo stu<strong>di</strong>o ha coinvolto 32 pazienti affetti<br />

da patologia psichiatrica grave: 16 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> schizofrenia<br />

e 16 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo bipolare in base al<br />

DSM IV. Utilizzata la BPRS versione 4.0 e due questionari<br />

<strong>di</strong> autosomministrazione: Barrat Impulsivness scale, version<br />

11 (BIS-11#758); Aggression Questionnaire (AQ-<br />

#753), al tempo T0 all’inizio dello stu<strong>di</strong>o, al tempo T1 a <strong>di</strong>stanza<br />

<strong>di</strong> due mesi, al tempo T2 a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quattro mesi.<br />

La posologia <strong>di</strong> quetiapina è stata riaggiusta dopo la valutazione<br />

T0 in un range compreso tra 400 e 800 mg/<strong>di</strong>e.<br />

Risultati: è stato evidenziato un miglioramento del quadro<br />

psicopatologico (variazione del punteggio BPRS al T2 rispetto<br />

a T0), e delle <strong>di</strong>mensioni aggressività e impulsività<br />

(BIS-11 e AQ, T2 rispetto a T0) in relazione alle modalità <strong>di</strong><br />

trattamento farmacologico.


Conclusioni: un’attenta valutazione <strong>della</strong> posologia <strong>della</strong><br />

quetiapina è determinante nell’ottenimento <strong>di</strong> risultati sul<br />

quadro sintomatologico <strong>di</strong> base e sulle <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche:<br />

aggressività e impulsività.<br />

Bibliografia<br />

Goldstein JM. Quetiapine reduces hostility and aggression in patients<br />

with acute schizophrenia. 25 th National Conference on<br />

Correctional Health Care, Albuquerque, NM, November 10-14,<br />

2001.<br />

9. Deficit visivo/u<strong>di</strong>tivi, deca<strong>di</strong>mento<br />

cognitivo e <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

A.R. Atti1 3 , K. Palmer3 , M. Ujkaj1 , S. Caprini1 ,<br />

M. Morri1 , B. Ferrari1 , E. Dalmonte2 , L. Fratiglioni3 ,<br />

D. De Ronchi1 1 2 Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Bologna; UO <strong>di</strong> Geriatria,<br />

Faenza (RA); 3 Aging Research Centre, Karolinska<br />

Institutet, Stoccolma, Svezia<br />

Introduzione/Scopo: soggetti ultrasessantenni non dementi<br />

<strong>di</strong> Faenza 1 (N = 7.389) sono stati intervistati per verificare<br />

l’associazione tra deficit visivo/u<strong>di</strong>tivi e deterioramento<br />

cognitivo o <strong>di</strong>sturbi psichiatrici.<br />

Metodologia: i <strong>di</strong>sturbi psichiatrici sono stati definiti in base<br />

all’ICD-8, il declino cognitivo è stato definito per un punteggio<br />

< 3 alla Global Deterioration Scale (GDS) e per un<br />

punteggio < 1 deviazione standard (DS) rispetto al punteggio<br />

me<strong>di</strong>o del Mini Mental State Examination (MMSE) dei<br />

non dementi.<br />

Risultati: soggetti con deficit visivo/u<strong>di</strong>tivo avevano più alta<br />

prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psichiatrici (25,2 vs. 17,5% p =<br />

0,03) e punteggio MMSE inferiore (25,3 ± 5,4 vs. 27,0 ±<br />

4,4, p = 0,00).<br />

La prevalenza <strong>di</strong> deterioramento cognitivo era 32,5 (definizione<br />

GDS) e 12,2% (definizione MMSE).<br />

I soggetti con <strong>di</strong>fetti visivo/u<strong>di</strong>tivi erano l’1,8% (definizione<br />

GDS) ed il 3,2% (definizione MMSE) <strong>di</strong> quelli con deterioramento<br />

cognitivo. Dopo aggiustamento per sesso, educazione<br />

ed età, la presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti neurosensoriali si associava<br />

con Odds ratios (95% Intervallo <strong>di</strong> Confidenza) come<br />

segue:<br />

Conclusioni: la presenza <strong>di</strong> deficit visivo/u<strong>di</strong>tivi influenza<br />

l’assessment delle funzioni cognitive con possibili implicazioni<br />

<strong>di</strong>agnostiche e si accompagna ad un rischio aumentato<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psichiatrici.<br />

Bibliografia<br />

1 De Ronchi D, et al. Dement Geriatr Cogn Disord 2005.<br />

POSTER<br />

Deterioramento Deterioramento Disturbi<br />

cognitivo cognitivo psichiatrici<br />

(< 1 DS al MMSE) (1 o 2 alla GDS)<br />

2,42 (1,40-4,18) 0,96 (0,65-1,44) 1,61 (1,08-2,41)<br />

10. DSM e Me<strong>di</strong>cina Generale: 10 anni<br />

<strong>di</strong> “libera” collaborazione<br />

J. Avantaggiato, M.M. Benedetti, E. Cossetta, E. Garassino,<br />

S. Lugaro, P. Manzotti, M. Mellino, D. Pollero,<br />

A. Terzi, A.M. Ferro<br />

Direttore DSM ASL 2 Savonese<br />

Introduzione: è ormai acquisizione comune come il miglioramento<br />

<strong>della</strong> qualità dei Servizi Psichiatrici non risieda<br />

tanto nel potenziamento delle risorse e nell’incremento<br />

quantitativo degli accessi, quanto nella capacità <strong>di</strong> costruzione<br />

<strong>di</strong> una rete <strong>di</strong>versificata <strong>di</strong> offerte, fortemente integrata<br />

con Territorio, Ospedale e Me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> Base.<br />

Scopo: <strong>di</strong>mostrare come un’attività costante <strong>di</strong> collaborazione<br />

con la Me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> Base consenta <strong>di</strong> fornire “più <strong>di</strong><br />

una consulenza meno <strong>di</strong> una presa in carico”.<br />

Metodologia: illustrare l’evoluzione nelle sue tappe fondamentali<br />

<strong>di</strong> una personale esperienza con i MMG nei suoi<br />

aspetti <strong>di</strong> Liaison, Consultazione e Formazione.<br />

1) costituzione nel 1996 <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong>partimentale <strong>di</strong> “Ambulatori<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Psicologia Clinica”, de<strong>di</strong>cati alla<br />

consultazione per i MMG, in se<strong>di</strong> esterne ai Centri <strong>di</strong><br />

Salute Mentale;<br />

2) creazione nel 1999 <strong>di</strong> un gruppo “misto” composto da<br />

specialisti del DSM e MMG con la finalità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

la priorità negli ambiti <strong>della</strong> collaborazione, consultazione<br />

e formazione;<br />

3) definizione <strong>di</strong> più agevoli strumenti <strong>di</strong> comunicazione<br />

tra Specialisti e MMG;<br />

4) attività <strong>di</strong> indagine e verifica del “Rapporto <strong>di</strong> collaborazione”<br />

me<strong>di</strong>ante questionari;<br />

5) attività <strong>di</strong> formazione a favore degli specialisti;<br />

6) attività <strong>di</strong> formazione e informazione condotta dagli<br />

specialisti per i MMG con l’utilizzo <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali<br />

e interattivi.<br />

Risultati: analisi attività ambulatoriali (dati I semestre 1996<br />

e I semestre 2005) dalle quali emerge che con l’incremento<br />

del numero dei pazienti, il numero <strong>di</strong> visite pro capite rimane<br />

coerente con lo slogan progettuale.<br />

Discussione: dall’elaborazione dei dati emerge il risultato<br />

<strong>di</strong> un lavoro <strong>di</strong> gestione comune e flessibile del paziente che<br />

implica un buon affinamento delle capacità comunicative ed<br />

elevati livelli <strong>di</strong> riconoscimento delle patologie psichiatriche<br />

da parte dei MMG.<br />

È evidente peraltro come per fotografare questa <strong>di</strong>mensione<br />

complessa ed in continua trasformazione non bastino i meri<br />

dati epidemiologici; attualmente sono scarsamente <strong>di</strong>sponibili<br />

in letteratura in<strong>di</strong>catori sensibili e parametri <strong>di</strong> riferimento<br />

in questo senso, la cui ricerca e messa a punto rappresenta<br />

lo “step ahead” che ci ripromettiamo <strong>di</strong> raggiungere<br />

nei prossimi anni.<br />

Conclusioni: <strong>Psichiatria</strong> e Me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> Base, Dipartimenti<br />

<strong>di</strong> Salute Mentale e Distretti Socio Sanitari sono ormai in<br />

molte realtà territoriali nazionali e sicuramente nella nostra<br />

provincia, soggetti <strong>di</strong>aloganti e consapevoli <strong>della</strong> sovrapposizione<br />

e <strong>della</strong> necessità <strong>di</strong> integrazione delle reciproche<br />

competenze.<br />

Lo stabilirsi <strong>di</strong> un rapporto strutturato <strong>di</strong> collaborazione non<br />

può essere incanalato in schemi rigi<strong>di</strong> ed universali, ma riesce<br />

a trovare applicazione nelle singole realtà locali con uno<br />

stile e con modalità sovente peculiari.<br />

232


Bibliografia<br />

Andreoli V. Il Me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Generale e la <strong>Psichiatria</strong>. Masson<br />

2000.<br />

Asioli F. Le emergenze in <strong>Psichiatria</strong>. Roma: Il Pensiero Scientifico<br />

1981.<br />

Benedetti MM, Cossetta E, Ferro AM, Giusto R, Lugaro S, Manzotti<br />

P, Mellino M, Pollero D. Il servizio <strong>di</strong> consulenza ai Me<strong>di</strong>ci<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Generale a Savona. Roma: C.I.C. Ed. Internazionali<br />

2003.<br />

Berar<strong>di</strong> D. Il Servizio <strong>di</strong> Consulenza Psichiatrica con la Me<strong>di</strong>cina<br />

<strong>di</strong> Base - l’esperienza <strong>di</strong> Bologna. Psycome<strong>di</strong>a Telematic Review.<br />

Ferranini L, Ferro AM. La complessità <strong>della</strong> psicosi e il rinnovamento<br />

dell’agire psichiatrico: la cura come atto multi<strong>di</strong>mensionale.<br />

Pros Psicoan Lavoro Ist 1989;7:109-22.<br />

Tutzer I. Supervision in der Provinz. In Organisationsberatung, Supervision,<br />

Clinical Management OSC. Leverkusen: Leske & Budrich<br />

1996/3.<br />

11. Il riconoscimento delle espressioni<br />

facciali nella comprensione dello Spettro<br />

Ossessivo-Compulsivo<br />

C. Baral<strong>di</strong>, P. Mosini, C. Zorzi, E. Marocco, L. Bello<strong>di</strong>,<br />

P. Cave<strong>di</strong>ni<br />

Istituto Scientifico “San Raffaele”, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze<br />

Neuropsichiche, Università “Vita-Salute San Raffaele”, Facoltà<br />

<strong>di</strong> Psicologia, Milano, Italia<br />

Introduzione: pazienti affetti da Disturbo Ossessivo-Compulsivo<br />

(DOC) e Anoressia Nervosa (AN), patologie dello<br />

Spettro Ossessivo-Compulsivo, sono caratterizzati da un’alterata<br />

gestione dell’emotività; il presente stu<strong>di</strong>o è volto ad<br />

analizzare i meccanismi <strong>di</strong> processazione emotiva per comprendere<br />

se tali patologie con<strong>di</strong>vidano comuni carenze nel<br />

riconoscimento emozionale.<br />

Metodologia: lo stu<strong>di</strong>o è stato condotto su una coorte <strong>di</strong> 45<br />

soggetti (14 DOC, 16 AN, 15 controlli sani, CTR). Come<br />

stimoli, sono state presentate fotografie <strong>di</strong> espressioni facciali<br />

esprimenti gioia, <strong>di</strong>sgusto, tristezza ed espressioni neutre.<br />

È stata valutata la percentuale <strong>di</strong> risposte corrette (%<br />

RC) fornite dai soggetti.<br />

Risultati: i DOC hanno presentato un numero significativamente<br />

minore <strong>di</strong> % RC rispetto ai CTR per il riconoscimento<br />

delle emozioni e delle espressioni neutre; le AN<br />

hanno evidenziato un trend prestazionale in linea con<br />

quello dei CTR, <strong>di</strong>fferenziandosi solo nel riconoscimento<br />

del <strong>di</strong>sgusto. I DOC, rispetto alle AN, hanno mostrato prestazioni<br />

inferiori con <strong>di</strong>sgusto, felicità ed espressioni neutre.<br />

Conclusioni: in <strong>di</strong>ssonanza rispetto all’ipotesi dell’esistenza<br />

dello Spettro Ossessivo-Compulsivo, la prestazione <strong>di</strong><br />

soggetti con DOC e AN ha evidenziato un <strong>di</strong>fferente riconoscimento<br />

emozionale Una deficitaria processazione emotiva<br />

non sembra essere una <strong>di</strong>mensione che accomuna l’AN<br />

e il DOC.<br />

Bibliografia<br />

Ekman P, Friesen WV. Pictures of Facial Affect. Paul Ekmaned<br />

1976.<br />

Hollander E. Obsessive-Compulsive Related Disorders. Am Psychiatr<br />

Press 1993.<br />

233<br />

POSTER<br />

12. Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> correlazione tra epatopatia<br />

cronica, terapia con IFN e <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici<br />

S.V. Barbanti, F. Pigozzi, L. Pingani * , E. Tesini ** , C. Vandelli<br />

** , M. Rigatelli *<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Modena<br />

e Reggio Emilia; * U.O. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Azienda Sanitaria<br />

Locale Modena; ** Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna<br />

(<strong>di</strong>visione Me<strong>di</strong>cina I), Azienda Ospedaliera Policlinico <strong>di</strong><br />

Modena<br />

Nella prospettiva <strong>di</strong> aumentare la nostra conoscenza <strong>della</strong><br />

correlazione tra epatopatia cronica, terapia con IFN e <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici, abbiamo elaborato un protocollo <strong>di</strong> ricerca<br />

con uno stu<strong>di</strong>o caso-controllo collaborando, come Servizio<br />

<strong>di</strong> Consulenza Psichiatrica e Psicosomatica del Policlinico<br />

<strong>di</strong> Modena, con la <strong>di</strong>visione Me<strong>di</strong>cina I <strong>della</strong> medesima<br />

struttura. Il campione consta <strong>di</strong> una serie continua <strong>di</strong> circa<br />

100 pazienti visti tra maggio e ottobre 2005 presso il<br />

D.H. del suddetto reparto. Tali pazienti sono tutti affetti da<br />

epatopatia cronica HCV correlata, alcuni dei quali in terapia<br />

antivirale con IFN e ribavirina. La batteria psicometrica<br />

somministrata si compone <strong>di</strong> SCID-1, SCID-2, MADRS,<br />

SF-36, AUDIT ed R-BANS. Si è provveduto inoltre a ricostruire,<br />

per ogni paziente, un’attenta anamnesi psichiatrica e<br />

psicofarmacologica. Si ipotizza la conferma <strong>di</strong> una stretta<br />

correlazione tra <strong>di</strong>sturbi affettivi ed ansiosi ed epatopatia,<br />

specialmente in corso <strong>di</strong> terapia antivirale. Interessanti inoltre<br />

si <strong>di</strong>mostrano i dati ottenuti circa la prevalenza nel campione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità. Il nostro stu<strong>di</strong>o evidenzia,<br />

inoltre, l’importanza <strong>di</strong> una valutazione psichiatrica nei pazienti<br />

affetti da epatopatia cronica, in particolar modo <strong>di</strong><br />

quelli can<strong>di</strong>dati a terapia con IFN e ribavirina. Il supporto<br />

fornito, psicofarmacologico e psicoterapico, si <strong>di</strong>mostra infatti<br />

molto utile nel superamento <strong>di</strong> una terapia con effetti<br />

collaterali <strong>di</strong> rilievo come quella antivirale.<br />

13. Riduzione dell’uptake piastrinico <strong>della</strong><br />

serotonina in pazienti con <strong>di</strong>sturbi psicotici<br />

S. Baroni, I. Masala, L. Fabbrini, P. Italiani, L. Betti,<br />

G. Giannaccini, D. Marazziti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Introduzione. Precedenti stu<strong>di</strong> hanno evidenziato il coinvolgimento<br />

dl trasportatore <strong>della</strong> serotonina (5-HT) nella fisiopatologia<br />

dei sintomi psicotici. Con la nostra ricerca ci<br />

siamo quin<strong>di</strong> proposti <strong>di</strong> valutare la funzionalità del trasportatore<br />

<strong>della</strong> 5-HT in piastrine ematiche <strong>di</strong> soggetti affetti da<br />

<strong>di</strong>sturbi psicotici, rispetto ad un gruppo <strong>di</strong> soggetti sani <strong>di</strong><br />

controllo Al fine <strong>di</strong> determinare la funzionalità in termini <strong>di</strong><br />

parametri cinetici, quali Vmax e Km, il trasportatore è stato<br />

esposto a concentrazioni crescenti <strong>di</strong> ligando endogeno ra<strong>di</strong>omarcato.<br />

Tale esposizione è stata poi mantenuta per un<br />

tempo necessario al trasportatore per veicolare all’interno<br />

delle cellule il ligando endogeno presente in soluzione.<br />

Metodologia. Abbiamo preso in esame 10 volontari sani<br />

che non possedevano un’anamnesi personale e/o familiare<br />

positiva per <strong>di</strong>sturbi psichiatrici, né assumevano alcun far-


maco psicotropo, e 10 pazienti affetti da <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici caratterizzati da sintomi psicotici. A tutti i soggetti<br />

<strong>di</strong>giuni sono stati prelevati 25 ml <strong>di</strong> sangue venoso dal<br />

quale è stato separato il plasma ricco <strong>di</strong> piastrine (PRP). Il<br />

PRP è stato successivamente <strong>di</strong>luito con tampone opportuno<br />

in modo da ottenere un numero fisso <strong>di</strong> piastrine/tubo su<br />

cui effettuare il dosaggio <strong>di</strong> uptake.<br />

L’uptake è stato effettuato incubando aliquote <strong>di</strong> sospensione<br />

cellulare (10 6 piastrine) con concentrazioni crescenti <strong>di</strong><br />

3 H-5-HT (range: 40 nM-1200 nM) e fatto procedere per 10<br />

min a 37°C. Per ciascuna concentrazione <strong>di</strong> 3 H-5-HT l’uptake<br />

non specifico è stato misurato me<strong>di</strong>ante l’aggiunta <strong>di</strong><br />

fluoxetina 10 mM non marcata.<br />

Risultati. Le Vmax e le Km dei soggetti sani erano rispettivamente<br />

(me<strong>di</strong>a ± D.S.): 133 ± 15 e 211 ± 67 mentre le<br />

Vmax e le Km dei pazienti psicotici erano (me<strong>di</strong>a ± D.S.):<br />

52 ± 18 e 161 ± 62 rispettivamente.<br />

Conclusioni. La Vmax dei pazienti è risultata significativamente<br />

più bassa rispetto ai controlli (p < 0,01), mentre non<br />

sono state evidenziate <strong>di</strong>fferenze significative per quanto riguarda<br />

le Km. Ciò riflette in parte la riduzione precedentemente<br />

evidenziata del numero <strong>di</strong> proteine che trasportano la<br />

5-HT, ma potrebbe essere dovuto anche a fenomeni <strong>di</strong> fosforilazione<br />

del trasportatore <strong>della</strong> serotonina da parte <strong>di</strong><br />

proteine chinasi, in particolare <strong>della</strong> proteina chinasi C<br />

(PKC), la cui attività potrebbe essere aumentata nei pazienti<br />

affetti da <strong>di</strong>sturbi psicotici.<br />

14. Serum magnesium levels in double<strong>di</strong>agnosis<br />

patients<br />

POSTER<br />

A. Barra, L. Monti, S. Daini, F. Tonioni, D. Martinelli,<br />

P. Bria<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università “Cattolica del Sacro Cuore”<br />

<strong>di</strong> Roma<br />

Introduction: serum magnesium levels in psychiatric <strong>di</strong>sorders<br />

have been stu<strong>di</strong>ed because of magnesium role in neurotransmission.<br />

Higher Mg+ levels were found in mood <strong>di</strong>sorders,<br />

while low magnesium levels could be a marker of<br />

schizophrenia and autism. To date, no information is available<br />

about serum magnesium levels in double-<strong>di</strong>agnosis<br />

(drug dependency and psychiatric <strong>di</strong>sorders), even if psychiatric<br />

comorbi<strong>di</strong>ty is known to produce several metabolic<br />

<strong>di</strong>fferences in drug dependent subjects.<br />

Methods: our group evaluated serum magnesium levels in<br />

162 opiates ad<strong>di</strong>cts, recruited in our Day Hospital. 78 patients<br />

(48%) were affected with a comorbid personality <strong>di</strong>sorder,<br />

38 patients (23%) with a mood <strong>di</strong>sorder, 14 patients<br />

(9%) with an anxiety <strong>di</strong>sorder, and 32 patients (20%) were<br />

affected only with a substance abuse <strong>di</strong>sorder.<br />

Results: Our data revealed that opiates ad<strong>di</strong>cts with a comorbid<br />

personality <strong>di</strong>sorder (especially borderline and antisocial)<br />

showed serum Mg+ levels lower than those found in<br />

opiates ad<strong>di</strong>cts with an anxiety <strong>di</strong>sorder and without any comorbid<br />

psychiatric <strong>di</strong>sorder.<br />

Conclusions: accor<strong>di</strong>ng to previous fin<strong>di</strong>ngs, Mg+ serum<br />

levels were higher in patients with a comorbid mood <strong>di</strong>sorder<br />

with respect to the other cases.<br />

Further analyses are needed in order to enlighten the effects<br />

of psychiatric comorbi<strong>di</strong>ty on serum magnesium levels in<br />

heroin ad<strong>di</strong>cts.<br />

15. Au<strong>di</strong>ologic pathologies and psychiatric<br />

<strong>di</strong>sorders<br />

A. Barra, L. Monti, S. Daini, F. Tonioni, D. Martinelli,<br />

P. Bria<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università “Cattolica del Sacro Cuore”<br />

<strong>di</strong> Roma<br />

Introduction: hearing loss can have considerable repercussions<br />

on the organization of the personality itself and on he<br />

basics attitude of the subject and can produce fragility in the<br />

relations with the external world and in the feelings about<br />

self. It was observed that in subjects who suffer from late<br />

onset paranoid psychoses it is common to find severe deafness.<br />

Au<strong>di</strong>tory hallucinations are reported in literature in<br />

central and peripheral au<strong>di</strong>ologic pathologies and often regret<br />

after an appropriate treatment. In particular there are reports<br />

of au<strong>di</strong>tory hallucinations and psychotic syndromes<br />

appeared in otosclerotic patients before stapes surgery with<br />

sequent remission, and appeared only after stape surgery.<br />

Methods: a multi<strong>di</strong>sciplinary study is ongoing in our University<br />

on 20 patients affected with otosclersosis, 20 patients<br />

affected with chronic middle ear otitis and 20 randomly<br />

taken subjects, all from 30 to 50 years of age, in order<br />

to define the possible psychiatric sides of these patients.<br />

Results: our analysis will be performed by means of: assessment<br />

of coping strategies and psychopathological and<br />

personality features (MMPI and EPI).<br />

16. La valutazione dell’insight <strong>di</strong> malattia<br />

nello spettro ossessivo-compulsivo<br />

T. Bassi, C. Rocco Di Torrepadula, S. Erzegovesi, P. Cave<strong>di</strong>ni,<br />

L. Bello<strong>di</strong><br />

Istituto Scientifico “San Raffaele”, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze<br />

Neuropsichiche, Università “Vita-Salute San Raffaele”, Facoltà<br />

<strong>di</strong> Psicologia, Milano<br />

Introduzione: in questo stu<strong>di</strong>o si è voluto valutare quali<br />

<strong>di</strong>fferenze vi siano riguardo un fenomeno psicopatologico<br />

complesso e multi<strong>di</strong>mensionale quale l’insight <strong>di</strong> malattia<br />

tra soggetti con Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) e<br />

soggetti con Disturbi <strong>della</strong> Condotta Alimentare (DCA)<br />

nonché tra soggetti con <strong>di</strong>fferenti DCA.<br />

Metodologia: il campione in esame è composto da 106 soggetti<br />

<strong>di</strong> cui 48 affetti da DCA, 35 affetti da DOC e 23 casi<br />

comorbi<strong>di</strong> (DOC + DCA). Il gruppo dei pazienti affetti da<br />

DCA risulta ulteriormente <strong>di</strong>viso in due sottogruppi <strong>di</strong> 36<br />

pazienti anoressiche e 28 pazienti bulimiche.<br />

A tutti i pazienti arruolati è stata somministrata la Brown Assessment<br />

of Beliefs Scale, un’intervista semistrutturata a 7<br />

items formulata da Eisen e Phillips nel 1993 per la valutazione<br />

dell’insight <strong>di</strong> malattia.<br />

Risultati: <strong>di</strong>fferenze significative emergono su specifiche<br />

<strong>di</strong>mensioni e sulla gravità totale dell’insight <strong>di</strong> malattia. I<br />

soggetti con DCA sono caratterizzati da un insight più scarso<br />

rispetto i soggetti con DOC e nei casi comorbi<strong>di</strong> la presenza<br />

del DCA tende a peggiorare l’insight anche sui contenuti<br />

non alimentari. Infine, poiché non emergono <strong>di</strong>fferenze<br />

tra i sottotipi <strong>di</strong> DCA (Anoressia e Bulimia Nervosa), per<br />

quanto concerne la <strong>di</strong>mensione psicopatologica dell’insight,<br />

si conferma l’ipotesi <strong>di</strong> un continuum anoressico-bulimico.<br />

234


Bibliografia<br />

Hollander E. Obsessive-Compulsive Related Disorders. Washington<br />

DC: Am Psychiatr Press 1993.<br />

Eisen JL, Phillips KA, Baer L, Beer DA, Atala KD, Rasmussen SA.<br />

The Brown Assessment of Beliefs Scale: reliability and vali<strong>di</strong>ty.<br />

Am J Psychiatry 1998;155:102-8.<br />

17. Strategie farmacologiche<br />

per lo switching da antipsicotici tipici<br />

ad antipsicotici atipici in pazienti<br />

schizofrenici trattati a lungo termine<br />

A. Battista, G. Dinelli, F. Franza<br />

Casa <strong>di</strong> Cura Neuropsichiatrica “Park Villa Napoleon” <strong>di</strong><br />

Preganziol (TV); Casa <strong>di</strong> Cura Neuropsichiatrica “Villa dei<br />

Pini” <strong>di</strong> Avellino<br />

Introduzione: gli antipsicotici atipici sono attualmente raccomandati<br />

come trattamento <strong>di</strong> prima scelta nei pazienti affetti<br />

da schizofrenia. Diversi stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato la maggiore<br />

tollerabilità, un minore corredo <strong>di</strong> effetti collaterali<br />

gravi e una presumibile superiorità in termine <strong>di</strong> efficacia<br />

clinica rispetto agli antipsicotici convenzionali.<br />

Metodologia: abbiamo valutato la reale efficacia clinica e<br />

terapeutica in un gruppo <strong>di</strong> pazienti ricoverati presso strutture<br />

psichiatriche e che erano in trattamento con antipsicotici<br />

convenzionali da lungo tempo. Lo stu<strong>di</strong>o è stato effettuato<br />

in un gruppo <strong>di</strong> 784 pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo<br />

schizofrenico secondo i criteri <strong>di</strong>agnostici del DSM-IV-TR<br />

che erano in trattamento con antipsicotici tipici (aloperidolo,<br />

clorpromazina; clotiapina; depot) da almeno 5 anni; ricoverati<br />

presso la CdC “Park Villa Napoleon” <strong>di</strong> Preganziol<br />

(TV) e la CdC “Villa dei Pini” <strong>di</strong> Avellino. Abbiamo registrato<br />

i dati provenienti dai pazienti che successivamente al<br />

primo switching da atipico ad atipico hanno subito un ulteriore<br />

cambiamento terapeutico in base alla scarsa efficacia<br />

dell’azione terapeutica. Sono state somministrate le seguenti<br />

scale <strong>di</strong> valutazione (PANSS, CGI, QL-Index) in un periodo<br />

<strong>di</strong> 5 anni registrando le variazioni dei punteggi con i<br />

<strong>di</strong>versi trattamenti farmacologici utilizzati nello stesso soggetto.<br />

Risultati: da Clozapina: cambio terapia nel 30,16% dei pz:<br />

a risperidone: 73,23%; a quetiapina: 19,66%; a tipico o<br />

long-acting: 7,1%; il 28,84% dei pazienti che hanno iniziato<br />

il trattamento con risperidone hanno interrotto la terapia<br />

rendendosi necessaria la somministrazione con un neurolettico<br />

tipico long-acting. Da Risperidone: cambio terapia nel<br />

18,91% dei pz con risperidone: a clozapina: 73,80%; a quetiapina:<br />

7,16%; a tipico o long-acting: 19,04%; il 32% dei<br />

pazienti che ha iniziato il trattamento con clozapina ha interrotto<br />

la terapia e iniziato un trattamento farmacologico<br />

con antipsicotico tipico long-acting. Da Quetiapina: cambio<br />

terapia nel 23,43% dei pz: a risperidone: 100%<br />

Discussione e Conclusioni: gli atipici costituiscono un trattamento<br />

<strong>di</strong> elezione nei pazienti schizofrenici; tuttavia, il<br />

15,38% dei pazienti alla fine del periodo osservato assumeva<br />

neurolettici tipici, prevalentemente in formulazione longacting,<br />

anche se tra questi il 41,08% assumeva un antipsicotico<br />

convenzionale per via orale con risultati terapeutici<br />

sod<strong>di</strong>sfacenti e superiori ai precedenti trattamenti farmacologici<br />

con neurolettici <strong>di</strong> seconda generazione.<br />

235<br />

POSTER<br />

18. Applicazione <strong>di</strong> un intervento <strong>di</strong> Terapia<br />

Cognitivo Comportamentale <strong>di</strong> gruppo<br />

in un Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e Cura<br />

(SPDC)<br />

A. Bellomo * ** , L. Matrella ** , A. Petito * , C. Massaro ** ,<br />

S. Iuso * , M. Ferretti * , V. Orsi * ** , M. De Salvia * ,<br />

M. Mazza * , N. Ven<strong>di</strong>ttelli *** , F. Veltro *** , P. Morosini<br />

**** , M. Nar<strong>di</strong>ni *****<br />

* Università <strong>di</strong> Foggia, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Me<strong>di</strong>che e<br />

del Lavoro; ** Dipartimento Misto <strong>di</strong> Salute Mentale ASL<br />

FG3, Università <strong>di</strong> Foggia; *** DSM ASL 3 “Centro Molise”<br />

<strong>di</strong> Campobasso; **** Istituto Superiore <strong>di</strong> Sanità; ***** Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università<br />

<strong>di</strong> Bari<br />

Introduzione: sulle recenti applicazioni in<strong>di</strong>viduali e familiari<br />

<strong>della</strong> Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC) delle<br />

psicosi, si è organizzato e sperimentato un intervento specifico<br />

<strong>di</strong> gruppo da applicare, nel periodo limitato <strong>della</strong> degenza,<br />

ai pazienti acuti ricoverati in un SPDC. La finalità<br />

dello stu<strong>di</strong>o è stata quella <strong>di</strong> fornire una occasione <strong>di</strong> maggiore<br />

coinvolgimento e <strong>di</strong> gratificazione nel rapporto tra<br />

operatori sanitari e pazienti, tra pazienti e tra operatori. L’obiettivo<br />

proposto è <strong>di</strong> testare l’applicabilità <strong>di</strong> tale intervento<br />

e le valutazioni <strong>di</strong> efficacia conseguenti.<br />

Metodologia: trattasi <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o pre-post <strong>della</strong> durata <strong>di</strong><br />

un anno, nel quale sono confrontati l’intervento tra<strong>di</strong>zionale<br />

in rapporto all’intervento sperimentale. Le valutazioni sono<br />

state effettuate somministrando specifiche rating-scale<br />

fornite dall’Istituto Superiore <strong>di</strong> Sanità (ISS) in seguito ad<br />

una partecipazione a work-shop intensivi <strong>di</strong> applicabilità<br />

<strong>della</strong> metodologia su esposta.<br />

Risultati e conclusioni: dai dati emersi dalle valutazioni <strong>di</strong><br />

N = 174 pazienti psichiatrici ricoverati in SPDC, si può affermare<br />

che l’intervento in esame ha avuto esiti favorevoli<br />

sulla riduzione delle riammissioni (revolving door), data<br />

l’importanza che viene data al riconoscimento dei segni precoci<br />

<strong>di</strong> crisi e alla in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> reazioni <strong>di</strong>verse alle situazioni<br />

e agli eventi stressanti (modello stress-vulnerabilità-coping).<br />

Inoltre si sono evidenziate migliori esiti <strong>di</strong> sintomatologia<br />

clinica e minori livelli <strong>di</strong> aggressività nei pazienti<br />

nonché un clima emotivo <strong>di</strong> reparto più deteso (inibizione<br />

del burn-out).<br />

19. Fattori pre<strong>di</strong>ttivi del drop-out nel<br />

trattamento <strong>di</strong> 90 pazienti con Disturbo del<br />

Comportamento Alimentare<br />

M. Bellomo, L. Adriano, M. Dellepiane, F. Sibilla, E. Zanelli<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Introduzione: lo stu<strong>di</strong>o ha lo scopo <strong>di</strong> valutare i fattori pre<strong>di</strong>ttivi<br />

del drop-out nel trattamento <strong>di</strong> pazienti affetti da<br />

DCA che intraprendono un trattamento ambulatoriale.<br />

Metodo: il campione è costituito da 90 pazienti afferenti,<br />

dal 2001 ad oggi, all’ambulatorio per il trattamento integrato<br />

dei DCA presso la Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong><br />

Genova, con <strong>di</strong>agnosi secondo il DSMVI TR, così <strong>di</strong>stribui-


Tab. I.<br />

ta: AN 33,4%, BN 23,2%, BED 23,4%, DCA NAS 20%. I<br />

pazienti sono stati sottoposti ad una intervista <strong>di</strong>agnostica<br />

semistrutturata, al colloquio e alla somministrazione del<br />

MMPI-2. Tra i soggetti drop-out sono state in<strong>di</strong>viduate tre<br />

<strong>di</strong>verse tipologie nelle rispettive categorie <strong>di</strong>agnostiche: 1)<br />

drop-out dopo miglioramento; 2) drop-out senza miglioramento;<br />

3) drop-out precoce, valutati secondo i criteri previsti<br />

dallo stu<strong>di</strong>o.<br />

Risultati: la percentuale totale <strong>di</strong> drop-out è stata del<br />

52,2%, <strong>di</strong>stribuita per patologia come dettagliato in Tabella<br />

I. Dai dati emersi si evidenzia una percentuale significativa<br />

del 7,8% <strong>di</strong> pazienti con AN che abbandonano il trattamento<br />

dopo miglioramento e del 5,6% <strong>di</strong> pazienti con BED che<br />

presentano drop-out precoce. Il controllo al MMPI-2 <strong>di</strong> questo<br />

gruppo <strong>di</strong> pazienti, ha evidenziato dati significati alla<br />

Scala TRT con punteggi <strong>di</strong> T me<strong>di</strong>o = 63.<br />

Conclusioni: i dati percentuali più significativi riguardano<br />

gruppi <strong>di</strong> pazienti affetti da AN e BED che presentano tipologie<br />

<strong>di</strong>verse <strong>di</strong> drop-out: il comune denominatore è l’atteggiamento<br />

negativo nei confronti del trattamento e al trattamento<br />

psicologico in particolare. Questo gruppo <strong>di</strong> pazienti<br />

è stato inoltre valutato, nell’ambito del colloquio e dell’intervista<br />

<strong>di</strong> bassa motivazione, risultando questo un rilevante<br />

fattore <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>ttività <strong>di</strong> drop-out.<br />

Bibliografia<br />

Butcher JN, Williams CL. Fondamenti per l’interpretazione del<br />

MMPI-2 e del MMPI-A. Giunti 1996.<br />

20. L’illusoria libertà <strong>della</strong> non cura:<br />

anoressia e obesità<br />

POSTER<br />

Drop-out Drop-out Drop-out Non<br />

dopo miglioramento senza miglioramento precoce drop-out<br />

% AN 7,8 5,6 3,3 16,7<br />

% BN 4,5 4,4 4,4 9,9<br />

% NAS 4,4 1,1 4,5 10,0<br />

% BED 4,4 2,2 5,6 11,2<br />

% TOT 21,1 13,3 17,8 47,8<br />

M. Bellomo, M. Dellepiane, F. Sibilla<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Questo lavoro è nato dall’osservazione clinica <strong>di</strong> pazienti<br />

ambulatoriali con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DCA, seguiti con trattamento<br />

integrato presso la Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong><br />

Genova. I dati riguardano 90 pazienti (con età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>:<br />

30,2) <strong>di</strong> cui 91,2% femmine e 8,8% maschi. Le <strong>di</strong>agnosi, secondo<br />

i criteri del DSM IVTR, sono <strong>di</strong>: 31 AN, 20 BN, 18<br />

DCA NAS e 21 BED. La percentuale <strong>di</strong> abbandono <strong>della</strong> terapia<br />

è risultata sul campione totale del 52,2% con la seguente<br />

<strong>di</strong>stribuzione per sottogruppo <strong>di</strong>agnostico: AN<br />

16,7%, BN 13,3%, NAS 10%, BED 12,2.<br />

La più alta percentuale <strong>di</strong> drop out dopo miglioramento clinico<br />

(incremento ponderale dopo riabilitazione nutriziona-<br />

le) riguarda i casi <strong>di</strong> AN (7,8%). Il drop out precoce (entro<br />

il primo mese) caratterizza i pazienti con BED (5,6%). I<br />

soggetti con drop-out precoce presentavano tutti obesità <strong>di</strong><br />

grado me<strong>di</strong>o o grave (BMI me<strong>di</strong>o 40). All’MMPI 2 i pazienti<br />

con obesità me<strong>di</strong>a/grave hanno presentato alta alexitimia<br />

e atteggiamenti negativi al trattamento psicologico, risultati<br />

analoghi si sono ottenuti nei pazienti con AN. Questi<br />

rilievi concordano con le nostre osservazioni sull’assetto<br />

psico<strong>di</strong>namico <strong>di</strong> queste due tipologie <strong>di</strong> pazienti caratterizzato<br />

da fragilità dell’autostima e mancata autoconsapevolezza<br />

<strong>della</strong> propria immagine corporea. La scelta <strong>della</strong> non<br />

cura che mantiene il corpo malato esprime un assetto <strong>di</strong>fensivo<br />

che si oppone al cambiamento e alla libertà alla cura.<br />

Tali osservazioni suggeriscono la necessità <strong>di</strong> favorire nella<br />

terapia <strong>di</strong> questi pazienti il raggiungimento <strong>di</strong> una maggiore<br />

consapevolezza <strong>della</strong> propria immagine corporea.<br />

Bibliografia<br />

Bruch H. Patologia del comportamento alimentare. Feltrinelli<br />

2000.<br />

21. Comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> asse I e <strong>di</strong> asse II<br />

nel <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico notturno<br />

C. Bergesio, V. Salvi, U. Albert, G. Maina, F. Bogetto<br />

Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, SCDU <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: gli attacchi <strong>di</strong> panico notturni sono manifestazioni<br />

comuni tra i pazienti con <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico, tuttavia<br />

il loro significato rimane poco chiaro. Alcuni Autori suggeriscono<br />

che il panico notturno (NP) rappresenti una variante<br />

del <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico caratterizzata da maggiore gravità,<br />

benché si tratti <strong>di</strong> un argomento ancora <strong>di</strong>battuto. A sostegno<br />

<strong>di</strong> quest’ipotesi vi è in alcuni stu<strong>di</strong> il riscontro <strong>di</strong> una<br />

maggior frequenza e gravità degli attacchi e dei sintomi associati<br />

oltre che <strong>di</strong> una maggiore comorbi<strong>di</strong>tà con <strong>di</strong>sturbi<br />

d’ansia e affettivi. I dati <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà osservati nei <strong>di</strong>versi<br />

stu<strong>di</strong> sono tuttavia <strong>di</strong>scordanti e al momento attuale non<br />

risulta in letteratura indagata la comorbi<strong>di</strong>tà con tutti i <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> asse I, né con i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità.<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o: è confrontare la comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> asse I e II<br />

in pazienti con DP con e senza attacchi <strong>di</strong> panico notturno.<br />

Meto<strong>di</strong>: sono stati selezionati 156 pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

DP (DSM-IV), 46 con e 110 senza attacchi <strong>di</strong> panico notturno.<br />

Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un’intervista<br />

semistrutturata con sezioni riguardanti 1) dati sociodemografici;<br />

2) caratteristiche cliniche del DP. I <strong>di</strong>sturbi in co-<br />

236


morbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> asse I e II sono stati <strong>di</strong>agnosticati attraverso<br />

somministrazione <strong>di</strong> SCID I e SCID II.<br />

Risultati: il 71,2 e l’82,7% del campione presenta rispettivamente<br />

una comorbi<strong>di</strong>tà attuale e lifetime con altri <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> asse I; non emergono <strong>di</strong>fferenze significative tra i pazienti<br />

con e senza attacchi <strong>di</strong> panico notturno. Confrontando<br />

la comorbi<strong>di</strong>tà per singolo <strong>di</strong>sturbo non si riscontrano<br />

<strong>di</strong>fferenze significative tra i due gruppi ad eccezione <strong>di</strong> una<br />

maggior prevalenza longitu<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> anoressia nervosa nel<br />

NP (6,5% nel NP vs. 0% nel panico <strong>di</strong>urno, p = 0,007). Il<br />

51,6% del campione presenta un <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> personalità in<br />

comorbi<strong>di</strong>tà, con frequenze sovrapponibili nei pazienti con<br />

attacchi <strong>di</strong> panico notturno e in quelli con attacchi <strong>di</strong> panico<br />

esclusivamente <strong>di</strong>urni.<br />

Conclusioni: i risultati del nostro stu<strong>di</strong>o non supportano l’ipotesi<br />

secondo cui il NP sarebbe una variante più grave <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico dal momento che le comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> asse I<br />

e <strong>di</strong> asse II sono sovrapponibili nei pazienti con e senza attacchi<br />

<strong>di</strong> panico notturno.<br />

Bibliografia<br />

Craske MG, Lang A, Mystkowski J, et al. Does nocturnal panic<br />

represent a more severe form of panic <strong>di</strong>sorder? J Nerv Ment<br />

Dis 2002;190:611-8.<br />

Labbate L, Pollack M, Otto M, et al. Sleep panic attacks: an association<br />

with childhood anxiety and adult psychopathology. Biol<br />

Psychiatry 1994;36:57-60.<br />

22. La depressione sottosoglia in Me<strong>di</strong>cina<br />

Generale: uno stu<strong>di</strong>o epidemiologico<br />

nazionale<br />

S. Bernar<strong>di</strong>ni, M. Menchetti, D. Berar<strong>di</strong><br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> “P. Ottonello”, Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Introduzione: in letteratura emerge che la depressione sottosoglia<br />

(DS) è uno tra i <strong>di</strong>sturbi psichiatrici più frequenti in<br />

Me<strong>di</strong>cina Generale, caratterizzata da sofferenza soggettiva e<br />

<strong>di</strong>sabilità significative.<br />

Metodo: uno stu<strong>di</strong>o epidemiologico sulla DS è stato condotto<br />

su 1.896 pazienti <strong>della</strong> Me<strong>di</strong>cina Generale <strong>di</strong>stribuiti in tutte<br />

le regioni italiane, con un adeguato bilanciamento tra aree<br />

rurali e urbane. I pazienti sono stati valutati me<strong>di</strong>ante la WHO<br />

ICD-10 Checklist per la depressione. La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DS era<br />

posta in base alla presenza <strong>di</strong> almeno 2 sintomi depressivi, <strong>di</strong><br />

cui almeno uno doveva essere umore depresso, anedonia o riduzione<br />

delle energie, <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> 2 settimane e la non sod<strong>di</strong>sfazione<br />

dei criteri per l’episo<strong>di</strong>o depressivo.<br />

Risultati: la DS è una patologia molto <strong>di</strong>ffusa in Me<strong>di</strong>cina<br />

Generale e non inferiore, in termini <strong>di</strong> prevalenza, alla depressione<br />

maggiore (DM). La prevalenza <strong>della</strong> DS è del<br />

7,1% complessivamente, mentre quella <strong>della</strong> DM è<br />

dell’8,4%. La prevalenza tende progressivamente all’aumento<br />

da Nord a Sud con valore quasi raddoppiato al Sud rispetto<br />

al Nord (8,7% vs. 4,7%). Diversamente la prevalenza<br />

<strong>della</strong> DM è simile nelle aree considerate.<br />

Conclusioni: la DS è una patologia frequente in Me<strong>di</strong>cina<br />

Generale e degna <strong>di</strong> attenzione clinica. Una possibile ipotesi<br />

è che la <strong>di</strong>fferente prevalenza nelle aree geografiche considerate<br />

potrebbe essere almeno in parte determinata dalla<br />

<strong>di</strong>somogeneità tra aspetti sociali ed economici presenti nel<br />

nostro paese.<br />

237<br />

POSTER<br />

23. Differenze <strong>di</strong> genere nei singoli item<br />

dello SCI-MOODS in 102 pazienti bipolari<br />

e in 114 controlli<br />

L. Bevilacqua, M. Carlini, P. Rucci, M. Catena, F. Golia,<br />

E. Cerrai, L. Novelli, A. Bal<strong>di</strong>ni, L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Farmacologia, Neurobiologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

La sintomatologia lifetime dello spettro dell’umore si indaga<br />

me<strong>di</strong>ante l’“Intervista Clinica Strutturata per lo Spettro<br />

dell’Umore” (SCI-MOODS), costituita da 140 item e sud<strong>di</strong>visa<br />

in 7 domini: umore, funzioni cognitive ed energia sia<br />

depressivi che maniacali, ritmicità e funzioni vegetative. Lo<br />

scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> valutare le <strong>di</strong>fferenze nello spettro<br />

dell’umore in rapporto al genere.<br />

Sono stati intervistati con lo SCI-MOODS 102 pazienti bipolari<br />

in remissione e 114 soggetti <strong>di</strong> controllo.<br />

Nei bipolari si sono osservate <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere significative<br />

in 8 item depressivi (<strong>di</strong> cui 7 a favore delle donne) e<br />

8 item maniacali (<strong>di</strong> cui 3 a favore dei maschi). Nei controlli<br />

sono state trovate <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere significative in 20<br />

item depressivi e tutte maggiori nelle donne e in 7 item maniacali<br />

<strong>di</strong> cui 3 maggiori negli uomini.<br />

Nei bipolari le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere riguardano soprattutto le<br />

donne ma non sono numerose, per cui la sintomatologia risulta<br />

sovrapponibile nei due sessi. Nei controlli le <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>di</strong> genere invece sono importanti e numerose in entrambe<br />

le componenti depressiva e maniacale e sempre a favore<br />

delle donne. Si può ipotizzare quin<strong>di</strong> che la patologia potrebbe<br />

ridurre l’impatto del genere sul quadro sintomatologico.<br />

24. Follow-up ad un anno del trattamento<br />

in day hospital dei DCA<br />

G. Bianchi, C. Loriedo, E. Costa, L. Lorenzi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Policlinico “Umberto I”<br />

In questo stu<strong>di</strong>o abbiamo compiuto un follow-up ad un anno<br />

<strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo del<br />

comportamento alimentare trattati in Day hospital. Lo scopo<br />

dello stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> verificare l’efficacia del protocollo<br />

<strong>di</strong> trattamento utilizzato in day hospital e <strong>di</strong> valutare la<br />

presenza <strong>di</strong> eventuali patologie residue. Venticinque dei pazienti<br />

in cura nel Day hospital hanno accettato <strong>di</strong> partecipare<br />

allo stu<strong>di</strong>o compilando i test EDI-2 ed EDI Syntom<br />

Checklist all’inizio del trattamento e dopo un anno. Il protocollo<br />

<strong>di</strong> trattamento applicato in Day hospital prevedeva la<br />

frequenza <strong>della</strong> struttura da 2 a 4 giorni alla settimana. Vengono<br />

eseguite terapie in<strong>di</strong>viduali, <strong>di</strong> gruppo e terapie farmacologiche<br />

a seconda dell’esigenza del singolo paziente. Il<br />

miglioramento <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> essi viene valutato con l’osservazione<br />

<strong>della</strong> stabilizzazione del peso, del comportamento<br />

alimentare e con la riduzione del punteggio degli Items<br />

dell’EDI-2 al tempo uno rispetto al tempo 0. Dal confronto<br />

dei dati ottenuti nel campione in esame dopo un anno <strong>di</strong> trattamento,<br />

benché ci sia stata una riduzione <strong>di</strong> tutti gli Items<br />

dell’EDI-2, si è avuta una riduzione statisticamente significativa<br />

solo <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> essi. Questi Items sono: l’impulso alla<br />

magrezza, la bulimia, l’insod<strong>di</strong>sfazione per il corpo, men-


tre si è avuto un aumento dell’insicurezza sociale. Da questi<br />

risultati si può dedurre che, dopo un anno <strong>di</strong> trattamento,<br />

benché ci sia stato un miglioramento, questo riguarda principalmente<br />

quegli aspetti <strong>della</strong> patologia che vengono affrontati<br />

nella fase uno del nostro protocollo <strong>di</strong> trattamento,<br />

il cambiamento del rapporto con il cibo e con il corpo. Conclusioni.<br />

Quin<strong>di</strong> se da un lato si rileva un miglioramento del<br />

comportamento alimentare e dell’accettazione dell’immagine<br />

corporea, occorre un tempo maggiore per ottenere dei<br />

cambiamenti più ra<strong>di</strong>cali riguardo i problemi psicologici in<strong>di</strong>viduali<br />

e relazionali dei pazienti.<br />

25. Il con<strong>di</strong>zionamento pavloviano<br />

nel <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico<br />

S. Biffi, E. Favaron, E. Galimberti, L. Bello<strong>di</strong>, G. Perna<br />

Centro per i Disturbi d’Ansia, Università Vita-Salute, San<br />

Raffaele Turro, Milano<br />

Non è ancora chiaro se l’attacco <strong>di</strong> panico sia semplicemente<br />

una crisi <strong>di</strong> paura o un fenomeno qualitativamente <strong>di</strong>stinto.<br />

Il con<strong>di</strong>zionamento classico con stimolazione aversiva è<br />

uno degli in<strong>di</strong>catori più frequentemente utilizzati nella valutazione<br />

<strong>della</strong> funzionalità del sistema <strong>della</strong> paura. Con lo<br />

scopo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re il ruolo del con<strong>di</strong>zionamento nel Disturbo<br />

<strong>di</strong> Panico (DP) abbiamo testato 46 soggetti sani e 60<br />

pazienti con DP con una procedura <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento, sviluppata<br />

secondo le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> Damasio e Bechara<br />

(1995), che prevede l’associazione tra un colore neutro, come<br />

stimolo con<strong>di</strong>zionato, ed uno stimolo acustico aversivo<br />

(suono puro a 100 dB, 250 Hz), come stimolo incon<strong>di</strong>zionato.<br />

Come misura psicofisiologica <strong>della</strong> reattività emotiva<br />

abbiamo utilizzato la conduttanza cutanea (SCR). I soggetti<br />

sani hanno mostrato un atteso profilo del processo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento.<br />

La magnitudo dell’SCR era significativamente<br />

maggiore nella fase <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento rispetto alla fase <strong>di</strong><br />

abituazione (Z = -5,39, p < ,01), decresceva significativamente<br />

nella fase <strong>di</strong> estinzione precoce (Z = 3, p < ,003) e <strong>di</strong>minuiva<br />

ulteriormente nell’estinzione tar<strong>di</strong>va (Z = 4, p<<br />

,01). Rispetto ai controlli, i pazienti hanno mostrato una minore<br />

capacità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionarsi allo stimolo aversivo (rispettivamente<br />

0,24 ± 0,47 S/sec; 0,43 ± 0,62 S/sec; Z = -2,37, p<br />

< ,02). Questi risultati suggeriscono che la reattività dei soggetti<br />

con panico ad uno stimolo aversivo sia ridotta, essendo<br />

quin<strong>di</strong> in contrasto con l’ipotesi <strong>di</strong> un sistema <strong>della</strong> paura<br />

ipersensibile nel DP.<br />

26. Titolazione rapida <strong>di</strong> quetiapina vs.<br />

titolazione convenzionale: Stu<strong>di</strong>o<br />

multicentrico, randomizzato, in aperto, a<br />

gruppi paralleli in pazienti con schizofrenia<br />

o <strong>di</strong>sturbo schizoaffettivo<br />

G. Boi<strong>di</strong>, M. Ferro<br />

SPDC Ospedale “Padre Micone”, Sestri Ponente<br />

POSTER<br />

Introduzione: una titolazione rapida <strong>di</strong> quetiapina che permette<br />

<strong>di</strong> raggiungere velocemente la dose ottimale, senza<br />

aumento degli effetti collaterali, risponderebbe meglio alle<br />

esigenze cliniche, in cui l’obiettivo prioritario del trattamento<br />

è solitamente il controllo e la rapida remissione <strong>della</strong><br />

sintomatologia acuta. Nello stu<strong>di</strong>o si è valutata la sicurezza<br />

e la tollerabilità (numero <strong>di</strong> pz. con > 1 <strong>di</strong> eventi avversi–sonnolenza,<br />

capogiri ed ipotensione ortostatica – alla<br />

fine <strong>della</strong> 1 settimana <strong>di</strong> trattamento), <strong>di</strong> una titolazione rapida<br />

<strong>di</strong> quetiapina, vs. titolazione convenzionale.<br />

Metodologia: stu<strong>di</strong>o multicentrico, randomizzato, a gruppi<br />

paralleli, in aperto; pazienti con schizofrenia o <strong>di</strong>sturbo<br />

schizoaffettivo, in regime <strong>di</strong> ricovero per almeno 7 giorni,<br />

CGI 4, sono stati randomizzati, in rapporto 1:1, nel gruppo<br />

A (titolazione convenzionale) o nel gruppo B (titolazione rapida<br />

200,400, 600, 800 mg/<strong>di</strong>e dal 1 al 4 giorno).<br />

Risultati: sono stati arruolati allo stu<strong>di</strong>o 269 pz. con <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> schizofrenia (51%) o <strong>di</strong>sturbo schizoaffettivo<br />

(49%); alla fine <strong>della</strong> 1° settimana, la % <strong>di</strong> pz che hanno riportato<br />

> 1 eventi avversi è stata statisticamente sovrapponibile,<br />

9,4% nel gruppo B e 5,4% nel gruppo A. La percentuale<br />

<strong>di</strong> drop out x eventi avversi è stata > nel gruppo A vs.<br />

gruppo B (3,8% e 2,1%).<br />

Conclusioni: i risultati in<strong>di</strong>cano che la titolazione rapida vs.<br />

convenzionale <strong>di</strong> quetiapina è tollerata, sicura senza aumento<br />

degli effetti collaterali.<br />

Bibliografia<br />

Smith M, et al. Optimal titration for quetiapina: Pilot trial. NC-<br />

DEU June 2002.<br />

27. Un modello pre<strong>di</strong>ttivo<br />

del comportamento suicidario in soggetti<br />

depressi: fattori cognitive e psicopatologici<br />

M. Boldrini, R. Bovania, A. Martini, E.A. Cavalieri,<br />

M. Rossi, G.F. Placi<strong>di</strong>, J.J. Mann *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università<br />

<strong>di</strong> Firenze, Firenze; * Department of Neuroscience-<br />

Psychiatry, NYSPD-Columbia University, New York<br />

Pazienti depressi mostrano ai test neuropsicologici deficit <strong>di</strong><br />

memoria (Austin et al., 2001) ed esecutivi (Beats et al.,<br />

1996; Elliot et al., 1996; Purcell et al., 1997; Murphy et al.,<br />

1999; Austin et al., 1999; Landro et al., 2001). Meno è noto<br />

riguardo i deficit cognitivi correlati ai comportamenti autolesivi.<br />

Pazienti che mettono in atto tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o sembrano<br />

avere una modalità <strong>di</strong> pensiero rigida ed alterate funzioni<br />

esecutive (Pollock, 1998; Shotte et al., 1987 and 1990;<br />

Keilp et al., 2001). Alcuni dei deficit descritti sono però comuni<br />

sia al suici<strong>di</strong>o che alla depressione. Stu<strong>di</strong> post-mortem<br />

hanno descritto alterazioni del sistema serotoninergico localizzate<br />

alla corteccia prefrontale ventrale nel suici<strong>di</strong>o e <strong>di</strong>ffuse<br />

a tutta la corteccia prefrontale nella depressione (Arango<br />

et al., 1995). Le scale cliniche hanno una capacità parziale<br />

<strong>di</strong> pre<strong>di</strong>re il comportamento suicidario in pazienti depressi<br />

(Mann, 2003). Abbiamo cercato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare deficit<br />

cognitivi specifici in soggetti che mettono in atto un comportamento<br />

suicidario e <strong>di</strong> associarli a variabili psicopatologiche.<br />

Abbiamo stu<strong>di</strong>ato 73 soggetti: 53 pazienti depressi, con <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> Depressione Maggiore (EDM) (N = 22) Disturbo<br />

Bipolare I (BIP-I) (N = 18) o Bipolare II (BIP-II) (N = 13),<br />

<strong>di</strong> cui 27 con storia <strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, e 20 controlli con<br />

238


una batteria <strong>di</strong> test neuropsicologici per le funzioni esecutive,<br />

<strong>di</strong> memoria, visuo-percettive, l’appren<strong>di</strong>mento e l’attenzione<br />

e le seguenti scale cliniche: Structured Clinical Interview<br />

for DSM-IV criteria (SCID-IV; Spitzer, Williams, Gibbon,<br />

& First, 1992), Hamilton Depression Rating Scale<br />

(HDRS; Hamilton, 1967), Beck Depression Inventory (BDI;<br />

Beck et al., 1961), Beck Hopelessness Inventory (BHI; Beck<br />

et al., 1974), Suicide Intent Scale (SIS; Beck et al., 1974),<br />

Scale for Suicide Ideation (SSI; Beck et al., 1979).<br />

I soggetti con tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o avevano un punteggio <strong>della</strong><br />

Beck Depression Inventory più alto dei depressi senza tentativi<br />

<strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o e mostravano deficit esecutivi rispetto ai controlli<br />

e deficit visuocostruttivi rispetto ai depressi senza tentativi<br />

<strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o. C’erano correlazioni significative tra funzioni<br />

esecutive e la letalità del tentativo più recente, con la massima<br />

letalità dei tentativi eseguiti e con l’intento <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o.<br />

Funzioni cognitive legate all’attività <strong>della</strong> corteccia prefrontale<br />

ventrale sembrano implicate nel controllo <strong>della</strong> messa<br />

in atto <strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, e correlate alla loro letalità ed<br />

alla gravità dell’intento autolesivo.<br />

Bibliografia<br />

Arango V, Underwood MD, Gubbi AV, Mann JJ. Localized alteration<br />

in pre- and post-synaptic serotonin bin<strong>di</strong>ng sites in the<br />

ventrolateral prefrontal cortex of suicide victims. Brain RES<br />

1995;8:185-201.<br />

Keilp JK, Sackeim HA, Brodsky BS, et al. Neuropsychological dysfunction<br />

in depressed suicide attempters. Am J Psychiatry<br />

2001;158:735-41.<br />

Pollock LR, Williams JM. Problem solving and suicidal behaviour.<br />

Suicide Life Threat Behav 1998;28:375-87.<br />

28. Analisi per sottonuclei <strong>della</strong> densità del<br />

Trasportatore <strong>della</strong> Serotonina nel Nucleo<br />

Dorsale del Rafe <strong>di</strong> soggetti Schizofrenici<br />

confrontati con soggetti affetti da Disturbo<br />

Bipolare, Depressione, e Controlli<br />

M. Boldrini, A. Martini, R. Bovani, A. Giromella,<br />

M. Rossi, V. Arango * , M.D. Underwood * , G.F. Placi<strong>di</strong>,<br />

J.J. Mann *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università<br />

<strong>di</strong> Firenze, Firenze, Italia; * Department of Neuroscience-Psychiatry,<br />

NYSPD-Columbia University, New York<br />

Alterazioni <strong>della</strong> densità del trasportatore <strong>della</strong> serotonina<br />

(SERT) al livello del nucleo dorsale del rafe (DRN) sono<br />

descritte in vittime <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o ed in soggetti affetti da depressione.<br />

Il suici<strong>di</strong>o è un fenomeno trans-nosografico, ma<br />

la maggior parte dei soggetti deceduti per suici<strong>di</strong>o stu<strong>di</strong>ati<br />

erano depressi in vita.<br />

Obiettivo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o era determinare se le alterazioni<br />

del SERT osservate potessero <strong>di</strong>pendere dalla <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

Asse I.<br />

È stata eseguita l’immunoautora<strong>di</strong>ografia per la proteina del<br />

SERT sul DRN <strong>di</strong> 15 soggetti con schizofrenia (4 suici<strong>di</strong>),<br />

15 con <strong>di</strong>sturbo bipolare (9 suici<strong>di</strong>), 15 con depressione (7<br />

suici<strong>di</strong>) e 15 controlli (provenienti dalla Stanley Foundation<br />

Neuropathology Consortium).<br />

I soggetti con Schizofrenia mostravano una riduzione<br />

(87,88 ± 17,03 mcurie/g) <strong>della</strong> densità del SERT nel DRN<br />

239<br />

POSTER<br />

rispetto ai soggetti con <strong>di</strong>sturbo bipolare (121,60 ± 18,05<br />

mcurie/g), depressione (103,36 ± 19,93 mcurie/g) ed ai controlli<br />

(106,65 ± 16,31 mcurie/g) (df = 3, F = 5,087, p =<br />

0,002). Non c’erano <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> densità del SERT nel<br />

DRN tra suici<strong>di</strong> e non, in<strong>di</strong>pendentemente dalla <strong>di</strong>agnosi, in<br />

accordo con la letteratura (Arango, 2001). È stata eseguita<br />

anche un’analisi per sottonuclei considerando i sottonuclei<br />

dorsale (DRd), ventrale (DRv), ventrolaterale (DRvl), interfasciculare<br />

(DRif) e caudale (DRc) del DRN, in quanto altri<br />

Autori hanno sottolineato l’importanza <strong>della</strong> possibile <strong>di</strong>fferenziazione<br />

delle alterazioni osservate a livello dei <strong>di</strong>versi<br />

sottonuclei del DRN (Stockmeier, 1998) anche a causa delle<br />

proiezioni a <strong>di</strong>verse regioni corticali da parte delle varie<br />

regioni del DRN (Boldrini, 2005). Nessuno stu<strong>di</strong>o precedente<br />

ha analizzato la densità del SERT nel DRN nella Schizofrenia.<br />

Supported by American Foundation for Suicide Prevention<br />

(AFSP) Research Grant.<br />

Bibliografia<br />

Arango V, Underwood MD, Boldrini M, Tamir H, Kassir SA, Hsiung<br />

S, et al. Serotonin 1A receptors, serotonin transporter bin<strong>di</strong>ng<br />

and serotonin transporter mRNA expression in the brainstem<br />

of depressed suicide victims. Neuropsychopharmacology<br />

2001;25:892-903.<br />

Craig A, Stockmeier LA, Shapiro GE, Dilley TN, Friedman KL,<br />

Rajkowska G. Increase in Serotonin-1A Autoreceptors in the<br />

Midbrain of Suicide Victims with Major Depression Postmortem<br />

Evidence for Decreased Serotonin Activity. J Neurosci<br />

1998;18:7394-401.<br />

Boldrini M, Underwood MD, Mann JJ, Arango V. More tryptophan<br />

hydroxylase in the brainstem dorsal raphe nucleus in depressed<br />

suicides. Brain Res 2005;1041:19-28.<br />

29. Stu<strong>di</strong>o sulla <strong>di</strong>pendenza da sostanze<br />

nell’anziano<br />

S. Bomarsi, C. Fizzotti, E. Zanelli, A. Berti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica,<br />

Sezione <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

I <strong>di</strong>sturbi correlati all’uso <strong>di</strong> sostanze rappresentano una delle<br />

patologie sommerse <strong>della</strong> terza età.<br />

La nostra indagine ha avuto come oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o i pazienti<br />

<strong>di</strong> età superiore ai 64 anni ricoverati presso i reparti<br />

psichiatrici dell’Azienda Ospedaliera San Martino <strong>di</strong> Genova<br />

dal 1 ottobre 1998 al 31 agosto 2005.<br />

Su un totale <strong>di</strong> 8.830 ricoveri, il 13,3% (799 pazienti) sono<br />

stati a carico <strong>di</strong> soggetti <strong>di</strong> età maggiore <strong>di</strong> 64 anni. Sono<br />

quin<strong>di</strong> stati selezionati i pazienti la cui <strong>di</strong>agnosi all’ingresso<br />

e/o alla <strong>di</strong>missione fosse rappresentata da un Disturbo Correlato<br />

a Sostanze (<strong>di</strong>pendenza o abuso, DSM-IV-TR), sia<br />

che questi quadri costituissero l’unico <strong>di</strong>sturbo psichico evidenziato<br />

sia in comorbi<strong>di</strong>tà con altre psicopatologie.<br />

Di ciascuno <strong>di</strong> questi pazienti sono state valutate le variabili<br />

demografiche (sesso, età), durata del ricovero ed alcuni<br />

parametri clinici (sostanza oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza o <strong>di</strong> abuso,<br />

comorbi<strong>di</strong>tà con altri quadri psicopatologici ed il trattamento<br />

impiegato).<br />

Tra i 799 pazienti del campione <strong>di</strong> partenza (34,6% uomini,<br />

65,4% donne), il 12,5% (100 pazienti) hanno presentato una<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Correlato a Sostanze (46 uomini e 54


POSTER<br />

donne) con un’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 71 anni ed un ricovero <strong>della</strong> durata<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> venti giorni e mezzo.<br />

L’alcool è risultata la sostanza più frequentemente oggetto<br />

d’abuso (50% dei casi, 29 maschi e 21 femmine). Il 26% dei<br />

casi risultava invece correlato a Sedativi Ipnotici (9 maschi<br />

e 17 femmine). Il 17% dei soggetti faceva uso <strong>di</strong> altre sostanze<br />

psicotrope. 5% dei pazienti era poliabusatore. Il 2%<br />

dei pazienti presentava un <strong>di</strong>sturbo correlato all’uso <strong>di</strong> sostanze<br />

me<strong>di</strong>camentose non psicotrope.<br />

Solo 17 pazienti hanno presentato un’unica <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo<br />

Correlato a sostanze, 56 hanno rilevato in comorbi<strong>di</strong>tà<br />

altre patologie psichiatriche.<br />

La grande predominanza dell’alcool come sostanza oggetto<br />

<strong>di</strong> abuso e <strong>di</strong>pendenza e il secondo posto occupato dai sedativo-ipnotici<br />

è testimoniata anche negli stu<strong>di</strong> effettuati a livello<br />

internazionale.<br />

Rapportando le osservazioni relative all’Ospedale Generale<br />

con quelle riguardanti il Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche<br />

dell’Università <strong>di</strong> Genova, si è potuto notare nel primo<br />

una sottostima <strong>della</strong> patologia Dipendenza-Abuso <strong>di</strong> Sostanze.<br />

Dalla nostra osservazione emerge che il paziente anziano ricoverato<br />

con problemi <strong>di</strong> abuso e/o <strong>di</strong>pendenza da sostanze<br />

riceve sempre una terapia farmacologia finalizzata a curare<br />

le conseguenze organiche dell’abuso e frequentemente, ma<br />

non sempre, gli vengono somministrati dei farmaci per limitare<br />

l’assunzione o sostituire la sostanza abusata. Purtroppo,<br />

quasi mai a questi pazienti viene iniziato un trattamento<br />

psicoterapeutico, per la riduzione <strong>della</strong> prospettiva <strong>di</strong><br />

sopravvivenza, la <strong>di</strong>pendenza e la limitazione delle capacità<br />

cognitive.<br />

Oltre a tenere conto dei dati <strong>di</strong> realtà, un intervento <strong>di</strong> questo<br />

tipo vede mo<strong>di</strong>ficati gli obiettivi: non abbattere le <strong>di</strong>fese,<br />

ma, al contrario, ristabilire un senso del sé positivo, evitando<br />

per quanto possibile la <strong>di</strong>pendenza e mantenendo un<br />

buon livello <strong>di</strong> funzionamento.<br />

Non si possono infatti nascondere possenti ostacoli transferali:<br />

l’impercorribilità narcisistica del rapporto transferale,<br />

l’instaurarsi <strong>di</strong> un transfert magico, le intense istanze idealizzanti<br />

e pretenziose, ed infine il transfert erotico.<br />

Spesso però il fallimento psicoterapeutico, l’interruzione<br />

del trattamento o considerare solo la via farmacologica,<br />

vanno ricondotti alla complessa situazione controtransferale:<br />

nel terapeuta il paziente anziano rievoca le temute angosce<br />

<strong>di</strong> morte e la <strong>di</strong>pendenza da sostanza richiama la fantasia<br />

<strong>di</strong> un genitore vecchio e pieno d’o<strong>di</strong>o.<br />

30. Disturbi psichici nell’obesità e <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>di</strong> genere<br />

L. Bona, F. Pinna, S. Massa, G. Pillai, P.E. Fanni, A. Ferro<br />

Ingaglio * , P. Mancosu ** , F. Velluzzi * , A. Loviselli * ,<br />

W. Orrù ** , B. Carpiniello<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Cagliari; * U.O. Dipartimentale<br />

<strong>di</strong> Obesità, Policlinico Universitario <strong>di</strong> Cagliari;<br />

** Istituto “I.H. Schultz”, Cagliari<br />

Introduzione: un approccio “gender-oriented” all’obesità<br />

può dare utili in<strong>di</strong>cazioni su specifici fattori <strong>di</strong> rischio nei<br />

due sessi e rappresentare un riferimento importante ai fini<br />

<strong>della</strong> prevenzione e del trattamento dell’obesità. Il nostro<br />

stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> valutare le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere nel quadro<br />

clinico, decorso e trattamento dei <strong>di</strong>sturbi psichici in un<br />

campione <strong>di</strong> pazienti afferenti ad un Centro per la cura dell’Obesità.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: campione <strong>di</strong> 106 pz (23 m e 83 f), 89<br />

obesi (BMI > 30) e 17 sovrappeso (BMI 25 < > 30). Il rilevamento<br />

dei dati è stato effettuato tramite una scheda <strong>della</strong><br />

socio-anagrafica e clinica del paziente. Come strumenti <strong>di</strong><br />

valutazione <strong>di</strong>agnostica, <strong>della</strong> gravità clinica e del funzionamento<br />

globale sono state utilizzate rispettivamente SCID I e<br />

SCID II, CGI e GAF.<br />

Risultati: sono state ha riscontrate <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere statisticamente<br />

significative nella <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> asse I in atto<br />

(44,3% dei m e 26,1% delle f), nell’età relativa al primo trattamento<br />

farmacologico (47 ± 13 nei m e 33,7 ± 11 nelle f),<br />

e nell’età d’esor<strong>di</strong>o delle problematiche relative al peso<br />

(29,32 ± 14 nei m e 23,14 ± 10,8 nelle f). Emerge, nel complesso,<br />

una maggiore prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> asse I, soprattutto<br />

<strong>di</strong>sturbi d’ansia e dell’umore, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> asse<br />

II nelle f.<br />

Conclusioni: i risultati del nostro stu<strong>di</strong>o evidenziano, nel<br />

complesso, una maggiore prevalenza nelle donne obese, rispetto<br />

ai maschi obesi, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> asse I e <strong>di</strong> asse II.<br />

31. Schizofrenia e menopausa<br />

L. Bona, F. Pinna, S. Massa, V. Mattana, B. Carpiniello<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione: da <strong>di</strong>versi anni la ricerca indaga sulla presenza<br />

<strong>di</strong> specifici fattori <strong>di</strong> rischio biologici e ambientali per<br />

la Schizofrenia nei due sessi. Di particolare interesse sono i<br />

dati relativi all’esistenza <strong>di</strong> un’associazione fra livelli <strong>di</strong><br />

estrogeni e psicosi, e ai potenziali effetti protettivi degli<br />

estrogeni nel decorso <strong>della</strong> schizofrenia. Il nostro stu<strong>di</strong>o si<br />

propone <strong>di</strong> valutare le <strong>di</strong>fferenze nel quadro clinico, gravità<br />

e funzionamento globale nelle donne con <strong>di</strong>sturbi dello spettro<br />

schizofrenico nei due sottogruppi “in menopausa” e<br />

“non in menopausa”.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: lo stu<strong>di</strong>o riguarda un campione <strong>di</strong> 32<br />

donne con <strong>di</strong>sturbi dello spettro schizofrenico, afferenti a<br />

un CSM Universitario, <strong>di</strong> cui il 37,5% (n = 12) è attualmente<br />

in menopausa, valutate me<strong>di</strong>ante PANSS, CGI e<br />

GAF.<br />

Risultati: le <strong>di</strong>fferenze alla CGI e alla GAF nei due sottogruppi<br />

<strong>di</strong> pazienti, pur non statisticamente significative,<br />

evidenziano punteggi più elevati nel sottogruppo in menopausa.<br />

I punteggi alla PANSS evidenziano <strong>di</strong>fferenze statisticamente<br />

significative nelle seguenti scale e sottoscale: <strong>di</strong>sorganizzazione<br />

concettuale, comportamento allucinatorio, ritiro<br />

sociale passivo, mancanza flui<strong>di</strong>tà colloquio, pensiero<br />

stereotipo, scala negativa; ai limiti <strong>della</strong> significatività statistica<br />

in deliri, <strong>di</strong>fficoltà pensiero astratto, scala positiva. In<br />

tutti i casi, i punteggi più elevati si riscontrano nel sottogruppo<br />

delle pazienti in menopausa.<br />

Conclusioni: i risultati del nostro stu<strong>di</strong>o concordano, nel<br />

complesso, con i dati <strong>della</strong> letteratura secondo cui, nelle<br />

donne schizofreniche, con il sopraggiungere <strong>della</strong> menopausa,<br />

si assisterebbe a un progressivo peggioramento del<br />

quadro clinico.<br />

240


32. Assessment neuropsicologico in pazienti<br />

con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> PTSD: in quale misura<br />

l’evento traumatico può influenzare<br />

sulle funzioni cognitive ed esecutive<br />

G. Bonelli, I. Ferretti, T. Kotsokosta, L. Cerfeda, P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sez. <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

Introduzione/scopo: scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è valutare le<br />

funzioni cognitive in pazienti con PTSD.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: abbiamo preso in considerazione 25<br />

pazienti con PTSD, <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 47 ± ds 14,97 e <strong>di</strong> scolarità<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 11,32 ± ds 3,65 a cui abbiamo somministrato<br />

dei test neuropsicologici. Abbiamo fatto prima un’analisi<br />

sulla totalità del campione e poi su tre gruppi in base ai parametri<br />

“età, sesso, scolarità”.<br />

Risultati: l’analisi effettuata sia sulla totalità del campione<br />

sia nei tre gruppi evidenzia un quadro <strong>di</strong> normalità o <strong>di</strong> lieve<br />

compromissione per la maggior parte delle funzioni cognitive;<br />

i fattori che incidono maggiormente sono l’età e la<br />

scolarità. L’analisi quantitativa e qualitativa delle funzioni<br />

esecutive nei tre gruppi mostra un quadro <strong>di</strong> compromissione<br />

nelle prove in copia e a memoria; il fattore che incide<br />

maggiormente e il sesso.<br />

Discussione: i lievi deficit attentivi e mnesici in soggetti con<br />

PTSD potrebbero essere spiegati per la presenza <strong>di</strong> pensieri<br />

intrusivi o per turbe dell’umore relative all’evento. La compromissione<br />

delle funzioni esecutive, comune nei tre gruppi<br />

nelle prove in copia e a memoria, sarebbe in<strong>di</strong>cativa <strong>di</strong> problemi<br />

percettivo-mnestici e organizzativi in questi pazienti.<br />

Conclusione: la neuropsicologia può essere uno strumento<br />

importante nella valutazione <strong>di</strong> pazienti con PTSD, specie<br />

per quel che riguarda le capacità logico-astrattive e le funzioni<br />

esecutive.<br />

Bibliografia<br />

1 Brewin CR, Smart L. Working memory capacity and suppresion<br />

of intrusive thoughts. J Behav Ther Exp Psychiatry 2005;36:61-8.<br />

2 Twamley EW, Hami S, Stein MB. Neuropsychological function<br />

in college students with and without posttraumatic stress <strong>di</strong>sorder.<br />

Psychiatry Res 2004;126:265-74.<br />

33. Gruppi familiari sistemici: un modello<br />

<strong>di</strong> trattamento attuato presso un CRT<br />

M. Bonfiglio, C. Bressi, P. Frongia, I. Iandoli, M. Porcellana,<br />

G. Invernizzi<br />

Clinica Psichiatrica Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione<br />

IRCCS, Ospedale Maggiore Policlinico, “Mangiagalli e<br />

Regina Elena”, Milano<br />

Obiettivi: descrivere un intervento <strong>di</strong> tipo Sistemico su<br />

gruppi <strong>di</strong> familiari attuato presso il Centro Residenziale Terapeutico-Riabilitativo<br />

(CRT) afferente alla nostra Unità<br />

Operativa <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>.<br />

Meto<strong>di</strong>: sono stati inclusi nell’intervento familiari <strong>di</strong> pazienti<br />

con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>: schizofrenia, <strong>di</strong>sturbi dello spettro<br />

schizofrenico e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità, residenziali o semiresidenziali<br />

presso il CRT. Il gruppo risulta interattivo, aper-<br />

241<br />

POSTER<br />

to e formato da un numero variabile <strong>di</strong> 15-30 familiari. Gli<br />

incontri, a cadenza mensile, sono condotti da una psicologa<br />

<strong>di</strong> formazione sistemica, uno psichiatra e <strong>di</strong>verse figure specialistiche<br />

(l’assistente sociale, il me<strong>di</strong>co legale ecc.). Le sedute<br />

si articolano in una prima parte informativa che riguarda:<br />

la patologia del congiunto malato, gli aspetti farmacologici<br />

e legali, il riconoscimento dei sintomi prodromici, la<br />

gestione <strong>della</strong> crisi. È prevista inoltre una seconda parte de<strong>di</strong>cata<br />

alla <strong>di</strong>scussione e alle ipotesi. L’intervento si <strong>di</strong>fferenzia<br />

dai consueti trattamenti psicoeducativi per l’utilizzo<br />

delle meto<strong>di</strong>che car<strong>di</strong>ne <strong>della</strong> Terapia Sistemica: ipotizzazione,<br />

circolarità e neutralità. Gli stessi familiari imparano a<br />

formulare delle ipotesi e a trovare delle soluzioni, connotando<br />

il percorso effettuato in un’ottica circolare.<br />

Risultati: l’intervento ha fornito ai familiari maggiori strumenti<br />

per il riconoscimento e la gestione <strong>della</strong> crisi. Ha contribuito<br />

a migliorare la collaborazione tra gli operatori del<br />

CRT e i familiari, spesso squalificanti e critici nei confronti<br />

dell’istituzione.<br />

Conclusioni: il prossimo obiettivo sarà trasformare il gruppo<br />

condotto da terapeuti in un gruppo <strong>di</strong> auto-aiuto gestito<br />

dai soli familiari.<br />

Bibliografia<br />

Gurman AS, Kniskern DP, a cura <strong>di</strong>. Manuale <strong>di</strong> terapia <strong>della</strong> famiglia.<br />

Bollati Boringhieri.<br />

Bressi C, Lo Baido R, Manenti S, Frongia P, Guidotti B, Maggi L,<br />

et al. Efficacia clinica <strong>della</strong> Terapia Familiare Sistemica nella<br />

schizofrenia: uno stu<strong>di</strong>o prospettico longitu<strong>di</strong>nale. Rivista <strong>di</strong><br />

<strong>Psichiatria</strong> 2004;39:189-97.<br />

34. La <strong>di</strong>mensione del burn out<br />

negli specializzan<strong>di</strong> <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina e chirurgia<br />

L. Boschetti, E. Bertolini, L. Grassi<br />

Università <strong>di</strong> Ferrara, Dipartimento Discipline Me<strong>di</strong>co-<br />

Chirurgiche <strong>della</strong> Comunicazione e del Comportamento,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Scopi: valutazione <strong>della</strong> sindrome del burn out nell’iter formativo<br />

degli specializzan<strong>di</strong>; classificazione del loro orientamento<br />

terapeutico in senso psicosociale o biome<strong>di</strong>cale.<br />

Soggetti: 136 me<strong>di</strong>ci specializzan<strong>di</strong> dell’Università <strong>di</strong> Ferrara<br />

all’interno dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Arcispedale<br />

“S. Anna”.<br />

Meto<strong>di</strong>: Maslach Burn out Inventory (MBI); General<br />

Health Questionnaire (GHQ-12), Type-D Inventory (DS-<br />

14), Psychosocial Belief Scale (PBS).<br />

Risultati: sud<strong>di</strong>visione campione: 47,1% dell’Area Me<strong>di</strong>ca<br />

(AM); 51,5% dell’Area Chirurgica (AC). AC correlata con<br />

personalità tipo-D.<br />

AM e AC hanno uguale considerazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione<br />

psicosociale delle malattie.<br />

MBI: 18,8% elevato Esaurimento Emotivo, 26,6% elevata<br />

Depersonalizzazione, 43,8% scarsa Realizzazione Personale.<br />

GHQ-12: 21,7% sono risultati “probabili casi psichiatrici”.<br />

DS-14: la prevalenza <strong>della</strong> personalità tipo-D è del 32,8%,<br />

Inibizione Sociale 44,5%, Affettività Negativa 47,7%.<br />

PBS: è correlato con Depersonalizzazione e scarsa Realizzazione<br />

Personale; non correlato con: esaurimento emotivo,<br />

età, sesso, appartenenza a AM o AC.


Conclusioni: il Burn out si sviluppa già durante il training<br />

specialistico, è correlato con: Affettività Negativa e Inibizione<br />

Sociale, presenza <strong>di</strong> “probabili casi psichiatrici”,<br />

Scarso Orientamento Psicosociale. Non è correlato con: sesso,<br />

età; stato civile. Visione prospettica: lo stu<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>sagio<br />

emotivo degli specializzan<strong>di</strong> è una necessità urgente sulla<br />

quale concentrare l’attenzione a scopo preventivo e terapeutico.<br />

35. Alessitimia e <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico<br />

POSTER<br />

C. Bottoni, M.P. Zerella * , R. Roncone ** , M. Casacchia **<br />

Psichiatra Psicoterapeuta; * III Clinica Psichiatrica, Università<br />

<strong>di</strong> Roma “La Sapienza”; ** Cattedra <strong>di</strong> Clinica Psichiatrica,<br />

Università de L’Aquila<br />

Introduzione: le persone con Disturbo <strong>di</strong> Panico (DP) hanno<br />

l’inclinazione a focalizzare l’attenzione sulla componente<br />

somatica dell’emozione che spesso in quanto tale è misconosciuta<br />

o inespressa. Alcuni autori hanno, pertanto,<br />

supposto una forte associazione tra DP e Alessitimia (Al.)<br />

dal momento che nei soggetti con DP sono presenti valori<br />

elevati nel punteggio totale e nel Fattore 1, relativo alla<br />

“Difficoltà ad identificare le emozioni”, <strong>della</strong> Toronto<br />

Alexithymia Scale (TAS) rispetto alla popolazione generale<br />

(Taylor, 2001). Nonostante le posizioni circa l’origine primaria<br />

o secondaria dell’Al. rispetto al DP siano ancora contrastanti,<br />

la presenza <strong>di</strong> tratti alessitimici potrebbe rendere<br />

più articolato il trattamento del DP. La Practice Guideline<br />

for the treatment of Patients with Panic Disorder dell’APA<br />

(1998) identifica la terapia cognitivo-comportamentale<br />

(CBT) e la farmacoterapia come efficaci nel DP. Scopo del<br />

presente lavoro è valutare l’eventuale associazione fra Al. e<br />

DP in un gruppo <strong>di</strong> persone affette da DP giunte consecutivamente<br />

presso il DH <strong>della</strong> Clinica Psichiatrica de L’Aquila<br />

per il trattamento <strong>di</strong> gruppo CBT integrato, GCBT (Andrews,<br />

2003) del <strong>di</strong>sturbo e valutare quanto questo sia correlato<br />

con i livelli <strong>di</strong> Al. rilevati prima del trattamento<br />

Materiali e Meto<strong>di</strong>: abbiamo inserito nello stu<strong>di</strong>o soggetti<br />

affetti da DP con e senza agorafobia, <strong>di</strong>agnosticati secondo<br />

i criteri del DSM-IV (APA, 1994), afferiti presso il DH nel<br />

corso <strong>di</strong> due anni e un gruppo <strong>di</strong> controllo composto da soggetti<br />

sani. Tutti i partecipanti sono stati valutati con la seguente<br />

batteria <strong>di</strong> test autocompilati, <strong>di</strong> scale <strong>di</strong> valutazione<br />

e <strong>di</strong> interviste semistrutturate all’inizio (T0) e alla fine del<br />

trattamento <strong>della</strong> durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tre mesi (T1): STAI Y1 e<br />

Y2, SCL-90, BPRS versione 4.0, MSPS, SF-36, DISS e<br />

TAS. La TAS è sud<strong>di</strong>visa in tre fattori: Fattore 1 “Difficoltà<br />

a identificare le emozioni”, Fattore 2 “Difficoltà a esprimere<br />

le emozioni”, Fattore 3 “pensiero operatorio”. Il campione<br />

totale è <strong>di</strong> 33 soggetti (8 uomini e 25 donne), età me<strong>di</strong>a<br />

33,6 aa (d.s. = 9,2), scolarità me<strong>di</strong>a 13,6 aa (d.s. = 3), età<br />

me<strong>di</strong>a d’esor<strong>di</strong>o <strong>della</strong> malattia 29 aa (d.s. = 9,67), me<strong>di</strong>a<br />

<strong>della</strong> durata <strong>della</strong> malattia 4,5 aa (d.s. = 3,78). Nel campione<br />

totale abbiamo in<strong>di</strong>viduato due gruppi: un gruppo “quasi<br />

sperimentale” (GCBT + farmaci) e un gruppo <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong><br />

soggetti con DP rimasti in lista <strong>di</strong> attesa per il trattamento<br />

GCBT e trattati solo con terapia farmacologica.<br />

Risultati: nel campione totale le caratteristiche socio-demografiche<br />

e cliniche rispetto al sesso evidenziano <strong>di</strong>fferenze<br />

statisticamente significative nell’età me<strong>di</strong>a d’esor<strong>di</strong>o del-<br />

la malattia (ANOVA: df =; f = 4,5; p = 0,04) più elevata nelle<br />

donne rispetto agli uomini. Nei due sottogruppi <strong>di</strong>agnostici<br />

<strong>di</strong>fferenze statisticamente significative vi sono nella<br />

durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> malattia più alta nel sottogruppo DP con<br />

Agorafobia. Nel campione totale <strong>di</strong> soggetti con DP in entrambi<br />

i sottogruppi <strong>di</strong>agnostici, in<strong>di</strong>pendentemente dal tipo<br />

trattamento, vi è a fine intervento un miglioramento statisticamente<br />

significativo in tutte le scale e in tutti i loro domini.<br />

Al T0 i soggetti del gruppo sperimentale e quelli del<br />

gruppo controllo mostrano, rispetto ai controlli sani, punteggi<br />

più alti al Fattore 1, al Fattore 2 e al punteggio totale<br />

alla TAS. Solo il gruppo sperimentale si <strong>di</strong>fferenzia dai soggetti<br />

sani per un punteggio più elevato al Fattore 3 (p =<br />

0,016). Al T1 vi è un miglioramento statisticamente significativo<br />

riguardo i livelli <strong>di</strong> Al., nei punteggi del Fattore 1, del<br />

Fattore 2 e nel punteggio totale. Nel campione totale <strong>di</strong> soggetti<br />

con DP persistono punteggi più alti statisticamente significativi<br />

rispetto ai controlli sani come evidenziato dai valori<br />

nel Fattore 1 e nel punteggio totale, mentre non ci sono<br />

più <strong>di</strong>fferenze nel Fattore 2 e 3 rilevate al T0 (t-test per campioni<br />

appaiati). Il sottogruppo DP con Agorafobia al T0 presenta<br />

punteggi più elevati al fattore 3 rispetto ai controlli sani,<br />

mentre al T1 mostra rispetto ai controlli sani punteggi<br />

più alti al Fattore 1 e al punteggio totale.<br />

Conclusioni: i risultati dello stu<strong>di</strong>o, seppure preliminari, sono<br />

in linea con i dati riportati in letteratura e in<strong>di</strong>cano la presenza<br />

<strong>di</strong> elevati livelli <strong>di</strong> Al., rilevata dai punteggi totali me<strong>di</strong><br />

alla TAS, nei soggetti con DP con e senza Agorafobia confrontati<br />

con quelli <strong>della</strong> popolazione generale. Inoltre, dallo<br />

stu<strong>di</strong>o risulta che i soggetti affetti da DP hanno maggiori <strong>di</strong>fficoltà<br />

ad identificare e ad esprimere le emozioni rispetto alla<br />

popolazione generale. Relativamente alla caratteristica modalità<br />

<strong>di</strong> pensiero orientato all’esterno “pensiero operatorio” dei<br />

soggetti alessitimici si ritrova solo nei soggetti affetti da DP<br />

con Agorafobia, facendo ipotizzare, in accordo con la letteratura,<br />

che la presenza <strong>di</strong> Agorafobia sia più frequentemente associata<br />

a determinate caratteristiche <strong>di</strong> personalità che potrebbero<br />

influire sul decorso e sulla durata <strong>della</strong> malattia.<br />

Bibliografia<br />

Bankier B, Aigner M, Bach M. Alexithymia in DSM-IV <strong>di</strong>sorder:<br />

comparative evaluation of somatoform <strong>di</strong>sorder, panic <strong>di</strong>sorder,<br />

obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder and depression. Psychosomatics<br />

2001;42:235-40.<br />

Bion<strong>di</strong> M, Delle Chiaie R, Maione Marchini A, Pancheri P, Reda G.<br />

Stress, emozioni e malattia coronarica. In: Pancheri P, a cura <strong>di</strong>.<br />

Me<strong>di</strong>cina e psicologia. Milano: Angeli 1988.<br />

Delle Chiaie R. Disturbi somatoformi <strong>di</strong> natura car<strong>di</strong>ovascolare nel<br />

Panico. 9° <strong>Congresso</strong> Nazionale <strong>della</strong> <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> <strong>Psicopatologia</strong>,<br />

Roma 2004. Giorn Ital Psicopat 2004;10(Suppl).<br />

36. Impiego <strong>di</strong> quetiapina nel <strong>di</strong>sturbo<br />

bipolare in fase depressiva<br />

P. Brogna<br />

S.P.D.C. Osp. “C. Forlanini”, Roma<br />

Introduzione: Stu<strong>di</strong> recenti, hanno <strong>di</strong>mostrato l’efficacia <strong>di</strong><br />

quetiapina in monoterapia nel trattamento <strong>della</strong> depressione<br />

bipolare. Precedenti stu<strong>di</strong> hanno riportato che quetiapina, in<br />

add-on agli stabilizzanti dell’umore in pz poco responsivi,<br />

migliora il quadro clinico e riduce il numero <strong>di</strong> ricadute.<br />

242


Obiettivo: valutare l’efficacia e tollerabilità <strong>di</strong> quetiapina in<br />

aggiunta agli stabilizzatori dell’umore nel trattamento <strong>di</strong> pazienti<br />

con Disturbo Bipolare, in fase depressiva.<br />

Metodologia: quetiapina, dosaggio tra 300 e 600 mg/<strong>di</strong>e, è<br />

stata somministrata in add-on agli stabilizzanti dell’umore<br />

(Litio o Valproato) in pz. con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Bipolare I<br />

e II (DSM-IV TR), in fase depressiva (tempo <strong>di</strong> osservazione<br />

8 settimane). Alla visita basale (V0), e dopo 2 (V1), 4 (V2), 8<br />

(V3) settimane, sono state somministrate le scale CGI–BP,<br />

MADRS, YMRS, e la DOTES per gli effetti collaterali.<br />

Risultati: hanno completato le 8 settimane il 90% dei pz.<br />

(n. 10). La variazione dei punteggi MADRS ha rilevato un<br />

significativo miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia depressiva<br />

sin dalla prima visita post-basale-V1. Non si sono registrati<br />

viraggi in senso maniacale o ipomaniacale (YMRS). Dose<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> quetiapina alla 2° settimana, 527 mg/<strong>di</strong>e.<br />

Conclusioni: i dati del presente lavoro suggeriscono che<br />

quetiapina (dose me<strong>di</strong>a 527 mg/<strong>di</strong>e) è efficace nel trattamento<br />

dei sintomi depressivi, senza determinare switch mania/ipomania<br />

con buona tollerabilità globale. Nella depressione<br />

bipolare quetiapina può essere una valida alternativa<br />

terapeutica.<br />

37. Augmentation con Lamotrigina<br />

in pazienti con schizofrenia resistente<br />

in trattamento con Clozapina<br />

A. Bruno, M.R. Muscatello, U. Micò, G. Pandolfo,<br />

M. Cacciola, D. Campolo, L. Cortese, G. D’Amico,<br />

F. Di Nardo, E. Spina, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

Introduzione: numerose evidenze suggeriscono che un’alterazione<br />

<strong>della</strong> neurotrasmissione glutammatergica possa<br />

essere implicata nella patofisiologia <strong>della</strong> schizofrenia; elevate<br />

concentrazioni intraneuronali <strong>di</strong> ioni calcio, secondarie<br />

ad un eccessivo legame del glutammato ai recettori NMDA,<br />

determinerebbero l’attivazione incontrollata <strong>di</strong> enzimi intracellulari<br />

con produzione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali liberi e morte cellulare.<br />

Nei soggetti con schizofrenia resistente in trattamento con<br />

Clozapina, la somministrazione <strong>di</strong> un inibitore del rilascio<br />

<strong>di</strong> glutammato come la Lamotrigina, nuovo farmaco anticonvulsivante<br />

recentemente approvato come stabilizzatore<br />

del tono dell’umore, dovrebbe determinare un miglioramento<br />

<strong>della</strong> sintomatologia.<br />

Metodologia: a 26 soggetti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Schizofrenia, in<br />

trattamento monoterapico da almeno sei mesi con Clozapina<br />

(300-450 mg/<strong>di</strong>e) e in stabile compenso sintomatico ma<br />

non ottimamente trattati per effetti collaterali o efficacia non<br />

sod<strong>di</strong>sfacente, è stata somministrata Lamotrigina alla dose<br />

<strong>di</strong> 100/200 mg/<strong>di</strong>e da raggiungere gradualmente con aumenti<br />

settimanali <strong>di</strong> 25 mg. Tutti i soggetti sono stati valutati<br />

al tempo 0, a 12 e 24 settimane me<strong>di</strong>ante una batteria <strong>di</strong><br />

test per lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> sintomatologia positiva, negativa e<br />

delle funzioni cognitive (CDSS, SAPS, SANS, BPRS,<br />

Fluenza verbale, Stroop test, WCST).<br />

Risultati: sono emersi miglioramenti significativi tra il baseline<br />

e la fine dello stu<strong>di</strong>o relativamente a tutti gli item <strong>della</strong><br />

SANS e a numerose scale <strong>della</strong> SAPS.<br />

Conclusioni: l’augmentation con Lamotrigina ad un trattamento<br />

con Clozapina sembra essere una strategia potenzial-<br />

243<br />

POSTER<br />

mente utile nel miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia positiva<br />

e negativa <strong>della</strong> schizofrenia resistente.<br />

38. Quetiapina versus Valproato,<br />

in monoterapia, nel trattamento<br />

del <strong>di</strong>sturbo bipolare: rapi<strong>di</strong>tà d’azione<br />

e mantenimento a 6 mesi<br />

D. Buccomino, F. Trotta, L. Bruno, G. Drago<br />

CSM Roggiano Gravina A.S. 2 Castrovillari<br />

Introduzione: gli antipsicotici atipici sono una valida scelta<br />

terapeutica nel trattamento <strong>della</strong> fase maniacale del <strong>di</strong>sturbo<br />

bipolare I. Stu<strong>di</strong> recenti in<strong>di</strong>cano che quetiapina, in<br />

monoterapia (dosaggio 600-800 mg /<strong>di</strong>e) è efficace, tollerata<br />

con rapida insorgenza d’azione e mantenimento nel lungo<br />

termine.<br />

Obiettivo: valutare efficacia e tollerabilità <strong>di</strong> quetiapina in<br />

monoterapia vs. valproato nella fase maniacale con followup<br />

a 6 mesi.<br />

Metodo: 31 pz, <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo bipolare I (DSM IV<br />

TR) fase maniacale, sono stati assegnati a 2 gruppi <strong>di</strong> trattamento:<br />

gruppo A- quetiapina, 600-800 mg/<strong>di</strong>e, titolata a 600<br />

mg/<strong>di</strong>e in 2 giorni; gruppo B valproato, dose standard. Efficacia<br />

valutata con BPRS, CGI, YMRS (al basale T0, al 3<br />

giorno-T1, 7 giorno-T2, al 1, 3, 6 mese T3-T4-T5); SAS per<br />

gli EPS (T0, T5); sicurezza e tollerabilità: ECG, esami ematochimici,<br />

ematologici, rilevazione <strong>di</strong> eventi avversi.<br />

Risultati: nel gruppo quetiapina (dose me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 700 mg/<strong>di</strong>e)<br />

si è osservato una riduzione del punteggio me<strong>di</strong>o totale <strong>della</strong><br />

YMRS, dal 3 giorno, con mantenimento <strong>della</strong> risposta a 6<br />

mesi, significativa rispetto al valproato, (-19,3 gruppo A vs.<br />

13,1 gruppo B). Nei successivi 6 mesi, dose me<strong>di</strong>a quetiapina<br />

<strong>di</strong> 700 mg/<strong>di</strong>e; non si sono registrati nuovi episo<strong>di</strong> maniacali<br />

o depressivi.<br />

Conclusioni: i risultati confermano il profilo <strong>di</strong> efficacia e<br />

tollerabilità <strong>di</strong> quetiapina nel trattamento <strong>della</strong> fase maniacale.<br />

Emerge, inoltre rapi<strong>di</strong>tà d’azione, elevata % <strong>di</strong> remissione<br />

sintomatologia, ed un effetto mantenuto a 6 mesi.<br />

Bibliografia<br />

Vieta E. Mood stabilization in the treatment of bipolar <strong>di</strong>sorder: focus<br />

on quetiapine. Hum Psychopharmacol Clin Exp 2005.<br />

39. Anomalie <strong>di</strong> perfusione cerebrale in<br />

pazienti affetti da Disturbo Depressivo<br />

Maggiore con encefalopatia <strong>di</strong> Hashimoto:<br />

risultati preliminari <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o che<br />

utilizza 99mTc-ECD SPECT<br />

M. Cadeddu, S. Mariotti, M. Piga, P. Usai, M.C. Hardoy,<br />

P. Contu, M.G. Carta<br />

Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione/scopo: la letteratura recente in<strong>di</strong>ca: associazione<br />

fra <strong>di</strong>sturbi depressivi (DDM) e tiroi<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Hashimoto<br />

(TH); <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> perfusione cerebrale (PC) regionale<br />

nei DDM; alterazione del PC nella HT. Obiettivo dello<br />

stu<strong>di</strong>o: valutare la relazione fra le tre con<strong>di</strong>zioni (DDM, TH,<br />

FC).


Metodologia: stu<strong>di</strong>o caso-controllo. Casi 32 soggetti con<br />

TH (29 donne, età me<strong>di</strong>a 38,8 ± 13,9). Controlli 22 soggetti<br />

senza TH (19 donne, età me<strong>di</strong>a 36,5 ± 12,25). Diagnosi<br />

psichiatrica secondo DSM-IV e con intervista CIDIS. Perfusione<br />

cerebrale misurata con 99mTc-ECD SPECT. Analisi<br />

statistica attraverso regressione logistica.<br />

Risultati: il DDM appare associarsi alla ipoperfusione frontale<br />

sinistra, alla ipoperfusione temporale sinistra, alla ipoperfusione<br />

<strong>di</strong>ffusa e all’asimmetria perfusiva parietale. All’analisi<br />

<strong>di</strong>fferenziale dei due campioni, la asimmetria perfusiva<br />

parietale appare associarsi in misura statisticamente<br />

significativa al DDM nei soli casi <strong>di</strong> tiroi<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Hashimoto<br />

e non nei controlli.<br />

Discussione: nelle TH, il DDM si caratterizza per una asimmetria<br />

del flusso parietale. Con<strong>di</strong>zione già in<strong>di</strong>cata come<br />

peculiare dell’ipotiroi<strong>di</strong>smo postoperatorio. La specificità<br />

<strong>della</strong> PC nel DDM nel corso <strong>di</strong> TH dovrebbe essere indagata<br />

secondo una prospettiva longitu<strong>di</strong>nale per chiarire l’eventuale<br />

nesso patogenetico e su un piano descrittivo per evidenziare<br />

se ai quadri perfusivi peculiari siano associati specifici<br />

cluster sindromici e <strong>di</strong> decorso.<br />

Bibliografia<br />

Zetting G, et al. Clinical Endocrinology 2003;59:637-44.<br />

Carta MG, et al. BMC Psychiatry 2004;4:25.<br />

40. Stu<strong>di</strong>o sull’espressione delle emozioni<br />

in un campione <strong>di</strong> pazienti anoressiche<br />

e bulimiche<br />

C. Calandra, B. Mellacqua, A. Castorina<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Catania<br />

POSTER<br />

Introduzione: a partire dagli stu<strong>di</strong> pionieristici <strong>di</strong> Bruch i<br />

lavori successivi hanno solo occasionalmente trattato gli<br />

aspetti emotivi <strong>della</strong> sintomatologia anoressica e bulimica.<br />

Obiettivo del nostro lavoro è quello <strong>di</strong> definire con quale<br />

intensità e frequenza determinate emozioni compaiono in<br />

anoressia e bulimia e concorrono a mantenere la sintomatologia<br />

in questi soggetti.<br />

Metodologia: ad un campione <strong>di</strong> 92 soggetti <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a<br />

24 anni (10 pz con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> AN e 36 pz con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

BN; 46 soggetti <strong>di</strong> controllo) sono stati somministrati<br />

STA<strong>XI</strong> ed EDI-2 per determinare il grado <strong>di</strong> rabbia e le modalità<br />

<strong>di</strong> espressione <strong>della</strong> stessa, l’inadeguatezza, il perfezionismo,<br />

la sfiducia interpersonale, la consapevolezza enterocettiva,<br />

l’impulsività, l’insicurezza sociale.<br />

Risultati: l’intensità e la frequenza delle emozioni esaminate<br />

sono risultate significativamente maggiori nel gruppo<br />

sperimentale rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo con una significatività<br />

particolarmente elevata nella sottoscala EDI-2 relativa<br />

alla scarsa consapevolezza enterocettiva.<br />

Conclusioni: questi dati suggeriscono come le emozioni<br />

considerate contribuiscono al mantenimento <strong>della</strong> sintomatologia<br />

alimentare spiegando la comune matrice emotiva dei<br />

DCA.<br />

Ulteriori evidenze potrebbero confermare l’ipotesi che proprio<br />

la scarsa consapevolezza enterocettiva, espressione del<br />

grado <strong>di</strong> alexitimia <strong>di</strong> queste pazienti, possa rappresentare<br />

una delle caratteristiche psicopatologiche più significative<br />

nei DCA.<br />

Bibliografia<br />

Milligan R, Waller G. Anger and bulimic psychopathology among<br />

nonclinical women. Int J Eating Disorders 2000;28:446-50.<br />

Overton A, et al. Eating <strong>di</strong>sorders – The regulation of positive as<br />

well as negative emotion experience. J Clin Psychol Med Setting<br />

2005;1.<br />

41. Fattori <strong>di</strong> personalità in un campione<br />

<strong>di</strong> soggetti con <strong>di</strong>slessia evolutiva<br />

T. Calarese, E. Germanò, A. Magazù, A. Gagliano, F. Calamoneri<br />

Cattedra <strong>di</strong> Neuropsichiatria Infantile, Università <strong>di</strong> Messina<br />

Introduzione: esistono stu<strong>di</strong> che riportano un’elevata prevalenza<br />

in soggetti con Disturbi <strong>di</strong> Personalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni<br />

<strong>di</strong> Asse I e, tra questi, anche <strong>di</strong> Dislessia evolutiva (DE)<br />

(Bleiberg, 1994). Il nostro stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> delineare i<br />

profili <strong>di</strong> personalità in soggetti con DE.<br />

Metodologia: sono stati inclusi 42 bambini (20 M e 22 F;<br />

età 8-18 anni) con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DE. Ai bambini e ai genitori<br />

è stato somministrato un test <strong>di</strong> personalità: il BFQ-C nelle<br />

versioni “auto” ed “etero”.<br />

Tale test si propone <strong>di</strong> valutare i Cinque Gran<strong>di</strong> Fattori <strong>di</strong><br />

Personalità: Amicalità (A), Stabilità Emotiva (I), Apertura<br />

Mentale (M), Energia/Estroversione (E), Coscienziosità<br />

(C). Tale gruppo è stato confrontato con un campione <strong>di</strong><br />

controllo.<br />

Risultati: i soggetti con DE ottengono punteggi patologici<br />

nelle <strong>di</strong>mensioni M (scale “auto” ed “etero”) ed I (scala<br />

“etero”).<br />

Conclusioni: tra i soggetti con DE si rileva instabilità emotiva<br />

e ridotta apertura alla novità, tratti correlati soprattutto<br />

con una <strong>di</strong>agnosi tar<strong>di</strong>va. Lo stu<strong>di</strong>o sottolinea la presenza <strong>di</strong><br />

un <strong>di</strong>sagio evolutivo nei <strong>di</strong>slessici che si correla con fattori<br />

ambientali sfavorevoli.<br />

Bibliografia<br />

Bleiberg E. Borderline <strong>di</strong>sorders in children and adolescents: the<br />

concept, the <strong>di</strong>agnosis, and the controversies. Bull Menninger<br />

Clin 1994;58:169-96.<br />

42. Disturbo <strong>di</strong> Panico e vertigine: il ruolo<br />

del sistema dell’equilibrio<br />

D. Cal<strong>di</strong>rola, F.L. Lopes * , V. Zampieri, L. Bello<strong>di</strong>,<br />

G. Perna<br />

Centro per i Disturbi d’Ansia, Università “Vita-Salute San<br />

Raffaele Turro”, Milano; * Laboratorio <strong>di</strong> Panico & Respirazione,<br />

Università Federale, Rio de Janeiro<br />

Il sintomo vertigine è spesso riportato dai pazienti affetti Disturbo<br />

<strong>di</strong> Panico (DP) e può essere fonte <strong>di</strong> compromissione<br />

funzionale. Lo scopo dello stu<strong>di</strong>o era quello <strong>di</strong> indagare<br />

se la presenza <strong>della</strong> vertigine tra gli attacchi <strong>di</strong> panico potesse<br />

essere legata ad un malfunzionamento del sistema dell’equilibrio.<br />

Pertanto, abbiamo comparato la funzionalità<br />

del sistema dell’equilibrio, misurata attraverso la stabilometria<br />

statica (prove a occhi aperti, occhi chiusi, capo retroflesso),<br />

in 14 pazienti con DP che presentavano sintomi ver-<br />

244


tiginosi tra gli attacchi <strong>di</strong> panico e 14 pazienti senza tali sintomi.<br />

I due gruppi non <strong>di</strong>fferivano nei punteggi me<strong>di</strong> ottenuti con<br />

le prove stabilometriche, ma il numero <strong>di</strong> parametri stabilometrici<br />

anomali riportati dal gruppo <strong>di</strong> pazienti con sintomi<br />

vertiginosi (4,3 ± 3,5) era significativamente superiore rispetto<br />

a quello del gruppo senza sintomi vertiginosi (2,1 ±<br />

1,9) (F = 7,99, fd = 1,26, p < 0,05). Il numero <strong>di</strong> pazienti con<br />

agorafobia era significativamente più elevato nel gruppo<br />

con sintomi vertiginosi (14/14, 100%) rispetto al gruppo<br />

senza sintomi vertiginosi (3/14, 21,4%) (Fisher exact test, p<br />

< 0,01).<br />

I risultati suggeriscono che la vertigine tra gli attacchi <strong>di</strong> panico<br />

potrebbe essere sottesa da un anomalo funzionamento<br />

del sistema dell’equilibrio e che questa con<strong>di</strong>zione potrebbe<br />

influenzare lo sviluppo <strong>di</strong> agorafobia. Programmi terapeutici<br />

<strong>di</strong> riabilitazione vestibolare potrebbero pertanto essere<br />

utili nel trattamento integrato del DP.<br />

43. Istruzione e stato socioeconomico<br />

influiscono sullo stato cognitivo<br />

dell’anziano<br />

S. Caprini * , D. De Ronchi * ** , Ar. Atti * ** , M. Morri * ,<br />

M. Ukaj * , B. Ferrari * , E. Dalmonte *** , L. Fratiglioni **<br />

* Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Bologna, Bologna;<br />

** Aging Research Centre, Division of Geriatric Epidemiology,<br />

Neurotec, Karolinska Institutet, Stoccolma; *** Unità<br />

<strong>di</strong> Geriatria, ASL <strong>di</strong> Ravenna, Ravenna<br />

Introduzione/Scopo: in linea con il concetto euristico <strong>di</strong><br />

“Riserva Cognitiva” si valutano due sue componenti attive:<br />

Istruzione(I) e Stato Socio-Economico(SSE) per <strong>di</strong>mostrarne<br />

il ruolo <strong>di</strong> prevenzione nei problemi cognitivi connessi<br />

all’invecchiamento.<br />

Metodologia: la popolazione dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Faenza 1 (N =<br />

7930, età 61), dopo un’intervista mirata a definirne scolarità<br />

(come in<strong>di</strong>ce del livello <strong>di</strong> I) e occupazione svolta (per valutare<br />

lo SSE), è stata oggetto <strong>di</strong> un esame clinico: la demenza<br />

è stata <strong>di</strong>agnosticata secondo i criteri del DSM-III-R,<br />

il deterioramento cognitivo per un punteggio ≤ 2 deviazioni<br />

standard rispetto al punteggio me<strong>di</strong>o ottenuto al MMSE dai<br />

soggetti non dementi.<br />

Risultati: bassi livelli <strong>di</strong> I e SSE costituiscono fattori <strong>di</strong> rischio<br />

in<strong>di</strong>pendenti per demenza. Nei soggetti con entrambi<br />

si osserva un effetto ad<strong>di</strong>tivo: OR,95% IC 5,1 (3,5-7,3) per<br />

demenza e OR, 95% IC 5,2 (3,6-7,6) per deterioramento cognitivo,<br />

mentre nei soggetti con basso livello <strong>di</strong> I ma alto<br />

SSE tale rischio risulta <strong>di</strong>mezzato: OR, 95% IC 2,5 (1,5-4,2)<br />

e OR, 95% CI 2,8 (1,7-4,7) rispettivamente.<br />

Discussione: un basso livello <strong>di</strong> SSE nella vita adulta incrementa<br />

il rischio legato alla bassa scolarità durante la giovinezza,<br />

ciò potrebbe ricondursi a uno stile <strong>di</strong> vita meno salutare<br />

e al tipo <strong>di</strong> coinvolgimento mentale che l’occupazione<br />

svolta comporta.<br />

Conclusione: raggiungere un elevato SSE nella vita adulta<br />

può ridurre il rischio <strong>di</strong> demenza legato a una scolarizzazione<br />

inferiore.<br />

Bibliografia<br />

1 De Ronchi D, et al. Dement Geriatr Cogn Disord 2005.<br />

245<br />

POSTER<br />

44. Disturbi alimentari ed immagine<br />

corporea in gravidanza: evoluzione ed esito<br />

A. Carano, C. Di Paolo, D. De Berar<strong>di</strong>s, D. Campanella,<br />

R. La Rovere, L. Penna, A. Cicconetti, L. Pelusi, F. Gambi,<br />

G. Sepede, G. Salini, M. Castrovilli, S. Spinella,<br />

D. Carlesi, E. Mancini * , A. Valchera ** , C. Cotellessa,<br />

R.M. Salerno, F.M. Ferro<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Oncologia e Neuroscienze, Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Università “G. D’Annunzio” <strong>di</strong> Chieti; * Cattedra<br />

<strong>di</strong> <strong>Psicopatologia</strong> dello Sviluppo, Università <strong>di</strong> Urbino;<br />

** ASUR Marche 8, Civitanova Marche<br />

Introduzione: la gravidanza rappresenta un evento biologico<br />

fondamentale nello sviluppo psicoaffettivo <strong>della</strong> donna.<br />

L’obiettivo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> indagare l’impatto<br />

<strong>della</strong> gravidanza sull’immagine corporea e sulla sintomatologia<br />

in un gruppo <strong>di</strong> pazienti affette da eating <strong>di</strong>sorders.<br />

Meto<strong>di</strong>: lo stu<strong>di</strong>o è nato nell’ambito <strong>della</strong> liason psychiatry<br />

presso l’ambulatorio <strong>di</strong> Consultazione psichiatrica del Policlinico<br />

<strong>di</strong> Chieti.<br />

Per lo stu<strong>di</strong>o sono state reclutate ventisette pazienti incinte<br />

con una pregressa <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo del Comportamento<br />

Alimentare (13 affette da Anoressia nervosa e 14 da Bulimia<br />

nervosa), e confrontate con 30 soggetti <strong>di</strong> controllo che presentavano<br />

un DCA ma che non presentavano gravidanze. A<br />

tutte le partecipanti è stata effettuata una intervista semistrutturata<br />

che valutasse le possibili variazioni comportamentali<br />

intervenute con la gravidanza, ed è stata somministrata<br />

una batteria <strong>di</strong> test (EDI-2, EDI-Symtom Checklist,<br />

BDI e BUT).<br />

Nei soggetti in gravidanza, inoltre, sono stati valutati l’intensità<br />

<strong>della</strong> sintomatologia durante le varie fasi <strong>della</strong> gestazione<br />

e il BMI.<br />

Risultati: i punteggi alla EDI-2 hanno evidenziato un lieve<br />

miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia nelle pazienti affette da<br />

bulimia nervosa sia nel 1° che nel 2° e 3° trimestre <strong>di</strong> gravidanza,<br />

rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo.<br />

Le pazienti anoressiche mostravano invece una recrudescenza<br />

<strong>della</strong> sintomatologia alimentare nel 1° trimestre che<br />

poi si attenuava nel 2° e 3° trimestre.<br />

Per quanto riguarda la valutazione dell’immagine corporea,<br />

nelle tre sottoscale <strong>della</strong> BUT che valutano il <strong>di</strong>sagio del<br />

proprio corpo (BUT-GSI), le parti corporee ritenute inaccettabili<br />

(BUT-PST) e l’intensità del <strong>di</strong>sagio per le proprie parti<br />

corporee non accettate (BUT-PSDI), i punteggi erano significativamente<br />

più elevati (p < 0,001) tra i soggetti anoressici<br />

nel 1° trimestre <strong>di</strong> gravidanza; nei soggetti affetti da<br />

bulimia nervosa non si assisteva ad un peggioramento <strong>della</strong><br />

percezione <strong>della</strong> propria immagine corporea.<br />

Allo stesso modo, alla BDI, le pazienti anoressiche nel 1°<br />

trimestre <strong>di</strong> gravidanza presentavano punteggi significativamente<br />

più elevati (p < 0,001) rispetto ai soggetti <strong>di</strong> controllo,<br />

mentre le pazienti bulimiche evidenziano un netto miglioramento<br />

<strong>della</strong> sintomatologia depressiva in tutti e tre i<br />

trimestri (p < 0,001), rispetto ai soggetti <strong>di</strong> controllo.<br />

Conclusioni: dall’analisi dei risultati del nostro stu<strong>di</strong>o<br />

emerge chiaramente come l’evento gravidanza abbia un<br />

effetto positivo sulla sintomatologia degli eating <strong>di</strong>sorders.


45. Utilizzo <strong>della</strong> mirtazapina in pazienti<br />

con anoressia nervosa tipo restricter:<br />

uno stu<strong>di</strong>o pilota<br />

POSTER<br />

A. Carano, C. Di Paolo, D. De Berar<strong>di</strong>s, D. Campanella,<br />

R. La Rovere, L. Penna, A. Cicconetti, L. Pelusi, F. Gambi,<br />

G. Sepede, G. Salini, M. Castrovilli, S. Spinella,<br />

E. Mancini * , A. Valchera ** , C. Cotellessa, R.M. Salerno,<br />

F.M. Ferro<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Oncologia e Neuroscienze, Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Università “G. D’Annunzio” <strong>di</strong> Chieti; * Cattedra<br />

<strong>di</strong> <strong>Psicopatologia</strong> dello Sviluppo, Università <strong>di</strong> Urbino;<br />

** ASUR Marche 8, Civitanova Marche<br />

Introduzione: nel presente lavoro è stato valutato l’effetto<br />

a breve termine <strong>della</strong> mirtazapina sia sulla sintomatologia<br />

alimentare che sul vissuto depressivo <strong>di</strong> pazienti affette da<br />

Anoressia nervosa restricter (An-R).<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: nel nostro stu<strong>di</strong>o eseguito su un campione<br />

<strong>di</strong> 26 pazienti affette da An-R (DSM-IV), afferite<br />

presso il Centro Obesità e dei Disturbi del Comportamento<br />

Alimentare del Policlinico <strong>di</strong> Chieti nel periodo settembre<br />

2004-maggio 2005, sono state valutate l’evoluzione del <strong>di</strong>sturbo<br />

<strong>della</strong> condotta alimentare e l’incidenza <strong>della</strong> terapia<br />

farmacologica nel processo <strong>di</strong> remissione dei sintomi. La<br />

valutazione clinica è stata effettuata me<strong>di</strong>ante la Eating Disorders<br />

Inventory 2 (EDI-2), l’EDI-Symptom Check List, la<br />

Symptom Check List Revised (SCL-90-R), la Toronto<br />

Alexithymia Scale (TAS-20) e la Beck Depression Inventory<br />

(BDI). I soggetti in esame sono state trattate con mirtazapina<br />

ad un dosaggio me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 45 mg/<strong>di</strong>e. Su questo campione<br />

abbiamo valutato l’andamento del BMI all’entrata (T0) e al<br />

follow-up dopo 6 mesi (T1) sia in relazione alla terapia farmacologica<br />

che alla valutazione psicopatologica a me<strong>di</strong>o e<br />

breve termine <strong>della</strong> malattia.<br />

Risultati: al T1 è stato riscontrato un significativo aumento<br />

del BMI (p = 0,04). L’andamento del peso appare in crescita<br />

e in stretta relazione alle migliorate con<strong>di</strong>zioni psicopatologiche<br />

<strong>della</strong> paziente, evidenziabile in particolar modo, dalla riduzione<br />

dei punteggi alle sottoscale “impulso alla magrezza”<br />

e “consapevolezza enterocettiva” dell’EDI-2. Tutti i soggetti,<br />

inoltre, dopo 6 mesi <strong>di</strong> trattamento con mirtazapina, mostravano<br />

una netta <strong>di</strong>minuzione dei punteggi <strong>della</strong> BDI (p <<br />

0,001) e <strong>della</strong> sottoscala “depressione” dell’SCL-90.<br />

Conclusioni: i dati emersi dal nostro stu<strong>di</strong>o, anche se in via<br />

preliminare, <strong>di</strong>mostrano che il trattamento farmacologico con<br />

la mirtazapina in pazienti affette da AN-R induce: 1) miglioramento<br />

del quadro clinico e psicopatologico dell’An-R; 2)<br />

significativa riduzione <strong>della</strong> sintomatologia depressiva.<br />

46. Disturbi mentali <strong>di</strong> Asse I in un campione<br />

<strong>di</strong> 64 pazienti affetti da patologia tiroidea<br />

M. Carlini, R. Paggini, F. Golia, L. Novelli, C. Taponecco,<br />

L. Bevilacqua, M.N. Minuto, P. Miccoli, L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Farmacologia, Neurobiologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Numerosi stu<strong>di</strong> hanno sottolineato l’elevata prevalenza <strong>di</strong><br />

sintomi e <strong>di</strong>sturbi psichiatrici nelle patologie tiroidee. Questo<br />

stu<strong>di</strong>o ha lo scopo <strong>di</strong> valutare l’eventuale presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>-<br />

sturbi <strong>di</strong> Asse I in pazienti con patologia tiroidea ad in<strong>di</strong>cazione<br />

chirurgica.<br />

Un campione <strong>di</strong> 64 pazienti affetti da varie patologie tiroidee,<br />

tutti in eutiroi<strong>di</strong>smo, sono stati valutati alla vigilia dell’intervento<br />

chirurgico tramite SCID-P. I soggetti non dovevano<br />

presentare in anamnesi trattamento in atto o pregresso<br />

con sali <strong>di</strong> litio.<br />

Il 47% del campione era esente da patologia psichiatrica <strong>di</strong><br />

Asse I. Il 53% presentava invece un <strong>di</strong>sturbo mentale, secondo<br />

i criteri del DSM-IV, <strong>di</strong> cui: il 53% <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico,<br />

il 32% depressione maggiore ricorrente (non in atto), il<br />

15% episo<strong>di</strong>o depressivo in atto, il 17,6% <strong>di</strong>sturbo d’ansia<br />

generalizzata, il 15% fobia specifica, l’11,8% fobia sociale,<br />

l’11,8% <strong>di</strong>sturbo ossessivo-compulsivo e il 6% <strong>di</strong>sturbo da<br />

uso <strong>di</strong> sostanze. Inoltre in un caso la <strong>di</strong>agnosi era <strong>di</strong> anoressia<br />

nervosa e in uno <strong>di</strong> <strong>di</strong>stimia.<br />

I pazienti con patologia tiroidea in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> eutiroi<strong>di</strong>smo<br />

ad in<strong>di</strong>cazione chirurgica hanno un’elevata incidenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi psichiatriche con prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico<br />

e <strong>di</strong> depressione maggiore. Tali risultati suggeriscono che<br />

le malattie tiroidee e psichiatriche potrebbero essere espressione<br />

<strong>di</strong> un’alterazione a comune, ancora da identificare.<br />

47. Differenze <strong>di</strong> genere nello Spettro<br />

dell’Umore in un campione <strong>di</strong> pazienti<br />

con <strong>di</strong>sturbi dell’umore in remissione<br />

e in un gruppo <strong>di</strong> controllo<br />

M. Carlini, P. Rucci, L. Bevilacqua, M. Catena, A. Bal<strong>di</strong>ni,<br />

G. Consoli, L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Farmacologia, Neurobiologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

I sintomi lifetime dello spettro dell’umore si indagano me<strong>di</strong>ante<br />

l’“Intervista Clinica Strutturata per lo Spettro dell’Umore”<br />

(SCI-MOODS), comprendenti 140 item organizzati<br />

in 7 domini: umore, funzioni cognitive ed energia sia depressivi<br />

che maniacali, ritmicità e funzioni vegetative. Lo<br />

scopo dello stu<strong>di</strong>o consiste nel valutare le <strong>di</strong>fferenze nello<br />

spettro dell’umore in rapporto al genere.<br />

Sono stati valutati 102 pazienti bipolari in remissione, 117<br />

pazienti con depressione ricorrente in remissione e 114 controlli,<br />

con la MINI e lo SCI-MOODS.<br />

Il punteggio totale me<strong>di</strong>o dei controlli <strong>di</strong> sesso femminile è<br />

superiore rispetto a quelli <strong>di</strong> sesso maschile in modo significativo<br />

(p < 0,05). La me<strong>di</strong>a del punteggio per la componente<br />

depressiva è maggiore nelle donne, sia nei bipolari (p<br />

= 0,05) che nei controlli (p < 0,01). Nel dominio ritmicità e<br />

funzioni vegetative sono state rilevate <strong>di</strong>fferenze significative<br />

nelle donne <strong>di</strong> tutti e tre i gruppi.<br />

I dati ottenuti da questo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>mostrano che nei controlli<br />

la presenza <strong>di</strong> spettro dell’umore è con<strong>di</strong>zionata in modo significativo<br />

dal genere, con una chiara prevalenza per il sesso<br />

femminile. Ciò non si verifica in modo così netto nei due<br />

campioni affetti da patologia <strong>di</strong> Asse I. Questo in<strong>di</strong>ca che la<br />

presenza <strong>di</strong> una psicopatologia potrebbe ridurre l’impatto<br />

del genere sul quadro sintomatologico.<br />

246


48. Differenze <strong>di</strong> genere in un campione<br />

<strong>di</strong> pazienti con Disturbo Post-Traumatico<br />

Stress (PTSD) e Lutto Complicato (TG) vs.<br />

controlli<br />

C. Carmassi, A. Ciapparelli, R. Paggini, S. Tonini,<br />

F. Mundo, L. Dell’osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologia, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Stu<strong>di</strong> epidemiologici sul PTSD hanno evidenziato una caratteristica<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> genere nella prevalenza del <strong>di</strong>sturbo,<br />

che risulta circa doppia nel sesso femminile nonostante<br />

una netta prevalenza <strong>di</strong> esposizione ad eventi traumatici nel<br />

sesso maschile.<br />

Recentemente, alcuni autori hanno quin<strong>di</strong> indagato la presenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere nel quadro psicopatologico del<br />

PTSD, riscontrando una tendenza ad una maggiore frequenza<br />

<strong>di</strong> sintomi <strong>di</strong> rievocazione e <strong>di</strong>ssociativi peri-traumatici<br />

nelle femmine, rispetto alla tendenza a sod<strong>di</strong>sfare globalmente<br />

un minor numero <strong>di</strong> criteri per la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> PTSD<br />

(DSM-IV) nei maschi.<br />

Obiettivo del presente stu<strong>di</strong>o è esplorare le caratteristiche<br />

cliniche correlate al genere in un campione <strong>di</strong> soggetti con<br />

PTSD e TG, rispetto ai controlli. I pazienti, reclutati presso<br />

la Clinica Psichiatrica 2°, Università <strong>di</strong> Pisa, sono stati indagati<br />

me<strong>di</strong>ante SCID, Impact of Event Scale, Inventory of<br />

Complicated Grief, MOODS-SR e PAS-SR. I pazienti sono<br />

stati inoltre valutati attraverso un’intervista clinica strutturata<br />

(SCI-TAL), attualmente in corso <strong>di</strong> validazione, per l’indagine<br />

dello spettro post-traumatico.<br />

I risultati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o confermano sostanzialmente i dati<br />

<strong>della</strong> letteratura, suggerendo che le manifestazioni del PT-<br />

SD, tra maschi e femmine, sono piuttosto simili che <strong>di</strong>fferenti.<br />

Tali <strong>di</strong>fferenze appaiono però preponderati nei pazienti<br />

con lutto complicato, in particolare proprio per quanto riguarda<br />

sintomi intrusivi (p < 0,05) e i sintomi totali da stress<br />

(p < 0,05).<br />

49. Uso <strong>di</strong> cannabis e profilo<br />

sintomatologico in pazienti depressi<br />

E. Caroti, D. Marconi, G. Bersani, P. Pancheri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: è noto dalla letteratura che il consumo regolare<br />

<strong>di</strong> cannabis e la depressione si trovano associati più frequentemente<br />

<strong>di</strong> quanto si potrebbe attendere da un’associazione<br />

<strong>di</strong> tipo casuale. Dalla maggior parte degli stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali<br />

è emerso inoltre che un inizio precoce del consumo<br />

frequente <strong>di</strong> cannabis è associato ad un aumento del rischio<br />

<strong>di</strong> una successiva depressione.<br />

Obiettivo: scopo dello stu<strong>di</strong>o è stato indagare, in un campione<br />

<strong>di</strong> pazienti, la relazione temporale tra l’esor<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>sturbo<br />

depressivo e l’inizio del consumo <strong>della</strong> sostanza e valutare<br />

l’eventuale relazione tra il consumo <strong>di</strong> cannabis e le<br />

manifestazioni cliniche del <strong>di</strong>sturbo.<br />

Meto<strong>di</strong>: sono state revisionate le cartelle cliniche <strong>di</strong> pazienti<br />

affetti da Disturbi dello Spettro Depressivo secondo i criteri<br />

del DSM IV. Sono stati selezionati 51 pazienti (23 con<br />

247<br />

POSTER<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Depressivo Maggiore, 15 con <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> Disturbo Distimico e 13 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Depressivo<br />

NAS), 37 maschi e 14 femmine, con un’età me<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> 27,8 anni, che riferivano un consumo <strong>di</strong> cannabis frequente<br />

o quoti<strong>di</strong>ano. Sono stati esclusi tutti i pazienti che riportavano<br />

il consumo <strong>di</strong> altre sostanze d’abuso o un uso <strong>di</strong><br />

cannabis occasionale. In questo campione <strong>di</strong> pazienti è stata<br />

indagata la relazione temporale tra inizio del consumo<br />

<strong>della</strong> sostanza ed esor<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>sturbo.<br />

Successivamente è stata presa in considerazione la sintomatologia<br />

soggettivamente riferita da questi pazienti alla prima<br />

visita. Tale sintomatologia è stata confrontata con quella <strong>di</strong><br />

un altro campione <strong>di</strong> 51 pazienti, non consumatori <strong>di</strong> cannabis<br />

né <strong>di</strong> altre sostanze, abbinato al primo per sesso, età e<br />

<strong>di</strong>agnosi dei componenti.<br />

L’analisi statistica dei risultati è stata effettuata con il test <strong>di</strong><br />

Pearson.<br />

Risultati: in 48 pazienti (94,1%) il consumo <strong>della</strong> sostanza<br />

aveva preceduto l’esor<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> tempo<br />

in me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 4,9 anni. Dal confronto tra i sintomi riferiti<br />

da entrambi i gruppi <strong>di</strong> pazienti sono emerse <strong>di</strong>fferenze statisticamente<br />

significative per un gruppo <strong>di</strong> sintomi, più frequentemente<br />

riportato dai consumatori <strong>di</strong> cannabis. Tali sintomi<br />

sono stati: anedonia (p < 0,05), apatia (p < 0,05), ritiro<br />

sociale (p < 0,001), sensazione soggettiva <strong>di</strong> un deficit cognitivo<br />

(p < 0,001), idee <strong>di</strong> riferimento (p < 0,05).<br />

Conclusioni: dai risultati dello stu<strong>di</strong>o sembra poco probabile<br />

che il consumo <strong>di</strong> cannabis in questi pazienti sia stato un<br />

tentativo <strong>di</strong> autome<strong>di</strong>cazione. Rimane la possibilità che i<br />

due eventi, consumo <strong>di</strong> cannabis e <strong>di</strong>sturbo depressivo, si<br />

trovino associati per comuni fattori <strong>di</strong> rischio. Tuttavia, il riscontro<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo depressivo quasi sempre successivo<br />

al consumo e con caratteristiche cliniche peculiari nei pazienti<br />

consumatori è suggestivo <strong>di</strong> un possibile ruolo <strong>della</strong><br />

cannabis nel determinare l’insorgenza del <strong>di</strong>sturbo o nell’influenzarne<br />

l’espressione clinica.<br />

50. Valutazione dell’esito <strong>di</strong> trattamento in<br />

pazienti con <strong>di</strong>sturbo del comportamento<br />

alimentare<br />

I. Carta * , L. Zappa * , S. Notaro * , M. De Coppi ** , G. Garghentini<br />

*<br />

* Azienda Ospedaliera “San Gerardo” <strong>di</strong> Monza, Università<br />

<strong>di</strong> Milano Bicocca, Clinica Psichiatrica, Ambulatorio per i<br />

Disturbi Alimentari D.S.M. Monza; ** Fondazione “Maria<br />

Bianca Corno” per la lotta contro l’anoressia nervosa,<br />

Monza<br />

La valutazione dei trattamenti e delle cure in me<strong>di</strong>cina, effettuata<br />

secondo i principi del metodo scientifico, è recente,<br />

non ha più <strong>di</strong> 50 anni, e gli strumenti principali per l’outcome<br />

research sono gli stu<strong>di</strong> clinici controllati (RCT). In questo<br />

lavoro, invece, viene affrontata la tematica <strong>della</strong> ricerca<br />

sugli esiti dei trattamenti effettuati nel mondo reale dei servizi<br />

<strong>di</strong> salute mentale, nell’ambito dei cosiddetti Health<br />

Outcome Trials.<br />

L’obiettivo del lavoro riguarda l’analisi dell’esito del trattamento<br />

a 6 mesi dall’ingresso <strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> 62 pazienti<br />

seguiti c/o l’Ambulatorio per la cura dei DCA dell’Ospedale<br />

San Gerardo <strong>di</strong> Monza, nel periodo compreso tra gennaio


2001 e febbraio 2005, considerando quattro possibili outcomes:<br />

continuazione del trattamento, <strong>di</strong>missione, invio ad altra<br />

struttura, drop-out. Vengono, altresì, considerate le variabili<br />

socio-demografiche (sesso, età, scolarità), cliniche<br />

(<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DCA, età <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o e durata <strong>di</strong> malattia, BMI,<br />

BMI ideale, co<strong>di</strong>agnosi asse I e II del DSM IV, presenza <strong>di</strong><br />

precedenti trattamenti/ricoveri) e testali (EDI-2). Per l’analisi<br />

dei dati si è utilizzato il programma “STATISTICA”. Si<br />

sono utilizzate statistiche descrittive ed è stato applicato il<br />

test U <strong>di</strong> Mann-Whitney per statistiche non parametriche.<br />

Dall’analisi dei dati emerge quanto segue: i pazienti con AN<br />

e BN <strong>di</strong>fferiscono in maniera statisticamente significativa<br />

per quanto riguarda il BMI ideale e nella sottoscala Bulimia<br />

dell’EDI. Rispetto all’esito, dei pazienti in trattamento a 6<br />

mesi, il 51% è composto da anoressici e il 49% da bulimici;<br />

dei <strong>di</strong>messi, il 20% da anoressici e l’80% da bulimici; degli<br />

inviati ad altro servizio, l’83% da anoressici e il 167% da<br />

bulimici; dei drop-out, il 25% da anoressici e il 75% da bulimici.<br />

Non si riscontrano correlazioni o <strong>di</strong>fferenze significative<br />

rispetto alle altre variabili prese in esame.<br />

In conclusione, il campione valutato è risultato omogeneo<br />

per caratteristiche cliniche e socio-demografiche e, nel breve<br />

periodo, pazienti anoressici e bulimici con<strong>di</strong>vidono un<br />

destino sovrapponibile in termini <strong>di</strong> esito <strong>di</strong> trattamento.<br />

51. L’uso <strong>di</strong> levetiracetam nel trattamento<br />

<strong>della</strong> fase maniacale acuta del <strong>di</strong>sturbo<br />

bipolare<br />

POSTER<br />

A. Castagna, D. Nonnato *<br />

S.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Az. ULSS 13 Dolo (VE); * S.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Az. ULSS 3 Bassano del Grappa (VI)<br />

Obiettivi: valutare l’efficacia del Levetiracetam nel trattamento<br />

<strong>della</strong> fase maniacale del Disturbo Bipolare I.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o 7 pazienti<br />

affetti da Disturbo Bipolare I, ospedalizzati a seguito<br />

<strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o maniacale acuto. Tutti i pazienti al momento<br />

dell’ospedalizzazione erano in trattamento con antipsicotici<br />

(3 con quetiapina, 3 con olanzapina, 1 con aloperidolo)<br />

in associazione a stabilizzatori dell’umore (4 con valproato,<br />

2 con litio, 1 con oxcarbazepina). Tutti i pazienti<br />

hanno mantenuto nel corso dell’ospedalizzazione il trattamento<br />

antipsicotico, ricevendo anche Clonazepam 6<br />

mg/<strong>di</strong>e e lorazepam alla dose me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 8 mg/<strong>di</strong>e per il trattamento<br />

delle manifestazioni più eclatanti del <strong>di</strong>sturbo. Il<br />

Levetiracetam (dose me<strong>di</strong>a: 1.285,71 ± 267,26 mg/<strong>di</strong>e; dose<br />

massima: 1.500 mg/<strong>di</strong>e in 4 pazienti e 1.000 mg/<strong>di</strong>e in 3<br />

pazienti) è stato aggiunto alla dose <strong>di</strong> 500 mg/<strong>di</strong>e e titolato<br />

<strong>di</strong> 500 mg/<strong>di</strong>e ogni 4 giorni quando si è reso necessario un<br />

incremento posologico.<br />

Tutti i pazienti sono stati valutati con la YMRS (Young Mania<br />

Rating Scale) e la CGI-BP (Clinical Global Impression,<br />

version for Bipolar Disorder) all’inizio <strong>della</strong> terapia con Levetiracetam<br />

e successivamente al giorno 7, 14, 21. Sono stati<br />

giu<strong>di</strong>cati responsivi al trattamento quei pazienti che al termine<br />

del periodo valutato hanno mostrato una riduzione dei<br />

punteggi ≥ 50% alla YMRS ed alla CGI-BP.<br />

Caratteristiche del campione al baseline: Maschi: 3 Femmine:<br />

4; Età me<strong>di</strong>a: 42,86 ± 3,98 anni; Durata <strong>di</strong> malattia: 9 ±<br />

2,31; YMRS punteggio me<strong>di</strong>o: 28,4 ± 3,9 (range 24-36).<br />

Risultati: punteggi me<strong>di</strong> YMRS al momento delle <strong>di</strong>verse<br />

valutazioni:<br />

Settimana 1 (giorno 7): me<strong>di</strong>a 27,2 ± 3,4; range 23-34; (riduzione<br />

non significativa);<br />

Settimana 2 (giorno 14): me<strong>di</strong>a 19,9 ± 3,2; range 15-24; p ≤<br />

,05 (riduzione significativa ma non ≥ 50% se comparata al<br />

baseline);<br />

Settimana 3 (giorno 21): me<strong>di</strong>a 12,2 ± 4,3; range 10-22; p ≤<br />

,05 (riduzione significativa e ≥ 50 se comparata al baseline).<br />

Solo 1 paziente ha avuto una riduzione clinicamente non significativa<br />

(YMRS basal score: 36).<br />

6 dei 7 pazienti hanno risposto al trattamento riportando una<br />

riduzione ≥ 50% al punteggio <strong>della</strong> YMRS e <strong>della</strong> CGI-BP.<br />

Il Levetiracetam è stato ben tollerato dai pazienti. Gli unici<br />

effetti collaterali riportati sono stati sedazione (3 pazienti) e<br />

vertigini (2 pazienti).<br />

Discussione e conclusioni: anche se il numero <strong>di</strong> pazienti<br />

coinvolti nello stu<strong>di</strong>o è limitato, il <strong>di</strong>segno aperto ed esiste<br />

concomitante somministrazione <strong>di</strong> farmaci potenzialmente<br />

efficaci nel trattamento <strong>della</strong> fase maniacale del <strong>di</strong>sturbo bipolare<br />

i risultati osservati sembrano suggerire che il Levetiracetam<br />

potrebbe offrire benefici nel trattamento del Disturbo<br />

Bipolare I. Ulteriori conferme derivate da stu<strong>di</strong> controllati<br />

con campioni più numerosi <strong>di</strong> pazienti coinvolti sono<br />

ovviamente necessari per supportare questa impressione.<br />

Bibliografia<br />

1 Grunze H, Langosh J, et al. Levetiracetam in the treatment of<br />

acute mania: an open add-on study with an on-off-on design. J<br />

Clin Psychiatry 2003;64:781-4.<br />

2 Klitgaard H, Matagne A, Gobert J, et al. Evidence for an unique<br />

profile of levetiracetam in rodent models of seizures and epilepsy.<br />

Eur J Pharmacol 1998;353:191-206.<br />

3 Lynch BA, Lambang N, et al. The synaptic vesicle protein SV2A<br />

is the bin<strong>di</strong>ng site for the antiepileptic drug levetiracetam.<br />

PNAS 2004;26.<br />

52. Compromissione dell’attenzione<br />

e <strong>della</strong> memoria <strong>di</strong> lavoro in un campione<br />

<strong>di</strong> soggetti schizofrenici: uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fMRI<br />

con il para<strong>di</strong>gma <strong>della</strong> Torre <strong>di</strong> Londra<br />

F. Castagna, A. Boghi, P. Mortara, L. Orsi, L. Pulvirenti,<br />

R. Rasetti, P. Rocca, R. Mutani, F. Bogetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Le tecniche <strong>di</strong> neuroimaging funzionale, quali la Risonanza<br />

Magnetica funzionale (fMRI) e la Tomografia ad Emissione<br />

<strong>di</strong> Positroni (PET), forniscono informazioni spaziali<br />

dettagliate delle aree <strong>di</strong> attivazione cerebrale, permettendo<br />

<strong>di</strong> generare mappe cerebrali <strong>di</strong> confronto tra soggetti normali<br />

e pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi psichiatrici o neurologici.<br />

La Torre <strong>di</strong> Londra (Tower of London-TOL) è un task utilizzato<br />

per indagare le funzioni esecutive, in modo specifico la<br />

memoria <strong>di</strong> lavoro in un compito <strong>di</strong> programmazione visuospaziale.<br />

Stu<strong>di</strong> precedenti hanno riportato una scarsa performance<br />

alla TOL nei pazienti con lesioni frontali cerebrali,<br />

nel <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> Parkinson, nella depressione e anche nella<br />

schizofrenia. Gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> neuroimmagine nei soggetti normali<br />

hanno <strong>di</strong>mostrato che la complessità del task è correlata<br />

positivamente con un aumento <strong>di</strong> attivazione a livello <strong>della</strong><br />

corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPC), la corteccia<br />

248


premotoria laterale, il cingolato anteriore rostrale e il nucleo<br />

caudato dorsale. Mentre gli stu<strong>di</strong> neuropsicologici che utilizzano<br />

il TOL nei pazienti con schizofrenia sono numerosi<br />

ed evidenziano una compromissione specifica <strong>della</strong> memoria<br />

<strong>di</strong> lavoro in questi soggetti (Thienel et al., 2000), un solo<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> neuroimmagine è stato sinora condotto in modo<br />

specifico sul TOL negli schizofrenici (Rasser et al., 2005) e<br />

sembra in<strong>di</strong>care un aumento <strong>di</strong> attivazione a livello <strong>della</strong><br />

DLPC e <strong>della</strong> corteccia frontale e una riduzione a livello del<br />

giro temporale superiore <strong>di</strong> destra, con inversione del pattern<br />

<strong>di</strong> attivazione all’aumento <strong>di</strong> carico <strong>di</strong> lavoro rispetto ai<br />

controlli normali. Lo stu<strong>di</strong>o delle funzioni esecutive nella<br />

schizofrenia è <strong>di</strong> estrema importanza in quanto il funzionamento<br />

cognitivo è compromesso, non sembra essere una<br />

conseguenza <strong>della</strong> sintomatologia o del trattamento, e sembra<br />

essere uno dei pre<strong>di</strong>ttori principali dello scarso outcome<br />

dei pazienti. Nel presente stu<strong>di</strong>o ci siamo proposti <strong>di</strong> indagare<br />

una popolazione <strong>di</strong> soggetti schizofrenici (DSM-IV<br />

TR) tramite fMRI utilizzando il task TOL, confrontandoli<br />

con una popolazione <strong>di</strong> soggetti sani selezionati per età e genere.<br />

Attualmente l’indagine è stata condotta su 8 soggetti<br />

schizofrenici e altrettanti controlli sani. I pazienti attivano lo<br />

stesso circuito dei controlli, che include bilateralmente la<br />

DLPC, il giro parietale inferiore, il precuneo e il cervelletto.<br />

Nelle mappe <strong>di</strong> confronto tra gruppi, i pazienti presentano<br />

una maggiore attivazione <strong>della</strong> DLPC, che si osserva già a<br />

carico <strong>di</strong> lavoro ridotto. Questi primi dati sembrano confermare<br />

l’inefficienza dei circuiti cerebrali a<strong>di</strong>biti alla memoria<br />

<strong>di</strong> lavoro nei soggetti affetti da schizofrenia, come già<br />

evidenziato da altri stu<strong>di</strong>. È nostra intenzione valutare le <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>di</strong> attivazione delle mappe cerebrali tra questi due<br />

gruppi e correlare le aree <strong>di</strong> anomala attivazione con l’outcome<br />

funzionale dei pazienti.<br />

Bibliografia<br />

Rasser PE, Johnston P, Lagopoulos J, Ward PB, Schall U, Thienel<br />

R, et al. Functional MRI BOLD response to Tower of Loindon<br />

performance of first-episode schizophrenia patients using cortical<br />

pattern matching. Neuroimage 2005;26:941-51.<br />

Thienel R, Butorac M, Schall U, Bender S, Wolstein J, Dittmann-<br />

Balcar A, et al. Tower of London performance in first to third<br />

episode patients withy schizophrenia: a follow-up study on executive<br />

function. Schizoph Res 2000;41(Suppl):294.<br />

53. La “social cognition” nella schizofrenia:<br />

correlati neuropsicologici<br />

F. Castagna, F. Marino, C. Mingrone, T. Mongini,<br />

D. Perrone, P. Rocca<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Il termine “social cognition” viene utilizzato per in<strong>di</strong>care la<br />

capacità <strong>di</strong> costruire rappresentazioni delle relazioni esistenti<br />

tra sé e gli altri e <strong>di</strong> usare queste rappresentazioni per<br />

guidare in modo flessibile i comportamenti sociali. Per stu<strong>di</strong>are<br />

questa abilità sono stati usati <strong>di</strong>versi para<strong>di</strong>gmi, tra cui<br />

lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> Teoria <strong>della</strong> Mente (ToM) e lo stu<strong>di</strong>o sulla<br />

percezione delle emozioni facciali. Numerose ricerche hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato che i pazienti affetti da schizofrenia sono<br />

compromessi nella capacità <strong>di</strong> attribuzione <strong>di</strong> stati mentali e<br />

in quella <strong>di</strong> riconoscimento delle emozioni, tuttavia il legame<br />

tra queste due abilità rappresenta un campo ancora poco<br />

249<br />

POSTER<br />

esplorato. Il crescente interesse nell’indagare la <strong>di</strong>mensione<br />

<strong>della</strong> “social cognition” è legato al fatto che alcune aspetti<br />

psicopatologici ed alcune problematiche <strong>di</strong> funzionamento<br />

sociale potrebbero essere compresi alla luce delle compromissioni<br />

sopra citate. Il presente stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> indagare<br />

se il deficit <strong>di</strong> ToM costituisca un tratto specifico del<br />

<strong>di</strong>sturbo schizofrenico o se faccia parte <strong>di</strong> una compromissione<br />

intellettiva generalizzata o, ancora, se sia la risultante<br />

<strong>di</strong> specifiche alterazioni cognitive <strong>di</strong> base. Inoltre, sono state<br />

valutate le possibili relazioni tra abilità richieste dal processamento<br />

dell’espressività facciale e funzioni cognitive.<br />

Un campione <strong>di</strong> pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> schizofrenia (n =<br />

28) secondo i criteri del DSM IV-TR, in fase stabile, reclutati<br />

presso la SCDU <strong>Psichiatria</strong> e il DSM Torino 1 Sud, è<br />

stato valutato me<strong>di</strong>ante il test <strong>di</strong> “Attribuzione delle intenzioni”<br />

per indagare la ToM e il Comprehensive Affect Testing<br />

System (CATS), che valuta <strong>di</strong>fferenti aspetti delle funzioni<br />

emotive. La valutazione neurocognitiva ha compreso<br />

la somministrazione <strong>di</strong> un’ampia batteria <strong>di</strong> test neuropsicologici<br />

e una prova sul livello intellettivo globale premorboso<br />

(Test Intelligenza Beve, TIB). Non sono emerse relazioni<br />

significative tra le variabili cognitive esaminate, il livello<br />

intellettivo premorboso e le due prove <strong>di</strong> “social cognition”.<br />

Il deficit <strong>di</strong> ToM non sembra essere secondario alla compromissione<br />

cognitiva presente nei pazienti – <strong>di</strong>mostrato dal<br />

confronto con un gruppo <strong>di</strong> controlli sani –, suggerendo una<br />

relativa specificità <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sturbo nella schizofrenia. Per<br />

quanto riguarda il riconoscimento delle emozioni, è stata<br />

confermata la natura non cognitiva dell’elaborazione degli<br />

stimoli emotivi. La “social cognition” nella schizofrenia<br />

sembrerebbe configurare un modulo in<strong>di</strong>pendente dell’intelligenza,<br />

separata dalle abilità cognitive generalizzate.<br />

Bibliografia<br />

Brüne M. Emotion recognition, “Theory of Mind” and social behavior<br />

in schizophrenia. Psychiatry Res 2005;133:135-47.<br />

Ab<strong>di</strong> Z, Sharma T. Social cognition and its neural correlates in<br />

schizophrenia and autism. CNS Spectr 2004;9:335-43.<br />

Frith U, Frith CD. The biological basis of social interaction. Current<br />

Direction in Psychological Science 2001;10:151-5.<br />

54. Efficacia <strong>di</strong> un programma psicoeducazionale<br />

per il controllo<br />

dell’incremento ponderale in pazienti in<br />

terapia con antipsicotici<br />

S. Castrogiovanni, M. Simoncini, N. Iovieno, D. Cecconi,<br />

G. Dell’Agnello * , P. Donda * , M. Quadrigli * , A. Rossi<br />

* , M. Mauri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa; * Eli Lilly Italia S.p.A.<br />

Obiettivi: la terapia antipsicotica (AP) può essere associata<br />

ad incremento ponderale (IP).<br />

Benché siano stati utilizzati <strong>di</strong>versi interventi per la gestione<br />

dell’IP, sono poco conosciuti gli effetti <strong>di</strong> interventi comportamentali,<br />

<strong>di</strong>etetici ed educativi su pazienti psichiatrici<br />

per la gestione dell’IP associato con AP.<br />

In questo stu<strong>di</strong>o è stata valutata l’efficacia <strong>di</strong> un programma<br />

psicoeducazionale (PPE) nella gestione dell’IP in pazienti in<br />

terapia con olanzapina (olz).


POSTER<br />

Meto<strong>di</strong>: sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o 48 pazienti, che avevano<br />

mostrato un aumento del BMI > 7% dall’inizio <strong>della</strong><br />

monoterapia con olz.<br />

I pazienti sono stati randomizzati a ricevere olz + PPE<br />

(gruppo 1) o solamente olz (gruppo 2). Dopo 12 settimane,<br />

i pazienti <strong>di</strong> entrambi i gruppi sono stati assegnati a ricevere<br />

ulteriori 12 settimane <strong>di</strong> PPE.<br />

Risultati: 33 pazienti (15 del gruppo 1, 18 del gruppo 2)<br />

hanno completato lo stu<strong>di</strong>o.<br />

Il peso corporeo ed il BMI sono risultati praticamente immutati<br />

(peso: + 0,2 kg; BMI: + 0,02 kg/m 2 ) nel gruppo 2 (p<br />

= 0,97) nel periodo in cui i pazienti non seguivano il PPE.<br />

Questi stessi pazienti, invece, hanno mostrato un decremento<br />

ponderale me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 3,2 kg (p < 0,001) e del BMI = 1,3<br />

kg/m 2 (p < 0,001) nelle seguenti 12 settimane in cui ricevevano<br />

olz + PPE. Le <strong>di</strong>fferenze riscontrate nei due perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

trattamento è risultata statisticamente significativa sia per il<br />

peso che per il BMI (p < 0,001). I pazienti del gruppo 1 hanno<br />

evidenziato invece un decremento me<strong>di</strong>o del peso corporeo<br />

<strong>di</strong> 4,5 kg (p < 0,001) e del BMI = 1,6 kg/m 2 (p = 0,002).<br />

Anche la qualità <strong>della</strong> vita dei pazienti è risultata statisticamente<br />

migliorata nel corso dello stu<strong>di</strong>o (p < 0,001).<br />

È stato riscontrato un decremento statisticamente significativo<br />

dell’insulinemia nel corso del PPE. Non sono state osservate<br />

<strong>di</strong>fferenze clinicamente significative in nessun altro<br />

parametro <strong>di</strong> laboratorio o nell’acatisia.<br />

Conclusioni: a conferma delle precedenti analisi, i dati finali<br />

confermano un marcato miglioramento nel controllo del<br />

peso quando i pazienti seguono il PPE.<br />

55. Modelli pre<strong>di</strong>ttivi dello shift <strong>di</strong>agnostico<br />

nei <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> condotta alimentare<br />

M.C. Cavallini, M. Grassi, S. Erzegovesi, A. Bosaia,<br />

F. Repazzini, F. Mapelli, L. Bello<strong>di</strong><br />

Università “Vita Salute San Raffaele”, San Raffaele Turro,<br />

Milano<br />

I <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> condotta alimentare (DCA) nel loro decorso<br />

sono instabili.<br />

Una percentuale variabile tra l’8 e il 62% delle pazienti con<br />

anoressia (AN) sviluppa nel corso <strong>della</strong> propria storia clinica<br />

sintomi <strong>di</strong> tipo bulimico, con conseguente complicazione<br />

<strong>della</strong> gestione terapeutica.<br />

Risulta pertanto <strong>di</strong> estremo interesse in<strong>di</strong>viduare i fattori che<br />

possano definire il rischio del paziente <strong>di</strong> incorrere in tale<br />

variazione.<br />

L’obiettivo ultimo è la costruzione <strong>di</strong> un modello pre<strong>di</strong>ttivo<br />

per il rischio <strong>di</strong> “shift” nel quadro clinico <strong>di</strong> pazienti affette<br />

da DCA allo scopo <strong>di</strong> poter operare una scelta terapeutica<br />

specifica. In questo stu<strong>di</strong>o abbiamo considerato variabili cliniche,<br />

<strong>di</strong>mensioni del temperamento e del carattere, fattori<br />

genetici. Sono stati reclutati per questo stu<strong>di</strong>o 568 pazienti<br />

<strong>di</strong> cui 180 all’esor<strong>di</strong>o sod<strong>di</strong>sfacevano i criteri <strong>di</strong>agnostici<br />

per AN e che sono stati utilizzati per le analisi successive.<br />

Di questi pazienti il 35% sod<strong>di</strong>sfaceva all’anamnesi raccolta<br />

al momento del reclutamento nel corso <strong>della</strong> storia clinica<br />

almeno una volta la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> bulimia, valutando una<br />

durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> malattia <strong>di</strong> 7,8 anni.<br />

Associate alle tecniche lineari tra<strong>di</strong>zionali si applicheranno<br />

anche tecniche non lineari (Reti Neurali Artificiali) in grado<br />

<strong>di</strong> modellizzare le relazioni e le interazioni tra le variabili <strong>di</strong><br />

interesse, lineari e non lineari, senza specificare a priori la<br />

natura <strong>di</strong> tale relazione.<br />

56. Schizofrenia e adesione al trattamento:<br />

antipsicotici tipici versus atipici<br />

M.L. Cavallo, C. Esposito, N. Ignaccolo, E. Olivieri,<br />

M. Priolo<br />

Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e Cura, Ospedale “Carle”,<br />

Cuneo<br />

Introduzione: l’adesione al trattamento dei pazienti affetti da<br />

schizofrenia rappresenta uno dei problemi con i quali lo psichiatra<br />

si deve confrontare nella pratica clinica quoti<strong>di</strong>ana. La<br />

mancata adesione al trattamento psicofarmacologico è spesso<br />

all’origine <strong>della</strong> riacutizzazione sintomatologica e <strong>della</strong> conseguente<br />

necessità <strong>di</strong> ricovero in ambito ospedaliero. I fattori<br />

in gioco sono molteplici e possono andare dalla comparsa <strong>di</strong><br />

effetti collaterali mal tollerati, alla negazione <strong>della</strong> malattia e<br />

all’insufficiente supporto psicofarmacologico.<br />

Scopo: il presente lavoro si pone lo scopo <strong>di</strong> valutare nel<br />

campione <strong>di</strong> pazienti schizofrenici ricoverati nel SPDC <strong>di</strong><br />

Cuneo dal 1999 ad oggi, la percentuale <strong>di</strong> ricoveri ripetuti,<br />

facendo riferimento al trattamento farmacologico in corso e<br />

in<strong>di</strong>viduando due gruppi sulla base dell’utilizzo <strong>di</strong> neurolettici<br />

tipici e quetiapina.<br />

Metodo e Risultati: l’analisi dei dati a <strong>di</strong>sposizione ha messo<br />

in evidenza un più alto tasso <strong>di</strong> ricoveri soprattutto nel<br />

gruppo <strong>di</strong> pazienti in trattamento con antipsicotici tipici rispetto<br />

al gruppo in terapia con quetiapina.<br />

In particolare è stato osservato che circa il 70% dei pazienti<br />

che assumeva neurolettici tipici è andato incontro ad uno<br />

o più ricoveri nell’intervallo <strong>di</strong> tempo considerato rispetto al<br />

gruppo trattato con quetiapina per il quale non si è riscontrato<br />

la necessità <strong>di</strong> procedere all’ospedalizzazione.<br />

Conclusioni: l’analisi dei dati a nostra <strong>di</strong>sposizione consente<br />

<strong>di</strong> ipotizzare una maggiore aderenza al trattamento psicofarmacologico<br />

nel gruppo <strong>di</strong> pazienti in terapia con quetiapina<br />

57. Psicoterapia Psicoanalitica nel Servizio<br />

Pubblico: stu<strong>di</strong>o preliminare dell’attività<br />

<strong>di</strong> un Ambulatorio <strong>di</strong> Consultazione<br />

e Psicoterapia Psicoanalitica (ACP) presso<br />

il Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze<br />

dell’Università <strong>di</strong> Padova<br />

C. Cecchetto, M. Civiero, M. Pierri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Introduzione: l’ACP si rivolge ai <strong>di</strong>sturbi emotivi comuni<br />

correlati con la crescita e le fasi del ciclo <strong>della</strong> vita. L’ACP<br />

offre la <strong>di</strong>sponibilità ad avviare Psicoterapie ad in<strong>di</strong>rizzo<br />

psicoanalitico in<strong>di</strong>viduali e/o <strong>di</strong> gruppo con sedute a frequenza<br />

settimanale e con una durata massima <strong>di</strong> 24-30 mesi.<br />

Lo scopo dello stu<strong>di</strong>o è valutare l’attività dell’ambulatorio<br />

nei suoi primi 3 anni <strong>di</strong> servizio.<br />

Metodo: si è stu<strong>di</strong>ato un campione <strong>di</strong> 180 soggetti afferenti<br />

all’ACP dal II semestre 2002 al 10/05 attraverso una scheda<br />

anagrafica e un’intervista semistrutturata.<br />

250


Risultati: si analizzano le variabili demografiche e cliniche<br />

del campione. Il 68% ha precedenti psichiatrici e il 60% è in<br />

carico presso un CSM, ambulatori <strong>della</strong> Clinica Psichiatrica,<br />

o privati. Il 47% soffre <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo nevrotico, il 13%<br />

psicotico, 9% <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità, 25% problematiche familiari.<br />

Il problema per cui si rivolgono all’ACP risale ad almeno 6<br />

mesi prima <strong>della</strong> prima consultazione per l’85% dei pazienti.<br />

Per il 50% dei pazienti l’invio è stato proposto da un altro<br />

specialista, solo per il 7% dal me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base. Il 60% dei<br />

pazienti dopo la consultazione (da 1 a 5) è stato preso in carico<br />

presso l’ACP con una PT in<strong>di</strong>viduale (90%), <strong>di</strong> gruppo<br />

(8% avviata solo da pochi mesi), familiare (2%). Il 35% dei<br />

pazienti ha in corso una PT, il 25% ha concluso un trattamento<br />

che è durato dai 6 ai 30 mesi.<br />

Conclusioni: i dati preliminari evidenziano l’esistenza <strong>di</strong><br />

una consistente richiesta <strong>di</strong> una presa in carico psicoterapica<br />

ad in<strong>di</strong>rizzo psicoanalitico <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o-lungo termine nell’ambito<br />

pubblico.<br />

58. Esperienza <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> sostegno<br />

psicologico ai familiari dei pazienti<br />

ricoverati in un reparto <strong>di</strong> rianimazione<br />

C. Cecchetto, C. Treccalli, M. Civiero, M. Pierri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Scopo: il gruppo <strong>di</strong> sostegno è rivolto ai familiari <strong>di</strong> pazienti<br />

ricoverati da almeno una settimana nel reparto <strong>di</strong> Rianimazione<br />

Centrale <strong>di</strong> Padova.<br />

Metodologia: l’attività svolta da un’équipe multi<strong>di</strong>sciplinare<br />

comprende un periodo <strong>di</strong> un anno e mezzo con 70 incontri<br />

<strong>della</strong> durata <strong>di</strong> un’ora, a frequenza settimanale.<br />

Risultati: durante gli incontri la presenza nel gruppo era costituita<br />

da più membri <strong>di</strong> una stessa famiglia e solo in poche<br />

occasioni si sono presentati familiari <strong>di</strong> più <strong>di</strong> due pazienti<br />

ricoverati In molte occasioni non vi è stato presente nessuno<br />

o veniva richiesto un colloquio in<strong>di</strong>viduale; per le persone<br />

più anziane soprattutto fattori culturali creavano una resistenza<br />

alla partecipazione.<br />

Discussione: la continuità del servizio ha permesso agli<br />

utenti <strong>di</strong> poter ritornare al gruppo più volte anche se in modo<br />

<strong>di</strong>scontinuo. Al termine degli incontri alcuni familiari<br />

hanno fatto esplicite domande <strong>di</strong> aiuto psicologico per sé e<br />

per i loro familiari ricoverati. Durante concordati perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

sospensione del servizio è stato riferito da parte del reparto<br />

il <strong>di</strong>sagio conseguente all’essere “scoperti” da tale attività.<br />

Conclusioni: l’assistenza psicologica ai familiari sembra rispondere<br />

all’esigenza da parte dei me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> identificare modalità<br />

e luoghi adatti all’accoglienza delle richieste dei familiari<br />

e rilevare con maggiore accuratezza le situazioni che<br />

necessitano <strong>di</strong> una consulenza psichiatrica/psicologica o un<br />

intervento psicoterapeutico in<strong>di</strong>viduale (per il paziente e/o<br />

familiari) durante il ricovero e dopo la <strong>di</strong>missione<br />

251<br />

POSTER<br />

59. Andamento dei club alcolisti<br />

in trattamento, Metodologia Hudolin,<br />

nel territorio senese, anno 2004<br />

L. Cerfeda, G. Bonelli, T. Starnini, T. Kotsokosta, P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sez. <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

Introduzione: sul territorio senese, a partire dal 1992, in<br />

collaborazione con l’ACAT, è stata <strong>di</strong>ffusa per i soggetti e le<br />

famiglie con problemi alcol-correlati e complessi, la Metodologia<br />

<strong>di</strong> Hudolin (sviluppata dal prof. Vla<strong>di</strong>mir Hudolin),<br />

un approccio ecologico-sociale al tema <strong>della</strong> <strong>di</strong>pendenza da<br />

sostanze, essenzialmente centrato attraverso l’organizzazione<br />

in “club” su processi <strong>di</strong> cambiamento nel comportamento<br />

e nello stile <strong>di</strong> vita del soggetto alcolista e <strong>della</strong> famiglia,<br />

fornendo un valido supporto alla terapia farmacologia spesso<br />

impiegata.<br />

Attualmente sul territorio senese sono presenti 7 club (4 a<br />

Siena) 3 (in provincia).<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o: verificare il miglioramento <strong>della</strong> qualità<br />

<strong>di</strong> vita rispetto: alla prolungata astinenza da alcol, il rimo<strong>della</strong>mento<br />

delle <strong>di</strong>namiche familiari, la determinazione<br />

degli ingressi delle nuove famiglie ai Club, la adesione ai<br />

programmi svolti, il funzionamento psico-sociale con riduzione<br />

dei comportamenti pre-morbosi osservati all’ingresso.<br />

Meto<strong>di</strong> e campioni: sono stati esaminati i 7 club <strong>di</strong>stribuiti<br />

sul territorio <strong>di</strong> cui: 4 residenti in Siena e 3 in provincia.<br />

Per ciascun Club i valori riportati sono stati forniti dalla<br />

Banca Dati dell’Esecutivo ACAT SIENA, attraverso l’elaborazione<br />

<strong>di</strong> Questionari Informativi compilati annualmente<br />

da ciascun servitore-insegnante dei Club.<br />

Conclusioni: verificando i dati ottenuti dalla stima dei valori<br />

riportati (buona 37%; sufficiente: 21%; insufficiente:<br />

11%), l’andamento generale delle famiglie appartenenti ai<br />

Club ACAT, secondo la Metodologia Hudolin, appare significativo.<br />

Tali risultati presuppongono verosimilmente un andamento<br />

positivo nelle famiglie che partecipano attivamente al programma<br />

dei Club: con frequente risoluzione del problema<br />

tossicologico legato all’abuso <strong>di</strong> alcol, <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong><br />

tendenza alle ricadute, miglioramento <strong>della</strong> compliance familiare<br />

del soggetto, aumento dell’adesione alla terapia farmacologia<br />

e psico-riabilitativa, recupero <strong>di</strong> una identità e <strong>di</strong><br />

un ruolo in ambito sociale e professionale nel territorio <strong>di</strong><br />

appartenenza.<br />

Bibliografia<br />

APCAT FIORENTINA, Associazione Provinciale dei Club degli<br />

Alcolisti in Trattamento <strong>di</strong> Firenze.<br />

BANCA DATI ARCAT 2004, Esecutivo ACAT Siena.


POSTER<br />

60. Considerazioni sull’ospedale psichiatrico<br />

giu<strong>di</strong>ziario: note <strong>di</strong> legislazione comparata<br />

L. Cerfeda, F. Scarpa, G. Bonelli, T. Kotsokosta, P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sez. <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

Introduzione: in un’analisi comparativa tra le metodologie<br />

<strong>di</strong> trattamento e il decorso post-detentivo dei malati <strong>di</strong> mente<br />

autori <strong>di</strong> reato presenti in Italia e nei <strong>di</strong>versi paesi (europei<br />

e non), si è riscontrata una profonda <strong>di</strong>fferenziazione<br />

nell’approccio che gli stessi presentavano con il territorio<br />

dopo il rilascio. Particolari riferimenti al sistema sanitario<br />

psichiatrico francese nell’ambito <strong>di</strong> istituti <strong>di</strong> pena.<br />

Scopo dello Stu<strong>di</strong>o: esaminare con modalità comparativa<br />

l’organizzazione sanitaria nell’ambito delle strutture penitenziarie<br />

francesi con particolare riferimento agli SMPR o<br />

ATELIER TERAPEUTICI dove vengono realizzati attraverso<br />

prestazioni ambulatoriali percorsi riabilitativi durante<br />

la detenzione, mirati a stabilizzare quadri cronici pre-esistenti<br />

alla incarcerazione o insorti a seguito alla medesima,<br />

abbassare l’incidenza delle condotte ad<strong>di</strong>tive (alcolismo<br />

cronico, tossicomania), offrire sostegno psicologico ad una<br />

popolazione de-socializzata, <strong>di</strong>minuire il numero dei soggetti<br />

malati negli istituti penitenziari. Inoltre, attraverso il<br />

confronto comparativo si vuole esaminare la vali<strong>di</strong>tà degli<br />

obbiettivi stabiliti dai <strong>di</strong>versi settori in ambito penitenziario<br />

dalla riforma attuata.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: per valutare l’effettivo ruolo terapeutico<br />

degli SMPR sono stati condotti nel 2001: una inchiesta<br />

epidemiologica, due stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali sull’incidenza del<br />

contesto carcerario e sulla salute mentale dei detenuti, lavori<br />

<strong>di</strong> ricerca ministeriali, inserimento <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> lavoro<br />

inter-ministeriale sulla salute mentale con il compito <strong>di</strong><br />

prendere in carico tutti quei detenuti con <strong>di</strong>sturbi del comportamento<br />

reattivo al personale me<strong>di</strong>co e penitenziario, inserimento<br />

<strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> lavoro specializzato ministeriale<br />

che si occupa <strong>di</strong> verificare eventuali infrazioni sessuali commesse<br />

in detenzione o pregressi nell’anamnesi patologica<br />

psichiatrica del detenuto.<br />

Conclusione: l’applicazione sul territorio francese <strong>di</strong><br />

unità ospedaliere interne all’istituto <strong>di</strong> detenzione in seguito<br />

alla applicazione del decreto N 86-602: “SMPR o<br />

atelier terapeutici”, ha verosimilmente sviluppato due livelli<br />

<strong>di</strong> cura:<br />

– in tutti gli stabilimenti penitenziari, i ricoveri ambulatoriali<br />

sono realizzati dalla èquipe psichiatrica locale;<br />

– gli SMPR garantiscono cure <strong>di</strong>versificate (inclusa l’ospedalizzazione<br />

sotto il consenso del detenuto secondo la<br />

procedura d’ufficio), nei 26 “Atelier-Terapeutici” (la<br />

riforma ospedaliera riguarda attualmente 45.000 detenuti<br />

degli stabilimenti penitenziari), <strong>di</strong>stribuiti sul territorio e<br />

impiantati nel contesto penitenziario con stabilimenti<br />

ospedalieri.<br />

Tali mo<strong>di</strong>ficazioni hanno determinato un notevole rinforzo<br />

delle azioni sanitarie negli istituti <strong>di</strong> pena con stabilizzazione<br />

dei quadri psicopatologici presenti all’immissione, maggiore<br />

adesione al percorso riabilitativo, aumento del funzionamento<br />

sociale all’atto <strong>di</strong> immissione sul territorio con <strong>di</strong>minuzione<br />

del numero <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>ve.<br />

Bibliografia<br />

1 Stone MH. Follow-up a lungo termine dei pazienti prosciolti <strong>di</strong>messi<br />

dal Maximum Security Forensic Hospital. Conferenza tenuta<br />

a Firenze il 03.07.1999, dalla <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Penitenziaria.<br />

2 Dumont M, Bonnevie MC. Etudes èt resultates, Direction de la<br />

recherche dés ètudes de l’evaluation et des statistiques, 1999(4)<br />

Janvier.<br />

3 Guilpart CR. La prisé en charge de la santé mental des personnes<br />

détenues. Direction de l’Amministration Pénitentiaire octobre<br />

2001.<br />

61. Il riconoscimento delle espressioni<br />

facciali in un campione <strong>di</strong> pazienti con<br />

ansia e depressione<br />

G. Cerroni, D. Mirabilio, S. Di Tommaso, M. Aniello,<br />

P. Valente, M. Di Pietro, A. Rossi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università de L’Aquila<br />

Introduzione: il riconoscimento delle espressioni facciali<br />

(REF) rappresenta un importante aspetto nella comunicazione<br />

interpersonale ed è governato da substrati neurali specifici.<br />

Sono state riportate anomalie <strong>di</strong> questo aspetto <strong>di</strong> processamento<br />

dell’informazione nei <strong>di</strong>sturbi d’ansia e <strong>di</strong> depressione<br />

(Kohler et al., 2004).<br />

Obiettivo: scopo dello stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> valutare questa funzione<br />

neurocognitiva in una popolazione <strong>di</strong> pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbo<br />

d’ansia e depressione.<br />

Metodo: do<strong>di</strong>ci pazienti con <strong>di</strong>sturbo d’ansia e otto con depressione,<br />

confrontati con un gruppo <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> trenta<br />

soggetti, sono stati valutati con il test per la <strong>di</strong>scriminazione<br />

emotiva <strong>di</strong> Ekman e Friesen (1976) che presentava 36 foto<br />

caratterizzate da 6 emozioni base <strong>di</strong> felicità, tristezza, paura,<br />

rabbia, sorpresa e <strong>di</strong>sgusto. Inoltre sono stati somministrati<br />

il Symptom Check List (SCL-90), il Millon Clinical<br />

Multiaxial Inventory (MCMI-III) per analizzare la psicopatologia<br />

attuale.<br />

Risultati: i pazienti depressi e ansiosi ottennero un basso<br />

punteggio rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo nel compito <strong>di</strong> riconoscimento<br />

delle espressioni emotive, particolarmente<br />

nella <strong>di</strong>scriminazione <strong>della</strong> felicità, mostrando una preferenza<br />

<strong>di</strong> risposta per le emozioni negative. Le <strong>di</strong>fficoltà nel<br />

riconoscere le emozioni in tale test pre<strong>di</strong>cevano significativamente<br />

alcune sottoscale dell’SCL-90. Entrambi i gruppi<br />

<strong>di</strong> soggetti con depressione ed ansia mostravano una significativa<br />

correlazione con sensitività interpersonale, ostilità e<br />

psicoticismo.<br />

Conclusioni: il riconoscimento delle espressioni facciali è<br />

alterato nella depressione e nell’ansia. Verranno ulteriormente<br />

<strong>di</strong>scusse le relazioni tra il test per la <strong>di</strong>scriminazione<br />

emotiva e le variabili cliniche e personologiche.<br />

Bibliografia<br />

Kohler CG, Turner TH, Gur RE, Gur RC. Recognition of facial<br />

emotions in neuropsychiatric <strong>di</strong>sorders. CNS Spectrums<br />

2004;9:267-74.<br />

Ekman P, Friesen WV. Pictures of facial affect. Palo Alto, CA: Consulting<br />

Psychologists Press 1976.<br />

252


62. Il riconoscimento delle espressioni<br />

facciali in un campione <strong>di</strong> pazienti<br />

con schizofrenia<br />

G. Cerroni, D. Mirabilio, S. Di Tommaso, M. Aniello,<br />

P. Valente, M. Di Pietro, A. Rossi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università de L’Aquila<br />

Introduzione: l’alterato riconoscimento delle espressioni<br />

facciali (REF) nei pazienti schizofrenici contribuisce ad un<br />

funzionamento sociale deficitario e potrebbe pre<strong>di</strong>re un loro<br />

scarso funzionamento cognitivo (Benoit et al., 2005).<br />

Obiettivo: scopo dello stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> valutare il REF in una popolazione<br />

<strong>di</strong> pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> schizofrenia.<br />

Metodo: <strong>di</strong>eci pazienti schizofrenici, confrontati con un<br />

gruppo <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> venti soggetti, sono stati valutati con<br />

il test per la <strong>di</strong>scriminazione emotiva <strong>di</strong> Ekman e Friesen<br />

(1976) che presentava 36 foto caratterizzate da 6 emozioni<br />

base <strong>di</strong> felicità, tristezza, paura, rabbia, sorpresa e <strong>di</strong>sgusto.<br />

Inoltre sono stati somministrati il Symptom Check List<br />

(SCL-90), il Millon Clinical Multiaxial Inventory (MCMI-<br />

III) e la Positive and Negative Syndrome Scale (PANSS) per<br />

analizzare la psicopatologia attuale.<br />

Risultati: i pazienti schizofrenici hanno ottenuto un basso<br />

punteggio rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo nel compito <strong>di</strong> riconoscimento<br />

delle espressioni emotive, particolarmente<br />

nella <strong>di</strong>scriminazione <strong>della</strong> paura e del <strong>di</strong>sgusto.<br />

Conclusioni: il nostro stu<strong>di</strong>o conferma che riconoscimento<br />

delle espressioni facciali è alterato nella schizofrenia. In base<br />

ai risultati dei recenti stu<strong>di</strong> che affermano l’esistenza <strong>di</strong><br />

un circuito neurale de<strong>di</strong>cato al riconoscimento dei volti e<br />

delle emozioni espresse me<strong>di</strong>ante la mimica facciale (es. giro<br />

fusiforme e le regioni più anteriori e dorsali del lobo temporale)<br />

si potrebbe quin<strong>di</strong> ipotizzare che nei pazienti schizofrenici<br />

vi è un deficit in tale sistema.<br />

Bibliografia<br />

Benoit B, Krolak- Salmon P, Saoud M, Henaff MA, Burt M, Dalery<br />

J, et al. Facial Expression and Sex Recognition in Schizophrenia<br />

and Depression. Can J Psychiatry 2005;50:525-33.<br />

Ekman P, Friesen WV. Pictures of Facial Affect. Palo Alto, CA:<br />

Consulting Psychologists Press 1976.<br />

63. Amisulpride in Treatment Resistant<br />

Schizoaffective Disorder<br />

C. Cimmino, G. Foggia, I. Celentano, G. Barra, C. Ciliberti,<br />

A. Rocco, T. Cante, M. Romano, E. Mauro<br />

Psychiatry Emergency Hospital “San Giovanni <strong>di</strong> Dio”,<br />

Frattaminore, Napoli<br />

Background: there are not data in the literature regar<strong>di</strong>ng<br />

amisulpride use in resistant schizoaffective <strong>di</strong>sorder.<br />

The objective of this study was to evaluate the efficacy and<br />

safety of amisulpride in treatment Resistant Schizoaffective<br />

Disorder.<br />

This analysis aimed to assess clinical response to amisulpride<br />

treatment in patients with resistant Schizoaffective<br />

Disorder.<br />

Method: a total of 22 patients <strong>di</strong>agnosed with schizoaffective<br />

<strong>di</strong>sorder accor<strong>di</strong>ng to DSM-IV TR criteria and having a<br />

253<br />

POSTER<br />

history of resistance to treatment with other antipsychotics<br />

were included in the study.<br />

The mean amisulpride dose was 600 mg/day and 800<br />

mg/day.<br />

The patients were assessed for Psychotic symptoms with the<br />

Positive and Negative Syndrome Scale (PANSS) at baseline<br />

and at week 12 of amisulpride treatment; for movement <strong>di</strong>sorders<br />

with the Extrapyramidal Symptom Rating Scale<br />

(ESRS); for adverse events (AEs) were reported spontaneously;<br />

for depressive symptoms with HAMD and<br />

MADRS; with Psychiatric Rating Scale (BPRS) and CGI.<br />

Amisulpride was added to other me<strong>di</strong>cations, but other antipsychotics.<br />

Results: there was a significant effect of treatment on improvement<br />

in PANSS total scores from baseline to endpoint.<br />

(69% reduction of positive symptoms in the PANSS positive<br />

subscale and negative symptoms 75% reduction of negative<br />

symptoms in the PANSS negative subscale; p = 0.001).<br />

The reduction in HAMDscores between the baseline (25.6 ±<br />

4.1) and the endpoint (4.2 ± 2.3) was statistically significant<br />

(p = 0.002).<br />

The most commonly observed side effects included asthenia<br />

(6 patients, 26%), weight gain (3 patients, 15%), and mild<br />

sedation (5 patients, 25%).<br />

Marked improvement in CGI after 12 week of treatment<br />

was observed in 22 (100%) patients.<br />

Conclusions: this study suggests that amisulpride may be a<br />

an effective and well tolerated drug for treatment resistant<br />

schizoaffective <strong>di</strong>sorder.<br />

64. Effectiveness and tolerability<br />

of amisulpride in Bipolar Disorder I,<br />

treatment of bipolar mania: results of a 24week<br />

open study<br />

C. Cimmino, G. Foggia, I. Celentano, G. Barra, C. Ciliberti,<br />

A. Rocco, T. Cante, M. Romano, E. Mauro<br />

Psychiatry Emergency Hospital, “San Giovanni <strong>di</strong> Dio”,<br />

Frattaminore, Napoli<br />

Background: amisulpride (Solian), a substituted benzamide<br />

derivative, is a second-generation antipsychotic that<br />

preferentially binds to dopamine D2/D3 receptors in limbic<br />

rather than striatal structures. High dosages preferentially<br />

antagonise postsynaptic D2/D3 receptors, resulting in reduced<br />

dopamine transmission, and low dosages preferentially<br />

block presynaptic D2/D3 receptors, resulting in enhanced<br />

dopamine transmission. Amisulpride has been reported<br />

to be effective in the treatment of schizophrenia and<br />

major depressive <strong>di</strong>sorder.<br />

Method: this was a single-blind clinical trial involving 41<br />

subjects suffering from Bipolar Disorder I, manic phase to a<br />

24-week treatment with Amisulpride (600 mg/day increased<br />

to 800 mg after 7 days of treatment). The sample of 13 females<br />

(F = 31%; mean age 32.4 ± 1.2) and 28 males (M =<br />

69%;mean age 39.1 ± 2.2) consecutively admitted in the<br />

Center for the study of Mood Disorders was recruited in<br />

Emergency Psychiatric Hospital with a DSM-IV TR <strong>di</strong>agnosis<br />

of Bipolar Disorder I, manic phase.<br />

The sample was assessed by Young Mania Rating Scale<br />

(YMRS) total score 20.


POSTER<br />

The Assessments (Baseline; T1: end of the first week treatment;<br />

T2: end 4-week treatment; T3: end 8-week treatment;<br />

T4: end 12-week treatment; T5: end 18-week treatment; T6:<br />

end 24-week treatment) included besides the YMRS, Psychiatric<br />

Rating Scale (BPRS), the Hamilton Rating Scale for Depression<br />

(HAM-D+ atypical symptoms), the Clinical Global<br />

Impressions Scale for Bipolar Disorder, Mo<strong>di</strong>fied (CGI-BP-<br />

M), MADRS and the systematic report of adverse events.<br />

Amisulpride was added to other me<strong>di</strong>cations, but other antipsychotics.<br />

Results: 36 (88%) patients were responders, 4 (12%) were<br />

non responders.<br />

Amisulpride turned out to be effective and reasonably safe<br />

in the treatment of bipolar mania.<br />

At the end of the first week (T1)of treatment in responders<br />

(reduction of Young Mania Rating Scale > 50%); at endpoint<br />

24-week (T6) treatment amisulpride produced significant<br />

improvements(Total Score) on the YMRS (p = 0.002),<br />

the HAM-D+ atypical symptoms (p = 0.003), mania (p =<br />

0.002), and depression (p = 0.001) subscales of the CGI-BP-<br />

M, MADRS (p = 0.004).<br />

The following assessments confirmed the efficacy of this<br />

drug for manic bipolar.<br />

The most common side effect was sedation (N = 4; 12%),<br />

four females (no responders) galactorrhea, in responder’ s<br />

group some extrapyramidal symptoms and insomnia.<br />

Conclusions: amisulpride is a suitable drug for the treatment<br />

of Manic Bipolar, well tolerated and efficacious in the<br />

acute treatment of Bipolar Disorder I, manic phase.<br />

This study on amisulpride confirms that the drug, D(2) and<br />

D(3) antagonism, may be involved in the mechanisms of the<br />

therapeutic response to antipsychotics in mania.<br />

65. Effectiveness and tolerability<br />

of olanzapine in Bipolar Disorder I,<br />

treatment of bipolar mania: results of a 56week<br />

C. Cimmino, G. Foggia, I. Celentano, G. Barra, M. Romano,<br />

C. Ciliberti, A. Rocco, T. Cante, E. Mauro<br />

Psychiatry Emergency Hospital “San Giovanni <strong>di</strong> Dio”,<br />

Frattaminore, Napoli<br />

Background: the atypical agent olanzapine has demonstrated<br />

efficacy in bipolar mania in large randomized, controlled<br />

stu<strong>di</strong>es, and offers efficacy across a broader range of symptoms<br />

than typical antipsychotics.<br />

Olanzapine has been shown to be effective for manic<br />

episodes as monotherapy and in combination with other<br />

agents such as lithium and <strong>di</strong>valproex.<br />

Method: this was a clinical study involving 52 subjects suffering<br />

from Bipolar Disorder I, manic phase to a 56-week<br />

treatment with olanzapine (10 mg/day increased to 20 mg<br />

after 3 days of treatment).<br />

The sample of 22 females (F = 48%; mean age 29.3 ± 3.6.)<br />

and 30 males (M = 58%;mean age 32.2 ± 3.2) consecutively<br />

admitted in the Center for the study of Mood Disorders<br />

was recruited in Emergency Psychiatric Hospital with a<br />

DSM-IV TR <strong>di</strong>agnosis of Bipolar Disorder I, manic phase.<br />

The sample was assessed by Young Mania Rating Scale<br />

(YMRS) total score 20.<br />

The Assessments (Baseline; T1: end of the first week treatment;<br />

T2: end 4-week treatment; T3: end 8-week treatment;<br />

T4: end 12-week treatment; T5: end 18-week treatment; T6:<br />

end 24-week treatment; T7: end 36-week treatment; T8: end<br />

48-week treatment; T9: end 56-week treatment) included<br />

besides the YMRS, Psychiatric Rating Scale (BPRS), the<br />

Hamilton Rating Scale for Depression (HAM-D+ atypical<br />

symptoms), the Clinical Global Impressions Scale for Bipolar<br />

Disorder, Mo<strong>di</strong>fied (CGI-BP-M), MADRS and the systematic<br />

report of adverse events.<br />

Olanzapine was added to other me<strong>di</strong>cations, but other antipsychotics<br />

and other mood stabiliser.<br />

Results: 44 (85%) patients were responders in monotherapy,<br />

8 (15%) were non responders.<br />

Olanzapinés efficacy had been established in the treatment<br />

of bipolar mania.<br />

In this study has been observed effect of olanzapine on mania.<br />

At the end of the first week (T1) of treatment in responders<br />

(reduction of Young Mania Rating Scale > 75%); at endpoint<br />

24-week (T6) treatment olanzapine produced significant<br />

improvements (Total Score) on the YMRS (p = 0.001),<br />

the HAM-D+ atypical symptoms (p = 0.003), mania (p =<br />

0.001), and depression (p = 0.002) subscales of the CGI-BP-<br />

M, MADRS (p = 0.002); at endpoint 56-week (T9) treatment<br />

olanzapine produced significant data for antimanic effect<br />

or for hypomanic relapse absence at Young Mania Rating<br />

Scale (YMRS) total score ≤ 8.2 (p = 0.002), mania (p =<br />

0.001), and depression (p = 0.002) subscales of the CGI-BP-<br />

M, MADRS (p = 0.003)<br />

This study suggested that olanzapine was effective in preventing<br />

manic relapses<br />

(Patients 6, 11.5%). Relapse Data was not significantly in<br />

this sample.<br />

The most common side effect was weight gain (N = 8; 15%).<br />

Dropouts were eight males (no responders).<br />

Conclusions: olanzapine has proven efficacy in acute mania,<br />

some also in bipolar depression and in maintenance<br />

treatment.<br />

In this study there is firm evidence that olanzapine is effective<br />

than a mood stabiliser and tolerated and efficacious in<br />

the acute treatment of Bipolar Disorder I, manic phase.<br />

66. Quetiapine in the treatment<br />

of Personality Disorders (Cluster A and<br />

Cluster B and Cluster C)<br />

C. Cimmino, G. Foggia, I. Celentano, G. Barra, M. Romano<br />

Psychiatry Emergency Hospital, “San Giovanni <strong>di</strong> Dio”,<br />

Frattaminore, Napoli<br />

There are not many data in the literature regar<strong>di</strong>ng quetiapine<br />

use in Cluster A and Cluster B and Cluster C Personality<br />

Disorders.<br />

The objective of this study was to evaluate the efficacy and<br />

safety of quetiapine in treatment Personality Disorders.<br />

This analysis aimed to assess clinical response to quetiapine<br />

treatment in patients with Personality Disorder.<br />

Method: a total of 25 patients <strong>di</strong>agnosed with personality<br />

<strong>di</strong>sorders (9 patients, 36% Cluster A; 9 patients, 36% Cluster<br />

B; 7 patients, 28% Cluster C) accor<strong>di</strong>ng to DSM-IV TR cri-<br />

254


teria and having a history no compliance. The mean quetiapine<br />

dose was 300 mg/day and 600 mg/day. Psychiatric <strong>di</strong>sorders<br />

were evaluated by a semi-structured interview inclu<strong>di</strong>ng<br />

the Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I (SCID-<br />

I) and Personality Disorders (SCID-II).<br />

The patients were assessed for Psychotic symptoms with the<br />

Positive and Negative Syndrome Scale (PANSS); for depressive<br />

symptoms with HAMD and MADRS; with Psychiatric<br />

Rating Scale (BPRS) and CGI; for other symptoms<br />

with HAMA, SCL-90; for obsessive-compulsive symptomatology<br />

was detected accor<strong>di</strong>ng to the italian version of<br />

the Leyton Obsessional Inventory; for adverse events (AEs)<br />

were reported spontaneously.<br />

Assessment: at baseline and at week 12 of quetiapine treatment;<br />

Quetiapine was added to other me<strong>di</strong>cations, but other<br />

antipsychotics.<br />

Results: there was a significant effect of treatment on improvement<br />

in PANSS total scores from baseline to endpoint<br />

for patients with <strong>di</strong>agnosis Cluster A and Cluster B personality<br />

<strong>di</strong>sorders (72% reduction of positive symptoms in the<br />

PANSS positive subscale and negative symptoms 54% reduction<br />

of negative symptoms in the PANSS negative subscale;<br />

p = 0.001).<br />

The reduction in HAMDscores between the baseline (24.6 ±<br />

2.1) and the endpoint (5.0 ± 2.0) was statistically significant<br />

(p = 0.002). The reduction in HAMAscores between the<br />

baseline (25.6 ± 4.1) and the endpoint (4.0 ± 2.0) was statistically<br />

significant (p = 0.001). The most commonly observed<br />

side effects included asthenia (8 patients, 32%),<br />

weight gain (4 patients, 16%), and mild sedation (6 patients,<br />

24%). Marked improvement in CGI after 12 week of treatment<br />

was observed in 19 (76%) patients (8 patients, 32%<br />

Cluster A; 9 patients, 36% Cluster B; 2 patients, 8% Cluster<br />

C Personality Disorder).<br />

Conclusions: this study suggests that quetiapine may be an<br />

effective and well tolerated drug for treatment cluster A and<br />

Cluster B personality <strong>di</strong>sorders.<br />

67. Anxiety and dental implantology:<br />

symptoms anxious and outcome in<br />

implantology. (At the private dental office)<br />

P. Cimmino * , C. Cimmino, G. Palmigiano **<br />

Psychiatry Emergency Hospital, Frattaminore, ASL Napoli<br />

3, Napoli; * Private Implantology Dental Center, Napoli;<br />

** University of Napoli, Federico II<br />

Objective: the study aimed to evaluate the anxious symptoms<br />

associated with dental implantology on 16 cases in a<br />

private dental office<br />

Methods: at this study was recruited a sample of 16 cases<br />

awaiting dental implants (peri-implant soft tissue health status<br />

of implants supporting overdentures with bar attachments<br />

in the man<strong>di</strong>ble; 16 cases = 43 implants). The sample was assessed<br />

by work’s group of the Center for the study of Anxiety<br />

and Depression Disorder of the Psychiatry Emergency Hospital<br />

“San Giovanni <strong>di</strong> Dio” Frattaminre (Napoli) to exclude<br />

a DSM-IV <strong>di</strong>agnosis of Anxiety and Depression Disorder.<br />

At baseline, before surgery, the sample was evaluated with<br />

instruments: PAAAS, HAM-A, SCL-90, that estimated re-<br />

255<br />

POSTER<br />

spectivily the symptomatologic gravity and anxious characteristics.<br />

The sample was <strong>di</strong>vided in two groups on the basis of presence<br />

[A-AN<strong>XI</strong>ETY-: n° 9 (56.25%), 8 female = 50% and 1<br />

male = 6.25%] or absence [NA-NO AN<strong>XI</strong>ETY-: n° 7<br />

(43.75%), 2 females = 12.5% e 5 males = 31,25] of presurgical<br />

anxiety.<br />

The aforementioned factor(anxiety) was evaluated<br />

(PAAAS, HAMA, SCL-90) imme<strong>di</strong>ately after surgery, at 24<br />

hours, and during a follow-up for a period of 1 year at intervals<br />

of week; 1,2,3,4, and 6 months, and 1 year after.<br />

All of implants were placed and evaluated by same clinician.<br />

Dental implant clinical aspects postsurgical were evaluated<br />

with a descriptive scale of five items on dental area and<br />

ridges.<br />

Results: the results of statistical analysis in<strong>di</strong>cate a correlation<br />

between anxiety and negative outcome in dental implantology,<br />

in a private dental practice, at the level of significance<br />

p = 0.002.<br />

Conclusion: after an extensive review of dental literature,<br />

few articles were found related to anxiety and implantology.<br />

In this preliminary study, the group A with anxious symptoms<br />

results characterized during follow-up 1years by higher<br />

level of pain in the implanted area, neuralgia, edema,<br />

headaches, pain during mastication, speech, opening, closing,<br />

pain of the area of pterygoid and masseter muscles, intellectual<br />

<strong>di</strong>sorders: memory and concetration deficit.<br />

Anxiety could represent negative pre<strong>di</strong>ctor of outcome in<br />

higher level of symptomatologic severity postsurgical and<br />

greater expression late remission in dental implantology.<br />

68. Il corpo come espressione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio<br />

psichico: <strong>di</strong>verse modalità <strong>di</strong> comunicazione<br />

M.E. Cinti, R. De Bellis, S. De Nitto, C. Tilocca, M. Di<br />

Giusto<br />

Dipartimento Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: all’interno dei “significati psicologici” del<br />

corpo, non c’è dubbio che il suo valore espressivo, come<br />

strumento <strong>di</strong> comunicazione, sia tra i più pregnanti. Questa<br />

<strong>di</strong>mensione si propone anche in psicopatologia, quando il<br />

<strong>di</strong>sagio psichico non può essere verbalizzato e viene manifestato<br />

attraverso sintomi somatici. Ma il processo <strong>di</strong> somatizzazione<br />

si può organizzare a <strong>di</strong>versi livelli, con <strong>di</strong>verse<br />

<strong>di</strong>namiche e conseguentemente con <strong>di</strong>versi orientamenti terapeutici.<br />

Metodologia: le osservazioni si riferiscono due gruppi <strong>di</strong><br />

soggetti: 30 con sintomatologie somatiche che al colloquio<br />

clinico potevano essere interpretate come sintomi <strong>di</strong> conversione,<br />

e 30 con sintomatologie somatiche che non si configuravano<br />

come <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> conversione. I soggetti, afferenti<br />

alla UOC <strong>di</strong> Psicologia Clinica del Policlinico Umberto I,<br />

sono stati sottoposti ad esame <strong>di</strong>agnostico me<strong>di</strong>ante reattivi<br />

mentali, quali il test <strong>di</strong> autovalutazione MMPI-2 ed il test<br />

proiettivo DFU.<br />

Risultati: è stata effettuata un’ANOVA per valutare le <strong>di</strong>fferenze<br />

fra gruppi e una correlazione fra le scale dei reattivi<br />

usati.


