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Abstract 230 - IMPIEGO DEI GLICOPEPTIDI NELLA ... - SIMIT

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<strong>Abstract</strong> <strong>230</strong><br />

- <strong>IMPIEGO</strong> <strong>DEI</strong> <strong>GLICOPEPTIDI</strong> <strong>NELLA</strong> PRATICA CLINICA: INDAGINE<br />

RETROSPETTIVA DI SEI MESI IN DUE OSPEDALI VENEZIANI -<br />

1<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Brugnaro P.* [1] , Cattelan F. [1] , Morelli E. [1] , Baldasso F. [4] , Andrisani M. [2] , Maggiolo C. [2] , Grandesso S. [3] ,<br />

Raise E. [1]<br />

- [1] Malattie Infettive, O.C. “dell‟Angelo”, Mestre-Venezia e O.C. “SS.Giovanni e Paolo” ~ Venezia - [2] Unità di Terapia<br />

Intensiva, O.C. “SS.Giovanni e Paolo” ~ Venezia - [3] Servizio di Microbiologia, O.C. “dell‟Angelo” ~ Mestre-Venezia -<br />

[4] Malattie Infettive, O.C. "SS.Giovanni e Paolo" ~ Venezia<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: Vancomicina e teicoplanina sono i glicopeptidi correntemente impiegati per il<br />

trattamento delle infezioni da Gram-positivi resistenti ai beta-lattamici.<br />

Obiettivo: E' stata svolta una indagine da aprile a settembre 2009 su un campione di<br />

2065 pazienti (14% dei ricoveri), trattati con teicoplanina (TE) o vancomicina (VA) in sei<br />

reparti di degenza di due ospedali della provincia di Venezia. Sono stati analizzati dei<br />

pazienti dello studio comorbidità e utilizzo di cateteri, l‟indicazione all‟utilizzo del<br />

glicopeptide, gli isolamenti microbici di specie Gram-positive e profili di resistenza e<br />

l‟outcome clinico.<br />

Risultati: I pazienti trattati con glicopeptidi nel semestre studiato sono stati 145 (7%), di<br />

cui 43 pazienti degenti in Terapia Intensiva (29,7%). L‟età mediana dei pazienti era 73<br />

anni (range 18-96). Dei 113 pazienti valutabili 64 aveva avuto un ricovero negli ultimi tre<br />

mesi (56,6%). Un CVC era presente in 49/145 pazienti (33,8%). Una diagnosi di sepsi era<br />

stata posta in 73 pazienti (59,8%). Tra i patogeni gram-positivi isolati lo S.aureus (33<br />

isolamenti; 27%) era il più frequente, con MRSA nel 57,6% dei casi. Dei 145 pazienti<br />

analizzati 96 erano stati trattati con TE (66,2%) e 49 (33,8%) con VA. VA è stata utilizzata<br />

maggiormente per il trattamento delle endocarditi (O.R. 8,56; C.I. 1,43-65,72; p


2<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 296<br />

- ELEVATA ANTIBIOTICO-RESISTENZA TRA I CEPPI DI PSEUDOMONAS<br />

AERUGINOSA E KLEBSIELLA PNEUMONIAE IN UNITÀ DI TERAPIA INTENSIVA -<br />

Buccoliero G.* [1] , Morelli E. [1] , Resta F. [1]<br />

- [1] Malattie Infettive, *Laboratorio Analisi, P.O. Centrale, ASL TA<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: Il trend di antibiotico-resistenza per i Gram negativi è in peggioramento e tale<br />

fenomeno rappresenta oggi una vera emergenza sanitaria perchè correla con un alto<br />

rischio di mortalità soprattutto nelle unità di terapia intensiva.<br />

Obiettivo: Pazienti e metodi. I pazienti ricoverati presso l'unità di terapia intensiva del P.O.<br />

Centrale dell'ASL TA, sono stati sottoposti ad indagine microbiologica. Gli isolati batterici<br />

ottenuti da sangue periferico, urine, CVC e secrezione bronchiale, sono stati identificati e<br />

genotipizzati utilizzando il sistema Vitek 2 bioumerex e quindi saggiata la sensibilità agli<br />

antibiotici. Obiettivo dello studio è stato quello di valutare retrospettivamente la prevalenza<br />

di ceppi di Pseudomonas aeruginosa e Klebsiella pneumoniae nonchè la relativa<br />

antibiotico-resistenza.<br />

Risultati: Tra l' 1/1/2009 e il 31/08/2010, sono stati identificati 763 isolati batterici, di cui<br />

559 (73.2%) erano Gram negativi. Tra questi il 56.1% sono risultati ceppi di Pseudomonas<br />

a. (170) e Klebsiella p. (140). La sensibilità ai carbapenemici è stata documentata solo nel<br />

37% dei ceppi di Pseudomonas a., con un calo al 10% nei ceppi di Klebsiella p.. Alla<br />

piperacillina+tazobactam era mantenuta una sensibilità nel 75% dei ceppi di<br />

Pseudomonas a., mentre appena nell'8% dei ceppi di Klebsiella p.. La Colimicina è<br />

risultata attiva in vitro nella quasi totalità dei ceppi di Pseudomonas a. (95%) e Klebsiella<br />

p. (97%). Un'attività anti-Klebsiella p. della Tigeciclina è stata documentata nel 64.6% dei<br />

ceppi. Scarsa o quasi assente è stata la sensibilità ai flurochinolonici, con il 12% dei ceppi<br />

di Pseudomonas a. e il 3% dei ceppi Klebsiella p..<br />

Conclusione: L'incremento delle infezioni sistemiche e prevalentemente ospedaliere<br />

causate da ceppi di Pseudomonas a. e da Klebsiella p. produttori di carbapenemasi (KCP)<br />

resistenti a multiple classi di antibiotici come i carbapenemici, cefalosporine e<br />

fluorochinolonici, confermata dai nostri dati, impone una stretta sorveglianza locale al fine<br />

di utilizzare una terapia antibiotica empirica ottimale in soggetti ad elevato rischio. E'<br />

necessario inoltre avviare una campagna incisiva per l'uso responsabile degli antibiotici<br />

per controllare la diffusione dell'antibioticoresistenza.


<strong>Abstract</strong> 223<br />

- VANCOMICINA IN INFUSIONE CONTINUA O INTERMITTENTE: DOV’E’<br />

L’EVIDENZA? -<br />

Cataldo M. A.* [1] , Tacconelli E. [2] , Grilli E. [1] , Federico P. [3] , Petrosillo N. [1]<br />

3<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

- [1] inmi "L. SPALLANZANI" ~ ROMA - [2] UNIVERSITA' CATTOLICA DEL SACRO CUORE ~ ROMA - [3] Azienda<br />

Ospedaliero-Universitaria di Udine ~ UDINE<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: Nella pratica clinica la vancomicina è frequentemente somministrata in<br />

infusione continua (IC) invece che intermittente (II). Si ipotizza che tale metodo faciliti il<br />

raggiungimento delle concentrazioni terapeutiche ed il mantenimento di una<br />

concentrazione costante. Gli studi che hanno confrontato l‟efficacia e gli effetti collaterali<br />

dei due metodi di infusione hanno tuttavia riportato risultati contrastanti.<br />

Obiettivo: Una meta-analisi è stata effettuata per confrontare l‟effetto di II e di IC di<br />

vancomicina in termini di mortalità, fallimento terapeutico ed effetti collaterali in pazienti<br />

con infezioni da batteri gram-positivi.<br />

Risultati: Nell‟analisi sono stati inclusi 6 studi: un trial clinico randomizzato (RCT) e 5 studi<br />

osservazionali, per un totale di 443 pazienti. La maggior parte degli studi ha analizzato<br />

pazienti ricoverati in Terapia Intensiva affetti da sepsi, polmoniti, osteomieliti, ed infezioni<br />

nosocomiali gravi causate da Staphylococcus aureus e Staphylococci coagulasi-negativi<br />

meticillino-resistenti.<br />

Comparando i due metodi di somministrazione, è risultato che l‟IC riduce in maniera<br />

significativa il rischio di nefrotossicità da vancomicina [rischio relativo (RR) 0.6, intervallo di<br />

confidenza al 95% (IC 95%) 0.4-0.9, P= 0.02). La mortalità totale non è risultata<br />

significativamente differente nei due gruppi (RR 1.03, 95% CI 0.7-1.6, P = 0.9). Non è<br />

stata rilevata eterogeneicità statistica fra gli studi inclusi nelle due analisi. Gli studi che<br />

hanno riportato i dati relativi a fallimento clinico ed a effetti collaterali diversi dalla<br />

nefrotossicità hanno riportato outcomes differenti per cui non è stato possibile combinare i<br />

dati in un‟analisi statistica.<br />

Conclusione: La nostra meta-analisi suggerisce che la somministrazione di vancomicina<br />

mediante IC può ridurre il rischio di nefrotossicità. A causa del disegno degli studi e<br />

dell‟eterogeneità delle infezioni incluse, l‟evidenza circa l‟impatto delle due differenti<br />

modalità di infusione di vancomicina è ancora scarsa.


4<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 261<br />

- MISURE DI CONTROLLO PER PREVENIRE LA DIFFUSIONE DI ENTEROCOCCI<br />

VANCOMICINA-RESISTENTI (VRE) NEGLI OSPEDALI: UNA META-ANALISI -<br />

Cataldo M. A.* [1] , De Angelis G. [2] , De Waure C. [2] , Venturiello S. [2] , La Torre G. [3] , Cauda R. [2] , Carmeli Y. [4] ,<br />

Tacconelli E. [2]<br />

- [1] INMI "L. SPALLANZANI" ~ ROMA - [2] UNIVERSITà CATTOLICA DEL SACRO CUORE ~ ROMA - [3] UNIVERSITA' LA<br />

SAPIENZA ~ ROMA - [4] TEL AVIV SOURASKY MEDICAL CENTER ~ TEL AVIV<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: Le infezioni da VRE sono un‟importante causa di morbilità e mortalità nei<br />

pazienti ospedalizzati. Nonostante le linee guida internazionali suggeriscano numerosi<br />

interventi per ridurre la diffusione di VRE, non è ancora noto quale sia la migliore misura di<br />

controllo.<br />

Obiettivo: E‟ stata effettuata una meta-analisi per valutare l‟efficacia di diverse misure di<br />

controllo nel prevenire la diffusione di VRE nei pazienti ospedalizzati.<br />

Risultati: Sono stati inclusi 3 trials clinici controllati e 5 studi con disegno interrupted timeseries<br />

che avevano analizzato l‟impatto dei seguenti interventi di controllo: uso di<br />

dispositivi di protezione individuale (DPI) da parte degli operatori sanitari (3 studi), pulizia<br />

degli ambienti (2), implementazione dell‟igiene delle mani (2), ed interventi sull‟uso degli<br />

antibiotici (2). L‟implementazione dell‟igiene delle mani era associata ad una riduzione del<br />

47% del rischio di acquisizione di VRE (RR 0.53, IC 95% 0.39-0.73). Nè l‟uso di DPI nè gli<br />

interventi sulla pulizia degli ambienti sono risultati significativamente associati ad una<br />

riduzione del rischio di acquisire VRE (RR 0.97, IC 95% 0.58-1.62 e RR 0.66, IC 95%<br />

0.32-1.38, rispettivamente). L‟eterogeneità statistica fra gli studi inclusi nelle meta-analisi<br />

era bassa. Gli outcomes riportati dagli studi che analizzavano l‟impatto degli interventi<br />

sull‟uso di antibiotici erano differenti per cui non è stato possibile combinare tali dati in<br />

un‟analisi statistica.<br />

Conclusione: Il miglioramento dell‟igiene delle mani sembra essere la misura più efficace<br />

di controllo della diffusione di infezioni e colonizzazioni da VRE nei pazienti ospedalizzati.<br />

L‟assenza di trials randomizzati e la difficoltà di analizzare l‟impatto di ogni singolo<br />

intervento limita l‟attuale evidenza scientifica. Sarebbero necessari studi multicentrici<br />

randomizzati che analizzino l‟efficacia di strategie multimodali nel ridurre il rischio di<br />

acquisizione di VRE in pazienti ospedalizzati.


5<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 3<br />

- TWO CASES OF MONOMICROBIAL INTRABDOMINAL ABSCESSES DUE TO KPC-<br />

3 KLEBSIELLA PNEUMONIAE ST258 CLONE -<br />

Di Carlo P.* [1] , Pantuso G. [2] , Cusimano A. [2] , D'arpa F. [3] , D'arpa F. [4] , D'arpa F. [5] , D'arpa F. [6] , D'arpa F. [7] ,<br />

Darpa F. [8] , Giammanco A. [1] , Gulotta G. [5] , Guadagnino G. [1] , Latteri A. M. [2] , Madonia S. [1] , Salamone G. [4] ,<br />

Mammina C. [1]<br />

- [1] 1. Department of Sciences for Health Promotion “G. D‟Alessandro”, University of Palermo, Italy ~ Palermo -<br />

[2] Department of Surgery and Oncology , University of Palermo, Italy ~ Palermo - [3] 2. Department of General<br />

Surgery, Urgency, and Organ Transplantation, University of Palermo ~ Palermo - [4] Department of General Surgery,<br />

Urgency, and Organ Transplantation, University of Palermo ~ Palermo - [5] 2. Department of General Surgery,<br />

Urgency, and Organ Transplantation, University of Palermo ~ Palermo - [6] 2. Department of General Surgery,<br />

Urgency, and Organ Transplantation, University of Palermo ~ Palermo - [7] 2. Department of General Surgery,<br />

Urgency, and Organ Transplantation, University of Palermo ~ Palermo - [8] Department of General Surgery, Urgency, and<br />

Organ Transplantation, University of Palermo ~ Palermo<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: Knowledge of the etiology of pyogenic liver and pancreatic abscesses is an<br />

important factor in the success of combined surgical and antibiotic treatment.<br />

Polymicrobial etiologies are most commonly reported in Europe<br />

Obiettivo: We herein describe two cases of intrabdominal abscesses due to<br />

monomicrobial infection by Klebsiella pneumoniae Sequence Type 258 producing K.<br />

pneumoniae Carbapenemase 3 (KPC). In case 1, a 50-year-old HIV-negative Italian<br />

woman with chronic pancreatitis showed infection of pancreatic pseudocystic lesion by<br />

KPC. In case 2, a 64-year-old HIV negative Italian woman with neoplasm of the pancreas<br />

and liver metastases showed liver abscess due to KPC after surgery. Both were admitted<br />

to our Hospital but in different surgery units<br />

Risultati: The clonal relationship between the two isolates was determined by pulsed-field<br />

gel electrophoresis (PFGE). In case 2, the patient was colonized at admission and an<br />

inter-hospital transmission of the pathogen was presumed. Long-term combination<br />

regimes of colistin with tigecycline and percutaneous drainage resulted in full recovery and<br />

clearance of the MDR pathogen.<br />

Conclusione: Microbiological diagnosis, the combined use of new and old antibiotics and<br />

radiological intervention appeared to be a valuable strategy in managing these serious<br />

events.<br />

The emergence and dissemination of MDR organisms is posing an increasing challenge<br />

for therapeutic strategies and control and prevention frameworks.


6<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 249<br />

- INDAGINE EPIDEMIOLOGICA E MICROBIOLOGICA INERENTE LO<br />

STAPHYLOCOCCUS AUREUS METICILLINO-RESISTENTE (MRSA) NEI CAVALLI<br />

SANI E NELL’UOMO IN LOMBARDIA. -<br />

Garilli S.* [1] , Marchina R. [2] , Zacchi F. [3] , Pollera C. [4] , Bernieri F. [5] , Pan A. [3] , La Corte A. [4] , Stellini R. [1] ,<br />

Signorini L. [1] , Rosina M. [1] , Carosi G. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive e Tropicali, Università degli Studi di Brescia ~ Brescia - [2] Libero professionista ~ Brescia -<br />

[3] Unità Operativa di Malattie Infettive, Istituti Ospitalieri di Cremona ~ Cremona - [4] Sezione di Diagnostica Sperimentale<br />

e di Laboratorio, Azienda Polo Veterinario di Lodi ~ Lodi - [5] Laboratorio di Microbiologia, Istituti Ospitalieri di Cremona ~<br />

Cremona<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: La condivisione di ceppi di MRSA fra l‟uomo e diverse specie animali, tra cui il<br />

cavallo, è ormai nota. Il tasso di colonizzazione da MRSA nei cavalli sani è 0-10,9%,<br />

mentre per chi lavora con i cavalli (allevatori, stallieri, proprietari di scuderie, istruttori,<br />

veterinari) è 0-13%. Nel nord Italia, dove è diffusa la pratica dell‟equitazione, non sono<br />

stati effettuati studi inerenti la colonizzazione da MRSA nei cavalli sani e in chi lavora con<br />

essi; inoltre non esistono studi riguardanti la colonizzazione da MRSA in chi ha contatto<br />

con i cavalli per hobby, potenziale categoria a rischio.<br />

Obiettivo: Valutare la diffusione di MRSA nei cavalli sani e negli uomini a contatto con i<br />

cavalli per lavoro e per hobby nella provincia di Brescia, identificare gli eventuali fattori di<br />

rischio responsabili di tale colonizzazione e confrontare gli MRSA isolati dall‟uomo con<br />

quelli isolati dai cavalli.<br />

Risultati: E‟ stato eseguito un tampone nasale a chi lavora con i cavalli, a chi ne è a<br />

contatto per hobby e ai cavalli ospitati nelle scuderie. E‟ stata compilata una scheda di<br />

rilevazione dati per le persone e per i cavalli per identificare eventuali fattori di rischio<br />

correlati alla colonizzazione da MRSA.<br />

Sono state coinvolte 43 persone (20M e 23F), età media 39 anni; 8 lavorano con i cavalli,<br />

3 in ambito sanitario e 7 hanno un familiare sanitario. 11 sono state ricoverate negli ultimi<br />

3 anni e 12 hanno assunto terapia antibiotica nell‟ultimo anno. Sono stati coinvolti 86<br />

cavalli (6M, 36F e 44 castroni), età media 14 anni; 4 sono stati ricoverati negli ultimi 3 anni<br />

e 8 hanno assunto terapia antibiotica nell‟ultimo anno.<br />

Nessun tampone è risultato positivo per MRSA.<br />

Conclusione: Dai dati preliminari di questo studio, tuttora in atto, il contatto con cavalli<br />

sani per lavoro o per hobby nella provincia di Brescia non sembra essere un fattore di<br />

rischio per colonizzazione da MRSA.


7<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 7<br />

- COMPLICANZE INFETTIVE IN CHIRURGIA TIROIDEA E RUOLO DELLA<br />

PROFILASSI ANTIBIOTICA. STUDIO MULTICENTRICO PROSPETTICO<br />

OSSERVAZIONALE -<br />

Gentile I.* [3] , Grillo M. [4] , Di Lorenzo M. E. [3] , Zappulo E. [3] , De Palma M. [4] , Borgia G. [3]<br />

- [3] Dipartimento di Medicina Pubblica e Sicuirezza Sociale - Sezione di Malattie Infettive - Università di Napoli "Federico<br />

II" ~ Napoli - [4] Dipartimento di Chirurgia Generale e ad indirizzo Endocrino - AORN Cardarelli ~ Napoli<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: La chirurgia tiroidea viene considerata, a ragione, trattamento non<br />

contaminato per cui non vi è consenso unanime circa la necessità di antibioticoprofilassi<br />

preoperatoria<br />

Obiettivo: Valutare l‟incidenza di infezioni e l‟impatto della antibioticoprofilassi su una<br />

coorte di 2771 pazienti sottoposti a chirurgia tiroidea negli anni 2009/2011 in 38 centri<br />

italiani di chirurgia endocrina<br />

Risultati: L‟età media dei pazienti era 52,0 ± 14,6 anni. Il sesso femminile era<br />

maggiormente rappresentato (77,7%). Le diagnosi più frequenti erano: gozzo<br />

multinodulare eutiroideo (39,1%), carcinoma papillifero (11,8%), nodulo singolo (11,2%),<br />

gozzo immerso (9,1%) e gozzo multinodulare tossico (8,2%). Le diagnosi oncologiche<br />

erano il 14,5% del totale. Gli interventi più frequenti erano tiroidectomia totale (81,2%) e<br />

loboistmectomia (10%). Il 39,5% dei pazienti arruolati veniva sottoposto a profilassi<br />

antibiotica in genere con cefalosporine di III generazione. Le infezioni si verificavano<br />

nell‟1% dei casi ed erano rappresentate da infezioni di sieromi (79,3%) o suppurazioni exnovo<br />

(20,7%). Nei 1095 pazienti sottoposti a profilassi antibiotica il tasso di infezioni era<br />

significativamente più basso (0,4%) rispetto ai 1676 pazienti che non ricevevano profilassi<br />

(1,4%) (p=0,006, test Chi2). I pazienti che venivano sottoposti a loboistmectomia<br />

presentavano una tendenza a maggior tasso di infezioni (2,2%) rispetto a quelli che<br />

praticavano tiroidectomia totale (0,9%) (p=0,054, test Esatto di Fisher). Non vi era<br />

significativo impatto nel tasso di infezioni da parte di sesso, età, lunghezza dell‟incisione,<br />

patologia oncologica vs. non oncologica. In un modello di regressione logistica l‟unico<br />

parametro associato al tasso di infezioni era la mancata profilassi antibiotica (Odds Ratio:<br />

3,607, intervallo di confidenza al 95%: 1,<strong>230</strong>-10,572, p= 0.019).<br />

Conclusione: L‟incidenza di infezioni in chirurgia tiroidea è bassa (1%). In tale setting<br />

l‟utilizzo di profilassi antibiotica è associata a minor tasso di infezioni nel post-operatorio


8<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 111<br />

- SUCCESSFUL TREATMENT OF KPC- 3 KLEBSIELLA PNEUMONIAE ST258 CLONE<br />

WITH A COMBINATION OF HIGH-DOSE TIGECYCLINE AND COLISTIN IN ICU: A<br />

CASE SERIES REPORT. -<br />

Giarratano A.* [4] , Di Carlo P. [5] , Raineri M. [4] , Gulotta G. [6] , Cocorullo G. [6] , Privitera C. [7] , Cortegiani A. [4] ,<br />

Pantuso G. [7] , Agrusa A. [6] , Bonura C. [5] , Giammanco A. [5] , Mammina C. [5]<br />

- [4] Intensive Care Unit Dept of Emergency , Critical Care and Neuroscience ~ Palermo - [5] Department of Sciences for<br />

Health Promotion “G. D‟Alessandro”, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico “Paolo Giaccone”, University of<br />

Palermo, Italy ~ Palermo - [6] Department of General Surgery, Urgency, and Organ Transplantation, University of<br />

Palermo ~ Palermo - [7] Department of Surgery and Oncology , University of Palermo, Italy ~ Palermo<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: Infections caused by Klebsiella pneumoniae Sequence Type 258 producing K.<br />

pneumoniae carbapenemase 3 (KPC-Kp) have widely emerged, and both individual cases<br />

and outbreaks of colonization or infection have been reported in Palermo, Italy.<br />

Obiettivo: This is a retrospective case series that describes the clinical and microbiologic<br />

outcomes of 16 patients who received a combination of high-dose tigecycline and colistin<br />

for treatment of VAP (4 cases) and severe bacteraemia (12 cases) during the years 2009-<br />

2011. 11 out of the 16 cases were post surgical patients with intrabdominal abscesses due<br />

to KPC-Kp. In 5 cases combined KPC-Kp and carbapenem-resistant Acinetobacter<br />

baumannii infection was also observed.<br />

Risultati: Clinical efficacy was assessed in all 16 patients, with 14 of them having a<br />

positive outcome, defined as either clinical improvement or clinical cure. A clinical success<br />

appeared to be much more frequent than that previously reported with colistin<br />

monotherapy.<br />

Conclusione: Studies evaluating combination therapy and well-controlled clinical trials are<br />

needed to define the optimal treatment of infections caused by KPC-Kp and, more<br />

generally, carbapenem-resistant bacteria.


9<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 285<br />

- DESCRIPTION OF AN OUTBREAK OF MULTIRESISTANT ACINETOBACTER<br />

BAUMANNII (MDR): CLINICAL IMPACT, GENOTYPIC ANALYSIS AND OUTCOME -<br />

Migliorino G. M.* [1] , Motta E. [1] , Bramati S. [1] , Foti G. [1] , Rossi M. [1] , Viganò F. [1] , Gori A. [1]<br />

- [1] Azienda Ospedaliera San Gerardo ~ Monza<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: Acinetobacter b. causes nosocomial outbreaks, especially in critically ill<br />

patients. Attributable mortality due to A.b is 8-23%; in ICU is estimated to be among 10-<br />

43%. There are no guidelines to suggest what is the standard of care and how best to treat<br />

A. infection. In the study were considered all patients referred to the HSG of Monza with at<br />

least one positive isolation for A.b.-MDR clonally related during the period 2009-2010. The<br />

total number of patients analyzed is 37<br />

Obiettivo: Analysis of an outbreak of A.b:<br />

Genotypic characterization of isolates<br />

Efficacy of measures to contain the epidemic<br />

Choice of treatments and outcome<br />

Risultati: Overall 29/37 of patients developed infection while 8/37 colonization. Out of a<br />

total of 29 clinically manifest infections 17/29 had lung as the primary location. Multiple<br />

locations occurred in 5 cases. Admission to ICU was the most significant factor in relation<br />

to lung infections as the use of antibiotics during hospitalization before the isolation<br />

especially as regards the use of carbapenems.<br />

Pulmonary infections were treated in 14/17 cases by iv Colistin 2-3 MUx3 + Amp/Sulb iv<br />

4g x 4+Colistin 1 MUx3 delivered by endobronchial aerosol. In 2/17 cases Tigecycline was<br />

added. The crude mortality for all patients was 43.2% and 55.1% when considering only<br />

acute infections. In 12/16 cases was attributed not to be A.b. related while in 4/16 A.b. was<br />

considered a possible contributing cause of death<br />

Conclusione: Genotypic typing confirmed the ability of A.b MDR to spread rapidly in<br />

intensivist area. The choice of both systemic and endobronchial therapy of Colistin<br />

combined with Amp/Sulb HD was highly effective.The low intrinsic pathogenicity of A.b<br />

allows not treating colonizations. Mortality attributable to infections observed in our series<br />

was 13.7% in the low range reported in literature (10-43%) in ICU of which our population<br />

represents the vast majority (72,9%). Despite the preventive procedures adopted, active or<br />

passive, spread of A.b is difficult to control


10<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 136<br />

- ATTIVITA’ IN VITRO DEL DORIPENEM IN COMBINAZIONE CON VARI<br />

ANTIMICROBICI IN CEPPI MULTIRESISTENTI DI ACINETOBACTER BAUMANNII -<br />

Capone A. [1] , Principe L. [1] , D'arezzo S. [1] , Darezzo S. [1] , Mazzarelli A. [1] , Bordi E. [1] , Di Caro A. [1] , Petrosillo<br />

N.* [1]<br />

- [1] Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” ~ Roma<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: Acinetobacter baumannii è un batterio patogeno opportunista capace di<br />

persistere nell‟ambiente ospedaliero, ove è frequentemente causa di infezioni nosocomiali,<br />

particolarmente nei reparti di terapia intensiva (ICU). Il doripenem (DOR), un nuovo<br />

farmaco carbapenemico recentemente introdotto in pratica clinica, presenta una scarsa<br />

attività su quegli isolati già resistenti agli altri farmaci carbapenemici. La terapia antibiotica<br />

combinata è divenuta pratica clinica frequente, nonostante le scarse evidenze<br />

microbiologiche e cliniche a supporto della sua efficacia.<br />

Obiettivo: Lo scopo di questa ricerca è stato la determinazione delle interazioni in vitro di<br />

DOR con 5 antibiotici comunemente utilizzati nella terapia anti-Acinetobacter.<br />

Metodi: 24 ceppi epidemici di A. baumannii sono stati saggiati per determinarne la<br />

sensibilità in vitro nei confronti di DOR, tigeciclina (TIG), colistina (COL), amikacina (AMK),<br />

ampicillina/sulbactam (SAM) e rifampicina (RIF) con il metodo della microdiluizione in<br />

brodo. Le interazioni tra gli antibiotici sono state determinate con saggi di checkerboard.<br />

Risultati: Considerando tutte le interazioni con DOR, i saggi di checkerboard hanno<br />

mostrato sinergia nel 54,2% dei ceppi di A. baumannii (13 isolati). In particolare 7 isolati<br />

(29,2%) hanno mostrato =2 interazioni sinergiche. DOR ha mostrato sinergia in<br />

combinazione con TIG (8 isolati; 33,3%), COL (8 isolati; 33,3%), AMK (4 isolati; 16,7%),<br />

SAM (2 isolati; 8,3%) e RIF (1 isolato; 4,2%). Non è stato rilevato alcun antagonismo.<br />

Considerando solo i ceppi non suscettibili a DOR, le interazioni sinergiche sono state<br />

rilevate nel 76,5% dei ceppi (13 isolati su 17).<br />

Conclusione: Il nostro studio dimostra l‟attività sinergica in vitro di DOR in combinazione<br />

con TIG, COL, AMK, RIF e SAM nei confronti di isolati di A. baumannii insensibili a DOR.<br />

Questo risultato offre prospettive per una valutazione clinica più razionale delle terapie<br />

combinate nel trattamento di infezioni causate da ceppi MDR di A. baumannii.


11<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 208<br />

- DIFFUSIONE DI CEPPI DI KLEBSIELLA PNEUMONIAE PRODUTTORI DI<br />

CARBAPENEMASI IN OSPEDALI DELL'AREA URBANA DI ROMA -<br />

Capone A. [1] , Carattoli A. [2] , Ballardini M. [3] , Giordano A. [4] , Venditti C. [2] , Meledandri M. [3] , Parisi G. [5] , Venditti<br />

M. [4] , Tarasi A. [6] , Placanica P. [6] , Balice M. P. [7] , Cataldo M. A. [1] , Fortini D. [2] , Bordi E. [1] , Di Caro A. [1] , Tronci<br />

M. [5] , Valmarin M. [5] , Mancini C. [4] , Di Bella S. [1] , Musso M. [1] , Carletti M. [8] , Petrosillo N.* [1]<br />

- [1] Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” ~ Roma - [2] Istituto Superiore di Sanità ~ Roma - [3] Az.<br />

Ospedaliera San Filippo Neri ~ Roma - [4] Policlinico Umberto I ~ Roma - [5] Az. Ospedaliera S. Camillo-Forlanini ~ Roma -<br />

[6] Az. Ospedaliera S. Giovanni-Addolorata ~ Roma - [7] Fondazione S. Lucia ~ Roma - [8] Ospedale pediatrico Bambino<br />

Gesù ~ Roma<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: La recente comparsa di ceppi di Klebsiella pneumoniae (KP) resistenti ai<br />

carbapenemici (KPRC) per la produzione di carbapenemasi (KPC) e la loro diffusione in<br />

ambito ospedaliero costituisce un fenomeno allarmante, alla luce delle limitate opzioni<br />

terapeutiche disponibili nei confronti di tali microrganismi e della conseguente elevata<br />

mortalità.<br />

Obiettivo: Obiettivi<br />

Valutare nel periodo Febbraio - Aprile 2011, in 7 ospedali dell' area urbana di Roma, la<br />

incidenza di ceppi di KP produttori di carbapenemasi (KPPC), identificandoli con Hodge<br />

test modificato, caratterizzarne il profilo genetico e la loro eventuale diffusione clonale<br />

mediante tecniche di elettroforesi in campo pulsato (PFGE) e di multilocus sequence<br />

typing (MLST).<br />

Risultati: Sono stati isolati 104 ceppi di KPRC. Di questi 95 (91%) erano produttori di<br />

KPCs (blaKPC-3 ); 3 produttori di Metallo-ß-lattamasi (MBL) blaVIM (tutti dal medesimo<br />

ospedale), 7 ceppi risultavano negativi per KPC ma resistenti all‟ertapenem per la<br />

presenza di CTX-M-15 più difetto delle porine. Abbiamo poi osservato sia il trasporto di<br />

plasmidi codificanti per KPCs simili tra ceppi di KP distinti geneticamente sia la diffusione<br />

inter-ospedaliera del clone ST258. Durante il periodo dello studio abbiamo identificato solo<br />

20 ceppi di KP sensibili ai carbapenemici negli ospedali coinvolti.<br />

Conclusione: Le nostre osservazioni rilevano un‟ inattesa ed elevata diffusione di KPPC<br />

in ospedali della area urbana di Roma. In uno studio condotto nel 2010 in uno degli<br />

ospedali partecipanti non erano state rilevate nè KPPC nè ceppi produttori di MBL. Negli<br />

ospedali romani ,ceppi di KPPC stanno pertanto sostituendo ceppi produttori di ESBL in<br />

un breve arco di tempo, potendosi così determinare gravi conseguenze nella gestione<br />

clinica di infezioni gravi sostenute da questi microrganismi emergenti.


<strong>Abstract</strong> 173<br />

- ENDOCARDITE DA VISE -<br />

Migliore S. [1] , Storaci N.* [1] , Iacono A. [1] , Famà A. [1] , Gambuzza G. [1]<br />

- [1] UOC Malttie Infettive Ospedale Civile Ragusa ~ ragusa<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

12<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: L'emergenza di resistenze agli antibiotici nei batteri Gram positivi ha oggi<br />

assunto una notevole complessità. S. epidermidis è un patogeno in grado di dare una<br />

molteplicità di infezioni. Può coinvolgere la cute e i tessuti molli, le ferite chirurgiche, le<br />

ossa e le articolazioni e può dare inoltre sepsi, batteriemie ed endocarditi.<br />

Obiettivo: caso clinico. a gennaio 2011 viene ricoverata presso l'UOC di Malattie Infettive<br />

una donna di 58 anni per febbre (TC max 38.5°C), astenia marcata, insorgenza di soffio<br />

sul focolaio aortico, splenomegalia, emorragia sub ungueale e noduli di Osler. In anamnesi<br />

riferisce ipertensione arteriosa, DM tipo 2 e sostituzione di valvola aortica con protesi<br />

biologica nel settembre del 2010. Alle indagini di laboratorio si osserva un aumento<br />

notevole dei leucociti con prevalenza di neutrofili, della PCR, della VES e del fibrinogeno.<br />

all'ecocardiogramma trans-esofageo si evidenzia vegetazione sulla protesi valvolare.<br />

Risultati: nell'attesa dei risultati colturali, si inizia terapia empirica con Vancomicina 1gr<br />

q12 h, Gentamicina160 mg q8 h e Rifampicina 600 mg q24 h. dall'esame colturale viene<br />

isolato VISE (S: rifampicina, linezolid e tigeciclina, I : teicoplanina e vancomicina, R :<br />

oxacillina, imipenem, cefotaxime) e si decide così di sospendere vancomicina e<br />

rifampicina e si avvia terapia con linezolid 600 mg q12 h per 6 settimane e si mantiene<br />

gentamicina per 2 settimane.<br />

Conclusione: Dopo 48 ore dalla nuova terapia antibiotica la paziente divenne apiretica, e<br />

si ottenne un miglioramento delle condizioni cliniche, un decremento dei leucociti e degli<br />

indici infiammatori. l'ecocardiogramma di controllo ha evidenziato riduzione della<br />

vegetazione sulla protesi valvolare aortica. In conclusione la sostituzione della<br />

vancomicina con il linezolid ha permesso di ottenenere la clearance della batteriemia in 48<br />

ore. linezolid può rappresentare un'alternativa efficace nelle endocarditi in cui vi sia<br />

impossibilità di somministrazione di glicopeptidi o resistenza a questi stessi.<br />

Cefotaxin R<br />

EUCAST MIC<br />

Oxacillin R > 4<br />

Imipenem R<br />

Linezolid S 4<br />

Tigecicline S < 0.5


Azithromycin R 2<br />

Gentamicin S 1<br />

Vancomycin I 2<br />

Daptomycin - -<br />

Teicoplanin I 4<br />

Rifampicin S 0,2<br />

13<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


14<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


15<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 200<br />

- DECONTAMINAZIONE CON GENTAMICINA ORALE NEI PAZIENTI CON<br />

COLONIZZAZIONE INTESTINALE DA KLEBSIELLA PNEUMONIAE PRODUTTRICE DI<br />

KPC IN CORSO DI EPIDEMIA -<br />

Tascini C. [1] , Rossolini G. M. [2] , Casini B. [1] , Tagliaferri E.* [1] , Giani T. [2] , Privitera G. [1] , Lambelet P. [3] , Forfori<br />

F. [1] , Leonildi A. [1] , Sagliocco L. [3] , Di Paolo A. [1] , Ciullo I. [1] , Menichetti F. [1]<br />

- [1] ~ Pisa - [2] ~ Siena - [3] ~ Versilia<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: La Klebsiella pneumoniae produttrice di carbapenemasi KPC (KPC-KP), sta<br />

emergendo come problema di gestione clinica e sanità pubblica.<br />

La colonizzazione intestinale precede lo sviluppo di infezioni cliniche.<br />

Durante un'epidemia di KPC-KP in Toscana, abbiamo identificato con un test rapido di<br />

screening fenotipico su tampone rettale i pazienti colonizzati.<br />

Ai colonizzati è stata somministrata gentamicina orale alla dose di 80 mg t.i.d.<br />

Obiettivo: Obiettivo dello studio è stato verificare efficacia e tollerabilità della gentamicina<br />

orale nella decontaminazione intestinale da KPC-KP in corso di epidemia.<br />

Risultati: La gentamicina è stata somministrata a 16 pazienti colonizzati di cui 6 hanno<br />

avuto anche un episodio di infezione clinica (4 casi di batteriemia, un caso di peritonite e<br />

un caso di infezione delle vie urinarie). La durata media del trattamento è stata 18,6±11,9<br />

giorni. Il tampone rettale si è negativizzato in 9 pazienti (65%); in 4 di questi il tampone è<br />

tornato positivo dopo la sospensione della gentamicina orale. In due casi in cui la<br />

gentamicina orale è stata inefficace sono emersi ceppi resistenti alla gentamicina.<br />

I livelli sierici di gentamicina sono risultati inferiori a 1 mg/L in tutti i pazienti eccetto che in<br />

due con emorragia gastrica e insufficienza renale.<br />

Non sono stati registrati effetti collaterali.<br />

Conclusione: Questa strategia è risultata efficace in più della metà dei pazienti e ben<br />

tollerata in tutti.<br />

La selezione della resistenza alla gentamicina è un possibile rischio. Dosi più elevate<br />

potrebbero essere una soluzione.<br />

Questo trattamento è in grado di abbattere la carica batterica anche se probabilmente non<br />

riesce ad eliminare definitivamente la colonizzazione.<br />

Questa strategia potrebbe essere indicata in casi selezionati, come i pazienti che non<br />

possono essere dimessi da Unità di Terapia Intensiva o isolati, che possono essere una<br />

fonte di disseminazione, o candidati a manovre sull‟intestino, capaci di provocare infezioni<br />

sistemiche o metastatiche.


16<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 79<br />

- USO DI DAPTOMICINA NELLE INFEZIONI GRAVI DA ENTEROCOCCUS SPP. -<br />

Tebini A.* [1] , Dalla Gasperina D. [1] , Testa J. [1] , Garavaglia S. [1] , Radrizzani D. [1] , Ferraro G. [1] , Righi E. [1] ,<br />

Grossi P. A. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive e Tropicali, Universita' dell'Insubria, Ospedale di Circolo - Fondazione Macchi ~ Varese<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: La crescente prevalenza di enterococchi resistenti ad alti livelli di<br />

aminoglicosidi (HLAR) e/o a vancomicina (VRE) pone nuove sfide terapeutiche. Nei<br />

confronti di questi patogeni, anche in presenza di biofilm, daptomicina possiede un elevato<br />

potere battericida. Recenti studi riportano il sinergismo in vitro di daptomicina ed<br />

ampicillina, sostenendo come l‟associazione potrebbe prevenire lo sviluppo di resistenze.<br />

Obiettivo: Le infezioni gravi da Enterococcus spp trattate nel triennio Giugno 2008-2011<br />

presso la Clinica di Malattie Infettive e Tropicali di Varese con daptomicina (dosaggio: 6<br />

mg/Kg/die eccetto endocarditi e spondilodisciti, 8 mg/Kg/die) sono state<br />

retrospettivamente analizzate per outcome clinico e microbiologico.<br />

Risultati: Un totale di 16 infezioni enterococciche sono state trattate con daptomicina nel<br />

periodo indicato: 8 endocarditi infettive del cuore sinistro, 3 IVU complicate, 3 infezioni<br />

complicate di cute e tessuti molli (cSSTI), una spondilodiscite e un‟ infezione addominale<br />

profonda. Dodici/16 (75%) infezioni erano sostenute da E. faecalis e 4/16 (25%) da E.<br />

faecium. L‟associazione di daptomicina e ampicillina è stata usata in 5 casi di endocardite<br />

(4/5 da E. faecalis, di cui 2/4 HLAR) ed in 2 casi di cSSTI da E. faecalis HLAR. La<br />

guarigione clinica è stata osservata nel 100% dei pazienti trattati. In 14/16 (87%) casi è<br />

stato possibile documentare l‟eradicazione microbiologica, mentre nei restanti 2<br />

(un‟infezione addominale e una spondilodiscite) non si disponeva di follow up<br />

microbiologico. Nessun evento avverso è stato documentato in corso di terapia con<br />

daptomicina.<br />

Conclusione: Daptomicina si è dimostrata essere efficace e ben tollerata nel trattamento<br />

di infezioni enterococciche gravi, comprese le endocarditi del cuore sinistro. Il sinergismo<br />

con ampicillina sembra essere promettente anche in vivo, specie nei confronti di<br />

enterococchi multiresistenti (HLAR e VRE).


17<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 28<br />

- ESPERIENZA CLINICA CON DAPTOMICINA IN ITALIA: RISULTATI <strong>DEI</strong> PRIMI DUE<br />

ANNI DEL REGISTRO EU-CORE (EUROPEAN CUBICIN® OUTCOMES REGISTRY<br />

AND EXPERIENCE FOR THE TREATMENT OF SERIOUS GRAM-POSITIVE<br />

INFECTIONS) -<br />

Utili R.* [1] , Cogo A. [2] , Cristini F. [3] , Prisco V. [4] , Sagnelli E. [5] , Tascini C. [6] , Iacoboni C. [7] , Capone A. [8] ,<br />

Tomasoni D. [9] , Angarano G. [10] , Petrelli E. [11] , Grossi P. [12] , Bartezaghi M. [13] , Zagni E. [14]<br />

- [1] O.C. Medicina Infettivologica e dei Trapianti A.O.R.N. Monaldi ~ Napoli - [2] U.O. Medicina Vascolare e Piede Diabetico<br />

Casa di Cura Villa Berica ~ Vicenza - [3] Clinica di Malattie Infettive, Policlinico Sant‟Orsola Malpighi ~ Bologna - [4] U.O.D.<br />

Angiologia Medica Ospedale "Amico Gaetano Fucito" ~ Salerno - [5] U.O.C. Malattie infettive e tropicali A.O. S. Anna e<br />

San Sebastiano ~ Caserta - [6] U.O. Malattie Infettive, Azienda ospedaliera Universitaria Pisana ~ Pisa - [7] Chirurgia<br />

Vascolare Fondazione Istituto San Raffaele - Ospedale G. Giglio ~ Cefalù - [8] II Divisione di malattie Infettive, Istituto<br />

Nazionale di Malattie Infettive, “L. Spallanzani” ~ Roma - [9] U.O.C. Malattie Infettive Ospedale Carlo Poma ~ Mantova -<br />

[10] U. O. Malattie Infettive Az. Osp. Ospedali Riuniti ~ Foggia - [11] Divisione di Malattie Infettive e Epatologia Azienda<br />

Ospedaliera San Salvatore ~ Pesaro - [12] Dipartimento di Medicina Clinica, Clinica Malattie Infettive, Università degli<br />

Studi dell‟Insubria, Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi ~ Varese - [13] Novartis Farma S.p.A. Italy ~ Origgio -<br />

[14] Novartis Farma S.p.A. Italy ~ Origgio<br />

ANTIBIOTICO RESISTENZA<br />

Premessa: La sorveglianza post-marketing di un antibiotico in commercio sta acquisendo<br />

un‟importanza sempre maggiore sia perchè permette di ottenere dati di real life, sia perchè<br />

fornisce informazioni significative di epidemiologia clinica e microbiologica.<br />

Obiettivo: Il Registro EU-CORE (durata complessiva 5 anni) si propone di descrivere e<br />

valutare la sicurezza e l‟efficacia di daptomicina nei pazienti trattati secondo pratica clinica.<br />

In questo documento sono descritti i dati italiani relativi ai primi 2 anni del Registro.<br />

Risultati: Sono stati raccolti i dati di 359 pazienti trattati con daptomicina secondo pratica<br />

clinica da gennaio 2008 ad agosto 2009. Daptomicina è stata utilizzata principalmente per<br />

le infezioni di cute e tessuti molli (55%), endocardite infettiva (13%) e batteriemia (12.5%).<br />

Si è ottenuto un successo clinico globale dell‟84,6%, in una popolazione in cui: il 48% dei<br />

pazienti aveva un‟età ≥65 anni, l‟86% aveva malattie concomitanti importanti e il 36% ha<br />

avuto fallimento terapeutico ad almeno una terapia antibiotica precedente. La maggior<br />

parte dei patogeni implicati apparteneva alla specie Staphylococcus (S. aureus 35%). La<br />

risoluzione delle infezioni da Staphylococcus ed Enterococcus è stata >80%, comprese<br />

infezioni da S.aureus meticillino-resistente (MRSA) e meticillino-sensibile (MSSA). L‟esito<br />

clinico con daptomicina è risultato simile sia quando utilizzata come prima linea<br />

terapeutica sia come seconda linea. Daptomicina è risultata ben tollerata anche dove era<br />

richiesto un trattamento prolungato.<br />

Conclusione: Daptomicina ha mostrato una percentuale di successo clinico >80% nelle<br />

infezioni severe da gram-positivi, compresi MRSA e MSSA. Grazie al suo favorevole<br />

profilo di tollerabilità è indicata anche in presenza di comorbidità importanti. La sua rapidità<br />

di azione permette una potenziale riduzione dei tempi di trattamento e di conseguenza<br />

anche dei costi di ospedalizzazione.


18<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 24<br />

- SPONDILODISCITI IN PAZIENTI SOMALE: NON SEMPRE TUBERCOLARI! -<br />

Baragli F.* [1] , Nocentini J. [1] , Montorzi G. [1] , Bartoloni A. [1]<br />

- [1] malattie infettive e tropicali ~ firenze<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: La brucellosi è l‟antropozoonosi più diffusa nel mondo,dovuta a batteri<br />

intracellulari facoltativi del genere Brucella. Si trasmette per ingestione di latte non<br />

pastorizzato prodotto da animali infetti<br />

Obiettivo: Segue descrizione di caso clinico di anziana donna africana,abituale<br />

consumatrice di latte di cammello<br />

Risultati: Somala 68enne, in anamnesi calcolosi della colecisti, dolore lombare<br />

ingravescente e pregressa frattura post traumatica L3; ad esame TC evidenza di<br />

spondilodiscite L2-L3. Nel forte sospetto clinico, inizia terapia specifica classica HRZE.<br />

Esami microscopici, PCR su escreato e aspirato paravertebrale negativi per BK,<br />

Quantiferon negativo,mantoux 11x9mm a 72h. Reazione di Wright >1:1600, anticorpi<br />

incompleti negativi, colturale su aspirato positivo per Brucella spp. Iniziata terapia di<br />

associazione con Doxiciclina(DOX) 100 mg/bid + Gentamicina(GENT) 1,7<br />

mg/kg/q8h,interrotta dopo 10 giorni per vomito incoercibile,sostituita con<br />

Cotrimoxazolo(TMP-SMX) +GENT,stoppata per Insufficienza renale acuta.Ad oggi in<br />

terapia con la sola DOX,discretamente tollerata.<br />

Conclusione: Sia TB che brucellosi sono infezioni sistemiche croniche granulomatose. Il<br />

coinvolgimento osteoarticolare (spondilite,sacroielite, artrite) è la complicanza più comune.<br />

La brucellosi colpisce perlopiù la colonna lombare ed una sola vertebra; la TB predilige la<br />

colonna medio dorsale, più spesso multi metamerica, causante ascessi paravertebrali e<br />

collasso vertebrale. Alla sola RMN impossibile una diagnosi differenziale. La sierologia<br />

può risultare falsamente negativa per il fenomeno di prozona. Si riporta la rivisitazione<br />

(2006, Ioannina) delle WHO Guidelines (1985): per brucellosi classica (DOX) 100 mg/bid<br />

6 sett + rifampicina (RIF) 600-900 mg sei sett o DOX + GENT per 7 giorni.DOX-RIF,<br />

preferita per l‟assunzione orale,è da evitare in zone coendemiche TB. Per la brucellosi<br />

ossea è consigliata durata minima terapeutica di tre mesi per ridurre il tasso di recidive,<br />

oltre ad immobilizzazione ortesica e follow up RMN.


19<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 74<br />

- MALATTIA DI LYME ED ALTRE MALATTIE TRASMESSE DA ZECCHE IN FRIULI<br />

VENEZIA GIULIA (FVG) -<br />

Brillo F.* [1] , Cinco M. [2] , Arzese A. [3] , Fornabaio C. [1] , Mangoni E. [3] , Cattani G. [1] , Villa G. [1] , Merelli M. [1] , Della<br />

Siega P. [1] , Beltrame A. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive, S.M. Misericordia Azienda Ospedaliero Universitaria ~ Udine - [2] Laboratorio Spirochete,<br />

Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Trieste ~ Trieste - [3] Dipartimento di Scienze Mediche Sperimentali e<br />

Cliniche, Università di Udine ~ Udine<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: In Italia sono disponibili scarsi dati sulle malattie trasmesse dal morso di<br />

zecca.<br />

Obiettivo: Rilevare prospetticamente le caratteristiche epidemiologiche, microbiologiche e<br />

cliniche dei pazienti con malattie trasmesse da zecche afferenti alla Clinica di Malattie<br />

Infettive di Udine (FVG). Sangue, liquor e cute di pazienti con sintomatologia compatibile<br />

con la malattia di Lyme e con sierologia positiva sono stati esaminati per la presenza di<br />

DNA di B. burgdorferi mediante amplificazione del gene OspA e sequenziazione<br />

dell‟amplificato per risalire alla genospecie. Gli stessi campioni sono stati esaminati per<br />

Babesia, Rickettsia e Anaplasma phagocytophilum mediante PCR.<br />

Risultati: Dal 2009 al 2011 sono stati arruolati 16 pazienti, 8 maschi (50%), con età media<br />

di 46 anni (20-80 anni). Cinque pazienti (31.3%) ricordavano un recente morso mentre 7<br />

(43.8%) un‟esposizione in area a rischio negli ultimi 12 mesi. Due pazienti (12.5%)<br />

presentavano sintomi e segni clinici compatibili con la malattia precoce localizzata<br />

(eritema migrante), 12 (75%) precoce disseminata (3 con lesioni cutanee multiple, 2 con<br />

problemi articolari, 3 con segni neurologici), 2 (12.5%) malattia tardiva (cardiaca,<br />

neurologica-articolare). Sei pazienti (37.5%), tutti con la forma precoce disseminata, sono<br />

risultati positivi alla borrelia (3 sangue, 2 liquor, 2 cute). Sono state identificate 3 B. afzelii,<br />

2 B. garinii, 1 B. burdorferi sensu strictu. Tutti i campioni sono risultati negativi alle altre<br />

patologie trasmesse da zecca.<br />

Conclusione: L‟identificazione delle specie di borrelia e la mappatura dell‟area<br />

d‟acquisizione di queste, associate alle differenti manifestazioni cliniche rappresentano un<br />

avanzamento della conoscenza in Italia di questa malattia ad elevata morbilità.


<strong>Abstract</strong> 15<br />

- QUANDO E COME TRATTARE L'ECHINOCOCCOSI CISTICA UMANA -<br />

Caremani M.* [1] , Tacconi D. [1] , Giorni P. [1] , Lapini L. [1]<br />

- [1] SC Malattie Infettive Ospedale S.Donato ~ Arezzo<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

20<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: L‟echinococcosi cistica(EC) è da considerare una malattia parassitaria orfana<br />

e negletta<br />

in quanto l‟impiego di nuovi farmaci e di nuovi sistemi terapeutici, non sono stati accettati<br />

dalla comunità scientifica internazionale con la necessaria attenzione.<br />

Obiettivo: L‟ecografia (US) è la metodica per imaging che consente, diagnosi e stadio di<br />

malattia e permette di decidere il trattamento perché esiste una correlazione tra biologia<br />

del parassita ed immagini ecografiche. Questo ha consentito di esprimere una<br />

classificazione clinico ecografica della EC che suddivide le lesioni parassitarie in tre<br />

gruppi: I lesioni attive, II transizionali e III inattive . Le prime necessitano di terapia, mentre<br />

le altre solo di controlli.<br />

La chirurgia attualmente rimane un importante opzione della EC complicata<br />

mentre è sempre più sostituita dalla terapia medica (Albendazolo), dai trattamenti<br />

percutanei<br />

e dal watch and wait.<br />

Risultati: Dal Gennaio 1986 al Giugno 2011 nella SC di Malattia Infettive dell‟Ospedale<br />

S.Donato di Arezzo sono stati seguiti 435 pazienti affetti 634 EC di cui 497 del fegato(<br />

393 pz), 68 peritoneali (7 pz) , 24 del polmone (10 pz),14 muscolari(5 pz) 22 spleniche<br />

(13pz) 6 renali(4 pz ) 3 vertebrali (3 pz).167 cisti (134 pazienti) considerate inattive alla<br />

diagnosi (Gruppo 3 nel 95%) sono state seguite per 1-23 anni e non hanno mostrato mai<br />

segni ecografici di recidiva della malattia,<br />

107 cisti ( 43 pazienti) sono state trattate solo con Albendazolo .<br />

335 cisti idatidee (27 pazienti) sono stati trattate con PAIR/PEI associato all‟Albendazolo .<br />

7 pazienti (9 cisti) sono stati sottoposti a terapia chirurgica.<br />

L‟EC trattata con PAIR/PEI ha consentito una RC nel 92,30% (300) con percentuali di<br />

recidiva del 7,0% (25), mortalità assente e complicanze nel 5,23%.<br />

Conclusione: L‟US nella EC permette di valutare vitalità del parassita ed indica l‟iter<br />

terapeutico, mentre l‟ecografia interventistica ha modificato la storia naturale della<br />

echinococcosi epatica.


21<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 31<br />

- CAT-SCRATCH DISEASES (CSD) CON COINVOLGIMENTO SPLENICO<br />

MULTIFOCALE IN PAZIENTE IMMUNOCOMPETENTE: CONTRIBUTO DELLA<br />

DIAGNOSI MOLECOLARE. -<br />

Caroleo B.* [1] , Corigliano D. [2] , Lamberti A. G. [3] , Marascio N. [3] , Dodaro A. [3] , Mazza I. [1] , Staltari O. [1] ,<br />

Giancotti A. [3] , Barreca G. S. [3] , Greco S. [1] , Liberto M. C. [3]<br />

- [1] UO Malattie Infettive, AOU "Mater Domini" ~ Catanzaro - [2] AO, UO Malattie Infettive ~ Vibo Valenzia - [3] Facoltà di<br />

Medicina, Cattedra di Microbiologia ~ Catanzaro<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: La Cat-Scratch Disease (CSD) è una linfo-reticulosi benigna causata da B.<br />

henselae. In pazienti immunodepressi presenta forme sistemiche granulomatose severe<br />

(Clin Infect Dis 2004 39:21-4).<br />

Obiettivo: Riportiamo un raro caso di CSD con coinvolgimento splenico multifocale in<br />

adulto immunocompetente.<br />

Risultati: Donna di 34 aa;da 20 gg febbricola serotina; quindi iperpiressia e dolore<br />

all‟ipocondrio sx. US:6 lesioni ipoecogene spleniche (6-12.5 mm).Ricovero per sospetto<br />

linfoma splenico. EO: linfonodi ascellari sx;dolore all‟ipocondrio sx.TC:38°C.Presenza di<br />

piccolo nodulo sc al polpastrello del 2° dito mano sx, in corrispondenza di un morso di<br />

gatto subito 2 mesi prima. RM: 4 formazioni ipointense in T1 e iperintense in T2 con<br />

enhancement periferico. Emocoltura, Reazioni di W-W e W-F,Anti-Toxo,-EBV,-CMV,-HIV<br />

negativi. Anticorpi anti-B. henselae IgG 1:320/IgM 1:400.Diagnosi molecolare eseguita su<br />

sangue attraverso analisi della Tm mediante SYBR Green I PCR real time quantitativa<br />

(primers genere specifici per la regione ITS e per il gene pap31e specie specifici per il<br />

gene i bqtR)<br />

Terapia: Azitromicina ev (500 mg/die) per 5 gg, con risoluzione della febbre;switch a<br />

terapia orale:Claritromicina 500 mgx2/die e Rifampicina 600 mg/die, per ulteriori cinque<br />

sett. Regressione delle localizzazioni spleniche e linfonodali fino a scomparsa<br />

documentata da US e RM effettuata dopo due mesi dall‟inizio del trattamento. Al 28°<br />

giorno di terapia: IgG 1:2560/IgM1:100. Follow up DNA di B. henselae corrispondenti a<br />

CFU/ml: incremento da batteriolisi al 7° giorno di terapia (3.46 x 103 CFU/ml), valori di<br />

1.13 x 102 CFU/ml a fine terapia.<br />

Conclusione: La casistica di CSD rivela un incremento di episodi clinici severi tra soggetti<br />

immunocompetenti (J Med 2008;66:160-162) con diagnosi spesso formulata su reperto<br />

operatorio. Questo caso sottolinea l‟importanza della anamnesi e della nostra metodica<br />

molecolare, che ha permesso una diagnosi precoce ed una terapia risolutiva con la<br />

conservazione della milza.


22<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 107<br />

- INFEZIONE DA ERYSIPELOTHRIX RHUSIOPATHIAE. FORMA CUTANEO DIFFUSA<br />

IN UN PAZIENTE CIRROTICO -<br />

Cascio A.* [1] , Stassi G. [3] , Squadrito G. [2]<br />

- [1] Servizio di Medicina Tropicale e Parassitologia - Università di Messina ~ Messina - [2] UOC di Epatologia Clinica e<br />

Molecolare - Università di Messina ~ Messina - [3] UOC di Microbiologia - Università di Messina ~ Messina<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: E. rhusiopathiae è un commensale/patogeno di molti vertebrati e invertebrati. I<br />

suini rappresentano il serbatoio più importante. La malattia umana è una zoonosi acquisita<br />

in genere professionalmente. La porta di ingresso è di solito una ferita sulla mano, ma<br />

l‟infezione può anche essere acquisita mangiando cibo contaminato poco cotto. Nell‟uomo<br />

sono descritte 3 forme cliniche: una forma localizzata, una forma cutanea diffusa, e una<br />

forma batteriemica che si verifica con o senza endocardite.<br />

Obiettivo: Descrivere un rarissimo caso di forma cutaneo diffusa occorso in una donna di<br />

53 anni con cirrosi Child-Pugh B HCV-correlata.<br />

Risultati: La paziente era giunta alla nostra osservazione con una storia di 3 giorni di<br />

febbre alta (t, 39,5 °C) e una eruzione cutanea non pruriginosa. EO FC 88/min, FR 18/min.<br />

Numerose lesioni a bersaglio di grandi dimensioni (circa 15 cm) con anelli concentrici<br />

rosso opaco, rosa o violaceo che circondano un centro chiaro (simili a quelli della malattia<br />

di Lyme) erano presenti sul tronco e degli arti. Le mucose erano indenni e non vi era<br />

edema agli arti o al volto. Addome trattabile e ottusità mobile come da ascite, no flapping<br />

tremor. GB 12.000/mm3, PCR di 3,4 mg/L. Eco addome: ascite, assenza di lesioni focali o<br />

trombosi della vena porta. Veniva intrapresa terapia con levofloxacina per os, due gg dopo<br />

la pz sfebbrava e tutte le lesioni gradualmente miglioravano acquisendo un aspetto<br />

romboidale (simile a quello della erisipela suina). Nel frattempo pervenivano i referti delle<br />

emoculture che evidenziavano la presenza di un piccolo batterio gram+ identificato come<br />

E. rhusiopathiae. Nella nostro paziente la forma cutanea diffusa è stata associata a una<br />

forma batteriemica senza endocardite. Batteriemia in assenza di endocardite sono state<br />

descritta in alcolisti e in pz in trattamento con farmaci immunosoppressivi.<br />

Conclusione: Il paziente cirrotico deve evitare il contatto con animali e l‟ingestione di<br />

carni poco cotte.


23<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 106<br />

- AORTITE BRUCELLARE, COMPLICANZA PERICOLOSA E SPESSO NON<br />

CORRETTAMENTE DIAGNOSTICATA. DESCRIZIONE DI TRE CASI E REVISIONE<br />

DELLA LETTERATURA -<br />

Cascio A.* [3] , De Caridi G. [2] , Benedetto F. [2] , Stilo F. [2] , Passari G. [2] , Spinelli F. [2]<br />

- [2] UO di Chirurgia Vascolare - Università di Messina ~ Messina - [3] Servizio di Medicina Tropicale e Parassitologia -<br />

Università di Messina ~ Messina<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: L‟aortite è una rara complicanza della brucellosi.<br />

Obiettivo: Descrivere 3 casi di aortite brucellare occorsi negli ultimi 10 anni presso la<br />

nostra azienda e effettuare una sistematica revisione della letteratura sull‟argomento.<br />

Risultati: Si tratta di due uomini e una donna residenti in Sicilia con età di 67, 79 e 80<br />

anni, di cui soltanto uno era a conoscenza di aver sofferto in passato di brucellosi. Tutti e<br />

tre lamentavano astenia, pallore e perdita di peso; il dolore era riferito in regione lombare,<br />

in fossa iliaca destra o in regione sovra ombelicale. La diagnosi di aortite o di aneurisma<br />

micotico è stata eseguita tramite TC. In tutti e tre i casi c‟è stato un coinvolgimento<br />

dell‟aorta addominale sottorenale e un concomitante coinvolgimento della colonna<br />

lombare. Due pazienti andarono incontro a by pass aortofemorale dopo resezione<br />

dell‟aneurisma e una di loro dopo 30 giorni morì a seguito di peritonite. L‟altro paziente, in<br />

quanto inoperabile per le gravi condizioni, è stato trattato con successo per via<br />

endovascolare. Nei due pazienti sopravvissuti è stata praticata terapia con rifampicina e<br />

doxiciclina per 9 mesi, e a distanza di 2 anni, non hanno presentato ricadute. In letteratura<br />

abbiamo trovato altri 36 casi di aortite brucellare di cui 8 con esito infausto. La maggior<br />

parte dei casi provenivano da paesi del Mediterraneo con una età mediana di 59 anni e<br />

nella metà dei casi vi era un rischio occupazionale. L‟aorta toracica era coinvolta in 12<br />

casi e nei 10 casi in cui era interessato il tratto ascendente vi era anche un coinvolgimento<br />

valvolare.<br />

Conclusione: Pazienti con età > 50 anni, con emocoltura positiva per Brucella e dolore<br />

lombare o addominale dovrebbero andare incontro ad un work up diagnostico per<br />

escludere la formazione di aneurismi. Al contrario la brucellosi dovrebbe essere<br />

considerata nei pazienti con aneurismi micotici o con pseudo aneurismi provenienti da<br />

zone endemiche.


24<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 82<br />

- ZECCHE CIRCOLANTI IN SARDEGNA, VETTORI DI GRAVI PATOLOGIE<br />

TRASMISSIBILI ALL’UOMO -<br />

Chisu V.* [1] , Foxi C. [1] , Mastrandrea S. [1] , Porcu R. [1] , Satta G. [1] , Masala G. [1]<br />

- [1] Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna-Sassari ~ Sassari<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: Le malattie trasmesse da zecche rivestono un ruolo di primaria importanza<br />

nella sanità pubblica. Lo studio dei vettori, l‟aumento delle aggressioni verso l‟uomo e<br />

l‟emergere di nuove patologie causate da nuovi agenti patogeni sta richiamando<br />

l‟attenzione del mondo medico-veterinario<br />

Obiettivo: Con questo lavoro forniamo informazioni sulla distribuzione delle zecche in<br />

Sardegna al fine di valutarne l‟infezione naturale ed individuare misure di prevenzione e di<br />

controllo delle zecche nei diversi ospiti secondari.<br />

Risultati: Dal 2004 al 2010, 2440 zecche raccolte da animali selvatici e domestici sono<br />

state classificate, sottoposte ad analisi molecolare e ad isolamento per ricerca di patogeni,<br />

su specifico substrato cellulare.<br />

Le zecche appartenevano ai generi: Ixodes, Rhipicephalus, Hyalomma, Haemaphysalis e<br />

Dermacentor. Si è evidenziata positività per Rickettsia spp., E. canis, A. phagocitophylum,<br />

C. burnetii e Bartonella. spp.. Il sequenziamento di campioni positivi per Rickettsia spp. ha<br />

evidenziato la presenza di Rickettsia aeschlimannii, R. massiliae , R. slovacca e una<br />

nuova rickettsia denominata 'Candidatus Rickettsia barbariae'<br />

Conclusione: La Sardegna è la seconda regione Italiana per numero di notifiche di casi<br />

clinici umani ascrivibili a Rickettsiosi in senso lato. E‟ quindi di fondamentale importanza<br />

acquisire informazioni sull‟epidemiologia dei microrganismi veicolati dalle zecche.<br />

Abbiamo evidenziato che circolano nel territorio: Rickettsia aeschlimannii, R. massiliae; R.<br />

slovacca e 'Candidatus Rickettsia barbariae'. Di questi microrganismi, causa di una<br />

sindrome denominata “SENLAT” (scalp eschar and neck lymphadenopathy) che riassume<br />

l‟entità clinica che si verifica dopo il morso di una zecca, è quindi importante conoscere il<br />

grado di patogenicità.


25<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 180<br />

- LEPTOSPIROSI: NON DIMENTICARLA. LA REALTÀ EPIDEMIOLOGICA TOSCANA<br />

2000-2011. DESCRIZIONE DI DUE CASI CLINICI RECENTEMENTE OSSERVATI. -<br />

Croci L.* [1] , Ricciardi B. [1] , Allegri M. P. [1] , Benvenuti M. [2] , Carli T. [1] , Chigiotti S. [1] , Fabbri C. [2] , Messeri D. [2] ,<br />

Riccardi M. P. [1] , Vivarelli A. [2] , Pecori L. [3] , Esperti F. [2] , Nencioni C. [1] , Toti M. [1] , Trezzi M. [2]<br />

- [1] U.O. Malattie Infettive - Ospedale della “Misericordia” ~ Grosseto - [2] U.O. Malattie Infettive – Ospedale del “Ceppo”<br />

~ Pistoia - [3] Settore Servizi di Prevenzione in Sanità Pubblica e Veterinaria ~ Regione Toscana<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: L‟epidemia di Leptospirosi,zoonosi tipicamente tropicale, in Repubblica Ceca e<br />

l‟aumento delle sieroconversioni in Veneto entrambe dopo le inondazioni del 2002, sono<br />

un esempio di come anche in Europa i cambiamenti climatici contribuiscono a modificare<br />

l‟epidemiologia delle malattie infettive.<br />

Obiettivo: Epidemiologia Toscana della Leptospirosi dal 2000 ad oggi e descrizione degli<br />

ultimi 2 casi clinici osservati.<br />

Risultati: In Toscana la leptospirosi resta una malattia sporadica con 26 casi notificati<br />

negli ultimi 10 anni e con picchi ogni 3-4 anni. Primo caso:uomo di 34 aa, operaio presso<br />

allevamento di bufale situato in zona ricca di acquitrini,si ricovera presso UO Malattie<br />

Infettive di Grosseto nel 11/2010, per febbre, cefalea, difficoltà a mantenere la stazione<br />

eretta. Meningite confermata da rachicentesi con esami microbiologici negativi.<br />

Persistenza di febbre,versamento pleurico e comparsa di ittero colestatico; effettua<br />

sierologia per leptospira positiva(sierotipo Castellonis ceppo Castellon 3). Dimesso dopo<br />

terapia con ceftriaxone e risoluzione del quadro. Secondo caso:uomo di 61 anni, abuso<br />

alcolico,diabetico, calcolosi colecisti; recente pulizia di fognatura privata, senza protezione<br />

alcuna. Si ricovera presso UO Malattie Infettive di Pistoia nel 04/2011, per comparsa di<br />

vomito, febbre, artromialgie ed ittero cutaneo. Markers epatitici ed ecoaddome negativi.<br />

Leptospirosi confermata sierologicamente (in corso tipizazzione presso ISS); terapia con<br />

ceftriaxone e steroidi. Il paziente,convalescente, viene dimesso con diagnosi di<br />

Leptospirosi (Weil‟s disease) con coinvolgimento multiorgano per insufficienza renale<br />

acuta, epatite colestatica, interstiziopatia polmonare, anemizzazione. Mai presenti segni<br />

meningei, ecocuore negativo.<br />

Conclusione: Non dimenticare la leptospirosi nella diagnosi differenziale delle sindromi<br />

febbrili e ricercare all‟anamnesi epidemiologica quei fattori di rischio (esposizione ad<br />

acque contaminate o animali, viaggi in aree tropicali) in aumento nei paesi industrializzati.


26<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


<strong>Abstract</strong> 9<br />

- SIEROPREVALENZA DELL’INFEZIONE DA ORTHOPOXVIRUS IN UNA<br />

POPOLAZIONE DI VETERINARI E GATTI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA -<br />

27<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Beltrame A. [5] , Castilletti C. [2] , Troi A. [3] , Arzese A. [4] , Ndip Nganyuo E. [5] , Lapa D. [2] , Di Caro A. [2] , Del Pin<br />

B.* [5] , Bragantini F. [5] , Capobianchi M. R. [2]<br />

- [2] Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” ~ Roma - [3] Associazione Italiana Veterinari Patologia<br />

Felina ~ Italia - [4] Istituto di Microbiologia, Università di Udine ~ Udine - [5] Clinica di Malattie Infettive, Azienda<br />

Ospedaliero Universitaria S. M. Misericordia ~ Udine<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: In Friuli Venezia Giulia (FVG) sono stati notificati due casi di malattia da<br />

orthopoxvirus in giovani veterinari venuti a contatto con 2 diversi gatti domestici malati. In<br />

Europa i dati di sieroprevalenza di quest‟infezione nella popolazione felina variano dal 2%<br />

al 10.1%. I casi di malattia umana potrebbero aumentare come conseguenza della<br />

sospensione della vaccinazione del vaiolo (1976 in Italia) la quale conferisce<br />

un‟immunoprotezione nei confronti di altri orthopoxvirus.<br />

Obiettivo: Ottenere la sieroprevalenza dell‟infezione da orthopoxvirus nei gatti domestici e<br />

di colonia e nei veterinari del FVG (test di neutralizzazione) per valutare l‟estensione di un<br />

emergente problema di sanità pubblica.<br />

Risultati: L‟analisi preliminare è stata ottenuta analizzando 36 veterinari e 188 gatti<br />

arruolati dal Febbraio 2010.<br />

L‟età mediana dei veterinari era di 42 anni (25-57 anni); 17 (47.2%) riportavano una<br />

precedente vaccinazione al vaiolo. I veterinari riportavano un‟esperienza lavorativa<br />

mediana di 16 anni (range, 1-31 anni) e 10 di questi (28.6%) riportavano una precedente<br />

esposizione a più di 10 gatti affetti da dermatite ulcerativa. Solo 9 soggetti (25%)<br />

consideravano tale malattia una zoonosi professionale.<br />

La sieroprevalenza all‟infezione da orthopoxvirus nei veterinari era 33.3% con variazioni<br />

importanti a seconda dell‟età (< 30 anni, 0%; 31-40 anni, 15.4%; 41-50 anni, 50%; > 50<br />

anni, 62.5%).<br />

La sieroprevalenza all‟infezione nei gatti era 26.6%. Ventotto gatti sieropositivi (68.3%)<br />

erano domestici, 19 (48.7%) vivevano in area urbana. E‟ stato identificato un gatto affetto<br />

da malattia da orthopoxvirus.<br />

Conclusione: A seguito del riscontro dell‟elevata sieroprevalenza di orthopoxvirus<br />

riscontrata nella popolazione felina del FVG è necessario che tale malattia venga inclusa<br />

nelle diagnosi differenziali delle patologie cutanee del gatto e dell‟uomo, quest‟ultimi a<br />

rischio di vita se immunodepressi. Ulteriori studi epidemiologici dovrebbero essere estesi<br />

alle altre aree del Nord Italia.


28<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 65<br />

- SIEROPREVALENZA DELLA TOXOPLASMOSI IN UNA POPOLAZIONE DI<br />

VETERINARI E GATTI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA -<br />

Beltrame A. [1] , Capelli G. [2] , Castilletti C. [3] , Troi A. [4] , Arzese A. [5] , Ndip Nganyuo E. [1] , Natale A. [2] , Simonato<br />

G. [2] , Marchione S. [2] , Lapa D. [3] , Di Caro A. [3] , Del Pin B.* [1] , Bragantini F. [1] , Capobianchi M. R. [3]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive, S.M. Misericordia Azienda Ospedaliero Universitaria ~ Udine - [2] Istituto Zooprofilattico<br />

Sperimentale delle Venezie, Legnaro ~ Padova - [3] Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” ~<br />

Roma - [4] Associazione Italiana Veterinari Patologia Felina ~ Italia - [5] Dipartimento di Scienze Mediche Sperimentali e<br />

Cliniche, Università di Udine ~ Udine<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: La toxoplasmosi è una zoonosi la cui trasmissione orizzontale avviene a<br />

seguito di ingestione delle oocisti emesse dal gatto con le feci, presenti nel terreno o<br />

contaminanti gli alimenti, e delle cisti contenute nella carne cruda di animali infetti. I<br />

veterinari potrebbero essere considerati a rischio di acquisire la toxoplasmosi poiché in<br />

costante contatto con gatti potenzialmente infetti.<br />

Obiettivo: Valutare la sieroprevalenza della toxoplasmosi nei veterinari e nei gatti del<br />

Friuli Venezia Giulia (FVG). Per ogni veterinario e gatto è stato raccolto del siero ed è<br />

stato compilato un questionario epidemiologico.<br />

Risultati: L‟analisi preliminare è stata ottenuta su 36 veterinari e 52 gatti arruolati dal<br />

Febbraio 2010 all‟Ottobre 2011. L‟età mediana dei veterinari era di 42 anni (25-57 anni),<br />

20 (55.6%) di sesso femminile. Dieci veterinari (30.3%) riportavano contatti con più di 10<br />

gatti a settimana. Solo 10 veterinari (30.3%) erano a conoscenza del loro status<br />

sierologico. Trentaquattro veterinari (94.4%) si consideravano soggetti a rischio di<br />

acquisire la malattia durante l‟attività lavorativa (zoonosi professionale). La<br />

sieroprevalenza della toxoplasmosi nei veterinari era 27.8% (10/36); nel sottogruppo<br />

femminile era 15% (3/20). Tra le 17 donne sieronegative, 12 (70.6%) erano nullipare. La<br />

sieroprevalenza all‟infezione nei gatti era 66.7% (28/52). Quindici gatti sieropositivi<br />

(53.6%) erano di proprietà, 7 (25%) vivevano in area urbana.<br />

Conclusione: Le analisi preliminari dimostrano una bassa sieroprevalenza della<br />

toxoplasmosi nella popolazione veterinaria (27.8%). In particolare, il basso valore<br />

riscontrato nel sottogruppo femminile (15%), confrontato con quello di una popolazione di<br />

gravide italiane (34.3%), nonostante l‟elevata sieroprevalenza nella popolazione felina<br />

(66.7%), rimarcherebbe lo scarso ruolo del gatto nella trasmissione diretta della<br />

toxoplasmosi.


29<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 266<br />

- SEPSI E MENINGITE DA LISTERIA MONOCYTOGENES IN UN PAZIENTE<br />

DIABETICO -<br />

Franchi C.* [1] , Cigardi B. [1] , Biliotti E. [1] , Palazzo D. [1] , Di Paolo A. [1] , Marsiglia C. [1] , Gallinaro V. [1] , De Angelis<br />

M. [1] , Taliani G. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Tropicali, Dipartimento di Medicina Clinica, Sapienza Università di Roma ~ Roma<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: Listeria monocytogenes è un bacillo gram positivo in grado di causare una<br />

malattia a trasmissione alimentare denominata listeriosi.<br />

Obiettivo: In Italia nel periodo dal 1996 al 2007 sono stati notificati in media 50-60<br />

casi/anno con un‟incidenza di circa 0,1 casi/100.000 abitanti.<br />

Negli Stati Uniti Listeria monocytogenes è responsabile del 3.4% delle meningiti batteriche<br />

(1998-2007)<br />

Risultati: Nell‟aprile 2011 viene ricoverato presso il nostro reparto un uomo di 64 anni con<br />

una storia di febbre elevata da 5 giorni.<br />

Il paziente era affetto da diabete mellito, cardiopatia ischemica ed epatite cronica C; si<br />

presentava febbrile, tachicardico, vigile e orientato.<br />

Gli esami ematochimici mostravano una leucocitosi neutrofila, anemia e piastrinopenia<br />

associata ad incremento degli indici di flogosi con radiografia del torace negativa per<br />

addensamenti pleuroparenchimali.<br />

Dopo aver eseguito emocolture veniva iniziata terapia empirica con Ceftriaxone.<br />

Il giorno successivo al ricovero le condizioni cliniche peggioravano per la comparsa di<br />

sindrome meningea con alterazione dello stato di coscienza, dispnea con ipossiemia<br />

severa. Il paziente iniziava ventilazione non invasiva mediante casco per CPAP e terapia<br />

empirica con ampicillina.<br />

La rachicentesi evidenziava liquor torbido con prevalenza di polimorfonucleati, iper<br />

proteinorrachia ed ipoglicorrachia. L‟esame microbiologico diretto era negativo per forme<br />

batteriche.<br />

In 5° giornata l'emocoltura eseguita al momento del ricovero risultava positiva per Listeria<br />

monocytogenes e si modificava la terapia associando gentamicina.<br />

Conclusione: Le condizioni cliniche sono progressivamente migliorate ed il paziente è<br />

stato dimesso dopo 28 giorni di terapia in buone condizioni generali.<br />

Tutte le emocolture e la coltura del liquor eseguite sono risultate sterili.


<strong>Abstract</strong> 289<br />

- EPIDEMIOLOGIA DELL’ECHINOCOCCOSI CISTICA IN ITALIA -<br />

Garippa G.* [1]<br />

30<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

- [1] Sezione Parassitologia e Malattie Parassitarie, Dipartimento di Biologia Animale - Facoltà di Medicina Veterinaria ~<br />

Sassari<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: Echinococcosi cistica (CE) è un importante problema di sanità pubblica ed<br />

economico in numerose aree del mondo, regione mediterranea compresa. In Italia la<br />

mancanza di dati ufficiali e lo scarso livello di segnalazione impedisce di avere un quadro<br />

attendibile della diffusione.<br />

Obiettivo: Presentare la situazione epidemiologica dell‟ EC degli animali in Italia.<br />

Risultati: In Italia, sono state identificate le seguenti specie/ceppi di Echinococcus spp: E.<br />

granulosus sensu stricto (genotipi G1, G2, G3), E. equinus (G4), E. ortleppi (G5), ed il<br />

ceppo suino (G7). La parassitosi è presente negli animali domestici, selvatici e nell‟uomo.<br />

Prevalenze:<br />

Nord Italia: ovini 0,1-0,5% (in alcune zone, ovini adulti 25-45%); bovini 0,03-0,5% (1,4% in<br />

un'area dell‟ Emilia-Romagna); cavalli 0,3%; suini 20% sono<br />

state riscontrate in cani e lupi di alcune valli Piemontesi.<br />

Centro Italia: ovini e caprini 20-80%, bovini 7-15%, con una fertilità rispettivamente del 5%<br />

e del 1%; suini 0,3-0,8%; cani 4-31%; lupi 15%; cinghiali 5%. Nel Lazio, i rapporti ufficiali<br />

evidenziano prevalenzei


<strong>Abstract</strong> 170<br />

- MALATTIA DI LYME A BELLUNO: 20 ANNI DI ESPERIENZA -<br />

Granata C.* [1] , Guzzo F. [1] , Mondardini V. [1] , Francavilla E. [1]<br />

- [1] ~ Belluno<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

31<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: La Malattia di Lyme è una zoonosi tuttora ampiamente presente nel Nord –<br />

Est d‟Italia, specialmente in quelle zone boschive le cui caratteristiche climatiche e<br />

faunistiche costituiscono un ambiente ideale per la diffusione di tale patologia.<br />

Obiettivo: E‟importante diffondere informazioni aggiornate circa l‟epidemiologia, le diverse<br />

forme cliniche con cui può manifestarsi, la terapia e la profilassi.<br />

Ciò anche in relazione alla notevole frequentazione turistica di tali aree di endemia e al<br />

rischio di incompleta o mancata risposta alla terapia delle forme tardive.<br />

Risultati: Presso l‟U.O. di Malattie infettive dell‟Ospedale di Belluno da gennaio 1992 a<br />

giugno 2011 sono stati osservati 1291 pazienti con malattia di Lyme. La manifestazione<br />

più frequente è stata l‟eritema migrante: 1169 (90,5%) di cui 1128 eritemi singoli e 41<br />

multipli; in 22 casi l‟eritema si associava ad altre manifestazioni locali (5 linfoadeniti<br />

satelliti, 1 paralisi del facciale, 1 linfocitoma cutaneo, 2 artriti) o sistemiche (13 casi). Sono<br />

stati diagnosticati anche 48 (3,7%) forme sistemiche non associate ad eritema, 20 (1,5%)<br />

neuroborreliosi, 17 (1,3%) forme paucisintomatiche, 15 (1,1%) casi di acrodermatite, 11<br />

(0,8%) artriti, 8 (0,6%) linfocitomi cutanei, 2 (0,15%) forme cardiologiche, 1 (0,07%)<br />

sospetta uveite. Nei casi in cui è stato possibile effettuare la tipizzazione del ceppo isolato,<br />

si è evidenziata una netta prevalenza di B. afzelii rispetto a B.garinii e B. burgdorferi sensu<br />

stricto.<br />

Conclusione: I dati degli ultimi anni hanno evidenziato una tendenza alla riduzione del<br />

numero dei casi giunti alla nostra osservazione, ciò in relazione ad una maggiore<br />

attenzione e competenza dei medici di Medicina generale con conseguente spostamento<br />

sul territorio dei casi di più semplice gestione.<br />

E‟ emersa anche una riduzione delle forme croniche determinata da un più frequente<br />

intervento terapeutico nelle fasi precoci della malattia.


32<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 38<br />

- SVILUPPO DI CARCINOMA BASOCELLULARE ASSOCIATO A LEISHMANIOSI<br />

CUTANEA -<br />

Lamberti A. G.* [1] , Caroleo B. [2] , Barreca G. S. [3] , Cardona R. [4] , Tomaino G. [2] , Conforti F. [5] , Staltari O. [2] ,<br />

Matera G. [1]<br />

- [1] Facoltà di Medicina, Cattedra di Microbiologia ~ Catanzaro - [2] AOU "Mater Domini", UO Malattie Infettive ~ Catanzaro<br />

- [3] AOU "Mater Domini", UO MIcrobiologia ~ Catanzaro - [4] AOU "Mater Domini", UO Chirurgia Generale ~ Catanzaro -<br />

[5] AOU "Mater Domini", UO Anatomia Patologica ~ Catanzaro<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: La Leishmaniosi cutanea(LC) è endemica nel bacino del Mediterraneo. Il<br />

ca.basocellulare(CB) è una neoplasia che si sviluppa nelle aree cutanee esposte al sole e<br />

può originare da esiti cicatriziali.<br />

Obiettivo: Presentiamo un caso di CB associato a LC.<br />

Risultati: Ad Aprile 2011,afferisce all‟Ambulatorio di M. Infettive,pz. di sesso feminile,<br />

proveniente da Chernobyl ed in Calabria da 2 aa;11 mesi prima,in sede sopraorbitaria<br />

destra,compariva piccola papula eritematosa, pruriginosa;lentamente si espandeva<br />

trasformandosi in lesione nodulare rossastra e quindi ulcerata e sanguinante.La lesione<br />

aveva un diametro di 1 cm con bordo eritematoso,duro e rilevato e centro<br />

spianato,ricoperto da squamo-croste. Assenza di linfoadenomegalie e di lesioni analoghe<br />

altrove.Per evoluzione ed aspetto si ipotizzava una LC che veniva sottoposta a biopsia<br />

incisionale per esame istologico e ricerca degli acidi nucleici di Leishmania utilizzando una<br />

metodica di PCR Real-Time con SYBR Green I.L‟analisi della curva di melting degli<br />

amplificati ottenuti utilizzando i primers JW11 e JW12,metteva in evidenza il DNA di<br />

Leishmania spp.(J. Microb. Meth.2002; 51(3):295-9).All‟istologia il tessuto era compatibile<br />

per CB.La paziente veniva sottoposta ad intervento di escissione della neoformazione con<br />

conferma istologica di CB;alla colorazione di Giemsa si osservavano rarissimi amastigoti<br />

di Leishmania.<br />

Conclusione: Alcuni AA hanno descritto l‟insorgenza di CB su cicatrici anche da<br />

pregresse lesioni da Leishmania(J Craniofac Surg 2007;18(3):708-10.Clin Exp Dermatol<br />

2005;30(4):444-5).E‟ ipotizzabile che l‟esposizione alle radiazioni e le caratteristiche<br />

etniche abbiano accelerato la carcinogenesi su una lesione infettiva sottoposta a<br />

microtrauma da grattamento;esposizione ed etnia devono considerarsi per una corretta<br />

valutazione di lesioni cutanee.Le tecniche di Microbiologia molecolare hanno consentito<br />

una diagnosi eziologica sul tessuto derivato da lesione insorta molto tempo prima,e con<br />

bassissima carica parassitaria.


33<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 183<br />

- RICKETTSIOSI EMERGENTI: PRIMA IDENTIFICAZIONE DI RICKETTSIA<br />

MONACENSIS COME CAUSA DI MSF-LIKE ILLNESS IN ITALIA -<br />

Madeddu G.* [1] , Caddeo A. [1] , Mancini F. [2] , Ciervo A. [2] , Fiori M. L. [1] , Rezza G. [2] , Mura M. S. [1]<br />

- [1] Istituto di Malattie Infettive, Università di Sassari ~ Sassari - [2] Dipartimento di Malattie Infettive, Istituto Superiore di<br />

Sanità ~ Roma<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: Rickettsia conorii, l‟agente eziologico della febbre eruttiva del Mediterraneo<br />

(MSF) era ritenuta l‟unica rickettsiosi presente in Europa. Rickettsia monacensis è stata<br />

descritta per la prima volta in Spagna come possibile agente zoonosico.<br />

Obiettivo: Riportiamo il primo caso clinico descritto in Italia di MSF-like illness da<br />

Rickettsia monacensis ricoverato presso l‟Istituto di Malattie Infettive dell‟Università di<br />

Sassari nell‟Aprile del 2011.<br />

Risultati: Un ragazzo di 28 anni residente nell‟area urbana di Sassari due giorni prima del<br />

ricovero notava la comparsa di una lesione cutanea rotondeggiante rossastra non<br />

pruriginosa nel polpaccio sinistro che, nell‟arco di 24 ore, assumeva un aspetto crostoso<br />

centrale con edema infiammatorio periferico. Contemporaneamente compariva febbre. Gli<br />

esami ematochimici eseguiti all‟ingresso mostravano una lieve leucocitosi, anemia<br />

ipocromica e microcitica e lieve aumento della bilirubinemia indiretta. Obiettivamente<br />

febbrile, presentava una lesione compatibile con tache noire a livello del polpaccio di<br />

sinistra. Iniziava terapia con Doxiciclina 100 mg ogni 12 ore con sfebbramento nell‟arco di<br />

24 ore. Le indagini sierologiche per ricerca Ig anti-Rickettsia conorii (ELISA) erano<br />

negative mentre la ricerca di Ig anti Rickettsia spp, tramite IFI, era positiva con titolo 1:128.<br />

Un campione ottenuto dalla lesione cutanea risultava positivo per la ricerca di Rickettsiae<br />

appartenenti al gruppo delle SFG usando la real time PCR per il gene ompB. Questo dato<br />

è stato confermato dalla sequenza del gene ompA, con entrambi i primers ompA-F e<br />

ompA-R, che ha mostrato un‟identità al 100% con R. monacenais isolato N72.<br />

Conclusione: La ricerca da noi condotta sul campione ottenuto da lesione cutanea ci ha<br />

permesso di identificare, per la prima volta in Italia, R. monacensis come causa di MSFlike<br />

illness. La circolazione di specie di Rickettsiae diverse da R. conorii dovrebbe essere<br />

ulteriormente studiata nelle aree a elevata endemia come la Sardegna.


34<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 184<br />

- PREVALENZA E OUTCOME DELLA FEBBRE ERUTTIVA DEL MEDITERRANEO<br />

NEL BIENNIO 2009-2010 NEL REPARTO MALATTIE INFETTIVE DI SASSARI -<br />

Maida I.* [2] , Floris M. G. [2] , Soddu V. [2] , Manconi G. G. [2] , Madeddu G. [2] , Mura M. S. [2]<br />

- [2] Istituto di Malattie Infettive ~ Sassari<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: La Febbre Eruttiva del Mediterraneo (FEM), causata principalmente dalla<br />

Rickettsia conorii, è la Rickettsiosi più diffusa nelle regioni del bacino del Mediterraneo.<br />

In era pre-antibiotica la mortalità variava dall‟1 al 3% mentre attualmente è


35<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 71<br />

- VALUTAZIONE DELL’ IMPATTO SOCIOECONOMICO DELL’ECHINOCOCCOSI<br />

CISTICA UMANA IN SARDEGNA DAL 2001 AL 2009 -<br />

Mastrandrea S.* [1] , Stegel G. [2] , Piseddu T. [1] , Brundu D. [1] , Ledda S. [1] , Masala G. [1]<br />

- [1] CeNRE- Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna-Sassari ~ Sassari - [2] DIPARTIMENTO DI SCIENZE<br />

BOTANICHE, ECOLOGICHE E GEOLOGICHE-Università degli Studi di Sassari ~ Sassari<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: L‟echinoccoccosi cistica, zoonosi parassitaria causata dal cestode<br />

Echinococcus granulosus, presenta un ciclo che include i cani come ospiti definitivi e<br />

numerosi ungulati come ospiti intermedi; l‟uomo è un ospite occasionale. Nelle regioni a<br />

vocazione economica agropastorale rappresenta un importante problema di sanità<br />

pubblica e lo studio dell‟impatto economico e di disabilità residua è essenziale per<br />

destinare l‟impiego di risorse finanziarie e tecniche. I principali costi dell‟EC umana sono<br />

dati dalla durata dell‟ospedalizzazione, dalla tipologia di intervento e cura, dalla necessità<br />

di ricoveri successivi oltre che dall‟età del paziente, dalla perdita di giornate lavorative,<br />

dalle conseguenze dell‟abbandono delle attività in agricoltura e zootecnia e dalle spese<br />

sostenute dai familiari per l‟assistenza al malato (viaggi e soggiorni)<br />

Obiettivo: La Sardegna e‟ la regione italiana con il maggior tasso di ricovero per CE, pari<br />

a 9,3/100.000ab., nettamente superiore alla media nazionale di 2,0/100.000 ab. riportata<br />

dalla banca dati del Ministero della Salute.<br />

L‟obiettivo del nostro lavoro è stato quello di valutare l‟impatto socio economico della<br />

malattia mediante lo studio retrospettivo di 1409 schede di dimissione ospedaliera<br />

registrate dal 2001 al 2009 negli ospedali regionali<br />

Risultati: Sono stati valutati i costi diretti dovuti all‟ospedalizzazione e i costi indiretti<br />

utilizzando il calcolo degli anni di vita persi a causa della disabilità (DALYs)<br />

Il costo diretto medio per un caso di EC in Sardegna è stato valutato pari a 5970,92 euro.<br />

Il valore di DALYs più elevato, 169,32, è stato valutato nella fascia di età 41-60. I risultati<br />

ottenuti sono sottostimati per la mancanza dei dati riguardanti i pazienti non ospedalizzati<br />

Conclusione: Dalla ricerca svolta è emersa la necessità di una maggiore cooperazione<br />

tra tutte le Istituzioni preposte e incremento dei sistemi di sorveglianza e controllo per<br />

ridurre l‟impatto socioeconomico di questa importante zoonosi


36<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 73<br />

- RICKETTSIA, EHRLICHIA, ANAPLASMA, COXIELLA E BARTO<strong>NELLA</strong>: AGENTI<br />

ZOONOTICI RESPONSABILI DI GRAVI PATOLOGIE EMERGENTI -<br />

Masu G. [1] , Mastrandrea S.* [1] , Tanda A. [1] , Ledda S. [1] , Chessa G. [1] , Masala G. [1]<br />

- [1] Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna-Sassari ~ Sassari<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: Le malattie trasmesse da zecche occupano un ruolo di primaria importanza<br />

nelle patologie infettive a carattere zoonosico. Rickettsiosi in senso lato sono da<br />

considerarsi malattie emergenti favorite dai cambiamenti climatici e socio-ecologici<br />

verificatesi negli ultimi decenni. Le zecche vettori non più relegate ad ambienti e specie<br />

selvatiche possono aggredire categorie professionali come raccoglitori-cacciatori,<br />

allevatori, operatori dei parchi, escursionisti. Artropodi dotati di grande plasticità biologica,<br />

si alimentano su varie specie di ospiti e si sono adattati a diversi serbatoi animali selvatici<br />

e domestici. In Sardegna si osserva un‟elevata incidenza di casi clinici umani con febbre<br />

elevata e sintomi aspecifici: cefalea, fotofobia, dolori muscolari, articolari e astenia. La<br />

presenza di tache noir nella sede del morso della zecca non è costante<br />

Obiettivo: E‟ noto che queste forme cliniche sono determinate da diversi microrganismi<br />

quali Rickettsie, Ehrlichie, Anaplasmi, Coxielle e Bartonelle. A tutt‟oggi nell‟uomo non si<br />

esegue di routine l‟isolamento di questi microrganismi responsabili di patologie che<br />

manifestano gli stessi sintomi. Strutture ospedaliere pubbliche e private si rivolgono ai<br />

laboratori dell‟ Istituto Zooprofilattico per eseguire diagnosi differenziale tra Ehrlichiosi-<br />

Rickettsiosi-Anaplasmosi e Coxiellosi in tutti i casi di sospetta Rickettsiosi clinica e di<br />

Bartonellosi<br />

Risultati: 1789 sieri sono stati analizzati per la ricerca di positività anticorpale per diversi<br />

patogeni e su 4003 IFI eseguite 1068 sono risultate positive.<br />

Nella tabella sono elencate le positività in Immunofluorescenza Indiretta (IFI) per la ricerca<br />

degli anticorpi di classe IgG e IgM per i diversi agenti zoonosici su siero<br />

Conclusione: Esiste una stretta correlazione tra aumento delle zecche e prevalenza delle<br />

infezioni da esse trasmesse. Diversi patogeni possono essere trasmessi da zecche e la<br />

diagnosi differenziale permette una esatta valutazione clinica e terapeutica<br />

IFI gennaio 2003-maggio 2011 IFI Esaminati Classe anticorpale POS<br />

Rickettsia spp. 745 IgG +IgM 70 + 109<br />

Ehrlichia canis 690 IgG +IgM 24 + 21<br />

Anaplasma phagocitophilum 723 IgG +IgM 48 + 52<br />

Coxiella burnetii 789 IgGfase I e II +IgM fase I e II 169 +139<br />

Bartonella spp. 1056 IgG +IgM 196 +282<br />

Tot 4003 465+603<br />

Tabella1: Totale positività IFI per diversi agenti zoonosici su sieri pervenuti dal gennaio 2003 a maggio 2011<br />

per diagnosi differenziale tra Ehrlichiosi-Rickettsiosi- Anaplasmosi, Coxiellosi e la diagnosi di Bartonellosi.


<strong>Abstract</strong> 144<br />

- EPIDEMIA DI TRICHINELLOSI UMANA AD ORGOSOLO -<br />

Mesina P.* [1] , Pozio E. [2]<br />

- [1] ASLN3 ~ NUORO - [2] ISS ~ roma<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

37<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: La Sardegna è stata indenne da trichinellosi fino al 2005.<br />

Obiettivo: Portare alla conoscenza della comunità scientifica gli aspetti epidemiologici e<br />

clinici dell' epidemia di trichinellosi che si è verificata in Sardegna.<br />

Risultati: 19 casi nel 2005 in due focolai distinti Orgosolo e Lanusei.<br />

6 casi nel 2011.<br />

Conclusione: Le abitudini alimentari e la mancanza di controllo dei suini allevati allo stato<br />

brado continua a rappresentare un serio problema per la salute pubblica e per l' economia<br />

dell'isola..<br />

Epidemia di trichinellosi umana ad Orgosolo, Nuoro<br />

Pietro Mesina 1 , Edoardo Pozio 2<br />

1 Reparto Malattie Infettive, Ospedale S. Francesco, Nuoro; 2 Dipartimento MIPI, Istituto Superiore di Sanità,<br />

Roma<br />

La trichinellosi è un’infezione zoonotica documentata negli ultimi 25 anni in 41 paesi del mondo. La<br />

principale fonte di infezione è la carne suina o di cinghiale. La Sardegna è stata considerata libera da<br />

Trichinella sp. fino al 2005 quando nei comuni di Orgosolo (provincia di Nuoro) e Lanusei (provincia<br />

dell’Ogliastra) si sono verificati due episodi epidemici (totale 19 casi) più un singolo caso nel 2007. La fonte<br />

di infezione è stata identificata in suini infetti da Trichinella britovi ed allevati allo stato brado nel<br />

Supramonte di Orgosolo. A gennaio 2011, si è verificata ad Orgosolo una nuova epidemia familiare di<br />

trichinellosi. L’infezione è stata causata dal consumo di salsicce crude preparate in casa con la carne di un<br />

suino allevato allo stato brado sul Supramonte, macellato a dicembre 2010. Sei persone (4 maschi e 2<br />

donne; età media 29,3, range 15-48) sono risultate infette, delle quali 5 sintomatiche ed una asintomatica. I<br />

principali segni e sintomi clinici sono stati: diarrea, vomito, febbre (fino a 40°C), mialgie, mal di testa, edemi<br />

palpebrali, facciali, degli arti inferiori e superiori, esantemi, prurito e disturbi del visus. Questa<br />

sintomatologia era accompagnata da leucocitosi (media 14,6, range 11,11-17,96), eosinofilia (media 32,96;<br />

range 18,1-51,5), e aumento Cpk (media 1090; range 353-2069). La siero-conversione per le IgG anti-<br />

Trichinella con un test ELISA è stata osservata 20 g dopo l’infezione in un soggetto, 30 gg in 4 soggetti e<br />

circa 40 g dopo in un’altro soggetto. Sei mesi dopo l’infezione, gli anticorpi sono stati reperiti in 5 pazienti<br />

su 6. Tutti i pazienti sono stati trattati con successo con albendazolo (400 mg/kg per 2 al giorno, per 14 gg).<br />

I cinque pazienti sintomatici sono stati ospedalizzati per 3-5 gg. L’agente eziologico isolato dalle salsicce è<br />

stato identificato come T. britovi.


38<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 90<br />

- LINFADENITE DA B.HENSELAE IN PAZIENTE CON PREGRESSA INFEZIONE:<br />

REINFEZIONE O RIATTIVAZIONE? -<br />

Biglino A. [1] , Montrucchio G.* [1] , Pitino A. [1] , Degioanni M. [1] , Oddone L. [1] , Bolla C. [1] , Moglia R. [1]<br />

- [1] SCDU Malattie Infettive, Osp. Cardinal Massaia, ASL AT ~ Asti<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: Le linfadeniti febbrili costituiscono un problema diagnostico-differenziale di<br />

primo piano; spesso una diagnosi eziologica è possibile solo associando diverse tecniche<br />

(sierologiche, istologiche, microbiologiche e biomolecolari).<br />

Obiettivo: Presentazione del caso di donna inviata per febbre e linfadenite ascellare<br />

sinistra esordita circa 2 anni dopo diagnosi di malattia da graffio di gatto (sierologia per<br />

Bartonella+, trattamento con azitromicina, risoluzione clinica). Non fattori di rischio IST;<br />

non viaggi, punture d‟insetto, lesioni cutanee; figlio con recente soggiorno in America<br />

Centrale.<br />

Risultati: Pregressa infezione da EBV, Toxoplasma, CMV; sierologia lue, anti-HIV<br />

negativi; sierologia Bartonella: IgG+, IgM negative. Radiografia torace: ispessimenti<br />

pleurici, noduli fibrosclerotici apicali bilaterali. Mantoux, ELISPOT(T-SpotTB) negativi. A<br />

circa 20 giorni, exeresi del linfonodo; indagine istologica: estesi foci di necrosi caseosa,<br />

associata reazione granulomatosa epitelioide gigantocellulare; colorazione ZN negativa,<br />

coltura BK in corso; PCR-BK e PCR atipici negative; impregnazione argentica e PAS<br />

negativi. A 40 giorni: buone condizioni generali, ematochimici negativi. Persistendo dubbio<br />

diagnostico (necrosi caseosa), pur in considerazione degli altri accertamenti effettuati e<br />

della asintomaticità della paziente, approfondimento con TC torace, mammografia<br />

negative; autoimmunità, ACE, sierologia Istoplasma negativi.<br />

Si è richiesto approfondimento sul campione istologico; esecuzione di PCR (oltre alle<br />

sierologie, negative) per B.henselae e F.tularensis presso l‟Istituto Zooprofilattico di Pavia,<br />

con esito positivo per B.henselae tipo1.<br />

Conclusione: In caso di forte sospetto pare opportuno non limitarsi alla sola sierologia per<br />

B.henselae. Come descritto, a fronte di sierologia con IgM persistentemente negative, può<br />

essere dirimente la diagnostica diretta (PCR), soprattutto nell‟escludere l'eziologia<br />

tubercolare in presenza di necrosi caseosa.


39<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 203<br />

- PROGETTO <strong>SIMIT</strong> “LA GESTIONE DEL DOLORE NELLE STRUTTURE DI<br />

MALATTIE INFETTIVE" -<br />

Palmieri F.* [1] , Zambelli A. [2] , Fantoni M. [3] , Licordari R. [1] , Armignacco O. [4] , Sagnelli E. [5]<br />

- [1] Istituto Nazionale per le Malattie Infettive "L.Spallanzani" ~ Roma - [2] Ospedale L. Sacco Malattie Infettive ~ Milano -<br />

[3] Università Cattolica del Sacro Cuore Malattie Infettive ~ Roma - [4] MAlattie Infettive ASL Viterbo ~ Viterbo - [5] Az. Osp.<br />

S. Sebastiano Caserta Malattie Infettive ~ Caserta<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: Nel marzo 2010 è stata approvata la legge N. 38 “Disposizioni per garantire<br />

l‟accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”. La <strong>SIMIT</strong> ha di recente istituito il<br />

Gruppo di Studio “Cure palliative in Malattie Infettive” con gli obiettivi di fornire<br />

un‟adeguata informazione sulle cure palliative e sulla terapia del dolore, valutare quanto gli<br />

atteggiamenti assistenziali sono in linea con le raccomandazioni esistenti e favorire<br />

un‟applicazione reale della suddetta normativa, come raccomanda il progetto IMPACT cui<br />

<strong>SIMIT</strong> ha aderito.<br />

Obiettivo: Il Progetto <strong>SIMIT</strong> ha previsto nella fase iniziale l‟invio di un questionario ai<br />

Centri di Malattie Infettive al fine di rilevare le conoscenze, gli atteggiamenti e la pratica<br />

degli Infettivologi nella gestione del dolore.<br />

Risultati: Il questionario è composto da 18 domande chiuse ed è stato somministrato nel<br />

mese di giugno 2011. Hanno risposto al questionario 49 strutture: 39 ospedaliere e 10<br />

universitarie; 24 (49%) Nord, 15 (31%) Centro e 10 (20%) Sud/Isole. L‟analisi preliminare<br />

dell‟indagine ha evidenziato una serie di criticità nella gestione del dolore presenti nella<br />

maggioranza delle strutture di Malattie Infettive intervistate, ed in particolare:<br />

- formazione non adeguata in tema di gestione del dolore;<br />

- mancanza di un protocollo per il trattamento del dolore cronico;<br />

- insufficiente approccio sistematico alla rilevazione attiva del dolore nei pazienti ricoverati;<br />

- prescrizione di un oppioide forte del III gradino della scala OMS solo in una minoranza<br />

dei pazienti con dolore severo;<br />

- presenza non uniforme di una scheda specifica di rilevazione e valutazione del dolore<br />

nella documentazione clinico-infermieristica.<br />

Conclusione: Sulla base dell‟analisi definitiva delle criticità rilevate dall‟indagine il Gruppo<br />

di studio “Cure palliative in Malattie Infettive” proporrà al Consiglio Direttivo <strong>SIMIT</strong> le azioni<br />

di miglioramento al fine di favorire una reale applicazione della normativa 38/2010 in tema<br />

gestione del dolore.


