apprendimento non formale e informale - FLC CGIL Lombardia
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FOCUS MDL 30/2012<br />
APPRENDIMENTO NON FORMALE E INFORMALE:<br />
LA CERTIFICAZIONE DELL’ESPERIENZA<br />
1. IL TEMA DEL RICONOSCIMENTO DELLE “COMPETENZE” NELLE POLITICHE EUROPEE.<br />
Nell’ultimo decennio si è andata sempre più affermando l’idea che l’efficacia dell’<strong>apprendimento</strong> si debba<br />
misurare sulla base delle competenze/abilità che l’individuo (in qualità di cittadino, studente, lavoratore) è in<br />
grado di sviluppare in un’ottica di problem solving.<br />
Questo approccio fatto proprio dall’Unione Europea ha dato nuovo slancio alla necessità che tutte le abilità/<br />
competenze/conoscenze dell’individuo possano/debbano essere riconosciute e se possibile certificate, che<br />
per tali <strong>non</strong> debbano essere considerate soltanto quelle apprese in percorsi di istruzione e formazione<br />
tradizionali, svolte per lo più in età giovanile, che esse possano essere acquisite anche in altri contesti e<br />
durante l’arco della propria vita.<br />
L’Unione Europea ha riconosciuto valore formativo alle competenze maturate attraverso il lavoro, la<br />
partecipazione alle organizzazioni della società civile e più in generale l’agire quotidiano e ha sottolineato<br />
come siano rapidamente cambiati tempi e modi dell’<strong>apprendimento</strong> grazie anche all’utilizzo di internet e delle<br />
nuove tecnologie, che hanno consentito agli individui di apprendere in contesti alternativi, basti pensare ad<br />
esempio all'<strong>apprendimento</strong> a distanza.<br />
In generale, si registra un ampliamento delle opportunità di <strong>apprendimento</strong> in contesti informali e <strong>non</strong> formali<br />
e di questo processo e di queste ulteriori esperienze formative l’Unione Europea chiede che si tenga conto<br />
attraverso meccanismi di certificazione (convalidazione) che permettano di valutare i risultati di <strong>apprendimento</strong><br />
raggiunti tramite l’<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong> (1) .<br />
La certificazione diventa, così, <strong>non</strong> solo uno strumento di valutazione ma anche uno strumento per garantire<br />
visibilità alle competenze possedute.<br />
Se guardiamo, infatti, al mercato del lavoro (2) i meccanismi di convalida consentirebbero:<br />
• una maggiore trasparenza sulle competenze della forza lavoro e un miglioramento della corrispondenza tra<br />
le competenze e la domanda di lavoro;<br />
• promuoverebbero e renderebbero più semplice il trasferimento di competenze tra le aziende e tra i<br />
settori e faciliterebbero la mobilità nel mercato del lavoro europeo.<br />
Molteplici possono essere gli utilizzi che dalla validazione di competenze discendono per il singolo individuo.<br />
Per citarne alcuni, essa potrebbe:<br />
• essere finalizzata al riconoscimento di crediti formativi o all’acquisizione di un titolo o di una qualifica;<br />
• essere orientata a supportare progetti di placement o di re-inserimento professionale;<br />
• facilitare percorsi individuali di auto-sviluppo professionale e di re-inserimento lavorativo (3) .<br />
Il tema della validazione degli apprendimenti ovunque e comunque appresi trova una sua logica collocazione<br />
anche all’interno di Europa 2020.<br />
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La nuova strategia elaborata dalla Commissione Europea fino al 2020 promuove infatti una crescita rapida,<br />
sostenibile ed inclusiva e definisce nuovi obiettivi e azioni per incrementare e sviluppare l’occupazione, le<br />
competenze e la mobilità professionale e lavorativa.<br />
Nel box seguente ripercorriamo le principali tappe e i più importanti strumenti europei messi in campo per<br />
l’<strong>apprendimento</strong> permanente in generale e per la convalida dell’<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong> in<br />
particolare.<br />
Le politiche europee per la convalida dell’<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong><br />
La convalida dell'<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong> è parte dell'agenda politica europea fin dal 2001, quando la Commissione ha<br />
definito l'<strong>apprendimento</strong> permanente come qualsiasi attività di <strong>apprendimento</strong> intrapresa nelle varie fasi della vita al fine di<br />
migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze in una prospettiva personale, civica, sociale e/o occupazionale.<br />
Sin dalla dichiarazione di Copenhagen su una maggiore cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale sono<br />
state prese una serie di iniziative per lo sviluppo di strumenti europei nell'area dell'<strong>apprendimento</strong> permanente:<br />
- nel 2004 sono stati adottati i principi comuni europei di convalida sotto forma di conclusioni del Consiglio.<br />
- Nel 2004 è stato istituito il quadro Europass, che comprende il CV Europass e un portfolio di documenti che i cittadini<br />
possono usare per comunicare meglio e presentare le proprie qualifiche e competenze in tutta Europa.<br />
- Una pietra miliare per la convalida dell'<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong> è stata l'adozione nel 2008 della raccomandazione<br />
del Parlamento europeo e del Consiglio sul quadro europeo delle qualifiche (EQF) per l'<strong>apprendimento</strong> permanente. L'EQF è<br />
un quadro di riferimento dei livelli delle qualifiche definiti mediante i risultati di <strong>apprendimento</strong>. Ne è scaturito un processo in<br />