POSTER<br />

I dati sono stati elaborati al fine <strong>di</strong> valutare un eventuale<br />

profilo caratteristico relativo ai due gruppi.<br />

Conclusione: i valori me<strong>di</strong> ricavati nei due gruppi sono stati<br />

confrontati tra <strong>di</strong> loro, per evidenziare eventuali <strong>di</strong>fferenze.<br />

Bibliografia<br />

Castellazzi VL. Il test <strong>della</strong> figura umana. Roma: LAS 2003.<br />

Hathaway SR, McKinley JC. MMPI 2 Minnesota Multiphasic Personality<br />

Inventory–2. Firenze: OS 1997.<br />

Witkin HA. Psychological <strong>di</strong>fferentiation. New York: Wiley 1962.<br />

69. Valutazione dell’efficacia<br />

<strong>di</strong> escitalopram in un gruppo <strong>di</strong> soggetti<br />

affetti da <strong>di</strong>sturbo da uso <strong>di</strong> cocaina<br />

in comorbilità con depressione: uno stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> follow-up<br />

A. Colaianni, L. Mapelli, A. Lucchini<br />

Servizio delle Dipendenze, Unità Operativa Ser.T., Gorgonzola<br />

Introduzione: la presenza <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione depressiva è<br />

frequente nei soggetti cocainomani (Elman I; Karlsgodt<br />

KH; Gastfriend DR, 2002). Può rappresentare un fattore che<br />

determina e mantiene l’abuso <strong>di</strong> sostanza o che segue spesso<br />

al consumo <strong>di</strong> cocaina.<br />

Obiettivi dello stu<strong>di</strong>o: lo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> valutare l’efficacia<br />

<strong>di</strong> una terapia antidepressiva nel trattamento <strong>di</strong> un<br />

Episo<strong>di</strong>o Depressivo, <strong>di</strong>agnosticato secondo i criteri del<br />

DSM IV TR (Diagnostic and Statistical Manual of Mental<br />

Disorders, Text Revision, 2000) in soggetti affetti da Disturbo<br />

da uso <strong>di</strong> Cocaina in trattamento ambulatoriale presso il<br />

Ser.T. (Servizio Tossico<strong>di</strong>pendenze).<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il campione oggetto dello stu<strong>di</strong>o è costituito<br />

da soggetti con abuso <strong>di</strong> cocaina in comorbilità con un<br />

episo<strong>di</strong>o depressivo. I soggetti eligibili allo stu<strong>di</strong>o sono reclutati<br />

se è stata formulata una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> comorbilità, per la<br />

quale si ritiene necessaria la prescrizione <strong>di</strong> un antidepressivo.<br />

Il farmaco considerato nello stu<strong>di</strong>o è l’escitalopram, la forma<br />

racemica del citalopram, scelto per la selettività d’azione e la<br />

bassa interazione con l’alcol. L’alcol è frequentemente abusato<br />

dai cocainomani, sia per le proprietà sedative, che per la capacità<br />

<strong>di</strong> aumentare il craving, me<strong>di</strong>ante la formazione <strong>di</strong> un<br />

metabolica attivo, il cocaetilene. Dopo aver formulato la <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> episo<strong>di</strong>o depressivo avverrà la prescrizione del farmaco<br />

e la somministrazione al paziente <strong>di</strong> una scheda raccolta<br />

dati costruita ad hoc e due rating scale (tempo T0): BPRS<br />

(Brief Psychiatric Rating Scale), HAM-D (Hamilton Scale for<br />

Depression). Al tempo T1 (dopo 4 settimane), T2 (8 settimane)<br />

T3 (12 settimane) la somministrazione delle scale verrà ripetuta.<br />

Nel corso delle visite verranno registrate eventuali variazioni<br />

<strong>di</strong> posologia del farmaco e la compliance.<br />

Criteri <strong>di</strong> inclusione: nello stu<strong>di</strong>o sono inclusi soggetti in cura<br />

presso il Ser.T. con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> abuso <strong>di</strong> cocaina e episo<strong>di</strong>o<br />

depressivo <strong>di</strong>agnosticati secondo i criteri del DSM IV TR.<br />

Criteri <strong>di</strong> esclusione: sono esclusi dallo stu<strong>di</strong>o i soggetti<br />

che presentano una comorbilità con psicosi maggiori (schizofrenia,<br />

depressione maggiore, <strong>di</strong>sturbo bipolare) e consumatori<br />

<strong>di</strong> stimolanti. Non sono esclusi ma necessariamente<br />

segnalati i pazienti che abusano <strong>di</strong> alcol. I risultati dello stu<strong>di</strong>o<br />

verranno presentati.<br />

Bibliografia<br />

DSM IV TR. Diagnostic and statistical Manual of Mental Disorders.<br />

American Psychiatric Association, 2000 Text Revision.<br />

Elman I, Karlsgodt KH, Gastfriend DR, et al. Cocaine-primed craving<br />

and its relationship to depressive symptomatology in in<strong>di</strong>viduals<br />

with cocaine dependence. J Psychopharmacol<br />

2002;16:163-7.<br />

Overall JE, Gorham DR. BPRS Brief Psychiatric Rating Scale. Psychol<br />

Rep 1962;10:799-812.<br />

Hamilton M. A rating scale for depression. J Neurol Neurosurg<br />

Psychiatry 1960;23,56-62.<br />

70. Aggressività e psicopatologia in pazienti<br />

che accedono ad un SPDC<br />

A. Colasanti, A. Natoli, M. Rossattini, M.A. Brambilla,<br />

M.C. Mauri<br />

Unità <strong>di</strong> Neuropsicofarmacologia, IRCCS Ospedale Maggiore<br />

Policlinico, Milano<br />

Lo scopo dello stu<strong>di</strong>o è la valutazione <strong>della</strong> prevalenza e<br />

<strong>della</strong> gravità dell’aggressività nei pazienti che accedono ad<br />

un SPDC, con particolare riferimento ai correlati clinici, al<br />

peso <strong>di</strong> ogni variabile clinico-<strong>di</strong>agnostica e socio-demografica<br />

e all’eventuale potere pre<strong>di</strong>ttivo <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong> esse.<br />

77 pazienti, <strong>di</strong> cui 52 maschi e 25 femmine, ricoverati<br />

durante il trimestre giugno-agosto 2005 nell’SPDC dell’ospedale<br />

Policlinico <strong>di</strong> Milano, sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o.<br />

Abbiamo utilizzato le scale BPRS e MOAS per la valutazione<br />

<strong>della</strong> sintomatologia e dell’aggressività. 18 pazienti<br />

(23% del campione totale) sono stati ricoverati in regime<br />

<strong>di</strong> trattamento sanitario obbligatorio.<br />

L’età me<strong>di</strong>a del campione è <strong>di</strong> 42,72 aa. La durata del ricovero<br />

è variata da 1 a 50 gg (me<strong>di</strong>a 11,6 ± 8,9 SD). Nel<br />

periodo <strong>di</strong> osservazione 45 pazienti (58,44%) hanno presentato<br />

aggressività. Il 46,75% del campione ha messo in<br />

atto comportamenti violenti. Vi è una correlazione negativa<br />

tra l’età e l’aggressività, in<strong>di</strong>cando nei giovani dai 19 ai<br />

29 aa i soggetti più aggressivi (me<strong>di</strong>a = 3,55 ± 3,3 SD) e<br />

nei soggetti tra i 50 e i 64 aa i meno aggressivi (me<strong>di</strong>a = 1<br />

± 1,8 SD).<br />

Non vi è una correlazione significativa tra la non volontarietà<br />

del ricovero e l’aggressività. Risulta invece altamente<br />

significativa la correlazione tra punteggi ottenuti alla<br />

BPRS e il regime <strong>di</strong> ricovero (p < 0,005). Si è osservato<br />

che gli in<strong>di</strong>vidui con una storia anamnestica <strong>di</strong> abuso <strong>di</strong> sostanze<br />

sono risultati significativamente più aggressivi dei<br />

non abusatori (p < 0,05). Non è stata evidenziata una relazione<br />

tra <strong>di</strong>agnosi ed aggressività, tranne i Disturbi <strong>di</strong> Personalità<br />

<strong>di</strong> cluster b che hanno ottenuto i punteggi MOAS<br />

più elevati (me<strong>di</strong>a 4,4).<br />

In conclusione, i risultati dello stu<strong>di</strong>o sembrano evidenziare<br />

che l’aggressività non sia un pattern legato alla malattia,<br />

bensì sia definibile come un tratto <strong>di</strong> personalità.<br />

Bibliografia<br />

Archer J, Coyne SM. An integrated review of in <strong>di</strong>rect, relational and<br />

social aggression. Personality Soc Psychol Rev 2005;9:212-30.<br />

Foley SR, Kelly BD, Clarke M, McTigue O, Gervin M, Kamali M,<br />

et al. Incidence and clinical correlates of aggression and violence<br />

at presentation with first episode pychosis. Schizofr Res Elsevier<br />

2005;72:161-8.<br />

256


71. Uso degli antipsicotici<br />

e degli stabilizzanti dell’umore nelle<br />

Comunità terapeutico Riabilitative (CTR):<br />

indagine nella provincia <strong>di</strong> Frosinone<br />

S. Colatosti, E. Leccese, G. Marcato, M. Lorzinetti,<br />

P. Decina<br />

CTR Le Palme e Gli Oleandri, S. Elia Fiumerapido (FR)<br />

Obiettivo: analizzare l’uso <strong>di</strong> antipsicotici (AP) e stabilizzanti<br />

dell’umore (SU) nei ricoverati nelle CTR <strong>della</strong> provincia<br />

<strong>di</strong> Frosinone.<br />

Metodo: le documentazioni cliniche <strong>di</strong> tutti i pazienti (n =<br />

128) ricoverati nelle CTR <strong>della</strong> provincia (n = 7) sono state<br />

analizzate per <strong>di</strong>agnosi e per terapia psicofarmacologica. Ai<br />

me<strong>di</strong>ci responsabili è stato inoltre richiesto <strong>di</strong> completare<br />

per ciascun paziente la CGI per gravità <strong>di</strong> malattia.<br />

Risultati: abbiamo valutato in via preliminare i primi 47 pazienti<br />

(74% maschi, età me<strong>di</strong>a 38 anni). Il 98% e il 53% dei<br />

casi erano rispettivamente trattati con AP e SU, con una me<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> 3,4 farmaci per paziente. 22% riceveva 1 AP; 59%, 2<br />

AP; 15%, 3 AP; 4% > 3 AP. La dose me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> AP in equivalenti<br />

<strong>di</strong> clorpromazina (Cpzeq) è stata 819, con 34% delle<br />

prescrizioni in dosi > 1.000 Cpzeq. Nei pazienti più gravi<br />

(CGI > 4) la me<strong>di</strong>a è stata > 50% che nei meno gravi<br />

(CGI < 5) (997 vs. 645). Gli AP <strong>di</strong> seconda generazione sono<br />

stati prescritti nel 96% dei casi (clozapina 66%, quietiapina<br />

28%, risperidone 9%, olanzapina 2%), e nel 42% dei<br />

casi in associazione con altri AP (40% con neurolettici). Almeno<br />

uno SU è stato associato nel 48% dei pazienti trattati<br />

con AP, nel 77% dei casi l’acido valproico, nel 14% il litio,<br />

e nel 9% la carbamazepina.<br />

Conclusioni: i risultati preliminari in<strong>di</strong>cano che, in contrad<strong>di</strong>zione<br />

alle linee guida basate sull’evidenza, l’uso degli<br />

AP nelle CTR è condotto con alti dosaggi e in polifarmacia,<br />

spesso associando gli AP <strong>di</strong> seconda generazione con neurolettici.<br />

72. Esperienza clinica con risperidone<br />

iniettabile in pazienti con ritardo mentale<br />

moderato/grave e <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> condotta<br />

ricoverati in una unità <strong>di</strong> lunga degenza<br />

M. Colloca, E. Costa<br />

Centro Ocupacional de Discapacitados Psiquicos Dr Julio<br />

Lopez Ambit, El Palmar (Murcia), Spagna<br />

Introduzione: un gruppo <strong>di</strong> pazienti con Ritardo Mentale<br />

moderato/grave complicato da importanti <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> condotta<br />

e da ripetuti episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> auto ed eteroaggressività che<br />

necessitavano politerapia antipsicotica permanente sono<br />

stati sottoposti a trattamento con Risperidone Iniettabile al<br />

fine <strong>di</strong> ottimizzare l’aderenza al trattamento ed il quoziente<br />

efficacia/tollerabilità.<br />

Scopo: verificare, supponendo un migliore aderenza al trattamento,<br />

grazie alla formulazione depot del farmaco, il miglioramento<br />

delle alterazioni <strong>della</strong> condotta al fine dell’integrazione<br />

sociale dei pazienti oltre al quoziente efficacia/tollerabilità<br />

del Risperidone Iniettabile.<br />

Metodologia: presentiamo un campione <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong> un<br />

Centro <strong>di</strong> Riabilitazione <strong>di</strong> Lungodegenti sottoposti a poli-<br />

257<br />

POSTER<br />

terapia con antipsicotici tipici/atipici in cui si è effettuato il<br />

cambio a Risperidone Iniettabile.<br />

Il cambio <strong>di</strong> terapia è stato realizzato durante 6 mesi. Il miglioramento<br />

clinico è stato avvalorato me<strong>di</strong>ante una CGI<br />

prima e a 6 mesi dal cambio <strong>di</strong> trattamento.<br />

Risultati: “X” pazienti con età compresa tra 19 e 62 anni<br />

(me<strong>di</strong>a = 48) conseguentemente al cambio <strong>della</strong> precedente<br />

terapia antipsicotica orale e depot con Risperidone Iniettabile<br />

mostrarono un miglioramento <strong>della</strong> CGI e dei <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>della</strong> condotta.<br />

Discussione: il farmaco nella formulazione DEPOT si è <strong>di</strong>mostrato<br />

meglio tollerato sia degli antipsicotici tipici orali<br />

e/o depot, atipici e <strong>della</strong> formulazione orale dello stesso Risperidone.<br />

In 12 dei 19 pazienti trattati anche con benzo<strong>di</strong>azepine, queste<br />

sono state ritirate e ridotte nei 7 rimanenti.<br />

Conclusioni: il cambio a Risperidone Iniettabile in pazienti<br />

con Ritardo Mentale moderato/grave ricoverati in una<br />

unità <strong>di</strong> lunga degenza si è <strong>di</strong>mostrata effettiva, ben tollerata,<br />

ed ha ridotto la necessità dell’utilizzo <strong>di</strong> Antipsicotici tipici<br />

ed atipici e <strong>di</strong> benzo<strong>di</strong>azepine.<br />

73. Diagnosi <strong>di</strong> asse i e <strong>di</strong> spettro<br />

in un campione <strong>di</strong> pazienti con patologia<br />

reumatica <strong>di</strong> natura articolare e <strong>di</strong> natura<br />

miofasciale.<br />

G. Consoli, M. Carlini, L. Vivarelli, A. Del Debbio,<br />

M. Catena, R. Paggini, A. Ciapparelli, A. Piccinni,<br />

L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Introduzione: numerose ricerche hanno evidenziato un’alta<br />

incidenza <strong>di</strong> patologie dell’umore e d’ansia in pazienti affetti<br />

da malattie reumatiche.<br />

Metodo: 92 pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> artrite reumatoide<br />

(AR) e 147 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> fibromialgia (FM) sono stati valutati<br />

con Structured Clinical Interview per DSM-IV<br />

(SCID), Mood Spectrum Self-Report (MOODS-SR), Panic<br />

Spectrum Self-Report (PAS-SR) e Me<strong>di</strong>cal Outcomes Study<br />

Short Form-36 (MOS-SF-36).<br />

Risultati: il 72,9% <strong>di</strong> pazienti con FM presentava comorbi<strong>di</strong>tà<br />

psichiatrica <strong>di</strong> asse I (il 47,9% Depressione Maggiore<br />

Ricorrente (EDM), 13,6% Disturbo <strong>di</strong> Panico (DP),<br />

8,6% Disturbo d’Ansia Generalizzata (GAD), 4,3% Disturbi<br />

<strong>della</strong> Condotta Alimentare (DCA). Nel gruppo <strong>di</strong><br />

pazienti con AR comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> asse I è stata riscontrata<br />

nel 34,8% dei casi (significativamente inferiore rispetto a<br />

quella riscontrata nei pazienti FM, p < ,001), in particolare<br />

il 15,2% presentava EDM, il 6,5% DP, il 5,4% GAD, il<br />

4,3% DCA e il 3,3% Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Per<br />

quanto concerne la sintomatologia <strong>di</strong> spettro, i pazienti con<br />

FM presentavano punteggi totali del PAS-SR e del<br />

MOODS-SR significativamente superiori ai pazienti con<br />

AR (34,4 ± 19,1 vs. 16,9 ± 13,8 e 47,5 ± 23,9 vs. 33,1 ±<br />

17,4 rispettivamente).<br />

Conclusioni: nei pazienti affetti da FM è stata riscontrata<br />

un maggior tasso <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> asse I e <strong>di</strong> spettro ed una<br />

maggior compromissione <strong>della</strong> qualità <strong>di</strong> vita rispetto ai pazienti<br />

affetti da AR.


74. Depressione e sintomi fisici<br />

POSTER<br />

C. Contu, G. Carta, A.R. Collu, R. Girau, C. Spada,<br />

A. Zucca, B. Carpiniello<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione: molti stu<strong>di</strong> evidenziano l’importanza che i<br />

sintomi fisici coprono nel quadro clinico complessivo del<br />

paziente depresso. Tali sintomi sono più volte sottovalutati,<br />

anche perché non ben conosciuti, con importanti ripercussioni<br />

sull’esito a breve e a lungo termine <strong>della</strong> depressione.<br />

Obiettivi: analizzare la rilevanza e la tipologia dei sintomi<br />

fisici in pazienti depressi non ancora trattati e non affetti da<br />

significativa comorbi<strong>di</strong>tà somatica.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: sono stati ammessi pz affetti da Disturbo<br />

Depressivo Maggiore, D. Bipolare I e II in fase depressiva,<br />

Distimia, D. depressivo NAS, D. dell’adattamento<br />

con umore depresso, con o senza comorbi<strong>di</strong>tà per <strong>di</strong>sturbi d’<br />

ansia e non ancora trattati. Sono stati esclusi pz affetti da <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’umore con sintomi psicotici, quelli con rilevante<br />

comorbi<strong>di</strong>tà somatica e quelli già in trattamento. Il campione<br />

in stu<strong>di</strong>o, costituito da 54 soggetti (10 m e 44 f) è stato<br />

sottoposto ai seguenti strumenti <strong>di</strong> valutazione: CGI, HAM-<br />

D, SCL-90-R, Questionario sui sintomi fisici, WHO-QOL<br />

breve, SASS.<br />

Risultati: l’83% dei pz lamenta mal <strong>di</strong> schiena e dolori alle<br />

braccia gambe articolazioni, il 78% mal <strong>di</strong> testa, il 70% <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’alvo, il 70% cuore in gola, il 65% mancanza <strong>di</strong><br />

fiato, il 63% mal <strong>di</strong> stomaco, il 59% dolore al torace, il 57%<br />

nausea e flatulenza, il 48% capogiri, il 45,5% delle donne<br />

dolori mestruali, il 24% dolore nel rapporto sessuale.<br />

Conclusioni: in accordo con i dati <strong>della</strong> letteratura, emerge<br />

la rilevanza che la sintomatologia somatica ha nel quadro<br />

clinico del depresso; i nostri dati non sembrano per ora in<br />

accordo con quelli correnti sulla maggiore prevalenza dei<br />

sintomi fisici nelle donne.<br />

75. Presentazione <strong>di</strong> un protocollo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

prospettico randomizzato controllato<br />

sull’effetto <strong>di</strong> potenziamento <strong>della</strong> PCE su<br />

pazienti depressi in terapia farmacologica<br />

B. Corinto, E. Dinelli, D. Federico, M. Gar<strong>di</strong>olo, F. Masier,<br />

F. Nifosì, C. Pavan, A. Piotto<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Padova<br />

La Psicoterapia <strong>della</strong> Crisi Emozionale (PCE) è una forma<br />

<strong>di</strong> psicoterapia a breve termine, eclettica, caratterizzata da<br />

un incontro strutturato tra cliente e terapeuta e si rivolge a<br />

soggetti spesso con una sintomatologia reattiva ansioso e/o<br />

depressiva, che siano in grado <strong>di</strong> formulare una richiesta<br />

d’aiuto urgente.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o si propone la valutazione del potenziamento <strong>della</strong><br />

PCE su pazienti depressi in trattamento farmacologico me<strong>di</strong>ante<br />

il confronto con un trattamento <strong>di</strong> sostegno aspecifico<br />

(endpoint primario), e la verifica al follow-up a due anni<br />

<strong>della</strong> frequenza <strong>di</strong> fruizione del servizio me<strong>di</strong>co (endpoint<br />

secondario).<br />

Il campione sarà costituito da 60 pazienti che in progressione<br />

temporale verranno inviati alla Clinica Psichiatrica dal<br />

Pronto Soccorso Centrale e dai Me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> base <strong>di</strong> Padova.<br />

Per l’inclusione allo stu<strong>di</strong>o si prevede un colloquio clinico<br />

<strong>di</strong> assesment che si avvale <strong>della</strong> somministrazione delle seguenti<br />

scale: MINI PLUS (asse I), PAYKEL (caratterizzazione<br />

dell’evento stressante), HDRS, GAS.<br />

I pazienti arruolati nello stu<strong>di</strong>o saranno inviati in modo randomizzato<br />

al trattamento <strong>di</strong> PCE o al trattamento psicoterapico<br />

<strong>di</strong> sostegno. Contestualmente saranno effettuati 5 controlli<br />

farmacologici ambulatoriali alla 1 a , 2 a , 4 a , 8 a e 12 a settimana<br />

a partire dall’inizio delle cure.<br />

All’inizio dei trattamenti, alla fine e nei follow up (3, 6 e 12<br />

mesi) verrà somministrata una batteria <strong>di</strong> test (BDI, HAM-<br />

D, STAI, STA<strong>XI</strong>, SASS, SCID-II) per la valutazione delle<br />

principali <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche e per l’asse II.<br />

Bibliografia<br />

Ewing CP. Crisis intervention as brief psychotherapy. In: Handbook<br />

of Brief Psychotherapy. New York: Walles 1990.<br />

Mangini E, Marigo R, et al. Il tempo <strong>della</strong> separazione, 2001.<br />

Pavan L, Banon D. Trauma, Vulnerabilità, Crisi. Il trattamento <strong>della</strong><br />

Crisi Emozionale. Torino: Bollati Boringhieri 1996.<br />

76. <strong>Psicopatologia</strong> e <strong>di</strong>sturbi sessuali<br />

in pazienti affetti da <strong>di</strong>scinesia<br />

del pavimento pelvico<br />

G. Corretti, C. Nisita, F. Mungai, S. Cortopassi, F. Lemmi,<br />

C. Stasi * , M. Bellini *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia,<br />

Biotecnologie, * Dipartimento <strong>di</strong> Gastroenterologia, Università<br />

<strong>di</strong> Pisa<br />

Introduzione ed oggetto: il pavimento pelvico è una struttura<br />

muscolare comune agli apparati urogenitale e intestinale,<br />

che costituisce un’unità funzionale a sé stante. La <strong>di</strong>ssinergia<br />

del pavimento pelvico è comunemente associata a<br />

stipsi funzionale, <strong>di</strong>sfunzioni sessuali e alterazioni psicopatologiche.<br />

Queste ultime sono scarsamente caratterizzate ed<br />

in letteratura, circa i <strong>di</strong>sturbi funzionali del sistema gastroenterico,<br />

vengono frequentemente utilizzati termini<br />

aspecifici come “<strong>di</strong>sturbi nevrotici” e “stress psicosociale”.<br />

D’altro canto un trattamento dei <strong>di</strong>sturbi da dolore sessuale,<br />

come pure dei <strong>di</strong>sturbi dell’orgasmo, si basa sulla rieducazione<br />

del pavimento pelvico.<br />

Obiettivo del nostro stu<strong>di</strong>o era quello <strong>di</strong> valutare le caratteristiche<br />

psicopatologiche e sessuali in pazienti con <strong>di</strong>ssinergia<br />

del pavimento pelvico.<br />

Materiali e Metodo: la nostra osservazione preliminare si<br />

basa su <strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> otto donne affette da <strong>di</strong>ssinergia<br />

del pavimento pelvico. Queste sono state valutate con<br />

SCID-IV, ed SCL-90 per la sintomatologia psicopatologica<br />

e ASEX (Arizona Sexual Experience Scale) per la componente<br />

sessuale.<br />

Risultati: l’intero campione presentava alti tassi <strong>di</strong> prevalenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> Asse I, come pure <strong>di</strong> psicopatologia in<br />

generale. Tutte le pazienti presentavano una vita sessuale attiva:<br />

4 presentavano scarsa sod<strong>di</strong>sfazione relativa all’orgasmo.<br />

Sono emersi inoltre tre casi <strong>di</strong> molestie sessuali ed una<br />

paziente era stata vittima <strong>di</strong> un abuso sessuale.<br />

Conclusioni: una <strong>di</strong>sfunzione del pavimento pelvico può<br />

rappresentare un in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> un sottostante <strong>di</strong>sturbo <strong>della</strong><br />

sfera psichica. A questo <strong>di</strong> associa sovente una alterazione<br />

258


nella sfera sessuale con turbe del desiderio o dell’orgasmo.<br />

In un’alta percentuale <strong>di</strong> casi si riscontrano pregresse molestie<br />

<strong>di</strong> natura sessuale.<br />

Una corretta valutazione psicopatologica e sessuologica può<br />

essere particolarmente utile in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssinergia del pavimento<br />

pelvico, per un completo approccio e trattamento.<br />

L’applicazione degli strumenti <strong>di</strong> spettro su campioni maggiormente<br />

estesi, potrebbe essere utile per meglio inquadrare<br />

<strong>di</strong>mensioni e sotto<strong>di</strong>mensioni affettive in questo tipo <strong>di</strong><br />

pazienti.<br />

77. La Qualità <strong>della</strong> Vita e la patologia<br />

sottosoglia dell’umore e ossessivocompulsiva<br />

E. Corsi, A. Kaperoni, A. Goracci, M. Martinucci,<br />

C. Sbaragli, P. Castrogiovanni<br />

Università <strong>di</strong> Siena, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: precedentemente abbiamo evidenziato come<br />

la patologia affettiva sottosoglia, e specialmente quella depressiva,<br />

peggiora numerosi aspetti <strong>della</strong> Qualità <strong>della</strong> Vita<br />

(Goracci A., 2005). Con questo stu<strong>di</strong>o ci proponiamo <strong>di</strong> valutare<br />

la Qualità <strong>della</strong> Vita anche in relazione allo spettro ossessivo-compulsivo.<br />

Metodologia: abbiamo somministrato a 90 soggetti <strong>della</strong><br />

popolazione generale: la Quality of Life, Enjoyment and Satisfaction<br />

Questionnaire, la Self Report Questionnaire for<br />

Mood Spectrum, e la Self Report Questionnaire for Obsessive-Compulsive<br />

Spectrum.<br />

Risultati: sia il punteggio totale dello spettro dell’Umore<br />

che quello dello spettro Ossessivo-Compulsivo correlano<br />

negativamente con i domini <strong>della</strong> Qualità <strong>della</strong> Vita. In particolare<br />

alcune componenti dell’ossessività, come il Dubbio<br />

e l’Ipercontrollo, peggiorano in maniera molto estesa i vari<br />

aspetti <strong>della</strong> Qol, tra cui il Lavoro (p < 0,001), la Salute Fisica<br />

(p < 0,005) e i Rapporti Sociali (p < 0,001).<br />

Conclusioni: i risultati ottenuti confermano che la patologia<br />

depressiva sottosoglia è associata a bassi livelli <strong>di</strong> benessere<br />

e <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione personale. Inoltre da questo stu<strong>di</strong>o emerge<br />

che anche la presenza <strong>di</strong> sintomatologia ossessiva sottosoglia,<br />

in assenza <strong>di</strong> sintomi depressivi, peggiora ampiamente<br />

la QoL dell’in<strong>di</strong>viduo in aree <strong>di</strong> vita fondamentali.<br />

Bibliografia<br />

Goracci A, Martinucci M, Scalcione U, Fagiolini A, Castrogiovanni<br />

P. Quality of Life and subthreshold affective symptoms. Qual<br />

Life Res 2005;14:905-9.<br />

78. La schizofrenia dalla <strong>di</strong>mensione<br />

psicopatologica alla valutazione<br />

neuropsicologica<br />

L. Cortese, R. Car<strong>di</strong>a, A. Bruno, R. Cambria, G. Pandolfo,<br />

M.R. Muscatello, R. Zoccali, M. Meduri<br />

UOC <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

La schizofrenia è un <strong>di</strong>sturbo eterogeneo caratterizzato da<br />

una serie <strong>di</strong> sintomi che vengono raggruppati più comune-<br />

259<br />

POSTER<br />

mente in tre <strong>di</strong>mensioni definite positiva, negativa e <strong>di</strong>sorganizzata;<br />

alcuni autori suggeriscono la possibilità che le<br />

componenti <strong>di</strong>mensionali siano più numerose. I soggetti<br />

schizofrenici presentano una compromissione cognitiva,<br />

con la nostra indagine abbiamo tentato <strong>di</strong> valutare la presenza<br />

o meno <strong>di</strong> correlazioni tra l’assetto cognitivo e la fenomenica<br />

clinica, problema ancora <strong>di</strong>battuto in letteratura.<br />

In un gruppo <strong>di</strong> pazienti schizofrenici le <strong>di</strong>mensioni positiva,<br />

<strong>di</strong>sorganizzata e negativa ricavate con la SAPS e la<br />

SANS sono state comparate con le funzioni esecutive complesse<br />

(valutate con il WCST e con le Matrici Progressive <strong>di</strong><br />

Raven), con la capacità <strong>di</strong> categorizzazione (valutata con il<br />

test <strong>di</strong> fluenza verbale) e con la capacità <strong>di</strong> resistenza all’interferenza<br />

(valutata con il test <strong>di</strong> Stroop ed il test AB-AC).<br />

Le analisi <strong>di</strong> correlazione hanno evidenziato la presenza <strong>di</strong><br />

correlazioni tra la scala “compromissione dell’attenzione”<br />

<strong>della</strong> SANS ed i test che valutano la funzione attentiva; tra<br />

la scala “comportamento bizzarro” <strong>della</strong> SAPS ed i deficit<br />

riscontrati alle funzioni esecutive complesse (WCST e Matrici<br />

Progressive <strong>di</strong> Raven); tra la <strong>di</strong>mensione negativa ed i<br />

deficit nella capacità <strong>di</strong> categorizzazione (test <strong>di</strong> Fluenza<br />

verbale), tra la scala “apatia” <strong>della</strong> SANS ed i test che valutano<br />

la capacità <strong>di</strong> resistenza all’interferenza mnesica ed attentiva<br />

(test AB-AC e test <strong>di</strong> Stroop); e tra l’item “allucinazioni”<br />

<strong>della</strong> SAPS ed i test <strong>di</strong> fluenza verbale e AB-AC; non<br />

sono emerse correlazioni tra le scale “<strong>di</strong>sturbo formale del<br />

pensiero” e “deliri” <strong>della</strong> SAPS e le funzioni esecutive.<br />

79. Disturbi alimentari non altrimenti<br />

specificati: stu<strong>di</strong>o clinico su pazienti<br />

ambulatoriali<br />

C. Crispo, A. Mirabella, G. Di Pietro<br />

Università <strong>di</strong> Napoli “Federico II”, DAS Neuroscienze e<br />

Scienze del Comportamento, Area Funzionale <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: numerosi pazienti visitati presso servizi specializzati<br />

nei Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

(DCA) riceve <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Alimentare Non Altrimenti<br />

Specificato (DANAS) secondo i criteri DSM IV. Gli<br />

stu<strong>di</strong> che paragonano questi soggetti con quelli affetti da<br />

Anoressia Nervosa (AN) e Bulimia Nervosa (BN) sono limitati.<br />

Il presente stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re le <strong>di</strong>fferenze<br />

esistenti in questi sottogruppi, tramite l’utilizzo <strong>di</strong><br />

questionari che misurano la psicopatologia alimentare e il<br />

<strong>di</strong>sagio psichico generale.<br />

Metodologia: 131 pazienti visitati presso l’Ambulatorio per<br />

i DCA del II Policlinico <strong>di</strong> Napoli, tra il 2000 e il 2004, hanno<br />

ricevuto <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> BN, BED, DB e DANAS non altrimenti<br />

specificato (DNS) e completato l’EAT26 e l’SCL90.<br />

Risultati: l’analisi dei risultati dell’SCL90 evidenzia che pz<br />

con DANAS presentano livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio psichico e psicopatologia<br />

generale sovrapponibili a quelli con BN; i risultati<br />

alle sottoscale Bulimia, Dieta e Controllo Orale e il totale<br />

dell’EAT26 mostrano <strong>di</strong>fferenze significative nei <strong>di</strong>versi<br />

gruppi <strong>di</strong>agnostici.<br />

Conclusioni: i dati confermano che i DANAS rappresentano<br />

entità nosografiche <strong>di</strong>stinte dai DCA “maggiori”, <strong>di</strong> forte<br />

rilievo clinico, e supportano la necessità <strong>di</strong> rivedere gli attuali<br />

criteri <strong>di</strong> classificazione, per offrire risposte terapeutiche<br />

più adeguate.


80. L’incidentarsi: stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> variabili<br />

psicologiche correlabili alla gravità<br />

e alla ripetizione dell’incidente<br />

S. D’Ambrosio, M. Zordan, M. Civiero, M. Romenghi,<br />

M. Pierri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione Psichiatrica, Università<br />

<strong>di</strong> Padova<br />

Introduzione/scopo: i fattori psicologici sono importanti<br />

nella genesi degli incidenti 1-3 . Qui valutiamo eventi <strong>di</strong> vita<br />

recenti e passati, anamnesi per incidenti e <strong>di</strong>ssociazione in<br />

vista <strong>di</strong> definire l’incidente grave e l’incidente ripetuto (almeno<br />

due incidenti in due anni).<br />

Metodologia: campione: soggetti incidentati, età: 25-60.<br />

Primo confronto: incidente lieve (<strong>di</strong>messi dal P.S., n = 76)<br />

[IL] vs. grave (ricoverati presso la Traumatologia, n = 36)<br />

[IG]. Secondo confronto: incidente lieve ripetuto [ILR] vs.<br />

grave singolo [IGS]. Strumenti: intervista semistrutturata;<br />

Scala <strong>di</strong> Paykel; DES.<br />

Risultati: associazioni statisticamente significative: IG e incidenti<br />

in famiglia pregressi; IG e propri incidenti entro i 15<br />

anni d’età; IL e propri incidenti negli ultimi due anni. Il numero<br />

<strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> vita recenti è significativamente maggiore<br />

nell’ILR rispetto all’IGS. La <strong>di</strong>ssociazione è significativamente<br />

maggiore negli IL e ILR rispetto agli IG e IGS. Nell’IL<br />

e nell’ILR la <strong>di</strong>ssociazione è correlata in modo significativo<br />

agli eventi <strong>di</strong> vita recenti; nell’IG e nell’IGS ad eventi<br />

più <strong>di</strong>stanti (es. gravidanze interrotte); nell’IGS emerge<br />

una correlazione inversa fra <strong>di</strong>ssociazione ed età al primo<br />

incidente familiare.<br />

Discussione: nell’incidente grave le ra<strong>di</strong>ci psicologiche dell’incidente<br />

sembrano approfon<strong>di</strong>rsi nel passato; l’incidente<br />

lieve soprattutto ripetuto appare legato a una fase attuale<br />

<strong>della</strong> vita.<br />

Conclusioni: l’incidente grave e l’incidente ripetuto si delineano<br />

come fenomeni particolari.<br />

Bibliografia<br />

1 Lawton R, Parker D. In<strong>di</strong>vidual <strong>di</strong>fferences in accident liability:<br />

a review and integrative approach. Human factors 1998;4:655-<br />

72.<br />

2 Carbone P. Le ali <strong>di</strong> Icaro, rischio e incidenti in adolescenza.<br />

Torino: Bollati Boringhieri Publ 2003.<br />

3 Sumer N. Personality and behavioral pre<strong>di</strong>ctors of traffic accidents:<br />

testing a contextual me<strong>di</strong>ated model. Accident Analysis<br />

and Prevention 2003;35:949-64.<br />

81. Peso e Disturbo Bipolare: correlazioni<br />

e confronto con un gruppo <strong>di</strong> pazienti<br />

affetti da Disturbo ossessivo-compulsivo<br />

POSTER<br />

V. D’Ambrosio, A. Vitalucci, G. Maina, F. Bogetto<br />

Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, SCDU <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: gli stu<strong>di</strong> sul rapporto tra peso corporeo e Disturbo<br />

Bipolare (DB) sono prevalentemente focalizzati alla<br />

valutazione degli effetti dei farmaci psichiatrici sul peso<br />

corporeo. Recentemente alcuni stu<strong>di</strong> 1 , focalizzati sulla fenomenologia,<br />

sulla comorbilità, sulla storia familiare, sulle<br />

caratteristiche biologiche e sulla risposta al trattamento far-<br />

macologico, hanno invece <strong>di</strong>mostrato una stretta associazione<br />

tra DB e <strong>di</strong>sturbi alimentari (DCA) sia negli adolescenti<br />

che negli adulti. In particolare è stato osservato che i<br />

soggetti con DB presentano più elevati tassi <strong>di</strong> obesità e sovrappeso<br />

rispetto ai controlli 2 e che pazienti con DCA hanno<br />

maggior frequenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi dell’umore compreso il<br />

DB 3 . Scopo <strong>della</strong> presente ricerca è confrontare le caratteristiche<br />

metaboliche <strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> pazienti con DB (tipo<br />

I e II) con un campione <strong>di</strong> pazienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo<br />

(DOC) prima dell’inizio del trattamento<br />

farmacologico.<br />

Metodo: il campione in stu<strong>di</strong>o comprende 112 soggetti (56<br />

DOC, 26 BPI e 26 BPII). Per ogni soggetto a t0 (pre-trattamento)<br />

sono stati rilevati il peso corporeo, l’altezza ed è stato<br />

calcolato il Body Mass Index (BMI). Il criterio per la <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> sovrappeso era la presenza <strong>di</strong> un BMI > 25.<br />

Risultati: il BMI me<strong>di</strong>o è risultato pari a 24,01 ± 3,66 per<br />

i BPI, 24,2 ± 33,92 per i BPII e 20,34 ± 3,66 per i DOC (p<br />

< 0,000). La percentuale <strong>di</strong> pazienti in sovrappeso è <strong>di</strong><br />

46,4% per i BPI, 42,9% per i BPII e 10,7% per i DOC (p<br />

< 0,000). Inoltre, la percentuale <strong>di</strong> soggetti sottopeso è significativamente<br />

superiore (p < 0,012) nel gruppo <strong>di</strong> pazienti<br />

DOC (28,6%) rispetto al gruppo <strong>di</strong> BP (7,1% per<br />

BPI e II).<br />

Conclusioni: in accordo con i dati <strong>di</strong> letteratura, abbiamo riscontrato<br />

una tendenza al sovrappeso tra i pazienti affetti da<br />

BD. Non vi sono però al momento <strong>di</strong>fferenze significative<br />

per quanto riguarda il BMI in base alla tipizzazione del BD<br />

(BPI e II).<br />

Bibliografia<br />

1 McElroy et al. Are mood <strong>di</strong>sorders and obesity related? A review<br />

for the mental health professional. J Clin Psychiatry<br />

2004;65:634-51.<br />

2 McElroy et al. Correlates of overweight and obesity in 644 patients<br />

with Bipolar Disorder. J Clin Psychiatry 2002;63:207-13.<br />

3 McElroy et al. Comorbi<strong>di</strong>ty of Bipolar Disorder and eating <strong>di</strong>sorders:<br />

<strong>di</strong>stinct or related <strong>di</strong>sorders with shared dysregulations?<br />

J Affect Disord 2005;86:107-27.<br />

82. Impiego <strong>di</strong> quetiapina in acuto,<br />

in una coorte <strong>di</strong> pazienti ospedalizzati<br />

per episo<strong>di</strong>o maniacale nel corso<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo bipolare<br />

E. D’Antonio<br />

SPDC DSM ULSS n. 7, Conegliano (TV)<br />

Introduzione: la letteratura evidenzia come i nuovi antipsicotici<br />

atipici possano essere utilizzati oltre che nella Schizofrenia,<br />

anche nel Disturbo Bipolare, da soli o in add-on.<br />

Suggestivi sono i dati preliminari circa l’efficacia sui sintomi<br />

maniacali, fin dai primissimi giorni <strong>di</strong> terapia, relativi alla<br />

quetiapina fumarato; lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o longitu<strong>di</strong>nale<br />

è la verifica d’efficacia e tollerabilità <strong>della</strong> quetiapina<br />

nel paziente bipolare in fase maniacale, quando si esegue<br />

una rapida titolazione, alla ricerca <strong>di</strong> una risposta incisiva<br />

sui sintomi fin dai primi giorni <strong>di</strong> terapia.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Bipolare,<br />

in fase maniacale, d’età compresa tra 18 e 65 anni,<br />

sono stati trattati con quetiapina, da sola o associata a<br />

stabilizzatori dell’umore, o antidepressivi, ad un dosaggio<br />

260


fra 600 e 900 mg/<strong>di</strong>e, con una titolazione <strong>di</strong> 200 mg al 1°<br />

giorno, 400 mg al 2° giorno e 600 mg al 3° giorno, in due<br />

somministrazioni.<br />

La valutazione dell’efficacia e <strong>della</strong> tollerabilità è stata effettuata<br />

me<strong>di</strong>ante la somministrazione delle scale CGI e<br />

YMRS all’ingresso ed alla <strong>di</strong>missione, inoltre è stata effettuata<br />

una rilevazione <strong>della</strong> YMRS alla 7 a giornata <strong>di</strong> terapia.<br />

Per la rilevazione <strong>di</strong> eventuali effetti collaterali si è provveduto<br />

a ravvicinate misurazioni <strong>della</strong> pressione arteriosa,<br />

a controlli dei parametri emato-chimici e del ECG, oltre<br />

all’annotazione <strong>di</strong> manifestazioni inattese.<br />

Risultati e conclusioni: alla conferma dell’efficacia nel<br />

controllo <strong>della</strong> sintomatologia maniacale si aggiunge il riscontro<br />

sull’assenza <strong>di</strong> effetti collaterali <strong>di</strong> tipo extrapiramidale,<br />

endocrino e car<strong>di</strong>ovascolare.<br />

Tuttavia, sarà utile la raccolta d’ ulteriori dati e l’osservazione<br />

<strong>di</strong> nuovi pazienti per aggiungere significatività circa<br />

la rapi<strong>di</strong>tà <strong>della</strong> comparsa dell’efficacia antimaniacale.<br />

Tab. I.<br />

261<br />

POSTER<br />

83. L’alessitimia e le sue interrelazioni<br />

con il vissuto depressivo in adolescenza<br />

D. De Berar<strong>di</strong>s, D. Campanella, F. Gambi, G. Sepede,<br />

A. Carano, A. Cicconetti, L. Penna, B. Scorrano, L. Pelusi,<br />

M. Garzarella, S. Spinella, D. Carlesi, E. Mancini * ,<br />

A. Valchera ** , R. De Colli *** , M. Castrovilli, G. Salini,<br />

A. Salone, C. Cotellessa, R.M. Salerno, F.M. Ferro<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Oncologia e Neuroscienze, Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Università “G. D’Annunzio” <strong>di</strong> Chieti; * Cattedra<br />

<strong>di</strong> <strong>Psicopatologia</strong> dello Sviluppo, Università <strong>di</strong> Urbino;<br />

** ASUR Marche 8, Civitanova Marche; *** Clinica Pe<strong>di</strong>atrica,<br />

Università <strong>di</strong> L’Aquila<br />

Introduzione: lo scopo del presente stu<strong>di</strong>o trasversale è stato<br />

quello <strong>di</strong> valutare le interrelazioni tra alessitimia e sintomi<br />

depressivi in adolescenza.<br />

Materiali e Meto<strong>di</strong>: la ricerca è stata condotta dalla cattedra<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> dell’Università “D’Annunzio” <strong>di</strong> Chieti su<br />

un campione <strong>di</strong> studenti <strong>di</strong> una scuola superiore <strong>di</strong> Pescara.<br />

Il campione esaminato era costituito da 329 soggetti, 178 <strong>di</strong><br />

sesso maschile e 148 <strong>di</strong> sesso femminile, <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a pari a<br />

16,5 ± 1,7 anni. La valutazione psicopatologica è stata effettuata<br />

con l’ausilio dei test Toronto Alexithymia Scale<br />

(TAS-20), Beck Depression Inventory (BDI), Symptom<br />

Checklist 90 Revised (SCL-90-R), Barratt Impulsiveness<br />

Scale (BIS-11) e Rosenberg Self-Esteem Scale (RSES).<br />

Variabile Alessitimici Non Alessitimici Analisi Statistica<br />

(n = 97, 29,8%) (n = 229, 70,2%)<br />

Sesso (M/F) 43/54 135/94 p = 0,02<br />

Età 16,2 ± 1,5 16,6 ± 1,7 NS<br />

BDI<br />

Totale 13,5 ± 10,0 7,9 ± 7,4 p < 0,001<br />

Positivi (≥ 16) (n,%) 41 (42,3%) 36 (15,7%) p < 0,001<br />

SCL-90-R<br />

Totale 64,0 ± 51,8 43,3 ± 38,3 p < 0,001<br />

SOM 0,6 ± 0,6 0,4 ± 0,4 p < 0,001<br />

OC 0,7 ± 0,7 0,5 ± 0,5 p = 0,003<br />

IS 0,9 ± 0,8 0,6 ± 0,6 p < 0,001<br />

DEP 0,7 ± 0,6 0,5 ± 0,5 p = 0,001<br />

ANX 0,7 ± 0,7 0,4 ± 0,5 p < 0,001<br />

HOS 0,8 ± 0,9 0,6 ± 0,6 p = 0,005<br />

PHOB 0,4 ± 0,5 0,3 ± 0,4 p = 0,005<br />

PAR 1,0 ± 0,9 0,7 ± 0,7 p < 0,001<br />

PSY 0,6 ± 0,6 0,4 ± 0,5 p < 0,001<br />

GSI 0,7 ± 0,6 0,5 ± 0,4 p < 0,001<br />

PSDI 1,8 ± 0,7 1,6 ± 0,6 p = 0,004<br />

PST 32,1 ± 18,2 25,0 ± 17,3 p < 0,001<br />

BIS-11<br />

Totale 70,0 ± 8,5 66,3 ± 8,4 p < 0,001<br />

Attentiva 19,9 ± 3,8 18,4 ± 3,5 p < 0,001<br />

Motoria 22,1 ± 4,4 19,8 ± 4,9 p < 0,001<br />

Senza Pianificazione 28,8 ± 4,3 28,6 ± 3,8 NS<br />

RSES 21,5 ± 3,6 21,1 ± 4,4 NS


Risultati: sono risultati positivi alla BDI (punteggio ≥ 16)<br />

77 soggetti (23,6)%. Il punteggio totale alla TAS-20 è risultato<br />

essere 54,8 ± 10,6 (range 16-90) e sono risultati positivi<br />

(punteggio ≥ 61) 97 soggetti (29,8%).<br />

Il confronto tra soggetti alessitimici e non (Tab. I) ha mostrato<br />

che gli alessitimici presentavano punteggi più alti alla<br />

BDI ed erano più positivi per depressione rispetto ai non<br />

alessitimici, con punteggi più elevati alla SCL-90-R e alla<br />

BIS-11 (sottoscale Attentiva e Motoria).<br />

Conclusioni: gli adolescenti alessitimici presentano più<br />

gravi sintomi depressivi e un generale maggiore <strong>di</strong>stress psicologico<br />

rispetto ai non alessitimici.<br />

84. TMS ad 1 Hz come terapia dell’acufene<br />

cronico. Stu<strong>di</strong>o randomizzato, cross-over,<br />

doppio-cieco, vs. placebo<br />

POSTER<br />

A. De Capua, M. Ulivelli * , S. Bartalini * , G. Filippone,<br />

B. De Capua ** , S. Rossi * , P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>Psichiatria</strong>, * Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione Neurologia, ** Istituto <strong>di</strong><br />

Clinica Otorinolaringoiatrica, Università <strong>di</strong> Siena<br />

L’acufene cronico è una con<strong>di</strong>zione scarsamente trattabile,<br />

spesso a associata a patologie psichiatriche più o meno<br />

gravi.<br />

Stu<strong>di</strong> sperimentali e <strong>di</strong> neuroimaging sull’uomo suggeriscono<br />

che, in analogia ad altre patologie <strong>di</strong> interesse neuropsichiatrico,<br />

l’acufene cronico può essere sostenuto da processi<br />

plastici maladattativi a livello corticale, con iperattivazione<br />

delle cortecce u<strong>di</strong>tive (AC) primarie e secondarie, soprattutto<br />

nell’emisfero dominante.<br />

Sono stati al momento inclusi 12 pazienti (9 maschi; età<br />

me<strong>di</strong>a 53,3), con acufene cronico (3 destri, 4 sinistri, 5 bilaterali),<br />

senza evidenza <strong>di</strong> patologie psichiatriche <strong>di</strong> asse<br />

I e con RMN normale.<br />

Tutti sono stati sottoposti a rTMS attiva e placebo (1 Hz,<br />

120% <strong>della</strong> soglia, 1200 stim./<strong>di</strong>e per 5 giorni) dello scalpo<br />

soprastante la AC secondaria <strong>di</strong> sinistra.<br />

I responder sono stati 7/12. Il miglioramento me<strong>di</strong>o del<br />

rating soggettivo dell’acufene (analogo visivo 0-100) era<br />

del 35% nelle due settimane seguenti la stimolazione attiva<br />

(del 62% dopo esclusione dei non-responders) e<br />

dell’8% nelle due settimane seguenti la rTMS placebo<br />

(14% dopo esclusione dei non-responders). Gli effetti<br />

sembrano essere specifici per l’acufene, dal momento che<br />

le scale <strong>di</strong> Hamilton somministrate per cogliere un’eventuale<br />

presenza <strong>di</strong> sintomi sottosoglia, non ascrivibili a sindromi<br />

categoriali, non sono variate in modo significativo.<br />

La presente analisi preliminare suggerisce che la rTMS ad<br />

1-Hz può essere transitoriamente utile nell’alleviare l’acufene<br />

cronico. Quin<strong>di</strong>, la corteccia u<strong>di</strong>tiva secondaria<br />

potrebbe rappresentare un target can<strong>di</strong>dato ad altri trattamenti<br />

più invasivi <strong>di</strong> neuromodulazione cronica in pazienti<br />

selezionati.<br />

85. Genetica dei Recettori Serotoninergici<br />

nei Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

V. De Luca, R.D. Levitan, O. Bellini, M. Masellis,<br />

G. Muscettola, A. de Bartolomeis, J.L. Kennedy<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Napoli “Federico II”<br />

I <strong>di</strong>sturbi del comportamento alimentare sono caratterizzati<br />

da alterazioni <strong>della</strong> neurotrasmissione serotoninergica.<br />

Molti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> associazione genetica del recettore 5HT2A<br />

hanno analizzato prevalentemente il polimorfismo C102T<br />

con risultati contrastanti. Lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è l’analisi<br />

del polimorfismo -1438 G/A nel promotore; tale polimorfismo<br />

è in completo linkage <strong>di</strong>sequilibrium con il polimorfismo<br />

C102T nella co<strong>di</strong>ng region del gene 5HT2A. Utilizzando<br />

questo marcatore genetico sono stati esaminati 80<br />

pazienti <strong>di</strong> sesso femminile affetti da Bulimia Nervosa, <strong>di</strong>agnosticata<br />

secondo i criteri del DSM-IV, ed 80 controlli <strong>di</strong><br />

sesso femminile. L’analisi allelica non mostra nessuna associazione<br />

tra la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Bulimia Nervosa e il polimorfismo<br />

del promotore del recettore 5-HT2A, infatti i due alleli<br />

A e G sono egualmente rappresentati nel gruppo affetto<br />

da <strong>di</strong>sturbi alimentari e nel gruppo <strong>di</strong> controllo (χ 2 = 0,49;<br />

p = 0,48). I risultati <strong>di</strong> tale stu<strong>di</strong>o sembrano escludere il recettore<br />

5-HT2A nella patogenesi <strong>della</strong> Bulimia Nervosa,<br />

tuttavia, considerando l’eterogeneità genetica dei recettori<br />

<strong>della</strong> serotonina, altri stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> associazione su questo sistema<br />

devono essere sviluppati nei <strong>di</strong>sturbi del comportamento<br />

alimentare.<br />

86. Diagnosi psichiatrica: sfida e risorsa<br />

nel trattamento <strong>della</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza<br />

S. De Persis, A. Vicarini, S. De Filippis, M. <strong>di</strong> Giannantonio<br />

Centro Diurno “Stella Polare”, ASL RME, Roma; Università<br />

“G. D’annunzio”, Chieti; Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”,<br />

II Facoltà <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina Ospedale “S. Andrea”<br />

Introduzione: rispetto alla possibilità <strong>di</strong> strutturare progetti<br />

terapeutici adeguati alle reali risorse interne del paziente e alla<br />

contemporanea necessità <strong>di</strong> ridurre il drop-out, appare sempre<br />

più una necessità formulare <strong>di</strong>agnosi psichiatriche approfon<strong>di</strong>te,<br />

che orientino le successive scelte terapeutiche.<br />

Metodologia: il nostro stu<strong>di</strong>o prende in esame un gruppo <strong>di</strong><br />

55 pazienti che dal 2000 al 2005 hanno effettuato un programma<br />

terapeutico riabilitativo presso il Centro Diurno<br />

“Stella Polare”, struttura semiresidenziale per pazienti tossico<strong>di</strong>pendenti<br />

<strong>della</strong> ASL RME (Roma). In particolare sono<br />

stati messi a confronto un primo gruppo <strong>di</strong> pazienti (A) che<br />

hanno effettuato il percorso terapeutico senza che fosse elaborata<br />

una <strong>di</strong>agnosi psichiatrica, con un secondo gruppo <strong>di</strong><br />

pazienti (B) che hanno svolto lo stesso programma, ma dopo<br />

un inquadramento <strong>di</strong>agnostico.<br />

Risultati: al confronto statistico il numero dei pazienti del<br />

gruppo B che hanno concluso il programma con esito positivo<br />

è significativamente maggiore rispetto ai pazienti del<br />

gruppo A.<br />

Discussione: il dato relativo agli esiti positivi del gruppo A<br />

è in linea con la me<strong>di</strong>a nazionale evinta in letteratura. L’e-<br />

262


Fig. 1.<br />

vidente aumento <strong>di</strong> esiti positivi nel gruppo B (46%) sembra<br />

dunque essere <strong>di</strong>retta conseguenza dell’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />

trattamento derivante dalla <strong>di</strong>agnosi.<br />

Conclusioni: la formulazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>agnosi sembrerebbe<br />

influenzare significativamente l’esito dei trattamenti terapeutici<br />

rappresentando un elemento prognostico positivo.<br />

Bibliografia<br />

Rigliano P. Doppia <strong>di</strong>agnosi tra tossico<strong>di</strong>pendenza e psicopatologia.<br />

Milano: Raffaello Cortina E<strong>di</strong>tore 2004.<br />

Barron JW. Dare un senso alla <strong>di</strong>agnosi. Milano: Raffaello Cortina<br />

E<strong>di</strong>tore 2004.<br />

87. Utilizzo <strong>della</strong> Health of the Nation<br />

Oucome Scales (HoNOS) in un SPDC:<br />

dai criteri <strong>di</strong> scelta ai risultati preliminari<br />

R. De Sanctis, D. Pucci * , S. Gherardelli **<br />

SPDC “Sandro Pertini” <strong>di</strong> Roma; * Dipartimento <strong>di</strong> Igiene<br />

e Sanità Pubblica “G. Sanarelli”; ** Clinica Psichiatrica<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Lo stu<strong>di</strong>o prende le mosse dai risultati <strong>della</strong> letteratura internazionale<br />

circa l’utilità <strong>della</strong> Health of the Nation Outcome<br />

Scales (HoNOS) nella pratica clinica quale in<strong>di</strong>ce <strong>della</strong><br />

gravità psicopatologica dei pazienti e <strong>della</strong> validazione degli<br />

interventi attuati da un Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi<br />

e Cura (SPDC).<br />

Le finalità dello stu<strong>di</strong>o possono essere riassunte nei seguenti<br />

punti fondamentali:<br />

1)poter comprovare, me<strong>di</strong>ante uno strumento validato, il<br />

profilo clinico ed il livello <strong>di</strong> gravità delle utenze trattate<br />

dal SPDC;<br />

2)analizzare e valutare quantitativamente la reale capacità<br />

<strong>di</strong> incidere sulla con<strong>di</strong>zione clinica me<strong>di</strong>ante il ricovero in<br />

SPDC;<br />

3)in<strong>di</strong>viduare eventuali elementi pre<strong>di</strong>ttivi utili al trattamento<br />

precoce e/o alla prevenzione <strong>di</strong> aspetti maggiormente<br />

problematici dei quadri clinici afferenti in un<br />

SPDC;<br />

4)sostenere e circostanziare la trattativa sulle risorse con<br />

l’Amministrazione.<br />

Il campione <strong>di</strong> pazienti reclutati è stato valutato sia per una<br />

263<br />

POSTER<br />

descrizione <strong>della</strong> gravità, sia per una verifica dell’efficacia<br />

degli interventi effettuati durante il ricovero, in considerazione<br />

<strong>della</strong> compilazione <strong>della</strong> HoNOS sia all’ingresso, sia<br />

alla <strong>di</strong>missione. Si è voluta, inoltre, considerare l’eventualità<br />

degli eventi aggressivi utilizzando la scheda SOAS e valutare<br />

le eventuali correlazioni tra <strong>di</strong>agnosi ed aree <strong>di</strong> maggior<br />

problematicità evidenziabili alla HoNOS.<br />

Nello stu<strong>di</strong>o sono stati inclusi 664 pazienti ricoverati successivamente<br />

dal 1 gennaio 2002 al 31 <strong>di</strong>cembre 2003 presso<br />

il Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e Cura (SPDC) dell’Ospedale<br />

<strong>di</strong> Roma “Sandro Pertini”. Il campione è costituito<br />

da 299 soggetti <strong>di</strong> sesso femminile e 365 soggetti <strong>di</strong><br />

sesso maschile (55% maschi; 45% femmine). L’età me<strong>di</strong>a è<br />

risultata pari a 39,81 ± 11, 04 anni (minimo 18 anni; massimo<br />

78 anni). L’analisi statistica dei dati è stata condotta, per<br />

tutti i dati raccolti, utilizzando il programma SPSS (Statistical<br />

Package for the Social Sciences) versione 13. I risultati<br />

<strong>di</strong>mostrano l’esistenza <strong>di</strong> una correlazione positiva, statisticamente<br />

significativa, tra il miglioramento e l’entrata sia al<br />

punteggio totale HoNOS, sia alle quattro sottoscale. L’analisi<br />

<strong>di</strong> regressione lineare multipla ha evidenziato che non<br />

esiste una <strong>di</strong>fferenza statisticamente significativa nel miglioramento<br />

al punteggio totale HoNOS (p = 0,07) nei gruppi<br />

<strong>di</strong>agnostici, cioè è presente un miglioramento generale all’uscita,<br />

ma nessuna <strong>di</strong>agnosi migliora in modo significativo<br />

più delle altre quando i gruppi <strong>di</strong>agnostici sono stati confrontati<br />

con il campione <strong>di</strong> pazienti schizofrenici. Un miglioramento<br />

minore, seppure alla soglia <strong>della</strong> significatività<br />

(p3 = 0,055), è stato <strong>di</strong>mostrato nei pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

Nevrosi, quando confrontati con gli altri (p1 = 0,29, p2 =<br />

0,88, p4 = 0,1). Per quanto riguarda l’analisi <strong>di</strong> regressione<br />

logistica, eseguita per la variabile <strong>di</strong>cotomica “evento aggressivo”<br />

valutato con la SOAS, le sottoscale Problemi<br />

Comportamentali e Problemi Sociali sembrano evidenziare<br />

il rischio <strong>di</strong> presentare un evento aggressivo (p1 = 0,0002,<br />

p4 = 0,05). Il risultato sembra suggerire che pazienti con<br />

punteggi elevati in queste due sottoscale possano avere una<br />

maggior facilità, rispetto ad altri, ad agire eventi aggressivi.<br />

In quest’ottica la HoNOS, qualora i dati del nostro stu<strong>di</strong>o<br />

venissero replicati, potrebbe essere uno strumento in qualche<br />

modo pre<strong>di</strong>ttivo, già al momento del ricovero, <strong>di</strong> un<br />

evento aggressivo. Il dato potrebbe essere utilizzato operativamente<br />

motivando gli operatori alla compilazione <strong>della</strong><br />

scala, potendo quest’ultima esser vista non come esercizio<br />

<strong>di</strong> completezza clinica, ma come valido strumento <strong>di</strong> lavoro<br />

in grado <strong>di</strong> suggerire misure <strong>di</strong> prevenzione primaria da attuare<br />

fin dall’ingresso del paziente in SPDC.<br />

88. Stu<strong>di</strong>o Naturalistico sull’utilizzo<br />

<strong>di</strong> quetiapina in 25 pazienti con <strong>di</strong>sturbo<br />

borderline <strong>di</strong> personalità<br />

C. Del Ministro, A. Franchi<br />

Unità Funzionale Salute Mentale Adulti, Azienda USL 7<br />

Siena<br />

Introduzione: l’OMS riporta, tra le patologie in aumento il<br />

Disturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità. Tratti caratteristici <strong>di</strong> tale<br />

patologia sono: <strong>di</strong>sturbo relazionale, sregolazione comportamentale<br />

e impulsività, sregolazione affettiva e sintomi<br />

psicotici.


Obiettivo: valutare l’effectiveness <strong>di</strong> quetiapina in pazienti<br />

affetti da Disturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità, monitorando<br />

sia le variazioni delle componenti comportamentali: aggressività,<br />

per<strong>di</strong>ta del controllo degli impulsi, sia le componenti<br />

psicopatologiche: instabilità emotiva e alterazioni ideative.<br />

Materiali e Meto<strong>di</strong>: sono stati stu<strong>di</strong>ati un totale <strong>di</strong> 25 pazienti<br />

con punteggio <strong>della</strong> Diagnostic Iterview for Borderline<br />

Patients (DIB ≥ 7). Il periodo <strong>di</strong> trattamento con quetiapina<br />

ad un dosaggio compreso tra 600-1.200 mg/<strong>di</strong>e è stato <strong>di</strong> 6<br />

mesi. Tempi <strong>di</strong> valutazione: T0, T1 (7° ± 2 gg), T2 (30° giorno),<br />

T3 (90° giorno), T4 (180° giorno). Sono state utilizzate<br />

scale atte ad esplorare l’area del comportamento, psicopatologica<br />

e del funzionamento sociale: BPRS, MADRS, Drug<br />

Attitude Inventory-10, Aggression Questionnaire, VGF.<br />

Risultati: si è rilevata una riduzione statisticamente significativa<br />

<strong>della</strong> BPRS, <strong>della</strong> MADRS, <strong>della</strong> DAI-10, dell’AQ e<br />

<strong>della</strong> VGF.<br />

Conclusioni: quetiapina ha <strong>di</strong>mostrato un’efficacia significativa<br />

nella gestione delle componenti comportamentali e <strong>di</strong><br />

quelle psicopatologiche.<br />

89. An Open-Label Trial Followed<br />

by a Double-Blind Discontinuation Phase<br />

of Escitalopram in the Treatment<br />

of Impulsive-Compulsive Internet Usage<br />

Disorder<br />

POSTER<br />

B. Dell’Osso * ** , A.C. Altamura ** , S.J. Hadley * , B.R. Baker<br />

* , E. Hollander *<br />

* Department of Psychiatry, Impulsive, Compulsive and<br />

Anxiety Disorders Program, Mount Sinai School of Me<strong>di</strong>cine,<br />

New York; ** Department of Psychiatry, University of<br />

Milan, Hospital “L. Sacco”, Milano<br />

Introduction: impulsive-Compulsive Internet Usage Disorder<br />

(IC-IUD) is characterized by excessive time spent on the<br />

internet at the expense of occupational, relationship and social<br />

activities. IC-IUD shares features of impulse control<br />

<strong>di</strong>sorders, OCD and substance abuse. This is the first study<br />

to examine the efficacy of escitalopram in the treatment of<br />

IC-IUD.<br />

Methods: nineteen subjects meeting study criteria for IC-<br />

IUD received open label escitalopram for 10 weeks and<br />

then were randomized to a 9-week double blind <strong>di</strong>scontinuation<br />

phase. The effect of escitalopram treatment on<br />

1) hours spent per week in non-essential internet use 2)<br />

obsessive, compulsive and total scores on IC-IUD-<br />

YBOCS and 3) Clinical Global Improvement scores was<br />

examined.<br />

Results: fifteen subjects completed both phases of the<br />

study. Escitalopram was well tolerated with minimal side effects.<br />

Significant improvement on the non-essential internet<br />

hours per week, IC-IUD-YBOCS and CGI (all p = 0,00) occurred<br />

during the first phase. The second phase from week<br />

10 to 19 found no significant <strong>di</strong>fference between placebo<br />

and escitalopram groups.<br />

Conclusions: escitalopram treatment resulted in significant<br />

improvement in IC-IUD. Behavioral changes in internet<br />

usage occurred in the first phase and were sustained<br />

during the second phase. Conceivably, escitalopram treatment<br />

improved subjects’ ability to decrease non-essential<br />

internet time allowing for more time spent in relationships,<br />

work and social activities. These behavioral changes could<br />

be reinforcing and explain continued improvement in IC-<br />

IUD. Future double-blind placebo controlled trials are<br />

needed.<br />

References<br />

1 Stein DJ. Internet ad<strong>di</strong>ction, Internet psychotherapy. Am J Psychiatry<br />

1997;154:890.<br />

2 Shapira NA, Lessig MC, Goldsmith TD, et al. Problematic internet<br />

use: proposed classification and <strong>di</strong>agnostic criteria. Depress<br />

Anxiety 2003;17:207-16.<br />

3 Stein DJ, Lessig MC, Goldsmith TD, et al. Problematic internet<br />

use: proposed classification and <strong>di</strong>agnostic criteria. Depress<br />

Anxiety 2003;17:207-16.<br />

90. Livelli <strong>di</strong> citochine e cortisolo ematici<br />

in pazienti affetti da Disturbo Post-<br />

Traumatico da Stress (PTSD) e Lutto<br />

Complicato<br />

L. Dell’Osso, C. Carmassi, A. Ciapparelli, S. Tonini,<br />

F. Mundo, G. Consoli, E. Da Pozzo, M.L. Trincavelli,<br />

M. Montali, M. Maccheroni * , A. Lucacchini, C. Martini<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologia, Università <strong>di</strong> Pisa; * Laboratorio <strong>di</strong> Endocrinologia,<br />

Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Pisa<br />

Il PTSD è caratteristicamente correlato all’esposizione ad<br />

eventi traumatici gravi; sempre più stu<strong>di</strong> riportano un’attivazione<br />

del sistema immunitario (SI) in pazienti (pz) sottoposti<br />

a eventi stressanti; in particolare nel PTSD sono<br />

state riscontrate concentrazioni sieriche elevate <strong>di</strong> IL1β e<br />

IL6, suggerendo un’alterazione funzionale nei sistemi che<br />

coinvolgono i glucocorticoi<strong>di</strong>.<br />

La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> CG è oggi ampiamente <strong>di</strong>battuta dai ricercatori,<br />

in particolare per la sua appartenenza nosografia al nucleo<br />

delle reazioni da stress; dati sulla presenza <strong>di</strong> alterazioni<br />

del SI e neuroendocrino (NE) sono tuttavia carenti.<br />

Al fine <strong>di</strong> esplorare le alterazioni del SI e NE in vittime <strong>di</strong><br />

eventi traumatici, sono stati valutati i livelli sierici <strong>di</strong> cortisolo<br />

e IL1β, IL6, TNFα in un campione <strong>di</strong> pz con PTSD<br />

e CG (Inventory of Complicated Grief Scale, ICG > 25) vs.<br />

controlli, reclutati presso la Clinica Psichiatrica 2 a dell’Università<br />

<strong>di</strong> Pisa. I pazienti sono stati indagati tramite la<br />

SCID, la ICG e l’Impact of Event Scale.<br />

Risultati preliminari mostrano, sia nei pz con PTSD che<br />

con CG, livelli <strong>di</strong> cortisolo tendenzialmente aumentati; solo<br />

l’IL1β risulta significativamente aumentata in entrambe<br />

i gruppi (p < 0,05) mentre un incremento, vicino alla significatività<br />

statistica, è stato evidenziato nel TNFα. L’insieme<br />

dei risultati suggeriscono un’alterazione del SI e NE<br />

in entrambi i <strong>di</strong>sturbi psichiatrici, confermando ulteriormente<br />

l’importanza dell’esplorazione <strong>di</strong> tali alterazioni<br />

biologiche in questi <strong>di</strong>sturbi.<br />

264


91. Duloxetina vs. placebo<br />

nella prevenzione delle ricadute<br />

del <strong>di</strong>sturbo depressivo<br />

M. Detke 1 2 , I. Gilaberte 3 , D.G. Perahia 4 , F. Wang 1 ,<br />

J.W. Clemens 1 , P. Tran 1 , C. Miner 1 , M. Mancini 5 , A. Barraco<br />

5 , A. Rossi 5 , S. Montgomery 6<br />

1 Eli Lilly and Company, Lilly Corporate Center, In<strong>di</strong>anapolis;<br />

2 Depts. of Psychiatry, In<strong>di</strong>ana University School of<br />

Me<strong>di</strong>cine; McLean Hospital, Belmont; and Harvard Me<strong>di</strong>cal<br />

School, Boston; 3 Eli Lilly and Company, Alcobendas,<br />

Spain; 4 Eli Lilly and Company, Erl Wood, United Kingdom;<br />

5 Eli Lilly Italia; 6 Imperial College School of Me<strong>di</strong>cine,<br />

London, United Kingdom<br />

Obiettivi: la duloxetina cloridrato (Cymbalta) è un inibitore<br />

potente e bilanciato <strong>della</strong> ricaptazione <strong>della</strong> serotonina<br />

e <strong>della</strong> noradrenalina.<br />

Diversi stu<strong>di</strong> hanno accertato l’efficacia e la sicurezza <strong>della</strong><br />

duloxetina nel trattamento acuto dei sintomi emotivi e somatici<br />

<strong>della</strong> depressione.<br />

Questo stu<strong>di</strong>o confronta il tempo <strong>di</strong> ricaduta nei pazienti con<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Depressione Maggiore (DM), trattati con duloxetina<br />

60 mg una volta al giorno verso quelli trattati con<br />

placebo.<br />

Meto<strong>di</strong>: in questo stu<strong>di</strong>o multicentrico, randomizzato, in<br />

doppio cieco, controllato con placebo, condotto in Europa e<br />

negli Stati Uniti, 533 pazienti ambulatoriali affetti da DM<br />

sono stati trattati con 60 mg <strong>di</strong> duloxetina una volta al giorno<br />

per un massimo <strong>di</strong> 12 settimane.<br />

I pazienti che hanno risposto sono stati randomizzati al trattamento<br />

con 60 mg/<strong>di</strong>e <strong>di</strong> duloxetina o con placebo per 26<br />

settimane (fase <strong>di</strong> continuazione). Per il confronto del tempo<br />

alla ricaduta, l’analisi principale <strong>di</strong> efficacia ha impiegato<br />

il log rank test.<br />

Risultati: alla fine del trattamento acuto 280 pazienti<br />

(52,5%) rispettavano i criteri per la fase <strong>di</strong> continuazione e<br />

278 <strong>di</strong> essi hanno partecipato a questa fase. Il tempo alla ricaduta<br />

è risultato significativamente più lungo per i pazienti<br />

trattati con 60 mg/<strong>di</strong>e <strong>di</strong> duloxetina rispetto a quelli trattati<br />

con il placebo.<br />

Durante la fase <strong>di</strong> continuazione un numero significativamente<br />

inferiore <strong>di</strong> pazienti trattati con la duloxetina (n = 23;<br />

17,4%) è andato incontro a ricaduta rispetto ai pazienti trattati<br />

con il placebo (n = 39; 28,5%).<br />

I pazienti del gruppo <strong>della</strong> duloxetina hanno riportato un<br />

punteggio migliore in quasi tutti (17/18) i criteri secondari<br />

<strong>di</strong> valutazione dell’efficacia nei domini <strong>della</strong> depressione,<br />

dell’ansia, dei sintomi somatici dolorosi e <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong><br />

vita.<br />

Complessivamente l’11 e il 4% dei pazienti rispettivamente<br />

nella fase acuta e in quella <strong>di</strong> continuazione hanno sospeso<br />

il trattamento con duloxetina.<br />

Conclusioni: nel corso del trattamento a lungo termine la<br />

duloxetina ha allungato significativamente il tempo alla ricaduta<br />

e ha ottenuto risultati migliori del placebo sui criteri<br />

<strong>di</strong> valutazione <strong>della</strong> depressione, dell’ansia, dei sintomi somatici<br />

dolorosi e <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita.<br />

Come nei precedenti stu<strong>di</strong> sul trattamento acuto, la duloxetina<br />

è risultata sicura e ben tollerata tanto nella fase acuta<br />

quanto in quella <strong>di</strong> continuazione a lungo termine.<br />

265<br />

POSTER<br />

92. Valutazione <strong>della</strong> variazione degli stili<br />

<strong>di</strong> coping in relazione al cambiamento<br />

<strong>della</strong> sintomatologia in pazienti affetti<br />

da <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico dopo trattamento<br />

cognitivo comportamentale <strong>di</strong> gruppo<br />

P. Di Fabio, E. Di Giovambattista, A. Di Pucchio<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>, Università de<br />

L’Aquila<br />

Introduzione: il Disturbo <strong>di</strong> Panico (DP) è una patologia<br />

invalidante che presenta una frequenza nella popolazione<br />

generale compresa tra 0,4 e 1,5%. La Practice Guideline for<br />

the treatment of Patients with Panic Disorder dell’American<br />

Psychiatric Association (1998) identifica la terapia cognitivo-comportamentale<br />

e la farmacoterapia come entrambi efficaci<br />

nel DP. Il Trattamento Cognitivo-Comportamentale <strong>di</strong><br />

gruppo trova sempre maggiore applicazione nel trattamento<br />

del <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico in quanto permette <strong>di</strong> integrare al trattamento<br />

farmacologico, non sempre sod<strong>di</strong>sfacente, un intervento<br />

rapido, <strong>di</strong> provata efficacia (anche nei follow-up a<br />

lungo termine). Il successo del trattamento, attraverso la ristrutturazione<br />

cognitiva e l’acquisizione <strong>di</strong> tecniche che permettono<br />

<strong>di</strong> gestire la sintomatologia ansiosa, comporta la<br />

possibilità <strong>di</strong> utilizzare <strong>di</strong>fferenti e più efficaci strategie <strong>di</strong><br />

coping <strong>della</strong> situazione temuta. Con il presente lavoro ci<br />

proponiamo <strong>di</strong> valutare la variazione degli stili <strong>di</strong> coping in<br />

relazione al cambiamento <strong>della</strong> sintomatologia in pazienti<br />

affetti da DP dopo Trattamento Cognitivo-Comportamentale<br />

<strong>di</strong> gruppo e al follow-up a sei mesi.<br />

Metodo: sono stati arruolati 15 pazienti, 9 femmine e 6 maschi,<br />

con età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 32,4 anni (ds 9,6), affetti da Disturbo<br />

<strong>di</strong> Panico (DSM-IV, APA 1999), afferenti presso il Day-Hospital<br />

<strong>della</strong> Clinica Psichiatrica trattati con Terapia Cognitivo-Comportamentale<br />

<strong>di</strong> gruppo secondo il metodo <strong>di</strong> G. Andrews<br />

(Andrews et al., 1994; Lyndsay, Crino & Andrews,<br />

1997). I gruppi, <strong>di</strong>retti da tre psichiatri, vengono svolti, con<br />

cadenza settimanale, in 12 incontri, ognuno <strong>della</strong> durata <strong>di</strong><br />

60 minuti nell’arco <strong>di</strong> 3 mesi. All’inizio del trattamento<br />

(T0), alla fine (T1) e dopo sei mesi (T2) a tutti i pazienti sono<br />

stati somministrati i seguenti strumenti <strong>di</strong> valutazione:<br />

Jalowiec Coping Scale (JCS), per la valutazione degli stili<br />

<strong>di</strong> fronteggiamento, “coping”; Panic Attack and Anticipatory<br />

Anxiety Scale (PAAAS) e STAY-1 e STAY-2 per la valutazione<br />

<strong>della</strong> sintomatologia ansiosa; la Disability Scale<br />

(DISS) per la valutazione del funzionamento sociale; il questionario<br />

Short Form Health Survey 36 (SF-36) per la valutazione<br />

<strong>della</strong> qualità <strong>di</strong> vita correlata alla salute. All’inizio<br />

del trattamento tutti i partecipanti assumevano terapia farmacologica<br />

SSRI, spesso associati con BDZ (70% dei casi).<br />

Risultati: i dati ottenuti sono in<strong>di</strong>cativi <strong>di</strong> significativi miglioramenti<br />

sul piano clinico: infatti, tutti i partecipanti, a fine<br />

trattamento (T1), e al follow-up dopo sei mesi (T2) non<br />

hanno manifestato nuovi attacchi <strong>di</strong> panico. Si è osservata<br />

una correlazione statisticamente significativa tra l’acquisizione<br />

<strong>di</strong> alcuni stili “positivi” <strong>di</strong> coping (“confronto attivo”,<br />

“ottimista”, “supportivo” ed “fare affidamento su se stessi”),<br />

il miglioramento <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita, nelle principali<br />

aree indagate dall’SF-36, e <strong>della</strong> <strong>di</strong>sabilità (minore interferenza<br />

dei sintomi sul funzionamento sociale <strong>della</strong> persona,<br />

aumentata percezione <strong>di</strong> supporto sociale e <strong>di</strong>minuzione dei<br />

livelli <strong>di</strong> stress percepito), indagata dalla DISS. A T2 tutti i


partecipanti allo stu<strong>di</strong>o avevano interrotto l’assunzione <strong>di</strong><br />

BDZ, continuando ad assumere i soli SSRI.<br />

Discussione e conclusioni: le persone con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo<br />

<strong>di</strong> Panico sembrano aver tratto vantaggi significativi,<br />

sul piano clinico, dall’intervento integrato effettuato che, oltre<br />

a rappresentare una strategia psicoterapica evidence-based,<br />

è caratterizzata da una facile applicabilità nei Servizi<br />

Pubblici <strong>di</strong> Salute mentale anche nella pratica clinica routinaria.<br />

(Leveni et al., 1999). Inoltre il trattamento cognitivocomportamentale<br />

<strong>di</strong> gruppo secondo il metodo Andrews ha<br />

mostrato un’efficacia anche nel favorire l’acquisizione <strong>di</strong><br />

nuove strategie <strong>di</strong> coping che hanno contribuito al miglioramento<br />

sintomatologico.<br />

Bibliografia<br />

Andrews G, Crino R, Hunt C, Lampe L, Page A. The treatment of<br />

anxiety <strong>di</strong>sorders. New York: Cambridge University Press 1994.<br />

Fava GA, Rafanelli C, Gran<strong>di</strong> S, Conti S, Ruini C, Mangelli L, et<br />

al. Long-term outcome of panic <strong>di</strong>sorder with agoraphobia<br />

treated by exposure. Psychol Med 2001;31:891-8.<br />

Hino T, Takeuchi T, Yamanouchi N. A 1-year follow-up study of<br />

coping in patients with panic <strong>di</strong>sorder. Compr Psychiatry 2002.<br />

Otto MW, Deveney C. Cognitive-behvioral therapy and the treatment<br />

of panic <strong>di</strong>sorder: efficacy and stategies. J Clin Psychiatry<br />

2005;66(Suppl 4):28-32.<br />

Ramage-Moring PL. Panic <strong>di</strong>sorder and coping. Health Rep<br />

2004;15(Suppl):31-43.<br />

Rubino IA, Romeo D, Siracusano A. Styles of adaptation in panic<br />

<strong>di</strong>sorder with and without agoraphobia. Percept Mot Skills<br />

2003;97:1223-30.<br />

93. Obesità e Binge Eating Disorder (BED):<br />

valutazione psicometrica<br />

POSTER<br />

A. Di Genova, R. Basso, A. Della Volpe, A. Iandolo,<br />

C. De Caprio * , C. Finelli * , F. Pasanisi * , F. Micanti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze e Comportamento Unità <strong>di</strong><br />

Psicoterapia, * Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Clinica e Sperimentale,<br />

Università “Federico II” <strong>di</strong> Napoli<br />

Introduzione: scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è l’analisi psicometrica<br />

dell’attitu<strong>di</strong>ne alimentare <strong>di</strong> soggetti obesi affetti da<br />

Binge Eating Disorder (BED) in relazione all’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

Massa Corporea (IMC).<br />

Metodo: sono stati valutati 60 pazienti obesi con una intervista<br />

semi-strutturata per i <strong>di</strong>sturbi del comportamento alimentare<br />

secondo i criteri DSM-IV (APA, 1994), con la Binge<br />

Eating Scale (BES) (Gormally et al., 1982) e con l’Eating<br />

Disorder Inventory-II (EDI-II) (Garner et al., 1984).<br />

Sulla base del colloquio clinico e dei punteggi alla BES<br />

(score > 18: binge eaters; score < 18: non binge eaters) sono<br />

state selezionate due popolazioni: 30 pazienti obesi BED<br />

e 30 pazienti obesi non BED appaiati per età e IMC.<br />

Risultati: gli obesi BED presentano punteggi a tutte le sottoscale<br />

dell’EDI-II significativamente più alte rispetto agli<br />

obesi non BED. Alcune sottoscale dell’EDI-II correlano con<br />

la BES nel campione <strong>di</strong> obesi BED.<br />

L’IMC e la variabili demografiche non correlano in nessun<br />

caso con le variabili psicometriche.<br />

Conclusioni: il comportamento alimentare dei Binge Eaters<br />

risulta maggiormente <strong>di</strong>sfunzionale rispetto a quello <strong>di</strong> altre<br />

popolazioni <strong>di</strong> obesi. Ciò riflette una maggiore compromis-<br />

sione psicopatologica dei Binge Eaters non correlabile al<br />

grado <strong>di</strong> obesità.<br />

Bibliografia<br />

American Psychiatric Association (APA). DSM-IV Diagnostical<br />

and Statistical manual of Mental Disorders. 4 th Ed. Washington,<br />

DC, 1994.<br />

Gormally J, Black S, Danon S, Ray<strong>di</strong>n D. The assessment of Binge<br />

Eating severity among obese persons. Ad<strong>di</strong>ctive Behav<br />

1982;7:47-55.<br />

Garner DM. Eating Disorder Inventory-II Professional Manual.<br />

Odessa, Fl: Psychological Assessment Measure 1984.<br />

94. Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> confronto dei precursori psicocomportamentali<br />

tra soggetti affetti<br />

da Disturbo Schizofrenico e da Disturbo<br />

Bipolare<br />

E. Di Giovambattista, A. Di Pucchio, A. Tomassini,<br />

M. Mazza * , V. Di Michele * , L. Sangiovanni, E. Fragkou,<br />

R. Pollice *<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>; * Cattedra <strong>di</strong> Clinica<br />

Psichiatrica, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale,<br />

Università de L’Aquila<br />

Introduzione. la maggior parte delle persone affette da<br />

schizofrenia e, più in generale, da un <strong>di</strong>sturbo psicotico ha<br />

uno scarso funzionamento sociale molto prima dell’esor<strong>di</strong>o<br />

clinico <strong>della</strong> malattia (Rabinowitz et al., 2002). Stu<strong>di</strong><br />

retrospettivi effettuati durante le fasi precoci <strong>di</strong> malattia,<br />

infatti, evidenziano che circa un terzo delle persone affette<br />

da schizofrenia presenta chiare anomalie del comportamento<br />

già nella fase premorbosa, mentre ci sono pochi dati<br />

riguardo il funzionamento premorboso delle persone che<br />

svilupperanno una psicosi affettiva (McClellan et al.,<br />

2003). Valutazioni <strong>di</strong> confronto del funzionamento premorboso<br />

<strong>di</strong> persone affette da schizofrenia e <strong>di</strong> persone affette<br />

da una psicosi affettiva hanno mostrato una maggior<br />

compromissione dei soggetti schizofrenici (McClellan et<br />

al.,1999).<br />

Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> coorte, prospettici e retrospettivi, hanno mostrato<br />

<strong>di</strong>fferenze nel funzionamento sociale e scolastico, durante<br />

l’età infantile, tra bambini che svilupperanno una psicosi<br />

schizofrenica in età adulta e la popolazione generale,<br />

ma non hanno evidenziato simili <strong>di</strong>fferenze per i bambini<br />

che svilupperanno una psicosi affettiva (Cannon et al.,<br />

1997). In due precedenti stu<strong>di</strong>, abbiamo evidenziato che<br />

pazienti affetti da Disturbo Schizofrenico (Pollice et al.,<br />

1999) e pazienti affetti da Disturbo Bipolare (Di Giovambattista<br />

et al., 2005) presentano chiare anomalie neuropsico-comportamentali<br />

premorbose rispetto al gruppo <strong>di</strong><br />

controllo costituito dai loro fratelli sani. Lo scopo del nostro<br />

stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> confermare la presenza <strong>di</strong><br />

eventuali anomalie neuro-psico-comportamentali durante<br />

l’infanzia e l’adolescenza, confrontando le due popolazioni<br />

<strong>di</strong> pazienti con <strong>di</strong>sturbo schizofrenico e pazienti con <strong>di</strong>sturbo<br />

bipolare.<br />

Materiali e Metodo: sono stati arruolati 15 soggetti (gruppo<br />

B, con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Bipolare dell’Umore in accordo<br />

con i criteri <strong>di</strong>agnostici del DSM IV, APA, 1994), 5<br />

maschi e 10 femmine, età me<strong>di</strong>a 25,7 anni (ds ± 7,6), e 15<br />

soggetti (gruppo S, affetti da Disturbo Schizofrenico), 9 ma-<br />

266


schi e 6 femmine, età me<strong>di</strong>a 25,2 anni (ds ± 2,3). A ciascun<br />

paziente appartenente al gruppo S ed al gruppo B sono stati<br />

somministrati i seguenti strumenti <strong>di</strong> valutazione clinica<br />

standar<strong>di</strong>zzata: Brief Psychiatric Rating Scale-24 items<br />

(BPRS) (Morosini e Casacchia, 1994) e la Clinical Global<br />

Impression.<br />

Infine, alla madre <strong>di</strong> ciascun paziente è stata somministrata<br />

la versione mo<strong>di</strong>ficata da Baum & Walker (1995) dell’Achenbach<br />

Child Behavior Check List for age 0-18 (CBCL/0-<br />

18; Achembach, 1991), chiedendo <strong>di</strong> valutare due dei propri<br />

figli (quello affetto e quello sano) per ciascun item in 5 perio<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> età (0-3 aa, 4-7 aa, 8-11 aa, 12-15 aa, 16-18 aa). I<br />

dati sono stati analizzati utilizzando l’analisi <strong>della</strong> varianza<br />

(ANOVA).<br />

Risultati: abbiamo confrontato il gruppo B ed il gruppo S<br />

per ciascuna delle sei <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> anomalie comportamentali<br />

indagate dalla CBCL (Isolamento sociale, Comportamento<br />

ansioso-depressivo, Problemi sociali, Labilità attentiva,<br />

Comportamento antisociale, Disturbi del pensiero).<br />

Non abbiamo evidenziato <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative<br />

tra i due gruppi nelle <strong>di</strong>mensioni “Comportamento<br />

ansioso-depressivo” e “Disturbi del pensiero”, nelle 5 fasce<br />

<strong>di</strong> età indagate. Differenze statisticamente significative (p <<br />

0,05), invece, sono state evidenziate nelle seguenti <strong>di</strong>mensioni:<br />

“Isolamento Sociale”, maggiormente compromesso<br />

nel gruppo S e con un peggioramento progressivo in tutte le<br />

5 fasce <strong>di</strong> età indagate; “Labilità attentiva”, maggiormente<br />

compromessa nel gruppo B nella seconda, terza e quarta fascia<br />

d’età, ma non nella quinta; “Comportamento antisociale”,<br />

maggior compromessa per il gruppo B, nella seconda e<br />

terza fascia d’età.<br />

Conclusioni: il nostro stu<strong>di</strong>o ha evidenziato la presenza <strong>di</strong><br />

una compromissione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>mensioni psico-comportamentali<br />

nei pazienti affetti da Disturbo Schizofrenico e da<br />

Disturbo Bipolare. Tali precursori, presenti già da perio<strong>di</strong><br />

molto precoci dello sviluppo, potrebbero rappresentare dei<br />

markers fenotipici specifici e, per tale motivo, potrebbe fornire<br />

informazioni utili per programmare interventi <strong>di</strong> “prevenzione<br />

primaria” (Yung e McGorry, 1996).<br />

Bibliografia<br />

Rabinowitz J, De Smedt G, Harvey PD, Davidson M. Relationship<br />

between premorbid functioning and symptom severity as assessed<br />

at first episode of psychosis. Am J Psychiatry<br />

2002;159:2021-6.<br />

Cannon M, Jones P, Gilvarry C, Rifkin L, McKenzie K, Foerster A,<br />

et al. Premorbid social functioning in schizophrenia and bipolar<br />

<strong>di</strong>sorder: similarities and <strong>di</strong>fferences. Am J Psychiatry<br />

1997;154:1544-50.<br />

Pollice R, Daneluzzo E, Stratta P, Bustini M, Marinangeli MG,<br />

Prosperini P, et al. Premorbid neurobehavioural assessment of<br />

patients with schizophrenia: a retrospective study using the<br />

Child Behavior Checklist (CBCL). Giorn Ital Psicopat<br />

1999;5:137-42.<br />

Di Giovambattista E, Pollice R, Di Pucchio A, Marola V, Ussorio<br />

D, Roncone R, et al. Valutazione dei precursori neuro-psicocomportamentali<br />

in pazienti con Disturbo Bipolare dell’umore.<br />

Poster X <strong>Congresso</strong> SOPSI, Roma 22-26 febbraio 2005.<br />

Yung AR, McGorry P. The prodromal phase of first episode psychosis:<br />

past and current conceptualizations. Schizophr Bull<br />

1996;22:353-70.<br />

267<br />

POSTER<br />

95. Obesità, immagine corporea, sistema BIB<br />

E. Di Lorenzo, R. Scutari, G. Tosato, M. Di Giusto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: il sistema BIB® (Bioenterics Intragastric<br />

Baloon) rappresenta attualmente un importante presi<strong>di</strong>o nel<br />

trattamento dell’obesità, sia per efficacia, sia per il possibile<br />

valore “chiarificatorio” per le eventuali successive scelte<br />

chirurgiche.<br />

La procedura tuttavia non è scevra da effetti collaterali e richiede<br />

una partecipazione attiva da parte del paziente.<br />

Dal momento che, come per tutti gli interventi chirurgici,<br />

l’immagine corporea (in questi pazienti, tra l’altro, già compromessa)<br />

subisce una mo<strong>di</strong>ficazione, abbiamo ritenuto opportuno<br />

inserire nell’iter <strong>di</strong>agnostico, una valutazione psicologica<br />

che, tracciando un profilo psichico del paziente,<br />

possa aiutare nella preparazione all’intervento e nel sostegno<br />

durante il post-intervento.<br />

Metodologia: è stato considerato un campione <strong>di</strong> 30 pazienti<br />

afferenti alla U.O.C. <strong>di</strong> Psicologia Clinica dell’università <strong>di</strong><br />

Roma “La Sapienza”, su invio <strong>della</strong> U.O.C. bcg 29.<br />

I pazienti sono stati sottoposti ad esame psicologico me<strong>di</strong>ante<br />

colloquio clinico, e i reattivi mentali: SCL-90-R; ACL;<br />

STAI Y1 e Y2; test <strong>di</strong> Beck; BAQ; EES; DFU; particolare rilevanza<br />

è stata data allo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> immagine corporea, indagata<br />

attraverso un reattivo <strong>di</strong> autovalutazione (B.A.Q.) che<br />

dà informazioni sui vissuti consci del paziente, e attraverso<br />

un test proiettivo (D.F.U.) che dà informazioni sui vissuti inconsci,<br />

e più profon<strong>di</strong>, del paziente stesso.<br />

I dati ottenuti saranno elaborati con calcoli statistici, al fine<br />

<strong>di</strong> ottenere, per ciascuno dei reattivi utilizzati, un profilo <strong>di</strong><br />

gruppo, per rilevare eventuali <strong>di</strong>mensioni <strong>della</strong> personalità<br />

che, più <strong>di</strong> altre, possano influenzare il buon esito del trattamento.<br />

Risultati e Conclusioni: essendo la ricerca ancora in corso,<br />

i risultati e le conclusioni saranno presentati in sede congressuale.<br />

96. Sindrome ansioso-depressiva in<br />

comorbi<strong>di</strong>tà con malattie cerebro-vascolari<br />

S. Di Mauro, F. Pistoia * , P. D’Angelo, E. Di Giovambattista,<br />

A. Tomassini, C. Marini ** , R. Roncone *** , R. Pollice ***<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>, * Scuola <strong>di</strong> Specializzazione<br />

in Neurologia, ** Clinica Neurologica, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna e Sanità Pubblica, *** Clinica<br />

Psichiatrica, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università<br />

de L’Aquila<br />

Introduzione: la comorbi<strong>di</strong>tà dei <strong>di</strong>sturbi dello spettro ansioso-depressivo<br />

nelle patologie cerebrovascolari (CeVD)<br />

costituisce un’evenienza rilevante sia sotto il profilo epidemiologico<br />

che clinico. La prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi d’ansia<br />

e depressivi in pazienti con tale patologia è compresa tra il<br />

20 e il 60%, a seconda degli stu<strong>di</strong> presi in considerazione,<br />

ma è comunque più alta rispetto a quella osservata in altre<br />

patologie me<strong>di</strong>che o internistiche con lo stesso grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità<br />

(Pohjasvaara et al., 1998). Tale comorbi<strong>di</strong>tà rappresenta,<br />

quin<strong>di</strong>, un’eventualità grave dato che conduce


POSTER<br />

sia ad un peggioramento <strong>della</strong> qualità <strong>di</strong> vita sia ad un peggioramento<br />

<strong>della</strong> prognosi (Carota et al., 2005; Kauhanen<br />

et al., 1999). Relativamente alla popolazione <strong>di</strong> pazienti<br />

affetti da patologie cerebrovascolari (CeVD), negli ultimi<br />

decenni sono stati condotti numerosi stu<strong>di</strong> che hanno confermato<br />

una stretta associazione <strong>di</strong> queste patologie con<br />

<strong>di</strong>sturbi d’ansia e depressivi, sino a riconoscere la depressione<br />

e l’ansia come una caratteristica intrinseca alle<br />

CeVD. La correlazione depressione-CeVD sembra essere<br />

bi<strong>di</strong>rezionale in quanto se da una parte le patologie vascolari<br />

aumentano il rischio <strong>di</strong> depressione, dall’altra la depressione<br />

stessa è un fattore <strong>di</strong> rischio per patologie vascolari<br />

e stroke. L’obiettivo primario dello stu<strong>di</strong>o è stato<br />

quello <strong>di</strong> verificare la presenza e la gravità <strong>della</strong> sintomatologia<br />

ansioso-depressiva nelle malattie cerebro-vascolari.<br />

Inoltre sono stati valutati i fattori <strong>di</strong> rischio per la comorbi<strong>di</strong>tà<br />

tra CeVD e <strong>di</strong>sturbi dello spettro ansioso-depressivo,<br />

la qualità <strong>di</strong> vita e le con<strong>di</strong>zioni generali <strong>di</strong> salute<br />

nei pazienti con CeVD e la frequenza e tipi <strong>di</strong> co-trattamenti<br />

farmacologici nelle CeVD in comorbi<strong>di</strong>tà con <strong>di</strong>sturbi<br />

dello spettro ansioso-depressivo.<br />

Metodo: a tuttora lo stu<strong>di</strong>o, ancora in corso, ha incluso 30<br />

pazienti affetti da uno o più patologie cerebrovascolari in <strong>di</strong>missione<br />

da un ricovero o durante una visita ambulatoriale<br />

presso la Clinica Neurologica dell’ASL4 <strong>di</strong> L’Aquila. Sono<br />

stati esclusi dal nostro stu<strong>di</strong>o soggetti con gravi <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong><br />

coscienza, deficit cognitivi <strong>di</strong> entità tale da impe<strong>di</strong>re<br />

un’intervista o la somministrazione <strong>di</strong> scale <strong>di</strong> autovalutazione,<br />

afasia grave, precedenti episo<strong>di</strong> maniacali, <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> psicosi organica o funzionale, ritardo mentale, abuso <strong>di</strong><br />

sostanze. I pazienti reclutati sono stati valutati tramite l’uso<br />

<strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong>agnostici standar<strong>di</strong>zzati: HAM-D per valutare<br />

la presenza e la gravità <strong>della</strong> sintomatologia depressiva<br />

durante la settimana precedente l’intervista stessa; STAI-1 e<br />

STAI-2 per valutare rispettivamente l’ansia-stato e l’ansiatratto.<br />

Inoltre sono stati valutati me<strong>di</strong>ante TC encefalica per<br />

definire il tipo e la sede <strong>della</strong> lesione.<br />

Risultati e conclusioni: i risultati preliminari evidenziano<br />

che la presenza <strong>di</strong> sintomatologia ansioso-depressiva nei pazienti<br />

con patologie cerebrovascolari risulta essere del 42%,<br />

in accordo con i dati presenti in letteratura. Tra le variabili<br />

considerate, un importante fattore pre<strong>di</strong>ttivo dello sviluppo<br />

<strong>di</strong> sintomi depressivi è dato dalla sede <strong>della</strong> lesione: un<br />

evento che coinvolge la sostanza bianca anteriore sinistra<br />

rappresenta un fattore <strong>di</strong> rischio maggiore per lo sviluppo <strong>di</strong><br />

una sintomatologia ansioso-depressiva rispetto ad una lesione<br />

localizzata nell’emisfero destro o in sede occipitale. Inoltre<br />

la presenza <strong>di</strong> sintomi ansioso-depressivi clinicamente<br />

significativi sembrerebbe rappresentare una variabile in<strong>di</strong>pendente<br />

che peggiora l’outcome funzionale a lungo termine<br />

nei pazienti con stroke.<br />

Bibliografia<br />

Carota A, Berney A, Aybek S, Iaria G, Staub F, Ghika-Schmid F, et<br />

al. A prospective study of pre<strong>di</strong>ctors of poststroke depression.<br />

Neurology 2005;64:428-33.<br />

Kauhanen M, Korpelainen JT, Hiltunen P, Brusin E, Mononen H,<br />

Maatta R, et al. Poststroke depression correlates with cognitive<br />

impairment and neurological deficits. Stroke 1999;30:1875-80.<br />

Pohjasvaara T, Leppavuori A, Siira I, Vataja R, Kaste M, Erkinjuntti<br />

T. Frequency and clinical determinants of poststroke depression.<br />

Stroke 1998;29:2311-7.<br />

Thomas AJ, O’Brien JT, Davis S, Ballard C, Barber R, Kalaria RN,<br />

et al. Ischemic basis for deep white matter hyperintensities in<br />

Major Depression: a neuropathological study. Arc Gen Psych<br />

2002;59:785-92.<br />

97. Pre<strong>di</strong>zione del decorso<br />

<strong>della</strong> schizofrenia. Uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> coorte<br />

a lungo termine<br />

V. Di Michele * ** , M. Mazza ** , R. Pollice ** , F. Bolino * ,<br />

R. Roncone ** , M. Casacchia **<br />

* ** Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, Pescara; Cattedra <strong>di</strong><br />

Clinica Psichiatrica, Università de L’Aquila<br />

Introduzione: il decorso <strong>della</strong> schizofrenia è attualmente<br />

considerato impreve<strong>di</strong>bile, sia nelle traiettorie <strong>di</strong>agnostiche<br />

che nelle traiettorie prognostiche. Questo sembra ascrivibile<br />

a svariati fattori: la durata <strong>di</strong> malattia non trattata, la risposta<br />

in<strong>di</strong>viduale al trattamento, l’aderenza generale alle<br />

cure, il profilo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzione cognitive e comportamentale<br />

e probabilmente fattori genetici ed epigenetici.<br />

Scopo del presente stu<strong>di</strong>o è stato <strong>di</strong> verificare l’effetto <strong>di</strong>fferenziale<br />

<strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> variabili sulla tendenza alle riacutizzazioni<br />

e alle ricadute in una coorte <strong>di</strong> pazienti sia all’esor<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> malattia che con <strong>di</strong>sturbo cronico seguiti per<br />

sette anni in un setting comunitario.<br />

Metodo: quarantasei pazienti affetti da schizofrenia <strong>di</strong>agnosticata<br />

secondo i criteri del DSM-IV e ICD-10 sono stati arruolati<br />

nel 1998 in maniera consecutiva e seguiti con controlli<br />

perio<strong>di</strong>ci ambulatoriali. È stata utilizzata una estesa<br />

batteria <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> valutazione psicopatologica<br />

(PANSS), clinica, cognitiva e <strong>di</strong> funzionamento sociale<br />

(VGF, LSP). Le valutazioni venivano effettuata in una fase<br />

<strong>di</strong> stabilizzazione clinica definita con criteri operativi espliciti<br />

(Di Michele et al., 2004). I pazienti erano trattati con criteri<br />

naturalistici dal loro psichiatra <strong>di</strong> riferimento e con protocolli<br />

<strong>di</strong> case management dall’équipe curante.<br />

Le valutazione venivano ripetute perio<strong>di</strong>camente e analizzate<br />

in una analisi <strong>di</strong> sopravvivenza.<br />

Risultati: i pazienti con prognosi migliore, caratterizzata<br />

cioè da migliore funzionamento dopo sette anni e assenza <strong>di</strong><br />

riacutizzazioni o ricadute, erano caratterizzati al baseline<br />

da: un punteggio più elevato in test <strong>di</strong> intelligenza (test <strong>di</strong><br />

Raven), migliore funzionamento sociale, ridotta sintomatologia<br />

psicotica, migliore cura <strong>di</strong> sé e capacità relazionale<br />

(non turbolenza).<br />

Quando queste variabili venivano analizzate in un modello<br />

<strong>di</strong> regressione logistica <strong>di</strong> Cox, tuttavia soltanto il livello intellettivo<br />

e la non turbolenza entravano nella equazione del<br />

modello statistico (Wald method: 7,2, p = 0,007; 9,3, p =<br />

0,002).<br />

Conclusioni: il presente stu<strong>di</strong>o suggerisce che molti fattori<br />

interagiscono sul decorso e influenzano la tendenza alle ricadute<br />

ed alle ospedalizzazioni in ambiente psichiatrico. Fra<br />

questi il livello intellettivo e la capacità a relazionarsi con i<br />

propri pari in maniera proficua e cooperativa influenzano in<br />

maniera positiva il decorso <strong>della</strong> malattia nel lungo termine.<br />

Bibliografia<br />

Di Michele V, Bolino F. The natural course of schizophrenia and<br />

psychopathological pre<strong>di</strong>ctors of outcome. A community based<br />

cohort study. Psychopathology 2004;37:98-104.<br />

268


98. Analisi dell’alessitimia e dell’impulsività<br />

in un campione <strong>di</strong> soggetti<br />

tossico<strong>di</strong>pendenti e alcolisti<br />

M. Di Nicola, G. Martinotti, A. Sisto, G. Pozzi, L. Janiri,<br />

P. Bria<br />

Day Hospital <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Clinica e Farmaco<strong>di</strong>pendenze,<br />

Policlinico Universitario “A. Gemelli”, Roma<br />

Introduzione: la presenza <strong>di</strong> due specifiche <strong>di</strong>mensioni<br />

quali l’alessitimia e l’impulsività costituisce un fenomeno <strong>di</strong><br />

frequente riscontro nei Disturbi da Uso <strong>di</strong> Sostanze, come<br />

riportato in letteratura (Taylor et al., 1990; Henderson et al.,<br />

1998). Lo scopo del presente stu<strong>di</strong>o è stato <strong>di</strong> indagare le caratteristiche<br />

psicopatologiche <strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenti<br />

e alcolisti valutando la percentuale <strong>di</strong> soggetti con<br />

alessitimia ed impulsività, l’eventuale presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze<br />

significative tra i due gruppi considerati ed, infine, le correlazioni<br />

esistenti tra la presenza del tratto alessitimico e <strong>di</strong><br />

quello impulsivo.<br />

Metodologia: lo stu<strong>di</strong>o è stato condotto su un campione <strong>di</strong><br />

61 pazienti (15 donne e 46 uomini), <strong>di</strong> cui 28 con <strong>di</strong>agnosi<br />

secondo DSM-IV-TR <strong>di</strong> Disturbo da Uso <strong>di</strong> Alcol e 33 <strong>di</strong><br />

Disturbo da Uso <strong>di</strong> Oppiacei. Il campione è stato reclutato<br />

consecutivamente dal mese <strong>di</strong> febbraio 2005 al mese <strong>di</strong> luglio<br />

2005 presso due <strong>di</strong>fferenti centri, il Day Hospital <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Clinica e Farmaco<strong>di</strong>pendenze del Policlinico “A.<br />

Gemelli” <strong>di</strong> Roma ed il SERT <strong>della</strong> ASL 2 <strong>di</strong> Potenza, al fine<br />

<strong>di</strong> garantire la maggior eterogeneità del campione. La valutazione<br />

è stata eseguita me<strong>di</strong>ante la somministrazione dei<br />

seguenti reattivi: la Barrat Impulsiveness Scale (BIS-11) e<br />

la Toronto Alexithymia Scale (TAS-20).<br />

Risultati: i risultati hanno evidenziato che 25 soggetti<br />

(40,98%) del campione totale erano alessitimici, in particolare<br />

12 tra gli alcolisti (42,85%) e 13 tra gli eroinomani<br />

(39,39%). Le donne, in confronto agli uomini, sono risultate<br />

me<strong>di</strong>amente più alessitimiche ed impulsive, sebbene la<br />

<strong>di</strong>fferenza non abbia raggiunto la soglia per la significatività<br />

statistica. Non si sono evidenziate <strong>di</strong>fferenze significative <strong>di</strong><br />

alessitimia ed impulsività nei due gruppi <strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenti<br />

e <strong>di</strong> alcolisti. Analizzando il campione <strong>di</strong> abusatori <strong>di</strong><br />

eroina, i risultati hanno riportato una correlazione significativa<br />

positiva (p < 0,05) tra punteggio totale <strong>della</strong> TAS-20 e<br />

BIS-11. Non è stata, invece, riscontrata alcun tipo <strong>di</strong> correlazione<br />

tra alessitimia e impulsività negli alcolisti.<br />

Conclusioni: un’associazione tra alessitimia ed impulsività<br />

non è stata riscontrata nel campione generale, ma, quando si<br />

è <strong>di</strong>fferenziato questo in due sottogruppi <strong>di</strong> pazienti affetti<br />

l’uno da Disturbo da Uso <strong>di</strong> Alcol e l’altro da Disturbo da<br />

Uso <strong>di</strong> Eroina, si è rilevata in maniera forte in quest’ultimo<br />

gruppo. Tale evidenza ci porta ad ipotizzare una possibile<br />

<strong>di</strong>fferenziazione tra eroinomani ed alcolisti in termini <strong>di</strong><br />

specifiche peculiarità neurobiologiche. Un’altra ipotesi potrebbe<br />

imputare alla <strong>di</strong>fferente influenza esercitata dall’uso<br />

cronico delle due sostanze la mo<strong>di</strong>ficazione dei tratti alessitimia<br />

ed impulsività, influenzandone la possibile correlazione.<br />

L’associazione tra le due variabili ci porta a concludere<br />

che la presenza del tratto “alessitimia” possa favorire, in determinati<br />

contesti, la comparsa dell’impulsività. Se, infatti,<br />

con alessitimia inten<strong>di</strong>amo propriamente l’incapacità <strong>di</strong><br />

esprimere verbalmente le emozioni manifestando <strong>di</strong>fficoltà<br />

a identificare e descrivere i propri sentimenti e a <strong>di</strong>scrimi-<br />

269<br />

POSTER<br />

nare tra stati emotivi e sensazioni corporee, non risulta <strong>di</strong>fficile<br />

ipotizzare come una suddetta esperienza possa determinare<br />

l’insorgere <strong>di</strong> fenomeni inerenti la sfera dell’impulsività.<br />

Bibliografia<br />

Taylor GJ, Parker JD, Bagby RM. A preliminary investigation of<br />

alexithymia in men with psychoattive substanse dependence. Am<br />

J Psychiatry 1990;147:1228-30.<br />

Henderson MJ, Galen LW, DeLuca. Temperament Style and Substance<br />

Abuse Characteristics. Subst Abus 1998;19:61-70.<br />

99. Quoziente <strong>di</strong> Empatia (EQ): rilevanza<br />

clinica ed utilità <strong>di</strong> applicazione<br />

in un campione <strong>di</strong> alcolisti e/o poliabusatori<br />

M. Di Nicola, G. Martinotti, F. Focà, V. Vispi, L. Janiri,<br />

P. Bria<br />

Day Hospital <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Clinica e Farmaco<strong>di</strong>pendenze,<br />

Policlinico Universitario “A. Gemelli”, Roma<br />

Introduzione: per empatia si intende l’abilità <strong>di</strong> relazionarsi<br />

con gli altri, ossia la capacità <strong>di</strong> comprendere ciò che gli<br />

altri provano e <strong>di</strong> rispondere in modo adeguato; come tale<br />

rappresenta una parte essenziale del normale funzionamento<br />

sociale (Decety J., Jackson PL, 2004). Presenta un costrutto<br />

complesso, multi<strong>di</strong>mensionale e pertanto risulta <strong>di</strong>fficile<br />

definire strumenti in grado <strong>di</strong> misurarne le <strong>di</strong>fferenze<br />

in<strong>di</strong>viduali (Baron-Cohen, Wheelwright, 2004).<br />

L’obiettivo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> valutare l’empatia<br />

in un campione <strong>di</strong> pazienti alcolisti e/o poliabusatori.<br />

Metodologia: abbiamo sottoposto un campione <strong>di</strong> 100 soggetti<br />

alcolisti e/o poliabusatori, reclutati tra coloro che accedono<br />

al nostro servizio per un programma <strong>di</strong> <strong>di</strong>sintossicazione,<br />

alla compilazione del Quoziente <strong>di</strong> Empatia (EQ), un<br />

questionario auto-somministrato recentemente introdotto e<br />

validato (Lawrence et al., 2004).<br />

Questo strumento consta <strong>di</strong> 60 items, 40 che valutano l’empatia<br />

e 20 <strong>di</strong> controllo; il paziente può siglare ogni item con<br />

un punteggio <strong>di</strong> 0, 1 o 2, con uno score finale compreso tra<br />

0 e 80.<br />

I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti da un<br />

gruppo <strong>di</strong> controllo costituito da 100 soggetti sani.<br />

Risultati: l’analisi delle <strong>di</strong>fferenze tra i punteggi <strong>di</strong> EQ effettuata<br />

con il test t <strong>di</strong> Student ha evidenziato che gli abusatori<br />

risultano significativamente meno empatici (p < ,05), rispetto<br />

al gruppo <strong>di</strong> controllo.<br />

In letteratura è riportata una variabilità legata al sesso, con<br />

punteggi <strong>di</strong> empatia più elevati nelle donne. Ciò si verifica<br />

anche nel nostro campione <strong>di</strong> controllo (p < ,05).<br />

Conclusioni: i risultati conseguiti in<strong>di</strong>cano la presenza <strong>di</strong><br />

un minore grado <strong>di</strong> empatia in soggetti con un <strong>di</strong>sturbo da<br />

<strong>di</strong>pendenza o abuso <strong>di</strong> sostanze. La scarsa capacità <strong>di</strong> comprendere<br />

ciò che gli altri provano potrebbe essere alla base<br />

<strong>della</strong> scarsa integrazione sociale riscontrabile in alcune<br />

sottopopolazioni <strong>di</strong> alcolisti (Cloninger 1), nonché rappresentare<br />

un fattore responsabile dell’emergere <strong>di</strong> tratti impulsivi<br />

(Cloninger 2). Inoltre, la scarsa capacità empatica<br />

degli abusatori potrebbe rappresentare una fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio<br />

per i soggetti interessati, favorendo la ricerca <strong>di</strong> composti<br />

in grado <strong>di</strong> compensare una carenza intrinseca: non a caso


POSTER<br />

alcune sostanze d’abuso sono definite dai consumatori<br />

“empathogenic drugs”, come a voler testimoniare che alcune<br />

sostanze sono in grado <strong>di</strong> consentire il raggiungimento<br />

<strong>di</strong> una determinata capacità <strong>di</strong> comprendere l’altro,<br />

con<strong>di</strong>zione che ipotizziamo tonicamente sottostimolata nel<br />

soggetto abusatore.<br />

Un’ulteriore ipotesi concerne il possibile effetto <strong>di</strong>retto determinato<br />

dall’uso cronico <strong>della</strong> sostanza d’abuso a livello<br />

centrale. Occorre pertanto intensificare le ricerche finalizzate<br />

alla misurazione dell’empatia, ampliando la numerosità<br />

dei campioni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, ed alla definizione del ruolo che può<br />

ricoprire nello sviluppo <strong>di</strong> un quadro <strong>di</strong> “ad<strong>di</strong>ction”.<br />

Bibliografia<br />

Decety J, Jackson PL. The functional architecture of human empathy.<br />

Behav Cogn Neurosci Rev 2004;3:71-100.<br />

Baron-Cohen S, Wheelwright S. The empathy quotient: an investigation<br />

of adults with Asperger syndrome or high functioning<br />

autism, and normal sex <strong>di</strong>fferences. J Autism Dev Disord<br />

2004;34:163-75.<br />

Lawrence EJ, et al. Measuring empathy: reliability and vali<strong>di</strong>ty of<br />

the Empathy Quotient. Psychol Med 2004;34:911-9.<br />

100. Trattamento psicoeducativo integrato<br />

<strong>di</strong> gruppo per pazienti schizofrenici ed i<br />

loro familiari<br />

A. Di Pucchio, G. Morelli, E. Fragkou, L. Sangiovanni,<br />

V. Marola * , M. Giannangeli * , D. Ussorio * , R. Pollice * ,<br />

R. Roncone *<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>, Clinica Psichiatrica,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università<br />

L’Aquila<br />

Introduzione: gli interventi psicosociali si sono notevolmente<br />

sviluppati negli ultimi trenta anni, soprattutto nel<br />

trattamento <strong>della</strong> schizofrenia, in quanto si è resa evidente<br />

la necessità <strong>di</strong> integrare la terapia farmacologia con interventi<br />

non farmacologici <strong>di</strong> provata efficacia e agevole applicazione.<br />

Secondo il “modello stress-vulnerabilità” i sintomi<br />

psicotici possono manifestarsi quando, in seguito al<br />

sopraggiungere <strong>di</strong> fattori stressanti, viene superata la soglia<br />

in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> adattamento all’ambiente. Tale soglia<br />

sarebbe determinata non soltanto da fattori biologici, ma<br />

anche dalle capacità <strong>di</strong> fronteggiare gli eventi <strong>di</strong> vita, capacità<br />

che possono essere incrementate dall’appren<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> abilità <strong>di</strong> autonomia e <strong>di</strong> inserimento nell’ambiente <strong>di</strong><br />

vita.<br />

Lo scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> valutare l’efficacia<br />

nella pratica clinica del trattamento psicoeducativo integrato<br />

<strong>di</strong> gruppo per pazienti e familiari non controllato, secondo<br />

il metodo <strong>di</strong> Falloon, sulla sintomatologia clinica,<br />

sull’adesione al trattamento farmacologico, sulla consapevolezza<br />

<strong>di</strong> malattia, sulla qualità <strong>della</strong> vita, sul funzionamento<br />

psicosociale, sulle strategie <strong>di</strong> fronteggiamento dei<br />

problemi. Inoltre ci siamo proposti <strong>di</strong> valutare l’efficacia del<br />

trattamento sulle strategie <strong>di</strong> fronteggiamento dei problemi<br />

e sul carico assistenziale dei familiari.<br />

Metodo: sono stati arruolati 12 pazienti, 6 maschi (età<br />

me<strong>di</strong>a 27,8 anni, ds 5,2) e 3 femmine (età me<strong>di</strong>a 31 anni,<br />

ds 9,5) affetti da schizofrenia (DSM-IV, APA 1999), afferenti<br />

presso il Servizio <strong>di</strong> Diagnosi e Cura a <strong>di</strong>rezione Uni-<br />

versitaria de L’Aquila trattati in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> piccolo<br />

gruppo secondo la metodologia riadattata del trattamento<br />

psicoeducativo integrato (Falloon, 1994). I gruppi con i<br />

loro pazienti ed i loro familiari venivano gestiti da uno<br />

psichiatra e un tecnico <strong>della</strong> riabilitazione psichiatrica per<br />

un totale <strong>di</strong> 8 incontri, ognuno <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> 60 minuti<br />

con cadenza bisettimanale, nell’arco <strong>di</strong> 4 mesi. All’inizio<br />

del trattamento (T0) e alla fine (T1) a tutti i pazienti sono<br />

stati somministrati i seguenti strumenti <strong>di</strong> valutazione:<br />

Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS- Morosini & Casacchia,<br />

1994); Insight Scale A e B; Valutazione Globale del<br />

Funzionamento (VGF); Drug Attitude Inventory (DAI 30);<br />

Jalowiec Coping Scale (JCS). All’inizio (T0) e alla fine<br />

del trattamento (T1) a tutti i familiari sono stati somministrati<br />

i seguenti strumenti <strong>di</strong> valutazione: Questionario sui<br />

problemi dei familiari (PF) e Jalowiec Coping Scale<br />

(JCS).<br />

Risultati: i risultati preliminari evidenziano un <strong>di</strong>screto<br />

miglioramento del quadro psicopatologico come rilevato<br />

dalla BPRS (p 0,01), <strong>della</strong> consapevolezza <strong>di</strong> malattia (p<br />

0,04) e <strong>della</strong> capacità <strong>di</strong> attribuzione dei sintomi alla patologia<br />

psichiatrica <strong>di</strong> base (p 0,01) valutati con la scala Insigth,<br />

del funzionamento globale (p 0,02) valutato con la<br />

scala VGF e del grado <strong>di</strong> accettazione <strong>della</strong> terapia farmacologia<br />

(p 0,01) valutata con la scala DAI-30. Sono state<br />

inoltre rilevate alla JCS <strong>di</strong>fferenze significative negli stili<br />

<strong>di</strong> coping sia nei pazienti (aumenta l’uso dello stile <strong>di</strong> coping<br />

“confronto attivo”, p 0,02, e l’uso e la percezione dell’efficacia<br />

dello stile “supportivo”, p 0,04) che nei loro familiari<br />

(<strong>di</strong>minuisce l’uso dello stile <strong>di</strong> coping “emotivo”, p<br />

0,04). I familiari dei pazienti hanno mostrato anche una riduzione<br />

del carico assistenziale soggettivo ed un aumento<br />

<strong>della</strong> percezione dell’assistenza e dell’aiuto ricevuto (p<br />

0,00), valutato con il PF.<br />

Conclusioni: l’intervento psicoeducativo <strong>di</strong> gruppo con<br />

pazienti affetti da schizofrenia e con i loro familiari ha<br />

mostrato un loro buon gra<strong>di</strong>mento ed una buona partecipazione.<br />

Solo una paziente ha abbandonato il trattamento<br />

<strong>di</strong> gruppo per la <strong>di</strong>fficoltà a con<strong>di</strong>videre le problematiche<br />

<strong>di</strong> malattia con gli altri partecipanti. In setting <strong>di</strong> ricerca il<br />

trattamento psicoeducativo <strong>di</strong> gruppo ha mostrato una<br />

buona efficacia sperimentale, “efficacy”, <strong>di</strong> esito nei confronti<br />

dei pazienti affetti da schizofrenia e dei loro familiari;<br />

gli attuali sforzi sono in<strong>di</strong>rizzati ad una sua <strong>di</strong>ffusione<br />

nella pratica clinica e ad una sua verifica in con<strong>di</strong>zioni<br />

non sperimentali, nella routine dei servizi <strong>di</strong> salute mentale.<br />

Bibliografia<br />

Casacchia M, Roncone R. Trattamenti psicosociali familiari. In:<br />

Trattato Italiano <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>. II E<strong>di</strong>zione. Milano: Masson<br />

1999.<br />

Casacchia M, Roncone R. Che cos’è la schizofrenia? Milano: Masson<br />

1996.<br />

Falloon IRH, Coverdale JH, Roncone R. Trattamento integrato biome<strong>di</strong>co<br />

e psicosociale dei <strong>di</strong>sturbi mentali gravi: i presupposti <strong>di</strong><br />

una gestione clinica ottimale. Noos 1996;3:179-200.<br />

Falloon I. Intervento psicoeducazionale integrato in psichiatria.<br />

Trento: Erickson 1994.<br />

270


101. Ridotta densità neuronale<br />

nella corteccia fusiforme <strong>di</strong> soggetti affetti<br />

da schizofrenia<br />

E. Di Rosa, M.R.A. Muscatello, M. Meduri, S.A. Chance<br />

* , T.J. Crow *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Scienze Psichiatriche ed<br />

Anestesiologiche, Università <strong>di</strong> Messina; * SANE POWIC,<br />

Warneford Hospital, Università <strong>di</strong> Oxford<br />

Introduzione: stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> RMN hanno <strong>di</strong>mostrato un ridotto<br />

volume del giro fusiforme nei cervelli <strong>di</strong> soggetti affetti da<br />

schizofrenia. Osservazioni condotte sui soggetti con lesioni<br />

cerebrali hanno messo in evidenza che la corteccia fusiforme<br />

è coinvolta nella denominazione e nella categorizzazione<br />

degli oggetti. Pazienti con schizofrenia presentano alla<br />

RMNf una ridotta attivazione durante le prove <strong>di</strong> riconoscimento<br />

delle espressioni emotive del volto.<br />

Metodo: con tecnica stereologica abbiamo valutato <strong>di</strong>mensioni,<br />

forma e densità dei neuroni piramidali e non piramidali,<br />

e la densità delle cellule gliali, negli strati III e V <strong>della</strong><br />

corteccia fusiforme in 11 (6 femmine e 5 maschi) soggetti <strong>di</strong><br />

controllo e 10 (5 femmine e 5 maschi) pazienti affetti da<br />

schizofrenia. Il campionamento sistematico casuale negli<br />

emisferi destro e sinistro ha fornito la <strong>di</strong>mensione e la forma<br />

<strong>di</strong> 120 cellule piramidali e 120 cellule non piramidali per<br />

ogni soggetto, includendo le cellule il cui nucleo era chiaramente<br />

visibile. Per la stima <strong>della</strong> densità cellulare sono state<br />

contate da 450 a 600 cellule per ogni soggetto. ANCOVA<br />

è il metodo utilizzato per le valutazioni statistiche.<br />

Risultati:<br />

1)la densità delle cellule piramidali nella schizofrenia è ridotta<br />

in entrambi gli strati e in entrambi gli emisferi senza<br />

alcuna <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> genere;<br />

2)la densità dei neuroni non piramidali è ridotta nella schizofrenia<br />

nel III strato <strong>della</strong> corteccia particolarmente nelle<br />

donne;<br />

3)i neuroni non piramidali si presentano <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori<br />

nella schizofrenia;<br />

4)la densità delle cellule gliali risulta invariata.<br />

Conclusioni: la ridotta densità dei neuroni piramidali e non<br />

piramidali nella corteccia fusiforme è coerente con altre osservazioni<br />

che riportano sia un ridotto volume <strong>della</strong> stessa<br />

sia una riduzione <strong>della</strong> densità neuronale in altre aree. La<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> cellule piramidali può contribuire alla ridotta attivazione<br />

del sito in RMNf. I neuroni non piramidali potrebbero<br />

essere aumentati <strong>di</strong> volume nella schizofrenia per compenso<br />

<strong>della</strong> per<strong>di</strong>ta.<br />

102. Il delirium nel paziente oncologico:<br />

indagine su otto anni <strong>di</strong> consulenze<br />

psichiatriche<br />

A. Disavoia, S. Ferrari, M. Rigatelli<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze-TCR, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Università <strong>di</strong> Modena e Reggio Emilia<br />

Introduzione: il delirium è una sindrome psichiatrica ad<br />

eziologia me<strong>di</strong>ca che colpisce il 10-30% dei pazienti ospedalizzati<br />

1 . Rappresenta la più frequente motivazione <strong>di</strong> richiesta<br />

<strong>di</strong> consulenza psichiatrica nell’ospedale generale 2 ,<br />

271<br />

POSTER<br />

avendo una frequenza dell’80% in categorie <strong>di</strong> pazienti a rischio,<br />

tra cui i pazienti oncologici 3 .<br />

Scopo e metodo dello stu<strong>di</strong>o: lo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

una popolazione <strong>di</strong> pazienti con comorbilità neoplasia<br />

(<strong>di</strong>agnosi ICD-9)-delirium (<strong>di</strong>agnosi ICD-10) tra i pazienti<br />

valutati in consulenza dal Servizio <strong>di</strong> Consulenza Psichiatrica-Psicosomatica<br />

del Policlinico <strong>di</strong> Modena negli anni 1996agosto<br />

2004. Le caratteristiche socio-demografiche e cliniche<br />

<strong>di</strong> questi pazienti sono state confrontate con le medesime<br />

<strong>di</strong> tutti gli altri pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> delirium, ma non<br />

<strong>di</strong> neoplasia, valutati nello stesso periodo dal Servizio.<br />

Risultati: 61 sono i pazienti neoplastici affetti da delirium<br />

(18,2% del totale); i pazienti non neoplastici con delirium<br />

sono 267 (81,8%). Sono state riscontrate <strong>di</strong>fferenze significative<br />

tra le due popolazioni quanto a sesso, essendo il sesso<br />

maschile più frequente tra i pazienti neoplastici (75 vs.<br />

54%) ed a prescrizione <strong>di</strong> psicofarmaci in seguito all’intervento<br />

consulenziale, meno frequente nei pazienti oncologici<br />

(61 vs. 75%).<br />

Conclusioni: il delirium nel paziente oncologico presenta<br />

peculiarità <strong>di</strong> tipo epidemiologico, <strong>di</strong>agnostico e terapeutico,<br />

segnalate dalla letteratura internazionale e confermate<br />

dai dati raccolti.<br />

Bibliografia<br />

1 Rigatelli M, Ferrari S. Differences and analogies in consultation-liaison<br />

activity to primary care and general hospital physicians:<br />

one or two services? In: Procee<strong>di</strong>ngs of the XV World<br />

Congress of Psychosomatic Me<strong>di</strong>cine, Athens 1999.<br />

2 Huyse FJ, Herzog T, Lobo A, Malt UF, Ompeer BC, Stein B, et<br />

al. European C-L service and their user populations. The ECLW<br />

collaborative study. Psychosomatics 2000;41:330-8.<br />

3 Caraceni A, Martini C. Delirium e demenza. In: Bellani ML,<br />

Morasso G, Amadori D, Orrù W, Grassi L, Casali PG, et al., eds.<br />

Psiconcologia. Milano: Masson 2002, pp. 701-18.<br />

103. Diario alimentare e alleanza<br />

terapeutica nei DA<br />

R.M. Dominici * , R. Mangiapane, E. Caliò, T. Cozzucoli<br />

* , S. Morabito ** , L. Aragona, B. Gennaro, “Progetto<br />

Sperimentale Il Cerchio D’oro”<br />

* Dipartimento Salute Mentale, * Dipartimento materno-infantile,<br />

ASL 5 Messina; ** Servizio Dietologia, Az. Osp.<br />

“Piemonte”, Messina<br />

Introduzione: una delle <strong>di</strong>fficoltà maggiormente riscontrate<br />

in letteratura nel trattamento <strong>di</strong> pazienti con D.A. è l’avvio,<br />

lo sviluppo e il mantenimento dell’alleanza terapeutica.<br />

Essa rappresenta un presupposto fondamentale per rafforzare<br />

la motivazione al cambiamento ed ha un ruolo centrale tra<br />

gli elementi che comportano il drop out. Nell’ambito del<br />

trattamento integrato il <strong>di</strong>ario alimentare è un mezzo <strong>di</strong> automonitoraggio<br />

delle abitu<strong>di</strong>ni alimentari, ma può <strong>di</strong>ventare<br />

altresì uno strumento fondamentale, all’interno <strong>della</strong> relazione<br />

terapeutica per identificare e riconoscere atteggiamenti<br />

e comportamenti in<strong>di</strong>viduali.<br />

Scopo: nel presente lavoro gli autori hanno ipotizzato, attraverso<br />

lo stu<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>ario alimentare, <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare alcune<br />

caratteristiche qualitative che possano essere utilizzate<br />

come in<strong>di</strong>catori del livello <strong>di</strong> sviluppo e mantenimento dell’alleanza<br />

terapeutica nelle fasi iniziali del trattamento.


Metodologia: sono stati valutati 30 <strong>di</strong>ari alimentari compilati<br />

da pazienti seguite da 1 anno in trattamento integrato. Le<br />

pazienti <strong>di</strong> età compresa tra 17 e 48 anni, sud<strong>di</strong>vise secondo<br />

la <strong>di</strong>agnosi in AN: 6, BN: 5, BED: 11, DA Nas: 8. I <strong>di</strong>ari alimentari<br />

sono stati analizzati a 3 e a 6 mesi dall’inizio del<br />

trattamento. I parametri tenuti in considerazione sono stati i<br />

seguenti: 1) accettazione dello strumento; 2) adesione al<br />

compito; 3) identificazione ed espressione delle valenze<br />

emotive; 4) atteggiamento prevalente nell’uso dello strumento.<br />

Risultati: è emersa una stretta inter<strong>di</strong>pendenza tra i parametri<br />

proposti e lo sviluppo dell’alleanza terapeutica nelle<br />

fasi iniziali del trattamento. I parametri 1 e 2 risultano in<strong>di</strong>catori<br />

precoci dell’alleanza terapeutica. Unitamente si è potuto<br />

osservare come il parametro 3 sia stato soggetto, nella<br />

valutazione a 3 ed a 6 mesi, a variazioni correlabili allo sviluppo<br />

<strong>di</strong> una buona alleanza terapeutica. Il parametro 4 aggiunge<br />

informazioni “non verbali” utili al terapeuta.<br />

Conclusioni: dal confronto <strong>di</strong> tutti i parametri valutativi<br />

elencati è emerso che le caratteristiche qualitative prese in<br />

esame sono in<strong>di</strong>catori del livello <strong>di</strong> sviluppo e mantenimento<br />

dell’alleanza terapeutica.<br />

Bibliografia<br />

1 Bruch H. Patologia del comportamento alimentare. Obesità,<br />

anoressia mentale e personalità. Feltrinelli 1977.<br />

2 Abramson E. Emozioni e cibo. Come controllare la fame nervosa.<br />

Positive press 2000.<br />

3 Miller W, Rollnick S. Il colloquio <strong>di</strong> motivazione. Trento: Erikson<br />

1997.<br />

4 Garner DM, Dalle Grave R. Terapia cognitivo comportamentale<br />

dei <strong>di</strong>sturbi dell’alimentazione. Verona Positive Press 1999.<br />

104. Antipsicotici atipici e ricadute<br />

G. Ducci, S. Buffo, A. De Stefano<br />

SPDC “San Filippo Neri”, DSM ASL Roma E<br />

POSTER<br />

Gli antipsicotici atipici sono oggi largamente utilizzati, in<br />

quanto considerati più efficaci e meglio tollerati degli antipsicotici<br />

tra<strong>di</strong>zionali rispetto ai quali sembrano presentare<br />

un miglior profilo rischio-beneficio.<br />

In questo stu<strong>di</strong>o sono stati presi in considerazione i ricoveri<br />

degli anni 2003 e 2004 presso il Servizio Psichiatrico <strong>di</strong><br />

Diagnosi e Cura dell’Ospedale S. Filippo Neri. Nel 2003 si<br />

sono avuti 461 ricoveri con 336 ricoverati. Nel 2004 526 ricoveri<br />

con 384 ricoverati.<br />

Dei pazienti ricoverati, abbiamo preso in considerazione<br />

quelli in terapia farmacologica con antipsicotico atipico al<br />

momento <strong>della</strong> <strong>di</strong>missione del primo ricovero, e li abbiamo<br />

<strong>di</strong>visi in quattro gruppi, in base al tipo <strong>di</strong> farmaco somministrato.<br />

È stata valutata la percentuale <strong>di</strong> ricadute osservate<br />

nel 2004, sempre <strong>di</strong>vise per gruppi. È stata valutata l’efficacia<br />

dei quattro antipsicotici atipici e la presenza <strong>di</strong> eventuali<br />

fattori che possono incidere sulla possibilità <strong>di</strong> ricaduta,<br />

come eventi <strong>di</strong> vita stressanti, quali lutto, licenziamento,<br />

cambiamento <strong>di</strong> abitazione e eventuali interruzioni <strong>della</strong> terapia<br />

farmacologica. La raccolta dei dati è avvenuta attraverso<br />

la consultazione delle cartelle cliniche del Sistema<br />

Informativo del SPDC.<br />

La popolazione osservata è composta da 226 pazienti, per<br />

un totale <strong>di</strong> 273 ricoveri, <strong>di</strong> cui 71 in terapia con olanzapi-<br />

na, 58 con quetiapina, 81 con risperidone, 16 con clozapina.<br />

È stato analizzato il tasso <strong>di</strong> ricadute per le sottopopolazioni<br />

considerate.<br />

Per la costruzione del database sono state prese in considerazione,<br />

per ciascun ricovero, le seguenti variabili cliniche e<br />

sociodemografiche: età, sesso, <strong>di</strong>agnosi, durata del ricovero,<br />

terapia farmacologica, punteggi ottenuti con la scala BPRS,<br />

glicemia, PRL e conta leucocitaria, presenza <strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> vita<br />

stressanti, malattie somatiche concomitanti, eventuali interruzioni<br />

<strong>della</strong> terapia.<br />

Per la valutazione <strong>di</strong> esito sono stati confrontati i punteggi<br />

BPRS ottenuti al momento del ricovero e al momento <strong>della</strong><br />

<strong>di</strong>missione. Per la valutazione degli effetti collaterali o <strong>di</strong><br />

eventuali patologie somatiche concomitanti abbiamo considerato<br />

i valori <strong>della</strong> glicemia, <strong>della</strong> prolattina e <strong>della</strong> conta<br />

leucocitaria, oltre che la scala DOTES.<br />

I risultati mostrano <strong>di</strong>fferenze staticamente significative nel<br />

tasso <strong>di</strong> ricaduta delle sottopopolazioni considerate.<br />

105. La sensibilità all’ansia nell’ipocondria:<br />

risultati <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o controllato<br />

S. Fabbri, L. Sirri, E. Tossani, M. Bernar<strong>di</strong> * , S. Gran<strong>di</strong><br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia, Università <strong>di</strong> Bologna; * Centro<br />

<strong>di</strong> Salute Mentale, AUSL <strong>di</strong> Rimini<br />

Introduzione: la convinzione e la paura che i propri sintomi<br />

ansiosi abbiano conseguenze dannose a livello somatico,<br />

psicologico e sociale – sensibilità all’ansia (SA) – è<br />

<strong>di</strong> frequente riscontro nell’ipocondria.<br />

Scopo: valutare il cambiamento nella SA <strong>di</strong> pazienti ipocondriaci<br />

in seguito a Psicoterapia Esplicativa (TE) <strong>di</strong> R.<br />

Kellner.<br />

Metodologia: 20 soggetti con ipocondria secondo il DSM-<br />

IV e 20 sani, bilanciati per variabili socio-demografiche,<br />

sono stati valutati con: Intervista Clinica per la Depressione<br />

<strong>di</strong> Paykel (CID), Rating Scale of Somatic Symptoms <strong>di</strong><br />

Kellner (RSSS), Illness Attitude Scales <strong>di</strong> Kellner (IAS) e<br />

Anxiety Sensitivity Index <strong>di</strong> Reiss et al. (ASI) in 3 fasi: baseline<br />

(fase I), dopo 8 sedute <strong>di</strong> TE (fase II) e ad un followup<br />

<strong>di</strong> 6 mesi (fase III).<br />

Risultati: in fase I i pz. riportano una maggiore SA. In fase<br />

II e III si rileva una <strong>di</strong>minuzione significativa <strong>di</strong> preoccupazioni<br />

ipocondriache, sensibilità all’ansia e sintomi somatici.<br />

Nei pz. persistono tuttavia punteggi all’ASI significativamente<br />

superiori rispetto ai controlli sia in fase II<br />

che in fase III.<br />

Discussione: la persistenza <strong>di</strong> SA si configura come una<br />

sintomatologia subclinica residua, pre<strong>di</strong>sponente la ricaduta.<br />

Conclusioni: la SA rappresenta una componente psicopatologica<br />

che gioca un ruolo nel mantenimento del quadro<br />

ipocondriaco e necessita <strong>di</strong> uno specifico approccio terapeutico.<br />

272


106. Fattori meteorologici e stagionalità<br />

alla nascita nell’anoressia e nella bulimia<br />

nervosa<br />

A. Favaro, L. Ceschin, R. Bosello, T. Zanetti, P. Santonastaso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Obiettivi: vari stu<strong>di</strong> sperimentali supportano l’ipotesi dell’interazione<br />

tra fattori ambientali e substrato genetico nel<br />

determinismo delle malattie mentali. In particolare la stretta<br />

relazione esistente tra epoca <strong>di</strong> nascita e <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

suggerisce che agenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura, che variano perio<strong>di</strong>camente,<br />

possano determinare un alterato sviluppo<br />

neurologico durante il periodo gestazionale, elemento che è<br />

stato riconosciuto essere un fattore pre<strong>di</strong>sponente anche per<br />

i DCA.<br />

Metodo: il gruppo <strong>di</strong> controllo (N = 831) ed una parte del<br />

gruppo con DCA appartenevano ad una coorte costituita da<br />

tutti soggetti femmine residenti e nate a Padova nel periodo<br />

1971-1979 partecipanti ad uno stu<strong>di</strong>o epidemiologico<br />

(Favaro et al., 2003); il resto dei soggetti con DCA, apparteneva<br />

alla stessa coorte <strong>di</strong> nascita, ma era costituita da tutte<br />

le pazienti femmine con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> AN e/o BN residenti<br />

a Padova afferite al Servizio per i DCA dell’Azienda<br />

Ospedaliera <strong>di</strong> Padova. Il campione finale era <strong>di</strong> 1269 soggetti,<br />

<strong>di</strong> cui 239 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> AN e 199 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

BN. I valori <strong>della</strong> temperatura ambientale sono stati tratti<br />

dagli “Annali Idrologici”, messi a <strong>di</strong>sposizione dall’AR-<br />

PAV, mentre i dati delle malattie infettive ad un andamento<br />

epidemico (influenza, rosolia, morbillo, febbre tifoide e<br />

varicella) appartengono agli “Annuari <strong>di</strong> Statistiche Sanitarie”.<br />

Risultati: per quanto riguarda l’anoressia nervosa è stata<br />

riscontrata una stagionalità alla nascita con picco in luglio<br />

(a = 192°).<br />

L’AN è anche associata con una temperatura alla nascita<br />

più alta (p < 0,03), una temperatura al presunto concepimento<br />

più bassa (p < 0,05), una temperatura me<strong>di</strong>a nel primo<br />

trimestre <strong>di</strong> gravidanza più bassa (p < 0,05) ed una<br />

temperatura nel terzo trimestre <strong>di</strong> gravidanza più alta (p <<br />

0,004), confermando il trend stagionale riscontrato. Per<br />

quanto riguarda le malattie infettive, l’esposizione alle<br />

epidemie <strong>di</strong> influenza nel primo trimestre <strong>di</strong> gravidanza<br />

(calcolata attraverso il numero massimo <strong>di</strong> soggetti colpiti<br />

in Italia nel corrispondente trimestre <strong>di</strong> gravidanza) è risultata<br />

maggiore (OR = 1,7, p < 0,005) nell’AN rispetto ai<br />

controlli. L’esposizione nel secondo trimestre invece risulta<br />

significativamente maggiore per quanto riguarda morbillo<br />

e varicella. Per quanto riguarda la bulimia nervosa<br />

non è emersa una stagionalità alla nascita, né una relazione<br />

con l’andamento epidemico delle malattie infettive indagate.<br />

Conclusioni: il nostro stu<strong>di</strong>o conferma i dati <strong>della</strong> letteratura<br />

per quanto riguarda la relazione significativa tra temperatura<br />

ambientale alla nascita e rischio <strong>di</strong> sviluppare AN. Per<br />

la prima volta viene anche ipotizzato che alla base <strong>della</strong> stagionalità<br />

delle nascite nelle pazienti con AN possa giocare<br />

un ruolo significativo l’esposizione <strong>della</strong> madre ad una particolare<br />

patologia <strong>di</strong> tipo infettivo. L’andamento delle nascite<br />

osservato nel periodo 1971-79 è compatibile con questa<br />

ipotesi.<br />

273<br />

POSTER<br />

107. Risposta alla paroxetina<br />

e polimorfismo <strong>della</strong> Catecol-O-Metil<br />

Transferasi (COMT) nel Disturbo <strong>di</strong> Panico<br />

E. Favaron, S. Biffi, M. Grassi, L. Bello<strong>di</strong>, G. Perna<br />

Centro per i Disturbi d’Ansia, Università “Vita-Salute San<br />

Raffaele Turro”, Milano<br />

La Catecol-O-Metil Transferasi (COMT), enzima deputato<br />

all’inattivazione delle catecolamine, esiste in due varianti<br />

alleliche modulate da un polimorfismo genetico: l’allele<br />

COMT H ad alta attività e l’allele COMT L dotato <strong>di</strong> attività<br />

da 3 a 4 volte minore. L’azione degli Inibitori Selettivi del<br />

Reuptake <strong>della</strong> Serotonina (SSRI), farmaci <strong>di</strong> prima scelta<br />

nel Disturbo <strong>di</strong> panico (DP), ha come effetto in<strong>di</strong>retto la modulazione<br />

dell’attività delle catecolamine: si può ipotizzare<br />

che un polimorfismo funzionale <strong>della</strong> COMT influenzi la risposta<br />

farmacologia del <strong>di</strong>sturbo.<br />

Abbiamo reclutato 93 pazienti con Disturbo <strong>di</strong> panico, trattati<br />

con dosi variabili <strong>di</strong> paroxetina per 12 settimane. I livelli<br />

plasmatici del farmaco sono stati controllati dopo almeno<br />

2 settimane <strong>di</strong> terapia a dosaggio stabile.<br />

La gravità del DP e il miglioramento clinico sono stati misurati<br />

dopo 30 e 90 giorni con l’impiego <strong>della</strong> Panic Associated<br />

Symptoms Scale (PASS) e del Fear Questionnaire. Una “buona<br />

risposta” è stata definita come la riduzione <strong>di</strong> almeno il<br />

50% <strong>della</strong> PASS rispetto al punteggio iniziale associata alla<br />

totale scomparsa degli attacchi <strong>di</strong> panico, sia completi che<br />

paucisintomatici, durante l’ultima settimana dello stu<strong>di</strong>o.<br />

Impiegando per l’analisi statistica il test del chi-quadrato<br />

(pazienti responder/non responder) e l’Anova (decremento<br />

percentuale <strong>della</strong> PASS dal tempo 0 al tempo 90) non è stata<br />

evidenziata alcuna associazione fra le variazioni alleliche<br />

o genomiche <strong>della</strong> COMT e la risposta alla paroxetina.<br />

108. L’integrazione dell’attività motoria<br />

adattata nel trattamento dell’anoressia<br />

nervosa: risultati preliminari <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o<br />

condotto su pazienti ambulatoriali<br />

S. Ferrara, S. Tolomio * , G. Travain * , M. Zaccaria * , A. Favaro,<br />

P. Santonastaso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze; Università <strong>di</strong> Padova; * U.O.<br />

complessa <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina dello Sport, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Introduzione: la maggior parte degli stu<strong>di</strong> presenti in letteratura<br />

ha valutato l’uso <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> attività motoria adattata<br />

considerando prevalentemente popolazioni <strong>di</strong> pazienti<br />

in regime <strong>di</strong> ricovero e non esclusivamente anoressiche<br />

(Beumont et al., 1994; Laumer et al., 1997; Carraro et al.,<br />

1998).<br />

Scopo: il seguente lavoro si propone <strong>di</strong> presentare i risultati<br />

preliminari <strong>della</strong> partecipazione ad un gruppo <strong>di</strong> attività<br />

motoria adattata <strong>di</strong> pazienti anoressiche in trattamento ambulatoriale.<br />

Metodologia: lo stu<strong>di</strong>o ha interessato 14 pazienti con <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> anoressia nervosa secondo i criteri <strong>di</strong>agnostici del<br />

DSM-IV-R. Il campione è stato reclutato all’interno <strong>della</strong><br />

popolazione ambulatoriale afferente al Centro per i Disturbi<br />

del Comportamento Alimentare dell’Azienda Ospedaliera<br />

<strong>di</strong> Padova.


L’inserimento all’attività <strong>di</strong> gruppo è stato preceduto da una<br />

valutazione me<strong>di</strong>co sportiva, psichiatrica e psicologica.<br />

La durata del programma è stata <strong>di</strong> 6 mesi, sud<strong>di</strong>visi in due<br />

trimestri; la frequenza è stata <strong>di</strong> 2 sedute settimanali, <strong>di</strong><br />

un’ora circa.<br />

Risultati: verranno presentati i risultati preliminari <strong>di</strong> alcuni<br />

parametri funzionali rilevati ai controlli me<strong>di</strong>co-sportivi<br />

(composizione corporea con meto<strong>di</strong>ca bioimpedenziometrica<br />

BIA 109, Akem; CSD/Net System 2001 Me<strong>di</strong>cal<br />

Graphics Corporation per il massimo consumo ossigeno,<br />

scala <strong>di</strong> Borg, 1982 per la percezione <strong>della</strong> fatica; leg-extension<br />

e handgrip per la forza massimale arti superiori e inferiori)<br />

e <strong>di</strong> variabili psicologiche rilevate dalla somministrazione<br />

<strong>di</strong> alcuni test (Eating Disorder Inventory, EDI-Garner,<br />

1983 per la sintomatologia del <strong>di</strong>sturbo anoressico; Rosenberg<br />

Self Esteem, RSE-Rosenberg, Prezza, 1997 per l’autostima;<br />

Body Attitudes Test, BAT-Van Coppenolle, 1990 per<br />

il <strong>di</strong>sturbo dell’immagine corporea: Questionario sul clima<br />

<strong>di</strong> gruppo, McKenzie, 1987) sia al baseline che a 3 mesi dall’inizio<br />

dell’attività <strong>di</strong> gruppo.<br />

109. Risultati preliminari del Progetto OPD-<br />

Milano: misurazione <strong>della</strong> inter-rater<br />

reliability e prime correlazioni<br />

A. Ferrari, M. Conte * , S. Papini, P. Camarda, C. Pinzi,<br />

S. Di Bernardo, L. Maramieri, M. Tajani, A. Bajoni,<br />

C. Roustayan, S. Bonfanti, Coor<strong>di</strong>natore <strong>della</strong> Ricerca:<br />

E. Fava<br />

Università <strong>di</strong> Milano; * Università “Bicocca” <strong>di</strong> Milano<br />

Introduzione: la Diagnosi Psico<strong>di</strong>namica Operazionalizzata<br />

(OPD; OPD Arbeitgruppe 1996, 2001) è uno strumento<br />

per l’assessment psico<strong>di</strong>namico dei <strong>di</strong>sturbi mentali che<br />

completa l’approccio dei sistemi <strong>di</strong> classificazione fenomenologici<br />

e descrittivi come il DSM-IV.<br />

Obiettivo generale del progetto OPD-Milano è determinare<br />

la vali<strong>di</strong>tà clinica delle caratteristiche <strong>di</strong>agnostiche degli Assi<br />

OPD e il valore prognostico (pre<strong>di</strong>ttore <strong>di</strong> risultato) dello<br />

strumento.<br />

Tab. I.<br />

POSTER<br />

Presentiamo qui i risultati dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità e i risultati<br />

clinici preliminari su un sottocampione <strong>di</strong> 30 pazienti.<br />

Metodologia: il campione è costituito da 30 pazienti consecutivi<br />

non selezionati. Il campione dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità<br />

riguarda i primi 15 pazienti.<br />

L’OPD è composto da cinque Assi: I. Esperienza <strong>di</strong> malattia<br />

e presupposti per il trattamento; II. Esperienze relazionali e<br />

loro rappresentazioni mentali; III. Conflitti intrapsichici ed<br />

interpersonali; IV Struttura; V Disturbi mentali e psicosomatici<br />

(DSM-IV, ICD-10).<br />

Per quanto riguarda l’analisi dei dati i risultati clinici preliminari<br />

sono stati ottenuti applicando la ANOVA one way e<br />

i principali algoritmi correlazionali.<br />

Risultati: si è ottenuta una buona atten<strong>di</strong>bilità (Tab. I).<br />

Conclusioni: verranno <strong>di</strong>scusse le implicazioni cliniche<br />

<strong>della</strong> analisi correlazionale.<br />

Bibliografia<br />

Gruppo <strong>di</strong> lavoro OPD. Diagnosi psico<strong>di</strong>namica operazionalizzata.<br />

Milano: Masson (1996, 2002).<br />

110. Monitoraggio degli effetti metabolici<br />

in pazienti drug naive esposti per la prima<br />

volta ad antipsicotici <strong>di</strong> seconda<br />

generazione (SGA) in un CSM<br />

B. Ferrari Gozzi, B. Berti, L. Mellini, S. Biagini,<br />

M. Menchetti, I. Tarricone, D. Berar<strong>di</strong><br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> “P. Ottonello”, Università <strong>di</strong> Bologna,<br />

Bologna<br />

Introduzione/scopo: valutare la comparsa <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi metabolici<br />

in pazienti trattati con SGA, frequentemente riportati<br />

in letteratura.<br />

Metodo: dal gennaio 2003 presso il CSM <strong>di</strong> Bologna Nani<br />

sono stati valutati in modo naturalistico e prospettico, in tutti<br />

i pazienti che iniziano un SGA, PA, BMI, glicemia, colesterolo<br />

totale, trigliceri<strong>di</strong>; vengono inoltre annotati <strong>di</strong>agnosi,<br />

anamnesi personale e familiare per patologie metaboliche<br />

e l’eventuale comparsa <strong>di</strong> effetti collaterali. Tali valuta-<br />

ASSE Tipo <strong>di</strong> Test Stima Standard Intervallo <strong>di</strong><br />

Error confidenza<br />

al 95%<br />

I Kappa 0,50 0,04 0,46-0,54<br />

I W. Kappa lineare 0,65 0,04 0,61-0,69<br />

II Kappa 0,63 0,05 0,58-0,68<br />

III Kappa 0,38 0,05 0,33-0,43<br />

III W. Kappa lineare 0,56 0,05 0,51-0,61<br />

III: conflitti principali Kappa 0,61 0,10 0,51-0,71<br />

IV Kappa 0,35 0,07 0,28-0,42<br />

IV W. Kappa lineare 0,52 0,06 0,56-0,58<br />

274


zioni sono effettuate all’inizio del trattamento (T0), dopo un<br />

mese (T1) e semestralmente.<br />

Risultati: 20 pazienti (10 maschi e 10 femmine) mai trattati<br />

precedentemente con SGA o FGA (drug naive) sono stati<br />

valutati alla baseline e dopo un mese. Nel primo mese (Tab.<br />

I) si verifica un incremento <strong>di</strong> tutti i parametri analizzati che<br />

è significativo per il BMI (p = 0,007); la glicemia rimane invariata.<br />

Analizzando le mo<strong>di</strong>ficazioni dei parametri metabolici<br />

per maschi e femmine, si evidenzia che le femmine subiscono<br />

gli incrementi maggiori, partendo da valori basali<br />

più bassi.<br />

Conclusioni: i risultati confermano la comparsa precoce <strong>di</strong><br />

alterazioni metaboliche nei pazienti trattati con SGA e in<strong>di</strong>cano<br />

l’importanza <strong>di</strong> uno stretto monitoraggio per identificare<br />

precocemente la comparsa <strong>di</strong> effetti collaterali rendendo<br />

possibile un intervento terapeutico adeguato.<br />

Tab. I. Valori me<strong>di</strong> alla baseline e dopo 1 mese <strong>di</strong> trattamento.<br />

Maschi Femmine Totale<br />

BMI T0 25,05 26,60 25,78<br />

BMI T1 25,53 27,62 26,59*<br />

CT T0 205,66 174,66 193,18<br />

CT T1 202,66 183,00 195,04<br />

TG T0 142,22 80,83 117,61<br />

TG T1 172,33 98,50 142,97<br />

Glicemia T0 86,22 90,97 88,45<br />

Glicemia T1 91,55 84,62 88,29<br />

* Variazione tra t0 e t1 significativa (p = 0,007).<br />

111. Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> confronto tra depressione<br />

primaria e depressione secondaria a terapia<br />

con IFN-α in un campione <strong>di</strong> 130 pazienti<br />

G. Ferri, S. Zoccarato, M. Ortolan, C. Pavan, S. Zanone<br />

Poma, G.I. Perini<br />

Clinica Psichiatrica, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università<br />

<strong>di</strong> Padova<br />

Scopo: analisi delle caratteristiche <strong>della</strong> depressione organica<br />

indotta da terapia con IFNα in pazienti con epatite cronica<br />

da HCV.<br />

Metodologia: sono stati confrontati 69 pazienti in terapia<br />

con IFN e 62 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Depressione Maggiore. Sono<br />

state utilizzate la BDI e la Ham-D, sia nei loro totali che nei<br />

subtotali somatici, affettivi e cognitivi.<br />

Risultati: i pazienti trattati con IFN raggiungono l’acme<br />

<strong>della</strong> sintomatologia depressiva a 2 mesi dall’inizio <strong>della</strong><br />

cura. L’aspetto somatico <strong>della</strong> depressione, in particolare<br />

l’astenia, è la caratteristica predominante. Dal confronto col<br />

gruppo <strong>di</strong> controllo emerge che i sintomi indotti dall’IFN,<br />

pur caratterizzando una vera sindrome depressiva, sono significativamente<br />

meno intensi <strong>di</strong> quelli riscontrati nel caso<br />

<strong>della</strong> Depressione Maggiore. Un’anamnesi psichiatrica positiva<br />

per pregressi episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> depressione maggiore o tossico<strong>di</strong>pendenza<br />

sembra pre<strong>di</strong>sporre all’insorgenza <strong>della</strong> sinto-<br />

275<br />

POSTER<br />

matologia depressiva. La BDI, rispetto alla Ham-D, ha una<br />

maggior consistenza interna in questa popolazione; la correlazione<br />

più significativa è quella tra i suoi Totale e Subtotale<br />

somatico.<br />

Conclusioni: sebbene meno grave <strong>della</strong> Depressione Maggiore,<br />

la Depressione indotta da IFN necessita <strong>di</strong> un monitoraggio<br />

nel tempo. Un adeguato sostegno psichiatrico è<br />

considerato un utile ausilio terapeutico. I sintomi somatici<br />

sono un buon in<strong>di</strong>catore <strong>della</strong> gravità <strong>della</strong> Depressione Secondaria.<br />

La scala che si presta in modo migliore a tale valutazione<br />

è la BDI.<br />

112. Autoefficacia e aspetti psicologici<br />

legati all’alimentazione<br />

G.M. Festa, F. Cibelli, C. Saraceni<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Psicologia, Università “Cattolica<br />

del Sacro Cuore” <strong>di</strong> Roma<br />

Introduzione: la percezione <strong>della</strong> propria efficacia è importante<br />

nella gestione dei comportamenti e nell’organizzazione<br />

<strong>di</strong> aspetti relativi al funzionamento psicologico. Si ipotizza<br />

che la convinzione <strong>di</strong> non essere adeguatamente efficaci<br />

nella gestione delle proprie emozioni e delle relazioni<br />

interpersonali favorisca l’adozione <strong>di</strong> condotte <strong>di</strong>sfunzionali<br />

relative alla sfera dell’alimentazione e <strong>di</strong> percezioni <strong>di</strong>storte<br />

del proprio schema corporeo.<br />

Metodologia: a 50 studenti universitari (25 maschi e 25<br />

femmine) sono stati somministrati i seguenti test: Autoefficacia<br />

Percepita nella Gestione delle Emozioni Negative<br />

(APEN), Autoefficacia Percepita nell’Espressione delle<br />

Emozioni Positive (APEP), Autoefficacia Empatica Percepita<br />

(AEP), Autoefficacia Sociale Percepita (ASP), Eating<br />

Disorders Inventory-2 (EDI-2). L’analisi dei dati è stata effettuata<br />

tramite il software Statistica per Windows versione<br />

5,1.<br />

Risultati: sono risultate significative rispettivamente le correlazioni<br />

<strong>di</strong> Pearson (p < ,05) fra: APEN e IM (R = -,49),<br />

APEN e BU (R = -,40), APEN e IC (R = -,30), APEN e CE<br />

(R = -,37); ASP e IM (R = -,31), ASP e BU (R = -,34), ASP<br />

e IC (R = -,37), ASP e CE (R = -,38).<br />

Conclusioni: tali risultati, in accordo con l’ipotesi iniziale,<br />

in<strong>di</strong>cano come un’adeguata capacità nella gestione delle<br />

emozioni negative e dei rapporti interpersonali riduca la<br />

preoccupazione rispetto al peso corporeo, la tendenza ad<br />

episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> assunzione eccessiva <strong>di</strong> cibo, il senso <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione<br />

per le forme del corpo e l’incertezza nell’identificare<br />

le sensazioni viscerali collegate alla fame e alla sazietà.<br />

Bibliografia<br />

Watkins JA, Sargent RG, Miller PM, Ureda JR, Drane WJ, Richler<br />

DL. A study of attribution style, self-efficacy, and <strong>di</strong>etary restraint<br />

in female binge and non-binge eaters. Eat Weight Disord<br />

2001;6:188-96.<br />

Cargill BR, Clark MM, Pera V, Niaura RS, Abrams DB. Binge eating,<br />

body image, depression, and self-efficacy in an obese clinical<br />

population. Obes Res 1999;7:379-86.<br />

Lind JA, Jeffery RW, Levy RL, Sherwood NE, Utter J, Pronk NP,<br />

et al. Binge eating <strong>di</strong>sorder, weight control self-efficacy, and depression<br />

in overweight men and women. Int J Obes Relat Metab<br />

Disord 2004;28:418-25.


113. Stili d’attaccamento insicuro<br />

e vulnerabilità all’ansia<br />

G.M. Festa, F. Cibelli, D. Malizia, C. Saraceni<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Psicologia, Università “Cattolica<br />

del Sacro Cuore” <strong>di</strong> Roma<br />

Introduzione: l’attaccamento è implicato nella modulazione<br />

delle emozioni. Il nostro stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> verificare,<br />

in presenza <strong>di</strong> stili <strong>di</strong> attaccamento insicuro, la maggiore<br />

vulnerabilità a sviluppare manifestazioni ansiose.<br />

Metodologia: sono stati somministrati a 66 studenti universitari<br />

(33 femmine e 33 maschi) il Relationship Questionnaire<br />

(RQ) e la State Trait Anxiety Inventory (STAI). I dati<br />

sono stati analizzati, dal punto <strong>di</strong> vista statistico, attraverso<br />

il software STATISTICA per windows 5.1.<br />

Risultati: i confronti post hoc (TEST LSD) in<strong>di</strong>cano l’esistenza<br />

rispetto alla scala Ansia <strong>di</strong> Tratto (X2) <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferenza<br />

significativa nel confronto tra stile Sicuro o A (M =<br />

39,18) vs. stile Evitante o C (M = 52) (p = ,0092) e nel confronto<br />

tra stile Preoccupato o B (M = 36,37) vs. stile Evitante<br />

o C (M = 52) (p = ,0070). Rispetto alla scala Ansia <strong>di</strong><br />

Stato (X1) risultano significativi i confronti post hoc tra lo<br />

stile A e lo stile C (p = ,022) e il confronto tra lo stile B e lo<br />

stile C (p = ,030). La correlazione <strong>di</strong> Spearman fra lo stile C<br />

e X2 (R = ,28).<br />

Conclusioni: i risultati in<strong>di</strong>cano la maggior presenza <strong>di</strong> sentimenti<br />

d’ansia <strong>di</strong> tratto e <strong>di</strong> stato nei soggetti con attaccamento<br />

evitante.<br />

Bibliografia<br />

Wu WL, Zhang W. Relationship between the adult attachment style<br />

of social anxiety <strong>di</strong>sorder (SAD) and its cognitive mode and behavior<br />

mode. Sichuan Da Xue Xue Bao Yi Xue Ban<br />

2005;36:271-3.<br />

Eng W, Heimberg RG, Hart TA, Schneier FR, Liebowitz MR. Attachment<br />

in in<strong>di</strong>viduals with social anxiety <strong>di</strong>sorder: the relationship<br />

among adult attachment style, social anxiety, and depression.<br />

Emotion 2001;1:365-80.<br />

114. Valutazione Neuropsicologica<br />

<strong>della</strong> Relazione Esistente<br />

tra la Thalassaemia Minor e Depressione<br />

POSTER<br />

S. Fiorentini, D. Russo, A. D’amato, D. Gianni * , C. Alfieri<br />

* , A. Amato * , G. Bersani, P. Pancheri<br />

Dipartimento Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”; * Centro <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />

<strong>della</strong> Microcitemia <strong>di</strong> Roma<br />

Introduzione: stu<strong>di</strong> in letteratura hanno ipotizzato la possibile<br />

localizzazione <strong>di</strong> uno dei geni can<strong>di</strong>dati nel determinare<br />

i <strong>di</strong>sturbi dell’umore sul braccio corto del cromosoma<br />

11(11P15,5).<br />

Parallelamente la localizzazione dei geni delle catene globiniche<br />

β, la cui delezione parziale è responsabile <strong>della</strong> β-thalassaemia,<br />

si è scoperto essere situata anch’essa sul braccio<br />

corto del cromosoma 11(11P15,5).<br />

Obiettivo: valutare un possibile linkage tra il gene delle catene<br />

globiniche β ed un supposto gene implicato nella<br />

espressione dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore. A tale scopo abbiamo<br />

voluto verificare se in in<strong>di</strong>vidui che sono portatori del gene<br />

per la β-thalassaemia è più frequente riscontrare un <strong>di</strong>sturbo<br />

dell’umore rispetto alla popolazione generale.<br />

Materiali e Meto<strong>di</strong>: ci siamo avvalsi dell’utilizzo <strong>di</strong> test<br />

monofasici miranti a valutare l’entità clinica <strong>della</strong> depressione.<br />

In particolar modo la nostra attenzione si è rivolta<br />

verso il test HSCL-90.<br />

Il test HSCL-90 è stato somministrato ad un campione costituito<br />

da 15 in<strong>di</strong>vidui portatori del gene per la β-thalassaemia<br />

(9 donne, 6 uomini; età me<strong>di</strong>a 42,3 anni) e da 15 soggetti<br />

sani (8 donne, 7 uomini; età me<strong>di</strong>a 37,6 anni). I risultati<br />

ottenuti dai due gruppi sono stati confrontati con il test<br />

statistico T <strong>di</strong> Student.<br />

Risultati: il gruppo dei portatori del gene per la β-thalassaemia<br />

presenta alla HSCL-90 un punteggio me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 1,09<br />

(ds 0,55), il gruppo dei soggetti sani un punteggio me<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

0,54 (ds 0,50). Le <strong>di</strong>fferenze riscontrare tra i punteggi dei<br />

due campioni risultano essere statisticamente significative<br />

(p = 0,01).<br />

Conclusioni: i risultati ottenuti, data la ridotta numerosità<br />

del campione, devono essere intesi come preliminari. Se<br />

confermati in futuro da dati analoghi, permetterebbero <strong>di</strong><br />

supportare l’ipotesi <strong>di</strong> un linkage tra il gene delle catene<br />

globiniche β e un supposto gene implicato nella espressione<br />

dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore.<br />

115. Impatto dello stalking sulle vittime:<br />

rilievo epidemiologico sul fenomeno<br />

nella città <strong>di</strong> Genova<br />

C. Fizzotti, C. Maberino, E. Zanelli, A. Berti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Lo stu<strong>di</strong>o che qui presentiamo ha avuto lo scopo <strong>di</strong> aumentare<br />

la visibility sul fenomeno dello stalking nella città <strong>di</strong><br />

Genova, al fine <strong>di</strong> programmare ed attuare eventuali interventi<br />

terapeutici, preventivi e normativi a favore delle vittime,<br />

le cui reazioni psichiche sono sfumate e vanno dalla fisiologica<br />

reazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa ad una sintomatologia già più<br />

complessa, inseribile in un Disturbo dell’Adattamento o in<br />

un più grave Disturbo Post-Traumatico da Stress.<br />

È stato pertanto elaborato un questionario, <strong>di</strong>stribuito ad un<br />

campione <strong>della</strong> popolazione generale attraverso la Clinica<br />

Psichiatrica dell’Ospedale San Martino e l’AIED (Associazione<br />

<strong>Italiana</strong> per l’Educazione Demografica), che valutasse<br />

caratteristiche demografiche delle vittime e quelle delle<br />

molestie subite, nonché l’impatto psicologico e/o psicopatologico<br />

del fenomeno sulle vittime.<br />

Dei 700 questionari <strong>di</strong>stribuiti, ne sono stati restituiti 520, <strong>di</strong><br />

cui 420 compilati da donne e 100 da uomini (età me<strong>di</strong>a 44).<br />

Dei 520 intervistati, solo 254 hanno risposto <strong>di</strong> averlo subito.<br />

Sono stati quin<strong>di</strong> considerati fenomeni <strong>di</strong> stalking 182 tra i<br />

questionari raccolti, in quanto, ad un attento esame delle risposte,<br />

è emerso che 72 in<strong>di</strong>vidui hanno confuso lo stalking<br />

con la molestia occasionale. Infatti, per parlare <strong>di</strong> stalking le<br />

molestie devono potersi definire ripetute (almeno 1 mese <strong>di</strong><br />

durata) e indesiderate comunicazioni e/o intrusioni che vengono<br />

inflitte da un in<strong>di</strong>viduo a un altro e che producono paura.<br />

Nel nostro stu<strong>di</strong>o è emerso che il 42,47% delle molestie è<br />

durato 1-2 mesi e circa altrettante (40,32%) sono durate da<br />

276


6 mesi a 1 anno. Il 17,20% delle molestie si sono protratte<br />

per più <strong>di</strong> 2 anni.<br />

Caratteristica dello stalking è l’alto livello <strong>di</strong> intrusività e <strong>di</strong><br />

non controllabilità del mezzo usato per molestare. Come<br />

spesso segnala la cronaca, la vittima può ritrovarsi oggetto<br />

<strong>di</strong> una serie molto variegata <strong>di</strong> comportamenti: lettere, pacchi,<br />

regali, cyberstalking, pe<strong>di</strong>namenti, approcci fisici, intrusioni<br />

nel domicilio privato <strong>della</strong> vittima, furti, minacce,<br />

atti violenti, azioni legali pretestuose e altri ancora. Dalla<br />

nostra indagine – in accordo con i dati <strong>della</strong> letteratura internazionale<br />

– è risultato che il mezzo per molestare più frequente<br />

è il telefono (48,55%), intrusivo e relativamente poco<br />

controllabile, seguito dai pe<strong>di</strong>namenti (nel 20,65% dei<br />

casi) e dagli approcci fisici (nel 15,57%). Meno frequenti<br />

sono le lettere o i regali inattesi.<br />

Alla domanda “Hai mai subito danni a cose <strong>di</strong> tua proprietà?”<br />

53 soggetti hanno risposto in modo affermativo e i<br />

beni personali prevalentemente colpiti sono risultati essere,<br />

nell’or<strong>di</strong>ne, l’automobile, la moto e gli oggetti in casa.<br />

Dal nostro questionario, emerge che, in accordo con la letteratura<br />

internazionale, le donne sono vittime <strong>di</strong> stalking in<br />

quota predominante (89%). Inoltre, la fascia <strong>di</strong> età più colpita<br />

è risultata essere quella compresa tra i 21 e i 40 anni,<br />

consentendoci <strong>di</strong> identificare lo stalking come una problematica<br />

che interessa principalmente la giovane età adulta.<br />

Abbiamo ancora valutato, tra le variabili socio-demografiche,<br />

la professione esercitata dalla vittima. Per como<strong>di</strong>tà,<br />

abbiamo sud<strong>di</strong>viso i 182 soggetti in cinque gruppi sovra-occupazionali:<br />

il gruppo sociosanitario, il gruppo giuri<strong>di</strong>coamministrativo,<br />

il gruppo impiegatizio-commerciale, gli<br />

studenti e il gruppo misto (figure professionali <strong>di</strong>fficilmente<br />

classificabili). Dall’analisi dei dati, le categorie più colpite<br />

sono quelle appartenenti al gruppo impiegatizio-commerciale<br />

(34%), seguito dal gruppo giuri<strong>di</strong>co-amministrativo e<br />

da quello sanitario (rispettivamente 24% e 18%).<br />

È stato inoltre valutato il grado d’istruzione delle 182 vittime<br />

<strong>di</strong> stalking, ottenendo le seguenti percentuali: il 9,3% ha<br />

raggiunto la licenza me<strong>di</strong>a, mentre il 51,6% ha il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>a superiore e il 39% la laurea.<br />

Per quanto riguarda lo stato civile, i soggetti più colpiti sono<br />

risultati essere i celibi/nubili (62% dei casi), seguiti nell’or<strong>di</strong>ne<br />

dagli sposati (19%), dai <strong>di</strong>vorziati (9%), dai separati<br />

(7%), dai conviventi (2%) e, infine, dai vedovi (1%).<br />

Fondamentale è la relazione intercorrente tra vittima e molestatore,<br />

che può essere estremamente varia. Nel nostro stu<strong>di</strong>o<br />

è emerso che nel 38,77% dei casi il molestatore è sconosciuto<br />

dalla vittima, ma non <strong>di</strong> rado (21,93%) subiscono<br />

stalking ex-partners del molestatore; in particolare, sommando<br />

in<strong>di</strong>vidui che hanno avuto una relazione stretta, e<br />

cioè amici ed ex partners o coniugi del partner, si ottiene il<br />

25,5%. Vittime possono comunque essere conoscenti occasionali,<br />

oppure soggetti coi quali il molestatore ha avuto<br />

contatti professionali (5,10%), oppure ancora vittime “accidentali”,<br />

ossia coinvolte nella strategia <strong>di</strong> molestie senza<br />

che ne siano i <strong>di</strong>retti destinatari (soprattutto i familiari delle<br />

vere vittime).<br />

Ma quali sono le conseguenze dello stalking su coloro che<br />

ne sono vittima? Nei dati emersi da uno stu<strong>di</strong>o del 1997<br />

(Pathé e Mullen), più dell’80% delle vittime riferiscono<br />

aumento del livello d’ansia e allerta; a un terzo delle vittime<br />

è stata fatta <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Post-Traumatico da<br />

Stress.<br />

277<br />

POSTER<br />

Dall’elaborazione dei questionari raccolti si evince che i<br />

sintomi più frequentemente lamentati dalle vittime <strong>di</strong><br />

stalking sono: rabbia (17,68%), ansia (17,24%), paura<br />

(15,28%), stato <strong>di</strong> allarme (13,31%) e sensazione <strong>di</strong> essere<br />

seguito (12,23%). Inoltre “senso <strong>di</strong> isolamento”, “per<strong>di</strong>ta<br />

degli amici” e “per<strong>di</strong>ta del lavoro” sono elementi <strong>di</strong> una per<strong>di</strong>ta<br />

socio-lavorativa che per il DSM identificano uno stato<br />

<strong>di</strong> malattia. Va detto altresì che le conseguenze sulla vittima<br />

possono sfociare in vere e proprie urgenze psichiatriche:<br />

suici<strong>di</strong>o o tentativo <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o.<br />

Secondo i dati <strong>della</strong> letteratura, precoci sono i segnali <strong>di</strong> allarme<br />

somatico, emozionale e comportamentale. Se lo stimolo<br />

avverso è duraturo, i sintomi possono poi organizzarsi<br />

in due quadri sindromici principali: il Disturbo dell’Adattamento<br />

e il Disturbo Acuto o Post-Traumatico da Stress.<br />

L’intervento clinico dello psichiatra e dello psicoterapeuta<br />

s’impone quin<strong>di</strong> ogniqualvolta vi sia una patologia psichica<br />

importante.<br />

Spesso, come <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong>nanzi allo stalking, si possono registrare<br />

delle alterazioni delle abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita, che si configurano<br />

come vere e proprie strategie <strong>di</strong> evitamento. A tal<br />

proposito, nel nostro stu<strong>di</strong>o, 87 ammettono invece <strong>di</strong> aver<br />

dovuto mettere in atto delle strategie <strong>di</strong> evitamento, in particolare<br />

il controllo delle telefonate in arrivo.<br />

Per quanto riguarda l’atteggiamento delle vittime nei confronti<br />

dello stalker, una domanda del questionario chiedeva<br />

una descrizione del molestatore da parte <strong>della</strong> vittima. Raggruppando<br />

le caratteristiche delle risposte, si potrebbero <strong>di</strong>stinguere<br />

tre aree descrittive: una <strong>di</strong> “comprensibilità” in cui<br />

lo stalker viene descritto come geloso, depresso, bisognoso<br />

o <strong>di</strong>soccupato; una <strong>di</strong> patologia, dove il molestatore è in<strong>di</strong>cato<br />

come sessualmente perverso; e una <strong>di</strong> “rabbia”, dove si<br />

utilizzano termini come arrabbiato, violento e ven<strong>di</strong>cativo.<br />

Ancora, in pochi questionari si sono utilizzati aggettivi quali<br />

romantico e intelligente, quasi a in<strong>di</strong>care che anche nello<br />

stalking si possa verificare una sorta <strong>di</strong> Sindrome <strong>di</strong> Stoccolma.<br />

Una domanda indagava inoltre se le vittime avessero partecipato<br />

a corsi <strong>di</strong> auto<strong>di</strong>fesa come reazione alle molestie subite<br />

e dei 182 intervistati che hanno subito stalking solo 12<br />

hanno risposto affermativamente.<br />

Si è dunque indagato, tra le reazioni <strong>di</strong> chi subisce stalking,<br />

quali siano <strong>di</strong>rettamente rivolte contro il molestatore. I dati<br />

mostrano che quasi tutti (89%) hanno avuto una contro-reazione<br />

<strong>di</strong>retta come imbarazzare, ri<strong>di</strong>colizzare, minacciare o<br />

far intimi<strong>di</strong>re da terzi lo stalker.<br />

La vittima può, dunque, mettere in atto strategie <strong>di</strong> evitamento<br />

o reazioni anche complesse per evitare le molestie,<br />

ma queste raramente sortiscono l’effetto desiderato. Allora,<br />

non resta che chiedere aiuto alle forze dell’or<strong>di</strong>ne, ma anche<br />

questa via <strong>di</strong> uscita risulta <strong>di</strong>fficilmente praticabile: la<br />

stalking, non arrecando necessariamente un reale e materiale<br />

danno, non viene quasi mai considerato meritevole <strong>di</strong> attenzione,<br />

anche per la mancanza <strong>di</strong> una specifica legislazione<br />

a riguardo. Dei 182 soggetti vittime <strong>di</strong> stalking, solo 25<br />

hanno iniziato proce<strong>di</strong>menti legali contro il presunto molestatore,<br />

ma gli esiti riferiti confermano quanto appena descritto<br />

(nel 64,7% dei casi non si è avuto nessun esito).<br />

Una domanda del questionario chiedeva poi agli intervistati<br />

se avessero chiesto consigli per gestire la situazione. 96 vittime<br />

lo hanno fatto: la maggior parte (51%) si è rivolta ad<br />

amici o conoscenti. Vengono invece tralasciate vie più “isti-


POSTER<br />

tuzionali” quali le forze dell’or<strong>di</strong>ne, le autorità giuri<strong>di</strong>che e<br />

gli specialisti, compresi psichiatri, psicoanalisti, psicologi,<br />

me<strong>di</strong>ci.<br />

In conclusione, al giorno d’oggi la necessità <strong>di</strong> definire fenomeni<br />

quale lo stalking nasce dalla tendenza propria <strong>della</strong><br />

psichiatria <strong>di</strong> inglobare nei fenomeni psicopatologici tutte le<br />

reazioni umane ad eventi stressanti e ogni forma <strong>di</strong> istintualità<br />

aggressiva che possa arrecare danno a terzi. Lo psichiatra<br />

può essere chiamato in causa per un vecchio comportamento<br />

che, riconosciuto vox populi come sofferenza psichica,<br />

non ha ancora – e, a nostro parere, non avrà - una definizione<br />

nosologica precisa. Pur non esistendo una categoria<br />

<strong>di</strong> persone predestinata a <strong>di</strong>ventare vittima dello stalking, alcune<br />

caratteristiche personologiche o situazionali possono<br />

favorirne l’insorgenza o la <strong>di</strong>ffusione. Il primo compito dello<br />

psichiatra sarà quin<strong>di</strong> quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>rimere tra chi prima dello<br />

stalking era un in<strong>di</strong>viduo in sod<strong>di</strong>sfacente equilibrio psico-fisico,<br />

chi aveva già <strong>di</strong>sturbi comportamentali compensati<br />

e chi, in<strong>di</strong>pendentemente dal supposto stalking, fosse in<br />

precedenza una persona portatrice <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi comportamentali<br />

conclamati.<br />

116. Mo<strong>di</strong>ficazioni dell’esperienza<br />

soggettiva del sogno e risposta alla terapia<br />

antidepressiva<br />

L. Fonzi, M.M. Moscariello, G. Matteucci, D. Pucci * ,<br />

G. Bersani, P. Pancheri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Igiene e Sanità Pubblica “G. Sanarelli”,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: l’obiettivo del presente stu<strong>di</strong>o è stato quello<br />

<strong>di</strong> indagare l’esperienza soggettiva del sogno in pazienti depressi<br />

prima e durante una terapia antidepressiva, allo scopo<br />

principale <strong>di</strong> suggerirne l’uso come strumento <strong>di</strong> valutazione<br />

<strong>della</strong> risposta al trattamento.<br />

Meto<strong>di</strong>: è stato selezionato un campione <strong>di</strong> 21 pazienti depressi<br />

ambulatoriali, dei quali 10 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo<br />

Depressivo Maggiore, 4 <strong>di</strong> Disturbo dell’Adattamento con<br />

Umore Depresso, 3 <strong>di</strong> Disturbo Misto Ansioso-Depressivo,<br />

2 <strong>di</strong> Disturbo Distimico e 2 <strong>di</strong> Disturbo Depressivo NAS. I<br />

pazienti sono stati valutati alla prima visita, dopo tre settimane<br />

e dopo sette settimane <strong>di</strong> terapia con inibitori del reuptake<br />

<strong>della</strong> serotonina. In ciascuna occasione sono stati indagati<br />

lo stato clinico, me<strong>di</strong>ante la Beck Depression Inventory<br />

(BDI) e la Montgomery-Asberg Depression Rating Scale<br />

(MADRS), e le caratteristiche dell’esperienza del sogno,<br />

me<strong>di</strong>ante un questionario costruito per le finalità dello stu<strong>di</strong>o.<br />

Per l’analisi statistica sono stati utilizzati il test t <strong>di</strong> Student<br />

ed il test binomiale esatto.<br />

Risultati: quasi tutti i pazienti hanno mostrato un significativo<br />

miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia depressiva, come<br />

testimoniato dalla significativa riduzione dei punteggi <strong>della</strong><br />

BDI e <strong>della</strong> MADRS. Cinque aspetti dell’esperienza soggettiva<br />

del sogno sono stati valutati. In fase depressiva i pazienti<br />

hanno riportato: riduzione <strong>della</strong> quantità dei sogni rispetto<br />

al passato (52,4% dei pazienti), ricordo confuso al risveglio<br />

(71,4%), prevalenza del colorito emotivo negativo<br />

(28,6%) su quello positivo (9,5%), prevalenza dei sentimenti<br />

spiacevoli (38,1%) su quelli piacevoli (4,7%), au-<br />

mento <strong>della</strong> complessità dei sogni (48%). Dopo sette settimane<br />

hanno riferito i seguenti cambiamenti: aumento <strong>della</strong><br />

quantità dei sogni (38,1%), ricordo chiaro al risveglio<br />

(71,4%), prevalenza del colorito emotivo positivo (38,1%)<br />

su quello negativo (9,5%) e dei sentimenti piacevoli<br />

(38,1%) su quelli spiacevoli (9,5%), nessuna variazione nella<br />

complessità. L’analisi statistica ha dato risultati significativi<br />

per la variazione <strong>della</strong> quantità (p = 0,013), <strong>della</strong> qualità<br />

del ricordo (p = 0,011) e del colorito emotivo prevalente dei<br />

sogni (p = 0,05).<br />

Conclusioni: i dati ottenuti <strong>di</strong>mostrano che l’esperienza<br />

soggettiva del sogno è alterata dalla depressione e che si<br />

mo<strong>di</strong>fica in <strong>di</strong>rezione opposta in relazione al miglioramento<br />

clinico. Pertanto, è ipotizzabile un ruolo <strong>di</strong> tali cambiamenti<br />

come marcatori <strong>della</strong> risposta alla terapia antidepressiva.<br />

117. Stu<strong>di</strong>o osservazionale <strong>di</strong> un anno<br />

per valutare le modalità <strong>di</strong> aggressione<br />

nei pazienti: lo stu<strong>di</strong>o PERSEO.<br />

Caratteristiche dei pazienti<br />

S. Fre<strong>di</strong>ani, A. Ballerini 1 , R. Boccalon 2 , G. Boncompagni<br />

3 , M. Casacchia 4 , F. Margari 5 , L. Minervini 6 , R. Righi<br />

7 , F. Russo 8 , A. Rossi, A. Salteri 9<br />

Eli Lilly Italia S.p.A.; 1 Ospedale “S. Maria Nuova”, Firenze;<br />

2 Ospedale “S. Anna”, Ferrara; 3 Ospedale “Santorsola<br />

Malpighi”, Bologna; 4 Ospedale Universitario, L’Aquila; 5<br />

Università <strong>di</strong> Bari; 6 Azienda Ospedaliera ULSS16, Padova;<br />

7 Ospedale “S. Anna”, Ferrara; 8 Ospedale “Nuovo Regina<br />

Margherita”, Roma; 9 Ospedale “Città <strong>di</strong> Sesto S. Giovanni”,<br />

Milano<br />

Obiettivi: questo stu<strong>di</strong>o ha lo scopo <strong>di</strong> valutare l’aggressività<br />

in pazienti afferenti in SPDC stratificati sulla base delle<br />

caratteristiche socio-demografiche e <strong>di</strong>agnostiche.<br />

Meto<strong>di</strong>: pazienti ricoverati in SPDC in un periodo <strong>di</strong> 5 mesi,<br />

sono stati seguiti fino alla <strong>di</strong>missione. Le valutazioni erano<br />

effettuate all’ingresso, nei primi 3 giorni e alla <strong>di</strong>missione.<br />

Le scale psicometriche utilizzate erano Brief Psychiatric<br />

Rating Scale (BPRS) versione 4,0, la Mo<strong>di</strong>fied Overt Aggression<br />

Scale (MOAS), la Brief Symptoms Inventory (BSI),<br />

la Subjective Well-being under Neuroleptic Treatment<br />

(SWN) e la Drug Attitude Inventory (DAI-30).<br />

Risultati: sono stati arruolati 2.521 pazienti adulti in 50 centri;<br />

2.472 (1.258 M, 1.214 F; età me<strong>di</strong>a 43,7 ± 14,2 anni) erano<br />

valutabili in accordo al protocollo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o; il 94% erano<br />

italiani. La licenza me<strong>di</strong>a era il livello <strong>di</strong> istruzione più frequente<br />

(40,3%); il 43,6% dei pazienti non erano coniugati.<br />

Per quanto riguarda le attività lavorative, il 28,4% dei pazienti<br />

erano in pensione, 26,6% <strong>di</strong>soccupati e il 22,0% occupati <strong>di</strong><br />

cui il 41,8% come impiegati. La maggior parte dei pazienti<br />

viveva con la famiglia <strong>di</strong> origine (34,3%), il 29,9% viveva<br />

con il partner e/o i figli e il 18,4% da solo. Il 15,0% faceva<br />

abuso <strong>di</strong> alcool e il 3,7% ne era <strong>di</strong>pendente; il 57,5% erano<br />

fumatori; il 3,5% tossico<strong>di</strong>pendenti, l’8,2 faceva uso occasionale<br />

<strong>di</strong> droga e il 3,1% era ex-tossico<strong>di</strong>pendente.<br />

La maggior parte dei pazienti erano entrati in ospedale volontariamente<br />

e il 14,7% erano stati ricoverati con TSO; la<br />

polizia ha condotto il 15,2% dei pazienti in SPDC.<br />

La maggior parte dei pazienti (62,9%) era transitata dal<br />

pronto soccorso prima del ricovero, il 28,4% dai servizi ter-<br />

278


itoriali psichiatrici e il 18,6% veniva dalla propria famiglia.<br />

Circa un quarto (24,5%) dei pazienti è stato ricoverato per<br />

in<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un caregiver. Il 26% dei pazienti ha mostrato<br />

ideazione o comportamenti suicidari e il 49% è stato<br />

ricoverato per ridotta compliance al trattamento.<br />

La ragione principale per il ricovero era un episo<strong>di</strong>o psicotico<br />

grave, il 70,0% dei quali con comportamento aggressivo.<br />

Il 22% dei ricoverati ha una concomitante patologia car<strong>di</strong>ovascolare<br />

ed il 21,1% una qualsiasi malattia metabolica.<br />

Conclusioni: il ricovero in SPDC ha un enorme impatto<br />

sulla società e sui servizi sanitari. La maggior parte dei pazienti<br />

mostra comportamento aggressivo e la metà <strong>di</strong> essi<br />

sono stati ricoverati per non compliance al trattamento.<br />

118. La remissione e la guarigione dopo<br />

un primo episo<strong>di</strong>o psicotico<br />

T. Frieri, V. Villari<br />

SCDO <strong>Psichiatria</strong> 2, ASO “San Giovanni Battista” <strong>di</strong> Torino,<br />

DSM TO I Sud<br />

Introduzione: gli episo<strong>di</strong> psicotici acuti hanno spesso un<br />

decorso clinico a breve termine favorevole. Tuttavia l’osservazione<br />

longitu<strong>di</strong>nale evidenzia la possibile evoluzione<br />

verso un <strong>di</strong>sturbo psicotico <strong>di</strong> tipo schizofrenico o del tono<br />

dell’umore.<br />

Questo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> valutare gli esiti ad un anno da<br />

un primo episo<strong>di</strong>o psicotico: remissione, guarigione, cronicizzazione<br />

e drop out.<br />

Metodologia: è uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> coorte storica condotto su 111<br />

pazienti ricoverati nell’SPDC dell’ASO “San Giovanni Battista”<br />

<strong>di</strong> Torino tra il 2000 e il 2004 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> psicosi<br />

acute.<br />

Il follow-up è stato effettuato tramite interviste telefoniche<br />

guidate o i centri <strong>di</strong> salute mentale.<br />

I concetti <strong>di</strong> remissione e guarigione nei <strong>di</strong>sturbi psicotici<br />

sono <strong>di</strong> non facile definizione (Andreasen et al., 2005). In<br />

accordo con i criteri adottati nel McLean First-Episode Psychosis<br />

Project, la guarigione (recovery) è stata definita utilizzando<br />

i criteri descritti nella Tabella I.<br />

Risultati: ad un anno dall’episo<strong>di</strong>o il 26% dei pazienti risulta<br />

guarito e non assume più terapia; il 53% mostra un<br />

buon andamento clinico, ma assume la terapia farmacologica;<br />

il 21% risulta cronicizzato (Fig. 1).<br />

Nella Figura 2 sono rappresentate le possibili evoluzioni favorevoli:<br />

guarigione sindromica (74%), sintomatica (81%) e<br />

funzionale (79%).<br />

Tab. I. Definizione <strong>di</strong> guarigione (da Tohen et al., 1992-2003, mod.).<br />

279<br />

POSTER<br />

Fig. 1.<br />

Fig. 2.<br />

Discussione: compatibilmente con la metodologia e la numerosità<br />

del campione i risultati hanno evidenziato che il<br />

78,8% dei pazienti ha raggiunto la remissione dei sintomi<br />

psicotici ed un funzionamento sociale e lavorativo definito<br />

in un ambito <strong>di</strong> normalità.<br />

Conclusioni: questi dati sono ampiamente riportati in letteratura,<br />

anche se talvolta sono accettati con scetticismo dai clinici.<br />

Appare importante evidenziare la possibilità <strong>di</strong> un decorso<br />

clinico favorevole per trasmettere ai pazienti ed ai loro familiari<br />

un atteggiamento <strong>di</strong> fiducia nei terapeuti e nelle cure.<br />

Bibliografia<br />

Andreasen NC, Carpenter WT, Kane JM, et al. Remission in Schizophrenia:<br />

Proposed Criteria and rationale or Consensus. Am J<br />

Psychiatry 2005;162:441-9.<br />

Liberman RP, Kopelowicz A. Recovery from Schizophrenia: a concept<br />

in search of research. Psychiatr Serv 2005;56:735-42.<br />

Guarigione sintomatica Assenza <strong>di</strong> tutti i sintomi previsti dal criterio <strong>di</strong>agnostico A per la schizofrenia,<br />

dal criterio A per l’Episo<strong>di</strong>o Depressivo Maggiore e dai criteri A e B per l’Episo<strong>di</strong>o Maniacale<br />