40<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 85<br />

- ECHINOCOCCOSI CISTICA: MODELLO DI ARMONIZZAZIONE DATI UMANI E<br />

ANIMALI MEDIANTE L’ANALISI STATISTICA SPAZIALE IN UN’AREA PILOTA DELLA<br />

REGIONE SARDEGNA -<br />

Piseddu T.* [1] , Rolesu S. [2] , Cocco F. L. [3] , Brundu D. [1] , Mastrandrea S. [1] , Piombo P. A. [3] , Masala G. [1]<br />

- [1] CeNRE-Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna-Sassari ~ Sassari - [2] OEVR- Istituto Zooprofilattico<br />

Sperimentale della Sardegna ~ Cagliari - [3] ASL 7 SANLURI - Dipartimento di prevenzione ~ SANLURI<br />

ANTROPOZOONOSI<br />

Premessa: L‟Echinococcosi cistica (EC) è una zoonosi parassitaria causata dal cestode<br />

E.granulosus. In Italia si registrano 2,14 ricoveri /100.000 abitanti (dati SDO 2001-2005)<br />

con un considerevole impatto economico e sociale. La regione più colpita è la Sardegna<br />

dove dal 2001 al 2009 sono stati registrati 1409 ricoveri (9,3/100.000 ab.) pari a 1071<br />

pazienti (7,1 casi /100.000 ab.)<br />

Obiettivo: Con decreto del Ministero della Salute del 8 Maggio 2002 è stato istituito il<br />

Centro Nazionale di Referenza per l‟Echinococcosi/Idatidosi (CeNRE). Uno dei compiti del<br />

CeNRE è quello di promuovere indagini sul territorio nazionale e regionale mirate ad<br />

ottenere un quadro completo della situazione epidemiologica sia negli ospiti definitivi che<br />

intermedi e promuovere piani di intervento<br />

Risultati: E‟ stato realizzato un modello di armonizzazione dati umani e veterinari nella<br />

ASL 7 di Sanluri, correlando i dati dei bovini e ovini positivi all‟ispezione post-mortem in<br />

mattatoio con i casi di EC nell‟uomo. E‟ stata elaborata con tecnologia GIS, un‟analisi<br />

statistico spaziale dei dati raccolti.<br />

L‟utilizzo integrato del database con Mapinfo Professional ® (G.I.S), permette<br />

l‟elaborazione dei dati in maniera dinamica e flessibile, rendendo disponibile una fotografia<br />

aggiornata dell‟evento sanitario. Il sistema genera mappe dove si interfacciano i dati<br />

relativi alla specie umana, ovina e bovina con l‟individuazione di aree a rischio per l‟uomo<br />

e l‟animale<br />

Conclusione: L‟analisi condotta ha rappresentato uno strumento indispensabile per una<br />

completa e corretta valutazione epidemiologica del territorio, consentendo di individuare<br />

le zone che necessitano di una priorità di intervento, al fine di poter indirizzare le azioni di<br />

prevenzione e di educazione sanitaria in modo più razionale ed efficace. Quanto è stato<br />

realizzato è un modello facilmente applicabile di integrazione fra i dati umani e veterinari,<br />

condizione necessaria per la pianificazione di interventi finalizzati al contenimento e<br />

all‟eliminazione di importanti zoonosi


41<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 51<br />

- INFETTIVOLOGO-ORTOPEDICO:UN CONNUBIO INSCINDIBILE PER LA CURA<br />

DELLE INFEZIONI OSTEOARTICOLARI -<br />

Pempinello C.* [3] , Ascione T. [2] , Bova A. [3] , Pempinello R. [2]<br />

- [2] Ospedale Cotugno Azienda dei Colli ~ Napoli - [3] Ospedale S. Gennaro ~ Napoli<br />

INFEZIONI NELL'ANZIANO<br />

Premessa: Affrontare con risultati soddisfacenti un‟infezione periprotesica è sicuramente<br />

un compito difficile sia per l'infettivologo che per l'ortopedico. Il primo passo per<br />

raggiungere quest‟obiettivo consiste nell‟eseguire un adeguato percorso diagnostico, sotto<br />

la guida di un esperto infettivologo,al fine di stabilire un corretto inquadramento terapeutico<br />

che garantisca la guarigione.<br />

Obiettivo: Nel periodo luglio 2009 gennaio 2011 abbiamo trattato 15 pazienti con<br />

infezioni periprotesiche e/o osteomieliti di cui 12 femmine e 3 maschi ( 44/82 anni)<br />

provenienti dall'ambulatorio di diagnosi e cura Infezioni Osteoarticolari Cotugno,affetti da<br />

numerose gravi comorbidità.<br />

Risultati: I pazienti sono stati operati con rimozione protesi,debridement chirurgico e<br />

posizionamento di spaziatore antibiotato in 10 casi,oltre ad un prolungato regime di<br />

terapia antibiotica. In 3 casi si è proceduto al debridement chirurgico,mentre in 2 pazienti<br />

affetti da" late infection" è stato sufficiente un lungo ciclo di antibioticoterapia mirata. I<br />

risultati clinici sono stati molto soddisfacenti ( 10% di fallimenti terapeutici). Il follow-up<br />

(guarigione +miglioramento funzionale) ad oltre 8 mesi è stato positivo in 13 pazienti<br />

(>90%). Un paziente ( P. A. ESBL colimicina sensibile) tuttora presenta secrezione, in un<br />

altro le condizioni generali sono progressivamente peggiorate.<br />

Conclusione: Sebbene vi sia carenza di studi prospettici, randomizzati e di potenza<br />

adeguata sul trattamento delle infezioni protesiche, la strategia vincente consiste<br />

nell‟eseguire un adeguato percorso diagnostico in collaborazione con esperti infettivologi<br />

capaci di dirimere in primis il dubbio diagnostico individuando il e/o i patogeni responsabili<br />

al fine di impostare una terapia antibiotica mirata, interpretare correttamente dati di<br />

laboratorio ed imaging per giungere così ad un corretto inquadramento diagnostico<br />

necessario a stabilire tempi e modalità dell'approccio chirurgico che deve essere<br />

aggressivo e tempestivo ( “gold standard”).


42<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 42<br />

- SIEROPREVALENZA ANTICORPALE DELLE INFEZIONI LATENTI: CMV, EBV, HSV,<br />

IN UNA POPOLAZIONE LONGEVA SARDA -<br />

Rocca G.* [1] , Marchisio A. [1] , Coinu G. [2] , Pasella S. [1] , Baralla A. [1] , Carru C. [1] , Mura M. S. [2] , Deiana L. [1]<br />

- [1] Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica ~ Sassari - [2] Istituto di Malattie Infettive ~ Sassari<br />

INFEZIONI NELL'ANZIANO<br />

Premessa: Col progredire dell‟età si può osservare una generale depressione sia<br />

dell'immunità cellulo-mediata che umorale. La depressione dell'immunità cellulo-mediata si<br />

manifesta con una riduzione della proliferazione dei linfociti periferici e un aumento dei<br />

linfociti T immaturi, mentre nell‟immunità umorale si verifica una ridotta affinità<br />

dell'anticorpo per l'antigene e un aumento della produzione di autoanticorpi. Lo stato di<br />

efficienza del sistema immune dell'anziano è correlato al suo stato di salute. Le<br />

modificazioni correlate all'età portano ad un "rimodellamento" del sistema immune. Il<br />

mantenimento delle difese dell'ospite dipende dalle capacità di resistere, adattare o<br />

riparare i danni causati dalle noxae patogene.<br />

Obiettivo: Abbiamo analizzato 170 individui, reclutati nel Progetto AKeA, suddivisi per<br />

fasce d‟età: 79 con un‟ età uguale o superiore a 100 (51 femmine e 28 maschi), 36 tra 90-<br />

99 ( 21/15), 10 tra 80-89 ( 5/5) e 45 tra 20-60 utilizzati come gruppo di controllo ( 30/15).<br />

Per ogni individuo si sono ricercati gli anticorpi sierici di classe IgG, rivolti contro: CMV,<br />

EBV e HSV, con metodica immunoenzimatica su LIAISON (Diasorin), basata sulla<br />

chemioluminescenza. Il segnale luminoso e quindi la quantità di anticorpo, è misurato da<br />

un fotomoltiplicatore in unità relative di luce (RLU), èd è indicativo della concentrazione di<br />

IgG presenti nei campioni.<br />

Risultati: Nel gruppo esaminato è emersa una positività sierologica (IgG) verso tutti gli<br />

agenti infettivi testati, molto più elevata rispetto a quella riscontrata nei controlli.<br />

Conclusione: I dati rilevati correlano con quanto ci si sarebbe aspettato, essendo degli<br />

agenti virali ubiquitari persistenti e, visto il maggiore tempo e periodo storico di<br />

esposizione agli agenti infettivi. Tutti i longevi esaminati hanno dimostrato una memoria<br />

umorale ancora protettiva, indicativa di una buona efficienza del sistema immunitario. Tale<br />

caratteristica è da considerarsi uno tra i fattori favorenti positivamente la longevità.


43<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 83<br />

- PNEUMOCYSTIS JIROVECI PNEUMONIA IN A PATIENT WITH TYPE 2 DIABETES<br />

MELLITUS -<br />

Cambosu F.* [1]<br />

- [1] ~ ozieri(ss)<br />

INFEZIONI CARDIOPOLMONARI<br />

Premessa: Descriviamo il caso clinico di una paziente affetta da diabete mellito di tipo 2<br />

che ha sviluppato una polmonite da Pneumocystis jiroveci in assenza di altre comorbilità<br />

(test HIV negativo,assenza di patologie linfoproliferative e altre neoplasie) o utilizzo di<br />

terapie immunosoppressive.<br />

Obiettivo: Descrivere un caso di rilevanza clinica, considerando la particolarità<br />

dell'assenza di un tipico quadro di immunosopressione generalmente associato<br />

all'infezione da Pneumocystis jiroveci.Sottolineare la particolarità del caso considerando i<br />

pochi casi riportati in letteratura di pneumocistosi in pazienti diabetici senza comorbilità.<br />

Risultati: L'approfondimento diagnostico eseguito in questo caso ha permesso di<br />

impostare antibioticoterapia mirata con risoluzione del quadro.<br />

Conclusione: Ricercare il pneumociytis Jiroveci qualora ci siano quadri suggestivi, ma<br />

non tipici di tale infezione. Considerare la patologia diabetica come uno stato<br />

immunosopressivo predisponente per alterazioni dell'immunità dovute alla stessa<br />

patologia.<br />

Case report<br />

Pneumocystis jiroveci pneumonia in a patient with type 2 Diabetes Mellitus<br />

La polmonite da Pneumocystis jiroveci è un’importante infezione opportunistica che si sviluppa nei pazienti<br />

immunocompromessi.<br />

Descriviamo il caso clinico di una paziente affetta da diabete mellito di tipo 2 che ha sviluppato una polmonite da<br />

Pneumocystis jiroveci in assenza di altre comorbilità (test HIV negativo,assenza di patologie linfoproliferative e altre<br />

neoplasie) o utilizzo di terapie immunosoppressive.<br />

La paziente di 69 anni,affetta da diabete mellito tipo 2 in terapia con ipoglicemizzanti orali, entra in reparto per astenia,<br />

anoressia, febbricola serotina(T.C.37.5°C) associata a tosse secca persistenti da una settimana. All’esame obiettivo d’<br />

ingresso presenza di crepitii in sede basale destra e sinistra. Agli esami ematochimici rilievo di lieve leucocitosi<br />

neutrofila(WBC 11.670/103 ul con un rapporto di neutrofili/linfociti del 86%),con marcato aumento della VES(106 mmhg)<br />

e della PCR(15.1 mgr/dl). L’Rx Torace evidenzia bilateralmente, in sede basale, addensamenti di tipo bronco<br />

pneumonico di maggiore entità a sinistra. Inizia antibiotico terapia con cefotaxime e claritromicina senza alcun<br />

beneficio. Nonostante i diversi regimi terapeutici addottati successivamente ( imipenem e teicoplanina seguiti da<br />

piperacillina-tazobactam e fluconazolo), nell’arco dei giorni si assiste ad un progressivo peggioramento del quadro<br />

clinico( febbre fino a 39°C ,comparsa di dispnea e di dolore all’emitorace dx , ipossiemia con una Sat O2 in aria<br />

ambiente di 81%) e del quadro radiologico (aumento delle aree addensative e comparsa di versamento pleurico a sx).<br />

Tutte le indagini colturali eseguite risultano negative, cosi come le indagini sierologiche per virus e batteri ed il<br />

Quantiferon.


44<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Dopo circa venti giorni dal ricovero la paziente si trova in condizioni critiche (EGA in O2 terapia a 4litri al minuto: PH<br />

7.5,pCO2 38,pO2 51,satO2 80% ), inizia terapia con NIV,senza alcun miglioramento (EGA in aa PH 7.5, pCO2 37, pO2<br />

34.9, sat O2 74.9%; in CPAP p02 66) .La TC con mdc eseguita a circa venticinque giorni dal ricovero oltre a confermare<br />

il quadro polmonare già descritto, rileva inoltre la presenza di una trombo embolia polmonare interessante il tratto distale<br />

dell’arteria polmonare sinistra. In accordo con i colleghi rianimatori se ne dispone il trasferimento c/o Anestesia e<br />

Rianimazione,dove viene diagnosticato un quadro di ARDS e la paziente viene intubata e sottoposta a ventilazione<br />

Assistita. Le indagini su BAL evidenziano la presenza di Pneumocystis jiroveci, pertanto viene impostata terapia mirata<br />

con trimetroprim-sulfametoxazolo e corticosteroide ,con progressivo miglioramento delle condizioni cliniche della<br />

paziente fino alla sua totale ripresa.<br />

Dott.ssa F.Cambosu


45<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 32<br />

- ENDOCARDITE DA CANDIDA PARAPSILOSIS SU TRICUSPIDE INSORTA DOPO<br />

CHIRURGIA ADDOMINALE E TRATTATA EFFICACEMENTE CON SOSTITUZIONE<br />

VALVOLARE + ANIDULAFUNGINA/FLUCONAZOLO. -<br />

Caroleo B.* [1] , Puccio R. [2] , Renzulli A. [3] , Serraino G. F. [3] , Staltari O. [1] , Matera G. [4] , Focà A. [4] , Guadagnino<br />

V. [1] , Perticone F. [5]<br />

- [1] AOU "Mater Domini", UO Malattie Infettive ~ Catanzaro - [2] AOU "Mater Domini", UO Microbiologia ~ Catanzaro -<br />

[3] AOU "Mater Domini", UO Cardiochirurgia ~ Catanzaro - [4] Facoltà di Medicina, Cattedra di Microbiologia ~ Catanzaro -<br />

[5] Facoltà di Medicina, Cattedra di Malattie Cardiovascolari ~ Catanzaro<br />

INFEZIONI CARDIOPOLMONARI<br />

Premessa: L‟endocardite fungina(EF) rappresenta 1-3% di tutte le endocarditi infettive.<br />

Specie del genere Candida sono le più coinvolte(Clin Infect Dis 2001;32:50-62) e C.<br />

parapsilosis è un patogeno emergente (Eur J Clin Microbiol Infect Dis 2007;26:915-26).<br />

Obiettivo: Descriviamo un caso di EF da C.parapsilosis.<br />

Risultati: Maschio di aa 74, con insuff. renale cronica; a Dic. 2009 subiva resezione<br />

intetinale per M.di Crohn; seguiva un prolungato periodo di degenza in UTI, di NPT e di<br />

trattamento antibiotico a largo spettro. Da Mar. 2010 febbre continuo-remittente e<br />

deterioramento delle condizioni generali. A Genn. 2011 fibrillazione<br />

atriale;l‟ecocardiografia TT e TE evidenziavano una vegetazione di 2.4 cm sulla<br />

tricuspide.Le emocolture (EC) non consentivano di isolare alcun patogeno.Iniziava terapia<br />

empirica con Amp./Sulb,+Gentam.L‟aggravamento dell‟insufficienza cardiaca imponeva<br />

intervento di sostituzione valvolare.Dalle EC effettuate il giorno prima dell‟intervento e<br />

dalla vegetazione si isolava C.parapsilosis. Il test di suscettibilità in vitro evidenziava<br />

sensibilità agli Azoli ed all‟AMF-B; in considerazione dell‟insufficienza renale e dell‟azione<br />

fungistatica degli Azoli,si optava per una terapia empirica con Anidulafungina(AF), alla<br />

dose di carico di 200mg e.v. e successivamente 100mg/die per 30 gg, seguita da<br />

Fluconazolo 400mg os/die per 6 mesi. Le EC si negativizzavano dopo 3 sett; a 1, 2, 3<br />

mesi dalla fine del trattamento con AF sono risultate negative.<br />

Conclusione: La C.parapsilosis produce biofilm e per tale motivo è difficilmente<br />

eradicabile determinando ricorrenza di infezione. L‟approccio più efficace è quello che<br />

prevede il trattamento fungicida pre-operatorio, l‟intervento e la prolungata terapia<br />

soppressiva post-operatoria. La scelta alternativa all‟AMF-B (Clin Infect Dis 2009;48:503-<br />

535) è stata indotta dalla presenza di insufficienza renale cronica. L‟eradicazione di<br />

C.parapsilosis ha dimostrato l‟efficacia di AF in quanto fungicida con azione sul biofilm.


46<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 77<br />

- INFEZIONE POLMONARE DA MYCOBACTERIUM ABSCESSUS IN UN SOGGETTO<br />

IMMUNOCOMPETENTE TRATTATO CON SUCCESSO CON TRATTAMENTO<br />

ANTIBIOTICO DI COMBINAZIONE -<br />

Cattani G.* [1] , Screm M. C. [2] , Brillo F. [1] , Villa G. [1] , Merelli M. [1] , Pecori D. [1] , Pagotto A. [1] , Scarparo C. [2] ,<br />

Beltrame A. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive, S.M. Misericordia Azienda Ospedaliero Universitaria ~ Udine - [2] Microbiologia, Azienda<br />

Ospedaliero-Universitaria ~ Udine<br />

INFEZIONI CARDIOPOLMONARI<br />

Premessa: In questi anni è stato rilevato un aumento dei casi di polmonite da<br />

Mycobacterium abscessus negli immunocompetenti. Le linee guida americane (ATS/IDSA)<br />

consigliano un trattamento antibiotico di associazione con l‟eventuale supporto chirurgico.<br />

Obiettivo: Descrivere un caso di polmonite da M. abscessus in un soggetto<br />

immunocompetente trattato con terapia antibiotica di combinazione.<br />

Risultati: Un uomo di 75 anni è stato ricoverato per dolore toracico e tosse in apiressia.<br />

La TC del torace rilevava 2 noduli nella lingula ed un nodulo nel lobo inferiore sinistro. Il<br />

follow-up radiologico dopo 2 mesi rilevava l‟estensione delle lesioni e la comparsa di<br />

bronchiectasie. Si decideva di eseguire un monitoraggio microbiologico (3 espettorati per<br />

micobatteri risultati negativi all‟esame microscopico diretto e PCR per M. tuberculosis).<br />

Dopo 1 mese il paziente lamentava ricomparsa di tosse produttiva. Una successiva<br />

raccolta di espettorati rilevava la presenza di BAAR, mentre la PCR per M. tuberculosis<br />

risultava negativa. Il paziente era ricoverato e sottoposto a broncoscopia con conferma dei<br />

precedenti risultati. L‟esame colturale degli espettorati raccolti il mese precedente rilevava<br />

l‟isolamento di M. abscessus. Il paziente era trattato con amikacina, cefoxitina e<br />

claritromicina per 3 settimane, quindi, in seguito alla disponibilità dell‟antibiogramma<br />

(sensibile a claritromicina e amikacina) e della comparsa di tossicità epatica, è stata<br />

sospesa la cefoxitina. Il paziente continuava tale trattamento in regime di DH per un totale<br />

di 8 mesi. I controlli clinici, radiologici e microbiologici eseguiti al 24° mese dal termine del<br />

trattamento hanno documentato la completa guarigione.<br />

Conclusione: Il nostro caso descrive il successo della sola terapia antibiotica<br />

d‟associazione nel trattamento della polmonite da M. abscessus nel soggetto<br />

immunocompetente, rimarcando la complessità dello schema terapeutico e la necessità di<br />

verificarne l‟efficacia con test microbiologici e di antibiotico-sensibilità mirati.


47<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 171<br />

- INFEZIONE SISTEMICA DA MYCOBACTERIUM TRIPLEX: UNA SEVERA<br />

COMPLICANZA IN PORTATORE DI BRONCHIETTASIE MULTIPLE -<br />

Mazzotta E. [1] , Ursini T. [1] , Di Masi F. [2] , Tontodonati M. [1] , Consorte A.* [2] , Agostinone A. [2] , Sozio F. [2] , Vadini<br />

F. [2] , Polilli E. [2] , Parruti G. [2]<br />

- [1] Università di Chieti ~ Chieti - [2] Ospedale Civile di Pescara, ASL di Pescara ~ Pescara<br />

INFEZIONI CARDIOPOLMONARI<br />

Premessa: Le bronchiettasie (BC) rappresentano una sfida nel lungo termine. Essendone<br />

la colonizzazione inevitabile, è necessario trattare adeguatamente le fasi in cui esse sono<br />

fonte di insulto sistemico o locale. Riportiamo un caso suggestivo della rilevanza di un<br />

appropriato monitoraggio microbiologico e clinico.<br />

Obiettivo: Una donna di 59 anni, con bronchite asmatica dall'adolescenza, era ricoverata<br />

nel marzo 2009 per sepsi, febbre, dimagrimento, malessere, tosse produttiva, talora<br />

emoftoe. Il quadro si protraeva da circa 9 anni tra riacutizzazioni e remissioni; nel 2004 era<br />

stata altrove documentata una micobatteriosi atipica da M. avium complex (MAC), con<br />

sensibilità piena per la sola CLA e resistenza per INH e RMP. Per via delle BC, era stata<br />

trattata con più regimi associativi incongrui, brevi e non risolutivi; il coinvolgimento<br />

sistemico si era manifestato più severo ad ogni recidiva.<br />

Risultati: Isolati di MAC sono stati ottenuti sia dalle emoculture che da BAL;<br />

Pseudomonas spp e Candida spp sono state isolate ripetutamente da BAL ed escreato. Il<br />

profilo di sensibilità del MAC è risultato sovrapponibile a quello del 2004, suggestivo di<br />

mancata pressione selettiva da precedenti regimi. La paziente è stata trattata con 5<br />

farmaci (CLA, EMB, MYC, MOX, AN) per 3 mesi; da giugno 2009 a maggio 2010 AN e<br />

CLA sono state sospese ed introdotta AZM. La terapia è stata interrotta dopo negatività<br />

colturale per MAC da BAL e completa risoluzione clinica. Tinnito e ipoacusia severa in<br />

AuDx hanno rappresentato esiti permanenti. Da giugno 2010 la paziente non è stata<br />

esposta ad antibiotici; il profilo di sensibilità dei persistenti isolati di Pseudomonas è<br />

nettamente migliorato.<br />

Conclusione: L'inevitabilità della colonizzazione delle BC pone in primo piano il ruolo<br />

della microbiologia clinica: i germi con chiaro correlato clinico vanno trattati come in<br />

assenza delle BC, mentre la flora non fermentante a basso potere patogeno andrebbe<br />

monitorata in funzione del trattamento delle sole fasi sintomatiche.


48<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 94<br />

- INFEZIONE DI PROTESI AORTICA DA COXIELLA BURNETII: DESCRIZIONE DI UN<br />

CASO CLINICO -<br />

Costa P.* [1] , Perboni G. [1] , Fibbia G. C. [1] , Gattuso G. [1] , Morandini B. [1] , Palvarini L. [1] , Tomasoni D. [1]<br />

- [1] UOC Mal. Infettiva Az. Osp. "C. Poma" ~ Mantova<br />

INFEZIONI CARDIOPOLMONARI<br />

Premessa: Le infezioni protesiche vascolari sono di osservazione non frequente ma<br />

hanno un grande impatto su morbilità e mortalità<br />

Obiettivo: Sollecitare l‟attenzione su una patologia rara e spesso con presentazione<br />

clinica fuorviante<br />

Risultati: Caso clinico<br />

Maschio, 52 anni, fabbro; a 47 anni posizionamento di protesi aortica per dissezione acuta<br />

tipo I; recidiva precoce di dissezione aortica a partenza dal tronco anonimo con<br />

sostituzione dell'aorta ascendente distale e dell'arco prossimale con reimpianto del tronco<br />

brachiocefalico. Giunge alla nostra osservazione ad aprile 2011 per episodi ricorrenti di<br />

iperpiressia e porpora autorisolventesi, presenti da 7 mesi; TC torace del Novembre 2010:<br />

manicotto flogistico in sede periprotesica; emocolture negative. Nel corso della degenza<br />

osservati due episodi di febbre settica con porpora, emolisi, leucocitosi e aumento degli<br />

indici di flogosi; emocolture negative per batteri e BK; episodi risoltisi a prescindere dal<br />

trattamento antibiotico. PET-TC: “area di intenso accumulo del radiofarmaco (SUV<br />

MAX=7,54) che dalla regione brachiocefalica si continua a livello aortico a livello<br />

dell'inserzione protesica, in prima ipotesi di significato infiammatorio”; scintigrafia con<br />

Leukoscan: negativa. La presenza di FR e APGA positivi e di emolisi autoimmune, ha fatto<br />

inizialmente ipotizzare una genesi reumatologica/disreattiva degli episodi. La successiva<br />

positività della sierologia per Coxiella burnetii (IgG ed IgM) ha modificato l‟orientamento<br />

diagnostico (in corso conferma mediante PCR) e dal 19/5 è stata adottata terapia con<br />

Doxiciclina 100 mg x 2 a tutt‟oggi in atto.<br />

Conclusione: Considerare la Coxiella burnetii tra le ipotesi diagnostiche in caso di<br />

infezioni protesiche ad emocoltura negativa; questo anche ini pazienti che non presentano<br />

i classici fattori di rischio lavorativi o abitativi.<br />

In tali situazioni, considerare l‟impiego della PET-TC in grado di rilevare processi flogistici<br />

anche in assenza di una componente granulocitaria, prerogativa del Leucoskan.


49<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 270<br />

- ENDOCARDITE DA STREPTOCOCCUS HYOINTESTINALIS, PRIMO CASO<br />

DESCRITTO IN LETTERATURA. -<br />

Di Filippo E.* [1] , Temperoni C. [1] , Iaiani G. [1] , Fontanelli L. [1] , Grieco S. [1] , D'ambrogio D. [1] , Da Costa E. [1] ,<br />

Spaziante M. [1] , D'ambrogio D. [1] , Taliani G. [1]<br />

- [1] Clinica Malattie Tropicali, Dipartimento Medicina Clinica, Sapienza Università di Roma ~ Roma<br />

INFEZIONI CARDIOPOLMONARI<br />

Premessa: Streptococcus hyointestinalis è uno streptococco non viridante che non<br />

appartiene agli enterococchi. Esso è stato riconosciuto come una nuova specie nel 1988<br />

nell‟intestino dei suini. (Derviese 1988)<br />

Obiettivo: Descrivere il primo caso di endocardite nell‟uomo dovuto a Streptococcus<br />

hyointestinalis.<br />

Risultati: Nel maggio 2011 si presentava alla nostra osservazione un uomo di 58 anni che<br />

riferiva una sintomatologia caratterizzata da febbricola e calo ponderale negli ultimi due<br />

mesi; precedentemente al ricovero erano inoltre comparsi stipsi e dolenzia al fianco<br />

sinistro.<br />

Gli esami ematochimici mostravano leucocitosi neutrofila, anemia microcitica, rialzo degli<br />

indici di flogosi e microematuria. Ripetute emocolture evidenziavano la crescita di<br />

Streptococcus hyointestinalis sensibile ad ampicillina (MIC < 2 mg/L).<br />

Un ecocardiogramma transesofageo evidenziava endocardite aortica con insufficienza<br />

valvolare di media-severa entità; iniziava pertanto ampicillina 12 g/die per 6 settimane e<br />

gentamicina 240 mg/die per 4 settimane.<br />

Contemporaneamente il paziente veniva sottoposto ad ulteriori accertamenti per indagare<br />

eventuali alterazioni anatomiche dell‟intestino. La RMN addome mostrava la presenza di<br />

una neoformazione a carico della coda del pancreas in stretto rapporto con la milza e la<br />

fascia pararenale anteriore. La colonscopia permetteva l‟asportazione di due polipi,<br />

istologicamente definiti come adenomi con medio grado di displasia.<br />

Al termine del trattamento antibiotico il paziente veniva sottoposto a pancreasectomia e<br />

splenectomia e in un secondo tempo alla sostituzione valvolare aortica.<br />

Conclusione: L‟affinamento delle tecniche di identificazione microbiologica permette<br />

sempre più frequentemente l‟isolamento di nuovi germi ad azione patogena in passato<br />

misconosciuta. Nel caso riportato, la sensibilità alla terapia antibiotica risultava completa.


50<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 238<br />

- ENDOCARDITE INFETTIVA: STUDIO RETROSPETTIVO OSSERVAZIONALE DELLA<br />

A.O. POLO UNIVERSITARIO L.SACCO RELATIVO AL PERIODO 2003-2010 -<br />

Ferraris L.* [1] , Ricaboni D. [1] , Milazzo L. [1] , Mazzali C. [2] , Tocalli L. [3] , Orlando G. [4] , Rizzardini G. [4] , Galli M. [1] ,<br />

Antona C. [5] , Antinori S. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Scienze Cliniche L Sacco, Università degli Studi di Milano ~ Milano - [2] Dipartimento di statistica^, AO<br />

L Sacco ~ Milano - [3] Microbiologia Clinica, AO L Sacco ~ Milano - [4] Dipartimento di Malattie Infettive, AO L Sacco ~<br />

Milano - [5] U.O Cardiochirurgia,AO L Sacco, ~ Milano<br />

INFEZIONI CARDIOPOLMONARI<br />

Premessa: L‟endocardite infettiva (EI) è una patologia caratterizzata da un‟elevata<br />

morbilità e mortalità. L‟epidemiologia di tale infezione è cambiata radicalmente nelle ultime<br />

quattro decadi, soprattutto nei Paesi industrializzati.<br />

Obiettivo: Obiettivo del nostro studio è stato quello di fornire un quadro della<br />

presentazione, eziologia, trattamento e outcome delle EI in una coorte monocentrica nel<br />

periodo 2003-2010.<br />

Risultati: La coorte presenta un‟età mediana di 56 (range interquartile, 43-71) anni, e nel<br />

62,5% è stata osservata un‟EI su valvola nativa. La maggioranza dei pazienti (67%) si<br />

presentava precocemente dall‟esordio della malattia, con pochi dei classici segni clinici<br />

della malattia. Il 19% dei pazienti era HIV+. L‟analisi dei fattori predisponenti l‟EI ha<br />

mostrato nel 26% dei casi una tossicodipendenza attiva, nel 33% l‟infezione di una valvola<br />

protesica o Pacemaker, nel 19% un precedente episodio di EI, nel 23% una recente<br />

esposizione in ambiente ospedaliero (procedure invasive, portatori di cateteri venosi<br />

centrali, emodializzati) e nel 5% una malattia reumatica cronica. Il patogeno più<br />

frequentemente isolato è stato Staphylococcus aureus (31%). La valvola mitrale (54%) e<br />

aortica (31%) sono state le valvole più colpite. Le seguenti complicanze sono state<br />

frequenti: stroke (19%), embolizzazione sistemiche (32%), scompenso cardiaco (40%),<br />

ascessi intracardiaci (13%). La terapia chirurgica è stata applicata nella metà dei casi<br />

(50,5%) dei casi e la mortalità intraospedaliera è risultata elevata (17%).<br />

Conclusione: : Nel 21° secolo, l‟EI è più frequentemente una patologia acuta,<br />

caratterizzata da un elevato tasso di infezioni provocate da S. aureus. La mortalità<br />

intraospedaliera rimane relativamente elevata.


51<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 91<br />

- TECNICHE DI SONICAZIONE <strong>NELLA</strong> DIAGNOSI MICROBIOLOGICA DELLE<br />

INFEZIONI CORRELATE AL DISPOSITIVO INTRACARDIACO -<br />

Oliva A.* [1] , Nguyen B. L. [2] , Mascellino M. T. [1] , Chiarini F. [1] , Mengoni F. [1] , Ciccaglioni A. [2] , Fattorini F. [2] ,<br />

Vullo V. [1] , Mastroianni C. M. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Policlinico Umberto I Roma ~ Roma - [2] Elettrofisiologia<br />

Interventistica ed Elettrostimolazione Cardiaca Sapienza Università Roma ~ Roma<br />

INFEZIONI CARDIOPOLMONARI<br />

Premessa: Una corretta diagnosi microbiologica è essenziale per la gestione ottimale<br />

delle infezioni dei dispositivi intracardiaci.<br />

Obiettivo: Scopo dello studio è stato quello di analizzare il ruolo della sonicazione nella<br />

diagnosi microbiologica delle infezioni correlate ai dispositivi intracardiaci.<br />

Risultati: Sono stati analizzati 22 dispositivi (7 generatori, 5 innesti, 10 elettrodi)<br />

provenienti da 11 pazienti con infezioni del device cardiaco (9 infezioni della tasca, 2<br />

endocarditi). Come controllo sono stati raccolti 9 generatori non infetti. I dispositivi sono<br />

stati incubati in brodo di coltura per 24 h e in seguito analizzati con le metodiche<br />

tradizionali. In aggiunta, gli stessi dispositivi venivano vortexati per 30 sec e quindi sonicati<br />

per 5 min a una frequenza >20kHz (Ultrasonik 300 bath; Ney, BarkMeyer Division, CA).<br />

Tra i 22 dispositivi infetti, in 19 (86,3%) si evidenziava crescita batterica con l‟utilizzo della<br />

sonicazione prima della coltura mentre 14 (63,6%) erano positivi senza sonicazione.<br />

Considerando insieme generatori ed innesti, 9/12 (75%) erano positivi con le metodiche<br />

tradizionali mentre 12/12 (100%) dopo la sonicazione (6 S. epidermidis, 1 S. aureus, 1 S.<br />

hominis, 1 P. aeruginosa, 1 Brevundimonas, 2 polimicrobiche). In 7/10 elettrodi infetti è<br />

stata riscontrata crescita batterica: 5/7 (71%) senza sonicazione, 7/7 (100%) con la<br />

sonicazione prima della coltura (5 S. epidermidis, 1 P. aeruginosa, 1 C. striatum). I<br />

tamponi della tasca erano positivi in solo 2 soggetti. Le emocolture erano sterili nei<br />

pazienti con infezione della tasca, positive nei 2 soggetti con endocardite (S. epidermidis,<br />

C. striatum). Tra i dispositivi non infetti, 5 erano sterili, 3 erano positivi con entrambe le<br />

metodiche, 1 positivo solo dopo la sonicazione<br />

Conclusione: La sonicazione del dispositivo prima della coltura potrebbe rappresentare<br />

un utile strumento nel migliorare la diagnosi microbiologica delle infezioni dei device<br />

intracardiaci e nell‟evidenziare la colonizzazione batterica asintomatica.


52<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 212<br />

- APPORTO DIAGNOSTICO DELLA TOMOGRAFIA AD EMISSIONE DI POSITRONI<br />

CON FLUORO-DESOSSI-GLUCOSIO ASSOCIATA ALLA TOMOGRAFIA<br />

COMPUTERIZZATA (18F-FDG-PET-TC), NEI CASI DI ENDOCARDITE SU VALVOLA<br />

PROTESICA, DI INFEZIONE DI PROTESI VASCOLARI E <strong>DEI</strong> DISPOSITIVI INT -<br />

Ricciardi A.* [1] , Calisti G. [1] , Ceccarelli L. [1] , Maffongelli G. [1] , Delle Rose D. [1] , Gentilotti E. [1] , Sarmati L. [1] ,<br />

Sordillo P. [1] , Andreoni M. [1]<br />

- [1] Policlinico Tor Vergata ~ Roma<br />

INFEZIONI CARDIOPOLMONARI<br />

Premessa: Negli anni recenti, la PET-TC con 18F-FDG si è dimostrata promettente nella<br />

diagnosi delle infezioni a carico delle protesi vascolari, dei dispositivi intracardiaci e nelle<br />

endocarditi infettive, in cui i risultati microbiologici o i reperti ecocardiografici si erano<br />

rivelati non conclusivi o di difficile interpretazione.<br />

Obiettivo: Valutare, attraverso l‟analisi retrospettiva dei casi clinici della nostra casistica, il<br />

contributo diagnostico della TC-PET nei casi di sospetta infezione delle protesi valvolari e<br />

vascolari, dei dispositivi intracardiaci e nei casi di endocardite su valvola nativa<br />

Risultati: 14 pazienti sono stati studiati attraverso l‟esecuzione di ecocardiogramma<br />

transtoracico (TT) (14/14), di ecocardiogramma transesofageo (TE) (5/13) e mediante<br />

l‟utilizzo di 18F-FDG-PET-TC (14/14). Gli esami sono stati condotti in 10 pazienti nel<br />

sospetto di endocardite infettiva (5 pazienti portatori di valvola aortica protesica, 2 di<br />

protesi valvolare biologica, 3 con valvola nativa), in 2 nel sospetto di infezione<br />

endovascolare aortica ed in 2 nel sospetto di infezione del device. L‟esame PET-TC ha<br />

evidenziato in 10 casi (71%) una captazione del radiotracciante compatibile con la<br />

diagnosi di infezione. La totalità dei pazienti (10/10, 100%) era portatore di protesi<br />

valvolari, vascolari o di device. In 8 dei 10 casi con esame PET-TC positivo, l'<br />

ecocardiografico TT risultava negativo e 5 di questi avevano anche un TE negativo. Nei 4<br />

casi (3 con valvola nativa) con PET-TC negativa, l‟esame ecocardiografico aveva<br />

evidenziato una vegetazione a carico della valvola<br />

Conclusione: L‟esame PET-TC si è dimostrato utile soprattutto nei pazienti portatori di<br />

protesi valvolari, vascolari e device, facilitando la diagnosi di infezioni difficilmente<br />

evidenziabili attraverso le usuali metodiche, e pertanto può rappresentare un reale ausilio<br />

diagnostico nei casi di endocardite ad ecocardiografia negativa in particolare su protesi<br />

valvolare


53<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 2<br />

- TBC POLMONARE E SINDROME DI JOB: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO -<br />

Sapienza M.* [1] , Benenati P. [1] , Li Volsi S. [1] , Maiuzzo S. [1] , Notararigo C. [1]<br />

- [1] ASP Enna- Ospedale "C. Basilotta"- UOC Malattie Infettive "S. Felice da Nicosia" ~ Nicosia<br />

INFEZIONI CARDIOPOLMONARI<br />

Premessa: La sindrome di Job è una immunodeficienza primaria, caratterizzata episodi di<br />

polmonite con formazione di pneumatoceli e da livelli elevati di IgE sieriche. Trasmessa<br />

come carattere autosomico dominante, con penetranza incompleta.<br />

Si caratterizza per alterazioni di numerosi processi immunologici:<br />

- livelli eccezionali di IgE<br />

- Normali i livelli di IgG, IgA e IgM<br />

- risposte anticorpali anamnestiche anormalmente basse<br />

- scarse risposte immunitarie umorali e cellulari ai nuovi antigeni<br />

- risposte di tipo Th2 in eccesso e di tipo Th1 in difetto;<br />

- difettosa chemiotassi dei neutrofili<br />

- diminuita produzione o risposta delle citochine, come IL4 e IFN gamma<br />

- normali percentuali di CD2, CD3, CD4 e CD8 linfociti +<br />

- normale è anche la risposta linfocitaria ai mitogeni<br />

- ridotto è invece il numero delle cellule della memoria (CD45RO)<br />

Altri segni: alterazioni dei denti , della testa/ faccia (quadro simil-emipertrofia), dello<br />

scheletro, manifestazioni di tipo eczematoso, ascessi, candidiasi, polmonite con<br />

formazione di pneumatoceli. Oltre lo stafilococco si ritrova Haemophilus influenzae,<br />

Pseudomonas aeruginosa e Aspergillus fumigatus.<br />

Obiettivo: E‟ possibile il riscontro di TBC polmonare con sovrinfezioni stafilostreptococciche<br />

in soggetto con deficit immunitario<br />

Risultati: uomo di 32 a marocchino, HIV, HBV e HCV negativo con TBC polmonare<br />

escavata e sovrainfezione streptococcica e stafilococcica; TC torace: vasto addensamento<br />

polmonare con broncogrammi aerei e cavità cistica LMD e LID; RX torace: area di<br />

radiotrasparenza settata a margini polilobati in sede apico-sottoclaveare dx; disomogeneo<br />

addensamento parenchimale rotondeggiante con cercine iperdenso in sede intercleidoilare<br />

dx. RX panoramica dentaria: carie diffuse, parodontopatia. IgE >2500 UI/ml.<br />

Terapia: RMP+INH+ETB+PZA+Cipro+Amp/Sulbactam.<br />

Conclusione: Il caso clinico conferma come a sindrome da Iper-IgE rappresenti<br />

condizione immunitaria predisponente ad gravi infezioni dell‟apparato respiratorio, specie<br />

TBC.


54<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 199<br />

- ENDOCARDITI ASSOCIATE A PACE-MAKER O DEFIBRILLATORE TRATTATE CON<br />

DAPTOMICINA CON O SENZA RIMOZIONE TRANSVENOSA DEL DISPOSITIVO -<br />

Tascini C. [1] , Bongiorni M. G. [1] , Di Paolo A. [1] , Polidori M. [1] , Tagliaferri E.* [1] , Fondelli S. [1] , Soldati E. [1] , Ciullo<br />

I. [1] , Leonildi A. [1] , Danesi R. [1] , Coluccia G. [1] , Menichetti F. [1]<br />

- [1] ~ Pisa<br />

INFEZIONI CARDIOPOLMONARI<br />

Premessa: L‟infezione è una delle complicanze più frequenti e più gravi di pace-maker o<br />

defibrillatori e gli stafilococchi sono gli isolati più frequenti.<br />

La daptomicina è usata in monoterapia per batteriemia e endocardite da stafilococco.<br />

In caso di endocardite è indicata la rimozione del dispositivo e l‟Ospedale di Pisa è centro<br />

di riferimento per la rimozione transvenosa.<br />

Obiettivo: Obiettivo dello studio è stato verificare efficacia e tollerabilità della terapia con<br />

daptomicina nel trattamento del‟endocardite associata a dispositivi cardiaci elettronici<br />

impiantabili.<br />

Risultati: Nove pazienti sono stati trattati con daptomicina dopo fallimento con altro<br />

trattamento.<br />

In un caso le colture sono risultate negative, 6 sono risultate infezioni monomicrobiche e<br />

due polimicrobiche. Sono stati isolati 10 ceppi batterici: 4 S. aureus meticillino-sensibili, 2<br />

S. epidermidis meticillino-sensibili, 1 S. aureus meticillino-resistente, 1 S. epidermidis<br />

meticillino-resistente, 1 S. hominis meticillino-sensibile, 1 Propionibacterium acnes.<br />

Il dispositivo è stato rimosso per via transvenosa in 7 pazienti. Due pazienti, in condizioni<br />

troppo compromesse per la rimozione, sono stati trattati con daptomicina per 60 e 110<br />

giorni.<br />

Otto pazienti erano vivi e liberi da recidiva ad un follow up di 17 ± 8 mesi.<br />

Non sono stati osservati effetti collaterali di rilievo.<br />

La coltura del dispositivo è risultata negativa, dopo terapia con daptomicina, in 4 casi su 7.<br />

Il rapporto tra concentrazione di picco della daptomicina e concentrazione minima inibente<br />

(MIC) o battericida (MBC) dell‟isolato è risultata in media 38,3 ± 18,5 e 13,2 ± 3,2<br />

rispettivamente.<br />

Conclusione: La terapia con daptomicina ha prodotto buoni risultati in termini di<br />

guarigione clinica e sterilizzazione della cultura del dispositivo ed è risultata ben tollerata.<br />

Il rapporto tra concentrazione di picco di daptomicina e MIC o MBC potrebbe essere un<br />

utile strumento di monitoraggio della terapia per il clinico.


55<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 153<br />

- EPIDEMIOLOGIA, FATTORI DI RISCHIO E MORTALITÀ DELLE CANDIDEMIE.<br />

UN’ESPERIENZA ITALIANA IN UN OSPEDALE SPAGNOLO DI TERZO LIVELLO -<br />

Mularoni A.* [1] , Hernandez J. L. [1] , Montejo J. M. [1]<br />

- [1] Hospital Universitario de Cruces ~ Bilbao<br />

INFEZIONI FUNGINE<br />

Premessa: L‟incidenza di Candida come causa di sepsi nosocomiale è in aumento e<br />

l‟epidemiologia sta cambiando. La mortalità associata è elevata<br />

Obiettivo: 1: Esaminare l‟epidemiologia della Candidemia negli ultimi 7 anni nel nostro<br />

Ospedale<br />

2: Descriverne i fattori di rischio e la mortalità attraverso uno studio prospettico condotto in<br />

un Ospedale Spagnolo di terzo livello (Hospital Universitario de Cruces, Bilbao)<br />

Risultati: Dal 1/1/2003 al 30/4/2011 nel nostro ospedale si sono verificate 535<br />

candidemie. Le specie più frequentemente isolate sono state: C. albicans (40.2%), C.<br />

parapsilosis (38.5%), C. tropicalis (6.7%) e C. krusei (3%). La maggior parte dei casi si è<br />

verificata in rianimazione (32%), chirurgia (24%), oncoematologia (13%) e reparti medici<br />

(12%).<br />

Dal 1/01/2010 al 30/04/2011 si sono verificate 76 candidemie, con un incidenza di 1.13<br />

casi/1000 ricoveri. C. parapsilosis e C. albicans hanno causato ognuna 31 episodi (41%),<br />

C. krusei 4 (5.3%), C. glabrata e C. tropicalis ognuna 3 episodi (4%).<br />

Tra i fattori associati a candidemia, i più comuni erano: aver ricevuto almeno 2 antibiotici<br />

(82%), recente chirurgia (66%), neoplasia (51%), NPT (50%), terapia steroidea (36%) o<br />

immunosoppressori (22%).<br />

In 73 casi era presente CVC, la coltura è risultata positiva per Candida in 31 casi (42%).<br />

18 pazienti (24%) avevano ricevuto profilassi, 16 con fluconazolo.<br />

73 casi hanno ricevuto terapia: in prima linea è stata impiegata in 15 casi (20%) una<br />

echinocandina, in 18 (25%) Amfotericina B liposomiale e in 40 (55%) fluconazolo, 8 hanno<br />

necessitato una seconda terapia.<br />

La mortalità a 30 giorni è stata del 28%, in 13 episodi (62%) Candida è stata ritenuta la<br />

causa.<br />

Conclusione: Nel nostro Ospedale la maggior parte delle candidemie è stata causata da<br />

Candida -non albicans, in particolare è molto frequente C. parapsilosis. La mortalità<br />

associata a Candida è elevata. Studi più grandi potrebbero identificare fattori di rischio<br />

associati alle diverse specie e permettere di elaborare strategie profilattico-terapeutiche


56<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 18<br />

- EPIDEMIE NOSOCOMIALI DA FUNGHI RARI: REVISIONE DELLA LETTERATURA. -<br />

Repetto E. C.* [2] , Magnani S. [2] , Traverso A. [2]<br />

- [2] Ospedale Regionale Umberto Parini, Divisione di Malattie Infettive ~ Aosta<br />

INFEZIONI FUNGINE<br />

Premessa: I miceti possono causare infezioni gravi in pazienti immunocompromessi. Due<br />

o più casi d‟infezioni nosocomiali rare insorte a breve distanza devono essere considerate<br />

come probabile focolaio epidemico. Le segnalazioni di micosi nosocomiali sono in<br />

aumento.<br />

Obiettivo: E‟ stato utilizzato il database online dell‟Istituto d'Igiene e Medicina<br />

dell'Ambiente-Charité dell‟Università di Berlino (www.outbreak-database.com) per<br />

revisionare i lavori scientifici sulle micosi nosocomiali (esclusi Aspergillus e Candida). Per<br />

ogni focolaio epidemico sono stati considerati: germe, durata, fonte, sede, reparto, fattori<br />

di rischio, numero di pazienti infetti, terapia, mortalità legata all‟infezione, studio<br />

epidemiologico. Lo scopo della revisione è trarre informazioni utili per la diagnosi e la<br />

gestione delle epidemie fungine nosocomiali.<br />

Risultati: I risultati dei primi 23 articoli revisionati (22 del periodo 1990-2011, 1 del 1987)<br />

sono riassunti nella Tabella 1.<br />

Conclusione: Dai dati preliminari emerge che le epidemie fungine nosocomiali colpiscono<br />

pochi pazienti ma hanno una mortalità elevata dovuta al ritardo diagnostico, con<br />

conseguente incapacità di prevenzione del contagio, e alle difficoltà terapeutiche, in<br />

presenza di ceppi resistenti agli antifungini. Ulteriori sforzi devono essere fatti nel controllo<br />

delle pratiche assistenziali per evitare il passaggio interumano delle infezioni.<br />

Phylum Durata* Fonte Sede Reparto<br />

13 Ascomycetes<br />

5<br />

Deuteromycetes<br />

5 Zygomycetes<br />

Fattori di<br />

rischio<br />

3 Esterni<br />

6 mesi<br />

(0-45)<br />

N°<br />

infetti*<br />

5<br />

pazienti<br />

13<br />

Materiale<br />

contaminato<br />

8 Passaggio<br />

interumano<br />

1 Protesi<br />

22<br />

Sistemica **<br />

2<br />

Sconosciuta<br />

Terapia Mortalità<br />

attribuibile*<br />

5 Non<br />

specificata<br />

41%<br />

(0-100%)<br />

7 Terapia<br />

intensiva<br />

5 Chirugia<br />

11 Medicina<br />

interna<br />

Studio<br />

epidemiologi<br />

co<br />

11 Non<br />

specificato


16 Legati al<br />

paziente<br />

4 Non<br />

identificati<br />

(3-379)<br />

1 Chirurgia<br />

17<br />

Antifungini<br />

ev<br />

57<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

12<br />

Specificato §<br />

Legenda: *mediana e range; **sangue, polmoni, cute, intestino, sistema<br />

nervoso, occhio; § caso-controllo e sorveglianza microbiologica.


58<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 134<br />

- CONSIDERAZIONI DIAGNOSTICHE E TERAPEUTICHE SU UN CASO DI UVEITE<br />

SIFILITICA -<br />

Beretta R.* [1] , Giani G. [1] , Rizzardini G. [1] , Fasolo M. M. [1] , Orlando G. [1]<br />

- [1] ospedale luigi sacco ~ milano<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: L‟uveite sifilitica, già descritta da Ygersheimer nel 1981, è una manifestazione<br />

relativamente rara della sifilide secondaria.<br />

Obiettivo: Riportiamo un caso di uveite sifilitica associata a manifestazione primaria<br />

(sifiloma) e secondaria (rash cutaneo) insorta in un paziente immunocompetente per<br />

sottolineare difficoltà diagnostiche e terapeutiche<br />

Risultati: Paziente maschio di 44 aa, nel mese di giugno 2011 giungeva al PS dell‟Osp. L.<br />

Sacco di Milano in seguito alla comparsa da 10 gg di importante esantema generalizzato<br />

roseoliforme senza interessamento palmo-plantare. Inoltre mostrava lesione al labbro<br />

superiore da circa 3 mesi interpretata come HSV1 e trattata con acyclovir senza beneficio,<br />

febbricola di recente insorgenza associata a offuscamento del visus<br />

Gli esami ematochimici evidenziavano la presenza di positività ad elevato titolo dei test<br />

treponemici e non treponemici (TPPA 20.480 e RPR 16) in assenza di altre alterazioni<br />

significative. La visita oculistica rilevava uveite antero-posteriore bilaterale, non<br />

concomitante neurosifilide al LCR. Non sono state evidenziate altre patologie a<br />

trasmissione sessuale, compresa l‟infezione da HIV. Anche la ricerca dell‟ HIV DNA,<br />

effettuata allo scopo di identificare l‟infezione in fase finestra in un paziente con<br />

manifestazioni impegnative di sifilide, ha dato esito negativo. La reazione di Jarisch-<br />

Herxheimer insorta dopo la somministrazione test di 50.000 UI di Penicillina G si è risolta<br />

con antipiretici<br />

Il paziente ha risposto con successo alla Penicillina ev (linee guida MMWR 2010) alla<br />

dose di 24 MU/die per 14 gg.<br />

Conclusione: L‟uveite, infiammazione dell‟uvea, dell‟iride e del corpo ciliare (anteriore) o<br />

della coroide (posteriore), ha un‟incidenza del 5-10% in corso di sifilide secondaria. Non<br />

essendo definita la correlazione tra uveite e neurosifilide, le indicazioni terapeutiche sono<br />

quelle di un possibile interessamento del SNC. La diagnosi eziologica non è sempre<br />

agevole per i diversi quadri, specie durante i primi stadi dell‟infezione


59<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 110<br />

- PROCTITE DA LINFOGRANULOMA VENEREO (LGV) O INFLAMMATORY BOWEL<br />

DISEASE (IBDS)? PATOLOGIE DA PORRE IN DIAGNOSI DIFFERENZIALE. -<br />

Beretta R.* [1] , Fasolo M. M. [1] , Lombardi A. [1] , Rizzardini G. [1] , Orlando G.<br />

- [1] OSPEDALE L SACCO ~ MILANO<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: Dopo il 2003 sono state riscontrate diverse epidemie di linfogranuloma<br />

venereo (LGV) anche nei Paesi Europei specialmente tra i maschi omosessuali (MSM).<br />

Una rilevante espressione del LGV è la proctite e/o proctocolite che si presenta con<br />

manifestazioni cliniche e quadri endoscopici sovrapponibili alle patologie intestinali<br />

infiammatorie (IBDs).<br />

Obiettivo: In questo lavoro vengono descritti 4 casi clinici di LGV osservati in MSM HIV<br />

positivi nel periodo 2009-2010 presso l‟unità di MTS, Malattie infettive II, Ospedale L<br />

Sacco – Milano<br />

Risultati: La diagnosi di proctocolite da LGV è stata effettuata dopo precedenti diagnosi di<br />

Rettocolite ulcerosa (2 casi), morbo di Crohn (1 caso) e Malattia Infiammatoria Intestinale<br />

(1 caso) che sono state trattate con terapia mirata ma con scarso successo per un periodo<br />

variabile da 5 mesi a 2 anni. Per il persistere della sintomatologia, i pazienti sono stati<br />

sottoposti a ricerca di C trachomatis siero varietà L2b che è stata identificata su tampone<br />

anale mediante una real time PCR.<br />

Il trattamento con doxicilina (2 casi) o con azitromicina (2 casi) per 21 giorni ha portato alla<br />

risoluzione del quadro clinico ed endoscopico. Al termine della terapia tutti i pazienti sono<br />

stati ricontrollati con la stessa metodica con esito negativo.<br />

Conclusione: La diffusione epidemica della proctite da LGV tra i soggetti con<br />

comportamenti sessuali a rischio, pure nelle nostre aree geografiche, implica la necessità<br />

di inserire anche questa etiologia nella diagnosi differenziale delle proctiti e proctocoliti.<br />

Una attenta raccolta anamnestica che metta in rilievo i comportamenti a rischio potrebbe<br />

consentire di arrivare ad una più rapida diagnosi etiologica ottenendo migliori risultati<br />

clinici ed epidemiologici.


60<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 101<br />

- UNA PATOLOGIA MISCONOSCIUTA: LE INFEZIONI DA BIOTOSSINE MARINE -<br />

Ciminiello P.* [1] , Dell'aversano C. [1] , Dello Iacovo E. [1] , Fattorusso E. [1] , Forino M. [1] , Grauso L. [1] , Tartaglione<br />

L. [1]<br />

- [1] UNIVERSITA' DI NAPOLI "FEDERICO II" - DIPARTIMENTO DI CHIMICA DELLE SOSTANZE NATURALI ~ NAPOLI<br />

NFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: Il consumo di alimenti marini può causare insorgenza di intossicazioni umane,<br />

anche fatali, spesso misconosciute o messe erroneamente in relazione alla presenza<br />

nell‟alimento di batteri o virus. Molto frequentemente tali patologie sono da correlare alla<br />

presenza di biotossine prodotte da microalghe tossiche di cui i molluschi si cibano. Molte<br />

di queste tossine sono state caratterizzate chimicamente e classificate in base al loro<br />

effetto tossico come ASP (Amnesic Shellfish Poisoning), PSP (Paralytic Shellfish<br />

Poisoning), NSP (Neurotoxic Shellfish Poisoning) e DSP (Diarrhetic Shellfish Poisoning)<br />

tossine. L'avvelenamento da tossine DSP riveste notevole pericolosità, in quanto alcune<br />

sono potenti tumor promoter.<br />

Obiettivo: Il nostro gruppo di ricerca, in cooperazione con organismi nazionali ed<br />

internazionali, è impegnato da circa 20 anni nell‟identificazione delle tossine responsabili e<br />

rappresenta il gruppo di riferimento nazionale per il monitoraggio di tale fenomeno.<br />

Risultati: Le biotossine marine si sono diffuse con notevole frequenza in Italia provocando<br />

preoccupanti allarmi sanitari. L‟ultimo fenomeno in ordine temporale è rappresentato<br />

dall‟insorgenza della cosiddetta “alga killer” Ostreopsis ovata, che ha causato<br />

avvelenamenti con disturbi respiratori e manifestazioni cutanee. L'intossicazione può<br />

avvenire per inalazione di aerosol marino, per contatto o per ingestione di alimenti<br />

contaminati. Per la sua pericolosità, la presenza di O. ovata viene accuratamente<br />

monitorata lungo l‟intera costa nazionale. Il nostro gruppo di ricerca ha identificato le<br />

tossine responsabili delle intossicazioni, partecipando ad un programma di monitoraggio in<br />

collaborazione con Arpac, Stazione Zoologica e ISZM, finanziato dalla Regione Campania.<br />

Conclusione: La diffusione delle biotossine marine è un fenomeno da tenere in debita<br />

considerazione da parte del mondo infettivologico, al fine di individuare l‟eziologia di<br />

alcune epidemie stagionali, ed allertare così le Autorità competenti per i provvedimenti del<br />

caso.<br />

INTOSSICAZIONE DA OSTREOPSIS OVATA (GENOVA 2005)<br />

ASPETTI EPIDEMIOLOGICI SU 225 PAZIENTI<br />

SINTOMI INCIDENZA<br />

Febbre 64 %<br />

Faringodinia 50 %<br />

Tosse 40 %<br />

Dispnea 39 %<br />

Cefalea 32 %


Nausea 24 %<br />

Rinorrea 21 %<br />

Congiuntivite 16 %<br />

Vomito 10 %<br />

Dermatite 5 %<br />

Dati forniti dal Dott. G.Icardi<br />

Azienda Ospedaliera Universitaria “San Martino”<br />

DiSSal Università degli Studi di Genova<br />

61<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


62<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 57<br />

- INNATE IMMUNITY CELLS AS TARGET OF NEW IMMUNOSTIMULATORY<br />

STRATEGIES OF CHRONIC VIRAL INFECTIONS -<br />

D'offizi G.* [1] , Agrati C. [1] , Cimini E. [1] , Casetti R. [1] , Sacchi A. [1] , Bordoni V. [1] , Vlassi C. [1] , Fezza R. [1] , Martini<br />

F. [1]<br />

- [1] INMI L.Spallanzani IRCCS ~ Roma<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: Innate immunity is known to play a central role in host responses to many<br />

infectious agents. In particular, Vgamma9Vdelta2 T-cells are able to quickly respond to<br />

danger signals without the need for classical MHC presentation, and may act as a bridge<br />

between innate and acquired arms of immune response, being able to kill<br />

infected/transformed cells, to release antimicrobial soluble factors, and to increase the<br />

deployment of other innate and acquired responses. Many experimental evidences<br />

suggest a direct role of circulating Vgamma9Vdelta2T-cells during HIV and HCV diseases.<br />

Obiettivo: To evaluate Vgamma9Vdelta2 T-cells role as target for immunotherapy in<br />

infectious diseases for their multifaceted response capability<br />

Risultati: Vgamma9Vdelta2 T-cells exert a direct anti-HIV role, by secreting chemokines<br />

competing for HIV entry co-receptors as well as other soluble antiviral factors, and by<br />

killing infected cells by cytotoxicity NK-like mechanisms. Moreover, they are progressively<br />

depleted and anergic in advanced stages of HIV disease, this effect being directly linked to<br />

uncontrolled HIV replication.<br />

Similarly, a decrease of peripheral Vgamma9Vdelta2 T-cell subset was observed during<br />

HCV infection. Interestingly, activated Vgamma9Vdelta2T lymphocytes were found able to<br />

inhibit subgenomic HCV replication, mainly by IFN-gamma release.<br />

Conclusione: Vgamma9Vdelta2 T-cells represent a good target for immunotherapy in<br />

infectious diseases . They may be activated in vivo by using phosphoantigens (PhAgs)<br />

and aminobisphosphonates. They elicit a dual antimicrobial activity, by directly inhibiting<br />

microbial replication by cytolitic and non-cytolitic mechanisms, and by modulating the<br />

activities of other cell subsets such as DC activation and maturation, neutrophils<br />

recruitment and activation, Th1 immune response polarization.<br />

Strategies enhancing Vgamma9Vdelta2 T-cells function may open the possibility to<br />

formulate new immunotherapeutic regimens, aimed to improve the immune control during<br />

HIV and HCV diseases.


63<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 284<br />

- STUDIO DELL’IMMUNITÀ IN PAZIENTI PEDIATRICI AFFETTI DA MORBO DI<br />

CROHN IN TRATTAMENTO CON FARMACI ANTI-TNF. -<br />

Erario L.* [1] , D'abramo A. [1] , Iannetta M. [1] , Rossi R. [1] , Ermocida A. [1] , Mengoni F. [1] , D'agostino C. [1] , Vullo V. [1]<br />

- [1] SAPIENZA UNIVERSITà ROMA ~ ROMA<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: La Malattia di Crohn (MC) è una patologia infiammatoria cronica del tratto<br />

gastrointestinale. Il TNF è fondamentale nell‟avviare e sostenere l‟infiammazione.<br />

Obiettivo: Valutare in un campione di bambini e adolescenti affetti da MC itrattati con<br />

adalimumab (ADA) e infliximab (IFX) l‟effetto ex-vivo di tali farmaci sull‟apoptosi e sulla<br />

produzione di citochine da parte dei polimorfonucleati (PMN) e dei linfomonociti periferici<br />

(PBMC).<br />

Risultati: Campione: 37 pazienti (25 maschi; 12 femmine) affetti da MC; età media 16,02<br />

anni (range 9-22). Abbiamo diviso il campione in 2 gruppi: pazienti trattati con anti-TNF e<br />

pazienti trattati con farmaci convenzionali. Gruppo di controllo: 18 soggetti sani. Le<br />

concentrazioni di IL-6 e IL-17 nei sovranatanti dei PBMC stimolati con PHA sono risultate<br />

più elevate nel gruppo dei pazienti con MC rispetto al controllo (IL-6 p=0,008; IL-17<br />

p=0,017). Le concentrazioni di IL-6 e IL-17 rimanevano più elevate nei pazienti che<br />

ricevano IFX rispetto al controllo (IL-6 p=0,014, IL-17 p=0,004). I livelli di IL 12/23 nei<br />

sovranatanti dei PBMC stimolati sono risultati più elevati nel sottogruppo dei pazienti in<br />

trattamento con IFX, con ADA e con terapie convenzionali rispetto al controllo (p=0,005,<br />

p=0,012, p=0,005). In tutti i gruppi è stata rilevata una correlazione diretta tra i livelli di IL-6<br />

e di IL-17 (p=0,0475) e quelli di IL-17 e IL-12/23 (p=0,0168). Sono stati riscontrati maggiori<br />

livelli di attività della caspasi 3 nei PMN dei soggetti con MC in trattamento con anti-TNF<br />

rispetto al controllo (p= 0,001).<br />

Conclusione: I pazienti trattati con anti-TNFpresentano un aumento livello di IL-6, IL-17 e<br />

IL-12/23. Ciò, associato al controllo della sintomatologia, lascia presupporre che tali<br />

farmaci modifichino la cascata citochimica infiammatoria agendo in un punto situato più a<br />

valle rispetto alla produzione di IL-6, IL-17 ed IL-23. L‟aumentata apoptosi dei PMN<br />

potrebbe rappresentare un fattore determinante, alla base dell‟efficacia clinica dei farmaci<br />

anti-TNF nella MC.


<strong>Abstract</strong> 292<br />

- LEISHMANIOSI VISCERALE (LV): LA NOSTRA ESPERIENZA -<br />

64<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Farinelli G.* [1] , Anzalone E. [1] , Casinelli K. [1] , Fabrizi P. [1] , Falco M. C. [1] , Limodio M. [1] , Sarracino L. [1] , Gallo<br />

I. [1] , Ceccarelli L. [2]<br />

- [1] ASL Frosinone Ospedale F. Spaziani Frosinone U.O. Malattie Infettive ~ Frosinone - [2] Università Roma Tor Vergata<br />

Istituto Malattie Infettive ~ Frosinone<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: La LV è una patologia non rara nella nostra provincia.<br />

Obiettivo: Riportiamo i casi di Leishmaniosi Viscerale (LV) ricoverati presso la nostra U.<br />

O. di Malattie Infettive nel periodo 1997-2010.<br />

Risultati: 10 pazienti (1 femmina e 9 maschi, età media 43 anni, range 18-73); 3 episodi<br />

di recidiva: totale 13 episodi di ricovero.<br />

L‟età media dei pazienti con recidiva era maggiore di quelli senza (58 anni, range 36-73 vs<br />

36,6 anni, range 18-48).<br />

1 diabete mellito, 2 HIV positivi.<br />

5 con ricoveri precedenti: 1 Urologia, 1 Medicina, 1 Ematologia, 2 Chirurgia/Ematologia.<br />

4 riferivano contatti con cani.<br />

I 2 HIV positivi: 1 deceduto per complicanze, 1 perso al follow up.<br />

Tutti presentavano febbre persistente e resistente, epatosplenomegalia, pancitopenia.<br />

Le 10 prime diagnosi: esame midollo + sierologia in 5 casi, sierologia in 2, esame midollo<br />

+ sierologia + colturale in 1, esame midollo + sierologia + colturale + PCR in 1 e sierologia<br />

+ colturale in 1.<br />

Le 3 recidive: esame midollo + sierologia in 2, sierologia in 1.<br />

Terapia: 1 Fungizone ®, 1 Fungizone ® + Amphocil ® (HIV positivo, deceduto), 3 Abelcet<br />

® (tutti recidivati) e 5 Ambisome ®. Terapia delle recidive: 3 Ambisome ®.<br />

Durata media del ricovero: 19.8 giorni (15 nelle recidive); ritardo del ricovero: media 49.8<br />

giorni (21 nelle recidive); intervallo inizio sintomi-diagnosi: 53.6 giorni (22 nelle recidive) e<br />

ritardo ricovero-diagnosi: 3.8 giorni (1 nelle recidive).<br />

La terapia è stata ben tollerata dal punto di vista clinico e laboratoristico, con modesto<br />

rialzo di azotemia e creatinina subito rientrato e rapida normalizzazione dei valori<br />

dell‟emocromo.<br />

Conclusione: La LV è una patologia non rara nella nostra provincia, e va considerata<br />

nella diagnosi differenziale delle febbri persistenti di origine ignota.<br />

Buona la risposta alla terapia, soprattutto con l‟utilizzo di Anfotericina B liposomiale, al<br />

momento il gold standard del trattamento.


65<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 283<br />

- ASPETTI CLINICI ED ECOGRAFICI NEL MANAGEMENT CLINICO <strong>DEI</strong> PAZIENTI<br />

AFFETTI DA CISTI IDATIDEE EPATICHE MULTIVESCICOLARI TRATTATE COME<br />

PRIMA LINEA TERAPEUTICA CON DOPPIA ASPIRAZIONE PERCUTANEA ED<br />

INIEZIONE DI ETANOLO: RISULTATI A LUNGO TERMINE -<br />

Giorgio A.* [1] , Di Sarno A. [1] , De Stefano G. [1] , Scognamiglio U. [1] , Farella N. [1] , Calisti G. [1] , Giorgio V. [1]<br />

- [1] IX UOC di Malattie Infettive ad Indirizzo Ecointerventistico,Ospedale D. Cotugno ~ Napoli<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: L‟echinococcosi epatica è una patologia relativamente benigna caratterizzata<br />

dalla presenza di cisti che possono determinare disseminazione, shock anafilattico ed<br />

andare incontro a rottura nelle vie biliari o in cavità peritoneale. Inoltre, l‟infezione della<br />

stessa cisti può determinare lo sviluppo di ascessi epatici con conseguente effetto massa<br />

sulle vie biliari e sui vasi tanto da indurre colestasi ed ipertensione portale. Il trattamento è<br />

quindi obbligatorio per le cisti sintomatiche e raccomandato per quelle attive relativamente<br />

all‟elevato rischio di severe complicazioni.<br />

Obiettivo: Lo scopo di questo studio è quello di riportare i risultati a lungo termine (21 anni<br />

in un unico Centro) del trattamento con Doppia Aspirazione Percutanea ed Iniezione di<br />

Etanolo come prima scelta terapeutica delle cisti idatidee epatiche multivescicolari.<br />

Risultati: Una singola sessione di Doppia Aspirazione Percutanea ed Iniezione di Etanolo<br />

veniva effettuata in 16 pazienti con 24 cisti multivescicolari, mentre nei rimanenti 26<br />

pazienti con 51 cisti venivano effettuate dalle 3 alle 4 sessioni di tale procedura. Il followup<br />

era compreso tra 12 e 240 mesi. In corso di follow-up 46 delle 75 cisti apparivano<br />

completamente solide con pareti parzialmente calcifiche (inattive) mentre le rimanenti 29 si<br />

caratterizzavano per persistenza di cisti figlie (attive), in esse tuttavia si evidenziava<br />

all‟esame ecografico riduzione almeno dell‟80% del volume iniziale con negatività per<br />

scolici nel liquido aspirato.<br />

Conclusione: I nostri dati confermano che la Doppia Aspirazione Percutanea ed Iniezione<br />

di Etanolo è efficace e sicura per i pazienti con cisti idatidee multivescicolari epatiche mai<br />

trattati con altre procedure sia nel breve che nel lungo termine.


66<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 142<br />

- INCIDENZA ED ASPETTI EPIDEMIOLOGICI DELLA LEGIONELLOSI NELL’AREA<br />

DEL DELTA DEL PO (EMILIA ORIENTALE) -<br />

Libanore M.* [1] , Bicocchi R. [1] , Cova M. [2] , Nola S. [3] , Tonetto G. [6] , Carillo C. [5] , Rossi M. R. [5]<br />

- [1] Unità Operativa di Malattie Infettive ~ Ferrara - [2] Servizio Igiene Pubblica Epidemiologia e Profilassi Malattie Infettive<br />

~ Ferrara - [3] Direzione Medica Ospedale di Cento ~ Cento (FE) - [5] Microbiologia Clinica ~ Ferrara - [6] Direzione Medica<br />

AUSL ~ Ferrara<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: L'aumento dei casi di legionellosi necessita di una sorveglianza<br />

epidemiologica sempre più stretta che deve comprendere anche strutture affini ai distretti<br />

saqnitari.<br />

Obiettivo: Studiare l‟incidenza e gli aspetti epidemiologici della legionellosi nella provincia<br />

di Ferrara.<br />

Risultati: Sono stati analizzati tutti i dati di laboratorio con positività dell‟ antigene urinario<br />

per legionella pneumophila e/o le sierologie nei confronti dello stesso microrganismo<br />

effettuate a pazienti ricoverati presso ospedali, strutture sanitarie, centri di accoglienza nel<br />

periodo 2005 – 2010 e le notifiche di legionellosi inviate agli uffici epidemiologici delle U.O.<br />

di Igiene Pubblica.<br />

I dati sono stati incrociati per verificare eventuali sottonotificate.<br />

Nel periodo di studio considerato sono stati diagnosticati 51 casi di legionellosi: 7 nel 2005<br />

(incidenza 1,8 x 100.000 abitanti); 9 nel 2006 (2,3 x 100.000 ab).; 4 nel 2007 (1 x 100.000<br />

ab).; 10 nel 2008 (incidenza 2,6 x 100.000 ab) ; 9 nel 2009 (2,3 x 100.000 ab).; 12 nel<br />

2010 (3,1 x 100.000 ab). I 51 casi, 38 maschi e 16 femmine, presentavano un‟età media<br />

di 59,6 anni (range 34 – 84). 7/51 non avevano fattori o condizioni di rischio, 42/51 con<br />

FDR ( BPCO, diabete, etilismo, immunodepressione ecc.). Il contagio associato a struttura<br />

sanitaria è stato documentato in 3 casi ; tutti gli altri sono da considerarsi sporadici. Non è<br />

stata rilevata nessuna epidemia. 3/51 casi non erano stati notificati. 4/51 (7,8%) sono<br />

andati incontro ad exitus.<br />

Conclusione: L‟incidenza di legionellosi nella nostra area oscilla tra 1 e 3,1 casi x<br />

100.000 abitanti con un trend in aumento. E‟ importante continuare la sorveglianza<br />

epidemiologica per non sottovalutare il problema della trasmissione anche in ambito<br />

sanitario (ospedali e altre strutture affini). E‟ indispensabile estendere il test diagnostico a<br />

tutti i casi di polmonite ricoverati in quanto pur essendo l‟incidenza bassa è caratterizzata<br />

da una mortalità non trascurabile.


67<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 128<br />

- SIFILIDE NELL’AREA FIORENTINA: DESCRIZIONE EPIDEMIOLOGICA NEL<br />

PERIODO 2003 - 2010. -<br />

Martinelli C.* [1] , Corsi P. [1] , Carocci A. [1] , Leoncini F. [1]<br />

- [1] SOD Malattie Infettive Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi ~ Firenze<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: Premessa. Considerata pressoché scomparsa, la sifilide ha ripreso a<br />

diffondersi negli anni ‟80, in concomitanza con la diffusione dell‟epidemia da HIV. Ad oggi,<br />

la sifilide, considerata una patologia “riemersa”, rappresenta una delle Infezioni<br />

Sessualmente Trasmissibili (IST) più diffuse, con tassi di incidenza in aumento, in<br />

particolare dai 15 ai 34 anni. A partire dal 2000 si sono verificate epidemie di sifilide,<br />

soprattutto fra gli MSM (men who have sex with men).<br />

Obiettivo: Obiettivo. DAl 2003 al 2010 Presso il Centro IST dell‟Azienda Ospedaliero-<br />

Universitaria di Careggi, Firenze, abbiamo condotto uno studio epidemiologico che<br />

raccoglie una buona parte dei casi di sifilide dell‟area fiorentina, alla quale, secondo i dati<br />

ISTAT, appartengono circa 2/3 di tutta la casistica Toscana.<br />

Risultati: Risultati. Durante il periodo di osservazione di questi 7 anni totali abbiamo<br />

osservato 299 casi di sifilide primaria e secondaria. I pazienti affetti da sifilide e HIV erano<br />

172 (57,5%), contro i 127 (42,5%) sifilitici HIV-negativi. La prevalenza più alta della<br />

coinfezione HIV/sifilide si è registrata nel 2007. Fra il 2003 ed il 2010, gli HIV-positivi sono<br />

aumentati del 244.4%. Fra i pazienti maschi HIV-positivi, circa l‟82% erano MSM. Oltre un<br />

terzo dei pazienti co-infettati era ancora ignaro di aver contratto l‟infezione da HIV al<br />

momento della nostra osservazione clinica. Questi pazienti, presentando un livello dei<br />

linfociti CD4+ < 200cellule/ml sono stati definiti late presenters.<br />

Conclusione: Conclusioni.<br />

La sifilide aumenta il rischio di trasmettere l‟infezione da HIV; analogamente HIV aumenta<br />

il rischio di trasmettere la sifilide per fattori comportamentali e clinici (ulcere più numerose<br />

e di lunga durata).<br />

La sifilide richiede interventi di sensibilizzazione sulla popolazione target, in particolare<br />

nella popolazione di omosessuali.<br />

E‟ necessario un potenziamento dello screening clinico e sierologico della sifilide in<br />

soggetti HIV positivi


<strong>Abstract</strong> 127<br />

- SIFILIDE PRIMARIA EXTRAGENITALE: DESCRIZIONE DI 2 CASI -<br />

Corsi P. [1] , Martinelli C.* [1] , Carocci A. [1] , Leoncini F. [1]<br />

- [1] SOD Malattie Infettive Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi ~ Firenze<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

68<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: Premessa: Negli ultimi dieci anni abbiamo osservato un drammatico aumento<br />

dell‟incidenza di sifilide soprattutto nelle categorie di pazienti con comportamenti omobisessuali.<br />

La sifilide specialmente nei suoi stadi primari e secondari può manifestarsi<br />

con degli aspetti che possono distaccarsi dalle presentazioni cliniche convenzionali.<br />

Obiettivo: Obiettivo. Dal 2003 al 2010 abbiamo osservato una sifilide primaria<br />

extragenitale nel 2% dei casi. Presentiamo 2 casi di recente osservazione per il loro<br />

inusuale aspetto clinico e di localizzazione.<br />

Risultati: 1° Caso Clinico. S.M. di anni 35, MSM, presentauna lesione ulcera-abrasa<br />

sulla lingua da circa 8 settimane con una linfoadenopatia sottomandibolare e<br />

laterocervicale destra . All‟anamnesi sessuale vengono riferiti circa 200 rapporti/anno con<br />

differenti partners. La biopsia della lesione orale da aveva evidenziato una intensa flogosi<br />

a spiccata impronta plasmacellulare del corion mucoso. Negativi gli anticorpi anti HIV ed<br />

anti HSV1-2 mentre è risultato positivo il test luetico (RPR 1:256., TPHA 1:10240, FTABS<br />

IgM ++++);<br />

2° Caso Clinico. S.M. di anni 27 giunge a visita per la presenza di lesioni ulcerocrostose a<br />

livello della regione periorale da circa 2 settimane ed una linfoadenopatia laterocervicale<br />

sinistra. All‟anamnesi sessuale il paziente riferisce abitudini bisessuali con numerosi<br />

partners con circa 150 rapporti/anno, e di avere già contratto la lue nel 2008. La sierologia<br />

per Lue è risultata: RPR 1:128; TPHA 1:10240; FTABS IgM ++++, test HIV negativo cosi<br />

la ricerca degli atc per HSV1 e 2.<br />

Conclusione: Conclusioni: La sifilide primaria extragenitale è presente nella varie<br />

casiste nel 2-3% e si manifesta prevalentemente negli MSM sia HIV che non-HIV con<br />

lesioni di tipo ulcerativo spesso localizzate a livello del cavo orale e della regione<br />

periorale. Una buona anamnesi delle abitudini sessuali del paziente può offrire un notevole<br />

ausilio nell‟orientamento diagnostico.


69<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 81<br />

- ECTHYMA GANGRENOSUM DA PSEUDOMONAS AERUGINOSA IN PAZIENTE<br />

CON ARTRITE REUMATOIDE -<br />

Merelli M.* [1] , Brillo F. [1] , Villa G. [1] , Cattani G. [1] , Pagotto A. [1] , Del Pin B. [1] , Bragantini F. [1] , Pecori D. [1] ,<br />

Beltrame A. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive, S.M. Misericordia Azienda Ospedaliero Universitaria ~ Udine<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: L‟ecthyma gangrenosum è un quadro cutaneo caratterizzato da lesioni<br />

bolloso-necrotiche classicamente associate a gravi setticemie da Pseudomonas<br />

aeruginosa. In caso di obiettività fortemente suggestiva, anche in presenza di emocolture<br />

negative, tale malattia deve essere rapidamente ipotizzata e trattata.<br />

Obiettivo: Descrivere un caso di multiple organ dysfunction syndrome (MODS)<br />

conseguente ad un ecthyma gangrenosum con emocolture negative<br />

Risultati: Un uomo di 65 anni, sottoposto a terapia immunosoppressiva (metotrexate e<br />

cortisone) per una artrite reumatoide, veniva ricoverato per febbre (>39°C) e multiple<br />

lesioni cutanee necrotiche su base simil-lardacea alla gamba sinistra. L‟obiettività e gli<br />

esami ematochimici rilevavano un quadro di MODS. Segni di flogosi a livello locale erano<br />

comparsi 2 settimane prima del ricovero in associazione a nausea, vomito e diarrea. Non<br />

si rilevava alcun miglioramento dopo trattamento antibiotico empirico (amoxicillinaclavulanato).<br />

Sei set di emocolture da CVC e da CVP erano risultati negativi; P.<br />

aeruginosa veniva isolato da tampone delle lesioni cutanee. In base al profilo di sensibilità<br />

del patogeno isolato, veniva intrapresa terapia di associazione con daptomicina,<br />

piperacillina/tazobactam e levofloxacina con risoluzione del quadro sistemico e locale.<br />

Conclusione: Ecthyma gangrenosum può presentarsi anche in assenza di batteriemia. Le<br />

emocolture negative suggeriscono che tale patologia possa presentarsi anche come<br />

lesione primitiva in sede di recente trauma cutaneo. La prognosi è determinata da una<br />

tempestiva diagnosi e dall‟appropriatezza di una terapia antibiotica mirata seguendo il<br />

profilo di sensibilità ottenuto con indagini microbiologiche appropriate.


70<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 215<br />

- SPHINGOMONAS PAUCIMOBILIS: UN PATOGENO NOSOCOMIALE EMERGENTE?<br />

-<br />

Migliore S.* [1] , Iannello D. [3] , Stassi G. [3] , Mondello P. [1] , Albanese A. [1] , Paolucci I. [1] , Venanzi Rullo E. [1] ,<br />

Facciolà A. [1] , Sturniolo G. [1]<br />

- [1] UOC di Malattie Infettive AOU Policlinico G. Martino ~ Messina - [3] UOC di Microbiologia Clinica AOU Policlinico G.<br />

Martino ~ Messina<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: Sphingomonas paucimobilis (SP) è un microrganismo Gram negativo nonfermentante,<br />

diffuso nell‟ambiente, ma presente anche in ambito ospedaliero, ov'è stato<br />

associato a un ampio range d‟infezioni.<br />

Obiettivo: Scopo del presente studio è quello di valutare l‟incidenza e l‟impatto clinico<br />

delle infezioni da SP.<br />

Sono state prese in considerazione le emocolture (EC) positive per batteri Gram negativi<br />

effettuate nell‟AOU Policlinico G. Martino di Messina tra l'aprile 2010 e il marzo 2011.<br />

Le EC sono state eseguitetramite il sistema Bactec 9240 (Becton Dickinson, Sparks MD,<br />

USA). Dalle colture positive per Gram negativi sono state eseguite sottocolture.<br />

L‟identificazione di SP è stata effettuata mediante il sistema ID32GN (bioMerieux Clinical<br />

Diagnostics) o il Phoenix-100 ID/AST (Becton Dickinson, Sparks MD, USA). Tutti i ceppi di<br />

Sp isolati sono stati sottoposti ad secondo il metodo di Kirby Bauer, adottando i parametri<br />

di riferimento indicati per i bacilli non fermentanti in accordo con i criteri del CLSI.<br />

Risultati: 15 EC sono risultate positive per SP, 4 in pazienti (pz), senza apprezzabili<br />

focolai primari, 6 in pz con infezio-ni da CVC, 3 in pz con SSI, 1 in pz con mediastinite, 1 in<br />

pz con VAP.<br />

Tra i farmaci saggiati, quelli verso cui i ceppi isolati hanno mostrato maggiore sensibilità<br />

sono stati levoflo-xacina (93%), ciprofloxacina, ampicillina/sulbactam, meropenem,<br />

imipenem (81%), gentamicina e amikaci-na (75%).<br />

In sei casi la terapia empirica si è stata inappropriata, ma è stata corretta dopo<br />

antibiogramma.<br />

In tutti i casi di infezione correlata a CVC, questi sono stati rimossi.<br />

In tutti i pz la prognosi è stata favorevole, anche se in tre, tutti appartenenti al gruppo<br />

inizialmente trattato in maniera inappropriata, si è registrato uno shock settico.<br />

Conclusione: SP sembra essere un patogeno emergente quale possibile agente<br />

eziologico di infezioni che, per quanto attualmente agevolmente contenibili, possono<br />

rivelarsi di particolare gravità nei casi in cui la terapia empirica non sia adeguata.


71<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 219<br />

- MEDIASTINITE DA SPHINGOMONAS PAUCIMOBILIS: IL PRIMO CASO IN<br />

LETTERATURA. -<br />

Barone M. [1] , Monaco F. [1] , Migliore S. [2] , Mondello P.* [2] , Paolucci I. [2] , Monaco M. [1] , Sturniolo G. [2]<br />

- [1] UOC di Chirurgia Toracica AOU Policlinico G. Martino ~ Messina - [2] UOC di Malattie Infettive AOU Policlinico G.<br />

Martino ~ Messina<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: Sphingomonas paucimobilis (SP), è un bacillo Gram negativo nonfermentante,<br />

diffuso nell‟ambiente è potenziale agente eziologico di infezioni nosocomiali.<br />

Non risultano essere mai stati descritti casi di mediastinite da SP<br />

Obiettivo: Una donna di 71 anni, già affetta da diabete mellito insulinodipendente, a<br />

seguito di tentativo di intubazione per anestesia ha riportato una lacerazione della trachea<br />

e per tale motivo è stata trasferita Presso l‟UOC di Chirurgia Toracica; all‟ingresso<br />

lamentava dolore toracico e dispnea ed all‟esame clinico presentava temperatura corporea<br />

di 38,8°C, enfisema sottocutaneo era rilevabile a carico del collo, di entrambe le regioni<br />

sopraclaveari e del torace; vi era leucocitosi (11.200/mmc) con neutrofilia (87%) e la PCR<br />

era elevata di 19 volte rispetto al valore di riferimento. La TC del torace ha dimostrato<br />

pneumomedia-stino ed atelettasia del segmento basale del lobo inferiore del polmone<br />

sinistro.<br />

È stata avviata terapia parenterale con ceftriaxone e ciprofloxacina.<br />

L‟esame broncoscopico ha confermato la presenza di una piccola soluzione di continuo a<br />

carico della parete posteriore della trachea; tanto la coltura del broncolavaggio, quanto<br />

l‟emocoltura sono risultate positive per SP, sensibile a gentamicina, imipenem,<br />

tazobactam piperacillina, cipro- e levofloxacina, ma in III giornata, prima ancora di aver<br />

acquisito il dati microbiologici, la paziente era già sfebbrata.<br />

In X giornata il quadro obiettivo ed i riscontri di laboratorio sono rientrati nei limiti di norma<br />

e la terapia è stata sospesa.<br />

Un controllo ambulatoriale ad un mese di distanza non ha evidenziato alcunchè di<br />

significativo.<br />

Risultati: Quello appena descritto rappresenta la prima segnalazione di mediastinite da<br />

SP.<br />

Conclusione: Di particolare significato è il fatto che una corretta e precoce terapia<br />

empirica ha consentito di ottenere la piena guarigione senza la necessità di far ricorso ai<br />

presidi cruenti che rappresentano il gold standard della del trattamento delle mediastiniti<br />

acute.


72<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 280<br />

- DESCRIZIONE DI UN CASO DI LINFOADENOPATIA SISTEMICA IN UN PAZIENTE<br />

SPLENECTOMIZZATO. -<br />

Ranelli A. [1] , Dalessandro M. [1] , Mariani R. [1] , Paoloni V. [1] , Ranelli A. [1] , Paoloni M.* [1]<br />

- [1] ~ Avezzano (AQ)<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: La splenectomia e l‟iposplenismo funzionale predispongono I pazienti ad<br />

infezioni gravi quali quelle da Streptococcus pneumoniae. Tuttavia anche altri agenti<br />

patogeni possono porre a rischio la vita dei pazienti splenectomizzati.<br />

Obiettivo: Paziente spelenectomizzato, di 34 aa giunto all'osservazione per persistenza<br />

di astenia, febbricola e linfoadenopatia sottomandibolare da circa 1 mese. L‟esame<br />

obiettivo deponeva per la presenza di una linfoadenoatia sistemica, gli esami ematochimici<br />

evidenziavano normalità degli indici di flogosi e dell‟emocromo, le emocolture risultavano<br />

negative mentre un‟ecografia delle stazioni linfonodali del collo mostrava la presenza di<br />

multiple adenopatie bilaterali più evidenti a destra. Si eseguiva una TC Total body che<br />

evidenziava una linfadenopatia sistemica con elemento presenti in entrambi i cavi<br />

ascellari, in sede pre- e retro giugulare, sovraclaveare, in sede periaortica ed in sede iliaca<br />

esterna bilateralmente. Nel sospetto di una malattia ematologica, si procedeva<br />

all‟asportazione di un linfonodo laterocervicale il cui esito istologico deponeva per una<br />

linfadenite microgranulomatosa e la caratterizzazione immunoistochimica escludeva un<br />

processo linfomatoso. Successivamente perveniva l‟esito negativo della ricerca degli Ab<br />

anti Cytomegalovirus e Epstein Barr, mentre emergeva la positività per Toxoplasma<br />

gondii.<br />

Risultati: Si introduceva terapia con clindamicina 900 mg/die con progressiva risoluzione<br />

dei sintomi riferiti e della linfadenopatia.<br />

Conclusione: La comparsa di infezioni nei pazienti splenectomizzati può essere<br />

principalmente dovuta a Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae tipo b e<br />

Neisseria meningitidis. I casi di toxoplasmosi sono raramente descritti in letteratura.<br />

L‟iposplenismo funzionale causato dalla splenectomia è stato un fattore determinante nella<br />

comparsa della malattia. Nel nostro caso clinico non stato è possibile evidenziare se la<br />

malattia sia stata dovuta ad una riattivazione dell‟infezione o ad una infezione primaria.


73<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 275<br />

- PAROTITE COMPLICATA DA EPATITE AD IMPRONTA COLESTATICA IN UN<br />

PAZIENTE ADULTO IMMUNODEPRESSO. -<br />

Dalessandro M. [1] , Ranelli A. [1] , Mariani R. [1] , Paoloni V. [1] , Ranelli A. [1] , Paoloni M.* [1]<br />

- [1] ~ Avezzano<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: Negli adulti affetti da parotite le complicanze più frequenti sono rappresentate<br />

da orchite (20-30% dei maschi), meningiti asettiche (5 - 15% dei casi), pancreatite (4%).<br />

Rari sono i casi descritti di epatite.<br />

Obiettivo: Trattasi di paziente maschio di 60 aa ricoverato per importante tumefazione<br />

parotidea bilaterale associata a febbre elevata. Dalle analisi ematochimiche emergeva una<br />

severa alterazione degli indici di funzionalità epatica ad impronta colestatica associata ad<br />

una pancreatite (amilasi=280, lipasi=358). Si segnala che il paziente da circa 3 mesi stava<br />

assumendo prednisone 25 mg/die a causa di un precedente episodio di piastrinopenia.<br />

L‟ecografia addome descriveva un fegato disomogeneo, iperecogeno come per steatosi,<br />

mentre la colecisti e vie biliari intra ed extra epatiche non risultavano alterate. Le indagini<br />

virologiche eseguite con metodica PCR dei principali virus epatotropi risultavano negative,<br />

come pure la ricerca degli autoanticorpi. Veniva inoltre esclusa un‟eziologia esotossica. Il<br />

paziente veniva sottoposto ad agobiopsia epatica che descriveva un aspetto di tipo<br />

epatitico del parenchima intralobulare, con focolai multipli di infiltrato infiammatorio<br />

linfomononucleato con granulociti e necrosi epatocitaria e colestasi intraepatica.<br />

Risultati: Si procedeva alla sospensione del trattamento steroideo e si introduceva terapia<br />

con ac. ursodesossicolico che comportava un lento ma regressivo miglioramento della<br />

funzionalità epatica.<br />

Conclusione: Il nostro caso descrive una delle rare complicanze nell‟adulto in corso di<br />

parotite. L‟assunzione della terapia corticosteroidea per un lungo periodo potrebbe aver<br />

contribuito alla gravità del caso clinico. In letteratura sono rari i casi descritti di<br />

coinvolgimento epatitico e parotideo nell‟adulto. Sebbene l‟epatite sia una complicanza<br />

relativamente frequente di infezioni da paramyxovirus, come ad esempio nel morbillo,<br />

sono pochi i casi descritti di epatite quale complicanza della parotite.


74<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 191<br />

- ANALISI RETROSPETTIVA DELL’APPROPRIATEZZA E DELL’ESITO DELLA<br />

PRESCRIZIONE ANTIBIOTICA IN AMBITO OSPEDALIERO <strong>NELLA</strong> REGIONE<br />

ABRUZZO NEL 2009-2010: VALUTAZIONE PRELIMINARE -<br />

Polilli E. [1] , Ursini T. [1] , Consorte A. [1] , D'antonio D. [1] , Fazii P. [1] , Palestini D. [1] , Mazzotta E. [2] , Pizzigallo E. [2] ,<br />

Melena S. [3] , Mezzetti A. [2] , Manzoli L. [2] , Parruti G.* [1]<br />

- [1] Ospedale Civile di Pescara ~ Pescara - [2] Università di Chieti ~ Chieti - [3] Direzione Sanitaria Regione Abruzzo ~<br />

Pescara<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: Per valutare l‟appropriatezza della terapia antibiotica nella Regione Abruzzo è<br />

stata effettuata un‟analisi retrospettiva di un campione di ricoverati tra il 2009 e il 2010 per<br />

ogni tipo di infezione.<br />

Obiettivo: Sono stati memorizzati i seguenti dati: sesso, età, tipo di infezione, tipo e<br />

durata di terapia antibiotica, isolati microbiologici e loro sensibilità, dati clinici ed esito. Le<br />

analisi statistiche sono state effettuate con STATA 10.1.<br />

Risultati: È stato considerato un campione sequenziale di 1195 pazienti ricoverati nei<br />

P.O. di Pescara, Popoli e Chieti. L‟età media è di 68.3±19.1; 673 (56.3%) pazienti erano di<br />

sesso maschile. Il fallimento della terapia antibiotica è stato osservato in 170 (14.2%) dei<br />

pazienti. I pazienti con sepsi (41,8%) e osteomielite (34.9%) sono risultati a più alto rischio<br />

di fallimento (p


75<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Fallimento t. antibiotica OR SE z p 95% CI<br />

età 1,016328 0,0083914 1,96 0,05 1,000014 1,032909<br />

sesso 0,7041348 0,1977116 -1,25 0,212 0,4061157 1,220848<br />

funzione renale 4,205768 1,575575 3,83 0,000 2,018209 8,764448<br />

terapia associativa 1,186553 0,3519566 0,58 0,564 0,6634417 2,122127<br />

sepsi 3,097707 1,329765 2,63 0,008 1,335494 7,185201<br />

funzione epatica 3,567575 1,543096 2,94 0,003 1,52827 8,328106<br />

MDROs 1,420317 0,6252019 0,8 0,425 0,599376 3,365668<br />

Infezione nosocomiale 4,390239 1,541304 4,21 0,000 2,206238 8,736229<br />

PCR (1mg di incremento) 1,002954 0,0010935 2,71 0,007 1,000813 1,005099


76<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 34<br />

- SETTE CASI DI BATTERIEMIA DA OCHROBACTRUM ANTHROPI IN PAZIENTI<br />

IMMUNOCOMPROMESSI: CONSIDERAZIONI PRELIMINARI -<br />

Puccio R.* [1] , Caroleo B. [2] , Giancotti A. [1] , Arvaniti M. [1] , Staltari O. [2] , Mazza I. [2] , Tagliaferri P. S. [3] , Tassone<br />

P. [3] , Grillone F. [3] , Salvino A. [3] , Ciliberto D. [3] , Barbieri V. [3] , Liberto M. C. [4] , Focà A. [4]<br />

- [1] AOU "Mater Domini", UO Microbiologia ~ Catanzaro - [2] AOU "Mater Domini", UO Malattie Infettive ~ Catanzaro -<br />

[3] Facoltà di Medicina, Cattedra di Oncologia ~ Catanzaro - [4] Facoltà di Medicina, Cattedra di Microbiologia ~ Catanzaro<br />

INFEZIONI DI GENERE<br />

Premessa: Il numero di pazienti immunocompromessi(IC) per polichemioterapie(PCT) è<br />

in aumento, e proporzionalmente l‟impiego di dispositivi intra-vascolari(CVC).Il ricorso alla<br />

PCT ed ai CVC ha determinato un incremento delle sepsi da batteri inusuali.<br />

Obiettivo: Riportiamo considerazioni preliminari su un cluster (7 casi) da Ochrobactrum<br />

anthropi, opportunista gram-negativo,causa di infezioni CVC-correlate(Jpn J Infect Dis<br />

2010;63:444-6) e sepsi(J Clin Microbiol 2003;41(3):1339-41).<br />

Risultati: Sette pazienti, 4 M e 3 F, età media 65.1 anni, affetti da carcinomi del colonretto(3),della<br />

mammella, della prostata, delle guaine nervose periferiche e del<br />

corticosurrene, in trattamento PCT notoriamente immunosoppressivo, tutti portatori di<br />

CVC definitivo tipo Port-a-cath eccetto che un caso in cui la CT era somministrata con<br />

Angioset temporaneo. L‟insorgenza della febbre di tipo settico, associata in due casi ad<br />

ipotensione severa, in occasione delle infusioni in CVC: in 4 casi nella terza settimana di<br />

aprile 2011 ed in 3 casi nella prima settimana di giugno 2011. Le emocolture da CVC,<br />

portavano all‟isolamento di O. anthropi, sensibile a Chinolonici, Carbapenemici,<br />

Aminoglicosidi e CTX. E‟ stata impiegata Ciprofloxacina (MIC


77<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 5<br />

- INVESTIGATIONS AND MANAGEMENT OF TOXOPLASMA GONDII INFECTION IN<br />

PREGNANCY AND INFANCY: A PROSPECTIVE STUDY. -<br />

Di Carlo P. [1] , Romano A.* [2] , Casuccio A. [3] , Cillino S. [3] , Schimmenti M. C. [2] , Mancuso G. [4] , La Chiusa S. [4] ,<br />

Bonura S. [1] , Guadagnino G. [1] , Alongi I. [1] , Titone L. [1]<br />

- [1] Department of Sciences for Health Promotion, University of Palermo, Palermo, Italy ~ Palermo - [2] Pediatric Infectious<br />

Disease, Children‟s Hospital "G. Di Cristina", ARNAS Civico, Palermo, Italy ~ Palermo - [3] Department of Experimental<br />

Biomedicine and Clinical Neuroscience, University of Palermo, Palermo, Italy ~ Palermo - [4] Clinical Pathology<br />

Department, Buccheri-La Ferla Hospital, Palermo, Italy ~ Palermo<br />

INFEZIONI IN GRAVIDANZA<br />

Premessa: Toxoplasma gondii infection acquired during pregnancy poses a serious health<br />

risk to the fetus, therefore timely and accurate diagnosis is essential.<br />

Obiettivo: The aim of the present prospective serological and clinical study, conducted at<br />

a Sicilian (Italy) paediatric tertiary referral centre, was to estimate frequency of congenital<br />

infection based on the mother‟s immunological status in terms of infection and time of<br />

acquisition during pregnancy, and to assess the possibility of modulating the diagnostic<br />

and therapeutic approach according to the risk determined for each individual newborn.<br />

Risultati: 85 mothers with toxoplasma seroconversion and their offspring were enrolled in<br />

the study. Prenatal PCR diagnosis was carried out on 50 patients (60%), with seven<br />

positive cases (14%). Morphological ultrasound scanning revealed anomalies in one fetus<br />

only.<br />

Long-term follow-up of the infants included serological status, including Western Blot<br />

(WB), neuro-radiological findings, ophthalmologic and neurologic examinations,<br />

psychological and developmental tests, visual evoked potential and audiology tests, and<br />

post-natal anti-toxoplasma treatment regimes.<br />

Fourteen (17%) of the infants were found to be infected at one-year serological follow-up.<br />

Chi-square test for linear trend of vertical transmission from the first to the third trimester<br />

was significant (p=0.009). The serological investigation using WB showed IgM and IgA in<br />

half of infected patients. In uninfected infants (69), comparative anti Toxoplasma IgG<br />

immunoblot analysis permit us to exclude infection within the first three months of life in 18<br />

infants (26%) and in all within the six months of life.<br />

Conclusione: WB analysis may help clinicians to confirm or exclude infection within the<br />

first six months of life. The role of ultrasound imaging to determine the presence or extent<br />

of brain damage in the fetus and newborns is doubtful, and should be combined with MR<br />

imaging. Multistep approaches can improve the timing of post-natal follow-up.


78<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 242<br />

- INFEZIONE DA HIV NONOSTANTE LA SOMMINISTRAZIONE DELLA PROFILASSI<br />

POST-ESPOSIZIONE (PEP): DESCRIZIONE DI UN CASO -<br />

Ambu S.* [1] , Pozzi M. [1] , Bartolozzi D. [1] , Sterrantino G. [1] , Borchi B. [1] , Capobianco T. [1] , Colao G. [1] , Parri F. [1] ,<br />

Leoncini F. [1]<br />

- [1] ~ Firenze<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: La PEP con antiretrovirali è indicata nell‟esposizione professionale e sessuale<br />

all‟infezione da HIV. Descriviamo un caso per il quale tale procedura si è dimostrata<br />

inutile.<br />

Obiettivo: KR, maschio, 28 anni, indiano, da 4 aa in Italia, si è presentato nel nov. 2010<br />

in ambulatorio dichiarando di aver avuto un rapporto vaginale non protetto con una donna,<br />

siero+ per HIV, non in trattamento antiretrovirale. La donna dichiarava di essere seguita in<br />

un‟altra regione, di avere una conta di CD4+ attorno a 400 /mmc e un‟alta carica virale e<br />

di non avere mai eseguito una genotipizzazione.<br />

Al pz venne consigliata l‟assunzione immediata di LPV/r e FTC/TDF per 4 settimane.<br />

Vennero eseguiti esami sierologici per anti-HIV, anti-HCV, HBsAg e RPR (negativi). Iniziò<br />

il previsto follow-up clinico e sierologico di sei mesi.<br />

A 14 gg l‟HIV-RNA era negativo; a 30 era negativo l‟ anticorpo/ag HIV; il pz riferiva<br />

l‟assunzione regolare della terapia. A 45 e 60 gg risultarono neg l‟HIV RNA e l‟anticorpo,<br />

rispettivamente.<br />

Risultati: A 3 mesi il laboratorio comunicava la pos. dell‟Ag/anticorpo, con WB indet. (p<br />

24 +--). L‟HIV-RNA risultò positivo (1984 copie/mL) con test di genotipizzazione neg. per<br />

mutazioni significative; CD4+: 849/mL (32,4%) e CD8+:1254/mL (47,8%); negativi HBsAg,<br />

anti HCV e RPR . Il paziente non presentava alcuna sintomatologia clinica, tuttavia si<br />

reintroduceva la TARV, con rapida soppressione della replicazione virale. Inutili i tentativi<br />

di determinare la carica virale e la genotipizzazione della “fonte”, con la quale il pz aveva<br />

interrotto ogni contatto.<br />

Conclusione: Questa esperienza, ancorchè aneddotica, stimola molte riflessioni sulla<br />

PEP e suggerisce la necessità, se il rischio è concreto, di effettuare un follow-up<br />

prolungato, per riconoscere una infezione ad espressività evidentemente ritardata dalla<br />

PEP. Si ribadisce infine la necessità di programmi di prevenzione dell‟infezione da HIV,<br />

col counselling adeguato dei siero+, per evitare comportamenti irresponsabili.