corso nel quale gli Stati membri stanno preparando i propri quadri nazionali delle qualifiche con riferimento ai livelli delle qualifiche<br />
europei. Questo processo renderà più semplice la comprensione e la comparazione delle qualifiche per datori di lavoro, istituzioni<br />
formative, lavoratori e discenti.<br />
- Nel 2009 la Commissione e il Cedefop hanno pubblicato le linee guida europee per la convalida dell'<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong><br />
<strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong>, che forniscono a decisori politici e operatori strumenti tecnici sulla convalida. Le linee guida affrontano la<br />
convalida da prospettive diverse (individuale, organizzativa, nazionale, europea) e costituiscono uno strumento pratico da applicare<br />
su base volontaria.<br />
Insieme ad altri strumenti, anche i sistemi di crediti basati sui risultati di <strong>apprendimento</strong> facilitano la convalida<br />
dell'<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong>. In particolare il Sistema Europeo dei crediti nell’istruzione superiore (ECTS) e nella formazione<br />
professionale (ECVET), permettono di veder riconosciuti apprendimenti ovunque e comunque appresi e possono quindi essere<br />
collegati alla validazione degli apprendimenti <strong>non</strong> formali ed informali.<br />
Da ultimo segnaliamo, a seguito della Comunicazione della Commissione del dicembre 2008, lo sviluppo di un sistema volto a definire<br />
un linguaggio comune tra l’ambito dell’occupazione e quello dell’istruzione e formazione attraverso la creazione di un dizionario<br />
multilingue denominato ESCO (European skills, competencies and occupation taxonomy).<br />
Il tema è stato di recente ripreso dal Consiglio Europeo che nel settembre 2012 ha elaborato una proposta di<br />
Raccomandazione (4) per rafforzare le politiche di convalida dell’<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong> e<br />
accelerarne la loro applicazione da parte degli Stati membri.<br />
L’obiettivo è quello di dare a ogni cittadino europeo entro il 2015 la possibilità di ottenere una convalida delle<br />
competenze acquisite al di fuori dei sistemi formali di istruzione e formazione e di usare tale convalida a fini<br />
occupazionali e di <strong>apprendimento</strong> in tutta Europa.<br />
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Nella Raccomandazione il Consiglio ha sottolineato una serie di principi a cui i sistemi nazionali di convalida<br />
devono attenersi ancorchè questi siano ulteriormente declinabili a livello regionale/teritoriale/locale.<br />
Tra questi:<br />
- la coerenza del sistema di convalida, che ne è parte integrante, con i quadri nazionali delle qualifiche<br />
che devono essere sviluppati in linea con il quadro europeo delle qualifiche;<br />
- un’ampia accessibilità delle informazioni sulle opportunità di convalida per individui (in particolare ai<br />
gruppi svantaggiati) e organizzazioni;<br />
- l’accessibilità economica della procedura di convalida per cittadini che desiderano avvalersene;<br />
- la definizione e messa in paratica di meccanismi trasparenti di qualità sia in relazione alla valutazione<br />
(metodologie e strumenti, valutatori qualificati) sia in relazione ai suoi risultati (standard concordati);<br />
- coinvolgere nello sviluppo dei meccanismi di convalida e di documentazione dei risultati di<br />
<strong>apprendimento</strong> acquisiti mediante l'<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong> le parti sociali, le camere di<br />
commercio, gli enti nazionali coinvolti nel processo di riconoscimento delle qualifiche professionali, i servizi<br />
per l'impiego, gli istituti di istruzione e formazione, le organizzazioni della società civile;<br />
- promuovere collaborazioni e altre iniziative per facilitare la documentazione dei risultati di<br />
<strong>apprendimento</strong> sviluppati con particolare attenzione all'interno delle PMI e di altre organizzazioni di<br />
piccole dimensioni.<br />
Il concetto di validazione degli apprendimenti <strong>non</strong> formali e informali si è complessivamente diffuso in tutti i<br />
paesi Europei anche se i livelli di formalizzazione appaiono eterogenei.<br />
Ci sono alcuni Paesi (Francia, Regno Unito, Finlandia) che hanno ancorato il sistema di validazione degli<br />
apprendimenti <strong>non</strong> formali e informali a dispositivi strutturati per il riconoscimento delle competenze in<br />
funzione dell’acquisizione di una qualifica professionale.<br />
In particolare la Francia sin dagli anni ‘80 ha testato procedure di riconoscimento/certificazione<br />
essenzialmente a fini formativi delle competenze esperienziali.<br />
Nei decenni successivi esse sono state codificate dal punto di vista procedurale. Prima con la VAP e dopo con<br />
la VAE (2002) si è arrivati a sancire il diritto del cittadino, riconosciuto dal Codice del Lavoro, di poter<br />
accedere a misure di formazione continua e vedersi riconosciute e validate (mediante riconoscimento di<br />
attestazioni formali) le competenze che derivano da apprendimenti informali e <strong>non</strong> formali.<br />
Il limite di questo approccio, sta nel fatto che sembra dominare in Francia, come sottolineato da alcuni<br />
commentatori (5) , a livello di modelli certificativi, (e di fiducia degli attori sociali), un’idea di competenza che<br />
richiama piuttosto la necessità che l’individuo acquisisca piena consapevolezza teorica, oltre che “pratica”, delle<br />