Guarigione sindromica Nessun criterio <strong>di</strong>agnostico del DSM-IV sod<strong>di</strong>sfatto per la schizofrenia nessun criterio<br />

per il Disturbo Depressivo Maggiore e nessun criterio per il Disturbo Bipolare I<br />

Guarigione funzionale raggiungimento <strong>di</strong> un punteggio <strong>della</strong> Global Assessment Functioning (GAF) scale<br />

superiore a 65


Tohen M, Stoll AL, Strakowski SM, Faedda GL, et al. The McLean<br />

First-Episode Psychosis Project: six-month Recovery and Recurrence<br />

Outcome. Schizoph Bull 1992;18:273-82.<br />

Tohen M, Zarate CA, Henner J, et al. The McLean First-Episode<br />

Mania Study: Pre<strong>di</strong>ction of Recovery and First Recurrence. Am<br />

J Psychiatry 2003;160:2099-107.<br />

119. Atteggiamenti verso l’eutanasia<br />

e suici<strong>di</strong>o assistito in specializzan<strong>di</strong><br />

in me<strong>di</strong>cina e chirurgia<br />

G.F. Frivoli, E. Rossi, S. Sabato, L. Grassi<br />

Univestà <strong>di</strong> Ferrara, Dipartimento Discipline Me<strong>di</strong>co Chirurgiche<br />

<strong>della</strong> Comunicazione e del Comportamento, Sezione<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Scopi <strong>della</strong> ricerca: verificare: le opinioni dei me<strong>di</strong>ci specializzan<strong>di</strong><br />

rispetto ad eutanasia e suici<strong>di</strong>o assistito; la correlazione<br />

tra le opinioni dei me<strong>di</strong>ci e alcune variabili sociodemografiche<br />

(sesso, età) e professionali (specializzazione).<br />

Confronto con i me<strong>di</strong>ci generici e ospedalieri.<br />

Soggetti e meto<strong>di</strong>: campione: 136 me<strong>di</strong>ci afferenti alle<br />

scuole <strong>di</strong> specializzazione me<strong>di</strong>co-chirugica dell’Università<br />

<strong>di</strong> Ferrara; centrale la relazione me<strong>di</strong>co-paziente.<br />

Al campione è stato somministrato un booklet contenente:<br />

Euthanasia Attitude Questionnaire (EAQ) (Doukas et al.,<br />

1995) per valutare l’opinione verso E e SAItems specifici su<br />

esperienze <strong>di</strong>rette ed opinioni generali.<br />

Risultati: bassa richieste <strong>di</strong> eutanasia (9,48) e suici<strong>di</strong>o assistito:<br />

(1,74%), 19,34% ha avuto richieste <strong>di</strong> interruzione <strong>di</strong><br />

cure.bassa conoscenza <strong>della</strong> terminalità (64,8%) ha visto<br />

morire meno <strong>di</strong> 10 pazienti. Disaccordo sulla pratica <strong>di</strong>retta<br />

dell’eutanasia,accordo maggiore (58%) sulla libera scelta<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo. 60% ha in<strong>di</strong>cato la necessità <strong>di</strong> un potenziamento<br />

delle cure palliative nella <strong>di</strong>dattica me<strong>di</strong>ca e nella<br />

pratica clinica, l’80% ritiene inadeguata la preparazione dei<br />

me<strong>di</strong>ci nella gestione dei malati terminali. Dal confronto<br />

con me<strong>di</strong>ci generici e ospedalieri è emerso: lieve maggior<br />

tendenza a favore <strong>di</strong> E e SA.<br />

Maggior tendenza al proseguimento delle cure, minor percezione<br />

del significato esatto <strong>di</strong> alcuni eventi inerenti la me<strong>di</strong>cina<br />

palliativa (duplice effetto, slippery slope, sedazione<br />

terminale).<br />

120. In<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> cambiamento in pazienti<br />

con <strong>di</strong>sturbi da eventi stressanti: impiego<br />

<strong>della</strong> Heart Rate Variability<br />

POSTER<br />

A. Frustaci, G. Pozzi, C. Aurigemma * , C. La Rosa * ,<br />

G. Lanza * , I. Fernandez ** , G. Ruggeri<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Psicologia, Centro Stu<strong>di</strong> e Ricerche<br />

Avanzate in Psicoterapia; * Istituto <strong>di</strong> Car<strong>di</strong>ologia. Università<br />

“Cattolica S. Cuore” <strong>di</strong> Roma; ** Associazione EMDR<br />

Italia, Milano<br />

Introduzione: i pazienti traumatizzati presentano alterazioni<br />

sintomatiche quali intrusività, evitamento ed aumentato<br />

arousal, che ostacolerebbe la possibilità <strong>di</strong> elaborazione/integrazione<br />

delle tracce mnesiche, oltre ad esprimersi a livello<br />

periferico.<br />

Tecniche specifiche <strong>di</strong> trattamento sembrano promuovere<br />

l’elaborazione/integrazione delle memorie traumatiche, tra<br />

cui la Eye Movement Desensitization and Reprocessing<br />

(EMDR). Nella ricerca valutativa è quin<strong>di</strong> necessario affiancare<br />

alle scale psicologiche un appropriato in<strong>di</strong>catore<br />

biologico <strong>di</strong> attivazione neurovegetativa. La variabilità <strong>della</strong><br />

frequenza car<strong>di</strong>aca (Heart Rate Variability – HRV) esprime<br />

l’integrità funzionale del sistema neurovegetativo in risposta<br />

allo stress e può essere misurata nei domini <strong>di</strong> tempo<br />

o <strong>di</strong> frequenza.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> HRV è stato applicato in psichiatria ai <strong>di</strong>sturbi<br />

d’ansia (panico, DOC, PTSD) e dell’umore (depressione<br />

unipolare) in ricerche trasversali (confronto con controlli<br />

sani) e longitu<strong>di</strong>nali <strong>di</strong> trattamento farmacologico (triciclici,<br />

SSRIs) ma in pochi casi a trattamenti psicoterapici.<br />

Gli AA. valutano l’impiego <strong>della</strong> HRV come in<strong>di</strong>catore biologico<br />

nel trattamento psicoterapeutico <strong>di</strong> pazienti con Disturbo<br />

dell’adattamento perdurante da oltre un mese dopo<br />

l’esposizione ad eventi vitali stressanti (EVS).<br />

Meto<strong>di</strong>: sono stati reclutati 6 soggetti (M/F = 1/5, età 40,5<br />

± 11,0) esposti ad EVS ed avviati a ciclo <strong>di</strong> trattamento psicoterapico<br />

breve (4-6 sedute a cadenza settimanale) <strong>di</strong> tipo<br />

specifico (EMDR) o generico (colloqui supportivi). Costituivano<br />

criteri <strong>di</strong> esclusione: età < 18 o > 65 anni; comorbilità<br />

psichiatrica, neurologica e car<strong>di</strong>ologica; uso <strong>di</strong> farmaci<br />

interferenti.<br />

Le valutazioni psicopatologiche sono state eseguite al reclutamento<br />

(TBASE: colloquio anamnestico, MINI, Brief<br />

COPE), a inizio e fine ciclo <strong>di</strong> trattamento (TINI, TFINE:<br />

IES, SCL-90-R), a uno e tre mesi <strong>di</strong> follow-up (T30, T90:<br />

IES, SCL-90-R, Brief COPE). Le registrazioni Holter sono<br />

state effettuate ad ogni intervallo valutativo coprendo:<br />

60 min. attività libera, 10 min. tilt-test, 3-5 min. ascolto<br />

dell’evento traumatico, 30-45 min. seduta psicoterapica.<br />

Sono stati impiegati test statistici non parametrici per l’analisi<br />

delle correlazioni (Spearman) e delle <strong>di</strong>fferenze<br />

(Wilcoxon).<br />

Risultati preliminari: vengono valutate le correlazioni a<br />

TINI e le variazioni T90 vs. TINI. Sono significative le<br />

seguenti correlazioni: ansia fobica SCL e SDNN (dev.<br />

standard intervalli R-R) [r = + 0,9; p = ,037]; collera-ostilità<br />

SCL e SDNN [r = -0,95; p =.014]; depressione SCL e<br />

r-MSSD (ra<strong>di</strong>ce me<strong>di</strong>a somma quadrati <strong>di</strong>ff. R-R) [r = +<br />

0,9; p = ,037]; sint. intrusivi IES e LF (basse frequenze) [r<br />

= -0,9; p = ,037].<br />

Sono risultate statisticamente significative le seguenti variazioni:<br />

IES totale [Z = -1,99; p = ,046], sintomi intrusivi<br />

IES [Z = -2,21; p = ,027], sintomi <strong>di</strong> evitamento IES [Z<br />

= -1,99; p = ,046], ideazione paranoide SCL [Z = -2,21; p<br />

= ,027]; R-R, LF e LF/HF (rapporto basse/alte frequenze)<br />

durante ascolto evento [Z = -2,02; p = ,043].<br />

Discussione: a livello basale gli in<strong>di</strong>catori HRV <strong>di</strong> <strong>di</strong>stress<br />

vegetativo correlano positivamente con collera-ostilità e<br />

sintomi intrusivi, negativamente con ansia e depressione.<br />

Anche dopo tre mesi dalla fine del trattamento gli interventi<br />

psicoterapeutici tendono a ridurre i punteggi sintomatici,<br />

e migliorano il bilancio simpato-vagale durante il riascolto<br />

dell’evento traumatico.<br />

280


121. La schizofrenia e il ricorso al ricovero<br />

ospedaliero per patologie somatiche: stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> follow-up a quattro anni<br />

A. Gad<strong>di</strong>ni, F. Franco, D. Di Lallo, L. Biscaglia<br />

Agenzia <strong>di</strong> Sanità Pubblica <strong>della</strong> Regione Lazio<br />

Introduzione: la salute fisica <strong>di</strong> persone con <strong>di</strong>sturbi dello<br />

spettro schizofrenico rappresenta un argomento <strong>di</strong> particolare<br />

interesse in considerazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>fficoltà nella prevenzione,<br />

nella <strong>di</strong>agnosi e nel trattamento delle patologie somatiche<br />

in questi pazienti (Samele, 2004). Obiettivo <strong>di</strong> questo<br />

stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> verificare in una popolazione <strong>di</strong> soggetti<br />

con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> schizofrenia al primo ricovero psichiatrico,<br />

l’eventuale eccesso <strong>di</strong> ospedalizzazione non psichiatrica.<br />

Metodologia: utilizzando l’archivio del Sistema Informativo<br />

Ospedaliero del Lazio, è stata arruolata una coorte composta<br />

da 739 soggetti con <strong>di</strong>agnosi principale <strong>di</strong> schizofrenia.<br />

Al fine <strong>di</strong> selezionare una coorte <strong>di</strong> soggetti a basso rischio<br />

<strong>di</strong> ricovero per patologie legate all’età avanzata, sono<br />

stati inclusi i soggetti <strong>di</strong> età < 55 anni. Sono stati calcolati<br />

gli Standar<strong>di</strong>zed Morbi<strong>di</strong>ty Ratio (SMR), mentre per in<strong>di</strong>viduare<br />

i determinanti del ricovero ospedaliero per patologie<br />

somatiche è stata utilizzata la variante <strong>di</strong> Andersen e Gil del<br />

modello <strong>di</strong> Cox (1982).<br />

Risultati: nella coorte si è osservato, sia per gli uomini che<br />

per le donne, una minore ospedalizzazione non psichiatrica.<br />

Per le donne gli SMR sono risultati significativamente più<br />

elevati per i “Traumatismi e avvelenamenti”. L’analisi ottenuta<br />

con il modello <strong>di</strong> Cox ha evidenziato un aumento del<br />

rischio <strong>di</strong> ricoveri non psichiatrici con l’aumentare dell’età<br />

e nel gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> episo<strong>di</strong>o schizofrenico acuto.<br />

Discussione: l’eccesso <strong>di</strong> ospedalizzazione riferito a <strong>di</strong>agnosi<br />

che rientrano nel gruppo dei “Traumatismi ed avvelenamenti”<br />

evidenzia l’esigenza <strong>di</strong> potenziare l’offerta attiva<br />

psichiatrica territoriale per i soggetti che presentano un elevato<br />

rischio <strong>di</strong> comportamenti autolesivi.<br />

Bibliografia<br />

Andersen PK, Gill RD. Cox’s regression model for counting<br />

processes: a large sample study. Ann Stat 1982;10:1100-20.<br />

Samele C. Factors lea<strong>di</strong>ng to poor physical health in people with<br />

psychosis. Epidemiologia e <strong>Psichiatria</strong> Sociale 2004;13:141-5.<br />

122. Stu<strong>di</strong>o Psico<strong>di</strong>agnostico del profilo<br />

psicopatologico nei bambini e adolescenti<br />

con emicrania severa<br />

D. Galletta, O. Marini * , C. Sarappa, M.M. Cozzolino, F.<br />

Nappi, F. Sorge<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze e Comportamento, Area Funzionale<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Napoli “Federico II”;<br />

* DSM ASL NA1<br />

Lo scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> esaminare la relazione<br />

tra il profilo psicopatologico ed emicrania severa e<br />

inabilitante nei bambini e negli adolescenti.<br />

Sono stati esaminati 33 pazienti <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 11 anni (range<br />

7-17 anni; M/F = 15/18) che afferivano al Centro per la<br />

<strong>di</strong>agnosi e cura delle Cefalee dell’Età Evolutiva, affetti da<br />

281<br />

POSTER<br />

emicrania severa. Al primo incontro bambini e genitori sono<br />

stati sottoposti ad intervista strutturata e accurata anamnesi.<br />

La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> emicrania severa è stata effettuata in accordo<br />

con i criteri <strong>di</strong>agnostici <strong>della</strong> Headache International Society<br />

(H.I.S.). I criteri <strong>di</strong> inclusione nello stu<strong>di</strong>o sono stati. 1<br />

Uso <strong>di</strong> farmaci; 2. Ridotta efficienza nelle attività giornaliere;<br />

3. Calo del ren<strong>di</strong>mento scolastico e l’assenza da scuola<br />

per più <strong>di</strong> sei mesi l’anno; 4. Sintomi somatici: nausea e vomito<br />

ricorrente; dolori addominali ricorrenti (DAR); dolori<br />

agli arti; vertigini; <strong>di</strong>sturbi del sonno, 5. Inefficacia del trattamento<br />

farmacologico preventivo con flunarizina, β-bloccanti<br />

e <strong>di</strong>propilacetato.<br />

Il profilo psicopatologico dei bambini e degli adolescenti è<br />

stato valutato me<strong>di</strong>ante il test <strong>di</strong> Rorschach e i protocolli sono<br />

stati siglati secondo il metodo Bohme.<br />

Risultati: 18 soggetti su 33 (54,5%) presentavano un pattern<br />

psicopatologico <strong>di</strong> tipo ossessivo associato ad una notevole<br />

rilevanza clinica dell’ansia e <strong>della</strong> depressione.<br />

I risultati evidenziano l’elevata frequenza dell’associazione<br />

tra emicrania severa e strutture <strong>di</strong> personalità caratterizzate<br />

da tratti ossessivi.<br />

Bibliografia<br />

Gladstein J, Wayne Golden E. Chronic Daily in children and adolescent:<br />

A 2-year Prospective Study. Headache 1996;36:349-51.<br />

Guidetti V, Galli F, Fabrizi P, Giannantoni AS, Napoli L, Bruni O,<br />

et al. Headache and psychiatric comorbi<strong>di</strong>ty: clinical aspecta<br />

and outcome in an 8-years follow-up study. Cephalalgia<br />

1998;18:455-62.<br />

123. Danno da lutto “jure proprio”: riverberi<br />

psicopatologici tra considerazioni<br />

psichiatrico-forensi e problematiche<br />

me<strong>di</strong>co legali<br />

D. Galletta, F. Sorge, C. Sarappa, C. Buccelli * , G. Muscettola<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze e Comportamento, Area Funzionale<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, * Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Pubblica<br />

e <strong>della</strong> Sicurezza Sociale, Università “Federico II” <strong>di</strong> Napoli<br />

Il danno psichico derivato ai prossimi congiunti <strong>della</strong> vittima,<br />

deceduta per fatto illecito altrui, risulta risarcibile jure<br />

proprio in virtù del combinato <strong>di</strong>sposto dagli artt. 32<br />

Cost. e 2043 c.c. La necessità <strong>di</strong> una concreta <strong>di</strong>mostrazione<br />

ai fini risarcitori richiede un modello operativo inter<strong>di</strong>sciplinare<br />

psichiatrico-psico<strong>di</strong>agnostico e me<strong>di</strong>co legale.<br />

La nostra esperienza basata sull’analisi <strong>di</strong> 14 quadri<br />

clinici, tutti riferiti ad un lutto non elaborato e con manifestazioni<br />

patologiche fra loro <strong>di</strong>fferenti, rispondenti ai criteri<br />

inclusivi del DSM-IV, si inserisce in questo complesso<br />

e variegato contesto. Presso l’ambulatorio psichiatrico<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Legale dell’AUP <strong>di</strong> Napoli nel triennio 2002-<br />

2004 sono stati esaminati 14 pazienti. Ciascuno dei soggetti<br />

è stato sottoposto ad un colloquio clinico, alla somministrazione<br />

del test <strong>di</strong> Rorschach, dell’MMPI-2 e <strong>di</strong> 4<br />

scale <strong>di</strong> valutazione, <strong>di</strong> cui 2 in autosomministrazione<br />

(SDS, SAS) e 2 in eterosomministrazione (HAM-D,<br />

HAM-A); è stata, inoltre, somministrata la Davidson Trau-


ma Scale (DTS). Le <strong>di</strong>agnosi rilevate sono state le seguenti:<br />

4 casi <strong>di</strong> Disturbo Depressivo Maggiore <strong>di</strong> cui 3 <strong>di</strong> grado<br />

grave e 1 <strong>di</strong> grado moderato;4 casi <strong>di</strong> Disturbo Posttraumatico<br />

da Stress <strong>di</strong> cui 2 <strong>di</strong> grado moderato e 2 <strong>di</strong> grado<br />

grave; 5 casi <strong>di</strong> Episo<strong>di</strong>o Depressivo Maggiore <strong>di</strong> cui 3<br />

<strong>di</strong> grado grave e 2 <strong>di</strong> grado lieve; 2 casi <strong>di</strong> Disturbo dell’Adattamento<br />

Cronico misto ansia-depressione. La metodologia<br />

impiegata integra quella abitualmente in<strong>di</strong>cata in<br />

letteratura me<strong>di</strong>ante strumenti psicometrici (Rating<br />

Scales) che hanno consentito la quantificazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione<br />

ansia e depressione e hanno contribuito alla <strong>di</strong>fferenziazione<br />

tra reazione da lutto e sindrome depressiva<br />

strutturata legata all’evento <strong>della</strong> morte del congiunto.<br />

124. Disturbi da Uso <strong>di</strong> Sostanze e<br />

Comorbi<strong>di</strong>tà Psichiatrica: approccio<br />

farmacologico integrato<br />

POSTER<br />

S. Garbolino * *** , R. Tartaglia ** , C. Rosso *** , D. Pini * ,<br />

G. Faro *<br />

* Dipartimento Patologia delle <strong>di</strong>pendenze ASL 5, Orbassano<br />

(TO); ** Servizio Tossico<strong>di</strong>pendenze ASL 8, Nichelino<br />

(TO); *** <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> Sessuologia Clinica e <strong>Psicopatologia</strong><br />

Sessuale (SISPSe), Sezione Speciale SIP, Torino<br />

Introduzione: il Disturbo da Uso <strong>di</strong> Sostanze è una patologia<br />

cronica ad andamento reci<strong>di</strong>vante: è con<strong>di</strong>visa l’attenzione<br />

per aspetti simili ad altre patologie croniche (ritenzione<br />

in trattamento, qualità <strong>della</strong> vita, il compenso psicofisico).<br />

Metodologia: il lavoro, avente l’obiettivo <strong>di</strong> valutare l’efficacia<br />

<strong>di</strong> un farmaco neurolettico atipico (quetiapina) in somministrazione<br />

integrata con i farmaci oppioi<strong>di</strong> agonisti e antagonisti,<br />

si è avvalso dell’osservazione clinica e <strong>di</strong> una scala<br />

autovalutativa Leeds Dependence Questionnaire (LDQ)<br />

somministrata all’inizio del trattamento con quetiapina (range<br />

300-900 mg/<strong>di</strong>e) e dopo 4 mesi <strong>di</strong> terapia.<br />

Risultati: sono stati valutati 26 soggetti affetti da un Disturbo<br />

da Uso <strong>di</strong> Sostanze (DSM-IV-TR). L’analisi delle due<br />

successive somministrazioni <strong>della</strong> scala LDQ ha evidenziato<br />

alcuni punti significativi:<br />

1) Frequenza dell’uso <strong>di</strong> sostanze;<br />

2) Mo<strong>di</strong>ficazione del craving;<br />

3) Qualità <strong>di</strong> vita. Inoltre, per quanto concerne l’efficacia<br />

del farmaco sulla sintomatologia prevalente, si è assistito<br />

nella maggior parte dei soggetti ad una riduzione o scomparsa<br />

dei sintomi, con un’efficacia rispetto alla sintomatologia<br />

compulsiva, impulsiva e ai comportamenti aggressivi.<br />

Conclusioni: i dati avvalorano l’ipotesi <strong>della</strong> necessità <strong>di</strong><br />

avvalersi <strong>di</strong> trattamenti integrati che prevedano anche l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> terapie psicofarmacologiche. Da questo punto <strong>di</strong> vista,<br />

la quetiapina può consentire un approccio clinico migliore<br />

ed una gestione del trattamento riabilitativo più adeguato.<br />

Bibliografia<br />

V. Carretti, et al. Le <strong>di</strong>pendenze patologiche. Raffaello Cortina E<strong>di</strong>tore<br />

2005.<br />

125. Schizofrenia e aggressività. Uno stu<strong>di</strong>o<br />

comparativo<br />

E. Gebhardt, P. Stefanelli, L. Giorgini<br />

III Clinica Psichiatrica, Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Me<strong>di</strong>cina<br />

Psicologica, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: per molto tempo il malato psichiatrico, e in<br />

particolare il paziente schizofrenico, si è portato <strong>di</strong>etro l’etichetta<br />

immeritata <strong>di</strong> soggetto aggressivo e pericoloso. L’obbiettivo<br />

del nostro lavoro era indagare quale fosse l’idea che<br />

i pazienti avessero <strong>di</strong> sé o in altri termini il livello <strong>di</strong> aggressività<br />

autopercepito.<br />

Metodologia: nell’arco <strong>di</strong> 18 mesi presso l’ambulatorio del<br />

Day Hospital Psichiatrico del Policlinico Umberto I sono<br />

stati esaminati, tramite la somministrazione dell’Aggression<br />

Questionare, 2 gruppi <strong>di</strong> soggetti: 27 pazienti con <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> schizofrenia residuale e 30 soggetti senza precedenti <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici. La significatività dei risultati è stata valutata<br />

per mezzo del test del chi quadro e i risultati sono stati<br />

elaborati graficamente.<br />

Risultati: i pazienti affetti da schizofrenia residuale nel rispondere<br />

danno un’immagine <strong>di</strong> sé che non collima affatto<br />

con lo stereotipo <strong>di</strong> apatia e areattività che spesso si accre<strong>di</strong>ta<br />

loro, infatti tendono a descriversi come persone<br />

reattive, attaccabrighe, irritabili e in molti casi più aggressivi<br />

degli appartenenti al gruppo <strong>di</strong> controllo. Tale valutazione<br />

è in contrasto con il loro comportamento abitualmente<br />

timido, introverso e caratterizzato da un impoverimento<br />

affettivo.<br />

Conclusioni: dato che nessuno dei pazienti esaminati era<br />

inserito in una struttura riabilitativa come un centro <strong>di</strong>urno<br />

o una comunità terapeutica, si può ipotizzare che l’assenza<br />

<strong>di</strong> un’esperienza risocializzante e un intervento terapeutico<br />

basato sul solo uso <strong>di</strong> antipsicotici, possa contribuire al configurarsi<br />

<strong>di</strong> vissuti aggressivi e rabbiosi. Da qui la necessità<br />

<strong>di</strong> affiancare all’utilizzo <strong>di</strong> farmaci psicotropi un intervento<br />

a carattere psicoterapico e socioriabilitativo, nel cui contesto<br />

il paziente possa ricevere delle risposte al proprio malessere<br />

e ridurre la possibilità <strong>di</strong> acting out.<br />

Bibliografia<br />

Buss AH, Perry M. The Aggression Questionnaire. J Person Soc<br />

Psychol 1992;63:452-9.<br />

Bergeret J. La Violence Fondamentale. Paris: Dunod 1984.<br />

126. Impiego clinico dell’olanzapina in età<br />

evolutiva<br />

E. Germanò, A. Gagliano, T. Calarese, A. Magazù,<br />

R.M. Siracusano, C. D’Arrigo * , F. Calamoneri, E. Spina *<br />

Cattedra <strong>di</strong> Neuropsichiatria Infantile, * Istituto <strong>di</strong> Farmacologia,<br />

Università <strong>di</strong> Messina<br />

Introduzione: ancora pochi stu<strong>di</strong> descrivono efficacia, tollerabilità<br />

e profilo farmacocinetico dell’olanzapina in età<br />

evolutiva (Ross et al., 2003). Questo stu<strong>di</strong>o esplora efficacia<br />

e tollerabilità dell’olanzapina in pazienti con <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>agnosi.<br />

Metodologia: stu<strong>di</strong>o in aperto <strong>di</strong> 31 soggetti (8-18 anni) con<br />

<strong>di</strong>verse <strong>di</strong>agnosi (schizofrenia, anoressia, <strong>di</strong>sturbo bipolare,<br />

282


<strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> personalità, <strong>di</strong>sturbo autistico); range posologico<br />

2,5-10 mg/<strong>di</strong>e. Il follow-up a 4; 12, 24 e 52 settimane con 3<br />

scale (BPRS; CGI; C-GAS); sono state rilevate le concentrazioni<br />

plasmatiche dell’olanzapina.<br />

Risultati: a 4 sett. il 60% dei soggetti era parzialmente o<br />

significativamente migliorato. A 24 settimane, il miglioramento<br />

riguardava il 70% dei soggetti.<br />

Il 10%, ha interrotto la terapia entro le prime 8 sett. per effetti<br />

indesiderati (aumento ponderale, rash cutaneo, lipotimie).<br />

Le concentrazioni plasmatiche dell’olanzapina oscillavano<br />

tra 2 e 28 ng/ml.<br />

Conclusioni: lo stu<strong>di</strong>o contribuisce a delineare un profilo <strong>di</strong><br />

efficacia e <strong>di</strong> tollerabilità dell’olanzapina in età evolutiva.<br />

Bibliografia<br />

Ross RG, Novins D, Farley GK, Adler LE. A 1-year open-label trial<br />

of olanzapine in school-age children with schizophrenia. J Child<br />

Adolesc Psychopharmacol 2003;13:301-9.<br />

127. Pazienti con <strong>di</strong>sturbi depressivi<br />

e d’ansia e ricovero in me<strong>di</strong>cina d’urgenza<br />

M.R. Giannelli, A. Cantoni, S. Fontò, M. Rossi, C. Marchesi,<br />

C. Maggini<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università<br />

<strong>di</strong> Parma<br />

Introduzione: in questo stu<strong>di</strong>o i pazienti con <strong>di</strong>sturbi depressivi<br />

(D) o d’ansia (A) sono stati rivalutati dopo 1 anno<br />

dal ricovero nel Reparto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina D’urgenza (MU) dell’Azienda<br />

Ospedaliera-Universitaria <strong>di</strong> Parma, al fine <strong>di</strong> determinare<br />

se tali pazienti fossero nuovamente ricoverati nello<br />

stesso reparto più frequentemente dei pazienti senza alcun<br />

<strong>di</strong>sturbo psichico (C).<br />

Metodo: a 165 pazienti (85 D/A e 80 C) sono stati somministrati,<br />

al ricovero in<strong>di</strong>ce la MINI, l’Hospital Anxiety and<br />

Depression Scale (HADS) e la Duke Severity of Illness Scale<br />

(DUSOI) e dopo 1 anno dalla <strong>di</strong>missione la HADS e DU-<br />

SOI.<br />

Per verificare il numero dei ricoveri è stato usato il database<br />

del nostro ospedale e le informazioni fornite dal paziente<br />

per eventuali ricoveri in altri ospedali.<br />

Risultati: i pazienti D e A presentavano più frequenti ricoveri<br />

in MU rispetto ai C (p < 0,006), dopo aver escluso l’effetto<br />

<strong>della</strong> gravità delle con<strong>di</strong>zioni me<strong>di</strong>che concomitanti.<br />

Nessuna <strong>di</strong>fferenza è stata invece riscontrata per quanto riguarda<br />

il ricovero in altri reparti.<br />

È interessante notare che, durante il follow-up, solo 10 pazienti<br />

D (27%) e 14 A (33%) hanno assunto psicofarmaci e<br />

solo 9 hanno effettuato una visita psichiatrica.<br />

Conclusioni: i pazienti D e A utilizzano più frequentemente<br />

il reparto <strong>di</strong> MU per la <strong>di</strong>agnosi ed il trattamento dei sintomi<br />

somatici. I nostri dati confermano che i pazienti D e A<br />

sono alti utilizzatori dei servizi d’emergenza.<br />

283<br />

POSTER<br />

128. Relazione tra alexitimia e <strong>di</strong>sturbo<br />

<strong>di</strong> panico<br />

M.R. Giannelli, A. Cantoni, M. Rossi, C. Marchesi,<br />

C. Maggini<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università<br />

<strong>di</strong> Parma<br />

Introduzione: è <strong>di</strong>battuto se l’alexitimia (A) sia un tratto <strong>di</strong><br />

personalità, che pre<strong>di</strong>spone i soggetti a sviluppare il Disturbo<br />

<strong>di</strong> Panico (DP), o se al contrario sia il DP che induce nei<br />

pazienti una reazione alexitimica. Il quesito può essere risolto<br />

valutando l’A nel DP sia in fase acuta che dopo la remissione.<br />

Pertanto, nel nostro stu<strong>di</strong>o abbiamo valutato se i<br />

pazienti con DP in fase acuta e in remissione fossero più<br />

alexitimici dei controlli (C).<br />

Metodo: nello stu<strong>di</strong>o sono stati inclusi 52 pazienti con DP<br />

e 52 C. L’A è stata valutata con la Toronto Alexithymia<br />

Scale-20 items (TAS-20), la gravità <strong>della</strong> sintomatologia<br />

con le scale Hamilton per l’Ansia (HAM-A) e Depressione<br />

(HAM-D).<br />

Risultati: i pazienti erano più alexitimici dei C (3,8%) sia<br />

in fase acuta (44,2%; p < 0,001) che in remissione (21,2% p<br />

< 0,001). In remissione i pazienti DP mostravano: 1) un<br />

punteggio dell’HAM-A significamente più elevato <strong>della</strong><br />

norma (p < 0,001); 2) un punteggio più elevato <strong>della</strong> TAS-<br />

20 e <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione “<strong>di</strong>fficoltà ad identificare le emozioni”<br />

(DIF) e 3) una relazione positiva tra punteggio all’HAM-A<br />

e DIF (p < 0,001)<br />

Conclusioni: nel DP in remissione l’A decresce rispetto alla<br />

fase acuta, pur rimanendo significativamente più alta <strong>della</strong><br />

norma e quin<strong>di</strong>, l’A nei DP sembra essere costituita da una<br />

componente <strong>di</strong> stato e da una <strong>di</strong> tratto. Però, il persistere <strong>di</strong><br />

una sintomatologia ansiosa sottosoglia potrebbe essere responsabile<br />

dei punteggi più elevati <strong>di</strong> A dopo la remissione<br />

(essendo questi ultimi correlati ai punteggi dell’HAM-A).<br />

129. Disagio Giovanile e <strong>Psichiatria</strong>.<br />

Uno stu<strong>di</strong>o preliminare.<br />

L. Giorgini, F. Padrevecchi, M. Armando, P. Stefanelli,<br />

P. Fiori Nastro *<br />

III Clinica Psichiatrica; * U.O.C. <strong>di</strong> Psicoterapia, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Me<strong>di</strong>cina Psicologica, Università <strong>di</strong><br />

Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: il nostro stu<strong>di</strong>o è teso a delimitare l’entità del<br />

fenomeno definito <strong>di</strong>sagio giovanile con particolare riferimento<br />

alla popolazione universitaria e alla fascia <strong>di</strong> età<br />

compresa tra i 18 e i 26 anni.<br />

Inoltre ci proponiamo <strong>di</strong> definire, nella sottopopolazione <strong>di</strong><br />

studenti che esprimono un <strong>di</strong>sagio autopercepito, la quota <strong>di</strong><br />

coloro nei quali tale sensazione è da ascriversi a fisiologiche<br />

<strong>di</strong>fficoltà legate al processo <strong>di</strong> crescita e la quota dove invece<br />

il <strong>di</strong>sagio è espressione <strong>di</strong> un malessere che se ignorato<br />

può sfociare in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> malattia.<br />

Metodologia: la popolazione esplorata, attraverso la somministrazione<br />

<strong>della</strong> Scala VRS (Valutazione Rapida dello<br />

Stress), è rappresentata dagli iscritti alla Facoltà <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />

Orientali dell’Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza” e consiste<br />

in 1303 studenti frequentanti i 5 anni <strong>di</strong> corso.


La <strong>di</strong>mensione del campione richiede un tempo <strong>di</strong> circa 90<br />

giorni per la raccolta dei dati e la loro elaborazione.<br />

Risultati: i dati ottenuti dalla somministrazione <strong>della</strong> scala<br />

<strong>di</strong> valutazione sono in corso <strong>di</strong> elaborazione e saranno presentati<br />

in sede congressuale.<br />

Conclusioni: le in<strong>di</strong>cazioni che stanno emergendo dallo<br />

stu<strong>di</strong>o saranno utilizzate per elaborare un modello operativo<br />

che contribuisca a ridurre la morbilità psichiatrica nei giovani<br />

adulti e per organizzare una struttura universitaria specificatamente<br />

costituita allo scopo <strong>di</strong> fornire un supporto<br />

competente alle domande <strong>di</strong> sostegno, verifica e cura che<br />

possono presentarsi nel corso <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> molti giovani.<br />

Bibliografia<br />

Roberts RE, Attkisson CC, Rosenblatt A. Prevalence of psychopathology<br />

among children and adolescents. Am J Psychiatry<br />

1998;155.<br />

Castrogiovanni P, Calmieri B, Gaston A, Stanghellini G, et al. Depressione<br />

sottosoglia, stati <strong>di</strong> transizione, comportamenti a rischio<br />

e nuove sostanze <strong>di</strong> abuso. II Seminario Residenziale, Università<br />

<strong>di</strong> Siena, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze 2002.<br />

130. La mo<strong>di</strong>ficazione <strong>della</strong> percezione<br />

del corpo nel trattamento danzaterapico<br />

in riabilitazione psichiatrica<br />

POSTER<br />

P. Giovannelli, F. Olivani, A. Bielli, G. Ba<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna,<br />

Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione IRCCS, Ospedale Maggiore<br />

Policlinico “Mangiagalli, Regina Elena”, Milano<br />

Introduzione: nella patologia psichiatrica troviamo assai<br />

frequentemente una grave alterazione dell’immagine corporea<br />

e <strong>della</strong> percezione <strong>di</strong> sé. Il trattamento attraverso la<br />

Danzaterapia può essere considerato secondo l’aspetto psicologico<br />

d’attivazione emozionale e relazionale e quello<br />

neurofisiologico d’attivazione delle afferenze propriocettive<br />

ed esterocettive e la loro integrazione all’interno dei sistemi<br />

neurobiologici collegati all’attività simbolica e rappresentativa.<br />

Per analizzare le caratteristiche <strong>di</strong> una possibile<br />

mo<strong>di</strong>ficazione dell’immagine corporea, <strong>della</strong> percezione<br />

<strong>di</strong> sé e dell’altro nel trattamento danzaterapico, abbiamo<br />

elaborato una intervista semistrutturata che indagasse nei<br />

pazienti trattati questi aspetti <strong>della</strong> percezione soggettiva.<br />

In questo lavoro riportiamo i risultati <strong>di</strong> questo strumento a<br />

6 mesi <strong>di</strong> trattamento nel gruppo <strong>di</strong> Danzaterapia presso il<br />

Day Hospital <strong>della</strong> Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong><br />

Milano.<br />

Metodologia: l’intervista semistrutturata è <strong>di</strong>visa in 2 aree<br />

d’indagine: 1-La percezione <strong>di</strong> sé e del proprio corpo, 2-La<br />

percezione dell’altro e del corpo dell’altro. Per ogni area<br />

viene chiesto al paziente <strong>di</strong> confrontare l’inizio del proprio<br />

percorso danzaterapico e lo stato attuale. Ogni area viene indagata<br />

attraverso 2 o più domande aperte, somministrate<br />

cercando <strong>di</strong> adeguarsi alla capacità <strong>di</strong> comprensione e al livello<br />

<strong>di</strong> istruzione dell’intervistato.<br />

Risultati: il gruppo analizzato è costituito da 18 pazienti<br />

psichiatrici con <strong>di</strong>agnosi che vanno dai Disturbi dell’Umore<br />

a gravi Disturbi <strong>di</strong> Personalità e Schizofrenia. Dall’esame<br />

dei dati ottenuti si è evidenziata la percezione <strong>di</strong> una mo<strong>di</strong>ficazione<br />

<strong>di</strong> sé e del proprio corpo in senso migliorativo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versa intensità in tutto il campione (incremento <strong>della</strong> ter-<br />

minologia applicata al corpo, sviluppo <strong>di</strong> una capacità descrittiva<br />

<strong>di</strong> sé più articolata, recupero dell’attenzione alla<br />

propria <strong>di</strong>mensione corporea, la definizione <strong>di</strong> uno spazio<br />

personale e dell’altro, la percezione <strong>di</strong> un maggior controllo<br />

del proprio corpo e attenzione al “movimento” come modalità<br />

<strong>di</strong> relazione con l’esterno).<br />

Conclusioni: lo stu<strong>di</strong>o ha consentito <strong>di</strong> mettere in evidenza<br />

l’effetto del trattamento danzaterapico sulla mo<strong>di</strong>ficazione<br />

dell’immagine <strong>di</strong> sé, del proprio corpo e dell’altro. Non solo,<br />

questo tipo <strong>di</strong> approccio ha dato al paziente stesso la possibilità<br />

<strong>di</strong> articolare una narrazione <strong>di</strong> sé in termini corporei<br />

all’interno del percorso riabilitativo.<br />

131. L’espressione corporea del <strong>di</strong>sagio<br />

psicosociale: uno stu<strong>di</strong>o transculturale<br />

<strong>di</strong> comunità<br />

C. Giubbarelli, S. Ferrari, D. Malmusi, M. Rigatelli<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Modena e Reggio Emilia, Modena<br />

Introduzione: molti Autori hanno evidenziato come la tendenza<br />

a presentare sintomi somatici sia più frequente tra i<br />

soggetti provenienti da paesi in via <strong>di</strong> sviluppo rispetto alla<br />

popolazione occidentale 1 2 . Lo scopo del presente lavoro è<br />

indagare, tramite uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> comunità, la <strong>di</strong>versa incidenza<br />

del fenomeno <strong>di</strong> somatizzazione tra italiani ed immigrati<br />

ed analizzarne la correlazione con fattori demografici<br />

e psico-sociali.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: lo strumento utilizzato per la valutazione<br />

clinica è stato il Bradford Somatic Inventory, questionario<br />

costruito in maniera transculturale 3 . Ad esso sono state<br />

aggiunte domande relative a variabili socio-demografiche,<br />

sod<strong>di</strong>sfazione, cause ipotizzate ed eventuali rime<strong>di</strong>. Lo<br />

stu<strong>di</strong>o è stato condotto su due campioni, 300 italiani e 300<br />

stranieri, ottenuti a partire dalle liste degli assistiti <strong>di</strong> 14 me<strong>di</strong>ci<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Generale <strong>di</strong> Modena.<br />

Risultati: i punteggi me<strong>di</strong> degli immigrati risultano significativamente<br />

più elevati rispetto a quelli degli italiani. Punteggi<br />

più alti tra gli stranieri correlano con: età avanzata, <strong>di</strong>soccupazione,<br />

<strong>di</strong>fficoltà linguistiche, insod<strong>di</strong>sfazione nei<br />

vari ambiti <strong>della</strong> vita. Tra le cause ipotizzate correlate ad un<br />

maggior punteggio vi sono la con<strong>di</strong>zione dell’essere straniero<br />

e il <strong>di</strong>stacco familiare.<br />

Conclusioni: gli immigrati sperimentano più sintomi somatici,<br />

e ciò sembra dovuto oltre che a fattori culturali, alle <strong>di</strong>fficoltà<br />

legate al processo migratorio, ai problemi <strong>di</strong> adattamento<br />

e al <strong>di</strong>sagio psico-sociale.<br />

Bibliografia<br />

1 Isaac M, Janca A, Burke KC, et al. Me<strong>di</strong>cally unexplained somatic<br />

symptoms in <strong>di</strong>fferent cultures. Psychother Psychosom<br />

1995;64:88-93.<br />

2 Ritsner M, Ponizovsky A, Kurs R, et al. Somatization in an immigrant<br />

population in Israel: a community survey of prevalence,<br />

risk factors, and help-seeking behaviour. Am J Psychiatry<br />

2000;157:385-92.<br />

3 Mumford DB, Bavington JT, Bhatnagar KS, et al. The Bradford<br />

Somatic Inventory. A multi-ethnic inventory of somatic symptoms<br />

reported by anxious and depressed patients in Britain and<br />

in the Indo-Pakistan subcontinent. Br J Psychiatry<br />

1991;158:379-86.<br />

284


132. L’antidepressivo duloxetina riduce<br />

la gravità <strong>della</strong> sintomatologia ansiosa<br />

D. Goldstein, M. Detke, Y. Lu, C. Mallinckrodt, M. Demitrack,<br />

A. Barraco * , M. Mancini * , A. Rossi *<br />

Ely Lilly and Company, Lilly Corporate Center, In<strong>di</strong>anapoli;<br />

* Ely Lilly Italia<br />

Obiettivi: esaminare l’effetto <strong>della</strong> duloxetina, un inibitore<br />

potente e bilanciato <strong>della</strong> ricaptazione <strong>della</strong> serotonina (5-<br />

HT) e <strong>della</strong> noradrenalina (NA) (Bymaster et al., 2001) sulla<br />

sintomatologia ansiosa nei pazienti depressi. L’ansia è<br />

presente nel 60% circa dei pazienti affetti dal <strong>di</strong>sturbo depressivo<br />

maggiore.<br />

Meto<strong>di</strong>: gli effetti <strong>della</strong> duloxetina sull’ansia sono stati<br />

valutati in tre stu<strong>di</strong> multicentrici, randomizzati, in doppio<br />

cieco, controllati con placebo, su pazienti affetti da depressione<br />

maggiore (DM). Lo stu<strong>di</strong>o 1 ha valutato gli effetti<br />

<strong>della</strong> duloxetina alla dose <strong>di</strong> 120 mg/<strong>di</strong>e in due somministrazioni<br />

giornaliere e <strong>della</strong> fluoxetina alla dose <strong>di</strong> 20<br />

mg/<strong>di</strong>e. Lo stu<strong>di</strong>o 2 ha valutato gli effetti <strong>della</strong> duloxetina<br />

alle dosi <strong>di</strong> 40 e 80 mg/<strong>di</strong>e in due somministrazione giornaliere<br />

e <strong>della</strong> paroxetina alla dose <strong>di</strong> 20 mg/<strong>di</strong>e. Lo stu<strong>di</strong>o<br />

3 ha valutato gli effetti <strong>della</strong> duloxetina alla dose <strong>di</strong> 60<br />

mg/<strong>di</strong>e. In tutti gli stu<strong>di</strong> è stata impiegata la scala <strong>di</strong> valutazione<br />

<strong>della</strong> depressione <strong>di</strong> Hamilton (HAMD) nella versione<br />

a 17 item. Negli stu<strong>di</strong> 1 e 2 è stata impiegata la scala<br />

<strong>di</strong> Hamilton per l’ansia (HAMA). Sono stati valutati il<br />

fattore ansia/somatizzazione e l’item ansia psichica (item<br />

10) dell’HAMD e l’HAMA.<br />

Risultati: relativamente all’item 10 e al fattore ansia/somatizzazione<br />

dell’HAMD la duloxetina è risultata significativamente<br />

più efficace del placebo negli stu<strong>di</strong> 1, 2 e 3, e <strong>della</strong><br />

fluoxetina nello stu<strong>di</strong>o 1.<br />

Nello stu<strong>di</strong>o 2, la duloxetina (80 mg/<strong>di</strong>e) è stata significativamente<br />

più efficace <strong>della</strong> paroxetina relativamente al fattore<br />

ansia/ somatizzazione e ha ridotto significativamente il<br />

punteggio totale dell’HAMA rispetto al placebo.<br />

Conclusioni: gli stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato l’efficacia <strong>della</strong> duloxetina<br />

nell’alleviare l’ansia nei pazienti depressi e l’effetto<br />

ansiolitico <strong>della</strong> duloxetina è risultato superiore a quello<br />

degli SSRI.<br />

133. Variazioni <strong>della</strong> qualità <strong>di</strong> vita<br />

in pazienti affetti da patologia tiroidea<br />

prima e dopo tiroidectomia<br />

F. Golia, M. Carlini, R. Paggini, L. Novelli, V. Lombar<strong>di</strong>,<br />

P. Rucci, M.N. Minuto, G. Donatini, A. Fosso, P. Miccoli,<br />

L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Farmacologia, Neurobiologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

La relazione tra patologia psichiatrica e tiroidea è ampiamente<br />

documentata in letteratura. Questo stu<strong>di</strong>o prospettico<br />

vuole valutare la variazione <strong>di</strong> qualità <strong>di</strong> vita sia rispetto alla<br />

popolazione generale, che tra il pre- e post-operatorio, in<br />

pazienti con patologia tiroidea.<br />

La qualità <strong>di</strong> vita è stata valutata me<strong>di</strong>ante l’SF-36 su 33 pazienti<br />

affetti da varie patologie tiroidee. Tutti i pazienti erano<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> eutiroi<strong>di</strong>smo alla vigilia dell’intervento<br />

285<br />

POSTER<br />

chirurgico (T0). La scala è stata somministrata a T0 e almeno<br />

6 mesi dopo il ripristino dell’eutiroi<strong>di</strong>smo (T1). I risultati<br />

ottenuti nei pazienti alle <strong>di</strong>verse aree dell’SF-36 sono stati<br />

confrontati con i punteggi me<strong>di</strong> <strong>della</strong> popolazione generale<br />

italiana. I dati sono stati analizzati utilizzando il Test T <strong>di</strong><br />

Student per dati appaiati con programma SPSS versione 13.<br />

I pazienti <strong>di</strong>mostrano una <strong>di</strong>minuzione significativa a T0 relativa<br />

alle seguenti aree: “Ruolo e stato emotivo” (RE), “Salute<br />

mentale” (SM), “Attività sociali” (AS), “Ruolo e salute<br />

fisica” (RF) e “Salute in generale” (SG). A T1 è emerso un<br />

miglioramento significativo <strong>di</strong> SM, “Attività fisica”, “Dolore<br />

fisico” e SG. È stato inoltre <strong>di</strong>mostrato un significativo<br />

peggioramento a T1 nell’area AS.<br />

I pazienti con patologia tiroidea ad in<strong>di</strong>cazione chirurgica<br />

hanno qualità <strong>di</strong> vita significativamente peggiore rispetto alla<br />

me<strong>di</strong>a <strong>della</strong> popolazione generale. Il trattamento chirurgico<br />

<strong>della</strong> patologia tiroidea migliora significativamente la<br />

qualità <strong>di</strong> vita.<br />

134. L’impatto dell’obesità e delle malattie<br />

psichiatriche nella qualità <strong>della</strong> vita<br />

A. Goracci, G. Capano, E. Cigna, I. Soreca, A. Di Muro,<br />

C. Ciuoli * , F. Pacini * , P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, * Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Endocrinologia, Università <strong>di</strong> Siena<br />

Introduzione: in letteratura si ritrovano <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> sul<br />

peso che l’obesità riveste nell’influenzare la qualità <strong>della</strong><br />

vita (QoL). Negli ultimi anni sta fiorendo una ricca letteratura<br />

rispetto alla determinazione <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita<br />

in chi soffre <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psichiatrici. Invece non esistono a<br />

oggi dati che rilevino come queste due con<strong>di</strong>zioni cliniche<br />

possano agire, sinergicamente o in maniera in<strong>di</strong>pendente,<br />

e in quale <strong>di</strong>rezione operino come variabili nel con<strong>di</strong>zionamento<br />

<strong>della</strong> QoL.<br />

Scopo: valutare la QoL in pazienti obese e con <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici <strong>di</strong> asse I, quantificando e qualificando l’impatto<br />

che queste con<strong>di</strong>zioni cliniche hanno nella vita delle<br />

pazienti. La valutazione viene comparata con un secondo<br />

gruppo <strong>di</strong> pazienti con sola obesità e un gruppo <strong>di</strong> controllo.<br />

Metodologia: il campione clinico è stato reclutato tra i pazienti<br />

dell’ambulatorio per l’obesità dell’Università <strong>di</strong> Siena.<br />

Il campione e i controlli sono stati indagati tramite la<br />

Mini International Neuropsychiatric Interview per la valutazione<br />

dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici, il Body mass index per la<br />

determinazione del grado <strong>di</strong> obesità, il Quality of life<br />

enjoyment and satisfaction questionnaire per la qualità<br />

<strong>della</strong> vita.<br />

Risultati e conclusioni: concordemente all’ipotesi formulata,<br />

la QoL risulta significativamente <strong>di</strong>versa tra il campione<br />

clinico e quello sano. L’obesità, come con<strong>di</strong>zione innanzitutto<br />

organica, sembra influire negativamente su specifici<br />

ambiti rilevati da alcuni domini del QlesQ. Inoltre, la presenza<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo psichiatrico conclamato <strong>di</strong> Asse I nel<br />

sottocampione clinico permette <strong>di</strong> rilevare un più basso punteggio<br />

totale rispetto agli altri sottogruppi nella valutazione<br />

globale degli in<strong>di</strong>ci del QlesQ. Questi dati confermano le<br />

nostre ipotesi e si allineano in maniera originale a quanto<br />

presente nella letteratura.


Bibliografia<br />

Hallstrom T, Noppa H. Obesity in woman in relation to mental illness,<br />

social factors and personality traits. J Psychol Res<br />

1981;25:75-83.<br />

De Zwaan M, et al. Two mesuares of health-related quality of life in<br />

morbid obesity. Obes Res 2002;10:1143-51.<br />

Kolotkin RL, et al. Development of a brief measure to assess quality<br />

of life in obesity. Obes Res 2001;9:102-11.<br />

135. Correlati psicopatologici<br />

<strong>della</strong> depressione resistente: uno stu<strong>di</strong>o<br />

controllato<br />

S. Gran<strong>di</strong>, E. Tossani, S. Conti * , L. Sirri, A. Pezzoli **<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia, Università <strong>di</strong> Bologna; * Centro<br />

Salute Mentale, Azienda USL Bologna Sud; ** Centro Salute<br />

Mentale <strong>di</strong> Casalecchio, Azienda USL Città <strong>di</strong> Bologna<br />

Introduzione: la depressione resistente (DR) si palesa come<br />

un episo<strong>di</strong>o depressivo con una risposta mancata o scarsa<br />

ad almeno 2 <strong>di</strong>fferenti trial farmacologici successivi, condotti<br />

per almeno 6 settimane a dosi terapeutiche.<br />

Scopo: esaminare i correlati psicopatologici <strong>della</strong> DR.<br />

Metodologia: 15 pz. ambulatoriali con DR e 15 con <strong>di</strong>sturbo<br />

depressivo maggiore (DM) secondo il DSM-IV, in corso<br />

<strong>di</strong> trattamento farmacologico, sono stati sottoposti ad auto<br />

ed eterovalutazione con: Attitude Toward Self (ATS) <strong>di</strong> Kellner<br />

e Fava, Illness Attitude Scales (IAS) <strong>di</strong> Kellner e Gran<strong>di</strong>,<br />

Anxiety Sensitivity Index (ASI) <strong>di</strong> Reiss et al., e Brief<br />

Psychiatric Rating Scale (BPRS) <strong>di</strong> Overhall e Gorman.<br />

Risultati: i pz. con DR, rispetto alla DM, si caratterizzano<br />

per la presenza <strong>di</strong> ansia somatica, ostilità, sintomi psicotici<br />

(BPRS), scarsa valutazione dell’adeguatezza personale<br />

(ATS), convinzioni ipocondriache (IAS) e sensibilità all’ansia<br />

(ASI).<br />

Discussione: i pz. con DR presentano una “contrazione”,<br />

cioè una riduzione qualitativa e quantitativa in <strong>di</strong>verse aree<br />

personali e sociali: il senso <strong>di</strong> inadeguatezza personale, la<br />

bassa approvazione <strong>di</strong> sé, la tendenza all’autocolpevolizzazione<br />

e gli atteggiamenti <strong>di</strong>smorfofobici potrebbero aumentarne<br />

le <strong>di</strong>storsioni cognitive nell’interpretare ogni evento<br />

come segno <strong>di</strong> fallimento.<br />

Conclusioni: un approccio clinico integrato psicofarmacologico-psicoterapeutico<br />

può aiutare il pz. ad adottare nuovi<br />

modelli <strong>di</strong> pensiero che contrastino le <strong>di</strong>storsioni cognitive<br />

che sottendono la DR.<br />

136. L’uso congiunto <strong>di</strong> parametri me<strong>di</strong>ci<br />

e psichiatrici nel trapianto <strong>di</strong> cuore: uno<br />

stu<strong>di</strong>o prospettico, longitu<strong>di</strong>nale<br />

POSTER<br />

S. Gran<strong>di</strong>, E. Tossani, L. Sirri, L. Golfieri, C. Magelli * ,<br />

F. Grigioni *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia, Università <strong>di</strong> Bologna; * Istituto<br />

<strong>di</strong> Car<strong>di</strong>ologia, Policlinico “S. Orsola-Malpighi” <strong>di</strong> Bologna<br />

Scopo: questa ricerca prospettica e longitu<strong>di</strong>nale valuta la<br />

relazione tra <strong>di</strong>sturbi psichiatrici ed esito car<strong>di</strong>ologico nel<br />

corso <strong>di</strong> un programma <strong>di</strong> trapianto car<strong>di</strong>aco.<br />

Metodologia: 127 pazienti (112 M; età me<strong>di</strong>a 52 ± 11 anni)<br />

con car<strong>di</strong>omiopatia <strong>di</strong>latativa, classe funzionale NYHF<br />

III e IV, sono stati valutati secondo i criteri del DSM-IV-<br />

TR. L’assessment psichiatrico, congiuntamente al monitoraggio<br />

<strong>di</strong> parametri clinici ecocar<strong>di</strong>ografici ed emo<strong>di</strong>namici,<br />

è stato effettuato in lista d’attesa per il trapianto car<strong>di</strong>aco<br />

(fase I) e ad un follow-up <strong>di</strong> 12 ± 4 mesi dopo il trapianto<br />

(fase II).<br />

Risultati: in fase I il 22% (N = 27) dei pz. presenta almeno<br />

una <strong>di</strong>agnosi DSM-IV-TR (in prevalenza <strong>di</strong>sturbi d’ansia e<br />

dell’umore). In fase II i parametri clinico-strumentali evidenziano<br />

un oggettivo miglioramento <strong>della</strong> con<strong>di</strong>zione car<strong>di</strong>ologica.<br />

Tuttavia, aumenta significativamente il numero <strong>di</strong><br />

soggetti con almeno una <strong>di</strong>agnosi DSM-IV-TR (N = 34). Sia<br />

in fase I che in fase II non emergono <strong>di</strong>fferenze sostanziali<br />

negli in<strong>di</strong>ci clinico-strumentali tra i soggetti con o senza<br />

<strong>di</strong>agnosi psichiatrica.<br />

Discussione: il trapianto car<strong>di</strong>aco determina un miglioramento<br />

dei parametri clinico-strumentali, ma la sofferenza<br />

psichiatrica identificata in fase I si mantiene in fase II.<br />

Conclusioni: i soggetti sottoposti a trapianto car<strong>di</strong>aco necessitano<br />

<strong>di</strong> un approccio clinico integrato, car<strong>di</strong>ologicostrumentale<br />

e psicologico clinico-psichiatrico.<br />

137. Aumento delle concentrazioni<br />

degli steroi<strong>di</strong> neuroattivi in donne con<br />

<strong>di</strong>sturbo bipolare o <strong>di</strong>sturbo depressivo<br />

maggiore<br />

M.C. Hardoy, M. Serra, M.G. Carta, P. Contu, M.G. Pisu,<br />

C. Sardu, I. Floris, E. Berutti, R. Muzzetto, A. Pirastu,<br />

G. Biggio<br />

Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione/scopo: sono state rilevate alterazioni delle<br />

concentrazioni plasmatiche degli steroi<strong>di</strong> neuroattivi in molti<br />

<strong>di</strong>sturbi psichiatrici, tuttavia è ancora sconosciuto il ruolo<br />

degli steroi<strong>di</strong> neuroattivi nei <strong>di</strong>sturbi pibolari (BD). Il nostro<br />

stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> determinare i livelli plasmatici degli<br />

steroi<strong>di</strong> neuroattivi in donne con BD o <strong>di</strong>sturbo depressivo<br />

maggiore (MDD).<br />

Metodologia: sono state misurate le concentrazioni plasmatiche<br />

<strong>di</strong> 3α-idrossi-5α-pregnan-20-one (3 α,5 α-THPROG),<br />

3 α,21-<strong>di</strong>idrossi-5 α-pregnan-20-one, progesterone e cortisolo,<br />

in 17 pazienti ambulatoriali con BD, 14 pazienti ambulatoriali<br />

con MDD e 16 controlli sani. Tutti i pazienti erano<br />

in fase <strong>di</strong> compenso e senza ricadute o reci<strong>di</strong>ve negli ultimi<br />

3 mesi.<br />

Risultati: le concentrazioni plasmatiche <strong>di</strong> progesterone e<br />

3α,5α-THPROG risultavano significativamente più gran<strong>di</strong><br />

nei pazienti rispetto ai controlli e nei BD rispetto ai<br />

MDDD. I pazienti drug-free BD o MDD mostravano concentrazioni<br />

superiori ai controlli in misura simile ai pazienti<br />

non drug-free. La comorbi<strong>di</strong>tà con il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico,<br />

i <strong>di</strong>sturbi ossessivi-compulsivi o i <strong>di</strong>sturbi alimentari<br />

non aveva effetto sulla associazione fra <strong>di</strong>sturbi dell’umore<br />

e steroi<strong>di</strong>.<br />

Conclusioni: le donne con BD o MDD in stato <strong>di</strong> benessere<br />

mostravano in fase luteinica più elevati livelli plasmatici<br />

<strong>di</strong> progesterone e 3α,5α-THPROG rispetto ai controlli.<br />

Queste <strong>di</strong>fferenze non sembrano potersi attribuire al tratta-<br />

286


mento farmacologico o alla co-morbi<strong>di</strong>tà con altri <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici.<br />

Bibliografia<br />

Reddy DS. Critical Rev Neurobiol 2003;15:197-234.<br />

Pisu MG, Serra M. Life Sciences 2004;74:3181-97.<br />

138. Il legame fra neurosteroi<strong>di</strong><br />

e componenti sintomatiche/sindromiche<br />

dei <strong>di</strong>sturbi dello spettro dell’umore<br />

in donne nella fase premestruale<br />

M.C. Hardoy, M. Serra, M.G. Carta, P. Contu, M.G. Pisu,<br />

C. Sardu, I. Floris, E. Berutti, R. Muzzetto, A. Pirastu,<br />

G. Biggio<br />

Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione/scopo: le donne con una <strong>di</strong>agnosi lifetime <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbo maggiore dell’umore (Disturbo Bipolare [BD],<br />

Disturbo Depressivo Maggiore [MDD]) in fase <strong>di</strong> remissione<br />

clinica e durante il periodo premestruale presentano<br />

più elevate concentrazioni plasmatiche <strong>di</strong> progesterone e<br />

allopregnanolone rispetto a controlli sani. Le donne con<br />

BD presentavano inoltre livelli più elevati delle donne con<br />

MDD.<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o: verificare, in una prospettiva <strong>di</strong>agnostica<br />

<strong>di</strong>mensionale, se le possibili <strong>di</strong>fferenze nei livelli neuroormonali<br />

possano essere <strong>di</strong>rettamente legate ad alcuni cluster<br />

sindromici (“<strong>di</strong>mensioni”) dello “spettro bipolare” in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dalla <strong>di</strong>agnosi categoriale.<br />

Metodologia: concentrazioni premestruali <strong>di</strong> 3α-idrossi-<br />

5α-pregnan-20-one (allopregnanolone), allotetraidrodesossicorticosterone<br />

(3α,5α -THDOC), progesterone, e cortisolo<br />

misurate in 3 gruppi <strong>di</strong> donne: 17 con BD, 14 con MDD<br />

e 16 controlli.<br />

Pazienti: in fase <strong>di</strong> compenso senza ricadute o reci<strong>di</strong>ve negli<br />

ultimi 3 mesi. Valutazione psichiatrica: intervista SCID-<br />

I e questionario SCI-MOODS-SR. Correlazione fra livelli <strong>di</strong><br />

steroi<strong>di</strong> e cluster sindromici (domini e sub-domini SCI-<br />

MOODS-SR) valutata per mezzo <strong>della</strong> analisi delle componenti<br />

principali con rotazione Varimax e normalizzazione <strong>di</strong><br />

Kaiser (incluse componenti con valore Eigen > 1).<br />

Risultati: evidenziate 3 componenti:<br />

1) mania,<br />

2) depressione (entrambe con sintomi “misti”),<br />

3) steroi<strong>di</strong> con cognitività maniacale e idee suicidarie. Non<br />

osservata l’aggregazione fra la porzione sindromica <strong>della</strong><br />

componente 3 con il 3α,5α-THDOC.<br />

Discussione e conclusioni: i livelli <strong>di</strong> allopregnanolone e<br />

progesterone non sono correlati con le principali componenti<br />

sindromiche depressive o maniacali, ma con sintomi<br />

“misti”, in particolare con <strong>di</strong>mensioni cognitive maniacali<br />

e depressive (con pensieri suicidari).<br />

Le specifiche aree sintomatologiche coinvolte suggeriscono<br />

il possibile ruolo <strong>di</strong> meccanismi endogeni simili, almeno<br />

in parte, a quelli coinvolti nell’azione dei farmaci antidepressivi.<br />

I dati del nostro stu<strong>di</strong>o non sembrano escludere l’ipotesi<br />

che un aumento delle concentrazioni degli steroi<strong>di</strong> neuroattivi<br />

possano essere in relazione con il miglioramento<br />

del quadro clinico.<br />

287<br />

POSTER<br />

Dovrebbero essere condotti ulteriori stu<strong>di</strong> per confermare<br />

questi risultati e accertare se le fluttuazioni osservate nelle<br />

concentrazioni <strong>di</strong> neurosteroi<strong>di</strong> possano essere in qualche<br />

modo correlate con la ciclicità dello spettro bipolare.<br />

Bibliografia<br />

Cassano GB, et al. Am J Psychiatry 2004;161:1264-69.<br />

Fagiolini A, et al. Int J Meth Psych Res 1999;8:71-81.<br />

139. Compliance alla terapia antipsicotica<br />

in pazienti ambulatoriali schizofrenici.<br />

Risultati a 24 mesi dello stu<strong>di</strong>o paneuropeo<br />

SOHO (Schizophrenia Outpatient Health<br />

Outcomes)<br />

J.M. Haro 1 , D. Novick 2 , M. Belger 2 , S. Tzivelekis 2 ,<br />

D. Murray 3 , S. Germani 4 , P. Donda 4 , A. Rossi 4 , S. Fre<strong>di</strong>ani<br />

4 , I.M. Texeira 5 , and The SOHO Study Group 6<br />

1 Sant Joan De Deu-SSM, St. Boi de L., Barcelona; 2 Eli Lilly<br />

and Company, Windlesham; 3 St Itàs Hospital, Dublin;<br />

4 Eli Lily Italia S.p.A., 5 University of Porto; 6 Alonso J (ES),<br />

Bousoño MG (ES), Gasquet I (FR), Kristensen H (DK), Jones<br />

PB (UK), Croudace T (UK), Knapp M (UK), Lepine JP<br />

(FR), Mavreas V (GR), Murray D (IE), Naber D (DE), Pancheri<br />

P (IT), Slooff CJ (NL), Teixeira JM (PO)<br />

Obiettivi: riportare frequenza, correlazioni e ragioni dell’interruzione<br />

<strong>della</strong> terapia antipsicotica in pazienti con<br />

schizofrenia e come variano per i <strong>di</strong>versi farmaci.<br />

Meto<strong>di</strong>: SOHO è uno stu<strong>di</strong>o osservazionale, prospettico,<br />

sugli effetti <strong>della</strong> terapia antipsicotica in pazienti ambulatoriali.<br />

Sono stati arruolati pazienti che iniziavano o mo<strong>di</strong>ficavano<br />

la terapia antipsicotica.<br />

La terapia era a <strong>di</strong>screzione <strong>di</strong> psichiatri e pazienti, senza<br />

istruzioni o limitazioni. Il <strong>di</strong>segno dello stu<strong>di</strong>o prevedeva un<br />

campionamento che portasse a circa il 50% <strong>di</strong> pazienti in terapia<br />

con olanzapina.<br />

Risultati: arruolati 10.218 pazienti. L’analisi è limitata ai<br />

6.915 pazienti che avevano ricevuto lo stesso antipsicotico<br />

nei primi due anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

Circa il 30% dei pazienti ha interrotto prima dei 2 anni la terapia<br />

iniziata, con proporzioni più alte per amisulpride<br />

(46%), quetiapina (49%), antipsicotici tipici (44%). Un numero<br />

minore <strong>di</strong> interruzioni è stato riportato per clozapina<br />

(24%) e olanzapina (23%).<br />

I principali motivi d’interruzione erano: per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> efficacia<br />

(44%), motivi personali del paziente (27%), per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> compliance<br />

(22%) e intolleranza (22%). La gravità dei sintomi,<br />

l’inizio più tar<strong>di</strong>vo <strong>della</strong> malattia, l’età più giovane e il non<br />

essere mai stati in terapia erano correlati a un più frequente<br />

cambio <strong>di</strong> terapia.<br />

Conclusioni: l’incidenza <strong>di</strong> interruzione varia a seconda<br />

<strong>della</strong> terapia. Il 44% dei pazienti che non hanno terminato la<br />

terapia a due anni ha interrotto per mancanza d’efficacia.<br />

Esistono importanti limitazioni: abbiamo più possibilità <strong>di</strong><br />

trovare le <strong>di</strong>fferenze tra olanzapina e altre coorti che tra le<br />

altri coorti; gli psichiatri partecipanti potrebbero aver favorito<br />

l’arruolamento nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>ligenti nel seguire<br />

le terapie.


140. Dottor Freud, dov’è finita l’isteria?<br />

I. Iandoli, C. Bressi, M. Bonfiglio, C. Manoussakis,<br />

C. Oggionni, E. Sarotti, G. Invernizzi<br />

Clinica Psichiatrica Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione<br />

IRCCS, Ospedale Maggiore Policlinico “Mangiagalli e Regina<br />

Elena”, Milano<br />

Introduzione: la definizione “Disturbo isterico <strong>di</strong> personalità”<br />

è scomparsa dalla nomenclatura <strong>di</strong>agnostica <strong>della</strong> psichiatria<br />

nel passaggio da DSM II a DSM III. Scopo del presente<br />

lavoro è valutare come la scala Isteria presente nel<br />

MMPI si possa correlare con altri in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>agnostici (SCID<br />

I, SCL-90) in un campione <strong>di</strong> pazienti valutati nell’attualità.<br />

Metodologia: 121 pazienti afferenti al Servizio <strong>di</strong> Psicoterapia<br />

<strong>della</strong> Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong> Milano negli<br />

anni 2001-2004 sono stati valutati tramite la somministrazione<br />

<strong>di</strong>: Minnesota Multiphasic Personality Inventory<br />

(MMPI), Intervista Clinica Strutturata per il DSM IV (SCID<br />

I), Intervista Clinica Strutturata per il DSM-III-R (SCID II),<br />

Symptom Check List 90 Revised (S.C.L. 90-R), per la definizione<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi clinica.<br />

Risultati: si è evidenziata una correlazione statisticamente<br />

significativa tra l’isteria sopra soglia evidenziata tramite<br />

MMPI e la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Depressivo Maggiore (p<br />

0,009) effettuata tramite SCID I. Inoltre alti livelli <strong>di</strong> isteria<br />

correlano con elevati: ansia (p 0,00), depressione (p 0,00),<br />

somatizzazione (p 0,00), ansia fobica (p 0,00), psicoticismo<br />

(p 0,003) rilevati tramite SCL-90. Non si evidenzia alcuna<br />

correlazione significativa con le <strong>di</strong>agnosi evidenziate alla<br />

SCID II.<br />

Conclusioni: nell’attualità è possibile riconoscere i tratti<br />

clinici dell’isteria mascherati sotto altri parametri sintomatologici<br />

e <strong>di</strong>agnostici.<br />

Bibliografia<br />

Gabbard G. <strong>Psichiatria</strong> Psico<strong>di</strong>namica. Raffaele Cortina, 2002<br />

Mosticoni R, Chiari G. Una descrizione obiettiva <strong>della</strong> personalità.<br />

Il Minnesota Multiphasic Personality Inventory. Firenze: Organizzazioni<br />

Speciali 1979.<br />

141. Servizio colloqui orientativi e utenza<br />

territoriale: analisi delle richieste<br />

e in<strong>di</strong>cazioni terapeutiche in un<br />

ambulatorio senza agenda<br />

POSTER<br />

I. Iandoli, C. Bressi, M. Bonfiglio, M. Porcellana,<br />

E. Razzoli, G. Invernizzi<br />

Clinica Psichiatrica Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione<br />

IRCCS, Ospedale Maggiore Policlinico “Mangiagalli e Regina<br />

Elena”, Milano<br />

Introduzione: l’ambulatorio “Colloqui Orientativi” è stato<br />

istituito presso la Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong> Milano<br />

allo scopo <strong>di</strong> fornire un inquadramento <strong>di</strong>agnostico e<br />

un’in<strong>di</strong>cazione terapeutica specifica e imme<strong>di</strong>ata per i pazienti<br />

che presentano un <strong>di</strong>sagio psicologico.<br />

Metodologia: scopo del presente lavoro è presentare una<br />

descrizione dell’utenza afferita dall’ottobre 2001 all’ottobre<br />

2004, un’analisi delle valutazioni <strong>di</strong>agnostiche ed in<strong>di</strong>cazioni<br />

terapeutiche effettuate su tale popolazione.<br />

Risultati e <strong>di</strong>scussione: in questo periodo sono afferiti al<br />

Servizio 781 pazienti. Sono stati <strong>di</strong>agnosticati quasi tutti i<br />

<strong>di</strong>sturbi presenti sull’Asse I del DSM IV. Tutti i soggetti, afferiti<br />

al Servizio, hanno ricevuto al termine <strong>della</strong> visita<br />

un’in<strong>di</strong>cazione terapeutica: nella maggior parte dei casi al<br />

paziente è stato fissato <strong>di</strong>rettamente un appuntamento con<br />

uno specialista degli ambulatori presenti all’interno dell’Ospedale<br />

Maggiore <strong>di</strong> Milano (17,8% al Servizio <strong>di</strong> Psicoterapia;<br />

22,5% ad altri Ambulatori <strong>della</strong> Clinica) o sul territorio<br />

(45,2% ai CPS <strong>di</strong> competenza).<br />

Conclusioni: l’istituzione all’interno dell’Unità Urgenze<br />

Psichiatriche dell’Ospedale Maggiore <strong>di</strong> Milano del Servizio<br />

Colloqui Orientativi ha permesso <strong>di</strong> azzerare i tempi <strong>di</strong><br />

attesa dei pazienti che hanno bisogno <strong>di</strong> un aiuto per un <strong>di</strong>sagio<br />

psicologico, sia insorto acutamente che presente da<br />

lungo tempo, funzionando spesso da filtro tra l’istituzione e<br />

i centri territoriali.<br />

Bibliografia<br />

1 American Psychiatric Association. DSM-IV: Diagnostic and Statistical<br />

Manual of Mental Disorders (Ed. 4). Washington, DC:<br />

APA 1994.<br />

2 Bressi C, Invernizzi G. Interventi psicoterapeutici a confronto<br />

nelle urgenze psichiatriche. XX<strong>XI</strong>X Congr. Naz. <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong><br />

<strong>Psichiatria</strong> “L’intervento terapeutico in psichiatria”, Riccione<br />

23-28 Ottobre 1994. Torino: Lito-Copisteria Valetto 1994;144.<br />

142. Uso del SMS e tratti <strong>di</strong> personalità<br />

<strong>di</strong>pendente<br />

G. Ianiri, M. Franchini, F. Fiorini, R. Losi, P. Curci<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze TCR, Università <strong>di</strong> Modena e<br />

Reggio Emilia<br />

Introduzione: la <strong>di</strong>ffusione dell’uso <strong>di</strong> telefoni cellulari<br />

propone interrogativi su possibili influenze e correlazioni<br />

con l’assetto personologico: <strong>di</strong> particolare significato l’eventuale<br />

associazione fra uso <strong>di</strong> sms e personalità <strong>di</strong>pendente.<br />

Metodo: la ricerca indaga l’Association tra l’uso abituale e<br />

frequente <strong>di</strong> SMS e tratto <strong>di</strong> personalità <strong>di</strong>pendente, misurato<br />

dalla scala Q2 rapportata alla scala E nel Test <strong>di</strong> personalità<br />

16 PFCattel Forma C.<br />

Un questionario autocompilativo seleziona i soggetti con<br />

uso abituale e frequente <strong>di</strong> SMS (gruppi caso-controllo).<br />

I fattori Q2 (<strong>di</strong>pendenza dal gruppo) ed E (sottomesso-influenzabile)<br />

valutano la <strong>di</strong>pendenza contrapposta all’autosufficienza.<br />

In questa prima fase <strong>della</strong> ricerca si sono testati 30 studenti<br />

(18/19 anni).<br />

Risultati: pur a fronte delle ridotte <strong>di</strong>mensioni del campione,<br />

i primi dati sembrano in<strong>di</strong>care una relazione tra l’usoabuso<br />

<strong>di</strong> SMS e fattori <strong>di</strong> personalità “<strong>di</strong>pendente Q2” e<br />

“sottomesso E”:<br />

1)il fattore <strong>della</strong> “<strong>di</strong>pendenza dal gruppo Q2” è <strong>di</strong>ffuso tra<br />

tutti gli intervistati con la significativa <strong>di</strong>fferenza che all’aumentare<br />

dell’uso <strong>di</strong> SMS corrisponde il fattore “<strong>di</strong>pendenza-sottomissione”<br />

E. Se la <strong>di</strong>pendenza dal gruppo<br />

è un dato <strong>di</strong>ffuso in questa età, i soggetti che fanno maggiore<br />

ricorso agli SMS appartengono alla personalità<br />

“sottomesso-influenzabile” che si appoggia agli altri;<br />

288


2)soggetti che fanno molto uso <strong>di</strong> SMS hanno in genere valori<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza -sottomissione elevati;<br />

3)soggetti che non fanno uso hanno in genere valori <strong>di</strong> dominanza<br />

alti.<br />

Bibliografia<br />

Cattell F, Forma C. Contributo allo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> personalità. Il 16P.<br />

(Adattamento italiano a cura <strong>di</strong> Silvio Cusin e Marcello Novaga)<br />

Firenze: Ed. Os 1978.<br />

143. Dissociazione e Disturbi<br />

dell’Alimentazione: stu<strong>di</strong>o preliminare<br />

su un campione <strong>di</strong> 396 pazienti affette<br />

da Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

S. Ingretolli, V. De Luca, M. Cuzzolaro<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione/scopo: nell’ultimo ventennio molte ricerche<br />

hanno evidenziato la relazione tra <strong>di</strong>ssociazione e Disturbi<br />

del Comportamento Alimentare. Il nostro stu<strong>di</strong>o si propone<br />

<strong>di</strong> analizzare la presenza <strong>di</strong> sintomi <strong>di</strong>ssociativi attraverso il<br />

DIS-Q (Dissociation Questionnaire) su un campione <strong>di</strong> 396<br />

pazienti con Disturbi <strong>della</strong> Condotta Alimentare e Obesità<br />

con o senza Binge Eating Disorder.<br />

Metodologia: abbiamo somministrato il questionario DIS-<br />

Q a un gruppo <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong> sesso femminile <strong>di</strong>agnosticate<br />

per Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa, STED (Sub-Threshold<br />

Eating Disorder), Obesità con o senza Binge Eating<br />

Disorder.<br />

Risultati: i punteggi sono risultati significativamente più<br />

elevati (p < 0,5) nei gruppi clinici rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo,<br />

con un punteggio me<strong>di</strong>o totale del DIS-Q superiore<br />

al cut off (2,5) nelle pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Bulimia Nervosa.<br />

Discussione: i risultati preliminari <strong>della</strong> ricerca confermano<br />

che i punteggi del DIS-Q ottenuti in Italia sono sovrapponibili<br />

a quelli <strong>di</strong> altri paesi europei e del Nord America, segnalando<br />

una maggior presenza <strong>di</strong> sintomi <strong>di</strong>ssociativi nelle<br />

donne con Bulimia Nervosa sia con condotta <strong>di</strong> eliminazione<br />

(BN purging) sia senza (BN non purging).<br />

Conclusioni: lo stu<strong>di</strong>o rappresenta una conferma <strong>della</strong> letteratura<br />

internazionale per quanto riguarda la presenza <strong>di</strong><br />

Fig. 1.<br />

289<br />

POSTER<br />

sintomatologia <strong>di</strong>ssociativa nelle pazienti con Disturbi <strong>della</strong><br />

Condotta Alimentare. Riteniamo necessarie ulteriori ricerche<br />

per evidenziare un’eventuale relazione specifica tra<br />

eventi traumatici e sintomi <strong>di</strong>ssociativi nel campione preso<br />

in esame.<br />

Bibliografia<br />

Vanderlinden J, Vandereycken W. Le origini traumatiche dei <strong>di</strong>sturbi<br />

alimentari. Roma: Astrolabio 1998.<br />

Cuzzolaro M. Anoressia e bulimia. Il Mulino 2004.<br />

144. Assessment neuropsicologico quale<br />

mezzo per valutare analogie e <strong>di</strong>fferenze<br />

fra patologie <strong>di</strong> confine: Disturbi Psicotici<br />

e Disturbo Bipolare<br />

T. Kotsokosta, G. Bonelli, L. Cerfeda, P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sez. <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

Introduzione: numerosi stu<strong>di</strong> mettono in evidenza una tendenza<br />

a considerare i Disturbi Psicotici e il Disturbo Bipolare<br />

all’interno <strong>di</strong> un continuum <strong>di</strong>mensionale che comprende<br />

l’intera gamma dei fenomeni psicopatologici sottesi ad<br />

un comune denominatore patogenetico, inclusi i sintomi atipici<br />

e i tratti temperamentali del soggetto.<br />

Scopo: scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è:<br />

1) valutare i profili neuropsicologici <strong>di</strong> pazienti con Disturbi<br />

Psicotici e Disturbo Bipolare;<br />

2) verificare, attraverso l’analisi delle performances cognitive,<br />

se tra le due entità cliniche esiste un rapporto <strong>di</strong> continuità<br />

<strong>di</strong>mensionale.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: abbiamo preso in considerazione 30<br />

pazienti <strong>di</strong>visi in due gruppi, 15 con Schizofrenia e altri Disturbi<br />

Psicotici e 15 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Bipolare. A<br />

tutti i pazienti è stata somministrata una batteria <strong>di</strong> test neuropsicologici<br />

e psicopatologici.<br />

Risultati: dal confronto dei due gruppi, si evidenziano punti<br />

<strong>di</strong> sovrapposizione relativi ad alcune funzioni cognitive<br />

dal punto <strong>di</strong> vista quantitativo; <strong>di</strong>fferenze emergono soprattutto<br />

all’analisi in senso qualitativo, specie nella processazione<br />

spaziale <strong>di</strong> figure complesse.<br />

Discussione: i risultati <strong>della</strong> testistica neuropsicologica e<br />

psicopatologica depongono per gravi deficit percettivomnestici<br />

e organizzativi in generale negli psicotici, rispetto<br />

ai bipolari.<br />

Conclusioni: l’assessment neuropsicologico, interpretato<br />

soprattutto in senso qualitativo, può facilitare una <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong>fferenziale tra le due patologie.<br />

Bibliografia<br />

1 Cassano GB, et al. The mood spectrum in Unipolar and Bipolar<br />

Disorder: arguments for a unitary approach. Am J Psychiatry<br />

2004;161:1264-9.<br />

2 MacDonald AW III, et al. Specificity of prefrontal dysfunction<br />

and context processing deficits to schizophrenia in never-me<strong>di</strong>cated<br />

patients with first-episode psychosis. Am J Psychiatry<br />

2005;162:475-84.<br />

3 Seidman LJ, et al. A comparative profile analysis of neuropsychological<br />

function in patients with schizophrenia and bipolar<br />

psychosis. Schizophr Res 2002;53:31-44.


145. Possibile effetto ad<strong>di</strong>tivo <strong>di</strong> geni<br />

che regolano l’attività dopaminergica<br />

in corteccia prefrontale <strong>di</strong> soggetti<br />

con schizofrenia<br />

V. Latorre1 , A. Bertolino1 4 6 , G. Blasi1 4 , V. Rubino1 ,<br />

G. Caforio1 , A. Rampino1 2 , L. Sinibal<strong>di</strong>3 6 , S. Dimalta1 2 ,<br />

M.P. De Can<strong>di</strong>a1 , A Pizzuti3 6 , D.R. Weinberger4 , T. Scarabino5<br />

, B. Dallapiccola3 5 6 , M. Nar<strong>di</strong>ni1 1 Gruppo <strong>di</strong> Neuroscienze Psichiatriche, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Scienze Neurologiche e Psichiatriche, 2 Scuola <strong>di</strong> specializzazione<br />

in <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche<br />

e Psichiatriche, Università <strong>di</strong> Bari; 3 Dipartimento <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>cina Sperimentale e Patologia, Università <strong>di</strong> Roma<br />

“La Sapienza”; 4 CBDB, NIMH, NIH, Bethesda, MD USA;<br />

5 IRCCS “Casa Sollievo <strong>della</strong> Sofferenza”, San Giovanni<br />

Rotondo (FG); 6 IRCSS-CSS San Giovanni Rotondo e CSS-<br />

Mendel, Roma<br />

Diversi stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato il ruolo <strong>della</strong> Dopamina nella<br />

patogenesi <strong>della</strong> schizofrenia e nelle <strong>di</strong>sfunzioni prefrontali<br />

associate alla patologia.<br />

L’attività dopaminergica è regolata in parte dall’enzima<br />

COMT e dal trasportatore DAT, modulatori <strong>della</strong> sua inattivazione<br />

sinaptica ed extrasinaptica. In questo stu<strong>di</strong>o ipotizziamo<br />

che polimorfismi conosciuti <strong>di</strong> questi due geni possano<br />

avere un effetto ad<strong>di</strong>tivo sulla regolazione dell’attività<br />

dopaminergica prefrontale in soggetti con schizofrenia stu<strong>di</strong>ati<br />

con risonanza magnetica funzionale (fMRI) durante un<br />

compito <strong>di</strong> working memory. Abbiamo stu<strong>di</strong>ato con fMRI<br />

30 pazienti con schizofrenia (età me<strong>di</strong>a 27,5 ± 6) in terapia<br />

stabile con Olanzapina da almeno 4 settimane. Per l’fMRI<br />

abbiamo utilizzato un magnete GE 3T e un compito cognitivo<br />

che elicita attività neuronale nei circuiti prefrontali. I<br />

pazienti sono stati genotipizzati per COMT val158met e<br />

DAT1 (VNTR).<br />

I risultati hanno mostrato che l’allele COMT-Met (p < 0,01)<br />

e, in modo minore, l’allele DAT-10repeat (p < 0,05) sono in<strong>di</strong>pendentemente<br />

associati ad una maggiore efficienza prefrontale.<br />

Inoltre un’analisi <strong>di</strong> regressione ha evidenziato che<br />

soggetti omozigoti COMT-Met e DAT-10repeat sono più efficienti<br />

<strong>di</strong> omozigoti COMT-Val e DAT-9repeat (p = 0,1). I<br />

risultati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o sono in linea con risultati ottenuti<br />

in soggetti sani e suggeriscono il possibile effetto ad<strong>di</strong>tivo<br />

<strong>di</strong> questi due geni sulla regolazione dell’attività prefrontale<br />

anche in pazienti con schizofrenia.<br />

146. Mortalità e schizofrenia<br />

POSTER<br />

A. Lepore, A. Borelli, C. Maffulli, M. Lamorgese,<br />

A. Bellomo<br />

D.M.S.M. ASL Fg 3, Università <strong>di</strong> Foggia<br />

Introduzione: negli schizofrenici la comorbi<strong>di</strong>tà per patologie<br />

me<strong>di</strong>che e la percentuale <strong>di</strong> mortalità è più elevata<br />

che nella popolazione generale. Con<strong>di</strong>zioni potenzialmente<br />

reversibili (sindrome metabolica) o controllabili<br />

(turbe del ritmo car<strong>di</strong>aco) anche sostenute dall’uso degli<br />

antipsicotici possono causarle. Una recente metanalisi,<br />

inoltre, stima il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o negli schizofrenici pari<br />

al 4,9%.<br />

Metodologia: uno stu<strong>di</strong>o retrospettivo basato sulla revisione<br />

congiunta dell’archivio del C.S.M. 2 e del registro dei decessi<br />

del S.I.S.P. <strong>della</strong> ASL FG 3 dal 1981 al 2005. L’analisi<br />

statistica è condotta con il software Analise it.<br />

Risultati: tracciare una mappa del rischio <strong>di</strong> exitus dei pazienti<br />

psichiatrici è utile per impostare specifici programmi<br />

<strong>di</strong> prevenzione. I dati <strong>di</strong>sponibili mostrano fra gli schizofrenici<br />

una elevata mortalità per suici<strong>di</strong>o e morte improvvisa.<br />

Conclusioni: la morte improvvisa ed il suici<strong>di</strong>o sono fra le<br />

principali cause <strong>di</strong> morte per gli schizofrenici. Per entrambe<br />

sono possibili programmi <strong>di</strong> prevenzione. Porre attenzione a<br />

tali possibilità può migliorare la speranza <strong>di</strong> vita degli schizofrenici.<br />

Bibliografia<br />

Palmer BA, Pankratz VS, Bostwick JM. The lifetime risk of suicide<br />

in schizophrenia: a reexamination. Arch Gen Psychiatry<br />

2005;62:247-53.<br />

Glassman AH. Schizophrenia, antipsychotic drugs, and car<strong>di</strong>ovascular<br />

<strong>di</strong>sease. Clin Psychiatry 2005;66(Suppl 6):5-10.<br />

Glassman AH, Bigger JT. Antipsychotic Drugs: Prolonged QTc Interval,<br />

Torsade de Pointes, and Sudden Death. Am J Psychiatry<br />

2001;158:1774-78.<br />

147. Titolazione rapida <strong>di</strong> quetiapina:<br />

efficacia e tollerabilità in pazienti<br />

con episo<strong>di</strong> psicotici acuti ospedalizzati<br />

M.I. Liotta, A. Spatola<br />

Azienda Civico U.O. SPDC modulo 1 ASL 6 Palermo<br />

Introduzione: evidenze in letteratura in<strong>di</strong>cano che la titolazione<br />

rapida <strong>di</strong> quetiapina è efficace, sicura, e consente <strong>di</strong><br />

raggiungere la dose ottimale in tempi brevi, primo passo per<br />

una reale effectiveness nel lungo termine.<br />

Obiettivo del seguente lavoro è valutare efficacia, sicurezza<br />

e tollerabilità <strong>di</strong> quetiapina in monoterapia, introdotta con<br />

schema <strong>di</strong> titolazione rapida (900 mg/<strong>di</strong>e in 3 giorni) in pz.<br />

psicotici in fase acuta in regime <strong>di</strong> ricovero.<br />

Metodologia: pz. con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Schizofrenico,<br />

Schizoaffettivo, Bipolare, CGI 5, ricovero minimo <strong>di</strong> 7 giorni,<br />

monoterapia con quetiapina 900 mg/<strong>di</strong>e (300, 600, 900<br />

mg/<strong>di</strong>e dal 1 al 3 giorno). Efficacia valutata con BPRS, CGI,<br />

PANSS, YMRS (al basale T0 e alla <strong>di</strong>missione TD); sicurezza<br />

e tollerabilità me<strong>di</strong>ante la rilevazione <strong>di</strong> eventi avversi<br />

e dei segni vitali.<br />

Risultati: da marzo a luglio 2005 sono stati in<strong>di</strong>viduati 20<br />

pz.; durata me<strong>di</strong>a del ricovero 7,2 giorni; al TD si rilevano i<br />

seguenti valori: CGI = 2,8 vs. 5 (% miglior. 43,2), totale<br />

BPRS = 35,6 vs. 66,9 (% miglior. 46,7), PANSS tot = 56,6<br />

vs. 120 (% miglior. 52,8). Parametri vitali (PAD, PAS e Fc<br />

nella norma.<br />

Conclusioni: i dati confermano che una titolazione rapida<br />

<strong>di</strong> quetiapina è efficace e sicura; emerge rapi<strong>di</strong>tà d’azione,<br />

sostenuta dall’alta percentuale <strong>di</strong> miglioramento (intorno al<br />

50%) alla <strong>di</strong>missione e da una durata me<strong>di</strong>a del ricovero <strong>di</strong><br />

7,2 giorni.<br />

Bibliografia<br />

Smith MA, et al. Rapid Dose Escalation With Quetiapine:A Pilot<br />

Study. J Clin Psychopharmacol 2005;4.<br />

290


148. Valutazione ed implicazioni cliniche<br />

dei triggers attivanti il binge eating in<br />

pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’alimentazione<br />

C. Loriedo, L. Monaco, M.C. Torti, E. Costa<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: l’obiettivo dello stu<strong>di</strong>o è l’analisi dei <strong>di</strong>versi<br />

stimoli (esterni, emozionali, cognitivi e fisiologici) che possono<br />

innescare la crisi <strong>di</strong> binge eating in pazienti affetti da<br />

DCA. Si è attuato anche un confronto fra triggers in gruppi<br />

<strong>di</strong>agnostici <strong>di</strong>versi (AN, BN e BED).<br />

Metodologia: l’analisi è stata condotta attraverso la somministrazione,<br />

in un campione <strong>di</strong> 42 pazienti, del Binge Eating<br />

Trigger Checklist (BETCH), un questionario <strong>di</strong> recente formulazione<br />

che fornisce informazioni sull’abbuffata valutando<br />

la prospettiva del paziente.<br />

Risultati: i pazienti riportano soprattutto triggers emozionali<br />

(riferibili ad ansia e depressione) come antecedenti delle<br />

loro abbuffate. In or<strong>di</strong>ne decrescente <strong>di</strong> frequenza e <strong>di</strong>sagio,<br />

dopo le emozioni negative, sono riferiti triggers esterni<br />

(stimoli ambientali come la visione dei cibi proibiti) e fisiologici<br />

(urgenza ad alimentarsi per la fame indotta dal <strong>di</strong>giuno).<br />

Il confronto tra gruppi <strong>di</strong>agnostici ha mostrato poche<br />

<strong>di</strong>fferenze significative.<br />

Conclusioni: il binge eating, come percepito da pazienti<br />

con DCA, sembra essere provocato da una combinazione <strong>di</strong><br />

triggers, emozionali, esterni e fisiologici, che non <strong>di</strong>fferiscono<br />

significativamente tra gruppi <strong>di</strong>agnostici <strong>di</strong>versi.<br />

Il BETCH si è rivelato un valido strumento <strong>di</strong> screening e <strong>di</strong><br />

riferimento per la terapia.<br />

Bibliografia<br />

Vanderlinden J, Dalle Grave R, Vandereycken W, Noorduin C.<br />

Which factors do provoke binge-eating? An exploratory study in<br />

female students. Eating Behaviors 2001;2:79-83.<br />

Waters A, Hill A, Waller G. Bulimics’responses to food cravings: Is<br />

binge eating a product of hunger or emotional state? Behav Res<br />

Ther 1999;39:877-86.<br />

Fig. 1. Frequenza percentuale <strong>di</strong> triggers <strong>di</strong>stinti per<br />

sottoscale<br />

291<br />

POSTER<br />

149. Utilità dello screening psicopatologico:<br />

dati preliminari <strong>di</strong> un follow-up a 15 anni<br />

su una coorte <strong>di</strong> soggetti reclutati durante<br />

la visita <strong>di</strong> leva<br />

P. Lorusso, E. Barbieri, G. Segagli Lusignani, P.L. Politi,<br />

F. Barale<br />

Università <strong>di</strong> Pavia, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Sanitarie Applicate<br />

e Psicocomportamentali, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: alla visita <strong>di</strong> leva (Pavia ’87) 363 maschi sono<br />

stati sottoposti a MMPI, GHQ-12 e visita psichiatrica. Si<br />

presentano dati preliminari del follow-up a 15 anni, attuato<br />

per valutare l’utilità dello screening psicopatologico e monitorare<br />

l’outcome dei quadri patologici.<br />

Metodo: stu<strong>di</strong>o osservazionale longitu<strong>di</strong>nale. Controlli anagrafici,<br />

I spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> lettera, scheda socio-demografica,<br />

GHQ-12, consenso informato, analisi delle prime risposte (3<br />

mesi).<br />

Lo stu<strong>di</strong>o prosegue prevedendo contatti telefonici, II spe<strong>di</strong>zione<br />

e colloquio psichiatrico.<br />

Risultati: 51 soggetti hanno risposto. C’è una riduzione significativa<br />

(p < 0,05) negli scores del GHQ dal 1987 al 2005<br />

nei responders, non c’è <strong>di</strong>fferenza nel GHQ (’87) tra responders<br />

e rifiuti. I responders sono <strong>di</strong> ceto sociale me<strong>di</strong>obasso,<br />

1/3 fuma, il 60% assume alcolici. Non ci sono <strong>di</strong>fferenze<br />

significative nel GHQ (’05) tra fumatori e non fumatori,<br />

è al limite <strong>della</strong> significatività la <strong>di</strong>fferenza tra chi assume<br />

o meno alcolici.<br />

Discussione: il tasso <strong>di</strong> risposte è basso, in linea con la giovane<br />

età, lo scarso livello socio-educativo e la mancanza <strong>di</strong><br />

incentivi economici; lo stato psicopatologico non influenza<br />

la risposta al follow-up; lo score del GHQ nell’87 era probabilmente<br />

con<strong>di</strong>zionato dalla visita <strong>di</strong> leva; l’uso <strong>di</strong> alcolici<br />

sembra associato a profili psicopatologici.<br />

Conclusioni: si conferma l’utilità del GHQ come strumento<br />

<strong>di</strong> screening psicopatologico; sono necessari investimenti<br />

economici per promuovere stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> questo tipo.<br />

150. Gestione degli esor<strong>di</strong> psicotici presso<br />

un CSM <strong>di</strong> Bologna: risultati preliminari<br />

A. Lova<strong>di</strong>na, N. Cevenini, R. Michetti, E. Rossi, S. Scaini,<br />

P.D. Turilli, D. Berar<strong>di</strong><br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> “P. Ottonello”, Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Introduzione: secondo la letteratura un intervento precoce<br />

per i pazienti con esor<strong>di</strong>o psicotico porta ad un miglioramento<br />

del decorso <strong>della</strong> malattia. Pertanto presso un C.S.M.<br />

<strong>di</strong> Bologna è in atto da Marzo 2003 un protocollo <strong>di</strong> gestione<br />

degli esor<strong>di</strong> psicotici nei giovani: un’équipe specializzata<br />

effettua un intervento fase specifico ed intensivo finalizzato<br />

alla gestione territoriale del paziente.<br />

Metodologia: per valutare l’efficacia del protocollo abbiamo<br />

condotto uno stu<strong>di</strong>o retrospettivo considerando tutti i<br />

pazienti <strong>di</strong> età inferiore ai 31 anni a cui è stata effettuata <strong>di</strong>agnosi<br />

I.C.D.10 F2 (schizofrenia, sindrome schizotipica e <strong>di</strong>sturbi<br />

deliranti), venuti in contatto col servizio tra il Gennaio<br />

2001 ed il Giugno 2005. Di questi 8 sono stati trattati<br />

secondo il protocollo (Gruppo A) e 17 con usual care (Gruppo<br />

B). Abbiamo valutato il numero <strong>di</strong> ricoveri, il tasso <strong>di</strong>


drop out e il tempo <strong>di</strong> inizio <strong>di</strong> risposta al trattamento (netto<br />

miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia da cartella clinica)<br />

durante i primi 3 mesi <strong>di</strong> trattamento.<br />

Risultati: sono stati ricoverati il 14,3% del Gruppo A contro<br />

il 25% del Gruppo B, i drop out sono stati il 12,5% contro<br />

il 29,4%, il tempo <strong>di</strong> inizio <strong>di</strong> risposta al trattamento è<br />

stato <strong>di</strong> 11,1 (± 8,5) giorni contro 17,7 (± 10,7) giorni.<br />

Conclusioni: in accordo con la letteratura anche nella nostra<br />

indagine appena avviata l’attuazione <strong>di</strong> programmi <strong>di</strong><br />

intervento precoce per gli esor<strong>di</strong> psicotici sembra consentire<br />

una migliore gestione ambulatoriale del paziente.<br />

151. Influenza dell’abuso <strong>di</strong> sostanze<br />

sul tasso <strong>di</strong> ospedalizzazione nell’esor<strong>di</strong>o<br />

psicotico in un CSM <strong>di</strong> Bologna<br />

POSTER<br />

A. Lova<strong>di</strong>na, N. Cevenini, R. Michetti, E. Rossi, S. Scaini,<br />

P.D. Turilli, D. Berar<strong>di</strong><br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> “P. Ottonello”, Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Introduzione: secondo la letteratura l’abuso <strong>di</strong> sostanze<br />

può complicare il decorso <strong>della</strong> psicosi. Abbiamo quin<strong>di</strong> valutato<br />

l’influenza <strong>della</strong> presenza <strong>di</strong> abuso <strong>di</strong> sostanze in un<br />

gruppo <strong>di</strong> pazienti all’esor<strong>di</strong>o psicotico.<br />

Metodologia: abbiamo considerato tutti i pazienti <strong>di</strong> età inferiore<br />

ai 31 anni a cui è stata effettuata <strong>di</strong>agnosi I.C.D.10 F2<br />

(schizofrenia, sindrome schizotipica e <strong>di</strong>sturbi deliranti) venuti<br />

in contatto con il CSM tra il Gennaio del 2001 e il Giugno<br />

del 2005. Abbiamo sud<strong>di</strong>viso i pazienti in due gruppi a<br />

seconda <strong>della</strong> presenza o assenza <strong>di</strong> abuso <strong>di</strong> sostanze secondo<br />

i criteri dell’ICD10. Il decorso è stato valutato in base<br />

al numero <strong>di</strong> ricoveri e al tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ospedalizzazione.<br />

Risultati: i pazienti inclusi nello stu<strong>di</strong>o sono 25. Di questi<br />

12 abusano <strong>di</strong> sostanze (abusers), 13 non ne abusano (non<br />

abusers). Nei primi 12 mesi dalla presa in carico sono stati<br />

ricoverati il 41,7% degli abusers contro il 23% dei non abusers.<br />

Il tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ospedalizzazione è stato <strong>di</strong> 53 (±<br />

40,5) giorni contro 32,3 (± 27,9) giorni.<br />

Conclusioni: in accordo con la letteratura anche nella nostra<br />

indagine si evidenzia che la presenza <strong>di</strong> abuso <strong>di</strong> sostanze<br />

complica il quadro psicotico. Infatti emerge che<br />

quando sono compresenti <strong>di</strong>venta più <strong>di</strong>fficile una gestione<br />

territoriale del paziente implicando un maggior ricorso al ricovero.<br />

152. Consapevolezza <strong>di</strong> malattia<br />

e compliance farmacologica in relazione<br />

al trattamento con antipsicotici tra<strong>di</strong>zionali<br />

e <strong>di</strong> nuova generazione<br />

F. Lucini, S. Di Mauro, E. Di Giovambattista, P. Di Fabio,<br />

R. Pollice * , R. Roncone * , M. Casacchia *<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in Psichiatri; * Clinica Psichiatrica,<br />

Università de L’Aquila<br />

Introduzione: nell’insight sono in<strong>di</strong>viduabili almeno tre<br />

fattori parzialmente sovrapponibili: l’accettazione <strong>della</strong><br />

malattia, l’abilità a rico<strong>di</strong>ficare come anormali le esperienze<br />

psicotiche e la consapevolezza <strong>di</strong> accettare il trattamento<br />

(David, 1999). L’importanza dell’insight in clinica e la<br />

sua vali<strong>di</strong>tà come pre<strong>di</strong>ttore <strong>di</strong> esito è stata indagata da numerosi<br />

autori (David et al., 1995; McEvoy et al., 1996). Alcuni<br />

hanno evidenziato come la compromissione <strong>della</strong> consapevolezza<br />

<strong>di</strong> malattia sia associata alla scadente adesione<br />

al piano terapeutico (Kemp e David, 1997; Bartkò et al.,<br />

1988; Cabeza et al., 2000); altri hanno ipotizzato come il<br />

miglioramento <strong>della</strong> consapevolezza <strong>di</strong> malattia potrebbe<br />

associarsi ad una migliore adesione al trattamento farmacologico<br />

e riabilitativo, oltre che ad un miglioramento sia dell’esito<br />

clinico che del funzionamento sociale (Schwartz et<br />

al., 1997). I nuovi antipsicotici, che sembrano avere minori<br />

effetti collaterali, migliore tollerabilità ed una migliore<br />

accettazione rispetto agli antipsicotici tra<strong>di</strong>zionali, potrebbero<br />

quin<strong>di</strong> incidere positivamente sull’adesione al trattamento<br />

e sull’insight.<br />

Obiettivi: l’obiettivo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> valutare<br />

se il livello <strong>di</strong> insight in pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo<br />

dello spettro psicotico risentisse positivamente <strong>della</strong><br />

somministrazione <strong>di</strong> antipsicotici atipici rispetto ai neurolettici.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: nello stu<strong>di</strong>o abbiamo arruolato 55 pazienti<br />

afferenti all’SPUDC <strong>di</strong> L’Aquila <strong>di</strong> cui 13 (23,6%)<br />

con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> il Disturbo Bipolare, 40 (72,7%) con <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> Disturbo Schizofrenico e 2 (3,6%) <strong>di</strong> Disturbo<br />

Schizoaffettivo, nel periodo compreso tra gennaio 2005 e<br />

settembre 2005. In tale campione 26 pazienti (47,3%) sono<br />

stati trattati con antipsicotici <strong>di</strong> nuova generazione. Tutti i<br />

pazienti sono valutati al momento dell’ingresso e <strong>della</strong> <strong>di</strong>missione<br />

con le seguenti scale: Insight Scale, IS A ed Insight<br />

Scale, IS B (Birchwood et al., 1994; Roncone et al.,<br />

2003) che valutano le 3 specifiche <strong>di</strong>mensioni del grado <strong>di</strong><br />

consapevolezza <strong>di</strong> malattia, <strong>della</strong> capacità <strong>di</strong> rietichettamento<br />

dei sintomi e del grado <strong>di</strong> accettazione delle cure proposte<br />

riferita rispettivamente al presente ed al passato; Brief<br />

Psychiatric Rating Scale (BPRS) (Morosini & Casacchia,<br />

1994), che indaga la psicopatologia; Drug Attitude Inventory<br />

(DAI-10) (Hogan et al., 1983) scala <strong>di</strong> auto-valutazione<br />

che misura l’adesione al trattamento farmacologico.<br />

Risultati: all’ingresso in reparto non emergevano <strong>di</strong>fferenze<br />

statisticamente significative nei punteggi me<strong>di</strong> alle 3 <strong>di</strong>mensioni<br />

dell’IS nei pazienti sottoposti a terapia con antipsicotici<br />

atipici confrontati con il gruppo <strong>di</strong> pazienti che assumevano<br />

antipsicotici tra<strong>di</strong>zionali. Al momento delle <strong>di</strong>missioni<br />

(degenza me<strong>di</strong>a: 13,7 giorni, ds 6,5) i punteggi alla<br />

IS A e B mostrano in entrambi i gruppi <strong>di</strong> pazienti un miglioramento<br />

dell’insight con un incremento del punteggio<br />

maggiore nei pazienti che avevano assunto antipsicotici atipici<br />

rispetto ai pazienti trattati con antipsicotici tra<strong>di</strong>zionali.<br />

Conclusioni: il livello <strong>di</strong> insight sembrerebbe migliorare<br />

maggiormente nei pazienti che assumono farmaci antipsicotici<br />

atipici, presumibilmente in relazione ad un miglioramento<br />

dei sintomi cognitivi promosso da tale molecole.<br />

Bibliografia<br />

Aguglia E, De Vanna M, Onor ML, Ferrara D. Insight in persons<br />

with schizophrenia: effects of switching from conventional neuroleptics<br />

to atypical antipsychotics. Prog Neuropsychopharmacol<br />

Biol Psychiatry 2002;26:1229-33.<br />

David AS. Insight and psychosis. Br J Psychiatry 1990;156:798-<br />

808.<br />

Roncone R, Tozzini C, Mazza M, De Risio A, Giosuè P, Morosini<br />

P, et al. Validazione <strong>della</strong> versione italiana <strong>della</strong> self-report Insight<br />

Scale. Epidemiologia e <strong>Psichiatria</strong> Sociale 2003;12:63-75.<br />

292


153. Indagine conoscitiva sull’uso <strong>di</strong> alcool<br />

tra studenti universitari <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

e chirurgia<br />

F. Lucini, O. Piperopoulos, F. Siravo, W. Roberto,<br />

M. Giannangeli * , R. Pollice *<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>; * Cattedra <strong>di</strong> Clinica<br />

Psichiatrica, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale,<br />

Università de L’Aquila<br />

Introduzione: il monitoraggio ISTAT del 2001 ha messo in<br />

evidenza che, negli ultimi anni, il consumo <strong>di</strong> alcol in Italia<br />

è in aumento e che l’incremento maggiore si registra tra<br />

le giovani donne consumatrici, passate dal 35,7% del 1998<br />

al 41,6% del 2001, mentre la prevalenza <strong>di</strong> consumatori<br />

maschi è salita dal 46,2% al 51,6%. L’OMS considera l’alcool<br />

una sostanza dannosa a prescindere dalla quantità ingerita<br />

(la moderazione è solo una modalità d’assunzione<br />

come l’abuso); bere e danno provocato formano un “continuum”<br />

che va dal consumo minimo, a basso rischio e quin<strong>di</strong><br />

con danno lieve e spesso clinicamente non evidente, al<br />

forte consumo ad alto rischio con un’alta probabilità <strong>di</strong><br />

danno grave. Secondo i dati raccolti dall’OMS, infatti, l’alcol<br />

è la prima causa <strong>di</strong> morte tra i giovani europei: un decesso<br />

su quattro, tra i ragazzi <strong>di</strong> età compresa tra i 15 e i 29<br />

anni, è dovuto al consumo <strong>di</strong> alcol per un totale <strong>di</strong> 55 mila<br />

morti l’anno.<br />

Il nostro stu<strong>di</strong>o si proponeva <strong>di</strong> identificare il consumo <strong>di</strong> alcol<br />

in tale popolazione, evidenziare eventuali correlazioni<br />

tra “consumo alcolico” e caratteristiche socio-economiche e<br />

modalità <strong>di</strong> assunzione <strong>di</strong> alcol in famiglia, nonché valutare<br />

l’atteggiamento dei giovani nei confronti delle bevande alcoliche<br />

e la conoscenza del problema in relazione ai rischi<br />

per la salute connessi all’abuso <strong>di</strong> alcol.<br />

Metodo: l’indagine <strong>di</strong> screening è stata condotta su un<br />

campione <strong>di</strong> 53 studenti del I e II anno del Corso <strong>di</strong> Laurea<br />

Specialistica in Me<strong>di</strong>cina (35 femmine e 22 maschi).<br />

Le valutazioni sono avvenute me<strong>di</strong>ante la somministrazione<br />

<strong>di</strong> 4 questionari autocompilati: il primo elaborato dall’Università<br />

<strong>di</strong> L’Aquila, in collaborazione con l’ISS, è costituito<br />

da 9 item e valuta la conoscenza e l’atteggiamento<br />

nei confronti delle bevande alcoliche; il secondo questionario<br />

valuta le modalità, le circostanze particolari e la<br />

quantità <strong>di</strong> consumo personale <strong>di</strong> alcol; il terzo questionario,<br />

una versione abbreviata del TPQ (Questionario Tri<strong>di</strong>mensionale<br />

<strong>di</strong> Personalità), definisce tre <strong>di</strong>mensioni temperamentali:<br />

1. ricerca <strong>di</strong> attivazione ed eccitamento, 2.<br />

propensione verso l’evitamento degli stimoli avversi, 3.<br />

tendenza verso un’intensa risposta alle gratificazioni soprattutto<br />

nei rapporti interpersonali. Abbiamo inoltre somministrato<br />

il CAGE, un questionario <strong>di</strong> quattro domande,<br />

ha lo scopo <strong>di</strong> evidenziare un quadro <strong>di</strong> consumo <strong>di</strong> alcolici<br />

problematico o a rischio, con sensibilità e specificità<br />

rispettivamente del 74-89 e 79-95%.<br />

Risultati: dal nostro stu<strong>di</strong>o è emersa una forte <strong>di</strong>fferenza<br />

nel consumo <strong>di</strong> bevande alcoliche nei due sessi: ben il<br />

45,16% delle donne si sono <strong>di</strong>chiarate astemie contro<br />

l’11,11 degli uomini, dato che non sembrerebbe confermare<br />

le statistiche <strong>di</strong>ffuse dall’ISS. Il CAGE è risultato positivo<br />

nel 25% dei soggetti (tutti <strong>di</strong> sesso maschile) e fra<br />

questi il 60% configura un quadro <strong>di</strong> franca <strong>di</strong>pendenza.<br />

Gli studenti intervistati, inoltre, riferiscono modalità <strong>di</strong><br />

293<br />

POSTER<br />

consumo alcolico <strong>di</strong>fferente da quello dei propri genitori;<br />

il 44,12% <strong>di</strong> essi beve quasi esclusivamente fuori pasto<br />

preferendo birra, aperitivi e superalcolici; in famiglia, invece,<br />

si consuma nel 55,17% dei casi vino a pasto. Il 100%<br />

dei giovani universitari <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non aver incrementato<br />

il consumo <strong>di</strong> alcolici nell’ultimo anno ed il 25,8% ha <strong>di</strong>chiarato<br />

<strong>di</strong> ubriacarsi almeno una volta al mese. Contrariamente<br />

a quanto ci si sarebbe aspettato, considerato il tipo<br />

<strong>di</strong> campione, non è emersa una buona conoscenza del problema<br />

in tutti gli aspetti indagati: il 96,67% ritiene che<br />

l’alcol sia dannoso solo in quantità eccessive, intendendo<br />

per eccessive, secondo il 48,21% più <strong>di</strong> 1/2 l <strong>di</strong> vino/<strong>di</strong>e,<br />

per il 37,50% più <strong>di</strong> 1 l/<strong>di</strong>e mentre, per il 7,14% degli universitari<br />

intervistati, solo un consumo superiore <strong>di</strong> 2 l/<strong>di</strong>e<br />

provocherebbe a lungo termine danni alla salute. Secondo<br />

il 49,12% dei partecipanti allo stu<strong>di</strong>o, inoltre, l’alcol potrebbe<br />

essere utile per migliorare la resistenza ad un clima<br />

freddo.<br />

Conclusioni: la nostra indagine evidenzia che il consumo <strong>di</strong><br />

alcol nell’ambiente universitario aquilano è risultato sganciato<br />

dal modello culturale “me<strong>di</strong>terraneo”, caratterizzato<br />

da consumi moderati e strettamente legati ai pasti ed è invece<br />

orientato verso un modello <strong>di</strong> consumo “separato”, <strong>di</strong><br />

“binge drinking”. Tale modalità potrebbe svolgere un ruolo<br />

<strong>di</strong> “ponte” o “droga d’accesso” verso l’uso <strong>di</strong> altre sostanze<br />

illegali. Appare quin<strong>di</strong> prioritario promuovere iniziative<br />

preventive volte in primo luogo ad educare e informare gli<br />

studenti, tenendo conto delle gravi carenze <strong>di</strong> conoscenza<br />

del problema emerse nella nostra indagine con precoci campagne<br />

<strong>di</strong> sensibilizzazione.<br />

Bibliografia<br />

WHO. Alcol Prevention Day - Mese <strong>di</strong> prevenzione alcologica. Roma<br />

23 Aprile 2004. European Alcohol Action Plan 2002-2005.<br />

WHO. Dichiarazione Giovani e Alcol. Stoccolma 2001.<br />

Scafato E, Cicogna F, et al. I consumi alcolici in Italia ed Europa,<br />

l’intervento previsto dal Piano Sanitario Nazionale 1998-2000<br />

nel quadro dell’obiettivo n°17 del progetto OMS “Health for<br />

All”. Bollettino Farmaco<strong>di</strong>pendenze ed Alcolismo 1998;21:11-<br />

20.<br />

Scafato E. Epidemiologia dell’alcol e mondo femminile. Annuario<br />

Istituto Superiore Sanità 2004;40:25-33.<br />

Alisi G, Marcelli D. I consumi nazionali. in Alcool: consumi e politiche<br />

(Quaderno n 4 dell’Osservatorio Permanente sui Giovani<br />

e Alcool). Roma: Otet 1994:96-118.<br />

154. Test <strong>di</strong> Rorschach e tossico<strong>di</strong>pendenza:<br />

risultati <strong>di</strong> un’indagine<br />

A. Macina, L. Corfiati, G. Pierri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche,<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: nel corso dello stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> personalità del<br />

tossico<strong>di</strong>pendente, la psico<strong>di</strong>agnostica ci fornisce un grande<br />

aiuto per la pre<strong>di</strong>ttività nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> ulteriori ricadute, per<br />

sciogliere alcuni dubbi sulla comorbi<strong>di</strong>tà o doppia <strong>di</strong>agnosi,<br />

e, infine, per una valutazione fenomenologica degli elementi<br />

qualitativi e quantitativi del potere <strong>di</strong> auto<strong>di</strong>struttività depressiva<br />

che il tossico<strong>di</strong>pendente manifesta nel suo vissuto<br />

col Mondo 1 .<br />

Lo stu<strong>di</strong>o è stato condotto su un gruppo <strong>di</strong> 100 tossico<strong>di</strong>-


pendenti, omogenei (per età, sesso, uso esclusivo <strong>di</strong> eroina,<br />

QI, estrazione sociale, sistema familiare), inseriti in una comunità<br />

ed in attesa <strong>di</strong> prendere una decisione risolutiva e liberatoria<br />

per quanto riguarda la terapia riabilitativa.<br />

Risultati: il test <strong>di</strong> Rorschach somministrato a tutti i soggetti<br />

da inserire nel programma riabilitativo ha evidenziato<br />

una netta mo<strong>di</strong>ficazione del rapporto con la realtà, come risulta<br />

dall’alterazione <strong>di</strong> alcuni in<strong>di</strong>ci formali tesi a valutare<br />

il controllo delle emozioni, alterazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne psico-organico,<br />

pre<strong>di</strong>sposizione al suici<strong>di</strong>o.<br />

Conclusioni: i risultati hanno dunque confermato quanto rilevato<br />

da alcuni autori 2 3 , che hanno descritto il soggetto tossicomane<br />

come caratterizzato da alcuni tratti personologici,<br />

quali: infantilismo e suggestionabilità, <strong>di</strong>sarmonica integrazione<br />

delle componenti <strong>della</strong> personalità, instabilità emotiva,<br />

protocolli coartati nella fenomenologia <strong>di</strong> alcune risposte.<br />

Bibliografia<br />

1 Corfiati L. <strong>Psicopatologia</strong> Rorschachiana. Bari: Levante E<strong>di</strong>tore<br />

1995.<br />

2 Corfiati L, D’Introno N, Maggiolino O, Rosito M, Storelli M. Il<br />

desiderio <strong>di</strong> non esserci. Bari: Levante E<strong>di</strong>tore 1994.<br />

3 Nielsen NP, Nava V. L’impiego del test <strong>di</strong> Rorschach in un gruppo<br />

<strong>di</strong> eroinomani. In: Nizzoli U, ed. Prendersi cura dei tossico<strong>di</strong>pendenti.<br />

Milano: Masson 1996.<br />

155. Prevalenza e <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere<br />

del Disturbo da Deficit<br />

dell’Attenzione/Iperattività (DSM-III-R)<br />

in un ampio campione <strong>di</strong> preadolescenti<br />

italiani<br />

POSTER<br />

F. Madeddu, S. Dazzi, A. Prunas, A. Barzaghi, C. Ripamonti,<br />

H. Schadee<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia, Università <strong>di</strong> Milano “Bicocca”;<br />

Gruppo <strong>di</strong> Ricerca SLAP (Stu<strong>di</strong>o Longitu<strong>di</strong>nale degli<br />

Adolescenti <strong>di</strong> Parma)<br />

Introduzione: obiettivo del presente stu<strong>di</strong>o è la valutazione<br />

<strong>della</strong> prevalenza del <strong>di</strong>sturbo da deficit dell’attenzione/iperattività<br />

(DSM-III-R) e delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere nelle sue<br />

manifestazioni sintomatologiche in un ampio campione <strong>di</strong><br />

preadolescenti italiani.<br />

Metodologia: il campione è risultato composto da 581 soggetti<br />

reclutati volontariamente tra gli studenti frequentanti<br />

11 scuole me<strong>di</strong>e inferiori del comune <strong>di</strong> Parma. Il reclutamento<br />

del campione è avvenuto nel contesto <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o<br />

longitu<strong>di</strong>nale <strong>della</strong> durata complessiva <strong>di</strong> otto anni, finalizzato<br />

ad indagare gli antecedenti evolutivi <strong>della</strong> devianza.<br />

All’interno del campione, i soggetti sono risultati equamente<br />

<strong>di</strong>stribuiti per genere [308 femmine (53%) e 273 maschi<br />

(47%); età me<strong>di</strong>a = 11,97 ± 0,49 anni]. A tutti i soggetti<br />

coinvolti nella ricerca sono state somministrate, ad opera <strong>di</strong><br />

personale adeguatamente addestrato, alcune sezioni <strong>della</strong><br />

Diagnostic Interview for Children and Adolescents (DICA-<br />

R), un’intervista strutturata che permette la formulazione<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi dei principali <strong>di</strong>sturbi con esor<strong>di</strong>o in età evolutiva,<br />

compatibilmente con i criteri DSM-III-R.<br />

Risultati: la prevalenza <strong>di</strong> ADHD rilevata nel nostro campione<br />

risulta inferiore al 2%; inoltre, le <strong>di</strong>fferenze tra maschi<br />

e femmine non raggiungono la significatività statistica né in<br />

termini <strong>di</strong> prevalenza né rispetto al numero me<strong>di</strong>o o al tipo<br />

<strong>di</strong> criteri sod<strong>di</strong>sfatti nell’arco <strong>della</strong> vita o nell’attualità.<br />

Discussione: i nostri dati, che si riferiscono ad un campione<br />

estratto dalla popolazione generale e non reclutato in<br />

contesti clinici, mostrano pieno accordo con recenti contributi<br />

che riconducono ad un referral bias le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere<br />

nella prevalenza e nella manifestazioni sintomatologiche<br />

dell’ADHD (Biederman et al., 2005).<br />

Bibliografia<br />

Biederman J, Kwon A, Alear<strong>di</strong> M, Chouinard V-A, Marino T, Cole<br />

H, et al. Absence of gender effects on Attention Deficit Hyperactivity<br />

Disorder: fin<strong>di</strong>ngs in nonreferred subjects. Am J Psychiatry<br />

2005;162:1083-9.<br />

156. Meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong>sagio psichico<br />

in adolescenza<br />

F. Madeddu, A. Prunas<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia, Università <strong>di</strong> Milano “Bicocca”<br />

Introduzione: obiettivo del presente stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> esaminare<br />

la relazione tra <strong>di</strong>sagio psicopatologico e meccanismi<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa in un ampio campione school-based <strong>di</strong> adolescenti.<br />

Metodologia: a 745 studenti [<strong>di</strong> cui 462 maschi (62,3%) e 279<br />

femmine (37,7%); età me<strong>di</strong>a: 16,09 ± 1,36 anni; range: 13-21<br />

anni] <strong>di</strong> tre istituti secondari <strong>della</strong> provincia <strong>di</strong> Milano, è stata<br />

richiesta la compilazione <strong>di</strong> un nuovo strumento autosomministrato<br />

per la valutazione dell’assetto <strong>di</strong>fensivo (REM-71,<br />

Steiner et al., 2001) e <strong>di</strong> SCL-90-R (Derogatis, 1983).<br />

Risultati: attraverso il ricorso a tecniche <strong>di</strong> regressione<br />

multipla, è emerso che il 35% <strong>della</strong> varianza totale del Global<br />

Severity Index (GSI) è spiegato dallo stile <strong>di</strong>fensivo in<strong>di</strong>viduale;<br />

in particolare, dei tre stili <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, quello immaturo<br />

spiega la maggior quota <strong>di</strong> varianza sia del GSI che dei<br />

nove domini psicopatologici valutati da SCL-90-R. Alcune<br />

evidenze supportano l’esistenza <strong>di</strong> specifiche connessioni<br />

fra sintomi e <strong>di</strong>fese, in particolare per quanto riguarda la<br />

proiezione (associata significativamente all’ideazione paranoide<br />

e allo psicoticismo), la somatizzazione (associata all’omonima<br />

scala <strong>di</strong> SCL-90-R) e l’acting out (associato all’ostilità/rabbia).<br />

Alti punteggi nel fattore immaturo hanno<br />

inoltre permesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare gli adolescenti il cui punteggio<br />

GSI si collocava oltre una deviazione standard dai<br />

valori me<strong>di</strong> e i soggetti con anamnesi positiva per interventi<br />

psicologici, psicoterapeutici o psichiatrici.<br />

Discussione: i risultati appaiono in linea con altri contributi<br />

relativi ad ampi campioni community-based <strong>di</strong> adulti (Holi<br />

et al., 1999) e supportano l’utilizzo clinico <strong>di</strong> REM-71<br />

quale strumento <strong>di</strong> screening del <strong>di</strong>sagio psichico in adolescenza.<br />

Bibliografia<br />

Derogatis LR. SCL-90-R. Administration, scoring and procedures<br />

manual. Baltimore: Clin Psychometr Res 1983.<br />

Holi MM, Sammallahti PR, Aalberg VA. Defense styles explain<br />

psychiatric symptoms: an empirical study. J Nerv Mental Dis<br />

1999;187:654-60.<br />

Steiner H, Araujo KB, Koopman C. The Response Evaluation Measure<br />

(REM-71): a new instrument for the measurement of defenses<br />

in adult and adolescent. Am J Psychiatry 2001;158:467-73.<br />

294


157. Pazienti “resistenti” alla definizione<br />

dei criteri <strong>di</strong> farmacoresistenza<br />

S. Magara, F. Cozzolino, A. Eramo, G. Muscettola,<br />

A. De Bartolomeis<br />

Ambulatorio <strong>di</strong> Farmacoresistenza, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze<br />

e Comportamento, Università “Federico II” <strong>di</strong><br />

Napoli<br />

Introduzione: la percentuale <strong>di</strong> pazienti farmacoresistenti<br />

nell’ambito dei <strong>di</strong>sturbi psicotici 1 2 , riportata in letteratura,<br />

risulta variabile dal 15 al 40%. Tale dato non sembra rispecchiare<br />

il reale impatto clinico <strong>della</strong> resistenza al trattamento,<br />

osservato presso l’ambulatorio <strong>di</strong> farmacoresistenza<br />

alle psicosi del nostro istituto.<br />

Obiettivo: in<strong>di</strong>viduare, sul totale dei pazienti osservati in<br />

ambulatorio negli ultimi 4 anni, la percentuale <strong>di</strong> pazienti<br />

che risulta farmacoresistente secondo i criteri più frequentemente<br />

utilizzati in letteratura.<br />

Metodologia: stu<strong>di</strong>o Osservazionale Retrospettivo. La percentuale<br />

<strong>di</strong> farmacoresistenza è stata calcolata utilizzando i<br />

criteri del Nice 3 e il modello a sta<strong>di</strong> 4 .<br />

Risultati: <strong>di</strong> tutti i pazienti esaminati, è stato possibile applicare<br />

tali criteri solo nel 11,1% del campione. È interessante<br />

notare che tale percentuale, calcolata su pazienti afferenti<br />

specificamente all’ambulatorio <strong>di</strong> farmacoresistenza,<br />

risulta più bassa <strong>di</strong> quella in me<strong>di</strong>a riportata in letteratura<br />

per i <strong>di</strong>sturbi psicotici. Nella restante parte del campione,<br />

variazioni minime <strong>della</strong> dose e <strong>della</strong> durata del trattamento<br />

hanno determinato la non applicabilità dei criteri.<br />

Conclusioni: gli attuali criteri <strong>di</strong> definizione <strong>di</strong> farmacoresistenza<br />

non sembrano trovare applicabilità nella pratica clinica,<br />

escludendo la maggior parte dei pazienti, risultando, <strong>di</strong><br />

fatto, fuorvianti non solo nella comprensione del fenomeno,<br />

ma anche del reale impatto clinico.<br />

Bibliografia<br />

1 Lerner V, Libov I, Kotler M, Strous RD. Combination of “atypical”<br />

antipsychotic me<strong>di</strong>cation in the management of treatmentresistant<br />

schizophrenia and schizoaffective <strong>di</strong>sorder. Prog Neuropsychopharmacol<br />

Biol Psychiatry 2004;28:89-98.<br />

2 Hoes MJ. Recent developments in the management of psychosis.<br />

Pharm World Sci 1998;20:101-6.<br />

3 National Collaborating Centre for Mental Health. Schizofrenia:<br />

linee guida cliniche per gli interventi fondamentali nella me<strong>di</strong>cina<br />

<strong>di</strong> base e specialistica. Il Pensiero Scientifico E<strong>di</strong>tore 2004.<br />

4 Thase ME, Rush AJ. When at first you don’t succeeded: sequential<br />

strategies for antidepressant nonresponders. J Clin Psychiatry<br />

1997;58(Suppl 13):23-9.<br />

158. Quetiapina nella terapia<br />

<strong>di</strong> mantenimento del <strong>di</strong>sturbo bipolare<br />

L. Maggi, G.B. Cassano<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Introduzione: recenti stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato l’efficacia <strong>di</strong><br />

Quetiapina nel trattamento <strong>della</strong> fase maniacale e depressiva<br />

del <strong>di</strong>sturbo bipolare. L’azione antimaniacale ed antidepressiva<br />

suggerisce la verifica <strong>di</strong> un’azione stabilizzante sul<br />

tono dell’umore. Gli obiettivi sono <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are l’efficacia <strong>di</strong><br />

295<br />

POSTER<br />

quetiapina, in add-on, nella fase <strong>di</strong> mantenimento del <strong>di</strong>sturbo<br />

bipolare e <strong>di</strong> valutare l’influenza sulla sintomatologia<br />

ossessiva e sulla variazione ponderale.<br />

Metodologia: sono stati valutati 5 pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbo<br />

bipolare <strong>di</strong> tipo I e seguiti per 8 mesi. Impiegata la SCID-<br />

I/P per la <strong>di</strong>agnosi dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> asse I (DSM-IV), la<br />

YMRS, la HAMD, la YBOCS, la CGI e la GAF. La Quetiapina<br />

è stata aggiunta alla terapia in atto in un range 300-800<br />

mg/<strong>di</strong>e.<br />

Risultati: si è assistito ad un miglioramento dell’umore in<br />

assenza <strong>di</strong> effetti collaterali. Tutti i soggetti mantengono una<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> sostanziale equilibrio timico e <strong>di</strong>screto funzionamento<br />

globale. Non si è verificata una variazione ponderale<br />

significativa.<br />

Conclusioni: l’azione “stabilizzante” <strong>di</strong> quetiapina, suggerita<br />

dal profilo d’azione bimodale si è mostrata efficace nel<br />

trattamento <strong>della</strong> fase acuta ed ha stabilizzato il tono dell’umore<br />

nella terapia <strong>di</strong> mantenimento. Risultata efficace soprattutto<br />

nei pazienti con sintomatologia affettiva acuta mista<br />

con <strong>di</strong>sforia, irrequietezza motoria, angoscia ed insonnia.<br />

Significativo il dato <strong>della</strong> riduzione <strong>della</strong> sintomatologia<br />

ossessiva in tutti i casi.<br />

Bibliografia<br />

1 Bowden, et al. A randomized, double blind, placebo-controlled<br />

efficacy and safety study of quetiapina or lithium as monotherapy<br />

for mania in bipolar <strong>di</strong>sorder. J Clin Psychiatry 2005;66:111-<br />

21.<br />

2 Vieta E, et al. Quetiapine monotherapy for mania associated<br />

with bipolar <strong>di</strong>sorder: combined analysis of two international,<br />

double-blind, randomised, placebo-controlled stu<strong>di</strong>es. Curr Med<br />

Res Opin 2005;21:923-34.<br />

159. Informed consent in clinical trials<br />

involving psychiatric patients<br />

G. Magnolfi, M Mazzo * , F. Bergamaschi ** , G.I. Perini ***<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Padova; * Comitato Etico,<br />

Ospedale <strong>di</strong> Rovigo; ** Padova; *** Clinica Psichiatrica,Università<br />

<strong>di</strong> Padova<br />

Consent in me<strong>di</strong>cine is a decision taken based on a sequence<br />

of compulsory steps: information, comprehension and restitution.<br />

Informed consent for the participation in research is<br />

a process, rather than a single event which occurs within the<br />

context of a professional relationship” 1 .<br />

In psychiatric research field, more than in all the others, the<br />

patient’s willingness should guide the physician’s behaviour.<br />

A valid consent has to be actual (that means it should<br />

be valid “here and now”) and free. Sometimes in psychiatric<br />

patients, the presence of delusions, hallucinations or cognitive<br />

impairment determined by acute episodes of their <strong>di</strong>sease<br />

may compromise the process of consent.<br />

The clinical practice and research refers to an alliance between<br />

doctor and patient. A scientifically and ethically<br />

sound research is the principle prerequisite to protect the patient’s<br />

rights. Given that clinical research’s importance has<br />

been growing during the last decades, more effort should be<br />

made in order to protect the rights of the most vulnerable<br />

subjects. In a survey 2 involving 10,000 French citizens only<br />

74% of them knew that a trial involving human subjects


POSTER<br />

was necessary in order to test the efficacy of a new drug,<br />

but, more surprisingly, only 20% of them knew the existence<br />

of a French law passed in order to protect the rights of<br />

the subjects involved in a clinical trial! From an ethical<br />

point of view, coming from the Hippocratic writings, three<br />

principles are fundamental in the patient-physician relationship:<br />

1. the principle of Good Will (“I will come for the benefit<br />

of the sick”) and of Not Ill Will (“First, do not harm”);<br />

2. the principle of Justice (“insuring that the patients bearing<br />

the greatest burden for research also benefit from it” 1 ; 3.<br />

the principle of the Respect of the Person (“People have the<br />

right to health and health care” (art. 32 of the Italian Constitution<br />

and arts. II-63 e II-95 of the European Constitution).<br />

Because the decisional capacity or competence could<br />

be impaired by a severe acute episode of a given <strong>di</strong>sorder, a<br />

so called Psychiatric Will of anticipated <strong>di</strong>rective expressed<br />

by the patient, could be a way to overcome a temporary state<br />

of non-competence. A Consent Au<strong>di</strong>tor, to testify and control<br />

the process of consent could be of some help and lastly<br />

the Local Ethics Committee should guarantee a deep and<br />

careful examination of the tests of the informed consent and<br />

the monitoring of the ongoing clinical trial. Some methodological<br />

suggestions have been published in order to ameliorate<br />

the comprehension and the effectiveness of a consent:<br />

1. use of “open ended questions” and avoidance of<br />

“close ended questions”; 2. give time to the patient to think<br />

about the proposal of taking part in the trial; 3. pay attention<br />

to the language used: it has to be clear and not too “me<strong>di</strong>cal”;<br />

4. invite the patient to <strong>di</strong>scuss the form of the consent<br />

and the study information sheet with his relatives, his general<br />

practitioner or “other relevant people” to obtain opinion,<br />

clarification and support about his decision to participate<br />

in the study.<br />

The informed consent should explain to the patient the plan<br />

of the study (visits, laboratory tests), how many patients<br />

have been treated before him, that the confidentiality of sensitive<br />

personal data is respected, the known risks and adverse<br />

effects of the study drugs, the possibility of unknown<br />

risks, the possible alternative treatments available and the<br />

complete liberty of his participation. Vulnerable subjects<br />

should not be involved in trials (even if methodologically<br />

well designed) where the benefit for the patients is not guaranteed<br />

(for example in dose fin<strong>di</strong>ng stu<strong>di</strong>es or in stu<strong>di</strong>es<br />

where the placebo is used). In vulnerable categories of subjects<br />

(children, elderly, psychiatric and oncologic patients) it<br />

is extremely <strong>di</strong>fficult to make them accept the concept of<br />

collective benefit of the “experimental” stu<strong>di</strong>es over the in<strong>di</strong>vidual<br />

and personal benefit due to the “therapeutic” stu<strong>di</strong>es.<br />

It is not right because it could be a therapeutic misconception.<br />

For them the in<strong>di</strong>vidual benefit must always prevail<br />

over collective benefit.<br />

Furthermore, because of the large choice of active me<strong>di</strong>cations<br />

in psychiatric <strong>di</strong>sorders and the well documented protective<br />

role of the pharmacotherapy in the evolution of the<br />

<strong>di</strong>sorders, the use of the placebo must be limited or, even<br />

better, avoided. In accordance to the last version of the Declaration<br />

of Helsinki 3 the use of the placebo is justified in a<br />

very narrow range of situations, first of all when a standard<br />

treatment of proven efficacy for a given pathological con<strong>di</strong>tion<br />

does not exist. The use of the placebo could be tolerated<br />

when a double dummy design is requested but all the patients<br />

are guaranteed to be treated with an active me<strong>di</strong>cation<br />

and when the duration of the placebo treatment is very short<br />

(wash out or run-in periods).<br />

References<br />

1 Wiess Roberts L, Dyer AR. Ethics in Mental Health Care. Washington,<br />

DC: Am Psych Pub 2004.<br />

2 Gerard-Coue MG, Rouillon F, Dreyfus JD. Survey for participation<br />

in therapeutic trial in psychiatry. Encephale 1994;20:421-6.<br />

3 Declaration of Helsinki, 52 nd General Assembly of the WMA<br />

(E<strong>di</strong>mburgh, 2000).<br />

160. Quetiapina: tollerabilità e sicurezza<br />

ad alti dosaggi<br />

P. Mainini, B. Ragni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale Nord, ASL 13, Novara<br />

Introduzione: l’efficacia e la tollerabilità <strong>della</strong> quetiapina<br />

in campo psichiatrico è confermata da tempo a livello internazionale.<br />

L’uso presso la nostra struttura e l’osservazione<br />

dei pazienti in terapia con quetiapina in questi ultimi tre anni<br />

hanno permesso <strong>di</strong> evidenziare la scarsità <strong>di</strong> effetti collaterali<br />

anche a dosaggi elevati. Partendo da questi presupposti<br />

si è attuato uno stu<strong>di</strong>o allo scopo <strong>di</strong> evidenziare la tollerabilità<br />

<strong>di</strong> quetiapina anche a dosaggi superiori al range <strong>di</strong><br />

scheda tecnica, dosaggi motivati dal quadro clinico presentato<br />

dal paziente.<br />

Metodologia: lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tipo osservazionale prospettico è<br />

stato condotto da gennaio a settembre 2005; sono stati inclusi<br />

un totale <strong>di</strong> 14 pazienti, 12 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> schizofrenia, 2 con<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> psicosi isterica. I dosaggi utilizzati erano compresi<br />

in un range <strong>di</strong> 900-1200 mg <strong>di</strong>e; la titolazione è stata rapida,<br />

con monitoraggio <strong>della</strong> pressione arteriosa, <strong>della</strong> frequenza<br />

car<strong>di</strong>aca, del QT, del peso e dei parametri ematici.<br />

Risultati: i risultati hanno confermato l’estrema tollerabilità<br />

<strong>della</strong> molecola, non sono state infatti evidenziate <strong>di</strong>fferenze<br />

significative sugli effetti collaterali rispetto ai dosaggi più<br />

bassi. La tollerabilità stessa ha permesso una totale aderenza<br />

al programma terapeutico con una totale compliance alla<br />

terapia stessa.<br />

Bibliografia<br />

Pancheri P, a cura <strong>di</strong>. Farmacoterapia psichiatrica. 2003.<br />

Tasman A, Key J, Lieberman JA. Psychiatry. 2005.<br />

161. Duloxetina nel trattamento a lungo<br />

termine <strong>della</strong> depressione maggiore<br />

M. Mancini, A. Barraco, A. Rossi<br />

Ely Lilly Italia S.p.A.<br />

Obiettivi: la depressione maggiore (DM) è una patologia<br />

cronica ricorrente e le linee guida raccomandano la terapia<br />

a lungo termine. Questo stu<strong>di</strong>o ha valutato, in pazienti con<br />

depressione maggiore (DSM-IV), la sicurezza e l’efficacia<br />

<strong>della</strong> terapia a lungo termine (1 anno) con duloxetina, inibitore<br />

<strong>della</strong> ricaptazione <strong>di</strong> serotonina e <strong>di</strong> noradrenalina.<br />

Meto<strong>di</strong>: stu<strong>di</strong>o multinazionale, in aperto, in pazienti ambulatoriali<br />

(età minima 18 anni) che ricevevano duloxetina da<br />

80 mg/<strong>di</strong>e a 120 mg/<strong>di</strong>e per 1 anno.<br />

296


Risultati: 1.279 pazienti sono entrati in terapia. Di questi,<br />

520 sono stati trattati con duloxetina per almeno 360 giorni,<br />

per un totale <strong>di</strong> esposizione <strong>di</strong> circa 808 pazienti/anno. Hanno<br />

mostrato miglioramenti significativi (p < 0,001) a tutte le<br />

rilevazioni, le variazioni me<strong>di</strong>e del punteggio <strong>della</strong> scala<br />

Clinical Global Impressions-Severity (CGI-S), <strong>della</strong> Hamilton<br />

Depression Scale-17 (HAMD-17) e delle sue sottoscale<br />

(ansia, core, Maier, rallentamento, sonno), <strong>della</strong> Beck Depression<br />

Inventory-II (BDI-II), <strong>della</strong> Sheehan Disability<br />

Scale e <strong>della</strong> Patient Global Impression-Improvement Scale<br />

(PGI-I). 218 pazienti (17,0%) hanno interrotto la terapia per<br />

eventi avversi. Gli eventi più frequenti causa <strong>di</strong> interruzione<br />

dello stu<strong>di</strong>o sono stati: nausea (1,5%), sonnolenza (1,4%),<br />

vomito (0,9%), ipomania (0,8%), gravidanza (0,8%), vertigini<br />

(0,6%), insonnia (0,6%) e ipertensione (0,5%). Inoltre,<br />

gli eventi avversi riferiti da più del 10% dei pazienti sono<br />

stati nausea, insonnia, mal <strong>di</strong> testa, sonnolenza, secchezza<br />

delle fauci, vertigini, stipsi, aumento <strong>della</strong> sudorazione, ansia,<br />

<strong>di</strong>arrea e stanchezza. La maggior parte degli eventi è avvenuta<br />

nelle fasi iniziali dello stu<strong>di</strong>o. Le vertigini (8,3%) sono<br />

l’unico evento che insorgeva o peggiorava dopo l’interruzione<br />

<strong>della</strong> terapia in più del 5% dei pazienti. Le variazioni<br />

osservate dal baseline all’ultima osservazione nella frequenza<br />

car<strong>di</strong>aca, pressione sanguigna, intervallo QT e peso<br />

corporeo non sono risultate clinicamente significative. Le<br />

analisi <strong>di</strong> laboratorio nel corso dello stu<strong>di</strong>o hanno mostrato<br />

variazioni prossime allo zero. L’incidenza <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> laboratorio<br />

al <strong>di</strong> fuori dei limiti <strong>di</strong> normalità è stata bassa.<br />

Conclusioni: duloxetina è risultata efficace, sicura e ben<br />

tollerata nella terapia a lungo termine <strong>della</strong> depressione<br />

maggiore ad una dose tra 80 e 120 mg/<strong>di</strong>e.<br />

162. Il nuovo antidepressivo duloxetina:<br />

effetti car<strong>di</strong>ovascolari<br />

M. Mancini, A. Barraco, A. Rossi<br />

Ely Lilly Italia S.p.A.<br />

Obiettivi: duloxetina è un inibitore potente e bilanciato <strong>della</strong><br />

ricaptazione sia <strong>della</strong> serotonina che <strong>della</strong> noradrenalina.<br />

Questa analisi si propone <strong>di</strong> valutare la sicurezza car<strong>di</strong>ovascolare<br />

<strong>di</strong> duloxetina, in termini <strong>di</strong> effetti sulla frequenza<br />

car<strong>di</strong>aca, pressione arteriosa e tracciato elettrocar<strong>di</strong>ografico.<br />

Meto<strong>di</strong>: sono stati analizzati i dati raccolti in 8 stu<strong>di</strong> randomizzati,<br />

in doppio cieco, controllati vs. placebo e/o vs. comparatore<br />

attivo, che hanno coinvolto un totale <strong>di</strong> 777 pazienti.<br />

I pazienti in terapia con duloxetina assumevano una<br />

dose variabile tra 40 e 120 mg/<strong>di</strong>e (n = 1.139), quelli che<br />

utilizzavano fluoxetina (n = 70) o paroxetina (n = 359) una<br />

dose <strong>di</strong> 20 mg/<strong>di</strong>e.<br />

La durata degli stu<strong>di</strong> era <strong>di</strong> 8 o 9 settimane.<br />

Risultati: i pazienti in terapia con duloxetina mostravano<br />

una variazione statisticamente significativa nella frequenza<br />

car<strong>di</strong>aca vs. placebo (1,6 vs. 0,6 battiti/minuto) e nella pressione<br />

sistolica (1,0 vs. 1,2 mm Hg). Non sono emerse <strong>di</strong>fferenze<br />

statisticamente significative nella pressione <strong>di</strong>astolica<br />

vs. placebo (duloxetina 1,1 vs. placebo 0,3 mm Hg) né nell’incidenza<br />

<strong>di</strong> incrementi pressori (sistolici, <strong>di</strong>astolici, totali)<br />

per almeno 3 visite consecutive. Inoltre non sono state riscontrate<br />

<strong>di</strong>fferenze statisticamente significative nella pressione<br />

(<strong>di</strong>astolica e sistolica) vs. fluoxetina o paroxetina. Le<br />

297<br />

POSTER<br />

<strong>di</strong>fferenze riscontrate tra farmaco e placebo nelle variazioni<br />

me<strong>di</strong>e dell’elettrocar<strong>di</strong>ogramma (intervalli QT, PR e QRS)<br />

non sono risultate né statisticamente né clinicamente significative,<br />

con l’eccezione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>minuzione significativa<br />

degli intervalli PR e QRS nei pazienti in terapia con duloxetina<br />

120 mg/<strong>di</strong>e vs. placebo.<br />

Conclusioni: questi risultati <strong>di</strong>mostrano che duloxetina, ha<br />

effetti modesti sulla frequenza car<strong>di</strong>aca e sulla pressione, oltre<br />

a non avere effetti clinicamente rilevanti sul profilo elettrocar<strong>di</strong>ografico<br />

in una coorte <strong>di</strong> pazienti inclusi nei trials<br />

clinici. Gli effetti a livello car<strong>di</strong>ovascolare <strong>di</strong> duloxetina risultano<br />

comparabili a quelli dei farmaci che, ad oggi, sono<br />

considerati <strong>di</strong> prima scelta per la terapia <strong>della</strong> depressione.<br />

163. Burnout e oncologia: una ricerca<br />

multicentrica<br />

S. Manenti, C. Bressi, N. Cilia, G. Lambertenghi-Deliliers,<br />

M. Porcellana, E. Razzoli, G. Invernizzi<br />

Clinica Psichiatrica Università Di Milano, Fondazione<br />

IRCCS, Ospedale Maggiore Policlinico “Mangiagalli e Regina<br />

Elena”, Milano<br />

Obiettivi: si presentano i risultati preliminari <strong>di</strong> una ricerca<br />

multicentrica per lo stu<strong>di</strong>o del burnout <strong>della</strong> morbilità<br />

psichiatrica in personale ospedaliero, effettuata nel 2005, a<br />

cui hanno aderito 11 strutture <strong>di</strong> oncoematologia in tutta<br />

Italia.<br />

Materiali: hanno partecipato allo stu<strong>di</strong>o 412 soggetti,<br />

70,1% femmine e 29,9% maschi, <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 38,8 anni.<br />

Le professioni rappresentate sono state: me<strong>di</strong>ci 29,4%;<br />

infermieri 58,7%, ausiliari 8,3%, altri 6,8%. La prevalenza<br />

del burnout è stata valutata attraverso il Maslach Burnout<br />

Inventory (MBI), la morbilità psichiatrica attraverso il General<br />

Health Questionnaire (GHQ-12). La valutazione<br />

dello stress e <strong>della</strong> sod<strong>di</strong>sfazione lavorativa è stata effettuata<br />

attraverso un questionario autosomministrato da noi<br />

ideato.<br />

Risultati: la prevalenza <strong>di</strong> burnout nelle tre sottoscale del<br />

MBI è stata la seguente: Esaurimento Emotivo alto nel<br />

26,7% del campione, Depersonalizzazione alta nel 13,1%,<br />

Realizzazione personale bassa nel 49%. Un <strong>di</strong>sturbo psichiatrico<br />

era presente nel 23,3% dei casi (GHQ-12 soglia 5).<br />

Il 53,2% dei soggetti si sente stressato dal lavoro soprattutto<br />

per un eccessivo carico professionale e inadeguatezza<br />

delle strutture sanitarie. L’89% del campione è sod<strong>di</strong>sfatto<br />

del proprio lavoro, che nell’85% dei casi sceglierebbe <strong>di</strong><br />

nuovo. Il contatto interpersonale con i pazienti è lo stimolo<br />

in assoluto più gratificante del lavoro (78%).<br />

Discussione: la prevalenza <strong>di</strong> burnout e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

in questa popolazione è simile a quella riscontrata in<br />

molti stu<strong>di</strong> in letteratura. Il dato che più si <strong>di</strong>scosta è la rilevante<br />

presenza <strong>di</strong> bassa realizzazione personale; emerge il<br />

quadro <strong>di</strong> professionisti sod<strong>di</strong>sfatti <strong>della</strong> propria scelta professionale,<br />

soprattutto nella peculiarità del rapporto con il<br />

paziente, ma sottoposti a stress ambientale.<br />

Bibliografia<br />

Grassi L, Magnani K. Psychiatric morbi<strong>di</strong>ty and burnout in the me<strong>di</strong>cal<br />

professions: an italian study of general practiotioners and<br />

hospital physicians. Psychother Psychosom 2000;69:329-34.


POSTER<br />

Grunfeld E, Whelan TJ, Zitzelsberger L, William A, Montesanto B,<br />

Evans WK. Cancer care workers in Ontario: prevalence of<br />

burnout, job stress and job satisfaction. CMAJ 2000;163:166-9.<br />

Ramirez A, Graham J, Richards M. Mental health of hospital consultants:<br />

the effects of stress and satisfaction at work. Lancet<br />

1996;347:724-8.<br />

164. Risultati <strong>di</strong> una indagine<br />

epidemiologica a due fasi sui <strong>di</strong>sturbi<br />

bipolari nel setting <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina generale:<br />

implicazioni cliniche e problematiche<br />

in tema <strong>di</strong> sanità pubblica<br />

F.A. Mannu, M.C. Hardoy, G. Istilla, G. Mellino, F. Zairo,<br />

C. Car<strong>di</strong>a, A. Murru, B. Carpiniello, M.G. Carta<br />

Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione/scopo: la frequenza dei <strong>di</strong>sturbi bipolari in<br />

setting non psichiatrici è probabilmente sottostimata. Si ritiene<br />

che le metodologie adottate dalle principali indagini<br />

epidemiologiche possano essere inadeguate per la stima <strong>della</strong><br />

frequenza <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> patologie.<br />

Lo scopo <strong>della</strong> ricerca è la misura <strong>della</strong> prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi<br />

bipolari nel setting <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina generale attraverso<br />

strumenti <strong>di</strong> screening. Lo stu<strong>di</strong>o si propone inoltre <strong>di</strong><br />

verificare l’adeguatezza dei trattamenti in relazione alla<br />

<strong>di</strong>agnosi.<br />

Metodologia: a una serie consecutiva <strong>di</strong> 520 pazienti (352<br />

donne, età me<strong>di</strong>a 58 ± 12 anni) afferente a 8 me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

generale sono stati somministrati 2 strumenti <strong>di</strong><br />

screening: il General Health Questionnaire (GHQ) versione<br />

12-items e il Mood Disorder Questionnaire (MDQ). Un sottocampione<br />

random <strong>di</strong> 120 soggetti è stato valutato da uno<br />

psichiatra tramite intervista SCID-IV versione NP, l’algoritmo<br />

collegato allo strumento ha permesso l’attribuzione <strong>di</strong><br />

una <strong>di</strong>agnosi psichiatrica secondo il DSM-IV. L’incrocio<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi con i risultati al GHQ e al MDQ ha consentito<br />

la standar<strong>di</strong>zzazione degli strumenti e il calcolo delle stime<br />

<strong>di</strong> prevalenza.<br />

Risultati: il miglior cut-off del MDQ per il calcolo <strong>della</strong> frequenza<br />

dei <strong>di</strong>sturbi bipolari risultava il punteggio 4 (4 item<br />

positivi + impairment me<strong>di</strong>o/grave).<br />

Il 19% dei pazienti del campione totale risultava positivo al<br />

MDQ. Una elevata quota dei “positivi” era negativa al<br />

GHQ, inoltre una percentuale elevata <strong>di</strong> positivi assumeva o<br />

aveva assunto antidepressivi in assenza <strong>di</strong> stabilizzanti dell’umore.<br />

Discussione: lo stu<strong>di</strong>o sembra confermare che i <strong>di</strong>sturbi bipolari<br />

sono sottostimati nei pazienti afferenti alla me<strong>di</strong>cina<br />

generale e che, <strong>di</strong> conseguenza, non sono infrequenti i trattamenti<br />

farmacologici impropri.<br />

Conclusioni: i dati suggeriscono la necessità <strong>di</strong> un miglioramento<br />

<strong>della</strong> identificazione <strong>di</strong>agnostica e delle cure ai pazienti<br />

sofferenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi dell’umore nel setting <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

generale.<br />

Bibliografia<br />

Carta MG, Angst J. Clin Pract Epidemiol Mental Health 2005;1:3.<br />

Hardoy MC, et al. Clin Pract Epidemiol Mental Health 2005;1:8<br />

(www.cpementalhealth.com).<br />

165. Schizofrenia e patologie organiche:<br />

stu<strong>di</strong>o comparativo dell’Expressed Emotion<br />

familiare<br />

C. Manoussakis, C. Bressi, M. Bonfiglio, I. Iandoli,<br />

M. Porcellana, G. Invernizzi<br />

Clinica Psichiatrica Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione<br />

IRCCS, Ospedale Maggiore Policlinico “Mangiagalli e Regina<br />

Elena”, Milano<br />

Obiettivi: scopo principale <strong>della</strong> ricerca è la valutazione e il<br />

confronto dell’expressed Emotion familiare (EE) in <strong>di</strong>verse<br />

patologie organiche (Epilessia, Trapianto <strong>di</strong> Midollo, Car<strong>di</strong>opatia,<br />

Carcinoma <strong>della</strong> mammella, Trapianto <strong>di</strong> rene,<br />

Dialisi) e nei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il campione è costituito da 261 pazienti<br />

che presentano un contatto face to face <strong>di</strong> 35 ore/settimanali<br />

con i rispettivi familiari: 216 affetti da <strong>di</strong>fferenti patologie<br />

organiche e 45 affetti da <strong>di</strong>sturbi psichiatrici. Per ciascuno<br />

<strong>di</strong> essi viene reclutato il familiare con valori <strong>di</strong> EE<br />

maggiori (familiare chiave). I dati clinici e anamnestici vengono<br />

raccolti con una scheda standar<strong>di</strong>zzata, mentre la EE<br />

viene rilevata con la Camberwell Family Interview (Vaughn<br />

e Leff, 1976). I pazienti vengono sud<strong>di</strong>visi in due gruppi, in<br />

base al nucleo familiare <strong>di</strong> provenienza, in famiglie d’origine<br />

e acquisite.<br />

Risultati e conclusione: i familiari <strong>di</strong> schizofrenici risultano<br />

caratterizzati da livelli significativamente più elevati <strong>di</strong><br />

Critica (C) e Ostilità (H) nelle famiglie d’origine (p < 0,05)<br />

e <strong>di</strong> EE, C e H nelle acquisite (p < 0,05) rispetto alle patologie<br />

organiche. Queste ultime presentano invece livelli significativamente<br />

più elevati nelle scale <strong>di</strong> Empatia (p <<br />

0,05) e Commenti positivi (p < 0,05). I valori <strong>di</strong> Ipercoinvolgimento<br />

Emotivo (EOI) sono sovrapponibili nelle casistiche,<br />

ma nella schizofrenia è presente un EOI non empatico<br />

che rappresenta un tratto personologico del familiare<br />

piuttosto che una reazione dovuta allo “stato” <strong>di</strong> malattia.<br />

Dallo stu<strong>di</strong>o emerge uno spartiacque nei pattern emotivi familiari<br />

tra schizofrenia e patologie organiche, le quali presentano<br />

la medesima tendenza, pur manifestando consistenti<br />

<strong>di</strong>fferenze tra i vari gruppi <strong>di</strong>agnostici.<br />

Bibliografia<br />

Vaughn C, Leff J. The measurement of expressed emotion in the<br />

families of psychiatric patients. Br J Soc Clin Psychol<br />

1976;15:157-65.<br />

Bressi C. Research on family expressed emotion and schizophrenia:<br />

convergent and <strong>di</strong>scordant theoretical and clinical aspects. New<br />

Trends Exp Clin Psychiatry 1993;9:4.<br />

166. Aspetti <strong>di</strong> comorbilità psichiatrica<br />

nei pazienti con Binge Eating Disorder (BED)<br />

E. Manzato, M. Leoni, M. Poppi, T. Zanetti<br />

Centro Multi<strong>di</strong>sciplinare DCA, Azienda Ospedaliera Universitaria<br />

<strong>di</strong> Ferrara<br />

Numerosi stu<strong>di</strong> hanno evidenziato aspetti <strong>di</strong> comorbilità psichiatrica<br />

nei pazienti obesi con BED. Considerato il BED<br />

stesso una comorbilità dell’obesità, elevati gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> comorbilità,<br />

sia in asse I sia in asse II, <strong>di</strong>fferenziano pazienti obesi<br />

con BED da pazienti con obesità semplice.<br />

298


La comorbilità nel paziente BED si situa soprattutto nell’area<br />

dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore. Il presente lavoro valuta gli<br />

aspetti <strong>di</strong> comorbilità in un campione <strong>di</strong> 121 pazienti con<br />

BED afferiti al Centro Multi<strong>di</strong>sciplinare per i DCA.<br />

Meto<strong>di</strong>: il campione è stato valutato con colloqui psico<strong>di</strong>agnostici,<br />

interviste <strong>di</strong>agnostiche strutturate e una batteria <strong>di</strong><br />

questionari relativi alla sintomatologia alimentare (EDI e<br />

BES) e alla sintomatologia depressiva (BDI).<br />

Risultati: l’87% del campione presentava sintomi <strong>di</strong> depressione<br />

ed ansia, il 21,7% un <strong>di</strong>sturbo dell’umore (asse I)<br />

e il 13% un <strong>di</strong>sturbo d’Ansia (asse I) mentre l’8,7% presentava<br />

un <strong>di</strong>sturbo in asse II.<br />

Nel campione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o nessun soggetto riportava un <strong>di</strong>sturbo<br />

da uso <strong>di</strong> sostanze, un <strong>di</strong>sturbo somatoforme o <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> schizofrenia.<br />

Riflessioni: i risultati in<strong>di</strong>cano che la comorbilità nei pazienti<br />

con BED si situa soprattutto nell’area dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore,<br />

a conferma dei dati in letteratura. È necessaria<br />

un’attenta valutazione <strong>della</strong> comorbilità psichiatrica nel<br />

BED che potrebbe interferire nella compliance al trattamento<br />

aumentando il rischio <strong>di</strong> drop-out.<br />

167. Modalità <strong>di</strong> invio al Centro per i Disturbi<br />

del Comportamento Alimentare (DCA)<br />

<strong>di</strong> Ferrara: analisi su un campione <strong>di</strong> 855<br />

pazienti<br />

E. Manzato, T. Zanetti, M. Leoni<br />

Centro Multi<strong>di</strong>sciplinare per i DCA, Azienda Ospedaliera<br />

Universitaria <strong>di</strong> Ferrara<br />

La <strong>di</strong>fficoltà a richiedere un trattamento è caratteristica <strong>di</strong><br />

chi soffre <strong>di</strong> un DCA. Risulta, quin<strong>di</strong>, fondamentale il ruolo<br />

degli invianti. Me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale (MMG) e me<strong>di</strong>ci<br />

specialisti possono con il loro intervento abbreviare il<br />

tempo che intercorre tra esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong> malattia e cura.<br />

Scopi: 1) analizzare la tipologia dell’invio (invianti e motivo<br />

<strong>della</strong> richiesta) in pazienti con DCA; 2) verificare, quando<br />

l’inviante è un me<strong>di</strong>co, la capacità <strong>di</strong> identificare correttamente<br />

un DCA.<br />

Metodologia: 855 pazienti afferiti al Centro, sono stati valutati<br />

con un’intervista strutturata in cui una specifica sezione<br />

considera la tipologia dell’invio.<br />

Nei pazienti inviati da figure specialistiche è stata indagata<br />

la correlazione tra <strong>di</strong>agnosi sospetta e <strong>di</strong>agnosi fatta dall’équipe<br />

del Centro.<br />

Risultati: l’invio viene effettuato nella maggior parte dei<br />

casi (24%) dal MMG o dal me<strong>di</strong>co internista (24%),<br />

nell’11% da familiari.<br />

L’autoinvio avviene nel 12% dei casi, prevalentemente da<br />

pazienti con BN.<br />

Nel 74% dei casi inviati dai me<strong>di</strong>ci viene confermata una<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DCA (16% <strong>di</strong> AN, 31% <strong>di</strong> BN, 6% <strong>di</strong> BED e la<br />

maggior parte <strong>di</strong> DCA-NAS) mentre nel 26% dei casi la <strong>di</strong>agnosi<br />

sospettata dall’inviante non viene confermata, tra questi<br />

il 10% presenta “semplice” obesità.<br />

Negli anni si è notato un aumento degli invii <strong>di</strong> pazienti con<br />

<strong>di</strong>agnosi parziale.<br />

Discussione: i MMG e i me<strong>di</strong>ci specialisti sono le figure<br />

che maggiormente favoriscono l’accostarsi del paziente al<br />

centro. La formazione e l’aggiornamento hanno migliorato<br />

299<br />

POSTER<br />

la capacità <strong>di</strong>agnostica dei MMG ma rimane ancora <strong>di</strong>fficile<br />

nell’area dell’obesità il riconoscimento corretto del BED.<br />

168. Definizione <strong>di</strong> un protocollo valutativo<br />

del rischio <strong>di</strong> insorgenza <strong>di</strong> depressione<br />

post-partum attraverso uno stu<strong>di</strong>o<br />

condotto su un campione <strong>di</strong> puerpere<br />

M. Marcenaro, G. Ferrigno, G. Bentivoglio * , L. Attolini,<br />

E. Costa * , G. Molino, G. Fornaro, F. Sibilla, G. Sciaccaluga,<br />

M. Senini, F. Tombesi, W. Natta, L. Vaccari * ,<br />

S. Guida<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica,<br />

Sezione <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova; * Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Ginecologia e Ostetricia, sez. Ostetricia, Università <strong>di</strong><br />

Genova<br />

Introduzione: la gravidanza e il parto come possibili eventi<br />

stressanti positivi vengono valutati attraverso uno screening,<br />

effettuato dall’U.O. <strong>di</strong> Clinica Psichiatrica in collaborazione<br />

con l’U.O. <strong>di</strong> Ginecologia e Ostetricia, sui <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’umore nel post-partum in un campione <strong>di</strong> puerpere.<br />

Esistono fattori stressanti aspecifici, come la rottura dell’equilibrio<br />

omeostatico precedente, legati alla coesistenza <strong>di</strong><br />

aree <strong>di</strong>fensive con funzionamento narcisistico e fattori specifici<br />

intrapsichici, relazionali e socio-ambientali.<br />

Metodologia: comprende la raccolta dell’anamnesi ostetrico-ginecologica<br />

da parte <strong>di</strong> un ginecologo, dell’anamnesi<br />

psicopatologica da parte <strong>di</strong> uno psichiatra e la somministrazione<br />

del Post-partum Depression Pre<strong>di</strong>ctory Inventory e<br />

dell’EPDS sempre da parte <strong>di</strong> uno psichiatra. Quest’ultimo<br />

test viene eseguito entro 48 ore dal parto e successivamente<br />

riproposto a 1 e 6 mesi dal parto me<strong>di</strong>ante contatti telefonici.<br />

Il campione è rappresentato da tutte le pazienti che hanno<br />

partorito presso il Dipartimento <strong>di</strong> Ginecologia e Ostetricia,<br />

nel periodo dal 22/6/04 al 22/12/04.<br />

Risultati: è stata confermata l’importanza dei principali fattori<br />

<strong>di</strong> rischio descritti in letteratura, tra cui la presenza <strong>di</strong> episo<strong>di</strong><br />

depressivi in anamnesi e lo stato socio-economico basso.<br />

Conclusioni: questo stu<strong>di</strong>o ha condotto alla definizione <strong>di</strong><br />

un protocollo valutativo del rischio <strong>di</strong> insorgenza <strong>di</strong> depressione<br />

post-partum, atten<strong>di</strong>bile e sufficientemente agile, <strong>di</strong><br />

complemento a quello <strong>di</strong> pertinenza ostetrica.<br />

Bibliografia<br />

1 Beck CT. Revision of the Postpartum Depression Pre<strong>di</strong>ctors Inventory.<br />

JOGNN Volume 31, Number 4.<br />

2 Cox JL, Holden JM, Sagovsky R. Detection of postnatal depression:<br />

development of the 10- item E<strong>di</strong>mburgh postnatal depression<br />

scale. Br J Psychiatry 1987;150:782-6.<br />

169. Pattern <strong>di</strong> utilizzo degli antipsicotici<br />

in un centro <strong>di</strong> salute mentale<br />

L. Marchiaro, F. Costanzo, F. Risso<br />

Centro <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>di</strong> Dronero, Dipartimento <strong>di</strong> Salute<br />

Mentale <strong>di</strong> Cuneo, ASL 15 Cuneo<br />

La terapia farmacologica è la base del trattamento <strong>della</strong><br />

schizofrenia. Le linee guida sull’argomento ritengono


POSTER<br />

l’impiego in combinazione <strong>di</strong> due o più antipsicotici una<br />

pratica da adottare solo come risorsa estrema, in quanto<br />

non giustificata da stu<strong>di</strong> controllati sulla sua efficacia. Diversi<br />

autori hanno però evidenziato che più <strong>di</strong> un quarto<br />

dei soggetti schizofrenici ambulatoriali riceve una politerapia<br />

antipsicotica, in genere caratterizzata dalla combinazione<br />

<strong>di</strong> un antipsicotico tipico con un atipico. Tali pazienti<br />

sono esposti, forse senza che sia necessario, a un più<br />

elevato rischio <strong>di</strong> effetti collaterali soprattutto extrapiramidali<br />

(EPS), alcuni particolarmente <strong>di</strong>sabilitanti come la <strong>di</strong>scinesia<br />

tar<strong>di</strong>va. L’obiettivo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong><br />

descrivere la pratica prescrittiva <strong>di</strong> farmaci antipsicotici in<br />

un CSM del Piemonte.<br />

È stata effettuata una revisione sistematica delle cartelle cliniche<br />

<strong>di</strong> tutti i soggetti con schizofrenia (DSM-IV-TR) seguiti<br />

presso il CSM <strong>di</strong> Dronero (CN). Per ogni paziente sono<br />

stati raccolti dati demografici e storia clinica, si è in<strong>di</strong>viduato<br />

il trattamento antipsicotico prescritto nel periodo <strong>di</strong><br />

osservazione (settembre 2004-settembre 2005) e la presenza<br />

<strong>di</strong> effetti collaterali. Il numero <strong>di</strong> ricadute nel corso del<br />

trattamento è stato utilizzato come principale in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> efficacia<br />

<strong>della</strong> farmacoterapia.<br />

Dall’analisi preliminare dei dati si evince che il 74% dei<br />

pazienti effettua una monoterapia antipsicotica, mentre il<br />

26% assume contemporaneamente più <strong>di</strong> un antipsicotico.<br />

La dose me<strong>di</strong>a/<strong>di</strong>e <strong>di</strong> antipsicotici prescritta è nel range<br />

basso-moderato per i pazienti in monoterapia, elevata per i<br />

soggetti in politerapia. Inoltre, l’utilizzo <strong>di</strong> anticolinergici<br />

(in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> EPS) risulta molto più frequente (71%) nei pazienti<br />

in politerapia. Anche nel nostro stu<strong>di</strong>o la combinazione<br />

più frequente è fra un antipsicotico tipico e un atipico,<br />

non sempre giustificata dai curanti con l’ottenere un<br />

controllo più efficace <strong>di</strong> sintomi persistenti. Stiamo attualmente<br />

analizzando le correlazioni fra tipo/dose <strong>di</strong> trattamento<br />

antipsicotico assunto, alcune caratteristiche demografiche-cliniche<br />

dei pazienti e gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> efficacia/collateralità<br />

dei trattamenti.<br />

Questo stu<strong>di</strong>o conferma la tendenza ad utilizzare dosi <strong>di</strong> antipsicotico<br />

basse-moderate nei SSM italiani, ma documenta<br />

ancora un <strong>di</strong>ffuso utilizzo <strong>della</strong> polifarmacoterapia, confermando<br />

un pattern che è rimasto invariato nel corso degli ultimi<br />

20 anni.<br />

I nostri risultati sono in accordo con gli stu<strong>di</strong> in letteratura<br />

che evidenziano una più elevata incidenza <strong>di</strong> EPS in pazienti<br />

che assumono politerapia rispetto alla monoterapia<br />

antipsicotica. Questo dato è particolarmente importante<br />

alla luce del fatto che gli EPS, <strong>di</strong> per sé <strong>di</strong>sabilitanti e causa<br />

<strong>di</strong> stigma, possono influenzare negativamente compliance,<br />

outcome e qualità <strong>di</strong> vita dei pazienti affetti da<br />

schizofrenia.<br />

Bibliografia<br />

Tibal<strong>di</strong> G, Munizza C, Bollini P, Pirfo E, Punzo F, Gramaglia F. Utilization<br />

of neuroleptic drugs in Italian mental health services: a<br />

survey in Piedmont. Psychiatr Serv 1997;48:213-7.<br />

Tapp A, Wood AE, Secrest L, Erdmann J, Cubberley L, Kilzieh N.<br />

Combination Antipsichotic Therapy in Clinical Practice. Psychiatr<br />

Serv 2003;54:55-9.<br />

170. Stu<strong>di</strong>o sull’azione <strong>della</strong> fototerapia<br />

su prestazioni neurocognitive <strong>di</strong> attenzione<br />

e memoria in soggetti sani<br />

D. Marconi, E. Caroti, E. Tarolla, G. Bersani, P. Pancheri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: negli ultimi anni sono stati condotti numerosi<br />

stu<strong>di</strong> che hanno <strong>di</strong>mostrato l’efficacia <strong>della</strong> fototerapia<br />

nella cura <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> depressione atipica. È noto<br />

che il profilo sintomatologico comune ai <strong>di</strong>sturbi depressivi<br />

atipici comprende anche un impairment cognitivo caratterizzato<br />

da alterazione <strong>della</strong> memoria e dell’attenzione. Tuttavia,<br />

in letteratura non esistono ancora stu<strong>di</strong> che documentino<br />

la reale portata dell’interazione tra fototerapia e deficit<br />

cognitivi.<br />

Obiettivo: questo lavoro si propone come stu<strong>di</strong>o pilota, volto<br />

alla ricerca degli effetti <strong>della</strong> fototerapia su prestazioni<br />

neurocognitive <strong>di</strong> attenzione e memoria in soggetti sani. È<br />

stata inoltre valutata la specificità d’azione <strong>della</strong> fototerapia<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalle variabili emotive dei soggetti.<br />

Metodo: nello stu<strong>di</strong>o sono stati reclutati 20 soggetti sani<br />

sud<strong>di</strong>visi in un gruppo sperimentale e in un gruppo <strong>di</strong> controllo.<br />

Il gruppo sperimentale, costituito da 10 soggetti (7<br />

femmine e 3 maschi), è stato trattato con un ciclo <strong>di</strong> 5 sedute<br />

<strong>di</strong> fototerapia per una durata totale <strong>di</strong> 4 ore e mezzo e valutato<br />

con una batteria <strong>di</strong> test cognitivi comprendenti lo<br />

Stroop Color Word Interference Test, il Test <strong>di</strong> Fluenza Verbale<br />

per Lettere, il Test <strong>di</strong> Appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Coppie <strong>di</strong> Parole<br />

ed il Test del Breve Racconto; per indagare la presenza<br />

<strong>di</strong> tratti ansiosi o depressivi è stata somministrata la Hospital<br />

Anxiety and Depression Scale (HADS). Sono state effettuate<br />

una valutazione basale (T0) 3 giorni prima del trattamento<br />

con fototerapia, un retest al termine <strong>della</strong> prima seduta<br />

<strong>di</strong> fototerapia (T1), una valutazione al termine <strong>della</strong> terza<br />

seduta <strong>di</strong> fototerapia (T2) e una valutazione finale a <strong>di</strong>stanza<br />

<strong>di</strong> 2 giorni dall’ultimo trattamento (T3). Per una valutazione<br />

delle variabili cognitive ed emotive dei soggetti, è<br />

stato considerato un gruppo <strong>di</strong> controllo, omogeneo per età<br />

e scolarità al gruppo sperimentale, costituito da 10 soggetti<br />

(6 femmine e 4 maschi), in cui è stata effettuata una valutazione<br />

neuropsicologica e psicometrica in assenza <strong>di</strong> trattamento<br />

con fototerapia, nelle stesse modalità e negli stessi<br />

tempi del gruppo sperimentale.<br />

Risultati: l’analisi statistica sul campione complessivo ha<br />

evidenziato una notevole <strong>di</strong>fferenza tra la me<strong>di</strong>a dei punteggi<br />

ottenuti dai test neurocognitivi del gruppo sperimentale<br />

rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo. In T0 non è emersa alcuna<br />

<strong>di</strong>fferenza significativa per nessuno dei test somministrati.<br />

La <strong>di</strong>fferenza dei punteggi dei due gruppi nello Stroop Color<br />

Word Interference Test non è risultata significativa nei<br />

T1 (p = 0,344) e nei T2 (p = 0,272), mentre nel confronto tra<br />

i T3 è risultata statisticamente significativa (p = 0,041). Nel<br />

Test <strong>di</strong> Fluenza Verbale non sono state in<strong>di</strong>viduate <strong>di</strong>fferenze<br />

significative nei T1 (p = 0,570), T2 (p = 0,677) e T3 (p =<br />

0,427). Nel Test <strong>di</strong> Appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Coppie <strong>di</strong> Parole, non<br />

si sono evidenziate <strong>di</strong>fferenze significative nei T1 (p =<br />

0,593), ma la <strong>di</strong>fferenza dei punteggi è stata significativa nei<br />

T2 (p = 0,050) e nei T3 (p = 0,001). I due gruppi non hanno<br />

mostrato <strong>di</strong>fferenze importanti nel Test del Breve Racconto<br />

nei T1 (p = 0,447) ma sono stati significativi i confronti nei<br />

300


T2 (p = 0,031) e T3 (p = 0,001). Nella HADS non ci sono<br />

state <strong>di</strong>fferenze significative nelle valutazioni finali (T3) (p<br />

= 0,832).<br />

Conclusioni: i dati pur essendo preliminari, sembrano confermare<br />

l’ipotesi <strong>di</strong> una facilitazione dei circuiti neuronali<br />

che me<strong>di</strong>ano le funzioni cognitive da parte <strong>della</strong> stimolazione<br />

luminosa. Lo stu<strong>di</strong>o evidenzia un progressivo miglioramento<br />

delle prestazioni cognitive del gruppo sperimentale<br />

rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo in<strong>di</strong>pendentemente dalle variabili<br />

emotive dei soggetti.<br />

171. Normale sviluppo intellettivo<br />

in un soggetto con malformazioni multiple<br />

e duplicazione interstiziale <strong>di</strong>retta<br />

“de novo” 8q22,2-q24,3<br />

R. Marotta, D. Concolino *<br />

Università “Magna Graecia” <strong>di</strong> Catanzaro, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale e Clinica “G. Salvatore”, Facoltà<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia, Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e<br />

* Cattedra <strong>di</strong> Pe<strong>di</strong>atria<br />

Introduzione: il ritardo mentale è comune a tutte le anomalie<br />

cromosomiche, compresa la duplicazione del braccio<br />

lungo del cromosoma 8 che si accompagna a malformazioni<br />

multiple e convulsioni.<br />

Riportiamo il caso <strong>di</strong> un bambino con duplicazione interstiziale<br />

<strong>di</strong>retta 8q22.2-q24.3, <strong>di</strong>smorfico, con anomalie<br />

car<strong>di</strong>ache, scarso accrescimento, ma normodotato intellettivamente.<br />

Metodologia: il cariotipo: 46,XY, 8q+ “de novo” e l’analisi<br />

FISH eseguita con sonda painting del cromosoma 8, sonde<br />

sbtelomeriche8q e sonde BAC, evidenziavano: duplicazione<br />

in tandem 8q22.2-q24.3. Nel sospetto <strong>di</strong> un ritardo<br />

mentale: somministrato un reattivo <strong>di</strong> livello.<br />

Risultati: il paziente da noi descritto presentava il quadro<br />

clinico delle duplicazioni 8qter: <strong>di</strong>morfismi multipli, DIA,<br />

DIV e pervietà del dotto <strong>di</strong> Botallo, ma la valutazione neuropsichiatrica<br />

infantile evidenziava uno sviluppo intellettivo<br />

adeguato, sufficienti capacità adattive, QI nella norma. Dati<br />

confermati nel follow-up a 12 mesi.<br />

Conclusioni: le duplicazioni parziali del braccio lungo del<br />

cromosoma 8 sono rare, terminali invertite e coinvolgono la<br />

regione 8q22-qter. Nel nostro caso il quadro clinico era sovrapponibile,<br />

ad eccezione dell’assenza <strong>di</strong> ritardo mentale e<br />

convulsioni.<br />

Recentemente Bonaglia et al. hanno descritto una duplicazione<br />

terminale <strong>di</strong> sole 2,3 Mb in 8q24,3 in un paziente con<br />

severo ritardo mentale e convulsioni, ipotizzando che il tale<br />

fenotipo sia confinato in queste regioni. La duplicazione da<br />

noi descritta, contigua e prossimale rispetto a questa, conferma<br />

tale ipotesi.<br />

Sebbene il follow-up clinico e neuropsichiatrico sia breve,<br />

l’evoluzione intellettiva e le acquisizioni maturate sembrano<br />

compatibili con una normale evoluzione, anche in termini<br />

<strong>di</strong> competenze sociali.<br />

Bibliografia<br />

Schinzel A. Catalogue of unbalanced chromosome aberrations in<br />

man. De Gruyter 2001.<br />

Bonaglia MC, et al. Eur J Hum Genet 2005;13:586-91.<br />

301<br />

POSTER<br />

172. Struttura <strong>di</strong> personalità ed immagine<br />

corporea in un gruppo <strong>di</strong> donne con grande<br />

obesità. Indagine preliminare.<br />

G. Marrazzo, M. Castelli * , G. Schiera * , S. La Grutta * ,<br />

R. Lo Baido<br />

Clinica Psichiatrica, * Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia, Università<br />

<strong>di</strong> Palermo<br />

Obiettivi: il presente lavoro intende valutare la struttura <strong>di</strong><br />

personalità e la percezione dell’immagine corporea <strong>di</strong> un<br />

gruppo <strong>di</strong> donne con grande obesità (BMI > 35).<br />

Metodologia: sono state reclutate 35 donne (età me<strong>di</strong>a 39 ±<br />

13) con BMI superiore a 35 kg/m 2 . Sono stati somministrati<br />

i seguenti reattivi: il questionario Defense Mechanisms Inventory<br />

per indagare la struttura <strong>di</strong>fensiva e le tavole proiettive<br />

Somatic Inkblot Series per valutare la percezione corporea.<br />

Risultati: i risultati preliminari evidenziano la relazione tra<br />

specifiche modalità <strong>di</strong>fensive adoperate e qualità <strong>della</strong> percezione<br />

<strong>della</strong> propria immagine corporea.<br />

Conclusioni: nella clinica <strong>della</strong> grande obesità, l’integrazione<br />

delle informazioni relative alla struttura profonda <strong>di</strong><br />

personalità potrebbe orientare la scelta dell’intervento.<br />

Maggiore è il <strong>di</strong>sagio psichico (nel senso <strong>di</strong> un rapporto<br />

compulsivo con il cibo) maggiormente in<strong>di</strong>cati sono gli interventi<br />

che bypassano la compliance del paziente. Altrimenti<br />

possono essere in<strong>di</strong>cati trattamenti che basano la loro<br />

riuscita anche sulla compliance del paziente.<br />

Bibliografia<br />

1 Ihilevich D, Gleser G (1986). Defense Mechanisms Inventory.<br />

Firenze: OS 1992.<br />

2 Cassell WA (1980). Somatic Inkblot Series. Firenze: OS 1989.<br />

3 Tanofky-Kraff M, Yanovski SZ. Eating Disorder or Disordered<br />

Eating? Non-normative Eating Patterns in obese in<strong>di</strong>viduale.<br />

Obesity Res 2004;12:1361-6.<br />

173. Il gene <strong>della</strong> subunità β3 <strong>della</strong> proteina<br />

G: polimorfismo C825T in pazienti<br />

con <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico<br />

C. Martini, C. Carmassi, A. Ciapparelli, R. Paggini,<br />

S. Tonini, F. Mundo, F. Spinetti, B. Costa, G. Mascia,<br />

A. Lucacchini, L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologia, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Molti stu<strong>di</strong> hanno evidenziato, in pazienti con <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong><br />

panico (PD), la presenza <strong>di</strong> alterazioni nei meccanismi <strong>di</strong><br />

trasduzione del segnale intracellulare me<strong>di</strong>ati dall’attivazione<br />

delle proteine G.<br />

Recentemente, una nuova variante genica (C825T) del gene<br />

co<strong>di</strong>ficante la subunità Gβ3 delle proteine G è stata identificata<br />

e ad oggi, non sono presenti stu<strong>di</strong> in letteratura che ne<br />

indaghino la presenza in pazienti con PD. Scopo del presente<br />

stu<strong>di</strong>o è esplorare la correlazione tra questa variante<br />

allelica e il PD.<br />

Inoltre, poiché le proteine G sono componenti regolatorie<br />

essenziali nel sistema <strong>di</strong> accoppiamento transmembrana <strong>di</strong><br />

molti recettori coinvolti nell’attività dei farmaci inibitori del


e-uptake <strong>della</strong> serotonina (SSRI), obiettivo secondario è<br />

quello <strong>di</strong> valutare l’impatto <strong>della</strong> presenza dell’allele T sulla<br />

risposta al trattamento farmacologico.<br />

Il campione <strong>di</strong> pazienti con PD (DSM-IV) è stato reclutato<br />

presso la Clinica Psichiatrica 2° dell’Università <strong>di</strong> Pisa, e<br />

valutato me<strong>di</strong>ante HAM-A al momento del reclutamento e<br />

dopo 4 settimane <strong>di</strong> trattamento con SSRI, e me<strong>di</strong>ante PAS-<br />

SR lifetime version, al baseline, per la presenza <strong>di</strong> spettro<br />

panico-agorafobico.<br />

I risultati del presente stu<strong>di</strong>o sulle genotipizzazioni Gβ3<br />

mostrano una frequenza degli alleli C e T rispettivamente <strong>di</strong><br />

0,61 e 0,39; evidenziando una possibile assenza <strong>di</strong> associazione<br />

tra PD e polimorfismo C825T<br />

174. Recettore periferico mitocondriale<br />

delle benzo<strong>di</strong>azepine e livelli <strong>di</strong> DHEAS<br />

in pazienti con Disturbo Post-Traumatico<br />

Stress e Lutto Complicato<br />

POSTER<br />

C. Martini, C. Carmassi, A. Ciapparelli, R. Paggini,<br />

S. Tonini, F. Mundo, E. Da Pozzo, B. Chelli, M. Maccheroni<br />

* , A. Lucacchini, L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologia, Università <strong>di</strong> Pisa; * Laboratorio <strong>di</strong><br />

Endocrinologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana,<br />

Pisa<br />

Il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) è un <strong>di</strong>sturbo<br />

d’ansia altamente invalidante caratteristicamente correlato<br />

all’esposizione ad eventi traumatici gravi. Numerosi autori<br />

oggi <strong>di</strong>battono sull’appartenenza del lutto complicato o<br />

traumatico (TG) alla categoria delle reazioni ad eventi vitali<br />

traumatici.<br />

Il recettore periferico delle benzo<strong>di</strong>azepine (PBR) è una<br />

proteina mitocondriale importante nella regolazione <strong>della</strong><br />

sintesi dei neurosteroi<strong>di</strong>, che sono coinvolti in vari <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici.<br />

In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress, sono state <strong>di</strong>mostrate variazioni nei<br />

livelli d’espressione del PBR e <strong>di</strong> alcuni steroi<strong>di</strong>; in particolare,<br />

alterate concentrazioni <strong>di</strong> modulatori negativi del recettore<br />

GABAA, sono state evidenziate in pazienti affetti da<br />

<strong>di</strong>sturbi d’ansia.<br />

Con lo scopo <strong>di</strong> indagare la relazione tra la densità del PBR<br />

e i neurosteroi<strong>di</strong> in pazienti sottoposti ad eventi stressanti, i<br />

livelli <strong>di</strong> PBR e dello steroide DHEAS sono stati misurati in<br />

pazienti con PTSD, lutto complicato (CG) o controlli sani,<br />

reclutati presso la Clinica Psichiatrica 2 a dell’Università <strong>di</strong><br />

Pisa.<br />

Risultati preliminari evidenziano una riduzione del PBR in<br />

linfociti <strong>di</strong> pazienti PTSD, mentre nei pazienti CG non state<br />

trovate alterazioni significative.<br />

Inoltre, aumentati livelli <strong>di</strong> DHEAS sono stati riscontrati solo<br />

nel siero dei soggetti PTSD. Questi risultati in<strong>di</strong>cano un<br />

coinvolgimento del PBR nella modulazione <strong>della</strong> sintesi dei<br />

neurosteroi<strong>di</strong> in particolare nel PTSD.<br />

175. L’efficacia e la sicurezza<br />

<strong>della</strong> quetiapina nel trattamento<br />

dei soggetti alcol-<strong>di</strong>pendenti con doppia<br />

<strong>di</strong>agnosi: uno stu<strong>di</strong>o pilota<br />

G. Martinotti, M. Di Nicola, S. Andreoli, D. Reina, L. Janiri,<br />

P. Bria<br />

Day Hospital <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Clinica e Farmaco<strong>di</strong>pendenze,<br />

Policlinico Universitario “A. Gemelli”, Roma<br />

Introduzione: sebbene gli unici dati finora <strong>di</strong>sponibili sull’utilizzo<br />

<strong>della</strong> quetiapina nei <strong>di</strong>sturbi da uso <strong>di</strong> sostanze si<br />

riferiscono a stu<strong>di</strong> retrospettivi, la potenziale efficacia <strong>di</strong><br />

questo antipsicotico atipico nei suddetti quadri psicopatologici<br />

è stata riscontrata in pazienti con <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

concomitanti (A<strong>di</strong>tyanjee, Schulz S.C., 2002; Sattar S.P. et<br />

al., 2004). Lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è stato <strong>di</strong> valutare a<br />

breve termine la sicurezza e l’efficacia <strong>della</strong> quetiapina fumarato<br />

nel trattamento <strong>della</strong> doppia <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza<br />

da alcol e <strong>di</strong>sturbi psichiatrici maggiori.<br />

Metodologia: un campione <strong>di</strong> 25 soggetti alcol-<strong>di</strong>pendenti<br />

in comorbilità con un altro <strong>di</strong>sturbo psichiatrico, co<strong>di</strong>ficato<br />

in Asse I secondo DSM-IV-TR, è stato trattato con dosi flessibili<br />

<strong>di</strong> quetiapina (range = 500-800 mg/<strong>di</strong>e; dosaggio me<strong>di</strong>o<br />

= 600 mg/<strong>di</strong>e) per 16 settimane. Nel valutare l’efficacia<br />

e la sicurezza <strong>della</strong> quetiapina sono stati considerati i seguenti<br />

parametri: ricadute alcoliche (alcolemia), craving<br />

(OCDS), livello <strong>di</strong> astinenza (CIWA), sintomaticità psichiatrica<br />

(SCL-90), eventi avversi e marcatori biochimici <strong>di</strong> funzionalità<br />

epatica. L’analisi <strong>di</strong> correlazione lineare <strong>di</strong> Pearson<br />

è stata impiegata per verificare le correlazioni tra le <strong>di</strong>verse<br />

scale e le altre variabili quantitative.<br />

Risultati: 5 pazienti hanno presentato una ricaduta nel corso<br />

dello stu<strong>di</strong>o, mentre 3 hanno sospeso il farmaco a causa<br />

<strong>di</strong> effetti collaterali: 17 pazienti hanno concluso lo stu<strong>di</strong>o<br />

senza presentare ricadute alcoliche. Una riduzione significativa<br />

del craving è stata valutata dopo 4 settimane <strong>di</strong> trattamento<br />

(p < 0,001), mentre un decremento significativo del<br />

punteggio SCL-90-R per l’ansia (p < 0,005), la depressione<br />

(p < 0,05), le manifestazioni ossessivo-compulsive (p <<br />

0,001) e per la collera/ostilità (p < 0,001) è stato registrato<br />

dopo 6 settimane. La quetiapina è risultata generalmente<br />

ben tollerata, come <strong>di</strong>mostra la bassa percentuale <strong>di</strong> eventi<br />

avversi registrata, e non ha interferito con la normalizzazione<br />

dei marcatori biochimici correlati all’abuso <strong>di</strong> alcol.<br />

Conclusioni: i risultati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o sono in accordo con<br />

l’ipotesi che l’impiego <strong>di</strong> quetiapina nel trattamento <strong>della</strong><br />

sintomatologia psichiatrica comorbile possa aiutare i pazienti<br />

alcol-<strong>di</strong>pendenti a mantenere l’astinenza (Monnelly et<br />

al., 2004). Inoltre lo specifico effetto <strong>della</strong> quetiapina sul<br />

craving e le sue caratteristiche <strong>di</strong> maneggevolezza e tollerabilità<br />

migliorano la compliance al trattamento. La quetiapina<br />

potrebbe, pertanto, costituire una valida alternativa per la<br />

terapia <strong>della</strong> <strong>di</strong>pendenza da alcol severa e complicata come<br />

nel caso <strong>di</strong> una doppia <strong>di</strong>agnosi.<br />

Bibliografia<br />

A<strong>di</strong>tyanjee, Schulz SC. Clinical use of quetiapine in <strong>di</strong>sease states<br />

other than schizophrenia. J Clin Psychiatry 2002;63(Suppl<br />

13):32-8.<br />

Sattar SP, Bhatia SC, Petty F. Potential benefits of quetiapine in the<br />

treatment of substance dependence <strong>di</strong>sorders. J Psychiatry Neurosci<br />

2004;29:452-7.<br />

302


Monnelly EP, Ciraulo DA, Knapp C, LoCastro J, Sepulveda I. Quetiapine<br />

for treatment of alcohol dependence. J Clin Psychopharmacol<br />

2004;24:532-5.<br />

176. Il Disturbo Bipolare in età evolutiva.<br />

Fenomenologia e comorbi<strong>di</strong>tà<br />

G. Masi, S. Millepie<strong>di</strong>, M. Mucci, N. Bertini, C. Pfanner,<br />

S. Berloffa<br />

IRCCS Stella Maris per la Neuropsichiatria dell’Infanzia e<br />

dell’Adolescenza, Calambrone (PI)<br />

Sebbene il <strong>di</strong>sturbo bipolare (DB) sia un quadro psicopatologico<br />

ben definito nell’adulto, solo negli ultimi anni questa<br />

<strong>di</strong>agnosi è stata introdotta anche in età evolutiva. Le ragioni<br />

<strong>di</strong> questa <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong>agnostica devono essere ricercate<br />

nella <strong>di</strong>versa presentazione clinica <strong>della</strong> forma ad esor<strong>di</strong>o<br />

precoce rispetto alla forma adulta (Biederman, 1998, Masi<br />

et al., in stampa) e nella frequente comorbi<strong>di</strong>tà, soprattutto<br />

con <strong>di</strong>sturbo da deficit <strong>di</strong> attenzione ed iperattività (ADHD)<br />

(Carlson et al., 1998), <strong>di</strong>sturbo <strong>della</strong> condotta (Kovacs e<br />

Pollock, 1995) e <strong>di</strong>sturbi d’ansia (Masi et al., 2004).Un aiuto<br />

alla <strong>di</strong>agnosi viene oferto dalla valutazione <strong>della</strong> psicopatologia<br />

parentale, data la frequente familiarità del DB per <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’umore e per <strong>di</strong>sturbi mentali in generale (Masi et<br />

al., 2004b)<br />

In questa sede analizzeremo i dati, che provengono da alcuni<br />

nostri stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> follow-up <strong>di</strong> tipo naturalistico, sulla presentazione<br />

clinica del DB nel bambino e nell’adolescente,<br />

con particolare riferimento al significato clinico <strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà<br />

con <strong>di</strong>sturbi esternalizzanti ed ansiosi ed alle implicazioni<br />

terapeutiche, nonche’ alla possibile stabilità nel<br />

tempo <strong>di</strong> queste forme, in un’ottica <strong>di</strong> continuita’ tra la psicopatologia<br />

infantile e quella dell-adulto.<br />

Bibliografia<br />

Masi G, Akiskal HS, Akiskal KK. Detecting the risk for affective<br />

spectrum <strong>di</strong>sorders in the children of bipolar parents. In: Maj M,<br />

et al., eds. Early Detection and Management of Mental Disorders.<br />

Chichester: John Wiley & Sons Ltd, 2004b:63-184.<br />

Masi G, Perugi G, Toni C, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci M, Bertini N,<br />

Akiskal HS. Obsessive-compulsive- bipolar comorbi<strong>di</strong>ty: focus<br />

on children and adolescents. J Affect Disord 2004;78:175-83.<br />

Masi G, Toni C, Perugi G, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci M, Bertini N, Akiskal<br />

H. The clinical phenotypes of juvenile bipolar <strong>di</strong>sorder:<br />

towards a validation of the episo<strong>di</strong>c-chronic <strong>di</strong>stinction. Biol<br />

Psychiatry, in stampa.<br />

177. Tabacco e trattamento<br />

con antipsicotici<br />

S. Massa, F. Pinna, L. Bona, B. Carpiniello<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione: è ormai <strong>di</strong>ffusamente riconosciuto quali siano<br />

gli effetti dell’abitu<strong>di</strong>ne al fumo <strong>di</strong> sigaretta sull’organismo;<br />

è stato accertato che l’induzione degli enzimi microsomiali<br />

epatici può determinare una riduzione dei livelli<br />

ematici <strong>di</strong> farmaci antipsicotici, rendendo necessaria una revisione<br />

del dosaggio nei pazienti fumatori. Il nostro stu<strong>di</strong>o<br />

si propone <strong>di</strong> verificare le eventuali <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> dosaggio<br />

303<br />

POSTER<br />

dei farmaci antipsicotici in due sottogruppi <strong>di</strong> pazienti, fumatori<br />

e non fumatori.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: è stato selezionato un campione <strong>di</strong> 101<br />

pazienti con <strong>di</strong>sturbi dello spettro schizofrenico o, comunque,<br />

in trattamento con farmaci antipsicotici, afferenti a un<br />

CSM Universitario 61 maschi e 40 femmine, selezionati secondo<br />

il metodo del cluster temporale: pazienti consecutivi,<br />

non ripetuti per un periodo <strong>di</strong> tre mesi. Per il rilevamento dei<br />

dati è stata utilizzata una scheda <strong>di</strong> rilevazione dei dati socio-anagrafici<br />

e clinici del paziente.<br />

Risultati: relativamente all’abitu<strong>di</strong>ne al fumo, sono emerse<br />

<strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere significative, con una maggiore frequenza<br />

<strong>di</strong> fumatori tra i maschi. Dalla valutazione delle <strong>di</strong>fferenze<br />

nei dosaggi me<strong>di</strong> dei farmaci antipsicotici nei due<br />

sottogruppi, fumatori e non, le uniche <strong>di</strong>fferenze statisticamente<br />

significative riguardano la Quetiapina, con un dosaggio<br />

me<strong>di</strong>o maggiore nei fumatori.<br />

Conclusioni: il nostro stu<strong>di</strong>o mette in rilievo la scarsa considerazione<br />

attribuita agli effetti farmacocinetici del fumo e<br />

alla necessità <strong>di</strong> adeguamento posologico nei fumatori.<br />

178. Il senso <strong>della</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

<strong>di</strong> Consultazione e Collegamento: dati<br />

preliminari <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o prospetticoosservazionale<br />

effettuato su un campione<br />

<strong>di</strong> 806 pazienti ambulatoriali.<br />

E. Massoni, G. Giordano, L.C. Milito, C. Sarappa,<br />

F. Maffullo, T. Longobar<strong>di</strong><br />

Università “Federico II” <strong>di</strong> Napoli, DAS Neuroscienze e<br />

Comportamento Area Funzionale <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

La <strong>Psichiatria</strong> <strong>di</strong> Consultazione e Collegamento svolge un<br />

ruolo essenziale nel percorso <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi, terapia e riabilitazione<br />

nel territorio <strong>di</strong> confine tra psichiatria e me<strong>di</strong>cina: il<br />

suo fine è <strong>di</strong> facilitare il riconoscimento e il trattamento delle<br />

patologie psichiatriche che colpiscono persone affette da<br />

malattie internistiche (comorbilità psichiatrica), <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are<br />

gli effetti dell’interazione tra fattori psicologici e fattori biologici<br />

(psicobiologia) e <strong>di</strong> valutare l’influenza nell’esor<strong>di</strong>o<br />

delle malattie (patogenesi psicosomatica) delle variabili<br />

emozionali connesse col paziente: sia che esse riguar<strong>di</strong>no il<br />

paziente stesso, come reazione alla malattia; sia che riguar<strong>di</strong>no<br />

problemi connessi con il ricovero; sia, infine, che riguar<strong>di</strong>no<br />

problemi del me<strong>di</strong>co nella sua relazione con il paziente.<br />

I dati del nostro stu<strong>di</strong>o derivano da un’analisi retrospettiva<br />

effettuata sulle cartelle cliniche ambulatoriali <strong>di</strong> 805 pazienti<br />

afferiti dal 2003 al 2005 presso il nostro Servizio <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

<strong>di</strong> Consultazione e Collegamento.<br />

La comorbi<strong>di</strong>tà psichiatrica più significativa si riscontra nella<br />

richiesta <strong>di</strong> consulenza dei reparti <strong>di</strong> Malattie Infettive (n<br />

= 171), Me<strong>di</strong>cina Interna (n = 162) e Neurologia (n = 106)<br />

(Fig. 1).<br />

La maggior parte dei pazienti è risultato affetto da Disturbi<br />

dell’Umore (Disturbo Depressivo Maggiore n = 280; Disturbo<br />

Bipolare n = 7) e da Disturbi d’Ansia (GAD n = 156,<br />

DOC n = 10, DAP n = 3) (Fig. 2).<br />

I risultati evidenziano pertanto una significativa morbi<strong>di</strong>tà<br />

psichiatrica in ambito me<strong>di</strong>co e confermano il forte impatto<br />

delle malattie psichiatriche sulla qualità <strong>di</strong> vita e l’impor-


Fig. 1.<br />

Fig. 2.<br />

tanza <strong>della</strong> psichiatria <strong>di</strong> Consultazione e Collegamento nella<br />

gestione <strong>di</strong> casi <strong>di</strong>fficili, in cui compaiano importanti variabili<br />

emozionali. Tali considerazioni chiariscono come siano<br />

in<strong>di</strong>spensabili la creazione ed il buon funzionamento <strong>di</strong><br />

un’attività <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> <strong>di</strong> Liaison.<br />

Bibliografia<br />

Rundell JR, Wise MG. La <strong>Psichiatria</strong> nella pratica me<strong>di</strong>ca. Torino:<br />

Centro Scientifico E<strong>di</strong>tore 1998.<br />

Gala C, et al. A Multicenter Investigation of Consultation-Liaison<br />

Psychiatry in Italy. Gen Hosp Psychiatry 1999;21.<br />

179. Utilizzo <strong>di</strong> quetiapina in setting acuto:<br />

decision-making da aloperidolo fiale<br />

a quetiapina compresse<br />

S. Masuzzo, R. Intorella, M. Sittinieri<br />

SPDC Ospedale Maria Paternò, Arezzi <strong>di</strong> Ragusa<br />

POSTER<br />

Introduzione: l’identificazione <strong>di</strong> schemi <strong>di</strong> switching da<br />

formulazioni iniettive <strong>di</strong> antipsicotici tipici ad atipici (in<br />

questo lavoro quetiapina), che tengano conto dell’acuzie dei<br />

pazienti e dei tempi <strong>di</strong> degenza, facilita l’impostazione <strong>di</strong><br />

trattamenti efficaci e tollerati che possano essere agevolmente<br />

continuati.<br />

Obiettivo: valutare efficacia, sicurezza e tollerabilità <strong>di</strong> uno<br />

schema <strong>di</strong> switch da aloperidolo fl. a quetiapina cpr in pz.<br />

psicotici ospedalizzati in fase <strong>di</strong> acuzie.<br />

Metodologia: pz (n. 10) con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Schizofrenico<br />

o Bipolare I più recente episo<strong>di</strong>o maniacale, (DSM<br />

IV TR), CGI 5, ricovero minimo 7 giorni, trattati il 1 giorno<br />

con aloperidolo fl., il 2 giorno introduzione <strong>di</strong> quetiapina, titolata<br />

a 900 mg/<strong>di</strong>e in 5 giorni, con sospensione <strong>di</strong> aloperidolo<br />

fl al 5 giorno (al 3 giorno 50% dose iniziale, 4 giorno<br />

il 25%). Efficacia valutata con BPRS, CGI, PANSS, YMRS<br />

(basale T0, 7 giorno T1 e alla <strong>di</strong>missione TD); sicurezza tol-<br />

lerabilità me<strong>di</strong>ante la rilevazione <strong>di</strong> eventi avversi e monitoraggio<br />

dei segni vitali.<br />

Risultati: miglioramento psicopatologico generale (TD vs.<br />

T0) con percentuale <strong>di</strong> miglioramento del 31,9% alla BPRS,<br />

65,4 alla CGI, 68,8% alla YMRS. Nessuna variazione dei<br />

parametri vitali, né comparsa <strong>di</strong> eventi avversi.<br />

Conclusioni: i dati in<strong>di</strong>cano che lo schema rapido <strong>di</strong> switching<br />

utilizzato (in 5 giorni, monoterapia con quetiapina<br />

900 mg/<strong>di</strong>e e sospensione <strong>di</strong> aloperidolo fiale) consente <strong>di</strong><br />

impostare già durante le prime fasi del ricovero, una terapia<br />

efficace, maneggevole e sicura.<br />

Bibliografia<br />

Chengappa. CNS Spectr 2004.<br />

180. Group II metabotropic glutamate<br />

receptor ligands-induce neurogenesis<br />

in cerebellar granular cell cultures<br />

F. Matrisciano * ** , I. Panaccione ** , B. Turriziani ** ,<br />

M. Zusso *** , P. Giusti *** , P. Girar<strong>di</strong> * , R. Tatarelli * ,<br />

D. Melchiorri ** , F.B. Nicoletti *<br />

* Department of Psychiatry and Psychological Me<strong>di</strong>cine,<br />

Sant’Andrea Hospital, University of Rome “La Sapienza”;<br />

** Department of Human Physiology and Pharmacology,<br />

University of Rome “La Sapienza”; *** Department of Pharmacology<br />

and Anesthesiology, University of Padova<br />

Introduction: metabotropic glutamate (mGlu) receptors<br />

have been recently shown to be involved in the pathophysioloy<br />

of depression. Group I and II mGlu receptors are upregulated<br />

by chronic antidepressant treatment, and exert<br />

antidepressant-like activity in several preclinical and some<br />

clinical stu<strong>di</strong>es. Antidepressant drugs induce proliferation<br />

and <strong>di</strong>fferentiation of progenitor cells in the hippocampal<br />

dentate gyrus of the adult brain. The generation of new<br />

neurons is thought to be involved in the antidepressant activity.<br />

Recently, the selective serotonin reuptake inhibitor,<br />

fluoxetine was reported to up-regulate proliferation of<br />

progenitor cells in cerebellar granular cell cultures. This<br />

fin<strong>di</strong>ng is of interest as granule cell cultures are a unique in<br />

vitro model of post-natal <strong>di</strong>fferentiating neurons. We thus<br />

examined whether treatment with selective ligands of<br />

mGlu receptors mimics the neurogenic effect of fluoxetine<br />

in mixed cultures of both progenitor and mature cerebellar<br />

granule cells.<br />

Material and Methods: primary cultures of rat cerebellar<br />

granule cells prepared from 7-day-old rat pups contain<br />

both <strong>di</strong>fferentiated granule cells and un<strong>di</strong>fferentiated precursors,<br />

the latter termed round cells. The expression of in<strong>di</strong>vidual<br />

mGlu receptor subtypes was assessed in round<br />

cells by Western Blot analyses. Ten days after plating,<br />

mixed granule cell cultures were exposed either to fluoxetine<br />

(1 µM), or to the selective group II mGlu receptor ligands<br />

LY379268 (1 µM) and LY341495 (1 µM) for 72<br />

hours. Cell proliferation was assessed following incorporation<br />

of 5-bromo-2’-deoxyuri<strong>di</strong>ne (BrdU) (10 µM) by<br />

round cells.<br />

Results: round cells, at 6-10 days in vitro (DIV) expressed<br />

mGlu2/3 and -5 receptors. Fluoxetine, the selective group<br />

II mGlu receptor agonist, LY379268, and the group II<br />

304


mGlu receptor antagonist, LY341495, increased cell proliferation<br />

when applied by themselves. Present results<br />

show that group II mGlu receptor ligands induce proliferation<br />

of neuroprecursors in cerebellar granule cell cultures,<br />

similarly to what observed with the antidepressant drug,<br />

fluoxetine.<br />

References<br />

Matrisciano F, et al. 2005.<br />

Zusso M, et al. 2004.<br />

181. Efficacia e tollerabilità <strong>di</strong> quetiapina<br />

nel trattamento <strong>della</strong> fase psicotica acuta<br />

dei pazienti affetti da schizofrenia, psicosi<br />

indotta da sostanze e <strong>di</strong>sturbo borderline<br />

<strong>di</strong> personalità: uno stu<strong>di</strong>o con i livelli<br />

plasmatici<br />

M.C. Mauri, L.S. Volonteri, A.A. Fiorentini, S.R. Bareggi<br />

** , A.C. Omboni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Milano<br />

IRCCS; * Dipartimento <strong>di</strong> Farmacologia, Università <strong>di</strong> Milano,<br />

Ospedale Maggiore <strong>di</strong> Milano<br />

Introduzione: quetiapina è un antipsicotico atipico in<strong>di</strong>cato<br />

per il trattamento dei <strong>di</strong>sturbi psicotici acuti e cronici <strong>della</strong><br />

mania in fase acuta.<br />

Recenti osservazioni in<strong>di</strong>cano l’efficacia <strong>di</strong> quetiapina nel<br />

<strong>di</strong>sturbo borderline <strong>di</strong> personalità, mentre sono carenti i dati<br />

relativi al trattamento delle psicosi indotte da sostanze.<br />

Scopo del presente stu<strong>di</strong>o è la valutazione <strong>di</strong> efficacia e la<br />

tollerabilità <strong>di</strong> quetiapina in pazienti ospedalizzati in fase<br />

psicotica acuta. Si valuta inoltre la relazione tra livelli plasmatici<br />

e risposta clinica.<br />

Meto<strong>di</strong>: sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o 45 pazienti (22 affetti<br />

da schizofrenia, 10 da psicosi indotta da sostanze, 13 da<br />

<strong>di</strong>sturbo borderline <strong>di</strong> personalità).<br />

Quetiapina è stata somministrata per 2 settimane a dosi<br />

comprese tra 250-1.000 mg/<strong>di</strong>e. La valutazione clinica è<br />

stata effettuata al basale, dopo 7 e 15 <strong>di</strong>e tramite le seguenti<br />

scale: BPRS, PANSS, HRSD, EPSE ed ACS. I livelli<br />

plasmatici <strong>di</strong> quetiapina sono stati rilevati al termine<br />

dello stu<strong>di</strong>o.<br />

Risultati e <strong>di</strong>scussione: al termine dello stu<strong>di</strong>o è stata osservata<br />

una riduzione significativa dei punteggi me<strong>di</strong> <strong>di</strong> tutte<br />

le scale; la percentuale <strong>di</strong> miglioramento è risultata significativamente<br />

superiore nei pazienti affetti da psicosi indotte.<br />

Quetiapina è risultata ben tollerata, con una bassa incidenza<br />

<strong>di</strong> effetti extrapiramidali, senza variazioni significative<br />

<strong>di</strong> peso corporeo. È emersa una correlazione tra livelli<br />

plasmatici e dose/kg. Il miglioramento alla PANSS è risultato<br />

correlato ai livelli/dose/kg in tutte le sottocategorie <strong>di</strong><br />

pazienti.<br />

305<br />

POSTER<br />

182. Deficit <strong>di</strong> cognizione sociale in soggetti<br />

con sociopatia acquisita dovuta a lesione<br />

delle aree frontali ventrome<strong>di</strong>ali e soggetti<br />

con schizofrenia<br />

M. Mazza, C. Blundo * , R. Pollice, R. Roncone, V. Magliani<br />

** , M. Casacchia<br />

Clinica Psichiatrica, Università L’Aquila; * Dipartimento <strong>di</strong><br />

Neuroscienze Azienda Ospedaliera “S. Camillo Forlanini”;<br />

** U.O. <strong>di</strong> Neurochirurgia, OC “Mazzini”, Teramo<br />

Introduzione: i soggetti con lesioni delle aree frontali ventrome<strong>di</strong>ali<br />

presentano anomalie nelle cognizione sociale<br />

(Blair, 2003) e nelle abilità <strong>di</strong> decision-making (Bechara,<br />

1999).<br />

La patogenesi <strong>di</strong> tali deficit è ancora poco conosciuta. Soggetti<br />

con lesioni delle aree ventrome<strong>di</strong>ali perdono l’abilità <strong>di</strong><br />

generare e processare stimoli sociali. Tuttavia è noto dalla<br />

letteratura che i soggetti affetti da schizofrenia presentano le<br />

medesime <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> cognizione sociale (Casacchia et al.,<br />

2004).<br />

Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> verificare se le anomalie<br />

nelle cognizione sociale e nelle abilità <strong>di</strong> decisionmaking<br />

presenti in soggetti con lesioni delle aree ventrome<strong>di</strong>ali<br />

sono sovrapponibili a quelle <strong>di</strong> soggetti affetti da schizofrenia.<br />

Meto<strong>di</strong>: sono stati esaminati 15 soggetti affetti da lesioni<br />

chirurgiche delle aree ventrome<strong>di</strong>ali; 15 soggetti affetti da<br />

schizofrenia confrontati con un gruppo <strong>di</strong> 15 soggetti sani<br />

equivalenti per età e scolarità. Tutti i partecipanti allo stu<strong>di</strong>o<br />

sono stati sottoposti ad una serie <strong>di</strong> prove <strong>di</strong> laboratorio<br />

aventi lo scopo <strong>di</strong> esaminare capacità <strong>di</strong> decisionmaking<br />

e il processamento <strong>di</strong> stimoli sociali. Al momento<br />

<strong>della</strong> valutazione i soggetti con schizofrenia erano utenti<br />

<strong>della</strong> Clinica Psichiatrica dell’Università de L’Aquila,<br />

mentre i soggetti con lesioni delle aree ventrome<strong>di</strong>ali erano<br />

utenti del Servizio <strong>di</strong> Neuropsicologia del Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Neuroscienze, Azienda Ospedaliera “S. Camillo Forlanini”<br />

<strong>di</strong> Roma e dell’Unità Operativa <strong>di</strong> Neurochirurgia<br />

dell’Ospedale Civile <strong>di</strong> Teramo. I soggetti sono stati sottoposti<br />

alle seguenti scale <strong>di</strong> valutazioni: BPRS a 24 item<br />

(Morosini e Casacchia, 1994) per la valutazione <strong>della</strong> gravità<br />

sintomatologica; SVARAD (Pancheri et al., 1999) e<br />

NeuroPsychiatric Inventory, NPI (Cumming et al., 1994)<br />

per la valutazione psichiatrica <strong>di</strong>mensionale. I soggetti sono<br />

stati inoltre sottoposti ad una valutazione <strong>della</strong> cognizione<br />

sociale e dell’intelligenza emozionale me<strong>di</strong>ante i seguenti<br />

test: storie <strong>di</strong> Teoria <strong>della</strong> Mente (ToM) <strong>di</strong> primo e<br />

secondo livello (Mazza et al., 2001); Test delle Situazioni<br />

Sociali; Test <strong>di</strong> Attribuzione delle Emozioni (Blair e Cipollotti,<br />

2000, trad. Prior et al. 2003); Scala Mach IV (Sullivan,<br />

1999); Gambling Task (Bechara, 2000) e valutazione<br />

neuropsicologica con prove standard sul livello <strong>di</strong> intelligenza<br />

generale, fluenza verbale, abilità esecutive, capacità<br />

<strong>di</strong> memorizzazione.<br />

Risultati: i risultati evidenziano <strong>di</strong>fferenze significative nei<br />

punteggi alla BPRS (F = 7,012; d.f. 2; p = ,000), alla SVA-<br />

RAD (F = 5,54; d.f. 2; p = ,005) e nei punteggi alla NPI (F<br />

= 6,345; d.f. 2; p = ,003) tra i due gruppi <strong>di</strong> soggetti con<br />

schizofrenia e nei soggetti con lesioni chirurgiche delle aree<br />

ventrome<strong>di</strong>ali, con punteggi più elevati nei soggetti con<br />

schizofrenia.