79<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 206<br />

- MODERATE CONCORDANCE BETWEEN ABBOTT REAL-TIME HIV-1 ASSAY AND<br />

ROCHE COBAS/TAQMAN HIV-1 V2.0 PROCEDURE FOR THE QUANTIFICATION OF<br />

HUMAN IMMUNODEFICIENCY VIRUS TYPE 1 (HIV-1) RNA AT LOW LEVEL -<br />

Amendola A.* [1] , Marsella P. [1] , Bloisi M. [1] , Capobianchi M. R. [1]<br />

- [1] INMI "Lazzaro Spallanzani" ~ Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: There is increasing interest about HIV-1 RNA quantification in samples from<br />

virologically suppressed patients with HIV-1 RNA below 40cp/ml. It has been described<br />

that, at the lower limit of quantification, concordance between commercial assays is weak.<br />

Obiettivo: We compared the performance of Abbott Real-time HIV-1 assay and Roche<br />

COBAS/TaqMan HIV-1 v2.0 for quantification of HIV-1 RNA in clinical samples with viral<br />

load values ranging from 40 to 500cp/ml. Moreover, the concordance on the ability to<br />

detect the presence of HIV-1 RNA in samples resulted below 40cp/ml with the Abbott<br />

assay was also analysed.Quantitative results were compared using correlation, linear<br />

regression and Bland&Altman analyses of log10-transformed HIV-1 RNA copy numbers.<br />

Concordance on the ability to detect HIV RNA was measured by Cohen‟s kappa statistics.<br />

Risultati: A good correlation between assays was observed in samples with viral load<br />

values ranging from 40 to 500 cp/ml (Pearson r=0.8540; p=0.0001): Abbott and Roche<br />

assays measured a mean value of viremia of 2.003 + 0.376 log10cp/ml and 2.038 + 0.240<br />

log10cp/ml, respectively, and quantitative differences did not exceed 0.3 log10cp/ml.<br />

Below 40cp/ml, the degree of concordance between the two assays for samples given as<br />

“detected


80<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 130<br />

- IMPATTO DELLA CLEARANCE DI HCV SULL'ANDAMENTO <strong>DEI</strong> LINFOCITI T CD4+<br />

IN SOGGETTI HIV/HCV IN TERAPIA ANTIRETROVIRALE EFFICACE DOPO<br />

TRATTAMENTO CON INTERFERONE PEGHILATO E RIBAVIRINA. -<br />

Milazzo L. [1] , Foschi A. [1] , Mazzali C. [2] , Viola A. [1] , Galli M. [1] , Antinori S.* [1]<br />

- [1] Dipartimento di Scienze Cliniche L. Sacco, sezione di Malattie Infettive e Immunopatologia;Università deglli Studi di<br />

Milano ~ Milano - [2] Dipartimento di Scienze Cliniche L. Sacco, sezione di Biostatistica, Università degli Studi di Milano ~<br />

Milano<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Sebbene molti dati, pur contrastanti, esistano sull'influenza dell'infezione da<br />

HCV nel recupero di cellule CD4 dopo l'inizio della terapia antiretrovirale di combinazione<br />

(cART) nei soggetti HIV+, l'impatto della terapia con interferone peghilato (PEG-IFN) e<br />

ribavirina e della clearance di HCV (risposta sostenuta, SVR) sull'andamento dei CD4<br />

nella coinfezione HIV/HCV non è noto.<br />

Obiettivo: Obiettivo di questo studio retrospettivo è stato quello di valutare l'impatto della<br />

risposta a PEG-IFN + ribavirina (SVR vs non risposta, NR) sul numero e percentuale di<br />

CD4 in una coorte di pazienti con coinfezione HIV/HCV in terapia antiretrovirale e stabile<br />

soppressione di HIV-RNA (


Via di trasmissione<br />

TD vs altre<br />

65.61<br />

41.87<br />

81<br />

0.12<br />

-0.87<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

CD4+ pre-PEG-IFN -0.46 0.06


82<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 158<br />

- CHARACTERISTICS OF ANTI-HBV TREATMENT IN A COHORT OF ITALIAN HBV-<br />

INFECTED PATIENTS IN RELATION TO HIV-INFECTION STATUS: <strong>SIMIT</strong><br />

OBSERVATIONAL, MULTICENTRIC STUDY. -<br />

Mazzotta F. [1] , Antonucci F.* [2] , Santantonio T. [3] , Angeletti C. [4] , Pagano G. [5] , Foti G. [6] , Arlotti M. [7] , Scalise<br />

G. [8] , Concia E. [9] , Sagnelli E. [10]<br />

- [1] U.O.C. Malattie Infettive Ospedale S.M. Annunziata ~ Antella (Firenze) - [2] Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali<br />

(<strong>SIMIT</strong>) ~ Firenze - [3] Istituto Malattie Infettive, Policlinico Bari ~ Bari - [4] INMI L. Spallanzani IRCCS ~ Roma - [5] U.O.<br />

Malattie Infettive, Az. Osp. S. Martino ~ Genova - [6] U.O. Malattie Infettive Az. Osp. Bianchi Melacrino Morelli ~ Reggio<br />

Calabria - [7] Malattie Infettive ASL Rimin ~ Rimini - [8] Malattie Infettive Ospedale di Torrette ~ Ancona - [9] Malattie<br />

Infettive Osp. Civile Maggiore Univ Verona ~ Verona - [10] U.O.C. Malattie Infettive, AORN Caserta ~ Caserta<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: New factors are modifying the clinical features of HBV infection: i) availability<br />

of sensitive techniques for HBV DNA detection; ii) increasing immigration from endemic<br />

areas; iii) increasing number of anti-HBV drugs. Based on these facts, a multicenter crosssectional<br />

survey was carried out in 2008 by <strong>SIMIT</strong> to provide an accurate picture of<br />

HBsAg+ chronic liver disease in Italy.<br />

Obiettivo: The aim of the present analysis is to describe characteristics of current anti-<br />

HBV treatment in relation to HIV-infection status<br />

Risultati: The study was performed on voluntary basis in 74 Infectious Diseases Units<br />

members of the <strong>SIMIT</strong>. All the 3,760 adult HBsAg+ patients observed consecutively from<br />

March 1, 2008 to September 30, 2008 were enrolled.<br />

Among patients included in the analysis, 427 (13.7%) were HIV+, 303 (9.9%) were<br />

cirrhotic, and 1743 (46,4) on treatment.<br />

At univariable analysis HIV+ patients were significantly more likely to be male (75.9% vs<br />

55.9%), born in Italy (82.9% vs 70.1%), HBeAg+ (35.1% vs 16.9%), HCV+ (32.4% vs 5%),<br />

HDV+ (19.5% vs 3.9%) than HIV- patients. Conversely, they were less likely to be alcohol<br />

abstainers (27.1% vs 44.5%), having had a diagnosis of HBsAg+


<strong>Abstract</strong> 194<br />

- LESIONE EPIGLOTTICA IN CORSO DI INFEZIONE ACUTA DA HIV -<br />

83<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Belvisi V.* [1] , Martellucci S. [3] , Marocco R. [1] , Pagliuca G. [3] , Tieghi T. [1] , Gallipoli C. [3] , Lichtner M. [1] , Mercurio<br />

V. [1] , Gallo A. [3] , Mastroianni C. M. [1]<br />

- [1] UOC Malattie Infettive, Ospedale SM Goretti, “Sapienza” Università di Roma, Polo Pontino ~ Latina - [3] UOC<br />

Otorinolaringoiatria, Ospedale di Terracina, "Sapienza" Università di Roma, Polo Pontino ~ Terracina<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Manifestazioni a carico del laringe in corso di infezione da HIV comprendono<br />

un vasto spettro di lesioni neoplastiche e da patogeni opportunisti. In letteratura sono<br />

descritti in pazienti con lunga storia di malattia e profondo stato di immunodeficit.<br />

Obiettivo: Presentiamo il caso di un giovane omosessuale nel quale faringodinia e<br />

febbricola persistenti da circa tre mesi hanno condotto alla dimostrazione di una lesione<br />

epiglottica di difficile definizione.<br />

Risultati: Il paziente, di 29 anni, dopo terapia antibiotica senza beneficio eseguiva visita<br />

ORL con laringoscopia e riscontro di piccola lesione epiglottica ulcerata. Eseguiva test<br />

HIV (positivo) e si rivolgeva al nostro centro. HIV RNA 412900 c/mL, CD4+ 4% (33<br />

c/mmc). Ricordava rapporti occasionali non protetti nel corso degli ultimi 6 mesi. Non<br />

erano presenti confezioni epatitiche e VDRL, TPHA e IgM EIA anti Treponema risultavano<br />

negative. Biopsia incisionale della lesione permetteva di prelevare materiale per PCR<br />

quantitativa per HHV8, che risultava negativa, così come su sangue periferico (PCR e<br />

sierologia). Si acquisiva poi il referto anatomo-patologico: “infiltrazione flogistica cronica<br />

senza caratteri di specificità con aspetti riparativi/rigenerativi dell‟epitelio squamoso e<br />

necrosi del corion e del tessuto cartilagineo come da processo ulcerativo”. Iniziava terapia<br />

HAART con EFV+FTC+TDF. A Maggio 2011, a un mese dall‟inizio della terapia: CD4+<br />

14% (349 c/mmc), HIV RNA 208 c/mL. Il paziente non lamenta più sintomatologia. Il<br />

controllo laringoscopico mostra regressione pressoché completa della lesione.<br />

Conclusione: Le ipotesi inizialmente vagliate (carcinoma laringeo, sarcoma di Kaposi,<br />

lue) non sono state confermate dalla clinica mentre la confortante risposta alla terapia<br />

antiretrovirale è a favore dell' inquadramento fra le lesioni infiammatorie mucosali che si<br />

possono presentare nei pazienti recentemente infetti, in accordo anche con la rapida<br />

risposta alla terapia ARV.


84<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 295<br />

- ANALISI DELL'IMPATTO DI UN INTERVENTO DI PREVENZIONE DELLA<br />

TRASMISSIONE VERTICALE DI HIV: IL RUOLO DELL'ACCETTAZIONE DEL<br />

PROTOCOLLO E DELLE PERSE DI VISTA NEL PROGETTO KENTO-MUANA,<br />

REPUBBLICA DEL CONGO -<br />

Bisio F.* [1] , Masini G. [1] , Blasi Vacca E. [1] , Calzi A. [1] , Cardinale F. [2] , Bruzzone B. [3] , Andrei C. [3] , Nicolini L. [1] ,<br />

Ginocchio F. [1] , Schenone E. [1] , Secondo G. [1] , Delfino E. [1] , Prinapori R. [1] , Parisini A. [1] , De Hoffer L. [1] , Mesini<br />

A. [1] , Grignolo S. [1] , Mayinda M. [4] , Moutou J. [5] , Banguissa H. [5] , Nkouendolo J. [6] , Ibata D. [4] , Uberti F. [7] ,<br />

Malfatti E. [8] , Icardi G. [3] , Bruzzi P. [2] , Ratto S. [1] , Viscoli C. [1]<br />

- [1] Clinica Malattie Infettive, Università degli Studi di Genova, Azienda Ospedale-Università “San Martino” ~ Genova. -<br />

[2] Epidemiologia Clinica, Istituto nazionale per la Ricerca sul Cancro ~ Genova - [3] Dipartimento di Scienze della Salute,<br />

Università degli Studi di Genova, Azienda Ospedale-Università “San Martino” ~ Genova - [4] Hôpital Régional des<br />

Armées, Pointe Noire ~ Repubblica del Congo. - [5] Ministère de la Santé et de la Population, ~ République du Congo. -<br />

[6] Conseil National de Lutte contre le SIDA ~ République du Congo. - [7] Servizi Medici Esteri, Divisione E & P, ENI ~ San<br />

Donato Milanese. - [8] Eni Foundation<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Negli ultimi anni, interventi sempre più efficaci di prevenzione della<br />

trasmissione verticale di HIV hanno portato a ridurre il tasso di trasmissione fino al 2%<br />

anche in contesti a risorse limitate. Tuttavia, da tali studi sono sovente escluse le donne<br />

che hanno rifiutato di aderire al protocollo (RP) e quelle perse di vista (PDV). Presentiamo<br />

qui i risultati del progetto Kento-Muana di prevenzione della trasmissione verticale di HIV<br />

nella Repubblica del Congo, al fine di valutare il reale impatto dell'intervento sulla<br />

popolazione destinataria e di evidenziare i fattori che influiscono sul fatto che una donna<br />

venga PDV.<br />

Obiettivo: Abbiamo analizzato retrospettivamente i risultati del progetto Kento-Muana da<br />

settembre 2005 a dicembre 2008. Sulla base dei dati di letteratura, il tasso di trasmissione<br />

dell'infezione da HIV è stato considerato essere 30% nelle donne RP e PDV durante la<br />

gravidanza e 15% nelle donne PDV dopo il parto. Un'analisi univariata (test Chi-quadro e<br />

Mann-Whitney) e multivariata è stata effettuata per comparare, tra le donne PDV e non, le<br />

caratteristiche demografiche, cliniche e socio-economiche al baseline.<br />

Risultati: Il tasso di trasmissione verticale di HIV nella popolazione on protocole, ossia<br />

che ha accettato e concluso il protocollo preventivo proposto, è stata di 5/290 (1.7%, IC:<br />

0,6-4,1) mentre il tasso di trasmissione stimato nella popolazione destinataria<br />

dell'intervento 81/615 (13.3%, IC: 11,8-17,3). Le donne PDV sono risultate essere<br />

significativamente più giovani (p: 0.002), con condizioni abitative più disagiate (p: 0.18) e<br />

senza un impiego (p:0.026), quando comparate con le non PDV.<br />

Conclusione: Nonostante un ottimo tasso di accettazione del counseling e del test,<br />

l'impatto globale sulla popolazione destinataria dell'intervento è risultato fortemente<br />

inficiato dalle percentuali di RP e PDV. L'analisi dei fattori che che possono influenzare<br />

l'aderenza al protocollo è cruciale al fine di intensificare l'accompagnamento e il sostegno<br />

psicosociale nelle donne più a rischio, al fine di aumentare concretamente la copertura e<br />

la qualità dei programmi di prevenzione della trasmissione verticale di HIV.


85<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 169<br />

- L’ELEVATA FREQUENZA DI EFFETTI COLLATERALI E DI SOSPENSIONI<br />

PRECOCI NON IMPEDISCE DI CURARE LA COINFEZIONE DA HCV IN HIV+ -<br />

Boffa N.* [1] , Punzi R. [1] , Butrico E. [1] , D'aniello F. [1] , Messina E. [1] , Mazzeo M. [1]<br />

- [1] AOU "OORR S.Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona" UOC Malattie Infettive ~ Salerno<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Il nostro studio osservazionale riguarda 26 pazienti HIV+, affetti da Epatite<br />

cronica attiva HCV correlata, che sono stati trattati dal 2005 ad oggi con Interferone<br />

pegilato + Ribavirina (in rapporto al peso corporeo) per il tempo standard di 48 settimane.<br />

Obiettivo: Valutare il tasso di risposta virologica sostenuta (SVR) dopo 24 settimane<br />

dalla sospensione della terapia. Evidenziare la differenza in SVR tra il gruppo infettato<br />

dai genotipi facili 2-3 ed il gruppo infettato dai genotipi difficili 1-4 come pure la<br />

differenza in SVR tra viremie HCV alte > 500.000 UI/ml e basse < 500.000 UI/ml.<br />

Descrivere la frequenza e la gravità degli effetti collaterali ed il loro ruolo nella risposta<br />

alla terapia.<br />

Risultati: 26 pazienti , 18 maschi (69%) e 8 femmine (31%) , in terapia HAART in 23/26<br />

(88%) , 16 infettati da genotipi facili 2-3 (62%) e 8 da genotipi difficili 1-4 (38%) sono stati<br />

trattati con Interferone pegilato (24 alfa-2a, 2 alfa-2b) + ribavirina dosata sul peso corporeo<br />

per un tempo standard di 48 settimane. Una risposta virologica sostenuta è stata<br />

ottenuta nel 50% dei pazienti complessivamente considerati ed in particolare nel 56% dei<br />

genotipi 2-3 e nel 40% dei genotipi 1-4. 13 pazienti (50%) hanno sospeso precocemente<br />

la terapia e di essi 5 (38%) hanno ottenuto comunque una SVR. 6/7 pazienti (85%) con <<br />

500.000 UI/ml e 7/19 pazienti (37%) con > 500.000 UI/ml al baseline hanno avuto una<br />

SVR. 20/26 pazienti (77%) hanno avuto effetti collaterali. In due casi, un flare di<br />

transaminasi ed una TBC , si è stati costretti ad ospedalizzare il paziente.<br />

Conclusione: La nostra casistica , pur nella sua modestia numerica , conferma l‟efficacia<br />

della terapia della confezione da HCV nei soggetti sieropositivi nonostante una elevata<br />

frequenza di drop-out e di effetti collaterali . Da non trascurare gli eventi avversi seri.


86<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 122<br />

- INCIDENZA DELLA SINDROME METABOLICA IN UNA COORTE DI PAZIENTI HIV-<br />

POSITIVI: RISULTATI DELLO STUDIO MULTICENTRICO HERMES -<br />

Bonfanti P.* [3] , Menzaghi B. [4] , Martinelli C. [5] , Pocaterra D. [6] , Cordier L. [6] , Franzetti M. [6] , Vichi F. [7] , Penco<br />

G. [8] , De Socio G. V. [9] , Acinapura R. [10] , Madeddu G. [11] , Orofino G. [12] , Ricci E. [6] , Quirino T. [4]<br />

- [3] Ospedale A. Manzoni ~ Lecco - [4] Ospedale di Busto Arsizio ~ Busto Arsizio - [5] Ospedale careggi ~ Firenze -<br />

[6] Ospedale Sacco ~ Milano - [7] Ospedale S. Annunziata ~ Firenze - [8] Ospedale Galliera ~ Genova - [9] Ospedale di<br />

Perugia ~ Perugia - [10] Ospedale Spallanzani ~ Roma - [11] Ospedaòe di Sassari ~ Sassari - [12] Ospedela amedeo di<br />

savoia ~ Torino<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: La Sindrome Metabolica (SM) è un disturbo che combina obesità, dislipidemia,<br />

ipertensione e resistenza all‟insulina. Non è ancora chiaro quanto la SM sia in relazione<br />

all‟infezione in sé e quanto alla terapia antiretrovirale<br />

Obiettivo: Obiettivo dello studio è quello di valutare l'incidenza della SM in una coorte di<br />

pazienti HIV+ e di descrivere i pattern di presentazione nei pazienti naive e in quelli in<br />

trattamento.<br />

HERMES è uno studio prospettico che ha incluso tutti i pazienti naive al trattamento<br />

antiretrovirale nei centri del gruppo CISAI<br />

Risultati: Sono stati valutati 292 pazienti. 36 di questi (12.3%) avevano SM al momento<br />

dell‟arruolamento e sono stati perciò esclusi dall‟ulteriore osservazione. La SM si è<br />

sviluppata in 15 soggetti, presentando quindi un‟incidenza pari a 2.75/100 anni-paziente<br />

(IC 95% 2.61-2.89). Tra questi, 9 erano in HAART (T) mentre 6 erano ancora naive (N).<br />

L‟incidenza era quindi 2.70 (IC 95% 2.51-2.89) e 2.83 (IC 95% 2.60-3.06) rispettivamente.<br />

Analizzando in continuo le variazioni dei valori nei criteri di diagnosi, il colesterolo HDL<br />

diminuiva significativamente nei soggetti naive (-6 mg/dL in N vs +3 mg/dL in T,<br />

p


87<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 243<br />

- INCIDENZA <strong>DEI</strong> TUMORI MALIGNI NEI PAZIENTI CON INFEZIONE DA HIV<br />

RISPETTO ALLA POPOLAZIONE GENERALE: L’ESPERIENZA DELLA PROVINCIA DI<br />

BRESCIA NEL PERIODO 1999-2009 -<br />

Calabresi A.* [5] , Ferraresi A. [5] , Limina R. M. [2] , Donato F. [2] , Scarcella C. [3] , Sandrini F. [4] , Brioschi A. [4] , Lodetti<br />

P. [4] , Paraninfo G. [5] , Torti C. [5] , Carosi G. [5] , Quiros-roldan E. [5]<br />

- [2] Registro tumori dell‟Azienda sanitaria locale di Brescia ~ Brescia - [3] Direzione generale, Azienda sanitaria locale di<br />

Brescia ~ Brescia - [4] Dipartimento programmazione acquisto controllo, Azienda sanitaria locale di Brescia ~ Brescia -<br />

[5] Istituto di Malattie Infettive e Tropicali, Università degli studi di Brescia ~ Brescia<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Con la HAART è diminuita l'incidenza dei tumori AIDS-definenti. Studi recenti<br />

evidenziano come i pazienti con infezione da HIV abbiano un maggior rischio di sviluppare<br />

anche altre neoplasie<br />

Obiettivo: L‟obiettivo dello studio è stato quello di stimare il Rapporto di Morbidità<br />

Standardizzato (SMR) dei tumori maligni dei pazienti sieropositivi dell‟Istituto di Malattie<br />

Infettive e Tropicali di Brescia nel periodo 1999-2009 rispetto alla popolazione generale<br />

dell‟ASL di Brescia<br />

Risultati: Si sono ottenute 421 diagnosi riferite a 391 pazienti. Il 52,5% (n=221) è<br />

rappresentato da tumori non-AIDS definenti. Più del 60% (n=275) di tutti i tumori<br />

riconosce un‟eziologia virale.<br />

Per il confronto con la popolazione generale, si sono considerati solo i tumori dei pazienti<br />

sieropositivi presenti nella coorte al 1° gennaio del 1999, ovvero 180 tumori riferiti a 171<br />

pazienti. L‟incidenza dei tumori maligni è risultata maggiore rispetto a quello della<br />

popolazione generale, sia per i maschi che per le femmine [rispettivamente SMR=3.41 (IC<br />

95% 2.87-4.03) e SMR=2.26 (IC 95% 1.61-3.1)]. Nei maschi, l‟incidenza è aumentata per<br />

il tumore maligno del pene [SMR=171.74 (IC 95% 19.29-745.32)], per il sarcoma di Kaposi<br />

[SMR=37.96 (IC 95% 22.49-60.65)], per il linfoma non-Hodgkin [SMR=10.65 (IC 95%<br />

6.95-15.71)] e per il tumore maligno del fegato [SMR=10.6 (IC 95% 6.79-15.9)]. Nelle<br />

femmine, l‟incidenza è maggiore per il sarcoma di Kaposi [SMR=109.31 (IC 95% 1.43-<br />

891.81)], per i tumori maligni degli organi genitali femminili [SMR=73.28 (IC 95% 14.73-<br />

240.09)], della lingua [SMR=36.62 (IC 95% 0.48-298.79)], del fegato [SMR=20.9 (IC 95%<br />

4.2-68.5)], e per il linfoma non-Hodgkin [SMR=11.9 (IC 95% 4.35-27.19)]. L‟SMR per il<br />

linfoma di Hodgkin è aumentato in modo sovrapponibile sia nei maschi [SMR=26.06 (IC<br />

95% 13.45-46.4)] che nelle femmine [SMR=26.27 (IC 95% 9.59-59.99)]<br />

Conclusione: Le persone con infezione da HIV necessitano probabilmente di programmi<br />

di screening mirati rispetto a quelli oggi applicati alla popolazione generale


88<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Maschi Femmine<br />

Tumori Maligni per tipo e sede, ICD-10 Osservati Attesi SMR 95% IC Attesi SMR 95% IC<br />

Tumori AIDS-definenti<br />

Sarcoma di Kaposi (C46)<br />

Linfoma non Hodgkin (C82-85,96)<br />

Cervice uterina (C53)<br />

18 0.47 37.96 22.49-60.65 0.009 109.31 1.43-891.81<br />

26 2.44 10.65 6.95-15-71 0.50 11.9 4.35-27.19<br />

0.77 3.89 0.78-12.73<br />

Tumori non AIDS-definenti<br />

Lingua (C01-02) 1 0.23 4.27 0.06-34.85 0.03 36.62 0.48-298.79<br />

Cavità orale, gengiva, pavimento orale (C03-06) 1 0.38 2.6 0.03-21.22<br />

Orofaringe (C09-10) 1 0.37 2.7 0.04-22.1<br />

Stomaco (C16) 3 2.03 1.47 0.3-4.83<br />

Colon (C18) 1 2.23 0.45 0.01-3.66<br />

Retto e canale anale (C19-21) 5 1.17 4.25 1.37-10.55 0.32 9.37 1.88-30.72<br />

Fegato e vie biliari intraepatiche (C22) 24 2.26 10.6 6.79-15.9 0.14 20.9 4.2-68.5<br />

Vie biliari extraepatiche (C23-24) 0.07 13.34 0.17-108.81<br />

Laringe (C32) 3 1.4 2.14 0.43-7.02<br />

Polmone, Trachea, Bronchi (C33-34) 9 3.98 2.26 1.03-4.41 0.37 2.67 0.03-21.8<br />

Osso (C40-41) 1 0.1 9.79 0.13-79.89<br />

Melanoma (C43) 5 1.54 3.24 1.04-8.03<br />

Cute non melanoma (C44) 19 7.25 2.62 1.58-4.13 2.47 2.83 1.13-6.06<br />

Tessuti molli (C47, 49) 1 0.18 5.65 0.07-46.11<br />

Mammella (C50) 6.16 0.49 0.1-1.6<br />

Altri e N.S. organi genitali femminili (C51-52, 57) 0.04 73.28 14.73-240.09<br />

Pene (C60) 2 0.01 171.74 19.29-745.32<br />

Prostata (C61) 2 2.6 0.38 0.01-3.14<br />

Rene e altre vie urinarie (C64-66, 68) 2 2.04 0.98 0.11-4.25<br />

Vescica (C67) 2 2.66 0.75 0.08-3.27<br />

Encefalo ed altre parti del SNC (C70-72) 1 0.9 1.1 0.01-9.05<br />

Tiroide (C73) 2 1.12 1.79 0.2-7.76 1.15 0.66 0.01-5.39<br />

Linfoma di Hodgkin (C81) 12 0.46 26.06 13.45-46.4 0.23 26.27 9.59-59.99<br />

Tutti i tumori 141 41.3 3.41 2.87-4.03 4,03 17.25 2.26 1.61-3.1<br />

Tumori Maligni per tipo e sede, ICD-10<br />

Tutti i tumori<br />

Tumori AIDS-definenti<br />

Sarcoma di Kaposi (C46)<br />

Linfoma non Hodgkin (C82-85,96)<br />

Cervice uterina (C53)<br />

Tumori non AIDS-definenti<br />

Lingua (C01-02)<br />

Cavità orale, gengiva, pavimento orale (C03-06)<br />

Orofaringe (C09-10)<br />

Retto e canale anale (C19-21)<br />

Fegato e vie biliari intraepatiche (C22)<br />

Laringe (C32)<br />

Polmone, Trachea, Bronchi (C33-34)<br />

Melanoma (C43)<br />

Cute non melanoma (C44)<br />

Altri e N.S. organi genitali femminili (C51-52, 57)<br />

Pene (C60)<br />

Linfoma di Hodgkin (C81)<br />

Maschi<br />

Femmine<br />

Osservati Attesi SMR 95% IC Osservati Attesi SMR 95% IC<br />

141 41.3 3.41 2.87-4.03 39 17.25 2.26 1.61-3.1<br />

18 0.47 37.96 22.49-60.65 1 0.009 109.31 1.43-891.81<br />

26 2.44 10.65 6.95-15.71 6 0.50 11.9 4.35-27.19<br />

3 0.77 3.89 0.78-12.73<br />

1 0.23 4.27 0.06-34.85 1 0.03 36.62 0.48-298.79<br />

1 0.38 2.6 0.03-21.22<br />

1 0.37 2.7 0.04-22.1<br />

5 1.17 4.25 1.37-10.55 3 0.32 9.37 1.88-30.72<br />

24 2.26 10.6 6.79-15.9 3 0.14 20.9 4.2-68.5<br />

3 1.4 2.14 0.43-7.02<br />

9 3.98 2.26 1.03-4.41 1 0.37 2.67 0.03-21.8<br />

5 1.54 3.24 1.04-8.03<br />

19 7.25 2.62 1.58-4.13 7 2.47 2.83 1.13-6.06<br />

3 0.04 73.28 14.73-240.09<br />

2 0.01 171.74 19.29-745.32<br />

12 0.46 26.06 13.45-46.4 6 0.23 26.27 9.59-59.99


89<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 102<br />

- LEUCOENCEFALOPATIA MULTIFOCALE PROGRESSIVA IN PAZIENTE CON<br />

INFEZIONE DA HIV-2: PRIMO CASO IN ITALIA. -<br />

Calisti G.* [1] , Ricciardi A. [1] , Ceccarelli L. [1] , Maffongelli G. [1] , Diego D. R. [1] , Gentilotti E. [1] , Sordillo P. [1] ,<br />

Sarmati L. [1] , Andreoni M. [1]<br />

- [1] U.O.C. Malattie Infettive, Policlinico Tor Vergata ~ Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Non esistono dati attendibili sulla prevalenza dell‟infezione da HIV-2 in Italia.<br />

L‟incremento dei flussi migratori provenienti dall‟Africa occidentale lascia comunque<br />

supporre che essa sia in aumento ed impone pertanto di considerare questa infezione<br />

anche nel nostro paese, poiché esistono rilevanti differenze con l‟HIV-1 soprattutto per<br />

quanto riguarda la risposta ai farmaci.<br />

L‟HIV-2 impiega di solito molto più tempo a determinare immunodeficienza, per tale<br />

ragione le infezioni opportunistiche che si osservano di solito in caso di grave deplezione<br />

linfocitaria vengono raramente osservate in pazienti con questa infezione. Nella letteratura<br />

scientifica internazionale sono stati segnalati meni di 10 casi di leucoencefalopatia<br />

multifocale progressiva (PML) in corso di infezione da HIV-2. A quanto ci risulta, nessun<br />

caso è stato segnalato ad oggi in Italia.<br />

Obiettivo: Descrivere il primo caso in Italia di leucoencefalopatia multifocale progressiva<br />

in paziente con infezione da HIV-2.<br />

Risultati: Un uomo di 62 anni, proveniente dal Burkina Faso, in Italia da 20 anni, è giunto<br />

alla nostra osservazione per un‟emisindrome motoria destra e recente riscontro di<br />

positività al test per la ricerca degli anticorpi per HIV-1/2. Il Western-Blot e l‟esame PCR<br />

hanno permesso di porre diagnosi di infezione da HIV-2. Dagli esami eseguiti sul liquor è<br />

emersa la presenza di JC virus ad elevata carica. Nonostante il rapido inizio di uno<br />

schema HAART efficace su HIV-2 e ad elevato coefficiente di penetrazione nel sistema<br />

nervoso centrale che ha prodotto una buona risposta virologica, le condizioni cliniche del<br />

paziente sono progressivamente peggiorate fino al decesso avvenuto a distanza di circa 5<br />

mesi dall‟esordio dei sintomi.<br />

Conclusione: L‟infezione da HIV-2 dovrebbe essere sospettata e ricercata anche nel<br />

nostro paese, in particolare nei pazienti che provengono dall‟Africa occidentale, poiché se<br />

non diagnosticata può essere anche essa responsabile di quadri di infezioni<br />

opportunistiche fatali.


90<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 105<br />

- INCIDENZA DI TOSSICITA’ RENALE NEI PAZIENTI HIV-POSITIVI NAIVE CHE<br />

INIZIANO UNA TERAPIA ANTIRETROVIRALE CON TENOFOVIR/EMTRICITABINA<br />

ASSOCIATI AD EFAVIRENZ, ATAZANAVIR/RITONAVIR O LOPINAVIR/RITONAVIR -<br />

Calza L.* [1] , Trapani F. [1] , Bartoletti M. [1] , Salvadori C. [1] , Colangeli V. [1] , Manfredi R. [1] , Viale P. [1]<br />

- [1] U.O. Malattie Infettive, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Università di Bologna ~ Bologna<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: La terapia con tenofovir ha evidenziato in vari studi di coorte una tossicità<br />

renale generalmente subclinica, ma i cui effetti a lungo termine sono ignoti.<br />

Obiettivo: Abbiamo condotto uno studio osservazionale su 95 pazienti con infezione da<br />

HIV che hanno iniziato il primo trattamento antiretrovirale con tenofovir/emtricitabina<br />

(TDF/FTC) associati ad efavirenz (gruppo A, 34 pz), atazanavir/ritonavir (gruppo B, 31 pz)<br />

o lopinavir/ritonavir (gruppo C, 30 pz). Dopo un follow-up di 12 mesi si sono valutati<br />

funzione glomerulare (stima del GFR secondo la formula MDRD) e incidenza di<br />

disfunzione del tubulo prossimale (comparsa di almeno 2 tra proteinuria, glicosuria,<br />

ipofosforemia, ipokaliemia e ipouricemia).<br />

Risultati: I 95 pazienti naive arruolati erano 63 maschi, con età media 44 anni, valore<br />

medio LT CD4 306/mmc e valore medio HIV RNA 29255 copie/mL, senza differenze<br />

significative tra i 3 gruppi; sono stati esclusi i pazienti con nefropatia preesistente. Il valore<br />

medio basale del GFR era 88.2 mL/min/1,73m2 nel gruppo A, 89.3 nel gruppo B e 90.5 nel<br />

gruppo C. Al termine dei 12 mesi di terapia la percentuale dei pazienti con HIV RNA


91<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 104<br />

- RIDUZIONE <strong>DEI</strong> LIVELLI SIERICI DI PROTEINA C REATTIVA E DELLE LESIONI<br />

ATEROMASICHE CAROTIDEE NEI PAZIENTI HIV-POSITIVI IN HAART SOTTOPOSTI<br />

A TERAPIA IPOLIPEMIZZANTE CON ROSUVASTATINA PER 12 MESI -<br />

Calza L.* [1] , Trapani F. [1] , Colangeli V. [1] , Manfredi R. [1] , Verucchi G. [1] , Serra C. [2] , Viale P. [1]<br />

- [1] U.O. Malattie Infettive, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Università di Bologna ~ Bologna - [2] U.O. Medicina Interna,<br />

Policlinico S.Orsola-Malpighi, Università di Bologna ~ Bologna<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Le statine hanno evidenziato nella popolazione generale evidenti proprietà<br />

anti-infiammatorie e di riduzione della velocità di progressione della malattia<br />

aterosclerotica. In questo studio osservazionale abbiamo valutato gli effetti della terapia<br />

con rosuvastatina sulla proteina C reattiva ad alta sensibilità (hsPCR) e sull‟aterosclerosi<br />

carotidea nei pazienti HIV-positivi in HAART.<br />

Obiettivo: 56 pazienti adulti con infezione da HIV sottoposti ad HAART stabile, con HIV<br />

RNA 160 mg/dL sono stati<br />

sottoposti a terapia con rosuvastatina (10 mg/die) per 12 mesi. In un sottogruppo di 21<br />

pazienti affetti da aterosclerosi carotidea è stata anche valutata la variazione del volume<br />

delle lesioni carotidee.<br />

Risultati: I 56 pazienti arruolati erano 41 maschi e 15 femmine, con età media di 46 anni;<br />

nessuno era affetto da diabete mellito o precedenti eventi cardiovascolari. La terapia in<br />

corso aveva una durata media di 21 mesi e comprendeva in 21 casi un PI boosterato e in<br />

35 casi un NNRTI. Il valore medio dei linfociti T CD4 era 487/mmc, mentre i valori medi dei<br />

parametri lipidici erano: colesterolo tot. 268 mg/dL, LDL 179 mg/dL, HDL 48 mg/dL,<br />

trigliceridi 239 mg/dL. Il valore medio basale dell‟hsPCR era 0,49 mg/dL. Dopo 12 mesi di<br />

terapia con rosuvastatina si è osservata una riduzione statisticamente significativa<br />

(p


<strong>Abstract</strong> 303<br />

- NUOVE DIAGNOSI DI HIV TRA I MSM IN ITALIA -<br />

92<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Camoni L.* [1] , Salfa M. C. [1] , Raimondo M. [1] , Regine V. [1] , Suligoi B. [1] , Carboni A. [1] , Gallo L. [1] , Madeddu G. [1] ,<br />

Mura M. S. [1] , Pasqualini C. [1] , Pezzotti P. [1] , Pozza F. [1] , Rossetti G. [1] , Pristerà R. [1] , Zappetti C. [1]<br />

- [1] tba<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Dati di sorveglianza di molti paesi europei suggeriscono che l'infezione da HIV<br />

colpisce in modo sproporzionato la popolazione omosessuale (MSM – men who have sex<br />

with men).<br />

Obiettivo di questo studio è di presentare i dati italiani del sistema di sorveglianza delle<br />

nuove diagnosi di infezione da HIV relativamente alla popolazione MSM.<br />

Obiettivo: Sono stati utilizzati i dati del sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di<br />

HIV notificati dal 2004 al 2009 e riportati da 10 regioni italiane, che coprono il 33,3% della<br />

popolazione italiana residente. Sono state descritte le caratteristiche, i trend temporali e la<br />

distribuzione geografica dei casi.<br />

L'incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è stata stimata come il numero<br />

annuale di nuove diagnosi di HIV registrate tra gli MSM (numeratore) diviso per la<br />

popolazione maschile residente nella stessa area (denominatore) per 100.000.<br />

Risultati: Tra il 2004 e il 2009, sono state segnalate 7.723 nuove diagnosi di infezione da<br />

HIV; l'età mediana era di 38 anni; la percentuale di persone straniere era del 22% e gli<br />

uomini rappresentavano il 69,4% dei casi.<br />

Una esposizione a contatti sessuali è stata riportata nel 70,9% dei casi. In particolare,<br />

1.959 persone (25,4%) hanno riferito contatti MSM e 3.520 (45,6%) hanno riferito contatti<br />

eterosessuali.<br />

E‟ rimasta stabile durante il periodo di studio la percentuale di MSM (24,1% nel 2004,<br />

25,6% nel 2009), di uomini che riferivano contatti eterosessuali (24,9% nel 2004, 24,6%<br />

nel 2009) e di donne che riferivano contatti eterosessuali (22,6% nel 2004, 22,9% nel<br />

2009).<br />

La percentuale di persone che non sono riuscite ad identificare nessuna modalità di<br />

acquisizione dell‟infezione è aumentata dal 6,1% nel 2004 al 13,0% nel 2009.<br />

L'incidenza annuale delle nuove diagnosi di infezione da HIV tra gli MSM è diminuita (dal<br />

3,9 per 100.000 nel 2004 al 3,4 per 100.000 nel 2009), così come l'incidenza tra uomini<br />

che riferivano contatti eterosessuali (dal 4,0 per 100.000 nel 2004 al 3,3 per 100.000 nel<br />

2009), e l'incidenza delle donne che riferivano contatti eterosessuali (dal 3,4 per 100.000<br />

nel 2004 al 2,9 per 100.000 nel 2009).<br />

Conclusione: I dati presentati mostrano che l'incidenza di nuove diagnosi di HIV tra gli<br />

MSM è diminuita dopo il 2004, a differenza di quanto riportato in molti paesi dell'Europa<br />

orientale e di alcuni paesi dell'Europa occidentale, quali Regno Unito, Belgio, Germania e<br />

Danimarca.<br />

Si evidenzia nel tempo una quota crescente di persone che non sono riuscite a identificare<br />

nessuna modalità di acquisizione dell‟infezione. Tale gruppo di persone potrebbe<br />

comprendere individui che hanno acquisito l'HIV attraverso rapporti sessuali; pertanto, i<br />

tassi di incidenza osservati e relativi alle diverse modalità di contatti sessuali potrebbero<br />

essere sottostimati.


93<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 93<br />

- EFFETTO DELLA SUPPLEMENTAZIONE INTENSIVA DI VITAMINA D SUL<br />

COLESTEROLO HDL IN PAZIENTI HIV+ -<br />

Capetti A.* [1] , Carenzi L. [1] , Pocaterra D. [1] , Landonio S. [1] , Argenteri B. [1] , Rizzardini G. [1]<br />

- [1] 1° Divisione Malattie Infettive ~ Milano<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Per prevenire osteopenia e osteoporosi nei pazienti HIV+ è consigliata la<br />

supplementazione con vitamina D, generalmente somministrata alla dose di 5 MU la<br />

settimana, per ottenere livelli sierici compresi fra 30 e 90 ng/mL. Tuttavia, poiché tale<br />

metodo è spesso poco efficace e lento, soprattutto nei pazienti che hanno bassi livelli di<br />

25-OH vitamina D3 talora si intensifica con fiale da 100 o da 300 MU.<br />

Obiettivo: Per valutare le possibili cause di una particolare frequenza di valori elevati di<br />

HDL-C, sono stati analizzati i pazienti HIV+ seguiti presso la 1° Divisione di Malattie<br />

Infettive valutati dal 1 al 15 Giugno 2011, suddivisi per livelli di HDL-C, >50 mg/dL (A), 30-<br />

50 (B), o


94<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

HIV RNA cp/mL, mediana 36 36 36<br />

NRTI<br />

NNRTI<br />

PI<br />

ALTRO<br />

KIV 15; TRU 13; TZV 2…<br />

NEV 4; EFV 3; ETV 1<br />

KAL 4; DRV 9; ATV 14…<br />

RAL 5; MVC 2; ENF 1<br />

KIV 29; TRU 44; TZV 11…<br />

NEV 9; EFV 29; ETV 6<br />

KAL 17; DRV 16; ATV 25…<br />

RAL 9; MVC 4<br />

TRU 4; TZV 2<br />

EFV 2<br />

KAL 1; ATV 1


95<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 69<br />

- MONITORAGGIO DELL’ADERENZA TERAPEUTICA <strong>DEI</strong> PAZIENTI SIEROPOSITIVI<br />

PRESSO L’OSPEDALE AMEDEO DI SAVOIA DI TORINO. -<br />

Peila E. [1] , Carcieri C.* [1] , Bertini S. [1] , Stanzione P. [1] , Cinnirella G. [1] , Mazengo M. [1]<br />

- [1] ASLTO2 ~ TORINO<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Circa 3500 pazienti sieropositivi sono seguiti presso l‟Ospedale Amedeo di<br />

Savoia, centro regionale Piemontese per la diagnosi ed il trattamento dell‟HIV.<br />

Il costo delle terapie antiretrovirali e il loro utilizzo cronico giustificano l‟incremento della<br />

loro sorveglianza.<br />

Obiettivo: Scopo del lavoro è stato monitorare l‟aderenza dei pazienti alla HAART per<br />

migliorare la loro qualità di vita e ridurre i costi.<br />

Risultati: Da Novembre 2009 a Giugno 2011 sono state valutate le terapie antiretrovirali<br />

dispensate dai farmacisti Ospedalieri che lavorano in team con 11 Medici Infettivologi .<br />

Di ogni pazienti è stata raccolta la documentazione cartacea necessaria e compilato il PT<br />

sul Programma File F.<br />

L‟aderenza terapeutica è stata verificata tramite<br />

- Counseling costante al paziente<br />

- metodo del “pharmacy refill”<br />

- MEMS Caps (Medication Event Monitoring System)<br />

- reports dedicati ai Clinici<br />

E‟ stata incrementata tramite:<br />

• timetable per esplicitare le posologie<br />

• foglietti illustrativi semplificati<br />

• pill-box settimanali<br />

In 20 mesi sono state dispensate terapie HAART a 2000 paziente, ogni 2 mesi, con un<br />

risparmio del 5% rispetto alla gestione dei farmaci direttamente dai Clinici.<br />

Sono stati identificati 309 (15%) pazienti non aderenti, di cui 71 (23%) pazienti che non<br />

hanno assunto regolarmente la terapia e 238 (77%) che non hanno ritirato la terapia da<br />

più di 2 mesi.<br />

Inoltre 4 pazienti hanno dichiarato di assumere la terapia in modo scorretto.<br />

Questi sono segnalati ai Medici con cui sono stati concordati atteggiamenti correttivi<br />

prevenendo le possibilità di fallimento.<br />

A 7 pazienti sono stati distribuiti farmaci con i MEMS Caps, solo un paziente non è stato<br />

aderente alla terapia antiretrovirale.<br />

Conclusione: L‟incremento della aderenza alla terapia antiretrovirale ha permesso<br />

diminuzione di fallimenti, di insorgenza di effetti collaterali, miglioramento della qualità di<br />

vita dei pazienti, diminuzione della dispersione di risorse economiche.


96<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 33<br />

- COLECISTITE ALITIASICA: ESORDIO SUGGESTIVO DI EPATITE ACUTA DA HBV E<br />

DI COINFEZIONE HIV/HCV -<br />

Caroleo B.* [1] , Cardona R. [2] , Giancotti A. [3] , Barreca G. S. [3] , Staltari O. [1] , Mazza I. [1] , Scarpino M. R. [1] ,<br />

Matera G. [4]<br />

- [1] AOU "Mater Domini", UO Malattie Infettive ~ Catanzaro - [2] AOU "Mater Domioni", UO Chirurgia Generale ~<br />

Catanzaro - [3] AOU "Mater Domini", UO MIcrobiologia ~ Catanzaro - [4] Facoltà di Medicina, Cattedra di Microbiologia ~<br />

Catanzaro<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: L‟ispessimento della parete colecistica è un reperto ecografico (US) frequente<br />

in pazienti con epatite acuta virale; analogo aspetto è caratteristico della colangiopatia<br />

AIDS-correlata (Trop Gastroenterol 2001; 22(1): 29-30).<br />

Obiettivo: Riportiamo un caso in cui l‟insorgenza di colecistite alitiasica è esordio di<br />

epatite acuta B e coinfezione HIV/HCV.<br />

Risultati: Maschio etilista di anni 35, ucraino, in Italia da 12 anni. A Giugno 2010 insorge<br />

dolore all‟ipocondrio destro, diarrea, febbre e calo ponderale.Presso l‟UO di Malattie<br />

Infettive, l‟esame US dell‟addome evidenzia parete colecistica ispessita, senza calcoli,<br />

confermando quanto già rilevato in due esami US precedenti effettuati in Pronto Soccorso.<br />

Veniva quindi effettuato test per anti-HIV: risultato positivo. Successivamente si rilevava<br />

ipertransaminasemia (ALT: 10x) ed incremento di GGT(6x) e FA(4x);<br />

HBsAg,HBeAb,HBcAb, anti-HCV: positivi. HIV-RNA:69.600 copie/ml; HBV-DNA:16.600<br />

u/ml; HCV-RNA:1.570.000 u/ml (HCV-1); a-FP: 176 ng/dl; CD4+: 375 cell/mmc. Negatività<br />

di CMV-DNA e coproparassitologico per Giardia e Criptosporidio. A settembre 2010<br />

iniziava HAART: FTC/TDF + FPV/r. La sintomatologia ed il quadro US regredivano<br />

rapidamente. A dicembre 2010 la situazione era la seguente: HBsAg negativo, HIV-RNA<br />

non rilevato, HCV-RNA: 472.000 u/ml; CD4+:396 cell/mmc, a-FP: 11.2 ng/dl; ALT: 2x.<br />

Conclusione: La negativizzazione di HBsAg, la normalizzazione dell‟a-FP, la risoluzione<br />

del quadro US evidente dopo 3 mesi, hanno consentito di concludere per una<br />

colecistopatia in corso di epatite acuta B in soggetto HIV/HCV+. Il rilievo US, deve essere<br />

ritenuto segno indicativo di epatite acuta ma anche di infezione da HIV (Minerva<br />

Gastroenterol Dietol 2009; 55(1):79-82). Tali aspetti devono essere considerati nei<br />

Dipartimenti di emergenza in presenza di dolore all‟ipocondrio destro; l‟aspetto US può<br />

essere segno guida per la diagnosi delle patologie virali citate e non è sempre sinonimo di<br />

colecistite acuta suscettibile di trattamento chirurgico.


97<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 253<br />

- KIDNEY TRANSPLANTATION IN HIV-POSITIVE RECIPIENTS UNDER HAART: A<br />

SINGLE-COHORT EXPERIENCE (BRESCIA, NORTHERN ITALY) -<br />

Izzo I. [1] , Casari S. [1] , Bossini N. [2] , Panzali A. [3] , Chiappini R. [4] , Carosi G.* [1]<br />

- [1] Istituto di Malattie Infettive e Tropicali ~ Brescia - [2] Unità trapianto di rene, Spedali Civili ~ Brescia - [3] III Laboratorio<br />

analisi, Spedali Civili ~ Brescia - [4] ASL 302, regione Lombardia ~ Brescia<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Kidney transplantation is being introduced for the treatment of end-stage renal<br />

disease in HIV positive patients. Herein, we report the results of the first 9 kidney<br />

transplantation procedures in HIV-positive patients at our Institution.<br />

Obiettivo: To evaluate viro-immunological and clinical outcome of HIV-positive patients<br />

undergoing kidney transplantation for ESRD (end stage renal disease).<br />

Risultati: 29 patients were evaluated from January 2005 to June 2011; among them 16<br />

entered the list and 9 were transplanted. Induction immunosuppressive therapy consisted<br />

of metilprednisolone and basiliximab. Tacrolimus or cyclosporine and mycofenolic acid<br />

were used for manteinance therapy.<br />

All patients are alive with functioning graft. Acute rejection incidence was 55% (5 of 9<br />

patients), 1 patient developed skin Kaposi sarcoma one year after transplantation and 3<br />

patients developed infectious diseases after transplantation.<br />

Median CD4+ T-cell count 244,5 cell/mm3 (IQR 193-275 cell/mm3, range 193-310<br />

cell/mm3) at first month, 335,5 cell/mm3 (IQR 253-354 cell/mm3, range 253-435<br />

cell/mm3) at third month and 474 cell/mm3 (IQR 262-484 cell/mm3, range 247-474<br />

cell/mm3) 1 year after transplantation.<br />

HIV RNA was always undetectable in 4/9 patients and became undetectable within 24<br />

weeks in the patient starting HAART at transplantation. 2 patients presented HIV RNA<br />

blips, which promptly resolved. 2 patients had virological failure after transplantation, but<br />

obtained HIV RNA undetectability after modification of HAART regimen. At last available<br />

point of follow up (median 42.1 months, IQR 25.6-42.2 months) all patients had<br />

undetectable HIV RNA.<br />

Conclusione: Kidney transplantation appears to be safe in HIV positive patients on<br />

HAART carefully selected.


98<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 258<br />

- È IL CORONARY CALCIUM (CAC) SCORE UN TOOL DIAGNOSTICO ACCURATO<br />

<strong>NELLA</strong> STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE TRA PAZIENTI HIV<br />

POSITIVI? -<br />

Ceccarelli G.* [1] , D'ettorre G. [1] , Mancone M. [2] , Vullo F. [2] , Mezzaroma I. [4] , Francone M. [3] , Catalano C. [3] ,<br />

Mastroianni C. M. [1] , Vullo V. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Università di Roma "Sapienza" Roma ~ Roma - [2] Dipartmento di<br />

Scienze Cardiovascolari, Respiratorie, Nefrologiche and Geriatriche, Università di Roma "Sapienza" Roma -<br />

[3] Dipartmento di Radiologia, Università di Roma "Sapienza" Roma - [4] Dipartmento di Medicina Clinica, Università di<br />

Roma "Sapienza" Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: La maggiore incidenza di malattie cardiovascolari nella popolazione HIV+ e la<br />

mancanza di affidabilità degli score di rischio coronarici in questa popolazione hanno<br />

portato alla ricerca di nuovi strumenti diagnostici per la valutazione del rischio<br />

cardiovascolare. Il CAC score, un predittore indipendente di eventi cardiovascolari utile per<br />

stratificare il rischio di malattia coronarica nei pazienti HIV-, è stato proposto come un<br />

possibile tool per la valutazione del rischio cardiovascolare anche nei pazienti affetti da<br />

HIV. Allo stato attuale, tuttavia, non è stato ancora pienamente valutata la sua attendibilità<br />

diagnostica in questo sottogruppo di pazienti.<br />

Obiettivo: Questo studio valuta il ruolo del CAC score nel predire gli eventi coronarici nei<br />

pazienti con infezione cronica da HIV. 55 pazienti HIV+ sono stati studiati sulla base del<br />

CAC score, della TC coronarica dual source e della angiografia coronarica. Tutti i pazienti<br />

presentavano basso rischio cardiovascolare alla valutazione del Framingham e del<br />

Progetto Cuore ISS e non presentavano storia di patologia coronarica.<br />

Risultati: Stenosi significative sono state osservate in 16 di 55 pazienti (29,1%) e il valore<br />

medio del CAC score in tutta la popolazione era di 21+/-64. Nel gruppo dei pazienti con<br />

stenosi significativa si osservavano pazienti con CAC score zero o basso nonostante la<br />

presenza di stenosi significative. Tutti i soggetti con stenosi significative sono state<br />

sottoposti a coronarografia e il 50% (8/16) di questi a rivascolarizzazione coronarica.<br />

Sorprendentemente il 50% (4/8) dei soggetti sottoposti a rivascolarizzazione coronarica<br />

erano tra i pazienti con CAC score molto basso o zero e comunque anche i restanti<br />

pazienti presentavano tutti un CAC score


99<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 231<br />

- FOLLOW UP A LUNGO TERMINE DI UNA COORTE DI PAZIENTI HIV POSITIVI<br />

SOTTOPOSTI A RIVASCOLARIZZAZIONE CORONARICA CON INTERVENTO<br />

CORONARICO PERCUTANEO (PCI) E AD IMPIANTO DI STENT. -<br />

Ceccarelli G.* [2] , Gabriella D. [2] , Gabriella D. [2] , Gabriella D. [2]<br />

- [2] Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Università di Roma "Sapienza" ~ Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: I paz HIV+ sono soggetti a fattori di rischio cardiovascolari tradizionali e non,<br />

che possono aumentare l‟incidenza di patologie coronariche in questa popolazione. Tali<br />

fattori possono contribuire a complicare anche la gestione dei soggetti sottoposti a<br />

rivascolarizzazione coronarica con PCI e ad impianto di stent.<br />

Obiettivo: Obiettivo dello studio è l‟analisi del follow-up a lungo termine di 27 paz HIV+<br />

dopo PCI e impianto di stent coronarico. Sono stati analizzati dati antropometrici, fattori di<br />

rischio cardiovascolare, parametri metabolici e immunovirologici, proteina C-reattiva<br />

(PCR), TARV, indicazioni per PCI, risultati angiografici e loro follow-up.<br />

Risultati: In questa coorte è stato raggiunto un tasso di successo procedurale del 100%,<br />

tuttavia nel follow-up a 56 mesi la percentuale di paz che presentava restenosi è stata del<br />

22%. I livelli mediani della PCR erano significativamente più alti nel sottogruppo di paz con<br />

restenosi rispetto agli altri paz (p=0,0001). Quando venivano distinti i soggetti sottoposti a<br />

PCI in emergenza (gruppo A), e paz sottoposti a PCI in condizioni cliniche stabili (gruppo<br />

B), la percentuale di paz che aveva restenosi era del 31% nel gruppo A e 0% nel gruppo<br />

B. Inoltre 83,3% delle restenosi nel gruppo A si erano verificate nei primi 16 mesi dopo la<br />

PCI. Il gruppo A tuttavia presentava un follow-up più lungo (67 vs 26 mesi) e lesioni<br />

coronariche più complesse.<br />

Conclusione: Poche informazioni sono disponibili riguardo ai risultati della<br />

rivascolarizzazione coronarica in paz HIV+. I dati provenienti dalle coorti di soggetti HIV-<br />

possono rappresentare una stima inesatta del rischio in paz HIV+, in cui anche fattori di<br />

rischio non tradizionali, come l‟immunoattivazione, possono contribuire ad aumentare il<br />

rischio di restenosi. Per tali ragioni nella popolazione HIV+, sebbene PCI e impianto di<br />

stent coronarici siano procedure sicure, è importante un alto grado di attenzione nel followup<br />

e una profilassi farmacologica aggressiva nella prevenzione della restenosi.


100<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 138<br />

- PROGETTO PILOTA DI UN LABORATORIO CULTURALE – GRUPPO DI<br />

EMPOWERMENT - PAZIENTI HIV+ ALL’INTERNO DI UNA UNITÀ OPERATIVA DI<br />

MALATTIE INFETTIVE -<br />

Cristina M. L. [1] , Celesia B. M.* [1]<br />

- [1] UOC Malattie Infettive Università di Catania PO Garibaldi Nesima ARNAS Garibaldi ~ Catania<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: L‟immaginario collettivo, foriero di atteggiamenti discriminatori nei confronti<br />

delle persone sieropositive, stenta a riconoscere l‟infezione da HIV come una malattia<br />

omologabile ad altre cronico-degenerative. Molte persone sieropositive vivono con disagio<br />

la malattia e la non aderenza può rappresentare l‟occasione per sfuggire, attivamente, a<br />

discriminazione e frustrazione.<br />

Obiettivo: Implementare, all‟interno di un gruppo di pazienti HIV+, strategie d‟intervento<br />

sul disagio; orientare il movimento del pensiero dal singolo individuo al pensiero di gruppo<br />

incentrato sul “prendersi cura di sé”; potenziare le risorse personali come senso del<br />

proprio potere e autodeterminazione.<br />

Risultati: Un laboratorio culturale che si avvale di strategie comunicative basate sul<br />

counseling analitico transazionale (AT) - empowerment è stato condotto da un assistente<br />

sociale counselor AT in supervisione con uno psichiatra AT. La selezione dei pazienti è<br />

avvenuta privilegiando soggetti con bisogni specifici. Dopo colloquio individuale e<br />

consenso informato, sono stati arruolati 10 pazienti HIV+, 5 maschi e 5 femmine, durata<br />

mediana dell‟infezione 10 anni, in HAART da 8 anni. Da gennaio 2011 sono stati effettuati<br />

2 incontri mensili, audioregistrati. Dalla verifica semestrale il processo di<br />

autodeterminazione si è evidenziato attraverso graduali miglioramenti della comunicazione<br />

interpersonale producendo azioni preventive e ”benessere collettivo” in un clima<br />

propositivo, grazie al supporto delle presenze femminili. Tre donne hanno intrapreso un<br />

percorso mirato a comunicare ai figli la propria condizione di sieropositività. Tre maschi<br />

hanno trovato casa autonomamente, uno un lavoro stabile.<br />

Conclusione: L‟utilizzo di strategie comunicative basate sul counseling AT e<br />

sull‟empowerment può determinare un graduale miglioramento della comunicazione<br />

interpersonale fra pazienti HIV+, con significative ricadute sulla consapevolezza personale<br />

e collettiva della malattia, aumentare il coinvolgimento attivo nella terapia e l‟aderenza.


101<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 282<br />

- NNRTI VS PI IN PRIMA LINEA DI TERAPIA: ANALISI <strong>DEI</strong> COSTI E DELLA<br />

DURABILITÀ IN UNA COORTE DI PAZIENTI -<br />

Coen M.* [1] , Zucchi P. [1] , Passerini S. [1] , Lazzaroni L. [1] , Rizzardini G. [1]<br />

- [1] I Divisione Malattie Infettive H Sacco ~ Milano<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Nella scelta della terapia di prima linea, accanto a elementi clinici e virologici<br />

anche la spesa diventa un elemento significativo per la valutazione di un regime<br />

appropriato.<br />

Obiettivo: Abbiamo analizzato i regimi prescritti in prima linea presso gli Ambulatori della<br />

Prima Divisione di Malattie Infettive dell‟Ospedale L. Sacco di Milano dal 1/1/2009 al<br />

30/6/2010. Sono stati valutati, la durabilità della terapia ed i costi mensili della terapia di<br />

prima linea e di eventuali switch. La durabilità della terapia è stata analizzata anche su<br />

una coorte di pazienti naive che hanno intrapreso un regime terapeutico tra il 1/1/2006 ed<br />

il 30/06/2011, confrontando NNRTI e PI.<br />

Risultati: Le caratteristiche dei pazienti in terapia tra l‟1/1/2009 ed il 30/6/2010 sono<br />

riassunti nella tabella 1. Il 58,2% ha iniziato una terapia contenente inibitori della proteasi<br />

(PI), 42,8% hanno iniziato un regime contenente inibitori non nucleosidici della trascrittasi<br />

inversa (NNRTI), i rimanenti hanno assunto regimi alternativi. Il 34% dei pazienti in terapia<br />

con PI hanno interrotto la terapia ad un anno contro il 25% dei pazienti in terapia con<br />

NNRTI. Nei pazienti che hanno interrotto la terapia il costo medio della terapia nei pazienti<br />

con PI era 778 €/mese mentre in coloro che hanno iniziato una terapia contenente NNRTI<br />

il costo era 648 €/mese. Il cambio di terapia si è tradotto in un risparmio medio di spesa<br />

pari a 129 €/mese nel gruppo di pazienti in terapia con PI contro un incremento medio di<br />

193€/mese nei pazienti in terapia con NNRTI. Nell‟analisi della durabilità della terapia nel<br />

periodo tra il 1/1/2006 ed il 30/06/2011(333 soggetti) i pazienti in trattamento con NN<br />

avevano una durabilità di terapia significativamente maggiore rispetto ai pazienti in terapia<br />

con PI (t osservazione= 957 giorni)<br />

Conclusione: Rispetto all‟analisi precedente si conferma una maggiore durabilità della<br />

terapia contenente NN rispetto a quella contenente PI, con un vantaggio anche dal punto<br />

di vista dei costi.<br />

PI based che<br />

continuano<br />

PI based che<br />

interrompono<br />

Numero Età<br />

(anni)<br />

44 40.5<br />

(9.42)<br />

23 45.6<br />

(10.7)<br />

Totale PI 67 42.2.7<br />

(10.2)<br />

Sesso<br />

(F)<br />

Media CD4 al<br />

basale (SD)<br />

25% 218.7(141.2) 18%<br />

13% 213.6 (146.4) 39%<br />

Presenza<br />

di eventi<br />

AIDS<br />

definenti<br />

21% 216.9 (143) 25%


NNRTI based<br />

che<br />

continuano<br />

NNRTI based<br />

che<br />

interrompono<br />

36 40.8<br />

(8.6)<br />

12 37.1<br />

(8.6)<br />

Totale NNRTI 48 39.9<br />

(8.8)<br />

6% 273.7 (135.3) 8.3%<br />

25% 232.2 (121.1) 17%<br />

10.4% 263.12(138.4) 11%<br />

102<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


103<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 251<br />

- MONOTHERAPY WITH ATAZANAVIR AS A SIMPLIFICATION STRATEGY:<br />

RESULTS FROM AN OBSERVATIONAL STUDY. -<br />

Cossarini F.* [1] , Salpietro S. [1] , Galli L. [1] , Gianotti N. [1] , Nozza S. [1] , Soagnuolo V. [1] , Hasson H. [1] , Bossolasco<br />

S. [1] , Pizzocolo C. [1] , Lazzarin A. [1] , Tambussi G. [1] , Castagna A. [1]<br />

- [1] San Raffaele Scientific Institute ~ Milano<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Protease Inhibitors (PI) monotherapy is an appealing treatment simplification<br />

strategy for many HIV-infected patients. Atazanavir has not been studied as extensively as<br />

other PIs for monotherpy treatment.<br />

Obiettivo: Aim of the study was to describe the immunovirological response to atazanavir<br />

monotherapy (ATV/r 300/100 mg or ATV 400 mg). We studied HIV-infected individuals<br />

followed at our Clinic who switched from a HAART regimen to either a ATV/r or an ATV<br />

monotherapy while virologically suppressed (HIV-RNA50 copies/mL; and the<br />

immunological variation defined as CD4+ and CD8+ change from the start of atazanavir<br />

monotherapy. Results are expressed as median (IQR) or n(%).<br />

Risultati: 43 subjects were included: ATV/r or ATV were prescribed in 30(68%) and<br />

13(30%) patients, respectively. Patients switched to monotherapy due to toxicity [23(53%)]<br />

or treatment simplification [18 (47%)]. Twenty-four (56%) patients were on a PI regimen<br />

[17 (40%) on atazanavir] before monotherapy. After a median of 10.0 (5.4-23.4) months of<br />

follow-up, 3(7%) subjects experienced virological failure. CD4+ change was -9(-<br />

79/+75)cells/mcl; CD4% change was 1.7(-2.7/+4.4), CD8+ change was -157(-<br />

360/+cells/mcl and CD8% change was -6(-7.4/-1). Additional patients characteristics and<br />

results are in Table-1.<br />

Conclusione: We observed a very low proportion of virological failure on atazanavir<br />

monotherpy, with stable CD4+ counts and a reduction in CD8+ counts. Although the small<br />

sample size and the retrospective nature of this study, our<br />

results may support a potential role for atazanavir in PI monotherapy simplification<br />

strategies and encourage further studies on this topic.


104<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


105<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 236<br />

- LATE PRESENTERS (LTP) E PATOLOGIE OPPORTUNISTICHE (IO): UN “DÉJÀ<br />

VU”? -<br />

D'abbraccio M.* [1] , Guida M. G. [1] , Busto A. [1] , De Marco M. [1] , Figoni M. [1] , Maddaloni A. [1] , Minei G. [1] ,<br />

Abrescia N. [1]<br />

- [1] IV Divisione P.O. “D. Cotugno”, AORN Ospedali dei Colli,Monaldi-Cotugno-CTOi ~ Napoli<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Background: La HAART ha significativamente ridotto molte IO. In questi anni<br />

però è aumentato il numero di pazienti con immunodepressione severa (LTP) (oggi il 61%<br />

delle nuove diagnosi). Oltre il 40% di essi ha CD4


106<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 88<br />

- OSTEOPROTEGERINA COME FATTORE PREDITTIVO DI<br />

OSTEOPENIA/OSTEOPOROSI ED ATEROSCLEROSI IN UNA POPOLAZIONE DI<br />

ADOLESCENTI HIV POSITIVI -<br />

D'abramo A.* [1] , D'agostino C. [1] , Iannetta M. [1] , Erario L. [1] , Cavallari N. E. [1] , Ajassa C. [1] , Vullo V. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, "Sapienza" Università ~ Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Numerosi studi hanno dimostrato una maggiore prevalenza di<br />

osteopenia/osteoporosi ed alterazioni cardiovascolari in adolescenti con infezione da HIV.<br />

Osteoprotegerina (OPG), recettore solubile della superfamiglia del TNF, è noto essere<br />

implicato sia nel metabolismo osseo, riducendo la mineralizzazione ossea, che nella<br />

progressione dell‟aterosclerosi. Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare la<br />

relazione tra osteopenia/osteoporosi, aterosclerosi e concentrazioni di OPG in adolescenti<br />

HIV positivi.<br />

Obiettivo: Abbiamo studiato 22 soggetti HIV positivi dalla nascita (età 18±6 anni ), in<br />

terapia antiretrovirale, senza comorbidità e/o coinfezioni. Sono stati esaminati i parametri<br />

immunovirologici storici ed attuali, l‟assetto ormonale, il metabolismo del calcio (calcemia,<br />

fosforemia, vit. D, PTH, fosfatasi alcalina ossea, calciuria e fosfaturia). La concentrazione<br />

plasmatica di OPG è stata determinata mediante metodo immunoenzimatico; la<br />

rilevazione della mineralometria ossea mediante DEXA e la valutazione dello spessore<br />

dell‟intima (IMT) mediante ecodoppler dei vasi epiaortici.<br />

Risultati: Tutti i pazienti presentavano HIVRNA1.5 nel 91% dei casi) mentre abbiamo osservato solo un lieve incremento dell‟IMT<br />

carotideo nel 70% della popolazione (c-IMT 0.81±0.14 mm). Abbiamo osservato una<br />

correlazione positiva tra i valori di OPG ed di Z-score ma non tra c-IMT ed i parametri<br />

immunovirologici.<br />

Conclusione: Nella nostra popolazione la prevalenza di osteopenia/osteoporosi ed<br />

atrosclerosi è risultata bassa rispetto alla popolazione generale.. La nostra ipotesi è che<br />

elevati livelli di OPG, ridotta replicazione virale ed assenza di comorbidità nei pazienti<br />

adolescenti HIV positivi possa tradursi in un basso rischio di sviluppare<br />

osteopenia/osteoporosi ed aterosclerosi nonostante la prolungata esposizione alla terapia<br />

antiretrovirale.


107<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 277<br />

- EFFICACIA VIROLOGICA E PREDITTORI DI SUCCESSO VIROLOGICO <strong>DEI</strong><br />

TRATTAMENTI ANTIRETROVIRALI CONTENENTI ABACAVIR <strong>NELLA</strong> COORTE<br />

ARCA -<br />

D'avino A.* [1] , Bianco C. [2] , Colafigli M. [1] , Francisci D. [3] , Zoncada A. [4] , Rusconi S. [5] , Ghisetti V. [6] , Maggiolo<br />

F. [7] , Gismondo M. R. [5] , Meraviglia P. [5] , Di Biagio A. [8] , Zazzi M. [9] , De Luca A. [2]<br />

- [1] Istituto di Clinica delle Malattie Infettive, Università Cattolica del S. Cuore ~ Roma - [2] Malattie Infettive Reparto 2<br />

Policlinico Universitario di Siena ~ Siena - [3] Istituto di Clinica delle Malattie Infettive Università di Perugia ~ Perugia -<br />

[4] Istituti Ospitalieri ~ Cremona - [5] Ospedale L Sacco ~ Milano - [6] Ospedale Amedeo di Savoia ~ Torino - [7] Ospedali<br />

Riuniti ~ Bergamo - [8] Ospedale San Martino ~ Genova - [9] Laboratorio di Virologia Università di Siena ~ Siena<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Abacavir (ABC) è uno degli NRTI di scelta secondo le principali linee guida<br />

internazionali ma il suo uso nei pazienti naive con viremia basale (BLVL) >5 log è<br />

discusso.<br />

Obiettivo: Valutare l‟efficacia virologica dei trattamenti contenenti ABC e i predittori di<br />

successo virologico (primo riscontro di VL5 log. I farmaci concomitanti erano 2NRTIs (28%), NNRTIs (18%), PI senza<br />

(8%) e con (42%) booster o altri (4%). Il GSS mediano dei farmaci concomitanti era 1.60.<br />

La percentuale di SV ad 1 anno era del 67.9% nell‟intera coorte e 71.7% nei pazienti<br />

naive. I predittori di SV all‟analisi di Cox multivariata nell‟intera coorte erano età più<br />

avanzata (p=0.009), una minore BLVL (+1 log p5 log non era predittore di fallimento in alcun sottogruppo. L‟uso concomitante di<br />

2NRTIs vs. PI/rtv e la presenza di mutazioni al basale predicevano un aumentato rischio di<br />

mutazioni di resistenza ad ABC al fallimento, mentre il fattore di rischio IDU vs. etero era<br />

associato ad un ridotto rischio.<br />

Conclusione: Una maggiore BLVL è associata ad una minore probabilità di SV nei<br />

pazienti che iniziano un trattamento con ABC, tuttavia questo parametro non sembra<br />

influenzare la risposta nei pazienti naive e la BLVL >5 log non risulta essere una<br />

discriminante specifica di efficacia. L'uso concomitante di farmaci a maggiore barriera<br />

genetica protegge dalla selezione di mutazioni di resistenza ad ABC.


108<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 273<br />

- RALTEGRAVIR (RAL) E UNBOOSTED ATAZANAVIR (ATV):OPZIONE<br />

TERAPEUTICA PER PAZIENTI CON INFEZIONE DA HIV E TOSSICITÀ DA FARMACI<br />

ANTIRETROVIRALI? -<br />

De Bona A.* [1] , Bini T. [1] , Bai F. [1] , Di Biagio A. [2] , Parisini A. [2] , Visonà R. [3] , Ripamonti D. [4] , Travi G. [5] , Capetti<br />

A. [7] , Carpani G. [9] , Marchetti G. [1] , D'arminio Monforte A. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Medicina, chirurgia e odontoiatria – Universistà di Milano, Clinica di Malattie Infettive, Ospedale"San<br />

Paolo", ~ Milano - [2] Clinica di malattie Infettive, Università di Genova, Ospedale San Martino ~ Genova - [3] Dipartimento<br />

di Malattie Infettive, Ospedale di Busto Arsizio ~ Busto Arsizio - [4] Divisione di Malattie Infettive, Ospedali Riuniti ~<br />

Bergamo - [5] Dipartimento di Malattie Infettive, Universita' Vita-Salute , Istituto Scientifico San Raffaele ~ Milano -<br />

[7] Dipartimento di Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco ~ Milano - [9] Centro trasfusionale, Ospedale "San Paolo ~<br />

Milano<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Studio osservazionale multicentrico che ha arruolato pazienti che modificano<br />

la terapia antiretrovirale in corso con il regime ATV 200mg+RAL 200 mg BID per tossicità.<br />

Scopo dello studio valutare l‟efficacia immuno-virologica e metabolica.<br />

Obiettivo: Criteri di inclusione: HIV-RNA indeterminato, RAL naive, tossicità a<br />

NRTI/ritonavir, assenza di mutazione per PI. Pazienti in terapia con anti-acidi o cirrosi<br />

sono stati esclusi.<br />

L'endpoint primario: HIV-RNA>50cp/mL. Endpoint secondari:fallimento immunologico<br />

(riduzione del 20% di CD4+) e modificazione dei parametri metabolici (trigliceridi,<br />

colesterolo totale, HDL, LDL).<br />

I parametri biochimico-immuno-virologici sono stati collezionati all'arruolamento (T0), 3<br />

(T3), 6 (T6) e 12 (T12) mesi. In un sottogruppo è stato analizzato l‟immunofenotipo dei<br />

linfociti T tramite citofluorimetria.<br />

L‟analisi statistica è stata eseguita con test Chi-square and Mann Whitney.<br />

Risultati: 57 pazienti arruolati: 48 al T3, 46 al T6 and 31 al T12. Le caratteristiche della<br />

popolazione sono illustrate in tab.<br />

Nel 9% dei pazienti ATV+RAL è stato sospeso per effetti collaterali.<br />

Il 12% dei pazienti ha interrotto ATV+RAL per HIV-RNA>50 cp/mL (4% al T3, 9% al T6 e<br />

10% al T12): 4 con blips, 3 fallimento virologico e 1 paziente con resistenza a raltegravir<br />

(N155H).<br />

Il 19% dei pazienti mostra un fallimento immunologico al T3, 13% al T6 e 16% al T12.<br />

L'analisi dell'immnofenotipo è disponibile in 30 pazienti: incremento di CD4+CD95+% al<br />

T6 e al T12 (mediana, IQR T0: 2, 1-6 – T6: 8, 3-11, p=0.001 – T12: 9.5, 4.5-13, p=0.004) e<br />

di CD8+CD127+% (mediana, IQR T0: 12, 7-16.5 – T6: 17, 7-26, p=0.09 – T12: 22, 16-<br />

25.7, p=0.009). Si osserva un decremento dei trigliceridi (il 43% con valori =180mg/dL al<br />

T0, 19% al T6, p=.014) ed un incremento delle HDL al T6 (il 47% con valori =42mg/dL al<br />

T0, 70% al T6, p=.042).<br />

Conclusione: Il fallimento immuno-virologico e l‟incremento delle cellule T con fenotipo<br />

pro-apoptotico osservato suggerisce cautela nell‟utilizzo dell‟associazione RAL+ATV.<br />

CARATTERISTICHE <strong>DEI</strong> PAZIENTI IN STUDIO ALL’ARRUOLAMENTO<br />

Pazienti, n 57


Genere maschile, n 30 (58%)<br />

Età mediana, anni ( IQR) 47 (42-58)<br />

Fattori di rischio, n<br />

MSM 13 (23%)<br />

MSW 23 (40%)<br />

IDUs 21 (37%)<br />

Durata mediana dell’infezione da HIV, mesi (IQR) 198 (134-269)<br />

Durata mediana della ARV, mesi (IQR) 148 (134-269)<br />

Regime ARV prima del cambio terapeutico<br />

PI based 46 (81%)<br />

NNRTI based 11 (19%)<br />

TDF 36 (63%)<br />

ABC 14 (24%)<br />

AZT 4 (7%)<br />

altro backbone 3 (6%)<br />

Mediana dei linf T CD4+, cell/μL (IQR) 468 (328-668)<br />

Comorbidità<br />

Eventi cerebro-vascolari 7 (12%)<br />

Dislipidemia o diabete 5 (9%)<br />

Tossicità renale e ossea 8 (14%)<br />

Coinfezione HCV 14 (24%)<br />

Altro 12 (21%)<br />

Pazienti con tossicità multiple 14 (25%)<br />

109<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


<strong>Abstract</strong> 263<br />

- HIV E TUMORI “NOT AIDS-DEFINING” (NAD) -<br />

110<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

De Marco M.* [1] , Busto A. [1] , D'abbraccio M. [1] , Montesarchio V. [1] , Figoni M. [1] , Guida M. G. [1] , Maddaloni A. [1] ,<br />

Minei G. [1] , Abrescia N. [1]<br />

- [1] Ospedale Cotugno ~ Napoli<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Il rischio di sviluppare tumori solidi e linfomi NAD (not AIDS-defining) nei<br />

pazienti HIV+ è 2-3 volte superiore rispetto alla popolazione generale.<br />

Obiettivo: L‟obiettivo dello studio è valutare l‟entità del fenomeno nei pazienti HIV da noi<br />

ricoverati negli ultimi 10<br />

Risultati: 722 pz esaminati. Affetti da tumori NAD: 39 (5,4%) (28f-11m). Età 25-70,<br />

mediana 38,8. CD4+: min 49-max 1200 (mediana 332,9). In 12 pz CD4+200500. Tumori NAD: 42. 3 pz con 2 tumori NAD associati; 4<br />

pz sono risultati affetti da una neoplasia NAD e da una AIDS-definente associate. Tumori<br />

NAD diagnosticati: LNH (10), K anale (4), K polmonare (3), K ovarico (3), HCC (3), K<br />

mammario (2), LH(2), K retroperitoneale indifferenziato (2), Linfoma primitivo polmonare<br />

(2), K vaginale (1), K vulvare (1), linfoma primitivo epatico (1), K laringeo (1), K<br />

pancreatico (1), Colangiocarcinoma (1), Teratoma ovarico maligno (1), Tumore ovarico<br />

connettivale maligno non differenziato(1), K del corpo dell‟ utero (1), Leucemia linfatica<br />

acuta (1), Malattia linfoproliferativa maligna non differenziata (1). 23 pazienti (59%) sono<br />

deceduti per la neoplasia NAD.<br />

Conclusione: La sopravvivenza media dei pz con neoplasie NAD è stata di 8 anni vs<br />

quella media degli altri pz HIV+ che è di circa 13 aa. La sopravvivenza media dalla<br />

diagnosi di tumore è stata di 10 mesi (1-30 mesi), inferiore rispetto ai pz non HIV+ con<br />

uguale stadiazione.<br />

Al fine di ridurre queste differenze negative, nell‟ immediato vi è necessità di definire<br />

protocolli diagnostici e terapeutici specificamente disegnati per pz HIV+.<br />

Sono da progettare, infine, studi caso-controllo per le varie forme tumorali allo scopo di<br />

valutare il peso dei vari fattori implicati nella cancerogenesi (HIV, altri virus, fumo, alcool) e<br />

quindi poter effettuare una valutazione più adeguata delle alterazioni immunitarie nei<br />

pazienti HIV+ e nei non infetti


111<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 216<br />

- INFLUENCE OF DIFFERENT ART REGIMENS ON IMMUNE PARAMETERS AND<br />

ACTIVATION: ABACAVIR, TENOFOVIR AND RALTEGRAVIR –BASED REGIMENS<br />

AND NK CELLS -<br />

Bozzano F. [1] , Marras F. [2] , Beltrame A. [3] , Alessandrini A. [3] , Pagano G. [3] , De Maria A.* [4]<br />

- [1] ISTITUTO SCIENTIFICO G.GASLINI ~ GENOVA - [2] CENTRO DI ECCELLENZA PER LA RICERCA BIOMEDICA-<br />

UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI GENOVA ~ GENOVA - [3] Azienda Ospedaliera- Ospedale San Martino ~ GENOVA -<br />

[4] ISTITUTO TUMORI ~ GENOVA<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Background: antiretroviral treatment (ART) has been shown to interfere with<br />

several parameters involved in homeostasis of metabolic and inflammatory pathways, as<br />

well as with cell proliferation. Innate immune function may be variably influenced by<br />

antiretroviral targeting different viral and metabolic pathways.<br />

Obiettivo: Aims: for these reasons we studied peripheral NK cells in patients on different<br />

ART regimens to understand its possible modulation of the immune response.<br />

Risultati: Results: Patients falling into the 3 treatment groups were enrolled. Mean CD4+<br />

cell counts were comparable in ABC and TDF and were lower in RAL patients<br />

respectively.<br />

Among patients in ABC and TDF, NKp46, NKp30, NKG2D and DNAM-1, NK cell receptor<br />

expression was comparable. CD85j, NKG2A/CD94 inhibitory receptors were comparable<br />

in patients belonging to the two groups. Increased NK cell activation (HLA-DR expression),<br />

decreased cytotoxicity and IFN? production were observed among patients in TDF<br />

compared to ABC.<br />

Patients in RAL had more advanced disease according to CD4+ proportions and absolute<br />

counts, as expected. However, they had the least activation of NK cells, when compared<br />

to ABC patients or TDF. Reduced proportions of NKp30, NKG2D, DNAM-1 were also<br />

recorded in this group when compared to the other patients. In addition, they showed<br />

decreased CD85j, NKG2A/CD94 receptors expression on NK cells compared to the other<br />

patients.<br />

Conclusione: Conclusions: These preliminary data suggest that among stably treated<br />

patients on different ART regimens, ART may exert different immunomodulating effects in<br />

addition to their primary antiretroviral activity. Effects on NK cells may affect the antigen<br />

presentation and adaptive immune response to HIV itself and other recall antigens, as<br />

well as to new antigens (e.g. vaccination, tumor). Knowledge of ART effects on innate<br />

immune mechanisms may be suitably exploited in HIV patients according to clinical needs.


112<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 167<br />

- EARLY TREATMENT E PARAMETRI IMMUNOLOGICI IN UN DONATORE DI<br />

SANGUE CON INFEZIONE ACUTA DA HIV -<br />

Dentone C.* [1] , Fenoglio D. [2] , Parodi A. [2] , Battaglia F. [2] , Kalli F. [2] , Tita Farinella S. [1] , De Macina I. [1] , Ferrea<br />

G. [1]<br />

- [1] Ospedale di Sanremo ~ Sanremo - [2] Centro di Eccellenza di Ricerca Biomedica ~ Genova<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: L‟early treatment nell‟infezione acuta da HIV è una strategia terapeutica per<br />

limitare danni al repertorio TCD4+, ma non risultano ben definiti i vantaggi funzionali e di<br />

immunocompetenza nel lungo termine.<br />

Obiettivo: Valutazione dell‟early treatment e analisi dei subsets TCD4+ e TCD8+ e<br />

marcatori di differenziazione, rapporto Tnaive/Tmemoria con espressione di CD45RA e<br />

CCR7, analisi della capacità blastica verso patogeni opportunisti e dei marcatori di<br />

immunoattivazione<br />

Risultati: Uomo, 38 anni, donatore di sangue, HCV/HBV negativo. Giugno 2008 ELISA<br />

HIV debolmente reattivo e WB indeterminata (p24 2+), HIVRNA cp/ml: plasma 183 e<br />

sacca di emazie 682.<br />

Virus Wild Type, TCD4+ 338/mmc (31%), R 0,77. Inizia HAART con LPV/r e TDF/FTC.<br />

Dopo 19 giorni: WB positiva.<br />

A due mesi HIVRNA


113<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 228<br />

- PERSISTENZA DELL’ATTIVAZIONE MONOCITARIA E LINFOCITARIA E DI<br />

CITOCHINE PRO-INFIAMMATORIE IN PAZIENTI HIV+ IN HAART ANCHE CON<br />

HIVRNA < 1 COPIA/ML -<br />

Dentone C.* [1] , Guihot A. [2] , Parizot C. [2] , Tindel M. [3] , Calvez V. [4] , Marcelin A. G. [4] , Costagliola D. [3] ,<br />

Assoumou L. [3] , Seang S. [3] , Katlama C. [3] , Autran B. [2] , Ferrea G. [1] , Carcelain G. [2]<br />

- [1] Ospedale di Sanremo ~ Sanremo - [2] . Cell. Immunol. UMR-S945, UPMC, Pitié-Salpêtrière, Paris, France ~ Parigi -<br />

[3] Infectious Diseases INSERMU943, Pitié-Salpêtrière, Paris, France ~ Parigi - [4] Lab. Virology, Pitié-Salpêtrière,<br />

Université Pierre et Marie Curie Paris, France ~ Parigi<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: L‟immunoattivazione è associata alla progressione di HIV (Appay 2008) e la<br />

persistenza nel lungo termine predispone a complicanze croniche (Crowe 2010).<br />

Obiettivo: Confronto tra pazienti (pz) HIV+ in HAART = 6 mesi vs controlli con analisi<br />

citofluorimetriche di:<br />

-monociti proinfiammatori, intermedi ed infiammatori e TCD4+, TCD8+<br />

-HLADR e CD38 su monociti e T e CD11b su monociti<br />

-citochine plasmatiche (IL-6, MCP-1, IP-10, MIG, IL-18 e sCD14)<br />

Correlazione con carica virale ultrasensitive (CV US gruppo 2><br />

gruppo 1> controlli (p=0.02).<br />

HLADR, CD38 e CD11b su monociti negativamente correlati a nadir CD4 (p=0.01,<br />

p=0.007 e p=0.02 rispettivamente) come anche<br />

%HLADR su CD4 e CD8 (p=0.01 e p=0.06) e con CD4/CD8 ratio (p


114<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 80<br />

- LE INFEZIONI NON AIDS DEFINENTI COME CAUSA DI RICOVERO NEI PAZIENTI<br />

CON INFEZIONE DA HIV -<br />

Faccio V. [1] , Di Biagio A.* [1] , Ginocchio F. [1] , Nicolini L. A. [1] , Secondo G. [1] , Valerio D. B. [1] , Ferrazin A. [1] ,<br />

Bassetti M. [1] , Viscoli C. [1]<br />

- [1] Ospedale San Martino, Università degli studi di Genova ~ Genova<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: La HAART ha modificato la storia naturale dell'infezione da HIV. In<br />

quest'ultimo decennio si è assistito ad un rapido decremento dei ricoveri soprattutto in<br />

seguito alla diminuzione dalle patologie opportunistiche AIDS. Recentemente questa<br />

riduzione dei ricoveri è stata meno marcata con una sostanziale stabilizzazione, questo a<br />

causa delle cosiddette patologie Non AIDS definenti (NADI), in particolare le infezioni.<br />

L‟obiettivo di questo lavoro è verificare numero e tipologia delle infezioni non<br />

opportunistiche che determinano il ricovero in una coorte di pazienti con infezione da HIV.<br />

Obiettivo: Sono stati considerati i ricoveri avvenuti nel periodo compreso 01/01/2009 e<br />

30/4/2011 presso il nostro ospedale. La raccolta dati è stata svolta mediante consultazione<br />

di cartelle cliniche e relazioni relative a pazienti con infezione da HIV ricoverati per NADI,<br />

avvalendosi del sistema di ricovero informatizzato aziendale.<br />

Risultati: Dal 1 gennaio 2009 al 30 aprile 2011 sono stati ricoverati 223 pazienti (pz) con<br />

DRG 042 (infezione da HIV), 43 (19.3%) erano pz affetti da infezioni non aids definenti. La<br />

NADI più frequente e' stata la polmonite (53.5%), nel 66.7% dei casi senza diagnosi<br />

eziologica, seguita dalle infezioni della cute e dei tessuti molli (16.6%). Lo S. pneumoniae<br />

(11.6%), lo S.aureus (4.5%) e il virus influenzale H1N1 (9.4%) sono gli agenti infettivi con<br />

maggior incidenza. Dei 9 pz vaccinati con vaccino pneumococcico, un solo pz ha<br />

sviluppato un‟infezione da S.pneumoniae. Il 76.6% aveva già ricevuto la notifica AIDS; La<br />

media dei linfociti T CD4+ all‟evento era di 278 cell/mm3, la carica era soppressa nel<br />

46.5% dei pazienti, il 79% assumeva HAART. La durata media del ricovero è stata di 14<br />

giorni.<br />

Conclusione: Le NADI rappresentano un‟importante causa di ospedalizzazione, circa un<br />

pz su 5 con infezione da HIV.<br />

La prevenzione attraverso strategie vaccinali potrebbe ridurre le infezioni delle vie<br />

respiratorie da S. pneumoniae e virus influenzale H1N1 e le relative complicanze.


115<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 186<br />

- STUDIO DELLA DIFFUSIONE ALVEOLO- CAPILLARE IN UN GRUPPO DI PAZIENTI<br />

CON INFEZIONE DA HIV -<br />

Fois A. G.* [1] , Madeddu G. [1] , Porqueddu G. [1] , Fiori M. L. [1] , Becciu F. [1] , Caddeo A. [1] , Piras B. [1] , Calia M.<br />

G. [1] , Lovigu C. [1] , Mannazzu M. [1] , Spada V. [1] , Mura M. S. [1] , Pirina P. [1]<br />

- [1] Università di Sassari ~ Sassari<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: In ogni paziente è stata eseguita una spirometria globale e lo studio della<br />

diffusione alveolo-capillare del CO (DLCO) secondo gli standard della European<br />

Respiratory Society. A tutti i soggetti studiati è stata somministrata una symptom scale sui<br />

disturbi respiratori cronici.<br />

Obiettivo: Valutare la Diffusione alveolo-capillare in un gruppo di pazienti con infezione da<br />

HIV.<br />

Risultati: Abbiamo arruolato 75 pazienti con infezione da HIV. L‟età media dei pazienti era<br />

di 42 ± 9 anni, 27 (67,5%) erano maschi e 13 (32,5%) femmine. Il 37,3% dei soggetti<br />

presentavano una DLCO ridotta rispetto al predetto, e tale deficit era di grado moderato<br />

nel 33,3%.<br />

Il gruppo di pazienti che presentavano un deficit della DLCO era costituito per l‟82% da<br />

fumatori mentre nel gruppo dei soggetti con DLCO normale l‟abitudine tabagica è<br />

presente nel 44 % del campione (p= 0,001). I soggetti con DLCO ridotta riportavano<br />

dispnea nel 60 % dei casi contro il 34 % con DLCO normale (p= 0,024). I pazienti con<br />

riduzione della DLCO presentavano un VEMS


116<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 99<br />

- SINDROME EMOLITICO-UREMICA IN PAZIENTE HIV POSITIVO: OSSERVAZIONI<br />

SU UN CASO CLINICO -<br />

Franco A.* [1] , Aprea L. [1] , Dell'isola C. [1] , De Pascale E. [2] , Manzillo E. [1] , Marinelli G. [2] , Pizzella T. [1] , Simioli<br />

F. [1] , Izzo C. M. [1]<br />

- [1] AORN "Ospedale dei Colli" - VIII Divisione di Malattie Infettive ~ Napoli - [2] AORN "Ospedale dei Colli" - Servizio di<br />

Nefrologia e Dialisi ~ Napoli<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: L‟interessamento renale in corso di infezione da HIV è in continuo e costante<br />

aumento.<br />

Obiettivo: Il paziente SA viene trasferito presso di noi per “insufficienza renale acuta (IRA)<br />

in paziente HIV con cirrosi scompensata da HCV”. Si tratta di un maschio coinfetto di 49<br />

aa, C3, CD4 135, viremia di HIV 15935 cp, in terapia da 45 gg con TDF/FTC/AZV/RTV da<br />

noi seguito dal 1995. Il soggetto riferisce di aver effettuato 10 gg prima un ricovero per<br />

“colica addominale” risultando poi affetto da pancreatite acuta; successivamente il<br />

progressivo decadimento della funzionalità renale ed epatica avevano reso necessari 3<br />

trattamenti emodialitici. All‟ingresso le condizioni cliniche risultano molto scadute, il<br />

paziente è francamente itterico, iperteso, ascitico, con un versamento pleurico a dx e con<br />

una marcata oligo-anuria. Gli esami di laboratorio (Tab.) evidenziano una insufficienza<br />

renale acuta, una anemia normocromica normocitica, una piastrinopenia ed un incremento<br />

di LDH; tali valori sono ancora più caratterizzanti se consideriamo che il paziente 20 gg.<br />

prima del ricovero aveva effettuato un D.H. ove tutti i parametri su citati risultavano nel<br />

range di normalità.<br />

Risultati: Il soggetto nel corso della degenza pratica complessivamente 13 trattamenti<br />

emodialitici; gli indici bioumorali di sofferenza renale ed epatica vanno progressivamente<br />

normalizzandosi (Tab.) ed alla dimissione non vi è più né anemia, né piastrinopenia, né<br />

iperbilirubinemia, né ascite. L‟andamento complessivo del caso ci fa propendere per una<br />

diagnosi clinica di “sindrome emolitico-uremica (SEU) con insufficienza epatica acuta”.<br />

Conclusione: La diagnosi di SEU risulta difficoltosa in presenza di pluri-patologie come in<br />

questo caso in cui si associa ad una insufficienza epatica probabilmente secondaria alla<br />

pancreatite acuta; infatti, pur in presenza dei tipici sintomi (ittero, anemia ed IRA), alcuni di<br />

essi (bilirubina diretta) possono risentire del contemporaneo interessamento epatico<br />

risultando non agevole la diagnostica differenziale.<br />

Tab. – PARAMETRI VITALI ED ESAMI EMATOCHIMICI DEL PAZIENTE ALL’INGRESSO (T<br />

0) ED ALLA DIMISSIONE (T 40)<br />

(in rosso valori fuori dal range di normalità)<br />

INGRESSO (T 0) DIMISSIONE (T 40)<br />

PRESSIONE ARTERIOSA 147/97 mmHg 138/89 mmHg<br />

DIURESI 50 cc. 3400 cc.


117<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

BILIRUBINA TOTALE 12,9 mg/dl 0,5 mg/dl<br />

BILIRUBINA DIRETTA 8,7 mg/dl 0,3 mg/dl<br />

AZOTEMIA 103 mg/dl 84 mg/dl<br />

CREATININEMIA 10,3 mg/dl 2,1 mg/dl<br />

POTASSIEMIA 4,9 mEq/L 4,5 mEq/L<br />

EMOGLOBINEMIA 7,9 g/dl 13,2 g/dl<br />

CONTA PIASTRINE 103.000 mm3 131.000 mm3<br />

LDH SIERICO 921 UI/L 365 UI/L


118<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 294<br />

- STUDIO OSSERVAZIONALE SUL RECUPERO IMMUNOLOGICO DI 208 LATE<br />

PRESENTER AFFERENTI AL NOSTRO AMBULATORIO NEGLI ULTIMI 10 ANNI -<br />

Franco A.*, Salibra P., Cartia M., Scifo G., Di Stefano M., Ferrarini E., Fontana Del Vecchio R. [1]<br />

- [0] U.O.S. AIDS ,Divisione Malattie Infettive –Ospedale Umberto I ASP 8 ~ Siracusa - [1] Università Cattolica Sacro Cuore<br />

Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Sono stati osservati tutti i pazienti afferenti al nostro ambulatorio AIDS negli<br />

ultimi 10 anni , il numero di CD4 al nadir, la carica virale HIV, la modalità di trasmissione<br />

,la presenza di confezione HCV, TD, l‟età, la terapia iniziale HAART.<br />

Obiettivo: Obiettivo di questo lavoro è stato quello di vedere il recupero dei CD4 a un<br />

anno dalla diagnosi nei pazienti presi in considerazione e in base alle caratteristiche dei<br />

pazienti. Mteriali e Metodi: : sono stati presi in considerazione :CD4 al nadir e dopo un<br />

anno, HIVRNA,età, modalità di trasmissione,e HCV RNA<br />

Risultati: Regime terapeutico con migliore efficacia immunologica è 2NRTI + IP/r<br />

- I pazienti eterosessuali raggiungevano 500 CD4 a sei mesi di trattamento<br />

- I pazienti con CD4 < a 200 recuperavano nel 60% a sette anni di HAART<br />

- I pazienti con CD4 compresi fra 200 e 350 raggiungevano i 500 CD4 a tre anno di<br />

HAART<br />

- I pazienti con CD4 > di 350 raggiungevano i 500 CD4 a un anno di terapia<br />

- Migliore recupero immunologico nei pazienti HCV negativi,eterosessuali,di età < a<br />

50 anni e con carica virale HIV < a 10.000 copie/ml<br />

Conclusione: Trasmissione più frequente è quella eterosessuale<br />

- Il regime terapeutico per il migliore recupero immunologico si è rivelato<br />

l‟associazione di 2NRTI + IP/r<br />

- Pessimo recupero immunologico si è osservato nei pazienti con CD4 < a 50 alla<br />

diagnosi , nei pazienti di età > di 50 anni , T.D. , e coinfetti HIV-HCV.


119<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 150<br />

- DEPRESSIONE NEI PAZIENTI CON HIV: PREVALENZA E ASSOCIAZIONE CON<br />

PARAMETRI SOGGETTIVI IN UNO STUDIO TRASVERSALE ITALIANO (DHIVA-<br />

DEPRESSIONE NEI PAZIENTI CON INFEZIONE DA HIV) -<br />

Antinori A. [1] , Marando F. [2] , Franzetti M.* [3] , Trotta M. [1] , Iannotti N. [2] , Marconi P. [1] , Ferraris L. [3] , Gualberti<br />

G. [2] , Costanzo A. [2] , Di Luzio Paparatti U. [2] , Galli M. [3] , Dhiva S. G. [4]<br />

- [1] ~ Roma - [2] ~ Campoverde - [3] ~ Milano - [4] ~ Italia<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Il riconoscimento da parte del clinico di sintomi depressivi nei propri pazienti<br />

sarebbe auspicabile<br />

Obiettivo: Valutare la concordanza tra lo screening positivo per depressione derivato da<br />

compilazione dai pazienti del questionario CES-D (range: 0-60; clinicamente significativo<br />

se>16) e la depressione percepita dagli infettivologi. Descrivere le caratteristiche dei<br />

pazienti depressi ed eventuali fattori associati a discordanza tra le due rilevazioni.<br />

Risultati: Sono stati arruolati 709 soggetti affetti da HIV in 24 centri clinici (690 valutabili).<br />

I pazienti hanno completato il CESD-20 e il questionario DHIVA (disegnato al fine di<br />

raccogliere dati socio-comportamentali). L'associazione tra i dominii dei questionari e lo<br />

stato depressivo valutata con modelli logistici uni- e multivariati (p


120<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 160<br />

- STUDIO RANDOMIZZATO, CONTROLLATO, PER VALUTARE L’IMPATTO<br />

CARDIOMETABOLICO E LA FUNZIONE ENDOTELIALE NEI PAZIENTI CON<br />

INFEZIONE DA HIV IN SOPPRESSIONE VIRALE OTTIMALE CHE PASSANO A<br />

MONOTERAPIA O IN TRIPLICE TERAPIA CON DARUNAVIR/RITONAVIR . MONARCH<br />

STUDY -<br />

Guaraldi G.* [1] , Zona S. [1] , Cossarizza A. [1] , Vernacotola L. [2] , Carli F. [1] , Lattanzi A. [1] , Beghetto B. [1] , Orlando<br />

G. [1] , Nasi M. [1] , De Biasi S. [1] , Termini R. [2] , Garau M. [2]<br />

- [1] ~ Modena - [2] ~ Milano<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Abbiamo condotto uno studio per confrontare le variabili cardiometaboliche e il<br />

cambiamento della funzione endoteliale nei pazienti esposti alla terapia antiretrovirale in<br />

soppressione virale ottimale che passavano a DRV/r in monoterapia o in triplice terapia.<br />

Obiettivo: 30 pazienti con infezione da HIV e con plasma HIV RNA


121<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 278<br />

- INFEZIONE DA HPV IN UNA COORTE DI DONNE AFRICANE HIV POSITIVE<br />

RESIDENTI NELL’AREA NAPOLETANA. -<br />

Busto A. [1] , Guida M. G.* [1] , Maddaloni A. [1] , D'abbraccio M. [1] , De Marco M. [1] , Figoni M. [1] , Minei G. [1] , Micheli<br />

P. [2] , Abrescia N. [1]<br />

- [1] IV Divisione P.O."D. Cotugno", AORN Ospedali dei Colli, Monaldi-Cotugno-CTO ~ Napoli - [2] Anatomia Patologica,<br />

P.O. "D. Cotugnio" AORN Ospedali dei Colli Monaldi, Cotugno, CTO ~ Napoli<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Valutare la prevalenza di sottotipi HPV ad alto rischio oncogenico a livello<br />

cervico-vaginale in una coorte di donne africane HIV+ dell‟area napoletana, verificare se<br />

l‟espressione cervicale di HPV DNA è associata con alterazioni citologiche e se l‟HAART<br />

può ridurre la prevalenza della SIL e delle altre alterazioni citologiche cervicali.<br />

Obiettivo: Metodi: 92 donne africane HIV+ sono state sottoposte a Pap test per la<br />

diagnosi citologica.La ricerca dell‟ infezione da HPV e dei sottotipi a rischio oncogenico è<br />

stata effettuata usando la tecnica dell‟Hybrid Capture II®.Per ogni paziente sono stati<br />

analizzati conta di CD4, HIV-RNA plasmatico ed eventuale terapia HAART. L‟analisi<br />

statistica è stata effettuata utilizzando il test del ?2.<br />

Risultati: Risultati:L‟età media delle 92 pazienti arruolate era 32 anni (range 20-51). Dei<br />

92 campioni vaginali analizzati 42 (46%) risultavano HPV DNA positivi; di questi 30 (71%)<br />

erano positivi per uno o più sottotipi HPV ad alto rischio oncogenico (HRO)(p


122<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 195<br />

- UN CASO DI EPATITE ACUTA C IN PAZIENTE CON INFEZIONE DA HIV -<br />

Iodice A.* [2] , Iodice V. [2]<br />

- [2] divisione malattie infettive caserta ~ caserta<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Il virus dell‟epatite C è diventato una fonte importante di morbilità e mortalità<br />

nei pazienti con infezione da HIV. Gli autori presentano un caso clinico di epatite C acuta<br />

in paziente con infezione da HIV.<br />

Obiettivo: Paziente maschio di razza caucasica, omosessuale, di anni 42, affetto da<br />

infezione da HIV da circa tre anni, in terapia antiretrovirale con Truvada-Kaletra da circa 1<br />

anno. Gli esami di laboratorio praticati sei mesi prima della diagnosi di epatite acuta<br />

mostravano transaminasi nella norma. Dopo 3 mesi i valori di ALT e AST mostravano<br />

incremento, rispettivamente di 240 e 155 UI/L, per cui veniva sospesa la HAART per il<br />

sospetto di epatotossicità. Una valutazione successiva ha rivelato la positività agli Ac anti-<br />

HCV ed un HCV-RNA pari a 2,8 milioni UI/ml, genotipo 2, con ALT che hanno raggiunto il<br />

valore di 1855 UI/L ed un picco di bilirubina totale di 8,5 mg/dl. Il paziente riferiva i rapporti<br />

omosessuali come unico fattore di rischio per l‟infezione acuta da HCV.<br />

Risultati: Tre mesi circa dopo la diagnosi di HCV, veniva iniziato trattamento con<br />

interferone pegilato e ribavirina. Dopo 12 settimane l‟HCV-RNA nel siero e‟ diminuito di 2<br />

log, indicando una EVR. Veniva praticata terapia per 24 settimane con viremia negativa e<br />

transaminasi nella norma<br />

Conclusione: Una diagnosi precoce di infezione acuta da HCV può consentire un<br />

trattamento precoce che potrebbe favorire l‟eliminazione del virus, in considerazione del<br />

fatto che il 90-95% dei pazienti con coinfezione sviluppa una infezione cronica da HCV in<br />

assenza di trattamento. Sembra, inoltre, che sia in aumento il riscontro di casi di infezione<br />

acuta da HCV nei pazienti con infezione da HIV, soprattutto tra gli omosessuali maschi ed<br />

in associazione ad altre infezioni sessualmente trasmesse. Tali dati dovrebbero indurre, in<br />

caso di alterazione dei valori delle transaminasi, ad una rapida valutazione per infezione<br />

acuta da HCV, specie nei maschi omosessuali


123<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 164<br />

- RISULTATI AGGREGATE DI SICUREZZA ED EFFICACIA ALLA SETTIMANA 48<br />

DAGLI STUDI DI FASE III ECHO E THRIVE DI CONFRONTO TRA TMC278 E EFV IN<br />

PAZIENTI CON INFEZIONE HIV-1 NAÏVE AL TRATTAMENTO CHE RICEVONO<br />

FTC/TDF -<br />

Lo Caputo S.* [1] , Nelson M. [2] , Gazzard B. [2] , Wiilliams P. [3] , Garau M. [4] , Walmsley S. [5] , Ruane P. [6] ,<br />

Jayaweera D. [7] , Vanveggel S. [3] , Boven K. [8] , Guyer B. [9]<br />

- [1] ~ Firenze - [2] ~ London - [3] ~ Beerse - [4] ~ Milan - [5] ~ Toronto - [6] ~ Los Angeles - [7] ~ Miami - [8] ~ Titusville - [9] ~<br />

Foster City<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: TMC278 (Rilpivirina/RPV) può essere combinata con FTC/TDF in una<br />

compressa singola (STR). Vengono presentati i dati aggregati dei risultati delle analisi<br />

primarie alla settimana 48 del sottogruppo di soggetti che ricevono FTC/TDF come terapia<br />

di background in due studi di Fase III in doppio-cieco, randomizzati, con RPV vs EFV,<br />

ECHO e THRIVE.<br />

Obiettivo: Pazienti adulti naïve al trattamento (N=1096) hanno ricevuto RPV 25mg qd o<br />

EFV 600mg qd in combinazione con FTC/TDF nello studio ECHO (n=686) e in un<br />

sottogruppo dello studio THRIVE (n=410). L‟obiettivo primario era di dimostrare la non<br />

inferiorità (margine del 12%) di RPV vs EFV nella risposta virologica confermata (ITT-<br />

TLOVR) alla settimana 48.<br />

Risultati: RPV in combinazione con FTC/TDF era non inferiore a EFV in combinazione<br />

con FTC/TDF in tutte le categorie di VL basale. L‟aderenza era un forte predittore della<br />

risposta. L‟incidenza delle seguenti misurazioni della tollerabilità erano significativamente<br />

più basse nel gruppo RPV+FTC/TDF rispetto al gruppo EFV: eventi avversi (AEs) che<br />

hanno portato alla sospensione, AEs di grado 2-4 forse collegati alla terapia, rash,<br />

vertigini, sogni/incubi insoliti, e anormalità di laboratorio dei lipidi di grado 3-4. Ci sono stati<br />

minori fallimenti virologici nel gruppo EFV.<br />

Conclusione: Alla settimana 48, RPV+FTC/TDF hanno dimostrato un elevato tasso di<br />

risposta virologica (‡83%) e la non inferiorità rispetto ad EFV+FTC/TDF in un ampio range<br />

di pazienti. L‟incidenza di AEs che hanno portato alla sospensione della terapia erano<br />

significativamente bassi nel gruppo RPV+FTC/TDF. Vi erano meno fallimenti virologici nel<br />

gruppo EFV. In generale, i dati supportano il beneficio clinico di FTC/RPV/TDF<br />

attualmente in sviluppo come terapia once-daily per il trattamento delle infezioni HIV.<br />

Efficacia (outcomes alla settimana 48)<br />

RPV 25mg qd +FTC/TDF<br />

(n=550)<br />

EFV 600mg qd<br />

+FTC/TDF<br />

(n=546)<br />

VL


124<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Ricadute 20 (3.6) 11 (2.0)<br />

ND<br />

Sospensioni dovute a AE/morte, % 12 (2.2) 40 (7.3)<br />

ND<br />

Sospensioni per altri motivi, % 27 (4.9) 33 (6.0)<br />

ND<br />

VL <br />

95% 392/453 (86.5) 375/425 (88.2)<br />

ND<br />

Sicurezza<br />

AE di Grado 2–4 forse correlate alla terapia, % 87 (15.8) 170 (31.1)<br />

Eventi di interesse Neurologico Totali 91 (16.5) 205 (37.5)<br />

p


125<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 181<br />

- PREVALENZA DI BPCO E FATTORI DI RISCHIO ASSOCIATI IN PAZIENTI CON<br />

INFEZIONE DA HIV NELL’ERA DELLA HAART -<br />

Madeddu G.* [3] , Fois A. G. [2] , Calia G. M. [3] , Becciu F. [2] , Barbara P. [2] , Fiori M. L. [3] , Spada V. [2] , Lovigu C. [3] ,<br />

Mannazzu M. [3] , Pirina P. [2] , Pirina P. [2] , Mura M. S. [3]<br />

- [2] Istituto di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Università di Sassari ~ Sassari - [3] Istituto di Malattie Infettive, Università<br />

di Sassari ~ Sassari<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: La prevalenza e i fattori di rischio per lo sviluppo di BPCO nei pazienti con<br />

infezione da HIV non sono stati adeguatamente studiati.<br />

Obiettivo: Valutare la prevalenza di sintomi respiratori e di BPCO in una coorte di pazienti<br />

HIV-infetti stabili e di investigare il ruolo della HAART e di altri fattori possibilmente<br />

associati.<br />

Metodi: Tutti i partecipanti allo studio hanno completato un questionario per la valutazione<br />

dei sintomi respiratori. In tutti i pazienti è stata eseguita una spirometria completa.<br />

Risultati: Abbiamo arruolato 111 pazienti con infezione da HIV e 65 controlli HIV-negativi<br />

di simile età e sesso. L‟età media dei pazienti era di 42.3±8.1. Settantasette (69.4%) erano<br />

maschi e 39 (35.1%) erano o in stadio CDC C. Sessantatre (56.8%) pazienti erano<br />

fumatori mentre 48 (43.2%) erano non fumatori. I pazienti con infezione da HIV avevano<br />

valori di VEMS (p=0,002) e VEMS/CVF (p=0,028) significativamente inferiori mentre la<br />

TLC era significativamente più alta (p=0,018). I pazienti HIV-infetti avevano, inoltre, una<br />

più alta proporzione di sintomi respiratori (p=0,002), tosse (p=0,006) e dispnea (p=0,020).<br />

I pazienti HIV-infetti avevano, inoltre, una proporzione significativamente (p=0.008) più alta<br />

di BPCO (23.4%) rispetto ai controlli HIV-negativi (7.7%). All‟analisi multivariata i predittori<br />

significativi di sintomi respiratori erano il fumo di sigaretta e una pregressa polmonite<br />

batterica, mentre l‟unico predittore significativo di BPCO era il fumo di sigaretta. La<br />

ricezione della HAART non era associata con i sintomi respiratori né con la BPCO.<br />

Conclusione: I nostri risultati suggeriscono che l‟infezione da HIV e il fumo di sigaretta<br />

giochino un ruolo nello sviluppo dei sintomi respiratori e della BPCO nei pazienti HIVinfetti.<br />

La ricezione della HAART non sembra ridurre il rischio di sviluppo di sintomi<br />

respiratori e BPCO, nei nostri casi.