implicazioni del processo operativo in cui è impegnato; attraverso il processo educativo e formativo.<br />
Questa visione tende a conferire al contesto scolastico e formativo <strong>formale</strong> una funzione determinante nella<br />
costruzione delle competenze, e si pone in contrapposizione con le tendenze, largamente diffuse in Europa, a<br />
valutare sempre piu’ rilevante il ruolo delle “competenze trasversali” (personali, sociali, relazionali… acquisibili<br />
prevalentemente attraverso l’esperienza professionale e di vita) nell’efficacia della performance umana.<br />
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Esistono poi Stati Membri (Germania, Spagna, Belgio) in cui la struttura federalista dei sistemi di governo ha<br />
reso assai eterogeneo e differenziato l’approccio alla validazione, con effetti diversificati sull’implementazione<br />
dei dispositivi e quindi anche sul livello di condivisione da parte dell’opinione pubblica e dei sistemi produttivi<br />
di riferimento. I dispositivi di validazione sono stati potenziati a supporto di politiche per l’impiego e di<br />
sostegno all’occupazione.<br />
Emblematico il caso della Germania (6) .<br />
II sistema dell’educazione e della formazione professionale in Germania è caratterizzato dal tradizionale<br />
forte ancoraggio delle scelte strategiche e curricolari al conseguimento di solide specializzazioni professionali<br />
spendibili nel mercato del lavoro e da una visione dell’<strong>apprendimento</strong> come processo che implica l’intreccio<br />
organico tra teoria e pratica nella costruzione della competenza.<br />
Uno dei pilastri portanti del sistema rimane da questo punto di vista il modello dell’alternanza scuola-lavoro<br />
tuttora dominante nella formazione professionale di base a carattere “duale”.<br />
Tale assetto riflette tanto la rilevanza attribuita alla messa in campo di sistemi di valutazione<br />
dell’<strong>apprendimento</strong> affidabili e validi, quanto l’importanza attribuita all’esperienza lavorativa come sede di<br />
costruzione della competenza, e pertanto il riconoscimento implicito della rilevanza <strong>formale</strong> di cio’ che si<br />
impara informalmente, in un percorso strutturato di formazione.<br />
Fuori dall’alternanza scuola lavoro e da percorsi strutturati di formazione, pur riconoscendo a differenza<br />
della Francia una grandissima importanza alle competenze acquisite tramite l’esperienza lavorativa, per lunghi<br />
anni la Germania <strong>non</strong> ha ritenuto necessario sviluppare sistemi di validazione di apprendimenti <strong>non</strong> formali<br />
ed informali in quanto il sistema scolastico e quello formativo erano fortemente connessi al mercato del<br />
lavoro ed al sistema delle imprese.<br />
Negli ultimi anni, tuttavia, si è assistito ad un’inversione di tendenza. La crescente concorrenza in un mondo<br />
globalizzato, il rapido cambiamento tecnologico, il calo demografico, l’invecchiamento della popolazione e<br />
l’aumento dei disoccupati in età adulta e scarsamente occupabili hanno reso il tema della validazione degli<br />
apprendimenti <strong>non</strong> formali e informali sempre più rilevante ed oggetto di iniziative strategiche e politiche a<br />
livello nazionale (7) .<br />
Nonostante una struttura fortemente decentrata e il fatto che essa <strong>non</strong> si sia ancora dotata di un sistema<br />
nazionale di qualifiche la Germania sta facendo un significativo sforzo per attivare dispositivi e strumenti<br />
condivisi a livello nazionale.<br />
Ne riportiamo due (8) :<br />
1. A partire dall’anno accademico 2010/11, vista la necessità di sviluppare delle pratiche di riconoscimento<br />
degli apprendimenti acquisiti in ambienti <strong>non</strong> formali ed informali, le Università tedesche hanno accettato<br />
anche i candidati che, pur <strong>non</strong> possedendo il diploma di maturità, potevano documentare le competenze<br />
professionali acquisite in setting <strong>non</strong> formali. L’accesso all’istruzione superiore è stato possibile, quindi,<br />
anche per quella “manodopera qualificata” <strong>non</strong> in possesso di un diploma ufficiale. Le istituzioni di<br />
educazione per adulti stanno sempre più sviluppando strumenti per rafforzare la convalida ed il<br />
riconoscimento dell’<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e l’accesso di studenti “<strong>non</strong> tradizionali” alla formazione<br />
superiore.<br />
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2. Un altro strumento che ha trovato diffusione anche in sperimentazioni di altri Paesi è stato ProfilPASS, il<br />
primo pass formativo utilizzato sull’intero territorio tedesco, disponibile dal 2006. Il ProfilPASS è<br />
principalmente uno strumento di autovalutazione e di analisi delle competenze. Attraverso un percorso<br />
strutturato vengono accertate e documentate le competenze legate alle attività della vita quotidiana, quindi<br />
tutte quelle competenze <strong>non</strong> validate attraverso percorsi formali.<br />
Le stesse competenze potranno poi essere raccolte all’interno di uno specifico Portfolio. Le competenze<br />
descritte all’interno di ProfilPASS <strong>non</strong> rispondono ad un sistema di referenziali e standard di riferimento<br />
validati a livello nazionale, ma possono basarsi su sistemi descrittivi in uso presso un determinato Land o<br />
presso un comparto o settore produttivo specifico. Tale strumento <strong>non</strong> implica in ogni caso una validazione e<br />
un riconoscimento <strong>formale</strong> delle competenze.<br />