L’analisi ha inoltre evidenziato che i due gruppi <strong>di</strong> soggetti<br />

(schizofrenici e soggetti con lesioni ventrome<strong>di</strong>ali) <strong>di</strong>fferiscono<br />

significativamente entrambi dal gruppo <strong>di</strong> controllo<br />

nel test <strong>di</strong> attribuzione delle emozioni, nella capacità <strong>di</strong><br />

comprendere le violazioni delle regole morali e delle regole<br />

convenzionali e nei compiti <strong>di</strong> falsa credenza <strong>di</strong> primo livello.<br />

In tutti questi compiti i soggetti con schizofrenia presentano<br />

prestazioni peggiori rispetto ai soggetti con lesioni<br />

ventrome<strong>di</strong>ali, mentre presentano prestazioni migliori nel<br />

Gambling Task rispetto ai soggetti con lesioni ventrome<strong>di</strong>ali.<br />

Al contrario, non si sono evidenziate <strong>di</strong>fferenze significative<br />

nei compiti falsa credenza <strong>di</strong> secondo livello e nel Test<br />

delle Situazioni Sociali nei due gruppi clinici, che pure presentano<br />

una <strong>di</strong>fferenza significativa rispetto ai controlli.<br />

Discussione: i pazienti con lesioni <strong>della</strong> regione ventrome<strong>di</strong>ana<br />

del lobo frontale manifestano una grave alterazione<br />

del comportamento sociale e presentano <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> capacità<br />

decisionale (Tranel, 1997), con<strong>di</strong>zione che prende il nome<br />

<strong>di</strong> sociopatia acquisita (Damasio et al., 1990; Damasio<br />

et al., 1991), in cui l’alterazione del comportamento sociale<br />

presente potrebbe essere collegata ad una grave <strong>di</strong>sfunzione<br />

<strong>della</strong> capacità <strong>di</strong> modulare il comportamento in compiti <strong>di</strong><br />

decision-making. Contrariamente, tali soggetti presentano<br />

una conoscenza sociale intatta in compiti che richiedevano<br />

<strong>di</strong> fare delle pre<strong>di</strong>zioni su comportamenti descritti sotto forma<br />

<strong>di</strong> intervista sul giu<strong>di</strong>zio morale. In maniera <strong>di</strong>versa, i<br />

soggetti affetti da schizofrenia presentano un deficit globale<br />

<strong>di</strong> tutti gli aspetti <strong>della</strong> cognizione sociale, ma sembrano<br />

maggiormente in grado <strong>di</strong> controllare l’impulsività nei compiti<br />

<strong>di</strong> decision-making.<br />

Ciò ha portato a supporre che i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> tipo comportamentale<br />

nei soggetti con lesioni ventrome<strong>di</strong>ane potevano<br />

non essere assimilabili ad un’alterazione <strong>di</strong> schemi cognitivi<br />

interni presenti invece nei soggetti schizofrenici e che Baron-Cohen<br />

(Baron-Cohen, 1995) interpreta in termini <strong>di</strong><br />

danno al circuito neurale che me<strong>di</strong>a la Teoria <strong>della</strong> Mente<br />

(intesa come capacità <strong>di</strong> comprendere la mente altrui). I soggetti<br />

con schizofrenia, infatti, non potendo rappresentarsi gli<br />

stati mentali delle altre persone, sarebbero incapaci <strong>di</strong> modulare<br />

il loro comportamento sociale ed emozionale mentre<br />

rimane intatta la loro capacità decisionale.<br />

Bibliografia<br />

Casacchia M, Mazza M, Roncone R. Theory of mind, social development,<br />

and psychosis. Curr Psychiatr Rep 2004.<br />

183. Analisi <strong>della</strong> pragmatica<br />

conversazionale in soggetti affetti<br />

da schizofrenia e correlazione<br />

con una misura <strong>di</strong> funzionamento sociale<br />

POSTER<br />

M. Mazza, V. Gaspari, R. Pollice, D. Ussorio, R. Roncone,<br />

M. Casacchia<br />

Clinica Psichiatrica, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale,<br />

Università de L’Aquila<br />

Introduzione: la pragmatica conversazionale è un aspetto<br />

del linguaggio costituito da quell’insieme <strong>di</strong> regole che governano<br />

l’uso del linguaggio nel contesto (Campioni, 1978).<br />

L’utilizzo <strong>della</strong> comunicazione contestuale corretta rappresenta<br />

un elemento fondamentale per interagire socialmente<br />

in maniera adeguata. È noto dalla letteratura che i soggetti<br />

con schizofrenia presentano <strong>di</strong>fficoltà nella pragmatica conversazionale<br />

(Tenyi, 2004) che potrebbe essere alla base dei<br />

deficit <strong>di</strong> interazione sociale presentati da tali soggetti. Scopo<br />

del presente stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> analizzare le competenze<br />

pragmatiche in un campione <strong>di</strong> soggetti affetti da schizofrenia<br />

e <strong>di</strong> verificare se esiste una relazione tra le competenze<br />

conversazionali ed il livello <strong>di</strong> funzionamento sociale.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: hanno partecipato allo stu<strong>di</strong>o un gruppo<br />

<strong>di</strong> 15 soggetti affetti da schizofrenia, afferenti al servizio<br />

<strong>di</strong> day-hospital <strong>della</strong> Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong><br />

L’Aquila.<br />

Il quadro clinico, funzionale e neuropsicologico è stato ottenuto<br />

attraverso la somministrazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> strumenti<br />

<strong>di</strong> assessement: Brief Psychiatric Rating Scale<br />

(BPRS) (Morosini, Casacchia, 1994); AD-Accertamento<br />

Disabilità (Morosini et al., 1997) per una valutazione del<br />

funzionamento sociale; Matrici Progressive <strong>di</strong> Raven (Raven,<br />

1984) per una stima del Q.I.; Storie <strong>di</strong> Teoria <strong>della</strong><br />

Mente (ToM) (Happè, 1994) per una valutazione delle capacità<br />

<strong>di</strong> comprendere le intenzioni e gli stati mentali altrui.<br />

Le capacità pragmatiche sono state stu<strong>di</strong>ate attraverso l’analisi<br />

<strong>di</strong> frammenti <strong>di</strong> conversazione videoregistrati, tenuti<br />

dai soggetti partecipanti allo stu<strong>di</strong>o con partner e loro familiari.<br />

I frammenti sono stati esaminati in base ai 30 parametri<br />

del Protocollo Pragmatico elaborato da Prutting e<br />

Kirchner (Prutting, Kirchner, 1987). Il protocollo si estende<br />

agli aspetti verbali, paraverbali e non verbali <strong>della</strong> comunicazione.<br />

Risultati: i risultati mostrano che i soggetti affetti da schizofrenia<br />

presentano un marcato deficit nella pragmatica<br />

conversazionale in cui spiccano come deficitari i seguenti<br />

parametri: “iniziativa nello scambio linguistico”, “capacità<br />

<strong>di</strong> far fronte agli intoppi nella conversazione”, “feedback<br />

verbali e non verbali al parlante”.<br />

L’analisi <strong>della</strong> correlazione ha mostrato inoltre una correlazione<br />

statisticamente significativa tra deficit pragmatico ed<br />

il punteggio totale <strong>della</strong> scala AD.<br />

È stata inoltre condotta una regressione lineare tra funzionamento<br />

sociale e deficit delle abilità conversazionali: i risultati<br />

evidenziano che è possibile, a partire dal deficit pragmatico,<br />

fare previsioni molto accurate sul funzionamento<br />

sociale.<br />

Discussione: i risultati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o concordano con<br />

quanto riportato in letteratura circa le abilità pragmatiche in<br />

soggetti affetti da schizofrenia (Meilijson et al., 2004).<br />

La competenza pragmatica correla in maniera statisticamente<br />

significativa con il grado <strong>di</strong> funzionamento sociale misurato<br />

attraverso la scala AD-Accertamento Disabilità: maggiore<br />

è il deficit pragmatico, più basso è il livello <strong>di</strong> funzionamento<br />

sociale.<br />

Alla luce dei risultati ottenuti potrebbe essere suggestivo<br />

pensare ad interventi riabilitativi mirati agli aspetti pragmatici<br />

<strong>della</strong> comunicazione che sembrerebbero contribuire alla<br />

<strong>di</strong>sabilità sociale in cui spesso incorre chi è affetto da schizofrenia.<br />

Bibliografia<br />

Casacchia M, Mazza M, Roncone R. Theory of mind, social development,<br />

and psychosis. Curr Psychiatr Rep 2004;6:183-9.<br />

Tenyi T, Herold R, Szili IM, Trixler M. Schizophrenics show a failure<br />

in the deco<strong>di</strong>ng of violations of conversational implicatures.<br />

Psychopathology 2002;35:25-7.<br />

306


184. Deficit <strong>di</strong> cognizione sociale in pazienti<br />

al primo episo<strong>di</strong>o psicotico<br />

M. Mazza, R. Pollice, V. Di Michele, D. Ussorio, L. Verni,<br />

A. Cavicchio, R. Roncone, M. Casacchia<br />

Clinica Psichiatrica, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale,<br />

Università de L’Aquila<br />

Introduzione: sebbene il funzionamento cognitivo sia considerato<br />

una variabile significativa per la gravità dei <strong>di</strong>sturbi<br />

dello spettro psicotico e per il bisogno <strong>di</strong> cure, sono ancora<br />

contrastanti i dati <strong>di</strong> letteratura relativi al ruolo dei deficit<br />

cognitivi nel primo episo<strong>di</strong>o psicotico (McClellan et<br />

al., 2004; McNeely et al., 2003; Kravariti, 2003).<br />

In particolare il deficit <strong>di</strong> cognizione sociale rappresenta un<br />

aspetto importante del <strong>di</strong>sturbo schizofrenico e, anche se<br />

sembra essere presente in altri <strong>di</strong>sturbi mentali (come ad<br />

esempio nel <strong>di</strong>sturbo bipolare), si manifesta in maniera più<br />

marcata nella schizofrenia (Mueser, 1998). Allo stato attuale<br />

non esistono stu<strong>di</strong> che hanno indagato il ruolo del deficit<br />

<strong>di</strong> cognizione sociale nell’esor<strong>di</strong>o psicotico.<br />

Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> osservare i deficit<br />

<strong>di</strong> cognizione sociale in soggetti con esor<strong>di</strong>o psicotico, confrontando<br />

le loro prestazioni con casi controllo sani e con<br />

soggetti schizofrenici cronici, al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare situazioni<br />

deficitarie precoci.<br />

Metodo: sono stati valutati 10 soggetti affetti da schizofrenia<br />

al primo episo<strong>di</strong>o psicotico (DSM-IV, APA 1994), utenti<br />

<strong>della</strong> Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong> L’Aquila e del<br />

Servizio <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> dell’Ospedale Civile <strong>di</strong> Pescara. Sono<br />

stati inoltre stu<strong>di</strong>ati 10 soggetti affetti da schizofrenia<br />

cronica tipo Residuale (295,60) (DSM-IV; APA 1994), utenti<br />

<strong>della</strong> Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong> L’Aquila.<br />

Per la valutazione clinica e <strong>di</strong> funzionamento sociale del <strong>di</strong>sturbo<br />

schizofrenico sono stati utilizzati i seguenti strumenti:<br />

Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS) (Morosini e Casacchia,<br />

1994) e scala <strong>di</strong> Valutazione Globale del Funzionamento<br />

(VGF). La valutazione neurocognitiva è stata effettuata<br />

attraverso i seguenti strumenti: Matrici Progressive <strong>di</strong><br />

Raven (Raven, 1960) per la misura del QI; funzioni esecutive:<br />

Test <strong>di</strong> fluenza verbale per categorie fonemiche (FV)<br />

(Novelli, 1996); Test Torre <strong>di</strong> Londra (TDL) (Shallice,<br />

1985); misure <strong>di</strong> cognizione sociale: Compiti <strong>di</strong> Falsa Credenza<br />

(Teoria <strong>della</strong> Mente, ToM <strong>di</strong> I e II livello) (Frith,<br />

1996; Mazza, 2001); Test delle Situazioni Sociali e Test <strong>di</strong><br />

Attribuzione delle Emozioni (Blair e Cipollotti, 2000, trad.<br />

Prior et al., 2003).<br />

Risultati: lo stu<strong>di</strong>o ha evidenziato una <strong>di</strong>fferenza statisticamente<br />

significativa nei due sottogruppi <strong>di</strong> soggetti schizofrenici<br />

per la durata <strong>di</strong> malattia (p = ,003), età (p = ,000), livello<br />

<strong>di</strong> scolarità (p = ,001), livello intellettivo (p = ,001) e<br />

alcuni dei cluster BPRS (sintomi positivi, depressione e <strong>di</strong>sorganizzazione).<br />

Al contrario non si sono evidenziate <strong>di</strong>fferenze<br />

alla BPRS per il cluster “sintomi negativi” nei due<br />

gruppi (soggetti con esor<strong>di</strong>o vs. soggetti cronici), nella VGF<br />

e nelle variabili neuropsicologiche (TDL; FV). L’analisi<br />

ANOVA ad una via ha inoltre evidenziato che i due gruppi<br />

<strong>di</strong> soggetti con schizofrenia non <strong>di</strong>fferiscono significativamente<br />

nei compiti falsa credenza, nei test <strong>di</strong> attribuzione<br />

delle emozioni e nel Test delle Situazioni Sociali.<br />

Discussione e conclusioni: dal nostro stu<strong>di</strong>o è emerso che i<br />

soggetti all’esor<strong>di</strong>o non presentano specifiche <strong>di</strong>fferenze<br />

307<br />

POSTER<br />

nelle variabili misurate. Infatti i soggetti con esor<strong>di</strong>o psicotico<br />

e i soggetti con schizofrenia cronica mostrano sovrapponibili<br />

deficit <strong>di</strong> cognizione sociale che comprendono la<br />

comprensione delle false credenze (ToM), la capacità <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care<br />

gli errori commessi da altri agenti nei comportamenti<br />

normali, il riconoscimento delle emozioni e la comprensione<br />

dei comportamenti in situazioni sociali.<br />

Bibliografia<br />

Casacchia M, Mazza M, Roncone R. Theory of mind, social development,<br />

and psychosis. Curr Psychiatr Rep 2004;6:183-9.<br />

Heydebrand G, Wiser M, et al. Correlates of cognitive deficits in<br />

first episode schizophrenia. Schizophr Res 2004;68:1-9.<br />

185. Dimensioni psicopatologiche e lettura<br />

<strong>della</strong> mente in soggetti affetti<br />

da schizofrenia<br />

M. Mazza, R. Pollice, D. Ussorio, A. Cavicchio, R. Roncone,<br />

M. Casacchia<br />

Clinica Psichiatrica, Università de L’Aquila<br />

Introduzione: la <strong>di</strong>mensione <strong>della</strong> schizofrenia chiamata<br />

“<strong>di</strong>sorganizzazione” è formata da <strong>di</strong>fferenti fattori che ne<br />

rendono ambigua la definizione e gli item che valutano la<br />

<strong>di</strong>sorganizzazione non sono specifici per i pazienti schizofrenici:<br />

i <strong>di</strong>sturbi formali del pensiero e del linguaggio, infatti,<br />

riferiti come <strong>di</strong>retta espressione <strong>della</strong> <strong>di</strong>sorganizzazione,<br />

cioè tangenzialità, deragliamento, incoerenza ed illogicità,<br />

si ritrovano con uguale frequenza anche nei pazienti<br />

maniacali (Harvey et al., 1984; Andreasen and Grove, 1986;<br />

Docherty et al., 1988).<br />

Recentemente alcuni autori (Hardy-Baylè, 2001; Sarfati,<br />

2000), inspirandosi al modello Bleuleriano (1911), attraverso<br />

l’approccio patogenetico, arrivano alla descrizione <strong>della</strong><br />

<strong>di</strong>sorganizzazione schizofrenica partendo da un punto <strong>di</strong> vista<br />

cognitivo per giungere potenzialmente ad una definizione<br />

clinica. Tale modello ipotizza che le anomalie cognitive<br />

comuni in tutti i pazienti schizofrenici <strong>di</strong>sorganizzati, e che<br />

potrebbero essere considerate come il meccanismo patofisiologico<br />

centrale <strong>della</strong> schizofrenia <strong>di</strong>sorganizzata, sono<br />

rappresentate dai deficit <strong>di</strong> cognizione sociale ed, in particolare,<br />

dal deficit <strong>di</strong> comprensione <strong>della</strong> mente altrui, definito<br />

deficit <strong>di</strong> Teoria <strong>della</strong> Mente (ToM). Recenti correnti<br />

teoriche, inoltre, considerano il deficit <strong>di</strong> cognizione sociale<br />

come il principale meccanismo patogenetico <strong>della</strong> schizofrenia<br />

(Crow, 2002).<br />

Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> indagare se nel <strong>di</strong>sturbo<br />

schizofrenico la <strong>di</strong>sorganizzazione sia maggiormente<br />

correlata al deficit <strong>di</strong> Teoria <strong>della</strong> Mente rispetto alla sintomatologia<br />

negativa o positiva.<br />

Metodo: 65 soggetti affetti da schizofrenia (DSM-IV, APA,<br />

1994) hanno partecipato allo stu<strong>di</strong>o condotto presso la Clinica<br />

Psichiatrica dell’Università de L’Aquila. Tutti i soggetti<br />

sono stati sottoposti ad una valutazione clinica attraverso<br />

le seguenti scale: Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS),<br />

Scale for the Assessment of Positive Symptoms, Scale for the<br />

Assessment of Negative Symptoms.<br />

La valutazione neuropsicologica è stata condotta me<strong>di</strong>ante i<br />

seguenti test: Torre <strong>di</strong> Londra (Shallice & McCarthy, 1981);<br />

Fluenza verbale (Novelli et al., 1986); test <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>men-


POSTER<br />

to <strong>di</strong> materiale verbale, Test <strong>di</strong> comprensione del linguaggio;<br />

(Bishop, 1983); Storie <strong>di</strong> falsa-credenza (ToM); “Character<br />

Intention Task” (Sarfati, 1997)<br />

Risultati: i nostri risultati hanno evidenziato che il deficit <strong>di</strong><br />

ToM era associato esclusivamente alla <strong>di</strong>mensione “<strong>di</strong>sorganizzazione”,<br />

presentando i soggetti con <strong>di</strong>sorganizzazione<br />

una performance peggiore in tutti i compiti <strong>di</strong> Teoria <strong>della</strong><br />

Mente (sia nelle storie <strong>di</strong> Falsa credenza che nel “Character<br />

Intention Task”). Tuttavia, inserendo come covariata la variabile<br />

“livello <strong>di</strong> intelligenza”, le prestazioni dei soggetti<br />

con <strong>di</strong>sorganizzazione erano sovrapponibili a quelle dei pazienti<br />

con sintomi negativi.<br />

Conclusione: i nostri risultati mostrano che i compiti <strong>di</strong> cognizione<br />

sociale da noi utilizzati non identificano uno specifico<br />

pattern per la sotto<strong>di</strong>mensione sintomatologica <strong>della</strong><br />

“<strong>di</strong>sorganizzazione” evidenziando, invece, come il livello<br />

intellettivo con<strong>di</strong>zioni le prestazioni <strong>di</strong> tali soggetti.<br />

Bibliografia<br />

Sarfati Y, Hardy-Bayle MC, Brunet E, Widlocher D. Investigating<br />

theory of mind in schizophrenia: influence of verbalization in<br />

<strong>di</strong>sorganized and non-<strong>di</strong>sorganized patients. Schizophr Res<br />

1999;25:183-9.<br />

Mazza M, De Risio A, Surian L, Roncone R, Casacchia M. Selective<br />

impairments of theory of mind in people with schizophrenia.<br />

Schizophr Res 2001;1:299-308.<br />

186. Clinical Global Impression per i Disturbi<br />

Depressivi (CGI-DD): uno strumento <strong>di</strong> facile<br />

somministrazione per la valutazione<br />

delle terapie dei <strong>di</strong>sturbi depressivi,<br />

nella pratica clinica <strong>di</strong> routine<br />

F. Mazzi, V. Laviola, M. Rigatelli<br />

Azienda Sanitaria Locale Modena, Università <strong>di</strong> Modena e<br />

Reggio Emilia<br />

La maggior parte delle scale per la valutazione degli esiti<br />

delle terapie dei <strong>di</strong>sturbi depressivi sono state sviluppate<br />

nell’ambito <strong>della</strong> ricerca; pur essendo valide e affidabili,<br />

hanno il problema dei tempi <strong>di</strong> somministrazione troppo<br />

lunghi non compatibili con l’attività clinica <strong>di</strong> routine. Lo<br />

scopo <strong>di</strong> questo lavoro è <strong>di</strong> descrivere lo sviluppo e la validazione<br />

<strong>della</strong> CGI-DD, una scala <strong>di</strong> facile comprensione<br />

e con tempi <strong>di</strong> somministrazione limitati (5-10 min). La<br />

CGI-DD deriva dalla CGI, ma rispetto alla è stata semplificata<br />

ed il punteggio è stato ancorato a cinque valutazioni:<br />

sintomi depressivi, sintomi somatici, contenuto del<br />

pensiero, livello <strong>di</strong> funzionamento e valutazione globale.<br />

Sono stati valutati 120 soggetti provenienti in parte dallo<br />

stu<strong>di</strong>o ESEMeD e in parte da consulenze effettuate in un<br />

ospedale generale. La vali<strong>di</strong>tà concomitante e la sensibilità<br />

al cambiamento sono stati indagati confrontando la CGI-<br />

DD con la MADRS e la GAF. Per la vali<strong>di</strong>tà intergiu<strong>di</strong>ci<br />

120 soggetti sono stati valutati da 2 clinici in modo in<strong>di</strong>pendente.<br />

Il coefficiente <strong>di</strong> correlazione tra CGI-DD, MA-<br />

DRS e GAF è stato superiore a 0,65. La vali<strong>di</strong>tà intergiu<strong>di</strong>ce<br />

è stata superiore a 0,70. La CGI-DD sembra essere<br />

uno strumento valido, affidabile per valutare l’esito dei<br />

trattamenti nei <strong>di</strong>sturbi depressivi e avendo tempi <strong>di</strong> somministrazione<br />

minimi appare in<strong>di</strong>cato il suo utilizzo nella<br />

pratica clinica <strong>di</strong> routine.<br />

Bibliografia<br />

Guy W, ed. Clinical global impression. In: ECDEU Assessment<br />

Manual for Psychopharmacology (revised). Rockville, MD: National<br />

Institute of Mental Health 1976, p. 217-21.<br />

Spearing MK, Post RM, Leverich GS, Brandt D, Nolen W. Mo<strong>di</strong>fication<br />

of the Clinical Global Impression (CGI) scale for<br />

use in bipolar illness: the CGI-BP. Psychiatry Res<br />

1997;73:159-71.<br />

187. Clinical Global Impression per il<br />

Disturbo da Attacchi <strong>di</strong> Panico (CGI-PD):<br />

uno strumento <strong>di</strong> facile somministrazione<br />

per la valutazione delle terapie del <strong>di</strong>sturbo<br />

da attacchi <strong>di</strong> panico, nella pratica clinica<br />

<strong>di</strong> routine<br />

F. Mazzi, V. Laviola, M. Rigatelli<br />

Azienda Sanitaria Locale Modena, Università <strong>di</strong> Modena e<br />

Reggio Emilia<br />

La maggior parte delle scale per la valutazione degli esiti<br />

delle terapie nel Disturbo da Attacchi <strong>di</strong> Panico sono state<br />

sviluppate nell’ambito <strong>della</strong> ricerca; pur essendo valide e<br />

affidabili, hanno il problema dei tempi <strong>di</strong> somministrazione<br />

troppo lunghi non compatibili con l’attività clinica <strong>di</strong><br />

routine.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questo lavoro è <strong>di</strong> descrivere lo sviluppo e la<br />

validazione <strong>della</strong> CGI-PD, una scala <strong>di</strong> facile comprensione<br />

e con tempi <strong>di</strong> somministrazione limitati (5-10 min). La<br />

CGI-PD deriva dalla CGI, ma rispetto a questa è stata semplificata<br />

ed il punteggio è stato ancorato a cinque valutazioni:<br />

sintomi <strong>di</strong> panico, livello <strong>di</strong> ansia anticipatoria, livello<br />

<strong>di</strong> evitamento, livello <strong>di</strong> funzionamento e valutazione<br />

globale. Sono stati valutati 320 soggetti provenienti dallo<br />

stu<strong>di</strong>o ESEMeD.<br />

La vali<strong>di</strong>tà concomitante e la sensibilità al cambiamento<br />

sono stati indagati confrontando la CGI-PD con la PDSS e<br />

la GAF. Per la vali<strong>di</strong>tà intergiu<strong>di</strong>ci 190 soggetti sono stati<br />

valutati da 2 clinici in modo in<strong>di</strong>pendente. Il coefficiente <strong>di</strong><br />

correlazione tra CGI-PD, PDSS e GAF è stato superiore a<br />

0,70.<br />

La vali<strong>di</strong>tà intergiu<strong>di</strong>ce è stata superiore a 0,80 in tutte le<br />

categorie valutate.<br />

La CGI-PD sembra essere uno strumento valido, affidabile<br />

per valutare l’esito dei trattamenti nei <strong>di</strong>sturbi da attacco <strong>di</strong><br />

panico e avendo tempi <strong>di</strong> somministrazione minimi appare<br />

in<strong>di</strong>cato il suo utilizzo nella pratica clinica <strong>di</strong> routine.<br />

Bibliografia<br />

Guy W, ed. Clinical global impression. In: ECDEU Assessment<br />

Manual for Psychopharmacology (revised). Rockville, MD: National<br />

Institute of Mental Health, 1976, pp. 217-221.<br />

Spearing MK, Post RM, Leverich GS, Brandt D, Nolen W. Mo<strong>di</strong>fication<br />

of the Clinical Global Impression (CGI) scale for<br />

use in bipolar illness: the CGI-BP. Psychiatry Res<br />

1997;73:159-71.<br />

308


188. L’inserimento lavorativo del soggetto<br />

schizofrenico: fattori pre<strong>di</strong>ttivi correlati<br />

all’esito<br />

F. Mazzi, V. Saltini * , S Olivero * , L. De Gennaro, L. Perli,<br />

V. Laviola, M. Rigatelli<br />

Clinica Psichiatrica Università <strong>di</strong> Modena, Azienda Unità<br />

Sanitaria Locale <strong>di</strong> Modena; * Cooperativa Sociale Aliante<br />

Diverse ricerche hanno evidenziato che tra i fattori che influenzano<br />

l’inserimento lavorativo <strong>di</strong> soggetti schizofrenici,<br />

i deficit neurocognitivi e l’intelligenza sociale sembrano<br />

avere un ruolo rilevante nel pre<strong>di</strong>rne l’esito.<br />

Altri autori sottolineano che non siano tanto le caratteristiche<br />

soggettive del paziente, ma la qualità degli interventi a<br />

sostegno dell’inserimento ad influire sull’esito, essi sottolineano<br />

che il contesto dell’inserimento lavorativo è l’elemento<br />

che influisce in modo determinante sul risultato.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> valutare i processi riabilitativi<br />

finalizzati all’inserimento lavorativo, attuati nella realtà<br />

delle cooperative sociali <strong>della</strong> provincia <strong>di</strong> Modena e <strong>di</strong> evidenziare<br />

quali fattori tra quelli indagati sono maggiormente<br />

pre<strong>di</strong>ttivi dell’esito.<br />

Strumenti psicometrici:<br />

– SCID-I, Clinical Global Impression-Schizophrenia;<br />

– attenzione e memoria <strong>di</strong> lavoro;<br />

– span <strong>di</strong> cifre (SCALA WAIS);<br />

– PASAT;<br />

– memoria e intelligenza;<br />

– memoria <strong>di</strong> prosa;<br />

– matrici progressive <strong>di</strong> Raven 1938;<br />

– teoria <strong>della</strong> mente e intelligenza sociale;<br />

– racconti sulle false credenze <strong>di</strong> 1° 2° or<strong>di</strong>ne;<br />

– mach IV scale;<br />

– valutazione <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita;<br />

– MANSA;<br />

– valutazione del contesto riabilitativo e delle capacità lavorative;<br />

– scheda per la definizione delle capacità lavorative (appren<strong>di</strong>mento,<br />

professionalità, autonomia, rispetto delle<br />

regole, integrazione sociale).<br />

Risultati preliminari sembrano attribuire all’intelligenza sociale<br />

il peso maggiore nel pre<strong>di</strong>re l’esito dell’inserimento lavorativo.<br />

189. Determinanti <strong>della</strong> polifarmacoterapia<br />

antipsicotica: uno stu<strong>di</strong>o prospettico<br />

M. Mazzullo, B. Biancosino, L. Grassi<br />

Università <strong>di</strong> Ferrara, Dipartimento <strong>di</strong> Discipline Me<strong>di</strong>co-<br />

Chirurgiche <strong>della</strong> Comunicazione e del Comportamento,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

La polifarmacoterapia antipsicotica è documentata nel 30%<br />

in vari settings <strong>di</strong> cura psichiatrici, ma non è sostenuta dalle<br />

linee-guida perché associata a molti svantaggi e solo ipotetici<br />

vantaggi. Lo stu<strong>di</strong>o ha valutato quali siano i fattori determinanti<br />

<strong>di</strong> una politerapia antipsicotica e <strong>di</strong> alte dosi <strong>di</strong><br />

antipsicotici. È stato svolto nella Residenza psichiatrica “La<br />

Luna” <strong>di</strong> Ferrara che offre trattamenti a breve e me<strong>di</strong>o-termine.<br />

Sono stati valutati tutti i pazienti ammessi alla strut-<br />

309<br />

POSTER<br />

tura da Gennaio 1998 a Dicembre 2003, con <strong>di</strong>agnosi psichiatrica<br />

in base all’ICD 10 e terapia antipsicotica alla <strong>di</strong>missione<br />

come criteri d’inclusione, raccogliendo per ciascuno<br />

dati sociodemografici e clinici, ad es. durata <strong>di</strong> malattia,<br />

tipo <strong>di</strong> farmaci, abuso <strong>di</strong> sostanze, severità <strong>di</strong> malattia in base<br />

alla BPRS. Si sono convertite le dosi <strong>di</strong> farmaci in Defined<br />

Daily Dose, condotte due analisi <strong>di</strong> regressione logistica<br />

per valutare gli scopi del lavoro e si è usata l’analisi fattoriale<br />

<strong>della</strong> BPRS <strong>di</strong> Ventura. Dei 354 pazienti ammessi<br />

100 hanno usato politerapia, risultata più frequente in soggetti<br />

giovani, schizofrenici, non complianti, con forti sintomi<br />

positivi refrattari alla monoterapia. Determinante più importante<br />

<strong>della</strong> politerapia e delle alte dosi alla <strong>di</strong>missione è<br />

stata la politerapia all’ingresso, in base all’analisi <strong>di</strong> regressione.<br />

Sarebbero interessanti nuovi trials caso-controllo sul<br />

campione ristretto verso cui è rivolta la politerapia, da cui<br />

poter derivare nuove linee-guida.<br />

190. Oxcarbazepine in long-term add-on<br />

therapy of patients with bipolar <strong>di</strong>sorder<br />

inadequately responsive to treatment<br />

G. Mellino, M.C. Hardoy, A. Garofalo, B. Carpiniello,<br />

H. Grunze * , M.G. Carta<br />

University of Cagliari; * University LMU Munich<br />

Introduction/objective: to assess the long-term response to<br />

add-on oxcarbazepine therapy in patients with bipolar <strong>di</strong>sorder<br />

who were not adequately respon<strong>di</strong>ng to ongoing mood<br />

stabilizers.<br />

Methods: outpatients with bipolar <strong>di</strong>sorder (DSM-IV-TR)<br />

respon<strong>di</strong>ng inadequately to ongoing treatment with anticonvulsants,<br />

tra<strong>di</strong>tional mood stabilizers, or other atypical or<br />

typical antipsychotics were observed prior to and following<br />

the ad<strong>di</strong>tion of oxcarbazepine. Severity of symptoms was<br />

evaluated using the Clinical Global Impression Scale for<br />

Bipolar Disorder (CGI-BP). Patients were assessed at least<br />

once every 2 months, but not less frequent than eight times<br />

per year. Scores 1 point higher than previous CGI-BP scores<br />

or adjustment of treatment were counted as relapses. Efficacy<br />

was assessed by calculating the relative risk of relapse<br />

before and during oxcarbazepine treatment.<br />

Results: 16 patients (9 males, mean age 42 ± 18.0 years)<br />

were observed prospectively for an average of 6.9 months<br />

(range 3-12 months) before the ad<strong>di</strong>tion of oxcarbazepine.<br />

Patients were subsequently followed for an average of 24.2<br />

months (range 12-36 months) during add-on therapy with<br />

oxcarbazepine at a mean daily dose of 628 ± 246 mg. Prior<br />

to the ad<strong>di</strong>tion of oxcarbazepine, an overall mean relapse<br />

rate of 2.33 episodes/year was recorded, which related to<br />

1.40 depressive episodes/year and 0.93 manic or mixed<br />

episodes/year. Following the ad<strong>di</strong>tion of oxcarbazepine,<br />

overall relapse rates were reduced to 0.55 episodes/year.<br />

When compared with the period during oxcarbazepine treatment,<br />

the relative risk of relapse prior to add-on therapy<br />

with oxcarbazepine was increased to 4.55 for all episodes (p<br />

< 0.0001), 3.94 for depressive episodes (p < 0.0001), and<br />

4.82 for manic or mixed episodes (p < 0.005).<br />

Conclusions: this naturalistic follow-up study supports potential<br />

efficacy of add-on oxcarbazepine in the long-term<br />

treatment of manic/mixed and depressive episodes of bipo-


lar <strong>di</strong>sorder, and particularly in the prevention of depressive<br />

episodes.<br />

References<br />

Benedetti A, et al. J Affect Disord 2004;79:273-7.<br />

Hardoy MC, et al. Clin Pract Epidemiol Ment Health 2005;1:7<br />

(www.cpementalhealth.com).<br />

191. Qualità <strong>della</strong> vita e <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere<br />

nella schizofrenia: primi dati <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o<br />

osservazionale in un CSM<br />

S. Mennella, G. Nuvoli, C. Pitto, F. Lombar<strong>di</strong><br />

Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, U.O. 5 ASL 3 Genovese<br />

Riportiamo i dati <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o osservazionale <strong>di</strong> esito su pazienti<br />

schizofrenici in due Centri <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>della</strong><br />

A.S.L. 3 Genovese. Lo stu<strong>di</strong>o, avviato nel 2003, ha previsto<br />

al T0 la somministrazione <strong>di</strong> due scale (Honos ed LQL ai<br />

101 pazienti reclutati (22,2% sul totale dei pazienti schizofrenici<br />

in carico). Dopo un anno (T 1) i soggetti sono stati<br />

rivalutati aggiungendo la somministrazione <strong>di</strong> una scala <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfazione (GSQ a 7 item).<br />

Nelle donne appaiono <strong>di</strong> maggiore rilievo i problemi cognitivi<br />

(21% del campione femminile e 14% in quello maschile)<br />

e i <strong>di</strong>sturbi deliranti ed allucinatori (l’11% del campione<br />

valutato con punteggio molto grave), mentre nessuno degli<br />

uomini riceve questa valutazione. Più frequentemente gli<br />

uomini vivono nella famiglia d’origine (68% contro il 45%<br />

delle donne), mentre tra le donne sono più numerose coloro<br />

che creano una propria famiglia oppure abitano da sole<br />

(45% vs. 24%).<br />

Tra gli uomini appaiono più rilevanti i <strong>di</strong>sturbi relazionali<br />

gravi e la presenza <strong>di</strong> condotte <strong>di</strong> abuso.<br />

Al T1 i punteggi totali delle scale HoNos rimangono stabili<br />

nel 61% delle donne e nel 58% degli uomini, si rileva un miglioramento<br />

nel 25% delle donne e nel 23% degli uomini,<br />

mentre più numerosi sono gli uomini peggiorati (19% vs.<br />

14%).<br />

192. Quadri Psicotici e Abuso <strong>di</strong> Sostanze<br />

POSTER<br />

F. Milani, M. Milianti, G. Massei, C. Gonnelli, M.R. Doria,<br />

L. Ravani, G.J. Massei, F. Raimon<strong>di</strong>, S. Spagnoli,<br />

P. Rucci, A. Sbrana, L. Dell’osso, G.B. Cassano<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Introduzione: le numerose osservazioni cliniche ed i contributi<br />

presenti in letteratura confermano l’elevata prevalenza<br />

<strong>di</strong> quadri psicotici indotti o aggravati dalla comorbi<strong>di</strong>tà<br />

con Disturbo da Uso <strong>di</strong> Sostanze (DUS).<br />

Infatti, mutuando il modello “vulnerability-stress-coping”<br />

<strong>della</strong> schizofrenia <strong>di</strong> Zubin (1977), alcuni autori hanno osservato<br />

come l’uso <strong>di</strong> sostanze nelle forme schizoi<strong>di</strong>, schizofreniche<br />

ma anche in quelle ascrivibili allo spettro dell’umore,<br />

peggiora l’evoluzione clinica e sovente favorisce l’esor<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> fenomeni allucinatori, in specie visivi (Hambrecht<br />

et al., 2000; Caton et al., 2000, 2005; Fer<strong>di</strong>nand et al.,<br />

2005).<br />

Metodologia: in relazione a quanto già presente in letteratura,<br />

presso la Clinica Psichiatrica <strong>di</strong> Pisa è stato condotto<br />

uno stu<strong>di</strong>o mirato a delineare alcuni fenotipi <strong>di</strong> soggetti psicotici<br />

con e senza Abuso <strong>di</strong> sostanze e a definire i rapporti<br />

tra spettro dell’uso <strong>di</strong> sostanze, spettro dell’umore e spettro<br />

psicotico, attraverso la somministrazione <strong>di</strong> questionari <strong>di</strong><br />

spettro dell’uso <strong>di</strong> sostanze, dell’umore e psicotico (SCI-<br />

SUBS, SCI-MOODS, SCI-PSY) ad un campione <strong>di</strong> 95 soggetti<br />

affetti da un quadro psicotici in atto con e senza DUS.<br />

Risultati: sarà presentato il confronto dei profili <strong>di</strong> spettro<br />

dell’umore, psicotico e dell’uso <strong>di</strong> sostanze tra soggetti psicotici<br />

con e senza DUS.<br />

Conclusioni: il presente stu<strong>di</strong>o, completato nel corso dell’anno<br />

2005, conferma le ipotesi presenti in letteratura inerenti<br />

le correlazioni esistenti fra sintomi psicotici e abuso <strong>di</strong><br />

sostanze. Sulla base dei risultati ottenuti è possibile cominciare<br />

a delineare alcuni fenotipi utili a future indagini genetiche<br />

e neurobiologiche.<br />

Bibliografia<br />

Caton CL, Samet S, Hasin DS. When acute-stage psychosis and<br />

substance use co-occur: <strong>di</strong>fferentiating substance-induced and<br />

primary psychotic <strong>di</strong>sorders. J Psychiatric Practice 2000;6:256-<br />

66.<br />

Caton CL, Drake RE, Hasin DS, Dominguez B, Shrout PE, Samet<br />

S, et al. Differences between early-phase primary psychotic <strong>di</strong>sorders<br />

with concurrent substance use and substance-induced<br />

psychoses. Arch Gen Psychiatry 2005;62:137-45.<br />

Hambrecht M, Häfner H. Cannabis, vulnerability,and onset of<br />

schizophrenia: an epidemiological perspective. Austr N Z J Psychiatry<br />

2000;34:468-75.<br />

Fer<strong>di</strong>nand RF, Sondeijker F, van der Ende J, Selten JP, Huizink A,<br />

Verhulst FC. Cannabis use pre<strong>di</strong>cts future psychotic symptoms,<br />

and vice versa. Ad<strong>di</strong>ction 2005;100:612-8.<br />

Zubin J, Spring B. Vulnerability: a new view of schizophrenia. J<br />

Abn Psychol 1977;86:103-26.<br />

193. Me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> base e formazione<br />

psichiatrica: quale limite alla libertà<br />

terapeutica?<br />

G. Minutolo, V. Caudullo<br />

Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico <strong>di</strong> Catania,<br />

Unità Operativa <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: data la maggiore incidenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

nella popolazione generale e la facile maneggevolezza<br />

dei nuovi psicofarmaci, i me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> base sono impegnati<br />

a <strong>di</strong>agnosticare e curare patologie <strong>di</strong> prevalente interesse<br />

specialistico.<br />

Scopo <strong>della</strong> ricerca è valutare l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> appropriatezza delle<br />

relative strategie terapeutiche.<br />

Metodologia: lo stu<strong>di</strong>o è stato condotto su un campione <strong>di</strong><br />

150 pazienti, con presunta <strong>di</strong>agnosi e/o terapia <strong>di</strong> patologia<br />

psichiatrica, appartenenti ad una popolazione generale <strong>di</strong><br />

2.500 pazienti. Il campione, costituito per Il 27,3% da uomini<br />

e per il 72,7% da donne, è stato sottoposto ad uno stu<strong>di</strong>o<br />

condotto in cieco, previo consenso del me<strong>di</strong>co e degli<br />

assistiti, tramite la somministrazione del test BPRS.<br />

Risultati: dallo stu<strong>di</strong>o abbiamo rilevato 3 pattern <strong>di</strong> pazienti<br />

<strong>di</strong>visi in soggetti che avevano una presunta <strong>di</strong>agnosi, senza<br />

relativo trattamento; soggetti che assumevano psicofar-<br />

310


maci, senza nessuna <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> conferma; soggetti che seguivano<br />

un trattamento in base a <strong>di</strong>agnosi presunte. Più<br />

dell’80% del campione in esame veniva mandato a specialisti<br />

non psichiatri.<br />

Discussione e conclusioni: il lavoro in<strong>di</strong>ca uno scarso beneficio<br />

a fronte <strong>di</strong> un eccessivo costo sanitario.<br />

Alla luce <strong>di</strong> quanto osservato, ci sembra opportuno promuovere<br />

un lavoro <strong>di</strong> formazione, per i me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> base, non<br />

solo volto ai fini <strong>di</strong> una corretta <strong>di</strong>agnosi ma soprattutto a<br />

corrette ed articolate strategie terapeutiche.<br />

Bibliografia<br />

American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual<br />

of Mental Disorders. Fourth E<strong>di</strong>tion. Text revision (DSM IV-<br />

TR). Washington, DC: APA 1994.<br />

Jommi C. La stima dei costi unitari <strong>di</strong> prestazioni e servizi erogati<br />

dalle Unità Operative <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>. In: Valutare esito e costi<br />

dell’assistenza in psichiatria: risultati <strong>di</strong> un progetto sperimentale<br />

per favorire la cultura <strong>della</strong> valutazione nei servizi psichiatrici.<br />

Report finale Programma Sperimentale Regione Lombar<strong>di</strong>a<br />

(dgr 37596 del 1998) 2001:18-32.<br />

Ventura J, Green M, Shaner A, Liberman R. Training and quality<br />

assurance with the Brief Psychiatric Rating Scale: the drift busters.<br />

Int J Meth Psychiatry Res 1993;3:221-44.<br />

194. Disturbi del comportamento<br />

alimentare: uso del <strong>di</strong>ario alimentare come<br />

completamento dell’iter terapeutico<br />

G. Minutolo, R. Cannavò * , S. Squadrito * , C. Calandra<br />

Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico <strong>di</strong> Catania,<br />

U.O. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>; * Azienda Ospedaliera “Garibal<strong>di</strong> -<br />

S. Luigi-Curro” “Ascoli - Tomaselli” <strong>di</strong> Catania, Unità Clinicizzata<br />

<strong>di</strong> Endocrinologia<br />

Introduzione: data la complessità dei D.C.A., l’evidenza<br />

consiglia un approccio terapeutico multi<strong>di</strong>mensionale (psichiatri,<br />

me<strong>di</strong>ci internisti, nutrizionisti, <strong>di</strong>etisti, psicologi e<br />

assistenti sociali).<br />

In questo stu<strong>di</strong>o viene presentata la modalità precipua dell’intervento<br />

<strong>di</strong>etologico.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il campione comprende 30 soggetti, <strong>di</strong><br />

sesso femminile, <strong>di</strong> età compresa tra i 15 ed i 35 anni. Il<br />

51% era affetto da Anoressia nervosa, il 37% da Bulimia<br />

Nervosa, il 12% da BED. Il 90% dei soggetti presi in esame<br />

rientra nel progetto terapeutico integrato. Il campione è stato<br />

sottoposto ad un questionario anamnestico alimentare ed<br />

un <strong>di</strong>ario clinico, per ottenere un quadro chiaro delle reali<br />

abitu<strong>di</strong>ni alimentari, utili nella formulazione successiva <strong>di</strong><br />

una <strong>di</strong>eta. Ogni soggetto è stato sottoposto alla valutazione<br />

antropometrica.<br />

Risultati: i risultati dello stu<strong>di</strong>o preliminare, ottenuti nei<br />

primi 5 mesi <strong>di</strong> trattamento, hanno <strong>di</strong>mostrato il gra<strong>di</strong>mento<br />

da parte degli assistiti <strong>di</strong> tale strumento psicoeducazionale<br />

proposto, con ricaduta positiva su tutto il progetto integrato,<br />

<strong>di</strong>mostrata dal miglioramento dei parametri da noi<br />

presi in esame.<br />

Discussione e conclusioni: i risultati da noi ottenuti si riferiscono<br />

comunque al progetto integrato, per cui in questa sede<br />

ci si limita alla descrizione dei rilievi specifici nel settore<br />

<strong>di</strong>etologico, <strong>di</strong>mostratosi peraltro importante agli occhi<br />

degli assistiti/e nel percorso terapeutico.<br />

311<br />

POSTER<br />

Bibliografia<br />

Casacchia M, Mela C, Chiaravalle E. Disturbi dell’alimentazione-<br />

Eating <strong>di</strong>sorders. Clinica Psichiatrica, Università de L’Aquila<br />

2000;6.<br />

Garfinkel PE, Garnel DM. Anorexia nervosa: A multi<strong>di</strong>mensional<br />

perspective. New York: Brunner/Mazel 1982.<br />

Giovannini M, Galluzzo G, Scaglioni S, Agostoni C. Indagine nutrizionale<br />

nel Comune <strong>di</strong> Milano: dati antropometrici, intake calorici<br />

e abitu<strong>di</strong>ni alimentari in età scolare. Rivista <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> Pe<strong>di</strong>atria<br />

1986;12:533-40.<br />

195. Burning Mouth Syndrome: <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong>agnostiche e possibilità terapeutiche<br />

A. Mirabella, A. Carlotto, F. Kusmann, F. Maffullo,<br />

M. Petrosino * , E.B. De Notaris<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze e Scienze del Comportamento,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università “Federico II” <strong>di</strong> Napoli;<br />

* Dirigente Me<strong>di</strong>co Psichiatra, ASL SA2<br />

Nel corso degli ultimi 5 anni si sono presentati alla nostra<br />

osservazione, presso la Clinica Psichiatrica dell’Università<br />

“Federico II” <strong>di</strong> Napoli, pazienti con sintomi ascrivibili alla<br />

Burning Mouth Syndrome.<br />

I soggetti, per i quali la Clinica Odontostomatologica <strong>della</strong><br />

nostra struttura non aveva riscontrato l’esistenza <strong>di</strong> patologia<br />

organica, sono stati inviati in consultazione per un inquadramento<br />

<strong>di</strong>agnostico. Tale invio era motivato da un sospetto<br />

<strong>di</strong> patogenesi <strong>di</strong> marca nevrotica.<br />

Alcuni <strong>di</strong> questi pazienti erano, inoltre, già in terapia con<br />

Clonazepam gocce, usato come colluttorio, con scarsi o nulli<br />

risultati.<br />

Queste premesse hanno suggerito la necessità <strong>di</strong> programmare<br />

un protocollo <strong>di</strong>agnostico strutturato in 3 colloqui e<br />

nella somministrazione del Minnesota Multiphasic Personality<br />

Inventory (MMPI).<br />

Dai risultati emersi, sia dai colloqui eseguiti, sia dall’MM-<br />

PI, sembra evidenziarsi la presenza <strong>di</strong> una situazione psicopatologica<br />

ascrivibile al campo dei <strong>di</strong>sturbi somatoformi.<br />

In considerazione <strong>di</strong> quanto osservato, sembra importante<br />

sottolineare la necessità <strong>di</strong> approntare una valutazione psichiatrica<br />

nei pazienti che cominciano a presentare questi<br />

sintomi, al fine <strong>di</strong> evitare “peregrinazioni” per più specialisti.<br />

Altresì, secondo la nostra esperienza, sembra utile un<br />

trattamento integrato psicoterapeutico-psicofarmacologico.<br />

196. Funzionamento neurocognitivo<br />

ed intelligenza sociale in persone<br />

con <strong>di</strong>sturbo schizofrenico<br />

D Mirabilio, S. Di Tommaso, M. Marinelli, E. Daneluzzo<br />

* , P. Stratta ** , L. D’albenzio, A. Rossi *<br />

Unità Operativa <strong>di</strong> Psicologia Clinica “Villa Serena”, Città<br />

Sant’Angelo (PE); * Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale,<br />

Università de L’Aquila; ** Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale,<br />

ASL L’Aquila<br />

Introduzione: i <strong>di</strong>sturbi cognitivi sono la principale componente<br />

<strong>della</strong> schizofrenia coinvolgendo un ampio spettro <strong>di</strong><br />

funzioni cognitive, quali l’attenzione, le funzioni esecutive e<br />

la memoria. Scopo dello stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> esplorare la relazione tra


POSTER<br />

il funzionamento cognitivo e il ragionamento sociale in un<br />

campione <strong>di</strong> pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo schizofrenico.<br />

Metodo: la sintomatologia attuale è stata valutata con la Positive<br />

and Negative Syndromes Scales (PANSS) e con la<br />

Scala per la valutazione globale del funzionamento (VGF)<br />

riportata sull’Asse V del DSM-IV in un campione <strong>di</strong> 50 pazienti<br />

(28 uomini e 22 femmine) che sod<strong>di</strong>sfacevano i criteri<br />

del DSM-IV per la schizofrenia. L’intelligenza sociale è<br />

stata valutata con il Wasons’s Selection Task (WST). Il funzionamento<br />

neurocognitivo è stato misurato con il Continuous<br />

Performance Test (CPT), utilizzato per valutare l’attenzione<br />

sostenuta, e con il Cognitive Bias Task (CBT) ideato<br />

per attivare il “ragionamento contestuale”.<br />

Risultati: in questo stu<strong>di</strong>o, tre principali costrutti cognitivi<br />

(i.e. CBT, CPT e PANSS cognitività) hanno evidenziato<br />

un <strong>di</strong>fferente impatto sull’intelligenza sociale. Migliori<br />

performance al CPT e migliore funzionamento globale<br />

sono associati ad una risposta corretta al WST. È interessante<br />

sottolineare che la componente cognitiva <strong>della</strong><br />

PANSS è strettamente legata all’attenzione sostenuta<br />

(CPT). Questo risultato conferma quelli degli stu<strong>di</strong> precedenti<br />

i quali riportano che la componente cognitiva <strong>della</strong><br />

PANSS è una valida misura <strong>di</strong> funzionamento cognitivo<br />

nella schizofrenia 1 .<br />

Conclusioni: i nostri risultati <strong>di</strong>mostrano che l’intelligenza<br />

sociale potrebbe essere considerata un ulteriore dominio cognitivo,<br />

maggiormente legato agli esiti funzionali <strong>della</strong> schizofrenia<br />

2 .<br />

Bibliografia<br />

1 Daneluzzo E, Arduini O, Rinal<strong>di</strong> O, Di Domenico M, Petruzzi<br />

C, Kalyvoka A, et al. PANSS factors and score in schizophrenic<br />

and bipolar <strong>di</strong>sorders during an index acute episode: a further<br />

analysis of the cognitive component. Schizophr Res<br />

2002;56:129-36.<br />

2 Neuchterlein KH, Barch DM, Gold JM, Goldberg TE, Green<br />

MF, Heaton RK. Identification of separable cognitive factors in<br />

schizophrenia. Schizophr Res 2004;72:29-39.<br />

197. Modelli <strong>di</strong> attaccamento e Sé Riflessivo<br />

nei Disturbi <strong>di</strong> Personalità<br />

G. Mircoli, M. D’isidori, G. Bugatti, S. Novelli, G. Borsetti<br />

U.O. Clinica Psichiatrica, Università Politecnica delle<br />

Marche, A.O.U. Ospedali Riuniti Ancona<br />

Introduzione: nell’ultimo decennio sono stati condotti<br />

stu<strong>di</strong> sulla qualità dei modelli <strong>di</strong> attaccamento e lo sviluppo<br />

del Sé Riflessivo in campioni clinici 1 . Il presente lavoro<br />

esamina tali fattori in pazienti con <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> personalità<br />

(DP).<br />

Metodologia: sono stati esaminati 32 soggetti DP (età me<strong>di</strong>a<br />

32 aa), afferiti consecutivamente alla U.O. <strong>della</strong> Clinica<br />

Psichiatrica <strong>di</strong> Ancona, <strong>di</strong>agnosticati con la SCID II versione<br />

2.0. Il gruppo <strong>di</strong> controllo (GC) è composto da 32<br />

soggetti volontari. Ai due campioni sono stati somministrati<br />

i seguenti test: WHOQOL-100 (World Health Org. Quality<br />

of Life-100), l’SCL-90 (Symptom Check List 90), l’Adult Attachment<br />

Interview (AAI) e la Reflective Self Function<br />

Scale (RSF).<br />

Risultati: nel gruppo DP si osserva la prevalenza <strong>di</strong> model-<br />

li <strong>di</strong> attaccamento insicuri: in particolare nel borderline<br />

(DPB) si rilevano in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssociazione del pensiero legati<br />

a traumi e lutti irrisolti 2 3 . I punteggi <strong>della</strong> Funzione Riflessiva<br />

del Sé sono <strong>di</strong>somogenei nei due campioni.<br />

Conclusione: i nostri dati, in linea con la letteratura, forniscono<br />

utili suggerimenti sia per l’approccio <strong>di</strong>agnostico che<br />

terapeutico.<br />

Bibliografia<br />

1 Liotti G. Understan<strong>di</strong>ng the <strong>di</strong>ssociative process: the contribution<br />

of attachment theory. Psychoanalytic Inquiry 1999;19:757-<br />

83.<br />

2 Fonagy P. Attaccamento, stati borderline e teoria <strong>della</strong> mente.<br />

In: Attaccamento e Funzione Riflessiva. Milano: Raffaello Cortina<br />

E<strong>di</strong>tore 2001.<br />

3 Dozier M, et al. Attachment and Psychopathology In adulthood.<br />

In: Handbook of Attachment. London: Guilford Press 1999.<br />

198. Narcisismo e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità:<br />

aspetti aggressivi ed impulsivi<br />

G. Mircoli, C. Cardoni, L.E. Svarca, G. Borsetti<br />

U.O. Clinica Psichiatrica, Università Politecnica delle<br />

Marche, A.O.U. Ospedali Riuniti, Ancona<br />

Introduzione: il <strong>di</strong>sturbo narcisistico (NPD) <strong>di</strong> personalità<br />

ha destato in letteratura un grande interesse così come lo<br />

stu<strong>di</strong>o delle analogie e <strong>di</strong>versità con il <strong>di</strong>sturbo borderline <strong>di</strong><br />

personalità (BPD) 1 .<br />

Nel nostro lavoro abbiamo esaminato le <strong>di</strong>fferenze qualitative<br />

nel modo <strong>di</strong> esprimere l’aggressività e l’impulsività nei<br />

due <strong>di</strong>sturbi.<br />

Materiali e Meto<strong>di</strong>: dal 2002 al 2004 nella Clinica Psichiatrica<br />

<strong>di</strong> Ancona sono afferiti in regime <strong>di</strong> ricovero 19<br />

soggetti NPD e 32 soggetti BPD cui sono stati somministrati<br />

i test: SCID-II 2.0, AQ per l’aggressività e BIS-11 per<br />

l’impulsività. Si sono inoltre indagate le variabili sociodemografiche.<br />

Risultati: i soggetti NPD hanno età compresa tra 25 e 45<br />

anni, titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o più elevato dei BPD (licenza superiore:<br />

84,2% NPD; 48,4% BPD) e lavoro più qualificante (liberi<br />

professionisti: 22,2%, 25% BPD sono <strong>di</strong>soccupati). La loro<br />

aggressività è prevalentemente verbale (AQ me<strong>di</strong>a = 16,05)<br />

e si accompagna ad una elevata ostilità (AQ me<strong>di</strong>a = 24,3).<br />

L’impulsività è <strong>di</strong> tipo non pianificato (BIS11 = 18,37),<br />

piuttosto che agita, come spesso accade nei BPD (BIS11 =<br />

28,25).<br />

Conclusioni: dal nostro stu<strong>di</strong>o emerge che il narcisista è generalmente<br />

un soggetto <strong>di</strong> sesso maschile, con aggressività<br />

soprattutto verbale ed ostilità, aspetti che adotterebbe per lo<br />

più in presenza <strong>di</strong> una ferita narcisistica (mancato riconoscimento,<br />

fallimento nelle aspettative personali etc.).<br />

Bibliografia<br />

1 Murphy, et al. Subtypes of Psychopathy: proposed <strong>di</strong>fferences<br />

between Narcissistic, Borderline, Sa<strong>di</strong>stic and Antisocial Psychopates.<br />

Psychiatric Quarterly 2003;74.<br />

312


199. Stu<strong>di</strong>o delle anomalie comportamentali<br />

durante il pasto in pazienti affette<br />

da Disturbi dell’Alimentazione<br />

L. Monaco, M.C. Torti, C. Loriedo<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: scopo del lavoro è il rilevamento e la valutazione<br />

dei comportamenti anomali che i pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’alimentazione mettono in atto durante i pasti regolari.<br />

Metodologia: dopo un’attenta analisi dei meto<strong>di</strong> esistenti è<br />

stato adottato l’Eating Behaviour Rating Scale (EBRS).<br />

I pazienti, <strong>di</strong>visi in due gruppi (Anoressia Nervosa o Bulimia<br />

Nervosa), sono stati osservati mentre consumavano il<br />

pasto e contestualmente valutati tramite l’EBRS, sia all’ammissione<br />

che durante la terapia. Questo ha permesso <strong>di</strong> identificare<br />

e quantificare le anomalie comportamentali e analizzarne<br />

le mo<strong>di</strong>ficazioni nel corso dello stu<strong>di</strong>o.<br />

Risultati: i comportamenti anomali sono risultati quasi<br />

completamente assenti nel gruppo <strong>di</strong> controllo, mentre le<br />

pazienti bulimiche e ancor più quelle affette da Anoressia<br />

nervosa hanno riportato valori molto elevati.<br />

In seguito alla terapia e con il regre<strong>di</strong>re <strong>della</strong> sintomatologia,<br />

si è osservata una riduzione delle anomalie comportamentali<br />

in entrambi i gruppi <strong>di</strong> pazienti.<br />

Valori me<strong>di</strong> e Deviazione Standard<br />

Sigla BMI DS BMI EBRS DS EBRS<br />

AN 0 15,92 0,89 28,43 4,03<br />

AN 1 17,79 1,69 21 2,9<br />

BN 0 28,29 6,98 17 4,28<br />

BN 1 27,19 6,78 13 2<br />

CTRL 20,81 1,05 1,8 1,4<br />

AN 0 = Pazienti affette da Anoressia Nervosa, valori all’ammissione;<br />

AN 1 = Pazienti affette da Anoressia Nervosa, valori a tre<br />

mesi; BN 0 = Pazienti affette da Bulimia Nervosa, valori all’ammissione;<br />

BN 1 = Pazienti affette da Bulimia Nervosa, valori a tre<br />

mesi; CTRL = Gruppo <strong>di</strong> controllo.<br />

Fig. 1. Valori EBRS me<strong>di</strong> misurati all’ammissione.<br />

313<br />

POSTER<br />

Conclusioni: vista la <strong>di</strong>minuzione dell’EBRS, questa scala<br />

potrebbe essere utilizzata per verificare e monitorare i miglioramenti<br />

apportati dalla terapia. Inoltre le anormalità nella<br />

microstruttura del pasto possono costituire la causa delle<br />

frequenti ricadute, comuni nei <strong>di</strong>sturbi alimentari. Appare<br />

quin<strong>di</strong> necessario l’impiego <strong>di</strong> specifiche tecniche <strong>di</strong> trattamento<br />

nell’ambito dei comuni interventi psicologici e comportamentali.<br />

Bibliografia<br />

Kissileff HR, Guss JL. Microstructure of eating behavior in humans.<br />

Appetite 2001;36:70-8. Review.<br />

Sunday SR, Halmi KA. Micro- and macroanalyses of patterns within<br />

a meal in anorexia and bulimia nervosa. Appetite<br />

1996;26:21-36.<br />

Wilson AJ, Touyz SW, Dunn SM, Beumont P. The Eating Behaviour<br />

Rating Scale (EBRS): A Measure of Eating Pathology in<br />

Anorexia Nervosa. Int J Eating Dis 1989;8:583-592.<br />

200. Schizofrenia, sintomatologia e “social<br />

cognition”<br />

A. Monero, F. Castagna, C. Montemagni, T. Mongini,<br />

L. Pulvirenti, P. Rocca<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Torino<br />

Il deficit nella vita <strong>di</strong> relazione è stato evidenziato, anche dal<br />

DSM IV-TR, come una caratteristica tipica <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>sturbi<br />

mentali. Nei pazienti schizofrenici alcuni stu<strong>di</strong> hanno riscontrato<br />

un’alterazione più puntuale e particolareggiata negli<br />

ambiti <strong>della</strong> “social cognition”, la capacità <strong>di</strong> dare un’interpretazione<br />

agli stati mentali ed emotivi propri ed altrui al<br />

fine <strong>di</strong> instaurare relazioni sociali. L’interesse per lo stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> questa abilità nella schizofrenia si è progressivamente accresciuto<br />

negli anni, ma nonostante le ricerche condotte in<br />

tale <strong>di</strong>rezione, non è ancora chiaro se il deficit possa essere<br />

considerato una caratteristica peculiare <strong>della</strong> patologia, che<br />

<strong>di</strong>fferenzi in modo netto i pazienti dai soggetti sani. Non è<br />

altresì evidente se la “social cognition” costituisca una caratteristica<br />

in<strong>di</strong>pendente <strong>della</strong> patologia, cioè se sia o meno<br />

correlata ad altri fattori, quali gli aspetti clinici e demografici<br />

dei pazienti. Due ambiti centrali <strong>di</strong> indagine <strong>della</strong> “social<br />

cognition” sono la teoria <strong>della</strong> mente (ToM) e la capacità<br />

<strong>di</strong> interpretare l’espressione facciale. Nel presente stu<strong>di</strong>o<br />

ci siamo riproposti <strong>di</strong> valutare le relazioni tra “social cognition”<br />

e variabili cliniche nella schizofrenia. Sono stati reclutati<br />

due gruppi <strong>di</strong> soggetti <strong>di</strong> età compresa tra i 18 e i 65<br />

anni, omogenei per sesso, età e scolarità, l’uno costituito da<br />

pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> schizofrenia (DSM IV-TR) (n =<br />

28), reclutati presso la SCDU <strong>Psichiatria</strong> e il DSM Torino 1<br />

Sud, l’altro da controlli sani (n = 18). Tutti i soggetti sono<br />

stati sottoposti a prove <strong>di</strong> “social cognition” (test <strong>di</strong> “Attribuzione<br />

delle intenzioni “ per indagare la ToM e il Comprehensive<br />

Affect Testing System (CATS), che valuta <strong>di</strong>fferenti<br />

aspetti delle funzioni emotive). L’indagine sui pazienti<br />

includeva un’intervista semistrutturata per la raccolta dei<br />

dati demografici, anamnestici e clinici generali e la somministrazione<br />

<strong>di</strong> specifiche scale per la valutazione <strong>della</strong> psicopatologia<br />

(PANSS e CDSS) e dei sintomi <strong>di</strong> base (FBF).<br />

I risultati preliminari <strong>di</strong>mostrano che i pazienti schizofrenici<br />

hanno delle prestazioni significativamente inferiori rispetto ai


controlli nella prova <strong>di</strong> ToM e nella maggior parte delle prove<br />

<strong>di</strong> percezione dell’espressione facciale. Non abbiamo riscontrato<br />

correlazioni significative tra performance del ToM<br />

e del CATS e sintomatologia positiva, negativa e generale,<br />

valutate con la PANSS, sintomatologia depressiva (CDSS) e<br />

sintomi <strong>di</strong> base. Anche i fattori demografici non sembrano<br />

correlare con questi parametri. Tali osservazioni lasciano,<br />

quin<strong>di</strong>, aperta la possibilità che la “social cognition” sia una<br />

caratteristica peculiare ed in<strong>di</strong>pendente <strong>della</strong> schizofrenia.<br />

Bibliografia<br />

Brüne M. Theory of mind in schizophrenia: a review of the literature.<br />

Schizophr Bull 2005;31:21-42.<br />

Ab<strong>di</strong> Z, Sharma T. Social cognition and its neural correlates in<br />

schizophrenia and autism. CNS Spectr 2004;9:335-43.<br />

201. Trattamento <strong>di</strong> sintomi psicotici<br />

e comportamentali in pazienti affetti<br />

da demenza con antipsicotici<br />

in associazione a inibitore<br />

dell’acetilcolinesterasi<br />

POSTER<br />

C. Montemagni, D. Bettonte, M. Giugiario, F. Marino,<br />

D. Perrone, F. Valle, P. Rocca<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Torino<br />

Il termine “Behavioral and Psychological Symptoms of<br />

Dementia” (BPSD) è stato proposto per descrivere la<br />

gamma delle manifestazioni non cognitive <strong>della</strong> demenza<br />

che comprendono aggressività verbale e fisica, agitazione,<br />

sintomi psicotici (allucinazioni e deliri), <strong>di</strong>sturbi del<br />

sonno e vagabondaggio. Nei pazienti dementi che risiedono<br />

in case <strong>di</strong> cura, la prevalenza <strong>di</strong> BPSD clinicamente significativi<br />

raggiunge valori almeno dell’80%. L’agitazione<br />

e l’aggressività sono considerati i sintomi non cognitivi<br />

che più frequentemente vengono trattati con antipsicotici,<br />

accelerano il deca<strong>di</strong>mento cognitivo, sono pre<strong>di</strong>ttori<br />

<strong>di</strong> istituzionalizzazione e causano il maggiore <strong>di</strong>sagio ai<br />

caregiver.<br />

Il trattamento dei BPSD non è ancora, al momento attuale,<br />

standar<strong>di</strong>zzato e prevede vari approcci farmacologici e<br />

non. Si stima che i neurolettici siano efficaci sui sintomi<br />

comportamentali in 1/3 dei pazienti con demenza, a fronte<br />

<strong>di</strong> importanti effetti collaterali, quali acatisia, parkinsonismo,<br />

<strong>di</strong>scinesia tar<strong>di</strong>va, sedazione, <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> conduzione<br />

car<strong>di</strong>aca, effetti anticolinergici centrali e ipotensione ortostatica,<br />

che ne limitano l’utilizzo nei pazienti anziani. Gli<br />

antipsicotici atipici sono efficaci almeno quanto i neurolettici<br />

sul versante comportamentale, ma sarebbero meglio<br />

tollerati in quanto associati a un profilo <strong>di</strong> effetti collaterali<br />

migliore.<br />

Nel nostro stu<strong>di</strong>o naturalistico retrospettivo è stato preso in<br />

esame un campione <strong>di</strong> 77 pazienti (45 maschi, 32 femmine;<br />

età me<strong>di</strong>a 76 anni) con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Demenza (DSM IV-TR)<br />

che si sono presentati consecutivamente nel periodo gennaio<br />

2002-settembre 2004 presso l’Unità Valutativa Alzheimer<br />

(UVA) <strong>della</strong> SCDU <strong>Psichiatria</strong>. Per ogni paziente sono stati<br />

raccolti i dati demografici e la storia clinica ed è stata effettuata<br />

la valutazione delle funzioni cognitive globali (MMSE),<br />

dell’autonomia nelle attività, strumentali e non <strong>della</strong> vita quo-<br />

ti<strong>di</strong>ana (IADL e ADL), <strong>della</strong> sintomatologia psichiatrica e<br />

comportamentale (BEHAVE-AD e NPI) e <strong>della</strong> consapevolezza<br />

inerente la malattia (Clinical Insight Rating Scale). Su<br />

77 pazienti affetti da Demenza (56% Demenza tipo Alzheimer,<br />

13% Demenza Vascolare, 30% Demenza Dovuta a Eziologie<br />

Molteplici), il 47% aveva presentato sintomi psicotici e<br />

comportamentali e aveva effettuato un trattamento con antipsicotici<br />

per un anno in associazione all’inibitore dell’acetilcolinesterasi.<br />

Sono stati presi in considerazione, come tempi<br />

<strong>di</strong> valutazione, l’inizio del trattamento con antipsicotici e il<br />

follow-up dopo 1 anno.<br />

I dati preliminari dello stu<strong>di</strong>o mostrano che non c’è stato un<br />

peggioramento delle funzioni cognitive globali valutate tramite<br />

il M.M.S.E. nei 12 mesi. Inoltre, nei soggetti trattati<br />

con antipsicotici (86% con antipsicotici atipici) si è verificato<br />

un miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia psicotica e dell’agitazione/aggressività,<br />

come evidenziato dalla riduzione<br />

del punteggio me<strong>di</strong>o totale <strong>della</strong> BEHAVE-AD pari al 38%<br />

e del punteggio dei seguenti item <strong>della</strong> NPI: deliri (riduzione<br />

del 33%), allucinazioni (riduzione del 46%), agitazione<br />

(riduzione del 40%) e <strong>di</strong>sinibizione (riduzione del 34%).<br />

Questi risultati sembrano confermare l’efficacia degli antipsicotici<br />

atipici sui BPSD.<br />

Bibliografia<br />

Tariot PN, Profenno LA, Ismail MS. Efficacy of atypical antipsychotics<br />

in elderly patients with dementia. J Clin Psychiatry<br />

2004;65(Suppl 11):11-5.<br />

Lee PE, Gill SS, Bronskill SE, Hilmer MP, Rochon PA. Atypical<br />

antipsychotic drugs in the treatment of behavioural and psychoogical<br />

symptoms of dementia. BMJ 2004;329:1-5.<br />

Lawlor BA. Behavioral and psychological symptoms in dementia:<br />

the role of atypical antipsychotics. J Clin Psychiatry<br />

2004;65(Suppl 11):5-10.<br />

202. Aspetti psicosociali delle patologie<br />

neoplastiche nel cinema. Uno stu<strong>di</strong>o<br />

finalizzato alla <strong>di</strong>dattica in me<strong>di</strong>cina<br />

A.C. Morelli, L. Marmai, L. Grassi<br />

Università <strong>di</strong> Ferrara, Dipartimento Discipline Me<strong>di</strong>co<br />

Chirurgiche <strong>della</strong> Comunicazione e del Comportamento,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

È stata osservata una tendenza da parte dei me<strong>di</strong>ci a sottovalutare<br />

nella pratica clinica le complicanze psicologiche e<br />

psichiatriche <strong>della</strong> malattia oncologica e/o dei trattamenti,<br />

in<strong>di</strong>cando la necessità <strong>di</strong> una formazione più specifica in<br />

ambito psiconcologico.<br />

Proposta per la <strong>di</strong>dattica l’applicazione <strong>di</strong> videoclips tratti<br />

da film che approfon<strong>di</strong>tamente hanno trattato tematiche oncologiche,<br />

evidenziandone i risvolti psicologico-emozionali<br />

e relazionali.<br />

Per la ricerca dei titoli dei film è stato utilizzato il database<br />

del <strong>di</strong>zionario Moran<strong>di</strong>ni incrociato con i titoli ottenuti dal<br />

sito Cinema and <strong>di</strong>sabilities e da materiale filmico e <strong>di</strong> critica<br />

proveniente da riviste specializzate, per un campione finale<br />

<strong>di</strong> 137 film.<br />

La ricerca si è svolta in 3 fasi:<br />

fase 1 – visione del film e valutazione generale attraverso<br />

analisi descrittiva del tema generale in or<strong>di</strong>ne storico-contenutistico;<br />

314


fase 2 – sud<strong>di</strong>visione delle pellicole in funzione dei contenuti<br />

riguardanti il paziente;<br />

fase 3 – analisi delle pellicole in funzione delle tematiche<br />

relazionali (rapporto me<strong>di</strong>co-paziente; la reazione <strong>della</strong> famiglia;la<br />

coppia).<br />

È emersa una consistente evidenza <strong>di</strong> scene conformi allo<br />

scopo <strong>di</strong>dattico e sono quin<strong>di</strong> state raccolte in un database.<br />

Questo stu<strong>di</strong>o promuove la ricerca sui meto<strong>di</strong> <strong>della</strong> <strong>di</strong>dattica,<br />

in particolare sul confronto tra meto<strong>di</strong>che tra<strong>di</strong>zionali ed<br />

esperienziali.<br />

203. Associazione tra in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> massa<br />

corporea (IMC (kg/m 2 )) e demenza<br />

M. Morri, A.R. Atti, S. Caprini, B. Ferrari, M. Ukaj,<br />

E. Dal Monte * , D. De Ronchi<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Bologna, Italia; * U.O.<br />

<strong>di</strong> Geriatria, Faenza (RA), Italia<br />

Introduzione/Scopo: obesità e sovra/sotto costituiscono<br />

fattori <strong>di</strong> rischio per demenza potenzialmente mo<strong>di</strong>ficabili;<br />

questo lavoro si propone <strong>di</strong> valutare la relazione tra peso<br />

corporeo e demenza in una popolazione italiana (N = 7.390,<br />

età me<strong>di</strong>a 72,6 ± 8,2).<br />

Metodologia: misurati peso ed altezza, l’IMC è stato calcolato<br />

come peso/(altezza 2 ). La demenza è stata <strong>di</strong>agnosticata<br />

secondo i criteri del DSM III-R. Per stimare l’associazione<br />

Odds Ratio e l’Intervallo <strong>di</strong> Confidenza al 95%<br />

(OR, 95%CI) sono stati calcolati con una regressione logistica.<br />

Risultati: l’associazione tra IMC e demenza [OR, 95%CI<br />

0,94 (0,92-0,97)], in<strong>di</strong>pendente da sesso e scolarità, non era<br />

più significativa aggiustando per età. I risultati aggiustati<br />

per sesso e scolarità <strong>di</strong> un’analisi condotta separatamente in<br />

gruppi <strong>di</strong> età <strong>di</strong>verse utilizzando quartili <strong>di</strong> IMC in cui il II<br />

quartile fungesse da riferimento sono rappresentati in tabella.<br />

Discussione: l’associazione tra IMC e demenza varia con<br />

l’età. In età più giovani valori più bassi tendono ad essere<br />

fattori <strong>di</strong> rischio mentre in età più avanzate valori più alti<br />

appaiono protettivi.<br />

Conclusione: stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> popolazione con un <strong>di</strong>segno longitu<strong>di</strong>nale<br />

decennale sono auspicabili per verificare come si mo<strong>di</strong>fica<br />

l’associazione tra BMI e demenza e pianificare eventuali<br />

strategie preventive.<br />

315<br />

POSTER<br />

204. <strong>Psicopatologia</strong> e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> asse I<br />

in pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi gastroenterici<br />

funzionali<br />

F. Mungai, G. Corretti, C. Nisita, S. Cortopassi, F. Lemmi,<br />

C. Stasi * , M. Bellini *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia,<br />

Biotecnologie, * Dipartimento <strong>di</strong> Gastroenterologia, Università<br />

<strong>di</strong> Pisa<br />

Introduzione ed oggetto: i <strong>di</strong>sturbi funzionali dell’apparato<br />

gastroenterico rappresentano una frequente causa <strong>di</strong> accesso<br />

con reiterazioni nella pratica me<strong>di</strong>ca e specialistica. In<br />

assenza <strong>di</strong> reperti organici spesso questi pazienti vengono<br />

etichettati come “psichici” o “psicosomatici”. Tuttavia, le<br />

caratteristiche psicopatologiche <strong>di</strong> questi sono scarsamente<br />

delineate ed in letteratura vengono frequentemente utilizzati<br />

termini aspecifici come “<strong>di</strong>sturbi nevrotici” e “stress psicosociale”.<br />

Obiettivo del nostro stu<strong>di</strong>o era quello <strong>di</strong> caratterizzare i sintomi<br />

psicopatologici e sessuali in pazienti con <strong>di</strong>sturbi funzionali<br />

dell’apparato gastroenterico.<br />

Materiali e Metodo: la nostra osservazione preliminare si<br />

basa su <strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> 114 pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi<br />

funzionali del tratto gastroenterico (Colon irritabile, Meteorismo,<br />

Stipsi Persistente, Dispepsia). Queste sono state valutati<br />

con SCID-IV per la rilevazione <strong>della</strong> sintomatologia<br />

<strong>di</strong>agnostica <strong>di</strong> Asse I.<br />

Risultati: quasi la metà <strong>della</strong> popolazione stu<strong>di</strong>ata presentava<br />

un Disturbo <strong>di</strong> Asse I. I Disturbi d’Ansia, in particolare,<br />

mostravano elevati tassi <strong>di</strong> prevalenza: Disturbo <strong>di</strong> Panico<br />

29,9%, Disturbo d’Ansia Generalizzata 20,2%. Disturbi<br />

dell’Umore hanno mostrato una prevalenza lifetime <strong>di</strong><br />

15,0%.<br />

Conclusioni: l’elevata comorbi<strong>di</strong>tà tra FGD e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong><br />

Asse I conferma tende a confermare i dati presenti in letteratura,<br />

soprattutto per quanto riguarda la fenomenica panicosa.<br />

Le manifestazioni <strong>della</strong> sintomatologia ansiosa (sintomi<br />

somatici e psichici), come pure aspetti più prettamente timici,<br />

potrebbero sostituire i termini aspecifici utilizzati in<br />

letteratura per inquadrare la sintomatologia <strong>di</strong> “psichismo”<br />

in questo tipo <strong>di</strong> pazienti.<br />

Una corretta valutazione psicopatologica può essere particolarmente<br />

utile in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi funzionali del tratto gastroenterico,<br />

per un completo approccio e trattamento.<br />

La valutazione <strong>della</strong> fenomenica psicopatologica e del <strong>di</strong>sadattamento<br />

ad essa associato su campioni maggiormente<br />

estesi, potrebbe essere utile per meglio delineare la psicopatologia<br />

dei <strong>di</strong>sturbi funzionali del tratto gastroenterico.<br />

Età: 61 < 65 65 < 69 69 < 75 75 < 80 > 80<br />

IMC OR 95%CI OR 95%CI OR 95%CI OR 95%CI OR 95%CI<br />

I 2 (0,3-11,1) 1 (0,3-3,4) 1,3 (0,63-3) 0,7 (0,41-3) 0,9 (0,7-1,4)<br />

II 1 1 1 1 1<br />

III 1 (0,2-8,4) 0,6 (0,1-2,6) 0,9 (0,3-2,4) 0,7 (0,4-1,3) 0,6 (0,4-1,0)<br />

IV 1 (0,1-7,1) 0,4 (0,1-1,9) 0,9 (0,3-2,3) 0,5 (0,3-0,9) 1,0 (0,7-1,4)


205. Interventi <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> <strong>di</strong> Liaison<br />

con pazienti paraplegici<br />

POSTER<br />

D. Munno, G.L. Arescal<strong>di</strong>no, P.F. Macario, A. Malfatto,<br />

G. Zullo<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: l’obiettivo dello stu<strong>di</strong>o è la valutazione degli<br />

aspetti psicologici e clinici <strong>di</strong> pazienti paraplegici per in<strong>di</strong>viduare<br />

strategie <strong>di</strong> intervento mirate.<br />

Metodologia: a 28 pazienti maschi afferenti all’Unità Spinale<br />

Unipolare <strong>di</strong> Pietra Ligure è stata somministrata una<br />

batteria <strong>di</strong> test per indagare personalità (TCI), strategie <strong>di</strong><br />

coping (COPE), livelli <strong>di</strong> rabbia (STA<strong>XI</strong>), qualità <strong>di</strong> vita<br />

(QL-Spitzer), ansia (Ham-A) e depressione (Ham-D).<br />

Risultati: l’89% dei pz supera il cut-off per la depressione<br />

lieve all’Ham-D e il 93% il cut-off per l’ansia lieve all’Ham-<br />

A. I paraplegici da più <strong>di</strong> un anno hanno una migliore qualità<br />

<strong>di</strong> vita e punteggi più elevati alla <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> Accettazione<br />

(COPE). La Rabbia <strong>di</strong> Tratto Temp. correla positivamente<br />

con il coping Disfunzionale, in particolare con la<br />

Negazione, e correla negativamente, come la Rabbia <strong>di</strong> Stato,<br />

con l’Accettazione. L’Auto<strong>di</strong>rettività al TCI correla negativamente<br />

con Rabbia <strong>di</strong> Stato e Tratto. Auto<strong>di</strong>rettività e<br />

Cooperatività (TCI) correlano positivamente con l’Accettazione.<br />

Conclusioni: un intervento psicoterapico volto all’incremento<br />

<strong>di</strong> Accettazione, Auto<strong>di</strong>rettività e Cooperatività potrebbe<br />

ridurre i livelli <strong>di</strong> rabbia.<br />

Bibliografia<br />

Bonavita J, Menarini M, Pillastrini P. La riabilitazione nelle<br />

mielolesioni. Milano: Masson 2004.<br />

Kennedy P, Lude P, Taylor N. Quality of life, social participation,<br />

appraisals and coping post spinal cord injury: a review of four<br />

community samples. Spinal Cord 2005, Aug 30.<br />

206. La standar<strong>di</strong>zzazione <strong>di</strong> strumenti<br />

<strong>di</strong>agnostici brevi nel setting <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

generale, dati preliminari nell’ambito<br />

<strong>della</strong> indagine europea MINDFUL<br />

A. Murru, F.A. Mannu, M.C. Hardoy, A. Garofalo, A. Pilu,<br />

D. Primavera, A.R. Collu, M. Cadeddu, C. Balzano,<br />

V. Kovess, M.G. Carta<br />

Università <strong>di</strong> Cagliari, Divisione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione/scopo: nella fase preparatoria <strong>di</strong> una vasta indagine<br />

europea multicentrica si è condotta in 5 paesi europei<br />

(Italia, Belgio, Spagna, Regno Unito e Romania) una<br />

standar<strong>di</strong>zzazione preliminare, nel setting <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

generale, <strong>di</strong> alcuni strumenti <strong>di</strong>agnostici psichiatrici. Lo stu<strong>di</strong>o<br />

riporta i dati preliminari relativi al gruppo collaborativi<br />

italiano.<br />

Metodologia: a una serie consecutiva <strong>di</strong> 120 pazienti (74<br />

donne età me<strong>di</strong>a 55 ± 8 anni) afferente a 8 me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

generale sono state somministrate le interviste brevi<br />

CIDI-SF, CIS-R e i questionari MHI-5 e SF36-Vitality. Lo<br />

stesso campione è stato valutato da uno psichiatra tramite<br />

intervista SCID-IV versione NP, l’algoritmo collegato allo<br />

strumento ha permesso l’attribuzione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>agnosi psichiatrica<br />

secondo il DSM-IV. L’incrocio <strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi<br />

(gold standard) con i risultati alle interviste e ai questionari<br />

ha consentito la misura <strong>della</strong> accuratezza degli strumenti in<br />

termini <strong>di</strong> Sensibilità, Specificità, Valore Pre<strong>di</strong>ttivo dei Positivi<br />

e Negativi.<br />

Risultati: i risultati preliminari sembrano in<strong>di</strong>care una accettabile<br />

accuratezza delle due interviste brevi CIDI-SF e<br />

CIS-R (Sensibilità e Specificità > 0,60 per la maggior parte<br />

delle <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi ansiosi e depressivi). L’MHI-5<br />

sembra possedere una accuratezza accettabile quale strumento<br />

<strong>di</strong> screening per i <strong>di</strong>sturbi dell’umore.<br />

Discussione: a <strong>di</strong>fferenza che in precedenti ricerche inglesi<br />

le intervista CIDI-SF e CIS-R sembrano evidenziare performance<br />

<strong>di</strong>agnostiche accettabili, anche se l’ultima risente<br />

dell’essere stata costruita con riferimento ad un sistema <strong>di</strong>agnostico<br />

<strong>di</strong>fferente dal DSM-IV. L’accuratezza del MHI-5<br />

come strumento <strong>di</strong> screening apre la possibilità all’utilizzo<br />

delle indagini condotte con questo strumento per la stima<br />

<strong>della</strong> frequenza dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore. L’estrema variabilità<br />

nei positivi alle risposte del questionario sulla vitalità lascia<br />

aperti alcuni interrogativi rispetto al possibile misconoscimento<br />

dei <strong>di</strong>sturbi dello spettro bipolare.<br />

Conclusioni: se i risultati verranno confermati dalle parallele<br />

ricerche internazionali, gli strumenti valutati potrebbero<br />

essere dei vali<strong>di</strong> can<strong>di</strong>dati alla conduzione <strong>di</strong> una indagine<br />

multicentrica.<br />

Bibliografia<br />

Balestrieri M, et al. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol<br />

2004;39:171-6.<br />

Carta MG, et al. Acta Psychiatrica Scan<strong>di</strong>navica 1993;87:343-4.<br />

207. Amenza: incidenza e fattori <strong>di</strong> rischio<br />

in una popolazione <strong>di</strong> anziani ospedalizzati<br />

L. Nastri, R. Lo Baido, A. Li Puma, A. Lan<strong>di</strong><br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Palermo<br />

Introduzione: l’amenza è uno stato confusionale acuto che<br />

insorge con elevata frequenza negli anziani ospedalizzati,<br />

spesso misconosciuta e quin<strong>di</strong> non <strong>di</strong>agnosticata né portata<br />

all’attenzione dello psichiatra. La revisione <strong>della</strong> letteratura<br />

segnala molteplici fattori <strong>di</strong> rischio quasi tutti <strong>di</strong> tipo organico.<br />

Ci proponiamo l’in<strong>di</strong>viduazione e l’analisi <strong>di</strong> ogni fattore<br />

<strong>di</strong> rischio, non solo <strong>di</strong> natura fisica, coinvolti nell’insorgenza<br />

dell’Amenza.<br />

Metodo: la popolazione è costituita da 185 pazienti over 65<br />

anni, ricoverati presso i reparti <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna, Chirurgia,<br />

Ortope<strong>di</strong>a e Geriatria. Sono stati sottoposti a raccolta<br />

anamnestica me<strong>di</strong>ante compilazione <strong>di</strong> una scheda dei dati<br />

generali, clinici e a somministrazione dei test Mini-Mental<br />

State Examination (MMSE) e Delirium Rating Scale-R-98<br />

(DRS-R-98). La <strong>di</strong>agnosi è posta in base ai criteri del DSM-<br />

IV-TR per il Delirium.<br />

Risultati: l’Amenza è stata <strong>di</strong>agnosticata in 44 pazienti<br />

(24%). I principali fattori <strong>di</strong> rischio includono: declino cognitivo<br />

(presente nel 100% dei pazienti con Amenza), età<br />

superiore a 80 anni, frattura <strong>di</strong> femore, immobilità, istituzionalizzazione<br />

in casa <strong>di</strong> riposo precedente al ricovero, degenza<br />

protratta. Non sembrano costituire fattori <strong>di</strong> rischio:<br />

316


Tab. I. Fattori <strong>di</strong> rischio per Amenza.<br />

Fattori <strong>di</strong> rischio Gruppo Amenza Gruppo <strong>di</strong> controllo Odds Ratio Intervallo <strong>di</strong> Confidenza<br />

(n = 44) (n = 141) al 95%<br />

patologie organiche associate, gravità <strong>di</strong> malattia, uso <strong>di</strong> farmaci<br />

e anestesia.<br />

Conclusione: l’Amenza è molto frequente negli anziani<br />

ospedalizzati e abbiamo rilevato l’associazione con fattori<br />

<strong>di</strong> rischio <strong>di</strong> tipo socio-psicologico più che <strong>di</strong> tipo organico.<br />

Bibliografia<br />

Jackson JC, Gordon SM, Hart RP, Hopkins RO, Ely EW. The association<br />

between delirium and cognitive decline: a review of the<br />

empirical literature. Neuropsycol Rev 2004;14:87-98.<br />

Pi-Figueras M, Aguilera A, Arellano M, Miralles R, Garcia-Caselles<br />

P, Torres R, et al. Prevalence of delirium in a geriatric convalescence<br />

hospitalization unit: patient’s clinical characteristics<br />

and risk precipitating factor analysis. Arch Gerontol Geriatr<br />

2004;9(Suppl):333-7.<br />

208. I <strong>di</strong>sturbi del comportamento<br />

alimentare nei soggetti a <strong>di</strong>eta. Uno stu<strong>di</strong>o<br />

trasversale sugli utenti <strong>di</strong> un ambulatorio<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>etologia<br />

C. Nichini, E. Caverzasi * , C. Bussi, I. Repossi, P. Vaccaro,<br />

P. Genovese, C. Trentani, A. Tagliabue<br />

Centro <strong>di</strong> Ricerca sulla Nutrizione Umana e sui Disturbi del<br />

Comportamento Alimentare, * Centro <strong>di</strong> Ricerca sui Disturbi<br />

<strong>di</strong> Personalità e sullo Sviluppo <strong>di</strong> Modelli <strong>di</strong> Comunicazione<br />

Me<strong>di</strong>co-Paziente, Università <strong>di</strong> Pavia<br />

Introduzione: molti stu<strong>di</strong> sottolineano il ruolo <strong>della</strong> <strong>di</strong>eta<br />

nella patogenesi dei <strong>di</strong>sturbi alimentari. I motivi che spingono<br />

il soggetto a mettersi a <strong>di</strong>eta sono <strong>di</strong>versi, così come è<br />

<strong>di</strong>versa la situazione nutrizionale del paziente che accompagna<br />

il desiderio <strong>di</strong> <strong>di</strong>magrire.<br />

Questo stu<strong>di</strong>o vuole mettere a confronto la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong><br />

DCA nelle <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>agnosi nutrizionali, tra i soggetti che si<br />

mettono a <strong>di</strong>eta.<br />

Meto<strong>di</strong>: sono stati reclutati negli anni 2004-2005 i soggetti<br />

tra i 18 e i 65 anni che si sono rivolti per la prima volta ad<br />

un ambulatorio <strong>di</strong> <strong>di</strong>etologia chiedendo una <strong>di</strong>eta. Oltre alla<br />

visita nutrizionale, veniva fatta una valutazione psicopatologica<br />

me<strong>di</strong>ante un colloquio psicologico e la somministrazione<br />

dell’Eating Disorder Inventory 2.<br />

La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DCA veniva fatta secondo i criteri DSM IV,<br />

la <strong>di</strong>agnosi nutrizionale secondo quanto proposto dall’OMS.<br />

Risultati: sono stati reclutati 132 soggetti, 29 maschi e 103<br />

femmine. Tutti i soggetti del gruppo sottopeso soffrivano <strong>di</strong><br />

anoressia. Tra i normopeso, il 12,9% era affetto da bulimia,<br />

317<br />

POSTER<br />

Età > 80 anni, % 62 33 3,3 1,9-6<br />

Istituzionalizzati, % 16 2 9,3 2-41,8<br />

Frattura femore, % 50 13 6,7 3,3-13,6<br />

Immobilità, % 48 16 4,9 2,5-9,4<br />

Degenza > 11 gg, % 23 8 3,4 1,5-8,1<br />

il 9,7% da anoressia e il 3,2% da binge eating <strong>di</strong>sorder<br />

(BED).<br />

Nei sovrappeso il DCA più rappresentato era il BED con il<br />

7%; soffriva <strong>di</strong> bulimia il 2,3%. Gli obesi soffrivano <strong>di</strong> BED<br />

per il 5,7% dei casi.<br />

Conclusioni: si osserva una significativa presenza <strong>di</strong> DCA,<br />

in particolare bulimia e anoressia, tra i soggetti normopeso<br />

che si mettono a <strong>di</strong>eta. Questo dato sottolinea l’importanza<br />

<strong>di</strong> esplorare gli aspetti psicologici tra coloro che chiedono <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>magrire, al fine <strong>di</strong> una risposta terapeutica più completa e<br />

integrata.<br />

Bibliografia<br />

1 Hasler G, Pine DS, Gamma A, Milos G, Ajdacic V, Eich D, et<br />

al. The association between psychopatology and being overweight:<br />

a 20-year prospective study. Psychol Med<br />

2004;34:1047-57.<br />

2 Ulrich J, Meyer C, Rumpf HJ, Hapke U. Relationships of psychiatric<br />

<strong>di</strong>sorders with overweight and obesity in adult general<br />

population. Obesity Res 2005;13:101-9.<br />

209. La volumetria in RMN dell’ippocampo<br />

nel Morbo <strong>di</strong> Cushing: stu<strong>di</strong>o pre- e posttrattamento<br />

chirurgico<br />

F. Nifosì, T. Toffanin, B. Vezzù, M. Scanarini * , P. Amistà<br />

** , G. Perini<br />

* Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Padova; * U.O. <strong>di</strong> Neurochirurgia,<br />

Az. Osp. Padova; ** U.O. <strong>di</strong> Neurora<strong>di</strong>ologia,<br />

Az. Osp. Università <strong>di</strong> Padova<br />

I pazienti con Morbo <strong>di</strong> Cushing (MdC), il 66% dei quali riporta<br />

manifestazioni psicopatologiche, rappresentano un ottimo<br />

modello in vivo per investigare l’associazione tra l’ipercortisolemia<br />

ed eventuali alterazioni volumetriche dell’ippocampo<br />

(IPP).<br />

Tale struttura sta rivestendo un crescente interesse nell’ambito<br />

<strong>della</strong> ricerca sui Disturbi dell’Umore, la Schizofrenia e<br />

il Disturbo Post Traumatico da Stress.<br />

Questa ricerca si propone <strong>di</strong> investigare la eventuale reversibilità<br />

dei cambiamenti strutturali dell’IPP, in pazienti con<br />

MdC pre- e post-trattamento chirurgico.<br />

Materiali e Meto<strong>di</strong>: pazienti con <strong>di</strong>agnosi clinica <strong>di</strong> MdC<br />

sono stati sottoposti a RMN cerebri, intervista psichiatrica,<br />

test psicometrici ai tempi T0 e, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un anno, T1.<br />

Ottenute le sequenze volumetriche e delimitate le strutture<br />

sono stati calcolati i volumi con metodo semiautomatico da<br />

un neurora<strong>di</strong>ologo.


Risultati: tra il T0 e il T1, sono state rilevate una <strong>di</strong>fferenza<br />

significativa dei volumi dell’IPP posteriore <strong>di</strong> sinistra (p<br />

< 0,05) e una correlazione inversa tra gli stessi volumi e i livelli<br />

<strong>di</strong> cortisolo post-test <strong>di</strong> soppressione al desametasone<br />

(p < 0,01).<br />

Conclusioni: il volume dell’IPP posteriore <strong>di</strong> sinistra risulta<br />

aumentato del 27,5% al T1. Tale incremento è riferibile<br />

alla reversibilità <strong>di</strong> un potenziale danno neurotossico, più<br />

evidente al T0, dovuto all’esposizione cronica a livelli eccessivi<br />

<strong>di</strong> cortisolo con parziale e significativo recupero dopo<br />

1 anno <strong>di</strong> relativa normalizzazione dell’asse ipotalamoipofisi-surrene.<br />

210. Prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

in un campione <strong>di</strong> pazienti afferenti<br />

ad un centro per la cura dell’obesità<br />

POSTER<br />

V. Nonnoi, S. Corrias, F. Pili, F. Pinna, F. Biggio ** , A. Ortu<br />

** , F. Velluzzi * , A. Loviselli * , W. Orrù ** , B. Carpiniello<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Cagliari; * U.O. Dipartimentale<br />

<strong>di</strong> Obesità, Policlinico Universitario <strong>di</strong> Cagliari;<br />

** Istituto “I.H. Schultz”, Cagliari<br />

Introduzione: i dati presenti in letteratura suggeriscono la<br />

presenza <strong>di</strong> analoghe caratteristiche personologiche e <strong>di</strong><br />

temperamento nei soggetti affetti da patologia alimentare.<br />

Alcuni autori parlano <strong>di</strong> semplice comorbi<strong>di</strong>tà tra patologia<br />

alimentare e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità, altri considerano un <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> natura psicoemotiva un presupposto fondamentale<br />

nel comportamento alimentare patologico. Il nostro stu<strong>di</strong>o<br />

si propone <strong>di</strong> valutare la prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

in una popolazione afferente ad un Centro per il<br />

trattamento dell’Obesità.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: campione <strong>di</strong> 106 pz, 83 f e 23 m, con<br />

punteggi me<strong>di</strong> <strong>di</strong> BMI pari a 36 ± 7 nei m e 35 ± 6 nelle f.<br />

La valutazione <strong>di</strong>agnostica, <strong>della</strong> gravità clinica e del funzionamento<br />

globale è stata effettuata rispettivamente me<strong>di</strong>ante<br />

SCID-I, SCID-II, CGI e GAF.<br />

Risultati: il 25,5% dei pz sod<strong>di</strong>sfa i criteri per una <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> asse II. Facendo un raggruppamento dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

per cluster, emerge, nel complesso, una maggiore<br />

prevalenza del cluster NAS, una maggiore prevalenza del<br />

cluster C nelle f e del cluster A nei m. Il 22,6% dei pz sod<strong>di</strong>sfa<br />

contemporaneamente i criteri per un <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> asse I<br />

e per un <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> asse II.<br />

Conclusioni: i risultati del nostro stu<strong>di</strong>o concordano, nel<br />

complesso, con i dati <strong>di</strong> letteratura sull’elevata prevalenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità nei pazienti obesi.<br />

211. Remissione sintomatica<br />

e funzionamento sociale <strong>di</strong> pazienti<br />

schizofrenici precedentemente non trattati:<br />

risultati a due anni dallo stu<strong>di</strong>o SOHO<br />

(Schizophrenia Outpatients Health<br />

Outcomes)<br />

D. Novick, J.M. Haro * , D. Suarez * , S. Tzivelekis,<br />

J.P. Lepine ** , P. Donda *** , S. Germani *** , A. Rossi *** ,<br />

S. Fre<strong>di</strong>ani *** , and the SOHO Study Group ****<br />

Eli Lilly and Company, Windlesham; * Sant Joan De Deu-<br />

SSM, St. Boi de L., Barcelona; ** Hopital Fernand Widal,<br />

Paris; *** Eli Lilly Italia S.p.A.; **** Alonso J (ES), Bousoño<br />

MG (ES), Gasquet I (FR), Kristensen H (DK), Jones PB<br />

(UK), Croudace T (UK), Knapp M (UK), Mavreas V (GR),<br />

Murray D (IE), Naber D (DE), Pancheri P (IT), Slooff CJ<br />

(NL), Teixeira JM (PO)<br />

Obiettivi: segnalare i fattori basali associati alla remissione<br />

sintomatica (RS) e a un adeguato funzionamento sociale<br />

(AFS) <strong>di</strong> pazienti schizofrenici precedentemente non trattati,<br />

dopo 2 anni <strong>di</strong> trattamento antipsicotico.<br />

Meto<strong>di</strong>: lo stu<strong>di</strong>o SOHO è uno stu<strong>di</strong>o prospettico osservativo<br />

condotto su un trattamento antipsicotico.<br />

Per RS si è inteso un punteggio non peggiore <strong>di</strong> lieve (< 3)<br />

sulla scala <strong>di</strong> valutazione CGI relativa alla gravità dei sintomi<br />

generali e positivi e un punteggio non peggiore <strong>di</strong> moderato<br />

(< 4) sulla scala <strong>di</strong> valutazione CGI relativa alla gravità<br />

dei sintomi negativi per 12 mesi o più.<br />

Per AFS si è inteso un periodo <strong>di</strong> occupazione o <strong>di</strong> interazioni<br />

sociali <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> 12 mesi o superiore.<br />

Risultati: al basale sono stati reclutati 1.009 pazienti non<br />

precedentemente trattati con monoterapie; 763 sono stati<br />

inclusi nell’analisi.<br />

Il 63% del campione (482) ha conseguito la RS, mentre il<br />

35% (267) ha conseguito l’AFS. I fattori basali più importanti<br />

associati a una maggiore RS sono stati: BMI inferiore<br />

(0,890; 0,842-0,942), punteggio CGI inferiore al basale<br />

(0,73; 0,55-0,98) e terapia con olanzapina invece che con<br />

antipsicotici tipici al basale (2,75; 1,21-6,25)<br />

I fattori basali associati a un buon AFS sono stati: occupazione<br />

(13,48; 6,41-28,35), età inferiore al basale (0,97; 0,95-<br />

0,99) e terapia con olanzapina invece che con risperidone al<br />

basale (1,83; 1,01-3,30)<br />

Conclusioni: dopo 24 mesi sono stati conseguiti RS sostanziale<br />

e AFS moderato. Il trattamento, lo stato occupazionale<br />

e lo stato clinico al basale sono associati alla RS e all’AFS.<br />

318


212. Efficacia e sicurezza <strong>della</strong> terapia<br />

in pazienti schizofrenici precedentemente<br />

non trattati, nei primi 24 mesi <strong>di</strong> terapia:<br />

risultati dello stu<strong>di</strong>o SOHO (Schizophrenia<br />

Outpatient Health Outcomes)<br />

D. Novick, J.M. Haro * , M. Belger, S. Tzivelekis, J.P. Lepine<br />

** , P. Donda *** , S. Germani *** , A. Rossi *** , S. Fre<strong>di</strong>ani<br />

*** and the Soho Study Group ****<br />

Eli Lilly and Company, Windlesham; * Sant Joan De Deu-<br />

SSM, St. Boi de L., Barcelona; ** Hopital Fernand Widal,<br />

Paris; *** Eli Lilly Italia S.p.A., **** Alonso J (ES), Bousoño<br />

MG (ES), Gasquet I (FR), Kristensen H (DK), Jones PB<br />

(UK), Croudace T (UK), Knapp M (UK), Mavreas V (GR),<br />

Murray D (IE), Naber D (DE), Pancheri P (IT), Slooff CJ<br />

(NL), Teixeira JM (PO<br />

Obiettivi: riportare efficacia e sicurezza d’uso <strong>di</strong> antipsicotici<br />

in pazienti schizofrenici, mai sottoposti a terapie (naïve),<br />

seguiti per 2 anni.<br />

Meto<strong>di</strong>: SOHO (Schizophrenia Outpatient Health Outcomes)<br />

è uno stu<strong>di</strong>o osservazionale, prospettico, su pazienti<br />

ambulatoriali per valutare gli effetti <strong>della</strong> terapia antipsicotica.<br />

Sono stati inclusi pazienti che non avevano mai ricevuto<br />

né trattamento antipsicotico per la schizofrenia, né terapia<br />

antipsicotica, nei 6 mesi precedenti l’inizio dello stu<strong>di</strong>o.<br />

La gravità <strong>della</strong> malattia è stata valutata con la scala<br />

Clinical Global Impression (CGI). La sicurezza è stata valutata<br />

come incidenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>stonia, acatisia e parkinsonismo.<br />

I pazienti erano definiti responders alla terapia se rimanevano<br />

con lo stesso farmaco per 2 anni, se avevano riduzione<br />

<strong>della</strong> CGI (<strong>di</strong> 2 punti nei pazienti con punteggio CGI iniziale<br />

> 4 o <strong>di</strong> 1 punto nei pazienti con CGI iniziale inferiore) e<br />

se rimanevano responders alla terapia.<br />

Risultati: su 1.038 pazienti naïve arruolati (1.009 in monoterapia),<br />

505 sono rimasti con l’antipsicotico prescritto alla<br />

visita basale. La maggioranza dei pazienti ha iniziato con<br />

olanzapina o risperidone. L’82% dei pazienti in terapia con<br />

olanzapina ed il 76% dei pazienti in terapia con risperidone<br />

rimanevano con l’antipsicotico iniziale per 24 mesi. I responders<br />

erano: il 65% dei pazienti in terapia con olanzapina,<br />

il 51% con risperidone e il 46% con tipici. Il 3% dei pazienti<br />

in terapia con olanzapina ha avuto EPS ed aumento<br />

me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> peso durante i 24 mesi <strong>di</strong> 4,3 (DS 6,5) kg. Per risperidone,<br />

i pazienti con EPS erano il 18,5% con aumento<br />

me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 3,6 (DS 5,2) kg.<br />

Conclusioni: i pazienti che avevano ricevuto olanzapina, risperidone<br />

o antipsicotici tipici orali al basale ottenevano un<br />

sostanziale successo <strong>della</strong> terapia a 24 mesi. Esistono <strong>di</strong>fferenze<br />

d’efficacia e tollerabilità tra le <strong>di</strong>verse terapie.<br />

213. Le condotte parasuicidarie<br />

nel territorio dell’AS n. 4- Cosenza<br />

nel periodo 2003-2004<br />

N. Olivito, A. Ambrosio, M.F. Pantusa<br />

Centro <strong>di</strong> Salute Mentale, Rogliano, AS n. 4, CS<br />

Le condotte parasuicidarie sono molto più frequenti del suici<strong>di</strong>o,<br />

in ogni fascia <strong>di</strong> età, ma le conoscenze sull’incidenza<br />

reale del fenomeno sono caratterizzate dalla mancanza <strong>di</strong><br />

319<br />

POSTER<br />

casistiche ufficiali e da una modalità <strong>di</strong> raccolta dati che avviene<br />

quasi sempre per i casi che si rivolgono a strutture sanitarie<br />

come pronto soccorso, strutture psichiatriche, me<strong>di</strong>ci<br />

<strong>di</strong> base ecc.<br />

Il fenomeno risulta per tale motivo sottostimato, perché non<br />

tutti i tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o sono gravati da conseguenze sanitarie<br />

e perché c’è una forte tendenza a negare l’intenzione<br />

suicidaria e a spiegare le conseguenze dell’atto come accidentali.<br />

Obiettivi: valutare la frequenza delle condotte parasuicidarie,<br />

che si sono verificate nel biennio 2003-2004 nel territorio<br />

<strong>di</strong> competenza dell’AS 4-Cosenza, ed in<strong>di</strong>viduare eventuali<br />

fattori <strong>di</strong> rischio ad esse correlati.<br />

Metodo: sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o tutti quei soggetti,<br />

provenienti da aree territoriali <strong>di</strong> pertinenza dell’AS 4-Cosenza,<br />

che nel periodo 2003/2004 si erano rivolti al Pronto<br />

Soccorso dell’Ospedale Civile <strong>di</strong> Cosenza ed avevano ricevuto<br />

la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> tentato suici<strong>di</strong>o.<br />

La valutazione delle variabili socio-demografiche e cliniche<br />

è stata condotta attraverso l’analisi dei referti <strong>di</strong> pronto soccorso<br />

e delle cartelle cliniche dei pazienti trasferiti ai reparti<br />

<strong>di</strong> degenza.<br />

Risultati: il campione selezionato risulta costituito da 92<br />

soggetti (M/F: 43/49, età me<strong>di</strong>a 41,4 ± 18,9, range 16-92 anni).<br />

La prevalenza <strong>di</strong> parasuici<strong>di</strong> riscontrata è <strong>di</strong><br />

15,06/100.000 nel 2003 e 16,43/100.000 nel 2004. Contrariamente<br />

a quanto riportato in letteratura non si rilevano <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>di</strong> prevalenza per sesso.<br />

La ripartizione degli eventi per classi <strong>di</strong> età evidenzia una<br />

maggiore frequenza <strong>di</strong> condotte parasuicidarie nei soggetti<br />

<strong>di</strong> età compresa tra i 20-40 anni e superiore ai 60 anni. I soggetti<br />

più giovani mettono in atto il tentativo suicidario soprattutto<br />

nelle ore pomeri<strong>di</strong>ane, mentre gli anziani preferiscono<br />

le ore del mattino.<br />

L’ingestione incongrua <strong>di</strong> farmaci rappresenta la modalità<br />

più frequentemente utilizzata. La patologia psichiatrica è rilevabile<br />

nel 28,26%, con una netta prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’umore e si associa in modo significativo con altri due<br />

importanti fattori <strong>di</strong> rischio: pregressi tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o e<br />

malattie somatiche.<br />

Un dato interessante è l’elevato numero <strong>di</strong> soggetti, un terzo<br />

circa del campione, che rifiuta, dopo l’osservazione del<br />

PS, gli interventi terapeutici prescritti. Appare, quin<strong>di</strong>,<br />

molto forte la tendenza a negare l’importanza del gesto; al<br />

contrario una valutazione approfon<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> quanto accaduto<br />

riveste un ruolo fondamentale nella prevenzione del suici<strong>di</strong>o.<br />

214. Il temperamento affettivo come<br />

substrato comune e dell’abuso <strong>di</strong> sostanze<br />

legali e “stupefacenti”<br />

M. Pacini *** , M. Ceccanti *** , M.L. Attilia *** , A. Mellini<br />

*** , I. Maremmani *,**<br />

* ** Istituto <strong>di</strong> Scienze del Comportamento, Pisa; AU-CNS,<br />

onlus, Pietrasanta (LU); *** Policlinico Umberto I, Università<br />

<strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o è valutare la relazione dei temperamenti<br />

affettivi con la tipologia <strong>di</strong> abuso <strong>di</strong> sostanze rispetto al gra-


do <strong>di</strong> devianza del consumo (sostanza legale, culturalmente<br />

accettata vs. sostanza illegale e ritenuta “pesante”).<br />

Sono stati valutati 268 soggetti afferenti al centro <strong>di</strong> riferimento<br />

alcologico del Lazio presso il Policlinico Umberto I<br />

<strong>di</strong> Roma (N = 79) e all’ambulatorio per le tossico<strong>di</strong>pendenze<br />

<strong>della</strong> Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong> Pisa (N =<br />

127). I valori delle quattro sottoscale temperamentali secondo<br />

la TEMPS-A (short version) sono stati paragonati con<br />

quelli <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> soggetti sani non <strong>di</strong>pendenti<br />

(N = 62).<br />

I gruppi non erano <strong>di</strong>ssimili per la prevalenza <strong>di</strong> doppia <strong>di</strong>agnosi<br />

psichiatrica. I controlli erano me<strong>di</strong>amente più giovani.<br />

Per il confronto è stato utilizzato un calcolo Oneway<br />

ANOVA con post-hoc test secondo Scheffé, con soglia <strong>di</strong> significatività<br />

<strong>di</strong> 0,01.<br />

Gli abusatori presentano un maggior punteggio sulla scala<br />

<strong>di</strong>stimica e ancor <strong>di</strong> più sulla ciclotimica rispetto ai controlli,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dal tipo <strong>di</strong> sostanza abusata (p <<br />

,001). Non sussiste correlazione in<strong>di</strong>pendente tra età e punteggi<br />

delle scale <strong>di</strong>scriminanti tra i gruppi.<br />

La correlazione tra <strong>di</strong>stimia e ciclotimia temperamentale caratterizza<br />

soggetti <strong>di</strong>pendenti da sostanze in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dal grado <strong>di</strong> devianza corrispondente al consumo <strong>della</strong> sostanza<br />

considerata.<br />

215. Il temperamento affettivo in alcolisti<br />

con e senza doppia <strong>di</strong>agnosi psichiatrica<br />

POSTER<br />

M, Pacini1 , A. Mellini3 , M.L. Attilia3 , M. Ceccanti 3 ,<br />

1 2<br />

I. Maremmani<br />

1 2 Istituto <strong>di</strong> Scienze del Comportamento, Pisa; AU-CNS,<br />

onlus, Pietrasanta (LU); 3 Università “La Sapienza”, Policlinico<br />

Umberto I, Roma<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o è valutare la relazione dei temperamenti<br />

affettivi e <strong>della</strong> doppia <strong>di</strong>agnosi psichiatrica con la con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> alcolismo.<br />

Sono stati valutati 104 soggetti alcol<strong>di</strong>pendenti reclutati<br />

presso la Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong> Pisa e centro<br />

<strong>di</strong> riferimento alcologico del Lazio-Policlinico Umberto<br />

I <strong>di</strong> Roma. Sessanta (57,69%) hanno doppia <strong>di</strong>agnosi, con<br />

larga prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi affettivi, presenti in 37 (35,6%<br />

del totale), per lo più appartenenti allo spettro bipolare secondo<br />

Akiskal e Pinto (1999).<br />

I valori delle quattro sottoscale temperamentali secondo la<br />

TEMPS-A (short version) sono stati paragonati con quelli <strong>di</strong><br />

un gruppo <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> soggetti sani non <strong>di</strong>pendenti (N =<br />

62), me<strong>di</strong>amente più giovani.<br />

Per il confronto è stato utilizzato un calcolo Oneway ANO-<br />

VA con post-hoc test secondo Scheffé, con soglia <strong>di</strong> significatività<br />

<strong>di</strong> 0.01.<br />

Gli alcolisti presentano un maggior punteggio sulla scala <strong>di</strong>stimica<br />

e ancor <strong>di</strong> più sulla ciclotimica rispetto ai controlli,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalla presenza <strong>di</strong> doppia <strong>di</strong>agnosi psichiatrica<br />

(p < ,001).<br />

Non sussiste correlazione in<strong>di</strong>pendente tra età e punteggio<br />

delle scale <strong>di</strong>scriminanti tra i gruppi.<br />

La correlazione tra <strong>di</strong>stimia e ciclotimia temperamentale caratterizza<br />

alcolisti in<strong>di</strong>pendentemente dalla presenza o assenza<br />

<strong>di</strong> doppia <strong>di</strong>agnosi psichiatrica.<br />

216. Il temperamento affettivo come<br />

substrato comune e dell’abuso <strong>di</strong> sostanze<br />

legali e “stupefacenti”<br />

M, Pacini1 , M. Ceccanti3 , M.L. Attilia3 , A. Mellini3 ,<br />

1 2<br />

I. Maremmani<br />

1 2 Istituto <strong>di</strong> Scienze del Comportamento, Pisa; AU-CNS,<br />

onlus, Pietrasanta (LU); 3 Università “La Sapienza”, Policlinico<br />

Umberto I, Roma<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o è valutare la relazione dei temperamenti<br />

affettivi con la tipologia <strong>di</strong> abuso <strong>di</strong> sostanze rispetto al grado<br />

<strong>di</strong> devianza del consumo (sostanza legale, culturalmente<br />

accettata vs. sostanza illegale e ritenuta “pesante”).<br />

Sono stati valutati 268 soggetti afferenti al centro <strong>di</strong> riferimento<br />

alcologico del Lazio presso il Policlinico Umberto I<br />

<strong>di</strong> Roma (N = 79) e all’ambulatorio per le tossico<strong>di</strong>pendenze<br />

<strong>della</strong> Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong> Pisa (N =<br />

127). I valori delle quattro sottoscale temperamentali secondo<br />

la TEMPS-A (short version) sono stati paragonati con<br />

quelli <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> soggetti sani non <strong>di</strong>pendenti<br />

(N = 62). I gruppi non erano <strong>di</strong>ssimili per la prevalenza<br />

<strong>di</strong> doppia <strong>di</strong>agnosi psichiatrica. I controlli erano me<strong>di</strong>amente<br />

più giovani. Per il confronto è stato utilizzato un calcolo<br />

Oneway ANOVA con post-hoc test secondo Scheffé,<br />

con soglia <strong>di</strong> significatività <strong>di</strong> 0,01.<br />

Gli abusatori presentano un maggior punteggio sulla scala<br />

<strong>di</strong>stimica e ancor <strong>di</strong> più sulla ciclotimica rispetto ai controlli,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dal tipo <strong>di</strong> sostanza abusata (p <<br />

,001). Non sussiste correlazione in<strong>di</strong>pendente tra età e punteggi<br />

delle scale <strong>di</strong>scriminanti tra i gruppi.<br />

La correlazione tra <strong>di</strong>stimia e ciclotimia temperamentale caratterizza<br />

soggetti <strong>di</strong>pendenti da sostanze in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dal grado <strong>di</strong> devianza corrispondente al consumo <strong>della</strong> sostanza<br />

considerata.<br />

217. Prevalenza del Disturbo Affettivo<br />

Stagionale in Italia<br />

F. Pacitti, D. Russo * , A. Iannitelli * , G. Bersani *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna e Sanità Pubblica, Università<br />

de L’Aquila; * III Clinica Psichiatrica, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica, Università<br />

<strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Il Disturbo Affettivo Stagionale (Seasonal Affective Disorder<br />

- SAD) è una sindrome depressiva a ricorrenza invernale,<br />

accompagnata da manifestazioni vegetative “atipiche”,<br />

quali aumento dell’appetito, del desiderio <strong>di</strong> carboidrati<br />

(carbohydrate craving) e del peso corporeo, ipersonnia<br />

e letargia. Anche la variazione circa<strong>di</strong>ana <strong>della</strong> sintomatologia<br />

tende ad un andamento “atipico”, osservandosi un peggioramento<br />

nelle ore serali. Il SAD è più frequente alle latitu<strong>di</strong>ni<br />

più settentrionali e risponde positivamente ai cambiamenti<br />

<strong>di</strong> area climatica che comportano un aumento <strong>della</strong><br />

durata giornaliera dell’esposizione alla luce solare (fotoperiodo),<br />

così come all’estensione artificiale <strong>di</strong> quest’ultimo<br />

(fototerapia). Il <strong>di</strong>sturbo pre<strong>di</strong>lige nettamente il sesso femminile<br />

(il rapporto maschi/femmine va da 1:2 a 1:40); tale<br />

squilibrio si accentua allontanandosi dall’Equatore verso il<br />

Polo Nord ed è stato messo in relazione con il ruolo gioca-<br />

320


to dagli estrogeni nel modulare le risposte comportamentali<br />

alle variazioni in lunghezza del fotoperiodo.<br />

L’obiettivo dello stu<strong>di</strong>o: è determinare la prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi<br />

affettivi stagionali in un campione <strong>di</strong> popolazione italiana.<br />

Metodologia: la versione italiana del Seasonal Pattern Assessment<br />

Questionnaire (SPAQ) è stata somministrata in<br />

una popolazione <strong>di</strong> studenti, sia <strong>di</strong> sesso femminile che maschile,<br />

<strong>di</strong> età superiore ai 18 anni, iscritti ai <strong>di</strong>versi corsi <strong>di</strong><br />

Laurea <strong>della</strong> Facoltà <strong>di</strong> Scienze <strong>della</strong> Formazione <strong>di</strong> L’Aquila,<br />

e su un campione <strong>di</strong> popolazione generale reclutato<br />

dagli stessi studenti.<br />

Per la valutazione <strong>della</strong> prevalenza dei Disturbi Affettivi<br />

Stagionali sono stati utilizzati i criteri proposti da Rosenthal.<br />

Risultati: dei 2162 soggetti, 67% maschi e 33% femmine.<br />

che hanno compilato la SPAQ il 3,9% sod<strong>di</strong>sfaceva i criteri<br />

per il Winter-SAD, il 7,3% del Subsyndromal-SAD, lo 0,9%<br />

del Summer-Sad.<br />

Conclusioni: i risultati del nostro stu<strong>di</strong>o confermano la frequenza<br />

e l’ampiezza <strong>della</strong> sensibilità ai cambiamenti stagionali<br />

dell’umore riportate in letteratura.<br />

Bibliografia<br />

Rosenthal NE, Bradt GH, Wehr TA. Seasonal Pattern Assessment<br />

Questionnaire. Bethesda, Md: National Institute of Menthal<br />

Health 1987.<br />

Miller AL. Epidemiology, etiology, and natural treatment of seasonal<br />

affective <strong>di</strong>sorder. Altern Med Rev 2005;10:5-13.<br />

Michalak EE, Jang KL, Tam EM, Yatham LN, Lam RW, Livesley<br />

WJ. A comparison of personality function among patients with<br />

seasonal depression, nonseasonal depression, and nonclinical<br />

participants. J Personal Disord 2004;18:448-58.<br />

Mersch PP, Vastenburg NC, Meesters Y, Bouhuys AL, Beersma<br />

DG, van den Hoofdakker RH, den Boer JA. The reliability and<br />

vali<strong>di</strong>ty of the Seasonal Pattern Assessment Questionnaire: a<br />

comparison between patient groups. J Affect Disord<br />

2004;80:209-19.<br />

218. Un confronto tra <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong>mensionale (scl-90R) e <strong>di</strong>agnosi<br />

psico<strong>di</strong>namica. Dati preliminari<br />

F. Padrevecchi * , M. Armando, L. Giorgini, E. Monducci,<br />

P. Fiori Nastro **<br />

* III Clinica Psichiatrica; ** U.O.C. <strong>di</strong> Psicoterapia; Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica<br />

Introduzione: questo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> effettuare un confronto<br />

fra gli elementi <strong>di</strong>agnostici che emergono dalla scl-<br />

90R e quelli ottenuti attraverso uno o più colloqui psico<strong>di</strong>namici<br />

(prima visita psichiatrica).<br />

L’obiettivo è quello <strong>di</strong> mettere in luce convergenze ed eventuali<br />

<strong>di</strong>screpanze tra la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>mensionale e la <strong>di</strong>agnosi<br />

psico<strong>di</strong>namica.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il campione <strong>della</strong> nostra ricerca è rappresentato<br />

dalla popolazione afferente agli ambulatori <strong>della</strong><br />

UOC <strong>di</strong> psicoterapia. Gli strumenti <strong>di</strong>agnostici utilizzati sono<br />

stati: Scl 90-R, scala multi<strong>di</strong>mensionale per l’autovalutazione<br />

<strong>della</strong> sintomatologia psichiatrica. Composta da 90<br />

items (valutati su una scala da 0 a 4) raggruppati in 9 cluster<br />

che corrispondono a 9 <strong>di</strong>mensioni sintomatiche primarie:<br />

321<br />

POSTER<br />

somatizzazione; ossessività-compulsività; sensibilità interpersonale<br />

(sensitività); sindrome depressiva; ansia; rabbiaostilità;<br />

ansia fobica; ideazione paranoie; psicoticismo.<br />

Prime visite psichiatriche costituite da uno o più colloqui <strong>di</strong><br />

orientamento psico<strong>di</strong>namico.<br />

Risultati: dai dati preliminari emersi dal nostro campione <strong>di</strong><br />

40 pazienti appare evidente che per alcune <strong>di</strong>mensioni indagate<br />

dalla scl 90-R non ci sono <strong>di</strong>fferenze sostanziali rispetto<br />

alla valutazione clinica:somatizzazione, ossessività-compulsività,<br />

ansia, rabbia-ostilità, ansia fobica. Per altre <strong>di</strong>mensioni<br />

emerge una <strong>di</strong>vergenza: sensibilità interpersonale<br />

(sensitività), sindrome depressiva, ideazione paranoide, psicoticismo.<br />

Conclusioni: dall’esame dei primi risultati ottenuti sono<br />

emerse importanti <strong>di</strong>fferenze qualitative e quantitative fra la<br />

valutazione psicopatologica fornita dalla somministrazione<br />

del test e quella emersa dal colloquio clinico.<br />

Bibliografia<br />

Pancheri P. Approccio <strong>di</strong>mensionale e approccio categoriale alla<br />

<strong>di</strong>agnosi psichiatrica. Giorn Ital Psicopat 1995;1-3:8-23.<br />

Derogatis LR, et al. Scl90: an out patient psychiaric rating scale:<br />

preliminary report. Guy “ECDEU Assesment Manual For Psychopharmacology.<br />

Revised 1976”. DHEW Pubblication No<br />

(ADM) 76/338, 1976.<br />

219. Sistema dopaminergico e Disturbo<br />

<strong>di</strong> Panico (DP): indagine elettroretinografica<br />

e dosaggi <strong>di</strong> dopamina plasmatici<br />

in soggetti affetti da DP<br />

L. Padula, L. Bossini, M. Martinucci, K. Paolini, A. De<br />

Capua, R. Pasquini, G. Malpassi * , B. Natale * , P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, * Dipartimento<br />

del Distretto Cefalico e Scheletrico, Sezione <strong>di</strong><br />

Oculistica, Università <strong>di</strong> Siena<br />

Introduzione: molti stu<strong>di</strong> recenti sul Disturbo <strong>di</strong> Panico<br />

(DP) riportano una significativa rilevanza <strong>di</strong> fattori fisici<br />

ambientali nella genesi e nel decorso <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>sturbo: maggiormente<br />

implicati sembrano essere gli stimoli luminosi,<br />

attraverso un coinvolgimento <strong>della</strong> retina e <strong>della</strong> corteccia<br />

visiva primaria, con un meccanismo probabilmente me<strong>di</strong>ato<br />

dalla dopamina.<br />

Scopo: valutazione, tramite elettroretinogramma (ERG) e<br />

prelievo plasmatico <strong>di</strong> dopamina, del funzionamento del Sistema<br />

Dopaminergico in pazienti affetti da DP confrontati<br />

con controlli sani; correlazione con i dati <strong>della</strong> fotosensibilità,<br />

indagati tramite uno specifico questionario (QVF), e le<br />

variabili cliniche e subcliniche.<br />

Metodo: abbiamo reclutato 30 Pazienti drug free senza comorbilità<br />

psichiatrica e organica. Il gruppo <strong>di</strong> controllo è costituito<br />

da soggetti sani. Ogni soggetto è stato valutato con<br />

specifici test psicometrici (MINI, PAS-SR, QVF, SCRAS) e<br />

ha effettuato ERG e prelievo plasmatici.<br />

Risultati e conclusioni: l’ampiezza me<strong>di</strong>a dell’onda b-ERG<br />

dei due occhi è risultata significativamente (p < 0,001) minore<br />

nei pazienti rispetto ai controlli. Sono stati riscontrati<br />

valori significativamente più alti <strong>di</strong> dopamina plasmatica<br />

nei pazienti rispetto ai controlli. I risultati del QVF in<strong>di</strong>ca-


no una fotofilia significativamente ridotta nei pazienti rispetto<br />

ai controlli (p < 0,001), confermando l’ipotesi <strong>di</strong> un<br />

coinvolgimento del Sistema Dopaminergico nell’etiopatogenesi<br />

del DP.<br />

220. Valutazione <strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà ansiosa<br />

<strong>di</strong> Asse I in pazienti psicotici in fase<br />

<strong>di</strong> remissione<br />

R. Paggini, C. Carmassi, M. Bianchi, G. Consoli,<br />

V. Lombar<strong>di</strong>, A. Ciapparelli, L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

In considerazione dell’ormai ben nota importanza <strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà<br />

è stato intrapreso questo stu<strong>di</strong>o per indagare tale<br />

fenomeno in un campione <strong>di</strong> 98 pazienti (con schizofrenia,<br />

<strong>di</strong>sturbo schizoaffettivo, <strong>di</strong>sturbo bipolare con sintomi psicotici)<br />

ospedalizzati per sintomi psicotici. I pazienti sono<br />

stati valutati al baseline (T0) durante il ricovero, me<strong>di</strong>ante<br />

SCID-P, CGI, BPRS e nuovamente a T1 in una fase <strong>di</strong> remissione<br />

almeno parziale del quadro e <strong>di</strong> stabilizzazione del<br />

trattamento. La comorbi<strong>di</strong>tà per <strong>di</strong>sturbo ossessivo-compulsivo<br />

(DOC), <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico (DP) e fobia sociale (FS) è<br />

stata valutata a T1 per evitare le interferenze dello stato clinico<br />

<strong>di</strong> acuzie; nel nostro campione, caratterizzato da elevato<br />

grado <strong>di</strong> malattia e lunga durata del <strong>di</strong>sturbo, essa è risultata<br />

presente in quasi la metà dei casi (46,9%). In particolare<br />

il 24,5% dei pazienti ha evidenziato DP, il 20,4% DOC,<br />

ed il 19,4% FS. La comorbi<strong>di</strong>tà ansiosa è risultata significativamente<br />

più presente nella schizofrenia (73,9%) rispetto al<br />

<strong>di</strong>sturbo schizoaffettivo (31,6%) ed al <strong>di</strong>sturbo bipolare<br />

(41,1%). Una maggiore gravità a To è emersa nei pazienti<br />

con almeno due <strong>di</strong>agnosi rispetto ad una unica. Un giu<strong>di</strong>zio<br />

<strong>di</strong> gravità significativamente peggiore è risultato per comorbi<strong>di</strong>tà<br />

con DP o DOC a To, e per FS a T1, rispetto all’assenza<br />

delle medesime. Il nostro stu<strong>di</strong>o sembrerebbe non<br />

confermare i dati <strong>della</strong> letteratura circa l’induzione o la slatentizzazione<br />

<strong>di</strong> sintomi ansiosi durante trattamento con<br />

neurolettici atipici.<br />

Fig. 1.<br />

POSTER<br />

221. Sintomi psichiatrici in un campione<br />

<strong>di</strong> pazienti affetti da patologia tiroidea<br />

prima e dopo intervento chirurgico<br />

R. Paggini, F. Golia, M. Carlini, L. Novelli, V. Lombar<strong>di</strong>,<br />

G. Consoli, L. Bevilacqua, M.N. Minuto, P. Miccoli,<br />

L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Esiste una vasta letteratura riguardo alla relazione tra funzionalità<br />

tiroidea e sintomi psichiatrici. Questo stu<strong>di</strong>o prospettico<br />

vuole valutare eventuali variazioni <strong>della</strong> sintomatologia<br />

psichiatrica in pazienti con patologia tiroidea prima e<br />

dopo tiroidectomia.<br />

I sintomi psichiatrici sono stati indagati me<strong>di</strong>ante SCL-90<br />

su 32 pazienti affetti da varie patologie tiroidee ma tutti in<br />

eutiroi<strong>di</strong>smo, necessario per l’intervento chirurgico. La scala<br />

è stata somministrata prima dell’intervento (T0) ed almeno<br />

6 mesi dopo il ripristino dell’eutiroi<strong>di</strong>smo (T1).<br />

È stato calcolato un in<strong>di</strong>ce globale che risulta migliorare significativamente<br />

(p < ,005).<br />

Tra le varie <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche la “somatizzazione”<br />

migliora in modo significativo (p < ,01), mentre la sensitività<br />

interpersonale” peggiora (p < ,005).<br />

I pazienti mostrano una tendenza al miglioramento nelle<br />

seguenti <strong>di</strong>mensioni: “ansia” (66% dei casi), “depressione”<br />

(53%) e “ansia fobica” (47%). Vi è invece una tendenza<br />

al peggioramento nella <strong>di</strong>mensione “ossessione-compulsione”.<br />

I pazienti con patologia tiroidea, pur presentando un miglioramento<br />

globale <strong>della</strong> sintomatologia psichiatrica dopo<br />

l’intervento, continuano comunque a manifestare sintomi<br />

psichiatrici. Ciò è in accordo con alcuni dati <strong>della</strong> letteratura<br />

secondo cui anche dopo la risoluzione del quadro tiroideo<br />

la fenomenica psichiatrica può permanere in quanto<br />

l’affezione endocrina potrebbe aver slatentizzato tali<br />

sintomi, che in seguito hanno assunto un andamento in<strong>di</strong>pendente.<br />

222. La quetiapina in “acute setting”: ricerca<br />

<strong>di</strong> nuove modalità d’uso<br />

M. Palmieri, A. Di Vincenzo, G. Colarizi, F. Tomassini,<br />

A. Martini<br />

D.S.M. Fermo Zona Territoriale 11 ASUR Marche<br />

Introduzione: numerose evidenze in<strong>di</strong>cano nella quetiapina<br />

un farmaco con un buon bilancio efficacia/tollerabilità.<br />

La necessità <strong>di</strong> titolazione può contrastare con i tempi brevi<br />

<strong>di</strong> degenza in SPDC. Lo stu<strong>di</strong>o si è proposto <strong>di</strong> valutare<br />

le conseguenze <strong>di</strong> un trattamento con quetiapina senza titolazione.<br />

Metodo: stu<strong>di</strong>o in aperto su pazienti acuti, con <strong>di</strong>agnosi varie,<br />

ricoverati in SPDC. Il trattamento con quetiapina è iniziato<br />

con dosi ritenute idonee dal me<strong>di</strong>co per la sintomatologia<br />

in atto, senza titolazione. Sono state rilevate, inizio e<br />

fine ricovero, l’efficacia <strong>della</strong> terapia (CGI), la tollerabilità<br />

(segni vitali, 15 e 60 min dopo la somministrazione ed eventi<br />

avversi). La compliance è stata determinata come durata<br />

<strong>della</strong> terapia dopo la <strong>di</strong>missione.<br />

322


Risultati: sono stati arruolati 20 pazienti (15 M, 5 F; età<br />

me<strong>di</strong>a 38,4 ± 7,8 anni), affetti da <strong>di</strong>turbo psicotico (14),<br />

<strong>di</strong>sturbo bipolare (4), <strong>di</strong>sturbo borderline (1), <strong>di</strong>sturbo ossessivo<br />

compulsivo (1). La durata me<strong>di</strong>a del ricovero è<br />

stata <strong>di</strong> 15 giorni. La dose me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> quetiapina il primo<br />

giorno è stata 620 ± 177 mg. La CGI-gravità <strong>della</strong> malattia<br />

si è ridotta alla seconda visita vs. basale (p < 0,01); non<br />

vi sono state variazioni <strong>di</strong> pressione arteriosa e frequenza<br />

car<strong>di</strong>aca né eventi avversi indotti dal trattamento. A 6 mesi<br />

dalla <strong>di</strong>missione 16 pazienti erano ancora in terapia con<br />

quetiapina.<br />

Conclusioni: la somministrazione senza titolazione, in<br />

SPDC, può essere una promettente modalità alternativa <strong>di</strong><br />

somministrazione <strong>della</strong> quetiapina.<br />

223. Stu<strong>di</strong>o dei meccanismi eccitatori<br />

ed inibitori <strong>della</strong> corteccia motoria primaria<br />

in pazienti con ansia sociale<br />

I. Pampaloni * , S. Pallanti * , M. Cincotta * ** , A. Borgheresi<br />

** , F. Giovannelli ** , G. Zaccara **<br />

* Università <strong>di</strong> Firenze; ** U.O. Santa Maria Nuova, Firenze<br />

Recentemente, stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> imaging hanno rilevato un incremento<br />

dell’attività sottocorticale ed una riduzione dell’attività<br />

corticale in soggetti con AS.<br />

Una ipotesi neurobiologica dell’AS è quella <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sfunzione<br />

dopaminergica: riduzione nel bin<strong>di</strong>ng striatale D2; insorgenza<br />

<strong>di</strong> AS in Schizofrenia con Neurolettici, efficacia <strong>di</strong><br />

agonisti dopaminergici nell’AS ed elevata prevalenza <strong>di</strong> AS<br />

nel Parkinson (PD).<br />

Dati i risultati degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> imaging, vogliamo valutare le<br />

<strong>di</strong>fferenze nell’eccitabilità corticale dei pazienti con AS e se<br />

questi mostrano caratteristiche simili a quelle riscontrate nel<br />

PD.<br />

Metodo: sono stati reclutati n = 5 soggetti con ansia sociale<br />

e n = 11 controlli sani.<br />

È stata effettuata la Stimolazione Magnetica transcranica<br />

(SMT) ad impulsi singoli ed appaiati sulla corteccia motoria<br />

primaria (M1); i meccanismi eccitatori ed inibitori corticali<br />

sono stati valutati attraverso la registrazione EMG dei<br />

Potenziali evocati motori (PEM). Abbiamo valutato<br />

I seguenti parametri: ampiezza dei PEM, la soglia motoria,<br />

Periodo Silente Corticale (PSC), Inibizione cortico corticale.<br />

Risultati: il PSC è ridotto nei soggetti con ansia sociale.Le<br />

altre variabili non sono significativamente <strong>di</strong>verse nei due<br />

gruppi.<br />

Discussione: dato che il PSC rappresenta un in<strong>di</strong>ce dell’inibizione<br />

corticale, I soggetti con AS presentano una riduzione<br />

dell’inibizione, ovvero un incremento dell’eccitabilità<br />

corticale. Anche nel PD il PSC si presenta ridotto, supportando<br />

l’ipotesi dopaminergica.<br />

323<br />

POSTER<br />

224. La bioinformatica come nuova<br />

opportunità nello stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong><br />

farmacogenomica dei Disturbi Psichiatrici:<br />

stu<strong>di</strong>o in silico e in vivo <strong>di</strong> un potenziale<br />

“Trascrittoma Antipsicotico”<br />

F. Panariello * , A. Ambesi-Impiombato * ** , D. Di Bernardo<br />

** , G. Muscettola * , A. de Bartolomeis *<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze e Scienze del comportamento,<br />

Università “Federico II” <strong>di</strong> Napoli; ** Teleton Institute<br />

of Genetic and Me<strong>di</strong>cine (TIGEM), Napoli<br />

È <strong>di</strong>mostrato che gli antipsicotici tipici e atipici inducono<br />

geni precoci in maniera <strong>di</strong>fferenziale. Nel nostro lavoro abbiamo<br />

elaborato un algoritmo <strong>di</strong> bioinformatica per stu<strong>di</strong>are<br />

un putativo insieme <strong>di</strong> geni la cui trascrizione è modulata da<br />

antipsicotici e che, organizzati in un network regolativo, potrebbero<br />

costituire un “trascrittoma antipsicotico” informativo<br />

del meccanismo <strong>di</strong> azione dei neurolettici e dei determinati<br />

molecolari degli effetti collaterali. A tal fine abbiamo<br />

preso in considerazione Homer1, per la cui isoforma inducibile,<br />

Homer1a si è proposto il ruolo <strong>di</strong> biomarker caratterizzante<br />

il tropismo recettoriale D 2 dei farmaci psicotropi.<br />

Di tale gene abbiamo stu<strong>di</strong>ato in silico il promotore e l’insieme<br />

dei fattori <strong>di</strong> trascrizione che ne legano specifiche sequenze.<br />

Abbiamo così in<strong>di</strong>viduato altri geni che con<strong>di</strong>vidono<br />

con esso il più alto numero <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> trascrizione e che<br />

possono essere potenzialmente coregolati rispetto ad esso. I<br />

risultati ottenuti abbisognano, tuttavia, <strong>di</strong> una verifica sperimentale<br />

come quella operata nella seconda parte del lavoro<br />

in cui si è indagato con l’ISSH in cervelli <strong>di</strong> ratto trattati<br />

acutamente con l’aloperidolo, quetiapina e GBR 12909 (inibitore<br />

del DAT), l’espressione <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> Homer1a e <strong>di</strong><br />

ANIA, variante <strong>di</strong> splicing <strong>di</strong> Homer. I risultati ottenuti sono<br />

incoraggianti nel tentativo <strong>di</strong> definire un pattern <strong>di</strong> induzione<br />

genica da parte <strong>di</strong> antipsicotici utile in termini <strong>di</strong>scriminanti<br />

tra tipici e atipici e informativo del meccanismo <strong>di</strong><br />

azione degli stessi.<br />

225. Schizofrenia, antipsicotici e <strong>di</strong>abete:<br />

ruolo <strong>di</strong> Ped/Pea-15 e AKT<br />

F. Panariello, M. Apuzzo, G. Perruolo * , A.P.M. Barbagallo<br />

* , A. Cassese * , P. Formisano * , G. Muscettola, A. de<br />

Bartolomeis<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze e Scienze del Comportamento,<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Biologia e Patologia Cellulare Molecolare,<br />

Università “Federico II” <strong>di</strong> Napoli<br />

Diversi stu<strong>di</strong> psichiatrici sono associati ad alterazioni del<br />

metabolismo del glucosio. Evidenze epidemiologiche suggeriscono<br />

una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> insulino-resistenza in pazienti<br />

schizofrenici. L’uso <strong>di</strong> anti-psicotici costituisce un fattore <strong>di</strong><br />

rischio aggiuntivo ed in<strong>di</strong>pendente per lo sviluppo <strong>di</strong> alterazioni<br />

<strong>della</strong> glucoregolazione.<br />

Il gene Ped/Pea-15 sembra avere un ruolo nella patogenesi<br />

del <strong>di</strong>abete <strong>di</strong> tipo 2. La sua sovraespressione è stata <strong>di</strong>mostrata<br />

in <strong>di</strong>versi tessuti <strong>di</strong> pazienti affetti da <strong>di</strong>abete, nei<br />

quali compromette la traslocazione in membrana del<br />

GLUT-4. Inoltre, topi transgenici iperesprimenti Ped/Pea-<br />

15 (Tg PED) mostrano alterazioni <strong>della</strong> tolleranza al glu-


POSTER<br />

cosio. Essi dal punto <strong>di</strong> vista comportamentale appaiono<br />

sedati rispetto ai controlli. Sono state, pertanto, valutate<br />

l’espressione e la fosforilazione <strong>di</strong> Ped/Pea-15 in risposta<br />

al trattamento cronico (21 giorni) con aloperidolo (0,9<br />

mg/kg/<strong>di</strong>e) in topi wild-type e Tg Ped . In caudato putamen,<br />

l’aloperidolo determina un incremento dell’espressione<br />

proteica <strong>di</strong> Ped/Pea-15 e <strong>della</strong> serinochinasi AKT rispetto<br />

ai controlli trattati con salina. Ne consegue un aumento<br />

<strong>della</strong> fosforilazione <strong>di</strong> Ped/Pea-15 nella Ser 116, substrato<br />

<strong>di</strong>retto <strong>di</strong> AKT. I dati in<strong>di</strong>cano quin<strong>di</strong> che l’espressione e<br />

la fosforilazione <strong>di</strong> Ped/Pea-15 possono essere modulate<br />

da antipsicotici e suggeriscono per Ped/Pea-15 un ruolo <strong>di</strong>retto<br />

nella determinazione dei loro effetti farmacologici e<br />

metabolici.<br />

226. Compliance a 24 mesi <strong>di</strong> monoterapia<br />

antipsicotica: risultati dello Stu<strong>di</strong>o<br />

Schizophrenia Outpatient Health Outcomes<br />

(SOHO) in Italia<br />

P. Pancheri * , R. Brugnoli * , P. Donda ** , S. Germani ** ,<br />

A. Rossi ** , S. Fre<strong>di</strong>ani ** , J.M. Haro *** , D. Novick **** , Italian<br />

SOHO Advisory Board *****<br />

* Fondazione <strong>Italiana</strong> per lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> Schizofrenia, Roma;<br />

** Divisione Me<strong>di</strong>ca, Eli Lilly Italia, Firenze; *** Sant<br />

Joan De Deu-SSM, St. Boi de L., Barcelona; **** Eli Lilly<br />

and Company, Windlesham; ***** F. Asioli, L. Ferrannini,<br />

V. Gatti, A. Giannelli, A. Laddomada, C. Munizza, M. Nar<strong>di</strong>ni,<br />

E. Pirfo, M. Raja, F. Ramacciotti, V.P. Rapisarda,<br />

P. Serra<br />

Obiettivi: riportare frequenza, correlazioni e ragioni dell’interruzione<br />

<strong>della</strong> terapia antipsicotica in pazienti italiani<br />

schizofrenici e come variano per i <strong>di</strong>versi farmaci.<br />

Meto<strong>di</strong>: SOHO è uno stu<strong>di</strong>o osservazionale, prospettico,<br />

sugli effetti <strong>della</strong> terapia antipsicotica in pazienti ambulatoriali.<br />

Sono stati arruolati pazienti che iniziavano o mo<strong>di</strong>ficavano<br />

la terapia antipsicotica.<br />

La terapia era a <strong>di</strong>screzione <strong>di</strong> psichiatri e pazienti, senza<br />

istruzioni o limitazioni.<br />

Risultati: in Italia sono stai arruolati un totale <strong>di</strong> 3.016 pazienti.<br />

Quest’analisi è limitata ai 2.083 pazienti che avevano<br />

ricevuto lo stesso antipsicotico nei primi due anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

Circa il 30% dei pazienti ha interrotto prima dei 2 anni<br />

la terapia iniziata, con proporzioni più alte per quetiapina<br />

(51%), antipsicotici tipici (40%).<br />

Un numero minore d’interruzioni è stato riportato per clozapina<br />

(23%) e olanzapina (24%). I principali motivi d’interruzione<br />

erano: per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> efficacia (50%), per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> compliance<br />

(23%), richiesta del paziente (21%) e scarsa tollerabilità<br />

(20%).<br />

Conclusioni: l’incidenza <strong>di</strong> interruzione varia a seconda<br />

<strong>della</strong> terapia. Il 50% dei pazienti che non hanno terminato<br />

la terapia a due anni ha interrotto per mancanza d’efficacia.<br />

Esistono importanti limitazioni: a causa del <strong>di</strong>segno<br />

dello stu<strong>di</strong>o, abbiamo più possibilità <strong>di</strong> trovare le <strong>di</strong>fferenze<br />

tra olanzapina e altre coorti che tra le altri coorti; gli<br />

psichiatri partecipanti potrebbero aver favorito l’arruolamento<br />

nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>ligenti nel seguire le terapie.<br />

227. Effetti clinici <strong>di</strong> 24 mesi <strong>di</strong> monoterapia<br />

antipsicotica: risultati dello Stu<strong>di</strong>o<br />

Schizophrenia Outpatient Health Outcomes<br />

(SOHO) in Italia<br />

P. Pancheri * , R. Brugnoli * , P. Donda ** , S. Germani ** ,<br />

A. Rossi ** , S. Fre<strong>di</strong>ani ** , J.M. Haro *** , D. Novick **** , Italian<br />

SOHO Advisory Board *****<br />

* Fondazione <strong>Italiana</strong> per lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> Schizofrenia, Roma;<br />

** Divisione Me<strong>di</strong>ca, Eli Lilly Italia, Firenze; *** Sant<br />

Joan De Deu-SSM, St. Boi de L., Barcelona; **** Eli Lilly<br />

and Company, Windlesham; ***** F. Asioli, L. Ferrannini,<br />

V. Gatti, A. Giannelli, A. Laddomada, C. Munizza, M. Nar<strong>di</strong>ni,<br />

E. Pirfo, M. Raja, F. Ramacciotti, V.P. Rapisarda,<br />

P. Serra<br />

Introduzione: il SOHO è uno stu<strong>di</strong>o osservazionale paneuropeo,<br />

prospettico, <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> tre anni su pazienti<br />

schizofrenici. Scopo principale dello stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> valutare<br />

gli outcome clinici e funzionali del trattamento antipsicotico<br />

nel lungo termine ed in ambiente <strong>di</strong> normale pratica<br />

clinica.<br />

Obiettivi: valutare gli effetti clinici in pazienti che utilizzavano<br />

la stessa monoterapia antipsicotica (AP) per 24<br />

mesi.<br />

Meto<strong>di</strong>: su un totale <strong>di</strong> 10972 pazienti arruolati nello stu<strong>di</strong>o<br />

SOHO, sono stati valutati dati relativi ai 1310 pazienti<br />

italiani che hanno utilizzato uno stesso AP per 24 mesi.<br />

Risultati: il miglioramento osservato nella sintomatologia<br />

globale, negativa, positiva e cognitiva, misurata utilizzando<br />

la scala CGI, è continuato nel corso <strong>di</strong> tutto il periodo<br />

<strong>di</strong> osservazione. In particolare i pazienti che utilizzavano<br />

olanzapina (OL) mostravano una probabilità statisticamente<br />

superiore <strong>di</strong> miglioramento dello score totale <strong>della</strong><br />

scala CGI rispetto ai pazienti in terapia con antipsicotici tipici<br />

orali (TO) (p < ,001), antipsicotici tipici depot (TD) (p<br />

= ,003), risperidone (RI) (p = ,005) e quetiapina (QU) (p =<br />

,02).<br />

L’incidenza <strong>di</strong> sintomi extrapiramidali (EPS) è <strong>di</strong>minuita<br />

in tutte le coorti <strong>di</strong> trattamento; in particolare la probabilità<br />

<strong>di</strong> comparsa <strong>di</strong> EPS dopo 24 mesi è risultata statisticamente<br />

inferiore nei pazienti che utilizzavano OL rispetto a<br />

quelli in terapia con TO (p < ,001), TD (p < ,001), RI (p <<br />

,001), e prossima alla significatività statistica nei pazienti<br />

in terapia con QU (P = ,07). Parallelamente alla <strong>di</strong>minuzione<br />

degli EPS è stata osservata la <strong>di</strong>minuzione dell’uso<br />

<strong>di</strong> anticolinergici.<br />

I pazienti in terapia con clozapina (CL) mostravano un incremento<br />

ponderale me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 3,5 kg, quelli in OL <strong>di</strong> 3,3<br />

kg, quelli in RI <strong>di</strong> 2,2 kg, quelli in TO <strong>di</strong> 1,8 kg, quelli in<br />

QU <strong>di</strong> 1,7 kg e quelli in TD <strong>di</strong> 1,2 kg.<br />

Conclusioni: i pazienti che continuavano ad utilizzare lo<br />

stesso antipsicotico per 24 mesi mostravano un continuo<br />

incremento nella risposta clinica. Dopo 24 mesi <strong>di</strong> terapia<br />

i pazienti in terapia con OL o CL mostravano un maggior<br />

probabilità <strong>di</strong> miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia complessiva,<br />

parallelamente alla <strong>di</strong>minuzione dei sintomi extrapiramidali<br />

e del consumo <strong>di</strong> anticolinergici. Tutti i pazienti<br />

mostravano incremento ponderale nel corso dello<br />

stu<strong>di</strong>o, seppur a <strong>di</strong>versi livelli a seconda <strong>della</strong> terapia utilizzata.<br />

324


228. Profili <strong>di</strong> personalità e <strong>di</strong>pendenza<br />

dall’attività fisica<br />

M.F. Pantusa, M. Marasco, A. Stumpo, V. Fuoco, G. Palmieri<br />

Centro <strong>di</strong> Salute Mentale, Rogliano, AS n. 4 (CS)<br />

Introduzione: un gran numero <strong>di</strong> lavori presenti in letteratura<br />

hanno evidenziato la possibilità che in alcuni sportivi la<br />

ritualizzazione e ripetizione ossessivo-compulsiva dei gesti<br />

possa assumere le caratteristiche <strong>di</strong> una vera e propria ad<strong>di</strong>ction<br />

dall’esercizio.<br />

Obiettivi: il presente stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> valutare in un<br />

campione <strong>di</strong> soggetti frequentatori abituali <strong>di</strong> centri per il<br />

fitness:<br />

1) la prevalenza <strong>di</strong> exercise dependence,<br />

2) la correlazione tra l’exercise dependence e specifici tratti<br />

psicologici, che consentano <strong>di</strong> identificare i soggetti a rischio.<br />

Metodo: n. 92 soggetti (M/F: 49/43, età me<strong>di</strong>a 31,2 ± 10,4)<br />

sono stati valutati con: Questionario socio-anagrafico, Exercise<br />

Dependence Scale-21 (ED-S 21),Temperament and<br />

Character Inventory (TCI), Scale 1-2-3-6 del Test Multi<strong>di</strong>mensionale<br />

dell’Autostima (TMA), Body Uneaseness Test<br />

(BUT).<br />

Risultati: in base ai punteggi rilevati all’ED-S 21 n 41<br />

(45,7%) soggetti sono classificabili come asintomatici<br />

(Gruppo A), n. 42 (44,7%) come sintomatici (Gruppo S) e n<br />

9 (9,6 %, M/F: 5/4) come <strong>di</strong>pendenti (Gruppo D). I fattori<br />

che <strong>di</strong>scriminano i soggetti Dipendenti dagli Asintomatici<br />

sono rappresentati da:<br />

1) un numero maggiore <strong>di</strong> ore de<strong>di</strong>cate all’allenamento,<br />

2) minore autostima emotiva,<br />

3) un maggiore <strong>di</strong>sagio relativo all’immagine corporea<br />

(valori <strong>di</strong> CSM, D, A, GSI e PDS più elevati rispetto ai<br />

soggetti asintomatici),<br />

4) una costellazione <strong>di</strong> tratti <strong>di</strong> personalità caratterizzata da<br />

valori più elevati <strong>di</strong> NS4, NS, e ST1 e valori più bassi <strong>di</strong><br />

SD e CO. I soggetti Sintomatici si collocano, rispetto alle<br />

variabili in<strong>di</strong>viduate, in una posizione interme<strong>di</strong>a tra<br />

i Dipendenti e gli Asintomatici.<br />

Ciò che li <strong>di</strong>fferenzia in modo significativo dai Dipendenti<br />

è un allenamento meno intenso, valori più elevati <strong>di</strong> SD e<br />

CO e valori inferiori <strong>di</strong> NS4.<br />

Complessivamente il profilo <strong>di</strong> personalità dei soggetti Dipendenti<br />

ricorda quello rilevato nelle personalità ad<strong>di</strong>tive ed<br />

in altre <strong>di</strong>pendenze comportamentali, quali il gioco d’azzardo<br />

patologico.<br />

Un dato interessante è che il <strong>di</strong>sagio per l’immagine corporea,<br />

all’interno del gruppo D, accomuna entrambi i sessi,<br />

annullando quelle <strong>di</strong>fferenze che caratterizzano i soggetti<br />

sani, relativamente alla <strong>di</strong>mensione immagine corporea.<br />

Sembrerebbe, quin<strong>di</strong>, che il <strong>di</strong>sagio relativo all’immagine<br />

corporea, presente in una personalità con caratteristiche<br />

ad<strong>di</strong>tive, “in<strong>di</strong>rizzi” la <strong>di</strong>pendenza verso un’attività che è<br />

in grado <strong>di</strong> influenzare positivamente tale <strong>di</strong>mensione e<br />

che finisce per avere un ruolo dominante nello stile <strong>di</strong> vita<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

325<br />

POSTER<br />

229. Uso atipico <strong>di</strong> un antipsicotico atipico:<br />

quetiapina nel doc resistente<br />

M.F. Pantusa * , A. Ambrosio ** , S. Paparo **<br />

* Psichiatra, responsabile, Centro <strong>di</strong> Salute Mentale, ** Psichiatra,<br />

Centro <strong>di</strong> Salute Mentale, Rogliano, AS n. 4 (CS)<br />

Obiettivi: lo stu<strong>di</strong>o ha avuto lo scopo <strong>di</strong> valutare in un campione<br />

clinico <strong>di</strong> pazienti con DOC resistente: la comorbi<strong>di</strong>tà<br />

<strong>di</strong> Asse II, l’efficacia e la tollerabilità dell’augmentation con<br />

quetiapina nel corso <strong>di</strong> 12 mesi <strong>di</strong> trattamento, la correlazione<br />

tra efficacia terapeutica, dosaggi utilizzati e comorbi<strong>di</strong>tà.<br />

Metodo: sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o 14 pz (M/F: 8/6, età<br />

me<strong>di</strong>a 33,42 ± 12,29), in trattamento ambulatoriale presso il<br />

CSM <strong>di</strong> Rogliano (CS). Sono stati scelti come criteri d’inclusione:<br />

una <strong>di</strong>agnosi principale <strong>di</strong> DOC, formulata secondo<br />

i criteri del DSM IV TR, un punteggio alla Y-BOCS ≥ 16,<br />

durata <strong>di</strong> malattia non inferiore a 2 anni, mancata o insufficiente<br />

risposta ad almeno due trattamenti, adeguati per dose<br />

e durata, con farmaci <strong>di</strong> prima scelta (SRI, SSRIs), consenso<br />

informato a partecipare allo stu<strong>di</strong>o. La valutazione dei<br />

singoli pazienti è stata condotta con: 1) intervista semistrutturata<br />

mirata a rilevare le caratteristiche socio-demografiche<br />

e le caratteristiche cliniche del <strong>di</strong>sturbo, 2) Structured Clinical<br />

Interview For DSM IV per valutare la comorbi<strong>di</strong>tà con i<br />

<strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> Asse II, 3) Y-BOCS, 4) CGI.Le variazioni del<br />

punteggio alla Y-BOCS e alla CGI sono state monitorate<br />

prima dell’augmentation (T0), dopo 3 (T1, 6 (T2) e 12 mesi<br />

(T3) <strong>di</strong> trattamento con SSRI e quetiapina. Sono stati considerati<br />

responders al trattamento tutti i pazienti che presentavano<br />

una riduzione del punteggio me<strong>di</strong>o totale <strong>della</strong> Y-<br />

BOCS ≥ 25%.<br />

Statistica: per l’analisi dei dati è stata utilizzata l’analisi<br />

<strong>della</strong> varianza per misure ripetute e post-hoc test <strong>di</strong> Bonferroni.<br />

La significatività statistica è stata posta a valori <strong>di</strong> p <<br />

0,05.<br />

Risultati: al baseline il punteggio alla Y-BOCS era <strong>di</strong> 25,71,<br />

a T1, T2 e T3 il campione ha presentato una riduzione progressiva<br />

e statisticamente significativa del punteggio me<strong>di</strong>o.<br />

I pazienti senza comorbi<strong>di</strong>tà (n. 6) o con comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> PD<br />

<strong>di</strong> Cluster C (n. 4) hanno presentato le riduzioni maggiori <strong>di</strong><br />

punteggio alla Y-BOCS al termine del periodo <strong>di</strong> osservazione.<br />

I pazienti con comorbi<strong>di</strong>tà per PD schizotipico (n.<br />

4), sebbene responders al trattamento, sono migliorati più<br />

lentamente ed in misura minore. I punteggi relativi alla<br />

gravità <strong>di</strong> malattia, misurati con la CGI, si sono ridotti, significativamente,<br />

da 5,43 (T0) a 4.14 (T1), 2,86 (T2) e 2,57<br />

(T3). Il dosaggio me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> quetiapina utilizzato è stato <strong>di</strong> mg<br />

210,71 ± 122,35 (min 75 mg, max 400 mg). Nei pazienti<br />

con comorbi<strong>di</strong>tà con un PD è stato utilizzato un dosaggio<br />

significativamente superiore <strong>di</strong> quetiapina (287,50 ± 95,43<br />

vs. 110,0 ± 37,91, t = 3.917, p = 0,002). Nei pazienti con PD<br />

<strong>di</strong> Cluster A sono stati utilizzati dosaggi ancora più elevati<br />

<strong>di</strong> quelli utilizzati nei pazienti con PD <strong>di</strong> Cluster C. Nessuno<br />

dei pazienti ha interrotto la terapia per la comparsa <strong>di</strong> effetti<br />

collaterali significativi.<br />

Conclusioni: con tutti i limiti imposti dalla ridotta numerosità<br />

del campione e dalla mancanza <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong><br />

controllo, i risultati dello stu<strong>di</strong>o hanno evidenziato che la<br />

quetiapina ha un ottimo profilo <strong>di</strong> tollerabilità ed è in grado<br />

<strong>di</strong> potenziare efficacemente l’azione serotoninergica. Due


isultati sono particolarmente interessanti, sebbene i limiti<br />

sopra menzionati non consentano <strong>di</strong> trarre conclusioni definitive.<br />

I pazienti DOC che presentano una comorbi<strong>di</strong>tà per PDs, soprattutto<br />

PD Schizotipico necessitano <strong>di</strong> dosaggi <strong>di</strong> quetiapina<br />

più elevati.<br />

Il miglioramento è relativamente lento e, mentre nei pazienti<br />

senza comorbi<strong>di</strong>tà o con comorbi<strong>di</strong>tà per PD <strong>di</strong> Cluster C<br />

raggiunge la risposta massima a sei mesi e successivamente<br />

si mantiene stabile, nei pazienti con comorbi<strong>di</strong>tà per PD <strong>di</strong><br />

Cluster A il miglioramento è progressivo e prosegue otre i<br />

sei mesi <strong>di</strong> trattamento.<br />

230. Sintomatologia depressiva<br />

ed autostima: variazioni e correlazioni<br />

nel corso dell’adolescenza<br />

POSTER<br />

M.F. Pantusa * , M. Berar<strong>di</strong> *** , S. Paparo ** , C. Scornaienchi<br />

***<br />

* Psichiatra, responsabile Centro <strong>di</strong> Salute Mentale, Rogliano,<br />

** *** Psichiatra, Centro <strong>di</strong> Salute Mentale, Rogliano; Psicologa,<br />

Centro <strong>di</strong> Salute Mentale, Rogliano AS n. 4 (CS)<br />

Obiettivi: valutare i livelli <strong>di</strong> autostima e <strong>di</strong> sintomatologia<br />

depressiva nel corso dell’adolescenza e verificare il grado <strong>di</strong><br />

correlazione tra le variabili in<strong>di</strong>viduate, nonché l’impatto<br />

che il sesso e l’età hanno su <strong>di</strong> esse.<br />

Metodo: n. 776 studenti (età 11-18 anni; M/F 384/392) sono<br />

stati valutati, collettivamente, con: Questionario Sociodemografico,<br />

Children Depression Inventory, Test Multi<strong>di</strong>mensionale<br />

dell’Autostima <strong>di</strong> Braken.<br />

Statistica: i dati rilevati sono stati sottoposti ad analisi statistica<br />

per valutare le <strong>di</strong>fferenze per campioni parziali, ottenuti<br />

sud<strong>di</strong>videndo il campione per sesso e per classi d’età. Il confronto<br />

statistico delle variabili continue è stato condotto con<br />

lo Student t-Test per campioni in<strong>di</strong>pendenti, l’Analisi <strong>della</strong><br />

Varianza a una via (ANOVA) e post hoc test <strong>di</strong> Bonferroni.<br />

Risultati: il 10,95% del campione presenta bassi livelli <strong>di</strong><br />

autostima e il 7,99% sintomi depressivi clinicamente significativi.<br />

I maschi nel corso dell’adolescenza mantengono<br />

valori <strong>di</strong> autostima sostanzialmente stabili, le femmine, al<br />

contrario, vanno incontro ad un progressivo, significativo e<br />

sempre più esteso decremento dei valori <strong>di</strong> autostima, che si<br />

accompagna ad un incremento progressivo dei sintomi depressivi<br />

nel corso <strong>di</strong> tutta l’adolescenza. I soggetti più giovani<br />

(11-14 anni) presentano più elevati livelli <strong>di</strong> autostima<br />

e minore sintomatologia depressiva rispetto agli altri due<br />

gruppi d’età (15-16 anni e > 16 anni).<br />

Conclusioni: l’analisi statistica documenta una stretta relazione<br />

tra sesso, autostima, sintomatologia depressiva e risultati<br />

scolastici. La crescita femminile sembra, complessivamente,<br />

più sofferta <strong>di</strong> quella maschile e forse più bisognosa<br />

<strong>di</strong> supporti psico-pedagogici specifici. Il risultato più<br />

interessante che emerge dal nostro stu<strong>di</strong>o è che, <strong>di</strong>versamente<br />

da quanto rilevato da numerose ricerche degli anni<br />

settanta e ottanta, i soggetti più giovani appaiono con migliori<br />

livelli <strong>di</strong> autostima. Questo dato, che si correla a minori<br />

livelli <strong>di</strong> sintomatologia depressiva, potrebbe essere legato<br />

alle rapide trasformazioni sociali, che hanno <strong>di</strong>latato il<br />

tempo dell’adolescenza, spostando in avanti il turmoil adolescenziale.<br />

231. Neurological soft signs e misurazione<br />

cerebrali indagate me<strong>di</strong>ante rmn in pazienti<br />

schizofrenici<br />

M. Paolemili, A. Quartini, R. Clemente, S. Gherardelli,<br />

C. Di Biasi * , G.F. Gual<strong>di</strong> * , G. Bersani, P. Pancheri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”; * I Clinica Me<strong>di</strong>ca<br />

Unità TC-RMN, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: le tecniche <strong>di</strong> neuroimaging negli ultimi anni<br />

hanno identificato frequenti alterazioni neuroanatomiche cerebrali<br />

nella schizofrenia. Parallelamente la ricerca neurofisiologica<br />

ha evidenziato una prevalenza caratteristica dei neurological<br />

soft sign (NSS) nei pazienti schizofrenici. Stu<strong>di</strong> successivi<br />

hanno <strong>di</strong>mostrato la correlazione tra neurological soft<br />

sign e strutture cerebrali più frequentemente alterate, senza<br />

poter in<strong>di</strong>viduare delle esatte <strong>di</strong>sfunzioni <strong>di</strong> aree cerebrali.<br />

Il lavoro ha indagato, per mezzo <strong>di</strong> RMN, in un campione <strong>di</strong><br />

pazienti schizofrenici, alterazioni quantitative <strong>di</strong> strutture<br />

cerebrali corticali e sottocorticali, stu<strong>di</strong>andone la correlazione<br />

con i neurological soft sign.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: 33 pazienti ricoverati con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

schizofrenia cronica sono stati sottoposti ad esame RMN<br />

per la misurazione dell’allargamento ventricolare laterale e<br />

del terzo ventricolo, dell’atrofia ippocampale e dell’atrofia<br />

del verme cerebellare anteriore. L’età me<strong>di</strong>a del campione è<br />

<strong>di</strong> 32,55 ± 8,37 anni. La <strong>di</strong>agnosi psichiatrica è stata effettuata<br />

secondo i criteri del DSM IV. Gli esami <strong>di</strong> RMN sono<br />

stati eseguiti me<strong>di</strong>ante un magnete Philips Gyroscan da 1.5<br />

Tesla. I NSS sono sono stati valutati utilizzando una versione<br />

italiana <strong>della</strong> Neurological Evaluation Scale (NES) <strong>di</strong><br />

Buchanan e Heinrichs. Per la correlazione tra dati morfologici<br />

e neurologici è stato usato l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> correlazione <strong>di</strong><br />

Pearson.<br />

Risultati e conclusioni: l’allargamento ventricolare laterale,<br />

valutato me<strong>di</strong>ante Evan’s index, è risultato positivamente<br />

correlato con l’item stereoagnosia destra (p = ,001). L’atrofia<br />

dell’ippocampo, rilevato me<strong>di</strong>ante l’interuncal <strong>di</strong>stance<br />

risulta correlata con gli item stereoagnosia destra (p =<br />

0,023), opposizione in<strong>di</strong>ce-pollice destro (p = 0,004) e opposizione<br />

in<strong>di</strong>ce-pollice sinistro (p = 0,029) e con la prova<br />

<strong>di</strong> estinzione faccia-mano (p = 0,26). Risultano correlazioni<br />

positive tra allargamento del terzo ventricolo e opposizione<br />

in<strong>di</strong>ce-pollice destro (p = 0,001), opposizione in<strong>di</strong>ce-pollice<br />

sinistro (p = 0,021) e con un il punteggio totale dell’area<br />

d’interesse funzionale integrazione sensoriale (p = 0,012).<br />

L’atrofia del verme cerebellare risulta positivamente correlata<br />

con gli item tamburellamento ritmico (p = 0,042), opposizione<br />

in<strong>di</strong>ce-pollice destro (p = 0,007), opposizione in<strong>di</strong>ce-pollice<br />

sinistro (p = 0,026), movimenti speculari sinistri<br />

(p = 0,049), estinzione faccia mano (p = 0,001), confusione<br />

destra-sinistra (p = 0,005) e con la prova in<strong>di</strong>ce-naso<br />

sinistra (p = 0,032).<br />

I risultati ottenuti, basati su un campione omogeneo per età<br />

e sesso che ha permesso l’esclusione d’importanti variabili,<br />

confermano la frequente correlazione tra NSS e alterazioni<br />

neuroanatomiche nella schizofrenia. Tale rapporto può essere<br />

verosimilmente supposto in termini <strong>di</strong> alterazioni evolutive<br />

cerebrali coinvolgenti strutture <strong>di</strong> sistemi funzionali che<br />

includono nel loro substrato neurologico le regioni cerebrali<br />

esaminate.<br />

326


232. Processi ideoaffettivi nell’Anoressia<br />

Nervosa e tempi <strong>di</strong> reazione<br />

P.G. Papazacharias, C.D. Smiraglia, E. Conte, L. Mendolicchio,<br />

G. Roselli, E. Lavorato, A. Catucci, G. Pierri<br />

Dipartimento Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Scuola<br />

<strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>, Laboratorio <strong>di</strong> Psicofisiologia<br />

Sono stati presi in esame i processi ideoaffettivi non consapevoli<br />

delle pazienti affette da Anoressia Nervosa (AN).<br />

Il campione in stu<strong>di</strong>o è rappresentato da 20 soggetti <strong>di</strong> sesso<br />

femminile <strong>di</strong> cui 10 pazienti affette da AN e 10 sane. È<br />

stato esaminato il tempo <strong>di</strong> latenza delle risposte ottenute attraverso<br />

la somministrazione <strong>di</strong> un task sequenziale <strong>di</strong> associazione<br />

verbale costituito da 100 parole <strong>di</strong>vise in 4 gruppi<br />

tematici (affettivo, sessuale, alimentare, neutro).<br />

Dai risultati scaturiti si evince che le pazienti anoressiche<br />

presentano un aumento del tempo <strong>di</strong> latenza rispetto ai controlli<br />

sani in tutti i quattro gruppi <strong>di</strong> parole 1 . Tale aumento<br />

risulta particolarmente rilevante nei gruppi <strong>di</strong> parole a tematica<br />

affettiva, sessuale ed alimentare e non in quelli a tematica<br />

neutra.<br />

I dati ottenuti risultano congrui con ricerche già presenti in<br />

letteratura che identificano una problematica sessuale ed affettiva<br />

nelle pazienti affette da AN 2 3 .<br />

Bibliografia<br />

1 Algom D, Chajut E, Lev S. A rational look at the emotional<br />

stroop phenomenon: a generic slowdown, not a stroop effect. J<br />

Exp Psychol Gen 2004;133:323-38.<br />

2 Berry EM, Kelly D, Canetti L, Bachar E. Word Association Test<br />

and psychosexual cues in assessing persons with eating <strong>di</strong>sorders.<br />

Percept Mot Skills 1998;86:43-50.<br />

3 Stormark KM, Torkildsen Ø. Selective processing of linguistic<br />

and pictorial food stimuli in females with anorexia and bulimia<br />

nervosa. Eating Behaviors 2004;5:27-33.<br />

233. Dimensioni <strong>di</strong> personalità e Qualità<br />

<strong>della</strong> Vita (QoL) dopo mastectomia e<br />

ricostruzione mammaria<br />

E. Para<strong>di</strong>so, M. Fenocchio, L. Allasia, P. Bogetti, S. Bellino<br />

Struttura Complessa <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> a Direzione Universitaria,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: la ricostruzione mammaria si è <strong>di</strong>ffusa tra le<br />

pazienti mastectomizzate, al fine <strong>di</strong> ripristinare l’integrità fisica<br />

e l’immagine corporea, migliorando la QoL. Tuttavia,<br />

dalla letteratura emergono dati <strong>di</strong>scordanti: alcuni Autori sostengono<br />

che l’intervento ricostruttivo provochi un progressivo<br />

miglioramento <strong>della</strong> QoL correlata allo stato <strong>di</strong> salute,<br />

altri riscontrano un suo peggioramento dopo ricostruzione,<br />

sia rispetto alla sola mastectomia totale sia rispetto all’asportazione<br />

locale.<br />

Per chiarire i motivi <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>scordanze abbiamo condotto<br />

uno stu<strong>di</strong>o clinico, con l’obiettivo <strong>di</strong> verificare se vi siano<br />

fattori basali clinici, socio-demografici e <strong>di</strong> personalità in<br />

grado <strong>di</strong> influenzare la QoL dopo la ricostruzione.<br />

Metodologia: le pz sono valutate nella settimana precedente<br />

l’intervento (T0) con: un’intervista semistrutturata clini-<br />

327<br />

POSTER<br />

co-demografica; CGI; HAM-D e HAM-A; TCI; Inventory<br />

of Interpersonal Problems-64; SF-36 per la QoL. Le pz sono<br />

rivalutate dopo tre mesi (T1) attraverso l’SF-36. I dati<br />

raccolti sono sottoposti ad analisi statistica.<br />

Risultati: sulla base dei risultati dell’analisi <strong>di</strong> regressione<br />

(variabile <strong>di</strong>pendente: variazione T1-T0 <strong>della</strong> SF-36), la <strong>di</strong>mensione<br />

temperamentale “evitamento del danno” ed il dominio<br />

<strong>di</strong> funzionamento interpersonale “ven<strong>di</strong>cativo/autocentrato”<br />

risultano significativamente correlate con il<br />

miglioramento <strong>della</strong> QoL dopo ricostruzione.<br />

Conclusioni: i dati ottenuti sottolineano l’importanza delle <strong>di</strong>mensioni<br />

<strong>di</strong> personalità nel determinare il grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />

soggettivo per l’intervento <strong>di</strong> ricostruzione mammaria.<br />

Bibliografia<br />

Veiga DF, Sabino Neto M, Ferreira LM, et al. Quality of life outcomes<br />

after pe<strong>di</strong>cled TRAM flap delayed breast reconstruction. Br<br />

J Plast Surg 2004;57:252-7.<br />

Nissen MJ, Swenson KK, Farell JB, Sladk ML, Lally RM. Quality<br />

of life after breast carcinoma surgery. A comparison of three surgical<br />

procedures. Cancer 2001;91:1238-1246.<br />

234. Efficacia e tollerabilità <strong>della</strong> quetiapina<br />

nel trattamento <strong>di</strong> pazienti con <strong>di</strong>sturbo<br />

borderline <strong>di</strong> personalità<br />

E. Para<strong>di</strong>so, C. Zanon, S. Bellino, F. Bogetto<br />

Struttura Complessa <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> a Direzione Universitaria,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: i dati <strong>della</strong> letteratura e le recenti linee guida<br />

dell’APA sul trattamento del <strong>di</strong>sturbo borderline <strong>di</strong> personalità<br />

(DBP) in<strong>di</strong>cano l’efficacia degli antipsicotici atipici, in<br />

particolare sull’impulsività e sui sintomi cognitivo-percettivi.<br />

Attualmente sono stati pubblicati dati sul trattamento con<br />

antipsicotici convenzionali e con risperidone e olanzapina,<br />

mentre per la quetiapina sono <strong>di</strong>ponibili solo un case report<br />

e i dati preliminari <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o in aperto.<br />

È nostra intenzione indagare l’efficacia e la tollerabilità del<br />

trattamento con quetiapina <strong>di</strong> pz con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DBP e in<strong>di</strong>viduare<br />

i cluster sintomatologici che rispondono elettivamente<br />

a questa molecola, con particolare attenzione per i<br />

sintomi impulsivo-aggressivi.<br />

Metodologia: i pz sono trattati con quetiapina (200-400<br />

mg/<strong>di</strong>e) per 12 settimane e vengono valutati con un’intervista<br />

semistrutturata clinico-demografica, le SCID-I e II<br />

per i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> Asse I e II del DSM-IV, la BPRS, le<br />

HAM-A e HAM-D, la SOFAS, il BPD Severity Index, la<br />

Barratt Impulsiveness Scale e la DOTES per gli effetti<br />

collaterali.<br />

Le scale vengono somministrate al baseline, alle settimane<br />

4 e 12.<br />

Risultati: i dati preliminari analizzati con l’ANOVA in<strong>di</strong>cano<br />

l’efficacia significativa <strong>della</strong> quetiapina su: gravità globale<br />

<strong>della</strong> psicopatologia borderline, ansia, funzionamento<br />

socio-relazionale e in particolare sui fattori sintomatologici<br />

dell’impulsività e <strong>della</strong> rabbia.<br />

Conclusioni: i risultati verranno <strong>di</strong>scussi in riferimento ai<br />

dati <strong>della</strong> letteratura e alle implicazioni cliniche.<br />

Bibliografia<br />

American Psychiatric Association. Practice guideline for the treat-


POSTER<br />

ment of patients with borderline personality <strong>di</strong>sorder. American<br />

Psychiatric Association, Arlington VA, 2001.<br />

Hilger E, Barnas C, Kasper S. Quetiapine in the treatment of borderline<br />

personality <strong>di</strong>sorder. World J Biol Psychiatry 2003;4:42-<br />

44.<br />

A<strong>di</strong>tyanjee A, Schulz SC. Clinical use of quetiapine in <strong>di</strong>sease states<br />

other than schizophrenia. J Clin Psychiatry 2002;63(Suppl<br />

13):32-38.<br />

235. Il significato clinico <strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà<br />

tra ADHD e <strong>di</strong>sturbo ossessivo-compulsivo<br />

C. Pari, G. Masi, S. Millepie<strong>di</strong>, M. Mucci, N. Bertini,<br />

C. Pfanner, S. Berloffa<br />

IRCCS Stella Maris per la Neuropsichiatria dell’Infanzia e<br />

dell’Adolescenza, Calambrone (PI)<br />

Introduzione: obiettivo dello stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> valutare<br />

in un campione clinico <strong>di</strong> bambini ed adolescenti se la<br />

comorbi<strong>di</strong>tà con ADHD influisce sull’espressione clinica e<br />

sulla evoluzione del <strong>di</strong>sturbo ossessivo compulsivo (DOC).<br />

Metodologia: sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o 94 bambini e<br />

adolescenti (età: 13,6 ± 2,8) con <strong>di</strong>agnosi corrente <strong>di</strong> DOC.<br />

A 24 pazienti (25,5%) è stata <strong>di</strong>agnosticata una comorbi<strong>di</strong>tà<br />

con ADHD. I soggetti con DOC e ADHD sono stati confrontati<br />

con i soggetti con DOC senza ADHD.<br />

Risultati: la comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> ADHD con DOC è associata in<br />

modo significativo a una maggior percentuale <strong>di</strong> soggetti <strong>di</strong><br />

sesso maschile, un esor<strong>di</strong>o più precoce del DOC, un maggior<br />

<strong>di</strong>sfunzionamento psicosociale, una maggior comorbi<strong>di</strong>tà,<br />

soprattutto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo bipolare, tic e <strong>di</strong>sturbo oppositivo<br />

provocatorio/<strong>di</strong>sturbo <strong>della</strong> condotta.<br />

Conclusioni: uno screening per ADHD dovrebbe essere effettuato<br />

nei bambini ed adolescenti con DOC, perché questi<br />

pazienti e i loro familiari spesso non sono a conoscenza che<br />

la <strong>di</strong>sfunzionalità legata al quadro clinico potrebbe essere<br />

parzialmente dovuta alla comorbi<strong>di</strong>tà con ADHD.<br />

Bibliografia<br />

1 Masi G, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci M, Bertini N, Pfanner C, Arcangeli<br />

F. Comorbi<strong>di</strong>ty of obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder and ADHD<br />

in referred children and adolescents. Compr Psychiatry, in stampa.<br />

2 Masi G, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci M, Bertini N, Milantoni L, Arcangeli<br />

F. A naturalistic study of referred children and adolescents<br />

with obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder. J Am Acad Child Adolesc<br />

Psychiatry 2005;44:673-81.<br />

3 Masi G, Perugi G, Toni C, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci S, Bertini N, Akiskal<br />

HS. Obsessive-compulsive- bipolar comorbi<strong>di</strong>ty: focus on<br />

children and adolescents. J Affect Disord 2004;78:175-83.<br />

236. La comorbi<strong>di</strong>tà Disturbo Bipolare-ADHD:<br />

implicazioni cliniche<br />

C. Pari, G. Masi, S. Millepie<strong>di</strong>, M. Mucci, N. Bertini,<br />

C. Pfanner, S. Berloffa<br />

IRCCS Stella Maris per la Neuropsichiatria dell’Infanzia e<br />

dell’Adolescenza, Calambrone (PI)<br />

Obiettivo: una percentuale sostanziale <strong>di</strong> Disturbo Bipolare<br />

(DB) in età giovanile presenta una comorbi<strong>di</strong>tà con Disturbo<br />

da Deficit <strong>di</strong> Attenzione e Impulsività (ADHD). Obietti-<br />

vo dello stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> analizzare le implicazioni<br />

trasversali e longitu<strong>di</strong>nali <strong>di</strong> tale comorbi<strong>di</strong>tà in bambini e<br />

adolescenti con DB.<br />

Metodo: sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o 98 pazienti (età me<strong>di</strong>a:<br />

13,7 ± 3,0) con DB, <strong>di</strong>agnosticati con un’intervista clinica<br />

(K-SADS-PL) e seguiti in follow-up per 6 mesi.<br />

Risultati: trentasette pazienti con DB (37,8%) hanno evidenziato<br />

una comorbi<strong>di</strong>tà lifetime con ADHD. L’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

esor<strong>di</strong>o dell’ADHD era <strong>di</strong> 3,7 ± 1,1 anni, l’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o<br />

del DB era <strong>di</strong> 10,0 ± 3,2 anni. I soggetti con <strong>di</strong>sturbo bipolare<br />

in comorbi<strong>di</strong>tà con ADHD erano più frequentamente<br />

<strong>di</strong> sesso maschile, più giovani, e avevano un esor<strong>di</strong>o più precoce<br />

del DB (8,1 ± 2,8 contro 11,1 ± 2,9). I pazienti con DB<br />

+ ADHD presentavano più frequentemente un decorso del<br />

DB cronico piuttosto che episo<strong>di</strong>co, e un tono dell’umore irritabile<br />

piuttosto che elevato. Presentavano inoltre una maggior<br />

percentuale <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo oppositivo provocatorio/<strong>di</strong>sturbo<br />

<strong>della</strong> condotta, una minor percentuale <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico, e<br />

ricevevano meno frequentemente un trattamento con antidepressivi.<br />

Infine, la comorbi<strong>di</strong>tà con ADHD era associata con<br />

un maggior <strong>di</strong>sfunzionamento psicosociale.<br />

Conclusioni: la comorbi<strong>di</strong>tà con ADHD è frequente nel DB<br />

in età giovanile e può influenzare l’età d’esor<strong>di</strong>o, la sintomatologia,<br />

la comorbi<strong>di</strong>tà e il decorso del DB. Una <strong>di</strong>agnosi<br />

tempestiva potrebbe aumentare le possibilità <strong>di</strong> intervento<br />

per migliorare l’outcome <strong>di</strong> questi pazienti.<br />

Bibliografia<br />

1 Masi G, Toni C, Perugi G, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci M, Bertini N,<br />

Akiskal HS. The clinical phenotypes of juvenile bipolar <strong>di</strong>sorder:<br />

toward a validation of the episo<strong>di</strong>c-chronic <strong>di</strong>stinction. Biol<br />

Psychiatry, in stampa<br />

2 Masi G, Perugi G, Toni C, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci M, Bertini N,<br />

Akiskal HS. Pre<strong>di</strong>ctors of treatment non-response on bipolar<br />

children and adolescents with manic or mixed episodes. J Child<br />

Adolesc Psychopharmacol 2004;14:395-404.<br />

3 Masi G, Toni C, Perugi G, Travierso MC, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci<br />

M, Akiskal HS. Externalizing <strong>di</strong>sorders in consecutively referred<br />

children and adolescents with bipolar <strong>di</strong>sorder. Compr Psychiatry<br />

2003;44;184-189.<br />

237. Caratteristiche <strong>di</strong> personalità nella<br />

Sindrome <strong>di</strong> Klinefelter: stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un caso<br />

D. Pasca, M. Tomei<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in Psicologia Clinica, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: la Sindrome <strong>di</strong> Klinefelter è un’anomalia<br />

cromosomica, caratterizzata dall’eccedenza <strong>di</strong> uno o più<br />

cromosomi X nelle cellule <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> sesso maschile.<br />

Nella letteratura scientifica, dal punto <strong>di</strong> vista cognitivo,<br />

i pazienti xxy ottengono punteggi nella norma alle prove in<br />

cui è richiesta una capacità <strong>di</strong> effettuare operazioni logiche<br />

e <strong>di</strong> ragionare con stimoli non verbali (PM 38 <strong>di</strong> Raven), pur<br />

manifestando un quoziente intellettivo me<strong>di</strong>o-basso, deficit<br />

<strong>di</strong> linguaggio e <strong>di</strong>fficoltà scolastiche. Sono inoltre riportati<br />

<strong>di</strong>fficoltà nelle relazioni sociali, <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> personalità,<br />

tratti schizoi<strong>di</strong>, introversione sociale, inibizione e instabilità<br />

emotiva. L’identità sessuale risulta prevalentemente tipizzata<br />

in senso maschile. Il livello intellettivo relativamente al-<br />

328


terato può costituire terreno fertile per lo sviluppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

emotivi e <strong>di</strong> adattamento psico-sociale.<br />

Obiettivi e metodo: obiettivo <strong>di</strong> questo lavoro è dare una<br />

descrizione clinica <strong>di</strong> un paziente con S.K, afferente alla<br />

U.O.C. <strong>di</strong> Psicologia Clinica, attraverso l’uso <strong>di</strong> colloqui ed<br />

una batteria <strong>di</strong> test psicologici (PM 38, MMPI 2, ACL Disegno<br />

<strong>di</strong> Figura Umana, Reattivo <strong>di</strong> Rorschach, TAT). Questo<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> caso singolo ha un valore euristico e scopi essenzialmente<br />

illustrativi.<br />

Risultati: i risultati confermano la variabilità dei dati riportati<br />

in letteratura. Il nostro caso, a fronte <strong>di</strong> una assenza delle<br />

alterazioni cognitive frequentemente riscontrabili nella<br />

S.K., mostra un orientamento psicosessuale tipizzato in senso<br />

femminile.<br />

Bibliografia<br />

Otonicar B, Velikonja V, Zorn B. Personality traits of men with Klinefelter<br />

syndrome and their partners. Gynecol Obstet Fertil<br />

2001;29:123-8.<br />

Mandoki MW, Sumner GS, Hoffman RP, Riconda DL. A review of<br />

Klinefelter’s syndrome in children and adolescents. J Am A cad<br />

Child Adolesc Psychiatry 1991;30:167-72.<br />

Zastowny TR, Lehman AF, Dickerson F. Klinefelter’s syndrome and<br />

psychopathology: a case study of the combined effects of nature<br />

and nurture. Int J Psychiatry Med 1987;17:155-62.<br />

238. La Procedura Immaginativa<br />

nel trattamento dei fenomeni psicotici<br />

A. Passerini * , I. Carta ** , D. Gronchi ***<br />

* Psichiatra, Docente Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in Psicoterapia<br />

con la Procedura Immaginativa (riconosciuta<br />

M.I.U.R. 30-5-2002); ** Direttore Scuola <strong>di</strong> Specializzazione<br />

in Psichatria, Università <strong>di</strong> Milano Bicocca; *** Psicologa,<br />

Istituto <strong>di</strong> Psicologia Cinica Rocca-Stendoro (Ente accre<strong>di</strong>tato<br />

presso il MInistero <strong>della</strong> Salute come organizzatore<br />

per attività formative per E.C.M.)<br />

Introduzione: la metodologia <strong>della</strong> Procedura Immaginativa,<br />

elaborata da Renzo Rocca e Giorgio Stendoro, si inserisce<br />

nella tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> post-freu<strong>di</strong>ani, basandosi sull’uso<br />

privilegiato <strong>della</strong> produzione immaginativa.<br />

Presentiamo un caso clinico <strong>di</strong> “psicosi paranoide” con le fasi<br />

schematiche <strong>di</strong> cura, integrando psicoterapia e psichiatria.<br />

Metodologia: post-freu<strong>di</strong>ana <strong>della</strong> Procedura Immaginativa<br />

(R. Rocca, G. Stendoro) basata sull’uso privilegiato <strong>della</strong><br />

produzione immaginativa. Approccio i<strong>di</strong>ografico, sfrutta il<br />

movimento trasformativo dell’Immaginario.<br />

Risultati: dopo 80 Procedure Immaginative, il paziente ha<br />

trovato un adattamento alla vita sociale e la capacità <strong>di</strong><br />

aprirsi a potenzialità emotive-affettive-relazionali impensabili<br />

all’inizio (parametro socio-affettivo-lavorativo).<br />

Discussione: capacità <strong>di</strong> cura non come “guarigione per <strong>di</strong>fetto”<br />

ma come riattivazione del potenziale <strong>di</strong> salute presente<br />

in ciascuno con sviluppo <strong>di</strong> nuove capacità creative.<br />

Conclusioni: è riduttivo pensare che la <strong>di</strong>sorganizzazione<br />

patologica sia una sopravvivenza al naufragio delle possibilità<br />

<strong>di</strong> vita: la Procedura Immaginativa <strong>di</strong>mostra una possibile<br />

emergenza <strong>di</strong> spinte fortemente progressive. La trasformazione<br />

dell’Immaginario del paziente è documentato a testimonianza<br />

del cambiamento tra un “prima” e un “dopo” il<br />

processo <strong>di</strong> cura.<br />

329<br />

POSTER<br />

Bibliografia<br />

1 Kohut H. Narcisismo e analisi del Sé. Torino: Boringhieri 1976.<br />

2 Rocca R, Stendoro G. La mia Psicosi … sconfitta. Roma: Armando<br />

E<strong>di</strong>tore 2004.<br />

3 Rocca R, Stendoro G. Il potere curativo <strong>della</strong> Procedura Immaginativa.<br />

Roma: Armando E<strong>di</strong>tore 2003.<br />

239. Personalità, temperamento e scale<br />

cliniche in un setting italiano <strong>di</strong> Chirurgia<br />

Plastica: il Disturbo <strong>di</strong> Dismorfismo<br />

Corporeo<br />

C. Pavan, M. Marini, V. Vin<strong>di</strong>gni, M. Gar<strong>di</strong>olo, P.L. Simonato,<br />

M. Semenzin<br />

Università <strong>di</strong> Padova, Clinica Psichiatrica<br />

La domanda <strong>di</strong> intervento in Chirurgia Estetica può costituire<br />

un osservatorio privilegiato per valutare gli aspetti sia<br />

psichiatrici che personologici <strong>di</strong> chi richiede un trattamento<br />

estetico.<br />

Si è constatato che il BDD si presenta con una certa frequenza<br />

(6-15%) nell’ambito <strong>della</strong> Chirurgia Plastica e <strong>della</strong><br />

Dermatologia e sembra particolarmente associato a <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> personalità del Cluster C.<br />

Gli scopi <strong>della</strong> nostra ricerca sono: analizzare profilo psicopatologico,<br />

personalità e temperamento <strong>di</strong> 27 pazienti richiedenti<br />

un intervento <strong>di</strong> chirurgia estetica e confrontarli<br />

con un gruppo <strong>di</strong> controllo normale (N = 21).<br />

La batteria <strong>di</strong> tests utilizzata è la seguente: MINIPLUS 5.0,<br />

BDI, STAI, STA<strong>XI</strong>, NEO-FFI, TPQ.<br />

I <strong>di</strong>smorfofobici del campione (N = 10) presentano punteggi<br />

più alti a BDI, STAI e STA<strong>XI</strong> state, sia rispetto ai non<br />

BDD (N = 17) sia rispetto ai controlli; alti tassi <strong>di</strong> comorbilità,<br />

in particolare con <strong>di</strong>sturbo depressivo maggiore, fobia<br />

sociale e DOC e, alla NEO-FFI, punteggi più alti al Nevroticism<br />

e più bassi all’Extraversion, alla Consciousness e all’Openness<br />

to experience rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo. Per<br />

quanto riguarda il temperamento emergono <strong>di</strong>fferenze significative<br />

alla scala HA con punteggi più elevati nei BDD rispetto<br />

agli altri due gruppi, in particolare alle subscales<br />

HA1 e HA4.<br />

Nel nostro campione i pazienti affetti da BDD risultano<br />

più depressi, ansiosi e rabbiosi nella situazione attuale rispetto<br />

ai controlli. Inoltre i dati emersi, seppur preliminari,<br />

concordano con le caratteristiche <strong>di</strong> personalità tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

descritte nei pazienti <strong>di</strong>smorfofobici, considerati<br />

sensibili, astenici, timi<strong>di</strong>, introversi, riservati e socialmente<br />

evitanti.<br />

Bibliografia<br />

Bellino S, Para<strong>di</strong>so E, Zizza M, Zanon C, Fulcheri M, Bogetto F.<br />

Body dysmorphic <strong>di</strong>sordeer: a critical review. Ital J Psychopathol<br />

2004;10:237-53<br />

Phillips KA, Dufrense RG, Wilkel CS, Vittorio CC. Rate of Body<br />

dysmorphic <strong>di</strong>sordein dermatology patients. J Am Acad Dermatol<br />

2000;42:436-41<br />

Phillips KA, e<strong>di</strong>tor. The broken mirror. Oxford University Press<br />

1996.