<strong>Abstract</strong> 182<br />

- PREVALENZA <strong>DEI</strong> SOTTOTIPI DI HIV-1 NON B IN SARDEGNA -<br />

126<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Madeddu G.* [1] , Ciccozzi M. [2] , Lo Presti A. [2] , Cella E. [2] , Coinu G. [1] , Budroni C. [1] , Soddu A. [1] , Rezza G. [2] ,<br />

Mura M. S. [1]<br />

- [1] Istituto di Malattie Infettive, Università di Sassari ~ Sassari - [2] Dipartimento di Malattie Infettive, Istituto Superiore di<br />

Sanità ~ Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: La prevalenza di sottotipi di HIV-1 non B varia dal 12,2% al 12,6% in studi<br />

condotti in Toscana e Puglia e in Lombardia. La prevalenza di sottotipi di HIV-1 non B in<br />

Sardegna non è nota.<br />

Obiettivo: Abbiamo condotto uno studio sulle sequenze del gene della proteasi di HIV in<br />

una popolazione di pazienti con infezione da HIV residenti in Sardegna con l‟obiettivo di<br />

valutare la prevalenza dei sottotipi non B.<br />

Risultati: Le sequenze del gene Pol di HIV-1 di 242 pazienti sono state allineate e<br />

comparate con tutte le sequenze di riferimento di HIV-1 disponibili nel data base della<br />

gene bank di Los Alamos. Il software per l‟allineamento utilizzato è stato CLUSTAL X.<br />

Dopo l‟allineamento è stato necessario un editing manuale delle sequenze per ristabilire il<br />

frame di lettura del gene e rimuovere tutti i gaps aperti dall‟algoritmo utilizzato. L‟albero<br />

filogenetico è stato costruito utilizzando il programma PAUP. Il modello evolutivo di<br />

maximum likelihood utilizzato era HKY scelto per mezzo del programma Model Test.<br />

Abbiamo analizzato le sequenze provenienti da 242 pazienti. Il 91,3% (n=221) erano<br />

portatori di HIV-1 B mentre sottotipi non-B sono stati riscontrati in 21 pazienti (8,7%). Tra i<br />

sottotipi non B, 6 erano classificati come A1 (28,6%), 5 come F1 (23,8%), 2 come C<br />

(9,5%), 2 come G (9,5%) e 1 come D (4,8%). Cinque (23,8%) pazienti, inoltre, erano<br />

classificati come forme ricombinanti. Tra i pazienti con sottotipi non B, 16/21 (76,2%)<br />

erano stranieri provenienti principalmente dall‟Africa Sub-Sahariana e dall‟Est Europa<br />

mentre 5 (23,8%) erano italiani.<br />

Conclusione: I nostri risultati dimostrano come anche in Sardegna circolino sottotipi di<br />

HIV-1 non B anche se con prevalenze inferiori rispetto ad altre regioni italiane. I sottotipi<br />

non B sono stati riscontrati principalmente in stranieri provenienti da zone di elevata<br />

endemia per infezione da HIV-1 con prevalenza di sottotipi non B ma anche nella<br />

popolazione italiana.


127<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 172<br />

- TOLLERABILITÀ MUSCOLARE E NEUROLOGICA DI RALTEGRAVIR <strong>NELLA</strong><br />

PRATICA CLINICA: RISULTATI DALLO STUDIO SCOLTA -<br />

Madeddu G.* [17] , Soddu V. [1] , Ricci E. [4] , Quirino T. [3] , Menzaghi B. [3] , Bellacosa C. [19] , Martinelli C. [6] , Grosso<br />

C. [7] , Carenzi L. [4] , Cordier L. [8] , Franzetti M. [9] , Vichi F. [10] , Penco G. [11] , Di Biagio A. [12] , Maggi P. [19] , Corsico<br />

L. [13] , De Socio G. V. [14] , Mazzotta E. [15] , Parruti G. [15] , Guastavigna M. [16] , Orofino G. [16] , Mura M. S. [17] ,<br />

Bonfanti P. [18]<br />

- [1] Isituto di Malattie Infettive ~ Sassari - [3] UO Malattie Infettive, Ospedale di Busto Arsizio ~ Busto Arsizio - [4] I Divisione<br />

Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco ~ Milano - [6] UO di Malattie Infettive, Ospedale Careggi ~ Firenze - [7] ASL 3 ~<br />

Cesena - [8] II Divisione Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco ~ Milano - [9] Clinica Malattie Infettive, Ospedale Luigi<br />

Sacco ~ Milano - [10] UO Malattie Infettive, Ospedale SM Annunziata ~ Firenze - [11] UO Malattie Infettive, Ospedale<br />

Galliera ~ Genova - [12] UO Malattie Infettive, Ospedale San Martino ~ Genova - [13] Servizio MST ~ Sesto San Giovanni -<br />

[14] UO Malattie Infettive, Ospedale SM della Misericordia ~ Perugia - [15] UO Malattie Infettive, Ospedale di Pescara ~<br />

Pescara - [16] UO Malattie Infettive, Ospedale Amedeo di Savoia ~ Torino - [17] Istituto di Malattie Infettive, Università di<br />

Sassari ~ Sassari - [18] UO Malattie Infettive, Ospedale di Lecco ~ Lecco - [19] UO di Malattie Infettive, Università di Bari ~<br />

Bari<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Introduzione: Raltegravir è stato associato alla comparsa di aventi avversi a<br />

carico del muscolo e del sistema nervoso centrale.<br />

Obiettivo: Obiettivo: l‟obiettivo del nostro studio è stato quello di indagare ulteriormente la<br />

sicurezza e tollerabilità di raltegravir nella pratica clinica con particolare attenzione alla<br />

comparsa di eventi avversi a carico del SNC e del muscolo.<br />

Risultati: Risultati: Sono stati inclusi 436 pazienti HIV-infetti, 288 (66,1%) dei quali<br />

maschi. L‟età media dei pazienti era di 45,8 ± 9,3. La media della conta dei CD4 era di 388<br />

± 268 cellule/µL, quella dell‟HIV RNA era di 2,99 ± 1,56 log10 cp/ml e 169 (38,8%)<br />

pazienti erano in stadio C. 167 (38,3%) pazienti erano coinfetti con HCV e in 178 (40,8%)<br />

era segnalata una diagnosi di lipodistrofia. Il follow up medio era di 20,8 ± 10,1 mesi; a<br />

giugno 2011, 364 (83,5%) pazienti erano ancora in trattamento con raltegravir. La cause<br />

più frequenti di interruzione erano dovute a scarsa aderenza/scelta del paziente e a eventi<br />

avversi in (3,2%) Ventiquattro (5,5%) pazienti hanno riferito la comparsa di sintomi a<br />

carico del muscolo, 14 dolore e 17 debolezza muscolare, 7 tutti e due i sintomi<br />

contemporaneamente. Quarantasette (10,8%) pazienti hanno presentato sintomi a carico<br />

del SNC più frequentemente cefalea (17 pazienti) e depressione (15). Tra le sospensioni<br />

per eventi avversi 4 (28,6%) pazienti hanno sospeso raltegravir per aumento delle CPK, 3<br />

(21,4%) per sintomi muscolari (mialgia e/o debolezza muscolare) senza aumento delle<br />

CPK e 4 (28,6%) per sintomi a carico del SNC.<br />

Conclusione: Conclusioni: I nostri risultati suggeriscono come la percentuale di<br />

interruzioni di interruzione di raltegravir dovuta a eventi avversi è stata limitata (3,2%). Le<br />

cause più frequenti sono state i sintomi muscolari, gli incrementi di CPK e,<br />

inaspettatamente, i sintomi a carico del SNC rappresentati principalmente dalla cefalea. I<br />

meccanismi patogenetici di tali eventi avversi non sono noti e meriterebbero ulteriori studi.


128<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 52<br />

- IMMUNOATTIVAZIONE E PERDITA DI MASSA OSSEA IN HAART EFFICACE -<br />

Maffongelli G.* [1] , Leoni D. [1] , Gini S. [1] , Tatarelli P. [1] , Buonomini A. R. [1] , Gentilotti E. [1] , Calisti G. [1] , Ricciardi<br />

A. [1] , Ceccarelli L. [1] , Dori L. [1] , Mapfumo M. [1] , Sarmati L. [1] , Andreoni M. [1]<br />

- [1] UOC di Malattie Infettive - Università Tor Vergata ~ Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: L‟avvento della HAART ha aumentato l‟aspettativa di vita dei pazienti affetti da<br />

HIV, permettendo loro di raggiungere età più avanzate rispetto al passato, ma al contempo<br />

evidenziando nuove problematiche legate allo sviluppo di patologie croniche-degenerative<br />

come la perdita di massa ossea (osteopenia, osteoporosi). Lo stato di infiammazione<br />

cronica determinata dall‟infezione da HIV, che perdura nonostante l‟assunzione della<br />

HAART, sembra contribuire in maniera determinante allo sviluppo di queste patologie.<br />

Obiettivo: Correlare il grado di immunoattivazione e stato di osteopenia/osteoporosi in<br />

pazienti in HAART, con viremia soppressa (


129<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 129<br />

- DETERMINAZIONE <strong>DEI</strong> MARKERS DI DISFUNZIONE ENDOTELIALE E DI<br />

RIGENERAZIONE IN PAZIENTI HIV POSITIVI: STUDIO PILOTA -<br />

Carocci A. [1] , Cesari F. [2] , Martinelli C.* [1] , Rogolino A. [2] , Corsi P. [1] , Gori A. M. [4] , Cioni G. [4] , Gensini G. F. [4] ,<br />

Abbate R. [4] , Leoncini F. [1]<br />

- [1] SOD Malattie Infettive Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi ~ Firenze - [2] Centro Trombosi Azienda Ospedaliero<br />

Universitaria Careggi ~ Firenze - [4] Dipartimento Area Critica Medico Chirurgica, Università degli Studi Firenze ~ Firenze<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Premessa. Negli ultimi anni la terapia antiretrovirale ha comportato una<br />

drastica riduzione della mortalità e morbidità dei soggetti HIV +. Tuttavia, oltre a questi<br />

benefici clinici, si è osservato un aumento di patologie cardiovascolari.<br />

Obiettivo: Obiettivo. Determinare i marcatori di disfunzione endoteliale e di rigenerazione<br />

come le cellule endoteliali circolanti (CECs), il fattore von Willebrand (vWF), l‟inibitore<br />

dell‟attivatore del plasminogeno (PAI), l‟attivatore del plasminogeno di tipo tissutale (t-PA)<br />

e le cellule progenitrici circolanti (EPCs) in una popolazione di HIV positivi naive.<br />

Metodi. 18 pazienti naive per antiretrovirali (M17, F 1) con età media di 38 anni (22-65) e<br />

18 soggetti di controllo. Il vWF è stato misurato mediante analisi miniVidas (BioMerieux,<br />

Lyon, Francia), PAI e t-PA con metodica ELISA. Le EPCs e le CECs sono state definite<br />

come CD34KDR+, CD133+KDR+ e CD34+CD133+KDR+, mentre le CECs sono definite<br />

come CD146+/CD31+/CD45-/CD61-.<br />

Risultati: Risultati. I pazienti HIV mostrano un numero significativamente inferiore di<br />

EPCs e un piu‟ alto numero di CECs rispetto ai controlli[CD34+/KDR+ 7 (0-23 cell/106<br />

eventi vs 17 (3-43) cellule/106 eventi p=0.017; CD133+/KDR+ 7 (0-23) cells/106 eventi vs<br />

13 (7-43) cellule/106 eventi p=0.013; CD146+/CD31+/CD45-/CD61 7 (0-23) cellule/106<br />

eventi vs 3 (0-13) cellule/106 eventi p=0.027]. I livelli plasmatici di vWF, PAI e t-PA sono<br />

risultati elevati in 44,4%, 33,3% e in 11,1% dei pazienti, rispettivamente. Inoltre, nei<br />

sieropositivi HIV, abbiamo osservato una correlazione significativamente positiva tra il<br />

numero delle CECs ed i livelli di PAI e t-PA<br />

Conclusione: Conclusioni. I nostri dati dimostrano una disfunzione endoteliale<br />

documentata da basso numero di EPCs e alto numero di CECs nei naive HIV rispetto alla<br />

popolazione di controllo. Esiste una correlazione positiva tra CECs e i markers di danno<br />

endoteliale. Tutti questi fattori suggeriscono la presenza di un fattore di rischio aggiuntivo<br />

per lo sviluppo di patologia cardiovascolare.


130<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 247<br />

- DUAL THERAPY CON ASSOCIAZIONE DI ETRAVIRINA, 400 MG, DARUNAVIR, 800<br />

MG E RITONAVIR, 100 MG IN REGIME ONCE A DAY <strong>NELLA</strong> STRATEGIA DI SWITCH.<br />

-<br />

Martini S.* [1] , Bonora S. [2] , D'avolio A. [2] , D'avolio A. [2] , D'avolio A. [2] , Di Martino F. [1] , Cascone A. [1] , Filippini<br />

A. [1] , Diaferia R. [1] , D'avolio A. [2] , D'avolio A. [2] , Davolio A. [2] , Di Perri G. [2] , Filippini P. [1]<br />

- [1] UOC Diagnosi e Terapia AIDS della Seconda Università degli studi di Napoli ~ Napoli - [2] Clinica di Malattie Infettive ~<br />

Università di Torino<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Aderenza e tollerabilità della HAART sono sempre più importanti per i pazienti<br />

HIV+,anche per le crescenti complicanze legate all‟invecchiamento.<br />

Obiettivo: Valutare se una“dual therapy”,con Etravirina(ETV)400mg,qd(4 cpr sciolte in<br />

acqua per ottimizzare la compliance),Darunavir,800mg,qd e<br />

Ritonavir,100mg(DRV/r),possa rappresentare una valida opzione di switch,comparata alla<br />

terapia standard(OBT).<br />

Risultati: Abbiamo arruolato 67 pazienti consecutivi HIV+,in HAART,osservati da<br />

Novembre 2010 a Giugno 2011 con follow-up medio di 19 settimane.Di questi,9 hanno<br />

switchato(2 per fallimento,1 per intolleranza,6 per semplificazione)ad un regime con<br />

ETV+DRV/r(Casi);58 erano in OBT con 2 NRTI+1 PI/r(Controlli).La coinfezione HIV/HCV<br />

era nel 55% dei Casi e 38% dei Controlli.Per valutare efficacia e tollerabilità,sono stati<br />

eseguiti esami di laboratorio(CD4+,HIV-<br />

RNA,Trigliceridi,Colesterolo,ALT,AST,Creatinina,Emocromo).L‟aderenza è stata valutata<br />

con il counseling ed il questionario SERAD(Self-Reported Adherence).Riguardo la<br />

farmacocinetica(PK),le Ctrough di DRV,RTV ed ETV sono state valutate con una metodica<br />

HPLC validata.I risultati sono stati analizzati statisticamente con il”t di student” e l‟IQR.I<br />

dati dei Casi sono stati paragonati al pre-switch(PS)ed ai Controlli.La media dei CD4+ è<br />

stata di 597 nei Casi,646 nel PS,633 nei Controlli.Prima dello switch,6 pazienti erano<br />

trattati con 2 NRTI+1 PI/r,2 con 1 PI/r+1 NNRTI,1 non era trattato.Dopo lo switch,2<br />

pazienti hanno soppresso la pregressa viremia,1 l‟ha ridotta,6 hanno confermato la<br />

negatività.I dati metabolici e di PK sono in tabella.<br />

Conclusione: I nostri dati preliminari suggeriscono che una HAART qd con<br />

ETV+DRV/r,possa rappresentare una valida opzione di switch.Le Ctrough di DRV ed<br />

ETV,sebbene variabili,sono sovrapponibili a quelle in letteratura.La terapia appare efficace<br />

e tollerata,nonostante una maggior incidenza di ipercolesterolemia da verificare in un più<br />

ampio follow-up.<br />

CASI CONTROLLI PS<br />

p Casi<br />

vs Controlli<br />

MEDIA dei CD4+ 597,44 633,75 503 0,60


131<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

MEDIA dei Trigliceridi (vn < 170 mg/dl) 160,22 173,93 151 0,65<br />

MEDIA del Colesterolo (vn < 200 mg/dl) 231,11 194,68 184,57 0,005<br />

MEDIA delle ALT (vn < 60 UI/L) 32,77 39,32 91,21 0,50<br />

MEDIANA della Ctrough (IQR) del DRV 1297,5 (970,5-2378,5)<br />

MEDIANA della Ctrough (IQR) dell’ETV 507,5 (168,5-814,5)<br />

MEDIANA della Ctrough (IQR) del RTV 75,5 (58,5-88)


132<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 237<br />

- NUOVA STRATEGIA DI SWITCH CON RALTEGRAVIR ASSOCIATO A PI<br />

BOOSTERATO CON RITONAVIR IN PAZIENTI HIV+: RISULTATI ALLA 40A<br />

SETTIMANA DI OSSERVAZIONE. -<br />

Martini S.* [1] , Di Martino F. [1] , Cascone A. [1] , Filippini A. [1] , Masiello A. [1] , Filippini P. [1]<br />

- [1] UOC Diagnosi e Terapia AIDS della Seconda Università degli studi di Napoli ~ Napoli<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: L‟invecchiamento dei pazienti HIV+ pone problematiche di efficacia e<br />

tollerabilità dei regimi terapeutici.L‟avvento di nuovi farmaci ha consentito di sperimentare<br />

nuovi regimi con lo scopo di realizzare una valida alternativa di switch.<br />

Obiettivo: Valutare se una”dual therapy”con Raltegravir(RGV)associato ad un PI<br />

boosterato con Ritonavir(PI/r),possa rappresentare una valida alternativa alla terapia<br />

standard(OBT).Abbiamo arruolato 77 pazienti consecutivi HIV+,in HAART,osservati da<br />

Gennaio 2010 a Giugno 2011,con follow-up medio di 10 mesi.Di questi,19 pazienti hanno<br />

switchato(10 per fallimento,8 per intolleranza,1 per semplificazione)ad un regime con RGV<br />

e PI/r(Casi);58 sono stati trattati con 2 NRTI+1 PI/r(Controlli).Per valutare efficacia e<br />

tollerabilità,sono stati eseguiti tests di laboratorio(CD4,HIV-<br />

RNA,ALT,AST,Trigliceridi,Colesterolo,Creatinina).L‟aderenza è stata valutata con il<br />

counseling ed il questionario SERAD(Self Reported Adherence).I dati sono stati valutati<br />

con il test”t di student”ed il chi2.<br />

Risultati: I dati dei Casi sono stati paragonati a quelli pre-switch(PS)e ai Controlli.La<br />

media di CD4 e della percentuale sui linfociti totali,è stata nei Casi di 557(29,5%),nel PS<br />

503(26,5%),nei Controlli 631(29,9%).Prima dello switch,14 pazienti erano stati trattati con<br />

2 NRTI+1 PI/r,3 con 2 NRTI+1 NNRTI,2 non erano trattati.In seguito allo switch,13 pazienti<br />

hanno presentato incremento dei CD4,3 sono rimasti stazionari,3 hanno presentato lieve<br />

riduzione.Dopo lo switch,9 pazienti hanno soppresso la pregressa viremia,2 l‟hanno<br />

ridotta,5 hanno confermato la negatività,3 hanno mostrato modesto aumento.I dati<br />

metabolici sono riportati in tabella.<br />

Conclusione: Nel nostro studio RGV è stato associato a 5 differenti PI e il 42% dei<br />

pazienti trattati erano coinfetti.I nostri dati preliminari suggeriscono che questa“dual<br />

therapy”possa rappresentare una valida strategia di switch per efficacia e<br />

tollerabilità,consentendo di risparmiare future opzioni terapeutiche.<br />

CASI PS CONTROLLI p Casi vs Controlli<br />

Media dei CD4(%) 557(29,5%) 503(26,5%) 631,7(29,9%) 0,29<br />

Coinfezione HIV/HCV 42% 42% 38% 0,74<br />

Media di ALT(vn


133<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 267<br />

- ACOUSTIC STRUCTURE QUANTIFICATION (ASQ): UNA NUOVA METODICA NON<br />

INVASIVA PER L’ANALISI QUALITATIVA E QUANTITATIVA DEL GRADO DI FIBROSI<br />

EPATICA IN PAZIENTI CON COINFEZIONE HIV/HCV. -<br />

Martini S.* [1] , Giorgio A. [2] , Farella N. [2] , Di Sarno A. [2] , De Stefano G. [2] , Scognamiglio U. [2] , Calisti G. [2] , Di<br />

Martino F. [1] , Cascone A. [1] , Fiore M. [1] , Filippini P. [1]<br />

- [1] UOC Diagnosi e Terapia AIDS della Seconda Università degli studi di Napoli ~ Napoli - [2] IX UOC di Malattie Infettive<br />

ad Indirizzo Ecointerventistico,Ospedale D. Cotugno ~ Napoli<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Il monitoraggio della fibrosi epatica con metodiche non invasive,sensibili e<br />

ripetibili nel tempo,è fondamentale per valutare la necessità di trattamento dell‟epatopatia<br />

nei pazienti con coinfezione HIV/HCV,caratterizzata da difficile gestione clinica.<br />

Obiettivo: Valutare nei coinfetti HIV/HCV,il grado di fibrosi epatica mediante una nuova<br />

metodica,denominata ASQ(Quantificazione acustica della struttura)che consente<br />

un‟analisi quantitativa e qualitativa non invasiva del parenchima epatico e confrontare i<br />

risultati con il pregresso staging istologico.<br />

Risultati: Sono stati arruolati 10 pazienti con coinfezione HIV/HCV e pregressa biopsia<br />

epatica(Casi)e 28 soggetti sani(Controlli).Nei Casi,9 presentavano epatite cronica(CHC)ed<br />

1 cirrosi epatica(HC).All‟esame istologico,si evidenziavano 4 pazienti con staging F1,3 con<br />

F2,2 con F3 ed 1 con F4.In tutti i pazienti è stata eseguita la metodica ASQ,che analizza<br />

l‟omogeneità della tessitura parenchimale epatica,ottenuta dalle immagini ecografiche<br />

convenzionali,sulla base dei risultati di un test statistico chi2,relativo all‟ampiezza e alla<br />

distribuzione degli echi.Il valore del picco della distribuzione del chi2 è espresso come<br />

istogramma(Cm2).Il risultato dell‟ASQ è stato comparato con lo staging della fibrosi per<br />

valutare sensibilità e specificità della metodica.Per la valutazione statistica si è ricorsi al<br />

test”t di student”.Nei Casi,il Cm2 score medio è risultato 82(range 79-88)per i soggetti con<br />

staging F1;100(89-118)per quelli con F2;120(117-131)per quelli con F3;140(138-147) per<br />

quelli con F4;73(69-77) per i Controlli.L‟analisi dei dati ottenuti,riportata in tabella,ha<br />

evidenziato la capacità della metodica di distinguere i diversi gradi di fibrosi in maniera<br />

statisticamente significativa.<br />

Conclusione: L‟utilizzo della metodica ASQ può consentire una diagnosi qualitativa e<br />

quantitativa della fibrosi epatica nei pazienti con coinfezione HIV/HCV+,favorendone una<br />

migliore gestione clinica.<br />

Grado di Fibrosi<br />

Cm 2 medio<br />

Coinfetti HIV/HCV (10)<br />

F0 73 (range 69-77)<br />

F1 82 (range79-88) F0/F1: < 0,0001<br />

F2 100 (range 89-118) F1/F2: < 0,0001<br />

F3 120 (range 117-131) F2/F3: < 0,0001<br />

F4 140 (range 138-147) F3/F4: < 0,0001<br />

p


134<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


135<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 162<br />

- STUDIO SENSE: ANALISI FINALE ALLA SETTIMANA 48 DI ETRAVIRINA (ETR) VS<br />

EFAVIRENZ (EFV) IN PAZIENTI NAÏVE -<br />

Maserati R.* [1] , Garau M. [4] , Rockstroh J. [6] , Pokrovsky V. [5] , Turner D. [7] , Streinu-cercel A. [8] , Hill A. [9] , Van<br />

Delft Y. [10] , Marks S. [10]<br />

- [1] ~ Pavia - [4] ~ Milan - [5] ~ Moscow - [6] ~ Bonn - [7] ~ Tel Aviv - [8] ~ Bucharest - [9] ~ Liverpool - [10] ~ Tilburg<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Lo studio SENSE di fase 2, in doppio cieco, controllato vs placebo ha<br />

confrontato 2NRTI + etravirina o efavirenz in 157 pazienti naïve per 48 settimane.<br />

Obiettivo: I pazienti con HIV RNA >5000 copies/mL sono stati randomizzati a ETR 400mg<br />

OD (n=79) o EFV 600mg OD (n=78), a cui sono stati aggiunti gli NRTIs (TDF/FTC,<br />

ABC/3TC or ZDV/3TC) scelti dagli sperimentatori. L‟endopoint primario erano gli eventi<br />

avversi (AEs) neuropsichiatrici alla settimana 12; l‟endopoint secondario era la<br />

soppressione dell‟HIV RNA alla settimana 48.<br />

Risultati: Caratteristiche basali: 81% maschi e 89% caucasici, età media 36 anni, conta<br />

media al basale dei CD4 di 302 cellule/uL e HIV RNA 4.8 log10 copie/mL. Nella analisi ITT<br />

TLOVR, 60/79, il 76% dei pazienti nel braccio etravirina vs 58/78, il 74% nel braccio<br />

efavirenz aveva un HIV RNA


136<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 221<br />

- CORRELAZIONE TRA ALESSITIMIA ED ATEROSCLEROSI SUBCLINICA IN UNA<br />

POPOLAZIONE DI PAZIENTI CON INFEZIONE DA HIV. -<br />

Masiello A.* [1] , Giglio S. [1] , De Guglielmo C. [1] , Dell'aquila G. [1] , Maio P. [1] , Magliocca M. [1] , Pacifico P. [1] , Acone<br />

N. [1]<br />

- [1] A.O.R.N. "San Giuseppe Moscati" ~ Avellino<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: L‟alessitimia è un‟alterazione dei processi affettivi e cognitivi,di recente<br />

associata all‟infezione da HIV,verosimilmente per alterazioni del virus su aree cerebrali<br />

fondamentali per molteplici funzioni cognitive.Si ipotizza che l‟alessitimia,agendo sul<br />

sistema nervoso autonomo,possa rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di<br />

aterosclerosi carotidea.<br />

Obiettivo: Valutare il grado di alessitimia e l‟eventuale correlazione con la formazione di<br />

placche ateromasiche carotidee in una popolazione di pazienti HIV+ effettuando un<br />

raffronto coi dati in letteratura.<br />

Risultati: Abbiamo arruolato 46 pazienti in cui l‟alessitimia è stata valutata utilizzando la<br />

scala TAS-20 che ha suddiviso i pazienti in due gruppi (considerando alessitimici quelli<br />

con score>51)per i quali abbiamo valutato parametri epidemiologici,clinici e laboratoristici<br />

ed effettuato una valutazione ultrasonografica mediante Ecocolordoppler dei tronchi sovraaortici<br />

misurando lo spessore mio-intimale(IMT)della carotide comune alla<br />

biforcazione(tabella).Per l‟analisi statistica sono stati usati il test t di student e<br />

X2.Dall‟esecuzione della TAS-20,31 pazienti presentavano valori >51 e 15


TAS>51 TAS95%, n (%) 19 (61,3) 13 (86,7) 0,07<br />

Categoria CDC:<br />

A, n (%)<br />

B-C, n (%)<br />

17 (54,8)<br />

14 (45,2)<br />

12 (80)<br />

3 (20)<br />

IMT > 1,3mm, n (%) 16 (32,2) 3 (20) 2,5, n (%) 7 (22,5) 1 (6,7) 0,3<br />

0,01<br />

0,3<br />

0,01<br />

0,7<br />

0,6<br />

0,09<br />

0,09<br />

0,2


138<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 235<br />

- PREVALENZA DELLE MUTAZIONI PUTATIVE DI RESISTENZA A DOLUTEGRAVIR<br />

IN PAZIENTI RALTEGRAVIR-NAÏVE E IN FALLIMENTO CON RALTEGRAVIR -<br />

Meini G.* [3] , Saladini F. [3] , Bianco C. [13] , Monno L. [5] , Punzi G. [5] , Pecorari M. [6] , Borghi V. [7] , Di Pietro M. [8] ,<br />

Filice G. [9] , Gismondo M. R. [10] , Micheli V. [10] , Penco G. [11] , Carli T. [12] , De Luca A. [13] , Zazzi M. [3]<br />

- [3] Dipartimento di Biotecnologie, Università di Siena ~ Siena - [5] Malattie Infettive, Università di Bari ~ Bari -<br />

[6] Microbiologia, Policlinico di Modena ~ Modena - [7] Malattie INfettive, Policlinico di Modena ~ Modena - [8] Malattie<br />

Infettive, Azienda Ospedaliera Firenze ~ Firenze - [9] Malattie Infettive, Università di Pavia ~ Pavia - [10] Microbiologia,<br />

Ospedale L. Sacco ~ Milano - [11] Malattie Infettive, Ospedale Galliera ~ Genova - [12] Malattie Infettive, Ospedale di<br />

Grosseto ~ Grosseto - [13] Malattie Infettive 2, Azianda Ospedaliera Universitaria Senese ~ Siena<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Dolutegravir (DTG) è un inibitore di integrasi (INI) di seconda generazione in<br />

fase di sviluppo clinico. DTG seleziona in vitro alcune mutazioni in integrasi (E92Q, L101I,<br />

T124A, S153Y/F, G193E) il cui ruolo in vivo resta da stabilire. Mutazioni di resistenza<br />

selezionate dagli INI di prima generazione come raltegravir (RTG) al codone 148,<br />

associate con E138K o G140S, sembrano inoltre diminuire la suscettibilità a DTG in vitro e<br />

in vivo.<br />

Obiettivo: Analizzare la prevalenza delle mutazioni putative di resistenza a DTG nella<br />

popolazione HIV+ RTG-naive e pretrattata con RTG. I dati clinici e genotipici sono stati<br />

ottenuti dal database ARCA.<br />

Risultati: Sono state selezionate 385 sequenze di HIV-1 integrasi da pazienti RTG-naive<br />

e 91 sequenze da pazienti in trattamento con RTG. Queste ultime erano state ottenute ad<br />

una mediana di 16 settimane dalla dimostrazione di fallimento virologico. La prevalenza di<br />

almeno una mutazione selezionata in vitro da DTG era del 54% nei naive e del 52% nei<br />

trattati. Tuttavia questi valori erano dovuti soprattutto alla sola mutazione L101I, riscontrata<br />

nel 49% sia dei naive sia dei trattati e significativamente meno presente nei sottotipi B<br />

rispetto ai non-B (OR 0.12, 95% CI 0.06-0.24; P


139<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 100<br />

- LE DONNE RIPORTANO MINORI LIVELLI DI ADERENZA ALLA CART ED UN<br />

MAGGIOR NUMERO DI SINTOMI -<br />

Murri R.* [1] , Cingolani A. [1] , De Luca A. [1] , Di Giambenedetto S. [1] , Marasca G. [1] , De Matteis G. [1] , Mastrorosa<br />

I. [1] , Jacoboni E. [1] , Tamburrini E. [1]<br />

- [1] Università Cattolica S. Cuore ~ Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Le donne con infezione da HIV potrebbero avere caratteristiche cliniche e di<br />

risposta alla terapia antiretrovirale differenti da quelle degli uomini<br />

Obiettivo: Valutare le differenze cliniche e di risposta alla terapia tra uomini e donne in<br />

una popolazione di persone HIV+ che assumono terapia antiretrovirale combinata (cART)<br />

Metodi: Studio prospettico, monocentrico, di coorte mediante compilazione di un<br />

questionario breve su aderenza (SelfAdher), qualità della vita (Salute Fisica, PHS, e<br />

Salute Mentale, MHS) e sintomi auto-riportati.<br />

Risultati: Al dicembre 2010, 983 pazienti hanno compilato 1666 questionari. 33% donne,<br />

età media 48 anni (SD 9.1), TD 18%, HIV RNA non rilevabile 18%, mediana CD4<br />

559/mm3 (IQR 384-729), 54% assumono PI (60% boosted) e 29% NNRTI. Rispetto agli<br />

uomini, le donne sono più giovani (p


140<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 293<br />

- VIRO-IMMUNOLOGICAL RESPONSE TO THE FIRST CART REGIMEN ACCORDING<br />

TO BASELINE VIRAL LOAD: AN OBSERVATIONAL STUDY. -<br />

Mussini C.* [1] , Cozzi-lepri A. [2] , Antinori A. [3] , Castagna A. [4] , Lo Caputo S. [5] , Pellizer G. [6] , Narciso P. [3] ,<br />

Maggiolo F. [7] , Andreoni A. [8] , Vecchiet J. [9] , Ferrari C. [10] , D'arminio Monforte A. [11]<br />

- [1] Clinic of Infect Dis, University of Modena ~ Modena - [2] University College ~ London, UK - [3] National Institute of Infect<br />

Dis, L Spallanzani ~ Rome - [4] Clinic of Infect Dis, University of Vita-Salute, HSR ~ Milan - [5] Dept of Infect Dis, SM<br />

Annunziata Hospital ~ Bagno a Ripoli - [6] Dept of Infect and Tropical Dis, Vicenza Hospital ~ Vicenza - [7] Dept of Infect<br />

Dis, Riuniti Hospital ~ Bergamo<br />

Dept of Infect Dis, Riuniti Hospital ~ Bergamo - [8] Infectious Diseases, University Tor Vergata ~ Rome - [9] Clinic of Infect<br />

Dis, University of Chieti ~ Chieti - [10] Clinic of Infect Dis, University of Parma ~ Parma - [11] Clinic of Infect and Tropical Dis,<br />

University of Milan ~ Milan<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: The association between pre-therapy viral load (VL) and virological and CD4 count<br />

response to therapy at levels of VL>100,000 copies/mL has been poorly investigated both in<br />

observational and randomized studies.<br />

Obiettivo: We studied HIV-infected individuals in the Icona Foundation Study who started their first<br />

cART (exactly 2 nucleosides and either a NNRTI or a PI/r) over the period 1997-2011 and for<br />

whom a VL over the 6 months before starting cART and >=1 laboratory measure after cART was<br />

available. Patients were grouped according to pre-cART VL: 500k copies/mL. Survival analysis (Kaplan-Meier estimates and Cox regression analysis) was<br />

used to evaluate the time to achieve i) a VL200<br />

copies/mL and iii) a CD4 count>200 cells/mmc above pre-cART levels (intention to treat analysis<br />

ignoring drug switches).<br />

Risultati: 2,126 individuals were included: 64.3% with VL 500k. PI/r-based cART was prescribed in 36%,<br />

45%, 53% and 56%, respectively (p100k<br />

copies/mL.


141<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 149<br />

- IPOVITAMINOSI D IN UNA COORTE DI SOGGETTI HIV+ <strong>NELLA</strong> SICILIA<br />

ORIENTALE. -<br />

Nunnari G.* [1] , Pinzone M. R. [1] , Coco C. [1] , Magliocco S. [1] , Rapisarda L. [1] , Gussio M. [1] , Benanti F. [1] , Lupo<br />

G. [1] , Cacopardo B. [1] , Palermo F. [1] , Mughini M. T. [1] , Di Rosa M. [1] , Cosentino S. [1] , Celesia B. M. [1]<br />

- [1] UOC Malattie Infettive Università di Catania ARNAS Garibaldi PO Garibaldi Nesima ~ Catania<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: La vitamina D (VITD) è prodotta nella cute in seguito all‟esposizione ai raggi<br />

ultravioletti o introdotta con la dieta. Nella popolazione HIV+ l‟elevata prevalenza di<br />

ipovitaminosi D è stata correlata con l‟infezione da HIV, l‟uso di inibitori della proteasi (PI/r)<br />

ed efavirenz (EFV).<br />

Obiettivo: Valutare la prevalenza della ipovitaminosi D, in una regione ad elevato<br />

irraggiamento solare, in una popolazione di soggetti HIV+ in diverse fasi cliniche e la<br />

correlazione con alcuni fattori epidemiologici clinici e terapeutici.<br />

Risultati: Lo studio è stato condotto su 91 soggetti HIV+, 67 (73.8%) maschi, età mediana<br />

45 (RIQ 40-51) anni, 40.6% omosex, 39.6% eterosex, 12.1%, IVDU; 60.4% CDC A, 15.4%<br />

CDC B, 24.2% CDC C; HBV 2.2%, HCV 17.6%, HBV/HCV 2.2%; durata mediana<br />

dell‟infezione 155 (RIQ 62-202) mesi. 91.2% in trattamento antivirale da una mediana di<br />

121 (RIQ 25-171) mesi, PI/r 62.7%, NNRTI 33.7%, TDF 59.3%; linfociti CD4 584±289<br />

cellule/µl, 76.9% HIV RNA


142<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 177<br />

- QUATTRO CONTEMPORANEE INFEZIONI AIDS DEFINENTI IN UN GIOVANE HIV<br />

NEGATIVO CON NORMALE CONTA CD4: UNA NUOVA CONDIZIONE? -<br />

Ursini T. [1] , Mazzotta E. [1] , Sozio F. [2] , Polilli E. [2] , Di Masi F. [2] , Vadini F. [2] , Agostinone A. [2] , Placido G. [2] ,<br />

Parruti G.* [2]<br />

- [1] Università di Chieti ~ Chieti - [2] Ospedale Civile di Pescara ~ Pescara<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Difetti della componente monocito-macrofagica dell‟immunità cellulare<br />

rappresentano una causa di infezioni ricorrenti o persistenti. Tuttavia, come dimostrato<br />

dall‟infezione da HIV, i diversi elementi costitutivi la risposta immunitaria sono strettamente<br />

inter-dipendenti per un'ottimale funzionalità dell'intero sistema, ed il deficit di uno di essi<br />

determina effetti anche sugli altri, con alterazioni complesse e talora gravi. Riportiamo un<br />

caso emblematico di difficile classificazione e gestione terapeutica.<br />

Obiettivo: Uomo di 34 anni giungeva al ricovero per febbre persistente nel novembre<br />

2008, con storia di infezioni batteriche dall'età neonatale e, nel 1992, ricovero per<br />

pancreatite-peritonite e linfoadenomegalie: escluse all‟epoca emopatia ed infezione da<br />

HIV, emergeva deficit della funzione chemiotattica granulocitaria e positività per<br />

HBsAg/HBeAg.<br />

Risultati: Durante il ricovero del 2008: micobatteriosi atipica da MAC, sepsi intercorrente<br />

da Stafilococco aureo, riattivazione di CMV e replica elevata di HBV; confermata<br />

negatività di HIV. Avviava terapia per tutte le condizioni, seguita da multiple profilassi<br />

secondarie. La storia clinica più recente è caratterizzata da frequenti recidive febbrili,<br />

l'ultima delle quali determinata da riattivazione di CMV e candidemia in una breve<br />

sospensione delle rispettive profilassi. Senza supporto steroideo, inoltre, la febbre recidiva<br />

anche in assenza di infezioni opportunistiche.<br />

Conclusione: Data l‟età del paziente, le profilassi secondarie protratte e lo steroide a<br />

mantenimento non possono rappresentare una soluzione adeguata per l‟insolito quadro<br />

clinico. Il trapianto di midollo osseo allogenico, impiegato per la Severe Combined<br />

Immune Deficiency ed altri immunodeficit, potrà rappresentare un‟ ipotesi terapeutica<br />

risolutiva, data la presenza di una sorella aploidentica. È pertanto necessaria ed<br />

auspicabile una più fine caratterizzazione del difetto genico del nostro paziente,<br />

eventualmente sul materiale cellulare disponibile anche dopo il trapianto.


143<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 48<br />

- MONITORAGGIO DELLA PREVALENZA <strong>DEI</strong> SOTTOTIPI NON-B E DELLE FORME<br />

RICOMBINANTI CIRCOLANTI DEL VIRUS HIV-1 NEGLI ANNI 2004-2010 NELL’AREA<br />

METROPOLITANA GENOVESE -<br />

Penco G.* [1] , Caligiuri P. [5] , Riccio C. [2] , Sticchi L. [5] , Feasi M. [1] , Pontali E. [1] , Di Biagio A. [3] , Setti M. [4] ,<br />

Bruzzone B. [2]<br />

- [1] S.C. Malattie Infettive - Ospedale Galliera ~ Genova - [2] Divisione di Igiene - Osp. S. martino ~ Genova - [3] Clinica<br />

Malattie Infettive - Università di Genova ~ Genova - [4] Dipartimento di Medicina Interna (DIMI)-Università di Genova ~<br />

Genova - [5] DIpartimento di Scienze della Salute - Università di Genova ~ Genova<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Numerosi studi hanno evidenziato l‟aumento della circolazione dei sottotipi<br />

non-B (nBS) e delle forme ricombinanti circolanti (CRF) del virus HIV-1 nei paesi<br />

occidentali anche se il sottotipo B rimane il ceppo predominante.<br />

Scopo del nostro studio è stato quello di monitorare negli anni 2004-2010 l‟andamento<br />

della circolazione dei nBS e delle CRF nel capoluogo ligure.<br />

Obiettivo: A questo scopo dal 2004 al 2010 sono state analizzate le sequenze di 979<br />

pazienti provenienti da 4 centri clinici genovesi ottenute con il kit Trugene HIV-1 (Siemens<br />

srl) ed inserite in ARCA (Antiretroviral Resistance Cohort Analysis), data base pubblico per<br />

lo studio delle resistenze ai farmaci antiretrovirali in grado di permettere l‟identificazione<br />

del sottotipo virale di HIV-1, di fornire informazioni riguardanti la storia terapeutica dei<br />

pazienti, l‟andamento dei linfociti CD4+, la carica virale e le variazioni del genoma virale.<br />

Risultati: Il data base ARCA, attraverso l‟analisi filogenetica, ha permesso di identificare<br />

1029/1141 (90,2%) sottotipi B e 112/1141 (9,8%) nBs (13 clade F1, 22 clade C, 17 clade<br />

G, 4 clade A1, 2 clade A3, 6 ricombinanti CRF01_AE, 32 ricombinanti CRF02_AG, 3<br />

ricombinanti CRF12_BF, 5 ricombinanti CRF15_01B, 3 ricombinanti CRF14_BG, 4<br />

ricombinanti CRF06_cpx e 1 CFR07_BC). L‟andamento negli anni 2004-2010 dei nBS e<br />

delle CRF suddivisi per anno è risultato: 9/195 (4.6%) nel 2004, 9/177 (5%) nel 2005,<br />

11/83 (13%) nel 2006, 13/150 (8%) nel 2007, 21/144 (14.6%) nel 2008, 26/141 (18.4%)<br />

nel 2009 e 23/162 (14,2%) nel 2010.<br />

Conclusione: I risultati ottenuti evidenziano un incremento negli anni della circolazione<br />

dei nBS e delle CRF. Tale dato conferma l‟importanza di una attiva e continua<br />

sorveglianza epidemiologica della circolazione degli isolati dell‟HIV-1 per poter aumentare<br />

le conoscenze sulle caratteristiche di sequenza dei diversi nBS e delle CRF che possono<br />

essere utili al clinico per la valutazione della risposta alla terapia antiretrovirale.


144<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 50<br />

- SEMPLIFICAZIONE TERAPEUTICA CON IP NON BOOSTERATO: È UNA SCELTA<br />

SICURA? ESPERIENZA DI UN CENTRO CLINICO. -<br />

Riccio C. [1] , Penco G.* [2] , Nigro N. [1] , Caligiuri P. [3] , Pontali E. [2] , Bruzzone B. [1] , Cassola G. [2]<br />

- [1] Divisione di Igiene - Osp. S. martino ~ Genova - [2] S.C. Malattie Infettive - Ospedale Galliera ~ Genova -<br />

[3] DIpartimento di Scienze della Salute - Università di Genova ~ Genova<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: L‟esposizione prolungata alla TARV può causare dislipidemia e<br />

lipodistrofia.Tra gli IP, Atazanavir (ATV) unboosted sembra avere il più basso impatto<br />

metabolico.<br />

Obiettivo del ns. studio era di valutare sicurezza ed efficacia di un regime terapeutico<br />

contenente ATV unboosted in pz experienced (EXP).<br />

Obiettivo: Abbiamo valutato retrospettivamente una coorte di 30 pz HIV+ (18 F; età media<br />

48 aa).I pz erano arruolati con viremia (CV)


145<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 53<br />

- THE 10 YEAR SAFETY AND EFFICACY OF A TENOFOVIR DISOPROXIL<br />

FUMARATE (TDF) –CONTAINING ONCE-DAILY HIGHLY ACTIVE ANTIRETROVIRAL<br />

THERAPY (HAART) -<br />

Cassetti I. [1] , Madruga J. [2] , Etzel A. [2] , Suleiman J. [3] , Rhee M. [4] , Warren D. [4] , Picaro L.* [5]<br />

- [1] Foundation Centro Estudios Infectologicos ~ Buenos Aires - [2] Centro de Referencia e Treinamento DST/AIDS ~ Sao<br />

Paulo - [3] Hospital Guilherme Alvaro ~ santos - [4] Gileas Sciences ~ FOster City - [5] Gilead Sciences SRL ~ Milano<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Study 903 was a Phase III randomized double-blind (DB) 3 year study<br />

comparing TDF to stavudine (d4T) each in combination with lamivudine (3TC) and<br />

efavirenz (EFV) in HIV-1 infected antiretroviral naïve patients. TDF was associated with<br />

durable efficacy and safety (better lipid profile, and less lipodystrophy and peripheral<br />

neuropathy). A subset of these patients now provides 10 years of longitudinal efficacy and<br />

safety data of TDF-containing once-daily HAART<br />

Obiettivo: Subjects in Argentina, Brazil, and the Dominican Republic who completed the 3<br />

year DB period of study were eligible to roll-over into an open-label (OL) study (Study<br />

903E) of the once-daily HAART regimen, TDF+3TC+EFV. At OL baseline, 86 subjects<br />

previously receiving TDF in the DB study were randomized to continue to receive TDF<br />

(62% male, 70% white, mean age 33 yrs). At OL baseline, 85 subjects were switched<br />

from d4T to TDF (60% male, 64% white, mean age 37 yrs). The results reflect only the<br />

period of TDF exposure.<br />

Risultati: Duration of exposure to TDF was 480 weeks for patients continuing TDF and<br />

336 for those switched to TDF. HIV RNA < 50 (copies/mL) at Week 480 (ITT, Missing =<br />

Failure) was 63% and 64% respectively. HIV RNA < 50 (copies/mL) at Week 480 (ITT,<br />

Missing = Excluded) was 92% and 96% respectively. Change in mean (SD) CD4, was<br />

+545 (237) and +180 (290) cells/mm3, respectively. Change in mean (SD) in estimated<br />

Creatinine Clearance (Cockcroft-Gault equation), was +2.5 (23.4) and -10.7 ml/min (22.6).<br />

Median limb fat at year 10 was 10.4 and 7.5 kg, respectively.<br />

Conclusione: Antiretroviral-naïve subjects who received TDF-containing once-daily<br />

HAART for up to 10 years demonstrated sustained virologic and immunologic benefit,<br />

improved limb fat, stable renal function, and their BMD remained stable after a clinically<br />

insignificant decrease that occurred during the first year of TDF therapy.


146<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 16<br />

- SWIFT STUDY: SWITCHING FROM LAMIVUDINE/ABACAVIR (3TC/ABC) TO<br />

EMTRICITABINE/TENOFOVIR DF (FTC/TDF) IMPROVED FASTING LIPID<br />

PARAMETERS WHILE MAINTAINING VIROLOGIC SUPPRESSION -<br />

Dejesus E. [2] , Campo R. E. [3] , Bredeeck F. [4] , Wang H. [1] , Dau L. [1] , Picaro L. A.* [1]<br />

- [1] Gilead Sciences ~ Foster City - USA - [2] Orlando Immunology Center ~ Orlando - [3] Division of Infectious Diseases,<br />

University of Miami ~ Miami - [4] Metropolis Medical School ~ San Francisco<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: In prior treatment naïve and experienced studies, use of TDF has been<br />

associated with more favorable lipid profile. There are limited data on the impact of<br />

switching from fixed-dose 3TC/ABC to FTC/TDF, particularly in older HIV+ subjects.<br />

Obiettivo: Prospective, multicenter, randomized 48 week study to evaluate the safety and<br />

efficacy of switching subjects from 3TC/ABC to FTC/TDF. Subjects receiving 3TC/ABC +<br />

PI/r with HIV RNA < 200c/mL ? 3 months were randomized (1:1) to either continue<br />

3TC/ABC or switch to FTC/TDF, with PI/r unchanged. Subjects were stratified by PI/r<br />

(LPV/r vs. other) and co-morbidities (CV disease, DM, hyperlipidemias). Fasting lipid<br />

profile and 10 year Framingham scores were evaluated though Week 48.<br />

Risultati: 311 subjects were treated (FTC/TDF 155, 3TC/ABC 156). Baseline<br />

characteristics were similar between arms: 85% males, median age 46 years, 72% with<br />

comorbidities, and 47% taking lipid-lowering agents. No differences in early<br />

discontinuation rates (11%) or percents of subjects with adverse events were observed<br />

between arms. Through Week 48, FTC/TDF was non-inferior to 3TC/ABC by TLOVR<br />

(86.5% vs 83.3% HIV RNA


147<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 78<br />

- NUOVE DIAGNOSI DI INFEZIONE DA HIV PRESSO LA CLINICA DI MALATTIE<br />

INFETTIVE E TROPICALI DI VARESE NEL PERIODO 2009 – 2011 -<br />

Dalla Gasperina D. [1] , Righi E.* [1] , Rizzi L. [1] , Dinatale F. [1] , Bernasconi D. [1] , Seminari E. [1] , Grossi P. A. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive e Tropicali, Universita' dell'Insubria, Ospedale di Circolo - Fondazione Macchi ~ Varese<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Cambiamenti epidemiologici e clinici sono stati documentati nei nuovi riscontri<br />

di infezione da HIV negli ultimi anni.<br />

Obiettivo: Nel periodo gennaio 2009 - maggio 2011 sono state analizzate<br />

prospetticamente le caratteristiche clinico-epidemiologiche dei nuovi riscontri di HIV<br />

presso la nostra Clinica.<br />

Risultati: Durante il periodo di studio sono emersi 55 nuovi riscontri di HIV (M:F=41:14;<br />

età mediana 42 anni, range 21-74); 14/55 (25%) erano stranieri. Nel 22% (12/55) dei casi<br />

era disponibile un precedente test HIV negativo. Il riscontro è stato occasionale in 47/55<br />

(85%) casi, in corso di indagine per altra patologia (44), donazione di sangue (2) o<br />

gravidanza (1); nei restanti i fattori di rischio erano comportamentali (6) o sieropositività del<br />

partner (2). La trasmissione dell‟infezione è stata per via sessuale nel 93% dei casi (26<br />

omo-, 25 eterosessuale), per tossicodipendenza in due casi e non nota in due. Diagnosi di<br />

AIDS è stata posta in 14/55 (25%) pazienti con due casi di decesso. Patologie AIDSdefinenti<br />

sono state: neurotoxoplasmosi (4), malattia disseminata da CMV (3), candidosi<br />

esofagea (3), Kaposi (3), criptococcosi extrapolmonare (2), PJP (1), leucoencefalopatia da<br />

HIV (1), linfoma di Burkitt (2) e immunoblastico (1). In 36/55 (65%) dei casi è stata<br />

intrapresa cART. É stata documentata una conta CD4


148<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 161<br />

- STUDIO MONET: ANALISI ALLA SETTIMANA 144 DELL’EFFICACIA DI<br />

DARUNAVIR/RITONAVIR IN MONOTERAPIA VS DRV/R + 2NRTIS, IN PAZIENTI CON<br />

HIV RNA


149<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 159<br />

- RISPOSTA VIROLOGICA ED IMMUNOLOGICA A REGIMI ART CONTENENTI<br />

MARAVIROC IN PAZIENTI CON INFEZIONE DA HIV <strong>NELLA</strong> PRATICA CLINICA:<br />

RUOLO DEL TROPISMO E <strong>DEI</strong> TRATTAMENTI CONCOMITANTI -<br />

Rossetti B.* [1] , Bianco C. [1] , Bellazzi L. I. [2] , Bruzzone B. [3] , Colao G. [4] , Corsi P. [5] , Monno L. [6] , Pagano G. [7] ,<br />

Paolucci S. [8] , Punzi G. [9] , Setti M. [10] , Zazzi M. [11] , De Luca A. [1]<br />

- [1] Malattie Infettive Universitarie, AOUS Le Scotte ~ Siena - [2] Clinica di Malattie Infettive, Ospedale S. Matteo ~ Pavia -<br />

[3] Laboratorio di Igiene, Ospedale S. Martino ~ Genova - [4] Virologia, Ospedale Careggi ~ Firenze - [5] Malattie Infettive,<br />

Ospedale Careggi ~ Firenze - [6] Malattie Infettive Universitarie ~ Bari - [7] Malattie Infettive, Ospedale S. Martino ~ Genova<br />

- [8] Virologia, Ospedale S. Matteo ~ Pavia - [9] Virologia ~ Bari - [10] Clinica Medica Immunologica, Ospedale S. Martino ~<br />

Genova - [11] Virologia, AOUS Le Scotte ~ Siena<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Studi osservazionali che valutino l‟entità della risposta viroimmunologica a<br />

regimi terapeutici con maraviroc (MVC) e la sua associazione con differenti test del<br />

tropismo sono scarsi<br />

Obiettivo: Valutare il ruolo dei differenti test del tropismo e dei trattamenti concomitanti su<br />

risposta virologica (VR) e immunologica (IR) a regimi ART con MVC<br />

Risultati: Dal database ARCA sono stati selezionati i trattamenti di pz sottoposti a<br />

differenti test del tropismo virale (Trofile, ESTA, test genotipici) e trattati con regimi con<br />

MVC, con HIV-RNA


150<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 252<br />

- INTENSIFICAZIONE TERAPEUTICA CON MARAVIROC (MVC) NEI SOGGETTI HIV+<br />

CON INSUFFICIENTE RECUPERO IMMUNOLOGICO: RISULTATI A 48 SETTIMANE.<br />

PER IL GRUPPO DI STUDIO HSL/MVC01/2008 (NCT00884858). -<br />

Rusconi S.* [1] , Colella E. [1] , Adorni F. [2] , Vitiello P. [1] , Focà E. [3] , Capetti A. [4] , Meraviglia P. [5] , Abeli C. [6] ,<br />

Bonora S. [7] , D'annunzio M. [8] , Di Biagio A. [9] , Di Pietro M. [10] , Butini L. [11] , Giancarlo O. [12] , Farina S. [15] ,<br />

D'ettorre G. [14] , Francisci D. [16] , Soria A. [17] , Parruti G. [18] , Buonomini A. R. [19] , Tommasi C. [20] , Trotta M. P. [21] ,<br />

Morosi M. [1] , Merlini E. [22] , Marchetti G. [22]<br />

- [1] Dipartimento di Scienze Cliniche “Luigi Sacco”, Sezione di Malattie Infettive e Immunopatologia, Università degli Studi<br />

di Milano ~ Milano - [2] ITB-CNR ~ Segrate (MI) - [3] Clinica Malattie Infettive, Università degli Studi di Brescia, Spedali<br />

Civili ~ Brescia - [4] 1a Div. Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco ~ Milano - [5] 2a Div. Malattie Infettive, Ospedale Luigi<br />

Sacco ~ Milano - [6] Div. Malattie Infettive, Ospedale di Circolo ~ Busto Arsizio (VA) - [7] Clinica Malattie Infettive, Università<br />

degli Studi di Torino ~ Torino - [8] Clinica di Malattie Infettive, Ospedale Policlinico di Bari ~ Bari - [9] Clinica Malattie<br />

Infettive, Università degli Studi di Genova, Ospedale San Martino ~ Genova - [10] Div. Malattie Infettive, Ospedale S.<br />

Maria Annunziata ~ Antella-Firenze - [11] Servizio Regionale di Immunologia Clinica e Tipizzazione Tessutale, Università<br />

Politecnica delle Marche ~ Torrette di Ancona (AN) - [12] Div. A Malattie Infettive, Ospedale Amedeo di Savoia ~ Torino -<br />

[14] Div. Malattie Infettive, Ospedale Policlinico Umberto I ~ Roma - [15] Istituto di Clinica Malattie Infettive, Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore ~ Roma - [16] Clinica di Malattie Infettive, Ospedale S. Maria della Misericordia ~ Perugia -<br />

[17] Div. Malattie Infettive, Ospedale San Gerardo ~ Monza - [18] Div. Malattie Infettive, Ospedale Santo Spirito ~ Pescara -<br />

[19] Clinica Malattie Infettive, Università Tor Vergata ~ Roma - [20] INMI “Lazzaro Spallanzani”, IV Div. Malattie Infettive ~<br />

Roma - [21] INMI “Lazzaro Spallanzani”, III Div. Malattie Infettive ~ Roma - [22] Clinica Malattie Infettive e Tropicali,<br />

Università degli Studi di Milano, Ospedale San Paolo ~ Milano<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: I soggetti immunological non-responders (INRs) mostrano una deficitaria<br />

risposta CD4 nonostante la soppressione della viremia plasmatica raggiunta durante<br />

l‟HAART.<br />

Obiettivo: E‟ stato intrapreso uno studio di fase IV in aperto, prospettico, della durata di<br />

48 settimane, di intensificazione con MVC nei soggetti INRs e di indagare il profilo<br />

dell‟immunoricostituzione.<br />

Risultati: Alla W48 sono stati analizzati 96/100 pazienti: 47 in A (MVC+HAART) e 49 in B<br />

(HAART). Drop-out: 10 in A e 9 in B; eventi avversi: 18 in A e 14 in B. Alla W48 entrambi i<br />

gruppi hanno ottenuto un aumento dei linfociti CD4, senza una differenza significativa. Si è<br />

assistito a un significativo incremento dei linfociti CD8 in A rispetto a B sia alla W12<br />

(p=.009) che alla W48 (p=.025). Il valore mediano di HIV-RNA è rimasto 200/uL ha favorito il braccio A<br />

sia alla W12 (p=.025) che alla W48 (p=.029). Nel braccio HAART si è osservata<br />

l‟espansione dei CD4 memory (53-70%, p=.05) con la contrazione delle cellule naive (CD4<br />

24-9% p=.02, CD8 20-9% p=.028) e nei soggetti riceventi MVC la stabilità delle cellule<br />

memory (CD4 35-45% p=.14, CD8 35-38 p=.08) con un incremento non significativo delle<br />

cellule CD4 e CD8 (17-37% e 11-36%, p=.3). I linfociti attivati HLA-DR+CD38+ hanno<br />

mostrato un declino in A e B (A p=.03, p=.03 e B p=.009, p=.038 su CD4 e CD8). In A si è<br />

verificata la contrazione delle cellule Ki67+CD4 (23 vs 18%,p=.04) accanto ad un<br />

incremento dei linfociti central-memory CD127+CD4 alla W12 (56 vs 60%, p=.058).<br />

Conclusione: L‟intensificazione con MVC si è dimostrata sicura ed efficace<br />

nell‟espansione dei linfociti CD4 e CD8. MVC ha consentito la conservazione del pool dei<br />

linfociti CD4 naive con la tendenza parallela all‟aumento dei linfociti memory. Ciò<br />

suggerisce un ruolo di MVC nel ridurre la morte antigene-mediata dei linfociti T,<br />

verosimilmente attraverso la produzione di nuove cellule T.


151<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 304<br />

- LA SORVEGLIANZA DELLE INFEZIONI SESSUALMENTE TRASMESSE <strong>NELLA</strong><br />

POPOLAZIONE FEMMINILE IN ITALIA -<br />

Salfa M. C.* [1] , Regine V. [1] , Raimondo M. [1] , Camoni L. [1] , Suligoi B. [1] , Rete Naz C C Per Ist .. [2]<br />

- [1] Centro Operativo AIDS, Istituto Superiore di Sanità ~ Roma - [2] Aste N (Cagliari), Carnimeo L (Bari), Cusini M<br />

(Milano), D‟Antuono A (Bologna), Delmonte S (Torino), Palamara G (Roma), El-Hamad I (Brescia), Matteelli A (Brescia),<br />

Moise G (Gorizia), Priano L (Genova), Urbani F (Trento), Zuccati G (Firenze)<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Le Infezioni sessualmente trasmesse (IST) rappresentano un vasto gruppo di<br />

malattie infettive molto diffuso tra le donne, che ha mostrato negli ultimi anni un aumento<br />

in vari Paesi europei. L‟obiettivo è di presentare i dati sulla diffusione delle IST nelle donne<br />

in Italia derivati da due reti sentinella e di valutare la necessità di pianificare interventi di<br />

sanità pubblica in questa popolazione.<br />

Obiettivo: I dati provengono da due sorveglianze sentinella delle IST esistenti in Italia:<br />

una basata su 12 centri clinici pubblici specializzati nella diagnosi e cura dei pazienti con<br />

IST (1991-2008) e una basata su 13 laboratori pubblici di microbiologia (2009-2011),<br />

distribuiti sul territorio nazionale e coordinati entrambi dall'Istituto Superiore di Sanità.<br />

Risultati: Dal 1991 al 2008, al sistema di sorveglianza basato su centri clinici sono stati<br />

segnalati 22.953 nuovi casi di IST tra le donne, con un‟età mediana di 30 anni (range<br />

interquartile 24-38 anni), pari al 31,5% di tutti i casi segnalati. Il numero delle<br />

segnalazioni di nuovi casi di IST nelle donne è rimasto stabile dal 1991. Le diagnosi più<br />

frequenti sono state le infezioni non gonococciche non clamidiali (NG_NC) (38,4%), i<br />

condilomi acuminati ano-genitali (CAA-G) (30,0%), la cervicite da Chlamydia trachomatis<br />

(Ct) (6,1%) e l‟Herpes genitale (6,1%).<br />

I casi di infezioni NG_NC sono rimasti stabili fino al 1999, per poi diminuire. Le diagnosi di<br />

CAA-G sono rimaste stabili fino al 2004, con un successivo incremento. I casi di cervicite<br />

da Ct, di sifilide primaria e secondaria e di gonorrea sono rimasti stabili fino al 2000, per<br />

poi aumentare e stabilizzarsi negli ultimi anni.<br />

Della popolazione in studio, il 64,7% è stato sottoposto al test anti-HIV e il 4,7% è risultato<br />

HIV positivo. Tra le donne con IST HIV positive, il 28,8% ha scoperto di essere<br />

sieropositiva al momento della diagnosi dell‟infezione.<br />

Dal 1 aprile 2009 al 31 marzo 2011 la sorveglianza basata sui laboratori ha segnalato<br />

35.739 campioni analizzati per una diagnosi di infezione da Ct, e/o Neisseria gonorrhoeae<br />

(Ng) e/o Trichomonas vaginalis (Tv) in donne, pari all‟88,6% di tutti i campioni. L‟età<br />

mediana delle donne era di 34 anni (range interquartile 29-39 anni).<br />

E‟ emersa una prevalenza del 2,4% per la Ct, dello 0,7% per il Tv e dello 0,1% per la Ng.<br />

La più alta prevalenza di Ct è stata osservata nelle donne che riferivano con due o più<br />

partner negli ultimi sei mesi rispetto a quelle che non lo riferivano (13,4% vs. 1,8%), nelle<br />

donne di età < 25 anni rispetto alle donne più grandi (6,8% vs. 1,6%) e nelle donne con<br />

sintomi genito-urinari al momento del prelievo del campione rispetto alle donne<br />

asintomatiche (2,9% vs. 1,8%). In particolare, tra le donne positive alla Ct circa il 40,0%<br />

era asintomatico. La più alta prevalenza di Tv è stata osservata nelle donne straniere<br />

rispetto alle italiane (1,6% vs. 0,5%).<br />

Conclusione: Questi dati hanno evidenziato un incremento negli ultimi anni di donne con<br />

IST batteriche e CAA-G, ed un‟ampia quota di inconsapevoli del proprio sierostato HIV,<br />

sottolineando la necessità di attivare campagne di informazione sulle IST e sui fattori di<br />

rischio associati, di educazione e sensibilizzazione alle corrette abitudini comportamentali


152<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

(es. limitare il numero dei partner sessuali) e di anticipo diagnostico della malattia (es.<br />

screening per Ct rivolto a giovani donne).


153<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 118<br />

- CONTRACCEZIONE POST-COITALE E PROFILASSI POST-ESPOZIONE AD HIV<br />

(PPE): UN CASO CLINICO -<br />

Scognamiglio P.* [1] , Vincenzo P. [1]<br />

- [1] Istituto Nazionale Malattie Infettive “l.Spallanzani” IRCCS-Roma ~ Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Donna italiana, 33 anni, relazione stabile da 1 anno con uomo HIV+ riporta, al<br />

12° giorno del ciclo un‟ esposizione vaginale a sperma per rottura del condom; non usava<br />

altri metodi anti-concezionali. Il partner, HIV+ da 15 aa, assumeva da 2 aa Atripla (viremia<br />

undetectable 3 mesi prima). Dopo 5‟ dall‟esposizione, la donna ha assunto 1 cp di Atripla,<br />

in PS dopo 1h ha assunto levonorgestrel (LNG) 1,5 mg. 9h dall‟esposizione, la coppia si<br />

rivolge al nostro ambulatorio; la donna intende proseguire la PPE e manifesta forte ansia<br />

per una eventuale inefficacia di LNG<br />

Obiettivo: Quale regime di PPE scegliere?<br />

Risultati: LNG assunto 24-72h dal rapporto riduce il rischio di gravidanza dell‟88%.<br />

Ritonavir (RTV) può ridurne/annullarne l‟efficacia. Atripla era efficace nel paziente HIV+ e<br />

non vi era il limite della teratogenicità di efavirez (EFV). Tuttavia, un trial su donne HIV- ha<br />

dimostrato una diminuzione del 58% dell‟AUC e del 69% cella C min di LNG (0.75 mg)<br />

assunto 1h prima o 14gg dopo EFV(1,2). Si è considerato Truvada più un altro farmaco<br />

che non contenesse RTV. Supportati dalle “Linee Guida Italiane-2010” (3) fu scelto<br />

raltegravir (RAL): non è substrato degli enzimi del citocromo P450 (CYP), non induce il<br />

CYP3A4, non inibisce le UDP-glicuronosiltransferasi 1A1 e 2B7, né i il trasporto mediato<br />

dalla glicoproteina P. Studi di farmacocinetica hanno dimostrato che RAL non interferisce<br />

con gli estro-progestinici (4). La paziente ha completato 28 giorni di PPE senza effetti<br />

collaterali; al 9° giorno è comparso il ciclo mestruale; HIV-Ab e HIV-RNA negativa a due<br />

mesi dall‟esposizione.<br />

Conclusione: La problematica delle interazioni tra gli antiretrovirali utilizzati nella PPE e la<br />

contraccezione post-coitale comporta la necessità di una elevata competenza da parte del<br />

personale dei centri di counseling per HIV, dei consultori e dei Dipartimenti di emergenza<br />

che possono trovarsi a affrontare casi come il nostro. La problematica è particolarmente<br />

rilevate nei casi di violenza sessuale.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Primo autore Titolo Rivista<br />

1 Carten M. Pharmacokinetic Interactions between<br />

the Hormonal Emergency Contraception,<br />

Levonorgestrel, and Efavirenz.<br />

2 Sevinsky H The effect of efavirenz on the<br />

pharmacokinetics of an oral<br />

contraceptive containing ethinyl<br />

estradiol and norgestimate in healthy<br />

HIV-negative women<br />

3 Linee Guida Italiane sull’utilizzo dei<br />

farmaci antiretrovirali e sulla gestione<br />

CROI 2010 Paper 934<br />

Antivir Ther. 2011;16(2):149-56.<br />

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pu


diagnostico-clinica delle persone con<br />

infezione da HIV-1.<br />

4 Anderson MS Effect of raltegravir on estradiol and<br />

norgestimate plasma pharmacokinetics<br />

following oral contraceptive<br />

administration in healthy women.<br />

154<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

bblicazioni_1301_allegato.pdf<br />

Br J Clin Pharmacol. 2011 Apr;71(4):616-<br />

20.


155<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 179<br />

- APPLICAZIONE DELLO SCORE DI FRAMINGHAM <strong>NELLA</strong> PRATICA CLINICA<br />

ROUTINARIA: RISULATI PRELIMINARI -<br />

Segala D.* [1] , Roda R. [1] , Fucili A. [4] , Sighinolfi L. [1]<br />

- [1] Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara, U.O. Malattie Infettive, Dipartimento medico ~ Ferrara - [4] Azienda<br />

Ospedaliero Universitaria di Ferrara, U.O. Cardiologia, Dipartimento delle emergenze ~ Ferrara<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: E‟ noto l‟incremento delle patologie cardiovascolari (CVD) nei pazienti con<br />

infezione da HIV, determinato sia dall‟aumento della sopravvivenza che dalla tossicità a<br />

lungo termine della HAART.<br />

Obiettivo: Individuare precocemente i pazienti a rischio per CVD e valutare quali<br />

interventi siano più appropriati, sia comportamentali che terapeutici (es. ipolipemizzanti,<br />

antipertensivi, antiaggreganti, modifica HAART).<br />

Risultati: Sono stati individuati i pazienti afferenti all‟Ambulatorio della U.O. di Malattie<br />

Infettive di Ferrara dal Dicembre 2010 al Giugno 2011 con le seguenti caratteristiche: età<br />

30 - 65 anni, anamnesi negativa per patologie cardiovascolari, in terapia HAART. E‟ stata<br />

eseguita visita medica, effettuati prelievi ematici ed è stato calcolato lo score di<br />

Framingham (FRS). I soggetti con score > 10% sono stati inviati all‟Ambulatorio per la<br />

Prevenzione del Rischio Cardiovascolare.<br />

Sono stati dunque selezionati 154 soggetti, 30,8% dei pazienti afferenti al nostro Centro:<br />

117 pazienti con FRS a 20%. I soggetti con score > 10%,<br />

pari al 24% del totale, sono stati sottoposti a valutazione cardiologica con esecuzione di<br />

ECG ed approfondimenti diagnostici (eco cuore, doppler TSA).<br />

Conclusione: Il progressivo invecchiamento della popolazione HIV e l‟ incremento delle<br />

comorbilità richiede una più attenta valutazione del rischio CVD. Ad oggi non vi è nessuno<br />

score validato per HIV: FRS può essere comunque proposto in quanto è di facile<br />

applicazione e ha mostrato validità anche nei pazienti HIV, tenendo conto dei limiti di<br />

popolazione e della tendenza a sottostimare il rischio nei fumatori e a sovrastimarlo nei<br />

non fumatori. I risultati preliminari di questo studio, evidenziando come il 24% dei pazienti<br />

asintomatici presenti un incremento del rischio CV, confermano la necessità di monitorare<br />

con attenzione questo fenomeno e di organizzare strategie di prevenzione.


156<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 61<br />

- LEISHMANIOSI VISCERALE IN PAZIENTE HIV: DIFFUSIONE DELL'INFEZIONE IN<br />

ZONA NON ENDEMICA -<br />

Segala D.* [3] , Battagin G. [3] , Ciccone M. [2] , Roda R. [3] , Libanore M. [3] , Sighinolfi L. [3]<br />

- [2] Az. Ospedaliero Universitaria di Ferrara, Sezione Ematologia-Dipartimento di Scienze Biomediche ~ Ferrara -<br />

[3] Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara, U.O. Malattie Infettive, Dipartimento medico ~ Ferrara<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: L‟infezione da HIV ha determinato importanti modifiche nell‟epidemiologia<br />

della Leishmaniosi viscerale (LV). Il caso di un paziente residente a Ferrara<br />

Obiettivo: .<br />

Risultati: Uomo di 36 anni, HIV+ dal 1999, CDC C3, in terapia con lamivudina/abacavir,<br />

raltegravir, darunavir, norvir; CD4 196/µl, HIV-RNA 29300copie/ml. Anamnesi positiva per<br />

Toxoplasmosi cerebrale. Il quadro clinico era caratterizzato da iperpiressia, profonda<br />

astenia, malessere generale, eruzione cutanea di tipo petecchioide diffusa agli arti inferiori<br />

e all‟addome. Altri dati significativi: Hb 5g/dl, eritrociti 1630000/µl, leucociti 1010/µl,<br />

piastrine 52000/µl, emocoltura positiva per staphylococcus epidermidis. All‟RX del torace:<br />

diffusa accentuazione della trama polmonare alle perilari inferiori. Per la persistenza del<br />

quadro clinico, nonostante ripetute infusioni di concentrati piastrinici ed eritrocitari, il<br />

paziente veniva sottoposto ad agobiopsia midollare con diagnosi di LV. Si instaurava<br />

dunque terapia endovenosa con amfotericina B a complessi lipidici ottenendo la<br />

regressione della sintomatologia in 7 giorni e quadro midollare in fase di guarigione<br />

all‟agoaspirato di controllo<br />

Conclusione: La LV causata da leishmania infantum è endemica in tutti i paesi del bacino<br />

del Mediterraneo. Dati dell‟ISS evidenziano tassi di incidenza in Italia stabilmente in<br />

aumento a partire dagli anni ‟90. Secondo l‟OMS la coinfezione LV/HIV si sta diffondendo<br />

anche in zone tradizionalmente non endemiche. Numerosi i meccanismi implicati tra cui le<br />

alterazioni immunitarie provocate da HIV che favorirebbero l'incontrollata moltiplicazione<br />

del parassita. Nel caso descritto, una rapida diagnosi e l'immediata attuazione di<br />

un‟efficace terapia hanno permesso di limitare la gravità di una patologia che nei soggetti<br />

sieropositivi rappresenta tutt'oggi un'importante causa di morte. Di qui la necessità di<br />

un'attenta diagnosi differenziale anche in aree non sospette: studi recenti hanno infatti<br />

evidenziato la comparsa di foci endemici anche nel nord Italia


157<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 288<br />

- RETI DI TRASMISSIONE E RESISTENZA PRIMARIA DI HIV-1 NEI SOGGETTI<br />

DELLA CORTE I.CO.N. A. NEL PERIODO 1997-2008 -<br />

Simonetti F. R.* [1] , Lai A. [1] , Franzetti M. [1] , Ceccherini-silberstein2 F. [2] , Fabeni L. [2] , Bozzi G. [1] , Antinori A. [3] ,<br />

Pellizzer G. [4] , Lazzarin A. [5] , Cauda R. [6] , Ciccozzi M. [7] , Zehender G. [1] , Balotta C. [1]<br />

- [1] Università di Milano, 1Dipartimento di Scienze Cliniche, Ospedale „L. Sacco‟, Sezione di Malattie Infettive e<br />

Immunopatologia ~ Milano - [2] Università di Roma „Tor Vergata, Dipartimento di Medicina Sperimentale ~ Roma -<br />

[3] Istituto Nazionale di Malattie Infettive „L Spallanzani‟ ~ Roma - [4] Unità di Malattie Infettive e Tropicali, ULS 6 ~ Vicenza<br />

- [5] Istituto Scientifico „San Raffaele‟ e Università Vita-Salute ~ Milano - [6] Istituto di Clinica di Malattie Infettive, Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore, ~ Roma - [7] Unità di Epidemiologia, Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate,<br />

Istituto Superiore di Sanità ~ Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Malgrado l‟efficacia dei regimi HAART nella riduzione dell‟infettività di HIV-1 a<br />

livello di popolazione la trasmissione sessuale e la resistenza primaria rimangono rilevanti<br />

problemi di salute pubblica in Europa.<br />

Obiettivo: Studiare gli eventi di trasmissione e la resistenza trasmessa in associazione<br />

con la modalità di infezione in una larga coorte nazionale di soggetti naïve per la terapia<br />

antiretrovirale. Sono state analizzate le sequenze di 797 pazienti arruolati dal 1997 al 2008<br />

(coorte I.Co.N.A.). L‟albero filogenetico delle sequenze del sottotipo B è stato costruito<br />

mediante il programma MrBayes. Le mutazioni associate a resistenza sono state<br />

identificate mediante la lista SDRM per I pazienti naïve.<br />

Risultati: 726 pazienti albergavano un sottotipo B (91.6%). HE, MSM e IDU passavano<br />

rispettivamente da 36,2%, 24,6% e 39,1% nel 97-99 a 43,0%, 32,9% e 24,1% nel 04-08<br />

(p=.016). La resistenza trasmessa era 9.4% (n=69), variando da 10.9% a 5.9% nello<br />

stesso intervallo. La resistenza di classe globale era rispettivamente 7.4%, 1.6% e 1.8%<br />

per NRTI, NNRTI e PI.<br />

La topologia dell‟albero mostrava una struttura a pettine, dovuta all‟elevata proporzione di<br />

IDU per i quali non è attesa una marcata variabilità che permette di studiare gli eventi di<br />

trasmissione. Ciò nonostante sono state identificate 9 distinte reti di trasmissione<br />

comprendenti ciascuna da 3 a 7 pazienti. Nelle reti l‟86.1% (n=31) dei soggetti aveva<br />

un‟infezione cronica; i maschi erano 88.9% (n=32). Le reti erano associate al fattore di<br />

rischio omosessuale (p=.002). L‟80.5% dei soggetti presenti nelle reti si erano infettati per<br />

via sessuale; di questi il 69% erano MSM. La resistenza trasmessa nelle reti era presente<br />

solo in MSM.<br />

Conclusione: Gli eventi di trasmissione messi in evidenza dalla ricostruzione filogenetica<br />

riguardavano prevalentemente soggetti omosessuali verso i quali devono essere pianificati<br />

specifici interventi di prevenzione.


<strong>Abstract</strong> 141<br />

- POLIMORFISMI DEL GENE MDR1 IN SOGGETTI HIV-1 POSITIVI -<br />

158<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Sturniolo G.* [1] , Visalli G. [1] , Bertuccio M. P. [1] , Currò M. [1] , Ferlazzo N. [1] , Picerno I. [1] , Spataro P. [1]<br />

- [1] A.O.U Gaetano Martino ~ Messina<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: I polimorfismi genetici nelle posizioni G2677T e C3435T del gene MDR1 (Multi<br />

Drug Resistance-1) modificano l‟espressione e la funzione delle glicoproteine-P, ciò può<br />

diminuire le concentrazioni intracellulari dei farmaci. In particolare sembrerebbe che le<br />

concentrazioni plasmatiche degli inibitori della proteasi siano associate al polimorfismo<br />

C3435T di MDR1.<br />

Obiettivo: Valutare l‟eventuale associazione dei suddetti polimorfismi del gene MDR1 con<br />

il fallimento terapeutico in soggetti HIV positivi sottoposti a trattamento terapeutico con<br />

inibitori della proteasi<br />

Risultati: Da dati preliminari di uno studio in corso, svolto su campioni di plasma di<br />

soggetti sani e HIV-1 positivi mediante Real Time PCR, sembrerebbe che entrambi i<br />

polimorfismi siano più frequenti nei campioni positivi rispetto ai controlli e che l‟allele G/T<br />

sia presente con una percentuale maggiore rispetto all‟allele CT negli HIV-1+. Il numero di<br />

campioni esaminati fino ad oggi non è sufficiente per stabilire un‟associazione tra<br />

polimorfismo e fallimento terapeutico.<br />

Conclusione: E‟ opportuno proseguire lo studio al fine di individuare se soggetti HIVinfetti<br />

che presentando i polimorfismi esaminati del gene MDR1 necessitino di una<br />

variazione della dose dei farmaci inibitori della proteasi al fine di compensarne il probabile<br />

minore assorbimento.


159<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 239<br />

- CARATTERISTICHE DI PRESENTAZIONE CLINICA E RISPOSTA ALLA HAART<br />

NEGLI IMMIGRATI CON NUOVA DIAGNOSI DI INFEZIONE DA HIV. -<br />

Tartaglia A.* [1] , Trillo G. [2] , Dargenio M. [1] , Lenoci F. [1] , Bellacosa C. [1] , Saracino A. [3] , Monno L. [2] , Angarano<br />

G. [2]<br />

- [1] INMP Puglia ~ Bari - [2] Clinica Malattie Infettive, Università di Bari ~ Bari - [3] Clinica Malattie Infettive, Università di<br />

Foggia ~ Foggia<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Gli immigrati HIV-positivi rappresentano una popolazione a rischio di ritardata<br />

diagnosi e difficoltà di accesso alle cure per ragioni linguistiche, sociali e culturali.<br />

Obiettivo: Obiettivo dello studio è confrontare le caratteristiche di presentazione clinica e<br />

risposta alla HAART negli immigrati con nuova diagnosi di infezione da HIV rispetto agli<br />

italiani.<br />

Sono stati analizzati i dati relativi a tutte le nuove diagnosi osservate presso le Malattie<br />

Infettive dell‟Università di Bari nel periodo 1996-2010.<br />

Risultati: Di 716 nuove infezioni da HIV, 85 (12%) riguardavano soggetti stranieri (dal 6%<br />

nel 1996-00 al 20% nel 2006-10). Rispetto agli italiani i migranti avevano meno<br />

probabilmente eseguito il test su base volontaria, erano più giovani, in prevalenza donne,<br />

più di frequente infettatisi per via eterosessuale e con meno coinfezioni con HCV (5.5% vs<br />

25%, p


160<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 168<br />

- IL SERVIZIO DI COUNSELING NEL PAZIENTE HIV+: ESPERIENZA DI UN NUOVO<br />

PROGETTO -<br />

Tita Farinella S.* [1] , Pollano T. [1] , Dentone C. [1] , Ravera R. [1] , Balestra A. [1] , Riccio A. [1] , De Macina I. [1] , Ferrea<br />

G. [1]<br />

- [1] Ospedale di Sanremo ~ Sanremo<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Il counseling, esercitato da una figura dedicata -il counselor- è un processo<br />

comunicativo strategico avente come obiettivo centrale la Persona: tale attività ha ruolo<br />

determinante nella gestione dei pazienti (pz) HIV+ e delle loro problematiche<br />

comportamentali e relazionali (linee guida italiane/internazionali)<br />

Obiettivo: Presso le Malattie Infettive di Sanremo è stato attivato un servizio di counseling<br />

per pz HIV+ con incontri individuali tenuti da un infermiere/counselor. L‟obiettivo è valutare<br />

il grado di accettazione della propria condizione attraverso test codificati per disturbi<br />

comportamentali e questionari sulla qualità della vita (QoL) correlando i parametri<br />

immunovirologici.<br />

Risultati: Da ottobre 2010 a maggio 2011: valutazione di 11 pz, 7 (64%) maschi età<br />

media 48,4 aa (range: 46-51), 7 (64%) ex tossicodipendenti, 8 (72%) coinfetti HCV+;<br />

anzianità HIV mediana 18 aa (1-19); backbone: TDF/FTC o ABC/3TC o RAL; 10 pz (91%)<br />

con PI (3 ATV/r, 5 LPV/r, 2 DRV/r QD), 1 in EFV. Test utilizzati: HADS (Hospital Anxiety<br />

and Depression Scale) T0 (pre-counseling) score mediano (sm) 10 (r: 3-20), T7 (7 mesi<br />

dall‟inizio) sm 7 (r: 3-9). B.A.I (Beck Anxiety Inventory) T0 sm 29 (r: 7-46), T7 15 (r: 7-20),<br />

Scala Zung-ansia: T0 sm 48 (r: 19-63), T7 sm 32 (r: 19-43). Scala Zung-depressione: T0<br />

sm 60 (r: 23-73), T7 sm 43 (r: 23-54). ISS – QoL 5 scale VAS [r: (0-100): 1)benessere<br />

fisico 2)rapporti sociali 3)benessere psicologico 4)vita sessuale 5)importanza terapia)]: T0:<br />

45, T7: 75. Due pz hanno necessitato di assistenza psichiatrica. HIVRNA cp/ml: T0<br />

mediana : 40 (r: 40-202), T7 : 40 (r: 40-65). CD4+ T0 450/mmc (r: 60-780), 21% (r: 8-36),<br />

T7 CD4+ 440/mmc (r: 190-1060), 20% (r: 12-38).<br />

Conclusione: I parametri immunovirologici si sono mantenuti stabili ed il counseling ha<br />

migliorato gli score dei test utilizzati con integrazione psicosociale ed accettazione della<br />

malattia. Per quanto preliminari ed in corso di valutazione prospettica, i risultati ottenuti<br />

appaiono promettenti.


<strong>Abstract</strong> 262<br />

- SINDROME DI LYELL IN RECENTE INFEZIONE DA HIV. -<br />

Tola D.* [1]<br />

- [1] Tola D, Prati F, Zoboli G, Magnani G. ~ Reggio Emilia<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

161<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: La sindrome di Lyell o Necrolisi epidermica tossica è una rara entità clinica<br />

caratterizzata da lesioni bollose con scollamento dermo-epidermico e frequente<br />

coinvolgimento delle mucose; correlata principalmente all'assunzione di farmaci (FANS,<br />

antibiotici, antiepilettici, antiretrovirali), tuttavia sono stati descritti casi in corso di infezioni<br />

da Mycoplasma pneumoniae, H.simplex, ed esposizione a radiazioni ultraviolette.<br />

Obiettivo: Caso clinico: maschio di 33 anni, rumeno presenta da dieci giorni febbricola,<br />

faringodinia e congiuntivite trattate a domicilio con paracetamolo. Giunge alla nostra<br />

attenzione per la comparsa da 24 ore di esantema eritemato-papuloso con ampie lesioni<br />

bollose, esteso a tutto il corpo, importante mucosite al cavo orale e congiuntive. In<br />

anamnesi recente esposizione a radiazioni ultraviolette, non allergie a farmaci e test HIV-<br />

Ab negativo effettuato sei mesi prima del ricovero.<br />

Risultati: Sono stati effettuati: tampone faringeo per Mycoplasma pneumoniae e ricerca<br />

su sangue di VZV e HHV6 (PCR-real time) negative; sierologia per HSV 1-2 indicativa di<br />

pregressa infezione.<br />

Nell'ipotesi di necrolisi epidermica tossica, confermata dall'indagine istologica, si<br />

impostava terapia con immunoglobuline ev e steroide.<br />

In terza giornata, la degenza si complica con sepsi da MSSA, peggioramento del quadro<br />

cutaneo e disepitelizzazione corneale. L'esecuzione di nuovo test HIV risulta positivo (HIV-<br />

RNA 151400 copie/ml, CD4 223/mmc), HIV avidity compatibile con sieroconversione<br />

recente.<br />

Conclusione: La necrolisi epidermica tossica è una patologia potenzialmente letale:in<br />

letteratura le categorie più a rischio sono soggetti con lupus eritematoso sistemico,<br />

pazienti in AIDS in terapia con antiretrovirali, trapiantati di midollo. Nel caso riportato<br />

riteniamo possibile un'eziologia multifattoriale (farmacologica, esposizione a radiazioni<br />

ultraviolette, infettiva) in cui la recente infezione da HIV potrebbe facilitare l'innescarsi di<br />

una reazione abnorme ad eventi trigger.


162<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 217<br />

- EFFETTO SULLA FUNZIONALITÀ RENALE DELLO SWITCH DA TENOFOVIR AD<br />

ABACAVIR IN PAZIENTI CON INFEZIONE DA HIV-1 -<br />

Tommasi C.* [1] , Gallo A. L. [1] , Fezza R. [1] , Bellagamba R. [1] , Narciso P. [1]<br />

- [1] Istituto Nazionale Malattie Infettive "L. Spallanzani" ~ Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Gli studi sull'impatto di TDF sulla funzionalità renale in pazienti (pz) con<br />

infezione da HIV-1 hanno fornito risultati discordanti. Da un‟analisi condotta su 2588 pz<br />

dell‟Aquitaine Cohort, l‟esposizione a TDF è risultata indipendentemente associata a<br />

insufficienza renale (IR).<br />

Obiettivo: Valutare l‟effetto sulla funzionalità renale dello switch da TDF ad abacavir in 17<br />

pz che hanno sviluppato IR lieve in corso di trattamento con TDF.<br />

Risultati: Dei 17 pz arruolati, il 76% era di sesso maschile; 6 erano co-infetti con HCV; 3<br />

avevano una diagnosi di ipertensione; 1 pz era tossicodipendente attivo. Al momento<br />

dell‟inizio della terapia con TDF l‟età media era 48 (±9) anni, la durata media dell‟infezione<br />

da HIV era 8 (±6) anni, il nadir di CD4 era in media 165 (±138) cellule/mmc; 3 pz avevano<br />

avuto eventi AIDS. Quindici pz erano HAART-experienced, con un‟esposizione media a<br />

NRTI di 67 (±48) mesi, a NNRTI di 19 (±42) e a PI di 46 (±40). La creatinina-clearance<br />

(CC) è stata valutata mediante MDRD. All‟inizio della terapia con TDF, 11 pz erano in<br />

terapia concomitante con PI, 6 con NNRTI; i CD4 erano in media 467/mmc (±333), la<br />

viremia 4.6 (±5) log cp/mL e la CC 81 (±34) mL/min. A un mese dall‟inizio di TDF la CC si<br />

era ridotta di 17 mL/min in media. Dopo un iniziale recupero ai mesi 3 e 6 (+8 e +14<br />

mL/min, rispettivamente), i valori di CC si sono nuovamente ridotti a 12 mesi (CC media<br />

68±33 mL/min). Sei dei 17 pz hanno sostituito TDF con abacavir (ABC) entro i primi 18<br />

mesi, gli altri dopo un periodo di esposizione media a TDF di 37 (±13) mesi. Al momento<br />

dell‟inizio di ABC l‟età media era di 50 (±9) anni, i CD4 452/mmc (±229), la viremia 5 (±5)<br />

log cp/mL e la CC 74 (±28) mL/min. La CC è andata progressivamente aumentando per<br />

tornare nella norma a 12 mesi (95 mL/min in media).<br />

Conclusione: Lo switch da TDF ad ABC si è dimostrato utile per migliorare la funzionalità<br />

renale (in termini di creatinina-clearance). Sono necessari studi su un numero più ampio di<br />

pazienti per confermare questi risultati.


163<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 151<br />

- DURABILITY (OVER 3 YEARS) OF HIV THERAPY IN ROUTINE CLINICAL<br />

PRACTICE: A SMALL TUSCANY COHORT. -<br />

Trezzi M.* [3] , Croci L. [4] , Pammolli A. [5] , Allegri M. P. [2] , Carli T. [2] , Chigiotti S. [2] , Ricciardi B. [2] , Riccardi M. P. [2] ,<br />

Nencioni C. [2] , Toti M. [2]<br />

- [2] U.O. Malattie Infettive - Ospedale della “Misericordia” - ~ Grosseto - [3] U.O. Malattie Infettive - Ospedale della<br />

“Misericordia” - Grosseto ~ U.O. Malattie Infettive – Ospedale del “Ceppo” – Pistoia. - [4] U.O. Malattie Infettive - Ospedale<br />

della “Misericordia” ~ Grosseto - [5] Centro Interdipartimentale di Ricerca Educazione e Promozione della Salute ~<br />

Università degli Studi di Siena<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Pochi sono i dati disponibili in letteratura su tollerabilità ed efficacia dell‟uso a<br />

lungo termine dei farmaci antiretrovirali nella pratica clinica<br />

Obiettivo: Studio retrospettivo per valutare la durability (over 3 years) di differenti regimi<br />

somministrati ad una coorte di pazienti afferenti alla UO Malattie Infettive di Grosseto. La<br />

durability è stata misurata come tempo al cambio o alla sospensione di terapia per tutte le<br />

cause. Analisi statistiche svolte con SPSS 16.0 e Prism 9.0, utilizzando le Kaplan-Meier<br />

per descrivere l‟incidenza cumulativa della durata della terapia, mentre il confronto fra le<br />

varie curve di sopravvivenza è stato effettuato attraverso il Log-rank test (p


164<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


165<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 165<br />

- MINORI VARIAZIONI NEI LIVELLI DI VITAMINA D E PIÙ BASSO RISCHIO DI<br />

SVILUPPARE UNA GRAVE CARENZA DI VITAMINA D TRA GLI ADULTI CON<br />

INFEZIONE DA HIV, NAÏVE AL TRATTAMENTO CHE RICEVONO TMC278 IN<br />

CONFRONT A EFAVIRENZ: I RISULTATI ALLA SETTIMANA 48 DELLO STUDI -<br />

Trotta M. P.* [1] , Antinori A. [1] , Termini R. [2] , Wohl D. [3] , Doroana M. [4] , Orkin C. [5] , Pilotto J. H. [6] ,<br />

Sungkanuparph S. [7] , Yeni P. [8] , Vanveggel S. [9] , Deckx H. [9] , Boven K. [10]<br />

- [1] ~ Rome - [2] ~ Milan - [3] ~ NC - [4] ~ Lisbona - [5] ~ London - [6] ~ Nova Iguaçu - [7] ~ Ramathibodi - [8] ~ Paris - [9] ~<br />

Beerse - [10] ~ Titusville<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Abbiamo confrontato le variazioni dei livelli nel plasma di 25-hydroxyvitamin D<br />

(25(OH)D) e le proporzioni dei pazienti con carenza di 25(OH)D trattati con TMC278 vs<br />

EFV in un arco di 48 settimane nello studio ECHO (NCT00540449).<br />

Obiettivo: lo studio ECHO comprendeva 690 pazienti in Nord America (32%), Europa<br />

(24%), America Latina (19%), Asia (14%), Africa (9%) e Australia (2%) randomizzati (1:1)<br />

a TMC278 25mg qd o EFV 600mg qd, più tenofovir/emtricitabina. 25(OH)D è stato<br />

misurato nei campioni basali conservati N=686) e nei campioni di siero presi alla W48<br />

(N=586). Sono state calcolate le proporzione di pazienti con livelli di 25(OH)D normali<br />

(>75nmol/L), insufficienti (50–75nmol/L), carenti (25–50nmol/L) e gravemente carenti<br />

(


204/292 (70%) 4/204 (2%) 186/290 (64%) 15/186 (8%) (p=0.0079) b<br />

Pazienti con carenza di 25(OH)D al basale b<br />

73/292 (25%) 3/73 (4%) 71/290 (24%) 14/71 (20%) (p=0.0042) b<br />

a Con campioni al basale/W48 sovrapponibili; b Fisher’s Exact test vs TMC278<br />

166<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


167<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 245<br />

- CONOSCENZE, ATTITUDINI E COMPORTAMENTI SULL'INFEZIONE DA HIV <strong>NELLA</strong><br />

POPOLAZIONE STRANIERA IN EUROPA: UN'INDAGINE PRELIMINARE. -<br />

Uccella I.* [1] , Rosso A. [1] , Didero D. [1] , Costanzo G. [1]<br />

- [1] Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e il contrasto delle malattie della Povertà-<br />

INMP ~ Roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: In tutta Europa, l‟infezione da HIV colpisce un numero progressivamente<br />

maggiore di migranti e persone appartenenti a minoranze etniche. All‟origine di questo<br />

dato, esiste una difficoltà di accesso ai servizi sanitari, dovuta -tra l‟altro- a barriere<br />

linguistiche, una bassa percezione del rischio e una scarsa conoscenza dei servizi<br />

disponibili.<br />

Obiettivo: Nell‟ambito del progetto europeo “AIDS&Mobility”, è stata realizzata<br />

un‟indagine sulle conoscenze, attitudini e comportamenti in un campione di migranti<br />

residenti in 7 Paesi (Italia, Germania, Regno Unito, Danimarca, Estonia, Turchia) con<br />

l‟obiettivo di descrivere il livello di “alfabetizzazione sanitaria” sull‟HIV nella popolazione<br />

straniera presente in Europa.<br />

Risultati: L‟indagine ha raggiunto 2081 migranti, di cui 49,48% uomini, 49,63% donne e<br />

0.89% transgender, il 73,66% con un età compresa fra i 16 e 35 anni. Più del 60% dei<br />

migranti era nato in un Paese europeo, il 14,85% in un paese Asiatico e il 14% in 'Africa.<br />

L‟indagine ha rivelato un basso tasso di utilizzo del preservativo (37,72% nell‟ultimo<br />

rapporto sessuale). Il 12.16% del campione pensa che il preservativo non protegga contro<br />

l‟HIV e circa il 15% pensa che il virus possa essere trasmesso attraverso il bacio. Il 75%<br />

ha dichiarato di non avere eseguito un test HIV negli ultimi 6 mesi. Il 32,55% del campione<br />

non conosce nessun servizio pubblico dove effettuare un test HIV. Meno della metà delle<br />

persone intervistate (43.65%) condividerebbe la stanza con una persona sieropositiva.<br />

Conclusione: L‟analisi preliminare dei risultati dello studio evidenza la persistenza di<br />

disinformazione nei confronti dell'HIV, una scarsa conoscenza dei servizi pubblici<br />

disponibili per il test e un alto livello di stigma nella popolazione migrante presente in<br />

Europa. Emerge la necessità di rafforzare i programmi di prevenzione dell‟HIV per la<br />

popolazione straniera in Europa, inclusa l‟educazione sanitaria e la facilitazione<br />

dell‟accesso al test, attraverso un approccio transculturale.


168<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 121<br />

- HIV E MIGRAZIONE NELL’ESPERIENZA DELL’INMP REGIONE LAZIO -<br />

Uccella I.* [1] , Pajno M. C. [1] , Nosotti L. [1] , Rosso A. [1] , D'arca T. [1] , D'arca T. [1] , D'arca T. [1] , Didero D. [1] , Pizzini<br />

E. [1]<br />

- [1] Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti ed il Contrasto delle Malattie della<br />

Povertà ~ roma<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: I dati nazionali sulla diffusione da HIV nei migranti mostrano negli ultimi anni<br />

un notevole incremento. L‟approccio diagnostico-terapeutico per le “popolazioni mobili “ è<br />

complesso perchè alla malattia si associano problematiche sociali e culturali che<br />

ostacolano l'accesso alle cure.<br />

Obiettivo: Individuazione precoce della malattia da HIV in popolazioni migranti. Si<br />

propone il test a persone senza dimora, richiedenti asilo/rifugiati, vittime di tortura/tratta,<br />

minoranze etniche, donne in gravidanza e con mutilazioni genitali femminili, persone con<br />

sintomi/segni di malattia infettiva. Si effettua counselling pre e post-test con il mediatore<br />

culturale.<br />

Risultati: Da aprile 2009 ad aprile 2011 sono stati eseguiti 1.333 test HIV in migranti,<br />

78% con permesso di soggiorno.<br />

28 test sono risultati positivi (2,1%). Età mediana 32 anni. 18/28 donne (64%). Principali<br />

nazionalità di provenienza: Nigeria (35%) e Camerun (10%). Nel 78% dei casi i<br />

sieropositivi sono persone temporamente presenti sul territorio italiano.Sei (21.2%)<br />

richiedenti asilo, 3 (10.7%) senza dimora .<br />

FR eterosessuale nel 96% dei casi (27/28), un caso ex TD. Un caso di AIDS<br />

(toxoplasmosi cerebrale). Co-diagnosi : anemia, mutilazioni genitali femminili, infezioni<br />

genito-urinarie .Tempo di permanenza in Italia superiore ai 6 mesi.<br />

Conclusione: Nuove diagnosi di infezione HIV in migranti sono state effettuate su<br />

stranieri non regolari , provenienti dal continente africano (87%) e soprattutto donne con<br />

riferito possibile contagio in Italia, in uno stadio asintomatico di malattia. L‟età alla diagnosi<br />

è inferiore rispetto ai dati nazionali.<br />

Da tali dati emerge l‟importanza di proporre il test HIV in fasce di popolazioni in<br />

condizione di marginalità, per le quali dal momento della diagnosi si rende necessario un<br />

percorso socio-assistenziale complesso che preveda la presa in carico di diverse figure<br />

(assistente sociale, psicologo,mediatore culturale, medico) per garantire la continuità<br />

terapeutica.