Le attestazioni sono considerate principalmente uno strumento individuale. Tuttavia l’attestazione delle<br />
competenze ottenuta durante il processo di individuazione, descrizione e attestazione potrà successivamente<br />
essere utilizzata per l’accesso al mercato del lavoro, ma anche per accedere a percorsi di istruzione e<br />
formazione e richiedere, ove possibile, il riconoscimento di crediti formativi.<br />
C’è poi un gruppo di Paesi al quale appartiene anche l’Italia, che <strong>non</strong> si è ancora dotata di standard nazionali di<br />
riferimento e di un sistema nazionale di qualifiche, ma che ha portato avanti sperimentazioni e buone prassi a<br />
livello territoriale e che ha partecipato a diversi programmi europei legati alla strategia del lifelong learning.<br />
2. La situazione italiana<br />
Il tema dell’<strong>apprendimento</strong> permanente e della validazione degli apprendimenti <strong>non</strong> formali e informali è un<br />
tema di cui si parla da diversi anni anche in Italia.<br />
Tuttavia, <strong>non</strong>ostante diverse sollecitazioni europee, come quella rivolta ai paesi membri di dotarsi per il 2010 di<br />
sistemi nazionali di qualifiche che si rapportino al quadro europeo delle qualifiche (EQF), la mancanza di<br />
standard nazionali, complice il fatto che la competenza in materia di formazione professionale è delle regioni, e<br />
una legislazione che è proceduta a rilento, a cui <strong>non</strong> ha fatto seguito una effettiva seppur parziale applicazione,<br />
ha impedito a diverse prassi e sistemi di certificazione e di riconoscimento (regionali, privati, del terzo settore),<br />
che pure si sono portati avanti negli anni, di trovare un’applicazione più ampia e di apportare effettivi benefici<br />
per le persone che hanno partecipato a programmi e sperimentazioni.<br />
Pertanto, siamo in una fase in cui alcune Regioni, pur <strong>non</strong> avendo ancora definito una strategia regionale in<br />
materia, hanno tuttavia già introdotto il tema della validazione all’interno di specifiche filiere formative, in<br />
particolar modo all’interno dei percorsi di apprendistato professionalizzante per la validazione degli<br />
apprendimenti <strong>non</strong> formali; molte regioni hanno anche portato avanti la sperimentazione del Libretto<br />
Formativo.<br />
Altre Regioni stanno definendo un percorso normativo di validazione delle competenze, altre ancora sono in<br />
fase avanzata di sperimentazione ed implementazione di dispositivi di validazione degli apprendimenti <strong>non</strong><br />
formali ed informali all’interno di più complessivi Sistemi regionali di certificazione.<br />
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Per queste ultime (tra cui annoveriamo Valle D’Aosta, Piemonte, <strong>Lombardia</strong>, Emilia Romagna, Toscana, Veneto,<br />
Umbria) il tema della validazione si pone all’interno e in raccordo con il proprio sistema regionale di<br />
certificazione e strettamente connesso con i repertori regionali di qualifiche su cui si basa per individuare e<br />
descrivere le competenze da validare e per individuare i livelli di riconoscimento (singole unità di competenze,<br />
profilo professionale).<br />
Rinviamo chi voglia documentarsi sullo stato di avanzamento delle numerose sperimentazioni territoriali alla<br />
pregevole documentazione prodotta da ISFOL in questi anni (9) .<br />
Ci auguriamo che una nuova spinta e il raggiungimento di obiettivi concreti possa essere ottenuto con la legge<br />
28 giugno 2012, n. 92, c.d. “Riforma Fornero”, con la quale il Governo si è impegnato ad adottare entro 6 mesi<br />
dalla data in vigore della legge stessa “uno o più decreti legislativi per la definizione delle norme generali e dei livelli<br />
essenziali delle prestazioni, …per l’individuazione e validazione degli apprendimenti <strong>non</strong> formali e informali con<br />
riferimento al sistema nazionale di certificazione delle competenze…” (art. 4 co. 58).<br />
Riteniamo comunque che nel costruire un sistema nazionale di certificazione, le linee guida per la validazione<br />
delle competenze <strong>non</strong> formali e informali (tra l’altro già delineate a livello di proposta da ISFOL nel 2011) si<br />
appoggino su fondamenta solide in linea con le indicazioni europee:<br />
- la validazione deve prevedere specifiche fasi di processo per acquisire valore <strong>formale</strong>: identificazione e<br />
documentazione, autovalutazione/assessment, validazione attraverso il confronto dell’<strong>apprendimento</strong> con<br />
standard e referenziali formalizzati e infine certificazione. Soltanto attraverso questi passaggi definiti la<br />
validazione acquisisce valore <strong>formale</strong>.<br />
- All’interno del processo deve essere dato il giusto rilievo alla documentazione ossia alla necessità di<br />
documentare tali apprendimenti con prove tangibili (titoli, qualifiche formali, attestazioni, testimonianze<br />
ecc.).<br />
- Il processo di convalida implica che vi sia un organismo competente che confermi che un risultato di<br />
<strong>apprendimento</strong> (conoscenze, abilità, competenze) è stato raggiunto dalla persona misurato in rapporto ad<br />
uno standard appropriato.<br />
- La validazione può essere preliminare ad un vero e proprio atto di certificazione, ma può anche rimanere a<br />
sé stante. E’ quindi importante definire fin dal principio con chiarezza il valore che gli esiti di questo<br />
processo avranno, la loro spendibilità e riconoscibilità.<br />