240. Border e Bipolari: un confronto<br />

sul drop out e prestazioni erogate<br />

in un Servizio Psichiatrico<br />

POSTER<br />

M. Pavanini, A. Drago, V. Vianello Dri, M. Semenzin,<br />

L. Pavan<br />

Università <strong>di</strong> Padova, Clinica Psichiatrica<br />

Lo scopo dello stu<strong>di</strong>o è un raffronto tra pazienti borderline<br />

e pazienti bipolari per quanto riguarda la valutazione e il<br />

confronto dei rispettivi tassi <strong>di</strong> drop out e la valutazione dell’impegno<br />

clinico in termini <strong>di</strong> prestazioni erogate in un periodo<br />

<strong>di</strong> 24 mesi dalla presa in carico.<br />

Metodo: l’indagine retrospettiva è stata condotta su un<br />

campione <strong>di</strong> 53 pz border e 74 pz bipolari, al loro primo<br />

contatto con SPDC o CSM, avvenuto tra il 1999 e il 2003.<br />

Risultati: i pazienti border con primo contatto avvenuto al<br />

SPDC hanno un maggiore tasso <strong>di</strong> drop out rispetto ai bipolari<br />

(χ 2 = 14,9 p = ,005), mentre non ci sono <strong>di</strong>fferenze significative<br />

<strong>di</strong> drop out tra pz border o bipolari con primo<br />

contatto avvenuto al CSM. In me<strong>di</strong>a i soggetti border <strong>di</strong>messi<br />

dal SPDC richiedono meno visite specialistiche al<br />

CSM rispetto ai soggetti bipolari (me<strong>di</strong>a 5,21 vs. 12 U = 70<br />

p = ,002); i pz bipolari hanno più giorni <strong>di</strong> ricovero rispetto<br />

ai pz border (me<strong>di</strong>a 24 vs. 36 U = 92 p = ,010). Non c’è <strong>di</strong>fferenza<br />

in termini <strong>di</strong> prestazioni erogate tra pz border e pz<br />

bipolari con primo contatto avvenuto al CSM.<br />

Commento: i pz border tendono ad avere tassi <strong>di</strong> drop out<br />

superiori ai pazienti bipolari, in linea con le caratteristiche<br />

psicopatologiche del <strong>di</strong>sturbo. Inoltre i pz border tendono ad<br />

avere ricoveri più brevi rispetto ai pz bipolari ed hanno un<br />

numero minore <strong>di</strong> contatti ambulatoriali al CSM. Questo dato<br />

conferma la <strong>di</strong>fficoltà dei pz border nello stabilire un rapporto<br />

terapeutico con i servizi psichiatrici.<br />

Bibliografia<br />

Rossi A, et al. Dropping out of care: inappropriate terminations of<br />

contact with community-based psychiatric services. Br J Psychiatry<br />

2002;181:331-338.<br />

Morlino M, Martucci G, Musella V, Bolzan M, de Girolamo G. Patients<br />

dropping out of treatment in Italy. Acta Psychiatr Scand<br />

1995;92:1-6.<br />

Percudani M, et al. Costi ed esito nell’assisentenza nei soggetti con<br />

<strong>di</strong>sturbo mentale grave. Epidemiologia e <strong>Psichiatria</strong> Sociale<br />

2003;12:3.<br />

241. Disabilità e frequenza <strong>di</strong> consultazioni<br />

in Me<strong>di</strong>cina Generale associate alla<br />

Depressione Sottosoglia nell’anziano<br />

E. Pedrini, M. Menchetti, D. Berar<strong>di</strong><br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> “P. Ottonello”, Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Introduzione: dai dati riportati in letteratura emerge che la<br />

Depressione Sottosoglia (DS) nell’anziano è associata a <strong>di</strong>sabilità.<br />

Pochi stu<strong>di</strong>, però, analizzano le caratteristiche cliniche<br />

<strong>della</strong> DS nei pazienti anziani <strong>della</strong> Me<strong>di</strong>cina Generale.<br />

Metodo: sono stati esaminati 588 pazienti <strong>di</strong> età ≥ 60 anni<br />

selezionati da 191 MMG <strong>di</strong> 18 regioni italiane. I pazienti<br />

con punteggio al GHQ > 5 venivano valutati me<strong>di</strong>ante<br />

la WHO ICD-10 Checklist per la depressione. La<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DS era posta in base alla presenza <strong>di</strong> almeno 2<br />

sintomi depressivi, <strong>di</strong> cui 1 doveva essere umore depresso,<br />

anedonia o riduzione delle energie, <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> 2 settimane<br />

e la non sod<strong>di</strong>sfazione dei criteri per l’episo<strong>di</strong>o depressivo.<br />

Ai pazienti veniva inoltre sottoposto il Brief Disability<br />

Questionnaire (BDQ). Informazioni sulle patologie<br />

fisiche, sul motivo <strong>della</strong> visita e la frequenza delle consultazioni<br />

negli ultimi 6 mesi venivano riportate dal MMG<br />

in appositi moduli.<br />

Risultati: i pazienti con DS avevano un maggiore rischio <strong>di</strong><br />

avere livelli elevati <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità (OR = 3,28, 95% CI = 1,74-<br />

6,21) e <strong>di</strong> richiedere la consultazione del proprio MMG più<br />

<strong>di</strong> una volta al mese (OR = 2,64, 95% CI = 1,36-5,13) rispetto<br />

ai non depressi. Tali associazioni rimanevano statisticamente<br />

significative dopo avere controllato per età, genere<br />

e patologie fisiche.<br />

Conclusioni: la forte associazione <strong>di</strong> DS nell’anziano con<br />

elevati livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità e con l’alta frequenza <strong>di</strong> consultazioni<br />

presso il MMG, che emerge da queste analisi, permette<br />

<strong>di</strong> dedurre che la DS abbia un notevole impatto sia sulla<br />

qualità <strong>di</strong> vita del paziente, che sul carico <strong>di</strong> lavoro per il<br />

MMG.<br />

242. Prevalenza <strong>della</strong> Depressione<br />

Sottosoglia nell’anziano in Me<strong>di</strong>cina<br />

Generale<br />

E. Pedrini, M. Menchetti, D. Berar<strong>di</strong><br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> “P. Ottonello”, Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Introduzione: la Depressione Sottosoglia (DS) nel paziente<br />

anziano è un <strong>di</strong>sturbo molto frequente e con un notevole<br />

impatto sulla qualità <strong>della</strong> vita; nonostante la figura<br />

sanitaria più coinvolta nella gestione <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>sturbo sia il<br />

Me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Generale (MMG), dati epidemiologici<br />

sulla DS nell’anziano in questo specifico settore sono<br />

scarsi.<br />

Metodo: un’indagine epidemiologica trasversale sulla DS è<br />

stata condotta su un campione <strong>di</strong> 588 pazienti <strong>di</strong> età ≥ 60 anni<br />

selezionati in maniera casuale da 191 MMG <strong>di</strong> 18 regioni<br />

italiane. I pazienti che risultavano positivi allo screening<br />

(punteggio al GHQ > 5) sono stati valutati per la presenza <strong>di</strong><br />

sintomi depressivi me<strong>di</strong>ante la WHO ICD-10 Checklist per<br />

la depressione. La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DS era posta in base alla presenza<br />

<strong>di</strong> almeno 2 sintomi depressivi, <strong>di</strong> cui almeno uno doveva<br />

essere umore depresso, anedonia o riduzione delle<br />

energie, <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> 2 settimane e la non sod<strong>di</strong>sfazione<br />

dei criteri per l’episo<strong>di</strong>o depressivo.<br />

Risultati: la prevalenza <strong>di</strong> DS era complessivamente del<br />

7,3% e paragonabile alla prevalenza <strong>della</strong> depressione ICD-<br />

10 (8,8%). Nel gruppo <strong>di</strong> anziani più giovani (60-69 anni) la<br />

DS era meno frequente <strong>della</strong> Depressione ICD-10 (6,0% vs.<br />

11,3%), mentre nel gruppo <strong>di</strong> anziani più vecchi (70 o più<br />

anni) si osservava un ribaltamento <strong>di</strong> questa tendenza: la<br />

prevalenza <strong>di</strong> DS era dell’8,9% e quella <strong>della</strong> Depressione<br />

ICD-10 del 5,9%.<br />

Conclusioni: dai dati riportati emerge come la DS nell’anziano<br />

sia molto frequente e come tenda ad aumentare con<br />

l’età, tanto da essere il <strong>di</strong>sturbo depressivo principale dopo<br />

i 70 anni.<br />

330


243. La stagionalità dell’esor<strong>di</strong>o come<br />

potenziale in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sottotipizzazione<br />

nel Disturbo <strong>di</strong> Panico<br />

L. Pesaresi, R. Clemente, L. Limpido, L. Palazzo,<br />

D. Pucci * , G. Bersani, P. Pancheri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicofarmacologia e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Igiene e Sanità Pubblica “G. Santarelli”,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: l’attacco <strong>di</strong> panico è definito come “Periodo<br />

<strong>di</strong>stinto <strong>di</strong> intensa ansia o <strong>di</strong>sagio con sintomi somatici<br />

associati”, mentre il Disturbo <strong>di</strong> Panico (DP) è caratterizzato<br />

dalla paura persistente <strong>di</strong> avere altri attacchi, da<br />

preoccupazione a proposito delle implicazioni dell’attacco<br />

o delle sue conseguenze e da significativa alterazione e limitazione<br />

del comportamento correlata all’obiettivo <strong>di</strong><br />

evitare gli attacchi.<br />

Dalla letteratura emerge l’ipotesi <strong>di</strong> una sottotipizzazione<br />

del <strong>di</strong>sturbo, sulla base del suo andamento stagionale, in 2<br />

forme: una “Estiva” e una “Invernale”, caratterizzate rispettivamente<br />

da esor<strong>di</strong>o e ricadute durante la stagione<br />

estiva e quella invernale.<br />

Obiettivo del presente stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> indagare la<br />

relazione esistente tra DP e stagionalità, allo scopo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

un potenziale in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sottotipizzazione correlato<br />

alla stagione <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o e ricadute. Sono state indagate,<br />

inoltre, le eventuali <strong>di</strong>fferenze tra i due sottotipi rispetto al<br />

profilo sintomatologico ed alla coesistenza <strong>di</strong> agorafobia e<br />

sintomi depressivi.<br />

Metodologia: lo stu<strong>di</strong>o è stato condotto su un campione <strong>di</strong><br />

32 pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DP secondo i criteri del DSM<br />

IV, ai quali è stata somministrata l’Agoraphobia Rating<br />

Scale e un’Intervista Retrospettiva specificatamente in<strong>di</strong>rizzata<br />

alla valutazione dell’esor<strong>di</strong>o e dell’andamento del<br />

<strong>di</strong>sturbo nel periodo drug-free in termini <strong>di</strong> andamento stagionale.<br />

Risultati: dall’analisi del campione è emerso che l’esor<strong>di</strong>o<br />

del <strong>di</strong>sturbo è bimodale, con un picco <strong>di</strong> insorgenza nella<br />

stagione estiva (estate e primavera) ed uno nella stagione invernale<br />

(inverno e autunno), che esiste una relazione statisticamente<br />

significativa tra la stagione d’esor<strong>di</strong>o e la stagione<br />

con maggior frequenza <strong>di</strong> attacchi e una maggior frequenza<br />

dell’agorafobia nel sottotipo invernale.<br />

Questi dati sono in accordo con la letteratura esistente. In <strong>di</strong>saccordo<br />

con il comune pensiero scientifico a riguardo non<br />

si è trovata una correlazione significativa fra il sottotipo<br />

estivo e l’insorgenza <strong>di</strong>urna degli attacchi e fra il sottotipo<br />

invernale e l’insorgenza serale e la prevalenza <strong>di</strong> sintomi depressivi<br />

nel sottotipo Invernale.<br />

Conclusioni: sebbene il campione non sia molto rappresentativo,<br />

questo stu<strong>di</strong>o pone l’accento sulla necessità <strong>di</strong> valutare<br />

i fattori implicati nella stagionalità del DP, sulla possibilità<br />

<strong>di</strong> risposta a <strong>di</strong>fferenti trattamenti farmacologici dei<br />

due sottotipi, sulla possibilità <strong>di</strong> considerare <strong>di</strong>verse prognosi<br />

e apre nuove strade per una maggiore comprensione<br />

dell’eziopatogenesi del DP.<br />

331<br />

POSTER<br />

244. Comorbilità e esiti <strong>di</strong> trattamento nella<br />

<strong>di</strong>pendenza da alcol in un programma<br />

residenziale<br />

G. Pessa, C. Novara, D. Mioni, F. Durano, S. Fava<br />

Unità Funzionale per il Trattamento delle Dipendenze, Casa<br />

<strong>di</strong> Cura “Parco dei Tigli”, Teolo, Padova<br />

Gli stu<strong>di</strong> effettuati su popolazioni dei servizi per le <strong>di</strong>pendenze<br />

hanno stimato una prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

associati tra il 40 e il 100%.<br />

L’importanza <strong>di</strong> un’accurata identificazione dei <strong>di</strong>sturbi associati<br />

ad un uso/abuso <strong>di</strong> alcol è stata sottolineata da stu<strong>di</strong><br />

epidemiologici che hanno <strong>di</strong>mostrato un’associazione tra<br />

una comorbi<strong>di</strong>tà in asse I e/o asse II ed una varietà <strong>di</strong> esiti<br />

negativi <strong>di</strong> trattamento: alte percentuali <strong>di</strong> drop-out (Reich e<br />

Vasile, 1993), un funzionamento sociale carente (Darke e<br />

al., 1994).<br />

Scopi del presente stu<strong>di</strong>o sono stati quelli <strong>di</strong>: a) misurare la<br />

prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi in Asse I e/o in Asse II in pazienti<br />

consecutivamente ricoverati presso la nostra unità; b) esaminare<br />

le <strong>di</strong>fferenze sintomatologiche tra gruppi <strong>di</strong> soggetti<br />

che presentano una singola <strong>di</strong>agnosi versus coloro che ne<br />

presentano una doppia in Asse I e/o in Asse II; c) valutare<br />

gli esiti <strong>di</strong> un trattamento residenziale.<br />

Materiale e meto<strong>di</strong>: la raccolta dei dati è avvenuta tra<br />

Febbraio 2000 e Gennaio 2004. Sono stati valutati 757 pazienti<br />

ricoverati consecutivamente per problemi <strong>di</strong> Abuso<br />

e/o Dipendenza alcolica e che sod<strong>di</strong>sfacevano i seguenti<br />

criteri <strong>di</strong> inclusione: a) età < 70 anni; b) assenza <strong>di</strong> grave<br />

danno neurologico associato; c) assenza <strong>di</strong> grave danno organico<br />

associato; d) in grado <strong>di</strong> fornire il consenso informato<br />

allo stu<strong>di</strong>o. Durante il ricovero i soggetti hanno partecipato<br />

giornalmente a trattamenti <strong>di</strong> gruppo e/o in<strong>di</strong>viduali<br />

e sono stati somministrati oltre ad una scheda socioanagrafica<br />

i seguenti strumenti <strong>di</strong> indagine psicologica:<br />

SCID I, SCID II, SCL-90, MAST sia all’inizio che al termine<br />

del ricovero.<br />

Risultati: la popolazione afferente alla nostra unità proviene<br />

per il 97,8% dal Nord Italia, ed è composta per il 40,5%<br />

da donne. Più <strong>della</strong> metà del campione (60,8%) ha ricevuto<br />

una <strong>di</strong>agnosi doppia: il 34% sod<strong>di</strong>sfa i criteri per un’ulteriore<br />

<strong>di</strong>agnosi in Asse II, il 15% per una in Asse I e l’11% del<br />

totale sod<strong>di</strong>sfa i criteri per una <strong>di</strong>agnosi ulteriore in Asse I e<br />

II. Coloro che sod<strong>di</strong>sfano i criteri per una <strong>di</strong>agnosi in Asse I<br />

e II oltre la <strong>di</strong>pendenza alcolica sono anche coloro che ottengono<br />

punteggi significativamente maggiori al SCL-90<br />

(GSI F = 5,55 p < 0,05) e al MAST (F = 3,87 p < 0,05) rispetto<br />

ai soggetti con doppia o singola <strong>di</strong>agnosi. Inoltre, tutti<br />

i soggetti al termine del ricovero (giorni me<strong>di</strong> <strong>di</strong> degenza<br />

32,58) riferiscono una sintomatologia significativamente inferiore<br />

rispetto all’entrata.<br />

Conclusioni: la prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici è in linea<br />

con i dati <strong>della</strong> letteratura. Per converso non sembrano<br />

esserci <strong>di</strong>fferenze negli esiti <strong>di</strong> trattamento tra coloro che<br />

presentano una singola <strong>di</strong>agnosi versus coloro che ne sod<strong>di</strong>sfano<br />

una doppia.


245. Valutazione <strong>di</strong> un programma<br />

terapeutico residenziale per pazienti<br />

con doppia <strong>di</strong>agnosi: risultati preliminari<br />

POSTER<br />

G. Pessa, C. Novara, D. Mioni, F. Durano, S. Fava<br />

Unità Funzionale per il Trattamento delle Dipendenze, Casa<br />

<strong>di</strong> Cura “Parco dei Tigli”, Teolo, Padova<br />

Recentemente la letteratura internazionale si sta occupando<br />

delle problematiche connesse alla valutazione <strong>di</strong> programmi<br />

residenziali <strong>di</strong> breve durata rivolti a popolazioni <strong>di</strong> pazienti<br />

che presentano una doppia <strong>di</strong>agnosi.<br />

Lo scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> valutare l’efficacia<br />

del trattamento proposto ad un gruppo <strong>di</strong> pazienti ricoverati<br />

per problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza da alcol in associazione<br />

ad altri problemi psichiatrici <strong>di</strong>agnosticati in Asse I o II.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: hanno partecipato allo stu<strong>di</strong>o 214 soggetti<br />

(39,7% donne) consecutivamente ricoverati presso<br />

l’Unità Funzionale per il Trattamento delle Dipendenze da<br />

marzo 2004 a giugno del 2005 per un problema <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza<br />

da alcol. I soggetti presentano me<strong>di</strong>amente un problema<br />

con l’alcol da circa 7 anni (ds 5,12) e riferiscono me<strong>di</strong>amente<br />

un uso settimanale <strong>di</strong> 65,64 Standard Drinks (ds<br />

48,22).<br />

Durante il ricovero i soggetti hanno partecipato giornalmente<br />

a trattamenti <strong>di</strong> gruppo e/o in<strong>di</strong>viduali e sono stati somministrati<br />

oltre ad una scheda socio-anagrafica i seguenti<br />

strumenti <strong>di</strong> indagine psicologica: SCID I, SCID II, SCL-<br />

90, MAST. Inoltre, tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione<br />

clinica organica e alcologica con l’utilizzo <strong>di</strong> alcuni<br />

biomarkers <strong>di</strong> abuso alcolico. (MCV, AST/ ALT,<br />

GGT). Per tutti i partecipanti allo stu<strong>di</strong>o è stato previsto un<br />

follow-up ambulatoriale a 6 e a 12 mesi durante il quale<br />

vengono monitorati i dati psicologici e i biomarkers.<br />

Risultati: i primi risultati basati sul 65% del campione hanno<br />

messo in evidenza che il 70,5% <strong>di</strong> astinenti ad un controllo<br />

a 6 mesi ed un 50% a 12 mesi e che circa il 20% del<br />

campione ha avuto una breve ricaduta. Inoltre, il principale<br />

rischio <strong>di</strong> ricaduta risulta predetto dalla riacutizzazione psichiatrica<br />

e dalla mancata assunzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sulfiram.<br />

Conclusioni: sulla base <strong>di</strong> questi primi risultati si può affermare<br />

che il nostro programma terapeutico ottiene buoni risultati<br />

favorendo un’astinenza del 70% a sei mesi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza<br />

dalle <strong>di</strong>missioni e che il principale motivo <strong>di</strong> ricaduta sembra<br />

legato ad una patologia psichiatrica concomitante.<br />

246. Fumo <strong>di</strong> tabacco e <strong>di</strong>sturbi psichiatrici.<br />

Stu<strong>di</strong>o su un campione <strong>di</strong> pazienti ricoverati<br />

E. Pessina, G. Maina, G. Asinari, S. Rigardetto, F. Bogetto<br />

Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, SCDU <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: stu<strong>di</strong> epidemiologici e clinici hanno mostrato<br />

una correlazione positiva tra il fumo <strong>di</strong> sigaretta e <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici. La maggior parte degli stu<strong>di</strong> si è de<strong>di</strong>cata all’analisi<br />

del consumo <strong>di</strong> tabacco in pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi<br />

psicotici e da <strong>di</strong>sturbi dell’umore. L’interesse per il consumo<br />

<strong>di</strong> tabacco in pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi d’ansia è invece<br />

più recente e relativamente scarsi sono i dati circa l’at-<br />

titu<strong>di</strong>ne al fumo <strong>di</strong> sigaretta nei pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbo<br />

ossessivo-compulsivo.<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o: valutare e confrontare il consumo <strong>di</strong> sigarette<br />

in un campione <strong>di</strong> pazienti psichiatrici ricoverati.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: è stata condotta un’analisi retrospettiva<br />

sulle cartelle cliniche <strong>di</strong> tutti i pazienti ricoverati presso<br />

la Clinica Psichiatrica Universitaria <strong>di</strong> Torino in un arco <strong>di</strong><br />

tempo compreso tra il 1973 e il 2004. Per ogni paziente è<br />

stata registrata la <strong>di</strong>agnosi principale, dati socio-demografici<br />

e clinici. Sono stati quin<strong>di</strong> rilevati dati inerenti il consumo<br />

<strong>di</strong> tabacco: status <strong>di</strong> fumatore, età <strong>di</strong> inizio e numero <strong>di</strong><br />

sigarette/<strong>di</strong>e.<br />

Risultati: il nostro campione è risultato essere costituito da<br />

1017 pazienti ricoverati così <strong>di</strong>stribuiti nelle varie <strong>di</strong>agnosi:<br />

Schizofrenia 188 (18,4%); Depressione maggiore 291<br />

(28,5%), Disturbo Bipolare 253 (24,8%), Anoressia nervosa<br />

140 (14,2%) e Disturbo ossessivo-compulsivo 145 (14,1%).<br />

La percentuale <strong>di</strong> fumatori in base alle <strong>di</strong>agnosi è risultata la<br />

seguente: Schizofrenia: 63%, Depressione maggiore:<br />

56,2%; Disturbo Bipolare: 70%; Anoressia nervosa: 50%;<br />

Disturbo ossessivo-compulsivo 36,6%. La <strong>di</strong>fferenza tra i<br />

gruppi è risultata statisticamente significativa (p < 0,005).<br />

Per quanto riguarda il consumo <strong>di</strong> tabacco i pazienti affetti<br />

da <strong>di</strong>sturbo bipolare sono risultati essere i maggiori consumatori<br />

<strong>di</strong> sigarette (il 58% dei fumatori consuma giornalmente<br />

un numero <strong>di</strong> sigarette maggiore o uguale a 20).<br />

Conclusioni: i dati rilevati sul consumo <strong>di</strong> tabacco nel nostro<br />

campione confermano quanto osservato dalla letteratura<br />

riguardo alla frequenza <strong>di</strong> questa abitu<strong>di</strong>ne nei pazienti<br />

psichiatrici. Emerge come dato interessante e meritevole <strong>di</strong><br />

ulteriore approfon<strong>di</strong>mento un minor consumo <strong>di</strong> tabacco da<br />

parte dei pazienti affetti da DOC.<br />

Bibliografia<br />

McCabe R, Chudzik SM, Antony MM, et al. Smoking behaviors<br />

across anxiety <strong>di</strong>sorders. J Anxiety Disord 2004;18:7-18.<br />

Bejerot S, Humble M. Low prevalece of smoking among patients<br />

with obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder. Compr Psychiatry<br />

1999;40:268-72.<br />

247. Stabilità <strong>di</strong>agnostica del <strong>di</strong>sturbo<br />

ossessivo-compulsivo. Stu<strong>di</strong>o<br />

su un campione <strong>di</strong> pazienti ricoverati<br />

E. Pessina, G. Maina, U. Albert, G. Asinari, F. Bogetto<br />

Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, SCDU <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: il <strong>di</strong>sturbo ossessivo-compulsivo (DOC)<br />

viene descritto dalla letteratura come un <strong>di</strong>sturbo caratterizzato<br />

da un decorso cronico e da una durata che interesserebbe<br />

l’intero arco <strong>della</strong> vita. Relativamente pochi stu<strong>di</strong><br />

tuttavia hanno analizzato in modo sod<strong>di</strong>sfacente la stabilità<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DOC nel corso degli anni. Uno stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> oltre <strong>di</strong>eci anni fa, condotto su pazienti ricoverati ha riscontrato<br />

una mo<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi nel 50% dei casi<br />

considerati.<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o: valutare la stabilità <strong>di</strong>agnostica del<br />

DOC in un campione <strong>di</strong> pazienti ricoverati.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: sono state prese in esame 5427 cartelle<br />

cliniche. Di queste 220 (4,05%) avevano come <strong>di</strong>agnosi<br />

332


principale <strong>di</strong> <strong>di</strong>missione al primo ricovero DOC. Per ottenere<br />

un tempo <strong>di</strong> osservazione <strong>di</strong> almeno 5 anni, nell’ambito<br />

<strong>di</strong> questi 220 pazienti è stato selezionato un campione <strong>di</strong><br />

184 soggetti i che avevano avuto il loro primo ricovero negli<br />

anni compresi tra il 1973 e i 1999.<br />

Si sono quin<strong>di</strong> prese in esame le cartelle cliniche dei pazienti<br />

che avevano subito almeno due ricoveri, considerando<br />

la <strong>di</strong>agnosi formulata all’ultima <strong>di</strong>missione.<br />

Risultati: dei 184 pazienti, 93 (50,5%) avevano subito un<br />

numero <strong>di</strong> ricoveri uguale o superiore a due.<br />

Confrontando la <strong>di</strong>agnosi formulata alla <strong>di</strong>missione del<br />

primo ricovero con quella formulata all’ultima<br />

ospedalizzazione, è risultato che 59 pazienti (63,4%)<br />

avevano mantenuto la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DOC nel corso del<br />

periodo <strong>di</strong> osservazione. 34 pazienti (36,6%) avevano<br />

ricevuto una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferente nel corso del loro ultimo<br />

ricovero. Le <strong>di</strong>agnosi sono risultate essere così <strong>di</strong>stribuite:<br />

<strong>di</strong>sturbo bipolare: 9 pz (9,7%); <strong>di</strong>sturbo delirante: 6 pz<br />

(6,4%); <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità 5 pz (5,4%); schizofrenia: 4<br />

pz (4,3%); <strong>di</strong>sturbo depressivo maggiore: 3 pz (3,2%);<br />

psicosi non altrimenti specificata: 3 pz (3,2%); abuso <strong>di</strong><br />

sostanze: 2 pz (2,2%); <strong>di</strong>sturbo da <strong>di</strong>scontrollo degli<br />

impulsi 1 pz (1,1%); <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> condotta alimentare: 1<br />

pz (1,1%).<br />

Conclusioni: i dati derivanti dal nostro campione in<strong>di</strong>cano<br />

in cambio <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi in più <strong>di</strong> un terzo dei pazienti DOC.<br />

Si deve tener conto nell’interpretazione dei dati che il campione<br />

era formato da pazienti ricoverati e quin<strong>di</strong> presumibilmente<br />

affetti da forme <strong>di</strong> DOC più gravi.<br />

Bibliografia<br />

Thomsen PH, Jensen J. Obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder: admission<br />

patterns and <strong>di</strong>agnostic stability; A case register study. Acta<br />

Psychiatr Scand 1994;90:19-24.<br />

Mataix-Cols D, Rauch SL, Baer L, et al. Symptom stability in adult<br />

obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder: data from a naturalistic twoyear<br />

follow-up study. Am J Psychiatry 2002;159:263-8.<br />

248. Qualità <strong>della</strong> vita in soggetti anziani<br />

car<strong>di</strong>opatici<br />

F. Petturiti, S. Alunni, C. Picchi, A. Trequattrini, F. Ciappi<br />

Dipartimento Salute Mentale, ASL 1, Umbria; Centro Salute<br />

Mentale Città <strong>di</strong> Castello, ASL 1<br />

Introduzione: oggi si parla in<strong>di</strong>fferentemente <strong>di</strong> terza età,<br />

quarta età, età d’argento, senescenza, anzianità, vecchiaia e<br />

così via senza prestare sufficiente attenzione al reale significato<br />

<strong>di</strong> questi termini. Comunemente quest’epoca <strong>della</strong> vita<br />

viene identificata come un periodo <strong>di</strong> involuzione, con<br />

connotati negativi sul piano personale (malattia, per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

autonomia e <strong>di</strong> ruoli) ed interpersonale (pensionamento, ritiro<br />

sociale, pregiu<strong>di</strong>zi, stigma).<br />

D’altra parte a questo tipo <strong>di</strong> “invecchiamento patologico”<br />

si affianca un “invecchiamento <strong>di</strong> successo”, caratterizzato<br />

da opportunità concesse proprio da questa età. L’età<br />

avanzata, infatti, può costituire un periodo <strong>di</strong> serenità e<br />

creatività, in cui si può continuare a sentirsi attivi ed utili<br />

per sé e per gli altri. La malattia, somatica o psicologica,<br />

rappresenta uno “spettro” con cui l’anziano, comunque,<br />

deve confrontarsi. A questo proposito le malattie car<strong>di</strong>ache<br />

333<br />

POSTER<br />

sono dei “killer” che rappresentano una tra le principali<br />

cause <strong>di</strong> mortalità e morbilità dei paesi occidentali. Scopo<br />

del presente lavoro è valutare l’impatto <strong>di</strong> comuni variabili,<br />

tipiche dell’età avanzata, sulla qualità <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> soggetti<br />

car<strong>di</strong>opatici.<br />

Metodologia: è stato utilizzato un questionario sulla qualità<br />

<strong>della</strong> vita, da noi elaborato per questo tipo <strong>di</strong> utenti. Il<br />

questionario è <strong>di</strong> autosomministrazione ed è costituito da<br />

25 domande con risposta a scelta multipla.<br />

Il campione è <strong>di</strong> 60 soggetti anziani car<strong>di</strong>opatici (30 maschi<br />

e 30 femmine) <strong>di</strong> età superiore a 60 anni, con età me<strong>di</strong>a<br />

pari a 67,7 anni che afferiscono al centro <strong>di</strong> Riabilitazione<br />

Car<strong>di</strong>ologia dell’Ospedale Civile <strong>di</strong> Città <strong>di</strong> Castello,<br />

in provincia <strong>di</strong> Perugia.<br />

Abbiamo voluto verificare se esistono <strong>di</strong>fferenze tra anziani<br />

<strong>di</strong> età compresa tra 60 e 69 anni e quelli con età superiore<br />

a 70 anni, per quanto riguarda la qualità <strong>della</strong> vita.<br />

Risultati: dalla ricerca effettuata non sono state evidenziate<br />

<strong>di</strong>fferenze statisticamente significative nella percezione <strong>della</strong><br />

propria qualità <strong>della</strong> vita, tra gli anziani con età tra 60 e<br />

69 anni e quelli con età superiore a 70. La vita degli anziani<br />

car<strong>di</strong>opatici è molto peggiorata dalla car<strong>di</strong>opatia; la patologia<br />

viene vissuta principalmente come un evento naturale<br />

che impone importanti limitazioni.<br />

I soggetti, sia <strong>di</strong> età inferiore che superiore a 70 anni, sono<br />

preoccupati per la loro salute, ma questo non comporta il<br />

non poter essere attivi e creativi; si può, infatti, essere impegnati<br />

attivamente, sia in<strong>di</strong>vidualmente che in gruppo, rilassandosi<br />

e de<strong>di</strong>candosi ai propri passatempi. Gli anziani<br />

con età superiore a 70 anni si de<strong>di</strong>cano principalmente al<br />

ruolo <strong>di</strong> nonno, mentre quelli con età inferiore affermano <strong>di</strong><br />

essere impegnati in attività creative, culturali, sportive e anche<br />

nel volontariato.<br />

La depressione e l’ansia incidono in maniera sostanziale<br />

sulla percezione <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita, in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dall’età.<br />

Conclusioni: dal nostro stu<strong>di</strong>o emerge che la car<strong>di</strong>opatia,<br />

nell’età avanzata, può non costituire un impe<strong>di</strong>mento assoluto,<br />

se l’anziano vive in un ambiente favorevole, stimolante<br />

e socializzante.<br />

Per i soggetti esaminati è fondamentale l’essere circondati<br />

dall’affetto delle persone care, l’essere stimati e rispettati<br />

dalla società: tutto questo sembra influenzare positivamente<br />

la capacità <strong>di</strong> adattamento e la qualità <strong>di</strong> vita degli anziani.<br />

La qualità degli affetti, delle relazioni sociali personali,<br />

la stima e la fiducia in sé, costituiscono la prospettiva<br />

per un futuro sereno e un senso positivo nell’anziano,<br />

anche se in stato <strong>di</strong> sofferenza.<br />

La malattia, sebbene vissuta con ansia, paura e con le sue<br />

limitazioni, evidenzia i bisogni fondamentali umani, come<br />

la <strong>di</strong>fesa <strong>della</strong> propria <strong>di</strong>gnità, del proprio pensare e del<br />

profondo sentire.<br />

Bibliografia<br />

1 Pancheri P. Stress, emozioni, malattia. Milano: Mondadori 1980.<br />

2 Cesa-Bianchi M. Giovani per sempre? L’arte <strong>di</strong> invecchiare.<br />

Roma-Bari: Laterza 1998.<br />

3 Aveni Casucci MA. Psicologia e gerontologia. Milano: Claire<br />

1984.


249. Il trattamento farmacologico<br />

del Disturbo Ossessivo Compulsivo<br />

ad esor<strong>di</strong>o infantile. Uno stu<strong>di</strong>o<br />

naturalistico ad un anno<br />

POSTER<br />

C. Pfanner, S. Presta, S. Millepie<strong>di</strong>, S. Berloffa, G. Masi<br />

IRCCS Stella Maris per la Neuropsichiatria dell’Infanzia e<br />

dell’Adolescenza, Calambrone (PI)<br />

Numerosi stu<strong>di</strong> controllati, in doppio cieco, attestano efficacia<br />

e tollerabilità dei farmaci IRSS (Inibitori selettivi del<br />

reuptake <strong>della</strong> serotonina) nel trattamento del DOC (Disturbo<br />

Ossessivo Compulsivo) ad esor<strong>di</strong>o infantile (Riddle<br />

et al., 1992, 2001).<br />

Pertanto tali composti sono attualmente considerati, particolarmente<br />

in questa fascia <strong>di</strong> età, <strong>di</strong> prima scelta, mentre<br />

la clomipramina rappresenta ancora trattamento <strong>di</strong> seconda<br />

scelta per pazienti resistenti o intolleranti agli IRSS, pur<br />

mostrando maggiore efficacia ma minore tollerabilità<br />

(Geller et al., 2003).<br />

In caso <strong>di</strong> resistenza alla clomipramina, spesso con<strong>di</strong>zionata<br />

da <strong>di</strong>fferenti sottotipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo in base alla peculiare<br />

espressività sintomatologica, tipo <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà e <strong>di</strong>fferente<br />

familiarità, si ricorre spesso a strategie <strong>di</strong> ‘augmentation’,<br />

principalmente con neurolettici atipici (Keuneman<br />

et al., 2005).<br />

I dati riguardo alle strategie <strong>di</strong> potenziamento con nuovi o<br />

vecchi composti nel DOC pe<strong>di</strong>atrico risultano ancora molto<br />

esigui (Presta et al., 2003).<br />

Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o consiste nel valutare efficacia e tollerabilità<br />

a lungo termine (1 anno) dei farmaci serotonergici<br />

(sertralina, fluvoxamina, clomipramina) nel DOC ad esor<strong>di</strong>o<br />

infantile e la possibile in<strong>di</strong>cazione per una terapia <strong>di</strong> potenziamento<br />

in particolari sottotipi <strong>di</strong> DOC.<br />

Abbiamo reclutato consecutivamente presso l’IRCCS Stella<br />

Maris, durante l’anno 2004/2005, un campione <strong>di</strong> pazienti<br />

affetti da DOC secondo i criteri del DSM IV /TR, <strong>di</strong> età<br />

compresa tra gli 8 ed i 18 anni. Criteri <strong>di</strong> esclusione sono<br />

stati il ritardo mentale, i <strong>di</strong>sturbi pervasivi dello sviluppo e<br />

la schizofrenia, <strong>di</strong>sturbi organici e intolleranza ai farmaci<br />

serotonergici.<br />

I pazienti sono stati sottoposti in modo naturalistico, previo<br />

consenso informato, a valutazione con scale validate per il<br />

<strong>di</strong>sturbo, ai tempi previsti da protocollo, ed a terapia con<br />

IRSS a dosi e tempi adeguati, secondo le linee guida per il<br />

<strong>di</strong>sturbo.<br />

I dati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o, verrano descritti e commentati, anche<br />

se preliminari, nell’ottica del trattamento a lungo termine,<br />

pur necessitando in questa fascia <strong>di</strong> età ulteriori stu<strong>di</strong> controllati<br />

a lungo termine su vasti campioni.<br />

Bibliografia<br />

Geller DA, Biederman J, Stewart SE, et al. Which SSRI? A metaanalysis<br />

of pharmacotherapy trials in pe<strong>di</strong>atric obsessive-compulsive<br />

<strong>di</strong>sorder. Am J Psychiatry 2003;160:1919-28.<br />

Masi G, Millepie<strong>di</strong> S, Mucci M, Bertini N, Milantoni L, Arcangeli<br />

F. A naturalistic study of referred children and adolescents with<br />

obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry<br />

2005;44:673-681.<br />

Presta S, Marazziti, Dell’Osso L, Pfanner C, Marcheschi M, Masi<br />

G, Muratori F, Mucci M, Millepie<strong>di</strong> S, Cassano GB. Obsessivecompulsive<br />

<strong>di</strong>sorder in childhood and adolescence. Psychopathol<br />

2003;36:55-64, 2003.<br />

250. Effetti del trattamento<br />

psicofarmacologico sui livelli sierici<br />

e plasmatici dei fattori neurotrofici<br />

nei pazienti depressi<br />

A. Piccinni * , A. Del Debbio * , A. Mariotti * , I. Roncaglia * ,<br />

C. Bianchi * , A. Palla * , E. Schiavi * , M. Catena * , C. Mannari<br />

** , L. Domenici ** , L. Dell’Osso *<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa; ** Istituto <strong>di</strong> Neuroscienze<br />

del CNR, Pisa<br />

Introduzione: pazienti drug-naive affetti da <strong>di</strong>sturbo depressivo<br />

maggiore (EDM) hanno bassi livelli sierici <strong>di</strong><br />

BDNF. Il trattamento con antidepressivi e stabilizzanti del<br />

tono dell’umore aumenta questi livelli.<br />

Scopo: valutare i livelli sierici e plasmatici <strong>di</strong> BDNF in pazienti<br />

con EDM durante trattamento psicofarmacologico.<br />

Metodologia: 12 pazienti drug-naive al primo episo<strong>di</strong>o<br />

EDM. Sono state valutate al baseline e dopo 1, 4, 8, 12 e 24<br />

settimane, l’Hamilton Depression Rating Scale (HDRS), la<br />

Montgomery-Asberg Rating Scale (MADRS), l’Hamilton<br />

Rating Scale for Anxiety (HRSA) e raccolti campioni ematici<br />

per la valutazione dei livelli sierici e plasmatici <strong>di</strong><br />

BDNF.<br />

Risultati: al baseline i valori sierici e plasmatici <strong>di</strong> BDNF<br />

nei pazienti erano <strong>di</strong> 30,6 ± 10,6 e 4,7 ± 2,9 ng/ml ed i punteggi<br />

nelle scale HDRS, MADRS e HRSA erano 22,41 ±<br />

7,04; 28,83 ± 7,21 e 22,83 ± 6,17. Solo i valori plasmatici <strong>di</strong><br />

BDNF erano significativamente più bassi rispetto al gruppo<br />

<strong>di</strong> controllo. Alla 12 a settimana, la me<strong>di</strong>a dei livelli <strong>di</strong><br />

BDNF sierici e plasmatici era più alta ed i punteggi nelle<br />

scale HDRS, MADRS e HRSA più bassi. Ciascun paziente<br />

mostrava un significativo aumento dei livelli plasmatici <strong>di</strong><br />

BDNF alla 12 a ed alla 24 a settimana confrontato con un<br />

gruppo <strong>di</strong> controllo.<br />

Conclusioni: gli aumentati livelli sierici e plasmatici <strong>di</strong><br />

BDNF correlano con un miglioramento del quadro clinico<br />

in pazienti depressi<br />

251. Stu<strong>di</strong>o preliminare sull’esistenza<br />

<strong>di</strong> un ritmo circa<strong>di</strong>ano del BDNF<br />

A. Piccinni * , A. Del Debbio * , A. Mariotti * , I. Roncaglia * ,<br />

C. Bianchi * , A. Palla * , E. Schiavi * , M. Catena * , C. Mannari<br />

** , L. Domenici ** , L. Dell’Osso *<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa; ** Istituto <strong>di</strong> Neuroscienze<br />

del CNR, Pisa<br />

Introduzione: il BDNF è una neurotrofina essenziale per la<br />

sopravvivenza cellulare, plasticità sinaptica, produzione <strong>di</strong><br />

neurotrasmettitori e neuropepti<strong>di</strong> ed è coinvolto in numerose<br />

con<strong>di</strong>zioni psicopatologiche, compresi i <strong>di</strong>sturbi dell’umore.<br />

Il principale pool periferico sono le piastrine.<br />

Scopo: il nostro stu<strong>di</strong>o valuta le <strong>di</strong>fferenze giornaliere <strong>della</strong><br />

concentrazione del pool sierico e plasmatico del BDNF.<br />

Metodologia: 16 volontari sani sono stati arruolati per questo<br />

stu<strong>di</strong>o circa<strong>di</strong>ano. Campioni <strong>di</strong> sangue per i livelli <strong>di</strong> cortisolo<br />

e per i livelli sierici e plasmatici <strong>di</strong> BDNF sono stati<br />

raccolti alle 8,30, 11, 14 ed alle 20. Il plasma prelevato è sta-<br />

334


to imme<strong>di</strong>atamente centrifugato a 3500 rpm per 10 minuti,<br />

il siero è stato centrifugato un’ora più tar<strong>di</strong>. Il pool sierico,<br />

quello plasmatico ed i livelli liberi (BDNF non legato alle<br />

proteine plasmatiche) sono stati valutati con ELISA con e<br />

senza precedente campione <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>ficazione.<br />

Risultati: nessuna variazione significativa dei livelli <strong>di</strong><br />

BDNF è stata osservata nel pool totale (38, 99 +/ - 1, 68<br />

ng/ml) e libero (3,51 ± 0,5).<br />

I livelli plasmatici mattutini (8,30: 8,09 ± 1, 44; 11: 5,02 ±<br />

0,91) erano significativamente più elevati <strong>di</strong> quelli pomeri<strong>di</strong>ani<br />

(14: 2,86 ± 1,61; p < 0,05) e <strong>di</strong> quelli serali (20: 3,06<br />

± 0,76; p < 0,05).<br />

Conclusioni: il nostro stu<strong>di</strong>o mostra l’esistenza <strong>di</strong> un ritmo<br />

circa<strong>di</strong>ano del BDNF simile al cortisolo, ma in<strong>di</strong>pendente<br />

dallo stesso.<br />

252. Il <strong>di</strong>sturbo da deficit dell’attenzione<br />

e iperattività in comorbi<strong>di</strong>tà con il <strong>di</strong>sturbo<br />

bipolare: valutazione retrospettiva<br />

A. Piccinni, E. Schiavi, A. Palla, A. Seitzu, I. Roncaglia,<br />

A. Del Debbio, A. Mariotti, C. Bianchi, M. Catena,<br />

L. Dell’Osso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Biotecnologie,<br />

Farmacologia, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Introduzione: il <strong>di</strong>sturbo da deficit dell’attenzione e iperattività<br />

(attection deficit hyperactivity <strong>di</strong>sorder; ADHD) colpisce<br />

bambini e adolescenti, ma il DSM IV prevede la <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> tale <strong>di</strong>sturbo anche nell’età adulta. Il 20% degli<br />

adulti bipolari sod<strong>di</strong>sfa i criteri <strong>di</strong>agnostici per ADHD (Winokur<br />

et al., 1993).<br />

Scopo <strong>della</strong> ricerca: valutazione retrospettiva <strong>di</strong> sintomi<br />

dell’ADHD nell’infanzia in pazienti con Disturbo Bipolare<br />

(DB) I e II.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: 100 pazienti tra 18 e i 65 anni <strong>di</strong> entrambi<br />

i sessi, reclutati presso il Day Hospital e il reparto<br />

<strong>della</strong> Clinica Psichiatrica Universitaria <strong>di</strong> Pisa UO II, con<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DB I e II (criteri <strong>di</strong>agnostici DSM IV). Valutazione<br />

retrospettiva me<strong>di</strong>ante il questionario Wender Utah<br />

Rating Scale.<br />

Gruppo <strong>di</strong> controllo: 759 studenti universitari italiani.<br />

Risultati: il 10% del campione ha riportato un punteggio<br />

soprasoglia (> 46) alla WURS. Il 70% del campione è rappresentato<br />

da Bipolari I, il 30% da Bipolari II. L’8,6% dei<br />

Bipolari I è risultato sopra soglia contro il 13,3 % dei Bipolari<br />

II, con punteggio me<strong>di</strong>o tra i Bipolari I <strong>di</strong> 19,59 (DS ±<br />

13,57) e tra i Bipolari II <strong>di</strong> 28,80 (DS ± 17,33).<br />

Tra Bipolari I e II emerge una <strong>di</strong>fferenza statisticamente significativa<br />

(p < 0,05) relativamente alla presenza <strong>di</strong> sintomi<br />

dell’ADHD.<br />

Conclusioni: l’ADHD sembra più frequente nei Bipolari II<br />

rispetto ai Bipolari I, in linea con la letteratura, che propone<br />

l’esistenza <strong>di</strong> un sottotipo <strong>di</strong>stinto <strong>di</strong> presentazione fenotipica<br />

ADHD/BP II.<br />

335<br />

POSTER<br />

253. La percezione del rischio nel <strong>di</strong>sturbo<br />

ossessivo-compulsivo<br />

M. Piccinni, P. Riva, C. Baral<strong>di</strong>, N. Amato, L. Bello<strong>di</strong>,<br />

P. Cave<strong>di</strong>ni<br />

Istituto Scientifico San Raffaele, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze<br />

Neuropsichiche, Università Vita-Salute San Raffaele, Facoltà<br />

<strong>di</strong> Psicologia, Milano<br />

Introduzione: un’ipotesi per la comprensione del comportamento<br />

patologico nel <strong>di</strong>sturbo ossessivo-compulsivo<br />

(DOC) è la presenza <strong>di</strong> un deficit nel decision-making. Scopo<br />

dello stu<strong>di</strong>o è indagare uno degli aspetti che caratterizzano<br />

tale processo cioè la percezione del rischio e la conseguente<br />

modulazione delle strategie decisionali.<br />

Metodologia: lo stu<strong>di</strong>o è stato condotto su una coorte <strong>di</strong><br />

soggetti DOC e <strong>di</strong> soggetti sani <strong>di</strong> controllo (CTR) valutata<br />

me<strong>di</strong>ante il Gamble Task. Il compito consiste nel mostrare ai<br />

soggetti 6 scatole, alcune rosse ed altre blu, presentate in<br />

proporzioni <strong>di</strong>verse da 3:3 a 5:1 e associate a combinazioni<br />

<strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> cifre da scommettere (50:50; 40:60). Il computer<br />

nasconde in modo casuale una pallina gialla dentro una<br />

delle scatole e al soggetto viene chiesto <strong>di</strong> indovinare dove<br />

si trova. Al fine <strong>di</strong> creare una situazione decisionale conflittuale,<br />

i guadagni maggiori sono sempre associati al colore<br />

meno probabile e viceversa.<br />

Risultati: i CTR modulano le strategie <strong>di</strong> scelta in funzione<br />

<strong>della</strong> situazione <strong>di</strong> rischio, mentre nei DOC questo non avviene<br />

a conferma del deficit considerato. Da un confronto<br />

intragruppo nei DOC si evidenzia un’eterogeneità nei pattern<br />

<strong>di</strong> scelta che denota una sopravvalutazione o una sottovalutazione<br />

del rischio.<br />

Bibliografia<br />

Rogers DR, Owen, AM, et al. Choosing between Small, Likely<br />

Rewards and Large, Unlikely Rewards Activates Inferior and<br />

Orbital Prefrontal Cortex. J Neurosci 1999.<br />

Cave<strong>di</strong>ni P, Ribal<strong>di</strong> G, et al. Decision-making heterogeneity in obsessive-compulsive<br />

<strong>di</strong>sorder: ventrome<strong>di</strong>al prefrontal cortex<br />

function pre<strong>di</strong>cts <strong>di</strong>fferent treatment outcomes. Neuropsychologia<br />

2002.<br />

254. Obesità e <strong>di</strong>sturbi d’ansia<br />

G. Pillai, S. Corrias, F. Pili, V. Nonnoi, F. Pinna,<br />

P.E. Fanni, C. Putzu ** , F. Velluzzi * , A. Loviselli * ,<br />

W. Orrù ** , B. Carpiniello<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Cagliari; * U.O. Dipartimentale<br />

<strong>di</strong> Obesità, Policlinico Universitario, Cagliari;<br />

** Istituto I.H. Schultz, Cagliari<br />

Introduzione: l’Obesità è ormai <strong>di</strong>ventato un problema <strong>di</strong><br />

salute pubblica. Ciò ha portato la ricerca a valutare quali siano<br />

i fattori che la influenzano (fattori genetici, metabolici,<br />

endocrini e psicologici), con lo scopo <strong>di</strong> migliorarne l’inquadramento<br />

clinico, la prevenzione e il trattamento. Lo<br />

scopo del presente stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> valutare la prevalenza <strong>di</strong> Disturbi<br />

d’Ansia (DA) in un campione <strong>di</strong> pazienti afferenti ad<br />

un Centro specializzato nel trattamento dell’Obesità.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il campione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è costituito da 106<br />

pz (83 f, 22 m), <strong>di</strong> cui 17 sovrappeso (BMI 25 ± 30) e 89


POSTER<br />

obesi (BMI > 30). L’inquadramento <strong>di</strong>agnostico è stato effettuato<br />

tramite la SCID I; la valutazione <strong>della</strong> gravità e del<br />

funzionamento globale tramite le scale CGI e GAF.<br />

Risultati: il 33% dei pz (30,4% dei m e 33,7% delle f) sod<strong>di</strong>sfa<br />

pienamente i criteri <strong>di</strong>agnostici per DA; il 6,6% dei pazienti<br />

sod<strong>di</strong>sfa i criteri per un DAP senza Agorafobia, 0,9%<br />

Agorafobia senza AP, 0,9% DOC, 0,9% Fobia Sociale, 5,7%<br />

Fobia Specifica, 10,4% GAD, 2,8% DPTS, 10,4% DA<br />

NAS.<br />

Dai dati emerge, me<strong>di</strong>amente, per i maschi, una lieve anticipazione<br />

dell’esor<strong>di</strong>o del DA rispetto all’inizio dell’incremento<br />

ponderale; nelle femmine, invece, l’incremento ponderale<br />

è me<strong>di</strong>amente antecedente l’esor<strong>di</strong>o del DA.<br />

Conclusioni: i risultati del nostro stu<strong>di</strong>o concordano, nel<br />

complesso, con i dati <strong>di</strong> letteratura che evidenziano una<br />

stretta correlazione tra obesità/sovrappeso e <strong>di</strong>sturbi<br />

d’ansia.<br />

255. Miglioramento dell’ansia<br />

e delle <strong>di</strong>sabilità motorie in pazienti<br />

con deficit intellettivo me<strong>di</strong>o/grave grazie<br />

a un programma <strong>di</strong> introduzione al minitennis<br />

A. Pilu * *** , C. Porqueddu ** , S. Adamo * *** , A.L. Floris *<br />

*** , M.C. Hardoy * *** , M.G. Carta * ***<br />

* Università <strong>di</strong> Cagliari; ** Istituto Superiore <strong>di</strong> Educazione<br />

Fisica, Cagliari; *** <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> Sport e <strong>Psicopatologia</strong><br />

Introduzione/scopo: valutare l’efficacia <strong>di</strong> un programma<br />

introduttivo al mini-tennis quale supporto nella riabilitazione<br />

psicosociale <strong>di</strong> pazienti affetti da ritardo mentale <strong>di</strong> grado<br />

me<strong>di</strong>o o grave.<br />

Metodologia: sono stati confrontati due gruppi <strong>di</strong> 12 soggetti<br />

ciascuno con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> ritardo mentale me<strong>di</strong>o o grave<br />

(WAIS), un gruppo ha seguito un programma <strong>di</strong> introduzione<br />

al mini-tennis per 6 mesi, l’altro è stato valutato<br />

come gruppo <strong>di</strong> controllo. I gruppi erano confrontabili in<br />

or<strong>di</strong>ne a comorbi<strong>di</strong>tà con altre <strong>di</strong>agnosi psichiatriche e psicofarmaci<br />

assunti. L’assessment psicopatologico è stata<br />

condotto per mezzo <strong>della</strong> versione italiana dell’Assessment<br />

and Information Rating Profile (AIRP). Sono state inoltre<br />

valutate con metodologia strutturata: coor<strong>di</strong>nazione motoria,<br />

dominanza laterale e percezione dello schema corporeo.<br />

In entrambi i gruppi le misure sono state effettuate all’ingresso<br />

al programma (T0), dopo 2 mesi (T2) e dopo 6<br />

mesi (T6).<br />

Risultati: lo stu<strong>di</strong>o evidenzia una <strong>di</strong>minuzione nel tempo<br />

statisticamente significativa dei punteggi psicopatologici totali<br />

AIRP nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo<br />

(p < 0,001). Fra le subscale soltanto la scala dell’ansia<br />

mostrava un miglioramento nel tempo nel gruppo sperimentale<br />

maggiore al gruppo <strong>di</strong> controllo (p < 0,01).<br />

Conclusioni: i dati sembrano in<strong>di</strong>care che un programma <strong>di</strong><br />

introduzione allo sport può rappresentare un utile ausilio<br />

nella riabilitazione psicosociale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui con deficit intellettivo<br />

e <strong>di</strong>sturbi emotivi. I benefici <strong>di</strong> una attività strutturata<br />

sembrano integrarsi con una migliore immagine <strong>di</strong> sé<br />

in soggetti con deficit intellettivo me<strong>di</strong>o/grave nel corso <strong>di</strong><br />

un programma strutturato <strong>di</strong> introduzione allo sport. Ulte-<br />

riori stu<strong>di</strong> dovrebbero confermare questi risultati su campioni<br />

più vasti.<br />

Bibliografia<br />

1 Bouras N. Health Trends 1989;21:7.<br />

Kirkcaldy BD, et al. Psychiatry Psychiatr Epidemiol 2002.<br />

256. Disturbo d’ansia <strong>di</strong> separazione<br />

nell’adulto: un’entità clinica <strong>di</strong>stinta?<br />

S. Pini * , M. Abelli * , M. Muti * , C. Gesi * , P. Rucci,<br />

G.B. Cassano * , K.M. Shear **<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologia, Università <strong>di</strong> Pisa; ** Columbia University,<br />

New York<br />

Introduzione: il <strong>di</strong>sturbo d’ansia <strong>di</strong> separazione (SEPAD) è<br />

un <strong>di</strong>sturbo psichiatrico ben definito nell’infanzia. Recenti<br />

stu<strong>di</strong> epidemiologici in<strong>di</strong>cano che il SEPAD è più frequente<br />

nell’adulto che nel bambino 1 . Tuttavia, poca attenzione è<br />

stata rivolta al SEPAD nell’età adulta, in quanto non è chiaro<br />

se esso costituisca una con<strong>di</strong>zione ben <strong>di</strong>stinta. In particolare,<br />

resta da chiarire se la presenza <strong>di</strong> SEPAD costituisca<br />

semplicemente la manifestazione <strong>di</strong> un attaccamento ansioso,<br />

una forma <strong>di</strong> agorafobia o una con<strong>di</strong>zione con specifici<br />

correlati clinici e terapeutici 2 . Lo scopo del presente stu<strong>di</strong>o<br />

è quello <strong>di</strong> analizzare questi aspetti.<br />

Metodo: 141 pazienti adulti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong><br />

panico sono stati selezionati presso gli ambulatori <strong>della</strong><br />

Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong> Pisa. La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

SEPAD è stata effettuata utilizzando tre questionari: Intervista<br />

Clinica Strutturata per l’Ansia <strong>di</strong> Separazione (SCI-<br />

SAS) 3 , Separation Anxiety Symptoms Inventory (SASI) e<br />

Adult Separation Anxiety Questionnaire (ASA-27). Lo stile<br />

<strong>di</strong> attaccamento è stato valutato me<strong>di</strong>ante il Relationship<br />

Questionnaire e l’Adult Attachment Questionnaire. L’agorafobia<br />

è stata indagata me<strong>di</strong>ante il PAS-SR. La <strong>di</strong>agnosi<br />

principale ed eventuali <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Asse I in comorbi<strong>di</strong>tà<br />

sono state indagate me<strong>di</strong>ante la SCID-I. Le scale cliniche<br />

impiegate sono state la PDSS, HAM-D, Mania Rating<br />

Scale e SF-36.<br />

Risultati: la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> SEPAD in età adulta è stata riscontrata<br />

nel 49,5% del campione. I pazienti con tale <strong>di</strong>agnosi<br />

hanno evidenziato con maggior frequenza un attaccamento<br />

ansioso, sebbene una minoranza <strong>di</strong> soggetti con SEPAD abbiano<br />

riportato un attaccamento sicuro. L’analisi fattoriale<br />

ha mostrato che il SEPAD dell’adulto è una con<strong>di</strong>zione ben<br />

<strong>di</strong>stinta dall’agorafobia. Inoltre i pazienti con tale <strong>di</strong>agnosi<br />

hanno evidenziato una maggior gravità sintomatologia del<br />

<strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico e peggiore qualità <strong>della</strong> vita rispetto ai<br />

soggetti senza SEPAD.<br />

Conclusioni: i risultati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o in<strong>di</strong>cano che il SE-<br />

PAD dell’adulto è una con<strong>di</strong>zione clinica frequente, <strong>di</strong>stinta<br />

dall’agorafobia, associata ad importanti implicazioni cliniche<br />

e che necessita <strong>di</strong> essere adeguatamente riconosciuta e<br />

stu<strong>di</strong>ata.<br />

Bibliografia<br />

1 Wijeratne & Manicavasagar, 2003.<br />

2 Manicavasagar & Silove, 1997.<br />

3 Cyrawnoski et al., 2002.<br />

336


257. Il trattamento <strong>della</strong> schizofrenia<br />

in una prospettiva <strong>di</strong> genere<br />

F. Pinna, S. Massa, L. Bona, V. Mattana, B. Carpiniello<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione: dai dati <strong>della</strong> letteratura sulle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong><br />

genere nella schizofrenia emerge come tra uomini e donne<br />

esistano <strong>di</strong>versità in termini <strong>di</strong> insorgenza <strong>della</strong> malattia,<br />

sintomatologia, fattori neurobiologici, decorso, incidenza e<br />

risposta al trattamento. Modelli <strong>di</strong> malattia costruiti prevalentemente<br />

su profili maschili rischiano, pertanto, <strong>di</strong> sottovalutare<br />

specifici fattori <strong>di</strong> rischio o <strong>di</strong> protezione e portano<br />

all’attuazione <strong>di</strong> trattamenti meno efficaci. Il nostro stu<strong>di</strong>o si<br />

propone <strong>di</strong> verificare le modalità <strong>di</strong> trattamento in pazienti<br />

con <strong>di</strong>sturbi dello spettro schizofrenico secondo un approccio<br />

gender-oriented.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: è stato selezionato un campione consecutivo<br />

<strong>di</strong> 85 pz, 53 m e 32 f, <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a pari a 38,2 ±<br />

9,6 anni nei m e 44,2 ± 15,7 anni nelle f, affetti da Disturbi<br />

dello Spettro Schizofrenico, afferenti a un CSM Universitario.<br />

Il rilevamento dei dati è stato effettuato me<strong>di</strong>ante<br />

una scheda dei dati socio-anagrafici e clinico-terapeutici<br />

del paziente.<br />

Risultati: le uniche <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere statisticamente significative<br />

riguardano gli interventi Psicoterapici e Socio-<br />

Assistenziali, più rappresentati nel genere femminile, e <strong>di</strong><br />

Riabilitazione, più rappresentati nel genere maschile. Non<br />

emerge alcuna <strong>di</strong>fferenza genere-<strong>di</strong>pendente per quanto<br />

concerne tipologia e dosaggi me<strong>di</strong> dei farmaci utilizzati, sia<br />

antipsicotici, tipici e atipici, che non antipsicotici. Nel genere<br />

femminile si osserva un trend verso una maggiore incidenza<br />

<strong>di</strong> effetti collaterali in corso <strong>di</strong> trattamento antipsicotico.<br />

Conclusioni: non emergono, nel complesso, <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong><br />

genere significative nelle modalità <strong>di</strong> trattamento dei <strong>di</strong>sturbi<br />

dello spettro schizofrenico, a conferma <strong>di</strong> quanto ancora<br />

si sia lontani dal considerare il trattamento <strong>della</strong> schizofrenia<br />

in una prospettiva <strong>di</strong> genere, dando il giusto peso ai bisogni<br />

specifici dei due sessi.<br />

258. Carico familiare e morbilità psichiatrica<br />

in caregivers <strong>di</strong> pazienti affetti da demenza<br />

<strong>di</strong> tipo Alzheimer<br />

O. Piperopoulos, E. Fragkou, F. Siravo, G. Morelli,<br />

D. Ruggiero, D. Ussorio * , R. Pollice *<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>; * Clinica Psichiatrica,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università<br />

de L’Aquila<br />

Introduzione: le demenze, e la malattia <strong>di</strong> Alzheimer in<br />

particolare, colpiscono un numero sempre crescente <strong>di</strong> persone<br />

e la loro prevalenza è destinata a salire con il progressivo<br />

invecchiamento <strong>della</strong> popolazione. In Italia il 6,4% delle<br />

persone <strong>di</strong> oltre 65 anni è affetto da demenza, con un incremento<br />

quasi esponenziale con l’età. Quasi tutti i soggetti<br />

con demenza presentano <strong>di</strong>sabilità nelle attività quoti<strong>di</strong>ane<br />

e in oltre il 60% dei casi la <strong>di</strong>sabilità è grave e richiede<br />

un’assistenza continua. Attualmente la famiglia rappresenta<br />

la principale risposta assistenziale dei pazienti affetti da de-<br />

337<br />

POSTER<br />

menza; i familiari de<strong>di</strong>cano me<strong>di</strong>amente sette ore al giorno<br />

all’assistenza <strong>di</strong>retta del paziente e quasi un<strong>di</strong>ci ore alla sua<br />

sorveglianza. Non è sorprendente che un impegno <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>mensioni<br />

comporti spesso rilevanti problemi per chi lo assume:<br />

assistere un paziente affetto da demenza rappresenta<br />

un’esperienza emotivamente stressante che può comportare<br />

un deterioramento <strong>della</strong> salute psicofisica dei caregivers e<br />

aumentare il rischio <strong>di</strong> istituzionalizzazione del paziente.<br />

Obiettivi: in relazione al rilevante coinvolgimento <strong>della</strong> famiglia<br />

nella cura e nell’assistenza del malato <strong>di</strong> Alzheimer,<br />

abbiamo voluto verificare il benessere psicologico dei caregivers<br />

in un campione <strong>di</strong> pazienti affetti da demenza <strong>di</strong> tipo<br />

Alzheimer e ricercare nello stesso momento i determinanti<br />

dello stress assistenziale. In particolare abbiamo valutato il<br />

carico familiare e la sintomatologia ansiosa e depressiva nei<br />

caregivers e l’eventuale associazione tra le suddette variabili<br />

e la gravità <strong>della</strong> malattia, la capacità <strong>di</strong> svolgere le attività<br />

del vivere quoti<strong>di</strong>ano e la sintomatologia comportamentale<br />

dei pazienti.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: la ricerca è stata eseguita presso l’Unità<br />

<strong>di</strong> Psicogeriatria del Servizio Psichiatrico Universitario<br />

<strong>di</strong> Diagnosi e Cura dell’Ospedale San Salvatore de L’Aquila<br />

su 19 caregivers <strong>di</strong> altrettanti pazienti seguiti dal centro.<br />

I caregivers sono stati selezionati utilizzando criteri <strong>di</strong> inclusione<br />

sia riferiti al paziente (<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> M. <strong>di</strong> Alzheimer<br />

probabile secondo i criteri DSM - IV e presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

comportamentali, valutati con Neuropsychiatric Inventory,<br />

NPI), sia riferiti ai caregivers stessi (scolarità <strong>di</strong> almeno 5<br />

anni, nessuna <strong>di</strong>agnosi psichiatrica pregressa).<br />

Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad una valutazione multi<strong>di</strong>mensionale<br />

che comprendeva le funzioni cognitive (MM-<br />

SE), la sintomatologia non cognitiva (NPI), le capacità <strong>di</strong><br />

svolgere le attività del vivere quoti<strong>di</strong>ano (Activities of Daily<br />

Living, ADL). Per i relativi caregivers è stato valutato il Carico<br />

familiare (Caregiver Burden Inventory, CBI), la sintomatologia<br />

ansiosa (State – Trait Anxiety Inventory, STAI forma<br />

Y – 1) e depressiva (Beck Depression Inventory, BDI).<br />

Risultati: nella popolazione dei caregivers, su un totale <strong>di</strong><br />

19, 17 soggetti (89,47%) presentano una sintomatologia depressiva<br />

sopra la soglia (valore me<strong>di</strong>o alla BDI 12,70 ±<br />

4,75). Se<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> loro (84,21%) presentano una sintomatologia<br />

depressiva lieve (11,62 ± 1,70), mentre uno (5,26%) presenta<br />

una sintomatologia depressiva <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a gravità (30).<br />

L’analisi <strong>della</strong> regressione non ha evidenziato alcuna correlazione<br />

significativa tra la sintomatologia depressiva dei caregivers<br />

e la gravità delle alterazioni cognitive, la capacità<br />

<strong>di</strong> svolgere le attività del vivere quoti<strong>di</strong>ano e la sintomatologia<br />

comportamentale dei pazienti.<br />

Alla scala STAI Y-1 tutti i caregivers hanno superato il valore<br />

soglia pre<strong>di</strong>ttivo <strong>di</strong> sintomatologia ansiosa (56,36 ±<br />

7,97, con un range <strong>di</strong> 45-78); 2 (10,52%) hanno ottenuto un<br />

punteggio in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> sintomatologia ansiosa lieve (45),<br />

14 (73,68%) hanno riportato una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 54,93 ± 3,45 mostrando<br />

livelli <strong>di</strong> ansia moderata, mentre 3 familiari (15,78)<br />

hanno ottenuto valori caratteristici <strong>di</strong> sintomatologia ansiosa<br />

grave (70,67 ± 6,65). Come per la depressione, non esiste<br />

una correlazione statisticamente significativa tra il punteggio<br />

ottenuto alla STAI e le alterazioni delle funzioni cognitive,<br />

la gravità <strong>della</strong> <strong>di</strong>sabilità e la sintomatologia comportamentale<br />

dei pazienti.<br />

Alla CBI il campione dei caregivers ha riportato una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

53,89 ± 11,52 (valori normativi <strong>di</strong> riferimento secondo il cam-


pione originale <strong>di</strong> Novak e del campione <strong>della</strong> versione italiana<br />

<strong>della</strong> scala rispettivamente 22,14 ± 16,30 e 20,40 ± 16,90).<br />

L’analisi <strong>della</strong> regressione lineare ha evidenziato una correlazione<br />

positiva statisticamente significativa tra la gravità dei<br />

sintomi comportamentali ed il carico familiare (b = 1,82, E.S.<br />

= 0,12, p < 0,000) e tra il grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità dei pazienti ed il<br />

carico familiare e (b = 6,2, E.S. = 0,50, p < 0,00001).<br />

Una correlazione negativa, seppure alla soglia <strong>della</strong> significatività<br />

statistica (b = – 0,77, E.S. = 0,36, p = 0,05), è stata<br />

<strong>di</strong>mostrata anche tra il punteggio ottenuto alla MMSE ed il<br />

carico familiare: la retta <strong>di</strong> regressione, inclinata verso il<br />

basso, suggerisce che il carico familiare dei caregivers aumenta<br />

con il progressivo deterioramento alla MMSE, con<br />

conseguente riduzione dei punteggi.<br />

Conclusioni: lo stu<strong>di</strong>o ha in<strong>di</strong>cato l’elevata prevalenza <strong>di</strong><br />

sintomatologia ansioso-depressiva e l’aumentato carico familiare<br />

nei caregivers dei pazienti affetti da demenza <strong>di</strong> tipo<br />

Alzheimer; i dati sembrano suggerire inoltre che lo stress<br />

assistenziale appare associato soprattutto alla gravità <strong>della</strong><br />

sintomatologia comportamentale e al grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità dei<br />

pazienti piuttosto che alla compromissione delle funzioni<br />

cognitive. Il nostro lavoro in conclusione sottolinea la necessità<br />

<strong>di</strong> interventi mirati ad alleviare lo stress e il carico<br />

sperimentato dai caregivers.<br />

Bibliografia<br />

Rinal<strong>di</strong> P, et al. Pre<strong>di</strong>ctors of high level of burden and <strong>di</strong>stress in caregivers<br />

of demented patients: results of an Italian multicenter<br />

study. Int J Geriatr Psychiatry 2005;20:168-74.<br />

Janna M. Glozman. Quality of Life of Caregivers. Neuropsychol<br />

Rev 2004;14(4).<br />

259. Integrazione del sostegno<br />

psicoterapeutico e logope<strong>di</strong>co<br />

nella strategia riabilitativa <strong>di</strong> pazienti<br />

laringectomizzati<br />

S. Pirone * , D. Del Forno ** , G. Salerno *** , G. Alinovi *<br />

POSTER<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Area Didattico-Scientifica<br />

<strong>di</strong> Psicoterapia; ** Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Clinica Scienze<br />

Car<strong>di</strong>ovascolari e Immunologiche; *** Clinica Otorinolaringoiatrica,<br />

Università <strong>di</strong> Napoli “Federico II”<br />

La voce è il principale mezzo comunicativo <strong>di</strong> cui l’in<strong>di</strong>viduo<br />

si serve nella comunicazione verbale: tutte le sue sfumature<br />

ci permettono <strong>di</strong> esprimere affetti, <strong>di</strong>nieghi, preoccupazioni,<br />

risultando una delle “se<strong>di</strong>” principali in cui collochiamo,<br />

volontariamente o inconsciamente, anche gran<br />

parte delle nostre risonanze interiori. Lo scopo dello stu<strong>di</strong>o<br />

è stato quello <strong>di</strong> valutare l’impatto <strong>di</strong> un intervento <strong>di</strong> laringectomia<br />

totale o parziale sulle funzioni basali quoti<strong>di</strong>ane<br />

come respirazione, deglutizione, comunicazione ed aspetto<br />

fisico in un gruppo <strong>di</strong> 24 donne con età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 59 anni.<br />

Sono stati usati strumenti validati, economici e pratici, come<br />

il SAT-P, l’EORTC QLQ-C-30 e l’IPQ. È stato rilevato<br />

che il 50% delle intervistate ha problemi a conversare con<br />

persone estranee, il 25% esce <strong>di</strong> casa solo se necessario, il<br />

37,5% è a <strong>di</strong>sagio per il proprio aspetto, il 50% è imbarazzato<br />

per la propria voce. Per il 75% l’umore è peggiorato ed<br />

il 75% lamenta un’alterazione dell’affettività con scarsa resistenza<br />

a situazioni stressanti. Alcune pazienti hanno <strong>di</strong>-<br />

chiarato <strong>di</strong> sentirsi meglio parlando con persone nella loro<br />

stessa situazione. Dalle interviste è emersa l’utilità <strong>di</strong> un intervento<br />

terapeutico integrato logope<strong>di</strong>co e <strong>di</strong> sostegno psicologico<br />

che miri sia ad un recupero <strong>della</strong> capacità funzionale<br />

fisica sia ad attenuare le alterazioni psico-comportamentali<br />

conseguenti all’evento patologico. In conclusione,<br />

tale intervento terapeutico integrato può aiutare i pazienti ad<br />

in<strong>di</strong>viduare modalità e strategie alternative che consentano<br />

una piena espessività emozionale altrimenti limitata.<br />

260. Presenza <strong>di</strong> condotte alimentari<br />

<strong>di</strong>sfunzionali sottosoglia in un campione<br />

<strong>di</strong> pazienti ambulatoriali. Risultati preliminari<br />

R. Politi, M. Caredda, E. Tarolla, P. Pancheri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: l’elevata prevalenza dei Disturbi del Comportamento<br />

Alimentare (DCA) nella popolazione generale e<br />

il frequente riscontro <strong>di</strong> una loro comorbilità con altri <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici permettono <strong>di</strong> interpretare i DCA come<br />

un’entità psicopatologica transnosografica. Accanto ai quadri<br />

clinici definiti, ancora più <strong>di</strong>ffusi appaiono nella popolazione<br />

generale comportamenti <strong>di</strong>sfunzionali sostenuti da costrutti<br />

teorici e convincimenti che confinano molto strettamente<br />

o che presentano similitu<strong>di</strong>ni inequivocabili con i<br />

DCA puri. Tuttavia, in letteratura risultano poco indagate la<br />

prevalenza <strong>di</strong> condotte alimentari <strong>di</strong>sfunzionali in popolazioni<br />

<strong>di</strong> soggetti affetti da <strong>di</strong>sturbi psichiatrici e i rapporti tra<br />

tali condotte e le <strong>di</strong>mensioni psicolatologiche <strong>di</strong> più frequente<br />

riscontro in popolazioni psichiatriche.<br />

Obiettivi <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o sono:<br />

1. la valutazione <strong>della</strong> prevalenza <strong>di</strong> condotte alimentari <strong>di</strong>sfunzionali<br />

in un campione ambulatoriale <strong>di</strong> pazienti psichiatrici<br />

me<strong>di</strong>ante strumenti psicometrici specifici;<br />

2. la valutazione delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> prevalenza in relazione<br />

alle categorie <strong>di</strong>agnostiche <strong>di</strong> Asse I (DSM-IV-TR) e al<br />

genere;<br />

3. la ricerca <strong>di</strong> eventuali correlazioni tra la gravità dei comportamenti<br />

alimentari <strong>di</strong>sfunzionali e i punteggi psicometrici<br />

delle scale impiegate, con particolare attenzione a <strong>di</strong>mensioni<br />

psicopatologiche determinate.<br />

Metodologia: il campione è costituito da 50 pazienti afferenti<br />

consecutivamente all’ambulatorio <strong>della</strong> UOC <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

e Psicofarmacologica Clinica dell’Università <strong>di</strong> Roma<br />

“La Sapienza”, per una prima visita, <strong>di</strong>agnosticati secondo<br />

i criteri del DSM-IV-TR. La valutazione psicometrica<br />

è stata effettuata con le seguenti scale <strong>di</strong> valutazione:<br />

1. Hamilton Anxiety Rating Scale (HAM-A);<br />

2. Hamilton Depression Rating Scale (HAM-D);<br />

3. Scala per la Valutazione Rapida Dimensionale (SVA-<br />

RAD);<br />

4. Clinical Global Impression (CGI);<br />

5. Eating Attitudes Test-26 (EAT-26);<br />

6. Binge Eating Scale (BES).<br />

Risultati: l’elaborazione dei dati evidenzia un’alta prevalenza<br />

<strong>di</strong> comportamenti alimentari <strong>di</strong>sfunzionali nel campione,<br />

e relazioni significative tra questi e le altre variabili<br />

psicometriche esplorate. Tali risultati verranno esplicitati sul<br />

testo e <strong>di</strong>scussi in sede congressuale.<br />

338


Conclusioni: la corretta rilevazione <strong>della</strong> presenza <strong>di</strong> condotte<br />

alimentari <strong>di</strong>sfunzionali nell’ambito dei <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici si <strong>di</strong>mostra utile per la formulazione <strong>di</strong><br />

una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>mensionale, che consenta un giu<strong>di</strong>zio prognostico<br />

più adeguato ed una scelta terapeutica più mirata<br />

alle caratteristiche del singolo paziente.<br />

Bibliografia<br />

Srober M, Katz JL. Depression in eating <strong>di</strong>sorders: a review and<br />

analysis of descriptive, family and biological fin<strong>di</strong>ngs. In: Garner<br />

DM, Garfinkel PE, eds. Diagnostic Issues in Anorexia Nervosa<br />

and Bulimia Nervosa. New York: Brunner, Mazel 1997.<br />

Fornari V, Kaplan M, et al. Depressive and anxiety <strong>di</strong>sorders in<br />

Anorexia Nervosa and Bulimia Nervosa. Int J Eat Disord<br />

1992;12: 21-9.<br />

Godart NT, Flament MF, et al. Comorbi<strong>di</strong>ty between eating <strong>di</strong>sorders<br />

and anxiety <strong>di</strong>sorders: a review. Int J Eat Disord 2002;32:<br />

253-70.<br />

261. Valutazione del funzionamento<br />

premorboso come pre<strong>di</strong>ttore <strong>di</strong> outcome<br />

clinico e funzionale in pazienti al primo<br />

episo<strong>di</strong>o psicotico<br />

R. Pollice, A. Di Pucchio * , E. Di Giovambattista * ,<br />

E. Fragkou * , M. Mazza, R. Roncone, M. Casacchia<br />

Clinica Psichiatrica; * Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Università de L’Aquila<br />

Introduzione: da <strong>di</strong>versi anni la letteratura sui <strong>di</strong>sturbi dello<br />

spettro psicotico ha in<strong>di</strong>viduato nel funzionamento premorboso<br />

un importante pre<strong>di</strong>ttore <strong>di</strong> outcome e <strong>di</strong> prognosi,<br />

sia clinica che funzionale (Boiler, 1996). Alcuni stu<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cano<br />

che un cattivo funzionamento premorboso può essere<br />

considerato come pre<strong>di</strong>ttore <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi caratterizzati da<br />

esor<strong>di</strong>o precoce, grave deficit del funzionamento psicosociale<br />

e predominanza <strong>di</strong> sintomatologia negativa (Andreasen,<br />

1994).<br />

Altri stu<strong>di</strong>, invece, sottolineano l’importanza <strong>della</strong> durata<br />

<strong>della</strong> Psicosi non trattata (DUP) (Tor K. Larsen, 2000), quale<br />

pre<strong>di</strong>ttore in<strong>di</strong>pendente e più rilevante, caratterizzante un<br />

decorso con frequenti ricadute ed una durata delle fasi acute<br />

più prolungata. È plausibile ipotizzare che dallo stu<strong>di</strong>o<br />

degli eventi e del funzionamento scolastico e psicosociale,<br />

che precedono il primo episo<strong>di</strong>o psicotico, sia possibile da<br />

un lato evidenziare fattori protettivi e <strong>di</strong> vulnerabilità sui<br />

quali intervenire specificatamente, dall’altro favorire il riconoscimento<br />

<strong>di</strong> soggetti a rischio per attuare programmi <strong>di</strong><br />

prevenzione secondaria in grado <strong>di</strong> ridurre la DUP (Rabinowitz,<br />

2002). Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong><br />

identificare eventuali alterazioni del funzionamento premorboso<br />

e le loro correlazioni con la gravità e la sintomatologia<br />

clinica in un campione <strong>di</strong> pazienti al primo episo<strong>di</strong>o<br />

psicotico.<br />

Materiali e metodo: il nostro campione era costituito da 32<br />

pazienti, 19 maschi (età me<strong>di</strong>a 24,4 anni ds 6,95) e 13 femmine<br />

(età me<strong>di</strong>a 24,93 anni ds 5,88) afferenti consecutivamente<br />

presso il SPDC a <strong>di</strong>rezione Universitaria <strong>di</strong> L’Aquila<br />

nel periodo compreso tra gennaio 2003-gennaio 2005. Tutti<br />

i pazienti sod<strong>di</strong>sfacevano i criteri <strong>di</strong>agnostici del Disturbo<br />

Schizofreniforme (DSM-IV, APA 1998). È stata effettuata<br />

una valutazione clinica standar<strong>di</strong>zzata tramite i seguenti<br />

339<br />

POSTER<br />

strumenti <strong>di</strong> valutazione: BPRS 24-items (Morosini e Casacchia,<br />

1994), Clinical Global Impression (CGI). Il livello<br />

<strong>di</strong> funzionamento premorboso è stato valutato attraverso la<br />

Premorbid Adjustment Scale (PAS) (Cannon-Spoor et al,<br />

1982).<br />

Risultati: i risultati preliminari evidenziano nei pazienti al<br />

primo episo<strong>di</strong>o psicotico un progressivo deterioramento del<br />

funzionamento premorboso, dall’infanzia all’età adulta<br />

(PAS 0-11 anni: punteggio me<strong>di</strong>o 0,34 ds 0,2; PAS 12-15<br />

anni: punteggio me<strong>di</strong>o 0,35 ds 0,2; PAS 16-18 anni: 0,39 ds<br />

0,2; PAS > 18 anni:punteggio me<strong>di</strong>o 0,41 ds 0,30; PAS generale:<br />

punteggio me<strong>di</strong>o 0,57 ds 0,2). Abbiamo, inoltre, evidenziato<br />

una correlazione positiva tra i punteggi me<strong>di</strong> delle<br />

aree <strong>della</strong> PAS relative alla tarda adolescenza, all’età adulta<br />

ed al funzionamento generale con la gravità dei sintomi psicotici<br />

all’esor<strong>di</strong>o, come rilevato dalla BPRS (punteggio me<strong>di</strong>o:<br />

59 ds 16,46) e dalla CGI severity (punteggio me<strong>di</strong>o:<br />

4,13 ds 1,3).<br />

È stata evidenziata una correlazione positiva, statisticamente<br />

significativa, tra la <strong>di</strong>sabilità nell’età adulta (>18 anni) ed<br />

i cluster <strong>della</strong> BPRS “Depressione” (p 0,01) e “Disintegrazione<br />

Psicotica” (p 0,00); mentre è stata evidenziata una<br />

correlazione negativa, statisticamente significativa, tra il<br />

cluster <strong>della</strong> BPRS “Sintomi Positivi” ed il funzionamento<br />

dall’infanzia all’età adulta.<br />

La gravità del quadro psicopatologico all’esor<strong>di</strong>o, valutata<br />

con la CGI severity, correlava positivamente, in modo statisticamente<br />

significativo, con la <strong>di</strong>sabilità dell’Infanzia (p<br />

0,04) e <strong>della</strong> Prima Adolescenza (p 0,05). Tanto più precoce<br />

era l’età <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o tanto maggiore era la “<strong>di</strong>sintegrazione<br />

psicotica” ed il ridotto funzionamento nell’infanzia<br />

(p 0,01).<br />

Conclusioni: pur presentando limitazioni metodologiche,<br />

legate alla bassa numerosità del campione ed all’uso <strong>di</strong> uno<br />

strumento retrospettivo, il nostro stu<strong>di</strong>o sembra confermare<br />

i dati <strong>di</strong> letteratura che evidenziano che un deficitario funzionamento<br />

premorboso, anche in fasce d’età precoci, è<br />

strettamente correlato alla gravità del quadro psicopatologico<br />

all’esor<strong>di</strong>o, in particolare alla sintomatologia negativa ed<br />

alla <strong>di</strong>sorganizzazione ideativa e comportamentale. Appare<br />

dunque rilevante in<strong>di</strong>viduare deficit del funzionamento premorboso<br />

nella fase precoce dello sviluppo, quali probabili<br />

in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> vulnerabilità per lo sviluppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi dello spettro<br />

psicotico.<br />

Bibliografia<br />

Bailer J, Brauer W, Rey ER. Premorbid adjustment as pre<strong>di</strong>ctor of<br />

outcome in schizophrenia: results of a prospective study. Acta<br />

Psychiatr Scand 1996;93:368-77.<br />

Gupta RS. Rajaprabhakaran, S. Ardt M. Flaum NC. Andreasen.<br />

Premorbid adjustment as a pre<strong>di</strong>ctor of phenomenological and<br />

neurobiological indeces in schizophrenia. Schizophr Res<br />

1995;16:189-97.<br />

Tor K. Larsen, Lar C., Moe, Lars Vibe-Hansen, Jan Olav Johannessen.<br />

Premorbid functioning versus duration of untreted psychosis<br />

in 1 year outcome in first-episode psychosis. Schizophr Res<br />

2000;45:1-9.<br />

Jean Ad<strong>di</strong>ngtona, Sarah van Mastrigtc, Donald Ad<strong>di</strong>ngtona. Patterns<br />

of premorbid functioning in first-episode psychosis: initial<br />

presentation. Schizophr Res 2003;62:23-30.<br />

Jonathan Rabinowitz PhD, Goedele De Smedt MD, Philip D, Harvey<br />

PhD, Michael Davidson MD. Relationship Between Premorbid<br />

Functioning and Symptom Severity as Assessed at First<br />

Episode of Psychosis. Am J Psychiatry 2002;159:2021-6.


262. La depressione in un campione<br />

<strong>di</strong> popolazione civile <strong>di</strong> Nassiria (Iraq)<br />

POSTER<br />

R. Porcedda * , M.G. Carta **<br />

* ** Croce Rossa <strong>Italiana</strong>-Corpo Militare; Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione: le conseguenze psicopatologiche sulla popolazione<br />

civile degli eventi bellici è stata stu<strong>di</strong>ata da una vasta<br />

letteratura. Tuttavia le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> insicurezza dovute<br />

al persistere <strong>di</strong> conflitti rendono talvolta <strong>di</strong>fficile condurre<br />

indagini epidemiologiche su vasti campioni e con l’impiego<br />

<strong>di</strong> metodologie standar<strong>di</strong>zzate. Scopo del lavoro: valutare la<br />

presenza <strong>di</strong> depressione in un campione <strong>di</strong> popolazione <strong>di</strong><br />

Nassiria.<br />

Metodologia: campione: 274 citta<strong>di</strong>ni irakeni (64% maschi,<br />

36% femmine, età me<strong>di</strong>a 29,3 ± 6,2), costituito da civili impegnati<br />

nella ricostruzione <strong>della</strong> città e afferenti consecutivamente<br />

nell’arco <strong>di</strong> 2 mesi, nei turni <strong>di</strong> lavoro del conduttore<br />

<strong>della</strong> ricerca (1/4 del totale dei turni), ai centri <strong>di</strong> supporto<br />

del contingente italiano. Valutazioni condotte da psichiatra<br />

(RP) operante presso il centro me<strong>di</strong>co <strong>della</strong> Croce<br />

Rossa <strong>Italiana</strong> durante la Missione “Antica Babilonia”, con<br />

l’ausilio <strong>di</strong> interpreti, attraverso intervista clinica e Self Reporting<br />

Questionnaire (SRQ) in lingua araba (versione breve<br />

20-items). Sugli in<strong>di</strong>vidui positivi al SRQ (> 7 risposte<br />

positive) e/o all’intervista clinica venivano approfon<strong>di</strong>ti alcuni<br />

items per la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> episo<strong>di</strong>o depressivo (ICD-10).<br />

Risultati: il 48% dei maschi e l’80% delle donne (totale<br />

53%) riferiva una significativa sintomatologia depressiva.<br />

Risultavano a rischio i maschi con scolarizzazione universitaria<br />

(57%), tuttavia la <strong>di</strong>fferenza rispetto ai non scolarizzati<br />

non raggiunge la significatività statistica (χ 2 = 0,3, P =<br />

0,54).<br />

Discussione: la depressione è risultata più frequente rispetto<br />

a stu<strong>di</strong> analoghi in paesi arabi e a ricerche su altre<br />

popolazioni durante o dopo l’esposizione a eventi bellici,<br />

benché gli in<strong>di</strong>vidui intervistati, in quanto attivi sul piano<br />

occupazionale, siano stati selezionati “in positivo”. Non si<br />

tratta inoltre <strong>di</strong> soggetti che si sono rivolti al centro <strong>della</strong><br />

Croce Rossa per cure me<strong>di</strong>che. L’indagine è stata condotta<br />

con evidente <strong>di</strong>fficoltà per motivi <strong>di</strong> sicurezza. I dati<br />

presentati sono tuttavia gli unici relativi ad un campione<br />

<strong>di</strong> popolazione irakena nel periodo post-bellico. Nonostante<br />

i limiti metodologici, consistenti nella esiguità del<br />

campione e nella impossibilità <strong>di</strong> randomizzazione, i dati<br />

suggeriscono una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio estremo in in<strong>di</strong>vidui<br />

sottoposti, dal 1992, ad una serie <strong>di</strong> conflitti interni ed<br />

esterni.<br />

Bibliografia<br />

Bolton P, et al. J Nervc Ment Dis 2002;190:631-7.<br />

Carta MG, et al. Acta Psychiatr Scand 1993;87:342-4.<br />

Abou-Saleh MT, et al. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol<br />

2001;36:20-8.<br />

Hyams KC, et al. Ann Intern Med 1996;125:398-405.<br />

263. Psicoterapia breve analitica<br />

nelle urgenze psichiatriche: stu<strong>di</strong>o<br />

prospettico longitu<strong>di</strong>nale d’efficacia clinica<br />

me<strong>di</strong>ante il tema relazionale conflittuale<br />

centrale (CCRT)<br />

M. Porcellana, P. Boato, S. Manenti, C. Manoussakis,<br />

E. Sarotti, G. Invernizzi<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione<br />

IRCCS; Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina<br />

Elena, Milano<br />

Obiettivi: verificare l’efficacia <strong>della</strong> Psicoterapia Breve<br />

Analitica me<strong>di</strong>ante la valutazione del Tema Relazionale<br />

Conflittuale Centrale (CCRT) <strong>di</strong> Luborsky.<br />

Metodologia: sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o 20 pazienti<br />

consecutivi trattati con Psicoterapia Breve Analitica secondo<br />

il modello dell’Unità Urgenze Psichiatriche <strong>della</strong> Clinica<br />

Psichiatrica degli Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano (Invernizzi<br />

e Bressi, 1999). Per la valutazione del CCRT è stata<br />

somministrata ai pazienti la Relationship Anectodotes Para<strong>di</strong>gm<br />

all’inizio <strong>della</strong> terapia (T0) ed a 12 mesi dal termine<br />

<strong>della</strong> stessa (T1).<br />

Risultati: la valutazione me<strong>di</strong>ante “Paired Samples Test”<br />

delle componenti CCRT al T1 rispetto al T0 ha evidenziato:<br />

una <strong>di</strong>minuzione statisticamente significativa (CI 0,95; p <<br />

0,01) <strong>della</strong> pervasività delle risposte dall’Altro RO5 (Rifiutante<br />

e Contrastante) e <strong>della</strong> Risposta del Sé RS7 (Deluso e<br />

depresso); un aumento statisticamente significativo (CI<br />

0,95; p < 0,05) <strong>della</strong> pervasività delle RO7 (Gli piaccio) e<br />

<strong>della</strong> RS3 (Rispettato ed accettato). Si è notato, inoltre, un<br />

aumento significativo (CI 0,95; p < 0,01) delle Risposte Positive<br />

del Sé ed un decremento significativo delle Risposte<br />

Negative del Sé (CI 0,95; p < 0,01).<br />

Conclusione: l’aumento <strong>di</strong> pervasività <strong>di</strong> cluster più adattativi<br />

sia nelle componenti RO e RS e l’aumento delle Risposte<br />

Positive del Sé sono un in<strong>di</strong>ce, come suggerito dalla letteratura<br />

(Luborsky et al., 1990) <strong>della</strong> stabilità del miglioramento<br />

relazionale ottenuto con il modello psicoterapico proposto.<br />

Bibliografia<br />

Invernizzi G, Bressi C. Emergency Psychiatry on the threshold to<br />

the new millenium. New Trends in Experimental and Clinical<br />

Psychiatry 1999;XV:65.<br />

Luborsky L, Crits-Christoph P. Understan<strong>di</strong>ng Transference. Trad.<br />

it. Milano: Raffaello Cortina E<strong>di</strong>tore 1992.<br />

264. Impaired au<strong>di</strong>tory sensory gating<br />

in children with Asperger Syndrome<br />

M.C. Porfirio, M.L. Montanaro, L. Gennaro, S. Pennacchia,<br />

M. Vignati, S. Renzi, P. Curatolo, S. Seri<br />

Division of Neuroscience, Department of Developmental<br />

Neurology and Psychiatry, University “Tor Vergata”, Rome<br />

Asperger Syndrome (AS) is a neurodevelopmental <strong>di</strong>sorder<br />

in the autistic spectrum characterized by deficits in “social<br />

cognition”, despite normal IQ and no history of language delay.<br />

Recent stu<strong>di</strong>es on adults with AS have identified volumetric<br />

MRI abnormalities in fronto-striatal circuitry, and in-<br />

340


creased prefrontal N-acetyl-aspartate on magnetic resonance<br />

spectroscopy. The limbic structures, proposed as biological<br />

substrate of AS, are also crucial in sensorimotor gating, a<br />

process by which excess or non-relevant stimuli are suppressed<br />

or “gated” to allow selective processing of relevant stimuli.<br />

The suppression of the P50 au<strong>di</strong>tory event-related response<br />

is an ideal psychophysiological measure of sensory<br />

gating which has been used extensively in schizophrenia research.<br />

The para<strong>di</strong>gm consists of measuring the amplitude of<br />

the P50 wave to each of two au<strong>di</strong>tory clicks (con<strong>di</strong>tioning<br />

and test). In normal subjects, the second P50 wave is suppressed,<br />

or “gated,” because of the inhibitory effects of the<br />

first click. Prepulse inhibition using the P50 para<strong>di</strong>gm has<br />

been successfully recorded as early as 7 years of age.<br />

In this study we investigated P50 suppression in a group of<br />

children with AS to try and identify whether sensory gating<br />

deficits seen in adults with AS can be identified early in the<br />

natural history of the con<strong>di</strong>tion. We further investigated the<br />

possible correlation with deficits in Theory of Mind tasks, a<br />

reliable measure of social intelligence and of me<strong>di</strong>al prefrontal<br />

cortex activity.<br />

Results have shown a significant impairment in au<strong>di</strong>tory<br />

sensory gating in AS with respect to controls, and a significant<br />

correlation between lack of P50 suppression and increasing<br />

severity in social intelligence deficits. Although the<br />

study design <strong>di</strong>d not enable to assess the specificity of these<br />

fin<strong>di</strong>ngs, results in<strong>di</strong>cate that if confirmed on a larger<br />

sample, P50 suppression might be an objective measure of<br />

severity in the behavioural phenotype.<br />

References<br />

McAlonan GM, Daly E, Kumari V, Critchley HD, van Amelsvoort<br />

T, Suckling J, et al. Brain anatomy and sensorimotor gating in<br />

Asperger’s syndrome. Brain 2002;125:1594-606.<br />

Swerdlow NR, Caine SB, Braff DL, Geyer MA. The neural substrates<br />

of sensorimotor gating of the startle reflex: a review. J<br />

Psychopharmacol 1992;6:176-90.<br />

Baron-Cohen S, Ring HA, Wheelwright S, Bullmore ET, Brammer<br />

MJ, Simmons A, et al. Social intelligence in the normal and autistic<br />

brain: an fMRI study. Eur J Neurosci 1999;11:1891-8.<br />

265. Il suici<strong>di</strong>o come causa evitabile<br />

<strong>di</strong> morte: la mortalità per suici<strong>di</strong>o in Italia<br />

dal 1997 al 2001<br />

D. Pucci1 , M. Paone2 , D. D’Alessandro1 , G.M. Fara1 1 Dipartimento <strong>di</strong> Igiene e Sanità Pubblica “G. Sanarelli”,<br />

Università “La Sapienza” <strong>di</strong> Roma; 2Consulente Mappe<br />

G.I.S.<br />

Introduzione: il suici<strong>di</strong>o è un fenomeno multifattoriale al<br />

quale concorrono <strong>di</strong>versi fattori <strong>di</strong> rischio, sia <strong>di</strong> natura neuropsichiatrica<br />

(depressione, <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità, abuso <strong>di</strong><br />

sostanze, alcolismo) che <strong>di</strong> natura psicosociale (povertà, <strong>di</strong>soccupazione,<br />

isolamento, mancanza <strong>di</strong> un supporto, eventi<br />

stressanti, invecchiamento).<br />

Obiettivo: valutare la <strong>di</strong>stribuzione dei suici<strong>di</strong> in Italia dal<br />

1997 al 2001 confrontando le varie realtà geografiche.<br />

Metodo: il metodo <strong>della</strong> standar<strong>di</strong>zzazione <strong>di</strong>retta, aggiustata<br />

per età, consente <strong>di</strong> valutare le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> mortalità<br />

nelle regioni e nelle province italiane. È stata utilizzata come<br />

popolazione <strong>di</strong> riferimento quella italiana del 2001.<br />

341<br />

POSTER<br />

Risultati: il tasso nazionale me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> suici<strong>di</strong> dal 1997 al<br />

2001 è <strong>di</strong> 11,5/100.000 abitanti negli uomini e 3,5/100.000<br />

abitanti nelle donne. Il numero totale <strong>di</strong> suici<strong>di</strong> nel quinquennio<br />

è 20.944 (<strong>di</strong> cui 15.849 uomini e 5.095 donne). Entrambi<br />

i sessi presentano elevati tassi <strong>di</strong> mortalità in Val<br />

d’Aosta (26,8/100.000 nei M, 7,6/100.000 nelle F) e in Sardegna<br />

(M: 20,8); seguono il Trentino Alto A<strong>di</strong>ge, il Friuli<br />

Venezia Giulia, il Piemonte, l’Emilia Romagna, le Marche,<br />

l’Umbria (con tassi compresi tra 13,2 e15,9/100.000 nei M<br />

e tra 4,1 e 4,9/100.000 nelle F). L’incidenza del suici<strong>di</strong>o tende<br />

ad aumentare con l’avanzare dell’età sia negli uomini che<br />

nelle donne. La percentuale <strong>di</strong> suici<strong>di</strong> tra gli uomini oltre i<br />

65 anni è più alta rispetto alle altre fasce d’età. Gli uomini<br />

pre<strong>di</strong>ligono meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> soppressione cruenti (impiccagione,<br />

colpo d’arma da fuoco), le donne optano per altri meto<strong>di</strong>:<br />

nell’or<strong>di</strong>ne, la precipitazione, seguita poi dall’impiccagione.<br />

Conclusioni: dalla valutazione dei dati è possibile delineare<br />

l’esistenza <strong>di</strong> alcuni gruppi <strong>di</strong> popolazione che presentano<br />

un rischio suicidario più alto <strong>di</strong> quello cui è esposta la popolazione<br />

generale; nei confronti <strong>di</strong> questi gruppi possono<br />

essere in<strong>di</strong>rizzate delle specifiche strategie <strong>di</strong> prevenzione<br />

primaria e/o secondaria a mezzo <strong>di</strong> interventi specificamente<br />

rivolti alla riduzione del rischio.<br />

Bibliografia<br />

1 Marquet RL, Bartelds AI, Kerkhof AJ, et al. The epidemiology of<br />

suicide and attempted suicide in Dutch General Practice 1983-<br />

2003. BMC Fam Pract 2005;6:45.<br />

2 Saunders K, Hawton K. Suicide prevention and au<strong>di</strong>t. Br J Hosp<br />

Med (Lond) 2005;66:627-30.<br />

3 Goldney RD. Suicide prevention: a pragmatic review of recent<br />

stu<strong>di</strong>es. Crisis 2005;26:128-40.


POSTER<br />

266. Associazione tra gravità<br />

delle complicanze ostetriche e anomalie<br />

morfologiche cerebrali indagate con RMN<br />

in pazienti schizofrenici<br />

A. Quartini, G. Manuali, A. Iannitelli, R. Clemente,<br />

C. Di Biasi * , G. Gual<strong>di</strong> * , F. Conforti ** , J.F. Osborn ** ,<br />

G. Bersani, P. Pancheri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

III Cattedra <strong>di</strong> Clinica Psichiatrica, * I Clinica Me<strong>di</strong>ca<br />

Reparto TAC-RMN, ** Dipartimento <strong>di</strong> Igiene e Sanità<br />

Pubblica, Istituto “G. Sanarelli”, Università <strong>di</strong> Roma “La<br />

Sapienza”<br />

Introduzione: numerosi stu<strong>di</strong> hanno avuto come oggetto<br />

d’indagine il substrato neurobiologico <strong>della</strong> schizofrenia.<br />

Tecniche <strong>di</strong> neuroimaging, quali TC e RMN, hanno potuto<br />

documentare anomalie morfologiche cerebrali nei soggetti<br />

schizofrenici. Tra le più frequenti alterazioni vengono annoverati<br />

l’allargamento dei ventricoli cerebrali e la riduzione<br />

<strong>della</strong> sostanza grigia corticale. È stata inoltre rilevata una<br />

correlazione statisticamente significativa tra la presenza <strong>di</strong><br />

queste anomalie e l’esposizione a fattori <strong>di</strong> rischio <strong>di</strong> natura<br />

non genetica per la malattia, quali le Complicanze Ostetriche<br />

(CO).<br />

Obiettivo: analizzare l’associazione tra la gravità delle CO<br />

e misurazioni lineari <strong>di</strong> atrofia cerebrale.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il campione è costituito da 48 soggetti<br />

affetti da schizofrenia ed altri <strong>di</strong>sturbi dello spettro schizofrenico,<br />

afferiti al Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e<br />

Me<strong>di</strong>cina Psicologica dell’Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

e sottoposti ad esame RM cerebrale. La <strong>di</strong>agnosi psichiatrica<br />

è stata effettuata secondo i criteri del DSM IV. La<br />

frequenza e la gravità delle CO sono state valutate attraverso<br />

un’intervista semistrutturata con la madre biologica utilizzando<br />

il “Midwife Protocol” <strong>di</strong> Parnas et al., che è misurato<br />

con una scala <strong>di</strong> 25 items con punteggio da 0 (assenza<br />

<strong>di</strong> CO) a 4 (asfissia, eclampsia ecc.). Presso la I Clinica Me<strong>di</strong>ca<br />

Reparto TAC-RMN dello stesso Policlinico universitario<br />

sono state eseguite RM cerebrali con apparecchiatura<br />

Philips Gyroscan 1 Tesla. Sono state eseguite sequenze SE,<br />

TSE e FLAIR su piani assiali e coronali. In alcuni soggetti<br />

sono state eseguite sequenze su piani sagittali. Lo spessore<br />

<strong>di</strong> stato variava da 4 a 6 mm con GAP 0,4. Le immagini ottenute,<br />

in sequenze T1, sono state esaminate attraverso l’impiego<br />

<strong>di</strong> un appropriato software (Grab It/XP) in proiezione<br />

assiale, per il calcolo del bifrontal span (larghezza massima<br />

dei corni frontali dei ventricoli laterali), dell’Evan’s index<br />

(larghezza massima dei corni frontali dei ventricoli laterali/<strong>di</strong>ametro<br />

traverso interno del cranio misurato allo stesso<br />

livello) e del bicaudate ratio (<strong>di</strong>stanza minima tra i nuclei<br />

caudati/<strong>di</strong>ametro traverso interno del cranio misurato allo<br />

stesso livello), ed in proiezione coronale per il calcolo dell’interuncal<br />

<strong>di</strong>stance (<strong>di</strong>stanza minima tra l’uncus dei lobi<br />

temporali a livello <strong>della</strong> cisterna soprasellare). L’analisi statistica<br />

è stata effettuata utilizzando come analisi multivariata<br />

la regressione lineare semplice.<br />

Risultati e conclusioni: Evan’s index e punteggio alla scala<br />

<strong>di</strong> Parnas sono significativamente correlati (p = 0,01), e tale<br />

correlazione, seppur meno evidente e progressivamente<br />

non significativa, persiste nella stessa <strong>di</strong>rezione per il bifrontal<br />

span (p = 0,055). Coerentemente con numerosi stu-<br />

<strong>di</strong> precedenti, si è confermata l’associazione tra le CO ed il<br />

rischio <strong>di</strong> atrofia cerebrale nella schizofrenia, identificando<br />

una misura lineare <strong>di</strong> atrofia cerebrale frontale (Evan’s index)<br />

che è fortemente associata alla gravità delle CO.<br />

267. La genetica dello spettro bipolare<br />

e schizofrenico: nuovi approcci<br />

metodologici in popolazioni isolate<br />

S. Rampinelli * , M.I. Mustacciuolo ** , G. Vazza ** , A. Vettori<br />

** , F. Boaretto ** , C. Bertolin ** , G. De Sanctis *** , P. Peruzzi<br />

*** , G. Perini ***<br />

* ** Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, Chioggia; Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Biologia, Laboratorio <strong>di</strong> Genetica Umana, Università<br />

<strong>di</strong> Padova; *** Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche,<br />

Università <strong>di</strong> Padova<br />

Introduzione: numerosi stu<strong>di</strong> hanno evidenziato come i fattori<br />

genetici giochino un ruolo importante sia nei Disturbi<br />

Schizofrenici (SZ) che in quelli Bipolari (BP) con una ere<strong>di</strong>tabilità<br />

pari all’80% (Owen et al., 2003; Berrettini, 2002).<br />

Tuttavia i <strong>di</strong>sturbi dello spettro SZ e BP, compreso il <strong>di</strong>sturbo<br />

schizoaffettivo (SA), non seguono una segregazione<br />

mendeliana ma sono caratteri complessi che vedono coinvolti<br />

più geni <strong>di</strong> suscettibilità (Gershon, 2000). Per quanto<br />

riguarda l’eziopatogenesi <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>sturbi è stato proposto un<br />

modello <strong>di</strong> trasmissione poligenico con effetto a soglie multiple<br />

(Kelsoe, 2002), per il quale la suscettibilità a sviluppare<br />

il <strong>di</strong>sturbo sarebbe <strong>di</strong>stribuita in un continuum, con il contributo<br />

sia <strong>della</strong> genetica che dell’ambiente. Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

piccole popolazioni isolate rappresenta il presupposto ideale<br />

per stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> mappaggio poiché l’alto tasso <strong>di</strong> endogamia<br />

riduce la variabilità genetica e l’effetto ambientale.<br />

Metodologia: è stato avviato uno stu<strong>di</strong>o multistep clinicostorico-genetico<br />

per la valutazione <strong>di</strong> pe<strong>di</strong>grees con elevata<br />

familiarità per <strong>di</strong>sturbi SZ, BP o misto nella città vecchia <strong>di</strong><br />

Chioggia, città <strong>della</strong> laguna <strong>di</strong> Venezia con alto tasso <strong>di</strong> endogamia<br />

ed elevata incidenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psicotici.<br />

Sono stati valutati 400 soggetti seguiti dal Dipartimento <strong>di</strong><br />

Salute Mentale <strong>di</strong> Chioggia per SZ, BP o SA, <strong>di</strong> cui 230 appartenenti<br />

a 41 nuclei familiari residenti a Chioggia da almeno<br />

4 generazioni e 170 casi spora<strong>di</strong>ci, selezionando inoltre<br />

un campione <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> 150 soggetti sani omogenei<br />

per sesso ed età.<br />

Ciascuna famiglia è stata classificata in base alla frequenza<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> SZ o BP nei familiari dei proban<strong>di</strong> in 3<br />

classi <strong>di</strong> pe<strong>di</strong>gree: 1) “SZ puro” con più dell’85% dei soggetti<br />

affetti da SZ o <strong>di</strong>sturbi dello spettro schizofrenico;<br />

2)”BP puro” con più dell’85% dei soggetti affetti da BP o<br />

<strong>di</strong>sturbi dello spettro bipolare; 3) “Pe<strong>di</strong>gree misto” in cui<br />

SZ, BP e SA sono egualmente rappresentati. Per la raccolta<br />

dei dati storico-anagrafici sono stati consultati i registri degli<br />

archivi comunali e parrocchiali <strong>di</strong> Chioggia per l’identificazione<br />

e la riorganizzazione dei pz in alberi genealogici<br />

per visualizzare lo svolgersi delle generazioni e gli eventuali<br />

legami tra gruppi parentali <strong>di</strong>versi. Sono stati effettuati test<br />

psicometrici (SAPS e SANS, HDRS e una batteria <strong>di</strong> test<br />

neuropsicologici per la misurazione delle funzioni esecutive<br />

frontali e <strong>della</strong> working memory, markers endofenotipici<br />

<strong>della</strong> SZ e del BP ad elevato carico genetico (Tuulio Heriksonn,<br />

2003).<br />

342


La ricerca molecolare su DNA estratto da prelievo ematico<br />

dei soggetti affetti (previo consenso informato) prevede: A)<br />

la ricostruzione dei lineage materni e paterni me<strong>di</strong>ante l’analisi<br />

rispettivamente del DNA mitocondriale (in un elevato<br />

numero <strong>di</strong> famiglie valutate la trasmissione <strong>della</strong> malattia<br />

appare in linea materna) e del cromosoma Y; B) l’esecuzione<br />

<strong>di</strong> un Genome Wide Search (GWS), utilizzando un approccio<br />

parametrico (modello dominante e recessivo) e non<br />

parametrico per la valutazione <strong>di</strong> loci <strong>di</strong> suscettibilità già descritti<br />

in letteratura e l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> regioni in linkage,<br />

utilizzando un valore soglia <strong>di</strong> LOD score > 2.<br />

Risultati: dei 180 soggetti affetti in<strong>di</strong>viduati nei 35 pe<strong>di</strong>gree,<br />

131 hanno ricevuto <strong>di</strong>agnosi all’interno dello spettro<br />

SZ e BP (secondo i criteri del DSM-IV TR): 79 (60,3%) appartengono<br />

allo spettro SZ, 38 (29%) a quello BP, 14 sono<br />

SA (10,7%).<br />

In una fase preliminare dello stu<strong>di</strong>o dall’indagine <strong>della</strong> presenza<br />

<strong>di</strong> un aplogruppo mitocondriale comune o più frequente<br />

in un campione selezionato <strong>di</strong> 38 pazienti rispetto al<br />

campione <strong>di</strong> controllo non sono emerse <strong>di</strong>fferenze significative<br />

(alcuni aplotipi mitocondriali sono però con<strong>di</strong>visi da<br />

più soggetti affetti, in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> parentela in linea materna)<br />

mentre l’analisi delle possibili relazioni <strong>di</strong> parentela in linea<br />

paterna tra i <strong>di</strong>versi in<strong>di</strong>vidui me<strong>di</strong>ante l’analisi <strong>di</strong> polimorfismi<br />

del cromosoma Y condotta in un campione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

maschi rappresentativi <strong>di</strong> tutti i lineage paterni ha evidenziato<br />

la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> 4 aplotipi. Il GWS con modello<br />

non parametrico ha permesso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare 4 regioni in cui<br />

sono presenti marcatori con valori <strong>di</strong> LOD score > 2: 1q42q44,<br />

3q25, 4p15 e 15q26.<br />

Discussione: l’utilizzo <strong>di</strong> famiglie provenienti da una comunità<br />

isolata riduce la complessità genetica e ambientale e<br />

può aumentare la probabilità <strong>di</strong> trovare loci <strong>di</strong> suscettibilità<br />

per malattie complesse quali SZ e BP, inoltre la definizione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> spettro <strong>di</strong>stribuite in un continuum anziché<br />

categoriali permette una migliore definizione dei fenotipi; in<br />

questo stu<strong>di</strong>o si sono evidenziate alcune regioni cromosomiche<br />

<strong>di</strong> particolare interesse (soprattutto 1q42-44 e 3q25)<br />

che potrebbero essere in linkage con la SZ e il BP, come già<br />

riportato in letteratura: aumentando la numerosità del campione<br />

si potrebbero ottenere dati ancora più significativi <strong>di</strong><br />

quelli ottenuti finora.<br />

Bibliografia<br />

Gershon ES. Bipolar illness and schizophrenia as oligogenic <strong>di</strong>seases:<br />

implications for the future.<br />

Kelsoe JR. Arguments for genetic basis of the bipolar spectrum. J<br />

Affect Dis 2002.<br />

Tuulio Heriksonn A. Familian loa<strong>di</strong>ng associates with impairment<br />

in visual span among healty sibling of schizophrenia patients.<br />

Biol Psych 2003;54:623-628.<br />

268. Olanzapina e Lamotrigina<br />

nel trattamento del <strong>di</strong>sturbo borderline<br />

<strong>di</strong> personalità<br />

A. Rapuano, E. Filippelli, M. Volpe<br />

U.O. Salute Mentale, Puglianello<br />

L’Olanzapina e la Lamotrigina sono in grado <strong>di</strong> ridurre con<br />

meccanismi <strong>di</strong>versi l’instabilità emotiva e l’impulsività.<br />

343<br />

POSTER<br />

Pertanto il loro uso in associazione potrebbe essere efficace<br />

nel trattamento del <strong>di</strong>sturbo borderline <strong>di</strong> personalità.<br />

Riportiamo la nostra esperienza basata su 16 pazienti (10<br />

femmine, 6 maschi; età: 17-52 anni) affetti da <strong>di</strong>sturbi borderline<br />

<strong>di</strong> personalità (DSM-IV F60.31) refrattari agli usuali<br />

farmaci. Il trattamento (Lamotrigina 100-200 mg/<strong>di</strong>e +<br />

Olanzapina 5-10 mg/<strong>di</strong>e) è stato effettuato per nove mesi, al<br />

termine si sono rivalutati i pazienti con scale <strong>di</strong> valutazione<br />

CGI e GAF.<br />

In tutti i pazienti si è ottenuto un rapido miglioramento del<br />

quadro clinico già a partire dal primo mese, confermato dai<br />

risultati delle scale <strong>di</strong> valutazione. Tutti i pazienti hanno riferito<br />

una migliore qualità <strong>di</strong> vita. Una paziente dopo un iniziale<br />

fase <strong>di</strong> regressione sintomatologica ha ripresentato dopo<br />

tre mesi marcata impulsività, instabilità nelle relazioni<br />

interpersonali e dell’umore e non ha ulteriormente risposto<br />

alla terapia. In una paziente è stato necessario interrompere<br />

la terapia dopo due mesi per l’insorgenza <strong>di</strong> rush cutaneo<br />

nonostante i buoni risultati ottenuti.<br />

L’associazione <strong>di</strong> Olanzapina e Lamotrigina ha mostrato effetti<br />

positivi sulla stabilità comportamentale nei pazienti affetti<br />

da <strong>di</strong>sturbo borderline <strong>di</strong> personalità. Per verificare la<br />

reale efficacia <strong>di</strong> questa associazione sono necessari ulteriori<br />

stu<strong>di</strong> randomizzati controllati<br />

269. Sintomi psichici e qualità <strong>della</strong> vita<br />

in pazienti con carcinoma <strong>di</strong>fferenziato<br />

<strong>della</strong> tiroide<br />

E. Rasore * , M. Dellepiane * , F. Sibilla * , F. Tombesi * ,<br />

C. Cappi ** , M. Giusti ** , F. Minuto **<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica,<br />

Sezione <strong>Psichiatria</strong>; ** Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Endocrinologiche<br />

e Metaboliche, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Introduzione: gli Autori si propongono <strong>di</strong> valutare la qualità<br />

<strong>di</strong> vita (QoL) in pazienti con carcinoma <strong>di</strong>fferenziato<br />

<strong>della</strong> tiroide (DTC), tramite uno stu<strong>di</strong>o caso-controllo in pazienti<br />

con DTC nel periodo del test al rhTSH.<br />

Metodo: la QoL è stata valutata in un gruppo <strong>di</strong> pazienti con<br />

storia <strong>di</strong> DTC <strong>di</strong>agnosticato da < 1 a 23 anni prima. Livelli<br />

non quantificabili <strong>di</strong> tireglobulina (Tg) dopo rhTSH sono<br />

stati considerati il miglior fattore pre<strong>di</strong>ttivo positivo. Per la<br />

valutazione <strong>della</strong> QoL è stata utilizzata l’intervista psichiatrica<br />

secondo il DSM IV, e la somministrazione dei segueti<br />

tests psicometrici: Keller Symptoms Questionnaire (KSQ),<br />

Hamilton Depression Scale (HDS), Hamilton Anxiety Scale<br />

(HAS). La QoL è stata anche valutata in un gruppo <strong>di</strong> controllo<br />

<strong>di</strong> soggetti in terapia con L-T4 con gozzo multinodulare<br />

non tossico <strong>di</strong>agnosticato da < 1 a 25 anni prima.<br />

Risultati: in entrambi i gruppi non si evidenziava correlazione<br />

tra livelli attuali <strong>di</strong> TSH o intervallo dalla <strong>di</strong>agnosi e<br />

punteggi al KSQ e HDS. Solo nel gruppo DTC c’era una<br />

correlazione positive tra età e punteggi al KSQ e HDS. C’era<br />

una significativa <strong>di</strong>fferenza nei punteggi totali al KSQ tra<br />

gruppo DTC e controlli. I punteggi al HDS erano più alti nei<br />

soggetti con DTC rispetti ai controlli. In pazienti con carcinoma<br />

papillare c’era una correlazione positiva tra punteggio<br />

MACIS e punteggi al KSQ o HDS. Dopo il test al rhTSH,<br />

sono stati evidenziati livelli quantificabili <strong>di</strong> Tg nel 13% dei<br />

pazienti; nei soggetti Tg positivi i punteggi al KSQ e HDS


non <strong>di</strong>fferivano dai soggetti Tg negativi. Dopo in periodo <strong>di</strong><br />

8-14 mesi è stata notata una lieve riduzione globale dei punteggi<br />

al KSQ ed una significativa riduzione all’item per la<br />

somatizzazione. Non è stata osservata una <strong>di</strong>fferenza significativa<br />

nei punteggi al HDS tra la prima e la seconda valutazione.<br />

Conclusioni: anche al momento del test al rh TSH i pazienti<br />

con DTC manifestano un peggioramento <strong>della</strong> QoL. La<br />

valutazione longitu<strong>di</strong>nale sembra in<strong>di</strong>care un lieve miglioramento<br />

nella QoL quando il test al rhTSH venga utilizzato<br />

estensivamente nella gestione <strong>della</strong> malattia.<br />

Questo stu<strong>di</strong>o suggerisce l’utilità <strong>di</strong> una gestione inter<strong>di</strong>sciplinare<br />

dei pazienti con DTC, che dovrebbe includere un approccio<br />

psicoterapico dal momento <strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi. Stu<strong>di</strong> futuri<br />

dovrebbero indagare l’effetto <strong>di</strong> un counselling psicologico<br />

precoce sul miglioramento <strong>della</strong> QoL in pazienti con<br />

cancro <strong>della</strong> tiroide.<br />

Bibliografia<br />

Dagan T, Bedrin L, Chaushu G, Wolf M, Kronenberg J, Talmi YP.<br />

Quality of life of well-<strong>di</strong>fferentiated thyroid carcinoma patients.<br />

J Laryngol Otol 2004;118:537-42.<br />

270. Antipsicotici atipici: indagine<br />

retrospettiva <strong>di</strong> pazienti in trattamento<br />

presso un Servizio Territoriale <strong>di</strong> Salute<br />

Mentale<br />

POSTER<br />

G. Restuccia, F. Spagna, A. Bani, F. Lazzerini, A. Lenzi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Il drop-out è l’interruzione non programmata <strong>di</strong> un trattamento<br />

farmacologico a lungo termine. Le cause principali <strong>di</strong><br />

drop-out possono essere la mancanza <strong>di</strong> efficacia del farmaco,<br />

lo sviluppo <strong>di</strong> effetti collaterali e la mancanza <strong>di</strong> compliance<br />

del paziente. Gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> drop-out rate ben si adattano<br />

agli antipsicotici atipici in quanto la prosecuzione <strong>della</strong> terapia<br />

può essere utilizzata come in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un successo terapeutico<br />

mentre l’interruzione come in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> fallimento terapeutico.<br />

Questo risulta particolarmente vero nella pratica clinica<br />

dove non è sempre facile selezionare i pazienti come negli<br />

stu<strong>di</strong> controllati e le valutazioni sulla risposta sono estremamente<br />

soggettive e non misurate con scale standar<strong>di</strong>zzate.<br />

Sulla base delle suddette considerazioni è stato <strong>di</strong>segnato uno<br />

stu<strong>di</strong>o retrospettivo osservazionale al fine <strong>di</strong> valutare le variabili<br />

sociodemografiche e clinico-<strong>di</strong>agnostiche che con<strong>di</strong>zionano<br />

l’efficacia degli antipsicotici atipici nel trattamento a<br />

lungo termine attraverso l’analisi dei pazienti che interrompono<br />

la terapia (gruppo drop-out) e quelli che la proseguono<br />

(gruppo non drop-out). Nei 3 anni <strong>di</strong> osservazione sono stati<br />

presi in considerazione 793 pazienti in trattamento con antipsicotici<br />

atipici (56 con Clozapina, 339 con Risperidone, 289<br />

con Olanzapina e 109 con Quetiapina).<br />

Risultati: le analisi statistiche non hanno evidenziato <strong>di</strong>fferenze<br />

significative tra il gruppo drop-out e Non drop-out per<br />

quanto riguarda le variabili età anagrafica, sesso, lavoro e<br />

stato civile, mentre età <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o, grado <strong>di</strong> istruzione e <strong>di</strong>agnosi<br />

sono variabili che <strong>di</strong>fferenziano i due gruppi. L’Olanzapina<br />

ha un rischio più basso <strong>di</strong> drop-out nel tempo rispetto<br />

al Risperidone.<br />

271. Esiti a lungo termine del <strong>di</strong>sturbo<br />

ossessivo-compulsivo. Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> follow-up<br />

a 10 anni<br />

S. Rigardetto, G. Maina, U. Albert, E. Pessina, F. Bogetto<br />

Servizio per i Disturbi Fepressivi e d’Ansia, SCDU <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: le caratteristiche demografiche, epidemiologiche<br />

e cliniche del <strong>di</strong>sturbo ossessivo-compulsivo (DOC)<br />

trovano in letteratura un’esaustiva trattazione; vi è tuttavia<br />

una relativa scarsità <strong>di</strong> dati per quanto riguarda il decorso e<br />

gli esiti a lungo termine <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sturbo. Gli stu<strong>di</strong> de<strong>di</strong>cati<br />

a tale argomento sono pochi, in particolare quelli la cui<br />

durata superi i <strong>di</strong>eci anni. Alcuni stu<strong>di</strong> sono infine limitati da<br />

una <strong>di</strong>somogeneità nei criteri <strong>di</strong>agnostici utilizzati nella selezione<br />

del campione.<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o: valutare, in uno stu<strong>di</strong>o prospettico <strong>della</strong><br />

durata <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni, il decorso e gli esiti a lungo termine<br />

del DOC.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: sono stati selezionati 84 pazienti, visitati<br />

tra il 1991 ed il 1994 presso il nostro Servizio, con <strong>di</strong>agnosi<br />

principale <strong>di</strong> DOC in accordo con i criteri del DSM-<br />

III-R. I pazienti sono stati valutati utilizzando un’intervista<br />

per la raccolta <strong>di</strong> dati sociodemografici e clinici oltre a test<br />

psicometrici (Yale-Brown Obsessive-Compulsive Scale, Hamilton<br />

Depressive Rating Scale, Hamilton Anxiety Rating<br />

Scale e Semistructured Clinical Interview for DSM-III-R<br />

Axis II Disorders). I pazienti sono stati quin<strong>di</strong> rivalutati a<br />

<strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dalla visita in<strong>di</strong>ce. Nel corso <strong>della</strong> visita<br />

<strong>di</strong> follow-up oltre alla raccolta <strong>di</strong> dati clinici, sono state<br />

ri-somministrate le seguenti scale: Y-BOCS, HDRS, HARS.<br />

Risultati: 75 pazienti hanno completato lo stu<strong>di</strong>o. Di questi<br />

25 (30,7%) risultavano sod<strong>di</strong>sfare i criteri per DOC al momento<br />

<strong>della</strong> rivalutazione; 33 pazienti (44,0%) risultavano<br />

in remissione sintomatologica alla visita <strong>di</strong> follow-up. 19<br />

pazienti (25,3%) risultavano aver mo<strong>di</strong>ficato la loro <strong>di</strong>agnosi.<br />

I punteggi me<strong>di</strong> alla Y-BOCS erano significativamente<br />

ridotti: da 26,1 (± 5,9) a 13,6 (± 3,7) (p < 0,0001).<br />

Conclusioni: i dati del nostro campione ri<strong>di</strong>mensionerebbero<br />

la letteratura sul DOC che descrive il <strong>di</strong>sturbo come caratterizzato<br />

da un decorso prevalentemente cronico e da una<br />

durata che interessa l’intero arco <strong>della</strong> vita.<br />

Bibliografia<br />

Skoog G, Skoog I. A 40-year follow-up of patients with obsessivecompulsive<br />

<strong>di</strong>sorder. Arch Gen Psychiatry 1999;56:121-7.<br />

Reddy Janardhan YC, D’Souza SM, Phil M, et al. An 11-to-13 year<br />

follow-up of 75 subjects with obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder. J<br />

Clin Psychiatry 2005;66:744-9.<br />

272. Sindrome premestruale e bulimia<br />

nervosa: comorbilità e familiarità<br />

psichiatrica in uno stu<strong>di</strong>o caso-controllo<br />

L. Rossetto, A. Palleschi, A. Ronzan, A. Veronese, C. Zara,<br />

A. Favaro, P. Santonastaso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Introduzione: la Sindrome Premestruale (SPM) può essere<br />

definita come un insieme <strong>di</strong> sintomi fisici, comporta-<br />

344


mentali e psichici che si presentano ciclicamente e appaiono<br />

in relazione coerente e pre<strong>di</strong>cibile con la fase tardo-luteinica<br />

del ciclo mestruale.<br />

I meccanismi patogenetici alla base <strong>di</strong> tali sindromi non<br />

sono del tutto noti; tuttavia lo stu<strong>di</strong>o delle caratteristiche<br />

sintomatologiche e soprattutto la buona risposta alla terapia<br />

farmacologica con farmaci inibitori del reuptake <strong>della</strong><br />

serotonina, hanno permesso <strong>di</strong> capire come vi sia una alterazione<br />

dei sistemi neurotrasmettitoriali serotoninergico e<br />

GABAergico.<br />

Alla luce delle recenti acquisizioni circa i possibili legami<br />

tra SPM e altre sindromi psichiatriche, siamo andati ad indagare<br />

il rapporto tra Bulimia nervosa e SPM e a valutare<br />

nelle pazienti con SPM la presenza o meno <strong>di</strong> comorbilità<br />

e familiarità psichiatrica specifica.<br />

Soggetti e meto<strong>di</strong>: lo stu<strong>di</strong>o consiste nella rivalutazione a<br />

tre anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> alcuni soggetti selezionati partecipanti<br />

ad uno stu<strong>di</strong>o epidemiologico che indagava la prevalenza<br />

dei <strong>di</strong>sturbi del comportamento alimentare nella<br />

popolazione generale femminile <strong>di</strong> Padova <strong>di</strong> età compresa<br />

tra i 18 e i 25 anni. Sono stati selezionati a questo scopo<br />

tutti i soggetti residenti nell’area urbana che nello stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> prevalenza erano affetti da bulimia nervosa “lifetime”<br />

(n = 28) e un gruppo <strong>di</strong> controllo appaiato per età e<br />

stato socio-economico (n = 56).<br />

Lo stu<strong>di</strong>o ha alla fine incluso 17 soggetti con bulimia nervosa<br />

(response rate = 61%) e 44 controlli (79%).<br />

Ciascun soggetto partecipante allo stu<strong>di</strong>o è stato sottoposto<br />

a interviste <strong>di</strong>agmostiche specifiche (MINI-plus) e,<br />

per quanto concerne lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> familiarità psichiatrica<br />

è stato utilizzato il “family history method”, coinvolgendo<br />

almeno un familiare per ogni soggetto considerato.<br />

Risultati: non ci sono <strong>di</strong>fferenze significative nella prevalenza<br />

<strong>di</strong> SPM nelle pazienti con BN (6 soggetti, pari a<br />

35% del totale) e nei soggetti <strong>di</strong> controllo (15 casi, equivalenti<br />

al 34%).<br />

Considerando il campione totale, non si è osservata nessuna<br />

associazione significativa tra SPM e gli altri <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici considerati (<strong>di</strong>sturbi affettivi, <strong>di</strong>sturbi d’ansia,<br />

<strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> alimentazione).<br />

Tuttavia, se si escludono i soggetti con bulimia nervosa, la<br />

presenza <strong>di</strong> SPM si associa significativamente con la presenza<br />

lifetime <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi d’ansia (OR = 6,75; IC 95% =<br />

1,1 - 40,6; p < 0,04).<br />

Per quanto concerne la familiarità, è stata riscontrata la<br />

presenza <strong>di</strong> SPM nel 69% dei familiari <strong>di</strong> primo grado <strong>di</strong><br />

sesso femminile delle pazienti affette dal medesimo <strong>di</strong>sturbo,<br />

e nel 18% dei familiari dei soggetti <strong>di</strong> controllo,<br />

con una <strong>di</strong>fferenza statisticamente significativa (p <<br />

0,005).<br />

Conclusioni: nel nostro stu<strong>di</strong>o non emerge alcuna significativa<br />

associazione tra SPM e bulimia nervosa. Nei soggetti<br />

<strong>di</strong> controllo, invece, si nota una significativa associazione<br />

tra SPM e <strong>di</strong>sturbi d’ansia come già evidenziato nella letteratura<br />

scientifica.<br />

I soggetti con SPM presentano spesso un familiare con lo<br />

stesso <strong>di</strong>sturbo, evidenziando un’aggregazione familiare del<br />

<strong>di</strong>sturbo. Nei soggetti con SPM e qualsiasi altra <strong>di</strong>agnosi<br />

psichiatrica, vi è una significativa aggregazione familiare <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbi d’ansia.<br />

345<br />

POSTER<br />

273. Efficacia <strong>della</strong> terapia con duloxetina:<br />

metanalisi dei dati <strong>di</strong> sei stu<strong>di</strong> clinici<br />

controllati con placebo e SSRI<br />

A. Rossi * , R.W. Swindle ** , J.F. Rosenbaum *** , J.H. Mallinckrodt<br />

** , Y. Lu ** , A.C. Andorn**, J.G. Watkin ** ,<br />

A. Barraco * , M. Mancini * ** ****<br />

, M.J. Detke<br />

* ** Eli Lilly Italia; Lilly Research Laboratories, Eli Lilly<br />

and Company, In<strong>di</strong>anapolis, IN; *** Department of Psychiatry,<br />

Harvard Me<strong>di</strong>cal School, and Massachusetts General<br />

Hospital, Boston; **** Departments of Psychiatry, In<strong>di</strong>ana<br />

University School of Me<strong>di</strong>cine, In<strong>di</strong>anapolis, IN; McLean<br />

Hospital, Belmont, MA and Harvard Me<strong>di</strong>cal School, Boston<br />

Obiettivi: i dati degli stu<strong>di</strong> clinici sono stati utilizzati per paragonare<br />

l’efficacia <strong>di</strong> duloxetina con quella dei farmaci <strong>di</strong><br />

confronto SSRI usando, come misura primaria dell’efficacia,<br />

il cambiamento me<strong>di</strong>o dei valori alla HAMD17 total score.<br />

Meto<strong>di</strong>: i dati sono stati raccolti da sei stu<strong>di</strong> clinici in doppio<br />

cieco. I pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Depressione Maggiore<br />

(DM) secondo il DSM-IV hanno ricevuto placebo (n = 516),<br />

duloxetina (40-120 mg/<strong>di</strong>e, n = 888), paroxetina (20 mg/<strong>di</strong>e,<br />

n = 359), o fluoxetina (20 mg/<strong>di</strong>e, n = 70) per 8 settimane.<br />

Risultati: il miglioramento del punteggio me<strong>di</strong>o <strong>della</strong><br />

HAMD17 per i pazienti che hanno ricevuto duloxetina è stato<br />

significativamente maggiore rispetto a quello dei pazienti<br />

trattati con SSRI (p = 0,023). Nell’analisi dei dati dei sottogruppi<br />

<strong>di</strong> pazienti che avevano punteggi HAMD17 più alti<br />

al baseline (≥ 19, ≥ 21, ≥ 23), la <strong>di</strong>mensione del vantaggio<br />

terapeutico con duloxetina rispetto agli SSRI è cresciuto<br />

progressivamente. Confrontando i pazienti SSRI-naïve<br />

con i pazienti già trattati in precedenza con SSRI, la <strong>di</strong>fferenza<br />

fra i due gruppi non è risultata significativa (p =<br />

0,724), mentre la terapia con duloxetina è risultata vantaggiosa<br />

per entrambi i gruppi. Nel sottogruppo dei pazienti<br />

SSRI-naïve, duloxetina si è mostrata superiore rispetto alla<br />

terapia con SSRI (p = 0,021). In tutti i pazienti, duloxetina<br />

è risultata migliore rispetto alla terapia SSRI (p = 0,003) nel<br />

trattamento dei sintomi ansiosi associati alla depressione.<br />

Conclusioni: confrontando i punteggi me<strong>di</strong> <strong>della</strong> HAMD17<br />

e delle sue sottoscale, l’efficacia <strong>di</strong> duloxetina è risultata superiore<br />

rispetto a gli SSRI nel trattamento <strong>della</strong> DM. La sua<br />

superiorità è stata osservata anche fra i pazienti mai trattati<br />

in precedenza con SSRI.<br />

274. Incremento ponderale e fattori<br />

<strong>di</strong> rischio durante il trattamento<br />

con antipsicotici <strong>di</strong> nuova generazione:<br />

uno stu<strong>di</strong>o prospettico e naturalistico<br />

E. Rossi, B. Berti, L. Mellini, M. Casoria, I. Tarricone,<br />

D. Berar<strong>di</strong><br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> P. Ottonello, Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Introduzione: l’aumento <strong>di</strong> peso legato all’assunzione <strong>di</strong><br />

antipsicotici <strong>di</strong> seconda generazione (SGA) è <strong>di</strong> frequente<br />

osservato nella pratica clinica e riportato in letteratura. Scopo<br />

<strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è valutare l’aumento ponderale ed eventuali<br />

fattori <strong>di</strong> rischio <strong>di</strong> obesità (BMI > 30) tra i pazienti che<br />

assumono SGA.


POSTER<br />

Metodologia: stu<strong>di</strong>o prospettico e naturalistico; presso il<br />

CSM <strong>di</strong> Bologna “Nani” sono stati arruolati i pazienti che<br />

hanno iniziato una terapia con SGA (01/07/02-01/10/05).<br />

Sono stati valutati i parametri metabolici (glicemia, colesterolo,<br />

trigliceri<strong>di</strong>), fisiologici (peso, altezza) e anamnestici a<br />

T0 (prima <strong>della</strong> terapia), T1 (un mese) e T6 (sei mesi).<br />

Risultati: dei 68 pazienti arruolati, 35 (23 maschi e 12 femmine;<br />

età me<strong>di</strong>a 44 ± 17,67) sono stati valutati per 6 mesi;<br />

il BMI ha mostrato un aumento fin dal primo mese (T0<br />

28,00, T1 28,24; p = 0,167) che <strong>di</strong>venta significativo dopo<br />

6 mesi (T0 27,98, T6 29,15; p = 0,002). Inoltre la familiarità<br />

per il <strong>di</strong>abete è risultata essere fattore <strong>di</strong> rischio per lo sviluppo<br />

<strong>di</strong> obesità: nei 10 pazienti con familiarità positiva<br />

l’incidenza <strong>di</strong> obesità è del 40% (n = 2), mentre nel gruppo<br />

con familiarità negativa (n = 25) è del 5% (n = 1) (p = 0,03).<br />

Conclusioni: il nostro stu<strong>di</strong>o conferma gli aumenti <strong>di</strong> peso<br />

nei pazienti in terapia con SGA; inoltre i nostri risultati suggeriscono<br />

che la familiarità per il <strong>di</strong>abete sia un fattore <strong>di</strong> rischio<br />

aggiuntivo per gli incrementi ponderali durante terapia<br />

con SGA.<br />

275. Stu<strong>di</strong>o in aperto con Divalproex ER © nel<br />

trattamento <strong>di</strong> pazienti con <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong><br />

personalità borderline<br />

L. Rossi, B. Dell’Osso, B. Baker, D. Simeon, E. Hollander<br />

Compulsive, Impulsive and Anxiety Disorder Program,<br />

Mount Sinai School of Me<strong>di</strong>cine, New York<br />

Background: i soggetti con <strong>di</strong>sturbo borderline <strong>di</strong> personalità<br />

(BPD) sono pazienti spesso connotati dalle seguenti caratteristiche:<br />

impulsività, instabilità affettiva e aggressività<br />

che conducono ad una marcata morbilità e mortalità. Il presente<br />

trial ha valutato la sicurezza e l’efficacia del <strong>di</strong>valproex<br />

extended release (Depakote ER©) in un gruppo <strong>di</strong><br />

soggetti con BPD.<br />

Metodo: è stato condotto uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 12 settimane in<br />

aperto con <strong>di</strong>valpreox extended release in un gruppo <strong>di</strong> 20<br />

pazienti ambulatoriali con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> BDP secondo i criteri<br />

del DSM-IV. I principali strumenti <strong>di</strong> misurazione<br />

<strong>della</strong> risposta clinica sono stati la CGI-I e la Global Assessment<br />

Scale (GAS). Strumenti <strong>di</strong> misurazione secondari<br />

hanno valutato l’aggressività (Aggression Questionnaire<br />

[AQ], Overt Aggression Scale – Mo<strong>di</strong>fied [OAS-M]),<br />

l’intensità affettiva (Affective Intensity Measure [AIM]), e<br />

la labilità affettiva (Affective Lability Scale [ALS]). Analisi<br />

statistiche con modelli <strong>di</strong> regressione random lineare<br />

(Random regression hierarchical linear modeling, HLM)<br />

sono state infine effettuate sul campione totale dei 20 partecipanti.<br />

Risultati: 13 soggetti (65%) erano maschi e 7 femmine<br />

(35%) (età me<strong>di</strong>a = 37,0, [SD = 11,3]). Le analisi statistiche<br />

hanno evidenziato un miglioramento significativo limitatamente<br />

alla CGI, GAS, OAS-M sezione per l’irritabilità,<br />

oltre che all’AQ, e hanno rivelato un miglioramento<br />

significativo marginale all’AIM. 7 dei 10 pazienti che hanno<br />

completato lo stu<strong>di</strong>o (70%) hanno risposto al trattamento<br />

con una valutazione finale alla CGI-I <strong>di</strong> 2 (much improved)<br />

o 1 (very much improved). Non è stata registrata<br />

alcuna riduzione significativa nella misurazione <strong>della</strong> labilità<br />

affettiva nè in quella <strong>della</strong> <strong>di</strong>ssociazione. Un solo par-<br />

tecipante è stato ritirato dallo stu<strong>di</strong>o in relazione ad effetti<br />

collaterali.<br />

Conclusioni: extended release <strong>di</strong>valproex appare essere efficace<br />

e ben tollerato nei pazienti BPD. Questo composto ha<br />

inoltre il particolare vantaggio <strong>di</strong> poter essere somministrato<br />

1v/<strong>di</strong>e, mentre il placebo necessita somministrazioni successive<br />

durante il giorno. Finanziamento: Abbott Laboratories<br />

276. Comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> asse I, sintomatologia<br />

sottosoglia e qualità <strong>della</strong> vita nei pazienti<br />

con sarcoidosi<br />

S. Rossi, S. Calossi, A. Della Pepa, A. Goracci, M. Martinucci,<br />

T. Santomauro, A. Mazzi * , P. Rottoli * , P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, * Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Clinica e Scienze Immunologiche,<br />

Sezione <strong>di</strong> Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

La Sarcoidosi è una patologia autoimmunitaria, multisistemica<br />

che coinvolge prevalentemente il sistema polmonare,<br />

cutaneo e oculare. Sebbene sia stata da lungo tempo riconosciuta<br />

la presenza <strong>di</strong> sintomi respiratori in varie patologie<br />

psichiatriche, non è stato pienamente investigato il grado<br />

con cui i pazienti con malattie respiratorie presentino anche<br />

sintomi psichiatrici ed infatti sono pochi gli stu<strong>di</strong> che ricercano<br />

un’eventuale correlazione tra sintomatologia depressiva<br />

e malattia sarcoidea, mentre non è noto se tale associazione<br />

possa verificarsi anche per altri <strong>di</strong>sturbi psichiatrici o<br />

comunque con sintomi sottosoglia. Scopo dello stu<strong>di</strong>o è indagare<br />

la presenza <strong>di</strong> un eventuale <strong>di</strong>sturbo psichiatrico associato,<br />

<strong>della</strong> sintomatologia sottosoglia e <strong>di</strong> valutare la<br />

qualità <strong>della</strong> vita in soggetti con sarcoidosi.<br />

Il campione <strong>di</strong> 80 soggetti (età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 41 aa) è stato selezionato<br />

fra i pazienti affluenti al Centro Sarcoidosi, delle<br />

Malattie Respiratorie dell’Università <strong>di</strong> Siena. I pazienti sono<br />

stati valutati con i seguenti questionari: SCI-PAS, SCI-<br />

OBS, SCI-MOODS per la sntomatologia sottosoglia, Q-<br />

LES-Q per la qualità <strong>della</strong> vita, MINI per la <strong>di</strong>agnosi psichiatrica,<br />

CGI per la gravità <strong>di</strong> malattia, HAM-A e HAM-D<br />

per la sintomatologia ansiosa e depressiva ed un’intervista<br />

strutturata sulla <strong>di</strong>agnosi primaria <strong>di</strong> Sarcoidosi.<br />

Il 41%dei pazienti presentano una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Asse I: il<br />

18,5% un Disturbo dell’Umore, l’11% un Disturbo <strong>di</strong> Panico<br />

ed un altro 11% da Disturbo dell’Adattamento. Dei soggetti<br />

con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Asse I, il 40% ha manifestato il <strong>di</strong>sturbo<br />

prima del momento in cui è stata <strong>di</strong>agnosticata la sarcoidosi,<br />

mentre il rimanenti 60% dopo la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> sarcoidosi.<br />

Si è visto, che la sintomatologia sottosoglia più rappresentata<br />

è quella panico-agorafobica, seguito dallo spettro<br />

dell’umore e dallo spettro ossessivo-compulsivo.<br />

Confrontando i punteggi dei vari domini del Q-LES-Q dei<br />

pz. con sarcoidosi con un campione rappresentativo <strong>della</strong><br />

popolazione generale, è emerso una compromissione significativa<br />

nei domini “Salute fisica/Attività” (p < 0,01), “Sensazioni<br />

soggettive” (p = 0,001), e “Attività generali” (p =<br />

0,003). Inoltre i punteggi del Q-LES-Q sono risultati significativamente<br />

ridotti dalla presenza <strong>di</strong> una patologia psichiatrica,<br />

soprattutto nelle sfere <strong>della</strong> “salute fisica”, delle<br />

346


“sensazioni soggettive”: la qualità <strong>della</strong> vita in questi soggetti<br />

è risultata <strong>di</strong>pendente non tanto dalla gravità <strong>della</strong> sarcoidosi<br />

quanto dalla presenza/assenza <strong>della</strong> patologia psichiatrica,<br />

sia conclamata che sottosoglia.<br />

277. Comorbi<strong>di</strong>tà per <strong>di</strong>sturbi d’ansia<br />

in pazienti bipolari in fase eutimica<br />

G. Rosso, P. Rapicavoli, G. Maina, F. Bogetto<br />

Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, SCDU <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: un ampio numero <strong>di</strong> pubblicazioni in letteratura<br />

suggerisce che esista un’alta prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

d’ansia in pazienti affetti da Disturbo Bipolare. I tassi <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà<br />

per DOC sono circa del 35%, mentre quelli <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà<br />

per il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico si situano tra il 30 e il<br />

40%. La presenza <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo d’ansia e/o <strong>di</strong> sintomi ansiosi<br />

in un paziente bipolare e, soprattutto, la persistenza <strong>di</strong><br />

questi anche nelle fasi intercritiche del <strong>di</strong>sturbo dell’umore<br />

ha un importante significato clinico: in termini <strong>di</strong> recupero<br />

incompleto dopo gli episo<strong>di</strong> affettivi; <strong>di</strong> aumento del tempo<br />

necessario per ottenere la remissione dall’episo<strong>di</strong>o affettivo;<br />

<strong>di</strong> una minore risposta agli stabilizzatori o alla terapia interpersonale.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questo lavoro è quello <strong>di</strong> valutare e confrontare<br />

pazienti bipolari I e II in stato <strong>di</strong> eutimia per la presenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi d’ansia.<br />

Materiale e meto<strong>di</strong>: Sono stati reclutati tutti i pazienti bipolari<br />

afferiti presso il nostro Servizio per i Disturbi Depressivi<br />

e d’Ansia, <strong>di</strong> età compresa tra i 18 e i 60 anni, in eutimia<br />

da almeno due mesi (HDRS ≤ 8; YMRS ≤ 6). Ai soggetti<br />

reclutati è stata somministrata un’intervista semistrutturata<br />

al fine <strong>di</strong> raccogliere le caratteristiche socio-demografiche.<br />

La comorbi<strong>di</strong>tà per <strong>di</strong>sturbi d’ansia è stata valutata me<strong>di</strong>ante<br />

la somministrazione <strong>della</strong> SCID-I.<br />

Risultati: il campione risulta composto da 36 pazienti bipolari<br />

I e 39 pazienti bipolari II. I pazienti bipolari I presentano<br />

almeno un <strong>di</strong>sturbo d’ansia in comorbi<strong>di</strong>tà nel 19,4% dei<br />

casi, mentre i bipolari II nel 28,2%. Nei pazienti bipolari I i<br />

tassi <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà sono: per GAD 11,1%; per DOC 2,8%;<br />

per Disturbo <strong>di</strong> Panico 5,6%; per Fobia Sociale 0%, mentre<br />

la frequenza per gli stessi <strong>di</strong>sturbi nei pazienti bipolari II risulta<br />

essere rispettivamente del 10,3%, del 7.7%, del 7,7%<br />

e del 10,3%.<br />

Conclusioni: dal confronto pazienti bipolari I vs. pazienti<br />

bipolari II emerge che i <strong>di</strong>sturbi d’ansia sono più frequenti<br />

nei pazienti bipolari II, in particolare fobia sociale e DOC. I<br />

dati preliminari, in linea con la letteratura, dovranno essere<br />

confermati attraverso un ampliamento del campione in esame.<br />

Bibliografia<br />

Strakowski et al., 1992; Kruger et al., 1995; Pini et al., 1997; Cassano<br />

et al., 1998; Cosoff e Hafner, 1998; Edmonds et al., 1998;<br />

Pini et al., 1997; McElroy et al., 2001; Yerevan et al., 2001;<br />

Craig., 2002; Henry et al., 2003; MacQueen et al., 2003; Feske<br />

et al., 2000; Young et al., 1993.<br />

347<br />

POSTER<br />

278. Disturbi <strong>di</strong> personalità nel <strong>di</strong>sturbo<br />

bipolare<br />

G. Rosso, P. Rapicavoli, G. Maina, F. Bogetto<br />

Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, SCDU <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: il <strong>di</strong>sturbo bipolare (DB) è considerato una<br />

con<strong>di</strong>zione relativamente frequente (prevalenza lifetime 3-<br />

6,6%), le cui manifestazioni cliniche pongono talora problemi<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale specialmente rispetto al <strong>di</strong>sturbo<br />

depressivo maggiore (DDM) e ad alcuni <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

(DP) 1 .<br />

È stato riportato che nei pazienti con <strong>di</strong>sturbo bipolare tipo<br />

II (DBII), rispetto a quelli con <strong>di</strong>sturbo bipolare tipo I<br />

(DBI) è più frequente la concomitanza dei <strong>di</strong>sturbi da abuso<br />

<strong>di</strong> sostanze, dei <strong>di</strong>sturbi d’ansia e dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

2 3 .<br />

Lo scopo <strong>della</strong> presente ricerca è confrontare un campione<br />

<strong>di</strong> pazienti DBII con un campione <strong>di</strong> pazienti DBI e uno <strong>di</strong><br />

pazienti DDM rispetto alla comorbi<strong>di</strong>tà per DP.<br />

Metodo: Il nostro campione è formato da pazienti ambulatarioli<br />

afferiti presso il Servizio per i Disturbi Depressivi e<br />

d’Ansia.<br />

Sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o tutti i soggetti che rientravano<br />

nei seguenti criteri <strong>di</strong> inclusione: <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DDM o<br />

DBI o DBII; con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> eutimia (YMRS 12; HAMD 7);<br />

età compresa tra 18-60 anni; consenso informato orale allo<br />

stu<strong>di</strong>o. Per l’accertamento <strong>della</strong> comorbilità <strong>di</strong> asse II è stata<br />

utilizzata la SCID-II.<br />

Risultati: sono stati inclusi 105 pazienti <strong>di</strong> cui 30 con<br />

DDM e 75 con DB (36 DBI e 39 DBII). Il 23,3% dei pazienti<br />

con DDM vs. il 46,7% con DB presentano un <strong>di</strong>sturbo<br />

<strong>di</strong> personalità (p < 0,05).<br />

Il 46,7% dei pazienti con DBI vs. il 46,2% con DBII presentano<br />

un <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> personalità (n.s.). I <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

<strong>di</strong> cluster A e B prevalgono nei DBII rispetto ai<br />

DBI, mentre quelli del cluster C sono più frequenti nei<br />

DBI.<br />

In particolare il <strong>di</strong>sturbo ossessivo-compulsivo <strong>di</strong> personalità<br />

(DOCP) risulta significativamente più frequente nei<br />

DBI rispetto ai DBII (16,7% vs. 2,7%; p < 0,05).<br />

Conclusioni: in linea con la letteratura abbiamo riscontrato<br />

una maggior incidenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> personalità nei pazienti<br />

affetti da DB rispetto ai DDM. Da questi dati preliminari<br />

non emerge una maggiore incidenza <strong>di</strong> DP nei DBII rispetto<br />

ai DBI.<br />

Un dato interessante è la maggior frequenza del DOCP nei<br />

DBI, in contrasto con una maggior comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo<br />

ossessivo-compulsivo riscontrata nei DBII. I risultati dovranno<br />

essere confermati con un ampliamento del campione<br />

in esame.<br />

Bibliografia<br />

1 May M, Akiskal HS, Lopez-Ibar JJ, Sartorius N, eds. Bipolar<br />

Disorder. Wiley Chichester 2002.<br />

2 Kay JM, et al. Ann Clin Psychiatry 1999;11:187-95.<br />

3 Chengappa KNR, et al. Bipolar Disorder 2000;2:191-5.


279. Correlati neurali del riconoscimento<br />

delle emozioni e stili <strong>di</strong> personalità<br />

V. Rubino 1 , A. Bertolino 1,2,4 , G. Arciero 2 , V. Latorre 1 ,<br />

M. De Can<strong>di</strong>a 1 , V. Mazzola 2 , G. Blasi 1 , G. Caforio 1 ,<br />

I. D’Errico 2 , M. Nar<strong>di</strong>ni 1 , T. Scarabino 3<br />

1 Gruppo <strong>di</strong> Neuroscienze Psichiatriche, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università <strong>di</strong> Bari;<br />

2 Istituto <strong>di</strong> Psicologia e Psicoterapia Cognitiva Post-Razionalista<br />

IPRA; 3 IRCCS “Casa Sollievo <strong>della</strong> Sofferenza”,<br />

San Giovanni Rotondo (FG)<br />

Un volto impaurito rappresenta uno stimolo a forte valenza<br />

emotiva che può essere riconosciuto più o meno consapevolmente<br />

da un in<strong>di</strong>viduo. A livello neurale il processamento<br />

implicito (a minor carico cognitivo) dell’informazione<br />

emozionale coinvolge strutture sottocorticali quali l’amigdala,<br />

mentre il processamento esplicito (a maggior carico<br />

cognitivo) dello stimolo recluta aree corticali inclusa la corteccia<br />

prefrontale (PFC). Uno stu<strong>di</strong>o precedente <strong>di</strong> risonanza<br />

magnetica funzionale (fMRI) ha mostrato che stili <strong>di</strong> personalità<br />

<strong>di</strong>fferenti influenzano l’attività dell’amigdala durante<br />

il processamento implicito <strong>di</strong> stimoli emotigeni. Scopo<br />

del presente stu<strong>di</strong>o fMRI è valutare l’effetto <strong>della</strong> personalità<br />

sull’attività <strong>della</strong> PFC durante il riconoscimento esplicito<br />

<strong>di</strong> paura o rabbia in un volto. Sono stati confrontati 14<br />

soggetti sani proni al <strong>di</strong>sturbo fobico (PP) e 14 proni al <strong>di</strong>sturbo<br />

alimentare psicogeno (EDP) (nell’ottica del modello<br />

Costruttivista). I due gruppi non <strong>di</strong>fferivano per alcuna caratteristica<br />

socio-demografica nè per accuratezza <strong>della</strong><br />

performance. I dati <strong>di</strong> imaging hanno mostrato maggiore attività<br />

<strong>della</strong> PFC mesiale nei PP rispetto agli EDP (Anova: p<br />

< 0,005, K = 8). Questi risultati suggeriscono che i PP necessitano<br />

<strong>di</strong> un maggior controllo cognitivo nel processamento<br />

esplicito <strong>di</strong> uno stimolo emozionale fornendo nuove<br />

possibili spiegazioni alle <strong>di</strong>fferenze in<strong>di</strong>viduali nel processamento<br />

neurale <strong>di</strong> uno stimolo emozionale.<br />

280. Vali<strong>di</strong>tà ed affidabilità del Quality<br />

of Life, Enjoyment and Satisfaction<br />

Questionnaire, versione breve<br />

POSTER<br />

P. Rucci 1 , A. Rossi 7 , M. Mauri 1 , G. Maina 3 , F. Pieraccini<br />

4 , S. Pallanti 5 , V. Camilleri 1 , M.S. Montagnani 1 , J. En<strong>di</strong>cott<br />

6 e EQUIP II Gruppo)<br />

1 Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa; 2 Dipartimento <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università de L’Aquila; 3 Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino; 4 Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Siena;<br />

5 Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche,<br />

Università <strong>di</strong> Firenze; 6 Department of Psychiatry, Columbia<br />

University, New York; 7 Eli Lilly Italia S.p.A.<br />

Il questionario sulla qualità <strong>della</strong> vita e sod<strong>di</strong>sfazione (Q-<br />

LES-Q) è usato sempre più frequentemente in psichiatria<br />

perché pone un’enfasi particolare sulla prospettiva soggettiva<br />

del paziente rispetto agli aspetti psicologici, fisici e sociali<br />

che caratterizzano la sua vita.<br />

Questo articolo riporta i risultati <strong>della</strong> validazione <strong>della</strong> Q-<br />

LES-Q condotta nell’ambito <strong>di</strong> un ampio stu<strong>di</strong>o multicentri-<br />

co italiano su pazienti ambulatoriali in trattamento per <strong>di</strong>sturbi<br />

d’ansia.<br />

La <strong>di</strong>agnosi, la valutazione psicopatologica ed il livello <strong>di</strong><br />

gravità dei partecipanti sono stati indagati me<strong>di</strong>ante la MI-<br />

NI-International Neuropsychiatric Interview, la Symptom<br />

Checklist (SCL-90) e la Clinical Global Impression (CGI).<br />

L’alfa <strong>di</strong> Cronbach è stato utilizzato per determinare la consistenza<br />

interna delle aree <strong>della</strong> Q-LES-Q, il coefficiente <strong>di</strong><br />

correlazione intraclasse (ICC) per valutare l’affidabilità test-retest<br />

e il coefficiente <strong>di</strong> correlazione <strong>di</strong> Pearson per analizzare<br />

la correlazione tra il punteggio <strong>della</strong> Q-LES-Q ed<br />

quello <strong>di</strong> altri strumenti. I risultati in<strong>di</strong>cano che la consistenza<br />

interna e la stabilità dei punteggi <strong>della</strong> Q-LES-Q sono<br />

eccellenti (alfa <strong>di</strong> Cronbach = 0,92 e ICC = 0,89). La vali<strong>di</strong>tà<br />

convergente rispetto alla WSAS ed ai costrutti psicopatologici<br />

è moderata in valore assoluto e suggerisce che<br />

funzionamento e qualità <strong>della</strong> vita sono concettualmente <strong>di</strong>stinti.<br />

Una peggior qualità <strong>della</strong> vita si riscontra nelle donne,<br />

nei pazienti con comorbi<strong>di</strong>tà con depressione maggiore<br />

e in con<strong>di</strong>zione acuta, in linea con quanto atteso sulla base<br />

<strong>della</strong> letteratura e dell’esperienza clinica.<br />

In conclusione, la versione italiana <strong>della</strong> Q-LES-Q è valida<br />

e affidabile come la versione originale inglese<br />

281. Stu<strong>di</strong>o del profilo circa<strong>di</strong>ano<br />

premorboso e <strong>di</strong> stato in pazienti affetti<br />

da <strong>di</strong>sturbi depressivi <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa gravità<br />

clinica<br />

D. Russo, S. Fiorentini, L. Limpido, G. Bersani, P. Pancheri<br />

Dipartimento Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: <strong>di</strong>versi dati in letteratura suggeriscono che in<br />

pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi depressivi è frequente osservare<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> processi biologici circa<strong>di</strong>ani. Non a caso<br />

tra i criteri <strong>di</strong>agnostici del DSM-IV sono riportati come sintomi<br />

primari del Disturbo Depressivo Maggiore mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

<strong>di</strong> funzioni e attività d’interesse cronobiologico quali<br />

appetito e ritmo sonno-veglia.<br />

Obiettivo: approfon<strong>di</strong>re le conoscenze relative le relazioni<br />

esistenti tra <strong>di</strong>sturbi depressivi e mo<strong>di</strong>ficazione delle funzioni<br />

biologiche circa<strong>di</strong>ane.<br />

I risultati <strong>di</strong> un precedente lavoro suggerirebbero l’esistenza<br />

<strong>di</strong> significative <strong>di</strong>fferenze nel profilo circa<strong>di</strong>ano premorbosa<br />

e <strong>di</strong> stato <strong>di</strong> pazienti depressi e in<strong>di</strong>vidui sani. Il presente<br />

stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re tali dati valutando se a <strong>di</strong>sturbi<br />

depressivi <strong>di</strong> gravità clinica <strong>di</strong>versa corrispondano<br />

profili cronobiologici <strong>di</strong>versi.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: è stato somministrato un questionario<br />

in cui si chiedeva <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care l’orario <strong>di</strong> addormentamento,<br />

<strong>di</strong> risveglio, <strong>di</strong> maggiore appetito, <strong>di</strong> maggiore energia fisica<br />

e <strong>di</strong> maggiore concentrazione a 81 pazienti con un Disturbo<br />

Depressivo, <strong>di</strong> cui 43 con un quadro moderato/grave<br />

e 38 con un quadro lieve. I dati ottenuti dai due campioni<br />

(moderati/gravi e lievi) sono stati confrontati attraverso l’analisi<br />

statistica “T <strong>di</strong> Student”.<br />

Risultati: nell’età adolescenziale esiste una <strong>di</strong>fferenza tendenziale<br />

nell’orario <strong>di</strong> risveglio (p = 0,18) (nei pazienti <strong>di</strong><br />

grado moderato/grave è anticipato <strong>di</strong> 31’ rispetto a quelli <strong>di</strong><br />

348


grado lieve) e statisticamente significativa nell’orario <strong>di</strong><br />

maggiore energia (p = 0,05) (nei pazienti <strong>di</strong> grado moderato/grave<br />

è anticipato <strong>di</strong> 137’).<br />

Nell’età giovanile esiste una <strong>di</strong>fferenza statisticamente significativa<br />

nell’orario <strong>di</strong> risveglio (p = 0,02) (nei pazienti<br />

con grado <strong>di</strong> depressione moderato/grave è anticipato <strong>di</strong><br />

48’) e in quello <strong>di</strong> maggiore energia (p = 0,008) (nei pazienti<br />

moderati/gravi è anticipato <strong>di</strong> 171’). Esiste, inoltre, una <strong>di</strong>fferenza<br />

tendenzialmente significativa nell’orario <strong>di</strong> addormentamento<br />

(p = 0,11) (nei pazienti moderati/gravi è anticipato<br />

<strong>di</strong> 25’) e <strong>di</strong> maggiore concentrazione (p = 0,06) (anticipato<br />

<strong>di</strong> 114’ nei pazienti con sintomi moderarti/gravi).<br />

Allo stato attuale l’orario <strong>di</strong> addormentamento è anticipato<br />

<strong>di</strong> 36’ nei pazienti con un <strong>di</strong>sturbo depressivo <strong>di</strong> grado moderato/grave<br />

(p = 0,04).<br />

Conclusioni: i dati ottenuti dallo stu<strong>di</strong>o suggeriscono che il<br />

grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazione del profilo circa<strong>di</strong>ano premorboso e<br />

<strong>di</strong> stato sembrerebbe correlato alla gravità <strong>della</strong> sintomatologia<br />

clinica Riguardo lo stato attuale si può supporre che le<br />

ridotte <strong>di</strong>fferenze tra i due gruppi siano da attribuire all’assunzione<br />

del trattamento farmacologico.<br />

282. Ricerca <strong>di</strong> un profilo circa<strong>di</strong>ano<br />

premorboso e morboso in pazienti affetti<br />

da Disturbi Depressivi, Bipolari, Ansiosi<br />

e Schizofrenici<br />

D. Russo, L. Limpido, S. Fiorentini, G. Bersani, P. Pancheri<br />

Dipartimento Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: negli ultimi 20 anni è cresciuto costantemente<br />

l’interesse <strong>della</strong> psichiatria nei confronti <strong>della</strong> cronobiologia.<br />

Diversi dati in letteratura, infatti, suggeriscono che<br />

in pazienti affetti da <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>sturbi psichiatrici è comune<br />

osservare mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> processi biologici ritmici a carattere<br />

circa<strong>di</strong>ano.<br />

Obiettivo: lo stu<strong>di</strong>o si propone d’indagare l’esistenza <strong>di</strong> un<br />

eventuale profilo circa<strong>di</strong>ano premorboso e <strong>di</strong> stato che caratterizzi<br />

pazienti affetti da <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>sturbi mentali rispetto<br />

agli in<strong>di</strong>vidui sani, in modo da in<strong>di</strong>viduare un pattern cronobiologico<br />

in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> una particolare suscettibilità psichiatrica.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: a 81 pazienti affetti da un Disturbo Depressivo,<br />

a 16 affetti da un Disturbo Bipolare, a 50 affetti da<br />

un Disturbo d’Ansia, a 41 affetti da un Disturbo Schizofrenico<br />

e a 78 in<strong>di</strong>vidui sani è stato chiesto d’in<strong>di</strong>care, attraverso<br />

un questionario, l’orario me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> risveglio, <strong>di</strong> addormentamento,<br />

<strong>di</strong> maggiore appetito, <strong>di</strong> maggiore energia e <strong>di</strong><br />

maggiore concentrazione rispettivamente nel corso <strong>della</strong><br />

“Età adolescenziale”, <strong>della</strong> “Età giovanile” e dello “Stato attuale”.<br />

I risultati ottenuti da ciascuna categoria <strong>di</strong>agnostica<br />

sono stati confrontati con quelli dei soggetti sani per valutare<br />

l’esistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative (p <<br />

0,05) e a carattere tendenziale (0,25 < p < 0,05).<br />

Risultati: nel corso <strong>della</strong> “Età adolescenziale” l’orario <strong>di</strong> risveglio<br />

è anticipato <strong>di</strong> 26 minuti (p = 0,02) nei pazienti ansiosi,<br />

<strong>di</strong> 38’ nei pazienti bipolari (p = 0,02) e <strong>di</strong> 25’ nei pazienti<br />

depressi (p = 0,01) rispetto agli in<strong>di</strong>vidui sani; l’orario<br />

<strong>di</strong> addormentamento è anticipato <strong>di</strong> 66’ nei bipolari (p =<br />

349<br />

POSTER<br />

0,08), <strong>di</strong> 18’ (p = 0,12) nei depressi, <strong>di</strong> 84’ negli schizofrenici<br />

e posticipato <strong>di</strong> 14’ negli ansiosi rispetto ai controlli sani.<br />

Durante la “Età giovanile” l’orario <strong>di</strong> risveglio è anticipato<br />

<strong>di</strong> 29’ (p = 0,17) negli ansiosi e <strong>di</strong> 47’ (p = 0,02) nei depressi;<br />

l’orario <strong>di</strong> addormentamento è anticipato <strong>di</strong> 59’ (p =<br />

0,01) negli ansiosi, <strong>di</strong> 23’ nei depressi (0,11) <strong>di</strong> 30’ negli<br />

schizofrenici (p = 0,04); l’orario <strong>di</strong> maggiore energia è anticipato<br />

<strong>di</strong> 150’ (p = 0,13) nei bipolari rispetto ai sani; l’orario<br />

<strong>di</strong> maggiore concentrazione è posticipato nei depressi <strong>di</strong><br />

72’ (p = 0,10). Allo “Stato attuale” l’orario <strong>di</strong> risveglio è anticipato<br />

<strong>di</strong> 23’ negli ansiosi (p = 0,21), 46’ nei bipolari (p =<br />

0,05), <strong>di</strong> 49’ (p = 0,02) nei depressi; l’orario <strong>di</strong> addormentamento<br />

è anticipato <strong>di</strong> 24’ (p = 0,06) nei depressi, l’orario <strong>di</strong><br />

maggiore concentrazione è posticipato <strong>di</strong> 38’ (p = 0,06) negli<br />

ansiosi e anticipato <strong>di</strong> 102’ nei bipolari (p = 0,19).<br />

Conclusioni: i risultati dello stu<strong>di</strong>o suggerirebbero che l’analisi<br />

del profilo circa<strong>di</strong>ano possa contribuire ad in<strong>di</strong>viduare<br />

soggetti caratterizzati da una particolare vulnerabilità per<br />

alcuni <strong>di</strong>sturbi psichiatrici.<br />

283. La continuità terapeutica nel paziente<br />

schizofrenico: confronto tra due CSM<br />

M. Sabattini, M. Pavanini, M. Semenzin, L. Pavan<br />

Università <strong>di</strong> Padova, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione<br />

<strong>Psichiatria</strong><br />

Lo scopo dello stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> valutare se un elevato turnover <strong>di</strong><br />

terapeuti influisca sull’andamento clinico <strong>di</strong> pazienti schizofrenici<br />

cronici, in termini <strong>di</strong> numero <strong>di</strong> ricoveri, giorni <strong>di</strong><br />

ricovero e frequenza dei controlli ambulatoriali, e se si correli<br />

con l’eventuale prescrizione <strong>di</strong> antipsicotici atipici.<br />

Metodo: l’indagine retrospettiva è stata condotta su un<br />

campione <strong>di</strong> 51 pz con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> “Disturbo schizofrenico”<br />

in cura da almeno 6 anni <strong>di</strong>stribuito in due CSM, uno dei<br />

quali con elevato turnover <strong>di</strong> terapeuti, in un periodo che va<br />

dal 1999 al 2003.<br />

Risultati: i pz in carico al CSM con elevato turnover <strong>di</strong> terapeuti<br />

(52% vs. 22% più <strong>di</strong> tre cambi <strong>di</strong> terapeuta) risultavano<br />

avere più ricoveri (60% vs. 50% almeno un ricovero),<br />

ma non vi era alcuna correlazione temporale che evidenziasse<br />

un possibile rapporto causale tra le variabili, considerando<br />

un periodo <strong>di</strong> 6 mesi dal cambio del terapeuta. Inoltre<br />

il l’elevato turnover <strong>di</strong> terapeuti non risultava correlato con<br />

una <strong>di</strong>versa frequenza <strong>di</strong> prescrizione <strong>di</strong> un AP atipico.<br />

Commento: un elevato turnover dei terapeuti sembra non influenzare<br />

negativamente l’andamento clinico dei pz schizofrenici<br />

cronici, pertanto la continuità terapeutica sembra poter<br />

essere garantita dall’insieme dell’equipe curante. L’elevato<br />

turnover <strong>di</strong> terapeuti non influenza la mo<strong>di</strong>fica <strong>della</strong> terapia<br />

neurolettica con l’introduzione <strong>di</strong> un AP atipico, aspetto questo<br />

che sembra <strong>di</strong>pendere unicamente da motivi clinici.<br />

Bibliografia<br />

Campanella M, Maura E, Passeri P, Remoti FM, Servetto C. Uno<br />

stu<strong>di</strong>o sui pazienti cronici nei servizi psichiatrici. Riv Sperim<br />

Freniat 1983;107:151-68.<br />

Campbell M, Young PI, Bateman DN, Smith JM, Thomas SH. The<br />

use of atypical antipsychotics in the management of Schizophrenia.<br />

Br J Clin Pharmacol 1999;47:13-22.<br />

Bassuk E, Gerson S. Chronic crisis patients: a <strong>di</strong>screte clinical<br />

group. Am J Psychiatry 1980;137:1513-7.