169<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 75<br />

- OSTEOPOROSIS IN HIV: PRELIMINARY RESULTS OF AN ITALIAN SURVEY. -<br />

Vescini F. [6] , Di Campli F. [2] , Borderi M. [4] , Vanino E.* [4] , Viale P. [4] , Bini T. [5]<br />

- [2] ViiV Healthcare ~ Verona - [4] U.O. Malattie Infettive ~ Bologna - [5] Italian SorBone workgroup ~ U.O. Malattie Infettive<br />

Ospedale S.Paolo Milano - [6] Centro per la Diagnosi e Cura dell'Osteoporosi ~ San Donà di Piave<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Mortality of HIV infected patients has been dramatically reduced by c-ART.<br />

Due to the prolonged survival, a high prevalence of osteoporosis has been reported.<br />

Obiettivo: We aimed to investigate both medical consciousness of osteoporosis as a comorbidity<br />

and the resources commonly used to make the diagnosis.<br />

Risultati: The survey has been sent to all the centres treating HIV infection and 34 of<br />

them have filled it up as yet. A mean of 695 patients are currently treated with c-ART.<br />

Eighteen (53%) centres perform a screening for osteoporosis. Screenings are significantly<br />

more frequent (p=0.005) in the centres following guidelines; the selection criteria are<br />

previous fractures (72%), use of steroids (72%) and low BMI (48%). DXA is the preferred<br />

diagnostic tool; 72% of the centres complain for a difficult access to it. Almost all the<br />

centres measure calcium (97%), phosphate (94%) and vitamin D (85%). PTH is dosed in<br />

74% of the centres, 70% of them measure at least one marker of bone turnover, 70% to<br />

monitor the toxic effect of c-ART, 61% to evaluate the toxic effect of HIV. The estimation of<br />

the relative risk of fracture is chosen by 61% of the centres, 13% use markers to choose<br />

an anti-osteoporosis therapy and 39% to monitor the follow up of this treatment. The<br />

diagnosis of osteoporosis drives the choice of c-ART in almost all the centres.<br />

Osteoporosis is perceived as a severe co-morbidity by the 9% of the centres, 36%<br />

consider it a moderate complication and 36% a mild one.<br />

Conclusione: A pathway dedicated to the diagnosis of osteoporosis is felt as a necessity<br />

by eighteen centres. The lack of diagnostic tools forces clinicians toward a selection of the<br />

patients for DXA screening, but HIV-specific risks are scarcely taken into consideration.<br />

Half of the centres measure bone turnover markers even though their motivations are not<br />

those supported by scientific evidence. Only three centres consider bone disease as a<br />

severe co-morbidity.


<strong>Abstract</strong> 193<br />

- PIODERMA GANGRENOSO IN CORSO DI INFEZIONE DA HIV -<br />

170<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Belvisi V. [1] , Marocco R. [1] , Tieghi T. [1] , Citton R. [1] , Del Borgo C. [1] , Fabietti P. [1] , Lichtner M. [1] , Mastroianni C.<br />

M. [1] , Vetica A.* [1]<br />

- [1] UOC Malattie Infettive, Ospedale SM Goretti, “Sapienza” Università di Roma, Polo Pontino ~ Latina<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Manifestazioni cutanee rappresentano una rilevante causa di morbosità in<br />

corso di infezione da HIV.<br />

Obiettivo: La diagnosi corretta è spesso difficile e risolutiva è la stretta collaborazione fra<br />

le figure dell‟infettivologo, dermatologo e anatomopatologo, come nel caso di seguito<br />

presentato<br />

Risultati: Uomo di 43 anni, bisessuale, primo riscontro di sieropositività a dicembre 2007<br />

in corso di micobatteriosi e candidosi esofagea; nadir CD4+ 40 c/mmc. Successivamente<br />

inizia LPV/r + FTC+TDF con buon controllo viro-immunologico. A nov. 2009, per<br />

semplificazione terapeutica, gli veniva proposto cambio terapeutico: EFV+FTC+TDF. A<br />

dic. 2010 il paziente comparsa a livello degli arti inferiori di lesioni nodulari sottocutanee<br />

dolenti, alcune con area soprastante ulcerata, che regredivano dopo somministrazione di<br />

ampicillina/sulbactam e azitromicina e cortisonici. CD4+ 804 c/mmc, HIV RNA < 20 c/mL.<br />

A circa 30 giorni ricomparsa delle lesioni, con ulcerazione più estesa. PCR per BK, DNA<br />

batterico e micotico e per HHV-8 da materiale bioptico risultavano negative. Negative<br />

sierologie per virus epatitici, mycoplasma, HHV8 e leishmania. Iniziata terapia con<br />

doxiciclina e prednisone il quadro locale rimaneva stazionario. Nuova biopsia cutanea con<br />

riscontro istologico di scarso infiltrato infiammatorio, in prima ipotesi vasculite, compatibile<br />

con pioderma gangrenoso. Dato il riscontro di blips viremici, a giu. 2011 veniva<br />

modificata terapia ARV con sospensione di EFV e introduzione di MVC, anche nell‟ipotesi<br />

di quadro parzialmente alterato e da risposta immune a bassa replicazione di HIV e in<br />

attesa di instaurare eventuali terapie con immunosoppressivi maggiori.<br />

Conclusione: Lo spettro delle manifestazioni dermatologiche in corso di infezione da HIV<br />

si è modificato da lesioni causate da infezioni opportunistiche tipico dell‟era pre-ART a<br />

quadri immunomediati, che si esprimono in questi pazienti in maniera inusuale a causa<br />

dalla risposta immunodisfunzionale che HIV stesso provoca.


<strong>Abstract</strong> 117<br />

- POTENZIALITÀ RIPRODUTTIVE IN DONNE HIV POSITIVE CHE SI<br />

SOTTOPONGONO A CICLI DI FIVET/ICSI -<br />

171<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Vichi F.* [1] , Blè C. [1] , Lo Caputo S. [1] , Chelo E. [2] , Livi C. [2] , Cuomo S. [2] , Benvenuti M. [2] , Poggi A. [1] , Mazzotta<br />

F. [1]<br />

- [1] Ospedale Santa Maria Annunziata ~ Firenze - [2] Centro di Procreazione Assistita Demetra ~ Firenze<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Donne in età fertile HIV positive presentano complicazioni nella sfera<br />

ginecologica e riproduttiva ma la disponibilità di nuovi e più efficaci farmaci antiretrovirali<br />

ha indotto nuove possibilità per la donna HIV positiva con richiesta di maternità.<br />

L‟assistenza riproduttiva alle donne HIV positive in quasi tutti i Paesi europei risulta<br />

estremamente difficoltosa per problemi di strutture, etica, pregiudizi e aspetti legali<br />

Obiettivo: Confrontare il tasso di gravidanza in coppie HIV discordanti (donna HIV+) con<br />

quello di coppie HIV negative nel percorso di fecondazione assistita<br />

Risultati: Dal 9/ 2009 al 12/2010, in collaborazione con il Centro Demetra sono state<br />

eseguiti 16 cicli ICSI (Intra Cytoplasmatic Sperm Injection) in 12 coppie in cui la partner<br />

era HIV positiva,(con e.m. 35 anni, DS 24-43). Criteri d‟inclusione: assenza di patologia<br />

AIDS in atto, CD4+>200/mm³, HIV-RNA 6 mesi. Il gruppo di controllo è<br />

di 17 coppie HIV negative sovrapponibili per età, durata e numero stimolazioni. Dei 16 cicli<br />

considerati 85 sono stati gli ovociti recuperati (5.3 in media per ogni paziente ), 62 gli<br />

ovociti inseminati e 28 gli embrioni trasferiti. Sono state ottenute 4 gravidanze (25%) nel<br />

gruppo di controllo si sono ottenute 5 gravidanze (27.7%): tutte evolutive. Il numero di<br />

ovociti ottenuti, il loro grado di maturità e gli embrioni ottenuti così come la loro qualità<br />

erano simili nei due gruppi.<br />

Conclusione: L‟accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita ha<br />

permesso alle donne HIV positive di concepire senza il rischio di trasmissione orizzontale<br />

dell‟infezione al partner HIV negativo e/o di non sovra-infettarlo con genotipi virali differenti<br />

qualora fosse stato HIV positivo. I dati dimostrano che le gravidanze delle donne HIV+<br />

sono di poco inferiori (2,7%)al gruppo di controllo . Questi dati incoraggiano in futuro<br />

l‟utilizzo di questa tecnica nelle donne sieropositive permettendo loro di svolgere e<br />

progettare una vita normale.


172<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 116<br />

- PROGETTO INTEGRATO MULTIDISCIPLINARE PER COPPIE HIV DISCORDANTI<br />

CON DESIDERIO DI GENITORIALITÀ: 5 ANNI DI ATTIVITÀ -<br />

Vichi F.* [1] , Lo Caputo S. [1] , Blè C. [1] , Chelo E. [2] , Livi C. [2] , Cuomo S. [2] , Benvenuti M. [2] , Poggi A. [1] , Mazzotta<br />

F. [1]<br />

- [1] ospedale Santa Maria Annunziata ~ Firenze - [2] Centro di Procreazione Assistita Demetra ~ Firenze<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Le coppie HIV discordanti sono in significativo aumento La disponibilità di<br />

nuovi e più efficaci farmaci antiretrovirali ha comportato che sempre più coppie HIV<br />

discordanti decidano di intraprendere un percorso di genitorialità.<br />

Obiettivo: Seguire coppie HIV discordanti con un progetto multidisciplinare integrato di<br />

procreazione medicalmente assistita (PMA) per evitare la trasmissione orizzontale .<br />

Risultati: Abbiamo seguito dal 2006/2010 126 coppie HIV discordanti con desiderio di<br />

genitorialità. 78 hanno completato il percorso di PMA. Le altre coppie non hanno<br />

proseguito per : autofecondazione, difficoltà personali, riscontro da parte delle psicologhe<br />

di non consapevolezza, controllo viroimmunologico non adeguato,presenza di comorbidità,<br />

età della donna fuori dal convenzionamento. Il liquido seminale sottoposto a<br />

sperm washing anche a viremia negativa.Nel 2010 sono stati eseguiti 33 cicli di Fivet/ICSI<br />

in coppie HIV sierodiscordanti. Si è proceduto con le tecniche di II livello (Fivet /ICSI)<br />

Dei 25 cicli con il partner maschile sieropositivo (età media delle partner femminili 36,7 aa)<br />

quattro non hanno eseguito il transfer ; sono stati completati 21 cicli con 5 gravidanze<br />

evolutive (PR /ET 23,8%) .I dati per anno sono stati : 2006 - 2007 e.m. 36,5 PR 26,7%,<br />

2007 -2008 e.m. 35,7 PR 27,9%, 2008 - 2009 e.m. 36,3 PR 25,8 %.<br />

Conclusione: Le tecniche di PMA ed in particolare l‟ ICSI forniscono agli uomini HIV<br />

positivi un mezzo sicuro ed altamente efficace per ottenere una gravidanza. Le coppie<br />

siero-discordanti per HIV che si sottopongono a IVF-ICSI per evitare la trasmissione di<br />

malattie sessuali al fine di ottenere una gravidanza esprimono un buon tasso di successo<br />

con un PR che si è lievemente incrementato negli anni a fronte di un‟età media della<br />

donna stabile. Attualmente queste richieste sono in aumento anche in considerazione del<br />

fatto che in tutto il territorio nazionale sono pochi i centri per queste coppie.


<strong>Abstract</strong> 137<br />

- INFEZIONI DA HBV, HCV E LUE IN PAZIENTI AFRICANI HIV POSITIVI -<br />

173<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Ceriani C. [1] , Cavallari S. [1] , Cerulli T. [1] , Clerici P. [1] , De Paschale M. [1] , Diombo K. [2] , Ndayakè J. [2] , Viganò<br />

P.* [1]<br />

- [1] Ospedale Civile di Legnano ~ Legnano - [2] Ospedale Saint Jean de Dieu ~ Tanguietà (Benin)<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Nei Paesi Occidentali la coinfezione HIV/HCV o HBV è legata soprattutto alla<br />

tossicodipendenza per via endovenosa. Nei Paesi Africani la via sessuale sembra quella<br />

maggiormente implicata nella trasmissione dell'HIV, per l'HBV oltre a questa via è<br />

importante anche la trasmissione perinatale e familiare soprattutto nei primi anni di vita.<br />

Studi condotti sulla coinfezione HCV/HIV in Africa sub-Sahariana occidentale hanno<br />

riportato valori tra l'1 e l'8%. Per l'HBV sono stati riportati valori attorno al 25% nei pazienti<br />

HIV positivi<br />

Obiettivo: Scopo del lavoro è valutare la prevalenza delle coinfezioni da HBV, HCV e Lue<br />

in 91 pazienti adulti HIV positivi afferenti all‟ospedale Saint Jean de Dieu di Tanguièta<br />

(Nord-ovest del Benin). 33 Maschi (36.3%) e 58 femmine (63.7%). Età media 36.2 anni<br />

(range 2-64). 42 pazienti (46.1%) sono in trattamento ARV per HIV.<br />

Risultati: 17 pazienti (18.7%) sono risultati positivi alla ricerca degli anticorpi anti-HCV, di<br />

cui 11 (12.1%) sono stati confermati positivi con test LIA, 3 (3.3%) indeterminati e 3 (3.3%)<br />

negativi. 29 (31.9%) sono risultati positivi alla ricerca dell'HBsAg (tutti confermati con test<br />

di conferma in neutralizzazione). 5 pazienti (5.5%) sono risultati positivi alla ricerca di<br />

anticorpi anti-Treponema con metodica EIA, di cui 2 (2.2%) si sono confermati positivi con<br />

metodica LIA, 2 (2.2%) indeterminati e 1 (1.1%) negativo. Dei 91 pazienti in studio, 6<br />

(6.6%) presentano una coinfezione HBV/HCV, 1 (1.1%) ha la coinfezione HCV/Lue e 1<br />

(1.1%) HCV/HBV/Lue.<br />

Conclusione: La prevalenza dell'HBV è simile a quella riportata in letteratura ed è dovuta<br />

probabilmente oltre che ai rapporti sessuale anche alle altre vie di trasmissione<br />

preponderanti nei Paesi in via di sviluppo. La prevalenza dell'HCV invece appare in<br />

percentuale maggiore. Mentre la prevalenza della Lue è molto bassa.


174<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 139<br />

- VALUTAZIONE <strong>DEI</strong> SOTTOTIPI DELL'HIV IN UN'AREA RURALE DEL NORD-OVEST<br />

DEL BENIN -<br />

Ceriani C. [1] , Cavallari S. [1] , Cerulli T. [1] , Clerici P. [1] , De Paschale M. [1] , Diombo K. [2] , Ndayakè J. [2] , Priuli G. [2] ,<br />

Viganò P.* [1]<br />

- [1] Ospedale Civile di Legnano ~ Legnano - [2] Ospedale Saint Jean de Dieu ~ Tanguietà<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Nei Paesi in via di sviluppo, la maggioranza delle infezioni da HIV è<br />

rappresentata dai sottotipi non-B. In particolare nell'africa sub-sahariana occidentale la<br />

variante virale maggiormente rappresentata è la forma ricombinante CRF02-AG, seguita<br />

da CRF06-cpx. La presenza in quest'area di varianti virali differenti aumenta la probabilità<br />

dell'insorgenza di nuove forme ricombinanti.<br />

Obiettivo: Scopo del nostro lavoro è la valutazione dei sottotipi e delle forme ricombinanti<br />

sequenziando una regione del gene pol (PR aminoacidi 4-99, RT 38-247 ) in 57 pazienti<br />

HIV positivi afferenti all‟ospedale S. Jean de Dieu di Tanguieta situato in un'area rurale del<br />

Nord-Ovest del Benin. 20 maschi (35.1%) e 37 femmine (40.7%). Età media 33.0 anni<br />

(range 2-60). 11 pazienti (12.1%) sono in terapia per HIV. 10 pazienti con carica virale<br />

>500000 cp/ml e 47 pazienti con carica virale media pari a 140420.7 cp/ml (range 1002-<br />

470508)<br />

Risultati: Con l'utilizzo del database NCBI 2005 sono stati identificati: 33 (57.9%) CRF02-<br />

AG, 10 (17.5%) CRF06-cpx, 2 (3.5%) sottotipi G. I restanti 12 pazienti (21.0%) presentano<br />

dei pattern di ricombinazione tra differenti sottotipi e CRF nelle diverse regioni analizzate<br />

(PR e RT). Con il database NCBI 2009 che contiene un numero di CRF maggiori, 2<br />

pazienti (3.5%) risultano CRF02-AG sia in PR che RT e 9 (15.8%) CRF06-cpx. In 3<br />

pazienti (5.3%) è stata confermata l‟identificazione come CRF02-AG nella regione delle<br />

PR e come CRF06-cpx nelle RT. Nei restanti 43 pazienti (75.4%) sono state riscontrate<br />

discordanze tra le varie regioni sequenziale. La forma ricombinante maggiormente<br />

rappresentata è la CRF30-0206, identificata in Niger ma la cui struttura di ricombinazione<br />

non è ancora ben nota.<br />

Conclusione: Dai nostri dati risultano forme ricombinanti che coinvolgono in particolar<br />

modo le CRF02-AG e CRF06-cpx che, secondo i dati più recenti, sono le forme<br />

maggiormente presenti nella regione dove è stato effettuato il campionamento.


175<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 174<br />

- MUTAZIONI ASSOCIATE ALLA FARMACORESISTENZA IN PAZIENTI HIV POSITIVI<br />

DEL NORD-OVEST DEL BENIN -<br />

Ceriani C. [1] , Cavallari S. [1] , Cerulli T. [1] , Clerici P. [1] , De Paschale M. [1] , Diombo K. [2] , Ndayakè J. [2] , Priuli G. [2] ,<br />

Viganò P.* [1]<br />

- [1] Ospedale Civile di Legnano ~ Legnano - [2] Ospedale Saint Jean de Dieu ~ Tanguietà<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Pochi sono i dati in letteratura sulla circolazione di ceppi di HIV con mutazioni<br />

associate alla farmacoresistenza in pazienti naive dell'Africa sub-sahariana occidentale.<br />

Obiettivo: Scopo del nostro lavoro è stato valutare, a 6 anni dall'introduzione della terapia<br />

antiretrovirale con inibitori delle RT, la circolazione di forme virali con mutazioni associate<br />

alla farmaco resistenza, sequenziando una parte della regione pol (PR e RT) in 46 pazienti<br />

naïve afferenti all'ospedale Saint Jean de Dieu di Tanguièta situato in un'area rurale del<br />

Nord-ovest del Benin.<br />

Risultati: Utilizzando il database di Stanford si identifica in 29 pazienti (63.0%) la forma<br />

ricombinante CRF02-AG e in 2 pazienti (4.3%) il sottotipo G. 15 (32.6%) pazienti<br />

presentano discordanze tra le regioni PR e RT: 9 pazienti con CRF02-AG/G e 6 pazienti<br />

con vari sottotipi o CRF (A,K,CRF01AE,CRF02-AG).<br />

In nessun paziente sono state trovate mutazioni major associate a resistenze per gli<br />

inibitori delle proteasi e in tutti sono state trovate mutazioni accessorie polimorfiche in<br />

accordo con quanto noto per i sottotipi non-B: L10IV (13), K20IMR (39). Nel 15.2% dei<br />

pazienti sono presenti mutazioni associate a debole o non nota riduzione della<br />

suscettibilità ad alcuni inbitori delle proteasi: V11I (1), E35G (1), V82I(4), L89I (2).<br />

Nel gene RT non sono state riscontrate mutazioni major associate a farmacoresistenze. 3<br />

pazienti (6.5%) presentano una singola mutazione che potrebbe conferire una bassa<br />

riduzione della suscettibilità ad alcuni NRTI (T69NT) e NNRTI (V108I e V179EV). 4<br />

pazienti (8.7%) presentano polimorfismi associati a diminuizione della suscettibilità ad<br />

alcuni NNRTI (K101Q, V106I, E138A).<br />

Conclusione: Nella regione rurale in studio non circolano forme virali con mutazioni major<br />

conferenti farmacoresistenze per gli inibitori della RT. Questo si differenzia da quanto<br />

riportato in letteratura in aree urbane degli stati confinanti (es. 12% in Burkina Faso).


176<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 175<br />

- INSERZIONE <strong>NELLA</strong> REGIONE DELLE PROTEASI IN UN SOGGETTO HIV<br />

POSITIVO: CASE REPORT -<br />

Ceriani C. [1] , Cavallari S. [1] , Cerulli T. [1] , Clerici P. [1] , De Paschale M. [1] , Diombo K. [2] , Ndayakè J. [2] , Viganò<br />

P.* [1]<br />

- [1] Ospedale Civile di Legnano ~ Legnano - [2] Ospedale Saint Jean de Dieu ~ Tanguietà<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: Le inserzioni nella regione codificante per le proteasi sono estremamente rare<br />

e avvengono generalmente in pazienti trattati con inibitori delle proteasi e hanno una<br />

prevalenza minore del 0,1%. La maggior parte delle inserzioni avvengono tra i codoni 35 e<br />

38. L'inserzione causa un cambio conformazionale della regione e può contribuire quindi<br />

all'alterazione della struttura anche in altre regioni della proteina. Esistono pochi dati<br />

relativi all'impatto di queste inserzioni sulla capacità replicativa virale e sulla suscettibilità<br />

al trattamento.<br />

Obiettivo: Si descrive un‟inserzione sequenziando una regione del gene pol di un<br />

paziente HIV positivo (maschio, 51 anni), naïve afferente all'ospedale Saint Jean de Dieu<br />

di Tanguièta, nel nord-ovest del Benin, e residente in un villaggio confinante in Burkina<br />

Faso.<br />

Risultati: La carica virale era >500000 cp/ml e valori di CD4 pari a 315 cell/µl. Il sottotipo<br />

determinato confrontandolo con la banca dati NCBI 2009 è un CRF02-AG. Il paziente<br />

presenta una coinfezione HBV/HIV (HBsAg positivo) ed è negativo per anti-HCV e anti-<br />

Treponema.<br />

Con il sequenziamento della regione PR è stata individuata una inserzione nel codone 37:<br />

S37N_N codificato dalla tripletta AAC/AAT.<br />

Nella regione delle proteasi sono presenti mutazioni polimorfiche tipiche della forma<br />

ricombinante in esame: I13V, K20I, M36I, R41K, H69K, K70R, L89M e non si riscontrano<br />

mutazioni major in questa regione. Ugualmente non sono presenti mutazioni significative<br />

nella regione RT.<br />

Conclusione: In letteratura è stata descritta un'inserzione in questa posizione in sottotipi<br />

CRF02-AG. L'inserzione da noi identificata differisce però per la tripletta nucleotidica<br />

codificante per l'aminoacido N (aspargina). Infatti l'inserzione S37N_N era stata descritta<br />

come AAT/AAT, mentre nel nostro caso è stat ritrovata AAC/AAT. Essendo, comunque,<br />

l'amminoacido aggiunto uguale a quello descritto in letteratura, non dovrebbero esserci<br />

differenze nella suscettibilità agli inibitori delle proteasi.


177<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 281<br />

- TUMORI HPV-CORRELATI <strong>NELLA</strong> POPOLAZIONE HIV POSITIVA: DESCRIZIONE DI<br />

UN CASO CLINICO -<br />

Vignale F.* [1] , Ucciferri C. [1] , Falasca K. [1] , Mancino P. [1] , Di Biase J. [1] , Gorgoretti V. [1] , Ripani P. [1] , Pizzigallo<br />

E. [1] , Vecchiet J. [1]<br />

- [1] Clinica Malattie Infettive, Università “G. d‟Annunzio” ~ Chieti<br />

INFEZIONI DA HIV<br />

Premessa: L'incidenza di neoplasie papillomavirus umano (HPV)-correlate è in aumento<br />

tra gli individui HIV+. Le due manifestazioni più frequenti di infezione orale da HPV sono le<br />

verruche orali da HPV-32 ed il cancro orale HPV-16-correlato.<br />

Obiettivo: Descriviamo il caso clinico di un pz caucasico, maschio, di 48 anni,<br />

sieropositivo noto per HIV dal 1995, tossicodipendente, fumatore, con epatite cronica da<br />

HCV, ipertensione arteriosa, condilomatosi genitale e anale.<br />

Risultati: Paziente experienced, con scarsa aderenza alla terapia antiretrovirale,<br />

frequentemente interrotta di propria iniziativa ed ai follow-up. E' venuto alla nostra<br />

osservazione adottobre 2010 per ulcera sulla mucosa geniena. L‟esame istologico ed<br />

immunoistochimico della biopsia ha mostrato un carcinoma epidermoidale HPV-16correlato.<br />

Il paziente aveva interrotto la terapia 6 mesi prima (HIV-RNA: 140.000 copie/ml,<br />

CD4:11/mmc. Una PET/TC Total body ha mostrato un anomalo assorbimento del FDG<br />

nella mucosa geniena destra e in un piccolo linfonodo sottomandibolare omolaterale. Il<br />

paziente ha iniziato subito cART con TDF/FTC, DRV/r (800/100 mg) e RAL. È stato quindi<br />

sottoposto a resezione del tumore e ricostruzione della guancia con un lembo dello<br />

sternocleidomastoideo. Al momento dell'intervento chirurgico, la carica virale era non<br />

rilevabile e CD di 40/mmc. L'esame istologico post-operatorio ha confermato un carcinoma<br />

ben differenziato a cellule squamose, HPV-16-correlato, senza coinvolgimento dei<br />

linfonodi e delle ghiandole salivari.<br />

Conclusione: Lesioni e tumori del cavo orale, spesso legate ad agenti infettivi, sono<br />

frequenti tra gli individui HIV+. I fattori che possono contribuire a questa maggiore<br />

incidenza possono essere il fumo di sigaretta e l'abuso di alcool. La valutazione di uno<br />

screening primario e programmi di prevenzione in questa popolazione dovrebbero essere<br />

considerati ed anzi diventare una priorità.


178<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 201<br />

- EPIDEMIOLOGIA ED OUTCOME DEL TRATTAMENTO DI INFEZIONI PROTESICHE.<br />

STUDIO CLINICO OSSERVAZIONALE. -<br />

Ascione T.* [1] , Iannece M. [1] , Rosario P. [1] , Pempinello C. [2] , Conte M. [3] , Pempinello R. [1]<br />

- [1] V Divisione di Malattie Infettive, AORN Monaldi-Cotugno-CTO ~ Napoli - [2] UOC di Ortopedia e Traumatologia,<br />

Ospedale San Gennaro ~ Napoli - [3] Laboratorio di Microbiologia, AORN Monaldi-Cotugno-CTO ~ Napoli<br />

INFEZIONI OSSEE ED ARTICOLARI<br />

Premessa: Le infezioni protesiche (PJI) sono una complicanza temibile della chirurgia<br />

protesica. Scopo dello studio è stato valutare caratteristiche di pazienti con infezione<br />

protesica e risposta al trattamento chirurgico ed antibiotico.<br />

Obiettivo: Sono stati inclusi i casi di infezione protesica osservati presso la nostra<br />

divisione negli ultimi 3 anni. PJI è stata definita da dolore locale ed eritema, positività dei<br />

reperti radiologici e coltura da tramite fistoloso o da campioni dal tessuto periprotesico.<br />

Dati epidemiologici, di laboratorio e microbiologici sono stati considerati. La cura è stata<br />

definita da evidenze cliniche, microbiologiche e radiografiche negative 6 mesi dopo<br />

terapia.<br />

Risultati: Settantatre casi (età media 64, range 48-82, M 45%) sono stati osservati (33<br />

sostituzione di anca e 40 di ginocchio). Comorbidità osservate in 38 (52%) pazienti.<br />

Venticinque casi osservati entro 3 mesi dalla chirurgia (infezione precoce), e 48 casi<br />

osservati >6 mesi (infezioni tardive). Staphylococcus aureus è stato identificato in 26<br />

(36%) casi (18 meticillino-resistenti), 16 (22%) casi sostenuti da stafilococchi coagulasi<br />

negativi, 6 (8%) da Enterococcus spp, 4 (5%) da Pseudomonas aeruginosa, e 11 (15%)<br />

da altri batteri. Infezioni polimicrobiche riportate in 2 (3%) casi. Nessun isolamento<br />

riportato in 8 (11%) casi. PJI precoci hanno ricevuto debridement e terapia antibiotica<br />

(tasso di successo del 96%). PJI tardive sono state trattate in two-stage in 14 casi (tasso<br />

di successo del 86%). I restanti hanno ricevuto solo terapia antibiotica soppressiva senza<br />

chirurgia per rifiuto a nuovo intervento (12 casi), o per comorbidità (22 casi) con<br />

remissione di infezione riportata in 23 (68%) casi.<br />

Conclusione: PJI sono spesso sostenute da batteri multi-resistenti. Debridement e<br />

trattamento antibiotico sono una procedura di successo per le infezioni precoci. I pazienti<br />

con infezione tardiva devono essere valutati sulla base delle comorbidità per stabilire il<br />

migliore approccio chirurgico e antimicrobico.


179<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 86<br />

- SPONDILODISCITI: REPORT DI 2 CASI DI TUBERCOLOSI (TB) CON INFEZIONE<br />

DISSEMINATA -<br />

Baragli F.* [1] , Corti G. [1] , Truppa C. [1]<br />

- [1] SOD Malattie Infettive e Tropicali ~ Firenze<br />

INFEZIONI OSSEE ED ARTICOLARI<br />

Premessa: La TB in Somalia, paese in guerra civile dal 1991, è una delle cause più<br />

importanti di mortalità e morbilità, oltre che un limite allo sviluppo socio-economico.<br />

Obiettivo: Si riporta il caso di due donne somale, giunte alla nostra osservazione con<br />

rilievo anamnestico di dolore lombare e sintomi aspecifici.<br />

Risultati: CC1: 27 anni, riferisce dolore lombare irradiato agli arti inferiori da circa 9 mesi,<br />

calo ponderale di 20 kg e febbricola serotina. Accede al PS per l‟acuirsi della lombalgia,<br />

con evidenza TC (02/2011) di estesa area consolidativa polmonare e di spondilodiscite<br />

D7-L1 complicata da ascesso dei muscoli psoas, ridotto tramite drenaggi retroperitoneali.<br />

Si inizia terapia specifica empirica HRZE. Emerge poi positività all‟esame diretto per<br />

micobatteri su escreato e su liquido di drenaggio, Quantiferon positivo, Mantoux 23x30<br />

mm a 72 h. Dall‟esame colturale, positivo in terza settimana, emerge Pirazinamidoresistenza:<br />

al momento in terapia con Rifampicina + Isoniazide.<br />

CC2: 28 anni, riferisce ascesso mammario destro drenato con fistola residua, da un anno<br />

lombalgia intermittente poco responsiva ai FANS. Accede al PS nel 03/2011 per l‟acuirsi di<br />

lombalgia, con evidenza TC di spondilodiscite L1-S1 ed estese raccolte paravertebrali dei<br />

muscoli psoas, sottoposte ad aspirato TC guidato. Si inizia terapia specifica empirica<br />

HRZE. Emerge poi positività alla PCR per BK su aspirato paravertebrale e fistola<br />

mammaria, esami diretti negativi, Quantiferon positivo, Mantoux 23x27mm a 72h.<br />

Dall‟esame colturale, positivo in terza settimana emerge Isoniazido-Resistenza: al<br />

momento in terapia con Rifampicina + Pirazinamide + Etambutolo.<br />

Conclusione: Pur in mancanza di dati epidemiologici univoci, dalla letteratura si evince<br />

l‟emergenza di ceppi resistenti in immigrati provenienti dall‟Africa subsahariana.<br />

L‟esame colturale, non eseguibile in tutti i laboratori, rimane fondamentale per testare<br />

eventuali resistenze e personalizzare così la terapia specifica


180<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 205<br />

- UN CASO DI “INSOLITA” SPONDILODISCITE DA STAPHYLOCOCCUS CAPITIS. -<br />

Bianco C.* [1] , Arena F. [1] , Rossetti B. [1] , Tordini G. [1] , Migliorini L. [1] , De Luca A. [1] , Rossolini G. M. [3] ,<br />

Montagnani F. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Biotecnologie, Sezione di Malattie Infettive, Università degli Studi di ~ siena - [3] Dipartimento di<br />

Biotecnologie, Sezione di Microbiologia e Virologia, Università degli Studi di ~ Siena<br />

INFEZIONI OSSEE ED ARTICOLARI<br />

Premessa: Staphylococcus capitis è aneddoticamente riportato come patogeno, ma non<br />

come causa di spondilodiscite.<br />

Obiettivo: Descriviamo una spondilodiscite batteriemica da S. capitis eteroresistente a<br />

vancomicina (Va) in pz con multipla intolleranza ad antibiotici.<br />

Risultati: Un uomo di 66 anni si ricovera per violenti dolori dorsolombari da 1 mese, con<br />

occasionali picchi febbrili e importante impotenza funzionale. Negative più emocolture,<br />

eccetto positività di un flacone anaerobio per S. capitis meticillino-resistente, interpretato<br />

come contaminante. In 5°giornata, per la comparsa di febbre, è stata intrapresa terapia<br />

empirica con ceftriaxone, sostituito dopo 4 gg da Va 1g bid per ulteriore positivizzazione di<br />

3 su 4 emocolture per S. capitis meticillino-resistente (MIC Va 1mg/l Vitek2, bioMerieux),<br />

con transitoria defervescenza. Ripetuti ecocardiogrammi non hanno evidenziato<br />

endocardite. Una RM del rachide evidenziava spondilodiscite in L1-L2. Per la parziale<br />

risposta clinica a Va, nonostante un incremento del dosaggio a 1,5g bid, l‟isolato di S.<br />

capitis è stato sottoposto ad ulteriori indagini che hanno dimostrato la presenza di una<br />

sottopopolazione con MIC elevate al farmaco (Macro E-test 16 mg/l dopo selezione su<br />

terreno BHI addizionato di Va 4 mg/l). In 19° giornata la terapia è stata potenziata con<br />

tigeciclina 50mg bid, con defervescenza. In 23° giornata nuovo rialzo termico e segni di<br />

nefrotossicità da Va, sostituita con linezolid. Nonostante miglioramento del quadro clinico,<br />

per tossicità gastroenterica, la tigeciclina è stata sospesa in 35° giornata. Per<br />

mielosoppressione da linezolid, dalla 44° giornata il pz è in terapia con clindamicina con<br />

buona risposta clinica.<br />

Conclusione: È nota la possibilità di isolamento di ceppi di S. aureus e stafilococchi<br />

coagulasi negativi che presentano una sottopopolazione caratterizzata da sensibilità a<br />

glicopeptidi marcatamente ridotta, tuttavia ad oggi, non emergono in letteratura<br />

segnalazioni del fenomeno in S. capitis.


181<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 135<br />

- SPONDILODISCITI INFETTIVE: CARATTERISTICHE CLINICO-EPIDEMIOLOGICHE<br />

E MANAGEMENT TERAPEUTICO -<br />

Tieghi T. [1] , Del Borgo C. [1] , Fabietti P. [1] , Lichtner M. [1] , Marocco R. [1] , Vetica A. [1] , Citton R.* [1] , Belvisi V. [1] ,<br />

Miscusi M. [2] , Polli F. M. [2] , Mastroianni C. M. [1]<br />

- [1] UOC Malattie Infettive ~ Latina - [2] UOC Neurochirurgia Latina ~ Latina<br />

INFEZIONI OSSEE ED ARTICOLARI<br />

Premessa: Nonostante l‟incremento di incidenza delle spondilodisciti infettive, a tutt‟oggi,<br />

non esistono linee guida che suggeriscano la durata appropriata della terapia antibiotica,<br />

né sono noti sicuri indicatori di efficacia della stessa.<br />

Obiettivo: Valutare le caratteristiche cliniche ed epidemiologiche di una coorte di 26<br />

pazienti per i quali è stata fatta diagnosi di spondilodiscite mediante esami clinicolaboratoristici<br />

e strumentali.<br />

Risultati: Le caratteristiche dei pazienti sono risultate: 9 (35%)F/17 (65%)M; media giorni<br />

di ricovero=49; nel‟81.1% casi si è osservato l‟interessamento del segmento lombosacrale<br />

della colonna vertebrale, nel 15.4% una localizzazione cervicale. Il 30% dei casi<br />

era rappresentato da spondilodisciti post-chirurgiche. Una eziologia tubercolare era<br />

presente nel 15%. In circa la metà dei casi globali si rilevava almeno una comorbidita<br />

come diabete, nefropatia, resezione prostatica transuretrale, neoplasie, HIV. Nel 30 % dei<br />

casi è stato possibile effettuare una diagnosi eziologica con emocolture o biopsia<br />

vertebrale. L‟intervallo di tempo tra l‟insorgenza della sintomatologia e l‟inizio della terapia<br />

antibiotica è stato in media di 43 gg. Gli schemi di terapia maggiormente impiegati<br />

prevedevano l‟associazione di beta-lattamici ad alte dosi o glicopeptidi + chinolonici. La<br />

terapia di induzione per via ev ha avuto una durata media di 48 gg. In tutti i pazienti trattati<br />

si è osservata una normalizzazione dei valori di PCR entro 6 settimane dall‟inizio<br />

dell‟antibioticoterapia. Complessivamente, la terapia antibiotica è stata protratta per una<br />

media di 24 settimane. Non sono state osservate recidive.<br />

Conclusione: Questa analisi osservazionale conferma la necessità di acquisire dati sui<br />

fattori predisponenti e sulla durata della terapia antibiotica che presumibilmente viene<br />

effettuata per un periodo più lungo del necessario. L‟ottimizzazione della durata della<br />

terapia potrebbe essere perseguita analizzando il ruolo di nuovi biomarkers o nuove<br />

teniche di imaging come la PET.


182<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 59<br />

- SPONDILODISCITI PIOGENICHE E TUBERCOLARI: STUDIO PROSPETTICO -<br />

Fantoni M.* [1] , Mazzotta V. [1] , Trecarichi E. [1] , Di Meco E. [1] , Rossi B. [2] , Di Giacomo G. [2] , Colangelo D. [2] , Pola<br />

E. [2]<br />

- [1] Istituto di Clinica delle Malattie Infettive - Università Cattolica ~ Roma - [2] Istituto di Clinica Ortopedica - Università<br />

Cattolica ~ ROMA<br />

INFEZIONI OSSEE ED ARTICOLARI<br />

Premessa: L‟incidenza delle spondilodisciti (SD) è in aumento negli ultimi decenni a<br />

causa dell‟incremento dell‟impiego di terapie immunosoppressive, delle procedure<br />

chirurgiche mini-invasive e dei flussi migratori.<br />

Obiettivo: L‟obiettivo dello studio è analizzare fattori di rischio e co-morbidità di pazienti<br />

affetti da SD piogenica e tubercolare, per indagarne lo spettro clinico e le condizioni<br />

predisponenti. I pazienti con SD giunti alla nostra osservazione dal 2008 al 2010 sono<br />

stati seguiti da un‟équipe di infettivologi e di ortopedici. La diagnosi clinica è stata<br />

confermata da indagini strumentali ed esami microbiologici. I pazienti sono stati analizzati<br />

per dati demografici, co-morbidità, procedure diagnostiche e microorganismi isolati<br />

Risultati: Lo studio ha incluso 103 pz. (64 M, 39 F). Il germe causale è stato isolato<br />

nell‟86% dei casi con biopsia (42%), emocoltura (34%) e tampone da fistola (10%). Tra i<br />

patogeni identificati, la prevalenza era: Staph. aureus nel 20% dei casi, Staph. epidermidis<br />

nel 15%, Myc. tuberculosis nel 18%, Staph. hominis nel 10%. Il 56% delle SD era<br />

secondario a procedure chirurgiche, di cui il 21% alla colonna vertebrale. Soltanto 1 caso<br />

di M. di Pott era post-chirurgico. Tra i fattori predisponenti vi erano una storia di<br />

immunosoppressionei nel 18% dei casi, abuso di stupefacenti nel 6% dei casi. Il 12% dei<br />

pazienti era affetto da HIV e/o epatiti virali croniche, il diabete mellito era presente nel 15%<br />

dei pz. Nel 55% dei pz. vi era un ricovero nei 6 mesi precedenti la diagnosi di SD. I fattori<br />

di rischio e le co-morbidità menzionati erano tutti significativi (p


183<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 255<br />

- SPONDILODISCITE INFETTIVA (SI): UTILITÀ DELLA FDG-PET NEL DEFINIRE<br />

L'EFFICACIA DEL TRATTAMENTO ANTIBIOTICO -<br />

Garilli S.* [1] , Stellini R. [1] , Paraninfo G. [1] , Signorini L. [1] , Cossalter E. [2] , Bertagna F. [2] , Lucchini S. [2] , Rossini<br />

P. [2] , Giubbini R. [2] , Carosi G. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive e Tropicali, Università degli Studi di Brescia ~ Brescia - [2] Medicina Nucleare, Università<br />

degli Studi di Brescia ~ Brescia<br />

INFEZIONI OSSEE ED ARTICOLARI<br />

Premessa: Il decorso della SI dipende dalla precocità della diagnosi e dalla rapida<br />

introduzione di una terapia antibiotica efficace; il trattamento è spesso empirico dato che<br />

l‟agente eziologico viene identificato solo nel 30-50% dei casi. La RMN, gold standard per<br />

la diagnosi, non è però abbastanza affidabile per valutare la risposta alla terapia. Tramite<br />

la FDG-PET è invece possibile distinguere un‟osteomielite in fase attiva dal<br />

rimodellamento osseo conseguente ad un‟infezione e quantificare l‟attività infiammatoria.<br />

Si può quindi utilizzare la PET per valutare precocemente l‟efficacia della terapia<br />

antibiotica e la risoluzione dell‟infezione al termine del trattamento.<br />

Obiettivo: Verificare il ruolo della FDG-PET nella valutazione dell‟efficacia della terapia<br />

antibiotica nella SI.<br />

Risultati: Sono stati valutati pazienti con diagnosi di SI posta con RMN e confermata da<br />

PET effettuata prima di iniziare la terapia antibiotica (PET0); la PET veniva ripetuta dopo<br />

tre settimane (PET1) e ad un mese dal termine del trattamento (PET2). E‟ stata valutata la<br />

modificazione della captazione del FDG mediante standard uptake value (SUV)<br />

correlandola con le variazioni delle Proteina-C- Reattiva (PCR) e della velocità di<br />

eritrosedimentazione (VES) .<br />

Sono stati arruolati 21 pazienti (8F e 13M). La riduzione media del SUV tra PET0 e PET1<br />

è risultata del 20% (p=0,026) e quella tra PET0 e PET2 (effettuata in 17 pazienti) del 59%<br />

(p


184<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 271<br />

- INFEZIONI DI PROTESI ARTICOLARI: UNA PATOLOGIA EMERGENTE -<br />

Lichtner M. L.* [1] , Marocco R. [1] , Belvisi V. [1] , Fabietti P. [2] , Bejui-hugues J. [3] , Vullo V. [4] , Mastroianni C. M. [4]<br />

- [1] ~ Roma Latina - [2] SM Goretti ~ Latina - [3] ICOT ~ Latina - [4] Sapienza Polo pontino ~ Roma Latina<br />

INFEZIONI OSSEE ED ARTICOLARI<br />

Premessa: Il continuo incremento dell‟uso degli impianti protesici ortopedici in chirurgia<br />

ortopedica posttraumatica e degenerativa ha causato un contestuale aumento delle<br />

infezioni di protesi e dei mezzi di sintesi. Infatti anche se la % di complicanza infettiva è<br />

stabile, intorno all‟1- 3%, i casi aumentano in quanto aumentano gli interventi che<br />

utilizzano impianti.<br />

Obiettivo: E‟ stata effettuata un‟analisi retrospettiva di tutti i casi di infezioni associate a<br />

impianti osteoarticolati giunti nel centro di riferimento per le malattie infettive dell‟Opsedale<br />

S.M. Goretti di Latina. I dati demografici, clinici, microbiologici sono stati raccolti e<br />

analizzati utilizzando il programma SSPS<br />

Risultati: Dal 2009 a metà 2011 sono stati reclutati 37 casi di infezioni di protesi articolari<br />

(età mediana: 70, 41-81, M:54%) 10 mezzi di sintesi intraossei (età mediana: 38, 19-76,<br />

M:80%). Le infezioni precoci sono state la maggioranza in entrambe i gruppi (60% e 83%<br />

rispettivamente). Come localizzazione più frequente è stato evidenziato il ginocchio in<br />

entrambe I gruppi. Diversamente da quanto atteso la diagnosi microbiologica è stata<br />

possibile nell‟80% delle protesi articolari, mentre solo nel 60% per I mezzi di sintesi. Per<br />

quanto riguarda l‟eziologia lo S. aureus è la causa più frequente nel gruppi mezzi di<br />

sintesi, insieme ai germi gram negativi. Per le protesi articolari accanto a S. aureus, si<br />

rileva SNC con alta percentuale di meticillino-resistenza in alcuni casi ( 25%) associata a<br />

resistenza ai glicopeptidi e ai chinoloni. Il trattamento è stato prevalentemente medicochirurgico<br />

con rispetto delle linee-guida nel 95% di tutti I casi. Il trattamento medico è stato<br />

effettuato nel 83% senza ricovero ospedaliero.<br />

Conclusione: La gestione delle infezioni di protesi articolari e mezzi di sintesi ossei è<br />

multidisciplinare ed è necessario un‟attento monitoraggio delle resistenze antibiotiche<br />

locali per effettuare un corretto trattamento antibiotico. La diagnosi microbiologica resta un<br />

punro centrale.


185<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 274<br />

- LA TERAPIA ANTIBIOTICA NEI PAZIENTI CON INFEZIONI DI PROTESI<br />

ARTICOLARI NON INFLUENZA LA SENSIBILITÀ DIAGNOSTICA IN CASO DI<br />

SONICAZIONE -<br />

Scorzolini L.* [1] , Lichtner M. [1] , Iannetta M. [1] , Mengoni F. [1] , Russo G. [1] , Mastroianni C. M. [1] , Vullo V. [1]<br />

- [1] Università di Roma Sapienza ~ Roma<br />

INFEZIONI OSSEE ED ARTICOLARI<br />

Premessa: Nonostante sia noto che la sonicazione aumenti la sensibilità diagnostica, tale<br />

metodica non è ancora di utilizzo comune.<br />

Obiettivo: Determinare in quali condizioni la sonicazione è determinante nella diagnostica<br />

microbiologica delle infezioni protesiche.<br />

Risultati: Sono stati studiati 56 pazienti con infezioni osteoarticolari: 15 pazienti con mezzi<br />

di sintesi e 41 pazienti con protesi articolari. Nel gruppo A è stata utilizzata la metodica<br />

microbiologica standard; nel gruppo B a tale metodica è stata associata la sonicazione.<br />

Sono state valutate le caratteristiche demografiche e cliniche, il tipo di protesi articolari,<br />

l‟isolamento microbiologico, il trattamento e l‟esito. Non è stata osservata nessuna<br />

differenza di sensibilità statisticamente significativa nei mezzi di sintesi (86% gruppo A VS<br />

87% gruppo B). Nelle protesi articolari la sensibilità diagnostica della sonicazione è stata<br />

maggiore rispetto al metodo standard (33% vs 76%, p=0.015). Nessun parametro clinico<br />

e di laboratorio è stato associato ad una maggior isolamento microbiologico nei mezzi di<br />

sintesi. Nelle protesi articolari, l‟isolamento è stato maggiore in caso di protesi di anca<br />

(76% ) rispetto al ginocchio (40%) (p=0.058). Nel gruppo A delle protesi articolari<br />

l‟isolamento microbiologico è stato maggiore quando l‟antibiotico terapia è stata interrotta<br />

più di 15 gg prima dell‟intervento (p=0.0007). Nessuna differenza è stata osservata<br />

quando si utilizzava la metodica della sonicazione (F=1), come se la mancata interruzione<br />

dell‟antibiotico non influenzasse la sensibilità diagnostica in corso di sonicazione.<br />

Conclusione: Il nostro studio dimostra l‟efficacia maggiore della sonicazione in caso di<br />

infezioni di protesi articolari rispetto ai mezzi di osteosintesi. Tale metodica è<br />

fondamentale nei casi in cui non è possibile interrompere l‟antibiotico terapia prima<br />

dell‟intervento chirurgico.


186<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 98<br />

- ENCEFALITI ERPETICHE NEGLI ANNI 2001 – 2011 PRESSO L’OSPEDALE DI<br />

CIRCOLO DI VARESE -<br />

Astuti N.* [1] , Righi E. [1] , Dalla Gasperina D. [1] , Garavaglia S. D. [1] , Basilico C. [1] , Grossi P. A. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive e Tropicali, Ospedale di Circolo - Fondazione Macchi, Università dell'Insubria ~ Varese<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: L‟herpes simplex virus 1 (HSV-1) è la causa più frequente di encefalite non<br />

epidemica. Spesso la ritardata o mancata diagnosi ne può complicare l‟andamento.<br />

Obiettivo: I dati relativi ai casi di encefaliti erpetiche documentate da positività liquorale<br />

per HSV-1 (PCR) negli anni 2001-2011 sono stati analizzati retrospettivamente.<br />

Risultati: Nel periodo di studio vi sono stati 9 casi di encefaliti erpetiche (M:F=3:6, età<br />

mediana 74 anni, range 38-81). Comorbidità erano DMII (2), gammopatia monoclonale (1),<br />

anoressia nervosa (1). Sintomi più frequenti erano febbre (9), alterata coscienza (8),<br />

vomito (7), cefalea (3), convulsioni (3) e deficit focali (2). LCR mostrava: glicorrachia<br />

mediana 61 mg/dl (range 46-108), protidorrachia 94 mg/dl (range, 49-339) e conta<br />

cellulare 72 (range 8-584, prevalenza linfocitaria). La rachicentesi è stata ripetuta in 4/9<br />

(44%) casi. In 7/9 (78%) casi vi erano anomalie all‟EEG; due pazienti hanno necessitato di<br />

ricovero in UTI. Tutti i pazienti hanno ricevuto acyclovir EV (10 mg/kg/die) con durata<br />

mediana di 20 giorni (range, 16-28) e passaggio a terapia orale in 6/9 (67%) casi. La<br />

terapia antivirale è stata iniziata tempestivamente (


187<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 166<br />

- MENINGITE DA STREPTOCOCCUS SALIVARIUS POST ANESTESIA SPINALE:<br />

DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO -<br />

Boffa N.* [1] , D'aniello F. [2] , Caruso A. [1] , Greco L. [1] , Campagna A. [1] , Messina E. [1] , Lanzara V. [1] , Mazzeo M. [1]<br />

- [1] AOU "OORR S. Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona" UOC Malattie Infettive ~ Salerno - [2] AOU "OORR S. Giovanni di<br />

Dio e Ruggi d'Aragona" UOC Malattie Infettive ~ Salerno<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: Gli autori descrivono un caso di Meningite da Streptococcus Salivarius<br />

conseguente ad anestesia spinale per la rarità di questa modalità di infezione meningea.<br />

Obiettivo: Una donna di anni 24 , nel marzo 2011, giunge al PS dell‟AOU di Salerno<br />

accusando cefalea e vomito protratti. Dall‟anamnesi risulta che, circa 24 ore prima, le è<br />

stato eseguito, presso una Casa di cura privata, un intervento in artroscopia al ginocchio<br />

destro, previa anestesia spinale. La paziente appare poco collaborante, sofferente, alterna<br />

momenti di sopore a discreta agitazione, presenta sfumata rigidità nucale. La TC cranio<br />

senza mdc esclude lesioni a carico del tessuto encefalico e all‟EEG si riscontra “attività<br />

elettrica cerebrale rallentata con prevalenza temporale destra”. A distanza di alcune ore,<br />

il consulente infettivologo, per il peggioramento del quadro clinico, pratica rachicentesi<br />

diagnostica: fuoriesce liquor torbido, ad “acqua di pasta”, a pressione aumentata<br />

caratterizzato da iperprotidorrachia, ipoglicorrachia, e dalla presenza di 5800 cellule per il<br />

90% neutrofili. .<br />

Risultati: Per la diagnosi di meningite a liquor torbido, la paziente viene trasferita presso<br />

la nostra U.O. e trattata con Ceftriaxone 2 g x 12h ev e Vancomicina 500 mg x 6h ev. La<br />

liquorcoltura dopo 48 ore evidenzia lo sviluppo di Streptococcus Salivarius sensibile agli<br />

antibiotici utilizzati. Il decorso clinico è caratterizzato da progressiva risoluzione del<br />

quadro clinico per cui, dopo due settimane, la paziente viene dimessa clinicamente<br />

guarita<br />

Conclusione: La meningite post anestesia spinale è complicanza estremamente rara e<br />

riconosce l‟effrazione della dura come fattore causale. In letteratura sono descritti solo 179<br />

casi di meningite post puntura della dura non sempre dovuti ad anestesia spinale ma<br />

spesso correlati a manovre diagnostiche quali la obsoleta mielografia o la stessa puntura<br />

lombare diagnostica.


<strong>Abstract</strong> 218<br />

- TROMBOSI DEL SENO SAGITTALE E SIADH: RARE COMPLICANZE DI<br />

NEUROCRIPTOCOCCOSI -<br />

Cascavilla A.* [1] , Tedeschi S. [1] , Bartoletti M. [1] , Dentale N. [1] , Viale P. [1]<br />

- [1] Università di Bologna ~ Bologna<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

188<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: i rarissimi casi di trombosi del seno sagittale in corso di infezione da HIV,<br />

risultano associati a linfomi, infezioni opportunistiche e/o stati trombofilici.<br />

Obiettivo: descrivere un caso di trombosi del seno sagittale associata a SIADH in corso di<br />

neurocriptococcosi in paziente HIV+.<br />

Risultati: paziente di 34 anni, peruviano, recente diagnosi di infezione da HIV (stadio A3)<br />

in HAART. Ricoverato per cefalea persistente e grave iponatriemia, viene posta diagnosi<br />

di meningoencefalite criptococcica, associata a SIADH. La CT encefalo al ricovero risulta<br />

nella norma. Trattato con fluconazolo, migliora clinicamente fino al 14° giorno quando<br />

recidivano febbre e cefalea, con associata emiparesi sinistra. Esegue CT e RMN encefalo<br />

che mostrano trombosi del seno sagittale superiore, ipertensione endocranica, procidenza<br />

delle tonsille cerebellari a livello del forame magno. Trattato con eparina non frazionata e<br />

desametasone, migliora rapidamente. Lo screening per trombofilia risulta negativo.<br />

Conclusione: in corso di criptococcosi cerebrale in pazienti HIV positivi, la persistenza o<br />

la recidiva di cefalea deve porre in diagnosi differenziale anche condizioni diverse dal<br />

fallimento terapeutico. Tra queste, alterazioni vascolari potenzialmente fatali ma<br />

suscettibili di terapia risolutiva come la trombosi del seno sagittale, possono essere<br />

facilmente diagnosticate con un pronto ricorso all‟imaging di secondo livello.<br />

In prima istanza tale evento è attribuibile ad azione diretta di HIV e/o dell‟infezione<br />

opportunista, entrambe in grado di alterare la funzione della cellula endoteliale con deficit<br />

di produzione di proteina S. La corretta gestione di questi pazienti prevede altresì<br />

l‟esecuzione di screening per diatesi trombofilica in quanto potrebbe coesistere un deficit<br />

misconosciuto di proteina C ed S.<br />

La presenza di iponatriemia non deve essere sottovalutata, imponendo uno screening<br />

diagnostico per SIADH, complicanza rara ma temibile in corso di infezioni del SNC.


189<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 131<br />

- STUDIO PILOTA DI PREVALENZA <strong>DEI</strong> DEFICIT DEL COMPLEMENTO NEI<br />

SOGGETTI CON PREGRESSA MALATTIA MENINGOCOCCICA -<br />

Cavinato S.* [1] , De Maso L. [3] , Macor P. [2] , Pellizer G. [4] , Buonfrate D. [4] , Rinaldi R. [6] , Marinello S. [6] , Raise<br />

E. [7] , Morelli E. [7] , Pozzan G. B. [8] , Tedesco F. [2] , Luzzati R. [9]<br />

- [1] S.C. Malattie Infettive, Azienda Ospedaliero Universitaria di Trieste, Scuola di Specializzazione dell'Università di<br />

Udine ~ Trieste - [2] Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Trieste ~ Trieste - [3] Dipartimento di Scienze della<br />

Vita, Università di Trieste ~ Trieste - [4] U.O. Malattie Infettive e Tropicali, Ospedale di Vicenza ~ Vicenza - [6] U.O. Malattie<br />

Infettive e Tropicali, Ospedale di Padova ~ Padova - [7] U.O. Malattie Infettive e Tropicali, Azienda USSL 12 Veneziana ~<br />

Venezia-Mestre - [8] U.O. Pediatria, Ospedale dell'Angelo, Mestre (VE) ~ Venezia-Mestre - [9] S.C. Malattie Infettive,<br />

Azienda Ospedaliero Universitaria 'Ospedali Riuniti di Trieste' ~ Trieste<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: La malattia meningococcica (meningite e/o sepsi da Neisseria meningitidis)<br />

può essere associata a singole o combinate deficienze delle frazioni della cascata<br />

complementare, trasmesse geneticamente, la cui prevalenza è tuttora non ben definita.<br />

Obiettivo: Studio pilota, retrospettivo, multicentrico di valutazione della prevalenza di<br />

deficit del complemento in soggetti adulti o in età pediatrica con pregressa malattia<br />

meningococcica e nei parenti di I° grado di soggetti risultati deficitari, mediante metodiche<br />

standardizzate per la valutazione della capacità litica del complemento attivato per via<br />

classica, alternativa e lectinica ed un‟eventuale analisi biochimica e molecolare.<br />

Risultati: Sono stati analizzati 18 pazienti (55% maschi) afferenti a 5 centri del Triveneto.<br />

L‟età mediana, alla diagnosi dell‟infezione, era di 25 anni (range 1-65 aa). Erano stati<br />

tipizzati il 67% degli isolati, riscontrando il sierotipo B nel 33.3% dei campioni, quello C nel<br />

33.3% ed altri sierotipi (Y e W135) nel restante 33.3%. La prevalenza di deficit<br />

complementari è risultata del 5.5% (1 pz su 18). Ad una ragazza di 19 anni, colpita da due<br />

sepsi meningococciche (sierotipo Y nel 2004, non tipizzabile nel 2007) è stato riscontrato<br />

un difetto selettivo di C7 che implicava la totale assenza dell‟attività delle tre vie<br />

complementari. La proteina C7 è risultata totalmente assente nel suo siero<br />

(concentrazione media di 63 µg/ml in serie di campioni sani). Sono stati testati anche i<br />

genitori ed una sorella risultati negativi per tale deficit. Alla paziente è stata consigliata la<br />

vaccinazione con vaccino coniugato a cadenza quinquennale.<br />

Conclusione: Nel nostro studio pilota la prevalenza di deficit complementari è inferiore a<br />

quella finora nota. Risulta auspicabile ampliare lo studio per identificare tempestivamente i<br />

pazienti affetti da tali deficit, sottoporre a screening i parenti e fornire indicazioni<br />

profilattiche aggiornate per una patologia infettiva rara ma non raramente severa.


190<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 240<br />

- IL CUORE IN TESTA: COMPLICANZE NEUROLOGICHE DELLE ENDOCARDITI<br />

INFETTIVE. -<br />

Gorgoretti V.* [1] , Di Carlo M. [1] , Di Girolamo A. [1] , Ricci F. [1] , Vignale F. [1] , Ripani P. [1] , Pizzigallo E. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive - Dipartimento di Scienze dell‟Invecchiamento, Università “Gabriele d‟Annunzio” ~ Chieti<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: Le endocarditi infettive (EI) si caratterizzano per la compresenza di<br />

manifestazioni cardiache ed extracardiache. Le complicanze neurologiche (stroke<br />

embolici, meningiti, ascessi, emorragie) si verificano nel 40% dei casi.<br />

Obiettivo: Descrizione dei casi di EI con complicanze neurologiche seguiti presso la<br />

Clinica di Malattie Infettive dell'Università "Gabriele d'Annunzio", Chieti.<br />

Risultati: Dal maggio 2010 al maggio 2011 sono stati osservati 6 pazienti con EI e<br />

complicanze neurologiche ad essa correlate. In tutti e 6 i casi il ricovero ospedaliero<br />

avveniva per la presenza di sintomi neurologici associati in 4 casi ad un evidente stato<br />

settico; gli altri due casi si caratterizzavano invece per emorragie cerebrali recidivanti. La<br />

diagnosi finale di EI si poneva sulla base della positività delle emocolture e per il riscontro<br />

ecocardiografico di lesioni compatibili con EI. In tutti e 6 i pazienti si riscontravano, inoltre,<br />

alterazioni neuroradiologiche compatibili con complicanze cerebrali di EI. La presenza di<br />

tali complicanze ha influenzato le strategie terapeutiche, sia nella scelta del farmaco, per<br />

la necessità di ottenerne elevate concentrazioni anche liquorali, sia nella durata del<br />

trattamento stesso. Il decorso clinico di questi pazienti è stato favorevole sebbene in due<br />

casi siano residuate sequele neurologiche.<br />

Conclusione: Le complicanze neurologiche in corso di EI sono un evento frequente e in<br />

un'elevata percentuale dei casi ne costituiscono la prima manifestazione clinica: ogni<br />

paziente con febbre e sintomi neurologici andrebbe valutato non solo per infezioni<br />

primitive cerebrali ma anche per possibili localizzazioni secondarie, come da EI. Inoltre,<br />

poichè le complicanze di tipo cerebrovascolare sono quelle più frequentemente osservate<br />

e poichè esse non sempre si associano a febbre, al riscontro di focolai emorragici o<br />

ischemici multipli dovrebbero far seguito tutti gli accertamenti diagnostici atti ad individuare<br />

una possibile EI.


Demografiche<br />

Comorbidità<br />

Sintomi d'esordio<br />

Liquor<br />

Laboratorio<br />

RM encefalo<br />

Agente eziologico<br />

Valvola interessata<br />

Terapia<br />

Tabella. Caratteristiche cliniche dei pazienti.<br />

191<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

CASO 1 CASO 2 CASO 3 CASO 4 CASO 5<br />

età 57 60 57 74 64<br />

genere maschio maschio maschio maschio femmina<br />

- -<br />

febbre, cefalea,<br />

agitazione psicomotoria<br />

limpido<br />

45 cell/mm 3<br />

ipoglicorrachia<br />

iperproteinorrachia<br />

febbre, cefalea,<br />

obnubilamento<br />

del sensorio<br />

limpido<br />

180 cell/mm 3<br />

proteinorrachia<br />

e glicorrachia<br />

nella norma<br />

recidiva K<br />

colon,<br />

colite<br />

attinica<br />

febbre,<br />

afasia,<br />

emiparesi<br />

destra,<br />

deficit XII<br />

n.c. dx<br />

-<br />

monorene<br />

DMTII<br />

displasia midollare<br />

obnubilamento del<br />

sensorio;<br />

in seguito: febbre<br />

opalescente<br />

12 cell/mm 3<br />

ipoglicorrachia<br />

iperproteinorrachia<br />

DMTII<br />

febbre, obnubilamento<br />

del sensorio,<br />

disorientamento<br />

limpido<br />

10 cell/mm 3<br />

ipoglicorrachia<br />

iperproteinorrachia<br />

GB/mm 3 13.500 2.280 12.240 4.300 11.700<br />

PCR 21 mg/dl 18 mg/dl 24 mg/dl 9,5 mg/dl 32 mg/dl<br />

farmaco<br />

durata<br />

Alterazioni<br />

infiammatorie<br />

BEE<br />

microascessi<br />

da<br />

embolizzazione<br />

settica<br />

focolai<br />

emorragici<br />

multipli<br />

segni di<br />

leptomeningite,<br />

focolai emorragici<br />

multipli<br />

multiple lesioni<br />

ischemiche da<br />

microembolismo<br />

S. aureus - S. aureus St. bovis S. aureus<br />

mitralica e<br />

aortica native<br />

vancomicina +<br />

oxacillina<br />

mitralica e<br />

aortica native<br />

ceftriaxone +<br />

gentamicina<br />

mitralica<br />

nativa<br />

oxacillina +<br />

gentamicina<br />

aortica nativa mitralica nativa<br />

meropenem levofloxacina +<br />

ampicillina/sulbactam<br />

61 46 70 63 74


192<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 185<br />

- PREVALENZA DELLE MENINGITI VIRALI NEGLI ANNI 1998-2010 NEL REPARTO DI<br />

MALATTIE INFETTIVE DI SASSARI -<br />

Maida I.* [1] , Floris M. G. [1] , Soddu V. [1] , Cattari G. [1] , Mura M. S. [1]<br />

- [1] Istituto di Malattie Infettive ~ Sassari<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: : Le meningiti sono l‟espressione clinica e anatomopatologica di<br />

infiammazione delle leptomeningi. L‟incidenza varia in base all‟agente eziologico ed è più<br />

elevata nei Paesi in via di sviluppo dove è 10 volte superiore, a causa di scarse misure<br />

preventive (vaccinazione).<br />

In Italia ogni anno più di 1000 persone si ammalano di meningite, anche se, in realtà,<br />

questi dati sono sottostimati per mancanza di una corretta registrazione dei casi1.<br />

Il decorso varia a seconda dell‟eziologia, nelle forme virali la prognosi è solitamente<br />

migliore.<br />

Nel Mondo annualmente si verificano più di 10,000 casi di meningite virale causati<br />

soprattutto da Enterovirus, Virus Varicella Zoster, Herspes Virus, virus del morbillo e HIV.<br />

L‟incidenza delle forme virali diminuisce con l‟età, nei bambini fino 1°anno questa è 20<br />

volte superiore rispetto all‟adulto.<br />

Obiettivo: Abbiamo valutato retrospettivamente gli agenti eziologici maggiormente<br />

responsabili di meningoencefaliti negli ultimi 12 anni presso il reparto di Malattie Infettive<br />

dell‟Università di Sassari, l‟età al momento della diagnosi e il sesso maggiormente<br />

coinvolto.<br />

Risultati: Sono stati identificati 195 casi di meningoencefaliti con un‟età media di 41 anni,<br />

tra il 1998 e il 2010, di cui 114 (58%) erano pazienti di sesso maschile.<br />

I patogeni principalmente responsabili sono stati nel 53% batteri, nel 45% virus e nel<br />

restante 2% miceti.<br />

Tra le forme virali 83 (42%) erano causate da Herpes Virus, 2 (1%) da Adenovirus ed il<br />

restante da forme virali non specificate.<br />

Conclusione: Nel nostro studio oltre il 45% delle meningiti è risultato essere causato da<br />

virus, rappresentando pertanto una causa importante di meningoencefaliti nell‟adulto.<br />

Gli Herpes Virus sono i patogeni più frequentemente responsabili delle meningoencefaliti<br />

virali. Le encefaliti da HSV sono gravate da alta mortalità e frequenti sequele pertanto è<br />

essenziale una diagnosi tempestiva e un inizio del trattamento in tempi brevi.<br />

AGENTE EZIOLOGICO NUMERO<br />

CASI<br />

Herpes Simplex<br />

83<br />

%<br />

42,5


Neisseria Meningitidis<br />

S. Pneumoniae<br />

Listeria<br />

M.Tuberculosis<br />

Haemophilus Influenzae<br />

S. Aureus<br />

S. Viridans<br />

Salmonella<br />

Miceti<br />

Enterobacter<br />

Indeterminate<br />

22<br />

25<br />

17<br />

8<br />

4<br />

2<br />

1<br />

1<br />

2<br />

2<br />

9<br />

193<br />

11,2<br />

12,8<br />

8,7<br />

4,1<br />

2<br />

1<br />

0,5<br />

0,5<br />

1<br />

1<br />

4,6<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


Virali non specificate 7 3,5<br />

Asettica<br />

Adenovirus<br />

Klebsiella P.<br />

Meningoencefalomielite<br />

Acute n.d.d.<br />

3<br />

1<br />

1<br />

1<br />

2<br />

194<br />

1,5<br />

0,5<br />

0,5<br />

0,5<br />

1<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


195<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 264<br />

- MENINGITE POSTCHIRURGICA E INFEZIONE DI CUTE E TESSUTI MOLLI DA<br />

ACINETOBACTER BAUMANNII EXTENSIVELY DRUG RESISTANT (XDR) -<br />

Nguisseu Chegoua G. L.* [1] , De Luca A. [1] , Oliveri G. [2] , Zei E. [3] , Giani T. [4] , Migliorini L. [1] , Rossolini G. M. [4] ,<br />

Montagnani F. [1]<br />

- [1] U.O.C. Malattie Infettive Universitarie ~ Siena - [2] U.O.C. Neurochirurgia Ospedaliera ~ Siena - [3] U.O.C. Anestesia e<br />

Terapia Intensiva Neurochirurgia ~ Siena - [4] U.O.C. Microbiologia e Virologia ~ Siena<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: Le infezioni da A. baumannii sono una temibile evenienza, soprattutto in<br />

ambito chirurgico- intensivistico.<br />

Obiettivo: Descriviamo una meningite postneurochirurgica con infezione di cute e tessuti<br />

molli da A. baumannii XDR.<br />

Risultati: Risultati. Donna 55 anni. Nel 2002 sostituzione disco intervertebrale L4-L5 e<br />

posizionamento di cage metallico. Luglio 2010: revisione chirurgica con formazione di<br />

soluzione di continuo durale. Agosto 2010: deiscenza della ferita e febbre; infruttuosi<br />

tentativi di chiusura della fistola e comparsa di segni meningei; terapia con vancomicina,<br />

meropenem, netilmicina, sostituiti dopo 2 gg da tigeciclina+ampicillina/sulbactam. Alla TC<br />

rachide: raccolta gassosa peridurale, raccolta fluida nei tessuti molli paravertebrali,<br />

fistolizzante con la cute a livello L4/L5. Alla revisione: ferita sottesa a liquido torbido-denso<br />

purisimile e uscita di liquor opalescente dalla fistola durale. La paziente, seguita in altro<br />

Nosocomio, è trasferita presso l‟Anestesia e Terapia Intensiva Neurochirurgica di Siena; si<br />

posiziona derivazione spinale esterna ed è poi inviata presso le Malattie Infettive<br />

Universitarie per proseguire le cure (tigeciclina 50 mg bid, ampicillina/sulbactam 3g qid,<br />

colistina 2 MUI tid). Liquorcoltura: positiva per A. baumannii produttore di carbapenemasi<br />

OXA-23, resistente a doripenem, imipenem, meropenem (MIC >32 mg/L) e<br />

ampicillina/sulbactam (>16mg/L), sensibile a tigeciclina e colistina. Dopo 18 sett di terapia,<br />

al controllo RMN: netta riduzione di volume della raccolta fluida nelle parti molli muscolofasciali.<br />

Ispessimento con impregnazione dopo mdc dello spazio epidurale L4/L5 e modica<br />

impregnazione durale.<br />

Conclusione: La limitata scelta terapeutica nelle infezioni da A. baumannii XDR pone<br />

problemi di efficacia e tollerabilità. Diffuso in Italia il riscontro di ceppi produttori di<br />

carbapenemasi OXA-23, come nel caso clinico descritto, che ha tuttavia mostrato buona<br />

tollerabilità al trattamento prolungato, con esito favorevole.


196<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 178<br />

- RUOLO DELLA TERAPIA ANTIVIRALE PER INFEZIONI PERSISTENTI DEL<br />

SISTEMA NERVOSO CENTRALE DA HHV-6: REPORT DI 2 CASI -<br />

Tontodonati M. [1] , Ursini T. [1] , Polilli E. [2] , Di Masi F. [2] , Mazzotta E. [1] , Agostinone A. [2] , Consorte A. [2] , Sozio<br />

F. [2] , Parruti G.* [2]<br />

- [1] Università di Chieti ~ Chieti - [2] Ospedale Civile di Pescara ~ Pescara<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: Riattivazione e persistenza di HHV-6 sono osservate in pazienti<br />

immunodepressi, con prevalente coinvolgimento del tratto gastrointestinale; negli<br />

immunocompetenti evidenze preliminari ne suggeriscono un ruolo non ben definito in<br />

alcune patologie del SNC.<br />

Obiettivo: Riportiamo 2 casi di persistente rilevabilità di HHV-6 nel SNC in<br />

immunocompetenti con manifestazioni neurologiche di rilievo clinico.<br />

Risultati: Caso 1. A marzo 2006, HHV-6 viene amplificato da eluato congiuntivale di<br />

donna di 45 anni con panuveite, trattata con beneficio con Valacyclovir. Due mesi dopo<br />

risulta positivo anche l‟occhio indenne e 4 mesi dopo compare severa sindrome sensitivomotoria<br />

(perdita di equilibrio e dolori persistenti agli arti inferiori) con ripresa dei sintomi<br />

oculari. HHV-6 viene amplificato anche dal liquor. Viene concordata, per sindrome<br />

demielinizzante all‟esordio, terapia endovenosa con immunoglobuline e Valgancyclovir<br />

(VGV). A 6 mesi, a fronte di persistenza di HHV-6 (plasma e tamponi oculari), parziale<br />

regressione dei sintomi; VGV proseguito per 12 mesi; le visite oculistiche e le RMN di<br />

controllo documentano stabilità delle lesioni pur in persistenza di HHV-6 nel plasma. Dopo<br />

sospensione della terapia antivirale, nessuna progressione ad oggi.<br />

Caso 2. Atleta di 28 anni, con precedente infezione primaria sintomatica da HHV-6,<br />

osservato a maggio 2010 per febbricola, riduzione della memoria e del tono dell‟umore e<br />

sindrome ipocinetica. HHV-6 è amplificato ad alta carica da plasma e bassa carica da<br />

liquor. Trattato con VGV per 12 mesi, mostra lento ma completo recupero clinico, pur in<br />

persistente replica di HHV-6 su plasma e liquor.<br />

Conclusione: La persistenza e la riattivazione di HHV-6 possono essere reperti<br />

occasionali in soggetti asintomatici, e come tali non necessitare di trattamento antivirale.<br />

Questo appare invece potenzialmente utile nei casi in cui quadri di rilievo clinico<br />

ammettano HHV-6 come potenziale patogenesi, sebbene il beneficio possa non derivare<br />

da un completo controllo dell‟attività virale.


197<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 84<br />

- UN CASO DI ASCESSO CEREBRALE CRIPTOGENETICO CONSEGUENTE ALLA<br />

PERVIETÀ DEL FORAME OVALE. -<br />

Pecori D.* [1] , Bragantini F. [1] , Cattani G. [1] , Del Pin B. [1] , Merelli M. [1] , Pagotto A. [1] , Villa G. [1] , Beltrame A. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive, S.M. Misericordia Azienda Ospedaliero Universitaria ~ Udine<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: L‟ascesso cerebrale può derivare da un‟infezione contigua, diffusione<br />

ematogena, intervento neurochirurgico o trauma cranico. L‟assenza di queste cause<br />

identifica l‟ascesso “criptogenetico”.<br />

Obiettivo: Descrivere il caso di un ascesso cerebrale conseguente alla pervietà del<br />

forame ovale.<br />

Risultati: Una donna di 21 anni, senza co-morbosità, senza storia di tossicodipendenza,<br />

veniva ricoverata per febbre, cefalea, rigor, vomito. Gli esami rilevavano elevati gli indici di<br />

flogosi. La TC encefalo evidenziava un‟area iperdensa (diametro 18 mm) con edema<br />

perilesionale a livello della capsula interna destra. La RMN dell‟encefalo confermava la<br />

presenza di un‟ampia lesione in regione parietale profonda destra con edema<br />

perilesionale, compressione del ventricolo ipsilaterale e iniziale deviazione delle strutture<br />

mediane a sinistra. La diagnosi differenziale era tra ascesso cerebrale e astrocitoma. Il<br />

liquor torbido, presentava ipoglicorrachia, iperprotidorrachia, pleiocitosi neutrofila. Veniva<br />

iniziata terapia antibiotico empirica (cefotaxime, levofloxacina, metronidazolo) e<br />

desametasone. L‟ecocardiografia transtoracica mostrava assenza di vegetazioni, setto<br />

interatriale intatto ed escludeva il passaggio di microbolle a riposo o in corso di manovra di<br />

Valsalva; l‟esame transesofageo dimostrava la presenza del forame ovale pervio, con<br />

shunt al color-doppler. L‟isolamento di Streptococcus oralis dal liquor permetteva la<br />

semplificazione della terapia (ceftriaxone, levofloxacina). La comparsa di litiasi biliare<br />

sintomatica dopo 8 settimane di terapia, richiedeva la sospensione del ceftriaxone. Il<br />

quadro radiologico negativo a 12 settimane di terapia permetteva la sospensione definitiva<br />

della terapia.<br />

Conclusione: La diagnosi di ascesso cerebrale criptogenetico in una giovane donna deve<br />

far sospettare la pervietà del forame ovale obbligando il clinico ad eseguire sempre<br />

l‟ecografia transesofagea. La terapia medica deve essere sempre seguita da un intervento<br />

chirurgico correttivo per prevenire le recidive.


198<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 60<br />

- TELBIVUDINA COME PROFILASSI ANTIVIRALE PER LA RECIDVIA DA HBV POST<br />

TRAPIANTO DI FEGATO: CASE REPORTS -<br />

Perrella A.* [1] , Lanza - Galeota A. [2] , Di Costanzo G. [2] , Pisaniello D. [2] , Marcos A. [2] , Migliaccio C. [2] , Calise<br />

F. [2] , Cuomo O. [2]<br />

- [1] AORN COtugno - AORN A. Cardarelli ~ nAPOLI - [2] Centro Trapianti Fegato AORN A Cardarelli ~ Napoli<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: La recidiva da HBV dopo Trapianto di fegato può rappresentare una<br />

condizione patologica pericolosa. Attualemnte la profilassi con immunoglobuline specifiche<br />

e lamivudina rappresenta il gold standard nella profilassi. Nonostante altri antivirali siano<br />

attiualemnte disponibili, pochi studi sono stati condotti sul loro possibile impiego e l‟impatto<br />

che possono avere sulla funzione renale nelle prime fasi del trapianto in questi soggetti<br />

Obiettivo: . Presentiamo in questa sede la nostra esperienza su 7 pazienti trapiantati per<br />

Cirrosi ed HCC HBV correlata e già in trattamento con Telbivudina 600mg/die mentre in<br />

lista di attesa per trapianto e successivamente trattati con lo stesso regime terapeutico<br />

come profilassi. In particolare abbiamo valutato l‟impatto precoce nei primi 3 mesi dopo<br />

trapianto sulla funzione renale, i livelli ematici di immunosoppressori, CPK, HBV-DNA,<br />

Transamiansis ai seguenti time points: T0 ( al momento del trapianto), T1 ( ad un mese),<br />

T3 (a tre mesi).<br />

Risultati: Tutti i pazienti sonpo stati trattati con un immunosoppressione basata su<br />

Inibitori Calcineurine. La CLearence della Creatinina (MDRD) a T0 era di 72,5 mL/min,<br />

69,2 mL/min a T1 e 71 mL/min a T3. I livelli ematici di CPK non sono aumentati in corso di<br />

valutazione ne le transaminasi. Non sono stati riscontrati incrementi nei dosaggi ematici di<br />

inibitori delle calcineurine. L‟HBV-DNA è risultato negativo per tutto il periodo del follow-up<br />

Conclusione: La telbivudina come profilassi nei pazienti trapiantati per patologie terminali<br />

di fegato HBV correlate risultata essere efficace e sicura, senza influenza sulla<br />

funzionalità renale ed epatica. Altri studi sono richiesti su una coorte di pazienti più ampia<br />

per confermare questi dati.


199<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 58<br />

- VARICELLA ZOSTER VIRUS INFECTION PRESENTING AS ISOLATED DIPLOPIA -<br />

Pisapia R.* [1] , Rianda A. [1] , Mariano A. [1] , Testa A. [1] , Oliva A. [1] , Abdeddaim A. [1] , Vincenzi L. [1] , Galgani S. [2] ,<br />

Narciso P. [1]<br />

- [1] Istituto Nazionale per le Malattie Infettive "L. Spallanzani" ~ Roma - [2] UOD Day Hospital neurologico-neurochirurgico,<br />

Dip Neuroscienze. Ospedale San Camillo Forlanini. ~ Roma<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: Varicella Zoster Virus (VZV) causes central nervous system (CNS)<br />

complications, including isolated cranial nerve palsy. The etiological diagnosis of these<br />

cases may be challenging, because these manifestations can occur without the typical<br />

rash<br />

Obiettivo: A case of an immune-competent adult patient presenting diplopia as isolated<br />

symptom of CNS involvement of VZV infection is described for the first time, with the<br />

objective to stimulate the awareness of clinicians on VZV atypical presentations<br />

Risultati: A 33-years old male patient referred to our hospital because of diplopia<br />

occurring 6 hours before. He reported a self-limited episode of mild headache, myalgia<br />

and nausea without fever, occurred 7 days before. Neurological examination was<br />

unremarkable except for vertical and cross diplopia at left eye suggesting isolated fourth<br />

nerve palsy. Cerebro-spinal fluid (CSF) analysis evidenced pleocytosis, proteins 188 mg/dl<br />

and glucose 51 mg/dl with blood glucose of 111 mg/dl. In the suspicion of a viral<br />

encephalitis, acyclovir and anti-microbial therapy were started. As suggested by<br />

neurologist consultant, corticosteroids were added. Agents most frequently responsible of<br />

meningo-encephalitis resulted negative, as well as chest X-ray and MRI of the brain.<br />

Conversely, a PCR performed on CSF resulted positive for VZV-DNA, with a viral load of<br />

30360 copies/ml. Acyclovir was continued up for 14 days. The diplopia progressively<br />

improved, and the patient was discharged after 21 days. He reported the complete<br />

disappearance of diplopia 45 days later<br />

Conclusione: VZV is now recognized as one of the main cause of adult encephalitis: in<br />

recent series, VZV has been identified as the second most common encephalitis cause.<br />

This case shows that clinicians should be aware of VZV role in CNS symptoms, even if the<br />

typical rash is lacking. The application of a standardized panel on CSF, including tests for<br />

most common agents causing neurological impairment, is useful


200<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 257<br />

- TRATTAMENTO DI UN CASO DI VENTRICOLITE DA S.EPIDERMIDIS IN<br />

PORTATRICE DI DERIVAZIONE VENTRICOLARE ESTERNA CON DAPTOMICINA E<br />

LINEZOLID. -<br />

Martin M. [1] , Minunno B. [1] , Pischedda M. [1] , Placanica P. M. [2] , Marcello F. [3] , Montella F. [4] , Tarasi A.* [5]<br />

- [1] ° Uos Sub intensiva anestesiologica Neurochirurgica, AO San Giovanni Addolorata. ~ Roma - [2] Microbiologia, Uoc<br />

Medicina di Laboratorio, AO San Giovanni Addolorata ~ Roma - [3] Direttore Dipartimento Anestesia e rianimazione, AO<br />

San Giovanni Addolorata ~ Roma - [4] Direttore Uoc Medicina V, AO San Giovanni Addolorata ~ Roma - [5] ^Dirigente<br />

responsabile Uos Clinica per le Infezioni Nosocomiali , AO San Giovanni Addolorata ~ Roma<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: Le infezioni del sistema nervoso centrale nei pazienti neurochirurgici (NCH)<br />

sono una complicanza con alta morbilità, mortalità. I dispositivi NCH quali le derivazioni<br />

ventricolari esterne (DVE) ed interne (DVP) predispongo alle infezioni. L‟incidenza varia<br />

dal 4 al 15%. I gram + multiantibiotico-resistenti sono emergenti in neurochirurgia e il loro<br />

trattamento risulta difficile per l‟antibiotico-resistenza e per la difficoltà di raggiungere<br />

concentrazioni terapeutiche nel sito di infezione per la barriera emato-encefalica.<br />

Obiettivo: Noi presentiamo un caso di ventricolite da S.epidermidis meticillina-resistente<br />

(MRSE) trattato con con daptomicina (D) 6 mg/kg in combinazione con linezolid (L).<br />

Risultati: Donna di 46 anni portatrice di DVE per idrocefalo. Dopo 30 giorni (gg) dal<br />

posizionamento della DVE è febbrile a causa di ventricolite (aumento cellule nel liquor<br />

(LCR) e crescita di MRSE). L'‟infettivologo prescrive linezolid 600mg BID.<br />

Per crescita di SE dal LCR dopo 7 gg di trattamento con L, si aggiungeva in terapia D<br />

6mg/kg die. In nona giornata di trattamento D-L la paziente sfebbra e LCR è sterile. Dopo<br />

12 gg si posizionava DVP; sospendeva L dopo 17 gg di terapia e manteneva D ancora<br />

per 7 gg dopo l‟intervento di DVP. Durante il trattamento combinato con D e L non sono<br />

comparsi effetti collaterali.<br />

Conclusione: La penetrazione nel LCR di D è dell‟11,5%. In letteratura sono riportati casi<br />

sul suo utilizzo nel trattamento di infezioni liquorali, in pazienti portatori di DVE e DVP.<br />

Questo è il primo caso di utilizzo di D-L verso SE. Studi in vitro dimostrano sinergismo<br />

dell‟associazione D-L. Nel nostro caso, per l‟inefficacia di L da solo si è deciso di associare<br />

D a L , anche senza le MIC per D. La decisione è stata presa sui dati di lletteratura e per<br />

l'efficacia di D sul biofilm. Il nostro approccio terapeutico è stato efficace nel debellare<br />

l‟infezione liquorale da S. epidermidis .


201<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 213<br />

- THE FIRST CASE OF HHV-7 MENINGOENCEPHALITIS SUCCESSFULLY TREATED<br />

WITH ORAL VALGANCICLOVIR IN IMMUNOCOMPETENT PATIENT -<br />

Trezzi M.* [1] , Benvenuti M. [1] , Messeri D. [1] , Fabbri C. [1] , Vivarelli A. [1] , Sonnoli C. [2] , Bianchi L. [3] , Lencioni P. [3] ,<br />

Esperti F. [1]<br />

- [1] U.O. Malattie Infettive - Ospedale del “Ceppo” ~ Pistoia - [2] U.O. Neurologia - Ospedale del “Ceppo” ~ Pistoia - [3] U.O.<br />

Microbiologia - Ospedale del "Ceppo" ~ Pistoia<br />

INFEZIONI DEL SISTEMA NERVOSO<br />

Premessa: La patogenicità e la terapia delle infezioni da Herpes Virus umano 7 (HHV-7) è<br />

ancora argomento di discussione.<br />

Obiettivo: Descrizione del primo caso di meningoencefalite da HHV-7 trattato<br />

efficacemente con valganciclovir in soggetto immunocompetente.<br />

Risultati: Donna di 25 anni si ricovera per febbre, otalgia, cefalea, fotofobia, sfumati<br />

rigidità nucale e bulbo mimico. TC cranio: lieve mastoidite cronica (sinusopatia cronica in<br />

anamnesi), per la quale si mantiene terapia con levofloxacina, visita ORL negativa. RM<br />

encefalo e tronco nei limiti. La rachicentesi mostra un quadro di meningite a liquor limpido<br />

con iperprotidorrachia, pleiocitosi mista (60% neutrofili, 40% linfociti), glicorrachia<br />

lievemente consumata, negativi antigeni batterici e criptococcico, negative le PCR per:<br />

HSV 1-2, EBV, CMV, VZV, Enterovirus, Adenovirus, meningo e pneumococco,<br />

Haemophilus influenzae b-c, Streptococcus agalatiae, E. Coli, Listeria monocytogenes,<br />

Klebsiella pneumoniae, negativi l‟esame colturale anche per BK e gli Abs micoplasma<br />

pneumoniae. Emo ed urinocolture negative. Indici di flogosi nella norma. Lievi<br />

iperamilasemia e iperlipasemia. Test HIV negativo, sottopopolazioni linfocitarie e<br />

immunoglobuline nei limiti. Per la persistenza di febbre elevata e cefalea, delle alterazioni<br />

dell‟EEG (tracciato diffusamente rallentato senza anomalie specifiche), della positività su<br />

liquor e sangue di PCR qualitativa per HHV-7 con negatività di HHV-6 e 8, instauravamo<br />

un trattamento off-label con valganciclovir 900mg x 2/die per 21 giorni e bassi dosaggi di<br />

steroidi. Non disponibile sierologia per HHV-7 a conferma di infezione primaria. La<br />

paziente veniva dimessa asintomatica e dopo negativizzazione di PCR per HHV-7 su<br />

sangue a 3 giorni dall‟inizio della terapia antivirale.<br />

Conclusione: Si conferma la potenziale patogenicità neurologica di HHV-7 nel paziente<br />

immunocompetente; la necessità di inserirlo nel pattern dei virus neurotropi da cercare su<br />

liquor mediante PCR; l‟utilità ed efficacia della terapia con valganciclovir orale.


202<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 36<br />

- PAZIENTI PORTATORI DI TRAPIANTO EPATICO: LA NOSTRA ESPERIENZA 2002-<br />

2011. -<br />

Caroleo B.* [1] , Staltari O. [1] , Costa C. [1] , Pisani V. [1] , Scalise L. [1] , Giancotti A. [2] , Mazza I. [1] , Matera G. [3] ,<br />

Guadagnino V. [1]<br />

- [1] AOU "Mater Domini", UO Malattie Infettive ~ Catanzaro - [2] AOU "Mater Domini", UO Microbiologia ~ Catanzaro -<br />

[3] Facoltà di Medicina, Cattedra di Microbiologia ~ Catanzaro<br />

INFEZIONI NEL SOGGETTO TRAPIANTATO<br />

Premessa: La cirrosi scompensata HCV-correlata è la prima indicazione al trapianto di<br />

fegato(OLT)(Expert Rev Gatsroenterol Hepatol 2010;4(4):445-458).<br />

Obiettivo: Riportiamo l‟esperienza maturata negli ultimi 10 anni presso l‟UO di Malattie<br />

Infettive.<br />

Risultati: Dal 2002 al 2011 abbiamo arruolato 25 portatori di OLT(21 M), età m.:61.3<br />

aa(43-77), con età m. al trapianto di 55.7 aa(39-66).Indicazione all‟OLT: Cirrosi:da<br />

HCV:11(44%) di cui 3 con epatocarcinoma (HCC);da HBV:6(24%)di cui 3 con<br />

HCC;criptogenetica:4(16%) di cui 1 con HCC; Epatite fulminante:2(8%) da HBV e da<br />

sovrainfezione Delta;Iperossaluria primitiva:1(anche di rene);CBP:1.Le problematiche<br />

infettivologiche di rilievo sono state le seguenti:un caso di sepsi da S. agalactiae in<br />

dializzata con trapianto di rene/fegato,una polmonite da H1N1,un‟infezione da Salmonella<br />

spp,una reinfezione endogena da CMV.Gli HBV positivi sono in trattamento con analoghi<br />

nucleos(t)idici+Ig specifiche,con soppressione stabile della viremia.Quattro pazienti sono<br />

deceduti per: rigetto acuto(a 6 mm dall‟OLT),linfangioma epatico(a 2 aa),ca.del colon(a 10<br />

aa)e glioblastoma(a 3 aa).Gli HCV+ hanno sviluppato cirrosi su OLT in tempi diversi;una<br />

tendenza a progressione accelerata è evidente negli OLT dell‟ultimo decennio(8<br />

OLT:2003-2007) rispetto a quelli del decennio precedente(3 OLT:1990-1999).Prognosi<br />

migliore hanno coloro che sono stati sottoposti ad OLT per HCC su Cirrosi Child A o SVR<br />

ad IFN pre-OLT.La progressione in fibrosi è accelerata nei diabetici.<br />

Conclusione: L‟accurata selezione pre-OLT,la modulazione dell‟immunosoppressione<br />

con Steroidi e Inibitori della Calcineurina ed il controllo della S. metabolica migliorano la<br />

prognosi dei portatori di OLT HCV+.Le infezioni intercorrenti, anche gravi, sono state<br />

controllate con successo.Le attuali terapie per gli HCV+ devono essere considerate in<br />

Centri di riferimento,prima che si sia stabilito un danno istologico significativo<br />

sull‟organo.E‟ infine basilare uno stretto controllo oncologico per diagnosi precoce di t.<br />

maligni.


203<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 197<br />

- RISULTATI DEL TRAPIANTO DI FEGATO IN SOGGETTI HIV+ CON HCV NEL<br />

CENTRO TRAPIANTI DI ANCONA -<br />

Castelletti S.* [1] , Maracci M. [1] , Nicolini D. [2] , Svegliati Baroni G. [3] , Tarsetti F. [4] , Tavio M. [5] , Ancarani F. [1]<br />

- [1] Clinica Malattie Infettive ~ Ancona - [2] Chirurgia dei Trapianti ~ Ancona - [3] Clinica di Gastroenterologia ~ Ancona -<br />

[4] Gastroenterologia ~ Ancona - [5] Malattie Infettive ~ Ancona<br />

INFEZIONI NEL SOGGETTO TRAPIANTATO<br />

Premessa: Il trapianto di fegato in soggetti HIV+ con HCV è considerato a bassa<br />

performance a causa della progressione della recidiva di HCV. Tali dati non sono ancora<br />

stati confermati e non ne sono state analizzate le cause.<br />

Obiettivo: Analisi retrospettiva dei risultati ottenuti nei trapianti di fegato in soggetti HCV+<br />

in soggetti HIV+ e HIV-.<br />

Risultati: Sono stati trapiantai 99 pazienti HCV, 15 HIV + e 84 HIV -. I pazienti HIV+<br />

avevano un‟età media inferiore. Lo score Meld non risultava significativamente diverso.<br />

5/15 (33%) dei soggetti HIV+ erano HCV RNA-, vs 11/84 (13.1%) degli HIV-.Le<br />

caratteristiche del donatore e del fegato trapiantato (tempo di ischemia, steatosi) erano<br />

analoghe nei 2 gruppi. 5/15 (33%) pazienti HIV+ sono deceduti vs 24/84 (28.6%) degli<br />

HIV-. La causa del decesso era correlabile con la recidiva di HCV in 1/5 (20%) degli HIV+<br />

ed in 4/24 (17%) negli HIV- (differenze non significative). Nessuno dei 5 pazienti HIV+ con<br />

HCV RNA- ha avuto recidiva di epatite HCV vs. 2/11 (18%) degli HIV-.<br />

Dei 10 pazienti HIV+ con recidiva di HCV, 2 ( 20%) sono stati trattati con terapia antivirale<br />

e sono risultati NR. Dei 75 HIV-, 24 sono stati trattati. Dei 18 che hanno completato il<br />

trattamento, 12 (66%) sono risultati NR, 6 (33%) SVR. Il tempo di progressione in fibrosi<br />

significativa (F2) è risultato simile nei 2 gruppi.<br />

Conclusione: I risultati nel nostro centro non evidenziano un peggiore outcome del<br />

trapianto di fegato nei soggetti HIV+/HCV rispetto agli HIV-. La sopravvivenza globale è<br />

sovrapponibile. Fattori prognostici negativi sono risultati la carica virale di HCV, la severità<br />

della recidiva di HCV e la scarsa responsività alla terapia antivirale. I risultati ottenuti sono<br />

condizionati dal basso numero dei soggetti HIV valutati, sarebbe utile considerare una<br />

casistica più ampia nell‟ambito degli altri Centri Trapianto italiani.


204<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 120<br />

- VIRURIA E DNAEMIA <strong>NELLA</strong> DIAGNOSI DI INFEZIONE DA BKVIRUS NEI PAZIENTI<br />

TRAPIANTATI -<br />

Collini L.* [1] , Bassetti D. [1] , Pedrotti C. [1] , Lanzafame P. [1] , Cristina A. [2] , Buccella N. [2] , Brunori G. [2]<br />

- [1] Microbiologia e Virologia ~ Trento - [2] Nefrologia ~ Trento<br />

INFEZIONI NEL SOGGETTO TRAPIANTATO<br />

Premessa: BKV è un virus con DNA a doppia elica che dopo l‟ infezione primaria può<br />

rimanere latente nel rene e nei leucociti periferici e riattivarsi negli stati di<br />

immunosoppressione. La nefropatia interstiziale associata alla infezione da BKV (PVAN)<br />

può interessare 1-10% dei pazienti trapiantati, più frequentemente entro il primo anno<br />

dopo il trapianto di rene, ed è causa importante di disfunzione renale con conseguente<br />

perdita dell‟organo trapiantato.<br />

Obiettivo: Scopo dello studio è stato analizzare il valore predittivo della BK viruria per lo<br />

sviluppo della viremia e considerarlo un affidabile marker di PVAN.<br />

Risultati: Sono stati studiati 62 pazienti trapiantati di rene seguiti presso l‟ambulatorio<br />

trapianti dell‟U.O. Nefrologia di Trento, con una età compresa tra i 21 e i 64 anni (media<br />

42 anni). La ricerca del BKV-DNA è stata effettuata con PCR real time sia su sangue che<br />

su urina. I valori soglia di positività sono stati: 10000000 copie/ml per la viruria e 10000<br />

copie/ml per la viremia.<br />

In base alla viruria sono stati divisi in due gruppi: viruria negativa 49, viruria positiva 13<br />

(21%). Tra i pazienti con viruria positiva è stata rilevata viremia in 7 pazienti (54%), 5 di<br />

loro hanno sviluppato PVAN. Nessuna infezione è stata rilevata nei pazienti con viruria<br />

negativa.<br />

Conclusione: La replicazione virale è un fattore comune a tutti i trapiantati renali che<br />

sviluppano PVAN. Lo screening virologico permette di anticipare l‟intervento terapeutico<br />

alle prime fasi della malattia. La viruria “persistente” (due o più esami consecutivi positivi)<br />

ha dimostrato una eccellente sensibilità (100%) e buona specificità (82%) per lo sviluppo<br />

di viremia e può predire una iniziale PVAN. L‟alto valore predittivo negativo consente di<br />

escludere la diagnosi di PVAN tuttavia il valore predittivo positivo è basso, a causa di<br />

replicazioni virali transitorie e diventa, in questi casi, necessaria la valutazione quantitativa<br />

della DNAemia che correla in modo significativo con la presenza di danno renale.


205<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 148<br />

- POLMONITE INTERSTIZIALE DA VIRUS RESPIRATORIO SINCIZIALE (RSV) IN<br />

TRAPIANTATO EPATICO (OLT). -<br />

Dodi F.* [1] , Morelli N. [2] , Andorno E. [2] , Di Domenico S. [2] , Casaccia M. [2] , Bottino G. [2] , Valente U. [2] , Viscoli<br />

C. [1]<br />

- [1] Clinica Malattie Infettive, A.O.U. San Martino, Genova ~ Genova - [2] Dipartimento Scienze Chirurgiche, A.O.U. San<br />

Martino, Genova ~ Genova<br />

INFEZIONI NEL SOGGETTO TRAPIANTATO<br />

Premessa: RSV è ubiquitario, si può acquisire sia in comunità sia in ospedale. Produce<br />

flogosi delle prime vie aeree, ma anche tracheobronchite o polmonite (=/< 10%).<br />

L‟incidenza in OLT è 4% e può decorrere più gravemente.<br />

Obiettivo: Descrizione di un caso.<br />

Risultati: Si tratta di un uomo di 65 anni, con ESLD alcolica, vasculopatia generalizzata<br />

ed iniziale encefalopatia. Nel Gennaio 2011 ha ricevuto OLT (fegato intero). La terapia<br />

immunosoppressiva prevedeva: Ciclosporina A e Steroide . Si è verificato un lento<br />

recupero neurologico a causa della malattia organica cerebrale e della gestione degli<br />

immunosoppressori.<br />

In 13a gg. post-OLT si è sviluppata HAP, guarita.<br />

In 41a gg. post-OLT, è comparsa polmonite interstiziale bilaterale. La ricerca di RNA di<br />

RSV con PCR tramite tampone nasale e faringeo ne ha permesso l‟identificazione. La<br />

diagnosi differenziale è risultata negativa. Era da segnalare: GR= 2.900.000/mmc, Hb= 9,1<br />

g%, GB= 4.330/ mmc di cui N= 3.190/mmc, creatininemia= 1,3 mg%, bilirubinemia<br />

totale/diretta= 1.8/0.8 mg%, albuminemia= 3,1 g%, INR= 1.27. La terapia con Ribavirina<br />

(RBV) (800 mg/die, sulla scorta della crasi ematica, per os, per dieci giorni) ha ottenuto la<br />

guarigione. Il controllo di RSV con PCR è risultato negativo. RBV è stata ben tollerata ma<br />

ha provocato ulteriore anemizzazione (GR= 2.500.000/mmc, Hb= 7,9 g%).<br />

Conclusione: L‟acquisizione di RSV è stata nosocomiale, in accordo con le segnalazioni<br />

trapiantologiche pediatriche che descrivono un rischio del 65%. L‟immunosoppressione del<br />

periodo precoce post-OLT non ne ha compromesso l‟evoluzione clinica. La terapia di RSV<br />

con RBV è approvata in dispensazione ospedaliera, se la malattia è severa e c‟è<br />

immunocompromissione. L‟adozione della somministrazione per os è supportata da<br />

esperienze cliniche favorevoli. La clearance di RSV è stata rapida. Come segnalato in<br />

letteratura, é possibile un sinergismo virus -batteri per preesistenti e concorrenti patologie<br />

respiratorie.


206<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 62<br />

- RUOLO DELLA PROFILASSI CON AMFOTERICINA B LIPOSOMIALE DOPO<br />

TRAPIANTO DI FEGATO NEI PAZIENTI AD ALTO RISCHIO: IMPATTO SUL SISTEMA<br />

IMMUNE, MORTALITÀ ED INFEZIONI NEL PRIMO ANNO -<br />

Perrella A.* [1] , Esposito C. [2] , D'alessio L. [2] , Pisaniello D. [2] , Marcos A. [2] , Cuomo O. [2]<br />

- [1] AORN D.COTUGNO - AORN A CARDARELLI ~ napoli - [2] Centro Trapianti Fegato - AORN A CARDARELLI ~ Napoli<br />

INFEZIONI NEL SOGGETTO TRAPIANTATO<br />

Premessa: Le infezioni fungine sono una delle cause più importanti di morbidità e<br />

mortalità post trapianto di fegato entro il primo anno dall‟intervento.<br />

Obiettivo: Abbiamo valutato l‟uso di Amfotericina B liposomiale (LAmB) in profilassi nei<br />

pazienti ad alto rischio e le differenze con pazienti in profilassi con Fluconazolo.Dal<br />

Gennaio 2006 ad ottobre 2009 tutti i pazienti sottoposti a trapianto di fegato sono stati<br />

valutati ed arruolati in accordo a criteri per l‟alto rischio (tabella) e sottoposti alla seguente<br />

profilassi: LAmB 3mg/day o Fluconazolo 400mg/day per 7-15 giorni. Tutti pazienti<br />

arruolati sono stati seguiti per un periodo di 12 mesi valutando: IL-10, TNF-a, IL-6, Episodi<br />

infettivi, Candida and Aspergillus antigen assays, Test di funzionalità epatica e renale,<br />

dosaggio immunosoppressori.<br />

Risultati: Sono stati inclusi nello studio 25 pazienti in trattamento con LAmB ( Gruppo A)<br />

e 19 pazienti con Fluconazolo ( Gruppo B). Gli antigeni fungini sono risultati sempre<br />

negativi . 1 solo paziente del Gruppo B è deceduto per sepsi da Candida al 3° mese. 5<br />

su 25 pazienti nel Gruppo A hanno avuto episodi infettivi di origine batterica/virale,<br />

mentre tali eventi sono stati registrati in 12 su 19 soggetti nel Gruppo B. Pazienti nel<br />

gruppo A avevano una riduzione delle citochine pro infiammatorie rispetto a quelli nel<br />

gruppo B, i quali presentavano in corso di trattamento elevazione dei dosaggi ematici di<br />

immunosoppressori che hanno richiesto aggiustamenti posologici e tre episodi di rigetto<br />

sono stati riscontrati. Non evidenti in entrambe i gruppi significative variazione nella<br />

funzionalità epatica e renale<br />

Conclusione: I pazienti ad alto rischio profilassati con Amfotericina B liposomiale non<br />

presentano episodi fungini ed hanno un ridotto numero di infezioni batteriche/virali rispetto<br />

ai pazienti profilassati con Fluconazolo. In più non vi sono interazioni con i dosaggi ematici<br />

di immunosoppressori con un network immunologico equilibrato senza shift proinfiammatorio.