L’implementazione di un sistema di certificazione deve accompagnarsi ad una attenta riflessione sul valore da<br />
attribuire agli esiti della validazione nei confronti del sistema istituzionale nel quale si opera. Questo punto è<br />
particolarmente importante in un paese come il nostro che riconosce al titolo di studio un valore legale.<br />
Deve essere chiaro dal principio agli attori del sistema, al cittadino e alle imprese se al termine del processo è<br />
prevista una certificazione, un credito, una attestazione, una spendibilità limitata esclusivamente a documentare<br />
e facilitare l’accesso nel mercato del lavoro.<br />
Infine, la trasparenza e “portabilità” delle competenze validate potrebbe trovare una sua efficace collocazione<br />
all’interno del Libretto formativo del cittadino che sta diventando uno strumento sempre più utilizzato e<br />
riconosciuto in molti contesti territoriali.<br />
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3. La certificazione attraverso l’esperienza: due sperimentazioni in <strong>Lombardia</strong>.<br />
Presentiamo qui di seguito due sperimentazioni che si sono svolte in Regione <strong>Lombardia</strong> le quali, per l’impianto<br />
metodologico e la qualità delle istituzioni formative coinvolte, l’Università Cattolica nel primo e la Fondazione<br />
Politecnico nell’altro, si inseriscono appieno nel dibattito europeo sulla validazione degli apprendimenti <strong>non</strong><br />
formali e informali.<br />
I punti di partenza e gli approcci sono stati diversi.<br />
Il primo ha puntato sulla validazione delle esperienze e su un team di valutatori sia per l’accompagnamento delle<br />
persone che per la certificazione degli apprendimenti legato agli ambiti accademici, avvezzo a confrontarsi e a<br />
ragionare in termini di indicatori di competenze e evidenze, di lettura e trasferibilità all’interno dei livelli EQF, di<br />
forte valore della certificazione effettuata dall’Università Cattolica.<br />
Il secondo alla costruzione di un modello di certificazione delle competenze acquisite in ambito <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e<br />
in<strong>formale</strong>, su mandato della stessa Regione <strong>Lombardia</strong>, che potesse essere implementato e realizzato, pur nella<br />
rigorosità dell’impianto metodologico, attraverso la rete dei soggetti accreditati da Regione <strong>Lombardia</strong> per i<br />
servizi al lavoro, legato alle competenze e ai profili professionali inseriti nel Quadro Regionale di Standard di<br />
Servizi, destinato ad essere potenzialmente richiesto e utilizzato da tutti i cittadini lombardi.<br />
Progetto di accompagnamento alla Validazione degli apprendimenti esperienziali degli operatori della<br />
Formazione Professionale aderenti ad ELGA.<br />
Il progetto, rivolto ad operatrici ed operatori del sistema della Formazione Professionale aderenti ad ELGA<br />
(Ente Lombardo di Garanzia della Formazione Professionale) ha coinvolto circa quattrocento persone,<br />
provenienti da tutte le province lombarde, che in due edizioni 2009-2010 2010-2011, sono state accompagnate<br />
in un percorso di riconoscimento e validazione delle competenze maturate in contesti <strong>non</strong> formali ed informali.<br />
Gli Enti di provenienza dei partecipanti sono stati 27, tutti molto conosciuti nel territorio lombardo.<br />
Il progetto, cofinanziato dal Fondo per la formazione continua di cui alla L.n.236/93 e dall’ELGA, è stato svolto in<br />
collaborazione con l’Università Cattolica, l’Istituto Italiano di Valutazione e l’Istituto Universitario federale<br />
svizzero per la F.P.<br />
L’intervento ha preso spunto da una indagine e una riflessione sulle necessità di formazione del personale della<br />
formazione professionale lombarda, svolta nel novembre 2008, da cui è emerso:<br />
- l’interesse degli Enti e delle OO.SS di sviluppare le competenze professionali presenti in una prospettiva di<br />
formazione permanente del personale volta alla qualificazione dell’offerta formativa del sistema;<br />
- la presenza, tra il personale, di alcuni operatori <strong>non</strong> in possesso di titolo di laurea; nel quadro<br />
dell’evoluzione delle indicazioni normative riguardanti il sistema dell’Istruzione e Formazione Professionale,<br />
tale condizione avrebbe potuto - in prospettiva - penalizzare il personale con pluriennale esperienza<br />
formativa ma <strong>non</strong> in possesso di titolo per l’insegnamento.<br />
- legittimare la validità formativa dell’esperienza e degli apprendimenti degli operatori della F.P. lombarda<br />
maturati in ambito <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong>.<br />
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I profili di funzione considerati oggetto del percorso sono stati quelli di :<br />
• coordinatore tutor;<br />
• esperto dei processi formativi e valutativi;<br />
• responsabile certificazione competenze;<br />
• referente per l’orientamento formativo.<br />
I profili analizzati in termini competenze erano parzialmente presenti nel Quadro Regionale sugli Standard<br />
Professionali (Orientatore e Tecnico della formazione). Nell’ambito del progetto è stata svolta un’approfondita<br />
attività di revisione dei profili attingendo a competenze presenti nel QRSP in altri profili, proponendo modifiche<br />
ed integrazioni allo stesso QRSP.<br />
Questo lavoro, condotto in collaborazione con i referenti tecnici dell’Assessorato Regionale, ha portato alla<br />
formulazione – da parte dei soggetti promotori del progetto, in accordo con gli stessi uffici regionali – di formali<br />