284. Risposta soggettiva al trattamento<br />

con farmaci antipsicotica da parte <strong>di</strong><br />

pazienti affetti da schizofrenia e <strong>di</strong>sturbo<br />

schizoaffettivo (DISCOVER)<br />

E. Sacchetti * , G. Montagnani ** e Discover Study Group<br />

* Clinica Psichiatrica, Università Statale <strong>di</strong> Brescia; ** Direzione<br />

Me<strong>di</strong>ca AstraZeneca<br />

Introduzione: l’aderenza al trattamento con farmaci antipsicotici<br />

nei pazienti con schizofrenia o <strong>di</strong>sturbo schizoaffettivo<br />

è scarsa, molti sono i fattori che sottendono a questo<br />

fenomeno complesso, tra questi un ruolo certamente importante<br />

ha la valutazione soggettiva del paziente nei riguar<strong>di</strong><br />

<strong>della</strong> terapia. Lo stu<strong>di</strong>o proposto ha valutato l’attitu<strong>di</strong>ne<br />

soggettiva dei pazienti verso <strong>di</strong>versi antipsicotici.<br />

Metodo: stu<strong>di</strong>o multicentrico osservazionale, condotto<br />

presso servizi psichiatrici territoriali su pazienti affetti da<br />

schizofrenia o <strong>di</strong>sturbo schizoaffettivo, secondo DSM-IV, in<br />

monoterapia antipsicotica stabilizzata da almeno 21 giorni.<br />

L’attitu<strong>di</strong>ne verso il trattamento è stata valutata me<strong>di</strong>ante la<br />

scala Drug Attitude Inventory (DAI-10), somministrata in<br />

due tempi alla <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tre mesi fra loro. L’efficacia clinica<br />

è stata rilevata, agli stessi tempi, con la Clinical Global<br />

Impression (CGI).<br />

Risultati: sono stati arruolati 2348 pazienti in 139 centri.<br />

Alla prima visita, l’attitu<strong>di</strong>ne soggettiva dei pazienti verso i<br />

farmaci antipsicotici atipici è risultata significativamente<br />

migliore rispetto ai tra<strong>di</strong>zionali. È stata evidenziata anche<br />

una <strong>di</strong>fferenza significativa tra i singoli trattamenti. Il risultato<br />

è stato confermato anche a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tre mesi.<br />

Conclusioni: i risultati dello stu<strong>di</strong>o appaiono in linea con<br />

quanto precedentemente riportato in letteratura circa un miglior<br />

effetto degli antipsicotici atipici nel favorire la compliance<br />

del paziente verso il trattamento.<br />

Bibliografia<br />

Kane JM. Management strategies for treatment of Schizophrenia. J<br />

Clin Psychiatry 1989.<br />

285. Diminuizione del meccanismo<br />

<strong>di</strong> soppressione <strong>della</strong> memoria in pazienti<br />

con <strong>di</strong>sturbo Borderline <strong>di</strong> Personalità<br />

POSTER<br />

M. Sala * , E. Marraffini *** , M. Boso *** , I. D’Amato *** ,<br />

M. Balestrieri ** , F. Barale *** , E. Caverzasi *** , P. Brambil-<br />

** **** la<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Fisiologiche, Farmacologiche e<br />

Cellulari, Università <strong>di</strong> Pavia; ** Centro Interuniversitario<br />

<strong>di</strong> Scienze Neurocomportamentali, Dipartimento <strong>di</strong> Patologia<br />

e Me<strong>di</strong>cina Clinica e Sperimentale, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Psicologia Me<strong>di</strong>ca e Psicosomatica, Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne;<br />

*** Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Sanitarie Applicate e Psicocomportamentali,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Pavia;<br />

**** Isituto Scientifico IRCCS “E. Medea”<br />

Il meccanismo <strong>di</strong> soppressione dei ricor<strong>di</strong>, che coinvolge<br />

ippocampo e corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC)<br />

(Anderson et al, 2004), potrebbe giocare un ruolo significativo<br />

nella patogenesi <strong>di</strong> sintomi quali instabilità emotiva,<br />

flashbacks e pensieri intrusivi presenti nel <strong>di</strong>sturbo<br />

borderline <strong>della</strong> personalità (BPD). Nei pazienti con BPD<br />

sono presenti sia anomalie strutturali e funzionali <strong>di</strong> ippocampo<br />

e DLPFC (Brambilla et al 2004; Driessen et al.<br />

2000) che i suddetti sintomi (Sala et al., 2004). Somministrando<br />

il Para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> Anderson (Anderson and Grren<br />

2001) abbiamo indagato il meccanismo <strong>di</strong> soppressione<br />

nei soggetti con BPD.<br />

Metodo: soggetti: 12 BPD (età me<strong>di</strong>a ± S.D. = 31,5 ± 6,3<br />

anni, range 24-45, 11 femmine, 1 maschio) e 12 controlli<br />

(età me<strong>di</strong>a ± S.D. = 32,2 ± 6,7, range 24-48, 11 femmine,<br />

1maschio). Strumenti: SCID I, SCID II; Zanarini, BIS 11,<br />

BDHI, HAM-D; Para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> Anderson; WAIS.<br />

Para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> Anderson. Sono presentate al paziente 36 parole<br />

<strong>di</strong> cui 12 baseline (BW), 12 allenate (RW) e 12 soppresse<br />

(SW). Same Probe Test: si presentano i 36 probes iniziali<br />

e si valuta la quantità <strong>di</strong> parole associate ricordate. In<strong>di</strong>pendent<br />

Probe Test: si presentano una parola extralista riferita<br />

alla parola associata e l’iniziale <strong>della</strong> parola associata;<br />

il soggetto deve ricordare le 36 parole associate.<br />

Risultati: al Same Probe Test i controlli ricordano maggiormente<br />

le parole allenate (RW 95,9%; SW 89,5%; p = 0,04);<br />

ciò non avviene nei soggetti BPD (RW 93,8% e SW 91,2%)<br />

(p = 0,19). All’In<strong>di</strong>pendent Probe test i sani tendono a ricordare<br />

maggiormente le parole RW (RW 96,6%; SW<br />

90,9%; p = 0,098); ciò non si verifica nei pazienti BPD (RW<br />

88,25% vs. SW 86,2; p = 0,6).<br />

Discussione: il meccanismo <strong>di</strong> soppressione <strong>di</strong> memorie<br />

non allenate è <strong>di</strong>minuito nei soggetti BPD. Ciò potrebbe riflettere<br />

la presenza <strong>di</strong> un anomalo circuito DLPFC-ippocampo<br />

(Tebartz van Elst et al. 2003, Juengling et al. 2003,<br />

Goethals et al. 2005).<br />

Successivi stu<strong>di</strong> con fMRI potrebbero definire se alla base<br />

<strong>di</strong> tale anomalia vi è un’ipoattivazione <strong>di</strong> DLPFC o un’iperattivazione<br />

dell’ippocampo durante il meccanismo <strong>di</strong> soppressione.<br />

Bibliografia<br />

Anderson MC, Ochsner CN, Kulh B, Cooper J, Robertson E,<br />

Gabrieli SW, et al. Neural systems underlying the suppression of<br />

unwanted memories. Science 2004;303:232-235.<br />

Brambilla P, Soloff PH, Sala M, Nicoletti MA, Keshavan MS,<br />

Soares JC. Anatomical MRI study of borderline personality <strong>di</strong>sorder<br />

patients. Psychiatry Res 2004;131:125-33.<br />

Driessen M, Herrmann J, Stahl K, Zwaan M, Meier S, Hill A, et al<br />

Magnetic resonance imaging volumes of the hippocampus and<br />

the amygdala in women with borderline personality <strong>di</strong>sorder<br />

and early traumatization. Arch Gen Psychiatry 2000;57:1115-<br />

1122.<br />

Goethals I, Audenaert K, Jacobs F, Van den Eynde F, Bernagie K,<br />

Kolindou A, et al. Brain perfusion SPECT in impulsivity-related<br />

personality <strong>di</strong>sorders. Behav Brain Res 2005;157:187-92.<br />

Juengling FD, Schmahl C Hesslinger B, Ebert D, Bremner JD, Gostomzyk<br />

J, et al. Positron emission tomography in female patients<br />

with borderline personality <strong>di</strong>sorder. J Psychiatr Res<br />

2003;37:109-15.<br />

Levy BJ, Anderson MC. Inhibitory processes and the control of memory<br />

retrieval. Trends Cogn Sci 2002;6:299-305.<br />

Sala M, Perez J, Soloff P, Ucelli <strong>di</strong> Nemi S, Caverzasi E, et al.<br />

Stress And Hippocampal Abnormalities In Psychiatric Disorders.<br />

Eur Neuropsychopharmacol 2004;14:393-405.<br />

Tebartz van Elst L, Hesslinger B, Thiel T, Geiger E, Haegele K, Lemieux<br />

L, et al. Frontolimbic brain abnormalities in patients with<br />

borderline personality <strong>di</strong>sorder: a volumetric magnetic resonance<br />

imaging study. Biol Psychiatry 2003;54:163-71.<br />

350


286. Effetto dell’introduzione <strong>di</strong> quetiapina<br />

durante una reci<strong>di</strong>va maniacale nei pazienti<br />

con <strong>di</strong>sturbo bipolare<br />

M. Sala * ** , G. Gadeschi * ** , G. D’Allio *<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale e delle Dipendenze, ASL<br />

21, Casale Monferrato (Alessandria); ** Servizio Psichiatrico<br />

Diagnosi e Cura, Ospedale Santo Spirito, Casale Monferrato<br />

(Alessandria)<br />

Introduzione: stu<strong>di</strong> recenti hanno riportato l’efficacia <strong>di</strong><br />

quetiapina nel trattamento dell’episo<strong>di</strong>o maniacale acuto del<br />

paziente bipolare, sia in monoterapia, sia in combinazione<br />

con stabilizzanti dell’umore. L’obiettivo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è<br />

la verifica dell’efficacia del trattamento <strong>di</strong> quetiapina associata<br />

ad aloperidolo in pazienti con Disturbo Bipolare durante<br />

una fase <strong>di</strong> recrudescenza.<br />

Materiali e Meto<strong>di</strong>: stu<strong>di</strong>o in aperto condotto in 7 pz. con<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DB-I, in fase <strong>di</strong> recrudescenza per un episo<strong>di</strong>o<br />

maniacale, mai trattati con quetiapina. La gravità <strong>della</strong> sintomatologia<br />

è stata valutata con YMRS e CGI all’ingresso a<br />

una 1 e 2 settimana 2; anche gli effetti collaterali sono stati<br />

registrati agli stessi tempi.<br />

Quetiapina è stata somministrata raggiungendo la dose <strong>di</strong><br />

1000 mg in 5 giorni; lorazepam, 6 mg/<strong>di</strong>e e aloperidolo 2<br />

mg/<strong>di</strong>e sono stati associati nei primi 3 giorni.<br />

Risultati: l’efficacia del trattamento è stata documentata<br />

dalla riduzione dei punteggi alla YMRS per tutti i pazienti a<br />

2 settimane vs. i valori <strong>di</strong> ingresso (p = 0,004. ANOVA per<br />

misure ripetute) e dal miglioramento dei punteggi alla CGI<br />

(p = 0,007. ANOVA per misure ripetute). A due settimane<br />

dall’inizio <strong>della</strong> terapia 4 pz su 7 lamentavano sedazione e<br />

4 su 7 astenia. L’in<strong>di</strong>ce me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> efficacia del trattamento è<br />

risultato <strong>di</strong> 1,84 alla CGI (range 0-4).<br />

Conclusioni: i buoni risultati ottenuti anche se su pochi <strong>di</strong><br />

pazienti sembrano in<strong>di</strong>care un favorevole utilizzo <strong>di</strong> quetiapina<br />

nel prevenire le ricadute e migliorare la compliance del<br />

paziente.<br />

Bibliografia<br />

Hardoy, et al. Combination quetiapine therapy in the long-term<br />

treatment of patients with bipolar I <strong>di</strong>sorder. Clinical Practice<br />

and Epidemiology in Mental Health 2005;1.<br />

287. Lo spettro <strong>di</strong>smorfofobico in pazienti<br />

sottoposti a scleroterapia<br />

M. Samojlovitch, A. Castrogiovanni, L. Padula, S. Mancini<br />

* , M. Bucalossi * , F. Berna *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, * Istituto<br />

<strong>di</strong> Chirurgia Generale, Università <strong>di</strong> Siena<br />

Il Disturbo <strong>di</strong> Dismorfismo Corporeo è rappresentato da una<br />

eccessiva preoccupazione per un supposto <strong>di</strong>fetto nell’aspetto<br />

fisico tale da interferire con il funzionamento sociolavorativo<br />

del paziente affetto. I pazienti con queste caratteristiche<br />

<strong>di</strong> rado chiedono un intervento psichiatrico; spesso<br />

si rivolgono a centri <strong>di</strong> chirurgia estetica.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è stato <strong>di</strong> valutare se le motivazioni<br />

<strong>della</strong> richiesta <strong>di</strong> correzione del <strong>di</strong>fetto fossero <strong>di</strong> carattere<br />

estetico piuttosto che terapeutico. A tal fine sono sta-<br />

351<br />

POSTER<br />

ti reclutati 30 soggetti, con insufficienza venosa allo sta<strong>di</strong>o<br />

C1-Ep-As17-Pr <strong>della</strong> classificazione CEAP, e indagati gli<br />

aspetti inerenti al <strong>di</strong>sturbo dell’immagine corporea e le correlazioni<br />

con i dati socio-anagrafici, anamnestici psichiatrici<br />

e i rapporti con l’autostima tramite la Mini, la BDDE, la<br />

Rosemberg Self Esteem Scale.<br />

Le correlazioni fra le me<strong>di</strong>e del punteggio totale alla BDDE<br />

e quelle relative all’autostima mostrano un valore negativo<br />

(-0,474) e tale risultato raggiunge la significatività statistica<br />

(p = 0,009).<br />

Si evince che la valutazione <strong>della</strong> propria immagine corporea<br />

è fortemente influenzata dall’autostima. Un ricorso allo<br />

specialista chirurgo può quin<strong>di</strong> essere motivato da una scarsa<br />

valutazione <strong>di</strong> sé e può non essere l’intervento più appropriato.<br />

Tali risultati potrebbero in<strong>di</strong>care la necessità per il chirurgo<br />

vascolare <strong>di</strong> avvalersi <strong>di</strong> consulenti psichiatri al fine <strong>di</strong><br />

intervenire solo nei pazienti che effettivamente lo necessitano.<br />

288. Risposta e remissione dell’episo<strong>di</strong>o<br />

nel Disturbo Depressivo Maggiore: ruolo<br />

nell’esito a lungo termine<br />

A. Santini, E. Mundo, S. Zanoni, R. Paleari, A.C. Altamura<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Cliniche<br />

“Luigi Sacco”, Università <strong>di</strong> Milano<br />

Obiettivi: lo scopo dello stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> verificare<br />

eventuali <strong>di</strong>fferenze nel decorso del Disturbo Depressivo<br />

Maggiore (DDM) tra soggetti con remissione completa dei<br />

sintomi nell’Episo<strong>di</strong>o Depressivo in<strong>di</strong>ce e quelli con risposta<br />

parziale. Meto<strong>di</strong>: sono stati valutati 113 soggetti con <strong>di</strong>agnosi<br />

DSM-IV-TR <strong>di</strong> DDM, sud<strong>di</strong>visi in due gruppi a seconda<br />

che abbiano ottenuto una risposta al trattamento antidepressivo<br />

(n = 46) o una remissione completa dei sintomi<br />

nell’episo<strong>di</strong>o Depressivo in<strong>di</strong>ce (n = 67). Le principali variabili<br />

cliniche e demografiche sono state calcolate e confrontate<br />

tra i due gruppi (test del chi-quadrato e t-test <strong>di</strong> Student).<br />

Risultati: non sono state riscontrate <strong>di</strong>fferenze significative<br />

tra i due gruppi per quanto riguarda età <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o, età del<br />

primo trattamento, durata <strong>di</strong> malattia, durata <strong>di</strong> malattia non<br />

trattata e familiarità per <strong>di</strong>sturbi dell’umore. I pazienti con<br />

risposta parziale al trattamento antidepressivo presentavano<br />

nel tempo un maggiore numero <strong>di</strong> ospedalizzazioni (F =<br />

10,669; p = 0,001), una più frequente comorbilità per <strong>di</strong>sturbi<br />

d’ansia, <strong>di</strong>sturbi d’abuso <strong>di</strong> sostanze e vasculopatia<br />

cerebrale con esor<strong>di</strong>o successivo al DDM (chi-quadrato =<br />

14,408, df = 1, p = 0,002). Negli stessi soggetti l’episo<strong>di</strong>o<br />

in<strong>di</strong>ce era caratterizzato più frequentemente da manifestazioni<br />

melancoliche (F = 9,833; p < 0,002).<br />

Conclusioni: i risultati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o suggeriscono che la<br />

risposta parziale al trattamento antidepressivo influenzi negativamente<br />

il decorso del DDM.<br />

Bibliografia<br />

Tranter R, O’Donovan C, Chandarana P, Kennedy S. Prevalence<br />

and outcome of partial remission in depression. J Psychiatry<br />

Neurosci 2002;27:241-7.


289. La terapia combinata del Disturbo<br />

Depressivo Maggiore (DDM): stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> confronto fra psicoterapia <strong>di</strong>namica<br />

breve e psicoterapia <strong>di</strong> sostegno<br />

in aggiunta alla farmacoterapia<br />

POSTER<br />

P. Saracco, C. Crespi, A. Vitalucci, G. Maina, F. Bogetto<br />

Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, SCDU <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cano che la terapia combinata<br />

risulta essere più efficace <strong>della</strong> monoterapia nel trattamento<br />

del DDM.<br />

In particolare dalla letteratura emerge che nei <strong>di</strong>sturbi depressivi<br />

lievi la terapia combinata non è significativamente<br />

più efficace <strong>della</strong> monoterapia (farmacoterapia o psicoterapia),<br />

mentre aggiungere un trattamento psicoterapico alla terapia<br />

farmacologica risulterebbe essere più efficace nel trattamento<br />

delle forme più gravi del <strong>di</strong>sturbo.<br />

Scopo del presente lavoro è quello <strong>di</strong> confrontare all’interno<br />

<strong>di</strong> un campione con DDM in trattamento farmacologico,<br />

l’efficacia del trattamento combinato con psicoterapia psico<strong>di</strong>namica<br />

breve (BDT) o con psicoterapia <strong>di</strong> sostegno.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: sono stati selezionati pazienti ambulatoriali<br />

con <strong>di</strong>agnosi principale <strong>di</strong> DDM in trattamento combinato.<br />

I pazienti sono stati quin<strong>di</strong> sud<strong>di</strong>visi in due gruppi:<br />

a) pazienti trattati con psicoterapia psico<strong>di</strong>namica breve<br />

b) pazienti trattati con psicoterapia <strong>di</strong> supporto.<br />

A tutti i soggetti sono state somministrate le seguenti scale<br />

ad inizio trattamento (T1): Hamilton Depression Rating<br />

Scale (HDRS), Hamilton Anxiety Rating Scale (HARS),<br />

Clinical Global Impression (CGI).<br />

Entrambi i gruppi sono stati rivalutati con le stesse scale al<br />

termine del trattamento psicoterapico (T2) ed al follow-up a<br />

sei mesi (T3).<br />

Risultati e conclusioni: dal nostro stu<strong>di</strong>o è emersa l’efficacia<br />

a lungo termine del trattamento combinato con BDT: entrambi<br />

i gruppi in trattamento combinato hanno risposto in<br />

modo efficace alle cure, ma il gruppo trattato con farmacoterapia<br />

in associazione alla BDT ha mostrato degli ulteriori<br />

miglioramenti statisticamente significativi anche nel follow<br />

up a sei mesi.<br />

Bibliografia<br />

De Jonghe F, Hendrisken M, Van Aalst G, Kool S, Jaap Peen, Rien<br />

Van, Van den Eijnden E, Dekker J. Psychotherapy alone and<br />

combined with pharmacotherapy in the treatment of depression.<br />

Br J Psychiatry 2004;185:37-45.<br />

Burnard Y, Andreoli A, Kolatte E, Venturini A, Rosset N. Psychodynamic<br />

psychotherapy and clomipramione in the treatment<br />

of major depression. Psychiatr Serv 2002;53:585-90.<br />

De Jonghe F, Kool S, van Aalst G, Dekker J, Peen J. Combining<br />

psychotherapy and antidepressants in the treatment of depression.<br />

J Affect Disord 2001;64:217-29.<br />

Hellerstein DJ, Rosenthal RN, Pinsker H, Wallner Samstag L, Muran<br />

JC, Winston A. A randomized prospective study comparing<br />

supportive and dynamic therapies. J Psychoter Pract Res<br />

1998;7:261-71.<br />

290. Disturbi psichici in gravidanza ed esiti<br />

neonatali<br />

P. Saracco, G. Maina, M. Geninatti * , T. Todros * , F. Bogetto<br />

Servizio per i <strong>di</strong>sturbi depressivi e d’ansia, SCDU <strong>Psichiatria</strong><br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, * U.O. Autonoma <strong>di</strong><br />

Ostetricia e Ginecologia ad in<strong>di</strong>rizzo Materno-Fetale, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Discipline Ginecologiche e Ostetriche, Università<br />

<strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: se in passato era opinione con<strong>di</strong>visa che la<br />

gravidanza fosse protettiva nei confronti dell’esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

psicotici, depressivi maggiori o maniacali, tale osservazione<br />

non è tuttavia stata confermata da stu<strong>di</strong> più recenti.<br />

Secondo alcune recenti stime, infatti, il 20% delle gravide<br />

riferisce sintomi depressivi, con una frequenza non <strong>di</strong>versa<br />

da quella riscontrata fuori dalla gravidanza, mentre ben il<br />

40% delle donne sperimenterebbe sintomi ansiosi aspecifici<br />

durante la gestazione. La presenza nella donna nel corso<br />

<strong>della</strong> gravidanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psichici è stata fino ad oggi associata<br />

a varie con<strong>di</strong>zioni patologiche che interessano il feto,<br />

come il parto pretermine, il ritardo <strong>di</strong> crescita intrauterino<br />

(IUGR) e il basso peso alla nascita, varie complicanze<br />

ostetriche quali la preeclampsia, rottura premature delle<br />

membrane, <strong>di</strong>scinesia cervicale, maggior incidenza <strong>di</strong> parto<br />

cesareo e in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> APGAR a 5 minuti < 7. Tuttavia stu<strong>di</strong><br />

molto recenti, alcuni eseguiti su campioni molto ampi, non<br />

sarebbero in accordo con la precedente letteratura.<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o: scopo del presente stu<strong>di</strong>o è verificare la<br />

possibile correlazione tra la presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psichici in<br />

gravidanza ed esiti neonatali quali il basso peso alla nascita,<br />

il ritardo <strong>di</strong> crescita intrauterino, il parto pretermine ed<br />

eventuali complicanze ostetriche.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il campione oggetto dello stu<strong>di</strong>o è costituito<br />

da 40 gestanti alla 20 a settimana <strong>di</strong> gestazione, 20<br />

con <strong>di</strong>agnosi attuale <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo depressivo e/o d’ansia e 20<br />

senza <strong>di</strong>sturbi psichici, appaiate alle gestanti del primo<br />

gruppo secondo parità, età materna, origine geografica, fumo,<br />

consumo <strong>di</strong> alcool. Alle pazienti selezionate sono state<br />

somministrate un’intervista semistrutturata per raccogliere<br />

le caratteristiche socio-demografiche, la MINI per la <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> Asse I, l’Hamilton Depression Rating Scale<br />

(HDRS), l’Hamilton Anxiety Rating Scale (HARS). Al parto<br />

per ogni donna sono stati raccolti i seguenti dati: età gestazionale,<br />

peso del neonato, sesso del neonato, APGAR, tipo<br />

<strong>di</strong> parto ed eventuali complicanze.<br />

Risultati: dalla nostra analisi non è emersa nei gruppi stu<strong>di</strong>ati<br />

alcuna <strong>di</strong>fferenza statisticamente significativa rispetto<br />

ai parametri indagati. Tuttavia, benché il dato non sia statisticamente<br />

significativo, nel gruppo con Disturbi si è riscontrato<br />

un più alto numero <strong>di</strong> nati con basso peso alla nascita<br />

(< 10° centile rispetto alle tabelle <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione statistica<br />

dei pesi alla nascita in Italia) e, all’interno <strong>di</strong> questi,<br />

<strong>di</strong> gravi iposviluppi (< 5° centile); questo dato è stato confermato<br />

dal confronto dei pesi neonatali me<strong>di</strong> <strong>di</strong> ciascun<br />

gruppo che è risultato sulla soglia <strong>della</strong> significatività statistica.<br />

Conclusioni: nonostante dalla nostra analisi non sia emersa<br />

rispetto ai parametri indagati alcuna <strong>di</strong>fferenza statisticamente<br />

significativa tra i gruppi stu<strong>di</strong>ati, i dati relativi al basso<br />

peso rappresentano una tendenza che dovrebbe essere in-<br />

352


dagata ulteriormente. La ristrettezza del campione non permette<br />

infatti attualmente <strong>di</strong> dare una chiara interpretazione<br />

al dato.<br />

Bibliografia<br />

Andersson L, Sundström-Poromaa I, Wulff M, Åström M, Bixo M.<br />

Neonatal outcome following maternal antenatal depression and<br />

anxiety: a population based study. Am J Epidemiology<br />

2004;159:872-881.<br />

Teixeira JMA, Fisk NM, Glover V. Association between maternal<br />

anxiety in pregnancy and increased uterine artery resistance index:<br />

cohort based study. BMJ 1999;318:153-157.<br />

Gotlib IH, Whiffen VE, Mount JH, et al. Prevalence rates and demographic<br />

characteristics associated with depression in pregnancy<br />

and the postpartum. J Consult Clin Psychol<br />

1989;57:269-74.<br />

291. Disturbi da uso <strong>di</strong> sostanze e <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>di</strong> personalità: uno stu<strong>di</strong>o osservazionale<br />

presso un SerT e una comunità terapeutica<br />

<strong>di</strong> Bologna<br />

P. Saracino * , C. Petio * , M.C. Pieri ** , P. Petrosemolo * ,<br />

L. Mellini * , S. Cavina * , M. Menchetti * , G. Ferrari *<br />

* ** Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> “P. Ottonello”, Bologna; SerT Est,<br />

Bologna<br />

La prevalenza <strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà tra <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità e<br />

<strong>di</strong>sturbi da uso <strong>di</strong> sostanze varia tra il 30 ed il 75% (Verheul,<br />

1995): quelli più frequentemente osservati sono il <strong>di</strong>sturbo<br />

antisociale, borderline e <strong>di</strong>pendente (Fassino, 2004).<br />

In Italia sono ancora pochi i dati relativi alla prevalenza <strong>della</strong><br />

doppia <strong>di</strong>agnosi. Scopo <strong>della</strong> nostra ricerca è esaminare le<br />

caratteristiche epidemiologiche, tossicologiche e cliniche <strong>di</strong><br />

un campione modello <strong>di</strong> pazienti afferenti ad una comunità<br />

terapeutica gestita dal CEIS (Centro Italiano Solidarietà) e<br />

al SerT Est <strong>di</strong> Bologna.<br />

Nel complesso sono stati contattati 93 soggetti (34 in comunità<br />

e 59 al SerT), <strong>di</strong> cui 59 hanno partecipato allo stu<strong>di</strong>o. A<br />

ciascuno, da marzo a ottobre 2005, sono stati somministrati<br />

un questionario anamnestico e la SCID-II.<br />

Dai risultati emerge che, dei 59 soggetti indagati (45 maschi<br />

e 14 femmine), il 93,2% era eroino-<strong>di</strong>pendente, il 74,6% faceva<br />

uso <strong>di</strong> cocaina e il 64,4% <strong>di</strong> marijuana, con una percentuale<br />

elevata <strong>di</strong> poliabusers (86%). La maggior parte presentava<br />

una lunga storia <strong>di</strong> uso <strong>di</strong> sostanze, con una durata<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 17 anni.<br />

È stata evidenziata una prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> cluster B<br />

(69,5%), seguiti da quelli <strong>di</strong> cluster C (20,3%) e <strong>di</strong> cluster<br />

A (18,6%).<br />

I nostri dati confermano la prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> cluster<br />

B e C riportata in letteratura, sottolineando l’importanza <strong>di</strong><br />

una valutazione psichiatrica dei pazienti tossico<strong>di</strong>pendenti<br />

al fine <strong>di</strong> potenziare gli interventi integrati tra i servizi.<br />

Bibliografia<br />

Fassino S, Abbate Daga G, Delsemide N, Rogna L, Boggio S. Quality<br />

of life and personality <strong>di</strong>sorders in heroin abusers. Drug Alcohol<br />

Depend 2004;76:73-80.<br />

Verheul R, Van den Brink W, Hartgers C. Prevalence of personality<br />

<strong>di</strong>sorders among alcoholics and drug ad<strong>di</strong>cts: an overview. Eur<br />

Ad<strong>di</strong>ct Res 1995;1:166-177.<br />

353<br />

POSTER<br />

292. Relazione tra Aggressività, Impulsività,<br />

tratti temperamentali e Qualità <strong>della</strong> Vita<br />

nei soggetti sani<br />

C. Sbaragli, A. Goracci, M. Martinucci, A. Kaperoni,<br />

E. Corsi, P. Castrogiovanni<br />

Università <strong>di</strong> Siena, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: le <strong>di</strong>mensioni Aggressività, Impulsività e<br />

specifici tratti temperamentali sono stati indagati nell’ambito<br />

dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici e frequentemente è stata sottolineata<br />

la loro influenza negativa nella patologia.<br />

Scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> valutare se e come l’Aggressività,<br />

l’Impulsività e le caratteristiche personologiche influenzano<br />

la Qualità <strong>della</strong> Vita nei soggetti sani.<br />

Metodologia: il campione è costituito da 90 soggetti, ai<br />

quali abbiamo somministrato: Barratt Impulsiveness Scale-<br />

Version 11, Inventory for Assessing Different Kinds of Hostility,<br />

Temperament and Character Inventory, Quality of<br />

Life, Enjoyment and Satisfaction Questionnaire.<br />

Risultati: sia il punteggio totale <strong>della</strong> scala dell’Impulsività<br />

che dell’Aggressività correlano negativamente con tutte le<br />

aree del Q-LES-Q.<br />

D’altra parte, eseguendo il modello <strong>della</strong> Regressione Multipla,<br />

emerge che il sottodominio dell’Aggressività Verbale,<br />

se associato a specifici tratti temperamentali quali l’Auto<strong>di</strong>rettività,<br />

influenza positivamente alcuni aspetti <strong>della</strong> Qualità<br />

<strong>della</strong> Vita, tra cui il Lavoro (β = 0,30; p < 0,05). L’impulsività,<br />

invece, può migliorare i Rapporti Sociali se unita<br />

a buona autostima e ad una <strong>di</strong>screta quota <strong>di</strong> Dipendenza<br />

dalla Ricompensa (β = 0,26; p < 0,01).<br />

Conclusioni: nella popolazione generale l’Aggressività e<br />

l’Impulsività non necessariamente assumono una valenza<br />

“negativa”, ma in presenza <strong>di</strong> determinate caratteristiche<br />

personologiche possono migliorare importanti ambiti <strong>della</strong><br />

vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

293. World’s changing: stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> territorio<br />

sulla richiesta <strong>di</strong> consulenze per pazienti<br />

<strong>di</strong> nazionalità straniera nell’ASL RM B<br />

P. Scarciglia * , E. Pizzichi ** , D. Pucci *** , M. Paone **** ,<br />

R. De Sanctis **<br />

* I Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>, Università La<br />

Sapienza <strong>di</strong> Roma; ** Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e<br />

Cura Osp. S. Pertini, Roma; *** Dipartimento <strong>di</strong> Igiene e Me<strong>di</strong>cina<br />

delle Comunità, La Sapienza Roma; **** Consulente<br />

Mappe G.I.S.<br />

Premessa: negli ultimi anni, sono state sollevate richieste<br />

sempre più pressanti per un miglioramento dell’assistenza<br />

psichiatrica nel nostro paese. Fra le varie iniziative finalizzate<br />

ad ottenere un potenziamento delle risposte alle emergenze<br />

da parte delle strutture psichiatriche affiancate ai servizi<br />

<strong>di</strong> Pronto Soccorso, una delle nuove frontiere emergenti<br />

è quella dell’adeguamento dei servizi alla presa in carico<br />

<strong>di</strong> persone <strong>di</strong> altra nazionalità.<br />

Scopi: gli scopi del progetto sono finalizzati alla focalizzazione<br />

<strong>della</strong> domanda <strong>di</strong> consulenze psichiatriche urgenti da<br />

parte <strong>di</strong> pz stranieri nella zona <strong>di</strong> competenza <strong>della</strong> ASL Ro-


POSTER<br />

ma B (afferenti alla Struttura Osp. S. Pertini, fra le prime in<br />

Italia come numero <strong>di</strong> contatti annui) nel biennio sett 2003/<br />

Sett 2004, con l’intento <strong>di</strong> evidenziare correlazioni fra aree<br />

<strong>di</strong> provenienza, tipologie <strong>di</strong>agnostiche e contesti socio-culturali<br />

retrostanti.<br />

Metodologia: ottenuti i dati dagli archivi elettronici, si è effettuata<br />

un’analisi descrittiva del campione sud<strong>di</strong>viso per<br />

sesso, età, nazione <strong>di</strong> appartenenza, <strong>di</strong>agnosi (ICD IX) e terapia<br />

effettuata. Le principali variabili cliniche, demografiche<br />

e sociali sono state valutate e confrontate fra i due perio<strong>di</strong><br />

presi in esame (test t <strong>di</strong> Student per le variabili continue<br />

e del chi quadro per quelle <strong>di</strong>cotomiche).<br />

Risultati: dallo stu<strong>di</strong>o condotto su 348 pz catalogati nel<br />

biennio 2003/2004 (pari a circa 1/10 del totale dei contatti),<br />

sud<strong>di</strong>visi in continente d’origine (156 dall’Europa, 86 dall’Africa,<br />

46 dall’Asia e dall’America, 1 dall’Oceania, 18<br />

apoli<strong>di</strong> o ignoti), nazione, orientamento <strong>di</strong>agnostico e terapia,<br />

si evidenzia che:<br />

– la tendenza generale nel secondo periodo preso in considerazione<br />

è verso un aumento netto dei contatti con un<br />

trend in crescita del 25,97%;<br />

- nel 2004 vi è stato un aumento notevole <strong>della</strong> richiesta da<br />

parte <strong>di</strong> paesi dell’Est europeo (con una spiccata provenienza<br />

dalla Romania; +59,75% rispetto all’anno precedente);<br />

– è emersa una tendenza a manifestare il <strong>di</strong>sagio psichico<br />

più incentrata sul corpo e sulla somatizzazione da parte <strong>di</strong><br />

popolazioni provenienti dal Nord Africa e dall’area asiatica<br />

del Bacino del Me<strong>di</strong>terraneo;<br />

– la quota <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi dell’area <strong>di</strong>ssociativa è risultata essere<br />

maggiormente rappresentata nei pz. provenienti dalle<br />

aree del Nord e Cento africa e dal Sud America.<br />

Conclusioni: dall’analisi descrittiva effettuata, emerge come<br />

dato certo la necessità <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare il servizio vista la<br />

domanda sempre crescente. Si evince inoltre come ciò che<br />

il pz presenta come problema o come sua elaborazione, costituisce,<br />

in modo più o meno complesso, un insieme fatto<br />

<strong>di</strong> background culturale e sociale, <strong>di</strong> rappresentazioni e <strong>di</strong><br />

significati che influenzano il suo stile comunicativo del <strong>di</strong>sagio<br />

psichico e delle sue aspettative.<br />

Bibliografia<br />

Primo Progetto Obiettivo “Tutela <strong>della</strong> Salute Mentale” (1998-<br />

2000).<br />

Flaskerud JH, Hu LT. Relationship of ethnicity to psychiatric <strong>di</strong>agnosis.<br />

J Nervous and Mental Disease 1992.<br />

Del Bello MP. Effects of ethnicity on psychiatric <strong>di</strong>agnosis: a developmental<br />

perspective. Psychiatric Times 2002;19:3.<br />

294. La Quetiapina nel trattamento<br />

del paziente violento in Ospedale<br />

Psichiatrico Giu<strong>di</strong>ziario:<br />

una sperimentazione clinica<br />

F. Scarpa, D. Donati, C. Montanelli, S. Berrettini, A. Lettieri,<br />

S. Montanaro<br />

Ospedale Psichiatrico Giu<strong>di</strong>ziario <strong>di</strong> Montelupo Fiorentino<br />

Introduzione: i pazienti, ricoverati negli Istituti a carattere<br />

chiuso come gli Ospedali Psichiatrici Giu<strong>di</strong>ziari, spesso manifestano<br />

atteggiamenti relativi ai <strong>di</strong>sturbi dell’Asse I del<br />

DSM IV. Questi pazienti hanno atteggiamenti violenti auto<br />

ed etero-<strong>di</strong>retti per i quali sono utilizzati strumenti <strong>di</strong> contenzione<br />

meccanica, piuttosto che farmacologia, con risultati<br />

temporanei e la cui applicazione favorisce una spirale <strong>di</strong><br />

ulteriori comportamenti violenti; la ricerca <strong>di</strong> farmaci ad<br />

azione <strong>di</strong>retta e specifica sul <strong>di</strong>sturbo aggressivo, che appare<br />

correlabile ad una <strong>di</strong>mensione psicopatologica piuttosto<br />

che ad una specifica categoria <strong>di</strong>agnostica, non ha trovato finora<br />

soluzioni univoche. Nell’OPG <strong>di</strong> Montelupo si è avviato<br />

un programma <strong>di</strong> trattamento con quetiapina per verificare<br />

l’efficacia nel controllare il comportamento aggressivo<br />

dei paziente.<br />

Metodologia: sono stati arruolati, nel giro <strong>di</strong> 10 mesi, un<br />

primo gruppo <strong>di</strong> pazienti (n = 8) da avviare al trattamento<br />

con quetiapina, a dosi fino a 1.200 mg/g in un arco <strong>di</strong> 9 mesi.<br />

Ai pazienti veniva somministrata una serie <strong>di</strong> test <strong>di</strong> valutazione<br />

al T0, inizio del trattamento, (MMSE, STA<strong>XI</strong>,<br />

SCID, BPRS, MMPI2) ed al T2, dopo i 9 mesi <strong>di</strong> trattamento<br />

(MMSE, STA<strong>XI</strong>, BPRS).<br />

Risultati e conclusioni: i dati preliminari dello stu<strong>di</strong>o sul<br />

primo gruppo <strong>di</strong> pazienti, che ha terminato il periodo <strong>di</strong> trattamento,<br />

appaiono positivi, tali da incoraggiare la ulteriore<br />

sperimentazione clinica del farmaco; quetiapina è risultata e<br />

ben tollerata ed efficace nel controllare i comportamenti aggressivi<br />

auto ed etero-<strong>di</strong>retti.<br />

295. Esperienze traumatiche e Modelli<br />

Operativi Interni Dissociati. Una ricerca<br />

empirica sulle ipotesi psicoanalitiche<br />

relazionali fondata sulla Teoria<br />

dell’Attaccamento<br />

A. Schimmenti, C. Albasi, C. Lasorsa, E. Porcellini<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia, Università <strong>di</strong> Torino<br />

La ricerca ha indagato la relazione tra <strong>di</strong>ssociazione e sintomi<br />

del DPTS nella prima adolescenza, al fine <strong>di</strong> verificare<br />

354


Fig. 1. Effetti <strong>della</strong> memoria <strong>di</strong> esperienze traumatiche.<br />

un modello esplicativo secondo cui i processi <strong>di</strong> elaborazione<br />

delle esperienze traumatiche e i meccanismi <strong>di</strong>ssociativi<br />

strutturano Modelli Operativi Interni (MOI) Dissociati<br />

che influenzano la regolazione affettiva.<br />

Il campione è composto da 149 soggetti <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a 13,11<br />

anni (ds = 0,57) appartenenti alla popolazione normale. Gli<br />

strumenti utilizzati sono stati: A-DES (Armstrong et al,<br />

1997), che misura la <strong>di</strong>ssociazione; TSCC-A (Briere, 1996),<br />

che valuta stress post-traumatico e sintomatologia psicologica<br />

connessa.<br />

I dati sono stati elaborati statisticamente. Sia A-DES che<br />

TSCC-A e relative sottoscale presentano una buona atten<strong>di</strong>bilità<br />

(alpha > 0,75). La correlazione tra i punteggi alle<br />

scale risulta significativa (rho <strong>di</strong> Spearman p < 0,00). La regressione<br />

multipla in<strong>di</strong>ca che la relazione tra le variabili va<br />

nella <strong>di</strong>rezione da noi ipotizzata.<br />

Attraverso le equazioni strutturali è stato verificato il modello,<br />

secondo cui:<br />

a) le “memorie traumatiche” tendono ad organizzarsi anche<br />

in ambiti mentali non in connessione tra loro;<br />

b) gli stati emotivi percepiti sono attivamente costruiti e organizzati<br />

attraverso attività mentali volte a mantenere forme<br />

<strong>di</strong> coerenza nei MOI. L’elaborazione del trauma e i processi<br />

<strong>di</strong>ssociativi, volti a costruire MOI che permettano l’integrazione<br />

degli eventi nella vita psichica, influenzano,<br />

dunque, la regolazione affettiva (Fig. 1).<br />

355<br />

POSTER<br />

296. Un questionario <strong>di</strong> screening<br />

autosomministrato per il <strong>di</strong>stress<br />

psicologico (K10 Self): il protocollo<br />

<strong>di</strong> validazione<br />

P. Sciarini * , F. Stramesi, V. Martinelli * , F. Dal Canton * ,<br />

A. Karavia, K. Petrouska, G. Segagni Lusignani * ,<br />

G. Carrà * , C. Montomoli ** , F. Barale * , A. Marinoni **<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Sanitarie Applicate e Psicocomportamentali,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>; ** Dipartimento <strong>di</strong><br />

Scienze Sanitarie Applicate e Psicocomportamentali, Sezione<br />

<strong>di</strong> Statistica Me<strong>di</strong>ca, Università <strong>di</strong> Pavia<br />

Introduzione: la prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi mentali nella popolazione<br />

generale, secondo i criteri DSM IV, è circa il 30%.<br />

Distinguere i casi in base alla gravità rende necessari strumenti<br />

<strong>di</strong> screening <strong>di</strong>mensionali.<br />

Obiettivi: realizzazione <strong>della</strong> versione italiana del K10<br />

Self, strumento <strong>di</strong> screening per il rilevamento del <strong>di</strong>stress<br />

psicologico, e valutazione <strong>di</strong> sensibilità e specificità.<br />

Metodologia: traduzione in lingua italiana del K10 Self secondo<br />

le WHO World Mental Health Initiative Interview<br />

Translation Guidelines. Validazione me<strong>di</strong>ante reclutamento<br />

<strong>di</strong> 500 soggetti residenti nella provincia <strong>di</strong> Pavia. Raccolta<br />

<strong>di</strong> variabili sociodemografiche e score al K10. Somministrazione<br />

<strong>di</strong> SCID I a 100 soggetti con K10 score oltre range<br />

clinico e 50 subclinico. Stima <strong>di</strong> sensibilità e specificità<br />

del K10 in riferimento alla variabile avere/non avere una Severe<br />

Mental Illness (SMI: almeno un <strong>di</strong>sturbo DSM/GAF <<br />

60).<br />

Risultati: realizzazione <strong>della</strong> traduzione in collaborazione<br />

con il Department of Health Care Policy (Harvard Me<strong>di</strong>cal<br />

School) e sua approvazione da parte <strong>della</strong> WHO. Il K10 Self<br />

in italiano è ora <strong>di</strong>sponibile per il pubblico utilizzo all’in<strong>di</strong>rizzo<br />

http://www.hcp.med.harvard.edu/ncs/k6_scales.php.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> validazione è tuttora in corso.<br />

Conclusioni: la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere i casi in base alla<br />

gravità per ottimizzare i trattamenti supporta l’impiego del<br />

K10 come idoneo strumento <strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> screening,<br />

sensibile e <strong>di</strong> agile impiego, anche nella popolazione generale<br />

italiana.<br />

297. Tolleranza e <strong>di</strong>pendenza da BDZ<br />

in pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi d’ansia<br />

C. Segura García, E.Corace<br />

Università Magna Graecia, Catanzaro, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

e Chirurgia, Cattedra e Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in<br />

<strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: il trattamento attuale dei <strong>di</strong>sturbi d’ansia prevede<br />

l’utilizzazione delle BDZ secondo procedure in grado <strong>di</strong><br />

limitare al minimo lo sviluppo <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> tolleranza e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>pendenza. Nonostante ciò, nella pratica clinica corrente è<br />

frequente riscontrare questi fenomeni in alcuni pazienti.<br />

Obiettivo del presente stu<strong>di</strong>o è la quantificazione <strong>di</strong>agnostica,<br />

l’identificazione dei pattern <strong>di</strong> trattamento e la rilevazione<br />

clinica dei fenomeni <strong>di</strong> tolleranza e <strong>di</strong>pendenza da BDZ in<br />

soggetti che ricevono trattamento per <strong>di</strong>sturbi d’ansia.<br />

Materiale e meto<strong>di</strong>: sono stati presi in esame i casi clinici<br />

<strong>di</strong> pazienti afferrati ad un CSM <strong>della</strong> Regione Calabria nei


POSTER<br />

mesi <strong>di</strong> luglio ed agosto 2005 per <strong>di</strong>sturbi d’ansia. È stata<br />

realizzata una statistica descrittiva, chi-quadro e stu<strong>di</strong>o delle<br />

correlazioni.<br />

Risultati: il campione è risultato costituito da 100 pazienti<br />

(35 M:65 F; età me<strong>di</strong>a = 43,81 ± 15,75) dei quali il 34% è<br />

stato <strong>di</strong>agnosticato come DAG. Rispetto al sesso, la <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> più frequente riscontro nel sesso maschile è stato il<br />

DAP (23%) mentre nel sesso femminile sono state DPTS e<br />

D. Somatizzazione (entrambe 17%).<br />

Per quanto riguarda i pattern <strong>di</strong> trattamento, l’86% dei pazienti<br />

assume BDZ (specialmente a breve emivita: alprazolam<br />

35% e lorazepam 19%), il 32,6% del totale dei soggetti<br />

in trattamento con ansiolitici ha sviluppato tolleranza al<br />

farmaco. Il 42% assume ADD (paroxetina e sertralina sono<br />

i più frequentemente prescritti) ed il 67% dei pazienti è sottoposto<br />

a psicoterapia.<br />

Riceve trattamento con sole BDZ il 21% dei pazienti (e <strong>di</strong><br />

questi il 33,3% ha sviluppato tolleranza). Riceve una terapia<br />

combinata con BDZ + ADD + psicoterapia il 23% del campione<br />

(e <strong>di</strong> questi il 26,1% ha sviluppato tolleranza alle<br />

BDZ). Tale <strong>di</strong>fferenza non è risultata statisticamente significativa.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o delle correlazione ha <strong>di</strong>mostrato che la comparsa<br />

<strong>di</strong> tolleranza è correlata all’età del soggetto ed è più frequente<br />

nel DAG; non si associa invece né al sesso né al dosaggio<br />

del farmaco.<br />

La tolleranza è risultata associata più alla <strong>di</strong>pendenza psichica<br />

(86%) che alla <strong>di</strong>pendenza fisica (57%). L’emivita<br />

<strong>della</strong> BDZ non sembra avere influenza significativa sull’induzione<br />

né <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza fisica né <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza psichica.<br />

Conclusioni: la tolleranza alle BDZ è più elevata tra i soggetti<br />

che ne fanno un uso in monoterapia continua.<br />

La tolleranza alle BDZ sembra legata al loro uso cronico,<br />

che è più frequente tra i soggetti più anziani e affetti da <strong>di</strong>sturbo<br />

d’ansia cronico.<br />

Bibliografia<br />

Roy-Byrne PP. The GABA-benzo<strong>di</strong>azepine receptor complex: structure,<br />

function, and role in anxiety. J Clin Psychiatry<br />

2005;66(Suppl 2):14-20.<br />

Nutt DJ, Malizia AL. New insights into the role of the GABA(A)benzo<strong>di</strong>azepine<br />

receptor in psychiatric <strong>di</strong>sorder. Br J Psychiatry<br />

2001;179:390-6.<br />

Tab. I. CISS e MBI in funzione delle ore <strong>di</strong> lavoro settimanale<br />

> 36 ore ≤ 36 ore p<br />

Mean SD Mean SD<br />

298. Strategia <strong>di</strong> coping degli infermieri<br />

<strong>di</strong> oncologia<br />

C. Segura García, P. Rotella, D. Ficili, D. Bruno<br />

Università Magna Graecia, Catanzaro, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

e Chirurgia, Cattedra e Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in<br />

<strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: le strategia <strong>di</strong> coping vengono definite come<br />

l’insieme delle capacità in<strong>di</strong>viduali che permettono <strong>di</strong> affrontare<br />

con successo il <strong>di</strong>sagio emotivo generato da <strong>di</strong>fficoltà in<br />

campi <strong>di</strong>versi (relazioni interpersonali, soluzione <strong>di</strong> problemi<br />

e questioni collegate al lavoro). Nel presente stu<strong>di</strong>o pilota<br />

vengono identificate le strategie <strong>di</strong> coping utilizzate dal personale<br />

infermieristico operante in un reparto ad alto impatto<br />

emozionale ed alto rischio <strong>di</strong> burnout. È stata valutata la correlazione<br />

tra strategie <strong>di</strong> coping, livelli <strong>di</strong> burnout, tratti predominanti<br />

<strong>della</strong> personalità e variabili sociodemografiche.<br />

Materiale e meto<strong>di</strong>: il campione è costituito da 16 infermieri<br />

(6M:10F) del servizio <strong>di</strong> Day Hospital e del Reparto <strong>di</strong> Oncologia<br />

<strong>di</strong> un Ospedale Generale. Sono stati utilizzati il CISS<br />

(Coping Inventory for Stressful Situations), il MBI (Mashlach<br />

Burnout Inventory) e il IPDE (International Personalità Disorders<br />

Examination). Il <strong>di</strong>segno statistico ha previsto statistica<br />

descrittiva, chi-quadro, t-student, correlazioni <strong>di</strong> Spearman.<br />

Risultati: i valori me<strong>di</strong> <strong>di</strong> burnout sono <strong>di</strong> livello me<strong>di</strong>obasso,<br />

ma la <strong>di</strong>mensione esaurimento-emotivo raggiunge<br />

valori elevati nel 62,5% degli operatori. Le strategie <strong>di</strong> coping<br />

preferenzialmente adoperate, emotion oriented e <strong>di</strong>straction<br />

avoidance, non si associano al livello <strong>di</strong> burnout<br />

sperimentato dagli operatori e sono in<strong>di</strong>pendenti dal lavoro<br />

in Day Hospital o in reparto. Il sesso incide significativamente<br />

sugli stili <strong>di</strong> coping e sui livelli <strong>di</strong> burnout, ed anche<br />

i tratti <strong>di</strong> personalità ansioso, depressivo e <strong>di</strong>ssociale sono<br />

associati a particolari strategie <strong>di</strong> coping.<br />

Il numero <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> lavoro settimanale è il più forte determinante<br />

delle strategie <strong>di</strong> coping adoperate (Tab. I).<br />

Conclusioni: nel campione esaminato i livelli <strong>di</strong> burnout<br />

sono complessivamente bassi.<br />

Le strategie <strong>di</strong> coping risentono soprattutto del carico <strong>di</strong> lavoro<br />

e sono influenzate dal sesso degli operatori e dai tratti<br />

<strong>di</strong> personalità.<br />

Bibliografia<br />

Lazarus RS, Folkman S. Stress, Appraial and Coping. New York:<br />

Springrer1984.<br />

Hall L. Burnout: results of an empirical study of New Zeland nurses.<br />

Contemporary Nurse 2001;11:71-83.<br />

Task 62,67 4,90 47,57 15,71 0,016<br />

Emotion 47 8,37 44,86 13,28 NS<br />

Avoidance 43,33 5,98 30 9.81 0,005<br />

- Distraction 25,44 5.61 18,43 9,24 NS<br />

- Social 17,89 1,62 11,57 4,35 0,001<br />

MBI 37,11 21,12 49 20,87 NS<br />

356


299. Performance neurocognitiva,<br />

benessere psicologico e terapia sostitutiva<br />

ormonale: risultati <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o controllato<br />

a lungo termine<br />

M.L. Seruis, M.C. Hardo, M. Cadeddu, M. Pilloni,<br />

A. Paoletti, M.G. Carta<br />

Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione: gli estrogeni migliorano la memoria a breve<br />

termine e l’appren<strong>di</strong>mento associativo. Estrogeni e progesterone<br />

agiscono sull’umore, probabilmente grazie all’azione sul<br />

recettore GABA-A La riduzione estrogenica che si verifica in<br />

menopausa può aumentare la vulnerabilità del SNC, tuttavia<br />

nessuna ricerca ha sinora stu<strong>di</strong>ato l’effetto protettivo a lungo<br />

termine <strong>della</strong> terapia ormonale sostitutiva.<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o: misurare la performance neuropsicologica<br />

e la frequenza dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici in donne in postmenopausa<br />

prima e dopo 2 anni <strong>di</strong> terapia sostitutiva e confrontare<br />

i risultati con un gruppo <strong>di</strong> controllo che non ha assunto<br />

la terapia sostuitutiva.<br />

Metodologia: campione: 40 donne in postmenopausa. Test<br />

neuropsicologici: MMSE, IMC, MLT, CWA, LM, DSF,<br />

DSB, A, VS. Diagnosi psichiatrica: intervista CIDI. Valutazione<br />

all’introduzione <strong>della</strong> terapia (t0) e a 24 mesi.<br />

Risultati: emerge una <strong>di</strong>fferenza statisticamente significativa<br />

con miglioramento <strong>della</strong> performance nei casi rispetto ai<br />

controlli per i test DSB (p = 0,015) e A (p = 0,007). I <strong>di</strong>sturbi<br />

del sonno (p = 0,011) e i <strong>di</strong>sturbi depressivi NAS (p = 0,006)<br />

migliorano significativamente fra i casi rispetto ai controlli<br />

ma non i Disturbi Depressivi Maggiori, i Disturbi d’Ansia<br />

(Generalizzata e <strong>di</strong> Panico).<br />

Conclusioni: lo stu<strong>di</strong>o sembra confermare l’azione protettiva<br />

a lungo termine <strong>della</strong> terapia ormonale sostitutiva su alcune<br />

funzioni neurocognitive e su alcuni parametri psicopatologici.<br />

Bibliografia<br />

deMoraes SA, et al. Am J Epidemiol 2001;154:733-39.<br />

Grodstein F, et al. J Am Geriatr Soc 2000;48:746-52.<br />

300. Efficacia <strong>di</strong> un programma<br />

<strong>di</strong> psicoeducazione nel controllo<br />

dell’aumento <strong>di</strong> peso e nel cambiamento<br />

del comportamento alimentare in pazienti<br />

in terapia con olanzapina<br />

M. Simoncini * , S. Castrogiovanni * , N. Iovieno * , D. Cecconi<br />

* , G. Dell’Agnello ** , P. Donda ** , M. Quadrigli ** ,<br />

A. Rossi ** , M. Mauri *<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie Università <strong>di</strong> Pisa; ** Eli Lilly Italia<br />

S.p.A.<br />

Obiettivi: la terapia antipsicotica (AP) può essere associata<br />

ad incremento ponderale (IP).<br />

Benché siano stati utilizzati <strong>di</strong>versi interventi per la gestione<br />

dell’IP, sono poco conosciuti gli effetti <strong>di</strong> interventi comportamentali,<br />

<strong>di</strong>etetici ed educativi su pazienti psichiatrici<br />

per la gestione dell’IP osservato in pazienti che utilizzavano<br />

AP.<br />

357<br />

POSTER<br />

In questo stu<strong>di</strong>o è stata valutata l’efficacia <strong>di</strong> un programma<br />

psicoeducazionale (PPE) nella gestione dell’IP in pazienti in<br />

terapia con olanzapina (olz).<br />

Meto<strong>di</strong>: sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o 48 pazienti, che avevano<br />

mostrato un aumento del BMI > 7% dall’inizio <strong>della</strong><br />

monoterapia con olz.<br />

I pazienti sono stati randomizzati a ricevere olz + PPE<br />

(gruppo 1) o solamente olz (gruppo 2). Dopo 12 settimane,<br />

i pazienti <strong>di</strong> entrambi i gruppi sono stati assegnati a ricevere<br />

ulteriori 12 settimane <strong>di</strong> PPE.<br />

Risultati: 33 pazienti (15 del gruppo 1, 18 del gruppo 2)<br />

hanno completato lo stu<strong>di</strong>o.<br />

Il peso corporeo ed il BMI sono risultati praticamente immutati<br />

(peso: +0,2 kg; BMI: +0,02 kg/m 2 ) nel gruppo 2 (p =<br />

0,97) nel periodo in cui i pazienti non seguivano il PPE.<br />

Questi stessi pazienti, invece, hanno mostrato un decremento<br />

ponderale me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 3,2 kg (p < 0,001) e del BMI = 1,3<br />

kg/m 2 (p < 0,001) nelle seguenti 12 settimane in cui ricevevano<br />

olz + PPE. Le <strong>di</strong>fferenze riscontrate nei due perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

trattamento è risultata statisticamente significativa sia per il<br />

peso che per il BMI (p < 0,001). I pazienti del gruppo 1 hanno<br />

evidenziato invece un decremento me<strong>di</strong>o del peso corporeo<br />

<strong>di</strong> 4,5 kg (p < 0,001) e del BMI =1,6 kg/m 2 (p = 0,002).<br />

Le abitu<strong>di</strong>ni alimentari dei pazienti, valutate mensilmente<br />

utilizzando il Three Factor Eating Questionnaire, hanno<br />

mostrato un miglioramento statisticamente significativo per<br />

gli items 4, 6, 22, 28, 30, 32, 33, 47, 51 corrispondenti ad un<br />

migliorato controllo <strong>della</strong> quantità <strong>di</strong> cibo assunto durante i<br />

pasti, alla scelta <strong>di</strong> cibi a basso valore calorico sia in fase <strong>di</strong><br />

acquisto che durante i pasti e ad una maggior consapevolezza<br />

<strong>della</strong> necessità <strong>di</strong> seguire una <strong>di</strong>eta.<br />

Conclusioni: i risultati finali <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o confermano<br />

un marcato miglioramento nel controllo dell’IP correlabile<br />

con le mutate attitu<strong>di</strong>ni alimentari dei pazienti in terapia con<br />

olanzapina che utilizzavano il PPE.<br />

301. Obesità e immagine corporea<br />

I. Soreca, G. Capano, A. Goracci, E. Cigna, R. Tanzola,<br />

A. Di Muro, C. Ciuoli * , E. Pacini * , P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Siena; * Dipartimento <strong>di</strong> Endocrinologia, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

Introduzione: l’obesità è una con<strong>di</strong>zione molto eterogenea<br />

innanzitutto da un punto <strong>di</strong> vista me<strong>di</strong>co e lo è altrettanto<br />

nella sua componente psicologica. Un modo per riconoscere<br />

un nucleo che uniformi i soggetti obesi potrebbe essere lo<br />

stu<strong>di</strong>o dell’immagine corporea.<br />

Scopo: valutare l’immagine corporea negli obesi sia per<br />

quanto riguarda la percezione delle <strong>di</strong>mensioni corporee che<br />

le componenti cognitive affettive.<br />

Metodologia: il campione clinico, reclutato tra pazienti afferenti<br />

all’ambulatorio multi<strong>di</strong>sciplinare per l’obesità e i <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>della</strong> condotta alimentare dell’Università <strong>di</strong> Siena,<br />

viene valutato tramite la Body Uneasiness Test per l’immagine<br />

corporea, l’Eating <strong>di</strong>sorder Inventory-2 per le <strong>di</strong>mensioni<br />

patologiche legate ai <strong>di</strong>sturbi del comportamento alimentare<br />

e il Body mass index per la determinazione del grado<br />

<strong>di</strong> obesità.Analoghe valutazioni sono state fatte per il<br />

gruppo <strong>di</strong> controllo.


Risultati e conclusoni: il <strong>di</strong>sturbo dell’immagine corporea risulta<br />

evidente nel confronto tra le me<strong>di</strong>e del totale <strong>della</strong> BUT<br />

A (p = ,000), <strong>della</strong> BUT B e dell’EDI2 del gruppo clinico rispetto<br />

ai controlli.Ciò è particolarmente rilevante circa i domini<br />

<strong>della</strong> fobia del peso, dei controlli compulsivi, delle condotte<br />

<strong>di</strong> evitamento, <strong>della</strong> depersonalizzazione.Inoltre il totale<br />

<strong>della</strong> BUT correla negativamente in modo statisticamente<br />

significativo con le sottoscale dell’EDI-2 nonché col BMI.<br />

Alla sottoscala dell’EDI2 per l’insod<strong>di</strong>sfazione corporea i<br />

soggetti obesi equivalgono ai controlli. La mancanza <strong>di</strong> insight<br />

circa le <strong>di</strong>mensioni corporee e la insod<strong>di</strong>sfazione per il<br />

corpo e il peso è in realtà tanto maggiore quanto meno sono<br />

obesi. Pertanto nel nostro campione <strong>di</strong> obesi è presente una<br />

<strong>di</strong>storsione dell’immagine corporea sia per quanto riguarda le<br />

componenti cognitive affettive che nella stima delle <strong>di</strong>mensioni<br />

corporee.<br />

Bibliografia<br />

Fabian LJ, Thompson JK. Body image and eating <strong>di</strong>sturbance in<br />

young females. Int J Eat Disord 1989;8:63-74.<br />

Gardner RM, Martinez R, Sandoval Y. Obesity and body image: An<br />

evaluation of sensory and no-sensory components. Psychol Med<br />

1987;17:927-32.<br />

302. Quetiapina ad alte dosi nel trattamento<br />

<strong>della</strong> mania acuta: dati <strong>di</strong> efficacia<br />

e tollerabilità<br />

S. Spanarello * , K. Amantini * , S. Manfrinati * , M.C. Di<br />

Meo * , A. Colotto *<br />

* U.O. <strong>Psichiatria</strong>, Aosta<br />

POSTER<br />

Introduzione: gli antipsicotici atipici rappresentano oggi<br />

un’opzione <strong>di</strong> prima scelta <strong>di</strong> trattamento. Quasi tutti hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato una buona efficacia nella mania, ma spesso si<br />

evidenzia un’elevata latenza <strong>di</strong> risposta nelle forme acute.<br />

Scopo del nostro lavoro è stato quello <strong>di</strong> valutare l’efficacia<br />

e la tollerabilità <strong>della</strong> quetiapina in alte dosi nella mania<br />

acuta.<br />

Metodo: pazienti, con <strong>di</strong>agnosi secondo DSM IV TR <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo<br />

bipolare <strong>di</strong> tipo I, sono stati trattati con quetiapina<br />

(800 a 1200 mg/<strong>di</strong>e) per tutto il periodo del ricovero (18 ± 8<br />

giorni) e sottoposti ad ECG, esami ematochimici <strong>di</strong> routine,<br />

alla Young Mania Rating Scale (YMRS) ed alla Simpson-<br />

Angus Scale (SAS) per i segni extrapiramidali, all’inizio ed<br />

alla fine del ricovero.<br />

Risultati: i soggetti (n = 21) esaminati, hanno evidenziato<br />

una riduzione <strong>della</strong> YMRS statisticamente significativa (-<br />

15,34; p < 0,01). L’evento avverso riportato per quetiapina<br />

è stato sonnolenza in 5 pz.<br />

I sintomi extrapiramidali, si sono prestati in 3/21, <strong>di</strong> questi<br />

1 si presntava com <strong>di</strong>scinesia. Nella norma gli ECG e i parametri<br />

ematobiochimici. Il tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> remissione del<br />

quadro acuto è stato ridotto, soprattutto con alti dosaggi (p<br />

< 0,01).<br />

Conclusioni: la quetiapina ad alte dosi si è <strong>di</strong>mostrata, nel<br />

trattamento <strong>della</strong> mania acuta efficace e ben tollerata. I risultati<br />

<strong>di</strong> questa casistica dovranno essere confermati da stu<strong>di</strong><br />

controllati <strong>di</strong> confronto con dosi inferiori.<br />

303. L’impatto <strong>di</strong> esperienze traumatiche<br />

multiple sull’instaurarsi <strong>di</strong> sintomi<br />

depressivi persistenti<br />

P. Stefanelli ** , G. Teori ** , S. Gubbini *<br />

* U.O.C. <strong>di</strong> Psicoterapia, Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Me<strong>di</strong>cina<br />

Psicologica, ** Clinica Ortope<strong>di</strong>ca, Università <strong>di</strong> Roma<br />

“La Sapienza”<br />

Introduzione: l’obiettivo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> determinare<br />

se le esperienze traumatiche in generale e le esperienze traumatiche<br />

multiple in particolare, fossero associate con il persistere<br />

<strong>di</strong> sintomi depressivi, auto valutati, in soggetti adulti<br />

con un follow-up superiore ai due anni.<br />

Metodologia: sono stati esaminati 56 pazienti ricoverati<br />

presso la Clinica Ortope<strong>di</strong>ca del Policlinico Umberto I nel<br />

2002 con età compresa tra i 25 e i 64 anni. Di questi pazienti<br />

(38) che presentavano sintomi depressivi persistenti sia prima<br />

del trauma che al follow-up, sono stati paragonati all’altro<br />

gruppo <strong>di</strong> pazienti (18) che non presentavano sintomi depressivi<br />

né prima dello stesso né al controllo. L’esperienze<br />

traumatiche sono state sud<strong>di</strong>vise in quattro gran<strong>di</strong> gruppi<br />

(incidenti stradali gravi, traumi domestici, traumi sul lavoro,<br />

traumi da aggressione). I rapporti <strong>di</strong> probabilità registrati<br />

per ottenere valori statisticamente significativi, sono stati<br />

ottenuti tramite l’uso <strong>di</strong> modelli logistici multipli <strong>di</strong> regressione<br />

che hanno valutato la probabilità del persistere dei sintomi<br />

depressivi nelle <strong>di</strong>fferenti categorie traumatiche. I risultati<br />

sono stati elaborati graficamente.<br />

Risultati: l’evidenza <strong>di</strong> sintomi depressivi persistenti ha un<br />

rapporto statisticamente significativo con il numero delle<br />

esperienze traumatiche. Le probabilità <strong>di</strong> rilevare sintomi depressivi<br />

persistenti in pazienti che avevano vissuto tre o più<br />

esperienze traumatiche erano <strong>di</strong> 6,05 (95% CI 1,76-20,7) per<br />

gli uomini e <strong>di</strong> 6,99 (95% CI 2,69-18,2) per le donne.<br />

Conclusioni: le esperienze traumatiche multiple aumentano<br />

sostanzialmente la probabilità dell’insorgenza <strong>di</strong> sintomi depressivi<br />

persistenti, quin<strong>di</strong> a nostro avviso una <strong>di</strong>agnosi precoce<br />

e l’instaurarsi <strong>di</strong> un intervento terapeutico, preferibilmente<br />

<strong>di</strong> tipo psicologico, da attuarsi il prima possibile, può<br />

servire ad impe<strong>di</strong>re l’instaurarsi <strong>di</strong> reazioni depressive ad<br />

andamento cronicizzante fra le vittime <strong>di</strong> eventi traumatici<br />

multipli.<br />

Bibliografia<br />

Use of the Hamilton Depression Scale in general practice. Psychopharmacol<br />

Ser 1990;9:40-7.<br />

Posttraumatic stress <strong>di</strong>sorder (ptsd) and co-morbi<strong>di</strong>ty. Bosn J Basic<br />

Med Sci 2002;2:57-61.<br />

Treatment of acute traumatic stress reactions. J Trauma Dissociation<br />

2005;6:101-8.<br />

304. Il <strong>di</strong>sturbo psichiatrico abbrevia la vita?<br />

15 anni <strong>di</strong> mortalità a Milano<br />

G. Tacchini, O. Fusi, A. Gavarini, M. Giansante, R. Paleari,<br />

G. Spagnolo, F. Castellano, A.C. Altamura<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Milano, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Scienze Cliniche, Ospedale “Luigi Sacco”, Milano<br />

La mortalità e i ricoveri ospedalieri sono tra gli in<strong>di</strong>catori<br />

epidemiologici più importanti dello stato <strong>di</strong> salute <strong>di</strong> una po-<br />

358


polazione. Abbiamo perciò analizzato i dati sulla mortalità a<br />

Milano nei 15 anni dal 1990 al 2004: tali dati, pubblicati<br />

dall’ASL Città <strong>di</strong> Milano, sono sud<strong>di</strong>visi in base, tra gli altri,<br />

ad alcuni in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> salute ambientale, fra i quali red<strong>di</strong>to,<br />

l’andamento nel tempo e la <strong>di</strong>stribuzione tra sottogruppi.<br />

Inoltre sono state, ovviamente, prese in considerazione<br />

le “cause <strong>di</strong> morte” risultanti dai certificati ISTAT.<br />

Abbiamo confrontato l’andamento dei ricoveri ospedalieri e<br />

dei tassi <strong>di</strong> mortalità dei pazienti psichiatrici rispetto alla popolazione<br />

generale <strong>della</strong> città <strong>di</strong> Milano ed ai tassi per abuso<br />

<strong>di</strong> sostanze e suici<strong>di</strong>o.<br />

Abbiamo inoltre analizzato l’andamento per le patologie citate<br />

al confronto con la popolazione generale degli in<strong>di</strong>catori<br />

<strong>di</strong> “salute ambientale” menzionati.<br />

Infine abbiamo posto a confronto le curve <strong>della</strong> mortalità<br />

nel quin<strong>di</strong>cennio tra le patologie <strong>di</strong> cui sopra e quelle delle<br />

principali patologie organiche valutandone analogie e <strong>di</strong>fferenze.<br />

Bibliografia<br />

Russo A. Ricoveri e mortalità a Milano. Atlante 2005. Luigi Bisanti<br />

E<strong>di</strong>tore Za<strong>di</strong>g<br />

Federico P, Tasco C, Zocchetti C, a cura <strong>di</strong>. Atlante dei ricoveri in<br />

Lombar<strong>di</strong>a 1998-1999. Milano: Regione Lombar<strong>di</strong>a, Direzione<br />

Generale Sanità, Osservatorio Epidemiologico e Sistemi <strong>di</strong> Remunerazione.<br />

305. Ippocampo e neurogenesi: valutazione<br />

morfovolumetrica tramite Risonanza<br />

Magnetica (RM) cerebrale in pazienti affetti<br />

da Disturbo Post-Traumatico da Stress<br />

(PTSD) prima e dopo trattamento<br />

farmacologico<br />

M. Tavanti, P.M. Annese, S. Calossi, A. Lombardelli, N.<br />

Polizzotto, L. Bossini, F. Pieraccini, P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

Molti dati in letteratura sono concor<strong>di</strong> nell’affermare che lo<br />

stress esercita un’azione lesiva su alcune strutture cerebrali.<br />

Infatti nei soggetti affetti da PTSD è spesso presente atrofia<br />

ippocampale. Stu<strong>di</strong> preliminari fatti sugli animali hanno<br />

mostrato che la somministrazione cronica <strong>di</strong> inibitori selettivi<br />

del re-uptake <strong>della</strong> serotonina (SSRI) ha un’azione neurorigenerativa<br />

sull’ippocampo capace <strong>di</strong> contrastare gli effetti<br />

indotti dallo stress. Recentemente due stu<strong>di</strong> sembrano<br />

in<strong>di</strong>care che alcuni farmaci psicotropi (la paroxetina e la fenitoina)<br />

presentano un’azione analoga nell’uomo. Anche un<br />

nostro stu<strong>di</strong>o preliminare (su 7 pazienti affetti da PTSD)<br />

aveva rilevato un incremento del volume ippocampale dopo<br />

6 mesi <strong>di</strong> terapia psicofarmacologica. Scopo <strong>della</strong> nostra ricerca<br />

è confermare il dato preliminare in un capione allargato<br />

e valutare il parallelo miglioramento clinico. Sono stati<br />

reclutati 15 pazienti affetti da PTSD drug free (T0) rivalutati<br />

dopo 6 mesi <strong>di</strong> terapia con SSRI e anticonvulsivanti<br />

(T1) tramite: CAPS (DX), DTS e RM cerebrale per la misurazione<br />

degli ippocampi. Verranno presentati i risultati relativi<br />

all’aumento significativo dei volumi degli ippocampi<br />

al T1 e le correlazioni con il miglioramento clinico con particolare<br />

riferimento agli specifici cluster sintomatologici<br />

359<br />

POSTER<br />

<strong>della</strong> DTS. I dati del nostro stu<strong>di</strong>o mostrano che la terapia<br />

nei soggetti considerati è associata ad un incremento del volume<br />

ippocampale, questo concorda con i dati presenti nella<br />

letteratura.<br />

306. Complicanze ostetriche e sviluppo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi del comportamento alimentare:<br />

uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> confronto tra soggetti sani,<br />

soggetti affetti e le loro sorelle non affette<br />

E. Tenconi, P. Pavani, A. Favaro, P. Santonastaso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Obiettivi: anche se l’eziologia dei <strong>di</strong>sturbi alimentari resta<br />

ignota, recenti stu<strong>di</strong> (Cnattingius et al., 1999; Lindberg &<br />

Hjern, 2003) hanno evidenziato che la presenza <strong>di</strong> danni perinatali<br />

aumenta significativamente il rischio <strong>di</strong> sviluppare<br />

tali patologie, in particolare l’anoressia nervosa (AN). Uno<br />

stu<strong>di</strong>o recente svolto dal nostro gruppo <strong>di</strong> lavoro (Favaro et<br />

al., in press) ha evidenziato che il rischio <strong>di</strong> sviluppare AN<br />

è significativamente aumentato dalla presenza <strong>di</strong> complicanze<br />

perinatali a rischio ipossico, quali <strong>di</strong>abete gravi<strong>di</strong>co,<br />

pre-eclampsia, presenza <strong>di</strong> malformazioni car<strong>di</strong>ache, iporeattività<br />

neonatale. Il numero <strong>di</strong> complicanze perinatali è<br />

correlato con un effetto dose-risposta con il rischio <strong>di</strong> sviluppare<br />

il <strong>di</strong>sturbo e con la sua età <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o (più precoce<br />

tanto più numerosi sono i danni perinatali). Nella bulimia<br />

nervosa il rischio è aumentato in presenza <strong>di</strong> iporeattività<br />

neonatale, basso peso alla nascita per età gestazionale e ridotta<br />

circonferenza cranica per età gestazionale. Il nostro<br />

stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> fare una confronto tra soggetti con <strong>di</strong>sturbo<br />

del comportamento alimentare e le loro sorelle non<br />

affette per verificare se nell’associazione tra danni perinatali<br />

e rischio <strong>di</strong> sviluppare il <strong>di</strong>sturbo siano coinvolti fattori<br />

materni, quali presenza <strong>di</strong> familiarità psichiatrica o una pre<strong>di</strong>sposizione<br />

alle complicanze in gravidanza.<br />

Metodo: tra i soggetti dello stu<strong>di</strong>o precedente (Favaro et al.,<br />

in press), 36 soggetti con <strong>di</strong>sturbo del comportamento alimentare<br />

avevano almeno una sorella non affetta nata nello<br />

stesso ospedale. Sono state recuperate le cartelle ostetriche<br />

<strong>di</strong> 42 sorelle non affette ed analizzate secondo il metodo utilizzato<br />

nel precedente stu<strong>di</strong>o (Favaro et al., in press). Il<br />

gruppo <strong>di</strong> controllo è stato selezionato recuperando dallo<br />

stu<strong>di</strong>o precedente le cartelle dei soggetti non affetti nati subito<br />

prima e subito dopo i casi considerati (n = 72 soggetti<br />

<strong>di</strong> controllo).<br />

Risultati: nei soggetti con AN è stata evidenziata una <strong>di</strong>fferenza<br />

significativa nel numero <strong>di</strong> complicanze durante il parto<br />

e nella prima fase neonatale tra soggetti affetti e sorelle sane.<br />

I soggetti con AN si <strong>di</strong>fferenziano invece dai soggetti (non<br />

sorelle) sani soprattuto per le complicanze in gravidanza e<br />

neonatali. Non ci sono <strong>di</strong>fferenze significative tra i tre gruppi<br />

per quanto riguarda peso e lunghezza alla nascita o età gestazionale.<br />

Nella BN il gruppo <strong>di</strong> soggetti è meno numeroso e<br />

quin<strong>di</strong> si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un basso potere statistico. I confronti non<br />

evidenziano comunque <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative<br />

riguardo nessuna delle variabili considerate.<br />

Conclusioni: questo stu<strong>di</strong>o preliminare sembra escludere la<br />

presenza <strong>di</strong> un bias legato a fattori materni negli stu<strong>di</strong> che<br />

hanno riscontrato un aumento del rischio <strong>di</strong> sviluppare una<br />

AN nei soggetti con complicanze perinatali.


Bibliografia<br />

Cnattingius S, Hultman CM, Dahl M, Sparen P. Very preterm birth,<br />

birth trauma, and the risk of anorexia nervosa among girls. Arch<br />

Gen Psychiatr 1999;56:634-638.<br />

Favaro A, Tenconi E, Santonastaso P. Perinatal factors and the risk<br />

of developing anorexia nervosa and bulimia nervosa. Arch<br />

Gen Psychiatry 2006;63:82-8.<br />

Lindberg L, Hjern A. Risk factors for anorexia nervosa: a national<br />

cohort study. Int J Eat Disord 2003;34:397-408.<br />

307. Alterazioni neuropsicologiche<br />

nell’anoressia nervosa: uno stu<strong>di</strong>o<br />

controllato<br />

POSTER<br />

E. Tenconi * , P. Amo<strong>di</strong>o ** , A. Favaro * , L. Caregaro ** ,<br />

M. Bianco ** , D. Degortes * , Santonastaso *<br />

* ** Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

Clinica e Sperimentale, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Introduzione: gli stu<strong>di</strong> neuropsicologici sull’anoressia nervosa<br />

(AN) hanno rilevato specifiche alterazioni cognitive a<br />

carico <strong>di</strong> memoria visiva, abilità visuo-spaziali, attenzione e<br />

memoria <strong>di</strong> lavoro.<br />

Pochi stu<strong>di</strong> hanno indagato l’attività elettroencefalografica<br />

nell’AN e, <strong>di</strong> questi, la maggior parte ha utilizzato i potenziali<br />

evocati.<br />

Scopi del presente stu<strong>di</strong>o sono: indagare la funzionalità cognitiva<br />

nell’AN, valutare la presenza <strong>di</strong> una sofferenza corticale<br />

nell’AN attraverso l’analisi spettrale dei tracciati elettroencefalografici<br />

ed, infine, valutare un eventuale correlazione<br />

tra performance neuropsicologica e alcune variabili<br />

cliniche.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: si sono esaminati 24 pazienti con <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> AN (DSM-IV-TR) ed altrettanti soggetti <strong>di</strong> controllo<br />

non affetti.<br />

A pazienti e controlli sono stati somministrati: tempo <strong>di</strong><br />

reazione visivo semplice (TR), test <strong>di</strong> Posner (orientamento<br />

dell’attenzione visiva spaziale) e para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> Sternberg<br />

(memoria <strong>di</strong> lavoro).<br />

Si è misurato inoltre il tracciato elettroencefalografico <strong>di</strong><br />

pazienti e controlli.<br />

Risultati: le pazienti AN, rispetto ai controlli, presentano:<br />

TR visivo semplice più lungo e maggiore accuratezza al<br />

para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> Sternberg.<br />

Al test <strong>di</strong> Posner forniscono prestazioni sovrapponibili a<br />

quelle ottenute dai controlli. Complessivamente l’attività<br />

elettroencefalografica delle pazienti AN risulta più rapida<br />

<strong>di</strong> quella dei controlli (aumento <strong>della</strong> potenza delle frequenze<br />

beta in area frontale e <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> potenza<br />

delle frequenze delta in area frontale).<br />

Infine, alcuni parametri <strong>di</strong> gravità risultano significativamente<br />

correlati alla prestazione ai test neuropsicologici.<br />

Discussione: la maggior lentezza delle pazienti anoressiche<br />

rispetto ai controlli potrebbe essere legata al rallentamento<br />

psicomotorio conseguente allo stato <strong>di</strong> emaciazione.<br />

La migliore prestazione al para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> Sternberg, rispetto<br />

ai controlli, potrebbe rispecchiare il tratto <strong>di</strong> personalità<br />

ossessivo-compulsivo.<br />

Dall’analisi del tracciato EEG delle pazienti non emerge<br />

sofferenza metabolica corticale<br />

308. Depressione in comorbi<strong>di</strong>tà<br />

con <strong>di</strong>sturbo ossessivo-compulsivo:<br />

<strong>di</strong>fferenze sintomatologiche con il <strong>di</strong>sturbo<br />

depressivo maggiore<br />

M.N. Tiezzi, V. Salvi, U. Albert, G. Maina, F. Bogetto<br />

Servizio per i Disturbi Depressivi e d’Ansia, SCDU <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: la depressione maggiore è una frequente<br />

complicanza del <strong>di</strong>sturbo ossessivo-compulsivo (DOC).<br />

Stu<strong>di</strong> recenti confermano che in circa un terzo dei pazienti<br />

DOC si verifica la presenza <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o depressivo maggiore<br />

nell’arco <strong>della</strong> vita 1 .<br />

Alcune evidenze suggeriscono che la depressione che si<br />

presenta in comorbi<strong>di</strong>tà con il DOC si <strong>di</strong>fferenzi qualitativamente<br />

dal <strong>di</strong>sturbo depressivo maggiore in assenza <strong>di</strong><br />

comorbi<strong>di</strong>tà, rafforzando l’ipotesi che si tratti <strong>di</strong> un fenomeno<br />

integrante o secondario al DOC e non <strong>di</strong> un’entità<br />

autonoma 2 .<br />

Scopo del presente stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> confrontare il profilo<br />

sintomatologico depressivo <strong>di</strong> pazienti che presentano un<br />

episo<strong>di</strong>o depressivo maggiore in comorbi<strong>di</strong>tà con DOC con<br />

quello <strong>di</strong> pazienti con un episo<strong>di</strong>o depressivo maggiore, in<br />

assenza <strong>di</strong> altre comorbi<strong>di</strong>tà.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: per il gruppo <strong>di</strong> DOC sono stati selezionati<br />

tutti i pazienti ambulatoriali con <strong>di</strong>agnosi principale<br />

<strong>di</strong> DOC ed in comorbi<strong>di</strong>tà attuale un episo<strong>di</strong>o depressivo<br />

maggiore, escludendo i pazienti con ulteriori comorbi<strong>di</strong>tà.<br />

Nel gruppo dei pazienti depressi si sono inclusi i pazienti<br />

con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> episo<strong>di</strong>o depressivo maggiore in assenza<br />

<strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà. La gravità ed il profilo <strong>della</strong> sintomatologia<br />

depressiva sono stati valutati tramite la somministrazione<br />

<strong>della</strong> Hamilton Depression Rating Scale<br />

(HAM-D).<br />

Risultati: nel nostro campione i due gruppi non <strong>di</strong>fferiscono<br />

per gravità <strong>della</strong> sintomatologia depressiva, valutata con<br />

il punteggio totale ottenuto alla HAM-D. Prendendo in considerazione<br />

i singoli item <strong>della</strong> HAM-D si osserva invece<br />

che il profilo sintomatologico <strong>di</strong>fferisce in misura statisticamente<br />

significativa in alcuni aspetti. I pazienti depressi senza<br />

comorbi<strong>di</strong>tà presentano infatti una maggior gravità nell’insonnia<br />

e nel calo dell’appetito rispetto ai depressi in comorbi<strong>di</strong>tà<br />

con DOC.<br />

Discussione: i nostri risultati confermano le precedenti<br />

evidenze che mostrano la presenza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferenza qualitativa<br />

tra la sintomatologia del <strong>di</strong>sturbo depressivo maggiore<br />

in comorbi<strong>di</strong>tà con DOC e del <strong>di</strong>sturbo depressivo<br />

maggiore in assenza <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà; quest’ultimo sembra<br />

infatti coinvolgere in misura maggiore gli aspetti neurovegetativi<br />

2.<br />

Bibliografia<br />

1 Angst J, Gamma A, Endrass J, Goodwin R, Ajdacic V, Eich D,<br />

Rössler W. Obsessive-compulsive severity spectrum in the community:<br />

prevalence, comorbi<strong>di</strong>ty and course. Eur Arch Psychiatry<br />

Clin Neurosci 2004;254:156-64.<br />

2 Fineberg AN, Fourie H, Gale TM, Sivakumaran T. Co-morbid<br />

depression in obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder (OCD): symptomatic<br />

<strong>di</strong>fferences to major depressive <strong>di</strong>sorder. J Affect Disord<br />

2005;87:323-30.<br />

360


309. Antipsicotici atipici nel “mondo reale”:<br />

uno stu<strong>di</strong>o comparativo e qualità <strong>di</strong> vita<br />

in pazienti schizofrenici (QoL)<br />

A. Tomasetti * , M. Gallo ** , F. Franza ***<br />

* Direttore UOSM Atripalda ASL AV2; ** Educatore Professionale<br />

D.S. UOSM Atripalda AV2; *** Primario CdC “Villa<br />

dei Pini”, Avellino<br />

Introduzione: i pochi stu<strong>di</strong> comparativi naturalistici (nel<br />

mondo reale) tra gli antipsicotici atipici conosciuti suggeriscono<br />

che veramente essi sono efficaci nella pratica clinica<br />

quoti<strong>di</strong>ana. Inoltre, stu<strong>di</strong> sull’effetto <strong>di</strong> alcuni atipici versus<br />

antipsicotici tipici sulla qualità <strong>della</strong> vita (QOL), sono controversi.<br />

Metodo: abbiano effettuato uno stu<strong>di</strong>o prospettico naturalistico<br />

sull’efficacia clinica degli antipsicotici atipici e su alcuni<br />

fattori correlati alla qualità <strong>della</strong> vita dei soggetti analizzati.<br />

Ai pazienti osservati (clozapina, risperidone, quetiapina,<br />

aripiprazolo e amisulpiride) con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo<br />

Schizofrenico secondo i criteri <strong>di</strong>agnostici del DSM IV-TR)<br />

sono stati somministrati ae raccolto i dati clinici in termine<br />

<strong>di</strong> efficacia, <strong>di</strong> tollerabilità e <strong>di</strong> incidenza sulla qualità <strong>della</strong><br />

vita attraverso l’osservazione clinica all’inizio del trattamento,<br />

dopo sei mesi, un anno, due anni usando cinque misure<br />

<strong>di</strong>agnostiche: Clinical Global Impressions (CGI); SA-<br />

PS; SANS, QoL Index, Extrapiramidal Symptom Rating<br />

Scale (ESRS).<br />

Risultati: 121 pazienti sono stati osservati in questo stu<strong>di</strong>o,<br />

trattati con clozapina, risperidone, quetiapina, aripiprazolo e<br />

amisulpiride. Tutti hanno presentato complessivamente un<br />

significativo miglioramento rispetto ai valori basali. Per<br />

quanto riguarda la QoL i risultati migliori (osservati, tuttavia<br />

con tutte le molecole) sono stati ottenuti con l’aripiprazolo,<br />

l’amisulpiride, soprattutto per quanto riguarda gli<br />

items <strong>della</strong> QoL Index corrispondenti ad un miglioramento<br />

dei rapporti sociali, ad una maggiore capacità <strong>di</strong> provvedere<br />

alla proprie esigenza <strong>della</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Conclusioni: gli antipsicotici atipici si sono <strong>di</strong>mostrati efficaci<br />

nel trattamento dei sintomi psicotici, con lieve prevalenza<br />

degli ultimi antipsicotici atipici principalmente su<br />

alcuni fattori correlati alla qualità <strong>della</strong> vita. I risultati significativamente<br />

positivi in termini <strong>di</strong> efficacia clinica e <strong>di</strong><br />

miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia ottenuti con le specifiche<br />

scale <strong>di</strong>agnostiche nei pazienti trattati con la clozapina<br />

si sono mostrati essere contrastati dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>della</strong> gestione<br />

del trattamento e dal numero <strong>di</strong> drop-out ad essi associati.<br />

310. Signaling transinaptico dopaminaglutammato:<br />

nuovo crocevia per la<br />

fisiopatologia e il trattamento delle psicosi?<br />

C. Tomasetti, C. Dell’Aversano, F. Iasevoli, G. Muscettola,<br />

A. De Bartolomeis<br />

Laboratorio <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> Molecolare, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Neuroscienze, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia, Università<br />

<strong>di</strong> Napoli “Federico II”<br />

Introduzione: una <strong>di</strong>sregolazione dell’interazione dopamino-glutammatergica<br />

è stata suggerita nella fisiopatologia<br />

361<br />

POSTER<br />

delle psicosi, inclusa la schizofrenia. I determinanti molecolari<br />

<strong>di</strong> tale interazione rimangono tuttavia elusivi.<br />

Homer (H1a) è una proteina <strong>della</strong> densità postsinaptica, potenzialmente<br />

rilevante nella schizofrenia, che funge da adattatore<br />

multifunzionale tra recettori glutammatergici metabotropi<br />

e molteplici sistemi trasduzionali, tra cui quelli <strong>della</strong><br />

dopamina e del calcio intracellulare. Viene qui testato il ruolo<br />

<strong>della</strong> modulazione <strong>della</strong> funzione dopaminergica sull’espressione<br />

<strong>di</strong> Homer.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: ratti maschi Sprague-Dawley sono stati<br />

trattati con Aloperidolo 0,8 mg/kg (ALO), Aripiprazolo 12<br />

e 30 mg/kg (ARI), Clozapina 15 mg/kg (CLO), GBR12909<br />

30mg/kg o Salina e sacrificati a 90’ dall’iniezione. Sezioni<br />

cerebrali sono state ibri<strong>di</strong>zzate con sonde per H1a e Ania3,<br />

sua variante <strong>di</strong> splicing.<br />

Risultati: induzione significativa <strong>di</strong> H1a e Ania3 in Caudato-Putamen<br />

in ratti trattati con ALO e ARI 12 mg/kg vs. Salina,<br />

CLO e ARI 30 mg/kg (p < 0,001). Incremento significativo<br />

in Corteccia Prefrontale dei due trascritti in ratti trattati<br />

con ARI 12 mg/kg vs. Salina e con GBR12909 vs. tutti<br />

i trattamenti (p < 0,005).<br />

Conclusioni: 1) Espressione regione-specifica <strong>di</strong> H1a in base<br />

alla <strong>di</strong>fferente modulazione dopaminergica; 2) Induzione<br />

<strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> H1a da parte <strong>di</strong> farmaci agenti con <strong>di</strong>verso<br />

meccanismo sulla funzione dopaminergica; 3) Effetto dose<strong>di</strong>pendente<br />

<strong>di</strong> Aripiprazolo sull’espressione <strong>di</strong> H1a<br />

311. Stu<strong>di</strong>o esplorativo in una popolazione<br />

<strong>di</strong> studenti universitari per lo screening<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni psicologiche svantaggiose<br />

A. Tomassini, S. Di Mauro, E. Di Giovambattista,<br />

W. Roberto, M. Mazza * , R. Pollice *<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>; * Clinica Psichiatrica,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università<br />

de L’Aquila<br />

Introduzione: il termine “personalità ipomaniacale” o<br />

“ipertimia” denota in<strong>di</strong>vidui particolarmente ‘allegri’, esuberanti,<br />

ottimisti, estroversi, instancabili e con buoni livelli<br />

<strong>di</strong> autostima e, nello stesso tempo, irritabili, in<strong>di</strong>sciplinati,<br />

spericolati e irresponsabili. La prevalenza <strong>di</strong> personalità<br />

ipomaniacale in giovani studenti è stimata tra l’1% (Wicki<br />

et Angst, 1991) ed il 2% (Depue et al., 1989). Un <strong>di</strong>screto<br />

numero <strong>di</strong> soggetti con una personalità ipomaniacale rimane<br />

stabilmente ipomaniacale senza sperimentare un <strong>di</strong>sturbo<br />

dell’umore maggiore. Eckblad e Chapman (1986), tuttavia,<br />

hanno descritto, in un gruppo <strong>di</strong> studenti del college che presentavano<br />

alti punteggi ad una valutazione auto-riportata <strong>di</strong><br />

stile <strong>di</strong> personalità ipomaniacale, tassi significativamente<br />

più alti, rispetto ai controlli, per episo<strong>di</strong> ipomaniacali e depressivi,<br />

abuso <strong>di</strong> sostanze, caratteristiche psicotiche ed uno<br />

scarso funzionamento sociale. Lewinsohn et al. (1995) hanno<br />

riportato una prevalenza del <strong>di</strong>sturbo bipolare sottosoglia<br />

(umore, irritabile elevato ed espansivo) del 5,4% in una popolazione<br />

<strong>di</strong> studenti. Una personalità ipomaniacale, inoltre,<br />

nell’età giovane adulta può confondersi con un quadro che<br />

rispecchia una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> ADHD per tale età. L’esito più<br />

frequente dell’ADHD infantile, infatti, è la normalità clinica,<br />

ma aspetti <strong>di</strong> impulsività e <strong>di</strong>sattenzione persistono nell’adolescenza<br />

nel 70% dei casi e nell’età adulta nel 30-50%


POSTER<br />

(Roy-Byrne et al., 1997; Barkley, 1990), anche in soggetti<br />

con adattamento e prestazioni valide. È possibile ipotizzare<br />

che la “mortalità accademica” <strong>di</strong> una significativa quota <strong>di</strong><br />

studenti possa essere conseguenza <strong>della</strong> presenza <strong>di</strong> una personalità<br />

ipomaniacale o <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione che definisca una<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> ADHD per il giovane adulto. Il nostro stu<strong>di</strong>o,<br />

quin<strong>di</strong>, intende verificare la presenza <strong>di</strong> una personalità ipomaniacale<br />

e <strong>di</strong> caratteristiche compatibili con l’ADHD in<br />

una popolazione <strong>di</strong> studenti universitari. Sono stati, inoltre,<br />

valutati l’uso <strong>di</strong> sostanze e l’impulsività, con<strong>di</strong>zioni spesso<br />

associate sia all’ipertimia che all’ ADHD, la personalità ed<br />

il funzionamento globale e soprattutto accademico.<br />

Metodo: lo screening è stato effettuato in una popolazione<br />

<strong>di</strong> studenti, sia <strong>di</strong> sesso femminile che maschile, <strong>di</strong> età superiore<br />

ai 18 anni, iscritti ai <strong>di</strong>versi corsi <strong>di</strong> Laurea <strong>della</strong> Facoltà<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia e Odontoiatria e Protesi Dentaria.<br />

Per definire le ipotesi formulate sono stati utilizzati i<br />

seguenti questionari <strong>di</strong> auto-valutazione: The Mood Disorder<br />

Questionnaire (MQD), per l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> soggetti<br />

che possono rientrare nello spettro bipolare, evidenziando,<br />

in particolare, uno stato ipomaniacale; Adult ADHD Self-Report<br />

Scale (ASRS-V 1.1) Symptom Checklist, per indagare<br />

la presenza <strong>di</strong> caratteristiche <strong>di</strong> ADHD; CAGE, per indagare<br />

l’abitu<strong>di</strong>ne all’uso delle più comuni sostanze (alcool, marijuana<br />

e cocaina); Barratt Impulsiveness Scale (BIS-11),<br />

per valutare l’impulsività; Adult Functional Impairment Rating<br />

Scale-Revisioned (AFIRS-R), per valutare la presenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzionamento globale; Tri<strong>di</strong>mensional Personalità<br />

Questionnaire-Short Version (TPQ-SV), per la definizione<br />

delle caratteristiche <strong>di</strong> personalità.<br />

Risultati: il campione esaminato nel nostro stu<strong>di</strong>o esplorativo<br />

è costituito da 63 soggetti valutati nel corso <strong>di</strong> un laboratorio<br />

<strong>di</strong>dattico. Il 24% <strong>di</strong> essi <strong>di</strong>chiarava <strong>di</strong> aver pensato <strong>di</strong><br />

abbandonare gli stu<strong>di</strong> universitari, il 7,9% <strong>di</strong> aver ripetuto<br />

almeno 1 anno alle scuole me<strong>di</strong>e superiori o inferiori o almeno<br />

1 esame all’università ed il 23% imputava la “<strong>di</strong>fficoltà<br />

a mantenere la concentrazione” come la causa <strong>di</strong> tali<br />

eventi. La valutazione effettuata con ASRS-V 1.1 ha messo<br />

in evidenza una positività per lo screening dell’ADHD nel<br />

4,8% degli studenti esaminati. Il 46% dei soggetti, inoltre,<br />

mostrava tratti ipomaniacali e/o maniacali alla valutazione<br />

con il MQD (punteggio me<strong>di</strong>o: 5,67 ± 3,05), i quali determinano<br />

problemi <strong>di</strong> moderata entità nel 14,3% <strong>di</strong> essi. La<br />

valutazione dell’impulsività ha mostrato un punteggio me<strong>di</strong>o<br />

alla BIS-11 <strong>di</strong> 57,70 (ds ± 8,7) e punteggi me<strong>di</strong> alle <strong>di</strong>mensioni<br />

cognitiva, motoria e non pianificativi <strong>della</strong> BIS rispettivamente<br />

<strong>di</strong> 14,56 (ds ± 3,4), 19,60 (ds ± 3,4) e 23,76<br />

(ds ± 4,6). È stata riscontrata una correlazione statisticamente<br />

significativa tra i punteggi al fattore cognitivo <strong>della</strong><br />

BIS-11 e all’MDQ. Il punteggio me<strong>di</strong>o ottenuto al CAGE<br />

era <strong>di</strong> 0,40 (ds ± 0,89). Le caratteristiche <strong>di</strong> personalità esaminate<br />

hanno mostrato una prevalenza del tratto RD (74,6%<br />

dei casi) e tratti HA e NS presenti rispettivamente in una<br />

percentuale <strong>di</strong> 17,5 e 7,9%. La valutazione <strong>della</strong> funzionalità<br />

globale, effettuata con AFIRS-R, ha delineato la seguente<br />

situazione: il 20% dei soggetti aveva problemi familiari;<br />

per il 27% <strong>di</strong> essi i problemi personali avevano influenzato<br />

la produttività e l’efficienza nello stu<strong>di</strong>o ed il 31%<br />

<strong>di</strong> essi non era riuscito ad avere un impegno scolastico costante;<br />

il 31% non era sod<strong>di</strong>sfatto <strong>della</strong> propria vita; il 3,2%<br />

dei soggetti aveva assunto, nell’ultimo mese, comportamenti<br />

sessuali inappropriati; il 4.8% aveva fatto uso <strong>di</strong> marijuana<br />

ed altre sostanze; il 6,3% aveva praticato sport rischiosi;<br />

il 6.3% aveva mostrato aggressività fisica o verbale ed<br />

l’1,6% aggressività contro le proprietà.<br />

Conclusioni: il dato più rilevante del nostro stu<strong>di</strong>o è la presenza<br />

<strong>di</strong> tratti ipomaniacali e/o ipomania nella gran parte<br />

(63%) dei soggetti esaminati, che comporta per 14% <strong>di</strong> essi<br />

problemi <strong>di</strong> moderata entità. L’ipomania ha una correlazione<br />

<strong>di</strong>retta con l’impulsività cognitiva. In base ai dati riportati<br />

in letteratura si potrebbero identificare gli studenti aventi<br />

tratti ipomaniacali come quelli che presentano, alla valutazione<br />

<strong>della</strong> funzionalità globale, comportamenti sessuali<br />

inappropriati, <strong>di</strong> abuso verso le sostanze e <strong>di</strong> aggressività.<br />

La percentuale dei soggetti con una positività al test <strong>di</strong><br />

screening per l’ADHD è conforme ai dati <strong>di</strong> letteratura. È<br />

verosimile pensare che la percentuale dei soggetti che presenta<br />

tratti ipomaniacali e/o una positività al test <strong>di</strong> screening<br />

per l’ADHD corrisponda alla percentuale <strong>di</strong> soggetti<br />

che manifesta chiari “problemi accademici” e che ha pensato<br />

<strong>di</strong> abbandonare gli stu<strong>di</strong>. Non sorprende, invece, il dato<br />

che riporta come caratteristica <strong>di</strong> personalità predominante<br />

la “<strong>di</strong>pendenza dalla ricompensa”.<br />

Il nostro stu<strong>di</strong>o ha evidenziato dati rilevanti riguardanti una<br />

popolazione <strong>di</strong> soggetti che in <strong>di</strong>versi lavori scientifici vengono<br />

arruolati come “controlli” trascurando la presenza <strong>di</strong><br />

tratti <strong>di</strong>sfunzionali. Tali dati, inoltre, potrebbero rappresentare<br />

un’in<strong>di</strong>cazione a potenziare i centri <strong>di</strong> “counselling” per<br />

gli studenti.<br />

Bibliografia<br />

Eckblad M, Chapman LJ. Development and validation of a scale<br />

for hypomanic personality. J Abnorm Psychol 1986;95:214-22.<br />

Wicki W, Angst J. The Zurich Study. X. Hypomania in a 28- to 30year-old<br />

cohort. Eur Arch Psychiatry Clin Neurosci<br />

1991;240:339-48.<br />

Depue RA, Krauss S, Spoont MR, Arbisi P. General Behavior Inventory<br />

identification of unipolar and bipolar affective con<strong>di</strong>tions<br />

in a nonclinical university population. J Abnorm Psychol<br />

1989;98:117-26.<br />

Lewinsohn PM, Klein DN, Seely JR. Bipolar <strong>di</strong>sorders in a community<br />

sample of older adolescents: Prevalence, phenomenology,<br />

comorbi<strong>di</strong>ty and course. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry<br />

1995;34:454-63.<br />

Roy-Byrne P, Scheele L, Ward N, Wiatraks C, Russo J, Townes B,<br />

Varley C. Adult Attention-deficit hyperactivity <strong>di</strong>sorder: assessment<br />

guidelines based on clinical presentation to a specially<br />

clinic. Compr Psychiatry 1997;38:133-40.<br />

Barkley RA, ed. Attention Deficit Hyperactivity Disorder: A Handbook<br />

for Diagnosis and Treatment. New York: Guilford 1990.<br />

312. Soggettività nella risposta clinica<br />

<strong>di</strong> pazienti con sindromi psicotiche: stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> confronto tra gli antipsicotici <strong>di</strong> nuova<br />

generazione<br />

A. Tomassini, M. Malavolta, S. Di Mauro, P. Di Fabio,<br />

M. Giannangeli * , R. Pollice *<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>; * Clinica Psichiatrica,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università<br />

de L’Aquila<br />

Introduzione: negli ultimi anni la ricerca farmacologica si è<br />

orientata verso lo sviluppo <strong>di</strong> agenti antipsicotici <strong>di</strong> maggior<br />

efficacia sui sintomi sia positivi che negativi, ma, soprattutto,<br />

capaci <strong>di</strong> conservare la funzionalità e <strong>di</strong> ridurre le conseguen-<br />

362


ze a lungo termine dei <strong>di</strong>sturbi psicotici. I nuovi antipsicotici<br />

(APsA), detti anche “atipici”, comprendono la Clozapina,<br />

Olanzapina, Quetiapina, Risperidone, Aripiprazolo ed Amisulpiride.<br />

Il termine “atipico” si riferisce ad una classe <strong>di</strong> farmaci<br />

con un ampio spettro <strong>di</strong> attività neurotrasmettitoriale (Richelson,<br />

1999), la quale, anche se <strong>di</strong>versa tra i vari agenti, può<br />

essere implicata nella modulazione dell’attività dopaminergica<br />

e serotoninergica all’interno del SNC. Entrambi questi effetti<br />

me<strong>di</strong>ano la capacità degli APsA <strong>di</strong> agire sui sintomi sia<br />

positivi che negativi <strong>della</strong> schizofrenia e sui <strong>di</strong>sturbi dell’umore<br />

che accompagnano i <strong>di</strong>sturbi psicotici e, soprattutto,<br />

sembrano ridurre il rischio <strong>di</strong> effetti collaterali neurologici. Per<br />

tali motivazioni questa classe è considerata da molti <strong>di</strong> “prima<br />

scelta” nella terapia farmacologica <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>sturbi. In vari stu<strong>di</strong><br />

gli APsA, confrontati con i neurolettici classici, si sono <strong>di</strong>mostrati<br />

efficaci nel ridurre la sintomatologia psicotica sia positiva<br />

che negativa (Wirshing et al., 1999). Questi stu<strong>di</strong> hanno<br />

valutato l’efficacia del trattamento con gli APsA nei pazienti<br />

scarsamente responsivi o non responsivi ad una iniziale terapia<br />

con antipsicotici classici (Peuskens, 1995) e nei soggetti<br />

con un primo episo<strong>di</strong>o psicotico (Ranger et al., 1999). Trial a<br />

lungo termine hanno evidenziato che gli APsA rispetto ai tipici<br />

determinano una riduzione dei tassi <strong>di</strong> ricaduta e <strong>di</strong> ricoveri<br />

ricorrenti (Tran et al., 1999). Questa classe <strong>di</strong> farmaci si è <strong>di</strong>mostrata<br />

efficace anche nei <strong>di</strong>sturbi dell’umore e schizoaffettivi<br />

(Guille et al., 2000). Tuttavia, il ruolo degli APsA nei pazienti<br />

con <strong>di</strong>sturbi dell’umore è ancora oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione.<br />

È stato, inoltre, <strong>di</strong>mostrato che la compliance è maggiore nel<br />

trattamento con gli APsA rispetto a quelli convenzionali. Lo<br />

scopo dello stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> valutare se la risposta soggettiva<br />

agli APsA è sovrapponibile a quella oggettiva e la possibile<br />

presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> compliance tra i vari agenti.<br />

Metodo: lo stu<strong>di</strong>o è stato effettuato su 30 soggetti afferenti<br />

consecutivamente in regime <strong>di</strong> ricovero or<strong>di</strong>nario al Servizio<br />

Psichiatrico Universitario Diagnosi e Cura <strong>di</strong> L’Aquila,<br />

con <strong>di</strong>agnosi DSM-IV <strong>di</strong> Disturbo Schizofrenico, Disturbo<br />

Schizoaffettivo, Disturbo Bipolare dell’Umore con caratteristiche<br />

psicotiche, in trattamento con i seguenti agenti antipsicotici:<br />

Olanzapina, Quetiapina, Risperidone, Aripiprazolo<br />

ed Amisulpiride. Tutti i soggetti sono stati valutati attraverso<br />

i seguenti strumenti <strong>di</strong> valutazione: Brief Psichiatric<br />

Rating Scale-24 items (BPRS-24 items) per la valutazione<br />

<strong>della</strong> psicopatologia generale; Drug Attitude Inventory<br />

(DAI-10), allo scopo <strong>di</strong> misurare la risposta soggettiva al<br />

trattamento; Subjective Well-being under Neuroleptics<br />

(SWN), al fine <strong>di</strong> valutare il benessere psico-fisico dei pazienti<br />

in trattamento con neurolettici.<br />

La valutazione clinica con la BPRS è stata effettuata al momento<br />

del ricovero e alla <strong>di</strong>missione. La DAI-10 e l’SWN<br />

sono state somministrate ai pazienti prima <strong>della</strong> <strong>di</strong>missione.<br />

I confronti tra me<strong>di</strong>e sono stati eseguiti utilizzando il t-test<br />

<strong>di</strong> Student per campioni in<strong>di</strong>pendenti. Il calcolo dei coefficienti<br />

<strong>di</strong> correlazione tra le variabili è stato eseguito utilizzando<br />

il Pearson Product Moment (r).<br />

Risultati: il 53,3% dei soggetti valutati nello stu<strong>di</strong>o sod<strong>di</strong>sfaceva<br />

i criteri <strong>di</strong>agnostici del DSM-IV per un <strong>di</strong>sturbo dello<br />

spettro schizofrenico e il 46,6% per un <strong>di</strong>sturbo dello<br />

spettro bipolare. Dei 30 soggetti 13 erano trattati con Quetiapina<br />

(dose me<strong>di</strong>a giornaliera: 519 ± 237 mg), 8 con Risperidone<br />

(dose me<strong>di</strong>a: 3,63 ± 2,7 mg), 4 con Aripiprazolo<br />

(dose me<strong>di</strong>a: 12,5 ± 2,88 mg), 3 con Amisulpiride(dose me<strong>di</strong>a<br />

600 ± 200 mg), 1 con Olanzapina (dose: 10 mg) e 1 con<br />

Clozapina (dose: 600 mg). Il punteggio me<strong>di</strong>o alla BPRS al-<br />

363<br />

POSTER<br />

l’ingresso era <strong>di</strong> 46,70 (ds: ± 15) e all’uscita <strong>di</strong> 32,8 (ds: ±<br />

5,1). Il punteggio me<strong>di</strong>o alla DAI-10 era <strong>di</strong> 2,27 (ds: ± 3,77)<br />

e alla SWN era <strong>di</strong> 46,50 (ds: ± 8,35). Nel campione totale<br />

sono state identificate correlazioni significative tra punteggio<br />

alla DAI-10 e scolarità e tra punteggio alla SWN e<br />

BPRS all’uscita. Analizzando i risultati ottenuti da ognuno<br />

dei gruppi <strong>di</strong> pazienti, identificati dal tipo <strong>di</strong> farmaco assunto,<br />

si osserva che solo il gruppo che assumeva l’amisulpiride<br />

aveva un punteggio negativo alla DAI-10 e che i punteggi<br />

ottenuti dai singoli gruppi alle altre scale somministrate<br />

erano sovrapponibili. Per il gruppo che assumeva amisulpiride,<br />

inoltre, sono state evidenziate correlazioni positive statisticamente<br />

significative tra punteggio alla SWN e giorni <strong>di</strong><br />

ricovero e dose. Non si osservano correlazioni significative<br />

tra i vari parametri valutati nel gruppo che assumeva risperidone<br />

e in quello che assumeva quetiapina.<br />

Conclusioni: i dati riportati dal nostro stu<strong>di</strong>o, nonostante siano<br />

ancora parziali, in quanto lo stu<strong>di</strong>o avrà termine a <strong>di</strong>cembre<br />

2005, <strong>di</strong>mostrano che la risposta soggettiva agli APsA è<br />

sovrapponibile a quella oggettiva. Nel campione totale, infatti,<br />

si osserva una riduzione <strong>della</strong> sintomatologia, una buona<br />

risposta al trattamento e un <strong>di</strong>screto benessere psicofisico.<br />

Non sono state, inoltre, identificate <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> compliance<br />

tra i vari ApsA, tranne che per l’amisulpiride. Tale farmaco,<br />

infatti, non è accettato <strong>di</strong> buon grado dai soggetti esaminati,<br />

come valutato dal punteggio me<strong>di</strong>o negativo alla DAI-10.<br />

Una spiegazione potrebbe essere rappresentata dagli effetti<br />

collaterali <strong>di</strong> tale agente. I limiti dello stu<strong>di</strong>o sono legati alla<br />

grandezza del campione esaminato e, soprattutto, alla mancanza<br />

<strong>di</strong> una valutazione dell’insight dei soggetti.<br />

Bibliografia<br />

Richelson E. Receptor pharmacology of neuroleptics: relation to<br />

clinical effects. J Clin Psychiatry 1999;60:5-14.<br />

Wirshing DA, Marshall BD Jr, Green MF, et al. Risperidone in<br />

treatment-refractory schizophrenia. Am J Psychiatry<br />

1999;156:1374-9.<br />

Peuskens J. For Risperidone Study Group. Risperidone in the treatmant<br />

of patients with chronic schizoprenia: a multi-national,<br />

multi-centre, double-blind, parallel-group study versus haloperidol.<br />

Br J Psychiatry 1995;166:712-26.<br />

Ranger TM, Lieberman JA, Tohen M, et al. Olanzapine versus haloperidol<br />

treatment in first-episode psychosis. Am J Psychiatry<br />

1999;156:79-87.<br />

Tran PV, Tollefson GD, Ranger TM, et al. Olanzapine versus haloperidol<br />

in treatment of schizoaffective <strong>di</strong>sorder. Br J Psychiatry<br />

1999;174:15-22.<br />

Guille C, Sachs GS, Ghaemi SN. A neturalistic comparison of clozapine,<br />

risperidone, and olanzapine in the treatment of bipolar<br />

<strong>di</strong>sorder. J Clin Psychiatry 2000;61:638-42.<br />

313. Il ruolo del benessere psicologico<br />

nella prevenzione <strong>della</strong> psicopatologia<br />

in gravidanza e nel post-partum: uno stu<strong>di</strong>o<br />

preliminare<br />

E. Tossani * , L. Polpatelli ** , P.A. De Iaco ** , L. Sirri * ,<br />

S. Fabbri * , S. Gran<strong>di</strong> *<br />

* ** a<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Psicologia, Università <strong>di</strong> Bologna; 2<br />

Clinica Ginecologica, S. Orsola-Malpighi, Bologna<br />

Scopo: valutare i correlati psico-sociali del benessere psicologico<br />

(BP) in gravidanza e nel post-partum.


Metodologia: 65 nullipare con decorso <strong>di</strong> gravidanza fisiologica<br />

(età me<strong>di</strong>a 30,2 ± 4,22 anni; range 18-39) sono state sottoposte<br />

ad una valutazione psicometrica con il Symptom Rating<br />

Test (SRT) <strong>di</strong> Kellner e Sheffield (ansia, depressione, somatizzazione,<br />

inadeguatezza) e le Psychological Well-Being<br />

scales (PWB) <strong>di</strong> Ryff (autonomia, padronanza ambientale,<br />

crescita personale, relazioni positive con gli altri, scopo nella<br />

vita, accettazione) all’inizio del terzo trimestre <strong>di</strong> gestazione<br />

(fase I) e a 6-8 settimane dopo il parto (fase II).<br />

Risultati: in fase I e II il benessere psicologico (PWB) correla<br />

inversamente con le componenti del <strong>di</strong>stress (SRT). Al<br />

terzo trimestre <strong>di</strong> gestazione le donne meno istruite risultano<br />

maggiormente esposte a sofferenza psicologica e ad una<br />

<strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> padronanza ambientale e scopo nella vita.<br />

La depressione e la somatizzazione si associano negativamente<br />

all’età delle gestanti. All’aumentare del <strong>di</strong>stress in<br />

gravidanza peggiora il benessere psicologico nel post-partum,<br />

soprattutto la padronanza ambientale.<br />

Discussione e conclusioni: la <strong>di</strong>minuzione del BP, sottesa<br />

da variabili quali età, e livello d’istruzione, sembra aprire la<br />

strada alla sofferenza psichiatrica nel post-partum. Strategie<br />

psicologiche <strong>di</strong> promozione del benessere potrebbero limitare<br />

le <strong>di</strong>fficoltà ad affrontare le richieste ed il cambiamento<br />

<strong>di</strong> ruolo conseguenti alla maternità.<br />

314. Il rischio <strong>di</strong> condotte suicidarie<br />

in pazienti con <strong>di</strong>sturbi dell’umore<br />

POSTER<br />

F. Turchi, G.P. Placi<strong>di</strong>, A. Martini, G.F. Placi<strong>di</strong><br />

Centro per lo Stu<strong>di</strong>o e la Prevenzione delle Condotte Suicidarie,<br />

U.O. <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Firenze<br />

Introduzione: le condotte suicidarie (CS) sono la più grave<br />

complicanza dei Disturbi dell’Umore (DUM), tuttavia le<br />

presenza <strong>di</strong> un DUM rappresenta una caratteristica necessaria<br />

ma non sufficiente per la messa in atto <strong>di</strong> condotte autolesive.<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o: valutare i fattori <strong>di</strong> rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o<br />

e identificare un modello pre<strong>di</strong>ttivo delle CS.<br />

Metodo: abbiamo valutato le caratteristiche cliniche e psicopatologiche<br />

<strong>di</strong> 100 soggetti depressi (in regime or<strong>di</strong>nario<br />

o <strong>di</strong> day-hospital) con e senza storia <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, reclutati<br />

presso il Centro per lo Stu<strong>di</strong>o e la Prevenzione delle Condotte<br />

Suicidarie, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Firenze. I soggetti<br />

sono stati valutati utilizzando la SCID I, SCID II, la SSI,<br />

SIS e la scala per la Storia dei Tentativi <strong>di</strong> Suici<strong>di</strong>o, HDRS,<br />

BDI, BHI, SANS, SAPS, BIS, BGAS.<br />

Risultati: la presenza e la gravità dell’ideazione suicidaria,<br />

devono essere considerati come forti pre<strong>di</strong>ttori a breve termine<br />

<strong>di</strong> condotte suicidarie. La letalità del tentativo correla<br />

<strong>di</strong>rettamente con la gravità <strong>della</strong> sintomatologia depressiva<br />

soggettiva, ma anche con il numero <strong>di</strong> ospedalizzazioni e<br />

con il numero <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> pregressi <strong>di</strong> malattia L’impulsività<br />

e l’aggressività sembrano <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche fondamentali<br />

per la messa in atto <strong>di</strong> comportamenti suicidari.<br />

Conclusioni: questo stu<strong>di</strong>o sottolinea l’importanza <strong>di</strong> una<br />

valutazione clinica, e soprattutto psicopatologica accurata<br />

allo scopo <strong>di</strong> identificare i soggetti a rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, e<br />

prevenire eventuali condotte autolesive.<br />

Bibliografia<br />

1 Hawton K, Sutton L, Haw C, Sinclair J, Harriss L. Suicide and<br />

attempted suicide in bipolar <strong>di</strong>sorder: A systematic review of ri-<br />

sk factors. J Clin Psychiatry 2005;66:693-704..<br />

2 Oquendo MA, Galfalvy H, Russo S, Ellis SP, Grunebaum MF,<br />

Burke A, Mann JJ. Prospective study of clinical pre<strong>di</strong>ctors of<br />

suicidal acts after a major depressive episode in patients with<br />

major depressive <strong>di</strong>sorder or bipolar <strong>di</strong>sorder. Am J Psychiatry<br />

2004;161:1433-41.<br />

3 Mann JJ, Waternaux C, Haas GL, Malone KM. Toward a clinical<br />

model of suicidal behavior in psychiatric patients. Am J Psychiatry<br />

1999;156:181-9.<br />

315. Analisi Fattoriale Esplorativa (AFE)<br />

<strong>della</strong> Geriatric Depression Scale (GDS)<br />

M. Ukaj * , I. Tarricone * , B. Ferrari * , A.R. Atti * , S. Caprini<br />

* , M. Morri * , E. Dal Monte ** , D. De Ronchi *<br />

* ** Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Bologna; U.O. <strong>di</strong><br />

Geriatria, ASL <strong>di</strong> Ravenna<br />

Introduzione/scopo: identificare la struttura fattoriale <strong>della</strong><br />

GDS, una scala largamente usata per lo screening dei sintomi<br />

depressivi negli anziani.<br />

Metodologia: 216 soggetti (età me<strong>di</strong>a 75,3 anni, SD = 5,7)<br />

sono stati valutati con la GDS nella seconda fase dello stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> Faenza 1 . Le risposte ai 30 item <strong>della</strong> GDS sono stati<br />

analizzati con la AFE- componenti principali.<br />

Risultati: l’AFE <strong>della</strong> GDS ha prodotto quattro <strong>di</strong>mensioni<br />

che spiegano il 55% <strong>della</strong> varianza totale. I fattori 1 e 3 riflettono<br />

umore depresso/pessimismo; i fattori 2 e 7 rispecchiano<br />

un quadro <strong>di</strong> ritiro sociale/per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> interessi; i fattori<br />

4 e 6 descrivono uno stato <strong>di</strong> apprensione/ansia ed il 5<br />

identifica la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> energia fisica e mentale tipica <strong>della</strong><br />

compromissione cognitiva.<br />

Discussione: i fattori in<strong>di</strong>viduati possono essere inquadrati<br />

in quattro gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni: umore <strong>di</strong>sforico, ritiro/apatia/vigore,<br />

agitazione/ansia e compromissione cognitiva. La<br />

<strong>di</strong>mensione umore <strong>di</strong>sforico spiega quasi la metà <strong>della</strong> varianza<br />

totale e include i sintomi depressivi più seri.<br />

Conclusioni: la struttura fattoriale <strong>della</strong> GDS può costituire<br />

un metodo utile nella pratica clinica, quale misura descrittiva<br />

che va a caratterizzare il vissuto soggettivo <strong>della</strong> depressione<br />

da parte del paziente anziché dare un semplice punteggio<br />

<strong>della</strong> scala. Ai fini <strong>della</strong> ricerca, potrà <strong>di</strong>venire una<br />

modalità rapida e standar<strong>di</strong>zzata per inquadrare i <strong>di</strong>sturbi<br />

depressivi <strong>di</strong> una popolazione.<br />

Bibliografia<br />

1 De Ronchi D, et al. Cognitive status, depressive symptoms, and<br />

health status as pre<strong>di</strong>ctors of functional <strong>di</strong>sability among elderly<br />

persons with low-to-moderate education: The Faenza Community<br />

Aging Study. Am J Geriatr Psychiatry 2005;13:672-85.<br />

316. <strong>Psicopatologia</strong> <strong>della</strong> sessualità:<br />

approccio categoriale o <strong>di</strong>mensionale?<br />

M. Valdagno, G. Capano, N. Polizzotto, L. Bossini,<br />

P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

Introduzione: dalla pratica clinica emerge quanto i sintomi<br />

ascrivibili alla sfera sessuale (<strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> libido, dell’eccitazione<br />

e dell’orgasmo) siano comuni nella popolazione<br />

364


psichiatrica. I rapporti tra tali sintomi, i <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

ed i trattamenti farmacologici, però, sono tutt’altro che chiari<br />

e lineari.<br />

Finalità: valutare le <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> Disfunzioni Sessuali<br />

(DS) nei soggetti drug free, affetti da un <strong>di</strong>sturbo psichiatrico<br />

e nei soggetti in terapia con la medesima <strong>di</strong>agnosi<br />

psichiatrica, al fine <strong>di</strong> estrapolare le <strong>di</strong>fferenze qualitative<br />

<strong>della</strong> sintomatologia sessuale relativa al <strong>di</strong>sturbo psichiatrico<br />

o alla collateralità <strong>della</strong> terapia psicofarmacologica.<br />

Metodologia: sono stati reclutati 150 pazienti afferenti agli<br />

ambulatori <strong>della</strong> <strong>Psichiatria</strong>, sia in prima visita drug free,<br />

che controlli in terapia con un SSRI. Unico criterio <strong>di</strong> esclusione<br />

era rappresentato dalla presenza <strong>di</strong> patologie organiche<br />

che potessero interferire con la funzionalità sessuale.<br />

A tutti i soggetti sono stati somministrati i seguenti questionari:<br />

scheda anagrafica, CGI, SIDE.<br />

Risultati: dai risultati emerge una larga prevalenza (75,7%)<br />

sia delle DS in comorbi<strong>di</strong>tà con altre categorie <strong>di</strong>agnostiche,<br />

sia del singolo sintomo sessuale, che spesso peggiora il quadro<br />

clinico ed è responsabile <strong>di</strong> elevati tassi <strong>di</strong> drop out. Ciò<br />

sottolinea l’importanza <strong>della</strong> rilevazione <strong>di</strong> tale sintomo da<br />

parte del clinico e la necessità <strong>di</strong> affrontare il problema in un<br />

ottica <strong>di</strong>mensionale piuttosto che categoriale.<br />

317. Fibromialgia: utilità terapeutica<br />

<strong>di</strong> un antidepressivo NaSSA (Mirtazapina)<br />

T. Vannucchi<br />

Servizi Sanitari <strong>di</strong> Base, Az. USL 4 Prato<br />

Introduzione: la Fibromialgia (FM) è un reumatismo non<br />

articolare cronico caratterizzato da dolore muscolare <strong>di</strong>ffuso<br />

e dolorabilità muscolare evocata dalla pressione in specifiche<br />

se<strong>di</strong> anatomiche “Tender Points”. La FM frequentemente<br />

è associata a <strong>di</strong>sturbi vegetativi, funzionali ed a <strong>di</strong>sturbi<br />

del sonno (fase 4 non-REM); i <strong>di</strong>sturbi psichici spesso<br />

associati sono l’ansia e la depressione. L’eziologia <strong>della</strong><br />

sindrome è sconosciuta e scarsamente efficaci sono le terapie<br />

con FANS, d’altro canto farmaci antidepressivi hanno<br />

mostrato una buona efficacia 1 . Scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è stato<br />

<strong>di</strong> valutare l’efficacia <strong>di</strong> un antidepressivo <strong>di</strong> tipo NaSSA,<br />

Mirtazapina (MZ) in 12 pazienti affetti da FM.<br />

Metodo: 14 pz femmine (età: 29 + 5aa) che rispondevano ai<br />

criteri ACR (1990) per la FM sono state trattate con MZ<br />

(30-45 mg/<strong>di</strong>e) per 12 sett., i <strong>di</strong>sturbi del sonno, l’intensità<br />

del dolore, la fatica ed altri sintomi sono stati valutati con<br />

scale visivo analogiche (VAS) mentre la depressione è stata<br />

valutata con HDRS<br />

Risultati: al termine <strong>di</strong> 12 set. 8 pz (57,1%) hanno presentato<br />

un forte miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia dolorosa,<strong>della</strong><br />

fatica, dei <strong>di</strong>sturbi del sonno e <strong>della</strong> dpressione; 4 pz<br />

(28,5%) hanno presentato un miglioramento alla VAS per il<br />

dolore e per i <strong>di</strong>sturbi del sonno ma non per la fatica ed una<br />

risposta parziale all’HDRS; 2 pz (14,2%) hanno interrotto la<br />

terapia per intolleranza agli effetti collaterali del farmaco.<br />

Conclusioni: stu<strong>di</strong> sull’animale <strong>di</strong>mostrano il coinvolgimento<br />

<strong>della</strong> NA e 5HT nel controllo del dolore 2 . La MZ, antidepressivo<br />

specifico per NA e 5HT e con un profilo favorevole<br />

su sonno, sembra <strong>di</strong>mostrarsi efficace nel trattamento<br />

<strong>della</strong> FM. Dato il limitato numero <strong>di</strong> pz ed il tipo <strong>di</strong> stu-<br />

365<br />

POSTER<br />

<strong>di</strong>o “Aperto” sono necessari ulteriori stu<strong>di</strong> in doppio cieco<br />

per confermare tali dati.<br />

Bibliografia<br />

1 Guilland B, Harrison C. Principi <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna. 14 a Ed.<br />

Mc Graw Hill 1999:2230-2.<br />

2 Sawynok J, Reid A. Intereactions of descen<strong>di</strong>ng serotoninergic<br />

systems with other neurotrasmitters in the modulation of nociception.<br />

Behav Brain Res 1996;73:63-8.<br />

318. Ansia e coping: le strategie <strong>di</strong> “coping”<br />

come in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> adesione ed esito<br />

del trattamento del <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico<br />

C. Viganò, A. Bielli, B. Ferrari, E. Pagliarulo, P. Giovannelli,<br />

C. Pizzagalli, G. Ba<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna,<br />

Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore<br />

Policlinico, Mangiagalli, Regina Elena, Milano<br />

Introduzione: i pazienti che soffrono <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi d’ansia, e<br />

soprattutto quelli con <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico, associato o meno<br />

ad agorafobia, hanno modalità peculiari e personali <strong>di</strong> rispondere<br />

allo stress indotto dal <strong>di</strong>sturbo. I dati <strong>della</strong> letteratura<br />

evidenziano in questi pazienti l’utilizzo prevalente <strong>di</strong><br />

strategie <strong>di</strong> coping centrate sull’emozione, l’uso del supporto<br />

sociale e le strategie <strong>di</strong> evitamento, queste ultime legate<br />

propriamente all’agorafobia (Ramage-Morin, 2004). La clinica<br />

suggerisce che queste strategie funzionano per poco<br />

tempo lasciando il paziente a fare i conti con il vissuto <strong>di</strong><br />

fallimento e scarsa autostima, con la propria emotività ed il<br />

proprio panico, apparentemente senza risorse. Come già stu<strong>di</strong>ato<br />

in altre patologie, le strategie <strong>di</strong> coping adottate da un<br />

paziente <strong>di</strong> fronte ad una problematica, sia essa organica che<br />

psicologica, possono influenzare la richiesta <strong>di</strong> cure, l’adesione<br />

e la compliance alle cure offerte e l’esito delle stesse.<br />

Le strategie terapeutiche cognitivo comportamentali utilizzate<br />

nei protocolli <strong>di</strong> trattamento mirano proprio a restituire<br />

al paziente il controllo sulla propria sintomatologia e ad insegnare<br />

nuove strategie adattive.<br />

Obiettivo: partendo da questa premessa, nel presente stu<strong>di</strong>o<br />

si vuole indagare il tipo e l’influenza delle strategie <strong>di</strong> coping<br />

attuate dai pazienti che afferiscono al Servizio per il<br />

trattamento integrato del Disturbo Panico attivo presso la<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> del Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna<br />

dell’Università <strong>di</strong> Milano. A tale Servizio accedono pazienti<br />

con <strong>di</strong>versa storia <strong>di</strong> malattia, provenienti dal Pronto Soccorso<br />

<strong>della</strong> Fondazione IRCCS Policlinico o da altri centri<br />

territoriali. La metodologia <strong>di</strong> trattamento utilizzata è <strong>di</strong> tipo<br />

integrato: essa prevede una iniziale combinazione <strong>di</strong> farmacoterapia<br />

(antidepressivi SSRI, SNRI) e intervento cognitivo<br />

comportamentale <strong>di</strong> gruppo (secondo il modello<br />

G.Andrews), cui nel tempo viene abbinata una psicoterapia<br />

psico<strong>di</strong>namica.<br />

Metodologia: questo si rivolge ai pazienti presi in carico<br />

durante 12 mesi (anno 2004) con <strong>di</strong>agnosi confermata <strong>di</strong> Disturbo<br />

<strong>di</strong> Panico con o senza agorafobia, secondo i criteri<br />

<strong>di</strong>agnostici del DSM IV-TR. Sono stati esclusi pazienti con<br />

comorbi<strong>di</strong>tà sull’asse I e con <strong>di</strong>sturbi d’ansia attribuibili all’uso<br />

<strong>di</strong> sostanze o ad altre con<strong>di</strong>zioni me<strong>di</strong>che. I pazienti<br />

sono stati valutati da un punto <strong>di</strong> vista psicopatologico (HA-


MA, HAMD, PAAAS, SCRAS, MSPS, SF36 Health Survey)<br />

sia all’ingresso che a tempi regolari (3, 6, 12 mesi) con<br />

follow up sino a 3 anni. Le strategie <strong>di</strong> coping sono state indagate<br />

con la scala Cope (Carver C.S., 1989) al momento<br />

<strong>della</strong> presa in carico e al termine dell’intervento cognitivo<br />

comportamentale (tre mesi) e successivamente a 1 anno.<br />

L’analisi dei risultati ottenuti è condotta correlando le strategie<br />

attuate al momento <strong>della</strong> presa in carico alle variabili<br />

cliniche, quali la presenza <strong>di</strong> agorafobia, i punteggi <strong>della</strong><br />

MSPS, ed infine all’esito a tre mesi.<br />

Risultati: dai dati preliminari si può osservare che i pazienti<br />

entrati in trattamento adottano maggiormente strategie cosiddette<br />

“negative” quali il <strong>di</strong>simpegno comportamentale, la<br />

focalizzazione ed espressione delle emozioni e che proprio<br />

queste sono le strategie che si mo<strong>di</strong>ficano al termine dei primi<br />

tre mesi <strong>di</strong> trattamento, unitamente al cambiamento dell’utilizzo<br />

del supporto sociale e strumentale.<br />

Conclusioni: in accordo con quanto riportato in letteratura<br />

(Hino, Yamanouchi 2002), possiamo ritenere che questi primi<br />

risultati siano riconducibili prevalentemente alle tecniche<br />

<strong>di</strong> gestione dell’ansia e d’esposizione graduale utilizzate<br />

nell’intervento cognitivo comportamentale, più che all’effetto<br />

farmacologico, che sicuramente sostiene il paziente<br />

e riduce la frequenza delle crisi, ma poco incide sul vissuto<br />

soggettivo e sulle modalità <strong>di</strong> coping. Le tecniche cognitivo<br />

comportamentali che il paziente sperimenta, dapprima<br />

in un contesto gruppale e protetto e successivamente da<br />

solo, gli consentono l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> nuove strategie<br />

adattive, mettendolo quin<strong>di</strong> in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> affrontare già<br />

dopo i primi 3 mesi <strong>di</strong> trattamento le con<strong>di</strong>zioni temute ed<br />

evitate.<br />

319. Alcolismo e comorbilità psichiatrica:<br />

una presa in carico complessa<br />

POSTER<br />

C. Viganò, F. Castiglioni, A. Danese, G. Ba<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna,<br />

Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore<br />

Policlinico, Mangiagalli, Regina Elena, Milano<br />

Secondo gli stu<strong>di</strong> del National Comorbility Survey (NCS)<br />

circa il 42% dei pazienti con un <strong>di</strong>sturbo da uso <strong>di</strong> alcol<br />

presenta anche comorbilità per un altro <strong>di</strong>sturbo mentale<br />

(Kessler 2004).<br />

I <strong>di</strong>sturbi possono variare da quadri indotti dalla sostanza<br />

stessa a complesse sindromi psicopatologiche in<strong>di</strong>pendenti<br />

dall’alcolismo ma che ne complicano il quadro clinico,<br />

il riconoscimento e il trattamento.<br />

Questa tipologia <strong>di</strong> pazienti alcolisti è comunemente definita<br />

con comorbilità psichiatrica o in doppia <strong>di</strong>agnosi. Si<br />

tratta <strong>di</strong> pazienti per i quali risulta più <strong>di</strong>fficoltosa la presa<br />

in carico da parte dei servizi, siano essi <strong>di</strong> alcologia (NOA<br />

o SerD) o psichiatrici (CPS o DSM), che assumono un atteggiamento<br />

conflittuale ed ambivalente verso il trattamento<br />

e con tempi <strong>di</strong> risposta che possono essere più lunghi.<br />

Ma la presa in carico è solo il primo gra<strong>di</strong>no, cui segue<br />

l’importanza per questi pazienti <strong>di</strong> proseguire il programma<br />

per un tempo utile affinché il risultato si stabilizzi<br />

(me<strong>di</strong>amente due anni).<br />

Dal 1994 presso l’Ambulatorio <strong>di</strong> Alcologia <strong>della</strong> Unità<br />

Operativa <strong>di</strong> Riabilitazione Psichiatrica e Psicoterapia af-<br />

ferente al DSM dell’Ospedale Maggiore si programmano<br />

trattamenti terapeutico-riabilitativi per pazienti con alcol<strong>di</strong>pendenza<br />

inviati per lo più dai reparti dell’Ospedale<br />

Maggiore stesso o dal pronto soccorso. Negli anni si è andata<br />

selezionando un’utenza con maggior presenza <strong>di</strong> comorbilità<br />

psichiatrica.<br />

Presso tale servizio si attuano sia programmi terapeutici<br />

in<strong>di</strong>viduali in regime ambulatoriale, in collaborazione con<br />

il servizio per le Patologie Alcol Correlate <strong>della</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

Interna, che programmi riabilitativi in Day Hospital.<br />

Obiettivo finale <strong>di</strong> tale trattamento, che si rifà ad un approccio<br />

metodologico integrato, è il recupero ed il miglioramento<br />

del funzionamento globale del paziente in termini psicofisici<br />

e relazionali, recupero che passa inevitabilmente dal<br />

raggiungimento e mantenimento dell’astinenza dall’alcol, e<br />

quin<strong>di</strong> da un iniziale lavoro motivazionale.<br />

Obiettivi: obiettivo dello stu<strong>di</strong>o è verificare la prevalenza<br />

<strong>della</strong> comorbilità nel campione in esame e l’influenza che<br />

la stessa ha sulla presa in carico e sull’adesione al trattamento.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il campione in esame è composto dai<br />

pazienti afferiti al Servizio <strong>di</strong> Alcologia <strong>della</strong> U.O.S. <strong>di</strong> Riabilitazione<br />

Psichiatrica e Psicoterapia dal 1994 al 2003.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o è effettuato sul materiale clinico raccolto nel corso<br />

del decennio, ed in particolare sui 164 pazienti <strong>di</strong> cui si<br />

<strong>di</strong>spone <strong>di</strong> dati completi.<br />

1. La prima parte dello stu<strong>di</strong>o è de<strong>di</strong>cata alla valutazione<br />

<strong>della</strong> prevalenza nel campione complessivo <strong>della</strong> comorbilità<br />

psichiatrica e delle possibili correlazioni <strong>della</strong> stessa<br />

con le altre variabili indagate: sociodemografiche e cliniche<br />

(alcologiche e psicopatologiche)<br />

2. La seconda fase prende in considerazione solo i pazienti<br />

che, completata la fase <strong>di</strong>agnostica, vengono presi in carico<br />

e aderiscono al trattamento proposto. Anche in questo<br />

caso sono analizzate le variabili sociodemografiche e<br />

cliniche del campione con particolare attenzione all’influenza<br />

che la comorbilità esercita sull’adesione.<br />

Conclusioni: i risultati del nostro stu<strong>di</strong>o ci permettono <strong>di</strong><br />

formulare alcune preliminari osservazioni:<br />

1. nel campione generale dei pazienti afferiti al servizio la<br />

comorbilità psichiatrica è presente nella proporzione del<br />

70% (una <strong>di</strong>agnosi sull’asse I del DSM IV è presente nel<br />

55% del totale dei pazienti, con maggiore presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’umore; sull’asse II nel 33%, con maggiore prevalenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>pendente/evitante<br />

e borderline; ed una <strong>di</strong>agnosi sia sull’asse I che sull’asse<br />

II è presente nel 18% del campione);<br />

2. la presa in carico riguarda il 65% dei pazienti e, in accordo<br />

con quanto segnalato dalla letteratura, appare influenzata<br />

dal genere (il numero <strong>di</strong> donne prese in carico risulta significativamente<br />

maggiore <strong>di</strong> quello degli uomini) e dalla<br />

partecipazione ai gruppi <strong>di</strong> autoaiuto<br />

Bibliografia<br />

Kessler RC. The epidemiology of dual <strong>di</strong>agnosis. Biolog Psych<br />

2004;56:730-7.<br />

366


320. La prima ospedalizzazione in un SPDC:<br />

uno stu<strong>di</strong>o pilota<br />

F. Vignaga, V. Vianello Dri, V. Pavan, C. Cremonese<br />

Università <strong>di</strong> Padova, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione<br />

Psichiatrica<br />

Lo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re alcune <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche<br />

dell’area affettiva in una popolazione <strong>di</strong> giovani<br />

ai primi ricoveri psichiatrici.<br />

Meto<strong>di</strong>: lo stu<strong>di</strong>o prospettico ha reclutato tra il 15.09.04 e il<br />

15.09.05 i pazienti ricoverati <strong>di</strong> età tra i 18 e i 40 anni, che<br />

non presentassero più <strong>di</strong> tre ricoveri in anamnesi e per i qua-<br />

Outcome ai test in me<strong>di</strong>a nel campione intero<br />

Confronto in base alla presenza o meno dei sintomi psicotici positivi<br />

367<br />

POSTER<br />

li non fosse già formulata una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo psicotico<br />

o affettivo cronico. Le <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche affettive<br />

sono state approfon<strong>di</strong>te attraverso i seguenti test: BDI,<br />

HDRS, STAI, STA<strong>XI</strong>, SASS, VGF. I test sono somministrati<br />

durante il ricovero, a tre mesi, a sei mesi e ad un anno.<br />

Si è sud<strong>di</strong>viso il campione in base alla presenza o meno <strong>di</strong><br />

sintomi psicotici positivi.<br />

Risultati: il campione è costituito da 14 soggetti, 8 maschi<br />

e 6 femmine, con un’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 30,21 anni. 8 presentano<br />

una sintomatologia psicotica acuta, 6 un quadro depressivo.<br />

In me<strong>di</strong>a i punteggi mostrano una rilevante presenza <strong>di</strong> depressione<br />

e ansia, rabbia contenuta e un basso profilo del<br />

funzionamento sociale. Al test a tre mesi dal ricovero tutte<br />

BDI HDRS STAI<br />

stato STAI tratto STA<strong>XI</strong> stato STA<strong>XI</strong> tratto SASS VGF<br />

Test (ricovero) N=14 19,21 (ds15,82) 18,35 (ds 5,30) 45,47<br />

(ds 12,73) 46,92<br />

(ds 12,35) 15,35<br />

(ds 7,51) 20,14<br />

(ds 5,64) 41,78<br />

(ds 6,32) 46,28<br />

(ds 24,33)<br />

Retest (3mesi)<br />

N = 6 13,16 (ds 5,81) 10,33 (ds 3,14) * 37,66<br />

(ds 5,31) 50,00<br />

(ds 6,54) 11,50<br />

(ds 2,50) 17,66<br />

(ds 3,32) 39,50<br />

(ds 4,84) 57,83<br />

(ds 20,73)<br />

* p = 0,029 (t <strong>di</strong> Student)<br />

Sintomi psicotici positivi N Me<strong>di</strong>a Deviazione std.<br />

HDRS sì 8 17,50 6,86<br />

no 6 19,50 2,07<br />

STAI stato sì 8 45,12 16,59<br />

no 6 46,16 5,94<br />

STAI tratto sì 8 45,87 15,31<br />

no 6 48,33 8,01<br />

STA<strong>XI</strong> stato sì 8 17,12 8,64<br />

no 6 13,00 5,51<br />

STA<strong>XI</strong> tratto sì 8 20,50 6,80<br />

no 6 19,66 4,17<br />

SASS sì 8 39,25 6,29<br />

no 6 45,16 4,95<br />

VGF * sì 8 39,00 10,95<br />

no 6 56,00 12,96<br />

* p = 0,027 (t <strong>di</strong> Student)


le <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche rimangono invariate ad<br />

esclusione <strong>della</strong> depressione (HDRS). Non vi è <strong>di</strong>fferenza<br />

sulla base <strong>della</strong> presenza o meno <strong>di</strong> sintomi psicotici positivi<br />

se non alla VGF.<br />

Conclusioni: i dati preliminari mostrano la persistenza a<br />

tre mesi <strong>di</strong> livelli significativi ai test in tutto il campione.<br />

Riteniamo che l’approfon<strong>di</strong>mento delle <strong>di</strong>mensioni psicopatologiche<br />

affettive, che si affianchi ad una classificazione<br />

nosografica, costituisca un elemento importante nell’approccio<br />

dei giovani all’esor<strong>di</strong>o psichiatrico. Atten<strong>di</strong>amo<br />

i dati relativi ai follow up per trarre delle considerazioni<br />

più complete.<br />

Bibliografia<br />

Malla AK, Takhar JJ, Norman RMG, Manchanda R, Cortese L, Haricharan<br />

R, et al. Negative Syntoms in first episode non -affective<br />

psychosis. Acta Psychiatrica Scan<strong>di</strong>navica 2002;105:431.<br />

McGorry PD, Yung A, Phillips L. Ethics and early intervention in<br />

psychosis: keeping up the pace and staying in step. Schizophrenia<br />

Research 2001;51:17-29.<br />

Pavan L. L’identità fra continuità e cambiamento. <strong>Psicopatologia</strong><br />

dell’attacco <strong>di</strong> panico e delle psicosi acute. Franco Angeli e<strong>di</strong>tore<br />

2002.<br />

321. La durata <strong>di</strong> malattia non trattata<br />

come variabile pre<strong>di</strong>ttiva del decorso<br />

nel Disturbo Depressivo Maggiore:<br />

uno stu<strong>di</strong>o naturalistico<br />

POSTER<br />

S. Vismara, E. Mundo, S. Zanoni, A.C. Altamura<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Cliniche<br />

“Luigi Sacco”, Università <strong>di</strong> Milano<br />

Obiettivi: scopo dello stu<strong>di</strong>o è stato valutare l’effetto <strong>della</strong><br />

durata <strong>di</strong> malattia non trattata (DUI) sul decorso del Disturbo<br />

Depressivo Maggiore (DDM). Meto<strong>di</strong>: sono stati valutati<br />

113 soggetti con <strong>di</strong>agnosi DSM-IV-TR <strong>di</strong> DDM ricorrente,<br />

sud<strong>di</strong>visi in due gruppi a seconda <strong>della</strong> DUI (intervallo<br />

<strong>di</strong> tempo dall’esor<strong>di</strong>o del DDM al primo trattamento antidepressivo):<br />

DUI < 1 anno (n = 75) e DUI > 1 anno (n = 38).<br />

Le principali variabili cliniche, demografiche e <strong>di</strong> decorso<br />

sono state calcolate e confrontate tra i due gruppi <strong>di</strong> soggetti<br />

(test del chi-quadrato e t-test <strong>di</strong> Student).<br />

Risultati: non sono state riscontrate <strong>di</strong>fferenze significative<br />

tra i pazienti con DUI < 1 anno e con DUI > 1 anno per<br />

quanto riguarda età, genere, età <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o, comorbilità successiva<br />

all’esor<strong>di</strong>o del DDM, numero <strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o<br />

e numero <strong>di</strong> ospedalizzazioni, andamento stagionale o presenza<br />

<strong>di</strong> sintomi psicotici. I pazienti con DUI > 1 anno presentavano<br />

un numero <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> significativamente maggiore<br />

(t=2,045, p=0,019).<br />

Conclusioni: i risultati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o suggeriscono che la<br />

DUI influenzi negativamente il decorso del DDM, almeno<br />

per quanto riguarda lo sviluppo <strong>di</strong> un numero più elevato <strong>di</strong><br />

episo<strong>di</strong>.<br />

Bibliografia<br />

Craig TJ, Bromet EJ, Fennig S, Tanenberg-Karant M, Lavelle J, Galambos<br />

N. Is there an association between duration of untreated<br />

psychosis and 24-month clinical outcome in a first-admission<br />

series? Am J Psychiatry 2000;157:60-66.<br />

322. Quetiapina nel trattamento <strong>di</strong> fase<br />

acuta delle psicosi indotte da sostanze:<br />

efficacia e tollerabilità<br />

L.S. Volonteri, A. Colasanti, I.F. De Gaspari, M. Rossattini,<br />

M. Brambilla, M.C. Mauri<br />

Clinica Psichiatrica, Unità <strong>di</strong> Neuropsicofarmacologia Clinica,<br />

Ospedale Maggiore, Milano<br />

Introduzione: le psicosi indotte da sostanze sono con<strong>di</strong>zioni<br />

frequenti nella pratica clinica ma i dati <strong>di</strong> letteratura sono<br />

carenti. Quetiapina (QTP) si è <strong>di</strong>mostrata efficace nel ridurre<br />

il craving e la sintomatologia associata all’abuso <strong>di</strong> sostanze.<br />

Scopo del presente stu<strong>di</strong>o è valutare l’efficacia e la tollerabilità<br />

<strong>di</strong> QTP nel trattamento <strong>della</strong> fase acuta delle psicosi<br />

indotte da sostanze.<br />

Metodologia: sono stati inclusi nello stu<strong>di</strong>o 24 pazienti affetti<br />

da psicosi indotta da sostanze. QTP è stata somministrata<br />

per 2 settimane a dosi comprese tra 100 e 800 mg/<strong>di</strong>e.<br />

La valutazione clinica è stata effettuata ai tempi T0, T7 e<br />

T15, tramite le scale: BPRS, PANSS, HRSD, CGI, EPSE ed<br />

ACS. A T0 e T15 sono stati effettuati esami ematochimici ed<br />

è stato valutato il peso corporeo.<br />

Risultati: tutti i pazienti hanno completato lo stu<strong>di</strong>o. Le dosi<br />

me<strong>di</strong>e giornaliere <strong>di</strong> quetiapina utilizzate sono state 516.6<br />

mg ± 171,1 SD (range 200-800 mg) e 575 mg ± 148,18 SD<br />

(range 300-800 mg) rispettivamente a T7 e T15. Non sono<br />

stati evidenziati effetti collaterali significativi. Al termine<br />

dello stu<strong>di</strong>o i risultati hanno evidenziato un miglioramento<br />

statisticamente significativo delle scale BPRS e CGI, <strong>della</strong><br />

PANSS total, PANSS positive e PANSS psychopathology.<br />

Non sono state osservate alterazioni del profilo lipi<strong>di</strong>co e<br />

glicemico, del peso corporeo.<br />

Conclusioni: Quetiapina si è <strong>di</strong>mostrata rapidamente efficace<br />

e ben tollerata in pazienti affetti da psicosi indotta da<br />

sostanze, costituendo una valida opzione terapeutica nel<br />

trattamento <strong>di</strong> tali con<strong>di</strong>zioni.<br />

Bibliografia<br />

Goldstein J. Quetiapine fumarate (Seroquel): a new atypical antipsychotic.<br />

Drugs Today 1999;35:193-210.<br />

Sattar SP, et al. Potential benefits of quetiapine in the treatment of<br />

substance dependence <strong>di</strong>sorders. J Psychiatry Neurosi<br />

2004;29:452-7.<br />

323. Utilizzo <strong>di</strong> quetiapina vs. litio<br />

nel Disturbo Bipolare II<br />

A.M. Xerra, G.P. De Luca, R. Mangiapane, G. Rao<br />

Centro <strong>di</strong> Salute Mentale, Modulo Dipartimentale Messina<br />

Nord ASL 5<br />

Introduzione: i pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo bipolare<br />

II, caratterizzato da ciclici episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> depressione maggiore<br />

(con fasi ipomaniacali), hanno elevato rischio suicidario che<br />

aumenta con il numero <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>ve depressive. Pochi gli approcci<br />

terapeutici validati da forti evidenze cliniche.<br />

Obiettivo: valutare l’efficacia <strong>di</strong> quetiapina vs. litio nella prevenzione<br />

degli episo<strong>di</strong> depressivi nel Disturbo Bipolare II.<br />

Metodologia: sono stati osservati per un periodo <strong>di</strong> 12 mesi,<br />

40 pz con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Disturbo Bipolare II (DSM-IV TR),<br />

368


in fase depressiva al basale, 20 in trattamento in monoterapia<br />

con quetiapina al dosaggio <strong>di</strong> 600 mg/<strong>di</strong>e e 20 con Litio<br />

900 mg/<strong>di</strong>e. Sono state somministrate, ogni mese, le seguenti<br />

scale: Hamilton-D, SAD, YMRS e CGI.<br />

Risultati: non sono state rilevate <strong>di</strong>fferenze statisticamente<br />

significative al Test <strong>di</strong> Student per gruppi appaiati, sia per<br />

l’insorgenza <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> depressivi ed ipomaniacali che per<br />

miglioramento clinico complessivo. In entrambi i gruppi <strong>di</strong><br />

trattamento, 4 pazienti, due per ciascun gruppo, hanno avuto<br />

un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ricaduta depressiva; tre pazienti, nel gruppo<br />

litio, hanno sospeso il trattamento per tossicità renale e<br />

tiroidea.<br />

Conclusioni: quetiapina al dosaggio <strong>di</strong> 600 mg/<strong>di</strong>e, ha mostrato<br />

un’efficacia sovrapponibile al litio nella prevenzione<br />

degli episo<strong>di</strong> depressivi nel Disturbo Bipolare II, in assenza<br />

<strong>di</strong> drop-out e <strong>di</strong> effetti collaterali significativi.<br />

Bibliografia<br />

American Psychiatric Association. Practice guideline for the treatment<br />

of patients with bipolar <strong>di</strong>sorder (revision). Am J Psychiatry<br />

2002.<br />

324. La quetiapina nel trattamento a me<strong>di</strong>o<br />

termine <strong>della</strong> Depressione Maggiore<br />

in anziani con danno cerebrovascolare<br />

F. Zairo, M.C. Hardoy, G. Mellino, C. Car<strong>di</strong>a, B. Carpiniello,<br />

M.G. Carta *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Sanità Pubblica, Divisione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione: gli episo<strong>di</strong> depressivi nella terza età, in in<strong>di</strong>vidui<br />

con danno cerebrovascolare, presentano quadri clinici<br />

peculiari e sono caratterizzati da una bassa risposta agli antidepressivi.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o valuta l’efficacia <strong>della</strong> quetiapina in<br />

add-on therapy in questa con<strong>di</strong>zione clinica.<br />

Metodologia: follow-up in aperto a 6 mesi su 9 soggetti <strong>di</strong><br />

72,8 ± 9,4 anni <strong>di</strong> età, affetti da Episo<strong>di</strong>o Depressivo Maggiore,<br />

con danno cerebrovascolare documentato (RM), senza<br />

deterioramento cognitivo e non rispondenti ai normali<br />

antidepressivi. Terapia con quetiapina (300 ± 111 mg/<strong>di</strong>e) in<br />

aggiunta ai comuni antidepressivi. Diagnosi secondo DSM-<br />

IV, valutazione al t0, 1mese (t1), 3 mesi (t3) e 6 mesi (t6)<br />

con CGI-S e HAM Depression Scale.<br />

Risultati: i 9 soggetti hanno presentato i seguenti punteggi<br />

GGI gravità: t0: 5,8 ± 0,7; t1: 5,4 ± 0,7; t3: 5,0 ± 0,8; t6: 4,5<br />

± 1,0 (F = 5,6, MANOVA 2 vie, GL 3,32,35, p = 0,03).La <strong>di</strong>fferenza<br />

ai punteggi CGI tra t0 e t6 risultava statisticamente significativa<br />

(F = 10,21, GL 1,16,17, P = 0,006); così come la<br />

<strong>di</strong>fferenza al punteggio <strong>della</strong> scala HAM (t0 = 27,2 ± 4,0, t6<br />

= 14,8 ± 3,8, F = 34,4, GL 1,16,17, p < 0,0001).<br />

Discussione: lo stu<strong>di</strong>o pur, con un <strong>di</strong>segno in aperto ed esiguo<br />

campione, sembra suggerire una possibile opzione terapeutica<br />

per questo tipo <strong>di</strong> paziente. I dati riportati sono coerenti<br />

con recenti acquisizioni che suggeriscono un’azione<br />

antidepressiva <strong>di</strong> quetiapina a dosaggi me<strong>di</strong>o-bass.<br />

Conclusioni: questi risultati dovrebbero essere confermati<br />

da stu<strong>di</strong> randomizzati controllati in doppio cieco.<br />

Bibliografia<br />

Alexopulus, et al. Am J Psych 1997;154:562-5.<br />

369<br />

POSTER<br />

Calabrese JR, et al. Am J Psych 2005;162:1351-60.<br />

Hardoy MC, et al. Clinical Prac & Epid in Mental Health 2005;1:7.<br />

325. Il trattamento cognitivocomportamentale<br />

per la bulimia nervosa:<br />

setting <strong>di</strong> gruppo o in<strong>di</strong>viduale?<br />

T. Zanetti, E. Tenconi, A. Favaro, A. Camporese, R. Ferranti,<br />

P. Santonastaso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Introduzione: la terapia cognitivo comportamentale (CBT)<br />

è considerata il trattamento elettivo per la bulimia nervosa<br />

(BN). Con il presente lavoro si intende valutare l’outcome a<br />

breve termine <strong>della</strong> CBT in due <strong>di</strong>fferenti setting: in<strong>di</strong>viduale<br />

e <strong>di</strong> gruppo.<br />

Meto<strong>di</strong>: il campione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o consiste in 41 pazienti ambulatoriali<br />

afferite al Centro Regionale per i Disturbi Comportamento<br />

Alimentari <strong>di</strong> Padova con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> BN. Di queste,<br />

20 sono state assegnate ad una CBT <strong>di</strong> gruppo (GCBT)<br />

e 21 ad una CBT in<strong>di</strong>viduale (ICBT). Le pazienti sono state<br />

valutate in fase <strong>di</strong>agnostica, al termine del trattamento e<br />

al follow-up a tre mesi con la SCID per DSM IV (sezione<br />

DCA), un’intervista semistrutturata per la raccolta <strong>di</strong> dati<br />

anamnestici e clinici, l’Eating Disorders Inventory e<br />

l’Hopkins Symptom Check-List.<br />

Risultati: in entrambi i sottogruppi si osservano miglioramenti<br />

al termine del trattamento con una riduzione significativa<br />

<strong>della</strong> frequenza delle crisi bulimiche e degli episo<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> vomito, risultati confermati anche al follow-up: 48% dei<br />

pazienti che hanno seguito una GCBT presentano una completa<br />

remissione dei sintomi così come il 25% dei pazienti<br />

che ha seguito una ICBT. In entrambi i setting <strong>di</strong> trattamento<br />

si evidenziano miglioramenti nella sintomatologia specifica,<br />

negli atteggiamenti verso cibo e corpo e nella psicopatologia<br />

generale. In particolare, nella GCBT la <strong>di</strong>minuzione<br />

dell’insod<strong>di</strong>sfazione corporea, del senso <strong>di</strong> inadeguatezza e<br />

<strong>della</strong> sfiducia interpersonale è significativamente maggiore<br />

rispetto alla ICBT.<br />

Conclusione: entrambe le forme <strong>di</strong> trattamento risultano efficaci<br />

nella BN. Il confronto con gli altri nel contesto <strong>di</strong><br />

gruppo permette cambiamenti più rapi<strong>di</strong> ed incisivi rispetto<br />

ad alcune aree interpersonali e ai vissuti corporei.<br />

326. Open trial sulla psicoterapia <strong>della</strong> crisi<br />

emozionale<br />

L. Zaninotto, M. Spinelli, A. Drago, L. Pavan<br />

Università <strong>di</strong> Padova, Clinica Psichiatrica<br />

Introduzione: il modello <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> Crisi proposto<br />

(PCE) dalla Clinica Psichiatrica <strong>di</strong> Padova è una psicoterapia<br />

breve <strong>di</strong> sostegno, in<strong>di</strong>cata per pazienti che presentano<br />

sintomatologia ansioso-depressiva in reazione ad un evento<br />

stressante verificatosi nei 6/8 mesi precedenti l’invio. La<br />

PCE ha come obiettivo quello <strong>di</strong> prevenire lo sviluppo <strong>di</strong> soluzioni<br />

psicopatologiche e riportare il paziente al livello <strong>di</strong><br />

funzionamento precedente. Lo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> rivalutare<br />

alcuni risultati preliminari attraverso l’osservazione <strong>di</strong> un<br />

campione più ampio rispetto a dati già pubblicati.


POSTER<br />

Meto<strong>di</strong>: il campione è costitito da 128 soggetti trattati con<br />

la PCE. Il quadro sintomatologico è stato valutato me<strong>di</strong>ante<br />

test (HDRS, BDI, STAI, STA<strong>XI</strong>, GAS, SASS, SCID-II)<br />

somministrati all’inizio, alla fine dell’intervento e al follow<br />

up a 3 mesi dalla fine dell’ intervento.<br />

Risultati: l’analisi statistica (t <strong>di</strong> Student e Test <strong>di</strong> Wilcoxon)<br />

dei risultati dei test <strong>di</strong>mostra un significativo miglioramento<br />

nelle <strong>di</strong>mensioni indagate sia al retest che al<br />

follow-up.<br />

Conclusioni: la PCE sembra produrre un miglioramento<br />

sintomatologico che si mantiene sostanzialmente stabile a<br />

tre mesi dalla fine del trattamento. Ulteriori indagini sono<br />

necessarie per valutare il peso <strong>di</strong> una eventuale remissione<br />

spontanea.<br />

Bibliografia<br />

Colombo G, Miotti MV, Pigato G. Gestione dell’Urgenza in <strong>Psichiatria</strong>.<br />

<strong>Psichiatria</strong> e Me<strong>di</strong>cina 1992;6:9-15.<br />

Luborsky L, Crits-Christoph P, Mintz J, Auerbach A. Who will benefit<br />

from psychotherapy? Pre<strong>di</strong>cting therapeutic outcomes.<br />

New York: Basic Books 1988.<br />

Pavan L, Banon D. Intervento <strong>di</strong> crisi come psicoterapia breve <strong>di</strong><br />

sostegno. In: Cassano GB, Pancheri P, Pavan L, Pazzagli A, Ravizza<br />

L, Rossi R, et al., ed. Trattato italiano <strong>di</strong> psichiatria. Milano:<br />

Masson 1999:3629-35.<br />

Pavan L, et al. Open trial on Crisis Psychotherapy in Padua (Italy),<br />

Brief treatment and crisis intervention. New Yorf: Oxford University<br />

Press 2003.<br />

Pigato G, Colombo G, Miotti MV. <strong>Psichiatria</strong> e territorio: osservazioni<br />

da un Servizio Psichiatrico d’Emergenza. <strong>Psichiatria</strong> generale<br />

e dell’età evolutiva 1991;29:149-64.<br />

327. “Augmentation” con clomipramina<br />

e.v. nel trattamento dell’Episo<strong>di</strong>o<br />

Depressivo Maggiore Resistente: uno stu<strong>di</strong>o<br />

in aperto contro placebo<br />

S. Zanoni, E. Mundo, M. Bosi, A.C. Altamura<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Cliniche<br />

“Luigi Sacco”, Università <strong>di</strong> Milano<br />

Razionale e scopo dello stu<strong>di</strong>o: scopo dello stu<strong>di</strong>o è stato<br />

valutare l’efficacia dell’augmentation con basse dosi <strong>di</strong> clomipramina<br />

e.v. in pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Episo<strong>di</strong>o Depressivo<br />

Maggiore resistenti alla terapia orale con SSRIs.<br />

Meto<strong>di</strong>: 44 pazienti sono stati randomizzati in due gruppi:<br />

il primo trattato con clomipramina 25 mg, il secondo con<br />

placebo, per cinque giorni consecutivi in aggiunta alla terapia<br />

con SSRIs. L’andamento nel tempo dei sintomi depressivi<br />

è stato valutato me<strong>di</strong>ante ANOVA per misure ripetute<br />

sui punteggi alla HAM-D e alla MADRS, somministrate<br />

quoti<strong>di</strong>anamente.<br />

Risultati: l’ANOVA sui punteggi totali alla HAM-D ha evidenziato<br />

un significativo effetto tempo (due tempi F =<br />

25,407, p = 0,0001; sei tempi F = 45,776, p = 0,0001), un significativo<br />

effetto tempoxtrattamento (rispettivamente F =<br />

12,606, p = 0,0001; F = 20,940, p = 0,0001). Analogo risultato<br />

è stato ottenuto con la MADRS a sei tempi (effetto tempo<br />

F = 25,813, p = 0,0001; effetto tempoxtrattamento F =<br />

11,252, p = 0,0001) e a due tempi (effetto tempo F = 45,805,<br />

p = 0,0001; effetto tempoxtrattamento F = 20,716, p =<br />

0,0001). Nel gruppo in clomipramina 11 soggetti hanno raggiunto<br />

la remissione completa (HAM-D < 8).<br />

Conclusioni: questi risultati incoraggiano l’utilizzo <strong>di</strong> antidepressivi<br />

e.v. come terapia a<strong>di</strong>uvante nel trattamento dei<br />

pazienti con depressione maggiore resistente.<br />

Bibliografia<br />

Suhara T, TakanoA, Sudo Y, et al. High levels of serotonin transporter<br />

occupancy with low-dose clomipramine in comparative<br />

occupancy study with fluvoxamine using positron emission tomography.<br />

Arch Gen Psychiatry 2003;60:386-91.<br />

328. Il suici<strong>di</strong>o nel paziente psichiatrico:<br />

stu<strong>di</strong>o retrospettivo<br />

P. Zeppegno, C. Usai, G. Ammirata, E. Manzetti, E. Torre<br />

S.C.D.U. <strong>Psichiatria</strong>, Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Novara<br />

Introduzione: la prevalenza <strong>della</strong> patologia psichiatrica all’interno<br />

<strong>della</strong> popolazione suicidaria si avvicina al 90%. I<br />

fattori <strong>di</strong> rischio per gesto suicidario variano in relazione alla<br />

patologia da cui il soggetto è affetto. Scopo del presente<br />

lavoro è quello <strong>di</strong> esporre i risultati <strong>di</strong> un’indagine retrospettiva<br />

sul suici<strong>di</strong>o tra i pazienti che hanno subito almeno<br />

un ricovero presso l’SPDC <strong>di</strong> Novara.<br />

Metodologia: i dati sono stati raccolti analizzando le cartelle<br />

cliniche presenti presso il reparto <strong>di</strong> psichiatria <strong>di</strong> Novara.<br />

La documentazione clinica è stata selezionata a partire<br />

dai dati del modello 45 del Tribunali <strong>di</strong> Novara relativa ai<br />

suici<strong>di</strong> avvenuti tra il 1990 ed il 2000. Le <strong>di</strong>agnosi sono state<br />

effettuate utilizzando il DSM-IV-TR.<br />

Risultati: sono stati registrati 53 casi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o. 22 pazienti<br />

risultavano affetti da <strong>di</strong>sturbo dell’umore e 18 da schizofrenia.<br />

Tra le altre <strong>di</strong>agnosi erano presenti Disturbi d’ansia,<br />

DCA, Disturbi correlati all’abuso <strong>di</strong> sostanze e Disturbi <strong>di</strong><br />

personalità. Il poster descrive il comportamento suicidario<br />

nei pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbo dell’umore e da schizofrenia.<br />

Conclusioni: dai dati emergono alcune <strong>di</strong>fferenze tra i due<br />

gruppi <strong>di</strong> pazienti considerati sia in merito a caratteristiche<br />

cliniche che del comportamento suicidario.<br />

Bibliografia<br />

DSM-IV-TR Manuale Diagnostico e Statistico dei <strong>di</strong>sturbi mentali.<br />

Masson, 2002, Milano.<br />

Cheng ATA, Chen THH, et al. Psychosocial and psychiatric risk<br />

factors for suicide. Br J Psychiatry 2000;177:360-365.<br />

329. Valutazione delle funzioni<br />

metacognitive in un gruppo <strong>di</strong> pazienti<br />

con alopecia areata<br />

M.P. Zerella * , C. Bottoni ** , A. Bernabei **<br />

* III Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”;<br />

** Psichiatra psicoterapeuta<br />

Introduzione: l’alopecia areata si manifesta con un’improvvisa<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> capelli o <strong>di</strong> peli in chiazze circoscritte<br />

che possono presentarsi come isolate o multiple, a margini<br />

regolari e la cui localizzazione è significativa a fini prognostici.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un tipo <strong>di</strong> alopecia acquisita, non cicatriziale,<br />

ad andamento variabile, spesso cronico, reci<strong>di</strong>vante e<br />

370


con un’alta frequenza <strong>di</strong> risoluzione spontanea. La patologia<br />

è un motivo <strong>di</strong> frequente consultazione ambulatoriale dermatologica<br />

(2-5% <strong>di</strong> tutte le dermatosi) e presenta un incidenza<br />

<strong>di</strong> circa 17 casi per 100.000 abitanti. Colpisce entrambi<br />

i sessi, l’età me<strong>di</strong>a d’insorgenza è intorno ai 30 anni<br />

d’età. In linea <strong>di</strong> massima la prognosi è con<strong>di</strong>zionata dall’età<br />

<strong>di</strong> insorgenza, dalla familiarità, dalla durata, dall’estensione,<br />

dalla risposta a precedenti trattamenti e dall’associazione<br />

con atopia o malattie autoimmuni. Variabili psicologiche,<br />

personologiche, emotive e stressors sembrano essere<br />

associati all’insorgenza e al decorso <strong>della</strong> malattia. Scopo<br />

dello stu<strong>di</strong>o è stato la valutazione <strong>della</strong> presenza <strong>di</strong> deficit<br />

delle funzioni metacognitive in un campione <strong>di</strong> pz affetti da<br />

alopecia areata.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: sono stati reclutati consecutivamente<br />

15 soggetti (10 uomini e 5 donne) <strong>di</strong> età compresa tra i 15 e<br />

i 74 anni, me<strong>di</strong>a: 35,13, ds: 17.14, presso l’Ambulatorio Tricologico<br />

<strong>della</strong> Clinica Dermatologica dell’Università <strong>di</strong> Roma<br />

“La Sapienza”, con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> alopecia areata. Dopo<br />

un’intervista clinica <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> circa 45 minuti, per ogni<br />

soggetto è stata compilata la Scala per la Valutazione <strong>della</strong><br />

Metacognizione (S.Va.M. A. Semerari et al. 2001 Gruppo <strong>di</strong><br />

ricerca III Centro <strong>di</strong> psicoterapia cognitiva, Roma).<br />

Risultati: sezione Autoriflessività: un soggetto M presenta<br />

deficit nell’item A3, 1 soggetto F presenta deficit in A4, 4<br />

soggetti (2 M, 2 F) presentano deficit in A5, 1 soggetto M<br />

presenta deficit in A6. Rispettivamente 3 (2 M, 1 F), 2 F, 6<br />

(2 M, 4 F) soggetti mostrano deficit negli item A7 A8 A9.<br />

Sezione Comprensione <strong>della</strong> Mente Altrui: 1 M presenta<br />

deficit nell’item C2, 3 soggetti (2 M, 1 F) presentano deficit<br />

in C3; 3 M presentano deficit in C4; 2 soggetti (1 M, 1<br />

F) presentano deficit in C5; 5 soggetti (3 M, 2 F) presentano<br />

deficit in C6; 4 soggetti (2 M, 2 F) presentano deficit<br />

in C7, 5 soggetti (3 M, 2 F) presentano deficit in C8. Sezione<br />

Decentramento: 1 M presenta deficit nell’item D1, 6<br />

soggetti (4 M, 2 F) presentano deficit in D2, 4 soggetti, 2<br />

M, 2 F presentano deficit in D3. Sezione Mastery: 3 soggetti<br />

(1 M, 2 F) presentano deficit in M 1, 2 F presentano<br />

deficit in M 2, 7 soggetti (4 M, 3 F) presentano deficit in<br />

M 4, 7 soggetti (4 M, 3 F) presentano deficit in M5, 8 soggetti<br />

(5 M 3 F) presentano deficit in M6; 7 soggetti (4 M,<br />

3 F) presentano deficit in M7, 10 soggetti (6 M, 4 F) presentano<br />

deficit in M8, 6 soggetti (2 M, 4 F) presentano deficit<br />

in M9.<br />

Nel complesso, i risultati dello stu<strong>di</strong>o in<strong>di</strong>cano una forte eterogeneità<br />

dei soggetti rispetto alle capacità metacognitive:<br />

più funzioni riguardo l’Autoriflessività, ma specialmente<br />

inerenti la Comprensione <strong>della</strong> Mente Altrui, il Decentramento<br />

e la Mastery, appaiono deficitarie in alcuni soggetti e<br />

specialmente per quanto riguarda la Mastery nella maggioranza<br />

dei soggetti.<br />

Conclusioni: i dati, seppur preliminari, sembrerebbero<br />

suggerire la presenza <strong>di</strong> funzioni metacognitive deficitarie<br />

nel campione <strong>di</strong> soggetti valutati. Tali soggetti presenterebbero<br />

<strong>di</strong>fficoltà nel rappresentare eventi mentali e nel compiere<br />

operazioni cognitive euristiche sul proprio, ma soprattutto<br />

sull’altrui funzionamento mentale. Presenterebbero<br />

<strong>di</strong>fficoltà nel comprendere che la condotta dell’altro non<br />

è necessariamente in relazione con la propria e che, non necessariamente<br />

si è al centro dei pensieri, dei sentimenti e<br />

delle emozioni dell’altro. Sembrerebbero inoltre incapaci<br />

<strong>di</strong> affrontare le <strong>di</strong>mensioni interpersonali degli stati problematici<br />

e <strong>di</strong> fare ipotesi sui processi mentali altrui riformu-<br />

371<br />

POSTER<br />

lando il <strong>di</strong>sagio psichico in termini <strong>di</strong> problemi da risolvere,<br />

piuttosto che come dati <strong>di</strong> fatto immo<strong>di</strong>ficabili. Infine,<br />

presenterebbero <strong>di</strong>fficoltà nell’elaborazione <strong>di</strong> strategie<br />

adeguate, <strong>di</strong> complessità crescente atte alla risoluzione delle<br />

problematiche.<br />

Riteniamo plausibile affermare che, per queste persone, il<br />

rapporto interpersonale quoti<strong>di</strong>ano, dal tipo più semplice al<br />

tipo più complesso, sia qualcosa <strong>di</strong> potenzialmente problematico<br />

e stressante. La relazione tra stress e sistema immunitario<br />

è documentata da <strong>di</strong>versi dati in letteratura, possiamo<br />

affermare dunque che, in questi soggetti, si verifichi una attivazione<br />

del sistema immunitario, in senso autoimmunitario,<br />

come risposta aspecifica allo stress determinato dalla<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> relazione.<br />

Bibliografia<br />

Harrison TR, et al. Principi <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna. <strong>XI</strong>V ed. Milano:<br />

Mc Graw Hill 1999.<br />

Carlesimo OA, et al. Dermatologia e Venereologia. Torino: Minerva<br />

Me<strong>di</strong>ca 2000.<br />

Pancheri P, Cassano GB, a cura <strong>di</strong>. Trattato Italiano <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>.<br />

Milano: Masson 1999.<br />

330. La terapia combinata <strong>di</strong> pazienti con<br />

depressione maggiore e <strong>di</strong>sturbo borderline<br />

<strong>di</strong> personalità: confronto fra psicoterapia<br />

interpersonale e psicoterapia cognitiva<br />

M. Zizza, C. Rinal<strong>di</strong>, P. Toffanin, S. Bellino, F. Bogetto<br />

Struttura Complessa <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> a Direzione Universitaria,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: fra i modelli <strong>di</strong> psicoterapia breve attualmente<br />

più <strong>di</strong>ffusi, quella cognitiva e quella interpersonale<br />

sono stati entrambi inizialmente proposti per la depressione<br />

maggiore e successivamente applicati con buoni risultati nel<br />

<strong>di</strong>sturbo borderline <strong>di</strong> personalità. Per entrambi i <strong>di</strong>sturbi, le<br />

linee guida in<strong>di</strong>cano che la terapia combinata che associa<br />

antidepressivi e psicoterapia breve risulta più efficace dei<br />

trattamenti singoli e può essere considerata l’intervento d’elezione.<br />

Un nostro stu<strong>di</strong>o su pazienti che manifestano un<br />

episo<strong>di</strong>o depressivo maggiore sulla base <strong>di</strong> un preesistente<br />

<strong>di</strong>sturbo borderline <strong>di</strong> personalità, in<strong>di</strong>ca che la terapia combinata<br />

con psicoterapia interpersonale risulta più efficace<br />

<strong>della</strong> farmacoterapia singola in questa con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> comorbilità.<br />

Obiettivo <strong>della</strong> presente indagine è porre a confronto la terapia<br />

combinata con SSRI e psicoterapia cognitiva e la terapia<br />

combinata con SSRI e psicoterapia interpersonale in pazienti<br />

con comorbilità fra depressione maggiore e DBP.<br />

Metodologia: sono stati arruolati pazienti ambulatoriali<br />

consecutivi con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DBP, che manifestano un episo<strong>di</strong>o<br />

depressivo maggiore (DSM-IV-TR). I pazienti sono stati<br />

sud<strong>di</strong>visi con criterio random in due gruppi <strong>di</strong> trattamento:<br />

SSRI + psicoterapia cognitiva; SSRI + psicoterapia interpersonale.<br />

La valutazione è stata condotta al baseline, a<br />

12 e 24 settimane <strong>di</strong> trattamento con: un’intervista semistrutturata<br />

per le caratteristiche demografiche e cliniche, la<br />

SCID-I e II per le <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Asse I e II del DSM-IV; la<br />

CGI; le scale HAM-D e HAM-A; il Satisfaction Profile<br />

(SAT-P) per la qualità <strong>della</strong> vita soggettiva; l’IIP-64 per i<br />

problemi interpersonali.


POSTER<br />

I dati raccolti sono stati sottoposti ad analisi statistica con il<br />

GLM univariato.<br />

Risultati: in entrambi i gruppi si rileva un miglioramento<br />

<strong>della</strong> psicopatologia globale e <strong>della</strong> sintomatologia depressiva.<br />

Emergono <strong>di</strong>fferenze significative fra i due trattamenti<br />

in alcuni fattori del SAT-P e in alcuni domini dell’IIP-64.<br />

Conclusioni: i risultati in<strong>di</strong>cano che entrambi i modelli <strong>di</strong><br />

terapia combinata sono efficaci nel trattamento <strong>di</strong> pazienti<br />

borderline che sviluppano depressione. Tuttavia, si riscontra<br />

un <strong>di</strong>verso profilo d’azione per quanto riguarda la qualità <strong>di</strong><br />

vita e la funzionalità relazionale.<br />

Bibliografia<br />

American Psychiatric Association. Practice Guidelines for the<br />

treatment of patients with borderline personality <strong>di</strong>sorder. Arlington,<br />

VA: American Psychiatric Association 2001.<br />

Bellino S, Para<strong>di</strong>so E, Zizza M, Di Lorenzo R, Bogetto F. Terapia<br />

combinata con IPT <strong>di</strong> pazienti depressi maggiori con DBP: confronto<br />

con la farmacoterapia. Ital J Psychopatol 2005;11:34-42.<br />

Stone MH. Clinical guidelines for psychotherapy for patients with<br />

borderline personality <strong>di</strong>sorder. Psychiatric Clinics of North<br />

America 2000;23:193-210.<br />

372


331. Valutazione del DSM tra vincoli<br />

normativi e gestionali: descrizione<br />

preliminare delle strutture e dei processi<br />

A. Acerra, A. Nivone<br />

Dipartimento Salute Mentale, ASL Avellino 1<br />

Introduzione: un approccio valutativo dell’attività e dell’organizzazione<br />

del DSM presuppone un livello <strong>di</strong> analisi<br />

che comprenda contemporaneamente il raggiungimento <strong>di</strong><br />

tre or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> obiettivi: normativi (Progetto Obiettivo Nazionale,<br />

Regionale, Aziendale), gestionali (budget, analisi costi-ricavi),<br />

<strong>di</strong> salute (dati epidemiologici, valutazione <strong>di</strong> esito<br />

e <strong>di</strong> processo).<br />

Metodologia: queste premesse presuppongono l’analisi dei<br />

dati in termini <strong>di</strong> assetto organizzativo raggiunto sia per le<br />

strutture che per i processi; a cui segue un’analisi dei costi<br />

dei servizi e dei risultati <strong>di</strong> gestione, corredata da benchmarking<br />

interno ed esterno nelle aree <strong>di</strong> intervento previste<br />

nell’assistenza psichiatrica: ospedaliera, territoriale e riabilitativa.<br />

Segue, infine, l’analisi degli obiettivi <strong>di</strong> salute attraverso i<br />

rilievi epidemiologici del bacino <strong>di</strong> utenza (tasso <strong>di</strong> incidenza<br />

e <strong>di</strong> prevalenza annuale <strong>di</strong> nuovi casi, casi trattati).<br />

Risultati: è possibile in tal modo <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> parametri valutativi<br />

del DSM nelle tre <strong>di</strong>mensioni prese in esame (norme,<br />

management, esiti), per orientare programmi e obiettivi<br />

<strong>di</strong>partimentali specifici e per raggiungere risultati in aree<br />

determinate.<br />

Conclusione: la metodologia utilizzata per l’analisi dei dati,<br />

ha consentito <strong>di</strong> “pesare” il DSM e la tipologia degli interventi<br />

attuati, aprendo la possibilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare in<strong>di</strong>catori<br />

specifici <strong>di</strong> qualità e <strong>di</strong> efficienza e <strong>di</strong> avviare la correzione<br />

<strong>di</strong> percorsi “viziosi”, in “virtuosi” che riguardano sia<br />

il processo organizzativo in generale del DSM che l’attività<br />

dei singoli servizi (cost-effectiveness e cost-benefit).<br />

332. Delirio e poesia: l’origine ama<br />

nascondersi<br />

C. Ar<strong>di</strong>a * , A. Mirabella ** , M. Petrosino ***<br />

* Dirigente Me<strong>di</strong>co Psichiatra, ASL SA 1; ** Psichiatra in<br />

formazione, Università <strong>di</strong> Napoli “Federico II”; *** Dirigente<br />

Me<strong>di</strong>co Psichiatra, ASL SA 2<br />

Esperienze deliranti e creazione poetica sembrano allinearsi<br />

nel riscontro dei rispettivi processi fenomenici <strong>di</strong> organizzazione.<br />

Leggendo Binswanger e Benedetti si delinea una prassi <strong>di</strong><br />

ascolto ed attenzione al delirio, orientata all’immedesimazione<br />

e all’empatia, in grado <strong>di</strong> provocarne una trasfigurazione<br />

tesa all’incontro. Tale metodologia consente <strong>di</strong> inglobare<br />

nel materiale allucinatorio elementi <strong>di</strong> progressione comunicativa.<br />

Riprendendo i concetti <strong>di</strong> Heidegger la poesia è concepita<br />

come l’attraversamento e l’ascesa <strong>di</strong> un abbisso, fino al fondo,<br />

un terreno come estremo <strong>di</strong> una profon<strong>di</strong>tà, qualcosa che<br />

pende lungo la pendenza stessa, ove attingere all’essenza<br />

delle cose al fine <strong>della</strong> comunicazione.<br />

La poesia è sapere che tenta l’in<strong>di</strong>cibile del mondo, parola<br />

che nasce per riaffermare la luce nelle tenebre, riconoscen-<br />

373<br />

POSTER<br />

do il καος nel κοσµος. La nascita stessa <strong>della</strong> parola poetica<br />

è intesa come parola che del mondo è intima conoscenza,<br />

attraversamento dell’altro nel proprio mondo.<br />

L’esperienza delirante rimanda a una sostanza archetipale cui<br />

si tenta <strong>di</strong> conferire un or<strong>di</strong>ne, narrando <strong>della</strong> sua <strong>di</strong>namicità<br />

ancestrale <strong>di</strong> riferimento all’or<strong>di</strong>ne delle cose, coinvolgente il<br />

λογος nel suo specchiarsi nel µυτος. La <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong><br />

ascolto al delirio consente reciprocità e con<strong>di</strong>visione, rimandando<br />

al mio sentire e al delirio dell’altro, al mio sentire il delirio<br />

dell’altro, al sentire mio il delirio dell’altro.<br />

333. Stu<strong>di</strong>o critico <strong>della</strong> letteratura<br />

internazionale sulla valutazione<br />

degli effetti collaterali dell’ESK.<br />

Una riflessione sul metodo<br />

C. Ar<strong>di</strong>a * , E.B. De Notaris<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze e Scienze del Comportamento,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Napoli “Federico<br />

II”; * Dirigente Me<strong>di</strong>co Psichiatra, ASL SA 1<br />

Il ritorno all’uso clinico <strong>di</strong> uno strumento terapeutico apparentemente<br />

obsoleto, ma ampliamente praticato nelle realtà<br />

pubbliche e private dell’assistenza psichiatrica, come la terapia<br />

elettroconvulsivante (ECT o ESK), ha dettato la necessità<br />

<strong>di</strong> rivedere gli stu<strong>di</strong> clinici presenti al riguardo nella<br />

letteratura internazionale più recente.<br />

Tali stu<strong>di</strong> sono, nella maggior parte dei casi, focalizzati sulla<br />

presenza <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong>smnesici connessi alla scossa. Ciò<br />

nonostante le ricerche sul lobo frontale e prefrontale attribuiscono<br />

a tale struttura un ruolo centrale in una serie <strong>di</strong><br />

funzioni complesse, quali l’elaborazione <strong>di</strong> strategie originali<br />

per la risoluzione <strong>di</strong> problemi, la percezione sincronica<br />

<strong>di</strong> eventi variamente collocati nel tempo, la percezione <strong>di</strong><br />

nessi temporo-spaziali, in definitiva l’originalità e la creatività<br />

dell’agire.<br />

L’oggetto <strong>della</strong> ricerca, quin<strong>di</strong>, tende ad una riflessione sul<br />

metodo scientifico seguito nella elaborazione dei protocolli<br />

applicativi ed osservativi sugli effetti collaterali provocati<br />

dall’ECT (o ESK), sulla sua coerenza nei confronti dei principi<br />

impliciti accettati e con<strong>di</strong>visi dalla comunità scientifica<br />

internazionale.<br />

In conclusione, gli stu<strong>di</strong> internazionali presi in esame non<br />

contemplano, sufficientemente, tra i possibili effetti collaterali,<br />

altro che quelli relativi ai deficit <strong>della</strong> memoria, determinando,<br />

così, valutazioni parziali e non atten<strong>di</strong>bili.<br />

334. Utilizzo <strong>di</strong> quetiapina ad alti dosaggi<br />

nel trattamento iniziale <strong>di</strong> pazienti affetti<br />

da scompenso psicotico acuto<br />

M. Barisone, S. Orengo, A.M. Ferro<br />

Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura, Ospedale San Paolo,<br />

ASL 2 Savonese<br />

Introduzione: il principale obiettivo nella gestione <strong>di</strong> pazienti<br />

affetti da scompenso psicotico o schizofrenico è il<br />

contenimento <strong>della</strong> sintomatologia acuta, del rischio <strong>di</strong> danno<br />

e la <strong>di</strong>minuzione dell’aggressività del paziente nel lungo


termine. È quin<strong>di</strong> importante garantire il profilo <strong>di</strong> sicurezza<br />

e tollerabilità dei farmaci utilizzati in questi casi. L’obiettivo<br />

<strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è la verifica dell’efficacia, in acuto,<br />

<strong>di</strong> un trattamento con quetiapina ad alti dosaggi in monoterapia<br />

e senza titolazione.<br />

Meto<strong>di</strong> e trattamento: lo stu<strong>di</strong>o è stato condotto su 6 pazienti<br />

ricoverati per psicosi paranoide acuta (n. 4) e psicosi<br />

acuta <strong>di</strong> tipo schizoaffettivo (n. 2) presso l’SPDC. I pazienti<br />

sono stati trattati in monoterapia al primo giorno <strong>di</strong> ricovero<br />

con 900 mg <strong>di</strong> quetiapina, arrivando ad un dosaggio <strong>di</strong><br />

1200 mg/<strong>di</strong>e nei 4 giorni successivi, tranne in un caso (1500<br />

mg/<strong>di</strong>e). La gravità <strong>della</strong> sintomatologia psicotica è stata<br />

misurata con l’esame obiettivo (all’ingresso, dopo 48 ore,<br />

alla <strong>di</strong>missione e dopo un mese); alla <strong>di</strong>missione è stato prescritto<br />

un dosaggio <strong>di</strong> mantenimento <strong>di</strong> 1200 g/<strong>di</strong>e; sono<br />

inoltre stati registrati gli effetti collaterali riportati dal paziente.<br />

Risultati: in tutti i 6 pazienti, nell’arco delle prime 48 ore,<br />

si è osservata una remissione <strong>della</strong> sintomatologia psicotica,<br />

(angoscia e agitazione) ed, ove presente, <strong>della</strong> sintomatologia<br />

produttiva; a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 1 mese è stata osservata una<br />

buona conservazione <strong>della</strong> quiescenza clinica e compliance<br />

dei pazienti.<br />

Conclusioni: pur considerando l’esiguo numero <strong>di</strong> casi osservati<br />

e trattati, possiamo valutare in modo positivo questa<br />

modalità <strong>di</strong> trattamento.<br />

335. Insufficiente informazione e rischi<br />

<strong>di</strong> intossicazione da litio<br />

POSTER<br />

G. Bergamino, M. Fenocchio, G. Gavotti, F. Gabrielli<br />

Università <strong>di</strong> Genova, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia<br />

e Genetica, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: l’insufficiente informazione del paziente e<br />

dei familiari circa effetti collaterali, criteri <strong>di</strong> monitoraggio<br />

e corretta custo<strong>di</strong>a del litio, può concorrere ad elevare il rischio<br />

<strong>di</strong> sovradosaggio accidentale, ma anche <strong>di</strong> quello con<br />

finalità “autoterapiche” o autosoppressive.<br />

Metodologia: in due casi <strong>di</strong> grave intossicazione da litio, le<br />

notizie cliniche sono state integrate da un’indagine catamnestica<br />

con pazienti e familiari, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 6 mesi dal ricovero.<br />

Risultati: la insufficiente informazione del paziente e dei<br />

familiari sull’effetto specifico del litio e sui rischi <strong>di</strong> una sua<br />

intossicazione ha condotto in un caso all’autoprescrizione <strong>di</strong><br />

una posologia crescente nella inadeguata convinzione <strong>di</strong> poter<br />

ottenere un aumento dell’effetto ricercato (tranquillizzazione).<br />

In un altro caso il mancato controllo <strong>della</strong> litiemia ha portato<br />

in un primo tempo all’intossicazione cronica; successivamente<br />

il litio, da tempo sospeso, era tuttavia a <strong>di</strong>sposizione<br />

del paziente che lo ha utilizzato a scopo autosoppressivo<br />

con conseguente intossicazione acuta.<br />

Conclusioni: oltre valutare la reale capacità dei pazienti e<br />

dei familiari <strong>di</strong> recepire adeguatamente le informazione fornite<br />

circa corretta assunzione, monitoraggio e rischi <strong>della</strong> terapia<br />

con litio, non va trascuratoli fatto che le prerogative<br />

specifiche del litio <strong>di</strong> prevenire gli episo<strong>di</strong> possano farne un<br />

farmaco <strong>di</strong>verso agli occhi del paziente e indurre quest’ultimo<br />

per es. o a sottovalutarne la specifica potenziale tossi-<br />

cità, o al contrario a omologarlo ad un qualunque altro psicofarmaco<br />

col rischio <strong>di</strong> autome<strong>di</strong>cazioni in eccesso alla ricerca<br />

<strong>di</strong> effetti sintomatici imme<strong>di</strong>ati.<br />

336. “Manierismi” <strong>di</strong>agnostici e ostacoli<br />

al trattamento <strong>di</strong> fronte al Delirium<br />

G. Bergamino, M. Fenocchio, G. Gavotti, F. Gabrielli<br />

Università <strong>di</strong> Genova, Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia<br />

e Genetica, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Nonostante la maggiore efficacia <strong>di</strong>agnostico-terapeutica,<br />

derivata dall’affinamento delle tecniche <strong>di</strong>agnostiche e dei<br />

criteri proposti dal DSM IV, abbiamo evidenziato, in un<br />

campione <strong>di</strong> 15 casi <strong>di</strong> Delirium, la presenza tuttora <strong>di</strong> ostacoli<br />

e problematiche alla <strong>di</strong>agnosi e ad un percorso <strong>di</strong> cura<br />

ottimale.<br />

La <strong>di</strong>fficoltà sono maggiori quando esiste in anamnesi o in<br />

comorbi<strong>di</strong>tà una patologia psichiatrica, con<strong>di</strong>zione che influenza<br />

negativamente le capacità <strong>di</strong> corretto riconoscimento<br />

del <strong>di</strong>sturbo e porta ad una sorta <strong>di</strong> “manierismo” <strong>di</strong>agnostico<br />

e terapeutico: viene data una errata precedenza alla<br />

patologia psichiatrica in anamnesi o in comorbi<strong>di</strong>tà; la<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Delirium è talora <strong>di</strong>fferita e subor<strong>di</strong>nata; il trasferimento<br />

dal Pronto Soccorso o da altri reparti in quello<br />

psichiatrico è troppo precoce rispetto alla necessità <strong>di</strong> trattare<br />

con<strong>di</strong>zioni internistiche prioritarie; si possono verificare<br />

infine ostacoli al trasferimento dal reparto psichiatrico in<br />

quello internistico dove è necessario trattare in modo elettivo<br />

la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> base sottostante.<br />

L’urgenza ed i tempi stretti del Pronto Soccorso o le <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> gestione dei pazienti con anomalie comportamentali<br />

sembrano rappresentare un rilevante ostacolo all’effettuazione<br />

<strong>di</strong> un adeguato percorso, situazione mo<strong>di</strong>ficabile forse<br />

solo col miglioramento ulteriore <strong>della</strong> preparazione e <strong>della</strong><br />

collaborazione tra i vari specialisti interessati.<br />

337. Personalità: <strong>di</strong>fferenze tra Bulimiche<br />

Con e Senza Condotte <strong>di</strong> Eliminazione e BED<br />

M. Bianchi, A. Burgalassi, G. Marcacci, L. Polese,<br />

G. Massimetti, C.E. Ramacciotti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Molti stu<strong>di</strong> che hanno valutato la personalità dei pazienti<br />

con DCA, hanno trovato elevati livelli <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà con i<br />

Disturbi <strong>di</strong> Personalità ed in particolare tra bulimia nervosa<br />

e <strong>di</strong>sturbo borderline e istrionico, e tra anoressia nervosa e<br />

<strong>di</strong>sturbo ossessivo-compulsivo, evitante e <strong>di</strong>pendente. Il<br />

campione era costituito da 21 BN-BP, 11 BN-NP e 21 BED,<br />

tutti pazienti <strong>di</strong> sesso femminile, valutati con la SCID II e<br />

l’EDI-2.<br />

Sono stati trovati alti livelli <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Asse II nei tre<br />

gruppi, in particolare nelle BN-BP e nelle BN-NP i <strong>di</strong>sturbi<br />

maggiormente rappresentati erano il Disturbo Borderline, il<br />

Disturbo Depressivo, il Disturbo Ossessivo-Compulsivo <strong>di</strong><br />

Personalità.<br />

Interessante notare che le BN-NP presentavano una <strong>di</strong>screta<br />

prevalenza del Disturbo Evitante (45,5%) e del Disturbo<br />

374


Oppositivo (45,5%). Inoltre abbiamo trovato che esisteva<br />

una significatività per quanto riguarda la percentuale <strong>di</strong> pazienti<br />

che, nei tre gruppi <strong>di</strong>agnostici, presentava in comorbi<strong>di</strong>tà<br />

almeno tre <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> Personalità (il 70% delle BN-<br />

BP, il 63,6% delle BN-NP ed il 33,3% delle BED) tra entrambi<br />

i sottotipi <strong>di</strong> pazienti bulimiche e le BED. Infine esisteva<br />

una significatività per quanto riguarda il numero me<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> Asse II nei tre gruppi <strong>di</strong>agnostici sempre<br />

tra i due gruppi <strong>di</strong> pazienti bulimiche e le BED. Tale numero<br />

me<strong>di</strong>o era rispettivamente <strong>di</strong> 3,9 nelle BN-BP, <strong>di</strong> 3,5 nelle<br />

BN-NP e <strong>di</strong> 1,9 nelle BED.<br />

338. Differenze psicopatologiche<br />

in un campione <strong>di</strong> 53 donne sud<strong>di</strong>vise<br />

in Bulimiche con e senza Condotte <strong>di</strong><br />

Eliminazione e BED<br />

M. Bianchi, A. Burgalassi, G. Marcacci, L. Polese,<br />

G. Massimetti, C.E. Ramacciotti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Le pazienti BN-BP si <strong>di</strong>stinguono dalle BN-NP non solo da<br />

un punto <strong>di</strong> vista comportamentale ma anche psicopatologico,<br />

presentano infatti maggior preoccupazione per il peso, le<br />

forme corporee ed il cibo, maggior comorbi<strong>di</strong>tà per <strong>di</strong>sturbi<br />

affettivi, d’ansia ed alcoolismo, maggiori tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o,<br />

comportamenti autolesivi ed ideazione suicidaria, peggior<br />

inserimento sociale e minor autostima. Le BED sembrano<br />

essere caratterizzate da minori livelli <strong>di</strong> gravità clinica<br />

come confermerebbe anche la minor comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Asse<br />

I presentata da queste pazienti.<br />

Il campione era costituito da 21 BN-BP, 11 BN-NP e 21<br />

BED, valutate con la SCID-I e l’Eating Disorder Inventory-<br />

2 (EDI-2).<br />

Sono stati trovati alti livelli <strong>di</strong> comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Asse I in tutti<br />

i tre gruppi, in particolare nelle BN-BP e nelle BN-NP; i <strong>di</strong>sturbi<br />

maggiormente rappresentati erano il Disturbo Depressivo<br />

Maggiore, il DAP, il DOC e l’Abuso <strong>di</strong> Sostanze.<br />

Interessante notare che le BN-NP erano state in passato più<br />

facilmente AN-R e che chi fin dall’esor<strong>di</strong>o non aveva presentato<br />

condotte <strong>di</strong> eliminazione <strong>di</strong>fficilmente le presentava<br />

al momento <strong>della</strong> valutazione, come del resto chi le presentava<br />

fin dall’esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong>fficilmente aveva avuto perio<strong>di</strong> nei<br />

quali era stato libero dai comportamenti purging; questo a<br />

<strong>di</strong>mostrare che i comportamenti compensatori sono tratti <strong>di</strong>stintivi<br />

del <strong>di</strong>sturbo e vengono mantenuti pur cambiando la<br />

<strong>di</strong>agnosi.<br />

Dall’analisi dell’EDI-2 è emerso che le pazienti BN-BP presentavano<br />

punteggi significativamente maggiori rispetto alle<br />

BN-NP nel dominio “bulimia” e rispetto alle BED nel dominio<br />

“perfezionismo”; infine le pazienti BED erano significativamente<br />

più scontente del loro corpo rispetto a entrambi<br />

i gruppi <strong>di</strong> pazienti bulimiche.<br />

Sono emerse, inoltre, <strong>di</strong>fferenze significative per quanto riguarda<br />

l’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Massa Corporea attuale, massimo, minimo<br />

ed ideale tra i due sottotipi <strong>di</strong> bulimiche e le pazienti<br />

BED.<br />

375<br />

POSTER<br />

339. Differenze temperamentali<br />

e caratterologiche valutate con il TCI in tre<br />

gruppi <strong>di</strong>agnostici: bulimia nervosa con<br />

e senza condotte <strong>di</strong> eliminazione e <strong>di</strong>sturbo<br />

da alimentazione incontrollata (BED)<br />

M. Bianchi, A. Burgalassi, G. Massimetti, M. Di Fiorino,<br />

C.E. Ramacciotti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Uno degli argomenti più attuali <strong>della</strong> psicopatologia alimentare<br />

è la <strong>di</strong>fferenza tra la Bulimia ed il Disturbo da Alimentazione<br />

Incontrollata (Binge Eating Disorder o BED). Quest’ultimo<br />

<strong>di</strong>sturbo assomiglia, dal punto <strong>di</strong> vista più strettamente<br />

comportamentale, al sottotipo <strong>della</strong> bulimia nervosa<br />

nel quale mancano le condotte <strong>di</strong> eliminazione come vomito<br />

o uso <strong>di</strong> lassativi e/o <strong>di</strong>uretici mentre sono presenti condotte<br />

<strong>di</strong> neutralizzazione come l’iperattività fisica o i <strong>di</strong>giuni compensatori.<br />

Il Temperament and Character Inventory (TCI) è<br />

lo strumento psicometrico più utilizzato per stu<strong>di</strong>are le <strong>di</strong>fferenze<br />

personologiche, temperamentali e caratterologiche<br />

nelle varie sotto<strong>di</strong>agnosi dei DCA. Gli stu<strong>di</strong> che si sono avvalsi<br />

del TCI hanno sottolineato che questi pazienti presentano,<br />

come caratteristica comune, alti livelli <strong>di</strong> HA (Evitamento<br />

del Danno) e bassi livelli <strong>di</strong> SD (Auto<strong>di</strong>rettività). I<br />

soggetti del campione erano costituiti da 21 pazienti BN-BP,<br />

11 BN-NP e 21 BED, tutti <strong>di</strong> sesso femminile, valutati con la<br />

SCID I, il TCI, l’EDI-2 e con una scheda anagrafica. Nel presente<br />

lavoro l’analisi del TCI ha messo in evidenza una <strong>di</strong>fferenza<br />

significativa nella sotto<strong>di</strong>mensione NS2 (“Impulsività/Riflessività”)<br />

nei due sottotipi <strong>di</strong> bulimia e nella <strong>di</strong>mensione<br />

RD2 (Persistenza) tra i tre gruppi <strong>di</strong> pazienti presi in<br />

esame, i due sottotipi <strong>di</strong> bulimia e il BED. Sono emerse, inoltre,<br />

<strong>di</strong>fferenze significative per quanto riguarda l’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

Massa Corporea attuale, massimo, minimo ed ideale tra i due<br />

sottotipi <strong>di</strong> bulimiche e le pazienti BED. Dal nostro stu<strong>di</strong>o<br />

sembra quin<strong>di</strong> emergere che, per quanto non sia una demarcazione<br />

netta quella che <strong>di</strong>vide i tre sottogruppi <strong>di</strong>agnostici,<br />

come <strong>di</strong>mostra la <strong>di</strong>mensione P (“Ostinazione/Indecisione”)<br />

che è ugualmente elevata nei due tipi <strong>di</strong> bulimia, comunque<br />

da un punto <strong>di</strong> vista temperamentale, personologico e caratterologico,<br />

la bulimia senza condotte <strong>di</strong> eliminazione sembra<br />

avere maggiori caratteristiche in comune con il BED.<br />

340. Terapia <strong>di</strong> gruppo: un percorso verso<br />

l’autonomia<br />

M. Bonello, P. Pierucci, G. Pavoncello, G. Crocetti,<br />

E. Piccirilli<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: il lavoro evidenzia le fasi <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> 1anno<br />

<strong>di</strong> terapia <strong>di</strong> gruppo effettuata su 5 pazienti. La terapia <strong>di</strong><br />

impianto bioniano è ancora in corso. In un contesto <strong>di</strong> gruppo<br />

il singolo si sente minacciato nella propria integrità ed<br />

in<strong>di</strong>vidualità, oscilla tra angosce <strong>di</strong> frammentazione, bisogno<br />

<strong>di</strong> appartenenza e <strong>di</strong>pendenza. La <strong>di</strong>mensione interpersonale<br />

del gruppo permette al singolo <strong>di</strong> scoprire la propria<br />

unicità nella “relazionalità” sanando così il conflitto.