207<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


208<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 198<br />

- IL RUOLO DELL’INFEZIONE DA CMV E DEL SUO MONITORAGGIO ATTIVO <strong>NELLA</strong><br />

NUOVA ERA <strong>DEI</strong> TRAPIANTI DI RENE: RISULTATI DI UNA COORTE COMPLETA -<br />

Puttini C.* [2] , Rossetti B. [2] , Buracci A. [2] , Carmellini M. [3] , Garosi G. [4] , Cusi M. G. [5] , De Luca A. [2] , Zanelli G. [2]<br />

- [2] MALATTIE INFETTIVE UNIVERSITARIE, AOUS Le Scotte ~ Siena - [3] UOC CHIRURGIA <strong>DEI</strong> TRAPIANTI AOU<br />

Senese ~ Siena - [4] UOC Nefrologia AOU Senese ~ Siena - [5] Sezione Microbiologia, Dipartimento Biologia Molecolare,<br />

Università degli Studi di Siena, AOU Senese ~ Siena<br />

INFEZIONI NEL SOGGETTO TRAPIANTATO<br />

Premessa: Nel paziente trapiantato prevenire la malattia da CMV è un obiettivo prioritario<br />

basato sul monitoraggio clinico-virologico<br />

Obiettivo: Descrivere l‟impatto dell‟infezione da CMV in una coorte completa di trapiantati<br />

renali<br />

Risultati: Sono stati analizzati retrospettivamente tutti i trapianti renali dell‟UOC Chirurgia<br />

dei Trapianti (AOU Senese) da Gennaio 2008 a Dicembre 2009. Per ogni paziente sono<br />

stati valutati dati clinici, immunosoppressori, follow-up virologico, malattia da CMV, terapie<br />

scelte ed esiti (CMV+, decesso, rigetto, perdita graft). I predittori degli esiti sono stati<br />

esaminati con analisi di sopravvivenza; il follow-up è stato troncato alla prima delle<br />

seguenti: data esito, data ultimo follow-up relativo all‟esito, 31 Dicembre 2010. 97 i pazienti<br />

analizzati (M/F=62/35; età media=53 aa): il 90% presentava IgG per CMV al trapianto; 6<br />

(D+/R-) hanno assunto chemioprofilassi per 3 mesi. Dopo follow-up medio di 628 gg in 33<br />

si è verificato rigetto, 16 hanno perso il graft, 7 sono deceduti. L‟infezione attiva da CMV è<br />

stata documentata in 32 pazienti (incidenza:29/100 pazienti-anno di follow-up) con tempo<br />

medio di latenza dal trapianto di 83 gg: 24 hanno presentato riattivazione virologica<br />

asintomatica, 6 (6%) malattia da CMV (4 sistemiche/1 enterica/1 respiratoria); 2 le<br />

infezioni primarie. La terapia antivirale, riservata alle malattie e al 22% delle riattivazioni<br />

(pre-emptive), ha permesso il controllo dell‟infezione. In un modello di Cox multivariato la<br />

malattia da CMV (HR 2,8; p=0.02) e l‟età del donatore (+1 anno HR 1,06; p=0,006) sono<br />

risultati predittori indipendenti di rigetto. L‟infezione attiva, controllata spontaneamente o<br />

con pre-emptive therapy, non ha mostrato invece correlazione con il rigetto (p=0.56).<br />

Malattia da CMV o rigetto non sono risultati associati a perdita del graft o mortalità<br />

Conclusione: Nella moderna era di trapianto la malattia da CMV è ancora causa<br />

determinante di morbosità, ma i benefici di monitoraggio e trattamento pre-emptive<br />

appaiono evidenti


209<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 226<br />

- COMPARTIMENTALIZZAZIONE DI HCMV: MANCATA APPROPRIATEZZA DELLA<br />

SOLA DNAEMIA <strong>NELLA</strong> DIAGNOSI E <strong>NELLA</strong> TERAPIA DI UNA POLMONITE DA<br />

HCMV POST-TRAPIANTO POLMONARE. -<br />

Puttini C.* [1] , Voltolini L. [3] , Fossi A. [2] , Rottoli P. [2] , De Luca A. [1] , Cusi M. G. [4] , Zanelli G. [1]<br />

- [1] MALATTIE INFETTIVE UNIVERSITARIE, AOUS Le Scotte ~ Siena - [2] UOC Malattie Respiratorie Trapianto<br />

Polmonare AOU Senese ~ Siena - [3] UOC Chirurgia Toracica AOU Senese ~ Siena - [4] Sezione Microbiologia,<br />

Dipartimento Biologia Molecolare, Università degli Studi di Siena, AOU Senese ~ Siena<br />

INFEZIONI NEL SOGGETTO TRAPIANTATO<br />

Premessa: L‟infezione da CMV è temibile complicanza nei trapiantati polmonari (LTRs).<br />

La malattia d‟organo può avvenire in assenza o con bassa carica virale su sangue; il<br />

monitoraggio di CMV–DNA su lavaggio bronco-alveolare (BAL) è normalmente suggerito<br />

Obiettivo: Descrivere un caso di polmonite da CMV in LTR in cui solo i livelli di CMV-DNA<br />

su BAL hanno permesso diagnosi e terapia<br />

Risultati: Donna di 62 aa, diabetica, ipertesa, IgG + per CMV, sottoposta a trapianto<br />

polmonare doppio (immunosoppressori: CyA e metilprednisolone); nel postoperatorio,<br />

dopo episodio di iperpiressia in II giornata (indagini colturali e ricerca di CMV su sangue<br />

negative), mantiene emodinamica stabile, apiressia, buoni scambi respiratori. L‟esame<br />

ematochimico mostra però progressiva leucopenizzazione, anemizzazione, incremento<br />

della PCR (14 mg/dl) e la paziente torna febbrile in XX giornata. Alla broncoscopia“lesioni<br />

maculari sospette per infezione virale con abbondanti secrezioni ai lobi inferiori”e su BAL<br />

alta carica di CMV-DNA (186400copie/ml) in assenza di patogeni batterici di rilievo; da<br />

segnalare DNAemia 2338c/ml. Alla TC torace “impegno dell‟interstizio interlobulare<br />

associato a multiple micronodularità centrolobulari secondo quadro flogistico da CMV”,<br />

senza significative alterazioni all‟RX. Si intraprendono così ganciclovir ev (25gg) ed<br />

infusione di IgG anti-CMV, associati ad antibiosi ad ampio spettro, con sfebbramento e<br />

normalizzazione di emocromo e PCR. La DNAemia mostra successive oscillazioni<br />

(2026c/ml in IV giornata di ganciclovir, 4063 in VII, neg a 3 mesi), mentre il BAL mostra<br />

decremento della carica virale (in IX giornata 99414c/ml, a 3 mesi 2068 c/ml), in assenza<br />

di ulteriori manifestazioni di malattia d‟organo/sistemica<br />

Conclusione: Nei LTRs la malattia da CMV sembra seguire un profilo viro-immunologico<br />

compartimentalizzato; la viral load su BAL è correlata alla malattia sintomatica e, presente<br />

a livelli più elevati rispetto al plasma come in questo caso, sembra offrire un campione più<br />

appropriato per il follow up


210<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 68<br />

- TUMORI DE NOVO NEI TRAPIANTATI DI FEGATO:ESPERIENZA DELLE MALATTIE<br />

INFETTIVE DI GROSSETO -<br />

Riccardi M. P.* [1] , Allegri M. P. [1] , Carli T. [1] , Chigiotti S. [1] , Croci L. [1] , Minacci C. [1] , Nencioni C. [1] , Ricciardi B. [1]<br />

- [1] ~ Grosseto<br />

INFEZIONI NEL SOGGETTO TRAPIANTATO<br />

Premessa: Il trapianto ortotopico di fegato (OLT) è riconosciuto come il trattamento di<br />

scelta per molte malattie epatiche allo stadio terminale, ma la necessità di usare terapie<br />

immunosoppressive determina numerose complicazioni tra cui il rischio di sviluppare<br />

tumori de novo.<br />

Obiettivo: Valutazione retrospettiva della casistica della UO Malattie Infettive Ospedale<br />

Misericordia di Grosseto dei tumori de novo correlati alle infezioni virali (HPV, HHV8,<br />

HBV) nei trapiantati di fegato afferenti al nostro ambulatorio dal 1992 al 2011<br />

Risultati: Abbiamo valutato 4 su 23 pazienti trapiantati di fegato che hanno sviluppato un<br />

tumore de novo nel follow-up post OLT. Sono stati analizzati: età al momento dell‟OLT,<br />

indicazioni all‟OLT, intervallo tra l‟OLT e la diagnosi di tumore, il regime<br />

immunosoppressivo, l‟area di nascita, le caratteristiche istologiche, la terapia del tumore e<br />

l‟esito. L‟età media dei 4 pazienti al momento del trapianto era di 53.2 aa (range 45-62 aa),<br />

1 femmina e 3 maschi, la malattia di base era: 1 cirrosi HDV, 1 HCC in cirrosi HDV, 1<br />

cirrosi esotossica e 1 cirrosi HCV. L‟intervallo medio tra OLT e tumore è stato di 73 mesi<br />

(range 6-180 mesi), 3 pazienti erano toscani e 1 paziente era moldava. 2 pazienti erano in<br />

terapia con tacrolimus, 1 con tacrolimus e micofenolato, 1 con ciclosporina. Abbiamo<br />

osservato: 1 sarcoma di kaposi cutaneo e rettale, 2 adenocarcinoma alla prostata e 1<br />

carcinoma a cellule squamose del pene. 3 paziente sono stati trattati chirurgicamente e 1<br />

con radioterapia. Il SK rettale è regredito con sostituzione del tacrolimus e micofenolato<br />

con everolimus. I pazienti stanno bene e non presentano recidive di malattia (follow up da<br />

5 mesi a 4 aa).<br />

Conclusione: Per quanto limitata la nostra esperienza si è osservato un tumore de novo<br />

su 4 dei 23 pazienti pari ad un 17,3%; ciò ci induce ad uno stretto monitoraggio includente<br />

la visita dermatologica ed urologica al fine di una diagnosi e intervento precoce associato<br />

al controllo dei farmaci immunosoppressori.


211<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 97<br />

- OUTCOME DEL PAZIENTE HIV+ TRAPIANTATO DI RENE E RENE-PANCREAS -<br />

Righi E.* [1] , Dalla Gasperina D. [1] , Astuti N. [1] , Balsamo M. L. [1] , Donati D. [1] , Scalamogna C. [1] , Grossi P. A. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive e Tropicali, Ospedale di Circolo - Fondazione Macchi, Università dell'Insubria ~ Varese<br />

INFEZIONI NEL SOGGETTO TRAPIANTATO<br />

Premessa: Studi recenti evidenziano come l‟outcome dei pazienti HIV+ trapiantati sia<br />

sovrapponibile a quello dei riceventi sieronegativi. Non vi è un attuale consenso ad una<br />

cART ottimale nel post-trapianto (Tx).<br />

Obiettivo: I dati relativi ai pazienti HIV+ trapiantati di rene (KT, n=15) o di rene-pancreas<br />

(SKP, n=4) presso il Centro Trapianti di Varese sono stati raccolti prospetticamente e<br />

analizzati tramite Software SPSS v. 15<br />

Risultati: Diciannove pazienti (M:F, 12:7; età mediana 46 anni, range 32 – 63, n=5<br />

coinfetti HCV+) hanno ricevuto KT o SKP nel 2006 (2), 2007 (5), 2008 (5), 2009 (3), 2010<br />

(2) e 2011 (2). Patologie di base più frequenti erano: nefropatia diabetica (5, con n=4<br />

SKP), GN (4) e rene policistico (2). Il valore mediano di CD4 al Tx era 485/mm3 (range<br />

276-698) con stadio clinico B3 (CDC) più frequente (n=6). Tempo mediano di<br />

reintroduzione di cART è stato 22 giorni (range 12-54), con un numero superiore di regimi<br />

PI-free e contenenti RAL rispetto al pre-Tx (11 vs 5 e 4 vs 2, rispettivamente). Nei regimi<br />

contenenti TDF non vi sono state differenze significative di funzionalità renale e di risposta<br />

immuno-virologica vs. i regimi TDF-free. Ad un follow up mediano di circa 3 anni (1120<br />

giorni, range, 22 – 1973) si registrano il 100% di sopravvivenza, un numero di CD4<br />

mediano di 407/mm3 (range, 234 – 639) e l‟assenza di progressione immuno-virologica. Vi<br />

è stato un fallimento di graft renale (6,6% di KT) a 19 mesi post-Tx seguito da re-trapianto<br />

funzionante e uno isolato di pancreas (64 mesi post-Tx, ora in valutazione per trapianto di<br />

insule). Rigetto acuto si è verificato in 4/19 (21%) KT, in due casi per insufficiente<br />

immunosoppressione da interferenza farmacologica.<br />

Conclusione: La nostra casistica mostra un‟eccellente sopravvivenza nei pazienti HIV+<br />

sottoposti a KT e SKP. Studi più approfonditi sull‟utilizzo di TDF e RAL sono richiesti per<br />

favorire l‟ottimizzazione di cART nel post-tx.


212<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 8<br />

- BENEFICI DELLA DAART SU EX-TD ANTI-HIV+ IN COMUNITÀ’ DI RECUPERO -<br />

Babudieri S.* [1]<br />

- [1] Istituto Malattie Infettive - Università degli Studi di Sassari ~ Sassari<br />

INFEZIONI NEI TOSSICODIPENDENTI<br />

Premessa: L'impiego della strategia DAART (directly administered anti-retroviral therapy)<br />

è stato studiato in diversi trials randomizzati e controllati su pazienti “socialmente difficili” in<br />

terapia anti-HIV, quali i Tossicodipendenti (TD), dimostrando migliori risultati viroimmunologici.<br />

Poichè la DAART è difficilmente applicabile giornalmente, ad ogni<br />

somministrazione e per lunghi periodi, appare necessario caratterizzare con precisione i<br />

suoi ambiti d‟applicazione.<br />

Obiettivo: Valutare retrospettivamente l'efficacia delle DAART in pazienti HIV+ ex-TD<br />

curati in comunità di recupero residenziali, valutandone l‟aderenza e le variazioni dei<br />

parametri viro-immunologici in comparazione con controlli che si autosomministravano i<br />

farmaci.<br />

Risultati: Abbiamo arruolato 318 pazienti in terapia anti-HIV, comparando 106 di questi<br />

che assumevano DAART in 12 comunità [DAART], a 2 gruppi di controllo di ex-TD che si<br />

autosomministravano i farmaci: 106 residenti in altre 10 comunità [SAT] e 106 liberi visitati<br />

ambulatoriamente [OUT]. La proporzione di pazienti con aderenza al trattamento >95%,<br />

era significativamente maggiore nel gruppo DAART (Tab.). La probabilità di un aumento<br />

>20% dei Linfociti CD4+ era significativamente più basso nei due gruppi di controllo (SAT:<br />

Hazard Ratio - HR = 0.32; OUT: HR = 0.43). La probabilità di osservare un livello di HIV-<br />

RNA non rilevabile era significativamente inferiore nei pazienti OUT (HR = 0.71; CI 95% =<br />

0.52-0.97) e non ha raggiunto la significatività statistica nei pazienti SAT (HR = 0.99; CI<br />

del 95% = 0.74-1.33).<br />

Conclusione: I nostri dati ad un‟osservazione di 36 mesi, suggeriscono che la strategia<br />

DAART nei pazienti HIV infetti ex-TD residenti in comunità di recupero, migliora l'aderenza<br />

e le risposte immunologiche e virologiche se confrontati con pazienti della stessa tipologia<br />

socio-comportamentale, liberi di assumere i farmaci. La DAART può essere considerata<br />

una strategia terapeutica utile in questi pazienti, soprattutto se accompagnata da una loro<br />

adeguata educazione sanitaria.<br />

Odds Ratio (OR) of observing a high adherence (>95%) of SAT and OUT groups versus DAART<br />

at different times: 6, 12, 24 and 36 months.<br />

SAT group versus<br />

DAART group<br />

OUT group versus<br />

DAART group<br />

OR of high adherence at different times<br />

6 months 12 months 24 months 36 months<br />

OR (95%CI) OR (95%CI) OR (95%CI) OR (95%CI)<br />

0.22 (0.12-0.39) 0.30 (0.17-0.54) 0.35 (0.20-0.62) 0.65 (0.34-1.27)<br />

0.19 (0.10-0.34) 0.19 (0.11-0.35) 0.39 (0.22-0.68) 1.70 (0.94-3.07)


213<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


214<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 276<br />

- POLIMORFISMI NATURALI DELLA REGIONE NS3 DI HCV GENOTIPO 1 IN<br />

PAZIENTI CON O SENZA COINFEZIONE CON VIRUS HIV: PREVALENZA E<br />

PREDITTORI DI MUTAZIONI DI RESISTENZA AGLI INIBITORI DELLA NS3-PROTEASI<br />

DI HCV E DI ALTRE MUTAZIONI -<br />

Almi P.* [6] , Vincenti I. [3] , Di Giambenedetto S. [4] , Saladini F. [5] , Pippi F. [6] , Meini G. [5] , Colafigli M. [4] , Rubino<br />

M. [6] , Rosi A. [5] , Rossetti B. [7] , Sidella L. [4] , Bianco C. [7] , Caudai C. [5] , De Luca A. [7] , Zazzi M. [5]<br />

- [3] Dipartimento di Biotecnologia, Università di Siena ~ Siena - [4] Istituto di Clinica delle Malattie Infettive, Università<br />

Cattolica del S. Cuore di Roma ~ Roma - [5] Unità di Microbiologia e Virologia, Azienda Ospedaliera Universitaria Senese<br />

~ Siena - [6] Unità di Malattie Infettive ed Epatologia,Azienda Ospedaliera Universitaria Senese ~ Siena - [7] Unità di<br />

Malattie Infettive Universitarie ~ Siena<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: La prossima disponibilità di inibitori della NS3-proteasi di HCV (PI) e l‟elevata<br />

variabilità di HCV potrebbero rendere necessario il monitoraggio della farmacoresistenza<br />

nella pratica clinica<br />

Obiettivo: Valutare la prevalenza ed i predittori dei polimorfismi naturali e delle mutazioni<br />

di resistenza ai PI nell‟intera regione di 631 aminoacidi di NS3 in pazienti con infezione<br />

cronica da HCV e coinfezione HIV/HCV con genotipo HCV 1.<br />

Risultati: Sono stati raccolti dati di 84 pazienti naïve ai PI (età mediana 48aa, 58.3% M,<br />

57.1% HIV/HCV). La mediana (IQR) complessiva dell‟HCV-RNA era 6.05 (5.55-6.67) log<br />

c/ml; il 45.6% aveva effettuato terapia anti-HCV, il 16.2% con SVR. Dei pazienti con<br />

coinfezione HIV, il 93.8% era in terapia ART (93.3% con PI antiHIV) da una mediana di<br />

128 mesi, l‟87.5% aveva una VL


215<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 47<br />

- RISULTATI FINALI DELLO STUDIO REALIZE: REGIME A BASE DI TVR PER<br />

L’INFEZIONE CRONICA DA HCV G1 IN PAZIENTI PRIOR NULL RESPONDER,<br />

PARTIAL RESPONDER, O RELAPSER DOPO PEG-IFN/RBV -<br />

Andreone P.* [1] , Zeuzem S. [2] , Pol S. [3] , Lawitz E. J. [4] , Diago M. [5] , Roberts S. [6] , Focaccia R. [7] , Younossi Z. [8] ,<br />

Foster G. R. [9] , Horban A. [10] , Pockros P. J. [11] , Van Heeswijk R. [12] , De Meyer S. [12] , Luo D. [13] , Picchio G. [13] ,<br />

Beumont M. [12]<br />

- [1] Università di Bologna ~ Bologna - [2] J.W. Goethe University Medical Center ~ Francoforte - [3] Université Paris<br />

Descartes, INSERM Unité 567, and Assistance Publique-Hôpitaux de Paris, Cochin Hospital ~ Parigi - [4] Alamo Medical<br />

Resarch ~ San Antono, TX - [5] Hospital General de Valencia ~ Valencia - [6] Department of Gasteroenterology, Alfred<br />

Hospital ~ Melbourne - [7] E.Ribas Infectious Diseases Institute ~ San Paolo - [8] Center for Liver Disease, Inova Fairfax<br />

Hospital ~ Falls Church, VA - [9] Institute of Cell and Molecular Science, Queen Mary University of London ~ Londra -<br />

[10] Medical University of Warsaw ~ Varsavia - [11] Scripps Clinic and The Scripps Research Institute ~ La Jolla, CA -<br />

[12] Tibotec BVBA ~ Beerse - [13] Tibotec Inc. ~ Titusville, NJ<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: REALIZE,studio di fase 3, ha valutato TVR (T) in combinazione con PEG-IFN<br />

a-2a (P) e RBV (R) in pazienti con precedente fallimento di PR<br />

Obiettivo: REALIZE è un trial randomizzato, multicentrico,in doppio cieco,controllato vs<br />

placebo per valutare efficacia,sicurezza e tollerabilità di T(750 mg q8h) più P(180 µg/w) e<br />

R(1000-1200 mg/die) vs PR in pazienti HCV G1 prior non-responder (null e partial<br />

responder) e relapser .I bracci di trattamento erano: 1)T/PR 12 settimane più PR 36<br />

settimane (T12/PR48);2)PR 4 settimane più T/PR 12 settimane,poi PR 32 settimane<br />

(Lead-in T12/PR48);3)PR 48 settimane (Pbo/PR48).Obiettivo primario:valutare la<br />

superiore efficacia dei bracci T/PR per i non-responder e i relapser.Obiettivi<br />

secondari:valutare il lead-in e l‟efficacia nei null e partial responder separatamente<br />

Risultati: 833 pazienti sono stati screenati,663 randomizzati e 662 trattati;70% era di<br />

sesso maschile,93% caucasico;26% con cirrosi e 89% con HCV RNA basale<br />

=800,000IU/mL.Gli eventi avversi(AE) più frequenti con TVR sono stati astenia,prurito,<br />

rash,nausea,sindrome simil-influenzale,anemia e diarrea.I motivi più comuni di<br />

interruzione di TVR per AE sono state rash (4%) e anemia (3%)<br />

Conclusione: T/PR ha dimostrato efficacia superiore a PR in tutte le popolazioni<br />

studiate,inclusi null e partial responder.Il lead-in non ha impatto significativo sull‟SVR(%).Il<br />

profilo di sicurezza di T/PR era coerente con quello osservato nei naïve<br />

n/N(%) SVR24 a<br />

T12/PR48 121/145(83)<br />

p


216<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


217<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 46<br />

- TASSI DI SVR SIMILI IN PAZIENTI IL28B CC, CT O TT PRIOR RELAPSER, PARTIAL<br />

O NULL RESPONDER TRATTATI CON TVR/PEG-IFN/RBV: ANALISI<br />

RETROSPETTIVA DELLO STUDIO REALIZE -<br />

Andreone P.* [1] , Pol S. [2] , Aerssens J. [3] , Zeuzem S. [4] , Lawitz E. J. [5] , Roberts S. [6] , Younossi Z. [7] , Foster G.<br />

R. [8] , Focaccia R. [9] , Horban A. [10] , Pockros P. J. [11] , Van Heeswijk R. [3] , De Meyer S. [3] , Luo D. [3] , Botfield<br />

M. [12] , Beumont M. [3] , Picchio G. [14]<br />

- [1] Università di Bologna ~ Bologna - [2] Université Paris Descartes, INSERM Unité 567, and Assistance Publique–<br />

Hôpitaux de Paris, Cochin Hospital ~ Parigi - [3] Tibotec BVBA ~ Beerse - [4] Johann Wolfgang Goethe University Medical<br />

Center ~ Francoforte - [5] Alamo Medical Research ~ San Antonio, TX - [6] Department of Gastroenterology, Alfred Hospital<br />

~ Melbourne - [7] Center for Liver Disease, Inova Fairfax Hospital ~ Falls Church, VA - [8] 8Queen Mary University of<br />

London, Institute of Cell and Molecular Science ~ Londra - [9] Emilio Ribas Infectious Diseases Institute ~ San Paolo -<br />

[10] Medical University of Warsaw ~ Varsavia - [11] Scripps Clinic and The Scripps Research Institute ~ La Jolla, CA -<br />

[12] Vertex Pharmaceuticals Inc. ~ Cambridge, MA - [14] Tibotec Inc. ~ Titusville, NJ<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: I polimorfismi di IL28B sono legati a differenti tassi di SVR in pazienti naïve<br />

con HCV trattati con PEG-IFN (P) e RBV (R).REALIZE è uno studio di Fase 3 per valutare<br />

efficacia,sicurezza e tollerabilità di TVR (T),con o senza Lead-in (LI), in combinazione con<br />

PR verso PR in pazienti prior relapser, partial e null responder (NR).L‟analisi è di tipo<br />

retrospettivo<br />

Obiettivo: 527/662 (80%) pazienti arruolati nello studio REALIZE hanno acconsentito al<br />

test genetico.Essi rappresentavano, rispettivamente,il 72%,76% e 98% dei relapser,partial<br />

responder e NR totali.Questo era uno studio retrospettivo su pazienti con consenso al test<br />

genetico prima della scoperta di IL28B. La dimensione campionaria non era basata su<br />

considerazioni statistiche formali<br />

Risultati: Il 94% dei pazienti era Caucasico e il 4% afroamericano.Il 18% dei pazienti era<br />

IL28B CC,61% CT e 21% TT.La percentuale più elevata dei pazienti IL28B TT si trovava<br />

tra i prior NR (28%);la frequenza più alta dei pazienti CC nei relapser (27%)..I genotipi di<br />

IL28B erano ben bilanciati in tutti i bracci,eccetto una frequenza più elevata di TT nel<br />

braccio PR.Poichè non sono state osservate differenze tra i due bracci T, viene presentata<br />

un‟analisi aggregata<br />

Conclusione: Le differenze di SVR in pazienti IL28B CC,CT e TT sono evidenti solo<br />

quando le 3 sottopopolazioni sono state aggregate,.In questa analisi retrospettiva,il<br />

genotipo IL28B non ha contribuito a predire l‟outcome in pazienti experienced trattati con<br />

un regime a base di T e può avere utilità limitata in tale ambito<br />

SVR<br />

% (n)<br />

Popolazione<br />

complessiva<br />

Bracci Pbo/PR48<br />

T12/PR48<br />

aggregati N=105<br />

N=422<br />

Prior relapser Prior Partial Responder Prior Null Responder<br />

Bracci<br />

T12/PR48<br />

aggregati<br />

N=209<br />

Pbo/PR48<br />

N=52<br />

Bracci<br />

T12/PR48<br />

aggregati<br />

N=79<br />

Pbo/PR48<br />

N=20<br />

Bracci<br />

T12/PR48<br />

aggregati<br />

N=134<br />

Pbo/PR48<br />

IL28B CC 79 (76) 29 (17) 88 (58) 33 (12) 63 (8) 20 (5) 40 (10) NA (0)<br />

IL28B CT 60 (266) 16(58) 85 (117) 20 (30) 58 (57) 20 (10) 29 (92) 6 (18)<br />

IL28B TT 61 (80) 13 (30) 85 (34) 30 (10) 71 (14) 0 (5) 31 (32) 7 (15)<br />

N=33


218<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 14<br />

- EPATITE ACUTA DA HCV IN SOGGETTI CON INFEZIONE DA HIV: LA NOSTRA<br />

ESPERIENZA -<br />

Angeli E.* [1] , Mainini A. [1] , Atzori C. [1] , Rizzardini G. [1] , Gubertini G. [1]<br />

- [1] II Divisione Malattie Infettive, Ospedale L. Sacco ~ Milano<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: L‟epatite acuta da HCV è un evento raro, anche in considerazione della scarsa<br />

sintomatologia. La cronicizzazione avviene più spesso nei soggetti HIV-positivi rispetto agli<br />

HIV-negativi. La terapia antivirale precoce è più efficace del trattamento dell‟infezione<br />

cronica. Risulta centrale il timing della diagnosi e dell‟inizio della terapia in corso di<br />

infezione acuta da HCV.<br />

Obiettivo: In un‟analisi retrospettiva, abbiamo valutato tutti i casi di epatite acuta da HCV<br />

nei pazienti HIV-positivi della II Divisione Malattie Infettive, Ospedale L. Sacco dal 2002 a<br />

tutt‟oggi. Per ciascun paziente abbiamo considerato parametri epidemiologici,<br />

ematochimici, immuno-virologici, fattori correlati all‟infezione da HCV e outcome.<br />

Risultati: Durante il follow up, 12 episodi di epatite acuta da HCV sono stati diagnosticati<br />

tra gli oltre 1500 pazienti HIV-positivi seguiti. L‟età media era 38±7 anni. L‟epidemiologia<br />

per HIV era MSM in tutti i casi; la durata media dell‟infezione da HIV era 5±5 anni, l‟83%<br />

era in stadio CDC A e il 58% in TARV. La media dei CD4+ era 642±288 cell/mm3. La<br />

media delle AST e delle ALT era 248±198 e 539±416 UI/L. L‟ HCV-RNA medio era<br />

702167±837195 UI/ml. Nel 58% dei soggetti è stato riscontrato genotipo 1. In un solo caso<br />

l‟epatite acuta è risultata sintomatica. In 6/12 pazienti è stata diagnosticata una<br />

concomitante MST. La clearance spontanea è avvenuta in un solo paziente entro le 24<br />

settimane, mentre 9 sono stati trattati con PEG-IFN monoterapia o con PEG-IFN/RBV. Un<br />

paziente, due anni dopo la risposta terapeutica, ha presentato una reinfezione.<br />

Conclusione: Anche se l‟epatite acuta da HCV è poco frequente nei nostri pazienti HIVpositivi,<br />

è da raccomandarsi che soggetti ad elevato rischio siano sottoposti ad adeguato<br />

screening per effettuare tempestivamente la diagnosi e valutare opportunamente l‟opzione<br />

della terapia antivirale. In questi pazienti è oltremodo necessaria un‟attenta valutazione<br />

clinica per le altre MST, offrendo un continuo ed appropriato counseling.


219<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 155<br />

- FACTORS ASSOCIATED WITH CHANGING PATTERNS OF ANTIVIRAL<br />

TREATMENT IN A LARGE COHORT OF PATIENTS WITH CHRONIC HEPATITIS B IN<br />

ITALY: <strong>SIMIT</strong> OBSERVATIONAL, MULTICENTRIC STUDY -<br />

Sagnelli E. [1] , Marino N. [2] , Angeletti C. [3] , Girardi E. [3] , Carosi G. [4] , Cassola G. [5] , Pizzigallo E. [6] , Paladini A. [7] ,<br />

Grossi P. [8] , Guadagnino V. [9] , Armignacco O. [10] , Antonucci F.* [11]<br />

- [1] U.O.C. Malattie Infettive, AORN Caserta ~ Caserta - [2] U.O.C. Malattie Infettive Ospedale S.M. Annunziata ~ Antella<br />

(Firenze) - [3] INMI L. Spallanzani IRCCS, Roma ~ Roma - [4] Istituto Malattie Infettive Ospedali Civili, Brescia ~<br />

Brescia - [5] Malattie Infettive E.O. Ospedali Galliera ~ Genova - [6] Malattie Infettive Osp. SS. Annunziata Univ. G.<br />

D‟Annunzio ~ Chieti - [7] Malattie Infettive USL/4 Prato ~ Prato - [8] Malattie Infettive Ospedale Circolo Univ. Insubria ~<br />

Varese - [9] Malattie Infettive Osp. Civili Riuniti G. Rummo ~ Benevento - [10] U.O.C. Malattie Infettive Ospedale Belcolle ~<br />

Viterbo - [11] Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali (<strong>SIMIT</strong>) ~ Firenze<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Advances in the treatment of chronic hepatitis B (CHB) occurred. A multicenter<br />

cross-sectional survey was carried out in 2008 by <strong>SIMIT</strong> to provide an accurate picture of<br />

CHB in Italy.<br />

Obiettivo: The aim of the present analysis is to describe factors associated with changing<br />

patterns of antiviral treatment of CHB.<br />

Risultati: The study was performed in 74 Inf. Dis. Units of the <strong>SIMIT</strong>. All the 2,883 adult<br />

pts with CHB and tested HIV- or not assessed (NA) observed consecutively from March to<br />

September, 2008 were enrolled.<br />

1,409 (48.9%) pts were on treatment. 550 (39%) on ADV, 394 (71.6%) combined with<br />

LAM; 308 (56%) had been treated with LAM, 189 (34.4%) with IFN, and 53 (9.6%) were<br />

naïve. Among the 281 (19.9%) pts on ETV, 141 (50.2%) were naïve, 56 (19.9%) had<br />

assumed LAM, and 84 (29.9%) IFN. 271(19.2%) pts were on LAM, in 208 (76.8%) as the<br />

first regimen, and 65 (23.2%) had been treated with IFN. 67 (4.8%) pts were on different<br />

NUCs. 240 (17%) pts were on IFN, 153 (63.8%) naïve. 386 (57.4%) of the 673 pts treated<br />

with IFN in their life were currently treated with a NUC.<br />

A multivariate model showed that to be treated by a larger center reduced the chance of<br />

LAM vs either IFN (AOR .38, 95% CI .21- .69, p .002) or other NUCs (AOR .43, 95% CI<br />

.27- .67, p


220<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Characteristics<br />

N. enrolled per<br />

adjusted OR*<br />

(95% CI)<br />

(95% CI) (95% CI)<br />

center § ,<br />

≥100<br />

.38 ( .21- .69) .002 .43 ( .27- .67)


221<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 146<br />

- FACTORS ASSOCIATED WITH THE ACCESS TO ANTIVIRAL TREATMENT IN A<br />

LARGE COHORT OF PATIENTS WITH CHRONIC HEPATITIS B IN ITALY: <strong>SIMIT</strong><br />

OBSERVATIONAL, MULTICENTRIC STUDY -<br />

Antonucci F.* [1] , Mazzotta F. [2] , Angeletti C. [3] , Girardi E. [3] , Carosi G. [4] , Leoncini F. [5] , Colucci M. [6] , Quirino<br />

T. [7] , Mazzeo M. [8] , Sagnelli E. [9]<br />

- [1] Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali (<strong>SIMIT</strong>) ~ Firenze - [2] U.O.C. Malattie Infettive Ospedale S.M. Annunziata<br />

~ Antella (Firenze) - [3] INMI L. Spallanzani IRCCS ~ Roma - [4] Istituto Malattie Infettive Ospedali Civili ~ Brescia -<br />

[5] U.O.C. Malattie Infettive Az Osped. Univ. Careggi ~ Firenze - [6] U.O.C. Malattie Infettive Az. Ospedaliera SA/1 ~<br />

Nocera Inferione - [7] U.O.C. Malattie Infettive Ospedale di Busto Arsizio ~ Busto Arsizio (Va) - [8] Malattie Infettive Osp. S.<br />

Giovanni di Dio e Luigi D‟Aragona ~ Salerno - [9] Malattie Infettive,AORN ~ Caserta<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Advances in the treatment of chronic hepatitis B (CHB) have occurred along<br />

with changing immigration patterns which led to expansion of cases in some European<br />

countries. Therefore, a multicenter cross-sectional survey was carried out in 2008 by<br />

<strong>SIMIT</strong> to provide an accurate picture of CHB in Italy.<br />

Obiettivo: The aim of the present analysis is to describe factors associated with access to<br />

antiviral treatment of CHB in a country were barriers to treatment are not expected to exist<br />

due to comprehensive coverage under the NHS.<br />

Risultati: The study was performed on voluntary basis in 74 Infectious Diseases Units<br />

(IDU) members of the <strong>SIMIT</strong>. All the 3,305 adult pts with CHB observed consecutively from<br />

March to September, 2008 were enrolled.<br />

65.4% of the pts were males, 22.1% immigrants, 8.5% HCV+, 6.8% HDV+, and 12.8 HIV+.<br />

Cirrhosis/HCC was present in 13.3% of the pts. In 518 (15.7%) pts physicians not<br />

considered not to assess HIV serostatus. Treatment was reported in 2,091 (63.3%) pts.<br />

At multivariate analysis (Table), an increased chance to be treated was independently<br />

associated with centers enrolling


Characteristics<br />

N. enrolled per center §<br />

≥100<br />

.57 ( .33- .98)<br />

.044<br />

222<br />

.63 (.43- .93)<br />

.021<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

.49 ( .22-1.09)<br />

Female gender .55 ( .45- .67)


223<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 10<br />

- APPROCCIO TERAPEUTICO ALL’EPATITE DA VIRUS DELTA (HDV) IN TRE<br />

DIVERSI CASI. -<br />

Baragli F.* [1] , Corti G. [1]<br />

- [1] Malattie Infettive e TRopicali ~ Firenze<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: HDV è un circle-ss-RNAvirus, difettivo, avvolto da un involucro costituito da<br />

HBsAg, che sfrutta la polimerasi di HBV per replicarsi<br />

(coinfezione/superinfezione).L‟infezione da HDV è ubiquitaria, presente nel 5 % dei<br />

portatori di HBsAg (15.000.000 coinfetti nel mondo)<br />

Obiettivo: Il bacino ambulatoriale consta di 287 pazienti epatitici, di cui 84 B, 7 B+D. Se<br />

ne riportano 3 provenienti dalla Romania, paese ad elevata endemia (oltre 30 % di anti-HD<br />

positivi nella popolazione HBsAg generale).<br />

Risultati: . CC1: IN 28enne HBsAg-positivo dalla nascita con sovra-infezione HDV nel<br />

2007, quadro ecografico-istologico di cirrosi epatica (A3F4), trattato per 72 settimane con<br />

PEG-IFN a2a prima 180 µg/sett poi 135 µg/sett. Permane HBV-DNA under decectability,<br />

HBsAg>250UI/ml, HDV-RNA al t0 1,27x10^9cp/ml in RT-PCR; al t72 10^4 in nested-PCR.<br />

CC2: BAC 27enne HBsAg-positiva dal 2006. Allo screening positive anti-Delta IgTotali,<br />

con transaminasi x 4VN. Ecografia normale, BE A2F0.Terapia per 72 settimane con PEG-<br />

IFN a2a 180 µg/sett poi 135 µg/sett, con decay di 6 log della viremia HDV(t0 1,17x10^8<br />

cp/ml; t72 348 cp/ml). Persa al follow up<br />

CC3: SAM 22 anni, moglie di IN, coinfettata HBV/HDV, ecografia normale,Fibroscan 5,5<br />

KPa di stiffness.In gravidanza da ottobre 2010, viremia HBV 200UI/ml, HDV-RNA<br />

nell‟ordine di 10^8. Non trattata: interferon controindicato; non inserita lamivudina per<br />

bassa carica B.<br />

Emerge fallimento terapeutico nei primi due casi trattati con PEG-IFN. Nel terzo si punta a<br />

ridurre la trasmissione verticale della coinfezione, con Ig e vaccinazione anti-HBV al<br />

neonato; cesareo di dubbia utilità.<br />

Conclusione: Contrariamente a HBV, per HDV non esiste protocollo terapeutico validato,<br />

né target selettivo contro cui agire. L‟interferone alfa, usato da 25 anni, resta l‟unica<br />

opzione terapeutica possibile. La clearence sostenuta di HDV-RNA si attesta nel 25 % dei<br />

pazienti trattati.


224<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 246<br />

- ILL PRETRATTAMENTO CON RIBAVIRINA DETERMINA UN INCREMENTO DELLLA<br />

RISPOSTA VIROLOGICA AL TRATTAMENTO ANTIVIRALE NEI PAZIENTI<br />

TRAPIANTATI DI FEGATO CON RECIDIVA DI EPATITE C (HCV) -<br />

Merli M. [1] , Giannelli V. [1] , Gentili F. [1] , Giusto M. [1] , Simmaco M. [2] , Lionetto L. [2] , Ginanni Corradini S. [1] , Biliotti<br />

E.* [3] , Grieco S. [3] , Gallinaro V. [3] , Attili A. [1] , Taliani G. [3]<br />

- [1] Clinica di Gastroenterologia, Dipartimento di Medicina Clinica, Sapienza Università di Roma ~ Roma - [2] Dipartimento<br />

NESMOS, UOD Diagnostica Molecolare Avanzata, Azienda Ospedaliera Sant‟Andrea, Sapienza Università di Roma ~<br />

Roma - [3] Clinica Malattie Tropicali, Dipartimento Medicina Clinica, Sapienza Università di Roma ~ Roma<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: La recidiva dell‟infezione da HCV nei pazienti sottoposti a trapianto di fegato<br />

si verifica nella quasi totalità dei casi, accelerando la progressione della fibrosi epatica e lo<br />

sviluppo della cirrosi. La terapia con PEG-IFN e ribavirina (RBV) in questa tipologia di<br />

pazienti ha un‟efficacia limitata, determinando una risposta virologica sostenuta (SVR) non<br />

superiore al 30% (1,2).<br />

Obiettivo: Lo scopo del nostro studio è stato di valutare se un pretrattamento con RBV<br />

della durata di 8 settimane prima dell‟inizio della terapia di combinazione potesse<br />

determinare un incremento dell‟aderenza al trattamento antivirale e delle percentuali di<br />

SVR nei pazienti trapiantati di fegato con recidiva di HCV.<br />

Risultati: Nel periodo di tempo compreso febbraio 2008 e febbraio 2009 sono stati<br />

arruolati 13 pazienti. La dose media di RBVsomministrata durante il pretrattamento è stata<br />

di 11,1 mg/kg/die. Una riduzione significativa dei livelli di transaminasi si è verificata<br />

durante il pretrattamento (105 ± 91 IU/L all‟ottava settimana p


225<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 11<br />

- EPATOCARCINOMA IN ASSENZA DI CIRROSI: BASSA PREVALENZA DELLE<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI IN UNA COORTE MULTICENTRICA ITALIANA. -<br />

Brancaccio G.* [1] , Cuomo G. [1] , Marchese V. [1] , Grossi A. [1] , Cesaro F. [1] , Stornaiuolo G. [1] , Nardiello S. [1] ,<br />

Gaeta G. B. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Medicina Interna e Specialistica ~ Napoli<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: L‟epatocarcinoma (HCC) insorge prevalentemente su fegato cirrotico,<br />

indipendentemente dalla etiologia della cirrosi.<br />

Obiettivo: Per definire il profilo di HCC senza cirrosi (SC), da una coorte multicentrica<br />

italiana di 1729 casi di HCC sono stati estratti 87 (4.7%) SC.<br />

Risultati: L‟età media di pazienti senza cirrosi era 64±10.2 e il 97% era di razza<br />

caucasica. La diagnosi di HCC su fegato SC è stata accertata mediante istologia in 46<br />

casi (58%) e dalle indagini di imaging e procedure endoscopiche in 41. L‟infezione da HCV<br />

era presente nel 32.2% dei pazienti SC e in 72.9 % dei pazienti con cirrosi (p=0.0001). Il<br />

54% dei pazienti SC erano HBsAg ed anti-HCV negativi verso solo il 15.9 % dei casi con<br />

cirrosi. Il 68% dei pazienti CC erano sotto regolare sorveglianza ecografica verso il 22%<br />

dei pazienti SC. Non vi erano differenze tra i due gruppi per quanto riguarda il tabagismo,<br />

l‟esposizione a tossici ambientali, valori di alfafetoproteina, presenza di comorbidità ; solo i<br />

livelli di colesterolo nel siero erano più alti nei pazienti senza cirrosi in maniera significativa<br />

(185.1±43.8 vs 162.6±43.5 p=0.004). Nell‟ambito dei pazienti SC , comparando i pazienti<br />

virus negativi con quelli virus positivi si osservava maggiore frequenza di consumo di alcol<br />

(45% vs 20% p=0.00099) e un più alto BMI (26.4±4 vs 23.6±2.8 ; p=0.008) nel gruppo di<br />

pazienti virus negativi. 17/87 (19%) dei pazienti non aveva fattori di rischio identificati. Alla<br />

diagnosi , gli epatocarcinomi erano meno frequentemente monofocali e più<br />

frequentemente plurifocali nei pazienti senza cirrosi (p=0.017).<br />

Conclusione: L‟HCC nel fegato non cirrotico costituisce il 4.7% di tutti i casi di<br />

epatocarcinoma ed al momento della diagnosi è in uno stadio più avanzato rispetto ai<br />

pazienti con cirrosi. L‟etiologia virale è meno frequente nei pazienti con HCC senza cirrosi;<br />

in essi risultava più frequente l‟uso di alcol e l‟elevato BMI , sebbene nel 19 % non è stato<br />

possibile identificare potenziali agenti causali.


226<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 103<br />

- VARIAZIONE GENETICA DI IL28B E RISPOSTA AL TRATTAMENTO DELL’EPATITE<br />

CRONICA C: NOSTRA ESPERIENZA -<br />

Staltari O. [1] , Trapasso F. [4] , Staltari O. [2] , Nucara S. [2] , Caroleo B.* [1] , Guadagnino V. [1] , Perrotti N. [2]<br />

- [1] AOU "Mater Domini", UO Malattie Infettive ~ Catanzaro - [2] Facoltà di Medicina, Cattedra di Patologia Genetica ~<br />

Catanzaro - [4] Facoltà di Medicina, Cattedra di Patologia Genetica ~ Catanzaro<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Fattori epidemiologici, virali e dell‟ospite sono stati associati con differenze<br />

nella capacità di eradicare l‟infezione in corso di trattamento per epatite cronica<br />

C.Recentemente il polimorfismo rs12979860 (C/T),localizzato a monte del gene IL28B che<br />

codifica per l‟IFN-?3,è stato correlato alla differente storia clinica e alla differente risposta<br />

al trattamento per infezione da HCV(Ge et al. Nature,461;399-401,2009).<br />

Obiettivo: Riportiamo la nostra esperienza clinica.<br />

Risultati: Abbiamo studiato 25 pazienti(14 femmine), età media 53.9 anni (DS: 13.9),<br />

affetti da infezione da HCV in vario stadio evolutivo: 5 cirrosi,18 epatiti croniche e 2<br />

portatori di anti-HCV senza viremia né alterazione degli enzimi citolitici.I genotipi virali(GT)<br />

erano così distribuiti:GT 1:20;GT 3:3;non rilevato: 2.<br />

Lo studio del polimorfismo rs12979860 è stato condotto mediante amplificazione della<br />

regione fiancheggiante effettuata da DNA genomico estratto da sangue periferico e<br />

successivo sequenziamento diretto;tale indagine ha consentito la genotipizzazione dei<br />

pazienti in esame,i quali sono risultati così distribuiti: genotipo C/C in 5 casi(20%),C/T in<br />

17(68%) e T/T in 3(12%).Dei 20 pazienti con GT 1, ben 19 erano C/T o T/T;2 dei 3 con GT<br />

3 e ambedue con viremia non rilevata erano C/C. Quindici pazienti non ottenevano<br />

risposta favorevole al trattamento; di essi 14(93.3%) erano C/T o T/T; al contrario, solo un<br />

paziente con genotipo C/C non otteneva risposta favorevole. Dei 3 pazienti che avevano<br />

spontaneamente clearato il virus, 2 erano C/C.<br />

Conclusione: I genotipi C/T e T/T appaiono correlare con una risposta non favorevole al<br />

trattamento antivirale e si associano con frequenza elevata all‟infezione da GT 1; il<br />

contrario avviene per il genotipo C/C che appare correlare con l‟eradicazione virale sia<br />

spontanea che farmacologicamente indotta e si associa più frequentemente al GT3 e alla<br />

condizione di clearance virale spontanea. I nostri dati, seppur su un piccolo campione di<br />

pazienti, sono in accordo quelli della letteratura.


227<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 291<br />

- IL SEQUENZIAMENTO DIRETTO: VALIDO STRUMENTO PER LO SWITCH PRO-<br />

ACTIVE. -<br />

Casinelli K.* [1] , Anzalone E. [1] , Fabrizi P. [1] , Falco M. C. [1] , Farinelli G. [1] , Limodio M. [1] , Sarracino L. [1] , Gallo<br />

I. [1] , Ceccarelli L. [2]<br />

- [1] ASL Frosinone ospedale F. Spaziani Frosinone U.O. Malattie Infettive ~ Frosinone - [2] Università Roma Tor Vergata<br />

Istituto Malattie Infettive ~ Frosinone<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Le mutazioni per HBV sono presenti anche a cariche virali negative o<br />

bassissime (< 20 U.I./ml).<br />

La L180M potenzia la resistenza a LAM in presenza di M204v; il genotipo D associato a<br />

S135y sembra indurre una risposta subottimale a Tenofovir.<br />

La loro presenza sarebbe indicativa di fallimenti virologici, soprattutto in pazienti in<br />

trattamento con LAM.<br />

Obiettivo: Presentazione di un caso clinico in cui è stato impostato uno switch<br />

terapeutico.<br />

Risultati: Donna, 58 anni, 1985: riscontro di HBsAg + anti-HBe +, aumento ALT.<br />

Biopsia epatica (1997) : E.C.A., steatosi medio-macrovescicolare; setti fibrosi porto-portali,<br />

Fe intraepatico negativo (Perls). 1998: inizia IFN linf 6 M.U.I. x 3 x 6 mesi: non responder,<br />

ALT 72 , HBV-DNA + Terapia combinata : IFN linf + Lam 100 mg/die x 12 mesi.<br />

Responder: ALT normali, HBV-DNA (PCR) < 200copie/ml .<br />

A 2 mesi dallo stop relapse biochimico e virologico; riprende LAM 100 mg/die. A 4 mesi di<br />

terapia: ALT nella norma , HBV-DNA < 200 copie/ml.<br />

2008: persiste carica virale negativa (PCR RT), ALT normali. LUGLIO 2009 : 10° ANNO di<br />

terapia con LAM: ALT normali , HBV-DNA:295u.i./ml.<br />

Test di genotipizzazione (sequenziamento diretto): genotipo virale D, mutazioni x<br />

trascriptasi inversa: L189M, M204V, Q215S, M250V ed altre minori con resistenza di<br />

grado molto elevato a LAM (prolungata esposizione), comparsa di altre mutazioni alcune<br />

atipiche con resistenza pressocchè completa anche ad ENT, Telb, e parziale ad<br />

ADEFOVIR.<br />

Cambio terapeutico precoce: buona funzionalità residua (ALT normali) e continua<br />

evoluzione virale, con rischio di ulteriori resistenze.<br />

Sospesa LAM ed iniziato Tenofovir.<br />

A 2 mesi, viremia undetectable , ALT nella norma.<br />

Conclusione: Alla luce delle mutazioni rilevate, una strategia terapeutica possibile è lo<br />

switch pro-active.<br />

Domande:<br />

Eseguendo prima il test di genotipizzazione , la situazione poteva essere diversa (più<br />

opzioni terapeutiche) ?<br />

L‟HBsAg quantitativo poteva essere uno strumento per prevenire la comparsa di nutazioni<br />

e quindi di resistenze ?


228<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 189<br />

- PREVALENCE OF TYPE-2 DIABETES IN A POPULATION OF SARDINIAN<br />

PATIENTS WITH CHRONIC HEPATITIS C WITHOUT CIRRHOSIS -<br />

Chessa L.* [2] , Serra G. [2] , Balestrieri C. [2] , Conti M. [2] , Iovine M. [2] , Casu S. [2] , Cappellini S. [2] , Casale M. [2] ,<br />

Pasetto M. C. [2] , Onali S. [2] , Figorilli F. [2] , Cossu E. [2] , Lai M. E. [2] , Farci P. [2]<br />

- [2] Department of Medical Sciences - University of Cagliari ~ Cagliari<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Several lines of evidence indicate an association between HCV infection and<br />

glucose abnormalities, with more prevalence in advanced liver disease. Sardinia is an<br />

island with a greater prevalence of HCV infection and type-2 diabetes compared to the<br />

Italian mainland.<br />

Obiettivo: The aim was to evaluate the prevalence of type-2 diabetes in Sardinian<br />

patients with concomitant chronic hepatitis C, without cirrhosis. We studied a total of 516<br />

consecutive patients with chronic hepatitis C (mean age 56.9±15 yrs, BMI 25.3±4.1,<br />

47.5% males), seen between January 1, 2007 and January 31, 2008. We excluded<br />

patients with cirrhosis, previous antiviral or steroid treatment, HIV or HBV coinfections,<br />

with pancreatic, autoimmune or other liver diseases.<br />

Risultati: We identified 60 patients (11.6%) with type-2 diabetes (CHC-T2DM), 112<br />

patients (21.7%) with increased fasting glucose levels (CHC-IFG) and finally 344 patients<br />

(66.7%) without any evidence of glucose abnormalities (CHC). CHC-T2DM were older<br />

than CHC-IFG and CHC (68.1±10.5, 62±13, 53.1±14.8 yrs). Disease duration was longer<br />

in CHC-T2DM (14.4±9.3 yrs) and in CHC-IFG (13.1±7.3 yrs) than in CHC (11.2±8.2 yrs).<br />

There was a significant difference between CHC-T2D (48.3%), CHC-IFG (34.8%) and<br />

CHC (17.2%) for a family history of type-2 diabetes (p=0,0001, p=0.0002). BMI and WC<br />

were higher in CHC-DM than in IFG-CHC and CHC (p


229<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 190<br />

- VIRAL LOAD REDUCTION AND VIROLOGICAL RESPONSE IN HBEAG-NEGATIVE<br />

CHRONIC HEPATITIS B TREATED WITH PEGINTERFERON ALFA-2A (PEG-IFN?-2A)<br />

-<br />

Chessa L.* [2] , Pasetto M. C. [2] , Balestrieri C. [2] , Serra G. [2] , Conti M. [2] , Iovine M. [2] , Cappellini S. [2] , Casu S. [2] ,<br />

Casale M. [2] , Figorilli F. [2] , Onali S. [2] , Lai M. E. [2] , Farci P. [2]<br />

- [2] Department of Medical Sciences - University of Cagliari ~ Cagliari<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Chronic HBV infection is an important word health problem. PEG-IFN?-2a has<br />

been used to treat HBeAg-negative chronic hepatitis B, although the rate of virological<br />

response is still unsatisfactory. Some studies showed that HBsAg titer and HBV DNA<br />

levels could be useful to predict the response to PEG-IFN?-2a.<br />

Obiettivo: The aim was to evaluate whether the baseline and early kinetics of serum HBV<br />

DNA may identify responders from non-responders to PEG-IFN?-2a.<br />

We analyzed 24 patients (17 males), mean age 51 yrs (SD±10), mean disease duration<br />

14.7 yrs (SD±7.9), 9 patients received IFN? in the past (10-15 years before). 19 patients<br />

underwent to liver biopsy, 9 had fibrosis = F3, and 2 had cirrhosis. Inclusion criteria were:<br />

HBeAg negative chronic hepatitis B, age 18-70 yrs. Exclusion criteria were: steroid or NAs<br />

treatment, coinfection with HIV, HCV or HDV. All patients received PEG-IFN (180<br />

µg/week) for 48 months; the mean follow-up period was 42.2 months (range 24-84).<br />

Patients with normal ALT and HBV DNA < 2000 IU/ml after 24 months of follow-up were<br />

considered responders.<br />

Risultati: Eight patients (33.3%) were responders (R) and 16 non-responders (NR). There<br />

was no difference in baseline characteristics (duration of disease, previous IFN, alcohol<br />

intake, ALT and HBV DNA, histological score at the baseline) between R and NR. R had a<br />

slightly younger age than NR (47 vs 52 yr), and all were males. There was no difference in<br />

ALT levels during the first 12 weeks of therapy between R and NR, while the mean levels<br />

of HBV DNA showed a significant reduction in R compared to NR at week 4 (1.10 log10,<br />

p=0.03) and at week 12 (1.25 log10, p=0.01). Among R, 5 out of 8 lost HBsAg with<br />

clearance during the follow-up.<br />

Conclusione: The only difference between responders and non-responders to PEG-IFN<br />

was a significant reduction in serum HBV DNA at week 4, which persisted at week 12 of<br />

treatment. Importantly, our study shows that clearance of HBsAg was achieved in 62% of<br />

responders during the long-term follow-up


<strong>230</strong><br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 254<br />

- TRENDS DELLA MORTALITÀ NEI PAZIENTI CON INFEZIONE DA HIV ED HIV/HCV<br />

IN UNA GRANDE COORTE ITALIANA NEGLI ULTIMI 25 ANNI -<br />

Colafigli M.* [4] , Torti C. [2] , Maggiolo F. [3] , Castelnuovo F. [5] , Ladisa N. [6] , Lo Caputo S. [7] , Lapadula G. [8] ,<br />

Sighinolfi L. [9] , Cauda R. [4] , Di Giambenedetto S. [4]<br />

- [2] Istituto di Malattie Infettive e tropicali, Università di Brescia ~ Brescia - [3] Ospedali Riuniti ~ Bergamo - [4] Istituto di<br />

Clinica delle Malattie Infettive, Università Cattolica del Sacro Cuore ~ Roma - [5] Spedali Civili di Brescia ~ Brescia -<br />

[6] Policlinico di Bari ~ Bari - [7] Ospedale S. Maria Annunziata ~ Firenze - [8] Ospedale S. Gerardo ~ Monza - [9] Ospedale S.<br />

Anna ~ Ferrara<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Il miglioramento della prognosi dell‟infezione da HIV dopo l‟introduzione della<br />

HAART potrebbe aver modificato i trend della mortalità dei pazienti con sola infezione da<br />

HIV o con coinfezione HIV/HCV.<br />

Obiettivo: Analizzare i trend della mortalità in pazienti con infezione da HIV e HIV/HCV in<br />

Italia nelle 4 ere HAART (1: 1986-1997, 2: 1998-2001, 3: 2002-2004, 4: 2005-2011) nella<br />

coorte MASTER negli ultimi 25 anni.<br />

Risultati: Degli 884 pazienti selezionati (79.6% M, età media 40.5aa), il 61.3% avevano<br />

un‟infezione da HIV ed il 38.7% da HIV/HCV; il 49.6% aveva effettuato HAART, il 66.4%<br />

con terapie subottimali. Il tempo mediano di terapia con ART era 50 mesi, con HAART 11;<br />

la mediana del tempo dalla diagnosi di HIV 120 mesi. La viremia mediana al decesso era<br />

4.28 log10 c/mL, la conta mediana dei CD4 87 cell/µL. La mortalità era AIDS-relata nel<br />

73.7% dei casi, le altre cause erano malattia epatica (21.9%), cardiovascolare (CV, 2.5%)<br />

e renale (1.2%). I trends della mortalità per AIDS o malattia epatica sono presentati nella<br />

tabella 1. Una quota significativamente minore di pazienti HIV vs HIV/HCV è deceduta per<br />

AIDS nelle ere HAART da 2 a 4 (86.8% vs 75.2%, p=0.05 nell‟era 2, 80.2% vs 56.7%,<br />

p=0.001 nella 3, 66.7% vs 42.7%, p


231<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Sarcoma di Kaposi 1.26 0.54 1.19 0.84<br />

Malattia epatica (tutte) 25.94 15.13 8.17


232<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 225<br />

- PEGINTERFERONE A -2A VERSUS A -2B NELL’INFEZIONE CRONICA DA HCV<br />

GENOTIPO 1: RISULTATI DI UNA META-ANALISI -<br />

Coppola N.* [1] , Pisaturo M. [1] , Sagnelli C. [1] , Tonziello G. [1] , Sagnelli E. [1] , Angelillo I. F. [2]<br />

- [1] Dipartimento di Medicina Pubblica, sezione di Malattie Infettive, Seconda Università di Napoli ~ Napoli -<br />

[2] Dipartimento di Medicina Pubblica, sezione di Igiene, Seconda Università di Napoli ~ Napoli<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Precedenti lavori di meta-analisi sulla terapia dell‟ epatite cronica C sono stati<br />

condotti su studi disomogenei ed i risultati non possono essere considerati conclusivi.<br />

Obiettivo: Valutare l‟efficacia di Peg-IFN a-2a versus Peg-IFN a -2b in combinazione con<br />

ribavirina (RBV) in studi omogenei su pazienti con epatite cronica C genotipo 1, HIV neg.,<br />

naive a terapia antivirale.<br />

Metodi: E‟ stata effettuata una revisione sistematica della letteratura computerizzata<br />

(MEDLINE, EMBASE, LILACS e Cochrane Library) da gennaio 2000 a Maggio 2000. Gli<br />

studi inclusi nella meta-analisi presentano i seguenti criteri: a) dati originali da trial clinici<br />

randomizzzati e non-randomizzti; b) almeno uno dei seguenti outcome primari, RVR:<br />

Risposta Virologica Rapida; EVR: risposta virologica precoce completa; ETR: risposta fine<br />

trattamento; SVR: Risposta virologica sostenuta; c) includere soggetti HIV-negativi con<br />

epatite cronica C genotipo 1, naïve a terapia antivirale, trattati con dosi standard di Peg-<br />

IFN a-2a (180 ?g/sett.) o a-2b (1.5 µg/Kg/sett.) entrambi associati a RBV; d) poter valutare<br />

l‟odds ratio del rischio relativo (RR) e l‟associato intervallo di confidenza al 95% (CI);<br />

essere in lingua Inglese e pubblicati come lavori in exstenso.<br />

Risultati: Sette studi rientravano nei criteri permettendo una metanalisi su 3,026 pazienti.<br />

Peg-IFN a-2a e Peg-IFN a-2b hanno la stessa prevalenza di RVR (RR=1.05; 95%<br />

CI=0.87-1.27, p=0.62) e SVR (RR=1.08; 95% CI=0.99-1.18, p=0.098). Peg-IFN a-2a più<br />

frequentemente di Peg-IFN a-2b otteneva EVR (RR=1.11; 95% CI=1.02-1.21, p=0.013) e<br />

ETR (RR=1.22; 95% CI=1.14-1.31, p


233<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 123<br />

- TOLLERABILITÀ ED EFFICACIA DEGLI ANALOGHI NUCLEOS(T)IDICI (AN) <strong>NELLA</strong><br />

CIRROSI DA HBV/HCV -<br />

Coppola N.* [1] , Stanzione M. [1] , Messina V. [2] , De Pascalis S. [1] , Pisaturo M. [1] , Macera M. [1] , Tonziello G. [1] ,<br />

Fiore M. [1] , Sagnelli C. [1] , Pasquale G. [1] , Sagnelli E. [1]<br />

- [1] Dep. di Medicina Pubblica, Seconda Università di Napoli ~ Napoli - [2] U.O.C. di Malattie Infettive, A.O.R.N. Sant‟Anna<br />

e San Sebastiano di Caserta ~ Caserta<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: esistono modeste informazioni sulla tollerabilità ed efficacia di AN in cirrotici<br />

HBV/HCV.<br />

Obiettivo: valutare questi parametri nella cirrosi HBV/HCV.<br />

Pazienti: 21 pazienti consecutivi con cirrosi clinica HBsAg/HBVDNA(rt-PCR)/anti-HCV+<br />

(Gruppo BC), sono stati confrontati con 21 pazienti HBsAg/HBVDNA+/anti-HCV neg<br />

(Gruppo Controllo), pair-matched per diagnosi, età+5 anni, sesso, HBeAg/anti-HBe e<br />

score di Child. I 42 pazienti, studiati dal 2006 al 2009, erano naive per AN alla prima<br />

osservazione.<br />

Gruppo BC alla prima osservazione: 12 maschi, età mediana 59 anni (range 38-74), 12 in<br />

Child A, 5 in B e 4 in C; 2 pazienti HBeAg+, HCVRNA(rt-PCR) neg, 19 HBeAg neg (14<br />

HCVRNA+ e 5 neg), HBVDNA 1.1E5+2.2E4IU/ml.<br />

Gruppo Controllo alla prima osservazione: 12 maschi, mediana 61 anni (range 41-72), 12<br />

in Child A, 5 in B e 4 in C; 2 pazienti HBeAg+, 19 HBeAg neg, HBVDNA<br />

5.2E5+1.1E5IU/ml.<br />

Tutti i pazienti sono stati trattati per almeno 18 mesi (range 18-60): nel Gruppo BC 10 con<br />

LAM+ADV, 6 ETV, 3 LdT e 2 con TDF; nel Gruppo Controllo: 11 con LAM+ADV, 7 ETV, 1<br />

LdT e 2 con TDF.<br />

Risultati: dei 42 pazienti nessuno ha sospeso la terapia né mostrato effetti collaterali. Al<br />

6°, 12° e 18° mese di terapia l‟HBVDNA era negativo in 15(71.4%), 17(80.9%) e<br />

19(90.5%) pazienti del Gruppo BC, e in 14(66.6%), 15(71.6%) and 18(85.7%) del Gruppo<br />

Controllo. Alla negativizzazione di HBVDNA, 1 di 7 pazienti HCVRNA neg nel Gruppo BC<br />

è diventato HCVRNA+ e 1 dei 14 inizialmente HCVRNA+ ha mostrato incremento di 1 log<br />

di HCVRNA. I 42 pazienti sono vivi, non hanno subito trapianto epatico, né peggioramento<br />

di classe di Child; 3 nel Gruppo BC e 4 nel Gruppo Controllo sono migliorati nella classe di<br />

Child.<br />

Conclusione: gli AN sono stati efficaci e ben tollerati in entrambi i gruppi. La replicazione<br />

di HCV aumenta raramente dopo negativizzazione di HBVDNA ed è stata clinicamente<br />

irrilevante.


234<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 224<br />

- ESPRESSIONE DEL POLIMORFISMO DI IL28B IN SOGGETTI CON RIATTIVAZIONE<br />

SPONTANEA DA HCV -<br />

Coppola N.* [1] , Alessio L. [1] , Pisaturo M. [1] , Tonziello G. [1] , Stanzione M. [1] , Sagnelli C. [1] , Macera M. [1] ,<br />

Pasquale G. [1] , Sagnelli E. [2]<br />

- [1] AOU, Seconda Università di Napoli ~ Napoli - [2] U.O. C. Malattie Infettive e Tropicali, A.O.R.N. Sant‟Anna e San<br />

Sebastiano, Caserta ~ Caserta<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: La riattivazione spontanea da HCV è evento poco conosciuto e non noto è se<br />

possa essere legata all‟espressione del polimorfismo di IL28B.<br />

Obiettivo: confrontare l‟espressione del polimorfismo di IL28B in soggetti con infezione<br />

cronica da HCV con riattivazione spontanea da HCV ed in quelli che in un lungo follow-up<br />

non hanno presentato riattivazione<br />

Metodi: Sono stati arruolati tutti i 23 pazienti con riattivazione spontanea di HCV osservati<br />

dal 2005 al 2010 (CASI): pazienti anti-HCV +, HBsAg/anti-HIV neg., naive a terapia<br />

antivirale con ALT almeno 5 volte i valori basali in assenza di altre cause di epatopatia<br />

acuta. Per ogni caso è stato selezionato un soggetto osservato nello stesso periodo di<br />

tempo anti-HCV +, HBsAg/anti-HIV neg., naive a terapia antivirale senza riattivazione nei<br />

10 anni precedenti (valutazione biochimica almeno 4 volte all‟anno), pair-matched per<br />

età+5 anni, sesso, genotipo di HCV. Nei 46 soggetti è stata valutata l‟espressione del<br />

polimorfismo di IL28 (rs12979860) mediante analisi delle curve di melting con sonde FRET<br />

in Lightcycler 1.5 (PBMC).<br />

Risultati: Le caratteristiche demografiche, biochimiche, virologiche dei 23 Casi e dei 23<br />

Controlli sono riportati in Tabella. Il polimorfismo per IL28B ha evideniato una più<br />

frequenza di genotipo CC nel gruppo dei Casi rispetto ai Controlli (43,5% vs. 13%;<br />

p


235<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


236<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 54<br />

- ATTIVITÀ DI MONITORAGGIO LONGITUDINALE <strong>NELLA</strong> MALATTIA CRONICA DI<br />

FEGATO -<br />

Crivelli P.* [1] , Brusa M. T. [1] , Degioanni M. [1] , Delmastro B. [1] , Casabianca A. [1] , Moglia R. [1] , Biglino A. [1]<br />

- [1] SOC M. Infettive Asti ~ Asti<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: La valutazione dello stato di fibrosi è il piu‟ importante predittore di<br />

progressione della malattia qualunque sia l‟insulto cronico sia esso virale, autoimmune o<br />

metabolico.Negli ultimi due anni della nostra attivita‟ambulatoriale della malattia cronica di<br />

fegato abbiamo arricchito le capacita‟ diagnostiche anche con l‟utilizzo della elastografia<br />

epatica.<br />

Obiettivo: Descrivere l'attività di elastografia epatica nel biennio 2009-2011<br />

Risultati: Abbiamo eseguito 1004 esami dal febbraio 2009 al marzo 2011. Sono stati<br />

inclusi nello studio descrittivo soltanto gli esami validi e cioe‟ quei test con un “success<br />

rate" 30% della mediana. Il cut-off per discriminare i soggetti con fibrosi<br />

è stato >7.5 per i paziente con epatopatia HCV correlata; >8.5 per HBV e > 7.9 K Pascal<br />

per i pazienti affetti da NAFLD . I casi di cirrosi e cioe‟ quelli con dati di "stiffness" >14.5<br />

per HCV fino al valore di 75 K Pascal sono stati oggetto di ulteriori considerazioni .L‟ampia<br />

dispersione dei valori ci ha indotto a correlare i dati con lo stadio di cirrosi dei malati stessi.<br />

GRAFICO<br />

Conclusione: Il fibroelastogramma è fondamentale per il monitoraggio longitudinale sia<br />

nei trattati che nei non trattati . Nei casi di NAFLD la presenza di fibrosi è altamente<br />

suggestiva di una progressione della malattia verso la cirrosi e quindi offre la possibilita‟ di<br />

un monitoraggio diverso in questi pazienti a rischio. La correlazione della “stiffness" con<br />

l‟ipertensione portale induce ad ulteriori sottoclassificazioni peraltro gia‟ da diversi autori<br />

proposte e che sono in fase di studio. Anche l‟elastografia splenica da noi appena iniziata<br />

potra‟ essere un altro importante tassello per il monitoraggio sempre piu‟ attento della<br />

malattia cronica di fegato .<br />

HCV HBV 7<br />

HCV 648 di cui<br />

428 con fibrosi<br />

HCV HIV 8<br />

1004 fibroelastogrammi<br />

Autoimmuni 10<br />

Cirrosi B 4<br />

NAFLD 11<br />

Cirrosi C 182<br />

Cirrosi CB 3<br />

HBV131<br />

autoim Conteggio<br />

cirrB Conteggio<br />

cirrc Conteggio<br />

cirrCB Conteggio<br />

HBV Conteggio<br />

HCV Conteggio<br />

HCV HBV Conteggio<br />

HCV HIV Conteggio<br />

NAFLD Conteggio


237<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 156<br />

- INCIDENCE OF HEPATITIS B AND C INFECTIONS IN EARLY BREAST CANCER<br />

PATIENTS AND IMPACT ON SYSTEMIC TREATMENT -<br />

De Maria A.* [1] , Levaggi A. [2] , Iacono G. [2] , Giraudi S. [2] , Bighin C. [2] , Lambertini M. [2] , Canavese G. [2] , Pronzato<br />

P. [2] , Del Mastro L. [2]<br />

- [1] MALATTIE INFETTIVE, IST-GE ~ GENOVA - [2] ISTITUTO NAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO ~<br />

GENOVA<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: little information exists about the incidence of hepatitis B and C infections in<br />

early breast cancer patients and the impact on systemic treatment<br />

Obiettivo: we retrospectively reviewed hepatitis B or C serology of 746 consecutive<br />

patients with early breast cancer treated at National Institute for Cancer Research between<br />

January 2009 and March 2011 to assess the impact of HBV or HCV infection on systemic<br />

cancer treatment. Patients with positive serology were elegible for this study.<br />

Risultati: 170 patients were excluded because serology was not available. Among 576<br />

evaluable patients we indentified 28 (4.8%) patients vaccinated against HBV and 69 (12%)<br />

with positive serology: 17 patients (2.9%) with HCV infection, 7 (1.2%) with occult HBV<br />

(HBsAg negative, HBsAg Ab negative, HBcAg Ab positive) , 40 (6.9%) with cleared HBV<br />

(HBsAg negative, HBsAg Ab positive, HBcAg Ab positive) and 6 (1%) with chronic HBV<br />

(HBsAg positive, HBsAg Ab negative, HBcAg Ab positive). Eleven patients (16%)<br />

experienced a grade 1 or greater elevation in aminotransferases during systemic therapy<br />

as follows: CTC grade 1 (five patients), grade 2 (eight) and grade 3 (one)(table 1). Among<br />

the patients who developed an elevation in aminotransferases, 6 (54.5%) had HCV<br />

infection, 2 (18%) had chronic HBV while no patients had occult HBV. Among patients with<br />

transaminitis two patients HCV positive (18%) required discontinuation of systemic<br />

therapy: one patient discontinued hormonetherapy and one trastuzumab.<br />

Conclusione: about 12% of newly diagnosed breast cancer patients have positive<br />

serology for viral hepatitis and within this group about 16% may develop transaminitis<br />

during systemic treatment. Discontinuation of systemic treatment can occur in about 18%<br />

of patients with elevation in transaminases. Pretreatment serum detection of viral hepatitis<br />

B and C antigen and antibodies is useful for adeguate monitoring of liver function during<br />

anti-neoplastic therapy<br />

CT ± OT CT + T ± OT OT Total<br />

HCV (17 pt) 1 (5.8%) 1 (5.8%) 4 (23.5%) 6 (35.1%)<br />

Occult HBV (7 pt) 0 0 0 -<br />

Cleared HBV (40 pt) 1 (2.5%) 2 (5%) 0 3 (7.5%)<br />

Chronic HBV (6 pt) 2 (33.3%) 0 0 2 (33.3%)


238<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 56<br />

- SIEROCONVERSIONE ANTIHBS IN EPATITE VIRALE ACUTA “SEVERA” DA HBV<br />

TRATTATA CON ENTECAVIR. -<br />

Delmastro B.* [1] , Crivelli P. [1] , Brusa M. T. [1] , Montrucchio G. [1] , Moglia R. [1] , Bolla C. [1] , Biglino A. [1]<br />

- [1] SCDU Malattie Infettive, osp. Cardinal Massaia, ASL AT ~ Asti<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Descriviamo un caso di epatite acuta “severa” da HBV con grave insufficienza<br />

epatica trattato con Entecavir 0.5mg/die per 35 giorni.<br />

Obiettivo: In anamnesi: sempre buona salute; partner dell‟Est-Europa con stato HBV non<br />

noto. Da 3 giorni prima del ricovero dolore addominale a barra, febbre ed ittero. Ricovero<br />

con iperbilirubinemia, gravi alterazioni di coagulazione e indici di citolisi epatica; markers<br />

HBV positivi per infezione acuta (Bilirubina 11.5, PT 35%, INR 2.26, AST 3250, ALT 6175,<br />

HBsAg+, HBcAb IgG+, HBcAb IgM+, HBeAg+). Iniziata terapia con Vitamina K e profilassi<br />

antibiotica; successivo trasferimento precauzionale presso Centro Trapianti di Fegato,<br />

Torino; persistendo ridotta funzionalità epatica e INR 2.08, iniziata terapia antivirale con<br />

Entecavir 0.5mg 1cp/die. Per il miglioramento di INR, transaminasi e bilirubinemia,<br />

ritrasferimento presso questa SCDU dopo 4 giorni (AST 538, ALT 202, INR 1.2, HBV-DNA<br />

400UI/ml, HDV IgG e IgM negativi).<br />

Risultati: Trattamento ben tollerato con risoluzione del quadro clinico; dimissioni dopo 11<br />

giorni (AST 104, ALT 550, GGT 102, Bilirubina 7.6, PT 118, INR 0.91). Dopo 30 giorni di<br />

terapia antivirale: AST28, ALT46, Bilirubina2.8, HBV-DNA non-rilevabile, HBeAg negativo,<br />

AntiHBe+, HBsAg negativo, AntiHBs 4UI/ml). Trattamento per ulteriori 7 giorni<br />

(complessive 5 settimane) per rinforzare la risposta anticorpale. A 60 giorni: AST17,<br />

ALT18, Bilirubina 0.7, HBV-DNA non rilevabile, HBsAg negativo, AntiHBs+ (titolazione 10<br />

UI/ml).<br />

Conclusione: L‟infezione acuta da HBV è seguita da elevata replicazione virale che in rari<br />

casi (0.5-2%) può evolvere in epatite fulminante, insufficienza epatica ad elevata mortalità<br />

(>80%), con unica opzione terapeutica rappresentata in passato dal trapianto di fegato.<br />

Oggi il trattamento con Entecavir consente di ottenere un abbattimento della carica virale,<br />

essenziale sia nel caso di successivo trapianto, sia per la risoluzione precoce della forma<br />

severa, nella maggior parte dei casi con sieroconversione AntiHBs.


<strong>Abstract</strong> 55<br />

- EPATITE VIRALE ACUTA DA RIATTIVAZIONE DI HBV E-MINUS IN<br />

TRATTAMENTO CON TELBIVUDINA. -<br />

239<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Delmastro B.* [1] , Crivelli P. [1] , Brusa M. T. [1] , Montrucchio G. [1] , Moglia R. [1] , Bolla C. [1] , Biglino A. [1]<br />

- [1] SCDU Malattie Infettive, osp. Cardinal Massaia, ASL AT ~ Asti<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Descriviamo un caso di epatite acuta da riattivazione di HBV e-minus in<br />

trattamento antivirale con Telbivudina con buona tollerabilità e risposta completa al<br />

trattamento (abbattimento della carica virale da 7Log10 al basale a 2Log10 dopo 3 mesi di<br />

terapia).<br />

Obiettivo: In anamnesi, paziente della Bulgaria, in Italia da 5 anni; sempre buona salute,<br />

saltuarie epigastralgie. Da 10 giorni prima del ricovero astenia, subittero e vomito;<br />

ricoverato per ipertransaminasemia ed ittero in colecistite litiasica (AST 811, ALT 2.143,<br />

Bilirubina Tot. 3.7, D 2.1, PT 72 %, INR 1.6, PTT 35); all‟ecografia, fegato a struttura<br />

disomogenea, assenza di lesioni focali; colecisti con pareti ispessite, sospetta formazione<br />

litiasica all‟infundibolo senza dilatazione VBP. Markers epatitici compatibili con epatite<br />

virale acuta da riattivazione di HBV “e-minus” (HBsAg +, HBcAb-IgM negativo, HBcAb-<br />

IgG+, HBeAg negativo, HBeAb+), restanti negativi. ColangioRMN: negativa. In quarta<br />

giornata: AST 782, ALT 1682, Bilirubina 4.5, PT 63, INR 1.37 e HBV DNA 2.521.074 UI/ml<br />

(PCR-RT), per cui iniziava trattamento antivirale con Telbivudina 600 mg 1 cp/die.<br />

Risultati: Trattamento ben tollerato, assenza di effetti collaterali, risoluzione del quadro<br />

clinico. Dimissione del paziente dopo 16 giorni di ricovero (AST 136, ALT 310, Bilirubina<br />

Tot. 5.7 e HBV-DNA 17.624 UI/ml). Monitoraggio dei parametri virologici: AST 52, ALT 93,<br />

CK 52, HBV DNA 2.633 UI/ml con riduzione della Viremia di 3 Log10 dopo 1 mese di<br />

terapia e AST 20, ALT 26, CK 74, HBV-DNA 113 UI/ml con risposta completa al<br />

trattamento ed abbattimento della carica virale da 7 Log10 a 2 Log10 dopo 3 mesi di<br />

terapia.<br />

Conclusione: In corso di epatite da riattivazione di HBV “e-minus” la viremia può<br />

raggiungere valori molto elevati con possibili riaccensioni epatitiche. Il trattamento con<br />

Telbivudina in corso di “flare” da riattivazione consente di ottenere una risposta completa,<br />

con rapido abbattimento della carica virale anche con valori di viremia basale medio-alti.


240<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 250<br />

- DISTRIBUZIONE DEL POLIMORFISMO RS12979860 NEL PROMOTORE DEL GENE<br />

UMANO IL28B IN PAZIENTI AFFETTI DA EPATITE C -<br />

Esposito C.* [1] , Cuomo N. [1] , Di Spirito A. [1] , Melillo N. [1]<br />

- [1] U.O.C. VIROLOGIA - AORN <strong>DEI</strong> COLLI - MONALDI-COTUGNO-CTO ~ NAPOLI<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Studi indipendenti evidenziano come la variabilità genetica del paziente<br />

influenzi il trattamento standard PEG-IFN e RBV. In particolare, il polimorfismo (SNP,<br />

Single Nucleotide Polymorphisms) rs12979860 nel promotore del gene umano<br />

interleuchina 28B (IL28B), è fortemente associato alla SVR1,2. Pazienti con genotipo C/C<br />

hanno un tasso di SVR maggiore di 2/3 volte rispetto a quello dei pazienti con genotipo<br />

T/T.<br />

Obiettivo: Studiare gli alleli del polimorfismo rs12979860 nel promotore del gene umano<br />

IL28B in pazienti HCV anche in base al genotipo HCV, al fine di aiutare il clinico nella<br />

personalizzazione ed ottimizzazione della terapia. Il polimorfismo rs12979860 è stato<br />

rilevato con il LightMix kit IL28B (TIB MOLBIOL) su 211 (F=82, M=129) campioni di<br />

sangue intero di pazienti HCV, utilizzando un frammento lungo 139 bp amplificato con<br />

primers specifici su LightCycler. Il test esegue la ricerca di 3 genotipi: omozigote TT,<br />

omozigote CC ed eterozigote TC.<br />

Risultati: La distribuzione degli alleli per sesso, ha evidenziato una presenza maggiore<br />

dell‟allele CT nelle femmine e una CC maggiore nei maschi (tab 1).<br />

Nella distribuzione percentuale degli alleli in base al genotipo HCV, calcolata su 126<br />

campioni, i genotipi HCV del gruppo 1 sono risultati quelli più numerosi e maggiormente<br />

correlati all‟allele CT (tab 2).<br />

Conclusione: Il test IL28B ha evidenziato l‟alta percentuale degli alleli CT che potrà<br />

essere utilizzata dal clinico per determinare tipo e durata della terapia, in considerazione<br />

all‟impiego di farmaci antivirali emergenti, fornendo maggiore risposta terapeutica e<br />

conseguente riduzione verso la cirrosi e l‟HCC.<br />

1) Genetic variation in IL28B predicts hepatitis C treatment-induced viral clearance. Ge D,<br />

et al. Nature 2009; 461(7262): 399-401.<br />

2) Genetic variation in IL28B is associated with chronic hepatitis C and treatment failure: a<br />

genome-wide association study.Rauch A, et al. ; Swiss Hepatitis C Cohort Study; Swiss<br />

HIV Cohort Study. Gastroenterology. 2010 Apr;138(4):1338-45, 1345.e1-7.<br />

Tab 1<br />

CC % CT % TT %<br />

Femmine 21 25,61 44 53,66 17 20,73<br />

Maschi 41 31,78 62 48,06 26 20,16<br />

Tab 2<br />

totale 62 29,38 106 50,24 43 20,38


241<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Genotipo HCV CC % CT % TT %<br />

1 23 62,16 48 78,69 17 60,72<br />

2 10 27,03 8 13,11 6 21,43<br />

3 4 10,81 4 6,56 3 10,71<br />

4 0 0,0 1 1,64 2 7,14<br />

totale 37 100,00 61 100,00 28 100,00


<strong>Abstract</strong> 279<br />

- TERAPIA D’INDUZIONE CON LA RIBAVIRINA IN PAZIENTE HCV+ -<br />

242<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Ucciferri C. [1] , Falasca K.* [1] , Mancino P. [1] , Vignale F. [1] , Ripani P. [1] , Gorgoretti V. [1] , Pizzigallo E. [1] , Vecchiet<br />

J. [1]<br />

- [1] Clinica Malattie Infettive, Università “G. d‟Annunzio” ~ Chieti<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Ci sono numerose evidenze scientifiche che dimostrano come la dose di<br />

ribavirina sia molto importante nel prevenire i relapser. Sono diversi gli studi che<br />

dimostrano la mancata risposta virologica nonostante "genotipo buono" se non si è<br />

utilizzato un dosaggio ottimale di ribivirina in base al peso corporeo.<br />

Obiettivo: Descriviamo un caso di un paziente relapser ritrattato con terapia per induzione<br />

con ribavirina per sei settimane.<br />

Risultati: Uomo di 61 anni caucasico con infezione da HCV scoperta nel 2006 che inizia il<br />

trattamento con PEG-IFNa2A 180 mcg settimanale più RBV 1200 mg / die (13,3 mg / Kg /<br />

die) per 24 settimane. Dopo una risposta biochimica e virologica a termine, al primo mese<br />

di follow-up il paziente relapsa.<br />

Il paziente mostra una forte volontà di provare un nuovo trattamento per l'HCV, e dopo sei<br />

mesi si riprogramma nuovo trattamento. Abbiamo deciso di provare con la stessa terapia<br />

ma iniziando con l‟induzione di RBV 13,3 mg / Kg / die per sei settimane.<br />

Alla fine del trattamento ha mostrato HCV-RNA negativo, Hb 9,5g/dl, AST e ALT nel range<br />

di normalità.<br />

Sei mesi dopo la fine del trattamento il paziente presentava transaminasi normali e una<br />

risposta virale sostenuta.<br />

Conclusione: Abbiamo usato l‟induzione con ribavirina per migliorare l'efficacia della<br />

terapia standard di cura. Nel nostro paziente l‟induzione con RBV ha determinato un<br />

rapido declino fino alla negativizzazione dell‟HCV-RNA nel plasma, che poi associato la<br />

terapia standard ha permesso di ottenere una guarigione del paziente.<br />

Questa strategia terapeutica deve essere ulteriormente confermata da uno studio<br />

randomizzati per confermare l'efficacia, e la sicurezza nei ritrattamenti dei pazienti HCV+.


243<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 227<br />

- HBV E MIGRANTI: RISULTATI DI UNO STUDIO MULTICENTRICO <strong>SIMIT</strong> -<br />

Fasano M.* [1] , Saracino A. [2] , Carosi G. [3] , Marino N. [4] , Sagnelli E. [5] , Gaeta G. [6] , Angarano G. [1] , Verruchi<br />

G. [7] , Bellissima P. [9] , Santantonio T. [2]<br />

- [1] Università degli Studi di Bari ~ Bari - [2] Università degli Studi di Foggia ~ Foggia - [3] Malattie Infettive e Tropicali,<br />

Università di Brescia ~ Brescia - [4] Malattie Infettive Ospedale S.M. Annunziata, Firenze ~ Firenze - [5] Malattie Infettive,<br />

AORN Caserta ~ Caserta - [6] Malattie Infettive, II Università di Napoli ~ Napoli - [7] Malattie Infettive, Università di Bologna<br />

~ Bologna - [9] Malattie Infettive, AO “Gravina”, Caltagirone ~ Caltagirone<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: La continua migrazione di individui da aree geografiche ad alta/media<br />

endemia ha determinato l‟arrivo nel nostro Paese di un numero crescente di portatori<br />

cronici di HBV. L‟entità di tale fenomeno e le caratteristiche clinico-virologiche dei migranti<br />

HBsAg+ sono tuttavia non ben definite<br />

Obiettivo: Valutare la prevalenza di migranti nella coorte di soggetti HBsAg+ arruolati<br />

nello studio trasversale multicentrico <strong>SIMIT</strong> e confrontare le caratteristiche dell‟infezione<br />

cronica B nei migranti rispetto ai portatori cronici italiani.<br />

Metodi: Sono stati raccolti in forma anonima i dati di tutti i pazienti HBsAg+ di età =18 anni,<br />

valutati presso 74 Centri Infettivologici Italiani dal 1° febbraio al 31 luglio 2008.<br />

Risultati: Dei 3791 soggetti HBsAg+ inclusi nello studio, 955 (25%) erano immigrati, con<br />

prevalente distribuzione al Centro-Nord. Le aree di provenienza erano: Estremo Oriente<br />

(37.5%), Est-Europa (35.4%), Africa Sub-Sahariana (17.2%), Africa del Nord (5.3%) e altra<br />

provenienza nel 4.6%. Rispetto ai portatori italiani, i migranti erano significativamente più<br />

giovani (età mediana 34 vs 52), prevalentemente di sesso femminile (58% vs 31%), più<br />

spesso alla prima osservazione (casi incidenti 34.5% vs 13.4%) e presentavano una<br />

minore frequenza di coinfezione con HDV, HCV e HIV. I soggetti HBeAg+ erano più<br />

frequenti tra i migranti (28.2% vs 14.1%). Il genotipo D, riscontrato nell‟88% dei portatori<br />

italiani, era presente solo nel 42% dei migranti. Questi ultimi risultavano essere più<br />

frequentemente portatori inattivi di HBV con minore prevalenza di epatite cronica, cirrosi e<br />

HCC. Solo il 27% dei migranti riceveva un trattamento antivirale vs il 53% degli italiani.<br />

Conclusione: Un quarto di tutti i portatori di HBV afferenti ai Centri di Malattie Infettive in<br />

Italia è rappresentato da immigrati con caratteristiche demografiche, sierologiche e<br />

virologiche differenti da quelle dei portatori autoctoni ed una minore possibilità di accesso<br />

ai trattamenti


244<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 222<br />

- EFFICACIA E TOLLERABILITA’ DELLA MONOTERAPIA CON ENTECAVIR IN<br />

PAZIENTI CON EPATITE CRONICA B, HBEAG-NEGATIVA: RISULTATI A 4 ANNI. -<br />

Fasano M.* [1] , Pipoli A. [2] , D'addiego G. [2] , Caccianotti B. [2] , Ciarallo M. [2] , Angarano G. [1] , Santantonio T. [2]<br />

- [1] 1Clinica Malattie Infettive, Università degli Studi di Bari ~ Bari - [2] 2Clinica Malattie Infettive, Università degli Studi di<br />

Foggia. ~ Foggia<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Entecavir (ETV) è un analogo nucleosidico di terza generazione caratterizzato<br />

da elevata potenza ed elevata barriera allo sviluppo di resistenza<br />

Obiettivo: Scopo di questo studio è quello di valutare, nella pratica clinica, l‟efficacia e la<br />

tollerabilità della monoterapia con ETV in pazienti con epatite cronica B.<br />

Metodi: A partire dal 2007, 54 pazienti con epatite cronica B, HBeAg-negativa, mai trattati<br />

in precedenza con analoghi nucleos(t)idici (età mediana 55 anni, range 39-84, 42 maschi,<br />

14 con cirrosi) sono stati consecutivamente trattati con ETV in monoterapia e seguiti<br />

prospetticamente per un follow-up mediano di 25 mesi (range 6-49). In tutti i pazienti sono<br />

stati valutati ogni 3 mesi transaminasi, indici di funzionalità epatica e renale, HBV DNA<br />

quantitativo con tecnica PCR Real Time (limite di sensibilità 12 UI/ml).<br />

Risultati: Al baseline i pazienti presentavano livelli mediani di ALT e HBV DNA pari a 57,5<br />

U/L (range 16-598) e 39353 UI/ml (range 570-967.274.000), rispettivamente . In 15/54<br />

pazienti (28%) erano presenti malattie concomitanti (ipertensione e diabete) in trattamento<br />

farmacologico. Tutti i pazienti sono stati trattati con ETV 0,5 mg/die, tranne un paziente<br />

che riceveva ETV a giorni alterni per ridotta clearance della creatinina. Durante il<br />

trattamento l‟HBV DNA risultava non dosabile nel 81,5%, 92,5% e 100% dei pazienti dopo<br />

3, 6 e 12 mesi di terapia rispettivamente. Nessun paziente ha presentato una non risposta<br />

primaria o un breaktrough virologico. Nessun paziente ha presentato alterazioni della<br />

funzionalità renale o eventi avversi severi; 2 pazienti sono deceduti per malattie<br />

linfoproliferative.<br />

Conclusione: Questi risultati confermano l‟elevata potenza antivirale di ETV nel<br />

trattamento dell‟epatite cronica B nella pratica clinica, l‟assenza di sviluppo di resistenza e<br />

l‟ottima tollerabilità in trattamenti di lunga durata.


245<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 265<br />

- FATTORI PREDITTIVI DEL PEGGIORAMENTO DELLA FIBROSI EPATICA ALLA<br />

VALUTAZIONE CON FIB-4 NEI PAZIENTI CON COINFEZIONE HIV-HCV CHE<br />

INIZIANO UNA TERAPIA ANTIRETROVIRALE DI COMBINAZIONE (CART) -<br />

Fabbiani M. [2] , Di Giambenedetto S. [2] , Focà E.* [3] , Colafigli M. [3] , Nasta P. [3] , Maggiolo F. [4] , Sighinolfi L. [5] ,<br />

Costarelli S. [6] , Marino N. [7] , Ladisa N. [8] , Torti C. [3]<br />

- [2] Istituto di Clinica delle Malattie Infettive, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma ~ Roma - [3] Istituto di Malattie<br />

Infettive e tropicali, Università di Brescia ~ Brescia - [4] Ospedali Riuniti ~ Bergamo - [5] Ospedale S. Anna ~ Ferrara -<br />

[6] 5Istituti Ospitalieri ~ Cremona - [7] Ospedale S. Maria Annunziata ~ Firenze - [8] Policlinico di Bari ~ Bari<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: L‟identificazione di sistemi non invasivi per la valutazione della progressione<br />

della fibrosi è una delle necessità cliniche che non hanno ancora ottenuto una risposta<br />

nella gestione dei pazienti con infezione da HCV.<br />

Obiettivo: Valutare l‟incidenza ed i predittori di progressione della fibrosi epatica (FE) nei<br />

pazienti con co-infezione HIV-HCV, viremici e con genotipo noto tramite 3 classi di FIB-4<br />

(1: =1.45; 2: 1.46-3.25; 3: >3.25) dal momento dell‟inizio della cART nella coorte MASTER.<br />

Risultati: Sono stati valutati 1568 pazienti [72.8% M, 73.2% farmacodipendenti, età<br />

mediana 36 aa (IQR 32-40), conta mediana dei CD4 256 cell/µL (IQR 127-398), viremia<br />

mediana 4.35 log10 c/mL (IQR 3.26-5.00)]. Al basale, il 62.3% dei pazienti aveva una<br />

fibrosi epatica di classe 1 ed il 37.7% di classe 2. L‟incidenza della progressione della FE<br />

a classi superiori o alla 3 erano rispettivamente 0.23 e 0.06 persone-anno di follow up.<br />

Un‟età più avanzata (HR 2.15, p


Grado di<br />

fibrosi<br />

246<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 260<br />

- ACOUSTIC STRUCTURE QUANTIFICATION (ASQ): UNA NUOVA METODICA NON<br />

INVASIVA PER LA VALUTAZIONE DEL GRADO DI FIBROSI EPATICA IN PAZIENTI<br />

CON INFEZIONE CRONICA HCV CORRELATA ED EPATOCARCINOMA (HCC). -<br />

Giorgio A.* [1] , Martini S. [2] , Farella N. [1] , Di Sarno A. [1] , De Stefano G. [1] , Scognamiglio U. [1] , Calisti G. [1] , Di<br />

Martino F. [2] , Cascone A. [2] , Fiore M. [2] , Filippini P. [2]<br />

- [1] IX UOC di Malattie Infettive ad Indirizzo Ecointerventistico,Ospedale D. Cotugno ~ Napoli - [2] UOC Diagnosi e Terapia<br />

AIDS della Seconda Università degli studi di Napoli ~ Napoli<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Negli ultimi dieci anni sono state sempre più utilizzate metodiche non invasive<br />

per la valutazione ed il monitoraggio del livello di fibrosi epatica nei pazienti con epatopatia<br />

cronica.<br />

Obiettivo: Valutare il grado di fibrosi epatica in pazienti con epatite cronica<br />

C(CHC),cirrosi(HC)ed epatocarcinoma(HCC),mediante una nuova metodica,denominata<br />

ASQ(Acoustic Structure Quantification).Si tratta di una metodica che consente un‟analisi<br />

quantitativa e qualitativa non invasiva del parenchima epatico.<br />

Risultati: Sono stati arruolati 143 pazienti HCV+,76 con CHC,49 con HC e 18 con<br />

HCC,istologicamente documentati(Casi)e 28 soggetti sani(Controlli).In tutti i pazienti è<br />

stata eseguita la metodica ASQ,che analizza l‟omogeneità della tessitura parenchimale<br />

epatica,ottenuta dalle immagini ecografiche convenzionali,sulla base dei risultati di un test<br />

statistico chi2,relativo all‟ampiezza e alla distribuzione degli echi parenchimali.Il valore del<br />

picco della distribuzione del chi2 è espresso come istogramma in Cm2.Il risultato dell‟ASQ<br />

è stato comparato con lo staging istologico della fibrosi e dell‟HCC per valutare sensibilità<br />

e specificità della metodica.Per la valutazione statistica si è ricorsi al test”t di student”.Nei<br />

Controlli il Cm2 score medio è stato di 73(69-77).Nei pazienti con CHC,il Cm2 medio è<br />

risultato 82(range 79-88)per i soggetti con fibrosi F1;100(89-118)per quelli con<br />

F2;120(117-131)per quelli con F3;140(138-147)per quelli con F4;per i pazienti con HCC,è<br />

risultato 204(199-248).L‟analisi dei dati ottenuti,riportata in tabella,ha evidenziato la<br />

capacità della metodica di differenziare,in maniera statisticamente significativa,tutti i<br />

diversi gradi di fibrosi fra di loro e fra la cirrosi e l‟HCC.<br />

Conclusione: L‟utilizzo della metodica non invasiva ASQ,consente di differenziare i<br />

diversi gradi di fibrosi delle malattie croniche del fegato HCV correlate,con elevata<br />

sensibilità e specificità,non evidenziabile finora neppure con l‟elastografia transiente.<br />

Cm 2 medio<br />

Soggetti SANI<br />

(28)<br />

F0 73 (range 69-77)<br />

Cm 2 medio<br />

Pazienti con CHC<br />

(76)<br />

Cm 2 medio<br />

Pazienti con Cirrosi<br />

(49)<br />

Cm 2 medio<br />

Pazienti con HCC<br />

(18)<br />

F1 82 (range79-88) F0/F1: < 0,0001<br />

F2 100 (range 89-118) F1/F2: < 0,0001<br />

F3 120 (range 117-131) F2/F3: < 0,0001<br />

F4 140 (range 138-147) F3/F4: < 0,0001<br />

p


247<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

HCC 204 (range 199-248) F4/HCC: < 0,0001


248<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 268<br />

- RISPOSTA VIROLOGICA SOSTENUTA DOPO TERAPIA ANTI-HCV IN PAZIENTE<br />

CON NEUROPATIA DI CHARCOT MARIE TOOTH TIPO 1. -<br />

Guardigni V.* [1] , Fabbri G. [1] , Cultrera R. [1] , Grilli A. [1] , Contini C. [1]<br />

- [1] ~ Ferrara<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Il trattamento di scelta per l'epatite cronica C è rappresentato da interferone<br />

peghilato(in combinazione con ribavirina),notoriamente gravato da effetti secondari anche<br />

su SNC e su SNP(disturbi neuropsichiatrici e neuropatie periferiche).Benchè genotipo e<br />

carica virale siano i principali fattori predittivi di risposta alla terapia, la presenza di<br />

comorbidità influenzano significativamente gestione ed efficacia del trattamento,nonché<br />

l‟insorgenza di effetti collaterali, riducendone le possibilità di risposta.In tali situazioni la<br />

motivazione del paziente, assieme ad altri fattori predittivi favorevoli di risposta(giovane<br />

età, genotipo 2 e 3, bassa viremia,etc.) devono essere considerati nella scelta terapeutica.<br />

Obiettivo: Descriviamo il caso di un paziente di 25 anni con neuropatia di Charcot Marie e<br />

disturbo ossessivo-compulsivo in trattamento farmacologico,trattato con successo per<br />

epatite cronica C con terapia antivirale standard (Peg-IFN a2a/Ribavirina).Tali comorbidità<br />

spesso rappresentano motivi di esclusione all‟impiego di terapia interferonica.Il trattamento<br />

antivirale veniva concordato con specialisti neurologi e psichiatri che garantivano il<br />

costante monitoraggio del paziente,durante e dopo la terapia<br />

Risultati: Genotipo virale favorevole (3a), bassa carica virale basale (HCV RNA 19100<br />

UI/ml),in associazione con la giovane età del paziente e l‟adeguato trattamento<br />

conducevano a negativizzazione di HCV RNA dopo 4 settimane.In considerazione di<br />

questi fattori, dell‟anemizzazione secondaria alla terapia e delle comorbidità del paziente,<br />

si decideva la sospensione del trattamento dopo12 settimane, assicurandosi una risposta<br />

virologica sostenuta in assenza di peggioramento del quadro neurologico e psichiatrico.<br />

Conclusione: Il caso dimostra come alcune rare comorbidità non rappresentino una<br />

controindicazione assoluta al trattamento antiHCV.Un approccio multidisciplinare ed uno<br />

stretto monitoraggio di questi pazienti possono garantire una gestione ottimale e<br />

consentire l‟eradicazione di HCV.


249<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 256<br />

- EPATITE ACUTA HBV-POSITIVA IN UN SOGGETTO VACCINATO VENUTO A<br />

CONTATTO CON UNA SEQUENZA “ESCAPE MUTANTS” AL VACCINO ANTI<br />

EPATITE B – STUDIO DI SEQUENZA -<br />

Luongo M.* [1] , Grottola A. [2] , Bernabucci V. [1] , Bevini M. [3] , Vecchi C. [3] , Montagnani G. [3] , Villa E. [1]<br />

- [1] Gastroenterologia, Dipartimento di Medicine e specialità mediche, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Policlinico ~<br />

Modena - [2] Microbiologia e Virologia, Dipartimento Servizi diagnostici di Laboratorio e di Medicina legale, Azienda<br />

Ospedaliero-Universitaria, Policlinico ~ Modena - [3] Centro Immuno-Trasfusionale, Dipartimento Integr. Oncologia ed<br />

Ematologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Policlinico ~ Modena<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Le mutazioni della determinante “a” del gene S determinano mancata<br />

protezione contro l‟HBV nei soggetti vaccinati. Tali mutazioni possono verificarsi anche<br />

spontaneamente in carriers cronici.<br />

Obiettivo: Far risaltare il rischio di inefficacia della protezione vaccinale in conseguenza<br />

del contatto con soggetti portatori di virus modificati in sequenze critiche per l‟interazione<br />

con il vaccino.<br />

Risultati: Uomo italiano, donatore di sangue, vaccinato con risposta antiHBs ottimale,<br />

adotta un bambino ucraino HBsAg+ (definito “portatore sano”); dopo 1 anno sviluppa<br />

epatite acuta HBV+ identificata allo screening NAT delle donazioni (1.500UI/ML che va in<br />

2 settimane a >10.000UI/ml); diventa HBsAg-positivo, perde l‟antiHBs e va ad oltre<br />

100UI/ml di AST. Dopo attenta valutazione, si inizia Telbivudina; dopo 3 sett. di<br />

trattamento l‟HBV DNA negativizza; dopo 1 mese l‟HBsAg torna negativo e dopo 2 mesi<br />

ricompare antiHBs a titolo elevato.<br />

L‟analisi di sequenza della regione della polimerasi indica un ceppo circolante nell‟Europa<br />

dell‟Est. Il caso indice è identificato nel figlio adottato, che presenta una sequenza identica<br />

al padre. Il bimbo risulta essere HBeAg-positivo, con livelli di HBV-DNA circolanti di 5,4 x<br />

109 UI/ml, transaminasi normali.<br />

Lo studio di sequenza della regione preS-S e della regione della determinante “a” mette in<br />

evidenza numerose mutazioni nucleotidiche. Di tutte, il cambiamento aminoacidico in<br />

posizione 129 (Q?H) è quello potenzialmente più rilevante in quanto abile a modificare<br />

l‟antigenicità dell‟HBsAg, riducendone l‟ affinità con gli anticorpi anti-HBs.<br />

Conclusione: Il caso riportato mette in evidenza come la protezione vaccinale antiHBV,<br />

seppur ottimale, non sia da considerarsi assoluta ma può venire meno quando il soggetto<br />

infettante combini una sequenza potenzialmente “vaccine escape mutant” con un‟altissima<br />

viremia. La terapia antivirale può determinare un‟evoluzione clinica positiva senza passare<br />

attraverso una fase di epatite clinica.