proposte di aggiornamento del QRSP.<br />
I percorsi hanno avuto una durata di 250 ore ciascuno, così distribuite:<br />
- 73 ore di aula;<br />
- 50 ore attività on line (FAD);<br />
- 30 ore project work;<br />
- 97 ore di lavoro personale.<br />
I profili delle funzioni oggetto di formazione sono state analizzate con una metodologia ampiamente validata<br />
(modello Co.Re elaborato da IUFFP Svizzera e adattato al contesto della formazione professionale lombarda<br />
con Istituto Italiano di Valutazione) che si aggancia al modello francese della VAE - Validation des acquis<br />
experientielles.<br />
Cuore della metodologia VAE è l’attenzione posta alla elaborazione di un dossier mirato delle proprie<br />
competenze, la cui realizzazione richiede un investimento significativo e in prima persona del candidato. La<br />
valutazione si basa infatti sull’analisi del dossier e su uno o più colloqui argomentativi da parte di un’apposita<br />
commissione valutativa.<br />
La costruzione del dossier implica la raccolta organizzata di tutta la documentazione personale attestante<br />
corsi, qualifiche e attività professionali di ogni tipo e la redazione di un Curriculum Vitae completo (modello<br />
Europass).<br />
I candidati (ossia gli operatori della F.P.) sono stati supportati nel percorso di preparazione da soggetti terzi<br />
(IUFFP -Istituto Universitario Federale per la Formazione Professionale- di Lugano - Svizzera e dell’Istituto<br />
Italiano di Valutazione), <strong>non</strong> coinvolti nella decisione finale di validazione.<br />
I consulenti di identificazione e attestazione hanno condotto le attività – individuali e di gruppo – con i candidati<br />
per metterli in condizione di preparare ed argomentare il proprio “Dossier degli Apprendimenti Esperienziali”,<br />
da presentare alla Commissione per la identificazione e attestazione.<br />
Una volta completato, per essere validato, il dossier dei singoli candidati è stato esaminato da una Commissione<br />
Tecnica designata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore - Facoltà di Scienze della Formazione.<br />
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Pertanto, la finalità del progetto è stata mirata ad ottenere un RICONOSCIMENTO ISTITUZIONALE<br />
(accreditamento, validazione, certificazione) delle competenze possedute dall’operatore della F.P., attraverso un<br />
percorso per l’identificazione e attestazione di competenze risultanti da apprendimenti esperienziali maturati<br />
nel corso della carriera lavorativa, anche in situazioni <strong>non</strong> formali e informali.<br />
Sulla base delle evidenze emerse, la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro<br />
Cuore ha provveduto:<br />
- a certificare unicamente le competenze già presenti nel QRSP;<br />
- ad accertare le altre competenze oggetto di formazione e delle quali è stato verificato il possesso da parte<br />
degli/le operatori/rici, in attesa dell’accoglimento, nel Quadro Regionale degli Standard Professionali, delle<br />
competenze individuate nelle funzioni analizzate;<br />
- a rilasciare ai singoli candidati crediti formativi universitari relativi al Corso di laurea in Scienze<br />
dell’educazione e della formazione – curricolo formatori (deliberato dal Consiglio di Facoltà) utile a chi<br />
intendesse proseguire gli studi.<br />
Nel caso in cui la redazione del dossier mirato che <strong>non</strong> sia sfociata in una domanda di validazione o<br />
accreditamento, essa è stata completata da un’ipotesi di sviluppo del personale percorso formativo e/o<br />
professionale dell’operatore della F.P.<br />
Regione <strong>Lombardia</strong>: modello di certificazione delle competenze acquisite in contesti <strong>non</strong> formali ed<br />
informali - avvio dell’applicazione guidata<br />
La Regione <strong>Lombardia</strong> ha sviluppato, da alcuni anni, una strategia condivisa relativamente ai processi di<br />
validazione e certificazione delle competenze acquisite nei diversi contesti, compresi quelli <strong>non</strong> formali e<br />
informali.<br />
In particolare, con il DGR n. 8/6563 del 13 febbraio 2008 “Indicazioni regionali per l’offerta formativa in materia<br />
di istruzione e formazione professionale” e con il d.d.u.o. 30 luglio 2008 n. 8486 “Adozione del quadro<br />
regionale degli standard professionali della Regione <strong>Lombardia</strong>”, recentemente ampliato nell’istituzione di<br />
nuove sezioni e nell’adozione di nuovi profili (10) la Regione ha delineato la struttura complessiva del suo sistema<br />
di certificazione, di cui ha avviato una prima fase sperimentale ed una successiva di implementazione sul tema<br />
dell’<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong>.<br />
Con l’assistenza tecnica della Fondazione Politecnico di Milano, tale modello è stato dapprima sperimentato su<br />
due specifici profili professionali (11) e relative competenze, il giardiniere e il formatore, profili professionali molto<br />
diversi per testare sia le competenze “intellettuali” che quelle “tecnico professionali”, previste all’interno del<br />
Quadro Regionale degli Standard Professionali.<br />
Il buon esito della sperimentazione ha permesso, successivamente, nel 2011 di avviare l’applicazione guidata del<br />
dispositivo al fine di renderlo permanente e funzionante sul territorio (12) . Si è quindi avviata un’applicazione<br />
guidata del modello stesso che ha complessivamente coinvolto 659 persone e 51 enti accreditati per i<br />
servizi al lavoro (37 di questi hanno poi concluso l’applicazione guidata), le cui attività sono state monitorate<br />