Metodologia: la revisione dei resoconti delle sedute ha portato<br />

a tali osservazioni:<br />

I fase: il gruppo attivato da angosce <strong>di</strong> frammentazione e<br />

vissuti <strong>di</strong> depersonalizzazione ha espresso il bisogno <strong>di</strong>fensivo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza oscillando tra richieste <strong>di</strong> “aiuto” e aggressività<br />

paranoidea proiettata sui terapeuti. Temi trattati:<br />

abbandono, autonomia. Attivati co<strong>di</strong>ci materni: ricerca fiducia<br />

<strong>di</strong> base.<br />

II fase: le angosce vengono tollerate contenute e detossicizzate<br />

dalla continuità dell’esistenza <strong>di</strong> gruppo e terapeuti.<br />

Temi: ruoli sociali, aspettative e progettualità. Co<strong>di</strong>ci paterni:<br />

in<strong>di</strong>viduazione e socializzazione.<br />

Durante l’interruzione estiva il gruppo “c’è stato anche senza<br />

esserci”, si è costituito come oggetto interno permanente.<br />

Bibliografia<br />

Bion W. Apprendere dall’esperienza. Armando Ed. 2003.<br />

Neri C. Gruppo Borla Ed. 1998.<br />

POSTER<br />

341. Interventi psicologici nella gestione<br />

dei <strong>di</strong>sturbi depressivi in Me<strong>di</strong>cina Generale.<br />

Una revisione sistematica<br />

B. Bortolotti, M. Montaguti, M. Menchetti, D. Berar<strong>di</strong><br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> “P. Ottonello”, Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Introduzione: le recenti linee guide prodotte dal National<br />

Institute for Clinical Excellence (NICE) in<strong>di</strong>cano che interventi<br />

psicologici sono prima scelta nel trattamento delle forme<br />

lievi <strong>di</strong> depressione. Tuttavia poche evidenze sono <strong>di</strong>sponibili<br />

sull’utilizzo <strong>di</strong> tali interventi nel contesto <strong>della</strong><br />

Me<strong>di</strong>cina generale, dove vengono usualmente gestite le depressioni<br />

lievi.<br />

Metodo: è stata condotta una revisione sistematica <strong>della</strong><br />

letteratura utilizzando i principali database elettronici<br />

(MEDLINE, PsychInfo, ed EMBASE) negli anni 1995-<br />

2005. Sono stati considerati eleggibili per l’inclusione nello<br />

stu<strong>di</strong>o tutti i trial randomizzati controllati (RCT) che<br />

comparavano interventi psicologici con trattamenti farmacologici<br />

oppure con il trattamento abituale erogato dal Me<strong>di</strong>co<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina generale in pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> depressione.<br />

Risultati: sono stati in<strong>di</strong>viduati 8 RCT che testavano i seguenti<br />

interventi (terapia cognitiva breve, terapia cognitivo-comportamentale<br />

computerizzata, counselling psico<strong>di</strong>namico,<br />

counselling non <strong>di</strong>rettivo, problem solving); in 6<br />

l’intervento psicologico era comparato con il trattamento<br />

abituale e in 2 con un trattamento farmacologico. Gli interventi<br />

psicologici determinavano in generale un miglioramento<br />

sintomatologico superiore al trattamento abituale<br />

mentre erano egualmente efficaci rispetto al trattamento<br />

farmacologico.<br />

Conclusioni: gli interventi psicologici rappresentano un importante<br />

presi<strong>di</strong>o nel trattamento <strong>della</strong> depressione in me<strong>di</strong>cina<br />

generale e la loro <strong>di</strong>sponibilità dovrebbe essere aumentata.<br />

342. Trattamento psicomotorio<br />

su un gruppo <strong>di</strong> pazienti psichiatrici adulti<br />

D. Buccomino, F. Trotta, L. Bruno, S. Cuzzocrea,<br />

G. Drago, R. Drago<br />

CSM Roggiano Gravina A.S. n. 2 Castrovillari<br />

La psicomotricità cerca <strong>di</strong> ridare al soggetto un’identità fisica<br />

e mentale, attraverso la terapia relazionale, con sé stessi,<br />

con il mondo e con gli altri, per giungere all’accettazione<br />

dei propri vissuti e al superamento dei vissuti sociali,che<br />

hanno un impatto <strong>di</strong> grande influenza sull’evoluzione globale<br />

del paziente, rimandandogli una negatività, che è sinonimo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versità ed emarginazione.<br />

Abbiamo condotto uno stu<strong>di</strong>o osservazionale, con l’aiuto <strong>di</strong><br />

uno psicomotricista, <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> sei mesi, su un gruppo<br />

<strong>di</strong> 10 pz. schizofrenici stabilizzati farmacologicamente.<br />

Lo scopo dello stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> evidenziare che certi approcci<br />

corporei e motori possono migliorare e recuperare aspetti<br />

cognitivi e relazionali;<br />

I livelli <strong>di</strong> intervento sono stati: cognitivo, emotivo, organico,<br />

relazionale.<br />

I presupposti psicomotori: scoperta dell’Io, relazione tra l’Io<br />

ed il mondo delle cose, relazione tra l’Io e l’altro, relazione<br />

tra l’Io e gli altri.<br />

I pazienti sono stati sottoposti ai seguenti test psicometrici:<br />

DAI-30, SAI; MOAS e CGI.<br />

Gli ambienti utilizzati sono stati quelli del CSM in particolare<br />

una stanza a<strong>di</strong>bita a palestra.<br />

I risultati <strong>di</strong> detto stu<strong>di</strong>o evidenziano come il soggetto arriva<br />

a recuperare, trovare e riconoscere un’armonia nuova <strong>di</strong><br />

tutta la propria <strong>di</strong>mensione affettiva,cognitiva e motoria<br />

nonché il piacere del fare e del riuscire,al <strong>di</strong> là dello schema<br />

esecutivo corretto.<br />

Il tutto si traduce in un significativo miglioramento globale<br />

del quadro psicopatologico e <strong>della</strong> qualità <strong>di</strong> vita del soggetto.<br />

343. Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> correlazione tra depressione,<br />

somatizzazione ed alessitimia in un<br />

campione <strong>di</strong> pazienti afferiti presso la<br />

Clinica Psichiatrica del Policlinico <strong>di</strong> Catania<br />

C. Calandra, C. Amato, S. Giurdanella, G. Lo Turco<br />

Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico <strong>di</strong> Catania,<br />

U.O. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Introduzione: il corpo si fa portavoce delle nostre ansie,<br />

delle nostre delusioni, dei nostri problemi attraverso la manifestazione<br />

<strong>di</strong> sintomi-messaggio che racchiudono spesso<br />

un <strong>di</strong>sagio psicologico, una depressione mascherata. Il paziente<br />

infatti nega perché non consapevole <strong>della</strong> propria<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, <strong>di</strong> depressione e non presenta sintomi<br />

affettivi ma uno o più sintomi somatici come stanchezza, cefalea,<br />

<strong>di</strong>sturbi gastrointestinali o altri sintomi. Per tali motivi<br />

si parla <strong>di</strong> somatizzazione dell’esperienza depressiva, un<br />

fenomeno oggi sempre più <strong>di</strong>ffuso e che richiede una particolare<br />

attenzione in quanto una corretta <strong>di</strong>agnosi consente<br />

un adeguato approccio terapeutico.<br />

Obiettivi: lo scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare<br />

l’esistenza <strong>di</strong> una correlazione tra depressione, sinto-<br />

376


mi somatici ed alessitimia in un campione <strong>di</strong> pazienti afferiti<br />

presso la nostra U.O.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: i dati sono stati ottenuti me<strong>di</strong>ante la<br />

somministrazione <strong>di</strong> scale <strong>di</strong> valutazione dei sintomi depressivi<br />

(HAM-D), dei sintomi somatici (SCL-90) e dell’alessitimia<br />

(TAS-20).<br />

Conclusioni: i risultati suggeriscono la presenza <strong>di</strong> una correlazione<br />

positiva tra depressione, sintomi somatici ed alessitimia.<br />

I punteggi più alti per l’alessitimia e le somatizzazioni<br />

sono stati presentati da pazienti affetti da una depressione<br />

mascherata rispetto a quelli con una depressione già<br />

<strong>di</strong>agnosticata. Visti i risultati sarebbe opportuno allargare il<br />

campione per una maggiore atten<strong>di</strong>bilità statistica.<br />

344. Il Training Autogeno come metodologia<br />

formativa nelle professioni sanitarie: una<br />

esperienza ADE (attività <strong>di</strong>dattica elettiva)<br />

C. Calandra, F. Inga, A. Zuccaro, D. Cristina<br />

Azienda Ospedaliera Universitaria, Policlinico, Catania<br />

Durante lo svolgimento del corso ADE è stata presentata una<br />

rassegna delle tecniche <strong>di</strong> rilassamento e <strong>della</strong> loro applicazione<br />

in psichiatria con particolare riferimento al Training<br />

Autogeno. Il car<strong>di</strong>ne su cui ruota il Training Autogeno è la<br />

calma, stato che si raggiunge progressivamente e gradualmente.<br />

Tale tecnica è stata approfon<strong>di</strong>ta tramite lo svolgimento<br />

interattivo <strong>di</strong> sei sedute durante le quali sono stati eseguiti<br />

gli esercizi <strong>della</strong> pesantezza, del calore, del cuore, del respiro,<br />

del plesso solare,<strong>della</strong> fronte. Alla fine del corso è stato<br />

somministrato un questionario allo scopo <strong>di</strong> valutare le precedenti<br />

conoscenze dei 120 partecipanti sulle tecniche <strong>di</strong> rilassamento,<br />

l’interesse suscitato dall’argomento in questione,<br />

l’applicabilità <strong>di</strong> tali tecniche, l’impatto emotivo dell’esperienza<br />

nel contesto <strong>di</strong> un gruppo numeroso, la valutazione dei<br />

temi proposti in base alle singole aspettative. Da un’attenta<br />

<strong>di</strong>samina dei quesiti proposti, è stato rilevato che, nonostante<br />

le iniziali aspettative dei partecipanti circa lo svolgimento<br />

delle sedute che immaginavano realizzate singolarmente ed<br />

in ambiente intimo, l’esperienza <strong>di</strong> gruppo ha comunque destato<br />

notevole interesse. L’evento è stato, pertanto, giu<strong>di</strong>cato<br />

dall’u<strong>di</strong>torio come interessante e sicuramente riproponibile.<br />

Bibliografia<br />

1 Bion<strong>di</strong> M. Terapie <strong>di</strong> rilassamento. Enciclope<strong>di</strong>a me<strong>di</strong>ca italiana,<br />

aggiornamenti II, tomo III, USES Firenze 2000.<br />

2 Bion<strong>di</strong> M, Mantua V. Il rilassamento attivo in <strong>Psichiatria</strong> ed in<br />

Me<strong>di</strong>cina psicosomatica. In Me<strong>di</strong>cina psicosomatica, SEU, Roma<br />

2001<br />

3 Beraldo S. Training Autogeno. www.pol.it 2004<br />

4 Tosi D. Training autogeno. Ed. Brancato 2001.<br />

345. Complicanze gastroenterologiche<br />

nei DCA<br />

C. Calandra, B.Z. Mellacqua<br />

U.O. <strong>di</strong> Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Catania<br />

Le manifestazioni gastroenterologiche dell’AN documentate<br />

in <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> clinici riguardano fondamentalmente: al-<br />

377<br />

POSTER<br />

terazioni nasofaringee/alterazioni transito esofageo/<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni<br />

funzionali gastrointestinali/alterazioni senso fame-sazietà/<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni<br />

del transito alimentare piccolo intestino/motilità<br />

colica alterata.<br />

Le complicanze gastroenteriche riscontrate nella BN sono:<br />

esofagite/<strong>di</strong>spepsia/GERD/rottura esofagea/melanosi del<br />

colon/colon catartico/steatorrea/gastroenteropatia protido<strong>di</strong>sperdente/sanguinamento<br />

gastrointestinale.<br />

Ci siamo proposti <strong>di</strong> valutare la frequenza anamnestica <strong>di</strong><br />

ciascuno <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>sturbi gastrointestinali in pazienti <strong>di</strong><br />

sesso femminile con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> AN e BN che afferiscono al<br />

servizio <strong>di</strong> Day Hospital per i DCA presso la clinica psichiatrica.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o è tuttora in corso anche se risultati preliminari<br />

in<strong>di</strong>cano che c’è tra le complicanze una netta prevalenza<br />

dei <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni funzionali del tratto GE sia nelle anoressiche<br />

che nelle bulimiche.<br />

Scopo del nostro lavoro è isolare elementi clinico-biologici<br />

(manifestazioni cliniche d’organo o apparato; alterazioni<br />

esami <strong>di</strong> laboratorio) che possano essere considerati in<strong>di</strong>ci<br />

prognostici atten<strong>di</strong>bili e in grado <strong>di</strong> richiamare al contempo<br />

l’attenzione concreta delle pazienti, fondamentale per una<br />

efficace alleanza terapeutica.<br />

Delle <strong>di</strong>verse complicanze me<strong>di</strong>co-chirurgiche riteniamo infatti<br />

che quelle gastroenterologiche consentono uno stu<strong>di</strong>o<br />

più imme<strong>di</strong>ato non fosse altro perché esse incidono in ogni<br />

caso sull’assetto nutrizionale dell’in<strong>di</strong>viduo e quin<strong>di</strong> sul suo<br />

peso, sulla <strong>di</strong>mensione corporea, sull’immagine <strong>di</strong> sé, sull’autostima<br />

personale cioè su tutti i fattori psicopatologici<br />

car<strong>di</strong>ne nei quali i DCA trovano origine e mutuo mantenimento.<br />

Bibliografia<br />

Heather JC, et al. Anorexia nervosa: manifestation and menagement<br />

for the gastroenterologist. Am J Gastroenterol<br />

2001;96(Suppl 1):208 e ss.<br />

Benini L, Todesco T, Grave R, et al. Gastric, colonic and esophageal<br />

motility in anorexia. Relationship with symptoms, psychiopathological<br />

<strong>di</strong>stress and results of treatment. Gastroenterology<br />

2001;120(Suppl 1):A-285.<br />

Lasater LM, Mehler P. Me<strong>di</strong>cal complications of bulimia nervosa.<br />

Eating Behaviours 2001;2:279-292.<br />

Walsh et al. A <strong>di</strong>sturbance of gastric function in bulimia nervosa.<br />

Biol Psychiatry 2003;54:929-933.<br />

346. La ciclotimia: oscillazione tra libertà<br />

dell’essere e la costrizione del partecipare<br />

C. Calandra, E. Pistorio, F. Inga<br />

Azienda Ospedaliera Universitaria, Policlinico, Catania<br />

Introduzione: la ciclotimia (E. Hecker 1877) è secondo il<br />

DSM IV-TR un <strong>di</strong>sturbo affettivo bipolare, <strong>di</strong> occasionale<br />

riscontro in clinica. Rappresenta un rischio anche nelle forme<br />

larvate, basti pensare all’euforia che passa alla esaltazione<br />

in certi giovani al volante.<br />

Metodologia: 18 soggetti, reclutati nel nostro Day Hospital<br />

e in ambulatori <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale, nel contesto <strong>di</strong> consulenze,<br />

sono stati sottoposti alla somministrazione <strong>di</strong> un questionario<br />

per la ciclotimia e <strong>di</strong> un questionario socio-ambientale.<br />

Risultati: sono emersi aspetti significativi in ambito psicosociale<br />

(adattamento scolastico e lavorativo, atteggiamento


dei familiari, cultura, tempo libero, stabilità geografica, qualità<br />

delle relazioni).<br />

Conclusione: sarebbe opportuno sensibilizzare gli operatori<br />

territoriali al fine <strong>di</strong> poter in<strong>di</strong>viduare già in età evolutiva,<br />

specialmente adolescenziale, soggetti con ciclotimia, che<br />

pare rappresentino il 5,3% <strong>della</strong> popolazione e in<strong>di</strong>rizzarli<br />

ad una forma <strong>di</strong> consapevolezza con l’utilizzazione <strong>di</strong> presi<strong>di</strong><br />

terapeutici nell’interesse dello stesso e <strong>della</strong> collettività.<br />

Ciò però trova ostacoli, in quanto l’indagine e la terapia<br />

spesso sono intesi dall’in<strong>di</strong>viduo come limitazione <strong>della</strong> libertà.<br />

Bibliografia<br />

1 Akiskal HS. Dysthymia and cyclothymia in pratica psychiatric<br />

practice a century after Kraepelin. J Affect Disord 2001;62:17-<br />

31.<br />

2 Deltito J. The effect of valproate on bipolar spectrum temperamental<br />

<strong>di</strong>sorder. J Clin Psychiatry 1993;54:300-304.<br />

347. Il cinema come strumento <strong>di</strong>dattico<br />

nel processo <strong>di</strong> destigmatizzazione<br />

POSTER<br />

C. Callegari, M. Diurni, A. Grecchi, R. Passaro, E. Bolla,<br />

S. Caperna, F. Salvaggio, S. Beraldo, P. Bortolaso,<br />

G. Croci<br />

Università dell’Insubria, Varese<br />

Scopo: la letteratura corrente ha inteso lo stigma nella presentazione<br />

cinematografica soprattutto come raffigurazioni<br />

stereotipe <strong>della</strong> malattia mentale, degli psichiatri, delle <strong>di</strong>pendenze<br />

da alcool e da altre droghe, dei trattamenti terapeutici<br />

spesso <strong>di</strong>pinti in una luce molto negativa. L’intenzione<br />

<strong>di</strong> questo lavoro è quella <strong>di</strong> mettere in evidenza immagini<br />

cinematografiche dello stigma inteso come un concetto<br />

più ampio e relativo a molti ambiti: <strong>di</strong>fferenze etniche,<br />

povertà e <strong>di</strong>suguaglianza sociale, malattie contagiose, <strong>di</strong>sabilità,<br />

omosessualità, malattia mentale e <strong>di</strong> trasformarle in<br />

uno strumento <strong>di</strong>dattico utile ai fini <strong>di</strong> un possibile processo<br />

<strong>di</strong> destigmatizzazione.<br />

Metodologia: la Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong><br />

dell’Università dell’Insubria ha organizzato da alcuni anni<br />

un gruppo <strong>di</strong> lavoro in cui si scelgono, per la visione, film<br />

<strong>di</strong> argomenti vicini a temi psichiatrici, ma non solo questi,<br />

con successivo commento e <strong>di</strong>scussione. In maniera più selettiva<br />

segue un lavoro <strong>di</strong> estrapolazione <strong>di</strong> immagini e sequenze<br />

cinematografiche, articolate successivamente in collage<br />

su pellicola, sui temi <strong>della</strong> Semiotica psichiatrica <strong>della</strong><br />

<strong>Psicopatologia</strong>, <strong>della</strong> storia <strong>della</strong> <strong>Psichiatria</strong> e delle relazioni<br />

terapeutiche interpersonali e <strong>di</strong> quant’altro possa rivelarsi<br />

materiale <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione nell’ambito <strong>della</strong> <strong>di</strong>suguaglianza.<br />

Risultati: la riflessione più significativa che è scaturita nel<br />

percorso seguito è quella che, occupandosi <strong>di</strong> immagini offerte<br />

ad occhi sempre <strong>di</strong>fferenti, quanto trattenuto <strong>di</strong>penda<br />

molto da chi osserva che possa altresì esprimere e con<strong>di</strong>videre<br />

con altri proposizioni personali sempre nuove.<br />

Discussione: il cinema è uno strumento qualitativamente<br />

elegante e ricco <strong>di</strong> suggestioni anche nelle scene <strong>della</strong> crudezza<br />

più realistica che si possono rappresentare. L’utilizzo<br />

del cinema ai fini <strong>di</strong>dattici è opportuno e altresì fruttuoso a<br />

patto che si tenga conto <strong>della</strong> necessità <strong>di</strong> una visione guidata<br />

e seguita da momenti <strong>di</strong> riflessione e confronto, a par-<br />

tire anche dalla possibilità che chi osserva trovi nelle immagini<br />

presentate intenzioni personali <strong>di</strong>fferenti da quelle <strong>di</strong><br />

chi le ha scelte per proporle.<br />

Conclusioni: questo lavoro suggerisce che tracciare percorsi<br />

<strong>della</strong> stigmatizzazione nel cinema ed estrapolarne sequenze<br />

dalle pellicole risulti essere un mezzo utile ai fini <strong>di</strong>dattici<br />

e che l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> alcuni concetti possa essere<br />

facilitato da una presentazione preliminare del segmento<br />

cinematografico considerato e dalla successiva <strong>di</strong>scussione.<br />

Bibliografia<br />

Merenghetti P. Il Merenghetti Dizionario dei film 2004. Milano:<br />

Bal<strong>di</strong>ni Castal<strong>di</strong> Dalai e<strong>di</strong>tore 2004.<br />

Pancheri P, Brugnoli R, Tarsitani L. Insegnare con il cinema: un caso<br />

clinico <strong>di</strong>fficile. Int J Psychopathol 2002;8:15.<br />

Roth Edney D. Mass Me<strong>di</strong>a and Mental Illness: A Literature Review.<br />

Can Mental Health Ass Ontario 2004.<br />

Schneider KG. Stereotypes of mental illness as portrayed trough<br />

Hollywood movies. Duke University: Mass me<strong>di</strong>a and Mental Illness<br />

course description 2003, http://www.duke.edu/~/klw/<br />

348. Il contributo <strong>della</strong> risonanza magnetica<br />

per la comprensione <strong>della</strong> patofisiologia<br />

del <strong>di</strong>sturbo bipolare: stato dell’arte<br />

e prospettive future<br />

D. Campanella, D. De Berar<strong>di</strong>s, R. La Rovere, F. Gambi,<br />

G. Sepede, A. Salone, E. Mancini 1 , A. Valchera 2 ,<br />

G.F. Canfora 3 , E. Santilli 3 , L. Core 3 , B. Macinati 3 ,<br />

N. Serroni 4 , D. Piersanti 4 , B. Di Giuseppe 4 , G. Salini,<br />

C. Cotellessa, R.M. Salerno, L. La Rovere 5 , F.S. Moschetta<br />

6 , F.M. Ferro<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Oncologia e Neuroscienze, Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Università “G. D’Annunzio”, Chieti; 1 Cattedra <strong>di</strong><br />

<strong>Psicopatologia</strong> dello Sviluppo, Università <strong>di</strong> Urbino;<br />

2 ASUR Marche 8, Civitanova Marche; 3 Centro Salute Mentale,<br />

Teramo; 4 Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e Cura, Teramo;<br />

5 Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, Lanciano; 6 Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Salute Mentale, Teramo<br />

Sebbene la patofisiologia del Disturbo Bipolare (DB) sia ancora<br />

sconosciuta, le recenti tecniche <strong>di</strong> Neuroimaging, tra<br />

cui la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI), hanno messo<br />

in evidenza alterazioni neurochimiche, neuroanatomiche<br />

e funzionali del cervello <strong>di</strong> questi pazienti, che hanno consentito<br />

<strong>di</strong> formulare delle ipotesi neurofisiologiche.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: è stata condotta una ricerca sui seguenti<br />

database: PubMed, Psychinfo, Embase. Gli articoli<br />

sono stati selezionati per rilevanza clinica e la ricerca è stata<br />

condotta per quanto concerne gli ultimi tre anni (2002-<br />

2005).<br />

Risultati: sono stati identificati circa 20 lavori <strong>di</strong> notevole<br />

rilevanza clinica. Sebbene la presenza <strong>di</strong> alterazioni non<br />

specifiche e generalizzate quali lo slargamento dei ventricoli<br />

laterali sia stata rilevata in molti stu<strong>di</strong> e confermata da alcune<br />

meta-analisi, alcuni interessanti trial hanno focalizzato<br />

l’attenzione su alcune aree cerebrali probabilmente coinvolte<br />

nella regolazione dell’umore e delle emozioni, come la<br />

corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPC), la corteccia cingolata<br />

anteriore e le strutture temporali me<strong>di</strong>ali. È stato inoltre<br />

riportato da <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> un’aumento <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione<br />

378


dell’amigdala nei pazienti con DB rispetto a controlli sani.<br />

Gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> fMRI sembrano inoltre mettere in evidenza <strong>di</strong>minuzioni<br />

nell’attivazione <strong>della</strong> DLPC e aumento dell’attivazione<br />

dell’amigdala durante l’esecuzione <strong>di</strong> task <strong>di</strong> attivazione<br />

emozionale. Inoltre, l’esecuzione <strong>di</strong> test per le funzioni<br />

esecutive ha premesso <strong>di</strong> mettere in evidenza una iperreattività<br />

delle aree prefronto-limbiche.<br />

Conclusioni: gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> MRI hanno permesso <strong>di</strong> fare notevoli<br />

progressi nella comprensione dei meccanismi patofisiologici<br />

sottesi al DB anche se ulteriori stu<strong>di</strong> sono necessari.<br />

Interessante potrebbe essere la valutazione <strong>della</strong> Working<br />

Memory in questi pazienti. Un ulteriore affascinante campo<br />

<strong>di</strong> indagine futura potrebbe riguardare la valutazione con<br />

tecniche fMRI dei parenti <strong>di</strong> pazienti affetti da DB.<br />

349. L’obesità come possibile Disturbo<br />

<strong>della</strong> Condotta alimentare<br />

G. Capano, I. Soreca, C. Ciuoli * , E. Cigna, A. Di Muro,<br />

A. Goracci, F. Pacini * , P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, * Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Endocrinologia, Università <strong>di</strong> Siena<br />

Introduzione: l’obesità non è ufficialmente considerato un<br />

Disturbo <strong>della</strong> condotta alimentare, ma con<strong>di</strong>vide con essi<br />

molti elementi <strong>di</strong> comunanza psicopatologica.<br />

Scopo: abbiamo cercato, attraverso la valutazione delle <strong>di</strong>mensioni<br />

psicopatologiche patognomoniche dei DCA <strong>di</strong><br />

comprendere se e quale posto l’obesità possa avere nell’ambito<br />

dei DCA.<br />

Metodologia: il campione clinico, reclutato tra i pazienti afferenti<br />

all’ambulatorio multi<strong>di</strong>sciplinare per l’obesità e i <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>della</strong> condotta alimentare dell’Università <strong>di</strong> Siena, e<br />

quello <strong>di</strong> controllo, vengono valutati tramite il Body mass<br />

index e l’Eating Disorder Inventory 2, corredato da un profilo<br />

<strong>di</strong> confronto <strong>di</strong> pazienti con DCA (pazienti anoressiche<br />

e bulimiche).<br />

Risultati e conclusioni: importanti analogie e correlazioni tra<br />

i gruppi sono risultate tra: il gruppo degli obesi e i controlli rispetto<br />

ai gruppi normativi <strong>di</strong> riferimento dei pazienti con<br />

DCA circa l’insod<strong>di</strong>sfazione corporea (maggiore nel secondo<br />

gruppo); l’impulso alla magrezza, che vede il gruppo dei controlli<br />

interme<strong>di</strong>o tra i punteggi più bassi, riportati tra i gruppi<br />

degli obesi e quello dei pazienti con DCA, che hanno riportato<br />

punteggi più alti, variegati nei sottotipi delle anoressiche<br />

restricter, <strong>di</strong> quelle con condotte <strong>di</strong> eliminazione, e le bulimiche.<br />

Differenze tra i due gruppi clinici sono risultati circa la<br />

mancanza <strong>di</strong> insight per la forma del proprio corpo e le <strong>di</strong>mensioni<br />

corporee, un basso impulso alla magrezza, contropolare<br />

a quello che si osserva nel gruppo <strong>di</strong> riferimento dei<br />

soggetti con DCA e da una bassa consapevolezza enterocettiva<br />

identica a quelle delle anoressiche restricter. Questi risultati<br />

suggeriscono la possibilità <strong>di</strong> considerare l’esistenza <strong>di</strong> un<br />

sottotipo <strong>di</strong> obesità contropolare all’anoressia.<br />

Bibliografia<br />

Bruch H. Eating Disorders. Obesity, Anorexia nervosa and the person<br />

within. New York: Basic books 1973.<br />

Wadden TA, Stunkard AJ. Psychopathology and obesity. Ann NY<br />

Acad Sci 1985;499:55-65.<br />

379<br />

POSTER<br />

350. L’attività mentale influisce sullo stato<br />

cognitivo dell’anziano<br />

S. Caprini * , A.R. Atti * , M. Morri * , M. Ukaj * , B. Ferrari * ,<br />

E. Dalmonte ** , D. De Ronchi *<br />

* ** Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Bologna; Unità <strong>di</strong><br />

Geriatria, ASL <strong>di</strong> Ravenna<br />

Introduzione/scopo: valutare se il grado <strong>di</strong> attività mentale<br />

(AM) in età adulta e avanzata può influire sullo stato cognitivo<br />

dell’anziano.<br />

Metodologia: sud<strong>di</strong>videndo la popolazione anziana <strong>di</strong><br />

Faenza 1 in tre classi in base al tipo <strong>di</strong> occupazione svolta e<br />

agli anni intercorsi tra il momento dell’intervista e quello<br />

del pensionamento (quali in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> AM), si confronta il<br />

punteggio riportato al Mini Mental State Examination (MM-<br />

SE) da ciascuna classe. Me<strong>di</strong>ante regressione logistica si<br />

calcolano Odds Ratio (OR) e 95% Intervallo <strong>di</strong> Confidenza<br />

(IC) per demenza (DSMIII-R) in relazione a AM, aggiustato<br />

per sesso ed età.<br />

Risultati: i punteggi me<strong>di</strong> all’MMSE nelle 3 classi <strong>di</strong> AM<br />

variano in relazione allo stato cognitivo mostrando un andamento<br />

interessante nella popolazione totale e nei non dementi;<br />

inoltre avere un AM più elevato si associa ad un OR<br />

per demenza inferiore:<br />

AM MMSE<br />

Tutti (7902)<br />

Me<strong>di</strong>a (DS) MMSE<br />

Dementi (513)<br />

non dementi (7389)<br />

Me<strong>di</strong>a (DS) MMSE<br />

Me<strong>di</strong>a (DS)<br />

OR (95% IC)<br />

Demenza<br />

basso 26,45 (5,26) 13,07 (13,11)<br />

28,20 (1,96) 1<br />

me<strong>di</strong>o 28,34 (3,18) 13,1 (7,10)<br />

28,87 (1,32) 0,34 (0,28-0,40)<br />

elevato 29,15 (2,65) 12,30 (9,09)<br />

29,47 (0,81) 0,29 (0,20-0,41)<br />

Discussione: AM potrebbe influire sulla capacità del cervello<br />

<strong>di</strong> creare nuove connessioni sinaptiche e sulla sua plasticità<br />

che non viene meno in età avanzata, permettendo<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> compensare agli attacchi del tempo.<br />

Conclusione: AM elevato esercita un ruolo protettivo nei<br />

confronti del deterioramento cognitivo e <strong>della</strong> demenza.<br />

Bibliografia<br />

1 De Ronchi D, et al. Dement Geriatr Cogn Disord 2005.


351. Screening per i <strong>di</strong>sturbi bipolari:<br />

risultati clinici ed implicazioni terapeutiche<br />

S. Caruso, L. Grimal<strong>di</strong> Di Terresena<br />

Università <strong>di</strong> Catania<br />

Il Disturbo Bipolare è una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>ffusa e complessa<br />

associata ad alti livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità ed alti costi <strong>di</strong> cure sanitarie.<br />

Lo spettro <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>sturbo, che include: il Disturbo Bipolare<br />

I, II ed i Disor<strong>di</strong>ni Bipolari NAS, spesso non viene riconosciuto,<br />

<strong>di</strong>agnosticato e trattato.<br />

Gli strumenti da noi utilizzati al fine <strong>di</strong> valutare lo spettro<br />

bipolare sono stati il Mood Disorder Questionare (MOD) e<br />

l’Index Mania. Importante è infatti la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale<br />

tra la fase depressiva <strong>di</strong> un Disturbo bipolare, la Depressione<br />

Maggiore e la Distimia, in quanto tali patologie <strong>di</strong>fferiscono<br />

tra loro nel decorso clinico e nel trattamento.<br />

Lo screening per il Disturbo Bipolare per tali pazienti può<br />

essere utile per riconoscere, identificare e trattare adeguatamente<br />

tale <strong>di</strong>sturbo.<br />

Il nostro lavoro condotto su alcune decine <strong>di</strong> pazienti seguiti<br />

in ambulatorio o presso il servizio <strong>di</strong> Day Hospital o ricoverati<br />

presso la nostra unità operativa in regime <strong>di</strong> ricovero<br />

or<strong>di</strong>nario, descrive le strategie più adeguate per la gestione<br />

clinica del Disturbo Bipolare. Lo stu<strong>di</strong>o valuta la sensitività<br />

e la specificità dei test <strong>di</strong> screening, usando una intervista<br />

<strong>di</strong>agnostica come standard per la <strong>di</strong>agnosi nei pazienti psichiatrici.<br />

I risultati ottenuti con il MOD e l’Index Mania sono<br />

abbastanza buoni e comparabili a quelli ottenuti da altri<br />

strumenti utilizzati per la valutazione <strong>di</strong> altri <strong>di</strong>sturbi psichiatrici.<br />

Bibliografia<br />

Lopez AD, Murray CC. The global burden of <strong>di</strong>sease, 1990-2020.<br />

Nat Med 1998;4:1241-3.<br />

De Zelicourt M, et al. Frequency of Hospitalisations and impatient<br />

care costs of manic episodes: in patients With bipolar I <strong>di</strong>sordewr<br />

in France. Pharmacoeconomics 2003;21:1081-90.<br />

352. Il perfezionismo nei <strong>di</strong>sturbi<br />

del comportamento alimentare<br />

POSTER<br />

A. Casolari, B. Negri, F. Mapelli, F. Grazioli, S. Borroni,<br />

A. Bosaia, S. Erzegovesi, A. Fossati, L. Bello<strong>di</strong><br />

Istituto Scientifico San Raffaele, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze<br />

Neuropsichiche, Università Vita-Salute San Raffaele, Facoltà<br />

<strong>di</strong> Psicologia, Milano<br />

Alti livelli <strong>di</strong> perfezionismo sono stati <strong>di</strong>mostrati nei <strong>di</strong>sturbi<br />

del comportamento alimentare (DCA) sia da ricerche caso-controllo<br />

sia da stu<strong>di</strong> prospettici che hanno evidenziato la<br />

persistenza <strong>di</strong> questo tratto in seguito alla normalizzazione<br />

del peso corporeo. I meccanismi attraverso cui il perfezionismo<br />

aumenta il rischio <strong>di</strong> sviluppare i DCA non sono noti,<br />

ma sembrano essere importanti i legami che esso assume<br />

con l’autostima, l’immagine corporea, la restrizione alimentare<br />

e la sintomatologia ossessiva.<br />

Secondo Hewitt et al., nelle persone che soffrono <strong>di</strong> DCA<br />

sono importanti le componenti sociali del perfezionismo intese<br />

come un forte desiderio <strong>di</strong> conformarsi ad un modello<br />

o ad un ideale <strong>di</strong> perfezione che è percepito dalle richieste<br />

degli altri.<br />

Al fine <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re questi aspetti è stata utilizzata la<br />

Perfectionistic Self-Presentation Scale per indagare eventuali<br />

<strong>di</strong>fferenze nella componente del perfezionismo <strong>di</strong> auto-presentazione<br />

tra i sottotipi <strong>di</strong>agnostici dei DCA e le relazioni<br />

reciproche tra il perfezionismo e altre caratteristiche<br />

personologiche e psicopatologiche dei <strong>di</strong>fferenti sottotipi.<br />

Dati preliminari evidenziano un’omogeneità <strong>di</strong> base del perfezionismo<br />

<strong>di</strong> auto-presentazione nei vari gruppi <strong>di</strong>agnostici,<br />

avvalorando l’ipotesi <strong>di</strong> un continuum anoressico-bulimico.<br />

Inoltre il perfezionismo nei DCA sembrerebbe avere<br />

caratteristiche similari al narcisismo “covert”.<br />

Bibliografia<br />

Hewitt PL, Flett GL, E<strong>di</strong>ger E. Perfectionistic self-presentation in<br />

eating <strong>di</strong>sorder. Attitudes, characteristics and symptoms. Int J<br />

Eat Disorder 1995;18:317-26.<br />

Hen<strong>di</strong>n HM, Cheek JM. Assessing hypersensitive narcissism: a<br />

reexamination of Murray’s Narcism Scale. Journal of Research<br />

in Personality 1997;31:588-99.<br />

353. Effetti neuropsichiatrici a breve<br />

e a lungo termine delle sostanze dopanti<br />

A. Castagna * , D. Nonnato **<br />

* ** <strong>Psichiatria</strong>, ULSS Dolo (VE); <strong>Psichiatria</strong>, ULSS Bassano<br />

del Grappa (VI)<br />

Le sostanze, il cui impiego è considerato “doping” sono attualmente<br />

ripartite secondo la classificazione approvata con<br />

decreto ministeriale dal Ministero <strong>della</strong> Salute (15 ottobre<br />

2002) e sottoposta a perio<strong>di</strong>che revisioni.<br />

La lista attuale comprende le seguenti categorie: stimolanti,<br />

narcotici, agenti anabolizzanti, <strong>di</strong>uretici ed agenti mascheranti,<br />

ormoni e sostanze attive sul sistema ormonale, agenti<br />

con attività antiestrogenica, anestetici locali, alcool, derivati<br />

<strong>della</strong> cannabis sativa e in<strong>di</strong>ca, corticosteroi<strong>di</strong> e betabloccanti.<br />

L’uso <strong>di</strong> tali sostanze negli atleti ha lo scopo <strong>di</strong> migliorare le<br />

prestazioni degli stessi me<strong>di</strong>ante la riduzione <strong>della</strong> fatica, la<br />

<strong>di</strong>minuita percezione del dolore muscolare durante l’esercizio<br />

fisico protratto, l’aumento <strong>della</strong> massa muscolare e la riduzione<br />

<strong>di</strong> quella a<strong>di</strong>posa.<br />

Gli effetti a breve termine <strong>di</strong> tali sostanze si traducono in<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni prestazionali gra<strong>di</strong>te agli atleti in quanto permettono<br />

il raggiungimento <strong>di</strong> risultati più sod<strong>di</strong>sfacenti.<br />

Pur tuttavia il loro uso è vietato se non giustificato da con<strong>di</strong>zioni<br />

patologiche documentate e certificate dal me<strong>di</strong>co.<br />

La maggior parte <strong>di</strong> queste sostanze presenta un elevato potenziale<br />

d’abuso con conseguente <strong>di</strong>pendenza fisica e psichica.<br />

L’uso protratto e in<strong>di</strong>scriminato porta inevitabilmente a una<br />

serie <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni che si ripercuotono negativamente sul<br />

funzionamento psichico e fisico degli atleti.<br />

In questo lavoro vengono passate in rassegna le <strong>di</strong>verse<br />

classi farmacologiche con particolare attenzione non tanto a<br />

quelle la cui azione è notoriamente <strong>di</strong>retta sul sistema nervoso<br />

centrale (come ad esempio gli oppio<strong>di</strong> e gli stimolanti)<br />

ma su quelle il cui meccanismo d’azione è me<strong>di</strong>ato dal sistema<br />

endocrino.<br />

380


Questi ultimi farmaci, a lungo termine, producono effetti<br />

neuropsichiatrici <strong>di</strong> particolare rilevanza: quadri depressivi<br />

secondari all’uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>uretici e betabloccanti, aumento dell’aggressività<br />

e mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>della</strong> personalità da sostanze<br />

ormonali.<br />

Bibliografia<br />

Decreto del Ministero <strong>della</strong> Salute, 15 ottobre 2002. Approvazione<br />

<strong>della</strong> lista <strong>di</strong> farmaci, sostanze biologicamente o farmacologicamente<br />

attive e delle pratiche me<strong>di</strong>che, il cui impiego è<br />

considerato doping, ai sensi <strong>della</strong> legge 14 <strong>di</strong>cembre 2000, n.<br />

376.<br />

Schwenk TL, Costley CC. When food becomes a drug: nonanabolic<br />

nutritional supplement use in athletes. Am J Sport Me<strong>di</strong>cine<br />

2002.<br />

354. Considerazioni psicologiche<br />

e farmacologiche sull’utilizzo <strong>di</strong> nicotina<br />

nella patologia psichiatrica<br />

S. Charitos, O. Fusi, M. Giansante, R. Paleari, G. Spagnolo,<br />

G. Tacchini, A.C. Altamura<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Milano, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Scienze Cliniche, Ospedale “Luigi Sacco”, Milano<br />

Secondo recenti stu<strong>di</strong> epidemiologici emerge che in un solo<br />

anno la percentuale <strong>di</strong> maschi fumatori è scesa dal 33,2 al<br />

30% e che almeno il 18% dei maschi italiani sono ex-fumatori;<br />

ulteriori stu<strong>di</strong> evidenziano che la <strong>di</strong>pendenza da nicotina<br />

risulta in <strong>di</strong>minuzione dal 1979 nella popolazione generale.<br />

Nel nostro stu<strong>di</strong>o valuteremo se tale andamento sia sovrapponibile<br />

a quello <strong>della</strong> popolazione psichiatrica, in particolare<br />

nei pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi psicotici e in quelli affetti<br />

da <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> sfera affettiva.<br />

Persone che soffrono <strong>di</strong> depressione e <strong>di</strong> ansia sono maggiormente<br />

soggette a fumare <strong>di</strong> più: numerosi sono i dati attestanti<br />

che, su quattro soggetti affetti da <strong>di</strong>sturbo psichiatrico<br />

(depressione o ansia), in uno è presente una maggiore<br />

propensione all’aumento negli anni <strong>della</strong> quota <strong>di</strong> sigarette<br />

fumate. Stesso andamento sembra essere presente nei pazienti<br />

affetti da schizofrenia.<br />

Attualmente circa l’83% dei pazienti affetti da schizofrenia<br />

e il 65% <strong>di</strong> quelli affetti da <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> sfera affettiva presentano<br />

anche una <strong>di</strong>pendenza da nicotina.<br />

Questi dati sono stati interpretati da alcuni Autori come una<br />

tentativo <strong>di</strong> autome<strong>di</strong>cazione: dei sintomi negativi per i pazienti<br />

psicotici, nonché <strong>della</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> anedonia secondaria<br />

all’uso cronico <strong>di</strong> neurolettici, al fine <strong>di</strong> migliore il<br />

quadro psicopatologico nei pazienti depressi attraverso gli<br />

effetti psicoattivanti <strong>della</strong> nicotina stessa.<br />

Bibliografia<br />

1 de Leon J, Diaz FJ, Rogers T, Browne D, Dinsmore L. Initiation<br />

of daily smoking and nicotine dependence in schizophrenia and<br />

mood <strong>di</strong>sorders. Schizophr Res 2002;56:47-54.<br />

2 DOXA, Istituto per le ricerche statistiche e l’analisi dell’opinione<br />

pubblica. Il Fumo in Italia, maggio 2005.<br />

3 Ismail K, Sloggett A, De Stavola B. Do common mental <strong>di</strong>sorders<br />

increase cigarette smoking? Results from five waves of a<br />

population-based panel cohort study. Am J Epidemiol<br />

2000;152:651-7.<br />

381<br />

POSTER<br />

355. La formazione alle competenze<br />

interpersonali dei sanitari: <strong>di</strong>fferenze<br />

tra campione e controllo al baseline<br />

R. Ciano, B. Orbitello, L. Perini, M. Comi, M. Pascolo,<br />

P.L. Rocco, M. Balestrieri<br />

Clinica Psichiatrica, DPMSC, Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne<br />

Lo stu<strong>di</strong>o riguarda la valutazione <strong>di</strong> un programma formativo<br />

sulle competenze interpersonali dei sanitari del Policlinico<br />

Universitario <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, quale intervento <strong>di</strong> prevenzione<br />

del Burout. Per il campione il protocollo ha previsto un training<br />

<strong>di</strong> gruppo sull’abilità <strong>di</strong> comunicazione e gestione <strong>della</strong><br />

relazione con i pazienti con <strong>di</strong>agnosi gravi.<br />

Sia il campione (100 operatori) che il controllo (72 operatori)<br />

hanno effettuato una valutazione testistica a T0 e una a<br />

T1 dopo sei mesi dall’intervento con i seguenti strumenti:<br />

Scheda anagrafica Maslach, TAS, Family Apgar.<br />

Differenze significative si sono evidenziate già al baseline<br />

per quel che riguarda la Maslsch, la TAS e il Family Apgar<br />

356. La valutazione dell’idoneità psichica<br />

al maneggio <strong>di</strong> armi da fuoco; revisione<br />

<strong>della</strong> letteratura ed analisi critica<br />

dell’attuale situazione italiana<br />

C.A. Clerici * , L. Veneroni * , R. Invernizzi **<br />

* Facoltà <strong>di</strong> Psicologia, Università Bicocca; ** Avvocato, libero<br />

professionista, Milano<br />

Introduzione: <strong>di</strong> recente sono state compiute in Italia azioni<br />

delittuose da parte <strong>di</strong> soggetti con regolari autorizzazioni<br />

per detenzione o porto <strong>di</strong> armi da fuoco, benché affetti da<br />

gravi <strong>di</strong>sturbi psichici. Questo stu<strong>di</strong>o analizza la letteratura<br />

in merito all’epidemiologia <strong>di</strong> atti violenti condotti con armi<br />

da fuoco legittimamente detenute, ai fattori pre<strong>di</strong>ttivi <strong>di</strong><br />

tali condotte e ai criteri <strong>di</strong> valutazione psichica per l’autorizzazione<br />

alla detenzione e al porto d’armi o allo svolgimento<br />

<strong>di</strong> servizi armati.<br />

Metodologia: la letteratura è stata raccolta attraverso le<br />

banche dati on line Medline e PsychINFO. Sono stati inclusi<br />

47 stu<strong>di</strong> empirici e <strong>di</strong> review.<br />

Risultati: la maggior parte degli stu<strong>di</strong> non identifica fattori<br />

<strong>di</strong> rischio con valore pre<strong>di</strong>ttivo, ma è descritta una correlazione<br />

significativa con alcune con<strong>di</strong>zioni quali precedenti<br />

comportamenti violenti e precedente ricorso a servizi psichiatrici.<br />

(Kellermann, 1999; Campbell, 1994).<br />

Conclusioni: la letteratura considerata rileva fattori <strong>di</strong> rischio<br />

per azioni violente che necessitano <strong>di</strong> un approfon<strong>di</strong>mento<br />

adeguato alla realtà italiana. In Italia la valutazione è<br />

svolta con il rilascio <strong>di</strong> un certificato anamnestico e <strong>di</strong> idoneità<br />

psicofisica senza coinvolgere nelle procedure <strong>di</strong> routine<br />

alcuno specialista <strong>della</strong> salute mentale.<br />

Data la rilevanza <strong>di</strong> questa tematica, si auspica una rivalutazione<br />

multi<strong>di</strong>sciplinare psichiatrica, psicologica e giuri<strong>di</strong>ca<br />

per ridefinire le procedure <strong>di</strong> valutazione e le normative che<br />

le regolamentano.<br />

Bibliografia<br />

Kellermann A, Heron S. Firearms and family violence. Emerg Med<br />

Clin North Am 1999;17:699-716.


POSTER<br />

Campbell JC. Domestic homicide: risk assessment and professional<br />

duty to warn. Md Med J, 1994;43:885-9.<br />

357. Schizofrenia e abuso <strong>di</strong> sostanze in età<br />

adolescenziale: doppia <strong>di</strong>agnosi<br />

o mis<strong>di</strong>agnosi<br />

M. Coppola * , M. Falco * , R. Mondola*, M. Casiello<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> neuroscienze area funzionale <strong>di</strong> psichiatria,<br />

Università <strong>di</strong> Napoli Federico II<br />

Introduzione: l’abuso <strong>di</strong> sostanze in pazienti con patologie<br />

psichiatriche è frequente ed influenza il decorso e la prognosi<br />

dei <strong>di</strong>sturbi. Oltre a ciò, l’abuso <strong>di</strong> sostanze può interferire<br />

con l’espressione clinica <strong>della</strong> malattia inducendo errori<br />

<strong>di</strong>agnostici. Il caso da noi esposto è a tal proposito in<strong>di</strong>cativo.<br />

Caso clinico: il paziente all’età <strong>di</strong> 15 anni iniziò ad abusare<br />

<strong>di</strong> alcool e saltuariamente a fare uso <strong>di</strong> cannabinoi<strong>di</strong>. Dal<br />

punto <strong>di</strong> vista clinico era obiettivabile solo una certa <strong>di</strong>fficoltà<br />

relazionale e una tendenza al ritiro sociale. Dopo un<br />

incidente stradale, avvenuto in stato <strong>di</strong> ebbrezza, il paziente<br />

fu inviato in un centro <strong>di</strong> <strong>di</strong>sintossicazione e successivamente<br />

sottoposto ad una psicoterapia con l’obiettivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sassuefarlo<br />

dall’alcool. Sospesa l’assunzione <strong>di</strong> sostanze<br />

stupefacenti, si resero manifesti <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong>spercetttivi ed alterazioni<br />

del contenuto del pensiero. Giunto alla nostra osservazione,<br />

fu fatta <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> psicosi schizofrenica. Anamnesticamente<br />

si evidenziò che durante l’assunzione dell’alcool,<br />

i sintomi schizofrenici erano comunque presenti, ma<br />

attenuati e controllabili, alla sospensione, la trasformazione<br />

psicotica prese il sopravvento mo<strong>di</strong>ficando il comportamento<br />

e la personalità del paziente. Attualmente il paziente è in<br />

trattamento con risperidone a cui risponde in maniera sod<strong>di</strong>sfacente.<br />

358. Desiderio sessuale maschile e trauma:<br />

osservazione <strong>di</strong> due casi clinici<br />

G. Corretti, I. Bal<strong>di</strong> * , S. Pierucci, C. Nisita **<br />

* Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile,<br />

** Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia,<br />

Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Introduzione ed oggetto: la comorbi<strong>di</strong>tà tra <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong><br />

sfera psichica e <strong>di</strong>sfunzioni sessuali è un fenomeno <strong>di</strong> comune<br />

riscontro nella sessuologia clinica. Il desiderio sessuale<br />

rappresenta quella fase del ciclo <strong>di</strong> risposta sessuale in<br />

cui molteplici fattori attivatori ed inibitori si integrano, modulandosi<br />

tra <strong>di</strong> loro. Sebbene alcune tappe fisiopatologiche<br />

siano attualmente ben chiare e delineate, non tutti gli aspetti<br />

sono ad oggi chiariti. Un trauma, secondo una prospettiva<br />

storica (da Esquirol a Freud), sembra influire negativamente<br />

sulla sessualità con frequente esito in un blocco <strong>della</strong> stessa.<br />

Il presente lavoro si basa sull’osservazione <strong>di</strong> 2 casi clinici<br />

in cui, a seguito <strong>di</strong> un evento traumatico, si è presentato<br />

un incremento del desiderio sessuale.<br />

Materiali e metodo: due pazienti maschi, rispettivamente<br />

<strong>di</strong> 32 e 31 anni, entrambi con uno stabile rapporto <strong>di</strong> coppia,<br />

giungono alla nostra osservazione a seguito <strong>di</strong> un evento<br />

stressante <strong>di</strong> tipo traumatico. Il primo era già seguito per un<br />

<strong>di</strong>sturbo da desiderio sessuale ipoattivo, su base psico-relazionale.<br />

Il secondo ha sviluppato sintomi d’ansia a seguito<br />

dell’evento vitale stressante.<br />

Risultati: entrambi i pazienti, nei giorni seguenti l’evento<br />

traumatico, definendo questo come esperienza che ha comportato<br />

una reale minaccia per la vita propria od altrui, hanno<br />

mostrato un incremento del desiderio sessuale, associato<br />

per lo più ad un aumento <strong>della</strong> frequenza dei rapporti. Tale<br />

incremento <strong>della</strong> spinta sessuale si è esaurito nell’arco <strong>di</strong><br />

pochi giorni, il desiderio ed i rapporti sessuali hanno spontaneamente<br />

ripreso l’andamento precedente il trauma stesso.<br />

Conclusioni: il desiderio rappresenta la prima tappa del ciclo<br />

<strong>di</strong> risposta sessuale ed è determinato nei suoi livelli ed<br />

espressioni da innumerevoli fattori biologici, psichici, relazionali<br />

e socio-culturali. Un evento traumatico potrebbe incrementare<br />

la spinta sessuale attraverso <strong>di</strong>fferenti meccanismi:<br />

1)secondo un’ottica finalistica, la minaccia alla sopravvivenza<br />

<strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo può tradursi in un tentativo <strong>di</strong> riproduzione<br />

(sopravvivenza <strong>della</strong> specie);<br />

2)la massiva liberazione <strong>di</strong> catecolamine (stress acuto) potrebbe<br />

essere seguita da un brusco calo del tono simpatico<br />

con effetto rebound ed ipersessualità;<br />

3)si è creata un’alterazione timica reattiva transitoria con<br />

ipomania (erotica).<br />

359. Valutazione delle possibili correlazioni<br />

tra patologie psichiatriche e otoiatriche in<br />

un campione <strong>di</strong> soggetti affetti da vertigine<br />

A. De Capua * , A. Lombardelli * , F. Fargnoli * , A. Goracci * ,<br />

P. Castrogiovanni * , D. Nuti ** , Lioni ** , Mandalà **<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>Psichiatria</strong>; ** Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Scienze Ortope<strong>di</strong>che Ra<strong>di</strong>ologiche e Otorinolaringoiatriche,<br />

Sezione <strong>di</strong> Otorinolaringoiatria, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

La vertigine è uno dei sintomi più frequenti riscontrabili<br />

nella pratica me<strong>di</strong>ca e nelle strutture ospedaliere. Nel 20-<br />

25% dei casi, la contemporanea presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psichiatrici,<br />

sembra avere un’importante influenza sul decorso<br />

<strong>della</strong> malattia. Stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali evidenziano infatti come,<br />

in pazienti affetti da vertigine, la contemporanea presenza <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbi fisici e psichici costituisca un in<strong>di</strong>ce pre<strong>di</strong>ttivo <strong>di</strong><br />

maggiore <strong>di</strong>sabilità. Inoltre, pazienti con <strong>di</strong>sturbi vestibolari,<br />

latenti o clinicamente manifesti, possono manifestare sindromi<br />

psichiatriche reattive a tale problematica. Al contrario,<br />

soggetti affetti da Disturbo <strong>di</strong> Panico, possono presentare<br />

un quadro clinico caratterizzato da sintomi sovrapponibili<br />

a quelli presenti in soggetti affetti da <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni vestibolari<br />

quali vertigine, ansia e <strong>di</strong>sorientamento spaziale. Tale overlap<br />

sintomatologico rende <strong>di</strong>fficile in prima istanza l’attribuzione<br />

<strong>di</strong> tali sintomi all’una o all’altra categoria <strong>di</strong>agnostica.<br />

Recenti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrano come il tipo <strong>di</strong> stintomi esperiti<br />

durante il primo attacco <strong>di</strong> panico possano inoltre in<strong>di</strong>rizzare<br />

il paziente verso <strong>di</strong>verse figure specialistiche con<br />

importanti ripercussioni sulla tempestività <strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi e<br />

sul conseguente intervento terapeutico.<br />

Scopo: tale lavoro si prefigge <strong>di</strong> valutare, in pazienti con<br />

vertigine, l’incidenza <strong>di</strong> Disturbi Psichiatrici e la relazione<br />

382


<strong>di</strong> questi ultimi con l’eventuale presenza <strong>di</strong> patologie otoneurologiche.<br />

Materiale e metodo: i soggetti in esame verranno reclutati<br />

presso l’ambulatorio <strong>di</strong> vestibologia dell’Università <strong>di</strong> Siena<br />

e verranno sottoposti, oltre che a valutazione clinica e<br />

strumentale, a specifici test psicometrici atti a rilevare l’eventuale<br />

presenza <strong>di</strong> patologie psichiatriche sopra e sotto<br />

soglia.<br />

Bibliografia<br />

1 Godemann F, Siefert K, Hantschke-Bruggemann M, Neu P,<br />

Seidl R, Strohle A. What accounts for vertigo one year after neuritis<br />

vestibularis - anxiety or a dysfunctional vestibular organ?<br />

J Psychiatr Res 2005;39:529-34.<br />

2 Ciriaco JG, Alexandre PL, Pereira CB, Wang YP, Scaff M. Phobic<br />

postural vertigo: clinical aspects and course of illness. Arq<br />

Neuropsiquiatr 2004;62:669-73.<br />

360. Efficacia <strong>della</strong> Stimolazione Magnetica<br />

Transcranica Ripetitiva (rTMS) a 1 Hz<br />

nel Disturbo da Deficit-Attenzione-<br />

Iperattività (ADHD)<br />

A. De Capua * , S. Rossi ** , H. Niederhofer *** , A. Castrogiovanni<br />

* , G. Filippone * , M. Di Rienzo * , E. Corsi * ,<br />

S. Bartalini ** , M. Ulivelli ** , F. Pieraccini * , L. Bonvini **** ,<br />

M. Zappella **** , P. Castrogiovanni *<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>Psichiatria</strong>, ** Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione Neurologia, Università<br />

<strong>di</strong> Siena; *** Servizio <strong>di</strong> Neuropsichiatria Infantile, Bolzano;<br />

**** Università <strong>di</strong> Siena, U.O. <strong>di</strong> Neuropsichiatria Infantile<br />

Il Disturbo da Deficit-Attenzione-Iperattività (ADHD) è<br />

una sindrome caratterizzata dal progressivo sviluppo <strong>di</strong> eccessiva<br />

iperattività, impulsività, e <strong>di</strong>fficoltà attentive, con<br />

ripercussioni variabili sulla sfera socio-lavorativa dei pazienti<br />

affetti da tale patologia.<br />

Ad oggi, le ricerche effettuate in tale ambito sono state limitate<br />

dalla bassa specificità dei criteri <strong>di</strong>agnostici utilizzati,<br />

dall’ assenza <strong>di</strong> specifici markers biologici <strong>di</strong> malattia<br />

e dalla scarsa risposta ai trattamenti farmacologici convenzionali.<br />

Di recente, alcuni ricercatori hanno evidenziato<br />

la presenza <strong>di</strong> una correlazione <strong>di</strong>retta tra gravità <strong>della</strong><br />

sintomatologia rilevata tramite apposite scale psicometriche<br />

e deficit dei meccanismi <strong>di</strong> inibizione intracorticale indagati<br />

tramite Stimolazione Magnetica Transuranica<br />

(TMS) a stimoli appaiati 1 . Tale parametro neurofisiologico<br />

sembra inoltre mo<strong>di</strong>ficarsi in seguito all’ assunzione <strong>di</strong><br />

Metilphenidato 2 . Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> verificare<br />

l’efficacia terapeutica <strong>della</strong> Stimolazione Magnetica<br />

Transcranica Ripetitiva a bassa frequenza (1 Hz, 1200<br />

stim/<strong>di</strong>e per cinque giorni), applicata sullo scalpo sovrastante<br />

l’area supplementare motoria 3 , in soggetti affetti da<br />

ADHD, valutando inoltre l’eventuale mo<strong>di</strong>ficazione dei<br />

parametri neurofisiologici (soglia motoria a riposo, periodo<br />

silente corticale, misurazione delle curve a doppio stimolo)<br />

rilevati prima e dopo il trattamento con rTMS, con<br />

particolare attenzione alla presenza <strong>di</strong> eventuali correlazioni<br />

tra questi ultimi e la gravità <strong>della</strong> sintomatologia<br />

dell’ADHD valutata tramite la Conner’s adult adhd rating<br />

scale.<br />

383<br />

POSTER<br />

Bibliografia<br />

1 Gilbert DL, Vallee FR, Zhang J, Lipps TD, Wassermann EM.<br />

Transcranial Magnetic Stimulation-Evoked Cortical Inhibition:<br />

a consistent marker of Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder<br />

in Tourette Syndrome. Biol Psychiatry 2005;57:1597-600.<br />

2 Moll GH, Heinrich H, Trott G, Wirth S, Rothenberger A. Deficit<br />

intracortical inhibition in drug-naive children with attention deficit<br />

hyperactivity <strong>di</strong>sorder is enhanced by methylphenidate.<br />

Neurosci Lett 2000;284:121-5.<br />

3 Mantovani A, Lisanby SH, Pieraccini F, Ulivelli M, Castrogiovanni<br />

P, Rossi S. Ripetitive transcranial magnetic stimulation<br />

(rTMS) in the tratment of obsessive-compoulsive <strong>di</strong>sorder<br />

(OCD) and Tourette sindrome (TS). Int J Neuropsychopharmacol<br />

2005;8:1-6.<br />

361. Doppia Diagnosi e pericolosità sociale:<br />

un caso clinico<br />

M.C. De Marco, L. Orso, F. Scarcella<br />

DSM <strong>di</strong> Viterbo<br />

Dall’osservazione clinica e dall’esame <strong>della</strong> letteratura<br />

emerge una maggiore prevalenza <strong>di</strong> Doppia Diagnosi, intendendosi<br />

“una copresenza <strong>di</strong> un grave <strong>di</strong>sturbo mentale<br />

(soprattutto <strong>di</strong> tipo psicotico) e <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo da abuso/<strong>di</strong>pendenza<br />

da sostanze” (De Leon 1989, Salomon 1996).<br />

Quando è presente una comorbi<strong>di</strong>tà tra schizofrenia e abuso<br />

<strong>di</strong> sostanze si osservano manifestazioni più violente e sociopatiche<br />

e maggiore resistenza al trattamento farmacologico.<br />

Si riporta un caso clinico esplicativo.<br />

Il paziente A. <strong>di</strong> anni 44, ha un fratello con <strong>di</strong>sturbo schizofrenico.<br />

La storia psichiatrica esor<strong>di</strong>sce con <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> personalità<br />

borderline-antisociale e poliabuso <strong>di</strong> sostanze, che hanno<br />

comportato <strong>di</strong>versi problemi con le autorità.<br />

Successivamente ha iniziato a manifestare sintomi psicotici<br />

fino a strutturare un grave <strong>di</strong>sturbo schizofrenico cronico,<br />

resistente a <strong>di</strong>versi trattamenti farmacologici, psicoterapeutici<br />

e riabilitativi. La sintomatologia consiste principalmente<br />

in un delirio <strong>di</strong> negazione e <strong>di</strong> persecuzione, accanto a<br />

condotte antisociali e suicidarie, che hanno comportato molteplici<br />

ricoveri volontari e coatti, con procedure contenitive.<br />

Il ripetersi dei comportamenti auto ed etero-aggressivi associati<br />

alle tematiche deliranti hanno comportato serie <strong>di</strong>fficoltà<br />

nella presa in carico da parte del CSM ed il provve<strong>di</strong>mento<br />

delle misure <strong>di</strong> sicurezza <strong>di</strong>sposto dagli organi giu<strong>di</strong>ziari.<br />

Si propongono spunti <strong>di</strong> riflessione sul trattamento e sulla<br />

collaborazione tra psichiatria clinica e giu<strong>di</strong>ziaria in un paziente<br />

con doppia <strong>di</strong>agnosi, violento e resistente al trattamento.<br />

362. Tipologia delle urgenze/emergenze<br />

in una UOSM<br />

G. Del Buono<br />

UOSM Costa D’Amalfi, DSM, ASL SA/1<br />

Introduzione: la UOSM Costa d’Amalfi, all’interno <strong>di</strong> una<br />

strategia <strong>di</strong> verifica delle proprie modalità assistenziali ha rite-


nuto opportuno valutare le caratteristiche delle urgenze/emergenze<br />

che sono state praticate nel 2004, nella convinzione che<br />

l’intervento in urgenza/emergenza rivesta particolare importanza<br />

e costituisca un momento saliente <strong>della</strong> pratica clinica.<br />

Metodologia:<br />

1)valutazione degli interventi effettuati in urgenza/emergenza<br />

da parte degli operatori <strong>della</strong> UOSM nell’anno<br />

2004, tramite la consultazione <strong>della</strong> documentazione clinica<br />

a <strong>di</strong>sposizione (cartelle cliniche);<br />

2)sud<strong>di</strong>visione e caratterizzazione delle prestazioni effettuate<br />

come Consulenze al Pronto Soccorso, o come urgenze<br />

“territoriali”;<br />

3)tipologia delle <strong>di</strong>agnosi degli utenti;<br />

4)tipologia degli interventi effettuati, compresa la caratterizzazione<br />

dell’intervento <strong>di</strong> tipo farmacologico.<br />

Risultati: nel 2004, su un totale <strong>di</strong> 5515 prestazioni, si sono<br />

effettuati 74 interventi in urgenza, pari ad una percentuale<br />

dell’1,34%. In sede congressuale, verranno presentati nel<br />

dettaglio i dati relativi alle modalità <strong>di</strong> intervento.<br />

Conclusioni: ciò che colpisce, è stato il dato relativo all’utilizzo<br />

dei farmaci long-acting: l’utilizzo <strong>di</strong> una formulazione<br />

depot ha costituito il 16,2% delle scelte degli operatori.<br />

Si è fatta strada l’ipotesi che l’urgenza può essere ridefinita<br />

come un intervento sulla crisi che, oltre ad occuparsi dell’aspetto<br />

me<strong>di</strong>co-farmacologico, può evidenziare elementi psicosociali,<br />

prefigurando una presa in carico complessa rispetto<br />

alla richiesta <strong>di</strong> aiuto imme<strong>di</strong>ato.<br />

363. Il koro: esiste anche in italia<br />

G. Del Buono, F. Pellegrino<br />

SIMP, sezione salernitana<br />

Secondo il DSM-IV, il koro è classificato come una sindrome<br />

culturalmente-caratterizzata (culture-bound syndrome),<br />

ed ha la caratteristica del tutto peculiare <strong>di</strong> presentarsi in<br />

forma epidemica presso alcune culture del Sud-Est asiatico<br />

(Cina, Singapore, Malesia).<br />

Metodologia: breve review <strong>della</strong> letteratura internazionale<br />

sul koro.<br />

Risultati: Discussione delle varie presentazioni cliniche del<br />

koro sia nella forma “epidemica”, che nelle forme endemi-<br />

Fig. 1. Risultati ottenuti all’analisi SWAP-200.<br />

POSTER<br />

ca e spora<strong>di</strong>ca (così come ne viene segnalata la presenza in<br />

Occidente).<br />

Descrizione <strong>di</strong> tre casi clinici che presentano alcune caratteristiche<br />

del koro cosiddetto “sintomatico”.<br />

Conclusioni: nell’Occidente industrializzato, in Europa, ed<br />

anche in Italia il koro può essere una manifestazione all’interno<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo psicopatologico maggiore (sia dello<br />

spettro schizofrenico che dello spettro dei <strong>di</strong>sturbi dell’umore),<br />

ipotizzando che come sintomo abbia una valenza<br />

universale e non è solo limitato a nicchie culturali precise.<br />

Bibliografia<br />

1 DSM-IV-TR. Manuale <strong>di</strong>agnostico e statistico dei <strong>di</strong>sturbi mentali.<br />

Masson 2000.<br />

2 Tseng WS. A sociocultural Study of Koro Epidemics in Guangdong,<br />

China. Am J Psychiatry 1988;145:12, 1538-43.<br />

3 Tseng WS. Manuale <strong>di</strong> psichiatria culturale. Roma: CIC e<strong>di</strong>zioni<br />

internazionali 2003.<br />

4 Adeniran RA, Jones JR. Koro: culture-Bound Syndrome or Universal<br />

Symptom? BJP 1994;164:559-61.<br />

364. Aspetti psicopatologici e clinici<br />

dell’isteria<br />

I. Del Gobbo, F. Boaron, G. Cremante, P. Scu<strong>della</strong>ri<br />

Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e Cura “Ottonello”, Bologna<br />

L’isteria non ha più una vera e propria identità <strong>di</strong>agnostica<br />

nei criteri classificativi proposti dal DSM.<br />

La nostra ricerca ha come scopo il tentativo <strong>di</strong> restituire all’isteria<br />

la sua <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> quadro psicopatologico nosologicamente<br />

a sé stante, cogliendo ed evidenziando tratti isterici<br />

nelle pieghe <strong>di</strong> altri quadri psicopatologici. Per fare ciò<br />

abbiamo effettuato accurati approfon<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>agnostici su<br />

5 pazienti, confrontando poi i risultati ottenuti con una ricerca<br />

parallela su 40 pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbi del comportamento<br />

alimentare, sottolineando in particolar modo la relazione<br />

tra bulimia ed isteria. Abbiamo utilizzato colloqui<br />

clinici non strutturati e confrontato la <strong>di</strong>agnosi categoriale<br />

secondo i criteri DSM con la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>mensionale secondo<br />

i criteri SWAP-200. La SWAP-200 ha identificato 4 stili<br />

384


<strong>di</strong> personalità predominanti nei pazienti stu<strong>di</strong>ati (Fig. 1),<br />

mettendo in evidenza sintomi e tratti isterici non identificati<br />

dalla <strong>di</strong>agnosi del DSM.<br />

Concludendo, attraverso una ricerca clinica trasversale sono<br />

stati evidenziati sintomi e tratti isterici nei pazienti stu<strong>di</strong>ati.<br />

L’analisi SWAP-200 ha, infatti, permesso <strong>di</strong> mettere in luce<br />

la presenza <strong>di</strong> una significativa espressività psicopatologica<br />

dell’isteria nelle pieghe dei <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

dei pazienti.<br />

Questo lavoro sottolinea l’opportunità <strong>di</strong> privilegiare una<br />

<strong>di</strong>agnosi strutturale (SWAP-200) ad una <strong>di</strong>agnosi puramente<br />

descrittiva (DSM).<br />

Bibliografia<br />

Ferro FM, Refolo G, a cura <strong>di</strong>. Stu<strong>di</strong> dell’isteria. Chieti: Metis<br />

1996.<br />

Scalzone F, Zontini G, a cura <strong>di</strong>. Perché l’isteria? Attualità <strong>di</strong> una<br />

malattia ontologica. Liguori Napoli: 1999.<br />

Westen D, Shedler J, Lingiar<strong>di</strong> V. La valutazione <strong>della</strong> personalità<br />

con la SWAP-200. Tr it. Milano: Raffaello Cortina E<strong>di</strong>tore 2003.<br />

365. Il trattamento dello Spettro<br />

Schizofrenico presso i CC.SS.MM. dell’ASL 20:<br />

analisi <strong>di</strong> efficacia ed esito in un gruppo<br />

<strong>di</strong> pazienti trattati con quetiapina<br />

M. Di Lella, V. Saracino, L. Sartore<br />

Dipartimento Salute Mentale ASL 20 Alessandria, S.C. Salute<br />

Mentale<br />

Introduzione: esistono in letteratura numerose evidenze<br />

dell’efficacia <strong>della</strong> quetiapina nel controllo dei sintomi positivi<br />

dei <strong>di</strong>sturbi schizofrenici e un numero crescente <strong>di</strong><br />

lavori segnala un’efficacia anche sui sintomi negativi. Il<br />

presente stu<strong>di</strong>o propone una valutazione prospettica in<br />

aperto <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> pazienti in trattamento ambulatoriale<br />

con quetiapina presso i Centri <strong>di</strong> Salute Mentale dell’A-<br />

SL 20 con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Schizofrenia e Disturbo Schizoaffettivo<br />

con l’intento <strong>di</strong> esaminare l’impatto del farmaco su<br />

una popolazione che vive nella propria famiglia e/o in un<br />

contesto ambientale territoriale attraverso la misurazione<br />

<strong>di</strong> parametri clinici, <strong>di</strong> qualità <strong>della</strong> vita e <strong>di</strong> funzionamento<br />

sociale.<br />

Materiale i meto<strong>di</strong>: sono stati presi in esame tutti i pazienti<br />

afferenti ai Centri <strong>di</strong> Salute Mentale dell’ASL 20 nel periodo<br />

giugno luglio 2005 e in trattamento continuativo con<br />

quetiapina da almeno sei mesi (e che non abbiano effettuato<br />

ricoveri).<br />

Tutti i pazienti arruolati per lo stu<strong>di</strong>o sono stati sottoposti a<br />

scale <strong>di</strong> valutazione clinica (CGI), <strong>di</strong> funzionamento sociale<br />

(DAS II) e <strong>di</strong> qualità <strong>della</strong> vita (SF 36) e <strong>di</strong> compliance<br />

(DAI 10).<br />

La valutazione è stata effettuata al momento dell’arruolamento<br />

nello stu<strong>di</strong>o e a sei mesi.<br />

Risultati: in base ai dati preliminari desunti dai pazienti<br />

monitorati nei primi mesi dello stu<strong>di</strong>o, trattamento con farmaci<br />

atipici quale la quetiapina sembra avere un impatto positivo<br />

sia per quanto attiene agli esiti clinici che <strong>di</strong> qualità<br />

<strong>della</strong> vita e <strong>di</strong> funzionamento sociale dei pazienti.<br />

385<br />

POSTER<br />

366. Revelatio e rivelazione<br />

D. Di Matteo, D. Campanella, V. Matera, L. Pelusi,<br />

D. De Berar<strong>di</strong>s, A. Carano, R. La Rovere, F. Gambi,<br />

M. Castrovilli, C. Cotellessa, R.M. Salerno, F.M. Ferro<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Oncologia e Neuroscienze, Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>,<br />

Università “G. D’Annunzio”, Chieti<br />

Il <strong>di</strong>spositivo antropologico <strong>della</strong> rivelazione ci aiuta molto<br />

a comprendere l’insorgere del delirio e la sua funzione psicopatologica.<br />

Del resto è frequente osservare che, dopo<br />

l’“èureka” delirante, il paziente appaia almeno momentaneamente<br />

un po’ meno angosciato. E, a proposito dell’ingresso<br />

nei mon<strong>di</strong> schizofrenici “produttivi”, è noto che ai<br />

vissuti <strong>di</strong> fine del mondo, allo stato d’animo predelirante e<br />

alla perplessità segua sovente l’intuizione delirante.<br />

Il delirio, però, presenta in genere numerose zone d’ombra<br />

e pone al soggetto problemi e interrogativi talora ancora più<br />

angoscianti dei precedenti. Stando alla definizione corrente<br />

<strong>di</strong> rivelazione, ciò potrebbe ri<strong>di</strong>mensionare il valore euristico<br />

<strong>di</strong> tale <strong>di</strong>spositivo antropologico. Per lo Zingarelli, ad<br />

esempio, rivelare significa “svelare, <strong>di</strong>re apertamente ciò<br />

che non è noto, è poco chiaro o nascosto”. Ma uno stu<strong>di</strong>o filologico<br />

attento ci mostra ben altro. La parola latina revelatio,<br />

come quella ebraica equivalente (presente nell’Antico<br />

Testamento), ha un duplice significato: “<strong>di</strong>svelamento” (il<br />

prefisso re- vuol <strong>di</strong>re in tal caso “togliere”, come in reprobo);<br />

e “veli resi ancora più opachi” (come in revolutio, dove<br />

il re- intensifica il concetto espresso dalla parola <strong>di</strong> cui è<br />

prefisso). La rivelazione, dunque, “<strong>di</strong>ce tacendo e svela velando”;<br />

“quando questa <strong>di</strong>alettica <strong>della</strong> rivelazione sarà<br />

obliata, si imporrà sempre più l’idea – <strong>di</strong>storta – <strong>di</strong> rivelazione<br />

come apertura totale”. Così possiamo continuare a<br />

usare senza remore l’immagine <strong>della</strong> rivelazione per gettare<br />

una luce sui mon<strong>di</strong> deliranti, e siamo sollecitati anzi a riflettere<br />

ulteriormente su altri temi contigui: per esempio sui<br />

rapporti fra il dubbio dell’ossessivo e la revelatio.<br />

367. Storia dell’intervento sulla crisi<br />

emozionale<br />

A. Drago, M. Benetazzo, P. La Scala, L. Pavan<br />

Università <strong>di</strong> Padova, Clinica Psichiatrica<br />

La psicoterapia <strong>della</strong> crisi emozionale si inscrive nel contesto<br />

delle psicoterapie <strong>di</strong>namiche brevi le cui ra<strong>di</strong>ci storiche<br />

vanno ricercate fin dal 1920 (Ferenczi, Rank) quando la psicoanalisi<br />

era ormai affermata, e forse anche prima nel lavoro<br />

<strong>di</strong> Freud sia in alcuni famosi casi curati in poche sedute<br />

(B. Walter 1906, G. Mahler, 1908), sia nei casi degli Stu<strong>di</strong><br />

sull’Isteria appartenenti alla “preistoria” <strong>della</strong> psicoanalisi.<br />

La presenza <strong>di</strong> un focus <strong>di</strong> lavoro, l’atteggiamento attivo del<br />

terapeuta e il numero limitato <strong>di</strong> sedute rappresentano alcune<br />

delle caratteristiche tipiche <strong>di</strong> queste tecniche.<br />

Il contesto storico intorno al quale prende avvio il nostro lavoro,<br />

parte da una prassi operativa iniziata nel 1991 nel settore<br />

d’urgenza in <strong>Psichiatria</strong>. La struttura universitaria denominata<br />

Servizio <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> d’Urgenza collocata nel Pronto<br />

Soccorso Ospedaliero e operante 24 ore su 24, metteva gli<br />

operatori <strong>di</strong> fronte a richieste <strong>di</strong>versificate: da quadri nosograficamente<br />

definiti, ad altri più sfumati, tali da sfuggire,


spesso per l’elemento temporale, alla nosografia psichiatrica.<br />

Alla data attuale sono presenti alcuni risultati <strong>di</strong> efficacia in<br />

aperto, ed è in corso un trial con campione <strong>di</strong> controllo per indagare<br />

l’effetto <strong>di</strong> “augmentation” dell’intervento psicoterapeutico<br />

<strong>di</strong> crisi rispetto al solo intervento farmacologico.<br />

Bibliografia<br />

Pavan L, Banon D. Intervento <strong>di</strong> crisi come psicoterapia breve <strong>di</strong><br />

sostegno. In: Trattato italiano <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>. In: Cassano GB,<br />

Pancheri P, Pavan L, Pazzagli A, Ravizza L, Smeral<strong>di</strong> E, Volterra<br />

V, eds. Milano: Masson 2002.<br />

Pavan L, et al. Open trial on Crisis Psychotherapy in Padua (Italy).<br />

Brief treatment and crisis intervention. New York: Oxford University<br />

Press 2003.<br />

Colombo G, Miotti MV, Pigato G. Gestione dell’Urgenza in <strong>Psichiatria</strong>.<br />

<strong>Psichiatria</strong> e Me<strong>di</strong>cina 1992;4:9-15.<br />

Pigato G, Colombo G, Miotti MV. <strong>Psichiatria</strong> e territorio: osservazioni<br />

da un Servizio Psichiatrico d’Emergenza. <strong>Psichiatria</strong> generale<br />

e dell’età evolutiva 1991;29:149-64.<br />

Pavan L, a cura <strong>di</strong>. La Psicoterapia <strong>della</strong> Crisi Emozionale. Milano:<br />

Franco Angeli 2003.<br />

368. La Tav. 12 BG (T.A.T.): un richiamo<br />

inquietante<br />

POSTER<br />

F. Esposito<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze e <strong>di</strong> Comunicazione Interumana,<br />

Area Funzionale <strong>di</strong> Psicoterapia, Università “Federico<br />

II” <strong>di</strong> Napoli<br />

Nell’ambito dell’area psico<strong>di</strong>agnostica <strong>di</strong>segnata dal T.A.T.<br />

l’Autore cerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare come la Tav. 12 BG sia <strong>di</strong> grande<br />

utilità nello stu<strong>di</strong>o e nella valutazione dei <strong>di</strong>sturbi del<br />

pensiero, in quanto presentandosi in assenza <strong>di</strong> personaggi,<br />

può rivelare un’adesione costrittiva alla Tav. che irrigidendo<br />

la <strong>di</strong>alettica PS÷D, sospende l’orientarsi nel pensiero.<br />

Muovendo da questa considerazione si è proceduto in 9 soggetti<br />

sofferenti <strong>di</strong> gravi <strong>di</strong>sturbi relazionali ed avviati ad una<br />

esperienza <strong>di</strong> psicoterapia <strong>di</strong> gruppo a funzione analitica ad<br />

un confronto TEST-RETEST e la corrispondente evoluzione<br />

clinica. Utilizzando il vertice bioniano viene introdotto<br />

come elemento principale <strong>di</strong> valutazione la funzione “n” o<br />

funzione narrativa. È questa una variabile incognita che,<br />

strettamente correlate al gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> soggettivazione, esprime<br />

la capacità del soggetto <strong>di</strong> assoggettarsi all’assenza e,<br />

così, <strong>di</strong> rendere possibile l’oscillazione PS÷D che facendosi<br />

attraversare dal tempo permette <strong>di</strong> pensare i pensieri. Dopo<br />

19 mesi si evidenzia non soltanto un miglioramento dello<br />

stare insieme, ma anche una riattivazione <strong>della</strong> funzione<br />

“n” che risultava mancante o deficitaria nella prima valutazione.<br />

L’ipotesi che si sostiene è che questa anomalia sia dovuta<br />

ad una inclinazione <strong>di</strong>fensiva contro il dolore mentale,<br />

in cui un Super-Io precoce e malevole, impadronendosi <strong>di</strong><br />

una presenza imme<strong>di</strong>ata, respinge quell’inquietu<strong>di</strong>ne del negativo<br />

che viene incessantemente ripreso e rilanciato nella<br />

<strong>di</strong>namica PS÷D.<br />

Bibliografia<br />

Bien WR. Apprendere dall’esperienza. Roma: Armando 1972.<br />

Chabert C. I test proiettivi in adolescenza. Milano: Cortina 1994.<br />

Kant I. Che cosa significa orientarsi nel pensiero. Milano: Adelphi<br />

1996.<br />

369. Istruzione e sindrome depressiva<br />

nell’anziano<br />

B. Ferrari * , S. Caprini * , A.R. Atti * , M. Morri * , M. Ukaj * ,<br />

E. Dalmonte ** , D. De Ronchi *<br />

* ** Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Bologna; Unità <strong>di</strong><br />

Geriatria, ASL <strong>di</strong> Ravenna<br />

Introduzione/scopo: per investigare un possibile ruolo dell’istruzione<br />

nell’insorgenza <strong>di</strong> sindrome depressiva, si stu<strong>di</strong>a<br />

l’associazione tra quest’ultima e gli anni <strong>di</strong> scolarità dei<br />

soggetti arruolati nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Faenza 1 .<br />

Metodologia: la sindrome depressiva è stata valutata in base<br />

all’ICD-8. La popolazione (7930 soggetti, 40% uomini e<br />

60% donne) è stata sud<strong>di</strong>visa in gruppi basati sugli anni <strong>di</strong><br />

scolarità. Odds Ratio (OR) e 95% Intervallo <strong>di</strong> Confidenza<br />

(IC) sono stati calcolati attraverso regressione logistica.<br />

Risultati: solo l’essere laureati si associa negativamente a<br />

sindrome depressiva (OR = 0,41, 95% IC = 0,20-0,88). Tali<br />

risultati appaiono in<strong>di</strong>pendenti dall’età, mentre l’inclusione<br />

del sesso nel modello comporta per<strong>di</strong>ta <strong>della</strong> significatività<br />

statistica.<br />

Discussione: pur essendo la popolazione composta in prevalenza<br />

da donne, per verosimili motivi storico sociali, tra<br />

gli uomini sono più numerosi i soggetti laureati. È <strong>di</strong>fficile<br />

<strong>di</strong>mostrare un ruolo protettivo dell’istruzione nei confronti<br />

<strong>della</strong> sindrome depressiva: considerando il vissuto del soggetto,<br />

se da una parte essa dà le armi per affrontare la malattia,<br />

dall’altra fornisce gli strumenti per riflettere e ripiegarsi<br />

su se stessi.<br />

Conclusione: importanti fattori storico sociali potrebbero<br />

avere interferito con il grado <strong>di</strong> istruzione delineando un<br />

elemento <strong>di</strong> più <strong>di</strong>fficile valutazione quale l’esperienza dei<br />

soggetti: ciò potrebbe aiutare nell’ interpretazione dei risultati<br />

ottenuti.<br />

Bibliografia<br />

1 De Ronchi et al. Dement Geriatr Cogn Disord 2005.<br />

370. Terapia integrata nel <strong>di</strong>sturbo bipolare:<br />

un caso clinico<br />

S. Ferrero, S. Fumagalli, G. Spagnolo, M. Zinni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Milano, Centro<br />

per la Diagnosi e Trattamento dei Disturbi Depressivi,<br />

Ospedale “L. Sacco”, Milano<br />

Le linee guida APA (2002) per i <strong>di</strong>sturbi bipolari, evidenziano<br />

l’efficacia del trattamento integrato nel prevenire il rischio<br />

<strong>di</strong> ricadute e nel contenere eventuali sintomi residui<br />

con miglioramento <strong>della</strong> compliance farmacologica e del<br />

funzionamento globale intercritico del paziente. Gli interventi<br />

psicoterapici più utilizzati e con maggiore evidenza <strong>di</strong><br />

efficacia risultano, da tali in<strong>di</strong>cazioni, la psicoterapia cognitivo<br />

comportamentale, interpersonale e familiare; in alcuni<br />

casi il solo approccio psicoeducazionale può potenziare la<br />

collaborazione attiva del paziente alla cura.<br />

In particolare, nel caso clinico qui esposto, la terapia farmacologica<br />

si è integrata con un intervento psicoterapico che<br />

ha utilizzato approcci <strong>di</strong>versi nell’evolversi del percorso terapeutico.<br />

386


La paziente, che chiameremo Alessandra, <strong>di</strong> età adulta,<br />

giunge alla nostra osservazione nel 2002 presentando una<br />

sintomatologia caratterizzata da: attivazione ideo-affettiva,<br />

impulsività, marcata aggressività auto ed etero<strong>di</strong>retta, compromissione<br />

del funzionamento lavorativo e sociale, sintomi<br />

psicotici <strong>di</strong> tonalità persecutoria. Viene formulata una <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> “Disturbo Bipolare I, episo<strong>di</strong>o maniacale grave con<br />

manifestazioni psicotiche”secondo il DSM IV.<br />

Alla terapia psicofarmacologica (stabilizzanti dell’umore ed<br />

antipsicotici a basso dosaggio) si affianca, dopo pochi mesi,<br />

il supporto psicologico.<br />

Il programma psicoterapico si articola in un iniziale intervento<br />

in<strong>di</strong>viduale ad orientamento cognitivo-comportamentale<br />

con successivo coinvolgimento dei familiari.<br />

Verranno riportati i risultati <strong>di</strong> tale approccio terapeutico<br />

combinato in un follow-up <strong>di</strong> tre anni: l’integrazione <strong>di</strong><br />

un’adeguata terapia farmacologica con il supporto psicoterapico<br />

hanno permesso una sensibile riduzione <strong>della</strong> gravità<br />

e <strong>della</strong> frequenza delle ricadute, un graduale miglioramento<br />

del funzionamento socio-lavorativo, un contenimento più<br />

efficace <strong>della</strong> sintomatologia intercritica ed una minore vulnerabilità<br />

ad eventi vitali traumatici.<br />

Tale esperienza fa riflettere sulla necessità <strong>di</strong> progettare, anche<br />

nell’ambito del Disturbo Bipolare, modelli <strong>di</strong> intervento<br />

specifici che tengano in considerazione la complessità del<br />

paziente nella prospettiva <strong>di</strong> una presa in carico più globale<br />

ed in<strong>di</strong>vidualizzata.<br />

Bibliografia<br />

Goodwin GM. Evidence-based guidelines for treating bipolar <strong>di</strong>sorder:<br />

recommendations from the British Association for Psychopharmacology.<br />

J Psychopharmacol 2003;17:149-73.<br />

APA. Practice guideline for the treatment of patients with Bipolar<br />

Disorder (Revision). American Psychiatric Association 2002.<br />

371. Attaccamento insicuro e <strong>di</strong>sregolazione<br />

emozionale<br />

G.M. Festa, L. Cinque, C. Saraceni<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Psicologia, Università Cattolica del<br />

Sacro Cuore <strong>di</strong> Roma<br />

Introduzione: gli stili d’attaccamento insicuro contribuiscono<br />

alla genesi <strong>di</strong> deficit nell’identificazione e nell’espressione<br />

degli stati emozionali. Lo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong><br />

analizzare, in un campione non clinico, le categorie d’attaccamento<br />

insicuro che correlano con problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sregolazione<br />

emozionale.<br />

Metodologia: sono stati somministrati a 66 studenti universitari<br />

(33 femmine e 33 maschi) il Relationship Questionnaire<br />

(RQ) e la Toronto Alexithymia Scale (TAS-20). Le<br />

analisi statistiche dei dati sono stati esaminati tramite<br />

software statistica per windows versione 5.1.<br />

Risultati: risultano significative le correlazione <strong>di</strong> Spearman<br />

fra lo Stile Evitante (C) e il punteggio <strong>della</strong> scala TAS<br />

(R = ,28; p < 05), fra lo stile C e la <strong>di</strong>fficoltà ad identificare<br />

i propri sentimenti o Fattore 1 (R = ,31; p < 05), fra lo stile<br />

Preoccupato (B) e il Fattore 1 (R = ,27; p < 05).<br />

Conclusioni: questi dati <strong>di</strong>mostrano che i soggetti con attaccamento<br />

evitante sono gli in<strong>di</strong>vidui che presentano le<br />

maggiori caratteristiche alessitimiche fra gli insicuri, mentre<br />

387<br />

POSTER<br />

i soggetti con attaccamento preoccupato mostrano selettive<br />

<strong>di</strong>fficoltà nell’identificare i propri sentimenti e nel <strong>di</strong>stinguerli<br />

dalle sensazioni fisiche delle emozioni.<br />

Bibliografia<br />

Wearden AJ, Lamberton N, Crook N, Walsh V. Adult attachment,<br />

alexithymia, and symptom reporting: an extension to the four category<br />

model of attachment. J Psychosom Res 2005;58:279-88.<br />

Fukunishi I, Kawamura N, Ishikawa T, Ago Y, Sei H, Morita Y,<br />

Rahe RH. Mothers’ low in the development of alexithymia: a<br />

preliminary study in Japanese college student. Psychol Rep<br />

1997;80:143-6.<br />

Troisi A, D’Argenio A, Peracchio F, Petti P. Insicure attachment<br />

and alexithymia in young men with mood symptoms. J Nerv<br />

Ment Dis 2001;189:311-6.<br />

372. Preoccupazioni per la <strong>di</strong>eta, il peso<br />

e le forme corporee nelle <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>di</strong> genere<br />

G.M. Festa, L. Cinque, C. Saraceni<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Psicologia, Università Cattolica del<br />

Sacro Cuore <strong>di</strong> Roma<br />

Introduzione: i modelli socio-culturali imperanti associano<br />

sempre <strong>di</strong> più la magrezza alla bellezza. Ciò costituisce un<br />

fattore <strong>di</strong> vulnerabilità rilevante per lo sviluppo <strong>di</strong> Disturbi<br />

dell’Alimentazione.<br />

Lo scopo dello stu<strong>di</strong>o è verificare l’esistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze<br />

significative fra donne e uomini rispetto agli aspetti comportamentali<br />

e psicologici legati all’immagine corporea.<br />

Metodologia: è stato calcolato l’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Massa Corporea<br />

(BMI) ed è stato somministrato il questionario Eating Disorders<br />

Inventory-2 (EDI-2) a 25 soggetti <strong>di</strong> sesso femminile<br />

e 25 <strong>di</strong> sesso maschile. Il campione non clinico è costituito<br />

da studenti universitari. Sono state effettuate le seguenti<br />

analisi statistiche dei dati: analisi multivariata <strong>della</strong><br />

covarianza (MANCOVA), confronti post hoc (TEST LSD),<br />

correlazione <strong>di</strong> Spearman.<br />

Risultati: la MANOVA, con la variabile età come covariata,<br />

nei punteggi delle scale dell’EDI-2 ha evidenziato una significativa<br />

<strong>di</strong>fferenza nel confronto fra i 2 gruppi (femmine<br />

vs. maschi) rispettivamente nelle scale Impulso alla Magrezza<br />

(IM) (M = 3,20 vs. M = 1,04; F = 4,75; p < ,05) e Insod<strong>di</strong>sfazione<br />

per il Corpo (IC) (M = 5,84 vs. M = 2,96; F =<br />

4,72; p < ,05). I confronti post hoc in<strong>di</strong>cano l’esistenza <strong>di</strong><br />

una <strong>di</strong>fferenza significativa tra le femmine e i maschi rispettivamente<br />

per le scale IM (p = ,035) e IC (p = ,036). È<br />

risultata significativa la correlazione nei maschi fra BMI e<br />

Bulimia (BU) (R = -,41; p = ,04).<br />

Conclusioni: questi dati <strong>di</strong>mostrano nelle femmine la presenza<br />

<strong>di</strong> una più elevata insod<strong>di</strong>sfazione per le forme del<br />

proprio corpo, <strong>di</strong> un maggiore investimento <strong>di</strong> energie nelle<br />

<strong>di</strong>ete e nel controllo del peso rispetto ai maschi, in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dal BMI d’appartenenza. I maschi, invece, presentano<br />

un basso livello <strong>di</strong> tali preoccupazioni e hanno la<br />

tendenza ad incrementare l’alimentazione al <strong>di</strong>minuire del<br />

loro In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Massa Corporea.<br />

Bibliografia<br />

Boerner LM, Spillane NS, Anderson KG, Smith GT. Similarities<br />

and <strong>di</strong>fferences between woman and men on eating <strong>di</strong>sorder ri-


sk factors and symptom measures. Eat Behav 2004;53:209-22.<br />

Spillane NS, Boerner LM, Anderson KG, Smith GT. Comparability<br />

of eating <strong>di</strong>sorders inventory-2 between women and men. Assessment<br />

2004;11:85-93.<br />

Cantrell PJ, Ellis JB. Gender role and risk patterns for eating <strong>di</strong>sorders<br />

in men and women. J Clin Psychology 1991;47:53-7.<br />

373. Correlazione tra <strong>di</strong>fficoltà<br />

nell’identificare gli stati emozionali ed<br />

esperienze d’ansia<br />

G.M. Festa, M. Saraceni, C. Saraceni<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Psicologia, Università Cattolica del<br />

Sacro Cuore <strong>di</strong> Roma<br />

Introduzione: la <strong>di</strong>fficoltà nell’identificazione e nella descrizione<br />

dei propri stati emotivi sembra, secondo recenti<br />

ipotesi, coinvolta nella genesi dei <strong>di</strong>sturbi d’ansia quale<br />

conseguenza dell’evitamento <strong>di</strong> stati emotivi intensi.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è sondare la relazione tra le <strong>di</strong>mensioni<br />

dell’ansia e dell’alessitimia in un campione non<br />

clinico.<br />

Metodologia: sono stati somministrati a 66 studenti universitari<br />

(33 femmine e 33 maschi) lo State Trait Anxiety Inventory<br />

(STAI) e la Toronto Alexithymia Scale (TAS-20). I<br />

dati sono stati analizzati dal punto <strong>di</strong> vista statistico per<br />

mezzo del software Statistica per windows versione 5.1.<br />

Risultati: le correlazioni <strong>di</strong> Spearman in<strong>di</strong>cano una significatività<br />

(p < ,05) fra i punteggi <strong>della</strong> scala Alessitimia e le<br />

scale Ansia <strong>di</strong> Stato (R = ,37) e <strong>di</strong> Tratto (R = ,33). Inoltre<br />

sono risultate parimenti significative le correlazioni fra la<br />

<strong>di</strong>fficoltà ad identificare i propri sentimenti (Fattore 1) con<br />

Ansia <strong>di</strong> Stato (R = ,43) e <strong>di</strong> Tratto (R = ,51); inoltre significative<br />

sono risultate le correlazioni fra la <strong>di</strong>fficoltà ad<br />

esprimere i propri sentimenti (Fattore 2) con Ansia <strong>di</strong> Stato<br />

(R = ,31).<br />

Conclusioni: tali dati <strong>di</strong>mostrano come al crescere delle <strong>di</strong>fficoltà<br />

nel leggere, interpretare ed esprimere le proprie emozioni<br />

aumentino i sentimenti <strong>di</strong> natura ansiosa.<br />

Bibliografia<br />

Devine H, Stewart SH, Watt MC. Relations between anxiety sensitivity<br />

and <strong>di</strong>mensions of alexithymia in a young adult sample. J<br />

Psychosom Res 1999;47:145-58.<br />

Berthoz S, Consoli S, Perez-Diaz F, Jouvent R. Alexithymia and<br />

anxiety: compounded relationships? A psychometric study. Eur<br />

Psychiatry 1999;14:372-8.<br />

Hedryx MS, Haviland MG, Shaw DG. Dimensions of alexithymia<br />

and their relationship to anxiety and depression. J Per Assess<br />

1991;56:227-37.<br />

374. Locus of control e regolazione<br />

alimentare<br />

POSTER<br />

G.M. Festa, M. Saraceni, C. Saraceni<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Psicologia, Università Cattolica del<br />

Sacro Cuore <strong>di</strong> Roma<br />

Introduzione: il locus of control in<strong>di</strong>ca il grado <strong>di</strong> percezione<br />

rispetto al controllo del proprio destino e degli eventi.<br />

Un locus of control interno riflette la convinzione <strong>di</strong> poter<br />

determinare le proprie azioni, al contrario quello esterno<br />

rappresenta il controllo esercitato dal caso e dagli eventi<br />

esterni. Il nostro stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> analizzare il legame<br />

che intercorre fra il locus of control e gli aspetti psicologici<br />

e comportamentali legati all’alimentazione. Si ipotizza che<br />

un locus esterno sia associato con un deficit nelle capacità<br />

<strong>di</strong> controllo e regolazione dei processi legati all’alimentazione.<br />

Metodologia: sono stati somministrati a 50 studenti universitari<br />

(25 uomini e 25 donne) l’Eating Disorders Inventory-<br />

2 (EDI-2) e il Locus of Control of Behavior (LCB). I dati sono<br />

stati analizzati, dal punto <strong>di</strong> vista statistico, tramite l’analisi<br />

multivariata <strong>della</strong> covarianza (MANCOVA) e confronti<br />

post hoc (TEST LSD).<br />

Risultati: la MANOVA, con la variabile età come covariata,<br />

nei punteggi delle scale dell’EDI-2 ha evidenziato una significativa<br />

<strong>di</strong>fferenza nel confronto fra i 2 gruppi (locus of control<br />

esterno vs. locus of control interno) rispettivamente nelle<br />

scale Impulso alla Magrezza (IM) (M = 4,45 vs. M = 1,46; F<br />

= 5,23; p < ,05), Bulimia (BU) (M = 1,18 vs. M = 0,15; F =<br />

10,84; p < ,005) e Consapevolezza Enterocettiva (CE) (M =<br />

4,45 vs. 1,10; F = 8,57; p < ,01). I confronti post hoc in<strong>di</strong>cano<br />

l’esistenza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferenza significativa tra il gruppo con<br />

locus esterno e quello con locus interno rispettivamente per le<br />

scale IM (p = ,015), BU (p = ,00027) e CE (p = ,0015).<br />

Conclusioni: i risultati in<strong>di</strong>cano come un locus esterno sia<br />

un fattore facilitante la <strong>di</strong>sregolazione alimentare, aumentando<br />

le preoccupazioni riguardo alle forme corporee, l’adozione<br />

<strong>di</strong> comportamenti <strong>di</strong>etetici, l’incertezza nell’identificazione<br />

delle sensazioni <strong>di</strong> fame e sazietà.<br />

Bibliografia<br />

Fouts G, Vaughan K. Locus of control, television viewing, and eating<br />

<strong>di</strong>sorder symptomatology in young females. J Adolescenc<br />

2002;25:307-11.<br />

Lugli-Rivero Z, Vivas E. Eating <strong>di</strong>sorders and personal behavioral<br />

control. Salud Pubblica Mex 2001;43:9-16.<br />

King M. Locus of control in women with eating pathology. Psychol<br />

Med 1989;19:183-7.<br />

375. Efficacia <strong>della</strong> lamotrigina nel DOC<br />

resistente<br />

A. Filippo, A.F. Buchignani, D. D’Epiro, M. Falcone,<br />

G. Scoti, A. Strati<br />

SPDC P.O. “Beato Angelo” Acri (CS)<br />

Introduzione: lo scopo dello stu<strong>di</strong>o realizzato in SPDC è<br />

stato quello <strong>di</strong> verificare l’efficacia <strong>della</strong> Lamotrigina su pz<br />

con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DOC resistente.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il campione dello stu<strong>di</strong>o è composto da<br />

11 pz., 5 maschi e 6 femmine, <strong>di</strong> età compresa fra 21e 64 anni<br />

con assenza <strong>di</strong> patologie organiche rilevanti, tutti i pazienti<br />

presentavano comorbilità per un <strong>di</strong>sturbo dell’umore,<br />

già in trattamento con SSRI. Il dosaggio me<strong>di</strong>o è stato <strong>di</strong><br />

100mg/<strong>di</strong>e. L’efficacia è stata valutata con la MADR-S, Y-<br />

BOCS, MOC-I in basale, a 1, 3 e 6 mesi.<br />

Tutti i pazienti, oltre alla lamotrigina assumevano un SSRI<br />

(sertralina 100 mg /<strong>di</strong>e, paroxetina 40 mg/<strong>di</strong>e).<br />

Conclusioni: ai controlli sono stati effettuati colloqui per<br />

valutare l’adesione del paziente ed eventuali eventi avversi.<br />

388


I risultati dello stu<strong>di</strong>o sembrano confermare la maggiore efficacia<br />

<strong>della</strong> lamotrigina rispetto alle terapie effettuate in<br />

precedenza in pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DOC resistente. In 7<br />

pazienti si è verificato un miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia<br />

(variazioni significative dei punteggi nelle scale somministrate)<br />

mentre in altri 3 è stata mantenuta l’equivalenza dei<br />

punteggi globali. In un paziente, infine, è stata necessaria la<br />

sospensione per la comparsa <strong>di</strong> una reazione avversa cutanea.<br />

Bibliografia<br />

McDougle CJ, Gordman WK, Price LH. The pharmacotherapy of<br />

obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder. Pharmacopsichiatry<br />

1993;26(Suppl):24.<br />

Jenike MA. Augmentation strategies for treatment-resistant obsessive-compulsive<br />

<strong>di</strong>sorder. Harv Rev Psychiatr 1993;1:17-26.<br />

Maxoutova E. Lamotrigine: perspective of using in psychiatry. Epilepsia<br />

1997;38:66.<br />

Kumar TCR. Lamotrigine augmentation of serotonin reuptake inhibitors<br />

in obsessive compulsive <strong>di</strong>sorder. Australian & New Zeland<br />

J Psychiatry 2000;(3):527-8.<br />

376. L’uso dell’escitalopram in un soggetto<br />

affetto da omocistinuria e patologia<br />

depressiva<br />

A. Filippo, A. Strati<br />

SPDC P.O. “Beato Angelo” Acri (CS)<br />

Introduzione: scopo dello stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> saggiare l’azione<br />

antidepressiva dell’escitalopram, la sua efficacia, ed<br />

in particolare la sua tollerabilità in soggetti con correlata patologia<br />

organica a genesi ere<strong>di</strong>taria.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: si riporta il caso clinico <strong>di</strong> una donna<br />

<strong>di</strong> 47 anni, ricoverata presso il nostro SPDC, coniugata, madre<br />

<strong>di</strong> due figli maschi adulti, affetta da una rara forma <strong>di</strong><br />

trombofilia congenita (omozigosi per MTHFR-metilene tetraidrofolato-reduttasi)<br />

connotata clinicamente con la classica<br />

omocistinuria, in un quadro psicopatologico <strong>di</strong> natura depressivo-ansiosa<br />

con parossismi simil attacchi <strong>di</strong> panico.<br />

L’escitalopram è stato per i primi sei giorni somministrato<br />

ad un dosaggio <strong>di</strong> 5 mg/<strong>di</strong>e associato ad una benzo<strong>di</strong>azepina<br />

(alprazolam 1,5 mg/<strong>di</strong>e) per poi raggiungere i 15 mg.<br />

Nell’arco <strong>di</strong> venti giorni riducendo gradatamente l’ansiolitico.<br />

La valutazione psico<strong>di</strong>agnostica è stata effettuata attraverso<br />

la somministrazione delle scale per l’ansia e la depressione<br />

(Hamilton-Rating Scale, MADRS) all’ingresso,<br />

in decima giornata, a due mesi <strong>della</strong> <strong>di</strong>missione.<br />

Conclusioni: l’escitalopram si è rilevato un farmaco sicuro<br />

ed efficace nel tempo, non ha mostrato segni <strong>di</strong> incompatibilità<br />

con la terapia organica (Acido folico), non ha mo<strong>di</strong>ficato<br />

il peso corporeo né i parametri car<strong>di</strong>ovascolari e bioumorali,<br />

inoltre ha garantito una remissione <strong>della</strong> sintomatologia<br />

depressiva, una riduzione <strong>della</strong> componente ansiosa<br />

con regolarizzazione del ritmo sonno-veglia ed un sensibile<br />

miglioramento <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita.<br />

Bibliografia<br />

Brosen K, Naranyo CA. Review of pharmacokinetic and pharmacodynamic<br />

interaction stu<strong>di</strong>es with citalopram. Eur Neuropsicopharmacol<br />

2001;63:331-6.<br />

Mitchell PJ, Hogg S. Behavioral effects of escitalopram pre<strong>di</strong>ct ra-<br />

389<br />

POSTER<br />

pid antidepressant activity. Biol Psychiat 2001a;49(Suppl):401S.<br />

Rapaport M, Bose A, Zheng H, et al. Escitalopram prevents relapse<br />

of depressive episodes. Eur Psychiat 2002;17(Suppl 1):97S.<br />

377. Catatonia, catatimia, catalessia. Verso<br />

la ri-nascita <strong>della</strong> clinica<br />

G. Fiore ** *** , A. Russo * , E.M. Troisi * , A. Tridente ** ,<br />

M.A. Iandolo ** , N.M. Passione ** , F. Fiore *<br />

* Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e Cura, Ospedale A. Landofi-<br />

Solofra, Avellino; ** Università <strong>di</strong> Napoli “Federico II”;<br />

*** Unità Operativa <strong>di</strong> Salute Mentale “F”, ASL SA 2<br />

Gli autori affrontano problemi <strong>di</strong> chiarificazione terminologica<br />

e concettuale su quadri psicopatologici accomunati dalla<br />

presenza <strong>di</strong> alterazioni <strong>della</strong> sfera motoria, (inibizione arresto,<br />

e stupor) giunti all’osservazione in un Servizio Psichiatrico<br />

<strong>di</strong> Diagnosi e Cura.<br />

Nei tre casi esaminati, la ricerca anamnestica <strong>di</strong> tratti prevalenti<br />

nella personalità premorbosa, i prodromi e le modalità<br />

<strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o, nonché il decorso clinico e la risposta al trattamento<br />

ma soprattutto la post esplorazione ricostruttiva operata<br />

dai pazienti, orientavano per l’inserimento del quadro<br />

psicopatologico nel primo caso verso la catatonia quale modalità<br />

espressiva <strong>della</strong> psicosi schizofrenica, nel secondo<br />

verso la catatimia quale meccanismo psicogeno riparatorio<br />

o compensativo, nel terzo verso la catalessia come reazione<br />

<strong>di</strong>fensiva iponoica-istintuale<br />

Il para<strong>di</strong>gma tracciato sostiene la prospettiva transnosografica<br />

nell’esercizio <strong>della</strong> clinica, quale pre-giu<strong>di</strong>zio metodologico<br />

utile al fine <strong>di</strong> impostare trattamenti ispirati ai massimi<br />

criteri <strong>di</strong> appropriatezza possibili.<br />

Bibliografia<br />

1 Henry Ey, Bernard P, Brisset Ch. <strong>Psichiatria</strong>. UTET-Masson.<br />

2 Weitbrecht H J, Compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, PICCIN<br />

378. Hospice e hospital: la persistente<br />

ambiguità del servizio psichiatrico <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>agnosi e cura<br />

G. Fiore *** , M. Coppola * , C. Dell’Aversano * , R. Mondola<br />

* , A. Russo ** , F. Fiore **<br />

* Università <strong>di</strong> Napoli “Federico II”; ** ASL AV 2, Servizio<br />

Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e Cura, Solofra, Avellino; *** Università<br />

<strong>di</strong> Napoli “Federico II”, Dipartimento <strong>di</strong> Salute<br />

Mentale ASL SA 2 UOSM “F”<br />

Introduzione: gli autori esaminano i dati <strong>di</strong> attività del<br />

triennio 2003-2005 relativi alla quantità e natura delle patologie<br />

psichiatriche afferenti al SPDC del DSM <strong>della</strong> Asl<br />

Avellino 2. La comparazione tra i volumi <strong>di</strong> attività complessivi<br />

e i report istantanei <strong>di</strong> alcune giornate tipo nell’ultimo<br />

trimestre 2005 rivela la <strong>di</strong>versificazione <strong>della</strong> domanda<br />

<strong>di</strong> aiuto specialistico e/o sociale, e l’inevitabile monomorfismo<br />

delle risposte terapeutico assistenziali con<strong>di</strong>zionate dal<br />

luogo <strong>di</strong> cura.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: attraverso la <strong>di</strong>samina <strong>di</strong> item relativi<br />

a: <strong>di</strong>agnosi all’invio, motivo del ricovero, co<strong>di</strong>ce triage,


struttura inviante, luogo <strong>di</strong> provenienza, ecc., si documenta<br />

per tabulas la miscellanea <strong>di</strong> richieste e <strong>di</strong> bisogni che<br />

tendenzialmente avrebbero necessità <strong>di</strong> spazi, tempi e modalità<br />

<strong>di</strong> intervento non coincidenti con le caratteristiche <strong>di</strong><br />

un reparto psichiatrico inserito nella rete dell’emergenza<br />

sanitaria.<br />

Conclusioni: il SPDC modula la propria identità <strong>di</strong> luogo <strong>di</strong><br />

accoglienza e cura, con necessità <strong>di</strong> rapi<strong>di</strong> adattamenti tecnico-funzionali<br />

tra azioni <strong>di</strong> supplenza e specificità <strong>di</strong> competenze,<br />

tra immagine <strong>di</strong> hospice pietistico-caritativo e <strong>di</strong><br />

astanteria in urgenza, tra presi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne pubblico e<br />

avamposto assistenziale prevalentemente orientato sulla clinica.<br />

L’apparente contrasto tra le aspettative e la resa può essere<br />

letto dall’interno come fattore <strong>di</strong> inappropriatezza, o come<br />

occasione <strong>di</strong> revisione critica per deco<strong>di</strong>ficare e reimpostare<br />

correttamente la domanda <strong>di</strong> aiuto.<br />

379. Percezione <strong>di</strong> libertà dai sintomi<br />

e <strong>di</strong> costrizione alla cura rispetto<br />

all’assunzione <strong>di</strong> stabilizzatori dell’umore<br />

POSTER<br />

C. Fizzotti, G. Fornaro, E. Zanelli, A. Berti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Genova<br />

Nella farmacoterapia è progressivamente decaduto un modello<br />

“reaction”, che in<strong>di</strong>ca i pazienti come destinatari<br />

passivi <strong>di</strong> una terapia, a favore <strong>di</strong> un modello “proaction”,<br />

per il quale il paziente collabora al processo terapeutico<br />

stesso.<br />

Occorre quin<strong>di</strong> che il terapeuta, senza assumere un atteggiamento<br />

troppo <strong>di</strong>rettivo od organicistico-farmacologico,<br />

conosca gli effetti fisici e cognitivi dei farmaci, non trascuri<br />

danni simbolici legati a un trattamento cronico e interpreti<br />

movimenti transferali corrispondenti all’uso del<br />

farmaco.<br />

Gli stabilizzatori dell’umore (sali <strong>di</strong> litio, carbamazepina,<br />

acido valproico, gabapentina, topiramato, oxcarbazepina,<br />

lamotrigina) permettono ai pazienti “responders” <strong>di</strong> non essere<br />

in balia delle oscillazioni del proprio umore.<br />

In effetti, non <strong>di</strong>versamente da altri farmaci, essi possono<br />

essere concepiti come “filtri d’amore”, giocare intenti seduttivi,<br />

suscitare fantasie <strong>di</strong> sottomissione a un potente oggetto<br />

esterno e in certi casi allentare il controllo sulle pulsioni<br />

istintuali facendo assumere al farmaco il ruolo <strong>di</strong> capro<br />

espiatorio.<br />

Inoltre, non avendo gli stabilizzatori effetti <strong>di</strong>rettamente sintomatici<br />

come gli antidepressivi, i neurolettici e le benzo<strong>di</strong>azepine,<br />

<strong>di</strong>minuiscono il rischio che il paziente mo<strong>di</strong>fichi<br />

arbitrariamente i dosaggi secondo l’equivalenza gravità sintomo-me<strong>di</strong>cina<br />

e meno <strong>di</strong> altri tendono a innescare il problema<br />

dell’esaurimento dell’effetto.<br />

Attraverso un test autosomministrato ai pazienti ricoverati<br />

presso la Clinica Psichiatrica Universitaria dell’Ospedale<br />

San Martino <strong>di</strong> Genova e ai pazienti che afferiscono agli<br />

Ambulatori <strong>della</strong> stessa, si è voluto valutare la percezione<br />

<strong>della</strong> terapia farmacologia con stabilizzatori dell’umore, indagando<br />

il livello <strong>di</strong> accettazione rispetto al farmaco e rispetto<br />

alla sensazione <strong>di</strong> libertà dai sintomi.<br />

380. Riabilitazione neurocognitiva<br />

nella schizofrenia: risultati preliminari<br />

<strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o clinico-terapeutico<br />

F. Fresi * , M. Bechi * , G. Cauli *** , F. Pinna, G. Pillai, F. Pili,<br />

E. Pisano, D. Mura, D. Sitzia, M. Casale ** , A.C. Loi,<br />

S. Adamo ** , B. Carpiniello<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Cagliari; * Dipartimento<br />

Scienze Neuropsichiche, Ospedale Universitario San Raffaele,<br />

Milano; ** Centro Ippocrate, Struttura Sanitaria Cura<br />

e Riabilitazione Disturbi Psichici, Cagliari; *** Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Filosofia, Università Cà Foscari <strong>di</strong> Venezia<br />

Introduzione: molti pensatori, a partire da Kraepelin e<br />

Bleuler, hanno considerato la schizofrenia come un <strong>di</strong>sturbo<br />

i cui vari segni e sintomi riflettono gli effetti <strong>di</strong> un fondamentale<br />

deficit cognitivo. Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse<br />

per i deficit cognitivi nella schizofrenia, in gran parte<br />

responsabili dei deficit funzionali, per lo più alla base <strong>della</strong><br />

<strong>di</strong>sabilità e dei costi in<strong>di</strong>retti <strong>della</strong> malattia. Lo scopo del<br />

presente stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> valutare l’efficacia <strong>di</strong> un programma <strong>di</strong><br />

riabilitazione neurocognitiva nella schizofrenia, basato sull’identificazione<br />

e il trattamento specifico delle <strong>di</strong>sfunzioni<br />

neurocognitive.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: è stato reclutato un campione <strong>di</strong> 8 pazienti,<br />

6 maschi e 2 femmine, <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a pari a 36,6 ± 9,2<br />

anni, e scolarità me<strong>di</strong>a pari a 11,3 ± 4,1 anni. I pazienti, al<br />

t0 e al terzo mese, sono stati sottoposti a valutazione neurocognitiva,<br />

tramite la BACS, volta a identificare i deficit specifici<br />

in<strong>di</strong>viduali, valutazione clinica, tramite la PANSS, e<br />

<strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita, tramite la QLS. Il trattamento, <strong>della</strong><br />

durata <strong>di</strong> tre mesi, prevedeva tre sedute settimanali <strong>di</strong> terapia<br />

neurocognitiva su Personal Computer, utilizzando un<br />

programma, il Cogpack, che si compone <strong>di</strong> esercizi <strong>di</strong>versificati<br />

a seconda <strong>della</strong> funzione cognitiva a cui sono rivolti.<br />

Il trattamento è stato applicato in aggiunta a un intervento <strong>di</strong><br />

tipo cognitivo-comportamentale.<br />

Risultati: è risultato un miglioramento significativo al test<br />

“Torre <strong>di</strong> Londra”, misura <strong>della</strong> funzione esecutiva <strong>di</strong> planning,<br />

e al test <strong>di</strong> “Memoria Verbale”, misura <strong>della</strong> memoria<br />

secondaria a lungo termine. È inoltre emerso un trend per il<br />

miglioramento al test <strong>di</strong> “Working Memory”.<br />

Conclusioni: il nostro stu<strong>di</strong>o, pur nella limitatezza del campione,<br />

sembra confermare l’efficacia del Cogpack nella riabilitazione<br />

<strong>di</strong> specifiche funzioni neurocognitive.<br />

381. Riprogettazione <strong>della</strong> gestione<br />

dell’emergenza psichiatrica nell’ambito<br />

del DEU <strong>di</strong> una Azienda Ospedaliera<br />

L. Gandolfo, V. Agliata, A. De Natale, E. Gulisano,<br />

F. Luppa<br />

ASL 3, Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale CT 2, Catania<br />

Il progetto si propone <strong>di</strong> rimodulare l’organizzazione <strong>della</strong><br />

gestione delle urgenze psichiatriche afferenti al Pronto Soccorso<br />

<strong>di</strong> un Ospedale Generale con l’obiettivo, a breve termine,<br />

<strong>di</strong> analizzare in maniera appropriata “il <strong>di</strong>sagio psichico”<br />

al fine <strong>di</strong> realizzare una corretta <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale<br />

rispetto a problematiche cliniche e/o sociali, e a lungo<br />

termine, <strong>di</strong> utilizzare attraverso la definizione <strong>di</strong> precisi per-<br />

390


corsi assistenziali, in modo efficiente ed efficace le risorse<br />

sanitarie e socio-ambientali <strong>di</strong>sponibili.<br />

Il progetto prevede:<br />

1)l’istituzione nell’ambito del DEU <strong>di</strong> un triage psichiatrico<br />

con personale infermieristico specializzato al fine <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scriminare le urgenze sociali da quelle psichiatriche;<br />

2)un approccio integrato pluri<strong>di</strong>sciplinare per una più appropriata<br />

deco<strong>di</strong>fica <strong>di</strong>agnostica;<br />

3)definizione <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong>agnostico-terapeutici per le urgenze<br />

psichiatriche ad elevato impatto;<br />

4)l’analisi del fabbisogno <strong>di</strong> adeguamento strutturale del<br />

Pronto Soccorso;<br />

5)l’analisi delle risorse necessarie al progetto;<br />

6)il monitoraggio, attraverso la definizione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori<br />

delle procedure e dei risultati.<br />

Bibliografia<br />

La sfida <strong>della</strong> complessità. Feltrinelli, Milano 1985.<br />

Palermo G, Villanova M. <strong>Psichiatria</strong> d’emergenza. Ed. Essebiemme<br />

2005.<br />

382. Un anno <strong>di</strong> valutazione prospettica<br />

degli effetti metabolici degli antipsicotici<br />

<strong>di</strong> seconda generazione (SGA) in un Centro<br />

<strong>di</strong> Salute Mentale<br />

D. Grieco, L. Mellini, S. Biagini, B. Berti, M. Casoria,<br />

I. Tarricone, D. Berar<strong>di</strong><br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> P. Ottonello, Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Introduzione: gli antipsicotici <strong>di</strong> seconda generazione<br />

(SGA) sono dotati <strong>di</strong> buona efficacia clinica e causano con<br />

minore propensione effetti extrapiramidali rispetto ai neurolettici<br />

tra<strong>di</strong>zionali; d’altro canto questi farmaci causano effetti<br />

collaterali <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne metabolico. Per valutare l’incidenza<br />

<strong>di</strong> tali effetti collaterali, nel CSM <strong>di</strong> Bologna “Nani” è<br />

stato allestito un protocollo per il monitoraggio dei pazienti<br />

trattati con SGA.<br />

Metodo: l’indagine, <strong>di</strong> tipo naturalistico, è in atto dal gennaio<br />

2003. In tutti i pazienti che iniziano un SGA si valutano:<br />

BMI, glicemia, colesterolo totale, HDL, LDL e trigliceri<strong>di</strong>;<br />

vengono inoltre annotate <strong>di</strong>agnosi, anamnesi familiare<br />

e personale per patologie metaboliche ed eventuale comparsa<br />

<strong>di</strong> effetti collaterali. Le valutazioni sono effettuate alla<br />

baseline (T0), dopo un mese (T1) e semestralmente (T6,<br />

T12, Tn).<br />

Tab. I. Me<strong>di</strong>e totale campione.<br />

Parametri T0 T1 T6 T12<br />

(N = 65) (N = 65) (N = 40) (N = 31)<br />

BMI 27,3 27,7 28,9 29,2<br />

Glicemia mg/dl 92,3 92 92,8 91,1<br />

Colesterolo mg/dl 205,8 209,8 223,3 209,4<br />

HDL mg/dl 55,6 53 50,6 53,1<br />

LDL mg/dl 125,9 126,5 140 122,1<br />

Trigliceri<strong>di</strong> mg/dl 139,3 154,6 167,8 166,5<br />

391<br />

POSTER<br />

Risultati: nelle tabelle vengono riportati i risultati dei pazienti<br />

che hanno ricevuto le valutazioni a T0 (N = 65), T1<br />

(N = 65), T6 (N = 40), T12 (N = 31). Dal confronto fra le<br />

me<strong>di</strong>e del campione generale, si rileva un significativo incremento<br />

a T6 <strong>di</strong> BMI (p = 0,002) e colesterolo (p =<br />

0,013) e un aumento <strong>della</strong> trigliceridemia che, entro i limiti<br />

<strong>della</strong> norma a T0, <strong>di</strong>venta patologica a T1 (p =<br />

0,072).<br />

Conclusione: il nostro stu<strong>di</strong>o mette in rilievo la necessità <strong>di</strong><br />

monitorare attentamente il peso ed i parametri metabolici<br />

dei pazienti in trattamento con SGA fin dalle prime settimane<br />

<strong>di</strong> trattamento.<br />

383. Il suici<strong>di</strong>o nei paesi islamici e in Europa:<br />

un’ipotesi <strong>di</strong> confronto<br />

S. Gubbini, P. Stefanelli<br />

U.O.C. <strong>di</strong> Psicoterapia, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche<br />

e Me<strong>di</strong>cina Psicologica, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: l’obiettivo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o era <strong>di</strong> valutare<br />

l’incidenza e le modalità del suici<strong>di</strong>o nei paesi <strong>di</strong> religione<br />

islamica, indagare le ragioni <strong>di</strong> tale andamento, soppesare il<br />

ruolo sostenuto dalla religione nel <strong>di</strong>ssuadere dal pensiero<br />

suicida e apprezzarne le <strong>di</strong>fferenze rispetto alle <strong>di</strong>mensioni<br />

del fenomeno in Europa.<br />

Metodologia: a tal proposito sono stati esaminati i tassi <strong>di</strong><br />

mortalità per suici<strong>di</strong>o pubblicati dalla WHO e la letteratura<br />

scientifica internazionale (stu<strong>di</strong> descrittivi e retrospettivi)<br />

presente sul suici<strong>di</strong>o in Europa e nei paesi islamici.<br />

Risultati: i dati a nostra <strong>di</strong>sposizione mostrano la presenza<br />

<strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>fferenze, per quel che riguarda incidenza e<br />

modalità del suici<strong>di</strong>o, tra i paesi islamici e i paesi occidentali.<br />

Mentre infatti in Europa il suici<strong>di</strong>o costituisce un serio e<br />

prioritario problema <strong>di</strong> sanità pubblica (tasso <strong>di</strong> mortalità<br />

17,5/100 000), ponendosi come seconda e in alcuni stati<br />

come prima causa <strong>di</strong> morte nella classe <strong>di</strong> età 15-34 anni,<br />

dai dati emerge che nei paesi <strong>di</strong> religione musulmana si verificano<br />

rare morti per suici<strong>di</strong>o, con tassi <strong>di</strong> mortalità che<br />

si <strong>di</strong>stribuiscono tra i più bassi al mondo (Giordania<br />

0,0/100000, Egitto 0,1/100000, Siria 0,2/100000, Kuwait<br />

1,9/100000).<br />

Conclusioni: seppure rari casi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o si possano verificare<br />

nei paesi islamici, non si può non in<strong>di</strong>viduare nella religione<br />

un fattore protettivo per la comparsa <strong>di</strong> un proposito<br />

<strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o e raramente, in tali paesi, il malessere psichico<br />

imbocca la strada dell’autolesionismo.<br />

Bibliografia<br />

Atighetchi D. Islam, Musulmani e Bioetica. Armando E<strong>di</strong>tore, Roma<br />

2002.<br />

Bertolote JM, Meulenbergs L, Radulescu R. Suicide Prevention.<br />

Conferenza Ministeriale Europea dell’OMS sulla Salute Mentale,<br />

Helsinki, 12-15 gennaio 2005.<br />

Levi F, La Vecchia C, Lucchini F. Trends in mortality from suicide,<br />

1965-1999. Acta Psychiatrica Scan<strong>di</strong>navica 2003;108.


POSTER<br />

384. Differenze ed analogie tra stress e<br />

trauma: implicazioni per <strong>di</strong>agnosi e terapia<br />

S. Ingretolli, B. De Stefano, N. Lalli<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università “La Sapienza” <strong>di</strong> Roma<br />

I criteri <strong>di</strong>agnostici del Disturbo Post-Traumatico da Stress<br />

(PTSD), nel DSM-IV, includono sia manifestazioni del <strong>di</strong>sturbo<br />

da trauma (pensieri intrusivi, allucinazioni, flashback,<br />

intensa angoscia nel Criterio B; negazione ed evitamento<br />

nel Criterio C) sia reazioni conseguenti a con<strong>di</strong>zioni<br />

stressanti (ansia, alterazioni del tono dell’umore, <strong>di</strong>sturbi<br />

del sonno, ipervigilanza, <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> concentrazione nel<br />

Criterio D).<br />

Stress e trauma vengono dunque intesi come cause dello<br />

stesso <strong>di</strong>sturbo e ciò comporta il rischio <strong>di</strong> confondere i due<br />

termini.<br />

Ne riteniamo perciò utile e necessaria una <strong>di</strong>fferenziazione<br />

concettuale, al fine <strong>di</strong> permettere al clinico una migliore<br />

comprensione e <strong>di</strong> consentirgli una maggiore efficacia <strong>di</strong>agnostica<br />

e terapeutica.<br />

Dal momento che ad un trauma non segue necessariamente<br />

uno stress cronico e lo stress non ha nel trauma il proprio<br />

fattore genetico, nel presente lavoro ci proponiamo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere<br />

i concetti <strong>di</strong> stress e trauma, evidenziandone le <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>di</strong> causa ed effetto e le <strong>di</strong>versità psicopatologiche,<br />

soprattutto in relazione alla durata dell’evento ed al vissuto<br />

temporale che viene suscitato in seguito alla sua realizzazione.<br />

In conclusione, riteniamo che gli eventi stressanti e i possibili<br />

effetti traumatici conseguenti ad essi siano <strong>di</strong>stinguibili<br />

e riconosciuti solo “ex post”, nell’après coup dell’incontro<br />

fra un evento e un particolare soggetto.<br />

Bibliografia<br />

De Clercq M, Lebigot F. Les traumatismes psychiques. Paris: Masson<br />

2001<br />

Garland C. Comprendere il trauma. Un approccio psicoanalitico.<br />

Bruno Mondadori Ed. 1998<br />

Lalli N. Manuale <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Psicoterapia. Napoli: Liguori Ed.<br />

1999.<br />

385. Strumenti per la <strong>di</strong>agnosi in psichiatria<br />

E. Lai, T. Melfi<br />

U.O.C. Psicoterapia, Villa Tiburtina, Università <strong>di</strong> Roma<br />

“La Sapienza<br />

Introduzione: i mezzi d’informazione mostrano un sempre<br />

maggiore interesse verso i <strong>di</strong>sturbi psichiatrici, così da chiamare<br />

la psichiatria a dare delle risposte precise a domande<br />

esplicite. La domanda che sempre più spesso viene posta allo<br />

psichiatra è quella <strong>di</strong> fare <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> certezza, a volte per<br />

rendere lecito un proce<strong>di</strong>mento penale, altre volte per autorizzare<br />

un trattamento obbligatorio, più in generale per garantire<br />

una tutela del paziente ed eventualmente <strong>della</strong> società<br />

<strong>di</strong> cui fa parte.<br />

Di fronte a tale richiesta la <strong>Psichiatria</strong>, molto frequentemente,<br />

incontra delle <strong>di</strong>fficoltà fino a trovarsi nell’impossibilità<br />

<strong>di</strong> dare delle certezze, soprattutto se consideriamo l’alta va-<br />

riabilità <strong>di</strong>agnostica legata ai <strong>di</strong>versi operatori ed alla complessità<br />

dei manuali <strong>di</strong>agnostici.<br />

Metodologia: abbiamo ricercato il motivo <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>fficoltà<br />

analizzando il metodo che viene utilizzato nella visita psichiatrica,<br />

ed in particolare cercando gli strumenti che lo psichiatra<br />

ha a sua <strong>di</strong>sposizione.<br />

Risultati: gli strumenti utilizzati dalla Me<strong>di</strong>cina si sono rivelati<br />

in larga parte insufficienti a fare <strong>di</strong>agnosi in <strong>Psichiatria</strong>.<br />

Conclusioni: la nostra ricerca ci ha indotto a sottolineare<br />

l’impellente bisogno <strong>di</strong> trovare dei mezzi ulteriori in grado<br />

<strong>di</strong> sopperire a questa lacuna.<br />

Bibliografia<br />

Zilboorg G, Henry GW. Storia <strong>della</strong> psichiatria. Roma: Nuove E<strong>di</strong>zioni<br />

Romane 2001.<br />

Lalli. Manuale <strong>di</strong> psichiatria e psicoterapia. Napoli: Liguori E<strong>di</strong>tore<br />

1999.<br />

Armando M, Di Agostino Fiori Nastro CP. Alla ricerca dell’oggetto.<br />

Un confronto tra visita me<strong>di</strong>ca e visita psichiatrica. In: Il sogno<br />

<strong>della</strong> farfalla. Roma: Nuove E<strong>di</strong>zioni Romane 2003;4.<br />

386. Ansia, depressione ed alessitimia<br />

nei pazienti affetti da orticaria cronica<br />

S. Lerda, A. Brignolo, S. Preda, C. Migliozzi, G. Angelini<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Servizio<br />

<strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> <strong>di</strong> Consultazione-Collegamento, Università<br />

<strong>di</strong> Torino<br />

Introduzione: l’orticaria cronica è considerata un’affezione<br />

psicocutanea. Mostra, infatti, una forte partecipazione <strong>di</strong><br />

aspetti emozionali: da anni viene riconosciuta l’importanza<br />

<strong>di</strong> fattori psichici nello sviluppo e nella progressione <strong>della</strong><br />

malattia; ben note per altro sono le ripercussioni sulla qualità<br />

<strong>di</strong> vita e sul piano psicologico, che possono talora configurarsi<br />

in veri e propri <strong>di</strong>sturbi psichiatrici.<br />

Scopo: il nostro lavoro si è proposto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are la presenza<br />

<strong>di</strong> ansia e depressione in soggetti affetti da orticaria cronica<br />

e <strong>di</strong> valutare la co-esistenza <strong>di</strong> tratti alessitimici in questa tipologia<br />

<strong>di</strong> pazienti.<br />

Metodologia: sono stati reclutati 50 soggetti con una <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> orticaria cronica afferenti al reparto <strong>di</strong> malattie<br />

cutanee <strong>della</strong> Clinica dermatologica dell’Università <strong>di</strong> Torino.<br />

Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un’intervista<br />

semistrutturata per la raccolta delle caratteristiche sociodemografiche<br />

e dei dati clinici. L’intero campione è stato<br />

inoltre valutato con una batteria <strong>di</strong> test psicometrici: Hamilton<br />

Anxiety Rating Scale (HARS), Hamilton Depressive<br />

Rating Scale (HDRS), Toronto Alexithymia Scale<br />

(TAS-20).<br />

Risultati: il 60% dei soggetti presentava una forma intermittente<br />

<strong>di</strong> orticaria, il 40% una forma persistente; il 42%<br />

aveva lesioni cutanee moderate, il 23% lesioni gravi. Nel<br />

25% dei casi il trattamento era dato da soli antistaminici, nel<br />

49% da antistaminici e corticosteroi<strong>di</strong>. I punteggi alla<br />

HARS e alla HDRS sono risultati ≥ 25 rispettivamente nel<br />

47% e 35% dei pazienti e si è evidenziata una prevalenza <strong>di</strong><br />

tratti alessitimici pari al 58%. Il livello <strong>di</strong> ansia è stato significativamente<br />

più alto nelle femmine (p = 0,005), così<br />

come gli aspetti alessitimici (p = 0,05). La sintomatologia<br />

392


Tab. I. caratteristiche socio-demografiche dei pazienti con<br />

orticaria cronica.<br />

Pazienti affetti da<br />

orticaria cronica<br />

Sesso: M% 66%<br />

F% 34%<br />

Età me<strong>di</strong>a (DS) 39,64 (8,22)<br />

Scolarità me<strong>di</strong>a (DS) 13,90 (5,78)<br />

Stato civile: single % 35%<br />

sposati % 58%<br />

separati % 7%<br />

Durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> malattia in anni (DS) 4,48 (2,67)<br />

Tab. II. Punteggi me<strong>di</strong> ai test psicometrici.<br />

Variabili Me<strong>di</strong>a DS<br />

HARS 23,48 3,45<br />

HDRS 22,88 3,32<br />

TAS-20 totale 57,79 15,44<br />

TAS-20 scala <strong>di</strong>e 17,81 6,52<br />

TAS-20 scala dde 15,96 4,66<br />

TAS-20 scala po 24,21 6,05<br />

depressiva è risultata maggiore nei soggetti con altre con<strong>di</strong>zioni<br />

me<strong>di</strong>che in comorbi<strong>di</strong>tà (p = 0,01). Si è evinta una correlazione<br />

positiva tra la durata <strong>della</strong> malattia dermatologica<br />

da un lato e livello <strong>di</strong> ansia e depressione dall’altro (p =<br />

0,05). Infine, è stata trovata un’associazione significativa tra<br />

l’incapacità ad esprimere le proprie emozioni e la gravità <strong>di</strong><br />

malattia (p = 0,05).<br />

Conclusioni: tenendo conto <strong>della</strong> significativa presenza <strong>di</strong><br />

sintomi ansioso-depressivi e dell’elevata prevalenza <strong>di</strong> caratteristiche<br />

alessitimiche nei pazienti esaminati, è opportuno<br />

ricorrere ad un modello biopsicosociale <strong>di</strong> malattia per<br />

consentire una migliore comprensione ed un più efficace<br />

trattamento dei casi <strong>di</strong> orticaria cronica. Per una adeguata<br />

gestione terapeutica accanto al <strong>di</strong>sturbo cutaneo primario,<br />

vanno infatti considerati anche i fattori psicologici (comorbi<strong>di</strong>tà<br />

psichiatrica e impatto sulla qualità <strong>di</strong> vita) e quelli sociali<br />

(compromissione del funzionamento lavorativo ed interpersonale).<br />

È <strong>di</strong>mostrato, del resto, che interventi psicoterapici<br />

e psicofarmacologici, insieme alle già consuete terapie<br />

dermatologiche, risultano in significativi miglioramenti<br />

del quadro clinico.<br />

Bibliografia<br />

1 Buffet M. Management of psychologic factors in chronic urticaria.<br />

When and how? Ann Dermatol Venereol 2003;130:145-59.<br />

2 Gupta MA, Gupta AK. Psychiatric and psychological co-morbi<strong>di</strong>ty<br />

in patients with dermatologic <strong>di</strong>sorder: epidemiology and<br />

management. Am J Clin Dermatol 2003;4:833-42.<br />

3 Sheehan-Dare RA, Henderson MJ, Cotterill JA. Anxiety and depression<br />

in patients with chronic urticaria and generalized pruritus.<br />

Br J Dermatol 1990;123:769-74.<br />

393<br />

POSTER<br />

387. Valutazione <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita<br />

e <strong>della</strong> comorbi<strong>di</strong>tà psichiatrica<br />

in un campione <strong>di</strong> pazienti afferenti<br />

all’Ambulatorio <strong>di</strong> Vestibologia<br />

A. Lombardelli * , A. De Capua * , U. Scalcione * , F. Fargnoli<br />

* , A. Goracci * , P. Castrogiovanni * , D. Nuti ** , Cioni<br />

** , Mandalà **<br />

* ** Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Scienze Ortope<strong>di</strong>che Ra<strong>di</strong>ologiche e Otorinolaringoiatriche,<br />

Sezione <strong>di</strong> Otorinolaringoiatria, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

Nella pratica clinica è <strong>di</strong> comune riscontro l’associazione tra<br />

patologie <strong>di</strong> pertinenza otorinolaringoiatrica, in particolar<br />

modo nel campo <strong>della</strong> vestibologia, e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> natura psichiatrica<br />

(Disturbi d’Ansia e dell’Umore). Nonostante che<br />

l’evidenza clinica confermi la presenza <strong>di</strong> tale comorbi<strong>di</strong>tà,<br />

ad oggi non è ancora chiaro il nesso patogenetico esistente<br />

tra queste due con<strong>di</strong>zioni morbose. Il campione, costituito<br />

da pazienti afferenti all’ambulatorio <strong>di</strong> vestibologia <strong>della</strong><br />

Clinica Otorinolaringoiatria dell’Università <strong>di</strong> Siena, è stato<br />

valutato me<strong>di</strong>ante la raccolta <strong>di</strong> dati anamnestici clinici e<br />

strumentali riguardanti sia la presenza <strong>di</strong> patologie otoiatriche,<br />

organiche e/o funzionali, sia l’eventuale presenza <strong>di</strong> patologie<br />

psichiatriche definibili in ambito categoriale e/o sottosoglia.<br />

La somministrazione <strong>di</strong> questionari atti a valutare<br />

la qualità <strong>della</strong> vita dei soggetti in esame ci ha inoltre consentito<br />

<strong>di</strong> definire quanto l’eventuale presenza <strong>di</strong> entrambe<br />

queste patologie possa inficiare lo stato <strong>di</strong> benessere <strong>di</strong> tale<br />

categoria <strong>di</strong> pazienti. La nostra ricerca si propone, inoltre, <strong>di</strong><br />

analizzare questa associazione in termini epidemiologici,<br />

psicopatologici e clinici con particolare attenzione a quella<br />

categoria <strong>di</strong> pazienti in cui la vertigine, non giustificata dalla<br />

presenza <strong>di</strong> evidenze clinico strumentali obiettivabili,<br />

sembra essere l’espressione <strong>di</strong> una sintomatologia <strong>di</strong> tipo<br />

panico-agorafobico sottosoglia.<br />

Bibliografia<br />

1 Holmberg J, Karlberg M, Harlacher U, Magnusson M. Experience<br />

of han<strong>di</strong>cap and anxiety in phobic postural vertigo. Acta<br />

Otolaryngol 2005;125:270-5.<br />

2 Magliulo G, Bertin S, Ruggieri M, Gagliar<strong>di</strong> M. Benign paroxysmal<br />

positional vertigo and post-treatment quality of life. Eur<br />

Arch Otorhinolaryngol 2005;262:627-30.<br />

388. La depressione come modulatore<br />

negativo dopo infarto miocar<strong>di</strong>co acuto.<br />

Stu<strong>di</strong>o sull’ipotesi neurovegetativa.<br />

G. Magnolfi, A. Di Florio, M. Ermani * , F. Folino ** ,<br />

G.I. Perini<br />

Clinica Psichiatrica, * Clinica Neurologica, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Neuroscienze, ** Clinica Car<strong>di</strong>ologica, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Introduzione: la depressione è un fattore <strong>di</strong> rischio in<strong>di</strong>pendente<br />

<strong>di</strong> morbilità e mortalità dopo infarto miocar<strong>di</strong>co<br />

acuto (IMA) 1 . Nei pazienti depressi lo sbilanciamento del<br />

sistema nervoso autonomo a favore del sistema simpatico<br />

(SS) causa una <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> variabilità <strong>della</strong> frequen-


za car<strong>di</strong>aca (VFC) 2 che pre<strong>di</strong>spone allo sviluppo <strong>di</strong> aritmie<br />

potenzialmente fatali e sarebbe responsabile <strong>della</strong> maggiore<br />

mortalità osservata nei pazienti depressi rispetto ai non depressi<br />

dopo IMA.<br />

Scopo: indagare la relazione tra funzione autonomica e depressione<br />

durante il ricovero e dopo 4 mesi in 52 pazienti<br />

con prima <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> IMA, senza gravi patologie croniche<br />

associate e senza precedenti malattie psichiatriche, eliminando<br />

così alcuni fattori confondenti presenti in molti stu<strong>di</strong><br />

su questo argomento.<br />

Meto<strong>di</strong>: la misurazione <strong>della</strong> VFC, eseguita su registrazione<br />

Holter, è stata usata come marker <strong>della</strong> funzione autonomica;<br />

la sintomatologia depressiva è stata valutata con la<br />

Beck Depression Inventory e con l’Hamilton Rating Scale<br />

for Depression; la presenza <strong>di</strong> fattori stressanti nei 6 mesi<br />

antecedenti l’IMA è stata rilevata con la Recent Life Events<br />

Interview.<br />

Risultati: il 29% del campione è depresso e mostra una<br />

VFC minore rispetto ai controlli.<br />

Conclusioni: nei pazienti depressi dopo IMA si osserva uno<br />

sbilanciamento autonomico a favore del SS che pre<strong>di</strong>sporrebbe<br />

il cuore a gravi aritmie.<br />

Bibliografia<br />

1 Van Melle et al. Psychosom Med 2004;66:814-22.<br />

2 Carney et al. Circulation 2001;104:2024-8.<br />

389. Riduzione del peso corporeo<br />

nei pazienti in trattamento con AP-atipici<br />

POSTER<br />

A. Mangano, G. Dattola, P. Romeo, F.C. Suraci, C. Tripo<strong>di</strong>,<br />

A. Nucera<br />

Regione Calabria, Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, AST 11<br />

Reggio Calabria, Servizio Semiresidenziale, (Day Hospital,<br />

Centro Diurno, Centro UVA)<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un decennio dell’entrata in uso degli AP-atipici,<br />

tra gli effetti collaterali indotti da questi farmaci, una notevole<br />

importanza riveste l’aumento del peso corporeo. Tale<br />

effetto indesiderato oltre a contribuire ad elevare il rischio<br />

<strong>di</strong> comorbilità sul piano organico (<strong>di</strong>abete,- ipertensione- alterazioni<br />

del metabolismo lipi<strong>di</strong>co) induce un ulteriore <strong>di</strong>sagio<br />

sociale per i problemi legati all’immagine corporea e all’autostima.<br />

Scopo dello stu<strong>di</strong>o: valutazione <strong>della</strong> riduzione del peso<br />

corporeo <strong>di</strong> pazienti in trattamento con AP-atipici cui è stato<br />

aggiunto (attraverso consenso informato) un farmaco potenzialmente<br />

“anoressizzante” (Topiramato). Ad un altro<br />

gruppo <strong>di</strong> pazienti, con caratteristiche omogenee, è stato<br />

somministrato invece un placebo.<br />

Metodo: lo stu<strong>di</strong>o in aperto, tuttora in corso, prevede la<br />

somministrazione a pazienti in trattamento con AP-atipici,<br />

<strong>di</strong> una dose me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 300 mg <strong>di</strong> Topiramato. La scelta <strong>di</strong><br />

questa molecola è motivata da dati provenienti dalla letteratura<br />

internazionale sulla consistente per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso corporeo.<br />

Tutti i pazienti hanno mantenuto l’abituale dosaggio antipsicotico<br />

mentre il TPR è stato somministrato a dosi crescenti<br />

in add-on.<br />

A un gruppo <strong>di</strong> pazienti con caratteristiche omogenee, costituito<br />

da 20 pazienti in trattamento con atipici, è stato somministrato<br />

un placebo (gruppo <strong>di</strong> controllo). I due gruppi so-<br />

no stati confrontati attraverso una valutazione longitu<strong>di</strong>nale<br />

a tre e a sei e mesi dall’inizio del trattamento.<br />

Criteri d’inclusione:<br />

– trattamento da almeno 1 anno con AP-atipico (anche in<br />

politerapia);<br />

– aumento del peso corporeo > a 10 kg (annotazione del peso<br />

antecedente all’inizio del trattamento);<br />

– consenso informato da parte del paziente che accetta la<br />

somministrazione del TPR allo scopo <strong>di</strong> promuovere una<br />

riduzione del proprio peso corporeo;<br />

– pazienti psicotici dove l’uso <strong>di</strong> un anticonvulsivante può<br />

contribuire ad una efficace stabilizzazione dell’umore;<br />

– pazienti in compenso psicotico;<br />

– assenza <strong>di</strong> trattamenti <strong>di</strong>etetici concomitanti.<br />

Criteri <strong>di</strong> esclusione:<br />

– pazienti in politerapia con Neurolettici-TIPICI;<br />

– glaucoma.<br />

Sono stati praticati prima dell’introduzione del TPR i seguenti<br />

esami:<br />

– routine ematica + PRL;<br />

– emoglobina glicosilata;<br />

– emocromo;<br />

– registrazione del peso pre-trattamento;<br />

– visita oculistica.<br />

Risultati: la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso corporeo dei pazienti trattati<br />

con TPR si è attestata me<strong>di</strong>amente intorno ai 4 kg già entro<br />

i primi tre mesi. Solo in una piccola percentuale (8%) il peso<br />

è ulteriormente sceso fino a 6 kg. Tutti i pazienti che, in<br />

assenza <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tarietà per il <strong>di</strong>abete, avevano subito un incremento<br />

dei valori <strong>della</strong> glicemia, sono rientrati nel range<br />

fisiologico. Nessuna mo<strong>di</strong>fica si è verificata sui livelli <strong>di</strong><br />

prolattina (alterati valori nei pazienti in trattamento con Risperidone).<br />

Conclusioni: la <strong>di</strong>minuzione del peso corporeo appare<br />

senz’altro correlata all’utilizzo del TPR. L’assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ete<br />

<strong>di</strong>magranti concomitanti fa supporre che l’eventuale adesione<br />

del paziente a specifici trattamenti <strong>di</strong>etetici e/o attività fisico-sportive<br />

potrebbe contribuire alla restitutio dell’abituale<br />

peso corporeo. Tale aspetto ha già favorito in numerosi<br />

nostri pazienti scelte orientate in tal senso.<br />

390. Effetti del lavoro supportato<br />

sulle caratteristiche cliniche, cognitive<br />

e <strong>di</strong> funzionamento sociale <strong>di</strong> soggetti<br />

con schizofrenia<br />

L. Marchiaro * , P. Rocca ** , C. Vecchiato * , F. Risso *<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>di</strong> Cuneo, ASL 15 Cuneo;<br />

** Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Torino<br />

I programmi <strong>di</strong> riabilitazione vocazionale sono una parte essenziale<br />

del trattamento dei pazienti con schizofrenia. A <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> altre attività riabilitative, per le quali non sono<br />

state condotte valutazioni sistematiche <strong>di</strong> risultato, il lavoro<br />

supportato (SE) è una pratica “evidence-based”. Alcuni autori<br />

hanno evidenziato che il SE può avere effetti benefici<br />

sulla sintomatologia globale ed attenuare gli effetti dell’impairment<br />

cognitivo. I dati <strong>della</strong> letteratura concordano nell’affermare<br />

che i deficit cognitivi costituiscono un aspetto<br />

nucleare <strong>della</strong> schizofrenia. La compromissione interessa<br />

svariati domini cognitivi, quali le funzioni esecutive, l’at-<br />

394


tenzione, la memoria e il linguaggio. Tali deficit sembrano<br />

correlati all’outcome funzionale dei pazienti più degli stessi<br />

sintomi del <strong>di</strong>sturbo.<br />

Alla luce <strong>di</strong> queste considerazioni, ci proponiamo <strong>di</strong> valutare<br />

se un programma riabilitativo <strong>di</strong> SE è in grado <strong>di</strong> presentare<br />

effetti benefici sulle prestazioni cognitive ed incidere<br />

sui livelli <strong>di</strong> gravità <strong>della</strong> sintomatologia e <strong>della</strong> qualità <strong>di</strong><br />

vita <strong>di</strong> pazienti schizofrenici.<br />

Ci proponiamo <strong>di</strong> operare nel contesto <strong>di</strong> un trial clinico<br />

controllato che compari l’effetto <strong>di</strong> due approcci riabilitativi,<br />

il SE e un’attività riabilitativa non strutturata. Verranno<br />

reclutati presso il Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>di</strong> Cuneo<br />

pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> schizofrenia sulla base <strong>della</strong> SCID<br />

per il DSM-IV. I pazienti, in fase <strong>di</strong> stabilità clinica, definita<br />

dall’assenza <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>della</strong> terapia antipsicotica<br />

negli ultimi sei mesi e dal giu<strong>di</strong>zio dei curanti, verranno<br />

sud<strong>di</strong>visi in due gruppi paragonabili per caratteristiche demografiche,<br />

cliniche e cognitive. Nel primo gruppo verranno<br />

allocati pazienti che iniziano un programma <strong>di</strong> SE, nel<br />

secondo pazienti che iniziano l’attività riabilitativa non<br />

strutturata. La gravità <strong>della</strong> sintomatologia psicotica verrà<br />

valutata con la PANSS, il funzionamento socio-lavorativo<br />

tramite la SOFAS. Ciascun paziente sarà inoltre valutato<br />

con una batteria esplorante le funzioni esecutive (WCST,<br />

Stroop Colour-Word Test e TMT-B), <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> memoria<br />

(CVLT, Wechsler Memory Scale), attenzione e velocità psicomotoria<br />

(CPT, TMT-A e Digit symbol sub-test del WAIS-<br />

R). Verranno presi in considerazione, come tempi <strong>di</strong> valutazione,<br />

l’inizio del programma riabilitativo e il follow-up dopo<br />

6 mesi.<br />

Riteniamo che dalla valutazione dell’effetto dei programmi<br />

riabilitativi sulle variabili cliniche, cognitive e <strong>di</strong> funzionamento<br />

sociale dei pazienti possano <strong>di</strong>scendere implicazioni<br />

<strong>di</strong> cruciale importanza non solo per favorire un miglioramento<br />

dell’outcome funzionale dei nostri pazienti, ma anche<br />

ai fini <strong>di</strong> una doverosa e più razionale allocazione delle<br />

risorse <strong>di</strong>sponibili.<br />

Bibliografia<br />

Gold JM, Goldberg RW, McNary SW, Dixon LB, Lehman AF. Cognitive<br />

correlates of job tenure among patients with severe mental<br />

illness. Am J Psychiatry 2002;159:1395-402.<br />

McGurk SR, Mueser KT. Cognitive functioning, symptoms, and<br />

work in supported employment: a review and heuristic model.<br />

Schizophr Res 2004;70:147-73.<br />

391. La comprensione dei meccanismi<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento classico nell’Anoressia<br />

Nervosa<br />

E. Marocco, M. Belotti, M. Piccinni, S. Boccalon,<br />

L. Bello<strong>di</strong>, P. Cave<strong>di</strong>ni<br />

Istituto Scientifico San Raffaele, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze<br />

Neuropsichiche, Università Vita-Salute San Raffaele, Facoltà<br />

<strong>di</strong> Psicologia, Milano<br />

Introduzione: l’osservazione clinica e le caratteristiche sintomatologiche<br />

dell’Anoressia Nervosa (AN) mostrano <strong>di</strong>verse<br />

anomalie percettive che i pazienti presentano nell’associazione<br />

errata tra cibo e paura. Alcune evidenze suggeriscono<br />

che alla base <strong>di</strong> tali peculiarità si possa in<strong>di</strong>viduare<br />

una singolare gestione dei meccanismi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />

395<br />

POSTER<br />

<strong>di</strong> tipo pavloviano. Attraverso questo stu<strong>di</strong>o ci si propone <strong>di</strong><br />

indagare questi meccanismi in soggetti affetti da AN partendo<br />

dal presupposto che la capacità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento e<br />

<strong>di</strong> decon<strong>di</strong>zionamento hanno importanti ricadute sulle terapie<br />

<strong>di</strong> desensibilizzazione sistematica.<br />

Metodologia: il campione stu<strong>di</strong>ato è composto da pazienti<br />

affetti da AN e da controlli sani, sottoposti ad un esperimento<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento concepito secondo il modello del<br />

con<strong>di</strong>zionamento classico che implica l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

relazioni tra eventi. In tutte le fasi dell’esperimento (abituazione,<br />

con<strong>di</strong>zionamento e decon<strong>di</strong>zionamento) abbiamo registrato<br />

la variazione <strong>della</strong> conduttanza cutanea che risulta<br />

essere un in<strong>di</strong>ce affidabile dell’attivazione neurovegetativa<br />

nei soggetti.<br />

Risultati: i risultati mostrano una capacità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionarsi<br />

e <strong>di</strong> decon<strong>di</strong>zionarsi sovrapponibile tra AN e controlli. Inoltre,<br />

la severità del <strong>di</strong>sturbo, soprattutto nella sua componente<br />

<strong>di</strong> defedamento organico, non incide sull’esito delle prove<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento classico.<br />

Bibliografia<br />

LeDoux JE. Emotion circuits in the brain. Annu Rev Neurosci<br />

2000;23:155-84.<br />

392. Efficacia e tollerabilità dello switch<br />

dalla terapia con antipsicotici tipici per via<br />

iniettiva i. m. a quella per os<br />

con aripiprazolo<br />

A. Martorelli<br />

SPDC San Camillo/Forlanini, DSM Roma D<br />

Introduzione: questo stu<strong>di</strong>o naturalistico si propone <strong>di</strong> valutare<br />

l’efficacia e la tollerabilità, in termini <strong>di</strong> incidenza dei<br />

<strong>di</strong>versi effetti collaterali centrali e periferici, <strong>di</strong> una modalità<br />

<strong>di</strong> trattamento psicofarmacologico che prevede il passaggio<br />

da un antipsicotico tra<strong>di</strong>zionale iniettato per via i. m. all’uso<br />

per os <strong>di</strong> aripiprazolo in una popolazione <strong>di</strong> pazienti psicotici<br />

in fase <strong>di</strong> acuzie afferenti presso il SPDC dell’Ospedale<br />

San Camillo/Forlanini <strong>di</strong> Roma, DSM <strong>della</strong> ASL Roma<br />

D. L’aripiprazolo, l’ultimo degli antipsicotici <strong>di</strong> nuova generazione<br />

ad essere stato immesso sul mercato, ha uno spettro<br />

d’azione farmaco<strong>di</strong>namica che lo rende particolare tra<br />

gli stessi atipici.<br />

Metodologia: sono stati compresi nello stu<strong>di</strong>o tutti i pazienti,<br />

maschi (n = 8) e femmine (n = 7), con un età me<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> 26 anni (ds = 5,3/ range 18-34), con <strong>di</strong>agnosi presuntive<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>sturbi psicotici secondo il DSM-IV-TR, ricoverati<br />

presso questo Servizio Psichiatrico nel primo semestre<br />

dell’anno 2005, che all’ingresso avevano ricevuto terapia<br />

antipsicotica (aloperidolo, clorpromazina, promazina)<br />

per via parenterale e che durante il ricovero, durato almeno<br />

10 giorni, passavano alla terapia orale con aripiprazolo alla<br />

dose <strong>di</strong> 15 mg/<strong>di</strong>e, me<strong>di</strong>ante switch senza titolazione. Sono<br />

state valutate (in ed out) la gravità delle con<strong>di</strong>zioni psicopatologiche<br />

me<strong>di</strong>ante BPRS a 24 items, l’aggressività ed<br />

agitazione attraverso la BIS ad 11 items, l’evidenza e l’intensità<br />

degli effetti collaterali me<strong>di</strong>ante DOTES e scala <strong>di</strong><br />

Simpson ed Angus. Inoltre sono state monitorizzate le funzioni<br />

vitali dei pazienti durante il ricovero (PA, FC ed eventi<br />

avversi).


Risultati e conclusioni: tutti i parametri che si sono considerati<br />

nel gruppo <strong>di</strong> soggetti sottoposti allo stu<strong>di</strong>o mostrano,<br />

alla <strong>di</strong>missione degli stessi, un miglioramento globale che<br />

testimonierebbe la funzionalità dello switching considerato.<br />

In termini <strong>di</strong> tollerabilità, specificatamente <strong>di</strong> effetti collaterali<br />

centrali come gli EPS, il miglioramento è marcato e<br />

contribuisce a migliorare la compliance dei pazienti verso la<br />

forma <strong>di</strong> somministrazione orale.<br />

L’aripiprazolo in questo senso si comporta similmente agli<br />

altri antipsicotici atipici. In termini <strong>di</strong> severità <strong>della</strong> psicopatologia<br />

che si andava a trattare, e <strong>della</strong> agitazione/aggressività<br />

che questa comportava, la non-necessità <strong>di</strong> titolazione<br />

dell’aripiprazolo consente una continuità peculiare<br />

dell’effetto antipsicotico rispetto all’iniziale terapia iniettiva.<br />

Dunque l’aripiprazolo sembrerebbe, nel contesto <strong>di</strong> un<br />

setting <strong>di</strong> acuzie psicotiche, uno psicofarmaco utile, efficace<br />

e sicuro.<br />

Bibliografia<br />

1 Hirose T, Uwahodo Y, Yamada S, et al. Mechanism of action of<br />

aripiprazole pre<strong>di</strong>cts clinical efficacy and a favourable side-effect<br />

profile. J Psychopharmacol 2004;18:375-83.<br />

2 Voruganti L, Cortese L, Owveumi L, et al. Switching from conventional<br />

to novel antipsychotic drugs: results of a prospective<br />

naturalistic study. Schizophr Res 2002;57:201-8.<br />

393. Disturbi <strong>della</strong> condotta alimentare<br />

in pazienti con BMI > 25<br />

POSTER<br />

S. Massa, F. Pinna, G. Carta, E. Pisano, R. Cuboni ** ,<br />

R. Manca ** , F. Velluzzi * , A. Loviselli * , W. Orrù ** , B. Carpiniello<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Cagliari; * U.O. Dipartimentale<br />

<strong>di</strong> Obesità, Policlinico Universitario, Cagliari;<br />

** Istituto I.H. Schultz, Cagliari<br />

Introduzione: i dati <strong>di</strong> letteratura inerenti il rapporto tra<br />

BMI e Disturbi <strong>della</strong> Condotta Alimentare (DCA) evidenziano,<br />

nel complesso, una forte correlazione tra Binge Eating<br />

Disorder e Obesità. Questa ricerca si propone <strong>di</strong> valutare<br />

la prevalenza <strong>di</strong> DCA in una popolazione <strong>di</strong> pazienti afferenti<br />

ad un Centro specializzato nella <strong>di</strong>agnosi e nella cura<br />

dell’Obesità.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: campione <strong>di</strong> 106 pz (23 m e 83 f), 89<br />

obesi (BMI > 30) e 17 sovrappeso (BMI 25 30). Come<br />

strumenti <strong>di</strong> valutazione <strong>di</strong>agnostica, <strong>della</strong> gravità clinica e<br />

del funzionamento globale sono stati utilizzati rispettivamente<br />

SCID-I, SCID-II, CGI e GAF.<br />

Risultati: il 20,8% dei pz, 17,4% dei m e 21,7% delle f, ha<br />

una <strong>di</strong>agnosi lifetime <strong>di</strong> DCA: nell’ambito dei DCA, il 2,8%<br />

dei pz, 3,6% delle f, è affetto da BN; il 17,9% del campione,<br />

17.4% dei m e 18,1% delle f, è affetto da BED. Nell’ambito<br />

del sottogruppo <strong>di</strong> pazienti affetti da DCA, il<br />

72,7% dei pz ha una comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> asse I; il 45,5% dei pz<br />

ha una comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> asse II.<br />

Conclusioni: i risultati del nostro stu<strong>di</strong>o concordano, nel<br />

complesso, con i dati <strong>di</strong> letteratura sulla stretta correlazione<br />

tra obesità e BED e sull’elevata comorbi<strong>di</strong>tà del BED<br />

con altri <strong>di</strong>sturbi psichiatrici, con tassi <strong>di</strong> psicopatologia<br />

nei soggetti con BED, superiori a quelli degli obesi senza<br />

BED.<br />

394. Differenze <strong>di</strong> genere nel Disturbo<br />

<strong>di</strong> Panico: risultati <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o<br />

retrospettivo<br />

S. Massa, S. Pirarba, B. Carpiniello<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Sanità Pubblica, Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione: per quanto riguarda il DAP gli stu<strong>di</strong> epidemiologici<br />

condotti in tutto il mondo concordano sia circa l’osservazione<br />

<strong>di</strong> una maggiore frequenza fra le donne che su <strong>di</strong>fferenze<br />

legate al genere <strong>di</strong> alcuni aspetti clinico-sintomatologici.<br />

Obiettivo: verificare l’esistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze legate al genere<br />

nel <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico con e senza agorafobia dal punto<br />

<strong>di</strong> vista dell’età d’esor<strong>di</strong>o, caratteristiche socio-demografiche,<br />

clinico-sintomatologiche e <strong>di</strong> trattamento.<br />

Metodologia: il campione esaminato è costituito da 132 soggetti<br />

(M = 38; F = 94). Stu<strong>di</strong>o clinico retrospettivo su pazienti<br />

con <strong>di</strong>agnosi primaria <strong>di</strong> DAP con o senza Agorafobia secondo<br />

il DSM IV TR, afferiti al Centro <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>della</strong><br />

Clinica Psichiatrica dell’Università <strong>di</strong> Cagliari. Sono stati<br />

utilizzati agli scopi <strong>della</strong> presente analisi i dati <strong>della</strong> valutazione<br />

clinica standar<strong>di</strong>zzata effettuati all’atto <strong>della</strong> prima visita<br />

me<strong>di</strong>ante la scala psicopatologica e la scala <strong>di</strong> valutazione<br />

somatica derivata dalla versione italiana del sistema AMDP.<br />

Risultati: campione <strong>di</strong> 71 casi <strong>di</strong> Disturbo <strong>di</strong> Panico senza<br />

Agorafobia e 61 casi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico con agorafobia. Il<br />

97,7% del campione è stato sottoposto a trattamento farmacologico<br />

per il <strong>di</strong>sturbo mostrando <strong>di</strong>fferenze significative<br />

sul piano statistico: nel genere maschile prevalgono l’uso<br />

degli antidepressivi in monoterapia mentre l’associazione<br />

antidepressivi + benzo<strong>di</strong>azepine appare decisamente più<br />

frequente nelle donne.<br />

Per la <strong>di</strong>mensione sintomatologica “affettività”, la frequenza<br />

<strong>di</strong> umore depresso appariva significativamente più frequente<br />

nel sesso femminile, soprattutto nei livelli lieve e<br />

moderato, mentre nei maschi era maggiormente rappresentato<br />

il livello grave rispetto alle donne; tale <strong>di</strong>fferenze appaiono<br />

statisticamente significative. Le palpitazioni, più<br />

rappresentate nel genere femminile, una <strong>di</strong>fferenza al limite<br />

<strong>della</strong> significatività statistica.<br />

Conclusioni: i dati da un lato confermano la sostanziale omogeneità<br />

<strong>della</strong> sintomatologia del DAP nei due sessi riportata<br />

in generale in letteratura, dall’altro non sembrano confermare<br />

la particolare prevalenza dei sintomi “respiratori” e dei sintomi<br />

“vestibolari” nel sesso femminile, e la particolare prevalenza<br />

dei sintomi car<strong>di</strong>ovascolari nel sesso maschile, essendo<br />

anzi questi ultimi (almeno le palpitazioni) risultati nella nostra<br />

indagine più frequenti nel sesso femminile.<br />

395. Switch da aloperidolo a quetiapina<br />

nel <strong>di</strong>sturbo bipolare<br />

S. Mattioli<br />

Dipartimento Salute Mentale, ASL 1, Umbria, Centro <strong>di</strong> Salute<br />

Mentale Città <strong>di</strong> Castello, ASL 1<br />

Introduzione: gli antipsicotici sono comunemente utilizzati<br />

nel <strong>di</strong>sturbo bipolare, sia nella mania acuta che nella terapia<br />

<strong>di</strong> mantenimento. Gli antipsicotici tipici sono però spesso<br />

causa <strong>di</strong> side effects, come sintomi extrapiramidali<br />

(EPS), negativi e depressivi. Quetiapina unisce ad azione<br />

396


antipsicotica (sia sui sintomi negativi che positivi) una buona<br />

tollerabilità con estrema rarità <strong>di</strong> EPS.<br />

Metodologia: in questo contributo riportiamo il caso <strong>di</strong> un<br />

paziente <strong>di</strong> 35 anni affetto da <strong>di</strong>sturbo bipolare <strong>di</strong> tipo I, <strong>di</strong>agnosticato<br />

nel 1994, e trattato negli anni con valproato e aloperidolo.<br />

La reci<strong>di</strong>va del <strong>di</strong>sturbo nell’ultimo anno ha comportato<br />

un aumento del dosaggio <strong>di</strong> aloperidolo con successiva<br />

insorgenza <strong>di</strong> parkinsonismo. Si è così deciso il passaggio<br />

a quetiapina. La gravità <strong>della</strong> sintomatologia è stata valuta<br />

prima e dopo 3 mesi <strong>di</strong> trattamento con le scale YMRS<br />

(Young Mania Rating Scale), CGI (Clinical Global Impression),<br />

ESRS (Extrapyramidal Symptoms Rating Scale).<br />

Risultati: il paziente dopo tre mesi <strong>di</strong> terapia con quetiapina<br />

a 400 mg/<strong>di</strong>e aveva <strong>di</strong>mostrato un netto miglioramento<br />

<strong>della</strong> sintomatologia affettiva e una regressione degli EPS.<br />

Conclusioni: il caso sopra esposto conferma la buona tollerabilità<br />

<strong>di</strong> quetiapina e la sua potenziale efficacia nel <strong>di</strong>sturbo<br />

bipolare.<br />

Bibliografia<br />

1 Won-Myong Bahk, Bo-Hyun Yoon, Kyoung-Uk Lee, Jeong-Ho<br />

Chae. Combination of mood stabilizers with quetiapine for treatment<br />

of acute bipolar <strong>di</strong>sorder: an open label study. Human Psychopharmacology<br />

2004;19:181-5.<br />

2 Dunayevich E, Strakowski SM. Quetiapine for treatment resistano<br />

mania. Am J Psychiatry 2000;157:1341.<br />

396. Relazione tra obesità, depressione<br />

e menopausa<br />

S. Mattioli, P. Antonelli, C. Massetti, E. Minciotti, S. Scopa,<br />

A. Marmorini, F. Ciappi<br />

Dipartimento Salute Mentale, ASL 1, Umbria, Centro <strong>di</strong> Salute<br />

Mentale Città <strong>di</strong> Castello, ASL 1<br />

Introduzione: il climaterio rappresenta una fase fisiologica<br />

<strong>della</strong> vita <strong>della</strong> donna caratterizzata da un insieme <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

fisiche e psichiche che segnano la fine <strong>della</strong> capacità<br />

riproduttiva <strong>della</strong> donna e che trova nella menopausa,<br />

intesa come cessazione <strong>della</strong> ciclicità mestruale, il suo momento<br />

più appariscente. Un <strong>di</strong>sturbo dell’umore in menopausa<br />

può essere definito come un insieme <strong>di</strong> sintomi affettivi<br />

e comportamentali <strong>di</strong> una gravità tale da interferire con<br />

vari aspetti <strong>della</strong> vita, ed avente uno specifico rapporto temporale<br />

con il periodo menopausale.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: abbiamo effettuato una review <strong>della</strong> letteratura<br />

esistente tra obesità, menopausa e sintomi depressivi.<br />

Inoltre presentiamo una casistica <strong>di</strong> pazienti obesi e con<br />

comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi dell’umore che sono afferiti al nostro<br />

servizio ambulatoriale per i <strong>di</strong>sturbi del comportamento alimentare.<br />

I pazienti con <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> tipo Depressione sono stati<br />

trattati in particolare con terapia farmacologica con SSRI<br />

(paroxetina, fluoxetina, citalopram, sertralina, escitalopram,<br />

e in maniera minore con fluvoxamina) e in alcuni casi con<br />

SNRI e NASSA. Le pazienti in età perimenopausale sono<br />

spesso state inviate ad un consulto ginecologico.<br />

Discussione: gli ormoni sessuali giocano un ruolo importante<br />

nella neurobiologia femminile.<br />

Estrogeni e progesterone hanno la capacità <strong>di</strong> alterare la funzione<br />

del neurotrasmettitore serotonina che, come noto, gioca<br />

un ruolo determinante nella patogenesi <strong>della</strong> depressione.<br />

397<br />

POSTER<br />

In post-menopausa i livelli <strong>di</strong> estrogeni mostrano una correlazione<br />

<strong>di</strong>retta positiva con il livello <strong>di</strong> tessuto a<strong>di</strong>poso presente<br />

nella donna, attraverso la conversione <strong>di</strong> androgeni in<br />

estrogeni attraverso l’enzima aromatasi.<br />

Conclusioni: anche se non esiste una sindrome psichiatrica<br />

specifica <strong>della</strong> menopausa o del climaterio e non sembra<br />

esistere un rapporto sicuro tra sintomi psichici e carenza <strong>di</strong><br />

estrogeni, il periodo menopausale rappresenta un momento<br />

particolare per l’equilibrio affettivo <strong>della</strong> donna.<br />

Dati presenti in letteratura suggeriscono l’esistenza <strong>di</strong> una<br />

relazione inversa tra peso corporeo e rischio <strong>di</strong> depressione<br />

nelle donne in post-menopausa, relazione che non può essere<br />

postulata per le donne in pre-menopausa, dove non c’è<br />

una relazione <strong>di</strong>retta tra peso corporeo e livelli <strong>di</strong> estrogeni.<br />

Da queste considerazioni sono pure nate le ricerche riguardanti<br />

la possibilità <strong>di</strong> utilizzare gli estrogeni in strategie <strong>di</strong><br />

augmentation per il trattamento <strong>della</strong> depressione.<br />

Bibliografia<br />

1 Asienska GJ, Ziomkiewicz A, Gorkiewicz M, Pajak A. A body<br />

mass, depressivesymptoms and menopausal status: an examination<br />

of the “jolly fat” hypothesis. Women’s Health Issues<br />

2005;3:145-51.<br />

2 Pancheri P. Trattato Italiano <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>. Milano: Masson<br />

1999.<br />

397. Uso degli SDA nel morbo <strong>di</strong> Parkinson<br />

S. Mattioli, E. Minciotti, B. Santucci, P. Moretti<br />

* Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

e Psicologia Clinica<br />

Introduzione: nel morbo <strong>di</strong> Parkinson sintomi psicotici<br />

possono manifestarsi spontaneamente o nel corso <strong>di</strong> una terapia<br />

con levodopa o agonisti dopaminergici.<br />

Le allucinazioni rappresentano il sintomo psicotico più frequente,<br />

sono in genere <strong>di</strong> tipo visivo e ben strutturate.<br />

I deliri sono meno frequenti delle allucinazioni, hanno prevalentemente<br />

un contenuto persecutorio.<br />

Metodologia: abbiamo effettuato una review <strong>della</strong> letteratura<br />

esistente circa l’uso degli SDA nel trattamento dei sintomi<br />

psicotici nel morbo <strong>di</strong> Parkinson.<br />

Risultati: il trattamento dei sintomi psicotici nel Parkinson<br />

si attua attraverso la combinazione <strong>di</strong> due tipi <strong>di</strong> interventi:<br />

la riduzione del dosaggio (o l’eventuale sospensione) dei<br />

farmaci antiparkinson (amanta<strong>di</strong>na, selegilina, anticolinergici,<br />

dopamino-agonisti) e l’utilizzo degli SDA.<br />

Conclusioni: dati presenti in letteratura circa l’utilizzo degli<br />

SDA nella psicosi in corso <strong>di</strong> morbo <strong>di</strong> Parkinson, mostrano<br />

una loro relativa sicurezza, a <strong>di</strong>fferenza dei neurolettici<br />

tipici, essendo caratterizzati da bassa incidenza <strong>di</strong> effetti<br />

collaterali extrapiramidali.<br />

La clozapina, a dosaggi compresi tra 6,25 e 25-50 mg/<strong>di</strong>e,<br />

ha mostrato <strong>di</strong> non aggravare i sintomi del Parkinson, ha migliorato<br />

il tremore, comportando effetti collaterali <strong>di</strong> tipo<br />

autonomico (ipotensione ortostatica) e sedazione.<br />

Anche il risperidone viene utilizzato a bassi dosaggi, compresi<br />

tra 0,5-1 mg/<strong>di</strong>e, anche se sono presenti in letteratura<br />

risultati contrastanti.<br />

Olanzapina (2,5-5 mg/<strong>di</strong>e) e quetiapina (25-100 mg/<strong>di</strong>e)<br />

hanno bisogno <strong>di</strong> ulteriori stu<strong>di</strong> rispetto al loro utilizzo in


corso <strong>di</strong> morbo <strong>di</strong> parkinson, anche se quest’ultima molecola<br />

sembra mostrare, anche per ragioni farmaco<strong>di</strong>namiche,<br />

una buona efficacia e tollerabilità in questa patologia.<br />

Bibliografia<br />

1 Fernandez HH, Trieschman ME, Friedman JH. Treatment of psychosis<br />

in Parkinson’s <strong>di</strong>sease. Drug Safety 2003;26:643-59.<br />

2 Ravizza L, a cura <strong>di</strong>. Invecchiamento cerebrale e demenze. In:<br />

Trattato Italiano <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>. Milano: Masson 2004;3.<br />

398. Libertà va cercando …<br />

G.P. Mazzarello<br />

Me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> Assistenza Primaria, ASL 3 Genovese<br />

POSTER<br />

Introduzione: il me<strong>di</strong>co e lo psichiatra, ricordando Dante,<br />

percepiscono <strong>di</strong> essere in <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> libertà a causa del peccato<br />

professionale. Immaginiamo che guidati da Virgilio, il<br />

Maestro, intraprendano un viaggio purificatore. nella prima<br />

tappa incontrano Catone l’Uticense, il custode del Purgatorio.<br />

Metodologia: Catone, ad<strong>di</strong>rittura suicida per non perdere<br />

la libertà è molto interessato e incalza con le domande.<br />

Vuole sapere dagli interlocutori se stanno operando nel rispetto<br />

delle regole. Virgilio rassicura sull’onestà dei loro<br />

intenti. Fornisce le prove <strong>di</strong> adeguato supporto: “da me non<br />

venni:/ donna scese dal ciel”, cioè Beatrice. Il Maestro prova<br />

a parlare anche <strong>di</strong> Marzia, donna terrena <strong>di</strong> Catone, da<br />

questi amata tra le <strong>di</strong>fficoltà. L’Uticense glissa, anche dato<br />

il contesto.<br />

Risultati: Virgilio sollecita Dante a <strong>di</strong>alogare con Catone rispettosamente<br />

in ginocchio. Dante ottempera poi all’invito<br />

a cingersi con un giunco e a lavarsi il viso. Così <strong>di</strong>sposto il<br />

ricercatore può superare il primo complesso professionale.<br />

Si tratta del complesso <strong>di</strong> Dulcamara dall’omonimo me<strong>di</strong>co<br />

ciarlatano, personaggio dell’“Elisir d’amore” <strong>di</strong> Donizetti e<br />

Romani. Vi confluiscono tendenze onnipotenti con altre<br />

speculatorie, in similitu<strong>di</strong>ne con l’operato del citato personaggio.<br />

Questi era solito propinare a tutti i pazienti lo stesso<br />

e costoso prodotto “specifico”.<br />

Discussione: in questo stu<strong>di</strong>o l’impiego <strong>di</strong> elementi fantastici<br />

è stato ispirato da una materia <strong>di</strong> notevole importanza<br />

pratica e forte impatto emotivo, ma dai contorni indefiniti.<br />

Le esigenze <strong>di</strong> libertà terapeutica sono talora in contrasto<br />

con le applicazioni forzate dei meto<strong>di</strong> per ottenerla.<br />

Conclusioni: segnaliamo l’efficace funzione del Maestro,<br />

tra le incertezze dell’Allievo e la rigi<strong>di</strong>tà del Garante, identificando<br />

Catone in quest’ultimo. Citiamo in chiusura il famoso<br />

verso nel quale Virgilio descrive a Catone la posizione<br />

<strong>di</strong> Dante. In forma non usuale nella Divina Comme<strong>di</strong>a,<br />

un capolavoro <strong>di</strong> sintesi poetica interviene a definire i termini<br />

<strong>di</strong> una questione. “Libertà va cercando, ch’è sì cara,/<br />

come sa chi per lei vita rifiuta”.<br />

Bibliografia<br />

Dante Alighieri. “La Divina Comme<strong>di</strong>a – Purgatorio” I Canto. Sapegno<br />

N, (a cura <strong>di</strong>). E<strong>di</strong>trice La Nuova Italia.<br />

Rossi R. I turbamenti del me<strong>di</strong>co. Lecture all’Or<strong>di</strong>ne Provinciale<br />

dei Me<strong>di</strong>ci Chirurghi e degli Odontoiatri <strong>di</strong> Genova, 9 <strong>di</strong>cembre<br />

2005.<br />

399. Empatia e terapia: il contributo<br />

<strong>della</strong> Psicologia del Sé<br />

M. Mazzariol<br />

Servizio <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> dell’Adulto, Park House, North Manchester<br />

General Hospital, Manchester, Inghilterra<br />

Introduzione: il presente lavoro si occupare <strong>di</strong> esporre i<br />

concetti <strong>di</strong> empatia e <strong>di</strong> processo terapeutico secondo la Psicologia<br />

Psicoanalitica del Sé sviluppata da Heinz Kohut e<br />

dai suoi collaboratori e <strong>di</strong> valutarne le possibilità applicative<br />

nei confronti <strong>di</strong> pazienti con varia patologia psichiatrica<br />

Metodologia: valutazione delle letteratura esistente <strong>di</strong> Psicologia<br />

del Sé in merito al concetto <strong>di</strong> empatia e <strong>di</strong> processo<br />

terapeutico. Ricerca su vari database informatici (Medline,<br />

PsycINFO, Pubmed, EMBASE) dei lavori <strong>di</strong> ricerca empirica<br />

esistenti in relazione al costrutto <strong>di</strong> empatia e alla valutazione<br />

degli esiti <strong>della</strong> Psicologia del Sé.<br />

Risultati: il concetto <strong>di</strong> empatia proprio <strong>della</strong> Psicologia del<br />

Sé si <strong>di</strong>stingue nettamente dalle nozioni <strong>di</strong> alleanza terapeutica,<br />

simpatia o compassione. All’interno <strong>della</strong> Psicologia<br />

del Sé l’empatia viene considerata strumento <strong>di</strong> indagine<br />

privilegiato ed elemento clinico in<strong>di</strong>spensabile ma non sufficiente<br />

per un intervento terapeutico efficace. La terapia<br />

consiste nell’attivazione <strong>di</strong> un processo relazionale tra curante/i<br />

e paziente in cui i vissuti emotivi del paziente vengono<br />

analizzati a partire da una tonalità affettiva accettante<br />

ed empatica.<br />

Il concetto <strong>di</strong> empatia appare centrale non solo nel campo<br />

<strong>della</strong> ricerca empirica in psicoterapia ma anche come strumento<br />

<strong>di</strong> base per l’attività psichiatrica. Stu<strong>di</strong> empirici <strong>di</strong>mostrano<br />

l’efficacia <strong>della</strong> Psicologia del Sé.<br />

Conclusioni: la Psicologia del Sé propone un modello in<br />

cui l’empatia si pone come elemento catalizzatore del processo<br />

terapeutico senza esserne tuttavia fattore sufficiente.<br />

Propone inoltre un modello basato sul processo e non sulla<br />

tecnica, in grado perciò <strong>di</strong> adattarsi ai <strong>di</strong>versi contesti e<br />

setting terapeutici. La sua applicazione appare promettente<br />

specialmente per quanto riguarda i pazienti gravi (spettro<br />

psicotico e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità) con alto tasso <strong>di</strong><br />

drop out.<br />

Bibliografia<br />

Phil Mollon. Liberare il sé. Roma: Borla 2002.<br />

Heinz Kohut. La guarigione del sé. Torino: Boringhieri 1977.<br />

400. Efficacia <strong>della</strong> psicoterapia Cognitivo-<br />

Comportamentale (CBT) vs. terapia<br />

farmacologica con paroxetina in pazienti<br />

con Disturbo da Attacchi <strong>di</strong> Panico (DAP)<br />

ad esor<strong>di</strong>o recente<br />

F. Mazzi, V. Laviola, E. Valdastri, F. Pigozzi, P. De Toma,<br />

C. Gazzani, M. Calidori, S. Del Monte, M. Rigatelli<br />

Azienda Sanitaria Locale Modena; Università <strong>di</strong> Modena e<br />

Reggio Emilia<br />

Il Disturbo da Attacchi <strong>di</strong> Panico è una sindrome cronica con<br />

scarsa possibilità <strong>di</strong> miglioramento spontaneo. La durata <strong>della</strong><br />

malattia sembra influire sull’efficacia dei trattamenti. Analizzando<br />

la variabile durata <strong>di</strong> malattia, si può ipotizzare che più<br />

398


è il tempo in cui il paziente esperisce i sintomi associati al panico,<br />

più i meccanismi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento che mantengono i<br />

sintomi stessi avranno il tempo <strong>di</strong> strutturarsi e <strong>di</strong>ventare cronici,<br />

rendendo l’intervento psicoterapico meno efficace. Il criterio<br />

<strong>di</strong> inclusione sarà il sospetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> panico recente.<br />

La <strong>di</strong>agnosi definitiva verrà fatta utilizzando l’intervista<br />

SCID. Criterio <strong>di</strong> esclusione è rappresentato da grave comorbi<strong>di</strong>tà<br />

per <strong>di</strong>sturbi dell’asse I e II e dalla comorbi<strong>di</strong>tà per patologie<br />

organiche rilevanti.<br />

La valutazione dei pazienti verrà effettuata da operatori che<br />

saranno in cieco rispetto al trattamento ricevuto da ogni singolo<br />

paziente. Il trattamento farmacologico prevede l’utilizzo<br />

<strong>della</strong> paroxetina, mentre la CBT prevede incontri 1-2 volte alla<br />

settimana per 16 settimane. È previsto un follow-up alla fine<br />

dei trattamenti, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 2-6-12 mesi dalla fine degli interventi<br />

e qualora dovessero comparire ricadute durante il follow-up.<br />

L’ipotesi che inten<strong>di</strong>amo verificare attraverso il nostro<br />

stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> valutare se l’intervento con CBT in pazienti affetti<br />

da DAP con durata breve <strong>di</strong> malattia offra vantaggi significativi<br />

in termini <strong>di</strong> prognosi ed esito rispetto ad un intervento<br />

farmacologico classico.<br />

Bibliografia<br />

Fava GA, Rafanelli C, Gran<strong>di</strong> S, Conti S, Ruini C, Mangelli L, Belluardo<br />

P. Long-term outcome of panic <strong>di</strong>sorder with agoraphobia<br />

treated by exposure. Psychol Med 2001;31:891-8.<br />

Gould RA, Otto MW, Pollack MH. A meta-analysis of treatment<br />

outcome for panic <strong>di</strong>sorder. Clinical Psychology Review<br />

1995;15:819-44.<br />

401. Il clinical reappraisal study nell’ambito<br />

dello stu<strong>di</strong>o ESEMED: implicazioni<br />

e prospettive degli stu<strong>di</strong> epidemiologici<br />

F. Mazzi, V. Laviola, P. Morosini * , G. De Girolamo ** ,<br />

G.P. Guaral<strong>di</strong><br />

Università <strong>di</strong> Modena e Reggio Emilia; * Dipartimento <strong>di</strong><br />

Salute Mentale, Azienda USL Città <strong>di</strong> Bologna; ** Istituto<br />

Superiore <strong>di</strong> Sanità, Roma<br />

La scarsa affidabilità degli strumenti psicometrici utilizzati<br />

nelle rilevazioni e la scarsa affidabilità degli intervistatori<br />

laici sono tra le critiche che più frequentemente vengono<br />

mosse agli stu<strong>di</strong> epidemiologici. Lo stu<strong>di</strong>o Europeo<br />

sull’Epidemiologia dei Disturbi Mentali (ESEMeD) si è<br />

posto il problema <strong>di</strong> fornire un risposta metodologicamente<br />

efficace a questo tipo <strong>di</strong> obiezioni. In Europa hanno partecipano<br />

al progetto ESEMeD 6 nazioni, sono state raccolte<br />

complessivamente circa 25.000 interviste da campioni<br />

nazionali rappresentativi <strong>della</strong> popolazione. In tre dei paesi<br />

ESEMeD (Francia, Italia e Spagna) è stato condotto uno<br />

stu<strong>di</strong>o (Clinical Reappraisal Study, CRS) <strong>di</strong> rivalutazione<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi ottenuta nella prima fase da intervistatori<br />

laici, con la CIDI, con quelle ottenute con un’intervista semi-strutturata<br />

(SCID) somministrata da clinici addestrati<br />

al suo uso. Sono stati inclusi un totale <strong>di</strong> 450 soggetti. Per<br />

valutare l’affidabilità <strong>della</strong> CIDI rispetto alla SCID è stato<br />

utilizzato l’in<strong>di</strong>ce K <strong>di</strong> Cohen. I dati preliminari mettono<br />

in evidenza una bassa correlazione tra CIDI e SCID. In generale<br />

la ricerca sembra evidenziare che le interviste condotte<br />

da personale laico anche con strumenti completa-<br />

399<br />

POSTER<br />

mente strutturati come la CIDI siano scarsamente affidabili<br />

e che i dati ottenuti da indagini epidemiologiche che utilizzano<br />

tali strumenti dovrebbe essere accettati con cautela<br />

o ricalibrati attraverso l’uso <strong>di</strong> strumenti più affidabili<br />

come la SCID.<br />

Bibliografia<br />

Alonso J, et al. The European study of the epidemiology of mental<br />

<strong>di</strong>sorders (ESEMeD) project: rationale and methods. Int J<br />

Methods Psychtr Res 2003;11:55-67.<br />

Alonso J, et al. Sampling and methods of the European study of the<br />

epidemiology of mental <strong>di</strong>sorders (ESEMeD) project. Acta Psychiatr<br />

Scand 2004;109:8-20.<br />

Kessler RC, Ustun TB. The World Mental Health (WMH) Survey<br />

Initiative version of the World Health Organization (WHO)<br />

Composite International Diagnostic Interview (CIDI). Int J<br />

Method Psychtr Res 2004;13:93-120.<br />

402. Terapia con quetiapina nel Disturbo<br />

Bipolare in comorbi<strong>di</strong>tà con <strong>di</strong>pendenza<br />

da cocaina: a case report<br />

E. Minciotti<br />

Dipartimento Salute Mentale, ASL 1, Umbria, Centro <strong>di</strong> Salute<br />

Mentale Città <strong>di</strong> Castello, ASL 1<br />

Introduzione: la comorbi<strong>di</strong>tà tra <strong>di</strong>sturbo bipolare e <strong>di</strong>sturbi<br />

d’abuso/<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> sostanze è clinicamente rilevante<br />

sia per la sua elevata frequenza, sia per le peculiari<br />

<strong>di</strong>fficoltà che pone in termini <strong>di</strong>agnostici, terapeutici e prognostici.<br />

Metodologia: viene riportato il caso <strong>di</strong> un uomo <strong>di</strong> 27 anni<br />

con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> tipo I in comnorbi<strong>di</strong>tà con <strong>di</strong>pendenza<br />

da cocaina. La <strong>di</strong>agnosi si è avvalsa dell’intervista<br />

clinica SCID I (Structured Clinical Interview For DSM-<br />

IV Disorders) e <strong>della</strong> YMRS (Young Mania Rating Scale). Il<br />

craving verso la cocaina è stato valutato con la versione a 10<br />

item del Cocaine Craving Questionnaire.<br />

Risultati: il paziente è stato trattato inizialmente con acido<br />

valproico e lorazepam, terapia che ha interrotto per un rialzo<br />

degli enzimi epatici ed eccessiva sonnolenza. Successivamente<br />

è stata introdotta quetiapina ad un dosaggio crescente<br />

da 200 a 300 mg/<strong>di</strong>e. Dopo circa 4 mesi alla rivalutazione<br />

con le precedenti scale il paziente ha mostrato un<br />

notevole miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia affettiva e una<br />

riduzione del craving alla cocaina. Il paziente durante la terapia<br />

non ha lamentato effetti collaterali.<br />

Conclusioni: questo case-report conferma i dati presenti in<br />

letteratura circa l’efficacia <strong>di</strong> quetiapina nel <strong>di</strong>sturbo bipolare<br />

e il sua possibile utilità nei <strong>di</strong>sturbi da sostanze.<br />

Bibliografia<br />

1 Brown ES, Nejtek VA, Perantie DC, Boba<strong>di</strong>lla L. Quetiapine in<br />

bipolar <strong>di</strong>sorder and cocaina dependance. Bipolar Disorders<br />

2002;4:406-11.<br />

2 Pancheri P. La doppia <strong>di</strong>agnosi, <strong>di</strong>sturbi psichiatrici e <strong>di</strong>pendenza<br />

da sostanze. Scientific Press, Firenze, 2002.