250<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 125<br />

- OUTCOME DI TRATTAMENTO CON PEGIFN + RIBAVIRINA IN PAZIENTI HCV<br />

POSITIVI DELLA PROVINCIA DI SASSARI -<br />

Maida I.* [1] , Soddu V. [1] , Sotgiu G. [2] , Floris M. G. [1] , Soddu A. [1] , Pintus A. [1] , Muredda A. [1] , Babudieri S. [1] ,<br />

Mura M. S. [1]<br />

- [1] Istituto Malattie Infettive ~ Sassari - [2] Istituto di Igiene ~ Sassari<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Il virus dell‟epatite C (HCV) è il maggior problema di sanità pubblica al mondo<br />

e la principale causa di epatopatia cronica. Il trattamento anti-HCV porta alla completa<br />

eradicazione del virus in circa il 50% dei casi. Nell‟ultima decade la combinazione di<br />

PegIFN + RBV ha rappresentato e ancora rappresenta l‟unica opzione terapeutica per la<br />

cura dell‟epatite cronica da virus C<br />

Obiettivo: Scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare retrospettivamente gli<br />

outcome di trattamento: risposta virologica rapida (RVR), risposta virologica precoce<br />

(EVR) e risposta virologica sostenuta (SVR) di pazienti HCV positivi, trattati con<br />

PegIFNa2a e PegIFNa2b + RBV, arruolati consecutivamente presso l‟Istituto di Malattie<br />

Infettive dell‟Università di Sassari dal gennaio 2008 al dicembre 2010.<br />

Risultati: Sono stati inclusi nello studio 83 pazienti, il 78% di sesso maschile ed età media<br />

42 anni. Il 10% HIV+. Il fattore di rischio principale per HCV era la tossicodipendenza nel<br />

69% dei pazienti. Il genotipo HCV principale era l‟1 (45%) seguito dal 3 (37%). Il 69% dei<br />

pazienti aveva praticato terapia con PegIFNa2b e il 31% con PegIFNa2a. Il 90% aveva<br />

assunto una dose di RBV=1200mg/die. Lo stadio di fibrosi epatica, valutato con il<br />

FibroScan, era nel 58% lieve o moderato (F1-F2), nel 42% severo o cirrosi (F3-F4). Al<br />

baseline la carica virale mediana di HCV era >700.000 UI/mL. La durata della terapia era<br />

in base al genotipo virale, alla RVR e alla EVR.<br />

L‟RVR è stata raggiunta nel 57% dei pazienti, l‟EVR nell‟81% e l‟SVR nel 70%<br />

indipendentemente dal genotipo HCV. Nessuna associazione è stata osservata tra sesso<br />

e fibrosi (chi2, p=ns), tra genotipo e fibrosi (chi2, p=ns), tra genotipi e HCV-RNA basale<br />

(chi2, p=ns).<br />

Conclusione: Nella coorte di pazienti HCV positivi è stata rilevata una RVR del 57%, una<br />

EVR dell‟81% e una SVR del 70% indipendentemente dal genotipo virale. Stratificando,<br />

significativa risulta la proporzione di SVR nel genotipo 1 rispetto a quanto segnalato fino<br />

ad ora in letteratura.


251<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 108<br />

- VALUTAZIONE NON INVASIVA (FIBROSCAN) PREDICE LA FIBROSI EPATICA IN<br />

UNA POPOLAZIONE DI SOGGETTI MIGRANTI CON EPATITE CRONICA B -<br />

Marino N.* [1] , Poggi A. [1] , Pierotti P. [1] , Mazzotta F. [1]<br />

- [1] Azienda Sanitaria ~ Firenze<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: La continua migrazione da Paesi ad alta ed intermedia endemia per epatite B,<br />

ha determinato l‟arrivo nel nostro paese di un numero crescente di portatori cronici di HBV.<br />

La valutazione della fibrosi epatica è rilevante in questi pazienti per il decorso stesso<br />

dell‟infezione caratterizzato da fasi di attività e fasi di remissione.<br />

Obiettivo: Scopo dello studio è valutare l‟utilità della Transient Elastography (Fibroscan)<br />

nell‟ individuare precocemente il livello di fibrosi epatica in soggetti migranti portatori di<br />

epatite cronica B afferiti consecutivamente nel periodo gennaio 2009-dicembre 2010<br />

all‟Ospedale SMAnnunziata di Firenze.<br />

Sono considerati criteri di esclusione: coinfezione HCV, HIV, HDV, abuso alcolico,<br />

trattamento antivirale attuale o pregresso<br />

Risultati: 268 pazienti, età media 29 anni, 158 (64% ) maschi, 72 (27%) HBeAg +, BMI<br />

23,5 Kg/m2, liver stifness 5,7 KPa.<br />

91(34%) in fase di immunotolleranza con liver stiffness 3,1 KPa, 102 (38%) carrier inattivi<br />

– L.S. 3,6 KPa, 75 (28%) CHB- L.S. 9,4 KPa. I valori di liver stiffness nei soggetti in fase<br />

di immunotolleranza e portatori inattivi sono significativamente più bassi rispetto ai valori<br />

nei soggetti con epatite cronica (p 0.001).<br />

59 (22%) pazienti presentano un quadro di fibrosi severa (F3 – F4 )che risulta associata<br />

con età (p < 0.001), fase di infezione (p < 0.001), ALT( p 0.010), BMI (p 0,03), livello HBV<br />

DNA ( p< 0,001).<br />

12/102 (12%) portatori inattivi presentano fibrosi severa: di questi 6 (6%) hanno cirrosi<br />

epatica. Non vi è relazione significativa con età, sesso, BMI.<br />

Conclusione: Si conferma l‟utilità della valutazione non invasiva della fibrosi epatica per<br />

individuare precocemente i pazienti con danno epatico anche in presenza di spie<br />

bioumorali nella norma.


252<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 37<br />

- PREVALENZA DI INFEZIONE DA HBV IN DUE POPOLAZIONI DI IMMIGRATI A<br />

CONFRONTO A ROMA -<br />

Nosotti L.* [1] , Uccella I. [1] , Pecoraro L. [1] , D'arca T. [1] , Pajno C. [1] , D'arca T. [1]<br />

- [1] Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e il contrasto delle malattie della Povertà (<br />

INMP) ~ Roma<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Il virus dell‟epatite B infetta cronicamente 400 milioni di persone. Le<br />

campagne di vaccinazione non sono implementate in tutti i Paesi ad elevata prevalenza,<br />

dove la trasmissione è spesso di tipo verticale. L‟Italia presenta una bassa prevalenza per<br />

HBV nella popolazione autoctona, ma mancano informazioni sulla diffusione delle infezioni<br />

da HBV negli immigrati<br />

Obiettivo: Obiettivo dello studio è migliorare l‟accesso degli immigrati alla diagnosi per<br />

l‟epatite B. Tra Gennaio 2010 e Maggio 2011 sono stati sottoposti a screening per<br />

infezione da HBV 3.857 pazienti afferenti all‟ambulatorio di Medicina Preventiva del nostro<br />

Istituto. La provenienza era: Europa dell‟Est 41%, Africa 36%, Asia 14%, America del Sud<br />

9%. I maschi costituivano il 51,2% ; l‟età media era 42,5 . Nello stesso periodo sono stati<br />

sottoposti a screening per infezione da HBV 1012 richiedenti asilo; i pazienti provenivano<br />

per il 59% dall‟Africa. I maschi costituivano il 78% e l‟età media era di 29,1<br />

Risultati: La prevalenza di HBsAg positività nei pazienti ambulatoriali è stata 4,9%, con<br />

una provenienza per il 60% dall‟Africa. Il 78,9% dei pazienti era di sesso maschile,con una<br />

età media di 34,3 . Per quanto riguarda i richiedenti asilo, la prevalenza di infezione da<br />

HBV è stata dell‟8,6%, con una provenienza per il 78% dall‟Africa ; in questo caso l‟età<br />

media era di 30,2 con una netta prevalenza di maschi (86,6%)<br />

Conclusione: La prevalenza di infezione da HBV è risultata più elevata di quella della<br />

popolazione generale sia nei pazienti afferenti all‟ambulatorio, sia nei richiedenti asilo; la<br />

prevalenza di HbsAg positività è risultata superiore nella seconda coorte di pazienti<br />

rispetto alla prima ( 8,6% versus 4,9%). Tale differenza è spiegabile con la provenienza<br />

dei richiedenti asilo da Paesi ad alta endemia per infezione da HBV. E‟ importante inoltre<br />

che all‟offerta di screening venga associata l‟offerta vaccinale per le persone immigrate<br />

risultate sieronegative per HBV e appartenenti a categorie a rischio


253<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 202<br />

- TARDIVA RIATTIVAZIONE DI HBV IN UN PAZIENTE CON POSITIVITÀ ANTI-HBC<br />

ISOLATA SOTTOPOSTO A TMO PER MIELOFIBROSI: BASTA ANCORA IL WATCH-<br />

AND-TREAT? -<br />

Sozio F. [1] , Ursini T. [2] , Mazzotta E. [2] , Pieri A. [1] , Di Masi F. [1] , Agostinone A. [1] , Consorte A. [1] , Parruti G.* [1]<br />

- [1] Ospedale Civile di Pescara ~ Pescara - [2] Università di Chieti ~ Chieti<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: L‟esteso utilizzo di immunosoppressori e la migliorata sopravvivenza di<br />

pazienti trapiantati di organo solido o midollo osseo hanno determinato un aumento dei<br />

casi di riattivazione di infezioni virali latenti, le cui conseguenze sono spesso molto severe.<br />

Obiettivo: Per un 52enne con anti-HBc isolato, affetto da mielofibrosi e sottoposto a TMO<br />

da donatore aploidentico nell‟Aprile 2010, è stata adottata la sorveglianza attiva senza<br />

profilassi, con controllo mensile di ALT, HBV DNA ed HBsAg.<br />

Risultati: Il decorso post-TMO è stato regolare tranne che per noduli aspergillari<br />

polmonari sottoposti a resezione atipica; la crasi ematica è tornata precocemente nei limiti.<br />

A 13 mesi dal TMO e alla completa sospensione dell‟immunosoppressore si documentava<br />

rialzo delle transaminasi (Zenith ALT 1200U/L), iperbilirubinemia (Zenith 8,2 mg/dL), HBV<br />

DNA 57.100.000 UI/m e sieroreversione ad HBsAg, HBeAg ed IgM anti-HBc. Si<br />

concordava avvio di ETV e TDF in associazione. A 10 giorni si assisteva a drastica<br />

discesa di HBV DNA (866.000 UI/mL), confermata ad 1 mese (280.000 UI/mL). Per<br />

parziale risposta biochimica veniva ripristinato basso dosaggio di steroidi e ciclosporina.<br />

L‟evoluzione è stata favorevole.<br />

Conclusione: La presenza di HBV DNA su fegato con o senza viremia plasmatica si<br />

presenta tipicamente con isolata positività anti-HBc. La profonda immunodepressione ha<br />

indotto in questo caso una massiva riattivazione di HBV a livello epatico. Per converso, la<br />

stretta relazione temporale del flare epatitico con la sospensione dell‟immunosoppressore<br />

documenta la natura immunomediata della reazione citolitica. Il nostro caso è suggestivo<br />

dell‟inefficienza di un controllo senza profilassi della riattivazione di HBV, con strumenti<br />

tardivi rispetto alla fase epatocitaria. Sembra quindi opportuno riconsiderare la necessità<br />

della profilassi farmacologica anche per i pazienti con pattern anti-HBc che necessitino di<br />

immunosoppressione profonda, a rischio di riattivazione fatale di HBV per la stessa<br />

dinamica patogenetica del flare.


254<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 43<br />

- TELAPREVIR MIGLIORA CONSISTENTEMENTE IL TASSO DI SVR IN TUTTI I<br />

GENOTIPI IL28B NELLO STUDIO ADVANCE -<br />

Rizzetto M.* [1] , Jacobson I. M. [2] , Catlett I. [3] , Bengtsson L. [3] , Adda N. [3] , George S. [3] , Kauffman R. S. [3] ,<br />

Botfield M. [3]<br />

- [1] Clinica di gastroenterologia, Universita' di Torino, Italy ~ Torino - [2] Weill Cornell Medical ~ New York - [3] Vertex<br />

Pharmaceuticals Incorporated ~ Cambridge, MA<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: I polimorfismi a singolo nucleotide (SNP) nella regione del gene IL28B sono<br />

strettamente associati alla probabilità di SVR in pazienti con HCV G1 trattati con PEG-<br />

IFN/RBV (PR).Durante la valutazione di un test diagnostico esplorativo che caratterizza i<br />

polimorfismi genetici vicino al gene IL28B,è stato valutato l‟impatto di rs1297860 sulla SVR<br />

con i regimi a base di TVR (T)<br />

Obiettivo: Il genotipo IL28B è stato determinato nei campioni residuati disponibili dalla deidentificazione<br />

relativi a pazienti HCV G1 naïve dei centri americani dello studio<br />

ADVANCE.Dato il numero limitato di pazienti di etnia non-caucasica e i requisiti della<br />

procedura di de-identificazione,sono stati testati solo campioni di pazienti caucasici<br />

Risultati: I risultati del test IL28B è stato disponibile per 454 (42%) pazienti.150/454 (33%)<br />

erano CC,224/454 (49%) CT,e 80/454 (18%) TT.I tassi di SVR per ciascun sottogruppo e<br />

per braccio sono riportati in Tabella.Il 72%,54% e 48% dei pazienti rispettivamente CC,CT<br />

e TT trattati con T avevano HCV RNA non rilevabile alle settimane 4 e 12 (eRVR),in<br />

confronto al 16%,2% e 0% dei pazienti del braccio PR.Dei pazienti con eRVR trattati con<br />

T,il 91% ha ottenuto SVR (97% dei CC,88% dei CT,85% dei TT) con 24 settimane di<br />

terapia,mentre il 43% dei pazienti non-eRVR trattati con T ha raggiunto SVR (63% dei<br />

CC,33% dei CT,46% dei TT) con 48 settimane di terapia<br />

Conclusione: T ha migliorato i tassi di eRVR e SVR in tutti i genotipi IL28B.T ha più che<br />

raddoppiato la percentuale SVR nei pazienti CT/TT e aumentato notevolmente la<br />

percentuale di SVR nei CC,rispetto alla terapia con PR<br />

Percentuali di SVR<br />

pazienti testati per IL28B<br />

tutti i pazienti<br />

ADVANCE<br />

% (n/N)<br />

CC<br />

(N=150)<br />

CT<br />

(N=224)<br />

TT<br />

(N=80)<br />

Totale<br />

(N=454)<br />

(N=1088)<br />

T12PR a 90 (45/50) 71 (48/68) 73 (16/22) 78 (109/140) 75 (271/363)<br />

T8PR b 84 (38/45) 58 (43/76) 59 (19/32) 65 (100/153) 69 (250/364)<br />

PR 64 (35/55) 25 (20/80) 23 (6/26) 38 (61/161) 44 (158/361)<br />

a<br />

T12PR = T+PR 12 settimane,PR 12 o 36 settimane,a seconda di eRVR<br />

b T8PR = T+PR 8 settimane,PR 16 o 40 settimane,a seconda di eRVR


255<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 302<br />

- MISURAZIONE DELLA ELASTOMETRIA BASATA SUGLI ULTRASUONI (ARFI) SUL<br />

PARENCHIMA SPLENICO <strong>DEI</strong> PAZIENTI CON CIRROSI HCV-CORRELATA, COME<br />

MISURA INDIRETTA DELLA COMPARSA DI VARICI ESOFAGEE. -<br />

Rizzo L.* [1] , Rapisarda L. [1] , Attanasio M. [2] , L'abate L. [2] , Cacopardo B. [1]<br />

- [1] UOC Malattie Infettive, Ospedale Garibaldi Nesima, Università degli Studi di Catania - [2] Dipartimento Scienze<br />

Statistiche e Matematiche “Silvio Vianelli” Università di Palermo.<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Lʼipertensione portale altera il letto vascolare a monte inducendo la comparsa<br />

di varici esofagee. I pazienti cirrotici pertanto devono essere sottoposti a screening<br />

endoscopico per valutare la presenza ed i caratteri delle varici esofago-gastriche.<br />

Obiettivo: Lʼanalisi Doppler della vena porta o dell? arteria splenica hanno rappresentato<br />

tentativi di misura indiretta della ipertensione portale, tuttavia di efficacia limitata. Infatti le<br />

evidenze attuali non consentono di proporre gli indici Doppler della vena porta o degli altri<br />

vasi splancnici quali elementi utili a modificare l‟iter diagnostico-terapeutico in questi<br />

pazienti.<br />

Obiettivo del nostro studio è stato valutare ARFI, una nuova metodologia di analisi<br />

elastometrica basata sugli Ultrasuoni nel corso di un‟esame ecografico di routine, sul<br />

parenchima splenico, ARFI-Spleen, come misura indiretta della comparsa di varici<br />

esofagee.<br />

METODO<br />

70 pz non affetti nè da epatopatia nè da patologia splenica sono stati sottoposti ad ARFI<br />

splenico ed hanno costituito la il campione di riferimento (sani); successivamente 35 pz<br />

affetti da cirrosi HCV correlata, hanno ricevuto esofagogastroscopia. I pz senza varici<br />

(negativi) e con varici F1 ed F2 (malati) hanno ricevuto successivamente ARFI-Spleen<br />

nell‟arco di 3 mesi. Il campionamento ARFI e‟ stato effettuato secondo uno schema fisso<br />

dal polo superiore all‟inferiore della milza, mediante almeno 10 rilevazioni. Per ciascun pz<br />

è stato registrato il Quartile 1°, Mediana, Quartile 3°. Il cut-off tra normali versus malati è<br />

stato 3 m/s. L‟esame ARFI dei pz cirrotici è stato eseguito da operatore in cieco rispetto<br />

alle notizie cliniche. Per aumentare la rappresentatività del campione, il numero delle<br />

misure è stato implementato a 15 quando solo il Quartile 1° aveva un valore patologico.<br />

Risultati: La Mediana delle Mediane ARFI-Spleen nei sani è stata 2,13 m/s (Dev.St =<br />

0,37; Est 95% confidence interval [2,05;2,22]); nei pazienti malati 3,44 m/s ((Dev.St =<br />

0,31;Est 95% confidence interval [3,29;3,58])<br />

Quando erano presenti varici F1-F2 la posterior probability del positive test ARFI-Spleen è<br />

stata pari al 77% (Est 95% confidence interval [65%;85%]); la posterior probability del<br />

negative test è stata 0% (Est 95% confidence interval [0%;53%]). 4/6 pz con varici F2<br />

presentavano inoltre il quartile 3° marcatamente elevato ≥ 4 m/s.<br />

Conclusione: ARFI-Spleen distingue nettamente tra milze sane-negative e malate. ARFI-<br />

Spleen<br />

promette di essere un eccellente metodo per escludere la presenza di varici.


256<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 188<br />

- FATTORI ASSOCIATI ALLA PRESENTAZIONE CLINICA DELL’INFEZIONE<br />

CRONICA DA HCV -<br />

Sagnelli C.* [1] , Coppola N. [1] , Zampino R. [2] , Stanzione M. [2] , Pisaturo M. [2] , Capoluongo N. [2] , Boemio A. [2] ,<br />

Tonziello G. [2] , Marrone A. [2] , Pasquale G. [2] , Sagnelli E. [1]<br />

- [1] Dep. di Medicina Pubblica, Seconda Università di Napoli ~ Napoli - [2] Azienda Ospedaliera Universitaria Seconda<br />

Università di Napoli ~ Napoli<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: poco noto è il ruolo del polimorfismo Il28B nella presentazione clinica<br />

dell‟infezione cronica da HCV.<br />

Obiettivo: valutare se polimorfismo di Il28B, sesso, genotipo e viral load di HCV siano<br />

associati ad una particolare presentazione clinica dell‟infezione cronica da HCV.<br />

Risultati: 36 soggetti con infezione cronica da HCV ed ALT normali da 5-11 anni ed in 9<br />

determinazioni negli ultimi 18 mesi (Gruppo PNAL), naive per terapia antivirale sono stati<br />

paragonati a 36 pazienti con infezione cronica da HCV con ALT stabilmente >2 volte il<br />

valore normale massimo, naive per terapia antivirale, pairmatched per età+2 anni (Gruppo<br />

CHC). Sono stati valutati come possibili fattori associati alla presentazione clinica<br />

l‟espressione del polimorfismo di IL28B (analisi delle melting curve in Lightcycler 1.5 con<br />

sonde FRET da PBMC), il sesso, il genotipo di HCV (INNOLIPA) e l‟HCVRNA (rtPCR).<br />

La tabella 1 evidenzia che l‟espressione del polimorfismo di IL28b non è associato alla<br />

presentazione clinica, così come il genotipo ed il viral load di HCV; è evidente invece<br />

l‟associazione tra sesso femminile e PNAL e tra sesso maschile e CHC (p


IL28b:<br />

CC<br />

HCVRNA UI/L,<br />

mediana (IQR)<br />

11(30.5)<br />

257<br />

7 (19.4)<br />

CT 22(61.1) 25 (69.4)<br />

TT 3(8.3) 4 (11.1)<br />

3.9e5<br />

(1.4e5-7.8e6)<br />

6.4e5<br />

(1.5e5-1.1e6)<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

MASCHI 8(22.2) 22(61.1) 0.001<br />

FEMMINE 28(77.8) 14(38.9)<br />

n.s.<br />

n.s.


258<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 163<br />

- PREVALENZA DI CO-INFEZIONE CON VIRUS EPATITICI HBV E HCV E DI EPATITE<br />

B OCCULTA IN UNA POPOLAZIONE DI PAZIENTI HIV POSITIVI, IN CAMERUN -<br />

Salpini R.* [1] , Ceccarelli L. [1] , Fokam J. [2] , Nanfack A. [2] , Torimiro J. [2] , Njoya O. [2] , Andreoni M. [1] , Colizzi V. [1] ,<br />

Perno C. F. [1]<br />

- [1] Policlinico Tor Vergata ~ Roma - [2] CIRCB (Centre International de Referance Chantal Biya) ~ Yaoundè<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Circa il 10% dei pazienti HIV positivi presenta una co-infezione HIV-HBV e fino<br />

al 80% dei pazienti HIV positivi presenta almeno un marker indicativo di pregresso<br />

contatto con il virus dell‟epatite B. L‟epatite B occulta (OBI) è definita da livelli sierici<br />

rilevabili di HBV-DNA in assenza di HBsAg<br />

Obiettivo: Valutare l‟epidemiologia dell‟epatite virale B e C in una coorte di 220 pazienti<br />

HIV positivi afferiti presso l‟ambulatorio di HIV/AIDS dell‟ospedale universitario CHU in<br />

Yaoundé, Camerun.<br />

Definire la prevalenza dell‟epatite B occulta e la sua correlazione con le co-infezioni virali<br />

con HCV ed HIV. E‟ attualmente in corso il sequenziamento della regione codificante la<br />

polimerasi/antigene S virale dei casi di epatite B occulta.<br />

Risultati: Tra i 220 pazienti analizzati, il 14,5% dei pazienti è risultato HBsAg positivo<br />

(nell‟8,5% dei casi la positività dell‟HBsAg ha rappresentato una nuova diagnosi di<br />

infezione da HBV), il 23.6% dei pazienti è risultato positivo per la ricerca degli anticorpi<br />

anti-HCV (nel 19% dei casi questa è stata la prima rilevazione di positività per HCV).<br />

Nell‟1% dei pazienti è stata riscontrata una co-infezione HIV-HCV-HBV. L‟80% dei pazienti<br />

aveva almeno un marker indicativo di pregresso contatto con il virus dell‟epatite B, il 75%<br />

era anti-HBc positivo.<br />

L‟epatite B occulta è stata riscontrata nel 7.2% dei casi. Tra i pazienti con OBI il 91% era<br />

anti-HBc positivo e il 18% era anti-HBs positivo.<br />

Nell‟81% dei casi di infezione occulta la viremia di HBV era rilevabile ma inferiore a<br />

10UI/ml mentre nel 19% la viremia di HBV era compresa tra 10UI/ml e 100UI/ml.<br />

Conclusione: L‟elevata prevalenza in Camerun della co-infezione HIV/HCV e HIV/HBV e<br />

dell‟epatite B occulta sottolinea la necessità di estendere a tutta la popolazione HIV<br />

positiva i test di screening per i virus epatitici e l‟importanza di favorire l‟accessibilità al<br />

trattamento. Per l‟identificazione dei casi di OBI la quantificazione dell‟HBV-DNA sierico<br />

rappresenta il gold standard diagnostico.


259<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 1<br />

- SARCOIDOSI INDOTTA DA INTERFERONE: DESCRIZIONE DI UN CASO -<br />

Sapienza M.* [1] , Benenati P. [1] , Li Volsi S. [1] , Maiuzzo S. [1] , Notararigo C. [1]<br />

- [1] UOC Malattie Infettive "S. Felice da Nicosia" - Ospedale "C. Basilotta" Nicosia ~ Azienda Sanitaria Provinciale - Enna<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: La sarcoidosi è caratterizzata da granulomi non necrotizzanti in diversi organi<br />

(cute, linfonodi , apparato respiratorio, fegato, cute, occhi. apparato muscolare, milza).<br />

Obiettivo: Il trattamento con Interferone può precipitare una varietà di condizioni<br />

infiammatorie, tra cui la sarcoidosi.<br />

Risultati: Donna 54 a, HCV+ (genotipo 1b – c. v. : 605750 UI/ml) . Peg-IFN alfa2b + riba<br />

per 9 mesi, con negativizzazione (3 mese) della carica virale e normalizzazione di<br />

AST/ALT . Calo ponderale e comparsa di noduli sottocutanei . Iistologia: “ flogosi cronica<br />

granulomatosa ricca di istiociti epitelioidi, cellule giganti tipo Langhans e tipo corpo<br />

estraneo, infiltrati linfocitari con distribuzione peri-granulomatosa ”. TC t-b " immagini<br />

pseudo nodulari polmonari bilateralmente. Linfonodi mediastinici e ilari, alcuni conglobati”.<br />

Interrotta terapia antivirale ed intrapresa terapia corticosteoidea , senza risoluzione del<br />

quadro clinico ; dopo circa 12 mesi, nessuna ripresa virologica né incremento di citolosi<br />

epatica.<br />

Conclusione: L‟associazione tra sarcoidosi e HCV è documentata e la sarcoidosi è<br />

scatenata o riacutizzata dalla somministrazione di IFN.<br />

Queste osservazioni inducono a riflettere su alcuni risvolti patogenetici importanti: il noto<br />

linfotropismo di HCV che può essere responsabile di attivazione cronica di entrambi i<br />

linfociti T e B. Nei pazienti HCV+ i livelli serici di IFN gamma, IL-2, IL-4 ed IL-10 sono<br />

significativamente aumentati rispetto ai controlli. IFN alfa mostra potente attività<br />

immunoregolatoria determinando differenziazione di CD4 verso una risposta immune di<br />

tipo Th1 con produzione di IFN gamma ed IL12 . D‟altra parte nella sarcoidosi esiste<br />

aumentata produzione di citochine di provenienza Th1 quali la IL2 e l‟IFN gamma mentre è<br />

ridotta l‟espressione delle citochine Th2 IL4, IL5, IL10 .<br />

Tali riflessioni invitano, quindi, a chiarire meglio il ruolo dell‟infezione da HCV nello<br />

scatenare o riacutizzare la sarcoidosi.


260<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 233<br />

- RUOLO <strong>DEI</strong> POLIMORFISMI DEL GENE DELL’IL28B <strong>NELLA</strong> CLEARENCE<br />

SPONTANEA DELL’INFEZIONE DA VIRUS DELL’EPATITE C -<br />

Spaziante M.* [1] , Biliotti E. [1] , De Angelis M. [2] , Di Paolo A. [1] , Fontanelli Sulekova L. [1] , Franchi C. [2] , Furlan<br />

C. [1] , Gallinaro V. [1] , Grieco S. [1] , Iaiani G. [2] , Marsiglia C. [1] , Palazzo D. [1] , Taliani G. [1]<br />

- [1] Clinica Malattie Tropicali, Dipartimento Medicina Clinica, Sapienza Università di Roma ~ Roma - [2] Clinica Malattie<br />

Tropicali, Policlinico Umberto I Roma ~ Roma<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Numerosi studi clinici hanno dimostrato che la presenza dell‟allele CC nella<br />

regione rs12979860 del gene per l‟IL28B sul cromosoma 19 è un importante fattore<br />

predittivo di risposta virologica sostenuta (SVR) al trattamento antivirale con interferone<br />

pegilato e ribavirina nei pazienti con epatite C cronica (HCV). La presenza delle varianti<br />

alleliche CT ed in particolare TT dello stesso gene correlano invece con un minor tasso di<br />

SVR (1, 2).<br />

Obiettivo: L‟obiettivo del nostro studio è stato di verificare se la presenza di un<br />

determinato genotipo per l‟IL28B (CC, CT o TT) correlasse con la probabilità di clearence<br />

virale spontanea dell‟infezione da HCV.<br />

Risultati: Sono stati arruolati 38 pazienti con clearance spontanea dell‟infezione da HCV,<br />

ossia con positività degli HCV-Ab e negatività dell‟HCVRNA in assenza di trattamento<br />

antivirale. Gli alleli CC, CT e TT del gene dell‟IL28B sono risultati presenti rispettivamente<br />

nel 65%, 27% e 8% degli appartenenti alla popolazione in studio. La prevalenza dell‟allele<br />

CC in questa tipologia di pazienti è risultata superiore rispetto a quella riscontrata nella<br />

popolazione generale (65% versus 42%, p=0,0017). Il genotipo CC per l‟IL28b è risultato<br />

inoltre più frequente nel sesso femminile (p=0,017), nei pazienti con bassi livelli di<br />

transaminasi (p=0,007) e nei pazienti senza steatosi epatica (p=0,038).<br />

Conclusione: Il genotipo per l‟IL28B correla in maniera significativa con l‟eradicazione<br />

spontanea dell‟infezione da HCV. La presenza dell‟allele CC determina un incremento<br />

della probabilità di risoluzione spontanea dell‟infezione stessa, al contrario le presenza<br />

dell‟allele CT ed in misura ancora maggiore TT aumenta la probabilità di cronicizzazione<br />

dell‟infezione da HCV.<br />

1-Ge D et al. Genetic variation in IL28B predicts hepatitis treatment-induced viral<br />

clearance. Nature 2009;461:399–407.<br />

2-Thompson A et al. Interleukin-28B polymorphism improves viral kinetics and is the<br />

strongest preatreatment predictor of SVR in genotype 1 HCV, Gastroenterol<br />

2010;139.120-129.


261<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 35<br />

- ASPETTI CLINICI ED EPIDEMIOLOGICI DELL’INFEZIONE DA GENOTIPO 4 DI HCV<br />

-<br />

Caroleo B. [1] , Barreca G. S. [2] , Costa C. [1] , Giancotti A. [2] , Pisani V. [1] , Staltari O.* [1] , Mazza I. [1] , Lamberti A.<br />

G. [3] , Marascio N. [2] , Mellace V. [4] , Matera G. [3] , Liberto M. C. [3] , Focà A. [3] , Guadagnino V. [1]<br />

- [1] AOU "Mater Domini", UO Malattie Infettive ~ Catanzaro - [2] AOU "MAter Domini", UO MIcrobioogia ~ Catanzaro -<br />

[3] Facoltà di Medicina, Cattedra di Microbiologia ~ Catanzaro - [4] ASP, Ser.T. ~ Catanzaro<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Nonostante il miglioramento della terapia per il controllo dell‟infezione da<br />

HCV,molte ombre rimangono a riguardo del trattamento dei genotipi “difficili” quali HCV-1<br />

e HCV-4.<br />

Obiettivo: In Calabria HCV-4, resistente al trattamento convenzionale al pari di HCV-1, è<br />

diffuso e presenta un trend crescente.<br />

Risultati: Dal 2001 al 2010 sono stati trattati presso l‟ UO di Malattie Infettive, 219 pazienti<br />

la cui diagnosi clinica o istologica era di Epatite cronica in 208 casi e di Cirrosi in 11 casi.<br />

Per la genotipizzazione, secondo Simmonds, è stato usato il Versant® HCV Genotype 2.0<br />

Assay (LiPA). HCV-1 era determinato in 111 casi (50.7%), HCV-2 in 56 (25,6%), HCV-3<br />

in 43 (19,6%) e HCV-4 in 9 (4,1%). L‟86,1% dei soggetti HCV-3 positivi, il 44,3% di HCV-4<br />

positivi ed il 24,3% di HCV-1 positivi era tossicodipendente(TD). I soggetti con HCV-4 e<br />

HCV-3 avevano un‟età media < 40 aa. I pazienti ricevevano trattamento standard con<br />

Peg-IFN-alfa 2a/2b + Ribavirina, eccetto 7 di essi in cui concomitava beta tal. minor per<br />

cui veniva prescritto Peg-IFN in monoterapia; la durata era di 48 sett.per HCV-1 e HCV-4<br />

e di 24 sett. per HCV-2 e HCV-3.<br />

Risposta favorevole sostenuta (SVR) è stata ottenuta in 144 dei 219 pazienti trattati<br />

(65,7%); in particolare per i soggetti HCV-2 e HCV-3 positivi SVR è stata ottenuta nel<br />

85,7% e nel 81,4% rispettivamente mentre si sono confermati resistenti i pazienti positivi<br />

per HCV-1 e HCV4, con una SVR del 51,3% e del 55,5% rispettivamente.<br />

Conclusione: I pazienti con HCV-4 sono giovani e spesso TD. La % di SVR è<br />

comparabile a quella di HCV-1, così come riportato in letteratura (Liver Int 2010; 30: 342-<br />

355 ).A breve saranno disponibili farmaci che inibiscono le proteasi (PI) di HCV i quali,<br />

associati ai farmaci convenzionali, accrescono la % di SVR di HCV-1. In considerazione<br />

della circolazione di HCV-4 nella nostra regione è auspicabile l‟ impiego di PI anche per il<br />

trattamento di pazienti positivi per HCV-4.


<strong>Abstract</strong> 22<br />

- TRATTAMENTO DELL’EPATITE CRONICA C: ERRORI DI<br />

AUTOSOMMINISTRAZIONE. -<br />

262<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Caroleo B. [1] , Staltari O.* [1] , Tolomeo V. [1] , Cristiano F. [1] , Luongo C. [1] , Guadagnino V. [1] , Gallelli L. [2] , De Sarro<br />

G. [2]<br />

- [1] AOU "Mater Domini" UO Malattie Infettive ~ Catanzaro - [2] Cattedra di Farmacologia, Facoltà di Medicina ~ Catanzaro<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: La terapia dell‟epatite cronica C(EC)con Peg-IFN(P-IFN) e Ribavirina(RBV) è<br />

in grado di eradicare il virus in un‟elevata % di soggetti; aderenza ottimale è richiesta per<br />

ottenere i massimi benefici.Abbiamo verificato che fattore condizionante fallimento della<br />

terapia o insorgenza di eventi avversi è l‟errore di autosomministrazione(AS).L‟IFN è<br />

disponibile in fiala, siringa pre-riempita, penna pre-riempita. Il pz può eseguire<br />

autonomamente le iniezioni sc a domicilio dopo adeguato training su: preparazione della<br />

siringa/penna; iniezione; eliminazione della siringa.La 1a AS avviene presso la nostra<br />

UO.L‟errore di AS è raro ma potenzialmente pericoloso(AJHP,2001).<br />

Obiettivo: Riportiamo la casistica della nostra UO.<br />

Risultati: Dal 1990 abbiamo trattato 727 pazienti.Riportiamo 3 casi di AS incongrua di<br />

IFN.<br />

Grave effetto nella sede di inoculo:Uomo,56 aa con EC(1b).Al 7° mese di terapia con P-<br />

IFN+RBV comparsa di ulcere necrotiche con eritema in sede deltoidea.Nonostante la<br />

raccomandazione di alternare la sede di inoculo,aveva effettuato le iniezioni nella stessa<br />

sede.<br />

per interruzione.<br />

Iniezione senza somministrazione:Uomo,58 aa con EC(2a/2c).Al 3° mese di terapia con P-<br />

IFN+RBV:HCV-RNA 2.770.000 U/ml;nessun effetto collaterale da P-IFN.Lo invitavamo ad<br />

effettuare somm. c/o la nostra UO.L‟infermiere scopriva che la modalità di uso della penna<br />

era errata;il pz effettuava iniezione senza somm. di IFN.Al 1° mese di terapia<br />

adeguata:HCV-RNA


<strong>Abstract</strong> 23<br />

- UN CASO INUSUALE DI INFEZIONE DA HCV GT2 IN UN GIOVANE TD<br />

CALABRESE: CONSIDERAZIONI -<br />

Staltari O.* [1] , Caroleo B. [1] , Mazza I. [1] , Audino M. G. [2] , Merenda L. [2] , Grande B. [2]<br />

- [1] AOU "Mater Domini" UO Malattie Infettive ~ Catanzaro - [2] Ser.T. ~ Catanzaro<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

263<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: La prevalenza di epatite C tra gli utilizzatori di sostanze stupefacenti per via<br />

endovenosa(TD)è di circa il 60%.I TD costituiscono il principale serbatoio naturale di<br />

infezione da HCV.<br />

I genotipi(GT)maggiormente isolati sono il GT 3(21-40% vs popolazione generale 1,8-<br />

2%)e il GT 1a(30-49% vs pg 0.3-21%).Mentre nella popolazione generale la distribuzione<br />

del genotipo 2a/2c è 13-60%[Mele e ISS 2004],limitate informazioni vi sono riguardo la<br />

diffusione del genotipo 2 nei TD italiani.Nella nostra popolazione generale, il genotipo 2 è<br />

maggiormente prevalente nelle fasce di età più avanzate.<br />

Obiettivo: Riportiamo considerazioni epidemiologiche su un giovane TD con GT 2.<br />

Risultati: Nei 69 tossicodipendenti trattati presso il nostro centro nel periodo 2002-<br />

2010,nessuno era infetto con il GT 2.In altre realtà geografiche,quali l‟Africa Occidentale<br />

e Taiwan,invece il GT 2 è[JMV 1998;55:92-97;JGV 1996;77:2066-73]quello prevalente nei<br />

maschi utilizzatori di eroina ev specialmente nella fascia di età tra 20-29 aa e 30-39 aa. In<br />

Francia circa il 50% dei TD è infetto con GT 3 o 2, molto diffuso è il sottotipo 2a[JMV<br />

2007;79:26–34].<br />

A marzo us,si è presentato per la prima volta alla nostra UO un soggetto di aa 24 con<br />

epatite cronica C da GT 2,TD dall‟età di 14 anni,per via endovenosa dall‟età di 20;durante<br />

10 mesi di convivenza con extracomunitari africani, a Bologna, ha scambiato il dispositivo<br />

di sniffing frequentemente.La sua famiglia è stata sottoposta a screening ed è stata<br />

esclusa possibilità di contagio intrafamiliare.<br />

Conclusione: L‟ inusuale caso riportato, potrebbe costituire l‟inizio di una modifica<br />

epidemiologica della circolazione dei GT virali nella nostra popolazione;l‟immigrazione<br />

potrebbe favorire la ricomparsa del GT 2 tra i giovani calabresi,con le stesse modalità con<br />

cui ha determinato la comparsa del GT 4 che nella casistica esaminata ha una prevalenza<br />

di circa il 6%.


264<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 234<br />

- STUDIO RETROSPETTIVO SULL’EPATITE B ACUTA IN SOGGETTI CON O SENZA<br />

POSITIVITÀ DEGLI ANTICORPI ANTI-HCV NEL NORD-EST ITALIA. -<br />

Temperoni C.* [1] , Di Filippo E. [1] , Biliotti E. [1] , Rapicetta M. [2] , Lombardo F. [3] , Chionne P. [2] , Madonna E. [2] ,<br />

Candido A. [2] , Taffon S. [2] , Rinaldi R. [4] , Erne E. M. [4] , Bortolotti F. [5] , Stroffolini T. [1]<br />

- [1] Clinica Malattie Tropicali, Dipartimento Medicina Clinica, Sapienza Università di Roma ~ Roma - [2] Dipartimento di<br />

Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate (MIPI), Istituto Superiore di Sanità ~ Roma - [3] Centro Nazionale di<br />

Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (CNESPS), Istituto Superiore di Sanità ~ Roma - [4] Clinca di<br />

Malattie Infettive, Università di Padova ~ Padova - [5] Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Univeristà di<br />

Padova ~ Padova<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Le caratteristiche epidemiologiche dell‟infezione da virus dell‟epatite B in Italia<br />

si sono notevolmente modificate negli ultimi decenni.<br />

Obiettivo: L‟obiettivo del nostro studio è stato di valutare retrospettivamente le<br />

caratteristiche epidemiologiche dei casi di epatite B acuta osservati in un reparto di<br />

Malattie Infettive del Nord-Est Italia tra il 1978 e il 1995.<br />

Risultati: I sieri di 183 pazienti sono stati analizzati per i marcatori sierologici di infezione<br />

da HBV, il genotipo di HBV, gli anticorpi anti-HDV e anti-HCV. Gli anticorpi anti-HBcIgM<br />

sono risultati positivi in tutti i casi esaminati. L‟età media dei pazienti studiati è andata<br />

progressivamente aumentando dal 1978 (30,2 anni) al 1995 (37,5 anni) (p


265<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 220<br />

- RIATTIVAZIONE DI INFEZIONE OCCULTA DA HBV IN PAZIENTE CON LINFOMA<br />

NON-HODGKIN NONOSTANTE PROFILASSI CON LAMIVUDINA -<br />

Tonziello G.* [1] , Pisaturo M. [1] , Sica A. [1] , Ferrara M. G. [1] , Sagnelli C. [1] , Pasquale G. [1] , Sagnelli E. [1] , Coppola<br />

N. [1]<br />

- [1] ~ Napoli<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Non concorde è la gestione dei soggetti HBsAg negativi/anti-HBc positivi che<br />

ricevono terapia con Rituximab<br />

Obiettivo: Riportiamo il caso di una donna di 78 anni che nel marzo 2008 per un Linfoma<br />

non-Hodgkin a cellule B stadio IIIB è stata trattata con chemioterapia a base di Rituximab<br />

(RCCOP: Rituximab, Ciclofosfamide, Doxorubicina pegilata ribosomiale, Vincristina,<br />

Prednisone) per 4 mesi (fino a luglio 2008).<br />

Risultati: Essendo la paziente HBsAg negativa/anti-HBs negativa/anti-HBc positiva (HBV-<br />

DNA negativa nel plasma e nei PBMC) una profilassi con Lamivudina fu iniziata la<br />

settimana prima dell‟inizio della chemioterapia fino a 12 mesi dopo la sospensione della<br />

stessa (Luglio 2009). L‟HBsAg e l‟HBV-DNA plasmatico e nei PBMC sono rimasti negativi<br />

per tutto il periodo del trattamento chemioterapico e durante il follow-up fino al Marzo 2010<br />

(20 mesi dopo la sospensione del Rituximab e 8 mesi dopo la sospensione della profilassi<br />

con Lamivudina), quando si è evidenziato una retro conversione a HBsAg positività con<br />

HBV-DNA positivo sia nel plasma che nei PBMC. L‟analisi genotipica mediante<br />

sequenziamento automatico in ABI Prism 3100 ha evidenziato una riattivazione da<br />

genotipo D di HBV non mutato per la regione pol e per la regione “s”. Tale riattivazione<br />

virologica si è spenta spontaneamente entro 2 mesi senza flare delle transaminasi.<br />

Conclusione: I pazienti HBsAg negativi/anti-HBc positivi che vengono sottoposti a terapia<br />

con Rituximab andrebbero profilassati con Lamivudina per tutta la durata della<br />

chemioterapia e per almeno 18 mesi dopo la sua sospensione


<strong>Abstract</strong> 176<br />

- RT204V IN PAZIENTI CON EPATITE ACUTA DA HBV -<br />

266<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Tonziello G.* [1] , Coppola N. [1] , Colombatto P. [2] , Pisaturo M. [1] , Messina V. [3] , Moriconi F. [2] , Alessio L. [1] ,<br />

Sagnelli C. [1] , Cavallone D. [2] , Brunetto M. [2] , Sagnelli E. [1]<br />

- [1] Dep. di Medicina Pubblica, Seconda Università di Napoli ~ Napoli - [2] Unità di Epatologia, Ospedale Universitario di<br />

Pisa ~ Pisa - [3] Unità di Malattie Infettive, AORN Sant‟Anna e San Sebastiano, Caserta ~ Caserta<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: nell‟epatite acuta B la mutante rt204V potrebbe essere identificata se HBV è<br />

trasmesso da portatore di mutante ad analogo nucleosidico (AN).<br />

Obiettivo: identificare rt204V in HBV di pazienti con epatite acuta B (EAB) naive ad AN.<br />

Metodi: Di 56 pazienti consecutivi, HBVDNA+, ricoverati per EAB dal 2000 al 2010, alla<br />

prima osservazione è stato congelato a -80C plasma, poi testato per HBVDNA (rtPCR),<br />

genotipo di HBV con sequenziamento della regione S, analisi filogenetica e<br />

sequenziamento della regione polimerasi in Abi 310 Genetic Analizer; la mutazione<br />

rtM204V è stata identificata anche con PCR allele specifica (sensibilità 10 copie di ceppi<br />

mutati in 10000 copie di HBVDNA totale).<br />

Risultati: 43 dei 56 pazienti erano maschi, età mediana 35 anni (range 19-80); fattori di<br />

rischio: tossico dipendenza nel 23% dei casi, rapporti sessuali 41%, esposizione<br />

parenterale 11%, conviventi di HBsAg+ trattati con LAM 2%; nessun fattore 23%. Il 68%<br />

dei casi aveva genotipo D, 25% A, 4% E ed il 4% F. Il sequenziamento della regione<br />

polimerasi non ha mostrato mutazioni note associate a resistenza ad AN, mentre la PCR<br />

allele specifica ha identificato mutazione rtM204V in 9(16%) pazienti: 1(7.7%) dei 13<br />

ricoverati prima del 2003, 3(17.6%) dei 17 nel periodo 2003-2005, 5(29.4%) dei 17 nel<br />

periodo 2006-2008 e nessuno dei 9 ricoverati nel 2009-2010.<br />

Conclusione: la rt204V in ceppi di HBV è stata evidenziata con significativa frequenza<br />

nella EAB con PCR allele specifica ad alta sensibilità, mentre il sequenziamento diretto<br />

non ha identificato mutazioni. La rt204V è stata riscontrata in pazienti con EAB naive ad<br />

AN ricoverati dal 2000 al 2008 quando era ancora diffusa l‟abitudine a trattare l‟epatite<br />

cronica B con LAM, e mai dopo il 2009, forse per il ridotto uso di LAM. Vi è indicazione ad<br />

evitare l‟uso inappropriato di AN ed ad utilizzare più frequentemente la PCR allele<br />

specifica per la ricerca di mutazioni<br />

Tabella 1.<br />

Pazienti<br />

Anno<br />

Sesso<br />

Età<br />

Fattore di<br />

rischio<br />

Giorni<br />

dall’inizio dei<br />

sintomi<br />

HBV-DNA,<br />

(Log cp/ml)<br />

ALT<br />

Massima,<br />

IU/ml<br />

1 ‘00 M 26 IVDA 16 5.1 2872 D<br />

2 ‘03 M 27 IVDA 9 7.2 3459 D<br />

3 ‘04 M 41 Chirurgia 17 3.5 1828 E<br />

4 ‘05 M 59 Familiarità 6 5.5 2876 A<br />

5 ‘06 M 80 Non noto 26 6.3 2674 D<br />

Genotipo


267<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

6 ‘06 F 43 Non noton 11 3.3 3344 D<br />

7 ‘08 F 28 Tattuaggi 4 5.9 2735 D<br />

8 ‘08 M 32 IVDA 15 5.1 2317 D<br />

9 ‘08 M 44 Sessuale 24 5.9 1819 D


268<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 27<br />

- INTERAZIONE PK TRA METADONE E TVR, FARMACO SPERIMENTALE INIBITORE<br />

DELLA PROTEASI DI HCV -<br />

Van Heeswijk R.* [1] , Vandevoorde A. [1] , Verboven P. [2] , De Paepe E. [1] , Van Solingen-ristea R. [1] , Garg V. [3] ,<br />

Beumont M. [1]<br />

- [1] Tibotec BVBA ~ Beerse - [2] Janssen Research and Development ~ beerse - [3] Vertex Pharmaceuticals Incorporated ~<br />

Cambridge, MA<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Molti pazienti HCV positivi sono sottoposti a terapia di mantenimento con<br />

metadone.Abbiamo esaminato l‟interazione PK tra metadone(MTD) e TVR,un inibitore<br />

della proteasi NS3•4A di HCVe l‟effetto sulla PD del MTD<br />

Obiettivo: studio clinico in aperto,a singola sequenza,in volontari HCV-negativi in terapia<br />

di mantenimento,stabile e individualizzata,con MTD.TVR 750 mg q8h è stato<br />

somministrato con MTD per 7 gg.I profili PK di R- e S-MTD sono stati misurati nelle 24h di<br />

intervallo tra le somministrazioni il Giorno1 (solo MTD,riferimento) e il Giorno 7 di cosomministrazione<br />

con TVR(test).La frazione non legata di R-MTD è stata misurata in<br />

campioni pre-dose,prima e durante la co-somministrazione di TVR. Il rapporto delle medie<br />

dei minimi quadrati (LSMeans) e relativi IC al 90% tra trattamenti (test/riferimento) è stato<br />

calcolato sulla base dei parametri PK log-trasformati<br />

Risultati: Sono stati arruolati 18 volontari.I dosaggi di MTD variavano da 40 a 120<br />

mg/die.Il rapporto LSMeans (IC90%) di Cmin,Cmax e AUC24h per R-MTD era<br />

rispettivamente 0,69 (0,64-0,75),0,71 (0,66-0,76) e 0,71 (0,66-0,76).Il rapporto dell‟AUC di<br />

S-/R-MTD era simile prima e durante la co-somministrazione di TVR (0,90, IC90% 0,86-<br />

0,94), a indicare mancanza di effetto stereo-specifico.La frazione non legata di R-MTD è<br />

aumentata dal 7,92% al 9,98% (mediana) durante la co-somministrazione.La Cmin<br />

mediana non legata stimata di R-MTD era simile prima (10,63 ng/mL) e durante la cosomministrazione<br />

di TVR(10,45 ng/mL).Non ci sono state interruzioni del trattamento per<br />

eventi avversi<br />

Conclusione: Sebbene l‟esposizione totale a R-MTD sia stata ridotta di circa il 30%<br />

durante la co-somministrazione di TVR,non c‟è stata indicazione di astinenza da oppiacei,<br />

coerentemente con l‟osservazione che le Cmin non legate di R-MTD non sono state<br />

influenzate da TVR. I risultati suggeriscono che non è necessario un aggiustamento del<br />

MTD quando si inizia TVR,ma si raccomanda il monitoraggio clinico per la possibile<br />

necessità di individualizzazione della dose


269<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 40<br />

- EFFETTO DI RTV A BASSA DOSE SULLA PK DI TVR, INIBITORE DELLA<br />

PROTEASI DI HCV IN VOLONTARI SANI -<br />

Garg V. [1] , Luo X. [1] , Mcnair L. [1] , Van Heeswijk R.* [2] , Kauffman R. S. [2]<br />

- [1] Vertex Pharmaceuticals Incorporated ~ Cambridge, MA - [2] Tibotec BVBA ~ Beerse<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: L‟inibitore della proteasi di HCV TVR, attualmente in sperimentazione per<br />

l‟utilizzo con PEG-IFN alfa-2a e RBV, è sia un substrato che un inibitore del CYP3A.<br />

L‟obiettivo di questo studio è stato valutare l‟effetto di RTV a bassa dose sulla PK di TVR.<br />

Obiettivo: Studio in aperto, randomizzato, a gruppi paralleli. A 3 gruppi di 6 volontari sani<br />

ciascuno è stato somministrato TVR, a stomaco pieno, con o senza RTV per 14 giorni<br />

come descritto nella Tabella 1.<br />

I parametri plasmatici di PK di TVR dopo l‟ultima dose al Giorno 14 nel Gruppo A o B sono<br />

stati confrontati con i corrispondenti parametri del regime di riferimento (Gruppo C) usando<br />

i rapporti della media geometrica dei minimi quadrati (Media GLS) e relativi intervalli di<br />

confidenza (IC) al 90% dei parametri di PK.<br />

Risultati: La Tabella 2 riassume i risultati. In confronto a TVR 750 mg q8h somministrato<br />

da solo, i parametri farmacocinetici di TVR al Giorno 14 erano inferiori del 59-74% quando<br />

TVR 250 mg q12h è stato co-somministrato con RTV 100 mg q12, e inferiori del 15-32%<br />

quando TVR 750 mg q12h è stato co-somministrato con RTV 100 mg q12h.<br />

Conclusione: Dopo dosi multiple di TVR e RTV, non è stato osservato alcun<br />

potenziamento (boosting) significativo dell‟esposizione a TVR da parte di RTV.<br />

Tab. 1: Regimi di dosaggio nei diversi gruppi di trattamento (N = 6/gruppo)<br />

Gruppo Regime di TVR Regime di RTV<br />

A 250 mg q12h 100 mg q12h<br />

B 750 mg q12h 100 mg q12h<br />

C 750 mg q8h no<br />

Tab. 2: Rapporti della Media GLS (IC90%) per il trattamento A o B rispetto al trattamento C<br />

Parametro TVR/RTV (mg) Rapporto Media GLS<br />

Cmax<br />

Cavg<br />

Cmin<br />

250/100 q12h<br />

750/100 q12h<br />

250/100 q12h<br />

750/100 q12h<br />

250/100 q12h<br />

750/100 q12h<br />

Cavg = AUC0-τ/τ, dove τ è l’intervallo posologico (cioè 8h o 12h)<br />

(IC 90%)<br />

0,41 (0,31-0,54)<br />

0,85 (0,63-1,13)<br />

0,33 (0,26-0,42)<br />

0,76 (0,60-0,97)<br />

0,26 (0,22-0,31)<br />

0,68 (0,57-0,82)


270<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 45<br />

- INTERAZIONI PK TRA AGENTI ANTIRETROVIRALI (ARV) E IL FARMACO<br />

SPERIMENTALE TELAPREVIR (TVR), INIBITORE DELLA PROTEASI DI HCV, IN<br />

VOLONTARI SANI -<br />

Van Heeswijk R.* [1] , Vandevoorde A. [1] , Boogaerts G. [1] , Vangeneugden T. [1] , De Paepe E. [1] , Polo R. [1] , Van<br />

Solingen-ristea R. [1] , De Backer K. [1] , Garg V. [2] , Beumont M. [1]<br />

- [1] Tibotec BVBA ~ Beerse - [2] Vertex Pharmaceuticals Incorporated ~ Cambridge, MA<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: ATV/r,DRV/r,fAPV/r e LPV/r sono substrati e inibitori del CYP3A.EFV è<br />

induttore del CYP3A.TVR è substrato e inibitore del CYP3A.In precedenti studi con TVR<br />

750 mg q8h,la Cmin diTVR era ridotta del 47% da EFV e la AUC24h di TDF era<br />

aumentata del 30% da TVR<br />

Obiettivo: Tre studi,in aperto,randomizzati,cross-over,sono stati condotti in volontari sani<br />

HIV/HCV-negativi.In 2 studi i volontari hanno ricevuto 2 trattamenti:TVR 750 mg q8h per<br />

10 gg,seguito da washout e da ATV/r 300/100 mg qd,DRV/r 600/100 mg bid,fAPV/r<br />

700/100 mg bid o LPV/r 400/100 mg bid (n=20 ognuno) per 20 gg con la cosomministrazione<br />

di TVR 750 mg q8h dal Giorno 11 in poi o vice versa.I farmaci erano<br />

assunti con il cibo.In un altro studio,20 volontari hanno iniziato TVR 750 mg q8h per 7 gg<br />

seguito da EFV/ TDF 600/300 mg qd per 7 gg dopo washout.In seguito i volontari<br />

ricevevano TVR 1125 mg q8h ed EFV/TDF 600/300 mg qd per 7 gg o TVR 1500 mg q12h<br />

ed EFV/TDF 600/300 mg qd per 7 gg in ordine randomizzato senza washout.TVR era<br />

assunto con il cibo ed EFV/TDF a stomaco vuoto al mattino.Le medie dei minimi quadrati<br />

(LSMeans) e IC 90% del rapporto tra trattamenti sono calcolate per AUCtau e Cmin logtrasformate<br />

Risultati: In tabella i rapporti LSMeans (IC 90%)<br />

Conclusione: Interazioni sono osservate tra TVR e gli inibitori della proteasi<br />

“boosterati”;le dosi appropriate non sono state stabilite.Una dose più elevata di TVR (1125<br />

mg q8h) potrebbe in parte compensare l‟interazione con EFV.<br />

Dose TVR ARV AUCtauTVR CminTVR AUCtauARV CminARV<br />

TVR 750 mg q8h ATV/r 0,80 (0,76-0,85) 0,85 (0,75-0,98) 1,17 (0,97-1,43) 1,85 (1,40-2,44)<br />

DRV/r 0,65 (0,61-0,69) 0,68 (0,63-0,74) 0,60 (0,57-0,63 ) 0,58 (0,52-0,63)<br />

fAPV/r 0,68 (0,63-0,72) 0,70 (0,64 0,77) 0,53 (0,49-0,58) 0,44 (0,40-0,50)<br />

LPV/r 0,46 (0,41-0,52) 0,48 (0,40-0,56) 1,06 (0,96-1,17) 1,14 (0,96-1,36)<br />

TVR 1125 mg q8h EFV 0,82 (0,73-0,92) 0,75 (0,66-0,86) 0,82 (0,74-0,90) 0,90 (0,81-1,01)<br />

TVR 1500 mg<br />

q12h<br />

TDF 1,10 (1,03-1,18) 1,17 (1,06-1,28)<br />

EFV 0,80 (0,73-0,88) 0,52 (0,42-0,64) 0,85 (0,79-0,91) 0,89 (0,82-0,96)<br />

TDF 1,10 (1,03-1,17) 1,06 (0,98-1,15)


271<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong>


272<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 17<br />

- STUDIO ICEBERG: ANALISI DI UNA COORTE DI PAZIENTI ASINTOMATICI<br />

PORTATORI DELL’ANTIGENE HBS MEDIANTE ELASTOGRAFIA EPATICA E<br />

REPLICAZIONE VIRALE AL MOMENTO DELL’ARRUOLAMENTO. CORRELAZIONE<br />

TRA SINTOMI DELLA MALATTIA E DETERMINAZIONI CLINICHE -<br />

Zignego A. L.* [12] , Carosi G. [2] , Pirisi M. [3] , Mazzella G. [4] , Niro G. A. [5] , Saggioro A. [6] , Demelia L. [9] , Fatuzzo<br />

F. [10] , Mazzucchelli R. I. [11] , Corvasce S. [11] , Colombo D. [11]<br />

- [2] Clinica di Malattie Infettive e Tropicali, Università di Brescia ~ Brescia - [3] Dipartimento di Medicina Clinica e<br />

Sperimentale, Università del Piemonte Orientale "A.Avogadro" ~ Novara - [4] Dipartimento di Medicina Clinica, Università<br />

degli Studi di Bologna ~ Bologna - [5] Divisione di Gastroenterologia, Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza ~ San<br />

Giovanni Rotondo (FG) - [6] UOC di Gastroenterologia, Ospedale dell'Angelo ~ Venezia-Mestre - [9] UOC di<br />

Gastroenterologia, Università di Cagliari ~ Cagliari - [10] Divisione Malattie Infettive, Policlinico Vittorio Emanuele,<br />

Università di Catania ~ Catania - [11] Dipartimento Medico, Novartis Farma ~ Origgio (VA) - [12] Centro Manifestazioni<br />

Sistemiche da Virus Epatitici (MASVE), Dipartimento di Medicina Interna, Università degli Studi di Firenze ~ Firenze<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Alcuni pazienti con infezione cronica da HBV mostrano un danno epatico<br />

progressivo a dispetto di valori biochimici epatici normali o mediamente anormali.<br />

Obiettivo: Lo studio ICEBERG si propone di seguire longitudinalmente per 5 anni,<br />

mediante metodiche non invasive, portatori di antigene HBs non sottoposti a trattamento.<br />

In particolare, l‟HBV DNA stimerà il danno epatico e l‟elastografia transiente (TE) definirà il<br />

progresso della fibrosi. Presentiamo qui le caratteristiche della coorte al termine della fase<br />

di arruolamento.<br />

Risultati: Sono stati arruolati 906 portatori asintomatici di HBsAg afferenti a 23 centri. I<br />

soggetti sono HBsAg+ da almeno 6 mesi e non in terapia per HBV, non presentano<br />

coinfezioni con HCV, HDV e HIV, cirrosi, HCC, o altre gravi patologie. I pazienti sono stati<br />

valutati mediante visita medica, esami di laboratorio e TE al basale; gli stessi esami di<br />

controllo saranno ripetuti annualmente per i prossimi 5 anni. I valori di HBV DNA e TE<br />

sono stati stratificati verso le variabili cliniche e socio-demografiche (statistica non<br />

parametrica: Wilcoxon o Kruskal Wallis e test Chi-quadro). I soggetti analizzabili sono 897<br />

(99%). I dati demografici e clinici indicano: età (media±SD) 45.2±12.1 anni; 58% maschi;<br />

88% caucasici; HBsAg+ da 12.4±9.7 anni (min 1-max 45), ALT 29.2±19.6 IU/L (ULN: 30<br />

M, 19 F), HBV DNA log10 3.08±1.21 IU/mL (min 0-max 9). I valori medi di TE sono<br />

5.3±1.6 kPa (min 2.1-max 12.3). I portatori di HBsAg con ALT>2X ULN mostrano valori di<br />

TE più elevati rispetto ai pazienti con ALT normali (6.3 vs 5.2 kPa, p=.0011). Il 29% dei<br />

soggetti ha HBV-DNA ≥2,000 IU/mL.<br />

Conclusione: Alcuni pazienti asintomatici portatori di HBsAg dello studio ICEBERG<br />

presentano caratteristiche che suggeriscono una malattia epatica significativa (13% TE ≥7<br />

kPa e 29% HBV DNA ≥2,000 IU/mL). La fase osservazionale dello studio ci consentirà di<br />

valutare se questi soggetti svilupperanno una malattia epatica importante e quindi<br />

dovranno seguire una terapia antivirale.<br />

Studio finanziato da Novartis Italy.


273<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 39<br />

- STUDI DI ASSOCIAZIONE TRA L’INFEZIONE DA HUMAN PAPILLOMAVIRUS E IL<br />

POLIMORFISMO SNP -351(A/G) DEL GENE ESR1 -<br />

Atzori M.* [1] , Marini M. [1] , De Montis A. [1] , Piga M. [2] , Sirigu P. [3]<br />

- [1] bcs Biotech S.p.A. ~ Cagliari - [2] Anatomia Patologica, Ospedale SS Trinità ASL 8 ~ Cagliari - [3] Dipartimento di<br />

Citomorfologia, Università di Cagliari ~ Cagliari<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Il papillomavirus umano (HPV) è uno dei più comuni patogeni sessualmente<br />

trasmessi ed è fortemente associato alla comparsa di lesioni preneoplastiche e<br />

neoplastiche della cervice uterina.<br />

Studi scientifici suggeriscono che il gene del recettore degli estrogeni (ESR1) potrebbe<br />

svolgere un ruolo importante nella suscettibilità e/o nella persistenza dell‟infezione da HPV<br />

nella cervice uterina<br />

Obiettivo: In questo lavoro presentiamo i dati preliminari di uno studio volto a verificare se<br />

alcuni polimorfismi del gene ESR1 possano influenzare la suscettibilità a contrarre<br />

l‟infezione da HPV. A tale scopo sono stati selezionati campioni di spatolato cervicale<br />

provenienti da donne sottoposte a screening citologico (Pap Test) e screening molecolare<br />

per la ricerca di sequenze HPV DNA riferibili alle regioni L1 e E6/E7 del virus (Biochip),<br />

per un totale di 97 campioni positivi al Pap Test e al test su Biochip e 122 campioni<br />

negativi per entrambi. Tra i tipi HPV ad alto rischio prevalenti HPV16, HPV18, HPV35 e<br />

HPV45.<br />

Risultati: Sono riportati i dati ottenuti dall‟analisi del polimorfismo SNP rs9340799 IVS1-<br />

351(A/G) alias XbaI impiegando primers allele specifici secondo il principio del MAMA<br />

(Mismatch Amplification Mutation Assay). Tra i campioni positivi sono state osservate le<br />

seguenti frequenze genotipiche: 40.2 % AA, 51.6 % AG e 8.2 % GG, mentre tra i campioni<br />

negativi le frequenze genotipiche osservate erano: 53.3 % AA, 40.2 % AG e 6.6 % GG. Il<br />

test del chi2 non ha fornito evidenze statistiche di associazione ( chi2=3.70; p> 0.01).<br />

Conclusione: I risultati, per quanto preliminari, suggeriscono che il polimorfismo<br />

rs9340799 IVS1-351(A/G) del gene ESR1 non sembra essere coinvolto nella suscettibilità<br />

a contrarre l‟infezione da HPV. E‟ in corso l‟analisi di altri SNP del gene oggetto della<br />

ricerca.<br />

Questo studio è stato supportato dal Programma Operativo FSE Sardegna 2007/2013<br />

L.R.7/2007 “Promozione della ricerca scientifica e dell‟innovazione tecnologica in<br />

Sardegna”.


274<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 132<br />

- CARATTERISTICHE CLINICHE DISTINTIVE DELLA POLMONITE H1N1-<br />

CORRELATA IN ETÀ PEDIATRICA, RISPETTO AD ALTRE FORME DI POLMONITE<br />

ACQUISITA IN COMUNITÀ -<br />

Buracci A.* [1] , Valoriani B. [1] , Montomoli E. [2] , Cusi M. G. [3] , De Luca A. [1] , Zanelli G. [1]<br />

- [1] Malattie Infettive Universitarie, Azienda Ospedaliera Universitaria Senese ~ Siena - [2] Dipartimento di Fisiopatologia,<br />

Medicina Sperimentale e Sanità Pubblica, Università di Siena ~ Siena - [3] U.O. Microbiologia e Virologia, Azienda<br />

Ospedaliera Universitaria Senese ~ Siena<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Il virus influenzale A/H1N1 ha mostrato, fin dalla sua comparsa, tendenza alla<br />

larga diffusione nella popolazione pediatrica, con frequente coinvolgimento delle vie<br />

respiratorie inferiori.<br />

Obiettivo: Verificare se pazienti in età pediatrica con polmonite ed influenza A/H1N1<br />

presentino delle caratteristiche cliniche peculiari rispetto alle altre forme di polmonite<br />

comunitaria, tali da consentire un sospetto eziologico ed una conseguente terapia<br />

ragionata.<br />

Risultati: Nello studio (Gennaio 2009-Marzo 2011) sono stati inclusi 16 bambini con<br />

diagnosi di influenza H1N1 e polmonite, ospedalizzati presso l‟Azienda Ospedaliera<br />

Universitaria Senese; come gruppo di controllo sono stati selezionati 57 pazienti in età<br />

pediatrica ricoverati nello stesso periodo con diagnosi di polmonite comunitaria H1N1<br />

negativa. Non sono state rilevate differenze significative in relazione al sesso, età e le<br />

diverse caratteristiche cliniche nei due gruppi. I bambini con polmonite H1N1<br />

presentavano più frequentemente comorbidità (62,5% vs 29,8%, p=0,022). Tra gli esami di<br />

laboratorio, la proteina C reattiva è risultata significativamente più bassa (3,1 mg/dl vs 6,7<br />

mg/dl, p=0,003) nel gruppo H1N1. Gli aspetti radiografici non mostravano differenze<br />

significative nelle due coorti; 13 pazienti con polmonite comunitaria presentavano tuttavia<br />

versamento pleurico, complicanza non rilevata in alcuno dei pazienti H1N1 positivi. La<br />

coorte H1N1 ha mostrato una significativa differenza in termini di complicanze di tipo<br />

asmatico che hanno richiesto terapia specifica (50% vs 21,5%, p=0,03); sono inoltre<br />

risultati più frequentemente ipossiemici (25% vs 7%, p=0,06). Nessun decesso è stato<br />

documentato nella popolazione in studio.<br />

Conclusione: Lo studio conferma come la polmonite H1/N1-correlata presenti alcuni dati<br />

clinici distintivi rispetto ad altre forme di polmonite comunitaria.


275<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 300<br />

- CONSIDERAZIONI EPIDEMIOLOGICHE E CLINICHE SULL’INFEZIONE DA<br />

CRIPTOCOCCO; CASISTICA DELLA STRUTTURA COMPLESSA DI MALATTIE<br />

INFETTIVE DI CAGLIARI 1990-2011. -<br />

Campus M.* [1]<br />

- [1] Divisione Malattie Infettive P.O. SS. Trinità ~ CAGLIARI<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: La Criptoccosi è un‟infezione sistemica provocata dal Criptoccoccus<br />

Neoformans, fungo lievitiforme patogeno sia per l‟uomo sia per gli animali.<br />

Obiettivo: Questo micete ha un‟ampia diffusione nell‟ambiente, con una spiccata<br />

predilezione per i luoghi colonizzati dagli uccelli, specialmente in quelli popolati da piccioni,<br />

nelle deiezioni dei quali tende a trovare un buon habitat.<br />

Risultati: L‟infezione primitiva, nella stragrande maggioranza dei casi, avviene durante<br />

l‟infanzia e decorre in modo asintomatico; la malattia si appalesa in seguito ad uno stato di<br />

immunodepressione che può essere molto raramente primario o, in quasi la totalità dei<br />

casi, secondario a chemioterapia antitumorale o ad infezione da HIV.<br />

Conclusione: In questo lavoro esponiamo la casistica della S.C. di Malattie Infettive del<br />

P.O. SS. Trinità di Cagliari Centro registrata dal 1990 a giugno 2011.<br />

Nella Nostra casistica abbiamo osservato che la totalità dei pazienti è coinfetta col virus<br />

dell‟HIV.<br />

Nel tempo si è notata una progressiva riduzione della mortalità, un aumento dell‟età media<br />

dei pazienti, negli ultimi anni la sua presenza al momento della diagnosi di infezione da<br />

HIV ed infine il rapporto tra uso di sostanze stupefacenti, CD4 ed evoluzione della<br />

malattia.


276<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 109<br />

- GRAVE POLMONITE DA CMV E SINDROME EMOFAGOCITICA IN UNA PAZIENTE<br />

CON MORBO DI CROHN -<br />

Cascio A.* [1] , Lo Presti M. [2] , Costantino G. [2] , Della Torre A. [2] , Belvedere A. [2] , Fries W. [2]<br />

- [1] Servizio di Medicina Tropicale e Parassitologia - Università di Messina ~ Messina - [2] Dipartimento di Medicina<br />

Interna, Università di Messina ~ Messina<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Le infezioni sistemiche da CMV sono ben note in pz con mal. infiam. intestinali<br />

(IBD) e sono di solito associate a riacutizzazioni della malattia di base. In letteratura vi<br />

sono pochissime segnalazione di polmonite da CMV in corso di IBD<br />

Obiettivo: Descrivere il caso di una donna di 32 aa con m. di Crohn in remissione clinica<br />

che ha presentato una grave forma di polmonite da CMV e di sindrome emofagocitica<br />

Risultati: La pz, da 8 mesi in terapia di mantenimento con azatioprina (avendo risposto in<br />

precedenza al prednisone e successivamente a terapia di induzione con 3 infusioni di<br />

infliximab (5 mg/kg), giunge alla nostra osservazione lamentando da 3 gg febbre alta (39,5<br />

°C). EO t 38,8 C, FC 112 bpm, FR 35 atti/min, SaO2 82%. Obbiettività toracica nella<br />

norma. Pancitopenia (Hb 8,1 g/dl; leucociti 1,260 /mm3, piastrine 53,000/mm3), alti livelli<br />

di proteina C-reattiva, assente l'attività NK, ipertrigliceridemia (426 mg/dl) e alti valori di<br />

ferritina sierica (1260 mg/l). RX torace: sfumati infiltrati bilaterali. Eco addome:<br />

splenomegalia. Vengono avviati esami microbiologici e cominciata terapia empirica con<br />

meropenem. Dopo 18 h a causa della crescente difficoltà respiratoria veniva trasferita in<br />

ICU. Emocolture e urinocolture rimanevano sterili. La sierologia per leishmaniosi,<br />

parvovirus B19 e HIV negativa. La PCR per CMV risulta positiva(2670 gEq/100.000<br />

cellule), e negativa per HHV-6, HHV-8 e EBV. Dopo l'aggiunta di ganciclovir (5 mg/ kg bid)<br />

il quadro clinico migliora progressivamente e dopo 20 gg la pz veniva dimessa con<br />

valganciclovir per os (450 mg bid) fino a negativizzazione della PCR per CMV e<br />

normalizzazione delle sottopopolazioni linfocitarie. Dopo 1 anno la paziente è ancora in<br />

remissione clinica, senza alcuna terapia.<br />

Conclusione: CMV può esser causa di sindrome emofagocitofagica. Una polmonite da<br />

CMV deve essere sospettata in pazienti immunodepressi se febbrili e tachipnoici e la<br />

terapia con ganciclovir deve essere iniziata il più precocemente possibile.


277<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 64<br />

- TITOLO: UN’EPIDEMIA DI MORBILLO <strong>NELLA</strong> POPOLAZIONE ADULTA -<br />

Colomba C. [1] , Ferraro D. [2] , Colomba C.* [1] , Ferraro D. [2] , Bonura S. [1] , Alongi I. [1] , Trizzino M. [1] , Imburgia C. [1] ,<br />

Spicola D. [1] , La Sala R. [1] , Titone L. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Scienze per la promozione della salute – Sezione di Malattie infettive- Università di Palermo ~<br />

PALERMO - [2] Dipartimento di Scienze per la promozione della salute – Sezione di Microbiologia- Università di Palermo<br />

~ PALERMO<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Numerose epidemie di morbillo sono state descritte in Europa e in Italia dal<br />

2007 ad oggi tra giovani adulti non vaccinati.<br />

Obiettivo: Obiettivo del nostro studio è quello di analizzare le caratteristiche cliniche e<br />

microbiologiche dei casi ospedalizzati nella<br />

nostra U.O.<br />

Sono stati arruolati tutti i casi sospetti ricoverati presso l‟UOC di Malattie infettive<br />

dell‟AOUP di Palermo da Marzo 2010 a Maggio 2011.<br />

Per ogni paziente sono state raccolte notizie clinico-epidemiologiche, sono stati eseguiti<br />

esami ematochimici di routine, la ricerca di IgM e IgG specifiche anti-virus del morbillo<br />

mediante test immunoenzimatico e l‟isolamento del genoma del virus tramite PCR<br />

(polymerase chain reaction) su sangue periferico.<br />

Risultati: Abbiamo studiato 96 casi sospetti. La diagnosi clinica di sospetto è stata<br />

confermata in laboratorio in 84 (87.5%) casi: tutti risultavano sierologicamente positivi e la<br />

presenza del genoma virale veniva determinata tramite PCR in 40/46 casi. Tutti i ceppi<br />

appartenevano al genotipo G8 tranne uno che era D4.<br />

Lo stato vaccinale era noto in 90/96 pazienti con un tasso di non vaccinati del 95%. L‟età<br />

media era di 23 anni. 27 pazienti (69.2%) erano maschi. Il quadro clinico d‟esordio della<br />

malattia era tipico (febbre, rino-faringite, congiuntivite) in tutti i casi, l‟esantema era<br />

maculo-papuloso in tutti i casi.<br />

Il tempo medio di degenza è stato di 4.75 giorni. 30 pazienti (77%) presentavano almeno<br />

una complicanza. Le complicanze sono elencate in tabella.<br />

Conclusione: Il morbillo non è più oggi una patologia esclusivamente dell‟età pediatrica<br />

come testimonia l‟età media dei pazienti inclusi nel nostro studio ed altri recentemente<br />

descritti. E‟ necessario implementare la copertura vaccinale con due dosi non solo in età<br />

pediatrica, ma anche tra adolescenti e giovani adulti, sì da prevenire futuri outbreak.


Complicanze<br />

Frequenza Percentuale<br />

278<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Percentuale<br />

valida<br />

Percentuale<br />

cumulata<br />

No 9 23,1 23,1 23,1<br />

Polmonite 4 10,3 10,3 33,3<br />

Epatite 11 28,2 28,2 61,5<br />

Polmonite + Epatite 11 28,2 28,2 89,7<br />

Polmonite + Epatite + Uveite 2 5,1 5,1 94,9<br />

Epatite + Encefalite 1 2,6 2,6 97,4<br />

Epatite + Pancreatite 1 2,6 2,6 100,0<br />

Totale 39 100,0 100,0


279<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 41<br />

- L’INFEZIONE DA CITOMEGALOVIRUS (CMV) NELL’OSPITE<br />

IMMUNOCOMPETENTE: IL GENOTIPO <strong>DEI</strong> RECETTORI IMMUNOGLOBULIN-LIKE<br />

(KIR) INFLUENZA IL TASSO DI COMPARSA DI INFEZIONE PRIMARIA SINTOMATICA<br />

-<br />

Colomba C.* [1] , Di Bona D. [2] , Scafidi V. [2] , Lalicata F. [1] , Madonia S. [1] , Imburgia C. [1] , De Grazia S. [3] , Titone<br />

L. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Scienze per la promozione della salute – sezione di Malattie infettive, Università di Palermo ~<br />

palermo - [2] Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico<br />

“P.Giaccone” Palermo ~ palermo - [3] Dipartimento di Scienze per la promozione della salute - sezione di Microbiologia,<br />

Università di Palermo ~ palermo<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Il CMV è causa di sindromi cliniche severe nell‟ospite immunocompromesso.<br />

Nell‟immunocompetente l‟infezione decorre spesso in maniera asintomatica, benigna e<br />

autolimitante. Raramente può causare malattia più severa.<br />

I fattori genetici che influenzano il decorso dell‟infezione primaria sono attualmente ignoti.<br />

Recenti evidenze sperimentali suggeriscono un ruolo dei linfociti T e dalle NKs, nel<br />

controllo della riattivazione dell‟infezione da CMV, attraverso i recettori di superficie KIR in<br />

soggetti sottoposti a trapianto di rene o di midollo<br />

Obiettivo: Analizzare le caratteristiche cliniche di un campione di pazienti<br />

immunocompetenti e valutare il ruolo dei KIR nell‟influenzare la prevalenza dell‟infezione<br />

primaria sintomatica in soggetti immunocompetenti.<br />

Pazienti. 59 soggetti con infezione primaria sintomatica da CMV appaiati per età e sesso<br />

con 59 donatori di sangue con pregressa infezione da CMV asintomatica (IgG positività<br />

per CMV).<br />

Metodi. La presenza di anticorpi anti-CMV è stata determinata tramite test ELISA. Il DNA<br />

è stato estratto dai linfociti del sangue periferico attraverso la tecnica del salting-out. La<br />

tipizzazione dei KIR e dell‟HLA è stata effettuata con tecniche di biologia molecolare.<br />

Risultati: Relativamente alle caratteristiche clinico-epidemiologiche dei casi il 60% erano<br />

M, l‟età media era di 36.3 anni. Febbre era presente in tutti i casi, cefalea nel 17%,<br />

faringite nel 30.5%, linfoadenomegalia nel 13.5%, polmonite nel 1.7%, encefalite nel 3.4%,<br />

pericardite nel 1.7%. La frequenza dell‟aplotipo A (privo di recettori attivatori) è risultata più<br />

elevata nei pz con infezione sintomatica rispetto ai controlli (OR=2,59). Un più elevato<br />

numero di interazioni inibitorie, HLA-C2/KIR2DL1, è stato riscontrato nei casi che nei<br />

controlli.<br />

Conclusione: I nostri dati suggeriscono che il deficitario controllo dell‟infezione da CMV<br />

possa essere legato ad una minore frequenza di interazioni tra HLA e KIR attivatori e/o ad<br />

una maggiore frequenza di interazioni tra HLA e KIR inibitori.<br />

Casi<br />

(n=54)<br />

Controlli<br />

(n=52)<br />

OR


Aplotipo KIR<br />

AA<br />

HLA-C1/C1<br />

HLA-C1/C2<br />

HLA-C2/C2<br />

13/54 (25,5%)<br />

4/25<br />

8/25<br />

25/47 (53%)<br />

280<br />

7/52 (13,5%)<br />

4/24<br />

9/24<br />

17/52 (33%)<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

2,04<br />

2,34<br />

5 aKIR 8 13 0,71<br />

Interazioni attivatorie<br />

KIR2DS2 – HLA-C1<br />

KIR2DS1 – HLA-C2<br />

I80/I80<br />

KIR3DS1–HLA-Bw4<br />

I80carr<br />

KIR3DS1–HLA-Bw4<br />

Interazioni inibitorie<br />

KIR2DL1 – HLA-C2 car<br />

25 casi<br />

5/12<br />

6/20<br />

6/54 (11.1%)<br />

6/41<br />

6/19 (31,6%)<br />

14/47<br />

40/51 (78.4%)<br />

24 controlli<br />

7/13<br />

6/16<br />

10/52 (19.2%)<br />

10/45<br />

10/17 (58,6%)<br />

15/52<br />

33/52 (63.5%)<br />

0,61<br />

0,71<br />

0,53<br />

0,6<br />

0,32<br />

2,80<br />

1,58


KIR2DL1 – HLA-C2 car<br />

31/41 (75.6%)<br />

281<br />

29/45 (64.4%)<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

1,71


282<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 204<br />

- MONONUCLEOSI INFETTIVA COMPLICATA DA MEDIASTINITE IN UNA GIOVANE<br />

IMMUNOCOMPETENTE: DESCRIZIONE DI UN CASO -<br />

Agostinone A. [1] , Sozio F. [1] , Consorte A.* [1] , Pieri A. [1] , Di Masi F. [1] , Ursini T. [2] , Placido G. [1] , Casaccia M. [1] ,<br />

Lococo A. [1] , Migliorato L. [1] , Sindici G. [1] , Parruti G. [1]<br />

- [1] Ospedale Civile di Pescara ~ Pescara - [2] Università di Chieti ~ Chieti<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: L‟espressività clinica della mononucleosi infettiva può complicarsi con<br />

ascessualizzazione di pacchetti linfonodali e, in rari casi, mediastinite.<br />

Obiettivo: Una giovane di 12 anni è stata ospedalizzata per la persistenza di angina<br />

mononucleosica, disfagia e linfadenopatie laterocervicali. L‟imponenza del quadro locale<br />

ha necessitato terapia antibiotica associativa con Clindamicina ed Imipenem. Le indagini<br />

ecografiche mostravano tumefazioni linfonodali bilaterali sottomandibolari e<br />

giugulodigastriche del diametro di cm2, senza segni di colliquazione, mentre alla TC<br />

torace erano evidenti grossolane tumefazioni di cm6 nel mediastino superiore, a livello del<br />

compartimento anteriore e medio, ed altre adenopatie al terzo inferiore dell‟esofago.<br />

Risultati: Dopo iniziale miglioramento e dimissione, la paziente è stata nuovamente<br />

ospedalizzata per ripresa di febbre, impegno faringeo e comparsa di toracalgia. L‟indagine<br />

TC contrastata del torace dopo 12 giorni ha mostrato voluminosi aggregati linfonodali<br />

colliquati in sede mediastinica superiore e postero-inferiore. E‟ stata reinstaurata terapia<br />

antibiotica con Ertapenem, Azitromicina e Teicoplanina, unitamente a steroidi, per quattro<br />

settimane. È stato posizionato un drenaggio parasternale ed eseguite biopsie multiple in<br />

minitoracotomia. L‟esame istologico ha escluso una malattia linfoproliferativa. La<br />

ripetizione della TC ha documentato la totale risoluzione delle lesioni dopo 4 settimane; la<br />

paziente ha recuperato integralmente la cenestesi.<br />

Conclusione: Le complicanze della mononucleosi infettiva sono poco comuni; empiemi<br />

da anaerobi possono determinarsi con due meccanismi a partire da un ascesso faringeo.<br />

Per il primo una tromboflebite settica della vena giugulare può complicarsi con emboli<br />

settici (S. di LaMierre); in alternativa l‟ascesso può invadere le fasce alari e prevertebrali<br />

del collo nel “danger space”, accesso diretto al mediastino. L‟esito fausto del caso clinico<br />

descritto è il risultato dalla integrazione di terapia medica e chirurgica.


283<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 6<br />

- SEPSI GRAVE DA BCG CON PANCITOPENIA E GRANULOMI NEL MIDOLLO. A<br />

CASE REPORT. -<br />

Distefano M.* [1] , Sapia C. [1] , Cartia M. [1] , Franco A. [1] , Ferrarini E. [1] , Pasquale S. [1] , Scifo G. [1]<br />

- [1] Azienda Ospedaliera Umberto I ~ Siracusa<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: La somministrazione intravescicale di bacillo di Calmette-Guerin (BCG), ceppo<br />

vivo attenuato di Mycobacterium bovis, è considerata oggi cardine della terapia adiuvante<br />

del carcinoma superficiale della vescica.<br />

Sebbene generalmente ben tollerata, può dare complicanze locali e sistemiche secondarie<br />

all'accesso a vasi linfatici o ematici attraverso la distruzione delle cellule uroepiteliali. La<br />

disseminazione rende necessaria terapia antitubercolare ed eventualmente steroidea. La<br />

patogenesi e' dibattuta: danno diretto o di reazione di ipersensibilità?<br />

Obiettivo: Un caso clinico di un paziente 70enne operato (Resezione Vescicale<br />

Transuretrale) per carcinoma a cellule transizionali, papillare di II grado , non infiltrante i<br />

muscoli, successivamente sottoposto a 10 cicli di instillazione di BCG sara' presentato allo<br />

scopo di sottolineare fattori di rischio, localizzazioni rare , terapia e meccanismo<br />

patogenetico delle sepsi da BCG.<br />

Risultati: Il paziente peggiorò rapidamente con failure epatica (ittero,<br />

epatosplenomegalia) e renale (la creatinina raggiunse 1.8).La Mantoux risultò positiva ma<br />

negativi tutti gli esami colturali (sangue, urine, sputo, espettorato). Severa pancitopenia (al<br />

nadir 26000 piastrine, 1200 bianchi con formula normale , HgB 7 grammi) fu trattata con<br />

trasfusioni ripetute e fattori di crescita. La biopsia midollare documentò ridotta cellularità ,<br />

sofferenza citomaturativa e displasia marcata di tutte le linee ma soprattutto flogosi<br />

granulomatosa nodulare epitelioidea in assenza di necrosi caseosa. Completa restituito ad<br />

integrum fu ottenuta con terapia specifica e steroidea.<br />

Conclusione: La citopenia è descritta nell‟0.1 % dei casi di sepsi da BCG. Solo 2 casi<br />

sono riportati con localizzazione midollare di granuloma . Le nostre colture risultarono<br />

negative ma non fu eseguita quella midollare. Le rare complicanze sistemiche da BCG<br />

intravescicale devono essere identificate e trattate precocemente.


284<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 307<br />

- RABDOMIOLISI: RARA COMPLICANZA DELL’INFLUENZA PANDEMICA A(H1N1)V.<br />

-<br />

Giuri P.* [1] , Maccari S. [1]<br />

- [1] S.O.C. di Medicina Interna, Ospedale S. Anna Castelnovo ne‟ Monti (RE)<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: I virus responsabili dell'influenza si dividono in A, B e C, i primi due sono<br />

responsabili della classica forma di influenza. I virus di tipo A, circolano sia nell'uomo che<br />

in varie specie animali.<br />

Sulla superficie virale sono presenti due proteine che permettono al virus di agganciare e<br />

penetrare le cellule delle mucose delle vie aeree ed iniziare il processo infettivo. Si tratta<br />

dell‟ Emoagglutinina (HA) di cui se ne conoscono 16 sottotipi (H1-H16) e della<br />

Neuraminidasi (NA) di cui se ne conoscono 9 sottotipi (N1-N9).<br />

Obiettivo: Descrivere un raro caso di complicanza post infezione da A(H1N1)v.<br />

Risultati: Donna del 1955. APR: isterectomia. Asma bronchiale. Ipertensione arteriosa.<br />

Obesità.<br />

Terapia: tenormin, cardirene, dedralen, moduretic, zoton, fluoxeren, KCl.<br />

APP:metà gennaio astenia e mialgie diffuse con tosse insistente senza espettorato, a<br />

seguire febbre (a domicilio: Bactrim Forte senza esito).<br />

Dopo cinque giorni ricovero in Medicina per febbre, fino a 38.7 C, dispnea, ipossiemia ed<br />

ipercapnia. Torace: non focolai, accentuazione della trama bronco vasale bilaterale.<br />

Ematochimici: PCR 2.54 mg/dl, no leucocitosi neutrofila, CPK 226 U/l. Eseguito tampone<br />

faringeo per virus influenzale A(H1N1), positivo. Trattata con Oseltamivir e<br />

ossigenoterapia.<br />

Dimessa a fine gennaio in buono stato clinico. Dopo una settimana si ripresenta per<br />

artromialgia.<br />

Controllo ematochimico: CPK 729.2 U/l, CK-MB di massa 4.76 ng/ml, AST 40.5 U/l<br />

enzimogramma cardiaco ed ECG .<br />

Conclusione: La letteratura riporta la causa virale/influenzale, essere predominante tra le<br />

infezioni che inducono la rabdomiolisi. Il meccanismo d‟azione rimane sconosciuto. Tra le<br />

ipotesi le più accreditate pare siano quelle che considerano un‟azione immuno-mediata<br />

diretta o un danno muscolare da invasione del virus influenzale.<br />

L‟importanza risiede nel diagnosticare in tempo la comparsa di tale complicanza,<br />

autolimitantesi, per attuare nei tempi giusti le manovre atte ad evitare l‟insufficienza renale<br />

cronica, l‟iperkaliemia, la disidratazione.


285<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 306<br />

- ACINETOBACTER BAUMANNII MULTI DRUG RESISTANCE (MDR): PATOGENO<br />

SEMPRE PIÙ PRESENTE NEI NOSTRI REPARTI E CAUSA DI DECESSI. -<br />

Giuri P.* [1] , Montanari E. [1] , Milano A. [1] , Maccari S. [1]<br />

- [1] S.O.C. di Medicina Interna, Ospedale S. Anna Castelnovo ne‟ Monti (RE)<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: A.baumannii costituisce un‟emergenza sanitaria in molte realtà ospedaliere.<br />

Parte integrante della flora batterica del tratto respiratorio, genitourinario e cute.<br />

Per il 96% dei casi si comporta da contaminante, può tuttavia determinare sepsi, polmoniti,<br />

pleuriti, endocarditi, suppurazioni cutanee, infezioni urinarie con elevata mortalità dovute<br />

alla MDR verso Aminoglicosidi, FQ e Carbapenemi.<br />

Obiettivo: Descrivere un caso complesso di infezione da germe resistente.<br />

Risultati: Donna del 1932. APR:ipertensione arteriosa, osteoporosi, cardiopatia<br />

ipertrofica, ipertensione polmonare.<br />

Terapia: Coumadin, furosemide, ramipril, kanrenoato, spironolattone, amiodarone, acido<br />

ursodesossicolico, acido ranelico, omeprazolo, nitroglicerina TD.<br />

APP: agosto u.s. ricovero in rianimazione per arresto cardiaco da FV. Tracheostomizzata.<br />

Isolato A.baumannii MDR da tampone nasale. Trattata con Mupirocina nasale.<br />

Broncoaspirato: A.baumannii e S.maltophilia, inizia terapia con Tigeciclina.<br />

Fine settembre trasferita in Lungodegenza. No segni clinici di infezione, negatività della<br />

PCT, sospesa Tigeciclina. A 72h ripetuti broncoaspirato e tampone nasale: P.mirabilis,<br />

A.baumannii e S.maltophilia. Nessun trattamento.<br />

Metà novembre, febbre, eseguite: urinocoltura, emocoltura da vena periferica e CVC.<br />

Terapia empirica, Ciprofloxacina e Tigeciclina. Il laboratorio comunica la positività per<br />

S.epidermidis MDR dalle emocolture e positività per E. coli nelle urine, si modifica la<br />

terapia: Vancomicina e Meropenem.<br />

Fine novembre, febbre in corso di terapia, si sospende Vancomicina e Meropenem, inizia<br />

Teicoplanina, defervescenza. Dicembre, la paziente decede.<br />

Conclusione: A.baumannii si conferma, un patogeno che determina un grossissimo<br />

impegno clinico-assistenziale ed una emergenza sanitaria che, nello specifico, ha portato<br />

ad esito infausto ma a contenimento del cluster.<br />

Trattare solo le infezioni e mai le contaminazioni. Mantenere attive tutte le misure<br />

preventive da contatto fino all‟esaurimento del cluster.


286<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 311<br />

- E. COLI: NON SOLO BATTERIO KILLER. REVISIONE SUGLI ISOLATI<br />

MICROBIOLOGICI NEL BIENNIO 2009-2010 OSPEDALE S. ANNA CASTELNOVO NE’<br />

MONTI (RE) -<br />

Giuri P.* [1] , Vitone F. [2] , Baricchi R. [2] , Manfuso C. [2] , Insegnante V. [2] , Maccari S. [1]<br />

- [1] S.O.C. di Medicina Interna,Ospedale S. Anna Castelnovo né Monti (RE)<br />

Ospedale S. Anna Castelnovo né Monti (RE) - [2] Laboratorio Analisi Ospedale S. Anna Castelnovo né Monti (RE)<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: L‟ospedale S. Anna di Castelnovo ne‟ Monti fa parte del Presidio Ospedaliero<br />

dell‟Azienda Usl di Reggio Emilia. E‟ un ospedale di medie dimensioni, ha una dotazione<br />

di 132 posti letto utilizzati sia per ricoveri ordinari che ricoveri in Day Hospital e Day<br />

Surgery, modalità di ricovero che permettono risposte tempestive, differenziate ed<br />

adeguate ai reali bisogni della popolazione.<br />

Obiettivo: Valutazione degli isolati microbiologici di E. coli ESBL.<br />

Risultati: Il nostro Laboratorio ha ricevuto 544 emocolture nel 2009, di cui 43 positive e<br />

501 negative, e 586 nel 2010, di cui 63 positive e 523 negative; urocolture 631 nel 2009, di<br />

cui 189 positive e 442 negative, 652 nel 2010, di cui 225 positive e 427 negative;<br />

Delle 544 emocolture ricevute nel 2009, 316 provenivano dalla Medicina, 26 positive a E.<br />

coli (18.5%) con 20% ESBL; 72 dalla Lungodegenza (LD), 5 positive a E. coli (20%)<br />

nessun ESBL.<br />

Delle 586 emocolture ricevute nel 2010, 335 provenivano dalla Medicina, 36 positive a E.<br />

coli (33.3%) con 25% ESBL; 104 dalla LD, 15 positive a E. coli (14.3%) nessun ESBL.<br />

Delle 631 urocolture ricevute nel 2009, 231 provenivano dalla Medicina, 64 positive a E.<br />

coli (64.8%) con 15.2% ESBL; 77 dalla LD, 41 positive a E. coli (55.6%) con 24% ESBL;<br />

156 dalla Terapia Intensiva (TI), 43 positive a E. coli (37%) con 30% ESBL.<br />

Delle 652 urocolture del 2010, 183 provenivano dalla Medicina, 78 positive a E. coli<br />

(63.2%) con 14.5% ESBL; 67 dalla LD, 39 positive a E. coli (48.8%) con 23.8% ESBL; 176<br />

dalla TI, 49 positive a E. coli (30.8%) con 50% ESBL.<br />

Se consideriamo le 101 urocolture richieste nel 2009 da cinque case di cura della<br />

montagna, 71 risultano positive a E. coli (48.8%) con 41% ESBL. Delle 111 del 2010, 78<br />

risultano positive a E. coli (64%) con 40.3% ESBL.<br />

Conclusione: I dati confermano l‟incremento degli isolamenti, di E. coli ESBL nella<br />

Medicina, LD e TI. Spaventano i risultati delle cinque strutture territoriali.<br />

Le Cefalosporine di III generazione, mal utilizzate, sono associate all‟aumento di ceppi<br />

produttori di ESBL.


287<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 308<br />

- PARAPARESI, GLOBO VESCICALE E LOMBALGIA IN GIOVANE UOMO OBESO.<br />

CASO PARADIGMATICO DI SPONDILODISCITE. -<br />

Giuri P.* [1] , Ginocchi V. [2] , Attolini M. [1] , Maccari S. [1]<br />

- [1] S.O.C. di Medicina Interna Ospedale S. Anna Castelnovo ne‟ Monti (RE) - [2] Servizio di Radiologia Ospedale S. Anna<br />

Castelnovo ne‟ Monti (RE)<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: La Spondilodiscite è un processo infiammatorio/infettivo che colpisce la<br />

colonna vertebrale, soprattutto dei soggetti di sesso maschile in età giovanile/adulta. Le<br />

cause possono essere infettive o infiammatorie. In quest‟ultime il trattamento di scelta è<br />

con antinfiammatori, con antibiotici nelle forme infettive. Quando la malattia è avanzata è<br />

necessaria la terapia chirurgica per ridurre lo stato di lussazione delle vertebre.<br />

Obiettivo: Descrivere un caso paradigmatico di spondilodiscite.<br />

Risultati: Uomo del 1966. APR:HBV ed HCV positività. Ex tossicodipendente. Obesità.<br />

Scoliosi destro convessa. Riduzione spazi intersomatici C5-C7.<br />

Terapia:FANS e paracetamolo da alcuni giorni per dolore toracodorsale ed alla spalla dx.<br />

APP:metà settembre giunge in PS per dolore all‟emitorace sx con ipomobilità inspiratoria.<br />

RX Torace:ipoespansi i campi polmonari. Strie distelectasiche, ispessimento della piccola<br />

scissura. No versamenti. Riduzione in altezza di metamero dorsale distale. Si ricovera in<br />

Medicina, si chiede una TC rachide dorsale. Nel frattempo paraparesi, globo vescicale ed<br />

edemi declivi. RMN urgente (Erosione ossea dei metameri D5-D6. Piatti condrali irregolari.<br />

Spondilodiscite con colata endorachidea epidurale con compressione midollare).<br />

Sottoposto a biopsia percutanea sotto guida radioscopica di D6 e valutazione del<br />

Neurochirurgico (NCH) che esclude trattamento chirurgico. Coltura positiva:S. aureus<br />

MSSA. Trattato con Oxacillina ev a seguire Rifampicina e Levofloxacina per os per tre<br />

mesi. Ecocardio (TT-ETT):negativi. Sottoposto a riabilitazione motoria con busto.<br />

Conclusione: Il pus sviluppatosi dalla vertebra è colato lungo la colonna vertebrale<br />

penetrando nel canale determinando i gravi disturbi neurologici clinicamente manifesti nel<br />

nostro assistito, paraparesi e ritenzione acuta d‟urina. In questo caso non è stato<br />

necessario l'intervento del NCH, e dopo quattro mesi circa l‟assistito è rientrato a domicilio<br />

in autonomia con il supporto di una stampella.


288<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 309<br />

- INSUFFICIENZA RENALE ACUTA (IRA) VANCOMICINA INDOTTA IN POLMONITE<br />

DA S. HAEMOLYTICUS MRSA. -<br />

Giuri P.* [1] , Azzarone G. [1] , Maccari S. [1]<br />

- [1] S.O.C. di Medicina Interna, Ospedale S. Anna Castelnovo ne‟ Monti (RE)<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: I Glicopeptidi (Vancomicina e Teicoplanina) hanno attività antibatterica sui G<br />

positivi aerobi e anaerobi, compresi gli stafilococchi multiresistenti produttori di β-lattamasi<br />

e resistenti alla meticillina e alla nafcillina.<br />

L'antibiotico viene escreto per il 90% tramite filtrazione glomerulare, di conseguenza<br />

un'insufficienza renale può portare a gravi intossicazioni.<br />

Obiettivo: Descrivere un raro caso di IRA da Vancomicina.<br />

Risultati: Uomo di 44 anni. APR: trauma cranico nel 2009 con ematoma epidurale<br />

evacuato e complicato da osteomielite. Gastrite cronica.<br />

APP: giugno rimozione lembo occipitale osseo. Dicembre colecistectomia in laparoscopica<br />

e posizionamento di protesi endobiliare seguita da riposizionamento di ulteriori due per<br />

sub stenosi coledocica. Trasferito in Medicina, in occasione del primo posizionamento<br />

protesico, per polmonite, trattato e dimesso. Dopo tre giorni rientra per febbre ed<br />

insufficienza respiratoria. Trasferito in Rianimazione per l‟aggravarsi della patologia,<br />

sottoposto a CPAP. Rientra in Medicina e per coltura positiva, su escreato, a S.<br />

haemolyticum MRSA viene trattato con Vancomicina. Il giorno della dimissione switch da<br />

Vancomicina a Linezolid per MIC della Vancomicina pari a 2.<br />

Dopo 48h nuovo ricovero per malessere e creatinina 4.98 mg/dl, filtrato 12.70 ml/min,<br />

azotemia 57.8 mg/dl, potassio 2.98 mmol/l, Hb 10.6 g/dl, PLT 135.000, PCR 3.130 mg/dl.<br />

Parametri ematochimici in ulteriore peggioramento nei giorni a seguire, trasferito in<br />

Nefrologia. Qui presenta febbre fino a 38°C. RX Torace: strie addensate alla base destra e<br />

mediali a sinistra.<br />

Sospeso Linezolid per peggioramento del quadro ematologico. La funzionalità renale è<br />

andata via via migliorando con la sola idratazione.<br />

Conclusione: I dati di letteratura riportano rari casi di IRA da trattamento con<br />

Vancomicina.<br />

Vista l‟assenza di significative alterazioni urinarie, una proteinuria nei limiti e l‟assenza di<br />

eosinofilia, non si è potuta fare diagnosi di nefrite interstiziale.


289<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 310<br />

- FEBBRE PERSISTENTE DA S. EPIDERMIDIS METICILLINO-RESISTENTE (MRSE). -<br />

Giuri P.* [1] , Soliani A. [1] , Maccari S. [1]<br />

- [1] S.O.C. di Medicina Interna, Ospedale S. Anna Castelnovo ne‟ Monti (RE)<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento sia del numero che della<br />

gravità delle infezioni causate da batteri Gram positivi ed in particolare da S. aureus e S.<br />

coagulasi negativi meticillino resistenti, e nello specifico da Staphylococcus epidermidis<br />

(MRSE). Vari fattori contribuiscono a tale incremento, tra i quali:uso di cateteri<br />

intravascolari, immunocompromissione, pratiche invasive.<br />

Obiettivo: Descrivere un caso complesso di infezione da G+ MRSE.<br />

Risultati: Uomo del 49. APR: cardiopatia ipertensiva. Bevitore inadeguato. Fibrillazione<br />

atriale (diagnosticata durante il ricovero).<br />

Terapia: manidipina, olmesartan.<br />

APP: da gennaio difficoltà a mantenere la stazione eretta, ipostenia, dolori muscolari,<br />

parestesie ai piedi (segni di danno alcol relato), febbre.<br />

Ematochimici: PCR 1.420 (0.003-0.850), no leucocitosi neutrofila, PCT negativa, Hb 10<br />

g/dl (13.7-17.2), emo-urocolture negative. Torace negativo. Intrapreso trattamento<br />

empirico con Augmentin e Klacid (senza defervescenza dopo 72 ore).<br />

Esegue TC torace (1 febbraio), esteso versamento pleurico parzialmente saccato.<br />

Tumefazione parailare dx a ridosso del bronco lobare. Si esegue Toracentesi (750 cc<br />

essudato, BK negativo).<br />

Si intraprende trattamento con Teicoplanina e Levofloxacina.<br />

Il 4 sottoposto a Broncoscopia (coltura del BAL). Il 5 nuova Toracentesi (1200 cc).<br />

Permane stato febbrile, si sostituisce la terapia antibiotica, si sospende la precedente e si<br />

introduce il 9 febbraio Vancomicina. Si posiziona drenaggio toracico per l‟importante<br />

versamento.<br />

Permane stato febbrile.<br />

Giunge l‟Antibiogramma, dal colturale del BAL: S. epidermidis meticillino resistente con<br />

MIC per la Vanco pari a 2.<br />

Si intraprende trattamento con Linezolid con defervescenza in 48 ore.<br />

Conclusione: Negli ultimi anni la valutazione della MIC, in particolare per la Vancomicina,<br />

ha assunto un ruolo di primaria importanza. Mi chiedo per tanto se non valga la pena,<br />

davanti ad una MIC pari a 2, intraprendere in partenza un trattamento con Linezolid.