dalla Fondazione Politecnico di Milano.<br />
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FOCUS MDL 30/2012<br />
Le caratteristiche del modello<br />
Il modello di certificazione delle competenze acquisite in ambito <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong> si rivolge a tutti i<br />
cittadini adulti che hanno assolto il DDIF (Diritto dovere di istruzione e formazione).<br />
La certificazione avviene esclusivamente in riferimento alle competenze dei profili professionali inseriti nel<br />
Quadro Regionale di Standard Professionali che definisce e classifica, declinandoli in competenze, l’insieme dei<br />
profili professionali presenti nella realtà lavorativa lombarda, raggruppandoli in 30 macro aree. Tale regola viene<br />
applicata ad esclusione delle competenze relative a figure abilitanti e/o regolamentate.<br />
La certificazione può essere richiesta per un profilo professionale o per singole competenze afferenti allo<br />
stesso. Essa, inoltre, dovrà fare riferimento ai livelli definiti dall’EQF, cui le competenze sono intrinsecamente<br />
collegate.<br />
La gestione operativa della certificazione delle competenze acquisite in ambiti <strong>non</strong> formali e informali è, affidata<br />
come accennato in precedenza ai Soggetti accreditati per i Servizi per il lavoro, così come previsto dalla<br />
L. n. 22/06, che aderiscono al percorso su base volontaria e ai quali è stato richiesto il possesso di una serie di<br />
requisiti ulteriori per partecipare alla sperimentazione.<br />
L’obiettivo è quello di diffondere la cultura della certificazione delle competenze <strong>non</strong> formali e informali tra i<br />
cittadini, diffonderne l’attuazione attraverso la rete dei soggetti accreditati ai servizi al lavoro, facilitare la<br />
visibilità e la portabilità delle competenze certificate soprattutto verso il mondo del lavoro attraverso la messa a<br />
regime del libretto formativo.<br />
Il processo si articola in 5 differenti fasi<br />
1. Presentazione della domanda, intesa come presentazione da parte del soggetto interessato di una<br />
<strong>formale</strong> richiesta di certificazione di una o più competenze presso una struttura accreditata per i Servizi per<br />
il lavoro. Il soggetto richiedente allega alla domanda di certificazione un CV formato Europass ed una<br />
scheda di progetto individuale in cui vengono elencate le esperienze maturate riconducibili alla/e<br />
competenza/e oggetto di certificazione di tipo in<strong>formale</strong> (esperienze professionali, attività personali, ecc.), in<br />
modo da rendere possibile una valutazione circa la sussistenza dei requisiti d’ingresso che sono definiti sulla<br />
base del livello EQF previsto per ciascuna competenza con i rispettivi indicatori di livello EQF.<br />
Il candidato viene indirizzato ad un colloquio orientativo in cui gli vengono spiegate le fasi del processo di<br />
certificazione e può richiedere in via facoltativa il supporto di un tutor che lo accompagnerà nella<br />
realizzazione del CV e della compilazione della scheda di progetto/attività.<br />
2. Valutazione preliminare della domanda attraverso la verifica della documentazione e della sua<br />
coerenza con la/e competenza/e da certificare.<br />
3. Costruzione e consegna del portfolio delle evidenze. In questa fase al candidato è stato chiesto di<br />
compilare una griglia appositamente predisposta per rendere esplicite le sue capacità / cosa sa fare,<br />
attraverso una serie di domande. Pertanto, la griglia consente la costruzione guidata dell’esperienza del<br />
candidato e diventa lo strumento di base per la raccolta delle evidenze. Tale documento è stato elaborato<br />
in forma scritta.<br />
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FOCUS MDL 30/2012<br />
Al documento in questione il candidato allega le principali evidenze (ossia le prove che dimostrano<br />
l’effettivo esercizio delle competenze descritte) che è stato in grado di raccogliere. Le evidenze e la scheda<br />
di descrizione rappresentano il portfolio del candidato.<br />
In questa fase il candidato può chiedere nuovamente il supporto di un tutor per la raccolta delle evidenze<br />
che saranno oggetto di valutazione.<br />
4. Assessment, è la fase in cui dopo la verifica <strong>formale</strong> della documentazione prodotta si verifica nel merito<br />
se il candidato è in possesso di una o più competenze per le quali ha presentato richiesta di certificazione.<br />
5. Rilascio della certificazione (in caso di esito positivo). Il processo di validazione e certificazione degli<br />
apprendimenti acquisiti in ambito <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong> si conclude con il rilascio di una Certificazione<br />
finale sotto forma di un Attestato di Competenza. Tale certificazione ha valore istituzionale ed è spendibile<br />
anche in termini di credito formativo nell’ambito del sistema <strong>formale</strong> regionale.<br />
I profili professionali coinvolti nel processo di certificazione<br />
Sono essenzialmente 4:<br />
- L’Addetto all’Accoglienza si occupa di accogliere il candidato, di esporgli il funzionamento della procedura<br />
di certificazione e di informarlo relativamente ai passaggi tecnici <strong>non</strong>ché ai requisiti necessari per poter<br />
usufruire del servizio.<br />
- Il Tutor (figura facoltativa) è l’esperto/a di metodo che segue i candidati, qualora ne facciano richiesta, allo<br />
scopo di aiutarli ad acquisire consapevolezza rispetto al proprio bagaglio esperienziale, a esplicitare la<br />