403. Iperprolattinemia, <strong>di</strong>sturbi d’ansia,<br />

<strong>di</strong>sturbi dell’umore, e ostilità:<br />

quale relazione?<br />

E. Minciotti * , S. Mattioli * , B. Santucci ** , P. Moretti **<br />

* Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>; ** Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Psicologia Clinica, Università <strong>di</strong> Perugia<br />

Introduzione: la relazione esistente tra <strong>di</strong>sturbi d’ansia, depressione<br />

ed ostilità con l’iperprolattinemia è stata indagata<br />

negli ultimi anni in vari stu<strong>di</strong> e da più lati. Le ipotesi su cui<br />

i vari autori hanno lavorato prevedono per la maggior parte<br />

l’indagine, o <strong>di</strong> un eventuale aumento <strong>della</strong> prolattina causata<br />

da <strong>di</strong>sturbi d’ansia o dell’umore, o <strong>di</strong> una correlazione<br />

<strong>di</strong>retta tre iperprolattinemia ed insorgenza <strong>di</strong> tali sindromi.<br />

Metodologia: abbiamo effettuato un’analisi <strong>della</strong> letteratura<br />

riguardante lo stato attuale delle conoscenze circa le ipotesi<br />

<strong>di</strong> relazione esistente tra depressione, <strong>di</strong>sturbi d’ansia,<br />

ostilità ed iperprolattinemia.<br />

Risultati: i dati presenti in letteratura appaiono spesso <strong>di</strong>scordanti.<br />

Molti stu<strong>di</strong> sono inficiati nel loro valore da alcuni<br />

bias o si caratterizzano per una scarsità <strong>di</strong> campione. Comunque<br />

pare consolidata l’osservazione <strong>di</strong> come spesso l’iperprolattinemia<br />

si associ a sintomi depressivi ed ansiosi e<br />

nelle donne ad ostilità. Peraltro questa ultima considerazione<br />

si spiegherebbe come un’ere<strong>di</strong>tà filogenetica, dove l’ostilità<br />

associata all’iperprolattinemia post-partum, avrebbe<br />

rappresentato da un punto <strong>di</strong> vista evolutivo, un vantaggio<br />

per la protezione del neonato.<br />

Conclusioni: date le possibili prospettive anche in chiave<br />

terapeutica, sono auspicabili nuovi stu<strong>di</strong> che indaghino la<br />

relazione da noi esposta.<br />

Bibliografia<br />

1 Kellner R, Buckman MT, Fava M, Fava GA, Mastrogiacomo I.<br />

Prolactin, aggression and hostility: a <strong>di</strong>scussion of recent stu<strong>di</strong>es.<br />

Psychiatr Dev 1984;2:131-8.<br />

2 Reavley A, Fisher AD, Owen D, Creed FH, Davis JR. Psychological<br />

<strong>di</strong> stress in patients with hyperprolactinaemia. Clin Endocrinol<br />

1997;47:343-8.<br />

404. Disturbo <strong>di</strong> Personalità Borderline:<br />

donne e psicoterapia<br />

POSTER<br />

G. Mircoli, C. Gui<strong>di</strong>, L.E. Svarca, G. Borsetti<br />

U.O. Clinica Psichiatrica, Università Politecnica delle<br />

Marche; A.O.U. Ospedali Riuniti Ancona<br />

Introduzione: la prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici nel genere<br />

femminile, è stata più volte descritta in letteratura 1 . La<br />

frequente associazione tra il Disturbo <strong>di</strong> Personalità Borderline<br />

(BPD) e i <strong>di</strong>sturbi affettivi, fornisce spunti riflessivi e<br />

utili in<strong>di</strong>cazioni al trattamento psicoterapico.<br />

Metodologia: nel periodo 2002/05 nell’U.O. Clinica Psichiatrica<br />

<strong>di</strong> Ancona sono afferite 83 donne DP (età me<strong>di</strong>a<br />

34,9 aa.), a cui sono stati somministrati: SCID-II ver. 2.0,<br />

AQ e BIS-11. Di queste 43, ammesse consecutivamente con<br />

<strong>di</strong>agnosi BPD, hanno iniziato una psicoterapia.<br />

Risultati: il campione presenta: scolarità me<strong>di</strong>a/superiore<br />

(60%), libere (36%), <strong>di</strong>sturbo dell’umore (79%), <strong>di</strong>sturbo<br />

d’ansia (20%). 28 F sono ancora in terapia e 7 i drop-out.<br />

Discussione: l’elevata aggressività auto<strong>di</strong>retta soprattutto<br />

sul corpo, riscontrata inizialmente, si è ridotta nel corso <strong>della</strong><br />

terapia. Il lavoro sui vissuti <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza ha permesso<br />

una progressiva conquista dell’autonomia.<br />

Conclusioni: nelle donne sembrerebbe prevalere la tendenza<br />

all’emotività e la sofferenza introiettata, potrebbe essere<br />

definita un Acting-in 2 . La terapia ha reso possibile una iniziale<br />

mentalizzazione <strong>della</strong> sofferenza precedentemente “incarnata”<br />

in un sintomo corporeo.<br />

Bibliografia<br />

1 Speca A, Pasquini M, Picari A, Gaetano P, Bion<strong>di</strong> M. Differenze<br />

<strong>di</strong> psicopatologia <strong>di</strong> genere in una popolazione psichiatrica generale.<br />

Ital J Psychopatol 2001;7(1).<br />

2 Lerner HG. Donne in terapia. Roma: Astrolabio 1988.<br />

405. Esperienze <strong>di</strong> Psicoterapie <strong>di</strong> Gruppo<br />

con Disturbi <strong>di</strong> Personalità<br />

G. Mircoli, V. Manini, G. Marin, R. Visintini * , G. Borsetti<br />

U.O. Clinica Psichiatrica, Università Politecnica delle<br />

Marche, A.O.U. Ospedali Riuniti Ancona; * Università Vita-<br />

Salute San Raffaele, Milano<br />

Introduzione: i Disturbi <strong>di</strong> Personalità (DP) sono caratterizzati<br />

da relazioni instabili, fragile immagine <strong>di</strong> sé, meccanismi<br />

<strong>di</strong>fensivi primitivi. La psicoterapia <strong>di</strong> gruppo favorisce<br />

la costruzione <strong>di</strong> una memoria storica con<strong>di</strong>visa 1 .<br />

Metodologia: nell’U.O. Clinica Psichiatrica Ancona sono<br />

attivi due gruppi <strong>di</strong> psicoterapia ad orientamento analitico<br />

con DP, a cadenza settimanale <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> 90 minuti. Il<br />

primo è iniziato quattro anni fa, il secondo da circa un anno<br />

e mezzo. I criteri <strong>di</strong> esclusione sono stati elevata persecutorietà,<br />

stereotipia del pensiero, forti tratti ossessivi, scarso insight<br />

2 . I soggetti del secondo gruppo presentavano quadri<br />

psicopatologici più gravi, scarso adattamento sociale, carente<br />

qualità <strong>di</strong> vita.<br />

Risultati-<strong>di</strong>scussioni: nel primo gruppo lo sviluppo <strong>della</strong><br />

capacità <strong>di</strong> mentalizzare ha permesso la verbalizzazione <strong>di</strong><br />

vissuti emotivi attraverso sogni, fantasie ed interpretazioni;<br />

nel secondo, ancora in fase <strong>di</strong> costruzione, gli agiti (assenze,<br />

attacchi al setting e alla funzione pensante dei terapeuti)<br />

sono tuttora la principale modalità <strong>di</strong> espressione <strong>di</strong> angosce<br />

poco tollerabili.<br />

Conclusioni: nella nostra esperienza <strong>di</strong> gruppi, anche con<br />

DP, le fasi iniziali rappresentano il periodo più delicato del<br />

lavoro terapeutico, per la fatica a contenere le proiezioni aggressive,<br />

la forte impulsività e a sostenere la nascita <strong>di</strong> una<br />

possibile trama.<br />

Bibliografia<br />

1 Correale A, Aloni AM, Carnevali A, Di Giuseppe P, Giacchetti<br />

N. Borderline. Lo sfondo psichico naturale. Roma: Borla 2001.<br />

2 Mircoli G, et al. Selection of patients suffering from personality<br />

<strong>di</strong>sorders for group psychotherapy. 5 th ISSPD European Congress<br />

on Personality Disorders, Munich, 4-7 July, 2002.<br />

400


406. Psicoterapia <strong>di</strong> gruppo e Disturbi <strong>di</strong><br />

Personalità: la separazione dalla coppia<br />

terapeutica<br />

G. Mircoli, V. Manini, C. Gui<strong>di</strong>, G. Borsetti<br />

U.O. Clinica Psichiatrica, Università Politecnica delle<br />

Marche, A.O.U. Ospedali Riuniti Ancona<br />

Introduzione: il piccolo gruppo ad orientamento analitico è<br />

spazio terapeutico fruibile per i Disturbi <strong>di</strong> Personalità (DP),<br />

luogo <strong>di</strong> confronto, esperienza contenitiva e rassicurante. La<br />

presenza <strong>di</strong> due terapeuti permette sostegno reciproco, migliore<br />

comprensione e osservazione da più punti <strong>di</strong> vista 1 .<br />

Metodologia: da anni si è avviata c/o l’U.O. Clinica Psichiatrica<br />

Ancona una psicoterapia <strong>di</strong> gruppo per 6 membri<br />

DP, selezionati tra 15 soggetti, età compresa tra 20 e 40 anni<br />

2 , con incontri <strong>di</strong> 90 minuti a cadenza settimanale e con<br />

due co-conduttori.<br />

Risultati-<strong>di</strong>scussione: da circa un anno uno dei due terapeuti<br />

ha dovuto sospendere mentre il restante è stato affiancato<br />

da un osservatore partecipante. Il gruppo <strong>di</strong> fronte<br />

alla separazione non solo dal terapeuta ma dalla “coppia<br />

genitoriale” ha attraversato una fase <strong>di</strong> <strong>di</strong>sorganizzazione,<br />

caratterizzata da scissioni e tentativi <strong>di</strong>fensivi sul<br />

versante ipomaniacale. Nel tempo si è costituito uno spazio<br />

mentale che ha permesso <strong>di</strong> elaborare la <strong>di</strong>scontinuità<br />

e la per<strong>di</strong>ta.<br />

Conclusioni: tale passaggio ha reso necessaria la presa <strong>di</strong><br />

contatto con l’assenza ed il cambiamento. Fondamentale è<br />

stata la chiarificazione e comprensione dei ruoli e delle funzioni,<br />

a volte carenti nelle loro esperienze personali.<br />

Bibliografia<br />

1 Klein RH, Bernard HS. La co-terapia nell’analisi <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong><br />

pazienti borderline e narcisisti. In: Schermer VL, Pines M, a cura<br />

<strong>di</strong>. Il cerchio <strong>di</strong> fuoco. Milano: Cortina 1998.<br />

2 Mircoli G, et al. Selection of patients suffering from personality<br />

<strong>di</strong>sorders for grroup psychotherapy. 5 ISSPD European Congress<br />

on Personality Disorders, Munich, 4-7 July, 2002.<br />

407. L’uso <strong>della</strong> cannabis aumenta l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

massa corporea nei pazienti psicotici<br />

V. Mondelli, F. Saeedzadeh-Sardahaee, A. Butt, A. Miorelli,<br />

A. Mulè, R. Gafoor, P. Dazzan, R. Murray, C.M. Pariante<br />

Psychological Me<strong>di</strong>cine, Institute of Psychiatry, King’s College<br />

London<br />

I cannabinoi<strong>di</strong> aumentano la fame e modulano l’introito alimentare.<br />

La maggior parte degli stu<strong>di</strong> sull’associazione tra<br />

uso <strong>di</strong> cannabis e psicosi sono focalizzati sul ruolo <strong>della</strong><br />

cannabis come fattore <strong>di</strong> rischio per la schizofrenia, mentre<br />

poca attenzione è stata data al suo ruolo nella modulazione<br />

dell’introito alimentare in questa con<strong>di</strong>zione.<br />

Il nostro scopo è stato quello <strong>di</strong> chiarire il possibile effetto<br />

dell’uso <strong>della</strong> cannabis sul peso e l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> massa corporea<br />

(BMI) in pazienti con psicosi.<br />

Abbiamo raccolto dati rispetto a peso, BMI e uso <strong>di</strong> cannabis<br />

in 57 pazienti al primo episo<strong>di</strong>o psicotico, parte <strong>di</strong> un<br />

ampio stu<strong>di</strong>o “Genetic And Psychosis” (GAP), condotto a<br />

Londra.<br />

401<br />

POSTER<br />

I pazienti con storia positiva per cannabis presentano un peso<br />

maggiore (me<strong>di</strong>a ± SEM: 83 ± 3,7 kg) rispetto ai pazienti<br />

che non hanno fatto uso <strong>di</strong> cannabis (75,4 ± 3,4 kg), ma la<br />

<strong>di</strong>fferenza non raggiunge la significatività statistica (T-test,<br />

p = 0,132). I pazienti con storia positiva per cannabis presentano<br />

un BMI maggiore (30,9 ± 1,6 kg/m 2 ) rispetto ai soggetti<br />

che non hanno fatto uso <strong>di</strong> cannabis (25,4 ± 4 kg/m 2 ; p<br />

= 0,005). Quando è stato considerato l’effetto del genere, gli<br />

effetti dell’uso <strong>di</strong> cannabis sul BMI sono stati riscontrati nei<br />

pazienti maschi (n = 39; 32,1 ± 1,8 vs. 25,3 ± 1,0 kg/m 2 ; p<br />

= 0,005), ma non nelle femmine (n = 13; 25,5 ± 2 vs. 25,8 ±<br />

1,4 kg/m 2 ; p = 0,9).<br />

Questi risultati suggeriscono la cannabis come fattore <strong>di</strong> rischio<br />

per l’aumento ponderale e l’aumento <strong>di</strong> BMI nei pazienti<br />

psicotici.<br />

408. Psicosi ad esor<strong>di</strong>o tar<strong>di</strong>vo: problemi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>agnostica <strong>di</strong>fferenziale con le psicosi<br />

organiche<br />

R. Mondola * , M. Coppola * , M. Falco * , M. Casiello *<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> neuroscienze area funzionale <strong>di</strong> psichiatria,<br />

Università <strong>di</strong> Napoli “Federico II”<br />

Introduzione: l’esor<strong>di</strong>o <strong>della</strong> schizofrenia nel sesso femminile<br />

avviene in me<strong>di</strong>a tra i 25 ed i 35 anni, tuttavia in letteratura<br />

sono descritti rari casi ad insorgenza più tar<strong>di</strong>va (> 40<br />

anni). Tali casi, soprattutto quando non è anamnesticamente<br />

rilevabile una fase prodromica, implicano problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong>fferenziale con le psicosi organiche.<br />

Caso clinico: DMR <strong>di</strong> anni 44 ha manifestato per la prima<br />

volta all’età <strong>di</strong> 41 anni una complessa sintomatologia<br />

psicotica caratterizzata da intuizioni deliranti, deliri bizzarri,<br />

mistici, <strong>di</strong> riferimento, <strong>di</strong> furto e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione del<br />

pensiero. Nel corso degli ultimi 3 anni i deliri, inizialmente<br />

<strong>di</strong>sorganizzati, si sono sistematizzati. Attualmente<br />

la paziente sembra vivere costantemente in una atmosfera<br />

delirante. Anamnesticamente non risultano pregressi <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici né <strong>di</strong>fficoltà relazionali, lavorative o<br />

eventi <strong>di</strong> vita stressanti. In regime <strong>di</strong> DH sono state effettuate<br />

indagini cliniche e strumentali che hanno escluso<br />

patologie organiche. La paziente, dall’esor<strong>di</strong>o <strong>della</strong> sua<br />

patologia fino al ricovero in regime <strong>di</strong> day hospital, non è<br />

stata adeguatamente trattata ed ha progressivamente ridotto<br />

la sua funzionalità sociale e lavorativa. La terapia con<br />

risperidone ha migliorato sensibilmente la sintomatologia<br />

produttiva.<br />

409. Esor<strong>di</strong>o precoce del DOC e familiarità<br />

R. Mondola, G. Festa, M.A. Iandolo, N.M. Passione,<br />

A. Tridente, C. Tridente<br />

Università <strong>di</strong> Napoli “Federico II”<br />

Introduzione: il DOC colpisce l’1-3% <strong>della</strong> popolazione. I<br />

due stu<strong>di</strong> più recenti sulla familiarità riportano un rischio <strong>di</strong><br />

ricorrenza nei parenti <strong>di</strong> primo grado <strong>di</strong> proban<strong>di</strong> affetti da<br />

DOC <strong>di</strong> circa il 10-11%, rispetto al 2% tra i parenti <strong>di</strong> primo<br />

grado dei controlli. Inoltre gli stu<strong>di</strong> sui gemelli suggeriscono<br />

che i fattori genetici giocano un ruolo nell’eziologia del


DOC, anche se i pattern <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà fanno propendere per un<br />

modello misto <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tarietà.<br />

Descrizione del caso clinico: il nostro contributo è a conferma<br />

<strong>di</strong> tali dati e riguarda il caso <strong>di</strong> B.G., un paziente <strong>di</strong> 38<br />

anni, seguito nel nostro ambulatorio dal 2001 con <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> DOC.<br />

Anamnesticamente emergono elementi ossessivi già a partire<br />

dall’età <strong>di</strong> 10 anni.<br />

Secondo i più recenti stu<strong>di</strong> clinici vi è una correlazione tra<br />

l’esor<strong>di</strong>o precoce del DOC (al <strong>di</strong> sotto dei 16 anni o degli 11<br />

anni) e la familiarità.<br />

Nel nostro caso anche la sorella del paziente, affetta da<br />

DOC, presentò i primi sintomi in età precoce. Inoltre la<br />

mamma dei due pazienti risponde ad un quadro subsindromico<br />

in accordo con quanto riportato in letteratura.<br />

Bibliografia<br />

1 Conceicao do Rosario-Campos M, et al. A family study of earlyonset<br />

obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder. Am J of Med Gen Part B<br />

2005;136B:92-97.<br />

2 Chabane N, et al. Early-onset obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder: a<br />

subgrouo with specific clinical and familial pattern? J Child<br />

Psychol Psychiatry 2005;46:881-7.<br />

410. Impiego <strong>di</strong> quetiapina in pazienti<br />

schizofenici e schizoaffettivi: due modalità<br />

<strong>di</strong> titolazione rapida a confronto<br />

D. Montanaro<br />

CSM Lanzani, Lanciano<br />

POSTER<br />

Introduzione: in letteratura è descritta la possibilità <strong>di</strong> titolare<br />

rapidamente la quetiapina nei pazienti acuti 1 . Nel presente<br />

stu<strong>di</strong>o sono state confrontate due modalità <strong>di</strong> titolazione<br />

rapida <strong>della</strong> quetiapina.<br />

Metodo: stu<strong>di</strong>o in aperto su pazienti acuti, affetti da schizofrenia<br />

o <strong>di</strong>sturbo schizoaffettivo, <strong>di</strong> confronto tra titolazione<br />

200, 400, 600, 800 mg/<strong>di</strong>e (titolazione A) vs. 300, 600, 900<br />

mg/<strong>di</strong>e (titolazione B). L’efficacia è stata rilevata (basale e<br />

dopo 1 e 2 settimane) me<strong>di</strong>ante BPRS e CGI, la tollerabilità<br />

me<strong>di</strong>ante i segni vitali (stessi tempi) e l’insorgenza <strong>di</strong> eventi<br />

avversi.<br />

Risultati: sono stati arruolati 15 pazienti (10 M, 5 F; età<br />

me<strong>di</strong>a 53,6 ± 10,7 anni), affetti da schizofrenia (9) e <strong>di</strong>sturbo<br />

schizoaffettivo (6).<br />

Sei pazienti hanno ricevuto la titolazione A e nove la B. Non<br />

sono state rilevate <strong>di</strong>fferenze significative tra le due titolazioni<br />

in termini <strong>di</strong> efficacia e tollerabilità.<br />

Conclusioni: i risultati dello stu<strong>di</strong>o, pur preliminari, lasciano<br />

intravedere una sovrapponibilità tra le due modalità <strong>di</strong> titolazione<br />

rapida che quin<strong>di</strong> vanno opzionate caso per caso.<br />

Bibliografia<br />

1 Smith MA, et al. Rapid dose escalation with quetiapine. J Clin<br />

Psychopharmacol 2005;25:331-5.<br />

411. Aspetti funzionali dei recettori D1<br />

mesocorticali<br />

M.R. Muscatello, A. Bruno, A. Paterniti, L. Cortese,<br />

R. Car<strong>di</strong>a, R. Cambria, G. Pandolfo, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

I Recettori Dopaminergici vengono classificati in due <strong>di</strong>fferenti<br />

famiglie: il gruppo del recettore D1-simile costituito dai sottotipi<br />

D1 e D5, e il gruppo del recettore D2-simile a cui appartengono<br />

i sottotipi D2, D3 e D4. Stu<strong>di</strong> recenti sugli effetti funzionali<br />

<strong>della</strong> neurotrasmissione dopaminergica nei circuiti corticali<br />

hanno focalizzato l’attenzione sul ruolo svolto dai recettori<br />

D1: Goldman-Rakic et al. (2000) hanno <strong>di</strong>mostrato che la<br />

fine regolazione dei neuroni <strong>della</strong> Corteccia Prefrontale (PFC)<br />

implicati nel funzionamento ottimale <strong>della</strong> memoria spaziale e<br />

<strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>pende da adeguati livelli <strong>di</strong> occupazione dei recettori<br />

D1, e che livelli <strong>di</strong> occupazione recettoriale sia più elevati<br />

che più bassi determinano una riduzione delle performance.<br />

Inoltre attraverso lo stu<strong>di</strong>o PET si è potuto rilevare che i recettori<br />

D1 <strong>di</strong>minuiscono nella PFC dei pazienti schizofrenici in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dal trattamento farmacologico. Alla luce <strong>di</strong><br />

queste osservazioni è possibile ipotizzare che nei pazienti schizofrenici,<br />

un anomalo funzionamento dei D1 potrebbe sottendere<br />

la scarsa risposta dei sintomi negativi e cognitivi al trattamento<br />

con neurolettici. Come evidenziato in modelli animali è<br />

ipotizzabile che il trattamento cronico con NL induca una<br />

down-regulation dell’RNA messaggero e <strong>della</strong> proteina D <strong>della</strong><br />

corteccia prefrontale e abbassi i livelli <strong>di</strong> recettori D1 riducendo<br />

le prestazioni <strong>della</strong> memoria <strong>di</strong> lavoro. Tali evidenze <strong>di</strong><br />

laboratorio e cliniche, avvalorano il potenziale ruolo dei recettori<br />

D1 nei processi cognitivi in soggetti normali, schizofrenici<br />

e depressi con importanti deficit cognitivi ed aprono nuove<br />

prospettive terapeutiche (inibitori delle COMT).<br />

412. Il ricorso alle me<strong>di</strong>cine non<br />

convenzionali in psichiatria: trattamento<br />

con agopuntura nelle sindromi ansioso<br />

depressive<br />

D. Nonnato * , A. Castagna **<br />

* ** <strong>Psichiatria</strong>, Bassano del Grappa (VI); <strong>Psichiatria</strong>, Dolo<br />

(VE)<br />

Il ricorso alle cosiddette me<strong>di</strong>cine non convenzionali in Italia<br />

oggi riguarda un numero sempre più crescente <strong>di</strong> pazienti.<br />

Per quanto riguarda l’ambito psichiatrico, <strong>di</strong>verse esperienze<br />

negli ultimi anni suggeriscono l’utilizzo dell’agopuntura<br />

per il trattamento dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> natura nevrotica (in<br />

particolare i <strong>di</strong>sturbi d’ansia, psicosomatici e del sonno) anche<br />

se mancano stu<strong>di</strong> controllati su ampie popolazioni.<br />

Scopo <strong>di</strong> questo lavoro è il confronto tra due gruppi <strong>di</strong> pazienti<br />

(gruppo A costituito da 14 pazienti e gruppo B da 11)<br />

che presentano una sintomatologia reattiva ad un fattore<br />

stressante facilmente identificabile, inquadrabile come “Disturbo<br />

dell’adattamento”.<br />

Criteri <strong>di</strong> inclusione sono: età maggiore <strong>di</strong> 18 anni, primo<br />

contatto psichiatrico, assenza <strong>di</strong> ideazione suicidarla e/o sintomi<br />

psicotici, presenza <strong>di</strong> un fattore stressante entro i 3 mesi<br />

precedenti.<br />

402


Nel periodo <strong>di</strong> osservazione (compreso tra 45 e 60 giorni),<br />

il gruppo A viene trattato con terapia psicofarmacologica a<br />

base <strong>di</strong> benzo<strong>di</strong>azepine e/o antidepressivi e il gruppo B con<br />

agopuntura.<br />

Gli agopunti utilizzati sono scelti in base ai criteri <strong>della</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

Tra<strong>di</strong>zionale Cinese (viene pertanto formulata una<br />

<strong>di</strong>agnosi cinese che corrisponde solo parzialmente a quella<br />

<strong>della</strong> nosografia psichiatrica attuale).<br />

Ogni paziente viene valutato al tempo T0 e T1 me<strong>di</strong>ante le<br />

scale <strong>di</strong> valutazione: HAM-D (Hamilton Rating Scale for<br />

Depression) e BSQ (Body Sensations Questionnaire); per la<br />

valutazione <strong>di</strong> eventuali <strong>di</strong>sturbi del sonno si è fatto riferimento<br />

al criterio D <strong>della</strong> CAPS (criterio che indaga la frequenza<br />

del <strong>di</strong>sturbo nell’ultimo mese e la gravità).<br />

Sia il trattamento con psicofarmaci che quello con agopuntura<br />

ha dato risultati sovrapponibili in termini <strong>di</strong> efficacia<br />

nel senso che in entrambi i gruppi vi è stata una riduzione<br />

significativa dei punteggi delle scale <strong>di</strong> valutazione.<br />

In entrambi i gruppi non si sono verificati effetti collaterali<br />

importanti da determinare interruzione del trattamento né<br />

variazioni significative dei parametri peso corporeo, pressione<br />

arteriosa, frequenza car<strong>di</strong>aca.<br />

Bibliografia<br />

Muccioli M, Piastrelloni M. Gli shen. Il mondo delle emozioni nella<br />

pratica clinica tra<strong>di</strong>zionale cinese, 1999.<br />

Naiqin G, Hongdan N. Electroacupuncture treatment for 30 cases<br />

of anxiety neurosis. J Trad Chin Med 2004;24:124-5.<br />

Rickhi B, et al. Mental <strong>di</strong>sorders and reasons for using complementary<br />

therapy. Can J Psychiatry 2003;48:7.<br />

413. L’uso “atipico” <strong>di</strong> un antipsicotico<br />

atipico. Quetiapina nell’esperienza clinica<br />

<strong>di</strong> un Centro <strong>di</strong> Salute Mentale<br />

G. Nuvoli * , M. Levi * , S. Mennella * , C. Pitto ** , F. Lombar<strong>di</strong><br />

***<br />

* ** Dirigente Me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> 1° livello; Dirigente Psicologo <strong>di</strong><br />

1° livello; *** Dirigente Me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> 2° livello<br />

Nel presente lavoro viene descritto l’uso <strong>della</strong> quetiapina,<br />

antipsicotico <strong>di</strong> nuova generazione nel trattamento dei pazienti<br />

in cura presso un Centro <strong>di</strong> Salute Mentale genovese.<br />

L’analisi quali-quantitativa <strong>della</strong> prescrizione e delle caratteristiche<br />

delle <strong>di</strong>verse situazioni cliniche rivela che solo<br />

il 50% circa delle prescrizioni riguarda pazienti con<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> psicosi schizofrenica e psicosi schizoaffettiva,<br />

per il cui trattamento il farmaco era stato inizialmente<br />

proposto.<br />

Si rileva come la restante metà delle prescrizioni riguar<strong>di</strong><br />

un’ampia varietà <strong>di</strong> casi, prevalentemente psicosi bipolari,<br />

<strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità, psicosi senili.<br />

Elemento <strong>di</strong> interesse può essere considerata la variazione<br />

del dosaggio a seconda <strong>della</strong> tipologia delle <strong>di</strong>verse situazioni<br />

cliniche.<br />

La considerevole maneggevolezza e tollerabilità, la scarsezza<br />

<strong>di</strong> effetti collaterali, il gra<strong>di</strong>mento dei pazienti rendono<br />

ragione <strong>della</strong> preferenza data al farmaco in una varietà così<br />

ampia ed impegnativa <strong>di</strong> situazioni cliniche.<br />

403<br />

POSTER<br />

414. Interconnessioni e vali<strong>di</strong>tà clinico<strong>di</strong>agnostica<br />

tra la psicoterapia breve<br />

analitica nelle urgenze psichiatriche<br />

e il sistema <strong>di</strong> psico<strong>di</strong>agnosi testale<br />

C. Oggionni, C. Bressi, D. Ottaviani, I. Iandoli, G. Invernizzi<br />

Clinica Psichiatrica Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione<br />

IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina<br />

Elena, Milano<br />

Introduzione: l’obiettivo riguarda la validazione dell’efficacia<br />

ottenuta dal potenziamento apportato alla <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale<br />

degli utenti del Servizio <strong>di</strong> Psicoterapia Breve<br />

Analitica dal supporto offerto dall’utilizzo <strong>di</strong> batterie testali<br />

applicate alla clinica.<br />

Metodologia: l’importanza dell’atten<strong>di</strong>bilità <strong>della</strong> categorizzazione<br />

<strong>di</strong>agnostica dei pazienti valutati me<strong>di</strong>ante la valutazione<br />

del Tema Relazionale Conflittuale Centrale<br />

(CCRT) è potenziata dalla sistematica applicazione <strong>di</strong> una<br />

ulteriore batteria testale volta all’approfon<strong>di</strong>mento cliniconosografico<br />

sia del livello intellettivo-cognitivo, sia del profilo<br />

personologico.<br />

Risultati: l’inquadramento soggettivo così ottenuto permette<br />

una presa in carico maggiormente mirata e soggettivamente<br />

organizzata in base alle esigenze personali del paziente<br />

oggetto d’esame.<br />

Conclusioni: l’ulteriore approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>agnostico me<strong>di</strong>ante<br />

l’amplificazione dell’indagine proiettiva consente<br />

una presa in carico pre<strong>di</strong>ttrice <strong>di</strong> un successo nella presa in<br />

carico analitica breve.<br />

Bibliografia<br />

Invernizzi G, Bressi C. Emergency Psychiatry on the threshold to<br />

the new millenium. New Trends in Experimental and Clinical<br />

Psychiatry 1999.<br />

Rapaport D, Gill Mm, Schafer R. Reattivi Psico<strong>di</strong>agnostici. Torino<br />

1981.<br />

Lis A. Tecniche proiettive per l’indagine <strong>della</strong> personalità. Bologna<br />

2000.<br />

415. Disturbo <strong>di</strong> panico e coinvolgimento<br />

dell’apparato car<strong>di</strong>ovascolare:<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>della</strong> variabilità <strong>della</strong><br />

frequenza car<strong>di</strong>aca (HRV) dopo terapia<br />

farmacologica<br />

L. Padula, L. Bossini, M. Martinucci, K. Paolini, R. Pasquini,<br />

P. Blar<strong>di</strong> P., A. De Lalla * , M. Acampa * , F. Guideri<br />

* , A. Auteri * , P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, * Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Clinica e Scienze Immunologiche,<br />

Università <strong>di</strong> Siena<br />

Il corteo sintomatologico del Disturbo <strong>di</strong> Panico (DP) che<br />

coinvolge vari organi e apparati ha fatto supporre che, tra i<br />

fattori etiopatogenetici del DP, ci potesse essere una <strong>di</strong>sregolazione<br />

del Sistema Nervoso Autonomo (SNA) che si<br />

estrinseca in una serie <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni multisistemiche<br />

obiettivabili, e nello specifico in alterazioni a carico dell’apparato<br />

car<strong>di</strong>o-circolatorio, con variazioni riscontrabili a


livello elettrocar<strong>di</strong>ografico. In letteratura gli stu<strong>di</strong> che hanno<br />

cercato <strong>di</strong> far luce sull’attività del SNA nel DP hanno<br />

spesso riscontrato una ridotta HRV. Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o<br />

era quello <strong>di</strong> valutare le eventuali mo<strong>di</strong>ficazioni dell’HRV<br />

in un campione <strong>di</strong> pazienti affetti da DP e <strong>di</strong> metterle in relazione<br />

con alcune variabili cliniche sintomatologiche <strong>di</strong> decorso.<br />

Al fine <strong>di</strong> comprendere se la mo<strong>di</strong>ficazioni riscontrate possano<br />

essere un marker <strong>di</strong> tratto o <strong>di</strong> stato abbiamo rivalutato<br />

con ECG i pazienti dopo sei mesi <strong>di</strong> terapia farmacologica.<br />

Dai risultati preliminari sembra che, anche nel nostro<br />

campione, sia confermata una <strong>di</strong>sregolazione del SNA, con<br />

prevalente attività simpatica nella quasi totalità dei soggetti<br />

affetti da DP in fase acuta e che dopo terapia farmacologica<br />

tale <strong>di</strong>sregolazione permanga configurandosi come espressione<br />

<strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> tratto relative al SNA. Verranno<br />

presentati i dati relativi alle mo<strong>di</strong>ficazioni dell’HRV in concerto<br />

con i sintomi nucleari e <strong>di</strong> spettro dopo sei mesi <strong>di</strong> terapia<br />

farmacologica.<br />

416. Movimento transferale e movimento<br />

controtransferale: come riconoscerli<br />

ed affrontarli nella psicoterapia<br />

con la Procedura Immaginativa<br />

A. Pala<strong>di</strong>no * , A. Passerini **<br />

POSTER<br />

* Psicoterapeuta, ** Psichiatra, Docente Scuola <strong>di</strong> Specializzazione<br />

in Psicoterapia con la Procedura Immaginativa,<br />

Istituto <strong>di</strong> Psicologia Clinica Rocca-Stendoro<br />

L’Immaginario è una componente fisiologica <strong>della</strong> mente<br />

umana, in grado <strong>di</strong> affrontare e superare blocchi emozionali<br />

avvalendosi <strong>di</strong> rappresentazioni simboliche. La Procedura<br />

Immaginativa costituisce uno spazio <strong>di</strong>namico che, nel suo<br />

movimento trasformativo, porta il paziente a trovare nuove<br />

formulazioni <strong>di</strong> pensieri e favorisce l’emergere <strong>di</strong> atteggiamenti<br />

<strong>di</strong> coscienza meno strutturati che permettono <strong>di</strong> superare<br />

le <strong>di</strong>fese.<br />

È il luogo in cui movimento transferale/controtransferale<br />

vengono spostati allo scopo <strong>di</strong> elaborare, me<strong>di</strong>ante un linguaggio<br />

simbolico, i blocchi emozionali del paziente ed<br />

operare le riparazioni che permettono il prosieguo <strong>della</strong> cura.<br />

Attraverso il linguaggio simbolico/immagini in movimento,<br />

i vissuti transferali/controtransferali vengono rappresentati<br />

me<strong>di</strong>ante un linguaggio pre-verbale grazie alla<br />

creazione <strong>di</strong> una associazione <strong>di</strong> immagini.<br />

Il movimento transferale e controtrasferale sono preziosi<br />

strumenti <strong>di</strong> lavoro in psicoterapia e vengono affrontati in<br />

uno spazio simbolico, pre-logico e pre-verbale in cui la<br />

rappresentazione per immagini <strong>di</strong>venta motore <strong>di</strong> processi<br />

trasformativi che permettono l’acquisizione <strong>di</strong> nuove<br />

aree dell’inconscio e del mondo. Caso clinico esmplificativo.<br />

Bibliografia<br />

1 Rocca R, Stendoro G. Psicosomatica. Una risposta dall’Immaginario.<br />

Roma: Armando E<strong>di</strong>tore 2005.<br />

2 Rocca R, Stendoro G. Il potere curativo <strong>della</strong> Procedura Immaginativa.<br />

Roma: Armando E<strong>di</strong>tore 2003.<br />

417. Il lavoro in rete tra pubblico e privato:<br />

l’attività clinica <strong>di</strong> un reparto psichiatrico<br />

aperto dell’Ospedale Privato Villa Igea<br />

<strong>di</strong> Modena<br />

G. Palmieri, S. Setti, A. Lisotti, M. Sparamonti, C. Donati,<br />

L. Lo Russo<br />

Casa <strong>di</strong> Cura Villa Igea, Saliceta S. Giuliano, Modena<br />

Il lavoro in rete fra strutture pubbliche e private in ambito<br />

psichiatrico riveste un’importanza cruciale nell’ottimizzazione<br />

<strong>della</strong> gestione del paziente e nell’organizzazione efficace<br />

dei servizi psichiatrici.<br />

Alcuni stu<strong>di</strong> australiani hanno stu<strong>di</strong>ato le caratteristiche <strong>di</strong><br />

questo lavoro in rete identificando le principali <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

integrazione nella comunicazione fra specialisti, nella confusione<br />

<strong>di</strong> ruoli e responsabilità, e talvolta nel <strong>di</strong>fferente approccio<br />

terapeutico (Young et al., 2005, Pirkis et al., 2004).<br />

Si avverte a tale riguardo sempre più la necessità <strong>di</strong> una definizione<br />

e standar<strong>di</strong>zzazione dei rapporti <strong>di</strong> integrazione tra<br />

i Dipartimenti <strong>di</strong> Salute Mentale e le strutture <strong>di</strong> degenza a<br />

gestione privata accre<strong>di</strong>tate, come evidenziato anche dal <strong>di</strong>rettivo<br />

regionale SIP (Circolare giugno 2005).<br />

Il rapporto <strong>di</strong> collaborazione risulta fondamentale soprattutto<br />

nella gestione dei pazienti gravi (psicosi, <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità)<br />

e che necessitano <strong>di</strong> ricovero in reparti psichiatrici<br />

al <strong>di</strong> fuori del Diagnosi e Cura.<br />

Per questo motivo ci siamo concentrati sull’analisi dell’attività<br />

clinica <strong>di</strong> un reparto psichiatrico per acuti all’interno<br />

dell’Ospedale Privato accre<strong>di</strong>tato Villa Igea nell’arco <strong>di</strong> un<br />

anno (aprile 2004-aprile 2005). Abbiamo preso in esame le<br />

caratteristiche demografiche dei pazienti, le <strong>di</strong>agnosi psichiatriche,<br />

la durata del ricovero, il tipo <strong>di</strong> invio. Abbiamo<br />

inoltre tentato <strong>di</strong> delineare un profilo dei pazienti che fanno<br />

più ricoveri nell’arco <strong>di</strong> breve tempo (fenomeno del revolving<br />

door) e il dei pazienti che mettono in atto l’auto<strong>di</strong>missione.<br />

418. Cinema ed aggressività<br />

nell’adolescenza<br />

A. Papazacharias, A. Macina, G. Pierri<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche e Psichiatriche,<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong><br />

L’aggressività in adolescenza, intesa sia in senso auto-che<br />

etero-<strong>di</strong>retto, è una realtà facilmente riscontrabile nella pratica<br />

psichiatrica. È un fenomeno che assume notevole rilevanza<br />

sociale, come confermato dalla vasta filmografia sull’argomento<br />

1 . Dall’esame <strong>di</strong> varie produzioni cinematografiche<br />

relative al tema si è riscontrata una tendenza prevalente<br />

ad associare l’aggressività adolescenziale a contesti familiari<br />

<strong>di</strong>sfunzionali che non consentono all’adolescente <strong>di</strong> acquisire<br />

un’identità in<strong>di</strong>viduale e relazionale adattata al suo<br />

ambiente.<br />

Il senso <strong>di</strong> colpa e <strong>di</strong> inadeguatezza associato a tali situazioni<br />

accentua il caos già tipico dell’“età incerta” 2 , impedendo<br />

la realizzazione <strong>di</strong> un’identità personale e sessuale<br />

adattate al contesto. Inadeguato risulta anche il processo <strong>di</strong><br />

separazione dai genitori e <strong>di</strong> identificazione con figure<br />

esterne alla famiglia, improntato ad una facile suggestio-<br />

404


nabilità verso i modelli proposti dai mass-me<strong>di</strong>a, ad un<br />

senso <strong>di</strong> precarietà ed all’incapacità <strong>di</strong> costruire relazioni<br />

stabili 3 . È importante per gli Operatori <strong>della</strong> salute mentale<br />

e per tutti i soggetti coinvolti in tali problematiche, una<br />

comunicazione adeguata, chiara e non contrad<strong>di</strong>ttoria, ed<br />

una profonda attenzione ai bisogni dell’adolescente, scevra<br />

da proiezioni <strong>di</strong> proprie aspirazioni su una personalità<br />

ancora in cerca <strong>di</strong> una definizione ed approvazione dalle<br />

figure affettivamente importanti.<br />

Bibliografia<br />

1 Gabbard G, Gabbard K. Cinema e psichiatria. Milano: Cortina<br />

2000<br />

2 Veggetti Finzi S. L’età incerta. I nuovi adolescenti. Milano:<br />

Mondadori 2000.<br />

3 Pietropolli Charmet G. I nuovi adolescenti. Padri e madri <strong>di</strong><br />

fronte a una sfida. Milano: Cortina 2000.<br />

419. La Qualità <strong>della</strong> Vita nei pazienti<br />

sottoposti ad intervento <strong>di</strong> safenectomia<br />

F. Pellegrini, A. Goracci, M.C. Di Simplicio, T. Santomauro,<br />

S.T. Mancini * , M. Bucalossi * , S. Mancini * , P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, * Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Chirurgia Generale, Centro Flebolinfologico,<br />

Università <strong>di</strong> Siena<br />

Dai pochi stu<strong>di</strong> presenti in letteratura si evince <strong>di</strong> come la<br />

Qualità <strong>della</strong> Vita (QoL) nei pazienti con IVC sia molto<br />

compromessa ed è evidente l’impatto che tale <strong>di</strong>sturbo ha<br />

sulla vita <strong>di</strong> chi ne è affetto, per la <strong>di</strong>mensione fisica, psichica<br />

e psicologica.<br />

Uno stu<strong>di</strong>o ha evidenziato, utilizzando come strumento per<br />

valutare la QoL il questionario SF-36, che i pazienti con<br />

insufficienza venosa degli arti inferiori hanno una ridotta<br />

QoL rispetto alla popolazione generale. Non è presente invece<br />

alcuno stu<strong>di</strong>o in letteratura per quanto riguarda le <strong>di</strong>fferenti<br />

implicazioni che patologie psichiatriche eventualmente<br />

in comorbi<strong>di</strong>tà o la struttura personologica possono<br />

avere sulla patologia venosa da parte dei pazienti, e <strong>di</strong> riflesso,<br />

nella loro qualità <strong>di</strong> vita.<br />

Lo scopo del nostro stu<strong>di</strong>o, pertanto, è quello <strong>di</strong> valutare la<br />

QoL nei pazienti con insufficienza venosa cronica che vengono<br />

sottoposti ad intervento <strong>di</strong> safenectomia al tempo 0 e<br />

successivamente a un mese e a tre mesi dall’intervento (T1<br />

e T2), e <strong>di</strong> valutare la presenza <strong>di</strong> patologie psichiatriche e<br />

le relazioni che intercorrono tra aspetti più prettamente<br />

psichiatrici e personologici, sia temperamentali che caratteriali,<br />

e qualità <strong>della</strong> vita dei pazienti.<br />

Pazienti afferenti al Centro <strong>di</strong> Flebologia <strong>della</strong> Università<br />

degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Siena per intervento <strong>di</strong> safenectomia, sono<br />

stati valutati con il Quality of Life Enjoyment and Satisfaction<br />

Questionnaire (Q-LES-Q) per indagare la Qualità<br />

<strong>della</strong> vita dei pazienti; con la Beck Depression Inventory<br />

(BDI) e la Sheehan Patient Rated Anxiety Scale (SPRAS)<br />

rispettivamente per la sintomatologia depressiva e ansiosa,<br />

con il Temperament and Character Inventory (TCI) per la<br />

valutazione degli aspetti temperamentali.<br />

Al momento attuale per lo stu<strong>di</strong>o, in fase preliminare, sono<br />

stati reclutati al T0 22 pazienti,(età me<strong>di</strong>a 56 aa), <strong>di</strong><br />

405<br />

POSTER<br />

questi 12 sono già al T1. Il 16% <strong>di</strong> tale campione presenta,<br />

al T0 un punteggio totale alla BDI significativo per Depressione<br />

Lieve (< 15 pt); mentre il 33% mostra un punteggio<br />

me<strong>di</strong>o alla SPRAS (> 30 pt) in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> un Disturbo<br />

d’Ansia. Considerando i punteggi ottenuti con il Q-<br />

LES-Q dei pz. al T0 e al T1, dal confronto emerge un significativo<br />

miglioramento nei domini Salute Fisica/Attività,<br />

Sensazione soggettive e Attività Generali del Q-LES-<br />

Q, con una significativa riduzione <strong>della</strong> sintomatologia ansiosa.<br />

420. La quetiapina nel trattamento del<br />

<strong>di</strong>sturbo bipolare a cicli rapi<strong>di</strong>: a case report<br />

A. Perazzi<br />

Dipartimento Salute Mentale, ASL 1, Umbria, Centro <strong>di</strong> Salute<br />

Mentale Città <strong>di</strong> Castello, ASL 1<br />

Introduzione: il <strong>di</strong>sturbo bipolare a cicli rapi<strong>di</strong> si caratterizza<br />

per il verificarsi <strong>di</strong> 4 o più episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> alterazione del<br />

tono dell’umore (episo<strong>di</strong>o depressivo maggiore, maniacale,<br />

misto o ipomaniacale) durante i 12 mesi precedenti.<br />

Molto spesso questa particolare forma clinico-categoriale<br />

del <strong>di</strong>sturbo bipolare si presenta resistente, per molteplici<br />

ragioni, alla terapia farmacologica. Questa considerazione<br />

clinica impone spesso nel suo trattamento l’utilizzo <strong>di</strong><br />

molecole che generalmente vengono più utilizzate in altri<br />

<strong>di</strong>sturbi.<br />

Metodologia: viene presentato il caso clinico <strong>di</strong> una donna<br />

<strong>di</strong> 37 anni con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo bipolare a cicli rapi<strong>di</strong><br />

giunta all’osservazione con episo<strong>di</strong>o ipomaniacale in atto.<br />

Negli anni precedenti aveva effettuato terapia farmacologica<br />

con varie molecole (stabilizzatori del tono dell’umore e<br />

antipsicotici tipici), senza manifestare una reale remissione<br />

<strong>della</strong> sintomatologia clinica. La gravità dell’attuale episo<strong>di</strong>o<br />

è stata valutata, anche con l’apporto <strong>di</strong> scale cliniche quali<br />

la MSRS (Maniac-State Rating Scale) e la BRMAS (Bech<br />

Rafaelsen Mania Scale).<br />

Risultati: dopo circa due mesi <strong>di</strong> terapia con quetiapina a<br />

300mg/<strong>di</strong>e la sintomatologia ipomaniacale si era ri<strong>di</strong>mensionata<br />

(dato confermato alla ripetizione delle precedenti<br />

scale) e dopo altri tre mesi non si sono ripetuti altri episo<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> alterazione del tono dell’umore.<br />

Conclusioni: questo caso clinico sembra confermare le osservazioni<br />

circa una possibile efficacia <strong>della</strong> quetiapina nel<br />

<strong>di</strong>sturbo bipolare a cicli rapi<strong>di</strong>. Sono comunque necessari<br />

ulteriori stu<strong>di</strong> per conferma l’efficacia in questa forma clinica.<br />

Bibliografia<br />

1 Vieta E, Parramon G, Padreli E, Nieto E, Martinez-Aran A, Corbella<br />

B, et al. Quetiapine in the treatment of rapid cycling bipolar<br />

<strong>di</strong>sorder. Bipolar Disorders 2002;4:335-40.


421. Terapia <strong>di</strong> gruppo in soggetti<br />

con Attacchi <strong>di</strong> Panico e Disturbo Ossessivo-<br />

Compulsivo<br />

P. Pierucci, G. Pavoncello, E. Piccirilli, G. Crocetti,<br />

M. Bonello<br />

Dipartimento Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: lo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> verificare gli esiti <strong>di</strong><br />

una psicoterapia <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> impianto Bioniano. Il gruppo<br />

si è configurato come un contesto contenitivo che ha permesso<br />

la progressiva integrazione ed elaborazione <strong>di</strong> tutti<br />

gli aspetti <strong>della</strong> vita psichica non mentalizzabili né rappresentabili.<br />

Si è creata una “mente <strong>di</strong> gruppo” che ha permesso<br />

il costituirsi <strong>di</strong> uno spazio <strong>di</strong> ridefinizione, <strong>di</strong> significato<br />

e <strong>di</strong> integrazione creativa nella personalità delle esperienze<br />

<strong>di</strong> ciascuno. Al gruppo hanno partecipato, per 2 anni, 5 pazienti<br />

(29-41 aa) con sintomatologia ansiosa: 3 donne affette<br />

da DAP e 2 uomini da DOC.<br />

Obiettivi terapia: migliore gestione delle risorse <strong>della</strong> personalità<br />

e riduzione <strong>della</strong> sintomatologia.<br />

Metodologia: i soggetti sono stati sottoposti a valutazione<br />

psico<strong>di</strong>agnostica me<strong>di</strong>ante colloquio clinico e reattivi <strong>di</strong><br />

personalità prima e dopo la terapia.<br />

Risultati: la valutazione re-test ha evidenziato un miglioramento<br />

<strong>della</strong> sintomatologia ansiosa, la riduzione dei comportamenti<br />

ossessivi nei 2 pazienti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DOC e la<br />

scomparsa degli attacchi <strong>di</strong> panico nelle 3 pazienti con DAP.<br />

Bibliografia<br />

Bion W. Esperienze nei Gruppi. Armando Ed. 1997.<br />

Kaes R. Le teorie Psicoanalitiche del gruppo. Borla 1999.<br />

POSTER<br />

422. Prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> asse I<br />

in una popolazione afferente ad un centro<br />

per la cura dell’obesità<br />

F. Pinna, G. Carta, L. Bona, E. Pisano, S. Meloni ** ,<br />

A. Farina ** , F. Velluzzi * , A. Loviselli * , W. Orrù ** , B. Carpiniello<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Cagliari; * U.O. Dipartimentale<br />

<strong>di</strong> Obesità, Policlinico Universitario, ** Istituto<br />

I.H. Schultz, Cagliari<br />

Introduzione: negli ultimi anni la ricerca ha manifestato un<br />

interesse crescente circa l’associazione tra obesità e <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici, viste le importanti implicazioni da un punto <strong>di</strong><br />

vista <strong>di</strong>agnostico, prognostico, e terapeutico. Il presente lavoro<br />

concerne la prevalenza dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> Asse I in un campione<br />

<strong>di</strong> pazienti afferenti ad un Centro per la cura dell’Obesità.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: campione <strong>di</strong> 106 pz, 83 f e 23 m, con<br />

punteggi me<strong>di</strong> <strong>di</strong> BMI pari a 36 ± 7 nei m e 35 ± 6 nelle f.<br />

L’età me<strong>di</strong>a è pari a 45,7±14 anni nei m, e pari a 43,9± 14,3<br />

nelle f. Come strumento <strong>di</strong> valutazione <strong>di</strong>agnostica è stata<br />

utilizzata la SCID-I; il rilevamento dei dati socio-anagrafici<br />

e clinici è stato effettuato me<strong>di</strong>ante una scheda appositamente<br />

pre<strong>di</strong>sposta.<br />

Risultati: il 61,4% delle femmine e il 52,2% dei maschi ha<br />

una <strong>di</strong>agnosi lifetime <strong>di</strong> asse I, con una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> preva-<br />

lenza tra i sessi non significativa dal punto <strong>di</strong> vista statistico.<br />

Il 49,4% delle femmine e il 26,1% dei maschi ha un <strong>di</strong>sturbo<br />

<strong>di</strong> asse I in atto, con una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> prevalenza tra<br />

i sessi statisticamente significativa.<br />

Conclusioni: i risultati del nostro stu<strong>di</strong>o confermano, nel<br />

complesso, i dati <strong>della</strong> letteratura sull’elevata associazione<br />

fra <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> asse I, soprattutto <strong>di</strong>sturbi d’ansia e dell’umore,<br />

e obesità, e suggeriscono un approccio integrato nella<br />

cura dell’obesità che tenga conto del <strong>di</strong>sagio emotivo <strong>di</strong><br />

questi pazienti.<br />

423. Organizzazione <strong>di</strong> personalità in una<br />

popolazione <strong>di</strong> Obesi<br />

C. Pinzi, M. Cecio<br />

Struttura Complessa <strong>Psichiatria</strong> 4, Ospedale Niguarda Ca’<br />

Granda, Milano<br />

Introduzione: il presente stu<strong>di</strong>o si colloca in quel filone <strong>di</strong><br />

ricerca che tenta <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare i correlati tra soma e psiche<br />

suggerendo la necessità, almeno nel caso del binge eating<br />

<strong>di</strong>sorder, <strong>di</strong> integrare le <strong>di</strong>scipline nutrizione clinica e psichiatria<br />

in ambito <strong>di</strong>agnostico e terapeutico.<br />

Metodologia: sono stati valutati 64 obesi in trattamento nutrizionistico<br />

ambulatoriale attraverso scale che misurano la<br />

presenza del fenomeno del binge eating, l’assetto psicopatologico<br />

e l’organizzazione <strong>di</strong> personalità.<br />

Risultati: la percentuale <strong>di</strong> obesi binge eaters sulla popolazione<br />

considerata risulta del 41%; tali pazienti mostrano un<br />

grado <strong>di</strong> sofferenza psichica maggiore rispetto al resto <strong>della</strong><br />

popolazione e un’organizzazione <strong>di</strong> personalità in cui prevale<br />

la relazione oggettuale <strong>di</strong> tipo infantile.<br />

Conclusioni: la somatizzazione si conferma la variabile<br />

maggiormente implicata nella patologia dell’obesità, mentre<br />

negli obesi binge eaters si rivelerebbero tratti <strong>di</strong> personalità<br />

caratterizzati da un Io debole, poco capace <strong>di</strong> tollerare l’angoscia,<br />

<strong>di</strong> controllare gli impulsi e sviluppare canali compensatori.<br />

Bibliografia<br />

Alberigo D, Sensi M. Obesità Psicogena. Giornale Italiano <strong>di</strong> <strong>Psicopatologia</strong><br />

2001;7:115.<br />

Devlin MJ, Goldfein JA, Dobrow L. What is the thing called BED?<br />

Current status of binge eating <strong>di</strong>sorder nosology. Int Jour of Eating<br />

Disorders 2003;34:S2-S18.<br />

424. Attacchi <strong>di</strong> panico e psicoterapia<br />

<strong>di</strong> gruppo: un’esperienza clinica<br />

S. Pirone, G. Alinovi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Area Didattico-Scientifica <strong>di</strong><br />

Psicoterapia, Università <strong>di</strong> Napoli “Federico II”<br />

L’esperienza è consistita in sedute <strong>di</strong> psicoterapia <strong>di</strong> gruppo,<br />

a cadenza monosettimanale, <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> circa novanta<br />

minuti, per otto mesi. Il gruppo psicoterapico era composto<br />

da un terapeuta, da un’osservatrice, da sei pazienti, <strong>di</strong> età<br />

compresa fra i 25 e i 40 anni. Nel gruppo, condotto sulla base<br />

del modello psico<strong>di</strong>namico, sono state utilizzate anche<br />

tecniche <strong>della</strong> psicoterapia <strong>della</strong> Gestalt e tecniche <strong>di</strong> rilas-<br />

406


samento corporeo, allo scopo <strong>di</strong> consentire in tempi più brevi<br />

delle microvariazioni dello stato <strong>di</strong> coscienza del gruppo<br />

che favorissero una riduzione degli aspetti <strong>di</strong>fensivi, e nuove<br />

aperture espressive ed emozionali. Sono stati scelti pazienti<br />

che potevano trarre giovamento da un trattamento psicoterapico<br />

<strong>di</strong> breve durata, collocabili <strong>di</strong>agnosticamene nell’Area<br />

dei Disturbi d’Ansia. I pazienti con Disturbo <strong>di</strong> Panico<br />

(DAP) avevano sviluppato un’ansia anticipatoria che li<br />

limitava nel quoti<strong>di</strong>ano, <strong>di</strong>minuendo così i propri spostamenti,<br />

sia <strong>di</strong> breve che <strong>di</strong> lunga durata, e, quin<strong>di</strong>, la possibilità<br />

<strong>di</strong> socializzare, <strong>di</strong>vertirsi, e lavorare con serenità. Al termine<br />

<strong>della</strong> psicoterapia <strong>di</strong> gruppo i pazienti presentavano un<br />

evidente progresso nella loro capacità <strong>di</strong> insight. Essi stessi<br />

<strong>di</strong>chiaravano che, anche se ancora timorosi per l’eventuale<br />

insorgenza <strong>di</strong> attacchi <strong>di</strong> panico, la maggiore coscienza <strong>di</strong> sè<br />

raggiunta, permetteva loro <strong>di</strong> gestire ed affrontare l’ansia<br />

superando tali limiti.<br />

425. Migrazione e psicosi<br />

A.M. Pizzorno, N. Serroni * , N. D’Eugenio, L. Serroni<br />

* Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura, Teramo<br />

Il nostro lavoro riporta i risultati <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o osservativo basato<br />

su un campione <strong>di</strong> 64 immigrati ricoverati presso i servizi<br />

psichiatrici <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi del nostro territorio nel biennio<br />

2003-2004. Nella Tabella I sono stati raggruppati i <strong>di</strong>sturbi<br />

psicopatologici riscontrati nella popolazione <strong>di</strong> immigrati.<br />

Come si può notare, prevalgono i <strong>di</strong>sturbi schizofrenici e<br />

gli altri <strong>di</strong>sturbi psicotici che insieme costituiscono le psicosi<br />

maggiori, con il 40,62%, con prevalenza maschile<br />

(26,56%) su quella femminile (14,06%). La migrazione,<br />

quale esperienza <strong>di</strong> crisi, porta alla rottura dell’equilibrio<br />

tra i conflitti e le <strong>di</strong>fese, e può scatenare meccanismi psicotici<br />

latenti e far emergere vari stati psicotici. A far emergere<br />

le parti psicotiche <strong>della</strong> personalità del migrante è<br />

quin<strong>di</strong>, la separazione dagli oggetti contenitori conosciuti,<br />

come la cultura e il proprio nucleo familiare e la mancanza<br />

<strong>di</strong> comunicazione che limita al soggetto quello “spazio<br />

transizionale” che svolge la funzione <strong>di</strong> facilitare l’integrazione<br />

fra mondo interno e la vita esterna. La psicosi così<br />

intesa non è altro che la risposta del soggetto a quel nuovo<br />

contesto non comunicativo, costituito dal paese ospite<br />

che non si è in grado <strong>di</strong> affrontare perché ci si sente intrappolati<br />

in un sistema <strong>di</strong> paradossi, che porta ad una “co-<br />

Tab. I.<br />

407<br />

POSTER<br />

municazione paradossale” considerata come un fattore<br />

etiologico <strong>della</strong> schizofrenia. In conclusione, è possibile<br />

considerare la psicosi nella migrazione sia come un mezzo<br />

<strong>di</strong> fuga ovvero, una fuga nella malattia, che permette al<br />

soggetto <strong>di</strong> sottrarsi dalla realtà vissuta come troppo frustrante,<br />

che come il risultato <strong>di</strong> un percorso migratorio particolarmente<br />

traumatizzante e perturbante.<br />

426. Il sangue, la vita e la morte: civiltà<br />

a confronto<br />

S. Po, S. Ferrari, M. Rigatelli<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Testa e Collo, Riabilitazione,<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Modena e Reggio<br />

Emilia<br />

Malgrado tutti i progressi raggiunti in ambito tecnologico e<br />

scientifico, me<strong>di</strong>co in particolare, determinati comportamenti<br />

umani rimangono inspiegabili e si manifestano invariati<br />

da secoli pur in contesti culturali <strong>di</strong>fferenti.<br />

Per meglio comprendere questo concetto è stata presa in<br />

esame la visione <strong>della</strong> vita e <strong>della</strong> morte nei popoli autoctoni<br />

dell’America centrale ai tempi precedenti la conquista<br />

spagnola, e paragonata alla concezione psichiatrica o<strong>di</strong>erna.<br />

Le antiche civiltà erano ossessionate dallo scorrere del tempo,<br />

dalla religione e dalle <strong>di</strong>vinità; le forze <strong>della</strong> natura avevano<br />

bisogno <strong>di</strong> sangue e sacrifici per rinnovarsi. Le vittime<br />

non rappresentavano soltanto il <strong>di</strong>o, ma anche il suo tramite<br />

<strong>di</strong> comunicazione con l’umanità, così come gli dei avevano<br />

sacrificato se stessi durante la creazione del sole e <strong>della</strong> luna,<br />

anche l’uomo doveva fare altrettanto 1 .<br />

Dall’esame sopra riportato si può comprendere la <strong>di</strong>fferenza<br />

valutativa tra i comportamenti che venivano spesso considerati<br />

come espressioni <strong>di</strong> carattere religioso e comunque<br />

rituale e la civiltà occidentale che ne ha definito i limiti e ne<br />

ha evidenziato gli aspetti psicopatologici.<br />

È evidente la tendenza ad interpretare determinati comportamenti<br />

come <strong>di</strong>agnostici <strong>di</strong> patologia psichiatrica, basandosi<br />

su una concezione occidentale che non tiene conto delle<br />

<strong>di</strong>fferenze culturali.<br />

Bibliografia<br />

1 Cavatrunci C et al. Maya Inca Atzechi. Splendori delle civiltà<br />

precolombiane. Istituto Geografico DeAgostini, Novara, 1998.<br />

Gruppo <strong>di</strong>agnostico Uomo % Donna % Totali %<br />

Gruppo 1 - Disturbi schizofrenici<br />

con altri <strong>di</strong>sturbi psicotici 17 26,56 9 14,06 26 40,62<br />

Gruppo 2 - Disturbi <strong>di</strong> personalità 5 7,81 4 6,25 9 14,06<br />

Gruppo 3 - Comportamenti psiconeurotici 5 7,81 13 20,32 18 28,13<br />

Gruppo 4 - Disturbi mentali organici 0 - 1 1,56 1 1,56<br />

Gruppo 5 - Dipendenza da alcool 7 10,94 2 3,12 9 14,06<br />

Gruppo 6- Condotte tossicomaniche 0 - 1 1,56 1 1,56<br />

Totali 34,00 53,12 30,00 46,88 64,00 100,00


427. Trattamento ambulatoriale del BED:<br />

verifica <strong>di</strong> un nuovo approccio<br />

POSTER<br />

L. Polese, M. Bianchi, G. Marcacci, G. Massimetti,<br />

C.E. Ramacciotti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Neurobiologia, Farmacologia<br />

e Biotecnologie, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Introduzione: la terapia del Binge Eating Disorder (BED)<br />

è complessa, poiché necessita <strong>di</strong> trattare un Disturbo <strong>della</strong><br />

Condotta Alimentare, una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> obesità ed altre<br />

psicopatologie spesso presenti in comorbi<strong>di</strong>tà. La psicoterapia<br />

cognitivo-comportamentale (CBT) è stata fino ad ora<br />

la più utilizzata nel trattamento del BED, mentre la psicoterapia<br />

interpersonale (IPT) è stata valutata come trattamento<br />

alternativo.<br />

Entrambe le terapie hanno <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> dare buoni risultati,<br />

a breve termine, nella riduzione delle abbuffate; non<br />

sono state riscontrate <strong>di</strong>fferenze, invece, per quanto riguarda<br />

i risultati nell’imme<strong>di</strong>ato e a lungo termine.Nel nostro<br />

stu<strong>di</strong>o ci siamo proposti <strong>di</strong> valutare l’efficacia <strong>di</strong> un<br />

nuovo approccio terapeutico, <strong>di</strong> tipo integrato sequenziale,<br />

nel trattamento del BED, che vede associate la CBT e la<br />

IPT.<br />

Metodologia: il campione è composto da 17 soggetti affetti<br />

da BED, che sono stati assegnati a tre gruppi consecutivi<br />

<strong>di</strong> 7, 6 e 5 partecipanti e sono stati valutati con:<br />

SCID-I, SCID-II, BEDCI, EDI-2.<br />

Il trattamento prevede tre fasi. La prima fase è de<strong>di</strong>cata alla<br />

ristrutturazione cognitiva ed alla educazione nutrizionale<br />

(a <strong>di</strong>eta libera).<br />

Segue una pausa <strong>di</strong> 2 settimane. Nella seconda fase (a <strong>di</strong>eta<br />

ipocalorica personalizzata) il trattamento si focalizza su<br />

alcune problematiche interpersonali presenti nella maggior<br />

parte dei soggetti affetti da BED, utilizzando le comuni<br />

tecniche <strong>della</strong> IPT. La terza fase prevede incontri mensili<br />

per un periodo <strong>di</strong> 6 mesi.<br />

Risultati: dei 17 pazienti che si sono sottoposti alla terapia<br />

2 sono da considerarsi drop-out. Il peso corporeo è <strong>di</strong>minuito<br />

significativamente in tutti i pazienti tra T0 e T2, in<br />

alcuni casi in modo molto rilevante: fino a 8 punti <strong>di</strong> BMI<br />

in meno in un caso e 4 punti <strong>di</strong> BMI in meno in altri due<br />

casi.<br />

Dall’analisi <strong>della</strong> EDI-2 emergono <strong>di</strong>fferenze significative<br />

per quanto riguarda la Regolazione degli impulsi tra il T0<br />

e T2, se consideriamo i 5 pazienti seguiti nel terzo gruppo<br />

<strong>di</strong> terapia, valutati in tre tempi (T0, T1, T2). Inoltre abbiamo<br />

trovato una variazione <strong>della</strong> sottoscala Bulimia verosimilmente<br />

non ancora statisticamente significativa, per il limitato<br />

numero <strong>di</strong> pazienti.<br />

Conclusioni: il trattamento sembra produrre dei risultati<br />

significativi per quanto riguarda la riduzione del peso e per<br />

la mo<strong>di</strong>ficazione cognitiva del nucleo psicopatologico; ha<br />

portato inoltre una variazione clinica <strong>della</strong> condotta alimentare,<br />

con mo<strong>di</strong>ficazioni comportamentali evidenti. Valutazione<br />

del funzionamento premorboso come pre<strong>di</strong>ttore<br />

<strong>di</strong> outcome clinico e funzionale in pazienti al primo episo<strong>di</strong>o<br />

psicotico.<br />

428. La tecnica <strong>della</strong> Sand-Play Therapy<br />

utilizzata nel trattamento <strong>di</strong> un paziente<br />

borderline<br />

C.A. Ripamonti<br />

Facoltà <strong>di</strong> Psicologia, Università <strong>di</strong> Milano-Bicocca<br />

Introduzione: il tema <strong>della</strong> libertà <strong>della</strong> terapia in ambito<br />

psichiatrico apre la possibilità a cure alternative quali quella<br />

<strong>della</strong> Sand-Play Therapy. Nata da un’allieva <strong>di</strong> C.G.<br />

Jung, Dora Kalff, e <strong>di</strong>ffusasi soprattutto tra gli psicoterapeuti<br />

junghiani, sta oggi trovando largo consenso anche in<br />

Italia (Montecchi, 1993; Kalff, 1996). Il caso presentato è<br />

quello <strong>di</strong> un giovane borderline <strong>di</strong> 24 anni.<br />

Metodologia: il paziente all’interno <strong>di</strong> uno spazio protetto,<br />

rappresentato da un contenitore rettangolare contenente <strong>della</strong><br />

sabbia asciutta o bagnata, dà espressione alla propria<br />

realtà psichica, creando nella sabbiera delle immagini. Per<br />

farlo può utilizzare liberamente la collezione <strong>di</strong> oggetti a <strong>di</strong>sposizione.<br />

Risultati: il contatto con la materia e la sua manipolazione<br />

hanno stimolato l’attività immaginativa e simbolica che ha<br />

portato alla creazione <strong>di</strong> immagini dal potere evocativo (ve<strong>di</strong><br />

foto). Il paziente grazie alle immagini prodotte ha potuto<br />

entrare in contatto con le proprie emozioni, riuscendo quin<strong>di</strong><br />

a rielaborarle.<br />

Conclusioni: l’analisi e il confronto delle <strong>di</strong>verse scene prodotte<br />

ha evidenziato le fasi del processo terapeutico che ha<br />

permesso al giovane <strong>di</strong> ritrovare e rior<strong>di</strong>nare il proprio spazio<br />

interno ed esterno.<br />

Bibliografia<br />

Kalff DM. Il gioco <strong>della</strong> sabbia e la sua azione terapeutica sulla<br />

psiche. Firenze: Organizzazioni Speciali 1966.<br />

Montecchi F. Giocando con la sabbia. Milano: Franco Angeli 1993.<br />

429. Laboratorio fotografico presso<br />

il Centro <strong>di</strong>urno psichiatrico <strong>di</strong> Fossano<br />

G. Roagna * , M. Mordenti Oss * , G. Sandrone<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, ASL 17, Savigliano (CN)<br />

Molte sono ormai le evidenze circa l’uso <strong>di</strong> immagini nel<br />

trattamento psicologico e psico-sociale <strong>di</strong> soggetti con <strong>di</strong>sa-<br />

408


ilità psichiatriche; scopi <strong>di</strong> tali interventi sono sia il ripristino<br />

<strong>di</strong> alcune funzioni cognitive e comunicative, sia la riduzione<br />

dello stigma. Sono stati inseriti soggetti che presentavano<br />

una severe mental illness (GAF < 50) inquadrabile<br />

nell’area <strong>di</strong>agnostica delle psicosi funzionali. Nella realizzazione<br />

del progetto (do<strong>di</strong>ci sessioni <strong>di</strong> gruppo) è stato<br />

coinvolto oltre che personale del Dipartimento <strong>di</strong> salute<br />

mentale un fotografo professionista.<br />

Al termine è stata realizzata una mostra, installata nel corso<br />

<strong>di</strong> eventi culturali <strong>della</strong> zona.<br />

I livelli del funzionamento sui quali si è intervenuti con questo<br />

laboratorio sono stati: l’immagine <strong>di</strong> sé, l’integrazione<br />

gruppale e la capacità <strong>di</strong> narrare la storia personale; la capacità<br />

<strong>di</strong> mantenere le <strong>di</strong>stanze da realtà <strong>di</strong>sturbanti nell’ambito<br />

<strong>di</strong> vita o nella sfera psichica; la funzione simbolica e <strong>di</strong><br />

astrazione (lo specifico <strong>della</strong> ripresa fotografica permette <strong>di</strong><br />

immaginare un punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>verso su se stessi); la capacità,<br />

per il paziente, <strong>di</strong> “portare” nell’ambiente <strong>di</strong> cura immagini<br />

del proprio spazio personale, evento solitamente poco<br />

realizzabile per i deficit <strong>di</strong> astrazione e <strong>di</strong> rappresentazione.<br />

430. Ulcere degli arti inferiori e Qualità<br />

<strong>della</strong> Vita<br />

T. Santomauro, E. Corsi, A. Goracci, M.C. Di Simplicio,<br />

S.T. Mancini * , M. Bucalossi * , S. Mancini * , P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, * Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Chirurgia Generale, Centro Flebolinfologico,<br />

Università <strong>di</strong> Siena<br />

Dalla letteratura emerge che la Qualità <strong>della</strong> Vita (QoL) in<br />

soggetti con ulcere degli arti inferiori risulta significativamente<br />

compromessa. Vari stu<strong>di</strong> riportano un impatto negativo<br />

<strong>della</strong> patologia ulcerosa sul piano somatico, psicologico<br />

e sul funzionamento sociale. Scopo del nostro lavoro<br />

è indagare la QoL nei pazienti con ulcere degli arti inferiori,<br />

al fine <strong>di</strong> valutare se patologie psichiatriche associate<br />

con particolari tratti temperamentali possono interferire<br />

sulla percezione <strong>della</strong> QoL e se terapie psichiatriche, laddove<br />

necessarie, possono mo<strong>di</strong>ficare la QoL globalmente<br />

considerata.<br />

50 pazienti (età me<strong>di</strong>a 71 aa) afferenti al Centro <strong>di</strong> Flebologia<br />

<strong>della</strong> Università <strong>di</strong> Siena sono stati valutati con una<br />

scheda clinico-anagrafica per i sintomi e i segni <strong>della</strong> patologia<br />

ulcerosa e con la Visual Analogue Scale per la sintomatologia<br />

dolorosa. La QoL è stata indagata me<strong>di</strong>ante la<br />

SF-36 e il Q-LES-Q. Inoltre sono state somministrate la MI-<br />

NI per la <strong>di</strong>agnosi psichiatrica (DSM-IV); l’HAMA e<br />

l’HAMD, rispettivamente, per la sintomatologia ansiosa e<br />

depressiva; la scala dei temperamenti affettivi <strong>di</strong> Akiskal e<br />

Mallya, per gli aspetti temperamentali. Tale testistica, ad<br />

esclusione <strong>della</strong> MINI e <strong>della</strong> scala dei temperamenti affettivi,viene<br />

ripetuta dopo 1 e 3 mesi.<br />

L’11% del campione presenta un Disturbo Depressivo e il<br />

2% un Disturbo d’Adattamento. La QoL al T0 risulta influenzata<br />

dalla durata <strong>della</strong> patologia ulcerosa e dall’estensione<br />

delle ulcere; infatti risulta una peggiore QoL al dominio<br />

Attività Fisica <strong>della</strong> SF-36 per un’estensione dell’ulcera<br />

> 200 cm 2 rispetto ad un’estensione < 10 cm 2 (p = 0,048).<br />

409<br />

POSTER<br />

Le ulcere traumatiche, rispetto alle arteriose incidono maggiormente<br />

sul dominio Attività fisica <strong>della</strong> SF-36 (p = 0,04);<br />

mentre le ulcere SPTF incidono sui domini Ruolo e Salute<br />

fisica e Ruolo e stato emotivo <strong>della</strong> SF-36 (p = 0,04). Nei<br />

pazienti valutati dopo 1 mese è emerso che la terapia chirurgica<br />

e quella psichiatrica, ove effettuata, hanno determinato<br />

un miglioramento <strong>della</strong> QoL, in particolare nei domini<br />

Vitalità <strong>della</strong> SF-36 (p = 0,01), Sensazioni Soggettive (p =<br />

0,03), Attività del Tempo Libero (p = 0,04) e Attività Generali<br />

(p = 0,008) del Q-LES-Q. In conclusione, nei pazienti<br />

con ulcere degli arti inferiori la QoL beneficia <strong>della</strong> terapia<br />

chirurgica e l’integrazione dell’intervento chirurgico e psichiatrico<br />

permette <strong>di</strong> ottenere significativi miglioramenti in<br />

termini <strong>di</strong> QoL.<br />

431. Antipsicotici long-acting: efficacia<br />

e tollerabilità<br />

B. Santucci * , S. Mattioli * , E. Minciotti * , P. Moretti **<br />

* Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>; ** Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

Psicologia Clinica, Università <strong>di</strong> Perugia<br />

Introduzione: gli antipsicotici long-acting sono molecole,<br />

che per le loro proprietà farmacocinetiche, garantiscono<br />

un’attività terapeutica prolungata me<strong>di</strong>ante regolari somministrazioni<br />

intervallate nel tempo.<br />

Il loro utilizzo nella psichiatria clinica risulta molto <strong>di</strong>ffuso,<br />

in particolare nei pazienti che per varie ragioni non garantiscono<br />

una compliance adeguata., fattore in<strong>di</strong>spensabile per<br />

garantire una adeguata profilassi delle ricaduta psicopatologiche.<br />

Inoltre la possibile manipolazione <strong>della</strong> terapia in termini<br />

d’incremento o riduzione del dosaggio, da parte dei pazienti<br />

o dei familiari è un elemento che può suggerire il passaggio<br />

a formulazioni long-acting.<br />

Inoltre la recente formulazione <strong>di</strong> preparati depot per antipsicotici<br />

atipici (risperidone), permette una potenziale<br />

estensione <strong>di</strong> tale tipo <strong>di</strong> terapia ai pazienti che precedentemente<br />

non ne potevano beneficiare per ragioni <strong>di</strong> tollerabilità.<br />

Materiali: abbiamo effettuato una review riguardante le<br />

evidenze presenti in letteratura circa un corretto impiego dei<br />

farmaci antipsicotici depot, con particolare attenzione al loro<br />

profilo <strong>di</strong> tollerabilità e maneggevolezza.<br />

Risultati: i vari antipsicotici depot da noi analizzati non<br />

hanno presentato gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze tra <strong>di</strong> loro in termini <strong>di</strong><br />

efficacia e <strong>di</strong> tollerabilità. Interessanti prospettive <strong>di</strong> utilizzo<br />

pone la formulazione depot del risperidone, che rappresenta<br />

attualmente l’unico SDA presente con possibilità <strong>di</strong> tale<br />

somministrazione.<br />

Bibliografia<br />

1 Taylor D, McConnel D, McConnel H, Kerwin R. The Bethlem &<br />

Maudsley NHS Trust: Maudsley Prescribing Guidelines 201.<br />

Sixth E<strong>di</strong>tion. London: Martin Duniz 2001.<br />

2 Kane JM, Aguglia E, Altamura Ac, Ayuso Gutierrez JL, Brunello<br />

N, et al. Guidelines for depot antipsychotic: treatment in schizophrenia.<br />

Eur Neuropsychopharmacol 1998;8:55-66.


432. Avvenimenti <strong>della</strong> vita e personalità:<br />

una corrispondenza biunivoca<br />

C. Sarappa **** , S. Magara **** , A. Mirabella **** , G. Fiore<br />

*** , A. Russo ** , E.M. Troisi ** , F. Fiore *<br />

* ** Direttore DSM ASL AV 2; Dirigente Me<strong>di</strong>co SPDC Solofra<br />

ASL AV 2; *** Dirigente Me<strong>di</strong>co <strong>Psichiatria</strong> ASL SA 2;<br />

**** Psichiatra in formazione, Università <strong>di</strong> Napoli “Federico<br />

II”<br />

L’osservazione utilmente protratta dei pazienti ricoverati<br />

presso un Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e Cura consente<br />

agli operatori <strong>di</strong> inscrivere le fasi <strong>di</strong> acuzie nell’ambito <strong>della</strong><br />

patografia esistenziale.<br />

Alcuni casi descritti in questo lavoro tendono a verificare<br />

come l’insorgenza <strong>di</strong> eventi vitali possa specificamente incidere<br />

sullo sviluppo <strong>della</strong> personalità, in particolare quando<br />

questa si connota come inscrivibile in cluster categoriali<br />

specifici. Altri casi consentono <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare come quadri <strong>di</strong><br />

personalità abnormi possano avere ricadute in ambito esistenziale<br />

tanto da generare fatti ed eventi che sostengono e<br />

alimentano il quadro stesso <strong>di</strong> personalità, fino a determinare<br />

acuzie psichiatriche.<br />

Le nostre osservazioni confermano il rapporto problematico<br />

tra avvenimenti vitali e personalità. La possibilità <strong>di</strong> interpretare<br />

in maniera biunivoca la relazione ripropone la centralità<br />

del vissuto dell’Io quale elemento <strong>di</strong> filtro nella trasformazione<br />

del “fatto” in “evento” e <strong>di</strong> quest’ultimo in situazioni<br />

psicopatologicamente rilevanti.<br />

433. Esperienze <strong>di</strong> Social Dreaming<br />

POSTER<br />

N. Serroni * , L. Serroni, N. D’Eugenio, A.M. Pizzorno<br />

* Servizio Psichiatrico <strong>di</strong> Diagnosi e Cura ASL <strong>di</strong> Teramo;<br />

** Comunità “Fonte <strong>della</strong> Noce”, ASL Teramo<br />

Il Social Dreaming è una tecnica <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> gruppo che valorizza<br />

“il contributo che i sogni possono offrire alla comprensione<br />

non del mondo interno dei sognatori, ma <strong>della</strong><br />

realtà sociale ed istituzionale in cui vivono”. Dal punto <strong>di</strong><br />

vista implementativo, si sviluppa in una serie <strong>di</strong> incontri, in<br />

genere da 3 a 5 sedute <strong>di</strong> gruppo, ciascuna <strong>della</strong> durata <strong>di</strong><br />

un’ora e mezza, coor<strong>di</strong>nate da uno o più conduttori. Il setting<br />

circolare o a fiocco <strong>di</strong> neve che i gruppi <strong>di</strong> 20-50 partecipanti<br />

compongono, non governato al centro dal conduttore<br />

ma lasciato vuoto e libero per ospitare idealmente le immagini<br />

e i vissuti, per posare al centro, consente <strong>di</strong> far sviluppare<br />

e comporre la così detta matrice <strong>di</strong> Social Dreaming,<br />

ovvero, secondo la definizione dello stesso Lawrence,<br />

il luogo da cui nasce qualcosa (Lawrence, 2001). La matrice<br />

si apre con l’invito ai partecipanti (che possono appartenere<br />

a una sola organizzazione o provenire da <strong>di</strong>verse realtà)<br />

a rendere <strong>di</strong>sponibile un sogno, a raccontarlo, partendo dal<br />

presupposto che non sarà considerato nella sua <strong>di</strong>mensione<br />

personale, come una traccia del vissuto privato del parlante,<br />

ma come innesco associativo messo a <strong>di</strong>sposizione del gruppo<br />

per tirar fuori, attraverso la tecnica delle libere associazioni,<br />

i fantasmi, le fantasie e i vissuti conosciuti ma non<br />

pensati che derivano e si connettono alla realtà esperienziale<br />

con<strong>di</strong>visa con gli altri a livello sociale e nelle organizzazioni.<br />

L’analisi collettiva dei sogni, intesi come patrimonio<br />

del gruppo offerto al suo interno, consente <strong>di</strong> avvicinarsi all’organizzazione<br />

come luogo in cui “anche” si sogna e come<br />

entità che è spesso sognata (Neri, 2001), con modalità<br />

che gli ambiti <strong>di</strong> consulenza organizzativa e sviluppo professionale<br />

spesso <strong>di</strong>sattendono e ignorano.<br />

L’apporto del Social Dreaming va nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una<br />

analisi delle persone nella loro interezza, del loro tessuto <strong>di</strong><br />

fantasticherie, percezioni inconsce e socializzazioni inconsapevoli,<br />

che andrebbe a completare, nella pratica <strong>di</strong> intervento,<br />

il lavoro e le esperienze progettate e sviluppate a partire<br />

dal lato “cosciente” delle realtà <strong>di</strong> lavoro.<br />

Vengono riportate in questo lavoro 2 esperienze <strong>di</strong> Social<br />

Dreaming,una con un gruppo <strong>di</strong> studenti universitari e una<br />

con un gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong> una industria metalmeccanica.<br />

434. Un questionario per la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

degli utenti <strong>di</strong> un SPDC: la costruzione<br />

del QUESOD<br />

F. Sessa * , C. Cremonese ** , V. Franzoi * , G. Perini *<br />

* Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienza, Clinica Pscichiatrica, ** III<br />

SPDCD, Azienda Ospedaliera-Univerità <strong>di</strong> Padova<br />

La sod<strong>di</strong>sfazione è un importante in<strong>di</strong>catore d’esito ed un<br />

modo utile <strong>di</strong> valutare i servizi, specie in psichiatria dove<br />

il cambiamento dovuto alla terapia è <strong>di</strong>fficile da identificare<br />

e quantificare 1 2 .<br />

Questo dato si può utilizzare per migliorare il servizio, venendo<br />

in contro alle attese realistiche dell’utenza e cercando<br />

<strong>di</strong> ri<strong>di</strong>mensionare quelle irrealistiche con interventi psicoeducativi<br />

circa le possibilità effettive del servizio. In Italia<br />

esistono pochi strumenti validati per gli SPDC, dove la<br />

libertà dell’utente subisce le maggiori restrizioni. Analizzando<br />

i lavori più recenti in ambito internazionale, tutti<br />

con struttura multi<strong>di</strong>mensionale, abbiamo in<strong>di</strong>viduato 4 <strong>di</strong>mensioni,<br />

che sembrano correlare con la realtà del nostro<br />

SPDC.<br />

Tali <strong>di</strong>mensioni sono state indagate me<strong>di</strong>ante focus group<br />

costituiti da 6 pazienti <strong>di</strong>messi da 14 gg., la caposala, un<br />

me<strong>di</strong>co, un conduttore ed un osservatore. Sono stati esclusi<br />

pazienti con grave compromissione cognitiva (schizofrenia<br />

<strong>di</strong>sorganizzata, ritardo mentale, demenza). Ai partecipanti<br />

è stata fornita al momento <strong>della</strong> <strong>di</strong>missione una<br />

scheda esplicativa per il consenso informato.<br />

Abbiamo quin<strong>di</strong> costruito il QUESOD: un questionario<br />

formato da 47 item in 4 <strong>di</strong>mensioni. Ciascuna <strong>di</strong>mensione<br />

si apre con un item che indaga il valore che l’utente le attribuisce<br />

e si chiude con un item aperto dove l’utente può<br />

esprimere le sue impressioni: questo per verificare ulteriormente<br />

la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> contenuto dello strumento. I dati<br />

<strong>della</strong> validazione in atto verranno presentati in un prossimo<br />

stu<strong>di</strong>o.<br />

Bibliografia<br />

1 Fitzpatrick R. Surveys of patient satisfaction - Important general<br />

consideration. Br Med J Psychiatry 1991;151:660-7.<br />

2 Stallard P. The role and use of consumer satisfaction surveys<br />

in mental health services. Journal of Mental Health<br />

1996;5:333-49.<br />

410


435. Quetiapina e adesione al trattamento<br />

nel percorso riabilitativo del paziente<br />

in comunità terapeutica<br />

P. Soligon<br />

Psichiatra, responsabile sanitario Comunità Terapeutica<br />

Villa Cicin, Riva Ligure (IM)<br />

Introduzione: la realtà <strong>della</strong> comunità si <strong>di</strong>fferenzia da tutte<br />

le altre situazioni in cui lo psichiatra si trova ad operare.<br />

Il trattamento psicofarmacologico, deve trovare il giusto<br />

equilibrio fra il controllo dei sintomi <strong>della</strong> malattia e la minimizzazione<br />

degli effetti collaterali come la sedazione eccessiva,<br />

che può rendere più <strong>di</strong>fficoltosa la partecipazione<br />

alla vita <strong>della</strong> comunità. L’obiettivo ultimo è quin<strong>di</strong> consentire<br />

al paziente la migliore performance possibile per partecipare<br />

attivamente al programma riabilitativo e all’acquisizione<br />

ed al recupero delle autonomie personali.<br />

Metodologia: ai pazienti ospiti <strong>della</strong> comunità è stata somministrata<br />

quetiapina (QTP) ad un dosaggio me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 600<br />

mg/<strong>di</strong>e, in monoterapia o in associazione, e valutato l’effetto<br />

del farmaco sull’adesione globale al trattamento, inteso<br />

sia come accettazione farmacologia sia come effetto sulla<br />

partecipazione del paziente alla vita comunitaria.<br />

Risultati: i dati preliminari relativi a 7 pazienti (stu<strong>di</strong>o ancora<br />

in corso), in<strong>di</strong>cano che l’utilizzo <strong>di</strong> QTP potrebbe favorire<br />

una migliore adesione al trattamento riabilitativo attraverso<br />

la riduzione dei sintomi, grazie alla scarsa incidenza<br />

<strong>di</strong> effetti collaterali quali l’incremento che rappresentava<br />

un importante ostacolo alla terapia.<br />

Conclusioni: la terapia psicofarmacologica ipotizzata sembra<br />

consentire al paziente una migliore performance e partecipare<br />

attivamente al programma riabilitativo con e l’acquisizione<br />

ed un recupero delle autonomie personali<br />

436. Caratteristiche cliniche e trattamento<br />

<strong>della</strong> schizofrenia ad esor<strong>di</strong>o tar<strong>di</strong>vo<br />

G. Tacchini, M. Giansante, S. Charitos, F. Castellano,<br />

O. Fusi, G. Spagnolo, A.C. Altamura<br />

Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Cliniche,<br />

Università <strong>di</strong> Milano, Ospedale “Luigi Sacco”, Milano<br />

I criteri <strong>di</strong>agnostici per la schizofrenia nella quarta e<strong>di</strong>zione<br />

del DSM-IV e nella versione DSM-IV-TR non fanno <strong>di</strong>stinzione<br />

in merito all’età <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o <strong>della</strong> malattia: la schizofrenia<br />

ad esor<strong>di</strong>o tar<strong>di</strong>vo non viene considerata come entità<br />

a sé, né viene citata. Le 3 precedenti e<strong>di</strong>zioni non facevano<br />

menzione <strong>della</strong> schizofrenia ad esor<strong>di</strong>o tar<strong>di</strong>vo <strong>di</strong> fatto impedendo<br />

tale <strong>di</strong>agnosi in pazienti con una età <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o superiore<br />

ai 45 anni. Soltanto nel DSM-III-R viene utilizzato<br />

il termine “schizofrenia ad esor<strong>di</strong>o tar<strong>di</strong>vo” come entità <strong>di</strong>agnostica<br />

vera e propria, con la specifica <strong>di</strong> “esor<strong>di</strong>o tar<strong>di</strong>vo”<br />

se il <strong>di</strong>sturbo (inclusa la fase prodromica) compare dopo i<br />

45 anni <strong>di</strong> età. Lo stu<strong>di</strong>o dell’Epidemiological Catchment<br />

Area (ECA) condotto nei primi anni ’80 negli Stati Uniti ha<br />

fornito dati sulla prevalenza e sull’incidenza <strong>della</strong> schizofrenia<br />

tra i soggetti <strong>di</strong> età ≥ 45 anni, rispettivamente pari allo<br />

0,3 e al 15% dei precedenti (Keith et al., 1991).<br />

Sono note in letteratura le caratteristiche cliniche peculiari<br />

delle forme <strong>di</strong> schizofrenia ad esor<strong>di</strong>o tar<strong>di</strong>vo, quali la pre-<br />

411<br />

POSTER<br />

ponderanza del sesso femminile, l’elevata prevalenza del<br />

sottotipo paranoideo, la minor gravità dei sintomi negativi e<br />

dei <strong>di</strong>sturbi formali del pensiero, il minor deca<strong>di</strong>mento cognitivo<br />

e l’utilizzo <strong>di</strong> minori dosi <strong>di</strong> antipsicotici (Grossberg<br />

et al., 1995). Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è valutare se tali caratteristiche<br />

consentano <strong>di</strong> definire un’entità nosologica <strong>di</strong>stinta,<br />

in termini clinici, <strong>di</strong> trattamento farmacologico e <strong>di</strong> prognosi,<br />

con particolare riguardo al deterioramento cognitivo<br />

ed ai possibili interventi riabilitativi.<br />

Bibliografia<br />

1 Altamura AC, Elliott T. Schizophrenia in the elderly: a special<br />

case requiring special management? European Psychiatry<br />

2003;18(Suppl 2):46s-53s.<br />

2 Keith SJ, Regier DA, Rae DS. Schizophrenic <strong>di</strong>sorders. In: Robbins<br />

LN, Ragier DA, eds. Psychiatric Disorders in America: the<br />

Epidemiologic Catchment Area Study. New York: Free Press<br />

1991:33-52.<br />

3 Grossberg GT, Manepalli J. The older patient with psychotic<br />

symptoms. Psychiatr Serv 1995;46:55-9.<br />

437. Depressione e ansia in gravidanza:<br />

ruolo <strong>della</strong> Terapia <strong>della</strong> Luce<br />

G. Tavormina<br />

Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Provaglio d’Iseo (BS); Presidente del<br />

Centro Stu<strong>di</strong> Psichiatrici<br />

Introduzione: la Terapia <strong>della</strong> Luce (LT) è il trattamento <strong>di</strong><br />

prima scelta per la “depressione stagionale invernale”<br />

(SAD). Tuttavia ha oggi, confermata da vasta letteratura<br />

scientifica, nuove modalità <strong>di</strong> applicazione, da autentico farmaco<br />

antidepressivo: in <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> la LT è stata utilizzata<br />

con ottimi risutati nel DAP, fobia sociale, depressione nello<br />

spettro bipolare, crisi bulimiche, sindrome pre-mestruale,<br />

<strong>di</strong>sturbi del ritmo sonno-veglia.<br />

Questo stu<strong>di</strong>o evidenzia la grande importanza terapeutica<br />

<strong>della</strong> LT nelle forme <strong>di</strong> ansia e depressione nella donna in<br />

gravidanza.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: in questo stu<strong>di</strong>o naturalistico sull’utilizzo<br />

<strong>della</strong> LT sono state valutate 11 donne gravide con patologie<br />

nello spettro ansioso e dell’umore, con le seguenti<br />

<strong>di</strong>agnosi effettuate secondo i criteri <strong>di</strong>agnostici del DSM-<br />

IV: depressione ricorrente, DAP in comorbi<strong>di</strong>tà con ciclotimia,<br />

stato depressivo del <strong>di</strong>sturbo bipolare, fobia sociale.<br />

Nel valutare l’efficacia <strong>della</strong> LT sono state utilizzate le seguenti<br />

Scale <strong>di</strong> Valutazione, somministrate prima e dopo la<br />

terapia: la Scala <strong>di</strong> “Zung SDS” per tutti gli stati depressivi,<br />

la Scala <strong>di</strong> “HAM-A” per il DAP, la Scala “LSPS” per la fobia<br />

sociale.<br />

Tutte le pazienti hanno effettuato la LT in monoterapia, in<br />

somministrazione serale e per la durata <strong>di</strong> 3 settimane.<br />

Risultati: tutte le pazienti hanno ottenuto ottimi risultati,<br />

evidenziati anche dai punteggi finali delle Scale <strong>di</strong> Valutazione.<br />

Inoltre, nel corso <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o non è stato riportato<br />

alcun effetto collaterale.<br />

Conclusioni: in questo stu<strong>di</strong>o naturalistico, nonostante le limitazioni<br />

metodologiche, la Terapia <strong>della</strong> Luce, che aveva<br />

in passato già confermato il suo ampio spettro d’azione anche<br />

su <strong>di</strong>verse nuove applicazioni sia nello spettro dell’umore<br />

che in quello dell’ansia, ha soprattutto ulteriormente<br />

confermato la sua efficacia, tollerabilità e maneggevolezza


d’uso anche per le pazienti con depressione e/o ansia durante<br />

la gravidanza.<br />

Bibliografia<br />

Lam R. Seasonal affective <strong>di</strong>sorder and beyond: light treatment for<br />

SAD and non-SAD con<strong>di</strong>tions. Arch Gen Psychiatry<br />

1998;55:861-62.<br />

Tavormina G. Bright light therapy as an antidepressant modality.<br />

The World Journal of Biological Psychiatry 2001;2:341.<br />

Tavormina G. Bright light treatment for women’s mental health:<br />

four cases reports. Archives of Women’s Mental Health<br />

2001;3:94.<br />

Tavormina G. Bright light therapy in various psychiatric <strong>di</strong>seases.<br />

Psychiatriki 2004;15:183.<br />

438. Valutazione dell’ambito sessuorelazionale<br />

con il test psicometrico SESAMO<br />

in un gruppo <strong>di</strong> pazienti affetti da Disturbo<br />

del Comportamento Alimentare (DCA).<br />

Effetti <strong>di</strong> un programma riabilitativo psiconutrizionale<br />

P. To<strong>di</strong>sco, D. Pinzoni, F. Manara<br />

Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare, A.O.<br />

Spedali Civili Brescia, Università <strong>di</strong> Brescia<br />

Scarsissima è la letteratura che fino ad ora si è occupata contemporaneamente<br />

<strong>di</strong> Disturbi del Comportamento Alimentare<br />

(DCA) e delle alterazioni nell’ambito <strong>della</strong> sessualità che ad<br />

essi frequentemente si associano. Il presente stu<strong>di</strong>o è sostenuto<br />

dall’ipotesi che il trattamento multi<strong>di</strong>sciplinare per i<br />

DCA da noi svolto, anche se non mirato specificamente ai deficit<br />

<strong>della</strong> sfera sessuale, possa apportare dei miglioramenti al<br />

vissuto sessuo-relazionale dei pazienti consequenziale ai favorevoli<br />

cambiamenti psico-fisici. Sono stati indagati 94 soggetti<br />

<strong>di</strong> sesso femminile con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DCA secondo il<br />

DSM-IV-TR: 46 (48,94%) con anoressia nervosa (AN) e 48<br />

(51,06%) con bulimia nervosa (BN). L’età me<strong>di</strong>a dei soggetti<br />

era <strong>di</strong> 23,565,87 anni (AN 23,166,71 anni; BN 23,964,97<br />

anni). 52 (55,32%) pazienti si sono <strong>di</strong>chiarate single (30 AN<br />

e 22 BN) e 42 (44,68%) con una relazione stabile <strong>di</strong> coppia<br />

(16 AN e 26 BN). Hanno <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> aver subito una qualche<br />

forma <strong>di</strong> abuso sessuale 17 (18,09%) soggetti (6 AN e 11<br />

BN). All’inizio e alla fine del percorso terapeutico, che è consistito<br />

in un programma riabilitativo psico-nutrizionale in<br />

day-hospital <strong>della</strong> durata <strong>di</strong> circa 4-5 mesi, sono stati valutati<br />

alcuni parametri clinici (BMI, dati anagrafici e anamnestici)<br />

e test psicometrici (SESAMO, SCL-90R, EDI-2). Il trattamento<br />

ha ottenuto il miglioramento dei parametri clinici e <strong>di</strong><br />

alcuni aspetti emotivo-relazionali <strong>della</strong> sfera sessuale indagati<br />

dalle scale psicometriche.<br />

439. Utilizzo <strong>della</strong> quetiapina nella mania<br />

con sintomi psicotici in pazienti immigrati<br />

Nord-Africani: tre casi clinici<br />

S. Trotta<br />

SPDC, Ospedale S. Spirito, Pescara<br />

POSTER<br />

Introduzione: l’uso degli antipsicotici tra<strong>di</strong>zionale e <strong>di</strong><br />

nuova generazione somministrati in pazienti psichiatrici in<br />

fase maniacale costituisce una prassi consolidata, in particolare<br />

in quelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> emergenza,mania delirante<br />

L’utilizzo dei neurolettici tra<strong>di</strong>zionali è caratterizzato da effetti<br />

collaterali <strong>di</strong> tipo extrapiramidale e da un viraggio depressivo<br />

che riducono sensibilmente la compliance dei pazienti;<br />

è noto dalla letteratura una maggior suscettibilità agli<br />

eventi avversi da antipsicotici tipici per i soggetti <strong>di</strong> razza<br />

africana.<br />

Metodo: in pazienti <strong>di</strong> sesso femminile immigrati dal Nord<br />

Africa con patologia maniacale, sintomi psicotici ed anamnesi<br />

negativa per abuso <strong>di</strong> sostanze o alcolici e che in precedenti<br />

trattamenti con antipsicotici tipici avevano sempre<br />

manifestato sintomi extrapiramidali estremamente invalidanti,<br />

è stata somministrata quetiapina titolata fino a 700<br />

mg/<strong>di</strong>e. La gravità psicopatologica è stata valutata attraverso<br />

le seguenti scale <strong>di</strong> valutazione: CGI, Mania Rating Scale,<br />

Brief Psychiatic Rating Scale.<br />

Risulatati: un totale <strong>di</strong> 3 pazienti sono stati trattati secondo<br />

lo schema terapeutico pianificato; il monitoraggio del paziente<br />

ha rilevato un buon controllo <strong>della</strong> sintomatologia timica<br />

e <strong>della</strong> produttività delirante ed un buon recupero delle<br />

abilità personali. Gli esami ematochimici effettuati hanno<br />

permesso <strong>di</strong> evidenziare la assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sendocrinie.<br />

Conclusioni: da questi dati preliminari si può evincere che<br />

il trattamento con quetiapina, in soggetti nord africani, sia<br />

efficace e tollerabile.<br />

440. Quetiapina, approccio motivazionale<br />

e compliance al trattamento in cinque casi<br />

<strong>di</strong> donne affette da sindrome<br />

schizoaffettiva<br />

G. Ulivi<br />

Dirigente me<strong>di</strong>co SPDC, ASL 4 Chiavarese<br />

La compliance al trattamento per patologie croniche e ricorrenti,<br />

quali il <strong>di</strong>sturbo schizoaffettivo, <strong>di</strong>pende in larga misura<br />

da una buona collaborazione che si instaura con l’equipe<br />

curante che ha nella capacità <strong>di</strong> creare una alleanza terapeutica<br />

col paziente il suo punto <strong>di</strong> forza. In questo l’“approccio<br />

motivazionale”, cui è formato lo scrivente, rappresenta<br />

uno stile relazionale che determina da subito una fattiva<br />

collaborazione dei pazienti e li induce a continuare la<br />

terapia per i tempi necessari ad evitare ricadute e nuovi ricoveri.<br />

La qualità <strong>della</strong> vita dei pazienti <strong>di</strong>pende anche in gran parte<br />

dal non dover affrontare effetti collaterali <strong>della</strong> terapia<br />

farmacologica e l’introduzione degli atipici ha contribuito a<br />

ridurre numerosi effetti fasti<strong>di</strong>osi.<br />

Il lavoro descrive come lo scrivente è intervenuto nella<br />

storia <strong>di</strong> cinque casi <strong>di</strong> donne con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> sindrome<br />

schizoaffettiva che, trattate in precedenti ricoveri con aloperidolo,<br />

hanno poco dopo la <strong>di</strong>missione interrotto la terapia<br />

<strong>di</strong>mostrando scarsa compliance e come l’applicazione<br />

dell’approccio motivazionale al trattamento farmacologico<br />

e l’introduzione <strong>della</strong> quetiapina, farmaco tra l’altro<br />

caratterizzato da un assente effetto sull’incremento<br />

<strong>della</strong> prolattina, abbia contribuito a controllare le pazienti<br />

e a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> due anni a non rendere necessari ricoveri<br />

ricorrenti<br />

412


441. Tecniche <strong>di</strong> intervento psicologico<br />

su pazienti in età evolutiva affetti da<br />

malattie organiche gravi: revisione degli<br />

stu<strong>di</strong> empirici sull’efficacia<br />

L. Veneroni, S. Odero, C.A. Clerici<br />

Gruppo <strong>di</strong> ricerca in Psicologia Clinica dello Sviluppo, Milano<br />

Introduzione: negli ultimi vent’anni si sono <strong>di</strong>ffusi negli<br />

ospedali pe<strong>di</strong>atrici interventi psicologici svolti da operatori<br />

con molteplici formazioni e modelli teorici. Più <strong>di</strong> recente,<br />

l’orientamento in area me<strong>di</strong>ca e psicologica verso modelli<br />

d’intervento evidence based ha portato alla necessità <strong>di</strong> definire<br />

modelli, teorie e tecniche degli interventi nell’area del<br />

<strong>di</strong>sagio psichico. Questo stu<strong>di</strong>o analizza la letteratura sull’efficacia<br />

degli interventi psicologici nella malattia organica<br />

grave dell’età evolutiva.<br />

Metodogia: la letteratura è stata raccolta attraverso le principali<br />

banche dati on line e intergrata da repertori cartacei.<br />

Sono stati inclusi 39 lavori.<br />

Risultati: è possibile ricondurre gli stu<strong>di</strong> a 3 filoni fondamentali:<br />

interventi <strong>di</strong> tipo cognitivo-comportamentale, interventi<br />

<strong>di</strong> consultazione e supporto sociale, e interventi <strong>di</strong><br />

psicoterapia psico<strong>di</strong>namica. La maggior parte dei lavori valuta<br />

l’efficacia <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> tipo cognitivo comportamentale;<br />

è stato reperito un unico stu<strong>di</strong>o sull’efficacia <strong>di</strong> interventi<br />

<strong>di</strong> tipo psicoanalitico (Moran, 1991).<br />

Conclusioni: i risultati sull’efficacia degli interventi psicologici<br />

nella malattia organica grave sono ancora scarsi. La<br />

maggior parte degli stu<strong>di</strong> risente <strong>di</strong> limiti metodologici e la<br />

varietà nella gestione e documentazione degli interventi ne<br />

rende <strong>di</strong>fficile il confronto (Fonagy, 2003). È auspicabile<br />

una collaborazione tra clinici che operano nell’area pe<strong>di</strong>atrica<br />

al fine <strong>di</strong> avviare ricerche multicentriche in quest’ambito.<br />

Bibliografia<br />

Moran G, Fonagy P, Kurtz A, Bolton A, Brook C. A controlled study<br />

of the psychoanalytic treatment of brittle <strong>di</strong>abetes. J Am Acad<br />

Child Adolsc Psychiatry 1991;30:926-935.<br />

Fonagy P, Target M, Cottrell D, Phillips J, Kurtz Z. Psicoterapie per<br />

il Bambino e l’adolescente. Trattamenti e prove <strong>di</strong> efficacia. Roma:<br />

Il Pensiero Scientifico 2003.<br />

442. Disastro del Vajont: conseguenze<br />

a lungo termine sulla salute psichica e fisica<br />

dei sopravvissuti<br />

C. Zaetta, P. Santonastaso, G. Rinal<strong>di</strong>, A. Favaro<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova; Fondazione<br />

Vajont 9 ottobre 1963<br />

Esistono numerosi stu<strong>di</strong> che evidenziano un’associazione<br />

significativa tra gravi esperienze traumatiche e la salute fisica<br />

(Schnurr, 1996). Le vittime <strong>di</strong> gravi traumi tendono a riportare,<br />

rispetto ad un gruppo <strong>di</strong> controllo, un numero più<br />

alto <strong>di</strong> sintomi fisici, come stanchezza, dolori e vari tipi <strong>di</strong><br />

somatizzazioni e la presenza <strong>di</strong> più <strong>di</strong>sturbi contemporaneamente;<br />

inoltre tendono ad utilizzare in misura maggiore le<br />

strutture sanitarie e a rispondere in misura minore alle tera-<br />

413<br />

POSTER<br />

pie. Secondo alcuni autori, tali effetti post-traumatici sarebbero<br />

me<strong>di</strong>ati dalla presenza <strong>di</strong> una patologia psichiatrica,<br />

quale PTSD o depressione. La presenza <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>agnosi,<br />

infatti, sembra avere un ruolo importante nella patogenesi<br />

delle somatizzazioni e delle malattie car<strong>di</strong>ovascolari, come<br />

<strong>di</strong>mostrato nei pazienti post-infartuati (Frasure-Smith et al.,<br />

1999).<br />

In uno stu<strong>di</strong>o precedente sui sopravvissuti ai campi <strong>di</strong> sterminio<br />

Nazisti (Favaro et al., 1999) abbiamo riscontrato <strong>di</strong>fferenze<br />

statisticamente significative tra soggetti e controlli<br />

<strong>di</strong> pari età nel numero e nel tipo dei <strong>di</strong>sturbi fisici riportati.<br />

Alcuni problemi fisici erano <strong>di</strong>rettamente collegabili alla tipologia<br />

del trauma (per esempio la presenza <strong>di</strong> complicanze<br />

respiratorie in chi aveva contratto la tubercolosi nel campo<br />

<strong>di</strong> prigionia), ma lo stato <strong>di</strong> salute generale era me<strong>di</strong>amente<br />

molto più compromesso nei sopravvissuti. Un dato interessante<br />

era la relazione significativa tra PTSD e ipertensione,<br />

e tra ipertensione e i sintomi <strong>di</strong> iperattivazione autonomica<br />

del PTSD in particolare.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> valutare la relazione tra trauma, PT-<br />

SD, MDD e lo stato <strong>di</strong> salute oggettivo e soggettivo in un<br />

campione <strong>di</strong> sopravvissuti al <strong>di</strong>sastro del Vajont e in un<br />

gruppo <strong>di</strong> controllo.<br />

Il protocollo <strong>di</strong> ricerca prevede una valutazione tramite intervista<br />

<strong>di</strong>agnostica strutturata (Structured Clinical Interview<br />

for DSM-IV) ed una intervista semistrutturata sul trauma<br />

e sullo stato <strong>di</strong> salute. Con il consenso dei soggetti partecipanti,<br />

lo stato <strong>di</strong> salute fisica verrà anche valutato attraverso<br />

l’intervista del me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base che ha in cura il soggetto.<br />

Infine i soggetti completeranno alcuni questionari autosomministrati<br />

per la valutazione <strong>di</strong>: 1) qualità <strong>della</strong> vita -<br />

Short-Form 36 Health Survey Questionnaire (SF-36); supporto<br />

sociale (Multi<strong>di</strong>mensional Scale of Perceived Social<br />

Support); alcuni aspetti temperamentali (Tri<strong>di</strong>mensional<br />

Personality Questionnaire) e la presenza <strong>di</strong> personalità <strong>di</strong> tipo<br />

D (Denollet et al., 2000).<br />

Verranno presentati nel poster i dati preliminari <strong>della</strong> ricerca<br />

Bibliografia<br />

Favaro A, Ro<strong>della</strong> FC, Colombo G, Santonastaso P. Post-traumatic<br />

stress <strong>di</strong>sorder and major depression among Italian Nazi concentration<br />

camp survivors: a controlled study fifty years later.<br />

Psychol Med 1999;29:87-95.<br />

Favaro A, Zaetta C, Colombo G, Santonastaso P. Surviving the<br />

Vajont <strong>di</strong>saster: psychiatric consequences 36 years later. J Nerv<br />

Ment Dis 2004;192:227-231.<br />

443. Prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> sessualità<br />

in un campione <strong>di</strong> pazienti con <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>della</strong> condotta alimentare: dati preliminari<br />

P. Zeppegno, S. Ferraris, C. De Bernar<strong>di</strong>, F. Manzetti,<br />

E. Torre<br />

SCDU <strong>Psichiatria</strong>, Cattedra <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

e Chirurgia, Università del Piemonte Orientale “A.<br />

Avogadro”, Novara<br />

Introduzione: dai dati <strong>della</strong> letteratura si evidenzia come in<br />

soggetti con DCA sia frequente il riscontro <strong>di</strong> patologie a<br />

carico <strong>della</strong> sfera sessuale. Scopo del presente lavoro è quello<br />

<strong>di</strong> valutare la ricorrenza <strong>di</strong> eventuali <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong> ses-


sualità in un campione <strong>di</strong> pazienti ambulatoriali affette da<br />

DCA secondo i criteri del DSM-IV-TR.<br />

Metodologia: lo stu<strong>di</strong>o è stato condotto presso l’ambulatorio<br />

per DCA dell’SCDU <strong>Psichiatria</strong> dell’ASO “Maggiore<br />

<strong>della</strong> Carità <strong>di</strong> Novara”, reclutando 25 pazienti <strong>di</strong> sesso femminile,<br />

stratificate per <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DCA attraverso l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> SCID 2.0 per DSM IV. È stata effettuata un’indagine psicometrica<br />

per la valutazione <strong>della</strong> sessualità me<strong>di</strong>ante la<br />

somministrazione del Sexrelation Evaluation Schedule Assessment<br />

Monitoring (SESAMO).<br />

Risultati: delle 25 pazienti reclutate due non hanno partecipato<br />

allo stu<strong>di</strong>o. Il campione risulta così costituito: AN 50%;<br />

BED 31,8%; BN 18,2%. Dall’analisi descrittiva emerge che<br />

tutti i gruppi <strong>di</strong>agnostici indagati manifestano turbe a carico<br />

del desiderio e dell’eccitazione, vaginismo, <strong>di</strong>spareunia ed<br />

anorgasmia.<br />

Conclusioni: i risultati preliminari verranno esposti in sede<br />

congressuale.<br />

Bibliografia<br />

Simonelli C, et al. Comportamento alimentare e comportamento<br />

sessuale: indagine su un campione <strong>di</strong> donne bulimiche. Rivista<br />

<strong>di</strong> Sessuologia Clinica 2001;7:55-76.<br />

Vigneti R, et al. SESAMO: una meto<strong>di</strong>ca per l’indagine sessuorelazionale.<br />

Rivista <strong>di</strong> Sessuologia 1997;21:376-89.<br />

444. Trattamenti a lungo termine <strong>della</strong><br />

schizofrenia: l’applicazione <strong>di</strong> programmi<br />

informativo-supportivi familiari<br />

POSTER<br />

E. Zeppetelli * , G. Farina **<br />

Regione Piemonte, Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale ASL 14<br />

V.C.O., Centro Salute Mentale <strong>di</strong> Omegna; * Dirigente Me<strong>di</strong>co<br />

I livello Centro Salute Mentale <strong>di</strong> Omegna, Responsabile<br />

Coor<strong>di</strong>namento Attività Terapeutiche; ** Dirigente Me<strong>di</strong>co<br />

II livello Direttore S.C. U.M.P. Omegna-Domodossola,<br />

Direttore del DSM ASL 14 V.C.O.<br />

Venticinque pazienti schizofrenici cronici hanno beneficiato<br />

<strong>di</strong> una integrazione degli abituali trattamenti con interventi<br />

<strong>di</strong> tipo supportivo-informativo famigliare. Nel corso del follow-up<br />

(12 mesi) è stato possibile “shiftare” da antipsicotico<br />

tipico ad atipico N = 8 (32%) pazienti. Alla conclusione<br />

dello stu<strong>di</strong>o risultavano: N = 13 (52%) pazienti in trattamento<br />

con antipsicotici atipici, N = 0 drop-out, N = 2 pazienti<br />

ricaduti in corso <strong>di</strong> trattamento. I risultati <strong>di</strong> questo<br />

stu<strong>di</strong>o preliminare in<strong>di</strong>cano come l’applicazione <strong>di</strong> programmi<br />

informativo-supportivi rivolti alle famiglie in “add<br />

on” agli abituali trattamenti a lungo termine <strong>della</strong> schizofrenia<br />

praticati all’interno <strong>di</strong> un CSM, comporti un aggravio<br />

minimo sul carico <strong>di</strong> lavoro del personale strutturato (isori-<br />

sorse): pari a circa il 9,53% del monte ore annuale per n. 1<br />

me<strong>di</strong>co ed a circa il 5,41% del monte ore annuale per n. 1<br />

IP. Ciò a fronte <strong>di</strong> elevati benefici in<strong>di</strong>retti ottenibili su molteplici<br />

versanti clinici e psicosociali: riduzione dei drop-out,<br />

riduzione delle ricadute e delle giornate <strong>di</strong> ricovero ospedaliero;<br />

riduzione del carico familiare, miglioramento <strong>della</strong><br />

compliance ai trattamenti farmacologici, appropriata gestione<br />

degli e.c. delle farmacoterapie antipsicotiche; possibilità<br />

<strong>di</strong> utilizzare AAP in soggetti in trattamento con tipici (anche<br />

in formulazione depot) con conseguente minore incidenza<br />

<strong>di</strong> e.c.; migliore qualità <strong>di</strong> vita dei pazienti con possibile avvio<br />

<strong>di</strong> percorsi riabilitativi e migliore adattamento sociale<br />

445. Il recupero <strong>di</strong> risorse <strong>di</strong> libertà<br />

e <strong>di</strong> interne possibilità trasformative<br />

nel contesto <strong>di</strong> una lebenswelt<br />

schizofrenica estesa nel tempo<br />

E. Zeppetelli * , F. Giorgio **<br />

Regione Piemonte, Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale ASL 14<br />

V.C.O., Centro <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>di</strong> Omegna (Verbania);<br />

* Dirigente Me<strong>di</strong>co I livello Centro Salute Mentale <strong>di</strong> Omegna,<br />

Responsabile Coor<strong>di</strong>namento Attività Terapeutiche;<br />

** Dirigente Me<strong>di</strong>co II livello Direttore S.C. U.M.P. Omegna-Domodossola,<br />

Direttore del DSM ASL 14 VCO<br />

La farmacoterapia delle schizofrenie che si estendono nel<br />

tempo rappresenta a tutt’oggi un capitolo “irrisolto” <strong>della</strong><br />

psichiatria clinica: avendo evidenziato efficacia nell’aggressione<br />

delle espressioni “floride” <strong>della</strong> malattia ma scarsa incisività<br />

sulle <strong>di</strong>mensioni negativa ed affettiva. Gli autori ritengono,<br />

in accordo con Nancy Andreasen, che la sfida <strong>della</strong><br />

moderna psichiatria clinica risieda nella capacità <strong>di</strong> dotarsi <strong>di</strong><br />

molecole antipsicotiche in grado <strong>di</strong> incidere sul cluster negativo<br />

schizofrenico. È quanto rilevato in una paziente schizofrenica<br />

cronica trattata con aripiprazolo 30 mg/<strong>di</strong>e e valutata<br />

per: PANSS totale: T0 N = 152, T20 N = 106; SANS totale:<br />

T0 N = 112, T20 N = 69; appiattimento/ottun<strong>di</strong>mento affettivo<br />

T0 N = 32, T20 N = 17; alogia T0 N = 24, T20 N = 8;<br />

CGI: T0 N = 12, T20 N = 7. Nel caso in esame, l’efficacia<br />

dell’antipsicotico si manifesta attraverso il determinarsi <strong>di</strong><br />

una “risistemazione” entro l’esperienza psicopatologica <strong>della</strong><br />

paziente sui molteplici livelli: sia attraverso una frammentazione<br />

e delimitazione delle esperienze allucinatorio-deliranti<br />

entro uno “spazio” psichico vivibile con <strong>di</strong>stacco emozionale,<br />

sia attraverso uno svuotamento <strong>di</strong> tali esperienze<br />

dall’angoscia, sia me<strong>di</strong>ante una riduzione <strong>della</strong> cortina autistica<br />

ed una iniziale rimodulazione dell’affettività e <strong>della</strong> cognitività.<br />

Il tutto consentendo il declinarsi <strong>di</strong> potenzialità interne<br />

alla “lebenswelt” schizofrenica (risorse <strong>di</strong> libertà) fin<br />

qui celate all’interlocutore <strong>di</strong>stratto.<br />

414


Abbate Daga G., 166, 44<br />

Abelli M., 112, 336<br />

Acampa M., 403<br />

Acerra A., 373<br />

Acri D., 229<br />

Adamo S., 336, 390<br />

A<strong>di</strong>nolfi B., 159<br />

Adriaens A., 114<br />

Agliata V., 390<br />

Agrimi E., 32<br />

Aguglia E., 23, 126, 164, 183<br />

Ajdacic V., 42<br />

Alati G.L., 58<br />

Albanese F., 30<br />

Albasi C., 354<br />

Albert U., 22, 45, 162, 163, 184, 185, 245,<br />

332, 344, 360<br />

Alecci P., 196<br />

Alessandri A., 223<br />

Alessandrini M., 144<br />

Alfieri C., 276<br />

Alinovi G., 338, 406<br />

Allasia L., 327<br />

Alleva E., 66<br />

Aloe L., 65, 66<br />

Altamura A.C., 25, 93, 230, 264, 351,<br />

358, 368, 371, 381, 411, 229<br />

Altieri M., 225<br />

Alunni S., 333<br />

Amantini K., 222, 358<br />

Amati A., 79, 129<br />

Amato A., 276, 376, 335<br />

Ambesi-Impiombato A., 109, 323<br />

Ambrosio A., 319, 325<br />

Amianto F., 44, 116<br />

Amistà P., 58, 317<br />

Ammirata G., 371<br />

Amo<strong>di</strong>o P., 360<br />

Amore M., 94<br />

Ancilletta B., 179<br />

Ancona L., 40, 123<br />

Andorn A.C., 345<br />

Andreoli S., 302<br />

Anelli M.M., 230<br />

Angelini G., 392<br />

Angst J., 42<br />

Aniello M., 49, 108, 134, 252, 253<br />

Annese P.M., 231, 359<br />

Anselmi N., 231<br />

Antonelli P., 397<br />

Anzallo C., 231<br />

Apicella F., 159<br />

Apuzzo M., 323<br />

Aquilino A., 63<br />

Aragona L., 271<br />

Arango V., 245<br />

Arciero G., 348<br />

Ar<strong>di</strong>a C., 373, 373<br />

Arescal<strong>di</strong>no G.L., 316<br />

Ariaudo A., 200<br />

Armando M., 283, 321<br />

In<strong>di</strong>ce degli autori<br />

Arneodo M.G., 190<br />

Asinari G., 332<br />

Atakan Z., 33<br />

Atti A.R., 232, 245, 315, 364, 379, 386<br />

Attilia M.L., 319, 320<br />

Attolini L., 299<br />

Aurigemma C., 280<br />

Auteri A., 403<br />

Avantaggiato J., 232<br />

Azzoni A., 131<br />

Ba G., 175, 284, 365, 367<br />

Bajoni A., 274<br />

Baker B., 346<br />

Baker B.R., 264<br />

Baldessarini R.J., 13, 201, 202<br />

Bal<strong>di</strong> I., 382<br />

Bal<strong>di</strong>ni A., 245, 246<br />

Balercia G.C., 149<br />

Balestrieri M., 158, 350, 381<br />

Ballerini A., 138, 187, 278<br />

Balzano C., 316<br />

Bani A., 344<br />

Barachino L., 58<br />

Baral<strong>di</strong> C., 233, 335<br />

Barale F., 291, 350, 355<br />

Barbagallo A.P.M., 323<br />

Barbanti S.V., 234<br />

Barbaro C.M., 41<br />

Barbieri E., 291<br />

Barbiero V., 152<br />

Bardelli R., 182<br />

Bareggi S.R., 305<br />

Barisone M., 373<br />

Baroni S., 30, 233<br />

Barra A., 234<br />

Barra G., 253, 254<br />

Barraco A., 265, 285, 296, 297, 345<br />

Bartalini S., 262, 383<br />

Bartocci G., 37<br />

Barzaghi A., 294<br />

Basile Fasolo C., 150<br />

Bassetti R., 25, 229<br />

Bassi T., 22, 234<br />

Basso R., 266<br />

Battista A., 63, 245<br />

Bechi M., 390<br />

Belger M., 287, 319<br />

Bellini M., 258, 315<br />

Bellini O., 262<br />

Bellino S., 46, 168, 327, 371<br />

Bello<strong>di</strong> L., 22, 112, 135, 203, 230, 233,<br />

234, 245, 250, 273, 335, 380, 395<br />

Bellomo A., 35, 63, 245, 290<br />

Bellomo M., 245<br />

Belotti M., 395<br />

Benazzi F., 24, 42, 132<br />

Benedetti M.M., 232<br />

Benetazzo M., 385<br />

Bennega<strong>di</strong> R., 38<br />

Bentivoglio G., 299<br />

415<br />

GIORN ITAL PSICOPAT 2006; 12 (SUPPL. AL N. 1): 415-424<br />

Beoni A.M., 222<br />

Beraldo S., 378<br />

Berar<strong>di</strong> D., 117, 245, 274, 291, 292, 330,<br />

345, 376, 391<br />

Berar<strong>di</strong> M., 326<br />

Bergamaschi F., 295<br />

Bergamino G., 374<br />

Bergamo L.C., 58<br />

Bergesio C., 245<br />

Berloffa S., 32, 180, 303, 328, 334<br />

Berna F., 351<br />

Bernabei A., 371<br />

Bernar<strong>di</strong> M., 272<br />

Bernar<strong>di</strong>ni S., 245<br />

Bersani G., 65, 82, 110, 145, 223, 247,<br />

276, 278, 300, 320, 326, 331, 342,<br />

348, 349<br />

Bertelli M., 95<br />

Berti A., 20, 245, 276, 390<br />

Berti B., 274, 345, 391<br />

Bertini N., 32, 180, 303, 328<br />

Bertolin C., 342<br />

Bertolini E., 245<br />

Bertolino A., 134, 290, 348<br />

Bertolotti Ricotti P., 195<br />

Berutti E., 286, 287<br />

Betti L., 233<br />

Bettonte D., 314<br />

Bevilacqua L., 245, 246, 246, 322<br />

Biagini S., 274, 391<br />

Bianchi C., 334, 335, 245<br />

Bianchi M., 322, 374, 375, 375, 408<br />

Bianco M., 360<br />

Biancosino B., 309<br />

Biancucci E., 143<br />

Bielli A., 284, 365<br />

Biffi S., 203, 245, 273<br />

Biggio F., 65, 318<br />

Biggio G., 65, 286, 287<br />

Bion<strong>di</strong> M., 225<br />

Biscaglia L., 280, 281<br />

Blar<strong>di</strong> P. P., 403<br />

Blasi G., 71, 290, 348<br />

Blundo C., 305<br />

Boaretto F., 342<br />

Boaron F., 384<br />

Boato P., 340<br />

Boccalon R., 187, 278<br />

Boccalon S., 395<br />

Bo<strong>di</strong>ni B., 224<br />

Bogetti P., 327<br />

Bogetto F., 10, 22, 45, 162, 163, 184, 185,<br />

245, 248, 260, 327, 332, 332, 344,<br />

347, 352, 352, 360, 371<br />

Boghi A., 248<br />

Boi<strong>di</strong> G., 245<br />

Boldrini M., 245<br />

Bolino F., 268<br />

Bolla E., 378<br />

Bolognesi E., 87<br />

Bomarsi S., 245


Bona L., 245, 303, 337, 406<br />

Bonanno G., 152<br />

Bonaviri G., 176<br />

Boncompagni G., 187, 278<br />

Bonelli G., 245, 251, 252, 289<br />

Bonello M., 375, 406<br />

Bonfanti S., 274<br />

Bonfiglio M., 245, 288, 298<br />

Bongiorno A., 198<br />

Bonito Oliva R., 97<br />

Bonuzzi L., 104<br />

Bonvini L., 383<br />

Bordoni T., 221<br />

Borelli A., 35, 290<br />

Borgheresi A., 323<br />

Borgherini G., 122<br />

Borioni N., 161<br />

Borroni S., 380<br />

Borsetti G., 154, 155, 312, 400, 401<br />

Bortolaso P., 378<br />

Bortolotti B., 376<br />

Bosaia A., 135, 250, 380<br />

Boscaro M., 154<br />

Boschetti L., 245<br />

Bosello R., 273<br />

Bosi M., 371<br />

Boso M., 350<br />

Bossini L., 29, 88, 203, 231, 321, 359,<br />

364, 403<br />

Bottoni C., 245, 371<br />

Bovani R., 245<br />

Bovania R., 245<br />

Bracco R., 122<br />

Brambilla F., 139, 165<br />

Brambilla M., 368<br />

Brambilla M.A., 256<br />

Brambilla P., 350<br />

Branchi I., 66<br />

Bressi C., 194, 245, 288, 297, 298, 403<br />

Bria P., 234, 269, 302<br />

Brignolo A., 392<br />

Brogna P., 245<br />

Brown I., 95<br />

Brugnoli R., 51, 106, 107, 167, 324<br />

Bruni S., 199<br />

Bruno A., 169, 173, 174, 188, 189, 245,<br />

259, 402<br />

Bruno D., 356<br />

Bruno L., 245, 376<br />

Bucalossi M., 351, 405, 409<br />

Buccelli C., 280, 281<br />

Buccomino D., 245, 376<br />

Buchignani A.F., 388<br />

Buffo S., 272<br />

Bugatti G., 312<br />

Bui C., 26<br />

Burgalassi A., 374, 375<br />

Bussi C., 317<br />

Bustini M., 161<br />

Butt A., 401<br />

Cacciola M., 245<br />

Cadeddu M., 245, 316, 357<br />

Caforio G., 290, 348<br />

Calamoneri F., 245, 282<br />

INDICE DEGLI AUTORI<br />

Calandra C., 196, 245, 311, 376, 377<br />

Calarese T., 245, 282<br />

Calderoni D., 172<br />

Cal<strong>di</strong>rola D., 203, 245<br />

Calidori M., 398<br />

Caliò E., 271<br />

Callegari C., 378<br />

Callieri B., 138<br />

Calò S., 36, 62, 213<br />

Calogero A., 182<br />

Calossi S., 88, 231, 346, 359<br />

Caltagirone C., 176<br />

Camarda P., 274<br />

Cambria R., 173, 174, 188, 189, 259, 402<br />

Camilleri V., 348<br />

Campanella D., 245, 246, 261, 378, 385<br />

Campolo D., 245<br />

Camporese A., 369<br />

Canestri L., 38, 67<br />

Canfora G.F., 378<br />

Canibus P., 154<br />

Cannao M., 136<br />

Cannavò M., 198<br />

Cannavò R., 311<br />

Canova L., 76<br />

Cante T., 253, 254<br />

Cantoni A., 283<br />

Canuto A., 208<br />

Capano G., 285, 357, 364, 379<br />

Caperna S., 378<br />

Cappi C., 343<br />

Cappiello V., 141<br />

Caprini S., 232, 245, 315, 364, 379, 386<br />

Carabellese F., 33, 78, 127, 212, 213<br />

Carano A., 209, 245, 246, 261, 385<br />

Caravona N., 223<br />

Car<strong>di</strong>a C., 298, 369<br />

Car<strong>di</strong>a R., 259, 402<br />

Cardoni C., 312<br />

Caredda M., 338<br />

Caregaro L., 360<br />

Caria S., 65<br />

Carlesi D., 245, 261<br />

Carlini M., 87, 111, 245, 246, 257, 285,<br />

322<br />

Carlino D., 126, 164, 183<br />

Carlotto A., 311<br />

Carmassi C., 87, 111, 113, 247, 264, 301,<br />

302, 322<br />

Caroppo E., 216<br />

Caroti E., 247<br />

Caroti E., 300<br />

Carpiniello B., 245, 258, 298, 303, 309,<br />

318, 335, 337, 369, 390, 396, 406<br />

Carpino V., 70<br />

Carrà G., 83, 118, 196, 355<br />

Carron R., 221<br />

Carta G., 258, 396, 406<br />

Carta I., 67, 174, 247, 329<br />

Carta M.G., 245, 286, 287, 298, 309, 316,<br />

336, 340, 357, 369<br />

Caruso S., 380<br />

Casacchia M., 47, 48, 71, 91, 123, 187, 245,<br />

268, 278, 292, 305, 306, 307, 339<br />

Casale M., 390<br />

416<br />

Casamassima F., 162<br />

Casiello M., 382, 401<br />

Casolari A., 380<br />

Casoria M., 345, 391<br />

Cassano G.B., 112, 162, 295, 310, 336<br />

Cassese A., 323<br />

Castagna A., 248, 380, 402<br />

Castagna F., 248, 249, 313<br />

Castellani A., 95, 96<br />

Castellano F., 358, 411<br />

Castelli M., 301<br />

Castiglioni F., 367<br />

Castorina A., 196, 245<br />

Castrogiovanni A., 351, 383<br />

Castrogiovanni P., 28, 29, 88, 203, 204,<br />

231, 245, 249, 251, 252, 259, 262,<br />

285, 289, 321, 346, 353, 357, 359,<br />

364, 379, 382, 383, 393, 403, 405,<br />

409<br />

Castrovilli M., 245, 246, 261, 385<br />

Casu G.L., 108<br />

Catanesi R., 33, 78, 127, 212<br />

Catania G., 79<br />

Catena M., 28, 30, 87, 245, 246, 257, 334,<br />

334, 335<br />

Catucci A., 327<br />

Caudullo V., 310<br />

Cauli G., 390<br />

Cavaggioni G., 39<br />

Cavalieri E.A., 245<br />

Cavalieri P., 161<br />

Cavallini M.C., 112, 135, 250<br />

Cavallo M.L., 250<br />

Cave<strong>di</strong>ni P., 22, 233, 234, 335, 395<br />

Caverzasi E., 317, 350<br />

Cavicchio A., 307<br />

Cavina S., 353<br />

Cazzullo C.L., 119<br />

Ceccanti M., 319, 320<br />

Cecchetto C., 250, 251<br />

Cecconi D., 249, 357<br />

Cecio M., 406<br />

Celentano I., 253, 254<br />

Ceralli A., 230<br />

Cerfeda L., 245, 251, 252, 289<br />

Cerrai E., 245<br />

Cerroni G., 134, 252, 253<br />

Ceschin L., 273<br />

Cevenini N., 291, 292<br />

Chance S.A., 271<br />

Charitos S., 230, 381, 411<br />

Charman T., 160<br />

Chelli B., 302<br />

Chierchini P., 218<br />

Chisena A.L., 198<br />

Ciano R., 381<br />

Ciapparelli A., 113, 247, 257, 264, 301,<br />

302, 322<br />

Ciappi F., 333, 397<br />

Cibelli F., 275, 276<br />

Cicconetti A., 245, 246, 261<br />

Cigna E., 285, 357, 379<br />

Cignarelli M., 34<br />

Cilia N., 297<br />

Ciliberti C., 253, 254


Cimmino C., 253, 254, 255<br />

Cincotta M., 323<br />

Cinque L., 387<br />

Cinti M.E., 255<br />

Cioni L., 165, 393<br />

Ciuoli C., 285, 357, 379<br />

Civiero M., 250, 251, 260<br />

Clemens J.W., 265<br />

Clemente R., 223, 326, 331, 342<br />

Clerici C.A., 381, 413<br />

Clerici M., 83, 119, 120, 195<br />

Cocchi A., 92<br />

Cogliati Dezza S., 122<br />

Colaianni A., 256<br />

Colarizi G., 322<br />

Colasanti A., 256, 368<br />

Colatosti S., 257<br />

Colloca M., 257<br />

Collu A.R., 258, 316<br />

Colmegna F., 119, 120<br />

Colotto A., 358<br />

Coltrinari R., 154<br />

Coluzzi C., 148<br />

Comi M., 381<br />

Company M., 165<br />

Concolino D., 301<br />

Conforti F., 342<br />

Consalvo M., 148<br />

Consoli G., 246, 257, 264, 322<br />

Conte E., 327<br />

Conte M., 274<br />

Conti S., 286<br />

Contu C., 258, 245, 286, 287<br />

Coppola M., 382, 389, 401<br />

Corace E., 356<br />

Coratella C., 214<br />

Core L., 378<br />

Corfiati L., 293<br />

Corinto B., 258<br />

Corlito G., 143<br />

Corona G., 149<br />

Corretti G., 258, 315, 382<br />

Corrias S., 318, 335<br />

Corsi E., 259, 353, 383, 409<br />

Corsini F., 215<br />

Cortese L., 173, 174, 188, 89, 245, 259,<br />

402<br />

Cortopassi S., 258, 315<br />

Coscetti F., 142<br />

Cosci F., 170<br />

Cossetta E., 232<br />

Costa B., 301<br />

Costa E., 114, 130, 245, 257, 291, 299<br />

Costa S., 172<br />

Costanzo F., 299<br />

Cotellessa C., 245, 246, 261, 378, 385<br />

Cotronei V., 130<br />

Cozzolino F., 295<br />

Cozzolino M.M., 281<br />

Cozzucoli T., 271<br />

Cremante A., 95<br />

Cremante G., 384<br />

Cremonese C., 367, 410<br />

Crespi C., 352<br />

Crispo C., 259<br />

Cristina D., 377<br />

Crocetti G., 375, 406<br />

Croci G., 378<br />

Crow T.J., 271<br />

Cruccu G., 225<br />

Cuboni R., 396<br />

Curatolo P., 181, 340<br />

Curci P., 288<br />

Cuzzocrea S., 376<br />

Cuzzolaro M., 55, 211, 289<br />

D’Albenzio L., 50, 311<br />

D’Alessandro D., 341<br />

D’Allio G., 351<br />

D’Aloise A., 120<br />

D’Amato A., 276<br />

D’Amato I., 350<br />

D’Ambrosio A., 165<br />

D’Ambrosio S., 260<br />

D’Ambrosio V., 260<br />

D’Amico G., 245<br />

D’Andrea I., 66<br />

D’Angelo P., 267<br />

D’Antonio E., 260<br />

D’Arrigo C., 282<br />

D’Epiro D., 388<br />

D’Errico I., 348<br />

D’Eugenio N., 407, 410<br />

D’Isidori M., 312<br />

D’Urso N., 120, 195<br />

Da Pozzo E., 87, 111, 264, 302<br />

Daini S., 234<br />

Dal Canton F., 355<br />

Dal Monte E., 315, 364<br />

Dallapiccola B., 290<br />

Dalle Luche R., 158<br />

Dalmonte E., 232, 245, 379, 386<br />

Daneluzzo E., 311<br />

Danese A., 367<br />

Danti S., 75<br />

Dattola G., 394<br />

Davide F., 215<br />

Dazzan P., 401<br />

Dazzi S., 294<br />

de Bartolomeis A., 19, 72, 109, 152, 262,<br />

295, 323, 361<br />

De Bellis R., 255<br />

De Bene<strong>di</strong>ttis G., 146<br />

De Berar<strong>di</strong>s D., 209, 245, 246, 261, 378,<br />

385<br />

De Bernar<strong>di</strong> C., 413<br />

De Can<strong>di</strong>a M., 348<br />

De Can<strong>di</strong>a M.P., 290<br />

De Caprio C., 266<br />

De Capua A., 204, 262, 321, 382, 383,<br />

393<br />

De Capua B., 262<br />

De Colli R., 261<br />

De Coppi M., 247<br />

De Filippis S., 262<br />

De Gaspari I.F., 368<br />

De Gennaro L., 309<br />

De Giacomo P., 199, 217<br />

De Giorgi A., 35<br />

de Girolamo G., 92, 121, 399<br />

417<br />

INDICE DEGLI AUTORI<br />

De Iaco P.A., 363<br />

De Lalla A., 403<br />

De Leonar<strong>di</strong>s A.M., 200<br />

De Luca G.P., 368<br />

De Luca V., 72, 211, 262, 289<br />

De Marco M.C., 383<br />

De Micheli A., 191<br />

De Natale A., 390<br />

De Nitto S., 255<br />

De Notaris E.B., 311, 373<br />

De Pascale A., 111<br />

De Pasquale C., 197<br />

De Persis S., 262<br />

De Polo R., 175<br />

De Ronchi D., 245, 232, 315, 364, 379,<br />

386<br />

De Salvia M., 245<br />

De Sanctis G., 342<br />

De Sanctis R., 229, 263, 353, 354<br />

De Stefano A., 272<br />

De Stefano B., 392<br />

De Toma P., 398<br />

De Vanna M., 126, 164, 183<br />

Decina P., 257<br />

Degortes D., 360<br />

Dein S., 37<br />

Del Buono G., 383, 384<br />

Del Carlo A., 52<br />

Del Debbio A., 30, 257, 334, 334, 335<br />

Del Forno D., 338<br />

Del Gobbo I., 384<br />

Del Ministro C., 263<br />

Del Monte S., 398<br />

Dell’Acqua G., 122<br />

Dell’Agnello G., 249, 357<br />

Dell’Aversana C., 109<br />

Dell’Aversano C., 361, 389<br />

Dell’Osso B., 30, 264, 346<br />

Dell’Osso L., 30, 87, 111, 113, 245, 246,<br />

247, 257, 264, 285, 301, 302, 310,<br />

322, 334, 335<br />

Della Pepa A., 346<br />

Della Volpe A., 266<br />

Delle Chiaie R., 48<br />

Dellepiane M., 245, 343<br />

Demitrack M., 285<br />

Denys D., 22<br />

Destefani V., 95<br />

Detke M., 265, 285<br />

Detke M.J., 345<br />

Di Benedetto R., 214<br />

Di Bernardo D., 323<br />

Di Bernardo S., 274<br />

Di Biasi C., 326, 342<br />

Di Clemente L., 225<br />

Di Fabio P., 265, 292, 363<br />

Di Fausto V., 66<br />

Di Fiorino M., 80, 375<br />

Di Florio A., 393<br />

Di Fresco M., 192<br />

Di Genova A., 266<br />

Di Giambattista R., 225<br />

Di Giannantonio M., 262<br />

Di Giovambattista E., 91, 265, 266, 267,<br />

292, 339, 361


Di Giuseppe B., 378<br />

Di Giusto M., 255, 267<br />

Di Lallo D., 280, 281<br />

Di Lella M., 385<br />

Di Lorenzo E., 267<br />

Di Lorenzo G., 51<br />

Di Maria G., 217<br />

Di Matteo D., 385<br />

Di Mauro S., 267, 292, 361, 363<br />

Di Meo M.C., 222, 358<br />

Di Michele V., 268, 266, 307<br />

Di Muro A., 357, 379, 285<br />

Di Nardo F., 245<br />

Di Nicola M., 269, 302<br />

Di Paolo C., 245, 246<br />

Di Pasquale C., 161<br />

Di Piero V., 225<br />

Di Pietro G., 259<br />

Di Pietro M., 134, 252, 253<br />

Di Pucchio A., 91, 265, 266, 270, 339<br />

Di Rienzo M., 383<br />

Di Rosa E., 271<br />

Di Sciascio G., 36, 62, 213<br />

Di Simplicio M.C., 405, 409<br />

Di Tommaso S., 50, 51, 108, 134, 252,<br />

253, 311<br />

Di Vincenzo A., 322<br />

Dimalta S., 290<br />

Dinelli E., 258<br />

Dinelli G., 245<br />

Disavoia A., 271<br />

Diurni M., 378<br />

Domenici L., 334<br />

Dominici R.M., 271<br />

Donati C., 404<br />

Donati <strong>della</strong> Lunga S., 38<br />

Donatini G., 285<br />

Donda P., 249, 287, 318, 319, 324, 357<br />

Donnini M., 229<br />

Doria M.R., 310<br />

Drago A., 330, 369, 385<br />

Drago G., 245, 376<br />

Drago R., 376<br />

Ducci G., 218, 272<br />

Durano F., 331, 332<br />

Eich D., 42<br />

Eligi A., 211<br />

Elisei S., 195<br />

En<strong>di</strong>cott J., 348<br />

Eramo A., 19, 295<br />

Ermani M., 393<br />

Erzegovesi S., 135, 234, 250, 380<br />

Esposito C., 250<br />

Esposito F., 386<br />

Fabbri S., 272, 363<br />

Fabbrini L., 233<br />

Fabrizio E., 223<br />

Fagiolini A., 28<br />

Falcioni V., 155<br />

Falco M., 382, 401<br />

Falcone M., 388<br />

Falloon I.R.H., 47, 48<br />

Faloia E., 154<br />

INDICE DEGLI AUTORI<br />

Fanali A., 142<br />

Fanni P.E., 245, 335<br />

Fantini M.I., 230<br />

Fantini M.L., 53<br />

Fara G.M., 341<br />

Faraone R., 198<br />

Faravelli C., 28, 87, 145, 170<br />

Fargnoli F., 204, 382, 393<br />

Farina A., 406<br />

Farina G., 414<br />

Faro G., 282<br />

Fasce S., 105<br />

Fassino S., 44, 116, 166<br />

Fava E., 274<br />

Fava G.A., 140<br />

Fava S., 331, 332<br />

Favaretto G., 61<br />

Favaro A., 165, 273, 344, 359, 360, 369, 413<br />

Favaron E., 245, 273<br />

Federico D., 258<br />

Feliziani R., 217<br />

Fenocchio M., 327, 374<br />

Ferini-Strambi L., 230, 230<br />

Fernandez I., 280<br />

Ferracuti S., 104, 173, 214<br />

Ferrannini L., 60, 75, 143, 187<br />

Ferranti R., 369<br />

Ferrara D., 231<br />

Ferrara S., 273<br />

Ferrari A., 274<br />

Ferrari B., 232, 245, 315, 364, 365, 379,<br />

386<br />

Ferrari G., 353<br />

Ferrari Gozzi B., 274<br />

Ferrari S., 93, 271, 284, 407<br />

Ferraris S., 413<br />

Ferraro A., 178, 182<br />

Ferrero A., 117<br />

Ferrero S., 386<br />

Ferretti E., 89<br />

Ferretti I., 245<br />

Ferretti M., 245<br />

Ferri G., 275<br />

Ferrigno G., 299<br />

Ferro A.M., 232, 373<br />

Ferro F.M., 208, 245, 246, 261, 378, 385<br />

Ferro Ingaglio A., 245<br />

Ferro M., 245<br />

Festa G., 401<br />

Festa G.M., 275, 276, 387, 388<br />

Ficili D., 356<br />

Figueira M.L., 80<br />

Filippelli E., 343<br />

Filippi L.S., 124<br />

Filippo A., 388, 389<br />

Filippone G., 262, 383<br />

Fina N., 194<br />

Finelli C., 266<br />

Fiore G., 389<br />

Fiore F., 129, 389, 410<br />

Fiore G., 389, 410<br />

Fiore M., 65, 66<br />

Fiore P., 63<br />

Fiorentini A.A., 305<br />

Fiorentini S., 276, 348, 349<br />

418<br />

Fiori Nastro P., 283, 321<br />

Fiorini F., 288<br />

Fioritti A., 83<br />

Fizzotti C., 245, 276, 390<br />

Floris A.L., 336<br />

Floris I., 286, 287<br />

Focà F., 269<br />

Foggia G., 253, 254<br />

Folino F., 393<br />

Follesa P., 65<br />

Fontò S., 283<br />

Fonzi L., 278<br />

Formisano P., 323<br />

Fornari U., 11, 104<br />

Fornaro G., 299, 390<br />

Fornaro P., 41, 94<br />

Forti G., 149<br />

Fossati A., 27, 380<br />

Fosso A., 285<br />

Fowler D., 48<br />

Frackowiak R.S.J., 176<br />

Fragkou E., 266, 270, 337, 339<br />

Franchi A., 263<br />

Franchini M., 288<br />

Franco F., 280, 281<br />

Franza F., 245, 361<br />

Franzoi V., 410<br />

Fratiglioni L., 232, 245<br />

Fre<strong>di</strong>ani S., 187, 278, 287, 318, 319, 324<br />

Fresi F., 390<br />

Frezza F., 154<br />

Frieri T., 117, 279<br />

Frigerio A., 90<br />

Frivoli G.F., 280<br />

Frolli A., 159<br />

Frongia P., 245<br />

Frustaci A., 280<br />

Fumagalli S., 386<br />

Fuoco V., 325<br />

Furlan P.M., 73<br />

Fusi O., 358, 381, 411<br />

Gabrielli F., 94, 374<br />

Gad<strong>di</strong>ni A., 121, 280, 281<br />

Gadeschi G., 351<br />

Gafoor R., 401<br />

Gagliano A., 245, 282<br />

Galeazzi G.M., 98<br />

Galeotti F., 225<br />

Galimberti E., 245<br />

Galletta D., 280, 281<br />

Gallo M., 361<br />

Gambi F., 245, 246, 261, 378, 385<br />

Gamma A., 42<br />

Gan<strong>di</strong>one M., 116<br />

Gandolfo L., 390<br />

Garassino E., 232<br />

Garbolino S., 282<br />

Gar<strong>di</strong>olo M., 258, 329<br />

Garghentini G., 247<br />

Garofalo A., 309, 316<br />

Garonna F., 114, 130<br />

Garzarella M., 261<br />

Gaspari V., 306<br />

Gasperini C., 224


Gatti V., 128<br />

Gavarini A., 230, 358<br />

Gavotti G., 374<br />

Gazzani C., 398<br />

Gebhardt E., 282<br />

Gelati S., 73<br />

Geninatti M., 352<br />

Gennaro B., 271<br />

Gennaro L., 181, 340<br />

Genovese P., 317<br />

Gentile V., 150<br />

Gentili C., 52, 75<br />

Germani S., 287, 318, 319, 324<br />

Germanò E., 245, 282<br />

Gerra G., 156<br />

Gesi C., 112, 336<br />

Gherardelli S., 223, 263, 326<br />

Giacobone C., 196<br />

Giambelli R., 152<br />

Gianfelice D., 51<br />

Giannaccini G., 30, 233<br />

Giannangeli M., 270, 293, 363<br />

Giannelli M.R., 283, 283<br />

Gianni D., 276<br />

Giannoni M., 194<br />

Giansante M., 93, 230, 358, 381, 411<br />

Gilaberte I., 265<br />

Gilbert D., 33<br />

Giommi R., 149<br />

Giordani S., 141<br />

Giordano G., 303<br />

Giorgini L., 282, 283, 321<br />

Giorgio F., 414<br />

Giovannelli F., 323<br />

Giovannelli P., 284, 365<br />

Girar<strong>di</strong> P., 304<br />

Girau R., 258<br />

Giromella A., 245<br />

Giubbarelli C., 284<br />

Giugiario M., 314<br />

Giurdanella S., 376<br />

Giusti M., 343<br />

Giusti P., 59, 304<br />

Giusto G., 219<br />

Gogliani A., 206<br />

Goldstein D., 285<br />

Golfieri L., 286<br />

Golia F., 245, 246, 285, 322<br />

Gonda X., 80<br />

Gonnelli C., 310<br />

Goracci A., 204, 259, 285, 346, 353, 357,<br />

379, 382, 393, 405, 409<br />

Gorini Amedei S., 28, 87, 145, 170<br />

Gorini G., 65<br />

Gran<strong>di</strong> S., 272, 286, 363<br />

Grassi C., 159<br />

Grassi L., 245, 280, 309, 314<br />

Grassi M., 135, 250, 273<br />

Grazioli F., 380<br />

Grecchi A., 378<br />

Greco L., 198<br />

Grieco D., 391<br />

Grigioni F., 286<br />

Grimal<strong>di</strong> Di Terresena L., 380<br />

Grispini A., 218<br />

Gronchi D., 329<br />

Grunze H., 309<br />

Gual<strong>di</strong> G., 342<br />

Gual<strong>di</strong> G.F., 326<br />

Guaral<strong>di</strong> G.P., 89, 96, 399<br />

Guazzelli M., 52, 75<br />

Gubbini S., 358, 391<br />

Guglielmo A., 58<br />

Guida S., 299<br />

Guideri F., 403<br />

Gui<strong>di</strong> C., 400, 401<br />

Gulisano E., 390<br />

Gurerra Lisi S., 220<br />

Hadley S.J., 264<br />

Hantouche E., 102, 131<br />

Hardo M.C., 357<br />

Hardoy M.C., 336, 245, 286, 287, 298,<br />

309, 316, 369<br />

Haro J.M., 287, 318, 319, 324<br />

Henquet C., 81<br />

Hollander E., 264, 346<br />

Iacono M., 136<br />

Iandoli I., 245, 288, 298, 403<br />

Iandolo A., 266<br />

Iandolo M.A., 389, 401<br />

Ianiri G., 288<br />

Iannitelli A., 65, 66, 145, 320, 342<br />

Iannucci M., 103<br />

Iasevoli F., 152, 361<br />

Igliozzi R., 160<br />

Ignaccolo N., 250<br />

Inga F., 377<br />

Ingretolli S., 55, 85, 289, 392<br />

Intorella R., 304<br />

Invernizzi G., 245, 288, 297, 298, 340, 403<br />

Invernizzi R., 381<br />

Iovieno N., 249, 357<br />

Isaac M.B., 33<br />

Isaac M.T., 33<br />

Isacsson G., 201<br />

Istilla G., 298<br />

Italiani P., 233<br />

Iuso S., 245<br />

Janiri L., 269, 302<br />

Kaperoni A., 259, 353<br />

Karavia A., 355<br />

Kempermann G., 57<br />

Kennedy J.K., 262<br />

Kerwin R.W., 33<br />

Komeh J., 33<br />

Kotsokosta T., 245, 251, 252, 289<br />

Koukopoulos A., 43, 78<br />

Kovess V., 316<br />

Krystal J., 151<br />

Kusmann F., 311<br />

La Barbera D., 70, 169, 188<br />

La Grutta S., 301<br />

La Malfa G., 95<br />

La Pia S., 35<br />

La Rosa C., 280<br />

419<br />

INDICE DEGLI AUTORI<br />

La Rovere R., 245, 246, 378, 385<br />

La Rovere L., 378<br />

La Scala P., 385<br />

La Torre D., 188<br />

Lai E., 392<br />

Lalli N., 56, 85, 392<br />

Lamacchia O., 34<br />

Lambertenghi-Deliliers G., 297<br />

Lamberto A., 147<br />

Lamorgese M., 290<br />

Lampronti L., 145, 170<br />

Lan<strong>di</strong> A., 316<br />

Lanteri A., 117<br />

Lanza G., 280<br />

Lanzarone C., 198<br />

Lanzi M., 84<br />

Lasorsa C., 354<br />

Lassini A., 221<br />

Latorre V., 290, 348<br />

Lattanzi L., 162<br />

Laugharne R., 97<br />

Laviola V., 308, 309, 398, 399<br />

Lavorato E., 327<br />

Lawrie S.M., 177<br />

Lazzerini F., 344<br />

Leccese E., 257<br />

Lega I., 161<br />

Leggeri G., 40<br />

Lemmi F., 258, 315<br />

Lenzi A., 344<br />

Lenzi G.L., 224, 225<br />

Lenzi S., 39<br />

Leombruni P., 116<br />

Leoni M., 298, 299<br />

Lepine J.P., 318, 319<br />

Lepore A., 35, 290<br />

Lerda S., 392<br />

Levi M., 403<br />

Levitan R.D., 262<br />

Li Puma A., 316<br />

Liberti M., 162<br />

Limosan I., 50<br />

Limpido L., 331, 348, 349<br />

Lioni, 382<br />

Liotta M.I., 290<br />

Liotti G., 85<br />

Lisotti A., 404<br />

Litta A., 162<br />

Lo Baido R., 169, 301, 316<br />

Lo Cascio A., 199<br />

Lo Russo L., 404<br />

Lo Turco G., 376<br />

Loi A.C., 390<br />

Lombardelli A., 88, 204, 231, 359, 382,<br />

393<br />

Lombar<strong>di</strong> F., 310, 403<br />

Lombar<strong>di</strong> V., 285, 322<br />

Longobar<strong>di</strong> T., 303<br />

Lopes F.L., 245<br />

Lorenzi L., 245<br />

Lorettu L., 24<br />

Loriedo C., 68, 115, 245, 291, 313<br />

Lorusso P., 291<br />

Lorzinetti M., 257<br />

Losi R., 288


Lova<strong>di</strong>na A., 291, 292<br />

Loviselli A., 245, 318, 335, 396, 406<br />

Lu Y., 285, 345<br />

Luberto S., 23<br />

Lubrano Lavadera A., 214<br />

Lucacchini A., 264, 301, 302<br />

Lucca A., 141<br />

Lucchini A., 256<br />

Lucini F., 292, 293<br />

Lugaro S., 232<br />

Lugli Andretta A.R., 191<br />

Luisi S., 29<br />

Luppa F., 390<br />

Maberino C., 20, 276<br />

Macario P.F., 316<br />

Maccheroni M., 264, 302<br />

Macina A., 293, 404<br />

Macinati B., 378<br />

Madeddu F., 294<br />

Maestrelli P., 96<br />

Maestro S., 159<br />

Maffei C., 27<br />

Maffulli C., 290<br />

Maffullo F., 303, 311<br />

Magara S., 295, 410<br />

Magari S., 190<br />

Magazù A., 245, 282<br />

Magelli C., 286<br />

Maggi L., 295<br />

Maggi M., 149<br />

Maggini C., 138, 283<br />

Magliani V., 305<br />

Magnolfi G., 295, 393<br />

Magri L., 141<br />

Maina G., 22, 45, 162, 163, 184, 185, 245,<br />

260, 332, 344, 347, 348, 352, 360<br />

Mainini P., 296<br />

Maj M., 9<br />

Malagoli Togliatti M., 214<br />

Malavolta M., 363<br />

Malfatto A., 316<br />

Malizia D., 276<br />

Mallinckrodt C., 285<br />

Mallinckrodt J.H., 345<br />

Malmusi D., 284<br />

Malpassi G., 321<br />

Malvezzi M.G., 51<br />

Manara F., 149, 412<br />

Manca R., 396<br />

Mancia M., 106<br />

Mancini E., 245, 246, 261, 378<br />

Mancini M., 265, 285, 296, 297, 345<br />

Mancini S., 351, 405, 409<br />

Mancini S.T., 405, 409<br />

Mancosu P., 245<br />

Mandalà, 382, 393<br />

Mandarelli G., 224<br />

Manenti S., 297, 340<br />

Manfre<strong>di</strong> A., 159<br />

Manfrinati S., 222, 358<br />

Mangano A., 394<br />

Mangiapane R., 271, 368<br />

Manini V., 400, 401<br />

Mann J.J., 202, 245<br />

INDICE DEGLI AUTORI<br />

Manna F., 190<br />

Manna V., 167<br />

Mannari C., 334<br />

Manni R., 54<br />

Mannu F.A., 298, 316<br />

Mannucci E., 149<br />

Manoussakis C., 288, 298, 340<br />

Manto M.C., 198<br />

Mantovani A., 14<br />

Mantua V., 33<br />

Manuali G., 223, 342<br />

Manzato E., 298, 299, 371<br />

Manzetti F., 413<br />

Manzone M.L., 50<br />

Manzotti P., 232<br />

Mapelli F., 135, 250, 380<br />

Mapelli L., 256<br />

Maramieri L., 274<br />

Marasco M., 325<br />

Maraviglia B., 177<br />

Marazziti D., 30, 233<br />

Marcacci G., 374, 375, 408<br />

Marcato G., 257<br />

Marcenaro M., 299<br />

Marchegiani S., 155<br />

Marcheschi M., 137<br />

Marchese G., 108<br />

Marchesi C., 168, 184, 283<br />

Marchetti F., 161<br />

Marchetti M., 79, 103, 208<br />

Marchiaro L., 299, 394<br />

Marconi D., 247, 300<br />

Maremmani I., 156, 319, 320<br />

Margari F., 187, 278<br />

Marin G., 400<br />

Marinelli M., 50, 311<br />

Marini C., 267<br />

Marini M., 329<br />

Marini O., 281<br />

Marino F., 249, 314<br />

Marinoni A., 355<br />

Mariotti A., 334, 335<br />

Mariotti S., 245<br />

Marmai L., 314<br />

Marmorini A., 397<br />

Marocco E., 233, 395<br />

Marola V., 270<br />

Marotta R., 301<br />

Marra F., 48<br />

Marraffini E., 350<br />

Marrazzo G., 301<br />

Marrosu F., 65<br />

Martinelli D., 234<br />

Martinelli V., 355<br />

Martini A., 245, 322, 364<br />

Martini C., 87, 111, 264, 301, 302<br />

Martini G., 178<br />

Martinotti G., 269, 302<br />

Martinucci M., 80, 259, 321, 346, 353,<br />

403<br />

Martinuzzi A., 58<br />

Martorelli A., 395<br />

Marzocchi G.M., 180<br />

Masala I., 233<br />

Mascetti G., 130<br />

420<br />

Mascia G., 301<br />

Masellis M., 262<br />

Masi G., 32, 180, 303, 328, 334<br />

Masier F., 258<br />

Mason G., 151<br />

Massa S., 245, 303, 337, 396<br />

Massaro C., 245<br />

Massei G., 310<br />

Massei G.J., 310<br />

Massetti C., 397<br />

Massimetti G., 374, 375, 408<br />

Massoni E., 303<br />

Mastronar<strong>di</strong> V., 127<br />

Masullo A., 101<br />

Masuzzo S., 304<br />

Matera V., 385<br />

Matrella L., 245<br />

Matrisciano F., 81, 151, 304<br />

Mattana V., 245, 337<br />

Matteucci G., 278<br />

Mattioli S., 396, 397, 400, 409<br />

Mauri M., 249, 348, 357<br />

Mauri M.C., 256, 305, 368<br />

Mauro E., 253, 254<br />

Mazza M., 47, 48, 71, 91, 245, 266, 268,<br />

305, 306, 307, 339, 361<br />

Mazzarello G.P., 398<br />

Mazzariol M., 398<br />

Mazzi A., 346<br />

Mazzi F., 308, 309, 398, 399<br />

Mazzo M., 295<br />

Mazzocchi A., 93<br />

Mazzola V., 348<br />

Mazzullo M., 309<br />

Meco G., 223<br />

Meduri M., 173, 174, 188, 189, 245, 259,<br />

271, 402<br />

Meini M., 84<br />

Melchiorri D., 304<br />

Melfi T., 392<br />

Melis G.L., 179<br />

Mellacqua B., 245<br />

Mellacqua B.Z., 377<br />

Mellado C., 165<br />

Mellini A., 319, 320<br />

Mellini L., 274, 345, 353, 391<br />

Mellino G., 298, 309, 369<br />

Mellino M., 232<br />

Meloni S., 406<br />

Mencacci C., 32, 73<br />

Menchetti M., 117, 245, 274, 330, 353,<br />

376<br />

Mendolicchio L., 327<br />

Meneghelli A., 92<br />

Meneguz G., 56<br />

Mennella S., 310, 403<br />

Mercurio A., 225<br />

Merzagora Betsos I., 191<br />

Messina G., 193<br />

Micanti F., 266<br />

Miccoli P., 246, 285, 322<br />

Michetti R., 291, 292<br />

Micò U., 245<br />

Miglio R., 121<br />

Migliozzi C., 392


Migone P., 54<br />

Milani F., 310<br />

Milianti M., 310<br />

Militerni R., 159<br />

Milito L.C., 303<br />

Millepie<strong>di</strong> S., 32, 180, 303, 328, 334<br />

Milone P., 187<br />

Mina G., 222<br />

Minciotti E., 397, 399, 400, 409<br />

Miner C., 265<br />

Minervini L., 187, 278<br />

Mingrone C., 249<br />

Minnai G.P., 77<br />

Minuto F., 343<br />

Minuto M.N., 246, 285, 322<br />

Minutolo G., 310, 311<br />

Mioni D., 331, 332<br />

Miorelli A., 401<br />

Mirabella A., 259, 311, 373, 410<br />

Mirabilio D., 49, 50, 108, 134, 252, 253,<br />

311<br />

Mircoli G., 312, 400, 401<br />

Molino G., 299<br />

Molteni M., 90<br />

Monaco L., 115, 291, 313<br />

Mondelli V., 401<br />

Monducci E., 321<br />

Monero A., 44, 72, 313<br />

Mongini T., 249, 313<br />

Montagnani G., 350<br />

Montagnani M.S., 348<br />

Montaguti M., 376<br />

Montali M., 264<br />

Montanaro D., 402<br />

Montanaro M.L., 181, 340<br />

Montemagni C., 313, 314<br />

Montgomery S., 265<br />

Monti L., 234<br />

Monti M.C., 118<br />

Montomoli C., 355<br />

Morabito S., 271<br />

Mordenti Oss M., 408<br />

Morelli A.C., 314<br />

Morelli G., 270, 337<br />

Moretti P., 397, 400, 409<br />

Morlino M., 141<br />

Morosini P., 47, 48, 92, 121, 245, 399<br />

Morra A., 58<br />

Morri M., 232, 245, 315, 364, 379, 386<br />

Mortara P., 248<br />

Moscariello M.M., 278<br />

Moschetta6 F.S., 378<br />

Mosini P., 233<br />

Mossa P., 143<br />

Mucci M., 32, 180, 303, 328<br />

Muglia P., 166<br />

Mulè A., 401<br />

Mundo E., 25, 351, 368, 371, 247, 264,<br />

301, 302<br />

Mungai F., 162, 258, 315<br />

Munno D., 316<br />

Mura D., 390<br />

Muratori F., 159, 160<br />

Muratori P., 159<br />

Murray D., 287<br />

Murray R., 401<br />

Murru A., 298, 316<br />

Musazzi L., 152<br />

Muscatello M.R., 169, 245, 259, 402<br />

Muscatello M.R.A., 173, 174, 188, 189,<br />

271<br />

Muscettola G., 262, 280, G., 281, 295,<br />

323, 361<br />

Mustacciuolo M.I., 342<br />

Mutani R., 248<br />

Muti M., 112, 336<br />

Muzzetto R., 286, 287<br />

Nappi F., 281<br />

Nar<strong>di</strong> B., 39<br />

Nar<strong>di</strong>ni M., 35, 36, 62, 63, 213, 245, 290,<br />

348<br />

Narzisi A., 160<br />

Nastri L., 316<br />

Natale B., 321<br />

Natoli A., 256<br />

Natta W., 299<br />

Negri B., 380<br />

Nichini C., 317<br />

Nicoletti F., 81, 151<br />

Nicoletti F.B., 304<br />

Niederhofer H., 383<br />

Nifosi F., 58, 258, 317<br />

Nisita C., 258, 315, 382<br />

Nivoli G.C., 10, 24, 130, 179<br />

Nivone A., 373<br />

Nizzoli U., 210<br />

Nocini F., 182<br />

Nonnato D., 248, 380, 402<br />

Nonnoi V., 318, 335<br />

Norcio B., 122<br />

Notaro S., 247<br />

Novara C., 331, 332<br />

Novelli L., 245, 246, 285, 322<br />

Novelli S., 312<br />

Novick D., 287, 318, 319, 324<br />

Nucera A., 394<br />

Nuti D., 382, 393<br />

Nuvoli G., 310, 403<br />

Odero S., 413<br />

Oggionni C., 288, 403<br />

Ogriseg A., 23<br />

Olivani F., 284<br />

Olivero S., 309<br />

Olivieri E., 250<br />

Olivito N., 319<br />

Omboni A.C., 305<br />

Orbitello B., 381<br />

Orengo S., 373<br />

Orlan<strong>di</strong> V., 223<br />

Orrù W., 245, 318, 335, 396, 406<br />

Orsi V., 245<br />

Orsi L., 248<br />

Orso L., 383<br />

Ortolan M., 275<br />

Ortu A., 318<br />

Osborn J.F., 342<br />

Ottaviani D., 403<br />

Ottolenghi F., 183<br />

421<br />

INDICE DEGLI AUTORI<br />

Pacileo A., 231<br />

Pacini E., 357<br />

Pacini F., 285, 379<br />

Pacini M., 157, 319, 320<br />

Pacitti F., 51, 145, 320<br />

Padrevecchi F., 283, 321<br />

Padula L., 28, 203, 321, 351, 403<br />

Padula M.S., 89<br />

Paffetti I., 28<br />

Paggini R., 113, 246, 247, 257, 285, 301,<br />

302, 322<br />

Pagliarulo E., 365<br />

Pala<strong>di</strong>no A., 404<br />

Palagini L., 52<br />

Palazzo L., 331<br />

Paleari R., 351, 358, 381<br />

Palla A., 334, 335<br />

Pallanti S., 133, 185, 323, 348<br />

Palleschi A., 344<br />

Palma A., 58<br />

Palmer K., 232<br />

Palmieri G., 325, 404<br />

Palmieri M., 322<br />

Palmigiano G., 255<br />

Pampaloni I., 323<br />

Panaccione I., 304<br />

Panariello F., 19, 323, 323<br />

Pancheri P., 9, 10, 48, 51, 58, 106, 107,<br />

223, 224, 225, 247, 276, 278, 300,<br />

324, 326, 331, 338, 342, 348, 349<br />

Pandolfo G., 173, 174, 188, 189, 245,<br />

259, 402<br />

Pani L., 108<br />

Pani P.P., 157<br />

Pantusa M.F., 319, 325, 326<br />

Paolemili M., 223, 326<br />

Paoletti A., 357, 203, 321, 403<br />

Paone M., 341, 353, 354<br />

Paparo S., 325, 326<br />

Papazacharias A., 36, 62, 213, 404<br />

Papazacharias P.G., 327<br />

Papini S., 274<br />

Para<strong>di</strong>so E., 327<br />

Pari C., 32, 180, 328<br />

Pariante C.M., 144, 401<br />

Parrini B., 160<br />

Parsi M.R., 69<br />

Pasanisi F., 266<br />

Pasca D., 328<br />

Pascolo M., 381<br />

Pascolo-Fabrici E., 23<br />

Pasini A., 181<br />

Pasquali R., 139, 321, 403<br />

Passaro R., 378<br />

Passerini A., 329, 404<br />

Passione N.M., 389, 401<br />

Patelli G., 92<br />

Paterniti A., 402<br />

Pavan C., 258, 275, 329<br />

Pavan L., 170, 330, 349, 369, 385<br />

Pavan V., 367<br />

Pavani P., 359<br />

Pavanini M., 171, 330, 349<br />

Pavoncello G., 375, 406<br />

Pazzi S., 95


Peccarisi C., 191<br />

Pedrini E., 330<br />

Pellegrini E., 203<br />

Pellegrini F., 405<br />

Pellegrino A., 212<br />

Pellegrino F., 384<br />

Peloso A., 116<br />

Peloso P.F., 60, 75<br />

Pelusi L., 245, 246, 261, 385<br />

Penna L., 245, 246, 261<br />

Pennacchia S., 181, 340<br />

Perahia D.G., 265<br />

Perazzi A., 405<br />

Perilli G., 63<br />

Perini G., 57, 58, 317, 342, 410<br />

Perini G.I., 275, 295, 393<br />

Perini L., 381<br />

Perli L., 309<br />

Perna G., 203, 245, 273<br />

Perrone D., 249, 314<br />

Perruolo G., 323<br />

Perticarari L., 96<br />

Perugi G., 43, 80, 133, 158<br />

Peruzzi P., 342<br />

Pesaresi L., 331<br />

Pescosolido V., 211<br />

Pessa G., 331, 332<br />

Pessina E., 22, 184, 332, 344<br />

Pestalozza I., 224<br />

Petio C., 353<br />

Petito A., 63, 245<br />

Petralia A., 198<br />

Petrarca G., 214<br />

Petrini P., 40<br />

Petrone L., 149<br />

Petrosemolo P., 353<br />

Petrosino M., 311, 373<br />

Petrouska K., 355<br />

Petrozzi A., 159<br />

Petturiti F., 333<br />

Pezzoli A., 286<br />

Pfanner C., 32, 180, 303, 328, 334<br />

Pfanner P., 137<br />

Picar<strong>di</strong> A., 121<br />

Picchi C., 333<br />

Picci R.L., 73<br />

Piccinni A., 30, 257, 334, 335<br />

Piccinni M., 335, 395<br />

Piccione M., 214<br />

Piccirilli E., 375, 406<br />

Picco C., 207<br />

Picozzi M., 26<br />

Piemontese S., 34<br />

Pieraccini F., 231, 348, 359, 383<br />

Pieri M.C., 353<br />

Pierò A., 117, 166<br />

Pierri G., 293, 327, 404<br />

Pierri M., 250, 251, 260<br />

Piersanti D., 378<br />

Pierucci P., 375, 406<br />

Pierucci S., 382<br />

Pieters G., 114<br />

Piga M., 245<br />

Pigozzi F., 234, 398<br />

Pili F., 318, 335, 390<br />

INDICE DEGLI AUTORI<br />

Pillai G., 245, 335, 390<br />

Pilloni M., 357<br />

Pilu A., 316, 336<br />

Pingani L., 234<br />

Pini D., 282<br />

Pini S., 112, 336<br />

Pinna F., 245, 303, 318, 335, 337, 390,<br />

396, 406<br />

Pinzi C., 274, 406<br />

Pinzoni D., 412<br />

Piotto A., 258<br />

Piperno R., 86<br />

Piperopoulos O., 293, 337<br />

Pirarba S., 396<br />

Pirastu A., 286, 287<br />

Pirfo E., 61, 212<br />

Pirone S., 338, 406<br />

Pisano E., 390, 396, 406<br />

Piselli M., 195<br />

Pistoia F., 267<br />

Pistorio E., 377<br />

Pisu M.G., 286, 287<br />

Pitto C., 310, 403<br />

Pizzagalli C., 365<br />

Pizzichi E., 353, 354<br />

Pizzorno A.M., 407, 410<br />

Pizzuti A., 290<br />

Placi<strong>di</strong> G.F., 245, 364<br />

Po S., 407<br />

Polese L., 374, 375, 408<br />

Poli F., 95<br />

Poli R., 32<br />

Polidori G., 92<br />

Polidori L., 159<br />

Politi P.L., 291<br />

Politi R., 338<br />

Poliziotto N., 88, 231, 359, 364<br />

Pollero D., 232<br />

Pollice R., 48, 91, 266, 267, 268, 270,<br />

292, 293, 305, 306, 307, 337, 339,<br />

361, 363<br />

Polpatelli L., 363<br />

Pompili E., 163<br />

Pompili M., 76<br />

Popoli M., 152, 189<br />

Poppi M., 298<br />

Porcedda R., 340<br />

Porcellana M., 245, 288, 297, 298, 340<br />

Porcelli C., 190<br />

Porcellini E., 354<br />

Porfirio M.C., 181, 340<br />

Porqueddu C., 336<br />

Porro C.A., 146<br />

Porseo F., 86<br />

Pozzi F., 196<br />

Pozzi G., 269, 280<br />

Pozzilli C., 224<br />

Pozzoli S., 229<br />

Pratesi L., 223<br />

Preda S., 392<br />

Presta S., 334<br />

Prestianni P., 198<br />

Priebe S., 98<br />

Primavera D., 316<br />

Priolo M., 250<br />

422<br />

Priori A., 20<br />

Probst M., 114<br />

Prunas A., 294<br />

Pucci D., 263, 278, 331, 341, 353, 354<br />

Pulvirenti L., 248, 313<br />

Putzu C., 335<br />

Quadrigli M., 249, 357<br />

Quartesan R., 118, 195<br />

Quartini A., 223, 326, 342<br />

Quattrino S., 210, 211<br />

Racagni G., 152<br />

Ragni B., 296<br />

Raimon<strong>di</strong> C., 219<br />

Raimon<strong>di</strong> F., 310<br />

Raiteri L., 152<br />

Raiteri M., 152<br />

Raja M., 77, 131<br />

Ramacciotti C.E., 374, 375, 408<br />

Ramos V., 80<br />

Rampinelli S., 342<br />

Rampino A., 36, 62, 213, 290<br />

Rao G., 368<br />

Rapicavoli P., 347<br />

Rapisarda V., 124<br />

Rapuano A., 343<br />

Rasetti R., 44, 72, 248<br />

Rasore E., 343<br />

Ravani L., 310<br />

Razzoli E., 288, 297<br />

Reda M.A., 38, 67<br />

Reina D., 302<br />

Renzi R., 191<br />

Renzi S., 340<br />

Repazzini F., 135, 250<br />

Repossi I., 317<br />

Restani L., 118<br />

Restuccia G., 344<br />

Ricca V., 149<br />

Riccar<strong>di</strong> I., 50, 108<br />

Rigardetto R., 116<br />

Rigardetto S., 185, 332, 344<br />

Rigatelli M., 93, 271, 284, 308, 309, 398,<br />

407<br />

Righi R., 187, 278<br />

Rigon G., 172<br />

Rihmer A., 80<br />

Rihmer Z., 43, 80, 132<br />

Rinal<strong>di</strong> C., 371<br />

Rinal<strong>di</strong> G., 413<br />

Ripamonti C., 294<br />

Ripamonti C.A., 408<br />

Risso F., 299, 394<br />

Riva G., 215<br />

Riva P., 335<br />

Rivellini G., 182<br />

Roagna G., 408<br />

Roberto W., 293, 361<br />

Rocca P., 44, 72, 248, 249, 313, 314, 394<br />

Rocco A., 253, 254<br />

Rocco Di Torrepadula C., 234<br />

Rocco P.L., 381<br />

Roma P., 214, 229<br />

Romanelli P., 14


Romano M., 253, 254<br />

Romenghi M., 260<br />

Romeo P., 394<br />

Roncaglia I., 334, 335<br />

Roncone R., 47, 48, 71, 91, 245, 267, 268,<br />

270, 292, 305, 306, 307, 339<br />

Ronzan A., 344<br />

Roselli G., 327<br />

Rosenbaum J.F., 345<br />

Rossattini M., 256, 368<br />

Rossetto L., 344<br />

Rossi A., 49, 50, 51, 108, 134, 161, 249,<br />

252, 253,265, 278, 285, 287, 296,<br />

297, 311, 318, 319, 324, 345, 357<br />

Rossi E., 280, 291, 292, 345<br />

Rossi L., 346<br />

Rossi M., 245, 283<br />

Rossi Monti M., 209<br />

Rossi R., 11, 19, 106, 126, 136, 189<br />

Rossi S., 262, 346, 383<br />

Rossi A., 187, 348<br />

Rossini D., 141<br />

Rössler W., 42<br />

Rosso C., 282<br />

Rosso G., 45, 162, 184, 347<br />

Rotella F., 28, 145, 170<br />

Rotella P., 356<br />

Rothman D., 151<br />

Rottoli P., 346<br />

Roustayan C., 274<br />

Rovera G.G., 37<br />

Rubino V., 71, 290, 348<br />

Rucci P., 30, 112, 121, 245, 246, 285, 310,<br />

336, 348<br />

Ruesch N., 176<br />

Ruggeri G., 216, 280<br />

Ruggerini C., 96<br />

Ruggiero D., 337<br />

Russo A., 389, 410<br />

Russo C., 197<br />

Russo D., 145, 276, 320, 348, 349<br />

Russo F., 187, 278<br />

Russo R., 150<br />

Russo S., 197<br />

Sabatello U., 172<br />

Sabato S., 280<br />

Sabattini M., 171, 349<br />

Sacchetti E., 350<br />

Saeedzadeh-Sardahaee F., 401<br />

Sala M., 351, 350<br />

Salerno G., 338<br />

Salerno R.M., 245, 246, 261, 378, 385<br />

Salinetti V., 163<br />

Salini G., 245, 246, 261, 378<br />

Salis P.G., 77<br />

Salone A., 261, 378<br />

Salteri A., 187, 278<br />

Saltini V., 309<br />

Salvaggio F., 378<br />

Salvi V., 163, 245, 360<br />

Salviati M., 48<br />

Samek L., 165<br />

Samojlovitch M., 351<br />

Sanacora G., 151<br />

Sandrini E., 221<br />

Sandrone G., 408<br />

Sangiovanni L., 266, 270<br />

Santamaria G., 221<br />

Santilli E., 378<br />

Santini A., 25, 351<br />

Santomauro T., 346, 405, 409<br />

Santonastaso P., 165, 273, 344, 359, 360,<br />

369, 413<br />

Santone G., 121<br />

Santucci B., 397, 400, 409<br />

Saracco P., 352<br />

Saraceni C., 275, 276, 387, 388<br />

Saraceni M., 388, 388<br />

Saracino P., 353<br />

Saracino V., 385<br />

Sarappa C., 280, 281, 281, 303, 410<br />

Sardu C., 286, 287<br />

Sarotti E., 288, 340<br />

Sartore L., 385<br />

Sbaragli C., 259, 353<br />

Sbar<strong>della</strong> E., 224<br />

Sbrana A., 310<br />

Scaini S., 291, 292<br />

Scalcione U., 393<br />

Scanarini M., 58, 317<br />

Scapati F., 60, 213<br />

Scarabino T., 290, 348<br />

Scarcella F., 383<br />

Scarciglia P., 353, 354<br />

Scarone S., 50<br />

Scarpa F., 183, 252<br />

Scarpato A., 87<br />

Schadee H., 294<br />

Schiavi E., 334, 335<br />

Schiavone M., 220<br />

Schiera G., 301<br />

Schimmenti A., 354<br />

Sciaccaluga G., 299<br />

Sciarini P., 355<br />

Sciarretta A., 163<br />

Scioli R., 118, 196<br />

Scopa S., 397<br />

Scornaienchi C., 326<br />

Scorrano B., 261<br />

Scoti G., 388<br />

Scu<strong>della</strong>ri P., 384<br />

Scutari R., 267<br />

Secchiaroli L., 200<br />

Segagli Lusignani G., 291<br />

Segagni Lusignani G., 118, 196, 355<br />

Segura García C., 356<br />

Seitzu A., 335<br />

Seller R., 200<br />

Semenzin M., 171, 329, 330, 349<br />

Senatore I., 107<br />

Senini M., 299<br />

Sepede G., 245, 246, 261, 378<br />

Sergi L., 159<br />

Seri S., 181, 340<br />

Serra M., 286, 287<br />

Serroni L., 407, 410<br />

Serroni N., 378, 407, 410<br />

Seruis M.L., 357<br />

Sessa F., 410<br />

423<br />

INDICE DEGLI AUTORI<br />

Setti S., 404<br />

Shaw A., 33<br />

Shear K.M., 112, 336<br />

Sibilla F., 245, 299, 343<br />

Simeon D., 346<br />

Simonato P.L., 329<br />

Simoncini A., 154, 155<br />

Simoncini M., 249, 357<br />

Simonelli C., 151<br />

Sinesi D., 63<br />

Sinibal<strong>di</strong> L., 290<br />

Siracusano R.M., 282<br />

Siracusano A., 51<br />

Siravo F., 293, 337<br />

Sirri L., 272, 286, 363<br />

Sisto A., 269<br />

Sittinieri M., 304<br />

Sitzia D., 390<br />

Smeral<strong>di</strong> E., 141<br />

Smiraglia C.D., 327<br />

Soligon P., 411<br />

Sonino N., 139<br />

Soreca I., 28, 285, 357, 379<br />

Sorge F., 280, 281<br />

Spada C., 258<br />

Spagna F., 344<br />

Spagnoli S., 310<br />

Spagnolo G., 93, 358, 381, 386, 411<br />

Spalletta G., 176<br />

Spanarello S., 222, 358<br />

Sparamonti M., 404<br />

Spatola A., 290<br />

Spina E., 245, 282<br />

Spinella S., 245, 246, 261<br />

Spinelli M., 369<br />

Spinetti F., 301<br />

Spinogatti F., 32<br />

Squadrito S., 311<br />

Starnini T., 251<br />

Stasi C., 258, 315<br />

Stefanelli P., 282, 283, 358, 391<br />

Stefani S., 115<br />

Stifani L., 114<br />

Stramesi F., 355<br />

Strati A., 388, 389<br />

Stratta P., 49, 50, 108, 311<br />

Stumpo A., 325<br />

Suarez D., 318<br />

Suma D., 60<br />

Suraci F.C., 394<br />

Svampa M.E., 89<br />

Svarca L.E., 312, 400<br />

Sweeney C., 33<br />

Swindle R.W., 345<br />

Tacchini G., 93, 230, 358, 381, 411<br />

Tagliabue A., 317<br />

Tagliagambe S., 99<br />

Tajani M., 274<br />

Tancre<strong>di</strong> R., 160<br />

Tanzola R., 357<br />

Taponecco C., 246<br />

Tarolla E., 106, 107, 225, 300, 338<br />

Tarricone I., 274, 345, 364, 391<br />

Tarsitani L., 51, 106, 107, 225


Tartaglia R., 282<br />

Tartaglione S., 74<br />

Tatarelli R., 304<br />

Tavanti M., 88, 231, 359<br />

Tavormina G., 411<br />

Temperilli F., 55, 210<br />

Tenconi E., 359, 360, 369<br />

Teori G., 358<br />

Terzano M.G., 52<br />

Terzi A., 232<br />

Tesini E., 234<br />

Texeira I.M., 287<br />

Tiezzi M.N., 360<br />

Tilocca C., 255<br />

Tiraboschi E., 152<br />

To<strong>di</strong>sco P., 412<br />

Todros T., 352<br />

Toffanin P., 371<br />

Toffanin T., 317<br />

Tolomio S., 273<br />

Tomasetti A., 361<br />

Tomasetti C., 109, 361<br />

Tomassini A., 266, 267, 361, 363<br />

Tomassini F., 322<br />

Tomassini V., 224<br />

Tombesi F., 299, 343<br />

Tomei M., 328<br />

Tondo L., 25, 76, 202<br />

Tonini S., 247, 264, 301, 302<br />

Tonioni F., 234<br />

Toro M.B., 69<br />

Torre E., 206, 371, 413<br />

Torti C., 115<br />

Torti M.C., 291, 313<br />

Tosato G., 267<br />

Tossani E., 272, 286, 363<br />

Tozzi F., 166<br />

Tran P., 265<br />

Trapani G., 198, 273<br />

Travis M.J., 33<br />

Treccalli C., 251<br />

Trentani C., 317<br />

Trequattrini A., 333<br />

Tridente A., 389, 401<br />

Tridente C., 401<br />

Trincavelli L., 87, 111<br />

Trincavelli M.L., 264<br />

Tripo<strong>di</strong> C., 394<br />

Troisi A., 51, 135<br />

Troisi E.M., 389, 410<br />

Trotta F., 245, 376<br />

Trotta S., 412<br />

Truini A., 225<br />

Tundo A., 161<br />

Turchi F., 364<br />

INDICE DEGLI AUTORI<br />

Turilli P.D., 291, 292<br />

Turrini G., 122, 153<br />

Turriziani B., 304<br />

Tzivelekis S., 287, 318, 319<br />

Ukaj M., 232, 245, 315, 364, 379, 386<br />

Ulivelli M., 262, 383<br />

Ulivi G., 412<br />

Underwood M.D., 245<br />

Usai C., 371<br />

Usai P., 245<br />

Ussorio D., 270, 306, 307, 337<br />

Vaccari L., 299<br />

Vaccaro P., 317<br />

Valchera A., 245, 246, 261, 378<br />

Valdagno M., 29, 364<br />

Valdastri E., 398<br />

Valente P., 134, 252, 253<br />

Valente M., 223<br />

Valgiusti S., 170<br />

Valle F., 314<br />

Vampini C., 36<br />

van Os J., 81<br />

Vandelli C., 234<br />

Vanderlinden J., 12, 114<br />

Vannucchi T., 365<br />

Vatti G., 88<br />

Vazza G., 342<br />

Vecchiato C., 60<br />

Vecchiato C., 394<br />

Velluzzi F., 245, 318, 335, 396, 406<br />

Veltro F., 245<br />

Vender S., 186<br />

Ven<strong>di</strong>ttelli N., 245<br />

Veneroni L., 381, 413<br />

Venuta M., 89<br />

Verde A., 20<br />

Verni L., 307<br />

Veronese A., 344<br />

Verri A.P., 95<br />

Vetrone G., 210, 211<br />

Vettori A., 342<br />

Vezzù B., 317<br />

Vianello Dri V., 330, 367<br />

Vicarini A., 262<br />

Vieta E., 43<br />

Viganò C., 175, 365, 367<br />

Vignaga F., 367<br />

Vignati M., 181, 340<br />

Villanova M., 127, 128<br />

Villanti F., 96<br />

Villari V., 46, 117, 186, 279<br />

Vin<strong>di</strong>gni V., 329<br />

Visintini R., 400<br />

424<br />

Vismara S., 368<br />

Vispi V., 269<br />

Vita A., 74, 175, 187<br />

Vitalucci A., 260, 352<br />

Vivarelli L., 257<br />

Vivenza V., 36<br />

Volonteri L.S., 305, 368<br />

Volpe M., 343<br />

Volterra V., 107, 179<br />

Wang F., 265<br />

Watkin J.G., 345<br />

Weinberger D.R., 290<br />

Wolf K., 122<br />

Xerra A.M., 368<br />

Zaccara G., 323<br />

Zaccaria M., 273<br />

Zaetta C., 413<br />

Zairo F., 298, 369<br />

Zampieri V., 245<br />

Zanar<strong>di</strong> R., 141<br />

Zanda G., 84<br />

Zanelli E., 245, 276, 390<br />

Zanetti T., 273, 298, 299, 369<br />

Zaninotto L., 369<br />

Zanon C., 327<br />

Zanone Poma S., 275<br />

Zanoni S., 351, 368, 371<br />

Zappa L., 247<br />

Zappella M., 383<br />

Zappettini S., 152<br />

Zara C., 344<br />

Zedda L., 207<br />

Zeppegno P., 206, 371, 413<br />

Zeppetelli E., 414<br />

Zerella M.P., 245, 371<br />

Zinni M., 386<br />

Zipparri S., 125<br />

Zirilli F., 117<br />

Zizza M., 371<br />

Zoccali R., 169, 173, 174, 188, 189, 245,<br />

259, 402<br />

Zoccarato S., 275<br />

Zohar J., 21<br />

Zoppegno A., 219<br />

Zordan M., 260<br />

Zorzi C., 22, 233<br />

Zucca A., 258<br />

Zuccaro A., 377<br />

Zuddas A., 179<br />

Zughegna P., 223<br />

Zullo G., 316<br />

Zusso M., 304

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