conoscenza tacita insita nelle esperienze maturate nel corso del tempo, a formalizzare il proprio know-<br />
how. Il tutor orienta lungo il percorso, supportando il candidato nella costruzione/raccolta delle evidenze.<br />
- Il Responsabile della certificazione, ha la responsabilità dell’intero processo di certificazione (dalla<br />
presentazione della domanda al rilascio della certificazione finale). Il Responsabile della Certificazione<br />
effettua una prima valutazione della richiesta di certificazione in termini di coerenza fra la documentazione<br />
prodotta e la competenza/e prescelta/e.<br />
- Assessor, è una figura professionale la cui preparazione ed esperienza devono riguardare gli specifici campi<br />
di contenuto disciplinare e professionale per cui il candidato richiede la certificazione. E’ un esperto sia di<br />
contenuto che di metodo riconosciuto nel settore di rispettiva competenza. E’ la figura che valuta nel<br />
merito il reale possesso da parte del candidato delle competenze da certificare.<br />
Mentre le prime 3 figure sono professionalità interne all’ente accreditato, l’assessor è concepito per essere una<br />
figura esterna proveniente dal mondo imprenditoriale o dalle associazioni di categoria in possesso di pluriennale<br />
esperienza qualificata sulle competenze oggetto di valutazione.<br />
Dal punto di vista organizzativo la Regione si è fatta carico di creare un sistema informativo regionale per<br />
garantire agli enti accreditati partecipanti una piattaforma dedicata alle fasi del processo di certificazione in<br />
ambito <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong>.<br />
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FOCUS MDL 30/2012<br />
L’applicazione guidata ha portato alla individuazione di 80 profili coinvolti dall’applicazione. Le competenze<br />
coinvolte, per cui è stato ipotizzato il livello EQF e relativi indicatori sono state 174.<br />
Infine 554 soggetti sono stati valutati positivamente e hanno ottenuto un Attestato di competenza.<br />
Sono in fase di definizione i prossimi passi di Regione <strong>Lombardia</strong> per l’adozione e la definitiva messa a regime<br />
del modello di certificazione delle competenze acquisite in contesti <strong>non</strong> formali e informali.<br />
Focus ARIFL - Mercato del Lavoro a cura di Silvana Fabrizio<br />
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FOCUS MDL 30/2012<br />
Note bibliografiche<br />
(1) Riportiamo le definizioni di <strong>apprendimento</strong> <strong>formale</strong>, <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong> che, in<br />
linea con le indicazioni europee, sono contenute nella L. n. 92/2012 all’art.4 commi 51 e<br />
ss.:<br />
<strong>apprendimento</strong> <strong>formale</strong> si attua nel sistema di istruzione e formazione e nelle<br />
università e istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, e che si<br />
conclude con il conseguimento di un titolo di studio o di una qualifica o diploma<br />
professionale, conseguiti anche in apprendistato o di una certificazione<br />
riconosciuta.<br />
<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> è caratterizzato da una scelta intenzionale della<br />
persona, che si realizza al di fuori dei sistemi indicati in precedenza, in ogni<br />
organismo che persegua scopi educativi formativi, anche del volontariato, del<br />
servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese.<br />
<strong>apprendimento</strong> in<strong>formale</strong> che si realizza nello svolgimento, da parte di ogni<br />
persona, di attività nelle situazioni di vita quotidiana e nelle interazioni che in essa<br />
hanno luogo, nell’ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero.<br />
(2) Commissione Europea, Proposta di Raccomandazione del Consiglio sulla convalida<br />
dell’<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong>, del 5.9.2012, Relazione di<br />
accompagnamento.<br />
(3) ISFOL, Linee guida per la validazione delle competenze da esperienza, Bozza novembre<br />
2011, pag.9.<br />
(4) Commissione Europea, Proposta di Raccomandazione del Consiglio sulla convalida<br />
dell’<strong>apprendimento</strong> <strong>non</strong> <strong>formale</strong> e in<strong>formale</strong>, del 5.9.2012.<br />
(5) Furio Bednarz, “Sistemi di riconoscimento delle competenze acquisite sul lavoro: esperienze<br />
europee e italiane a confronto. La Francia”, Provincia Autonoma di Trento, Progetto<br />
Leonardo COGET, 2005.<br />
(6) Clementina Mari<strong>non</strong>i, “Sistemi di riconoscimento delle competenze acquisite sul lavoro:<br />
esperienze europee e italiane a confronto. La Germania”, Provincia Autonoma di Trento,<br />
Progetto Leonardo COGET, 2005.<br />
(7) ISFOL, Validazione delle competenze da esperienza:approcci e pratiche in Italia e in Europa,<br />
2011.<br />
(8) Per una più completa e aggiornata panoramica per la validazione delle competenze da<br />
esperienza da cui questi riferimenti sono stati tratti rimandiamo ad ISFOL, Validazione<br />
delle competenze da esperienza:approcci e pratiche in Italia e in Europa, 2011.<br />
(9) Tra gli altri ricordiamo Validazione delle competenze da esperienza: approcci e pratiche in<br />
Italia e in Europa, ISFOL, 2011.<br />
(10) Regione <strong>Lombardia</strong>,d.d.u.o. n.7105 del 29 luglio 2011<br />
(11) Regione <strong>Lombardia</strong>, d.d.u.o. 1 aprile 2010 n.3337<br />
(12) Regione <strong>Lombardia</strong>, d.d.u.o.n.13503 del 22 dicembre 2010.<br />
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