290<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 21<br />

- “ MODALITÀ CLINICHE DI ESPRESSIONE DI INFEZIONE DA VIRUS AH1N1 <strong>NELLA</strong><br />

NOSTRA AREA GEOGRAFICA -<br />

Glielmo A.* [1] , Talamo M. [1] , Forgione L. [1] , Sepe A. [1] , Salomone Megna A. [1]<br />

- [1] ao g rummo uoc di malattie infettive ~ benevento<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: La nuova influenza A H1N1 è una infezione virale acuta dell‟apparato<br />

respiratorio con sintomi fondamentalmente simili a quelli classici dell‟influenza. Come per<br />

l‟influenza classica sono possibili complicazioni gravi, quali la polmonite da sorvegliare<br />

attentamente in relazione alla possibile evoluzione in Acute Respiratory Distress<br />

Syndrome (ARDS) e alla necessità di un trattamento altamente qualificato.<br />

Obiettivo: Descriviamo tre casi di infezioni da Virus influenzale A H1N1 in pazienti con<br />

comorbidità,complicate da polmonite, trattati con antivirale ed antibiotici.<br />

Risultati: a)M 54 aa. Affetto da fibromatosi desmoide intraddominale. Ernia iatale. Diabete<br />

mellito tipo II. Ipertensione arteriosa; b)F 49 aa affetta da ipertensione arteriosa ed<br />

insufficienza venosa cronica; c) M 45 aa iperteso. Tutti i pazienti presentano un quadro<br />

radiografico e TC- grafico compatibile con una polmonite. I tampone faringei per la ricerca<br />

di Ag del virus H1N1 con PCR Real Time risultano positivi. Emocolture ed esami<br />

dell‟espettorato negativi. Ag Legionella pneumophila nelle urine negativo. Tutti i pazienti<br />

sono trattati con oseltamivir per 5 giorni e con terapia antibiotica. La paz.b presenta come<br />

ulteriore complicanza una microembolia polmonare ; il pz a una sepsi stafilococcica. In<br />

tutti i casi la polmonite e le complicanze si risolvono.<br />

Conclusione: In generale, sono stati identificati alcuni gruppi di popolazione a maggior<br />

rischio di sviluppare complicanze connesse alla nuova influenza A H1N1 e quindi a<br />

maggior rischio di dover ricorrere al ricovero ospedaliero. I nostri pazienti a e b<br />

rientravano in queste categorie. Tuttavia la nuova influenza ha registrato anche casi, rari,<br />

di complicanze gravi in giovani sani o adulti senza comorbilità a rischio ( pz.c).


291<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 207<br />

- RUOLO DELLA REPLICAZIONE VIRALE DI HHV-8 NELL’ATTIVAZIONE DEL<br />

SISTEMA IMMUNITARIO DI SOGGETTI CON INFEZIONE DA HIV IN TRATTAMENTO<br />

ANTIRETROVIRALE -<br />

Iannetta M.* [1] , Gianfreda R. [1] , Lo Menzo S. [1] , Palazzo D. [1] , D'abramo A. [1] , Pavone P. [1] , Ciardi M. R. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive ~ Roma<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Il virus associato al sarcoma di Kaposi (KSVH o HHV8) contiene 84 Open<br />

Reading Frames e più di 20 proteine capaci di modulare le vie di trasduzione del sistema<br />

immunitario dell‟ospite. La produzione di queste proteine virali può contribuire ai<br />

meccanismi di immunoattivazione.<br />

Obiettivo: Indagare il ruolo della replicazione plasmatica del HHV8 sul livello di<br />

attivazione immunitaria dei linfociti T CD4+ e CD8+.<br />

Risultati: Sono stati arruolati nello studio 40 soggetti: 21 con infezione da HIV in<br />

trattamento HAART con soppressione della replicazione virale di HIV da almeno 6 mesi ,<br />

esenti da patologie HHV8 correlate; 9 soggetti HIV negativi affetti da sarcoma di Kaposi<br />

(KS) nella forma classica; 10 soggetti sani come campione di controllo. Il 19% dei soggetti<br />

HIV+ ed il 70% dei soggetti affetti da KS classico è risultato positivo per la ricerca di<br />

HHV8-DNA su plasma. Negativa la ricerca di HHV8-DNA nel gruppo controllo. Le<br />

percentuali di linfociti T CD4+CD38+HLA-DR+ nel gruppo dei soggetti HIV+, KS classico,<br />

controllo, non mostravano differenze con significatività statistica. La percentuale di linfociti<br />

T CD8+CD38+HLA-DR+ nel gruppo HIV+ è risultata più elevata rispetto ai due restanti<br />

gruppi (p=0,01). Sulla base del risultato della PCR per HHV8-DNA abbiamo evidenziato<br />

come la percentuale di linfociti T CD4+CD38+HLA-DR+ e di linfociti T CD8+CD38+HLA-<br />

DR+ fosse più elevata nei soggetti HHV8-DNA positivi rispetto ai negativi (CD4: 10,2±4,3<br />

cell/µl vs 3,3±3,2 cell/µl p


292<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 145<br />

- IL VIRUS DI EPSTEIN BARR ATTIVA I RETROVIRUS ENDOGENI DELLA FAMIGLIA<br />

HERV-W IN ASTROCITI E CELLULE CIRCOLANTI: IMPLICAZIONI PATOGENETICHE<br />

PER LA SCLEROSI MULTIPLA. -<br />

Serra C. [1] , Poddighe L. [1] , Mameli G.* [1] , Mei A. [1] , Uleri E. [1] , Ortu S. [2] , Manetti R. [4] , Dolei A. [1]<br />

- [1] Dipartimento Scienze Biomediche ~ Sassari - [2] Porto Conte Ricerche Srl S.P. 55 Porto Conte/Capo Caccia ~<br />

Alghero (SS) - [4] Dipartimento di Medicina Clinica, Sperimentale e Oncologica; Università di Sassari, ~ Sassari<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Tra i possibili cofattori della patogenesi della sclerosi multipla (MS) sono il<br />

virus di Epstein Barr (EBV), e MSRV (MS-associated retrovirus) e Sincitina-1,della famiglia<br />

dei retrovirus endogeni umani HERV-W. Per EBV, è acclarata l‟associazione tra<br />

sieroconversione per anti-EBV e successiva insorgenza della MS. MSRVenv e Sincitina-1<br />

hanno proprietà neuropatogene ed immunopatogene; diversi nostri studi hanno rilevato un<br />

impressionante parallelismo diretto tra presenza/carico di MSRV e stato/fasi di MS, ed uno<br />

inverso con la risposta alle terapie.<br />

Obiettivo: Con tali premesse, è stato condotto uno studio per valutare la capacità di EBV<br />

di transattivare i retrovirus endogeni HERV-W in astrociti U-87MG e PBMC di soggetti<br />

MSRV+ (soggetti sani e pazienti MS).<br />

Risultati: L‟infezione con EBV determina un aumento dell‟espressione di MSRVenv e di<br />

Sincitina-1. Tale effetto si ha anche con il trattamento con la sola proteina recettoriale<br />

EBVgp350, sia come aumento della trascrizione di MSRV e Sincitina-1, che della attività<br />

luciferasica dei promotori dei due retroelementi, in un modello di trasfezione transeunte.<br />

Quando PBMC di donatori MSRV+ sono state separate nelle sottopopolazioni monocitaria,<br />

B, T ed NK, ed esposte separatamente alla EBVgp350, si è osservato che l‟aumento di<br />

espressione di MSRVenv e di sincitina-1 interessa linfociti B e monociti (e ancora di più<br />

monociti differenziati in macrofagi), ma non i linfociti T né le cellule NK. Le prime sono<br />

totalmente negative, le seconde sono altamente positive, ma non modulabili da EBV,<br />

mentre rispondono a citochine proinflammatorie.<br />

Conclusione: Conclusione dello studio è che vi sono interazioni tra EBV e HERV-W. In<br />

vivo, un‟azione patogena potrebbe dipendere dall‟attivazione in un contesto abnorme,<br />

come infezione da EBV tardiva, o/e in presenza di un background genetico particolare<br />

dell‟ospite. I dati dello studio rafforzano l‟ipotesi di un possibile coinvolgimento di questi<br />

virus nell‟eziopatogenesi della MS.


293<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 214<br />

- MODULAZIONE <strong>DEI</strong> RETROVIRUS ENDOGENI DELLA FAMIGLIA HERV-W IN<br />

CELLULE CIRCOLANTI DI PAZIENTI CON MONONUCLEOSI INFETTIVA E IN<br />

CELLULE TRATTATE IN VITRO CON CITOCHINE PROINFIAMMATORIE. -<br />

Mameli G.* [1] , Mei A. [1] , Madeddu G. [2] , Poddighe L. [1] , Maria Laura F. [2] , Cattari G. [2] , Mura M. S. [2] , Serra C. [1] ,<br />

Manetti R. [2] , Dolei A. [1]<br />

- [1] Dipartimento Scienze Biomediche ~ Sassari - [2] Dipartimento di Medicina Clinica, Sperimentale e Oncologica;<br />

Università di Sassari, ~ Sassari<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: L‟8% del DNA umano è costituito da retroelementi, residui di retrovirus<br />

esogeni ancestrali. Il capostipite della famiglia di retrovirus endogeni HERV-W è MSRV<br />

(Retrovirus Associato alla Sclerosi Multipla), presumibilmente completo, in grado di<br />

formare virioni extracellulari; un altro elemento (ERVWE-1), presente nel cromosoma<br />

7q21-22, ha una sequenza ORF completa e codifica per una proteina env funzionale,<br />

detta Sincitina-1, implicata nell‟embriogenesi. MSRVenv e Sincitina-1 hanno proprietà<br />

neuropatogene ed immunopatogene, rilevate in vitro e in modelli animali umanizzati o<br />

transgenici. Alcuni virus sono capaci di transattivare l'espressione di retroelementi, tra cui<br />

ortomixovirus, ed alcuni herpesvirus. In particolare è stato documentato che il virus di<br />

Epstein Barr (EBV) è in grado di transattivare HERV-K18 in cellule B, tramite il legame<br />

della glicoproteina recettoriale EBVgp350 con il recettore cellulare CD21, che attiva la<br />

trasduzione del segnale, con l'attivazione del fattore di trascrizione NF-?B.<br />

Obiettivo: Sulla base di questi dati ci siamo chiesti se l‟infezione con EBV possa attivare<br />

gli HERV-W MSRV e Sincitina-1. A tale scopo cellule mononucleate circolanti (PBMC) di<br />

pazienti con mononucleosi infettiva in fase acuta sono state studiate in confronto a cellule<br />

di donatori sani, per espressione di marcatori virali e immunologici di infezione da EBV e<br />

per espressione di trascritti di MSRVenv e Sincitina-1 (real-time RT-PCR) e proteina<br />

HERV-Wenv in citofluorimetria.<br />

Risultati: I dati preliminari (4 pazienti e 4 controlli) ottenuti in citofluorimetria evidenziano<br />

nei pazienti una maggior espressione rispetto ai controlli della proteina HERV-Wenv nelle<br />

PBMC in toto e nelle sottopopolazioni di NK e monociti. Inoltre il trattamento di PBMC in<br />

coltura con TNFa , interferon? o estere del forbolo stimola l‟espressione di HERV-W sia<br />

nelle NK che nelle cellule B.<br />

Conclusione: È da chiarire il significato in vivo della modulazione degli HERV-W da virus<br />

esogeni e da citochine pro infiammatorie.


294<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 154<br />

- COLITE DA CYTOMEGALOVIRUS IN PAZIENTE CON IMMUNODEFICIENZA<br />

COMUNE VARIABILE -<br />

Mondello P.* [1] , Lo Presti M. R. [1] , Albanese A. [1] , Sulfaro F. [1] , Cannuni G. [1] , Migliore S. [1] , Paolucci I. [1] ,<br />

Sturniolo G. [1]<br />

- [1] AOU G.Martino Policlinico Messina ~ Messina<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: L‟immunodeficienza comune variabile (CVID) è la più frequente<br />

immunodeficienza primitiva. E‟ caratterizzata da deficit anticorpali e si manifesta<br />

clinicamente con infezioni ricorrenti delle prime vie aeree, anche se lo spettro delle<br />

manifestazioni è ampio ed eterogeneo. Ugualmente comuni sono le complicazioni<br />

intestinali e quasi la metà dei pazienti hanno diarrea cronica con malassorbimento. Rare<br />

sono invece le infezioni virali a carico dell‟apparato gastroenterico che rappresentano<br />

meno dell‟1% di tutte le infezioni.<br />

Obiettivo: Descriviamo un raro caso di infezione intestinale da Cytomegalovirus in un<br />

paziente con CVID.<br />

Risultati: Il paziente, maschio di 33 anni, con diagnosi nota di CVID ed in trattamento<br />

domiciliare con metilprednisolone 8 mg/die, si ricovera per febbre (T.max 38,5 °C) non<br />

responsiva alla terapia antibiotica praticata, perdita di peso, astenia marcata, coliche<br />

addominali e diarrea con presenza di frammenti di cibo indigerito.<br />

L‟istologia dei frammenti bioptici prelevati nel colon e nel sigma evidenziava: “…pancolite<br />

ulcerativo/aftosa-pseudomenbranosa con infiltrato necrotico infiammatorio-fibrinoide,<br />

tessuto di granulazione, neoangiogenesi e fibrosi… Inclusioni intranucleari e<br />

citoplasmatiche nelle cellule endoteliali e stromali ad occhio di civetta da probabile effetto<br />

citopatico virale…”<br />

Negativi erano la ricerca della tossina del C.difficile, l‟es. parassitologico delle feci e le<br />

ripetute emocolture. La ricerca del CMV-DNA era positiva su sangue (2858 copie/mL) e<br />

urine (137 copie/mL) con negatività anticorpale (IgG e IgM) per CMV.<br />

Conclusione: La terapia con ganciclovir ev 10 mg/Kg/d in 2 somministrazioni, per 21 gg,<br />

associata al trattamento di base con immunoglobuline per via venosa, ha consentito la<br />

risoluzione sintomatologica e istologica.


<strong>Abstract</strong> 305<br />

- STREPTOCOCCAL SHOCK TOXIC SYNDROME: UN CASO CLINICO -<br />

Mondino V.* [1] , Poletti F. [1] , Lodolo L. [3] , Canale C. [3] , Rossi C. [3] , Grugni L. [2] , Maestrone C. [2]<br />

295<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

- [1] SOC Malattie Infettive Ospedale Castelli Verbania - [2] SOC Terapia Intensiva Castelli Verbania - [3] Laboratorio<br />

Microbiologia Ospedale Castelli Verbania<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Streptoccus pyogenes gruppo A è responsabile nell‟uomo di patologie<br />

suppurative (faringiti, polmoniti, otiti, meningiti, fasciti), non suppurative (cardite reumatica<br />

febbrile e glomerulonefriti) e patologie mediate dalla risposta ai superantigeni<br />

(Streptococcal Shock Toxin Syndrome).<br />

Obiettivo: Una delle principali caratteristiche è la capacità di produrre numerosi fattori di<br />

virulenza quali: proteina M, proteina F, streptochinasi e tossine A,B,C che agiscono come<br />

superantigeni inducendo una attivazione delle T cell mediante un legame diretto con le<br />

molecole di istocompatibilità di classe II.<br />

Risultati: Il caso clinico riguarda una donna di 68 anni, senza precedenti anamnestici<br />

rilevanti, giunta, in settembre 2009, in Terapia Intensiva dell‟Ospedale di Verbania per un<br />

arresto cardiocircolatorio. Il giorno antecedente il ricovero la paziente riferì febbre con<br />

faringodinia e astenia. All‟ingresso in Terapia Intensiva era apiretica, in coma (GCS=4).<br />

L‟esame obiettivo mostrava iperemia ed ipertrofia tonsillare, assenza di segni meningei.<br />

All‟ecocardiogramma funzione sistolica conservata con FE=50% e moderata stenosi<br />

mitralica; TC cranio negativa per lesioni emorragiche o ischemiche, mentre alla TC del<br />

torace e dei seni paranasali evidenza di polmonite bilaterale e sinusite dei seni mascellari<br />

e sfenoidei. L‟esame del liquor cefalorachidiano risultò non dirimente. Gli esami<br />

ematochimici evidenziarono WBC=24350 g/l; PCR=7.9 g/dl; emocolture negative;<br />

isolamento di Streptococcus pyogenes dal tampone faringeo sensibile a Clindamicina e<br />

Eritromicina. E‟ stata impostata immediatamente terapia antibiotica empirica con<br />

Ceftriaxone e Clindamicina.<br />

Conclusione: Nonostante la risoluzione dello stato di shock la paziente ha presentato un<br />

danno neurologico permanente con stato vegetativo. E‟ stato inviato il ceppo batterico<br />

presso L‟Istituto Superiore di Sanità che ha identificato la presenza della proteina M28 e<br />

dei geni speB e speC.<br />

Come riportato in letteratura, questo caso conferma che la Streptococcal Shock Toxic<br />

Syndrome è un infezione rara ma altamente letale con una mortalità del 30-70%. La<br />

proteina M 28 e le esotossine B,C sono fattori di virulenza più frequentemente associati al<br />

danno multi organo.


296<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 229<br />

- MONONUCLEOSI INFETTIVA COMPLICATA DA SINDROME<br />

LINFOPROLIFERATIVA EBV- CORRELATA E PERFORAZIONE INTESTINALE IN UN<br />

SOGGETTO IMMUNOCOMPETENTE -<br />

Ceccarelli L. [1] , Ricciardi A. [1] , Moscato G.* [1] , Calisti G. [1] , Delle Rose D. [1] , Maffongelli G. [1] , Gentilotti E. [1] ,<br />

Sordillo P. [1] , Sarmati L. [1] , Andreoni M. [1]<br />

- [1] Policlinico Tor Vergata ~ Roma<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Il virus Epstein Barr (EBV) è responsabile d‟infezione nel 95% della<br />

popolazione mondiale. E‟ l‟agente eziologico della sindrome mononucleosica ed è un virus<br />

oncogeno, riscontrato in associazione a linfoma di Burkitt e carcinoma nasofaringeo,<br />

nonché a varie patologie linfoproliferative a cellule B nei soggetti immunocompromessi<br />

Obiettivo: Descrizione di un caso di mononucleosi infettiva da EBV in un individuo<br />

giovane, immunocompetente, complicata da perforazione intestinale ed associata a<br />

disordine linfoproliferativo.<br />

Risultati: Paziente di anni 19 giunto alla nostra osservazione per comparsa da circa 15<br />

giorni di iperpiressia, faringodinia, otite media, splenomegalia e rilevante tumefazione<br />

laterocervicale bilaterale. Anamnesi patologica remota muta. Dagli esami di laboratorio<br />

marcata linfopenia con inversione del rapporto CD4/CD8, piastrinopenia e<br />

ipertransaminasemia. Le indagini sierologiche hanno evidenziato un quadro di sindrome<br />

mononucleosica acuta da EBV (monotest positivo, VCA IgM dubbie, VCA IgG neg, EBV<br />

DNA 2906 cp/ml) e l‟aspirato midollare ha documentato la presenza di elementi linfomonocitoidi<br />

attivati con maturazione trilineare conservata. In relazione al grave impegno<br />

respiratorio è stata iniziato metilprednisolone (60mg/die) con notevole miglioramento<br />

clinico. Due giorni dopo la dimissione il paziente è stato nuovamente ricoverato per<br />

addome acuto da perforazione intestinale e sottoposto a resezione ileale con ileostomia.<br />

L‟istologia del tratto di intestino era compatibile con sindrome proliferativa EBV-correlata<br />

Conclusione: Il caso illustra un quadro di mononucleosi infettiva grave in un paziente<br />

immunocompetente evoluta in sindrome linfoproliferativa EBV correlata tipica dei pazienti<br />

sottoposti a trapianto (Post Transplant Lymphoprolipherative Disorder, PTLD).<br />

Accertamenti relativi ad eventuali sindromi genetiche associate sono in corso.


297<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 298<br />

- MENINGITE MENINGOCOCCICA. CONSIDERAZIONI CLINICO-EPIDEMIOLOGICHE<br />

NEL PERIODO 1998-2010 -<br />

Piga S.* [1] , Angioni S. [1] , Atzeri A. [1]<br />

- [1] Divisione Malattie Infettive P.O. SS. Trinità CAGLIARI<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Vengono presentati i risultati dei casi di meningite meningococcica osservati<br />

presso il Reparto di Malattie Infettive dell'Ospedale SS.Trinita' di Cagliari dal gennaio 1998<br />

al dicembre 2010.<br />

In questo periodo sono stati ricoverati 26 soggetti con meningite da meningococco, pari al<br />

22 % dei casi totali di meningite batterica.<br />

L‟esame della nostra casistica consente di fare alcune considerazioni di ordine clinicoepidemiologico.<br />

E‟ dato di estrema rilevanza - con le conseguenze sulla politica vaccinale -<br />

la presenza nella nostra regione di ceppi di meningococco di gruppo B (prevalenza ><br />

75%).<br />

Obiettivo: Dal punto di vista clinico, va rilevato come alcuni casi presentino una<br />

sintomatologia non del tutto caratteristica, e che quindi tali dati debbano essere tenuti<br />

presenti nel formulare un sospetto diagnostico precoce. Elemento prognostico essenziale<br />

è la precocità del trattamento antibiotico.<br />

Risultati: La terapia antibiotica più efficace è rappresentata dall‟uso dell‟ampicillina e CAF<br />

farmaci per i quali il meningococco non ha presentato alcuna resistenza, in particolare<br />

l‟uso del CAF, legato alla sua ottima diffusione attraverso la barriera emato-encefalica.<br />

Nei casi di sepsi-meningite, accanto al trattamento antibiotico, va associata adeguata<br />

terapia per correggere le gravi turbe coagulative che accompagnano le forme severe.<br />

Utile e ormai riportato nelle principali lineeguida l‟associazione nei primi giorni di malattia<br />

di corticosteroidi.<br />

Conclusione: L‟esame del liquor, con le caratteristiche alterazioni di alcuni parametri<br />

(ipoglicorrachia, iperproteinorrachia, pleiocitosi cellulare con prevalenza di neutrofili)<br />

accompagnano sempre l‟infezione meningea, testimoniando il grado di flogosi presente.Gli<br />

esami neuroradiologici non presentano alterazioni particolari, ma confermano la presenza<br />

di interessamento flogistico degli spazi meningei e si rivelano di estrema utilità nella<br />

diagnostica differenziale, specie con quelle forme che si presentano con una<br />

sintomatologia clinica larvata e qualora non sia disponibile il dato batteriologico.


298<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 126<br />

- A VOLTE RITORNANO : ASPETTI EPIDEMIOLOGICI E CLINICI DELL’ATTUALE<br />

EPIDEMIA DI MORBILLO -<br />

Scarlata F.* [1] , Alongi I. [1] , Bonura S. [1] , Guadagnino G. [1] , Di Carlo P. [1]<br />

- [1] Department of Sciences for Health Promotion, University of Palermo, Italy ~ Palermo<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Dopo la grande epidemia di morbillo verificatasi a Palermo nel 1997, i livelli<br />

presso che ottimali raggiunti nella nostra città dopo tale drammatica esperienza, con<br />

copertura vaccinale al 15° mese di vita > 90%, hanno reso tale patologia del tutto<br />

sporadica fino alla primavera dell‟anno scorso quando è bruscamente iniziato un ciclo<br />

epidemico che, dopo una attenuazione nel periodo invernale, ha ripreso vigore dal<br />

febbraio di quest‟anno, è ancora in corso e si caratterizza per un rapporto bambini-adulti di<br />

circa 1:1, molto diverso dall‟1:20 delle ondate epidemiche pre-vaccinazione di massa<br />

Obiettivo: Dal maggio 2010 al maggio 2011 abbiamo arruolato tutti i pazienti con diagnosi<br />

clinica e/o microbiologica di morbillo presso U.O.C. di Malattie Infettive, AUOP di Palermo.<br />

Risultati: Nel periodo considerato abbiamo osservato in regime ambulatoriale oltre 700<br />

casi di morbillo, ricoverando 75 pz di età compresa fra i 14 ed i 62 anni, prevalentemente<br />

adolescenti o giovani adulti, con diagnosi successivamente confermata dalle IgM sieriche<br />

(degenza media 5,5 giorni)In soli 7 pazienti è stato individuato il caso indice ; 3 i vaccinati<br />

(da >10 anni, 1 sola dose); almeno 3 avevano verosimilmente già avuto il una diagnosi<br />

clinica di morbillo. 38 pz presentavano pneumopatia (34 interstiziale,2 pseudolobare,2<br />

broncopolmonite). 17 modesta ipertransaminasemia, 41 epatite anitterica. 1 nevrassite<br />

post-esantematica. Negli altri casi il ricovero era stato motivato da disionemia,<br />

piastrinopenia o marcata leucopenia.<br />

Conclusione: Il morbillo nell‟adulto si presenta con un profilo di gravità nettamente più<br />

elevato del bambino: per l‟elevata incidenza delle complicanze polmonari ed epatiche,<br />

condizionate da meiopragia d‟organo e perché l‟impegno epatico quasi costante non<br />

consente di ridurre l‟iperpiressia con l‟impiego sistematico degli antipiretici, infine per la<br />

non accettazione da parte dell‟adulto di una patologia infettiva piuttosto impegnativa e dal<br />

decorso sostanzialmente svincolato dall‟intervento medico


299<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 259<br />

- L'UNITÀ MEDICO-ASSISTENZIALE ITINERANTE PER IMMIGRATI E INDIGENTI:<br />

ESPERIENZA DI 2 MESI DI ATTIVITA' -<br />

Trillo G.* [1] , Brindicci G. [2] , Tartaglia A. [2] , Dargenio M. [2] , Lenoci F. [2] , Santoro C. [1] , Altamura M. [1] , Purgatorio<br />

M. [1] , Saracino A. [3] , Monno L. [1] , Angarano G. [1]<br />

- [1] Clinica Malattie Infettive Università di Bari ~ Bari - [2] INMP Puglia ~ Bari - [3] Clinica Malattie Infettive Università di<br />

Foggia ~ Foggia<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Nonostante il SSN garantisca copertura sanitaria alle persone indigenti e<br />

immigrate, spesso queste incontrano difficoltà di accesso ai servizi e restano escluse dai<br />

programmi di prevenzione e trattamento delle comuni patologie infettive e cronicodegenerative.<br />

Obiettivo: Il progetto Unità Medico-Assistenziale Itinerante dell‟INMP si propone di<br />

valutare lo stato di salute e facilitare i percorsi assistenziali per immigrati e indigenti.<br />

Con l‟ausilio di un camper operante in diversi punti di Bari e l‟aiuto di mediatori e volontari<br />

di associazioni del territorio, da aprile a maggio 2011 sono stati visitati 366 immigrati e/o<br />

indigenti. Previo consenso, i pazienti erano sottoposti ad anamnesi, visita, routine<br />

ematochimica, sierologia per HIV, HCV, HBV, Lue e, in presenza di sintomi riconducibili a<br />

tubercolosi, intradermoreazione di Mantoux.<br />

Risultati: Il rapporto M/F era di 1:1, con età media di 38 anni. Il 4% era costituito da<br />

Italiani indigenti; la restante parte proveniva da Africa (47%), Est Europa (44%) e Asia<br />

(6%). Il 44% degli stranieri non era in regola con i documenti di soggiorno. Oltre il 50% dei<br />

migranti arrivati in Italia da >5 anni non era mai entrato in contatto con il SSN.<br />

L‟86% delle visite risultavano nella norma. Il 14% dei pazienti riferiva sintomi generici<br />

(cefalea, artromialgie) pur in presenza di obiettività ed esami ematochimici nella norma. Il<br />

6% dei pazienti era iperteso ed il 2% diabetico. Da un punto di vista sierologico, il 5% dei<br />

soggetti screenati erano HBsAg+, il 3% anti-HCV positivi e il 2% VDRL positivi. Nessuno è<br />

risultato affetto da infezione da HIV. Sono state eseguite 45 Mantoux, di cui 24 (53%)<br />

risultate positive; solo 1 paziente presentava una TB attiva.<br />

Conclusione: La popolazione indigente presente nel nostro territorio è costituita da<br />

soggetti giovani e, in oltre l‟80% dei casi, sani. L‟utilizzo dell‟unità mobile permette di<br />

avvicinare fasce di popolazione che normalmente non accedono ai servizi sanitari e di<br />

attuare programmi di screening e diagnosi precoce.


<strong>Abstract</strong> 70<br />

- INFEZIONE PERSISTENTE DA PARVOVIRUS B19 (PV-B19) IN AIDS -<br />

300<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Zammarchi L.* [1] , Bartalesi F. [2] , Meli M. [2] , Montorzi G. [1] , Nocentini J. [1] , Truppa C. [1] , Azzi A. [3] , Bartoloni A. [1]<br />

- [1] Clinica Malattie Infettive, Università di Firenze ~ Firenze - [2] SOD Malattie Infettive e Tropicali, AOU Careggi ~ Firenze<br />

- [3] Dipartimento di Sanità Pubblica, sezione di Microbiologia virale ~ Firenze<br />

ALTRE INFEZIONI VIRALI<br />

Premessa: Parvovirus B19 (PV-B19) infetta cellule progenitrici della linea eritroide. In<br />

individui con deficit grave dell'immunità cellulo-mediata, tipicamente HIV+ con<br />

CD4+


301<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 157<br />

- L’INFEZIONE TUBERCOLARE <strong>NELLA</strong> CASA CIRCONDARIALE DI FERRARA -<br />

Bicocchi R. [1] , Rossi M. R. [2] , Nalio S. [2] , Catapano V. [2] , Guerzoni F. [3] , Mantovani R. [4] , Buzzacchi L. [5] ,<br />

Libanore M.* [1]<br />

- [1] Unità Operativa di Malattie Infettive ~ Ferrara - [2] Microbiologia Clinica ~ Ferrara - [3] Statistica Sanitaria Codifica<br />

Dimissioni ~ Ferrara - [4] Servizio Pneumotisiologico AUSL Ferrara ~ Ferrara - [5] Direzione Medica Casa Circondariale ~<br />

Ferrara<br />

MALATTIE INFETTIVE NELLE CARCERI<br />

Premessa: La popolazione detenuta rispetto alla comunità libera è da sempre a maggior<br />

rischio d‟infezioni croniche sia virali che da mycobacterium tuberculosis. Questo si spiega<br />

con la maggiore concentrazione in questo ambito di tossicodipendenti, immigrati da paesi<br />

a basso livello socioeconomico, etilisti, soggetti senza fissa dimora, psichiatrici e con<br />

mediocre livello socio – culturale.<br />

Obiettivo: Studiare la prevalenza d‟infezione tubercolare in una popolazione detenuta<br />

ospite della Casa Circondariale di Ferrara.<br />

Risultati: E' stato condotto un programma di screening per infezione / malattia<br />

tubercolare su 186 reclusi negli anni 2007 - 2010 basato sulla valutazione clinica, test<br />

tubercolinico secondo Mantoux, test IGRA (Quantiferon TB gold) e radiografia del torace<br />

quando presente l‟indicazione clinica.<br />

Di seguito vengono riassunti i risultati osservati nel periodo di studio.<br />

Detenuti: 186 (100%)<br />

IGRA - Mantoux + : 84 (45,2%)<br />

IGRA - Mantoux - : 6 (3,2%)<br />

IGRA + Mantoux + : 91 (48,9%)<br />

IGRA + Mantoux - : 5 (2,7%)<br />

Conclusione: La prevalenza d‟infezione tubercolare nella popolazione reclusa della<br />

nostra area è molto elevata (51,6%) e trova riscontro nella caratteristiche epidemiologiche<br />

di questo gruppo a rischio. L‟elevata concentrazione di detenuti spesso con<br />

sovraffollamento delle strutture, le carenze igienico ambientali , l‟insufficiente applicazione<br />

delle misure di controllo e i ritardi diagnostici rende alto il rischio di contagio intramurario<br />

sia per gli ospiti che per il personale di custodia. E‟ importante continuare la sorveglianza<br />

clinica in questo contesto, in particolare nei soggetti già esposti, che possono<br />

potenzialmente sviluppare la malattia attiva a breve termine.


302<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 244<br />

- LA MALATTIA HIV/AIDS <strong>NELLA</strong> POPOLAZIONE DETENUTA DELLA PROVINCIA DI<br />

ROMA -<br />

Iannicelli G. [1] , Iacomi F. [1] , Rosati S. [1] , Franceschini A. [2] , Libianchi S. [3] , Licordari R. [1] , Palmieri F.* [1]<br />

- [1] Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “L. Spallanzani” ~ Roma - [2] UOC Medicina Penitenziaria ASL RM A ~<br />

Roma - [3] UOC Medicina Penitenziaria ASL RM B ~ Roma<br />

MALATTIE INFETTIVE NELLE CARCERI<br />

Premessa: I dati di prevalenza dei soggetti detenuti affetti da malattia HIV/AIDS e la<br />

risposta al trattamento ARV sono scarsamente riportati in letteratura. I soggetti reclusi<br />

negli Istituti Penitenziari della provincia di Roma seguiti nel 2010 dall‟INMI “L. Spallanzani”<br />

(INMI) sono stati poco più di 4000 e rappresentano circa i 2/3 della popolazione carceraria<br />

della Regione Lazio (9,5% della popolazione nazionale).<br />

Obiettivo: Definire la prevalenza di detenuti affetti da malattia HIV/AIDS e la risposta al<br />

trattamento ARV nella popolazione carceraria della provincia di Roma.<br />

Risultati: Dal numero dei detenuti transitati nel 2010 (una o più volte e per periodi variabili<br />

da un giorno all‟intero anno) negli Istituti del Lazio, si ricava, in base al periodo medio di<br />

detenzione, un denominatore di 4877 persone/anno, 2/3 dei quali (3219 persone/anno)<br />

proponibili a visita dei consulenti dell‟INMI. Nel 2010 sono stati seguiti dall‟INMI 270<br />

soggetti con malattia HIV/AIDS con una prevalenza del 8,4%, che deve considerarsi<br />

inferiore a quella reale dato che non tutti i detenuti vengono sottoposti di routine al test<br />

HIV. 213 (79%) soggetti sono in terapia ARV (24% NNRTI e 76% PI) con una media di 5,3<br />

mesi/persona e con costo mensile medio della terapia ARV di 856,80 euro. Il 62%<br />

presenta una viremia HIV non rilevabile con una differenza significativa in base alla<br />

diversa tipologia degli Istituti di Pena ed al turn-over della popolazione detenuta.<br />

Conclusione: Nella nostra esperienza la minore possibilità di controllo in ambiente<br />

carcerario di alcuni fattori legati all‟efficacia della terapia ARV (in particolare l‟aderenza) ed<br />

il variabile turn-over della popolazione detenuta, per cui soltanto un ridotto numero di<br />

pazienti con pene detentive lunghe può essere seguito con assiduità, rischiano di vedere<br />

ulteriormente aumentata nella popolazione carceraria con malattia HIV/AIDS rispetto ai<br />

soggetti in stato di libertà la quota di fallimenti terapeutici.


303<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 29<br />

- TRATTAMENTO ANTI-HCV IN CARCERE: NE VALE LA PENA! - L’ESPERIENZA DI<br />

GENOVA-MARASSI. -<br />

Pontali E.* [1] , Bobbio N. [1] , Tatarek R. [2]<br />

- [1] S.S. Sanità Penitenziaria - ASL 3 Genovese - Casa Circondariale di Genova-Marassi & S.C. Malattie Infettive – E.O.<br />

Ospedali Galliera ~ Genova - [2] S.S. Sanità Penitenziaria - ASL 3 Genovese - Casa Circondariale di Genova-Marassi ~<br />

Genova<br />

MALATTIE INFETTIVE NELLE CARCERI<br />

Premessa: Il momento della carcerazione potrebbe essere una buona occasione per il<br />

soggetto HCV+ per iniziare e completare un ciclo di trattamento.<br />

Obiettivo: Tutti i detenuti che hanno iniziato un trattamento anti-HCV c/o la Casa<br />

Circondariale di Genova-Marassi dall‟Aprile 2004 al Maggio 2011 sono stati valutati.<br />

Per ciascun pz sono stati considerati: le caratteristiche demografiche e virologiche, le<br />

comorbidità, il trattamento impiegato e l‟outcome.<br />

Risultati: Nel corso dello studio hanno iniziato una terapia anti-HCV 64 pz (100% maschi,<br />

età media 38 anni; 97% tossicodipendenti [o ex]; 9% stranieri). Il genotipo riscontrato era:<br />

1 in 33 casi (52%), 3 in 23 pz (36%), 4 in 8 pz (12%). L‟HCV-RNA era basso (


304<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 12<br />

- LA CO-INFEZIONE DA HBV E HCV NEI DETENUTI HIV+ NEL CORSO DEGLI ANNI. -<br />

Pontali E.* [1] , Bobbio N. [1] , Tatarek R. [2]<br />

- [1] S.S. Sanità Penitenziaria-ASL 3 Genovese - Casa Circondariale di Genova-Marassi & S.C. Malattie Infettive – E.O.<br />

Ospedali Galliera ~ Genova - [2] S.S. Sanità Penitenziaria-ASL 3 Genovese - Casa Circondariale di Genova-Marassii ~<br />

Genova<br />

MALATTIE INFETTIVE NELLE CARCERI<br />

Premessa: I detenuti delle carceri italiane con infezione HIV spesso sono o sono stati<br />

tossicodipendenti (TD) per via endovenosa. Sono disponibili pochi studi che riportino la<br />

prevalenza di co-infezione nelle carceri italiane.<br />

Obiettivo: Tutti i detenuti HIV+ osservati consecutivamente presso la ns. Casa<br />

Circondariale tra il Febbraio 2004 ed il Maggio 2011 (88 mesi di osservazione) sono stati<br />

valutati.<br />

Per ciascun pz sono stati considerati la presenza di HCV-Ab ed i marcatori per HBV (HBs-<br />

Ag, HBs-Ab e HBc-Ab).<br />

Risultati: Nel corso dello studio sono stati osservati 306 diversi prigionieri HIV+ (38<br />

stranieri: 12,4%); i dati sierologici erano disponibili per 296 di loro (96,7%).<br />

Risultavano 260 pz HCV-Ab+ e 36 (12,2%) senza evidenza di infezione HCV.<br />

La co-infezione HCV era significativamente associata (p85%), mentre l‟epatite cronica attiva B è<br />

meno frequente ma non trascurabile (7,1%). Circa il 6% dei prigionieri HIV+ erano coinfetti<br />

sia con HBV (HBs-Ag+) che con HCV.<br />

La conoscenza dei marcatori per HBV e HCV dei detenuti HIV+ è essenziale per poter<br />

fornire una migliore e più adeguata assistenza sanitaria a ciascun paziente durante il<br />

periodo di incarcerazione.


305<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 13<br />

- NUOVE DIAGNOSI DI INFEZIONE HIV IN CARCERE – L’ESPERIENZA LIGURE. -<br />

Bobbio N. [1] , Pontali E.* [1] , Tita Farinella S. [2] , Ferrazin A. [3] , Tatarek R. [4]<br />

- [1] S.S. Sanità Penitenziaria - ASL 3 Genovese - Casa Circondariale di Genova-Marassi & S.C. Malattie Infettive – E.O.<br />

Ospedali Galliera ~ Genova - [2] S.C. Malattie Infettive – ASL 1 Imperiese ~ Sanremo - [3] Clinica Malattie Infettive -<br />

Università di Genova ~ Genova - [4] S.S. Sanità Penitenziaria - ASL 3 Genovese - Casa Circondariale di Genova-Marassi<br />

~ Genova<br />

MALATTIE INFETTIVE NELLE CARCERI<br />

Premessa: Molti soggetti HIV+ restano a lungo non diagnosticati nella popolazione<br />

generale e spesso vengono riconosciuti tardivamente. Una significativa parte della<br />

popolazione HIV+ di molti paesi viene detenuta almeno una volta nella vita.<br />

Obiettivo: Abbiamo raccolto prospetticamente i dati riguardanti i nuovi riscontri di<br />

infezione HIV in 4 Case Circondariali della nostra Regione dal 2004.<br />

Per ciascun pz abbiamo ottenuto: dati demografici, storia delle carcerazioni precedenti,<br />

uso di droghe e.v., modalità di acquisizione di HIV, dati viro-immunologici, co-morbidità,<br />

terapia antiretrovirale (TARV).<br />

L‟analisi statistica è stata effettuata con EpiInfo 3.5.1.<br />

Risultati: Abbiamo osservato 25 nuovi casi di infezione HIV, soprattutto uomini (96%),<br />

giovani (età mediana 32), Italiani (64%) e con una storia di precedenti carcerazioni<br />

(66,7%). L‟infezione HIV era stata acquisita per lo più sessualmente (60%; stranieri<br />

100%). La mediana dei linfociti CD4+ alla diagnosi era 544/mm3 (24%) (range 56-1767) e<br />

la carica virale media era di 79.700 copie di HIV-RNA/ml (range 270-980.00; mediana<br />

20.200); solo un soggetto presentava CD4+500/mm3).<br />

Sedici soggetti erano stati testati per HIV in precedenza almeno una volta. Ciò era<br />

correlato significativamente con l‟essere Italiani (p


306<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 49<br />

- SUPPLEMENTAZIONE DI OSSIGENO PERIOPERATORIA ED INFEZIONE DEL SITO<br />

CHIRURGICO IN CHIRURGIA ADDOMINALE: UNA META-ANALISI. -<br />

Carlotto A.* [2] , Ferretto R. [2] , Marranconi F. [2]<br />

- [2] U.O.C. Malattie Infettive ULSS n.4 "Alto Vicentino" ~ Schio-Thiene (VI)<br />

MALATTIE INFETTIVE IN TERAPIA INTENSIVA<br />

Premessa: La supplementazione perioperatoria di ossigeno è proposta come metodica<br />

per ridurre le infezioni del sito chirurgico in chirurgia addominale, ma gli studi di confronto<br />

con ossigeno terapia standard hanno prodotto risultati controversi.<br />

Obiettivo: E‟ stata condotta una revisione sistematica dei lavori in lingua inglese con<br />

Medline (PubMed) e Cochrane Library (1991-2011) usando le parole chiave “oxygen”<br />

“oxygen supplementation” “hyperoxia” “infection” “surgical site infection” “wound infection”.<br />

Sono stati ricercati solo i trials randomizzati controllati (RCTs) che valutavano l‟efficacia<br />

della supplementazione perioperatoria di ossigeno versus trattamento standard nella<br />

prevenzione dell‟infezione del sito chirurgico in adulti sottoposti a chirurgia addominale.<br />

Risultati: 7 RCTs (3656 pts totali) soddisfacevano i criteri di inclusione e sono stati<br />

considerati per la meta-analisi. A priori è stato adottato un modello a effetti random<br />

secondo il metodo di DerSimonian-Laird per valutare il rischio relativo pooled e la<br />

riduzione del rischio assoluto pooled compresi gli intervalli di predizione. Sono stati valutati<br />

la qualità degli studi, l‟eterogeneità ed il bias di pubblicazione. La supplementazione<br />

perioperatoria di ossigeno non ha dimostrato nella meta-analisi un beneficio nel ridurre le<br />

infezioni del sito chirurgico; è stata rilevata una significativa eterogeneità tra i trials.<br />

[Pooled RR 0.89 (95% CI 0.64 - 1.25 p=0.52) I2=67.3% p=0.005; Pooled RD -0.01 (95%<br />

CI -0.06 - 0.03 p=0.53) I2=65.2% p=0.008]. Il bias di pubblicazione non è risultato<br />

significativo (p=0.8 Egger test).<br />

Conclusione: Nella nostra meta-analisi la supplementazione perioperatoria di ossigeno<br />

non si è dimostrata efficace nella riduzione dell‟infezione del sito chirurgico in adulti<br />

sottoposti a chirurgia addominale; non è possibile escludere, data l‟eterogeneità rilevata,<br />

che possa essere efficace in sottogruppi specifici di soggetti sottoposti a chirurgia<br />

addominale, ma tale ipotesi necessita di verifica con ulteriori trials di confronto.


Study<br />

ID<br />

Greif (2000)<br />

Pryor (2004)<br />

Belda (2005)<br />

Mayzler (2005)<br />

Myles (2007)<br />

Gardella (2008)<br />

Meyhoff (2009)<br />

Overall (I-squared = 67.3%, p = 0.005)<br />

with estimated predictive interval<br />

NOTE: Weights are from random effects analysis<br />

.125 1 7.99<br />

307<br />

RR (95% CI)<br />

0.46 (0.25, 0.88)<br />

2.22 (1.08, 4.58)<br />

0.61 (0.38, 0.98)<br />

0.67 (0.13, 3.55)<br />

0.73 (0.53, 1.01)<br />

1.82 (0.90, 3.70)<br />

0.95 (0.77, 1.18)<br />

0.90 (0.64, 1.25)<br />

. (0.34, 2.36)<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Events,<br />

Treatment<br />

13/250<br />

20/80<br />

22/148<br />

2/19<br />

57/575<br />

17/69<br />

131/685<br />

262/1826<br />

Events,<br />

Control<br />

28/250<br />

9/80<br />

35/143<br />

3/19<br />

76/563<br />

10/74<br />

141/701<br />

302/1830<br />

%<br />

Weight<br />

13.21<br />

11.54<br />

16.58<br />

3.42<br />

20.48<br />

11.79<br />

22.98<br />

100.00


308<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 114<br />

- COMPLICANZE INFETTIVE DI BYPASS PROTESICI DEL DISTRETTO AORTICO.<br />

STUDIO RETROSPETTIVO MONOCENTRICO -<br />

Cascio A.* [1] , Passari G. [2] , Spinelli F. [2] , De Caridi G. [2]<br />

- [1] Servizio di Medicina Tropicale e Parassitologia - Università di Messina ~ Messina - [2] UO di Chirurgia Vascolare -<br />

Università di Messina ~ Messina<br />

MALATTIE INFETTIVE IN TERAPIA INTENSIVA<br />

Premessa: Le infezioni delle protesi vascolari sono una rara complicanza nelle procedure<br />

di bypass con una incidenza stimata di 0,5-2,5%. Gli elevati tassi di mortalità impongono<br />

però la massima attenzione verso questa patologia.<br />

Obiettivo: Analizzare la prevalenza di tale complicanza nella nostra azienda ospedaliera e<br />

valutare possibili fattori di rischio attraverso una analisi retrospettiva dei casi occorsi negli<br />

ultimi 9 anni.<br />

Risultati: Sono stati identificati 42 casi così suddivisi: 32 casi di infezioni di infezioni<br />

protesica aortica, 3 casi di infezioni di bypass extra anatomico, 7 casi di fistola<br />

aortoenterica secondaria e un caso di infezioni di endoprotesi aortica. Gli agenti patogeni<br />

isolati sono stati: Candida sp in 5 casi, Salmonella enteritidis in 3 casi, Staphylococcus<br />

aureus in 2 casi, Staphylococcus epidermidis in 4 casi, Streptococcus pneumoniae,<br />

Pseudomonas aeruginosa, Klebsiella pneumoniae, Escherichia coli in 1 caso. Il quadro<br />

clinico nella maggior parte dei casi è stato caratterizzato dai seguenti sintomi: febbre,<br />

dolori addominali ed astenia. Sono stati registrati 3 decessi dovuti a complicanze occorse<br />

durante 15 giorni successivi all‟intervento: 1 caso di insufficienza renale acuta; 1 caso di<br />

shock settico da Pseudomonas aeruginosa; 1 caso di infarto miocardio.<br />

Conclusione: La TC, la scintigrafia con Tecnezio 99 e quella con leucociti marcati<br />

dovrebbero precocemente essere eseguiti in pazienti portatori di protesi vascolari se<br />

febbrili o in presenza di segni locali di infezione così pure l‟ endoscopia nel sospetto di<br />

fistola aortoenterica. Una precoce diagnosi e una adeguata terapia sono associati ad un<br />

miglior outcome.


309<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 192<br />

- RAPIDA IDENTIFICAZIONE E INTERRUZIONE DI UNA EPIDEMIA DI<br />

COLONIZZAZIONI/INFEZIONI DA SERRATIA MARCESCENS <strong>NELLA</strong> TERAPIA<br />

INTENSIVA NEONATALE DI PESCARA GRAZIE ALL’USO DEL SEPTIFAST -<br />

Polilli E. [1] , Fazii P. [1] , Palmieri D. [1] , D'incecco C. [1] , Mangifesta A. [1] , Calella G. [1] , Fortunato V. [1] , Del Duca<br />

L. [1] , Cortesi V. [1] , Parruti G.* [1]<br />

- [1] Ospedale Civile di Pescara ~ Pescara<br />

MALATTIE INFETTIVE IN TERAPIA INTENSIVA<br />

Premessa: Serratia marcescens è causa di epidemie in TIN (Terapia Intensiva<br />

Neonatale), potenzialmente letali tra i piccoli con severa prematurità.<br />

Obiettivo: In queste circostanze è opportuno identificare tempestivamente la fonte di<br />

diffusione attraverso campionamenti ambientali, sul personale ed eventuali analisi clonali,<br />

per effettuare una radicale disinfezione che prevenga ulteriori contagi.<br />

Risultati: L‟8 Aprile 2011 un neonato normopeso nato a 41 settimane veniva ricoverato in<br />

TIN per febbre, insufficienza respiratoria ed aumento della PCR. L‟emocoltura era positiva<br />

per Serratia marcescens; il piccolo è guarito. Il 22 Aprile 4 neonati ricoverati presentano<br />

sospetta sepsi. Lo stesso giorno l‟analisi molecolare su sangue periferico ha rilevato la<br />

presenza di DNA di Serratia marcescens per tutti e quattro i neonati. Le<br />

colonizzazioni/infezioni sono state confermate da esami colturali per 3/4. Due neonati di<br />

26 e 29 settimane con peso


310<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

E 10 Aprile 49 1.490 31 Probabile infezione guarito<br />

F 9 Aprile 20 1.120 29 Probabile infezione deceduto


311<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 196<br />

- ANALISI DELLA REALTA’ RELATIVA ALLE INFEZIONI NOSOCOMIALI NELLE<br />

RIANIMAZIONI ROMANE -<br />

Testore G. P. [1] , Sarmati L.* [1] , Sordillo P. [1] , Gini S. [1] , Boros S. [2] , Meledandri M. [3] , Gallo M. T. [4] , Prignano<br />

G. [4] , Di Maio A. [4] , Caccese R. [5] , Citterio G. [6] , Rocco M. [6] , Pietropaoli P. [6] , Leonardis F. [7] , Natoli S. [7] ,<br />

Fontana C. [8] , Favaro M. [8] , Celeste M. G. [9] , Faccendini P. [9] , Marasacchia C. [9] , Andreoni M. [1]<br />

- [1] Malattie Infettive, Università Tor Vergata ~ Roma - [2] Istituto Superiore di Sanità ~ Roma - [3] Azienda Ospedaliera S.<br />

Filippo Neri ~ Roma - [4] IRCCS IFO S. Gallicano ~ Roma - [5] Azienda Ospedaliera S. Giovanni Addolorata ~ Roma -<br />

[6] Policlinico Umberto I ~ Roma - [7] Terapia Intensiva, università Tor Vergata ~ Roma - [8] Microbiologia, Università Tor<br />

Vergata ~ Roma - [9] Farmacia, Policlinico Tor Vergata ~ Roma<br />

MALATTIE INFETTIVE IN TERAPIA INTENSIVA<br />

Premessa: Le infezioni da germi resistenti acquisite complicano il decorso clinico di<br />

pazienti in terapia intensiva (TI) per la difficoltà al trattamento. Lo studio dell‟epidemiologia<br />

locale dei germi multi resistenti circolanti permette di ottenere informazioni a fini di<br />

sorveglianza epidemiologica di facilitare l‟impostazione di terapie antibiotiche empiriche<br />

Obiettivo: L‟obiettivo dello studio è stato quello di raccogliere per un anno dati<br />

epidemiologici e clinici da 5 TI romane in collaborazione con le microbiologie e le<br />

farmacie.<br />

Risultati: Dal ottobre 2010 e maggio 2011 sono stati arruolati 1068 pazienti di questi 247<br />

(23%) hanno avuto almeno un episodio infettivo. Il sesso maschile (64.4%), l‟età >46 anni<br />

(83%), un Apache II score tra 15 e 24 (68.3%), un SAPS II score > 70 (88.8%), la<br />

presenza di comorbosità (polivasculopatia, cardiopatia, bronchite cronica) eranofattori<br />

associati con l‟evento infettivo. I quadri clinici più frequenti sono stati la polmonite da<br />

ventilazione (VAP) (20.4%), la sepsi (14.5%) e la sepsi grave (15%), le infezioni urinarie<br />

(11.8%) e le infezioni della ferita chirurgica (9.7%). La maggioranza delle infezioni era<br />

sostenuta da germi Gram- e tra questi: A. baumanni (15%), K.pneumoniae (13%) e P.<br />

aeruginosa (12%), e E. coli (7%) mentre S. epidermidis (7%), S. aureus (5%) e E. faecalis<br />

(4%) erano gli agenti eziologici in una minoranza dei casi. C. albicans era presente nel 7%<br />

dei casi. L‟aspirato tracheobronchiale e il sangue erano i materiali più utili all‟isolamento. I<br />

3 germi Gram- negativi presentavano uno spettro di multiresistenza in percentuali superiori<br />

al 60% dei casi<br />

Conclusione: VAP, sepsi e sepsi grave e infezioni della ferita chirurgica sono state le<br />

infezioni più frequentemente osservate nelle TI romane; A. baumanni, K.pneumoniae, P.<br />

aeruginosa e E. coli sono gli agenti eziologici più frequenti tutti con elevate percentuali di<br />

multi resistenza agli antibiotici.


<strong>Abstract</strong> 26<br />

- ASCESSI EPATICI : DIAGNOSI E TERAPIA -<br />

Caremani M.* [1] , Corradini S. [1] , Lapini L. [1] , Giaccherini R. [1]<br />

- [1] SOC di Malattie Infettive Ospedale S.Donato USL 8 ~ Arezzo<br />

MALATTIE TROPICALI<br />

312<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: L‟incidenza annuale degli ascessi epatici (AE) oscilla da 8 a 15<br />

casi per milione di abitanti .<br />

La diagnosi viene posta con l‟ecografia(US) che ha una accuratezza diagnostica del 90-<br />

95%,<br />

la TAC, e l‟aspirazione percutanea ecoguidata (APE), che consente nel 73-100% dei casi<br />

un diagnosi eziologia .<br />

Obiettivo: Dal Gennaio 1991 al Giugno 2011 sono stati seguiti dalla SOC di Malattia<br />

Infettive di Arezzo<br />

114 pazienti di età media di 54 aa (76 U e 48 D) affetti da febbre e lesioni epatiche-<br />

L‟US metteva in evidenza 129 lesioni, ipo-isoecogene a contorni irregolari sfumati dove il<br />

prelievo ecoguidato, la sierologia per E.histolytica e per Bartonella confermavano il<br />

sospetto clinico di AE(97 da piogeni,13 amebici e 4 da Bartonella).<br />

51 ascessi epatici sono stati valutati con ecografia con mdc(CEUS) ricercando in fase<br />

arteriosa la presenza di rim enhancement e l‟enhacement del tessuto circostante ed il<br />

washout del tessuto circostante in fase posto tardiva.<br />

18 pazienti sono stati trattati con drenaggio percutaneo ecoguidato(DPE) e 92 con<br />

aspirazioni percutanee ecoguidate(APE) , ma sempre associate a terapia antibiotica<br />

sistemica<br />

Risultati: L‟US ha posto il sospetto di AE nel 96,49% dei casi ,confermato in 17 casi dalle<br />

sierologie<br />

e in 80 dalla pus-coltura.<br />

La CEUS ha consentito una diagnosi in 48 casi (94,11%) ricercando la presenza di 2<br />

segni su 3.<br />

Il DPE e l‟APE hanno permesso la risoluzione della patologia in 104 pazienti (94,54%)<br />

complicate da 2 emoperitonei, 2 emorragie intra-ascessuali ed un episodio di sepsi<br />

(4,54%)<br />

ed un decesso (0,90%)<br />

Conclusione: Tutti gli AE , possono guarire con un trattamento percutaneo ecoguidato a<br />

patto che questo permetta una efficace aspirazione del pus .<br />

Questa tecnica che ha una bassa percentuale di rischi e di fallimenti, consente di ottenere<br />

percentuali di guarigione uguali se non superiori alla chirurgia. La terapia ecoguidata può<br />

risultare l‟unico trattamento capace di risolvere AE anche in pazienti in gravi condizioni.


313<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 30<br />

- MIASI INTESTINALE DA LARVE DI CLOGMIA ALBIPUCTATA: CASE REPORT -<br />

Casabianca A.* [1] , Oddone L. [1] , Bolla C. [1] , Moglia R. [1] , Brusa M. T. [1] , Crivelli P. [1] , Biglino A. [1]<br />

- [1] SOCDU Malattie Infettive ~ ASTI<br />

MALATTIE TROPICALI<br />

Premessa: Si definiscono miasi (dal greco myia, "mosca") tutte le parassitosi provocate<br />

da larve di ditteri in tessuti viventi dei mammiferi.<br />

Si distinguono miasi obbligatorie quali quelle da Ostridae e facoltative quali quelle da<br />

Calliforidae.<br />

Obiettivo: Case report: Nel novembre 2010 giunse alla ns osservazione un giovane di 22<br />

aa che accusava dolori addominali diffusi e diarrea, in cui veniva notata la presenza di<br />

”vermi”, di colore scuro, mobili, di 6 mm che sembravano riferirsi ad ossiuri e che vennero<br />

identificati per larve di Clogmia albipuctata, un dittero presente anche in Italia.Il paziente<br />

dopo un purgante salino ha risolto la sintomatologia intestinale in pochi giorni.<br />

Risultati: Discussione: Clogmia albipunctata, un dittero della sottofamiglia delle<br />

Psychodidae, vive in tutto il mondo nella cintura tra 40° latitudine sud e 42° latitudine nord;<br />

è stata poi riscontrata a latitudini più settentrionali E‟ conosciuta anche con vari sinonimi,<br />

quali Psychoda albipunctata, Telmatoscopus albipunctata o anche T. albipuntatus.<br />

Il tempo per lo sviluppo dalle uova all‟insetto adulto è di 17 gg; la vita dell‟insetto è di 10<br />

gg. circa con produzione di 200-300 uova per volta che schiudono in pochi gg. alla fine<br />

dell‟estate ma possono resistere e superare tutto l‟inverno.<br />

Questi insetti non pungono e non sembrano trasmettere patologie conosciute ma sono<br />

state segnalate patologie respiratorie da inalazione di peli, a carico delle fosse nasali<br />

(miasi nasale) e casi di miasi intestinali<br />

Conclusione: Si può presumere che l‟ingestione sia avvenuta mediante cibi contaminati<br />

dove l‟insetto adulto abbia depositato le uova che si sono schiuse lungo il tragitto<br />

intestinale grazie alla esposizione alle secrezioni intestinali, con fuoriuscita delle larve<br />

viventi con le feci. Si sottolinea l‟importanza della conoscenza di tali patologie per una<br />

adeguata risposta all‟utenza da parte del parassitologo clinico.


314<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 209<br />

- MALARIA: ANALISI DELLE CARATTERISTICHE EPIDEMIOLOGICHE E CLINICO-<br />

TERAPEUTICHE <strong>DEI</strong> CASI OSSERVATI IN DIECI ANNI (2000-2010) -<br />

D'abramo A.* [1] , Vitozzi P. [1] , Russo G. [1] , Iannetta M. [1] , D'agostino C. [1] , Erario L. [1] , Vullo V. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive ~ Roma<br />

MALATTIE TROPICALI<br />

Premessa: La malaria è la principale causa di morbidità nei Paesi a risorse limitate.<br />

L‟aumento dell‟interscambio di persone da e verso i Paesi tropicali è il determinante<br />

principale della diffusione della malaria nei Paesi industrializzati.<br />

Obiettivo: Osservazione dei casi di malaria da importazione registrati nel 2000-2010<br />

presso il nostro Dipartimento<br />

Risultati: Nel periodo 2000-2010 sono stati registrati 109 casi (18 in età pediatrica), di cui<br />

48,6% di sesso maschile e 51,4% di sesso femminile. Il 49,5% dei pazienti era di origine<br />

italiana, il 50,5% erano migranti (40,4% Africa sub-Sahariana, 3,7% Asia, 2,8% Sud-<br />

America, 1,8% Nord-America, 1,8% altri Paesi Europei). L‟eziologia osservata è stata da<br />

P. falciparum (76,1%), P. vivax (15,6%), P. ovale (1%), mista (incluso P. malariae) (7,3%).<br />

Il 77,7% dei casi di isolamento di plasmodi non-falciparum è stato osservato in migranti<br />

dall‟Africa sub-Sahariana. In accordo ai criteri OMS, il 27% dei casi è stato classificato<br />

come malaria severa sulla base della parassitemia (> 2%), mentre solo l‟1,8% dei casi è<br />

stato classificato come malaria clinicamente severa: il 6,9% dei casi a parassitemia<br />

elevata ha avuto un decorso clinico severo. La maggior parte dei pazienti (84,4%) non ha<br />

assunto profilassi antimalarica; la metà di coloro che l‟hanno assunta erano di origine<br />

italiana. La terapia eseguita nei casi da P. falciparum è stata a base di meflochina<br />

(44,9%), artemether (25,6%) e chinino ev (10%): il tempo di defervescenza è stato<br />

indipendente dal tipo di trattamento. Tutti i pazienti osservati sono guariti e non sono state<br />

osservate recrudescenze<br />

Conclusione: Pur rimanendo il P. falciparum l‟agente eziologico principale dei casi di<br />

malaria osservata, l‟isolamento di altre specie di plasmodio è stato frequente (24%), anche<br />

tra coloro che provenivano dall‟Africa sub-Sahariana. La precocità e accuratezza clinicolaboratoristica<br />

della diagnosi è stato il fattore fondamentale per la guarigione della totalità<br />

dei nostri pazienti


315<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 143<br />

- ANALISI RETROSPETTIVA <strong>DEI</strong> CASI DI FEBBRE DENGUE NEI VIAGGIATORI<br />

OSSERVATI PRESSO L’AO-POLO UNIVERSITARIO L.SACCO NEL DECENNIO 2001-<br />

2010. -<br />

Gabrielli E. M.* [1] , Rimoldi S. [2] , Galimberti L. [1] , Franzetti M. [1] , Orlando G. [3] , Rizzardini G. [4] , Zuccotti G. V. [5] ,<br />

Antinori S. [1]<br />

- [1] Dipartimento di Scienze Cliniche, Sezione di Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco ~ Milano - [2] U.O. di<br />

Microbiologia, Ospedale Luigi Sacco ~ Milano - [3] II Divisione di Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco ~ Milano - [4] I<br />

Divisione di Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco ~ Milano - [5] Clinica Pediatrica, Ospedale Luigi Sacco - Università<br />

degli Studi di Milano ~ Milano<br />

MALATTIE TROPICALI<br />

Premessa: L‟infezione da virus dengue è considerata una delle patologie infettive<br />

emergenti a livello globale. Negli ultimi 20 anni essa ha avuto una notevole espansione<br />

nelle zone endemiche con una ripercussione anche sull‟aumento del numero di<br />

segnalazioni di casi in viaggiatori diretti verso tali aree.<br />

Obiettivo: Sono stati inclusi tutti i casi ottenuti confrontando le diagnosi di dimissione per<br />

febbre dengue(FD) con i dati sierologici disponibili al fine di delinearne le caratteristiche<br />

cliniche ed epidemiologiche.<br />

Risultati: Abbiamo analizzato 73 pazienti, di cui 41 maschi e 32 femmine. I casi sono stati<br />

suddivisi in possibili (2), probabili (70) e confermati (1), secondo i criteri dell‟OMS. I<br />

pazienti con FD di importazione erano prevalentemente adulti (età mediana 36 anni) di<br />

origine italiana (93.2%), che avevano soggiornato nel continente asiatico (52.8%). La<br />

seconda destinazione più frequente tra i pazienti con FD d‟importazione è stata l‟area<br />

caraibica (23.6%). Il turismo ha rappresentato il motivo del viaggio in quasi l‟80% dei casi.<br />

Il 50% dei casi totali sono stati registrati nella sola stagione estiva con un picco nei mesi di<br />

agosto e settembre. L‟anno in cui si sono osservati il maggior numero di casi è stato il<br />

2007 (16 casi). I sintomi più frequentemente riportati sono stati la febbre, presente in tutti i<br />

pazienti, seguita da rash (53.4%), artralgie (49.3%), cefalea (47.3%) e mialgie (46.6%). La<br />

maggior parte dei pazienti presentava leucopenia (80.6%), piastrinopenia (75%), aumento<br />

della SGOT (74.3%) e delle LDH (81.7%) come principali alterazioni laboratoristiche.<br />

Conclusione: I nostri risultati confermano il quadro clinico ed epidemiologico della FD nei<br />

viaggiatori al rientro da soggiorno in area tropicale, già descritto in altri studi a livello<br />

europeo. L‟aumento delle segnalazioni di casi in tale popolazione sottolinea l‟importanza di<br />

una sorveglianza attiva nel nostro Paese e rende auspicabile una maggiore informazione<br />

sui possibili rischi per i viaggiatori diretti verso zone endemiche.


316<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 76<br />

- ENCEFALITE DA TICK-BORNE ENCEPHALITIS VIRUS (TBEV) CON PARALISI DEL<br />

VII NERVO CRANICO: DUE CASI IN FRIULI VENEZIA GIULIA -<br />

Merelli M.* [1] , Brillo F. [1] , Villa G. [1] , Cattani G. [1] , Pagotto A. [1] , Del Pin B. [1] , Bragantini F. [1] , Pecori D. [1] ,<br />

Beltrame A. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive, S.M. Misericordia Azienda Ospedaliero Universitaria ~ Udine<br />

NEVRASSITI VIRALI EMERGENTI<br />

Premessa: L‟infezione da TBEV e la Borreliosi di Lyme sono endemiche in Friuli Venezia<br />

Giulia. Entrambe trasmesse a seguito di morso della zecca infetta, possono manifestarsi<br />

con una sindrome neurologica febbrile, rendendo difficile la diagnosi differenziale.<br />

Obiettivo: Descrivere due casi di encefalite da TBEV caratterizzati dalla paralisi del VII<br />

nervo cranico.<br />

Risultati: Caso 1: uomo di 46 anni presentava febbre, cefalea, tremori diffusi, emiplegia<br />

destra, nistagmo a destra dopo 9 giorni da un morso di zecca. Nei giorni seguenti<br />

comparve atassia, rash eritematoso diffuso, linfadenomegalia ascellare, ipoacusia. Gli<br />

esami rilevavano leucocitosi e indici di flogosi elevati. Liquor limpido, glucosio 52 mg/dl,<br />

proteine 1278 mg/dl, 60 cellule (L 92%, PMN 8%). La sierologia per TBEV risultava<br />

positiva nel sangue e nel liquor, mentre la sierologia per Borrelia era negativa. Alla<br />

risoluzione dell‟emiplegia si evidenziava il deficit del VII nervo cranico.<br />

Caso 2: uomo di 45 anni, presentava febbre e sopore, vomito, tremori diffusi, nistagmo,<br />

ipoacusia comparsi dopo 4 settimane da un morso di zecca. TC negativa e alla RMN<br />

numerose lesioni cortico-sottocorticali diffuse. Il liquor era limpido, glucosio 55 mg/dl,<br />

proteine 1074 mg/l, cellule 200/mmc (PMN 58 % e L 42%). Le indagini sierologiche per<br />

TBEV e Borrelia su liquor risultavano negative; su siero una prima evidenza di IgM per<br />

TBEV e successiva sieroconversione, permetteva la diagnosi. Alla risoluzione del quadro<br />

centrale si è evidenziato un marcato deficit del VII nervo cranico regredito nei 30 giorni<br />

successivi.<br />

Conclusione: La manifestazione clinica dell‟infezione da TBEV è molto eterogenea. I<br />

nostri 2 casi descrivono una rara manifestazione neurologica (deficit dei nervi cranici)<br />

prevalentemente riportata nella Borreliosi di Lyme. L‟aggiornamento delle varie<br />

manifestazioni cliniche della TBE è importante per migliorare la gestione delle infezioni del<br />

sistema nervoso centrale in Italia.


317<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 67<br />

- SEPSI DA MYCOBACTERIUM ABSCESSUS: CASE REPORT IN PAZIENTE<br />

AFFETTA DA SINDROME MIELODISPLASTICA REFRATTARIA -<br />

Truppa C. [1] , Bartalesi F.* [2] , Graglia E. [1] , Simonetti M. T. [3] , Santini V. [4] , Bartoloni A. [1]<br />

- [1] Clinica Malattie Infettive, Università di Firenze ~ Firenze - [2] SOD Malattie Infettive e Tropicali, AOU Careggi ~ Firenze<br />

- [3] CRR per la Diagnosi dei Micobatteri, AOU Careggi ~ Firenze - [4] SOD Ematologia, AOU Careggi ~ Firenze<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: Negli ultimi anni è riportato in letteratura un numero crescente di casi di<br />

micobatteriemie e sepsi da RGM(Rapidly Growing Mycobacteria).La terapia è<br />

problematica per l'assenza di linee guida e per la scarsa standardizzazione dei test di<br />

suscettibilità in vitro agli antimicrobici<br />

Obiettivo: Case report<br />

Risultati: Donna,64 anni,con DM2 e sindrome mielodisplastica AREB1 in chemioterapia di<br />

II linea con Decitabina.Si ricovera a gennaio 2010 nella SOD Malattie Infettive e<br />

Tropicali,AOU-Careggi-Firenze, per neutropenia febbrile insorta 6 giorni dopo il IV ciclo.La<br />

neutropenia si protrae fino alla XII giornata di ricovero nonostante l‟impiego di fattori di<br />

crescita.Dato il persistere della febbre malgrado terapia empirica antibiotica e<br />

antifungina,in VII giornata di ricovero si esegue broncolavaggio con positività per<br />

HSV1(91000 copie/mL),senza miglioramento clinico con l‟introduzione di acyclovir.In XV<br />

giornata di ricovero positivizzazione di emocolture per bacillo Gram-,identificato come<br />

RGM(Mycobacterium abscessus).In base al test di suscettibilità in vitro e alle evidenze di<br />

letteratura, si intraprende terapia con Amikacina+Claritromicina+Amoxicillina-clav,con<br />

scomparsa della febbre in II giornata di terapia.La paziente ha proseguito terapia in<br />

ambulatorio. In IX settimana di trattamento comparsa di lesioni nodulari multiple ulcerate<br />

agli arti inferiori.L‟esame istologico ha mostrato flogosi granulomatosa;esame<br />

microbiologico negativo;ecocardio transtoracico negativo.Le lesioni sono migliorate con il<br />

trattamento steroideo.La terapia,semplificata dopo 8 settimane sospendendo Amikacina,è<br />

proseguita per 9 mesi.A 6 mesi dalla fine della terapia non recidiva di malattia da RGM<br />

Conclusione: Nella neutropenia febbrile non responsiva alle terapie empiriche<br />

convenzionali,è importante considerare in diagnosi differenziale una possibile sepsi da<br />

RGM.L'impostazione di una terapia corretta,guidata dai test di suscettibilità in vitro e da<br />

esame della letteratura, può migliorare la prognosi quoad vitam del paziente


318<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 211<br />

- PYRAZINAMIDE AND LEVOFLOXACIN CHEMOPTOPHYLAXIS FOR LATENT<br />

MULTIDRUG-RESISTANT TUBERCULOSIS: TOLERANCE AND KINETICS OF THE<br />

QUANTIFERON -TB GOLD IN-TUBE TEST -<br />

Bedini A.* [1] , Meacci M. [1] , Richeldi L. [1] , Mussini C. [1] , Garlassi E. [1] , Codeluppi M. [1] , Guaraldi G. [1] , Esposito<br />

R. [1]<br />

- [1] Policlinio di Modena ~ Modena<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: The treatment reccomanded for latent tuberculosis infection (LTBI) in contacts<br />

exposed to mulridrug-resistant tuberculosis (MDR-TB) is pyrazinamide (PZA) combined<br />

with either ethambutol (EMB) or a floroquinolone.<br />

Obiettivo: The aim of the study was to evaluate the tolerance and the impact on the<br />

Quantiferon TB values of the combined PZA and levofloxacin (LVX) treatment given for<br />

LTBI, in 39 contacts previously exposed to a patient with active pulmonary MDR-TB<br />

(resistance to RIF and INI, and reduced susceptibility to EMB) in a Italian prison. All the<br />

contacts were tested with tubercolin skin test (TST) and Quantiferon TB Gold (QTB): in the<br />

case of positivity, the patients were considered for a 6-months treatment with PZA and<br />

LVX. Treatment was discontinued if increase in ALAT or ASAT was greater than four times<br />

the upper limit of normal, or if the patient presented drug-related adverse effects.<br />

Risultati: Among the 39 contacts with the index case, 17 (43.5%) resulted positive to both<br />

TST and QTB, but only 13 (76.4%) accepted to receive chemoprophylaxis with PZA (20–<br />

25 mg/kg/day) and LVX (500 mg/day). Only 5 (38,4%) patients termined the 6 months of<br />

treatment, and the mean period of treatment was 108 days. The major reason for<br />

discontinuation was asintomatic hepatitis (38,4%), followed by gastritis (15,3%), and<br />

dyarrhoea (15,3%). The QTB value decrese in all the patients, independently to the<br />

duration of the antimicrobial prophylaxis.The QTB never returned negative.<br />

Conclusione: Although the small number of patients, the present study confirmed that<br />

PZA and LVX prophylaxis is a poor tolerated option for MDR-latent TBC. The high<br />

incidence of asintomatic hepatitis, gastritis and dyarroea reduced the number of patients<br />

that concluded the 6 months of treatment. Although this, the kinetics of QTB seemed to<br />

evidence a certain efficacy of the PZA and LVX, reducing the values in the 100% of the<br />

patients that concluded the 6 months of prophylaxis. Larger studies are needed to<br />

confirmed these impressions.


319<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 187<br />

- SORVEGLIANZA E ASSISTENZA DELLA MALATTIA TUBERCOLARE CON LA<br />

RICERCA ATTIVA <strong>DEI</strong> CASI E CON L’OFFERTA DEL TRATTAMENTO<br />

DIRETTAMENTE OSSERVATO <strong>NELLA</strong> PROVINCIA DI VITERBO -<br />

Bernardini G.* [1] , Caterini L. [1] , Farinelli S. [1] , Armignacco O. [1]<br />

- [1] Malattie infettive ~ Viterbo<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: Nella provincia di Viterbo, si è registrato un preoccupante aumento dei casi di<br />

tubercolosi (TB) attiva. Esiste, inoltre, nella popolazione autoctona, un elevato tasso di<br />

prevalenza dell‟infezione tubercolare che raggiunge il 47% nei soggetti di età superiore ai<br />

60 anni. Da queste osservazioni è nata l‟esigenza, nel recente passato, di istituire un<br />

programma di controllo per tale malattia.<br />

Obiettivo: Tale programma prevedeva la ricerca attiva di TB in gruppi considerati “a<br />

rischio”, cura supervisionata, approvvigionamento dei farmaci e sistemi di monitoraggio<br />

per gli esiti del trattamento. Sono stati identificati alcuni gruppi di soggetti ad “elevato<br />

rischio” di TB, tra cui gli immigrati, ed è stata offerta loro una assistenza sanitaria<br />

specialistica completamente gratuita, sia per quello che riguarda la diagnostica che per la<br />

terapia.<br />

Risultati: Abbiamo arruolato 417 soggetti; di questi 140 (34.1 %) presentavano una<br />

infezione tubercolare latente (LTBI), mentre 27 (6.4%) presentavano una tubercolosi<br />

attiva; nella maggior parte dei casi, il 62.9%, abbiamo riscontrato forme polmonari. In 25<br />

casi la diagnosi è stata confermata da coltura. Ai 27 soggetti affetti da TB attiva è stata<br />

offerta la terapia direttamente osservata. A 76 dei 140 soggetti con LTBI è stato<br />

praticato il trattamento preventivo; ai restanti, che presentavano controindicazioni alla<br />

chemioprofilassi, è stato consigliato un follow-up.<br />

Conclusione: Gli interessanti dati emersi da tale studio, tra l‟altro, con basso costo e con<br />

miglioramento delle condizioni sanitarie di individui che presentano gravi problemi sociali,<br />

ci fa ritenere che potrebbe essere utile estendere tale programma a livello nazionale, in<br />

considerazione del sempre maggior numero di soggetti a rischio di TB nel nostro Paese.


<strong>Abstract</strong> 301<br />

- TUBERCOLOSI INTESTINALE: DESCRIZIONE DI 2 CASI. -<br />

Bellissima P. [1] , Bonfante S.* [1] , La Spina G. [1] , Turturici M. [1] , Bellissima G. [1]<br />

- [1] ASP 3 Catania P.O. “Gravina e Santo Pietro” Caltagirone ~ Catania<br />

U.O. Malattie Infettive, U.O. Radiodiagnostica*<br />

TUBERCOLOSI<br />

320<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: L‟incidenza dell‟infezione tubercolare è aumentata considerevolmente negli<br />

ultimi decenni nei Paesi in via di sviluppo e in quelli industrializzati per la pandemia da<br />

HIV, per il fenomeno crescente delle migrazioni e per l‟uso di farmaci immunosoppressori.<br />

La tubercolosi intestinale rappresenta la 6^ sede di localizzazione extrapolmonare,<br />

colpisce prevalentemente i giovani adulti (2/3 fra i 20-40 anni) ed è gravata da severe<br />

complicanze come la perforazione e la fistolizzazione.<br />

Obiettivo: Descriviamo due casi di tubercolosi intestinale osservati recentemente in due<br />

giovani donne ricoverate per febbricola e dolori addominali.<br />

Caso 1. Donna di 50 anni affetta da S. di Down con grave ritardo mentale,<br />

istituzionalizzata dalla nascita ricoverata per febbricola persistente da qualche mese,<br />

scadimento delle condizioni generali, inappetenza e intensi dolori addominali diffusi. La TC<br />

torace + addome mostra un addensamento parenchimale al lobo superiore destro e<br />

linfonodi ipertrofici all‟ilo destro, alla loggia di Barety (diametro > 2.5 cm), discreto<br />

versamento addominale, linfonodi ipertrofici all‟ilo epatico e al mesentere. In 4^ giornata di<br />

ricovero comparsa di segni clinici di addome acuto con vomito fecaloide. Una seconda TC<br />

addome evidenzia falce d‟aria sottodiaframmatica. Viene eseguito d‟urgenza una<br />

laparotomia esplorativa che mostra la perforazione dell‟ultima ansa ileale con peritonite<br />

stercoracea e praticata resezione segmentaria dell‟ileo. L‟esame istologico del tratto<br />

asportato presenta area perforata di 1.3 cm, con mucosa diffusamente ulcerata e flogosi<br />

granulomatosa della parete estesa al tessuto adiposo con periviscerite compatibile con<br />

enterite tubercolare (immunoistochimica CD 68 ++). Pratica terapia antitubercolare per 6<br />

mesi con risoluzione completa della patologia toracica e intestinale.<br />

Risultati: Caso 2. Giovane donna etiope di 26 anni ospite del Centro Accoglienza<br />

Immigrati di Mineo (CT). Dopo una settimana dall‟arrivo in Sicilia, compare intenso dolore<br />

all‟epigastrio e vomito incoercibile. Ricoverata in Ospedale in condizioni generali scadenti,<br />

viene eseguita in urgenza EGDS che evidenzia al bulbo duodenale un tragitto fistoloso da<br />

cui fuoriesce abbondante materiale puruloide in cui viene riscontrata la presenza di bacilli<br />

acido-alcol resistenti. La TC torace + addome mostra multipli linfonodi colliquati in sede<br />

paracardiaca destra, all‟ilo epatico, all‟epigastrio e lungo il ventaglio mesenterico; è<br />

presente inoltre modesto versamento pelvico. Viene praticata terapia antitubercolare per 6<br />

mesi e alimentazione parenterale sino alla chiusura della fistola (controllo TC con<br />

Gastrofin ed endoscopico). Miglioramento graduale con guarigione dell‟infezione<br />

Conclusione: La tubercolosi intestinale si presenta sporadicamente e va considerata<br />

nella diagnosi differenziale con molte patologie addominali. La clinica, la diagnostica per<br />

immagini (TC, US, RM, PET), l‟endoscopia, la laparotomia esplorativa, la microbiologia<br />

consentono una diagnosi corretta e tempestiva di una patologia che può mimare tante<br />

altre malattie. La terapia della tubercolosi intestinale è principalmente medica secondo gli<br />

schemi dell‟OMS: primo ciclo di 8 settimane con isoniazide, rifampicina, etanbutolo e<br />

pirazimanide, seguito da un secondo ciclo di 18 settimane con isoniazide e rifampicina.<br />

L‟intervento chirurgico si impone in alcune complicanze.


321<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 87<br />

- UN CASO DI TUBERCOLOSI POLMONARE BACILLIFERA DA MYCOBACTERIUM<br />

TUBERCULOSIS MDR -<br />

Brillo F.* [2] , Cattani G. [2] , Pagotto A. [2] , Del Pin B. [2] , Bragantini F. [2] , Merelli M. [2] , Villa G. [2] , Pecori D. [2] ,<br />

Beltrame A. [2]<br />

- [2] Clinica di Malattie Infettive, S.M. Misericordia Azienda Ospedaliero Universitaria ~ Udine<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: In Italia si registra un progressivo aumento dei casi di tubercolosi polmonare<br />

(TB) multi-drug-resistent (MDR).<br />

Obiettivo: Descrivere la gestione di un caso di TB polmonare MDR.<br />

Risultati: Un uomo rumeno di 25 anni, con storia di TB polmonare precedentemente<br />

trattata, è stato ricoverato in isolamento respiratorio per tosse produttiva, toracodinia,<br />

febbricola, calo ponderale, sudorazione notturna con un quadro radiologico di diffusi<br />

micronoduli polmonari e cavità in sede apicale sinistra. L‟analisi microbiologica<br />

dell‟espettorato ha rilevato: presenza di BAAR, PCR per M. tuberculosis complex positiva.<br />

Veniva iniziata terapia antitubercolare a 4 farmaci di prima linea (etambutolo, isoniazide,<br />

rifampicina, pirazinamide). L'antibiogramma evidenziava resistenza ad etambutolo,<br />

isoniazide, rifampicina, streptomicina. Il paziente veniva trasferito presso il Reparto<br />

Tisiologia di Sondalo; in tale sede l'antibiogramma mostrava resistenza a rifampicina,<br />

isoniazide, etambutolo, streptomicina, pirazinamide, amikacina, cicloserina, etionamide,<br />

PAS, capreomicina. La terapia veniva modificata con farmaci di seconda linea:<br />

moxifloxacina, PAS, amoxicillina-clavulanato, linezolid, terizidone, meropenem. Dopo un<br />

ricovero di 5 mesi, una volta sospeso il meropenem, il paziente veniva seguito in regime di<br />

DH con monitoraggio microbiologico, farmacologico (TDM linezolid) e bioumorale. Dopo<br />

12 mesi di trattamento l'esame colturale per micobatteri su 5 campioni di espettorato è<br />

risultato negativo. A 18 mesi dal primo esame colturale negativo veniva sospesa la terapia<br />

definendo il paziente trattato.<br />

Conclusione: Il successo terapeutico della TB polmonare bacillifera MDR è ottenibile con<br />

una lunga ospedalizzazione ed un costante monitoraggio microbiologico, farmacologico e<br />

bioumorale per escludere il rischio di tossicità conseguente all‟utilizzo per periodi più<br />

lunghi di farmaci più tossici.


<strong>Abstract</strong> 25<br />

- LA TUBERCOLOSI EXTRAPOLMONARE: DIAGNOSI ECOGRAFICA -<br />

Caremani M.* [1] , Tacconi D. [1] , Giorni P. [1] , Giaccherini R. [1]<br />

- [1] SOC di Malattie Infettive Ospedale S.Donato USL 8 ~ Arezzo<br />

TUBERCOLOSI<br />

322<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: Negli ultimi anni è aumentata la percentuale di pazienti con tubercolosi (TB)<br />

extrapolmonare,che riguarda il 10-15%, ma raggiunge il 50-70% nei pazienti HIV positivi.<br />

Nella TB addominale è utile arrivare ad una diagnosi microbiolologica, se non possibile<br />

ad una diagnosi istologica, in mancanza di questo ci si deve accontentare di una<br />

diagnosi di imaging<br />

Obiettivo: Dal 2004 al 2011 sono stati valutati nella SC di Malattie infettive 27 pazienti di<br />

cui 13 migranti, 14 italiani di cui 11 affetti da infezione da HIV/AIDS (16 U ed 11 donne<br />

con età media di 31 aa) ricoverati per febbricola e dimagrimento.<br />

Tutti i pazienti eseguivano oltre una TAC addome, una ecografia addominale (US) dove si<br />

ricercavano lesioni focali di fegato milza e reni, raccolte e/o ispessimenti peritoneali ,<br />

linfoadenomegalie addominali, alterazioni intestinali e raccolte retroperitoneali.<br />

Nei pazienti dove si accertava una lesione si eseguivano una ecografia con mdc e una<br />

biopsia ecoguidata per fegato o milza(BEG) o una aspirazione ecoguidata(APE) nelle<br />

lesioni renali peritoneali o retroperitoneali.<br />

Risultati: Nei pazienti valutati sono state rilevate 5 lesioni multiple ipoecogene di 5-10 mm<br />

del fegato e 3 della milza, (6 HIV e 2 migranti), 4 raccolte retroperitoneali ( 2 migranti), 4<br />

lesioni linfonodali ( 3 HIV e 1 migrante ) 3 raccolte saccate con ispessimento ipoecogeno<br />

del peritoneo (1 HIV 2 migranti), 3 lesioni renali ( 2 migranti) e 2 lesioni ipoecogene del<br />

ceco (2 migranti).<br />

La TAC confermava la diagnosi US (sensibilità 88,88%), ma nei tre casi negativi<br />

mostrava lesioni linfonodali (2) e retroperitoneale(1).<br />

La BEG e l‟APE eseguite in 21 pazienti consentivano una diagnosi microbiologica in 11<br />

pazienti ed istologica in 8 ( accuratezza diagnostica 85,71%) complicate solo da 2 casi di<br />

modesto emoperitoneo .<br />

Conclusione: L‟US risulta una metodica di imaging particolarmente sensibile nel sospetto<br />

di TB extrapolmonare, che consente inoltre prelievi US-guidati con possibilità esame<br />

istopatologico e/o coltura.


323<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 4<br />

- MICOBATTERIOSI PERITONEALE DA MYCOBACTERIUM GORDONAE -<br />

Casabianca A.* [3] , Oddone L. [4] , Schillaci F. [6] , Feyles E. [7] , Micca G. [8] , Concialdi E. [9] , Servato P. [2] , Biglino<br />

A. [3]<br />

- [2] SOC Laboratorio Analisi ~ ASTI - [3] SOCDU Malattie Infettive ~ ASTI - [4] SOCDU Malattie Infettive ~ ASTI - [6] SOC<br />

A.Patologica ~ ASTI - [7] SOC A.Patologica ~ ASTI - [8] SOC Laboratorio Analisi ~ ASTI - [9] SOC Laboratorio Analisi ~ ASTI<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: Tra i micobatteri non tubercolari (MOTT) , M. gordonae è raramente implicato<br />

in patologia umana. E‟ infatti diffuso nel suolo, polvere, acqua e ambiente. In letteratura si<br />

descrivono poche decine di casi soprattutto in immunocompromessi.<br />

Obiettivo: Si tratta di una giovane donna di 27 aa, residente in zona rurale del Monferrato.<br />

Nel giugno 2010 accusò febbre e dolori addominali diffusi; la Tac dell‟addome dimostrò un<br />

ascesso tra l‟antro gastrico e il bulbo duodenale, con versamento addominale. Venne<br />

sottoposta ad intervento chirurgico di resezione gastrica, colecistectomia e resezione del<br />

diverticolo di Meckel; la coltura era positiva per S. pyogenes. Le pareti gastriche erano<br />

necrotiche con peritonite degli organi circostanti e comparsa di shock settico dopo 12 ore<br />

con MOF risolto con terapia antibiotica con Pip/taz, vancomicina e metronidazolo. Nel<br />

luglio 7, per il riscontro di versamento, aria libera addominale e sovradistensione delle<br />

anse duodeno-digiunali, venne sottoposta a reintervento con riscontro di C. glabrata dal<br />

liquido peritoneale e posta in terapia con caspofungina per 2 mesi. A fine dicembre 3°<br />

intervento per occlusione intestinale con aderenze e lesione ascessuale del cingolo<br />

strozzante con riscontro di un granuloma con necrosi caseosa . La Mantoux risultò<br />

negativa così come l‟ELISPOT-TB e l‟amplificazione del DNA di MTC, mentre risultava<br />

positiva per M. gordonae su estratto dal pezzo anatomico. Venne instaurata terapia con<br />

RMP, ETB, Levofloxacina.<br />

Risultati: La paziente dopo 6 mesi di terapia è in buone condizioni generali ed ha ripreso<br />

le sue normali attività.<br />

Conclusione: La dimostrazione di M. gordonae quale agente etiologico è sempre dubbia.<br />

Nel caso descritto la diagnosi etiologica è certa perché ottenuta da preparato istologico<br />

mediante amplificazione.


324<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 133<br />

- TUBERCOLOSI EXTRAPOLMONARE: UN RARO CASO DI LOCALIZZAZIONI<br />

EPATICHE MULTIPLE -<br />

Cattelan F.* [1] , Erne E. [1] , Baldasso F. [1] , Fiscon M. [1] , Rapini R. [1] , Rinaldi R. [1]<br />

- [1] U.O.C. Malattie Infettive e Tropicali ~ Padova<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: Tra le localizzazioni extrapolmonari la tubercolosi epatica è un evento raro<br />

persino nei Paesi in cui la TB è un problema di salute pubblica. Gli ascessi epatici<br />

tubercolari rappresentano un‟evenienza ancora più infrequente, di solito in corso di<br />

disseminazione ematica con coinvolgimento polmonare e gastrointestinale. I sintomi e le<br />

immagini radiologiche non sono specifiche e la diagnosi definitiva richiede spesso la<br />

biopsia o la FNAB.<br />

Obiettivo: Paziente filippino immunocompetente con ittero colestatico e quadro<br />

bioumorale di cirrosi epatica. L‟US addome dimostrava nodulazioni multiple e calcificazioni<br />

con diffusa ectasia delle vie biliari intraepatiche. La RMN aggiungeva la presenza di difetti<br />

endoluminali attribuiti a parassitosi cronica. Trattato per distomatosi epatica con<br />

Praziquantel senza miglioramento. Positivo per una successiva sierologia per T. canis per<br />

cui eseguiva trattamento con albendazolo. Comparsa poi raccolta alla gamba sx con<br />

successiva aspirazione di materiale caseoso e crescita di M. tuberculosis per cui veniva<br />

intrapresa terapia specifica.<br />

Risultati: Negative le ricerche per virus epatotropi, leptospira, L. donovani, E. granulosus,<br />

parassitologico feci e le indagini per patologia autoimmune. Test Quantiferon positivo.<br />

Negative TAC torace, broncoscopia e scintigrafia ossea. Per il peggioramento del quadro<br />

epatico si eseguiva laparotomia esplorativa con riscontro di multiple lesioni calcifiche e<br />

veniva eseguita resezione epatica. Il referto istologico deponeva per tubercolosi epatica.<br />

Conclusione: Gli ascessi epatici tubercolari, sebbene rari, devono oggi essere considerati<br />

nella diagnosi differenziale tra gli altri ascessi e le masse epatiche di natura da definire,<br />

soprattutto per la notevole presenza di immigrati nel nostro Paese. Manca nella<br />

tubercolosi epatica un sicuro criterio clinico che guidi la diagnostica. Si rende così<br />

necessaria una diagnostica differenziale articolata e a coinvolgimento spesso<br />

plurispecialistico, che ritarda l‟incipit della terapia.


325<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 140<br />

- L’ INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE (ITL) NEGLI OPERATORI SANITARI:<br />

RISULTATI DI 4 ANNI DI SCREENING -<br />

Libanore M.* [1] , Bicocchi R. [1] , Guerzoni F. [4] , Nalio S. [3] , Catapano V. [3] , Rossi M. R. [3]<br />

- [1] Unità Operativa di Malattie Infettive ~ Ferrara - [3] Microbiologia Clinica ~ Ferrara - [4] Statistica Sanitaria Dimissioni<br />

Opsedaliere ~ Ferrara<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: La sorveglianza dell‟infezione tubercolare latente negli operatori sanitari è<br />

condizionata dall‟ aspecificità del test cutaneo alla tubercolina in individui<br />

precedentemente sottoposti a vaccinazione con BCG. La disponibilità di un test come<br />

IGRA che non si positivizza per una precedente immunità vaccinale ha consentito di<br />

verificare l‟ effettivo impatto della infezione tubercolare latente in diversi gruppi a rischio.<br />

Obiettivo: Studiare il rischio d‟infezione tubercolare latente in operatori sanitari addetti<br />

all‟assistenza sanitaria in ospedali e struttura di accoglienza della Provincia di Ferrara . è<br />

stato condotto un programma di screening su 297 operatori sanitari negli anni 2007 - 2010<br />

basato sulla valutazione clinica, test tubercolinico secondo Mantoux, test IGRA<br />

(Quantiferon TB gold) e radiografia del torace quando presente l‟indicazione clinica.<br />

Risultati: E' stato condotto un programma di screening su 297 operatori sanitari negli anni<br />

2007 - 2010 basato sulla valutazione clinica, test tubercolinico secondo Mantoux, test<br />

IGRA (Quantiferon TB gold) e radiografia del torace quando presente l‟indicazione clinica.<br />

Di seguito vengono riportati sinteticamente i risultati ottenuti.<br />

Operatori sanitari: 297 (100%)<br />

Mantoux - IGRA - 40 (13,4%)<br />

Mantoux + IGRA - 127 (42,8%)<br />

Mantoux - IGRA + 7 (2,4%)<br />

Mantoux + IGRA + 29 (9,8%)<br />

Mantoux n.c. IGRA - 89 (29,9%)<br />

Mantoux n.c. IGRA + 5 (1,7%)<br />

Conclusione: I risultati dello screening negli operatori sanitari della nostra area<br />

depongono per una bassa prevalenza d‟infezione tubercolare latente (13,9%). La bassa<br />

concordanza tra i due test si spiega con l‟elevata quota di operatori sanitari sottoposti ad<br />

immunità vaccinale. Il test IGRA, rispetto alla Mantoux, consente di individuare una parte<br />

non trascurabile d‟infezioni tubercolari latenti (4,1%).


<strong>Abstract</strong> 66<br />

- ESORDIO ATIPICO DI TBC DISSEMINATA IN AIDS PRESENTER -<br />

326<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Magni C.* [1] , Lombardi A. [2] , Tonolini M. [3] , Romano P. [4] , Paone G. [5] , Tagliabue L. [5] , Schindler A. [6] , Coen<br />

M. [1] , Lazzaroni L. [1] , Passerini S. [1] , Rizzardini G. [1]<br />

- [1] 1a Divisione Malattie Infettive, AO Luigi Sacco ~ Milano - [2] UO Microbiologia, AO Luigi Sacco ~ Milano - [3] UO<br />

Radiologia, AO Luigi Sacco ~ Milano - [4] UO Ortopedia, AO Luigi Sacco, Milano ~ Milano - [5] UO Medicina Nucleare, AO<br />

San Paolo ~ Milano - [6] UO Otorinolaringoiatria ~ Milano<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: .<br />

Obiettivo: .<br />

Risultati: Paziente maschio di 27 anni,brasiliano,omosessuale,primo test anti-HIV positivo<br />

nel 2010,mai seguito presso centri specialistici.<br />

Si presentava presso nostro PS lamentando da circa 15 giorni<br />

odinofagia,disfagia,scialorrea,in assenza di febbre o altra sintomatologia; rx torace<br />

risultava negativa,esami ematochimici erano nella norma.All‟ ingresso,si iniziava terapia<br />

empirica con fluconazolo nel sospetto di esofagite micotica ma,vista l‟ assenza di micosi al<br />

cavo orale e la mancata risposta clinica,veniva eseguita visita ORL,con riscontro di deficit<br />

del VII, IX, XI, e XII nervo cranico sx. Si eseguiva TAC encefalo con evidenza di singola<br />

lesione cerebrale di 16 mm,captante mdc,in regione bulbo pontina,circondata da modesto<br />

edema perilesionale. NMR encefalo confermava il quadro descritto. Sulla base dell‟ ottima<br />

situazione immunitaria (linfociti CD4+ 788 cell\mmc, 46.5 %) ed essendo controindicate<br />

rachicentesi e biopsia,si iniziava terapia empirica con ceftriaxone e metronidazolo, con l‟<br />

aggiunta di steroide. Si assisteva a rapido miglioramento clinico. NMR con spettroscopia<br />

non permetteva di definire l‟ eziologia della lesione. Controllo NMR dopo due settimane di<br />

trattamento mostrava però quadro radiologico invariato. Si eseguiva dunque TAC-PET:<br />

tale esame confermava la presenza della nota lesione cerebrale,ma evidenziava anche<br />

lesione ipermetabolica a livello di L4-L5 e multipli focolai di captazione linfonodale<br />

profondi,in completa assenza di sintomatologia clinica. NMR rachide confermava la<br />

presenza di focolaio spondilodiscitico (Fig. 2). Sospesa la terapia antibiotica e steroidea, si<br />

eseguiva biopsia vertebrale, iniziando terapia empirica antitubercolare con isoniazide,<br />

rifampicina, levofloxacina e pirazinamide sulla scorta della positività per PPD in soggetto<br />

con spondilodiscite. L‟ esame colturale del materiale vertebrale è risultato positivo per<br />

Mycobacterium tuberculosis in 40° giornata. Il paziente prosegue follow up e terapia<br />

presso i nostri ambulatori.<br />

Conclusione: .


<strong>Abstract</strong> 89<br />

327<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

- INTERFERON- RELEASE ASSAY NELLO SCREENING DELLA TUBERCOLOSI<br />

LATENTE IN SOGGETTI CON MALATTIE INFIAMMATORIE IMMUNO-MEDIATE<br />

CANDIDATI AL TRATTAMENTO CON ANTAGONISTI DEL TNFA -<br />

Sauzullo I. [1] , Mengoni F. [1] , Marocco R. [2] , Skroza N. [3] , Scrivo R. [4] , Lichtner M. [2] , Vullo V. [1] , Mastroianni C.<br />

M.* [2]<br />

- [1] 1Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Sapienza Università di Roma; ~ Roma - [2] 2UOC di Malattie<br />

Infettive, Sapienza Università Polo Pontino, Latina. ~ Latina - [3] 3UOC di Dermatologia, Sapienza Università Polo<br />

Pontino, Latina ~ LATINA - [4] 4UOC di Reumatologia, Sapienza Università di Roma ~ Roma<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: L'obiettivo è quello di valutare la performance del QuantiFERON-B Gold nello<br />

screening di LTBI in pazienti candidati al trattamento con antiTNFa e nel monitoraggio<br />

dell‟infezione tubercolare durante il trattamento con isoniazide e/o biologici.<br />

Obiettivo: E‟ stato condotto uno studio prospettico su 138 soggetti con patologie<br />

infiammatorie croniche (artrite reumatoide=26, artrite psoriasica=27, psoriasi=85) candidati<br />

al trattamento con antiTNFa. Lo screening includeva Rx, TST,QFT. I soggetti con LTBI allo<br />

screening erano trattati con INH 1 mese prima di iniziare antiTNF. In 33 soggetti il QFT è<br />

stato ripetuto dopo 3, 6 mesi dall‟inizio della terapia con INH e/o antiTNF, mentre 4<br />

soggetti sono valutati anche dopo 12 mesi<br />

Risultati: Il test QFT è negativo in 82 (60%), positivo in 44 (32%), indeterminato in 12<br />

(8%). 27 soggetti hanno risultati concordanti positivi, 80 concordanti negativi, mentre 31<br />

sono discordanti. L‟indice di concordanza tra i due test è del 71% (k = 0.45). L'analisi<br />

univariata evidenzia un‟associazione tra i risultati discordanti TST+/QFT- e vaccinazione<br />

con BCG (OR=6; p


328<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 44<br />

- LOW PLASMATIC CONCENTRATION OF ISONIAZID IN A GASTRECTOMIZED<br />

PATIENT -<br />

Sgrelli A.* [1] , De Socio G. [1] , Malincarne L. [1] , D’avolio A. [2] , Baietto L. [2] , Baldelli F. [1]<br />

- [1] Università degli studi di Perugia ~ Perugia - [2] Università degli studi di Torino ~ Torino<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: The gastrectomized patients have greater risk of having tuberculosis and<br />

preventive therapy is based on isoniazide administration. Little is known on antitubercular<br />

treatment in gastrectomized patients. Total or partial gastric resection alters activity of the<br />

gastrointestinal tract. The consequences of such changes should affect the absorption of<br />

orally administered drugs leading to sub-therapeutic drugs level with treatment failure.<br />

Obiettivo: To estimate the degree to which absorption is impaired, the drug levels in<br />

plasma after oral administration during a standard anti TB therapy in a man of 68 year old<br />

affected by tubercular (TB) epididymitis with a total gastrectomy undergone five years<br />

before.<br />

Risultati: Therefore plasma concentrations of anti TB drugs were measured after seven<br />

days of drug intake. Plasma samples were collected before the drug intake to measure<br />

Ctrough and after 2 hours to measure Cmax (peak plasma concentration). Plasma sample<br />

levels were measured by a validated high performance liquid chromatography-mass<br />

spectrometry (HPLC-MS).<br />

Non-compartmental pharmacokinetic analysis of the data was performed using Kinetica<br />

version 5.0 software (Thermo Fisher Scientific). The area under the concentration-time<br />

curve (AUC) over 24 hours (AUC0-24) in plasma was calculated by the linear-log<br />

trapezoidal rule, using the same Ctrough concentration for time 0 and 24.<br />

We found very low Cmax and AUC0-24 levels of isoniazid (0,395 mg\L and 4.75 hr*mg/L<br />

respectively). The results of other anti TB drugs plasma concentrations (Cmax and AUC0-<br />

24 respectively), were: Rifampin (9.671 mg\L and 116.40 hr*mg/L), ethambutol<br />

(4.547mg\L and 54.58 hr*mg/L), pyrazinamide (47.269 mg\L and 5832.50 hr*mg/L).<br />

Conclusione: These findings support the need to monitor anti tubercular drug levels to<br />

facilitate early detection of therapeutic failure above all in patients with potential<br />

inadequate oral drugs absorption.


329<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 112<br />

- TUBERCOLOSI MILIARE DIFFUSA IN UNA PAZIENTE AFFETTA DA ARTRITE<br />

REUMATOIDE SEVERA IN TERAPIA CON ABATACEPT. CASO CLINICO -<br />

Smedile V.* [2] , Tripodi N. [2] , Todaro G. [2]<br />

- [2] U.O.C. di Malattie Infettive - A.O. Ospedali Riuniti "Papardo-Piemonte" ~ Messina<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: Abatacept è un farmaco biologico per la terapia dell'artrite reumatoide con<br />

meccanismo d'azione diverso dagli altri farmaci anti-reumatici biologici. Questo farmaco<br />

agisce modulando selettivamente un segnale chiave di costimolazione necessario per la<br />

piena attivazione dei linfociti T esprimenti il CD28, produttori di citochine infiammatorie.<br />

Obiettivo: L'uso di abatacept per il trattamento dell' artrite reumatoide può essere gravato<br />

dall'insorgenza di una infezione tubercolare severa.<br />

Risultati: L.T. è una donna caucasica di 63 anni affetta, dall'età di 51 anni, da artrite<br />

reumatoide trattata con FANS, steroidi ed anche leflunomide e methotrexate. Il quadro<br />

clinico evolve tuttavia progressivamente verso uno stato di severa attività (score DAS 28<br />

= 6.63) perciò, nel marzo 2009, inizia terapia con abatacept e.v. + FANS e steroide per os.<br />

A maggio 2009 insorgono febbricola, astenia e malessere generale che si intensificano<br />

progressivamente. Nel gennaio 2010 giunge alla nostra osservazione. Condizioni cliniche<br />

generali discrete; obiettività toracica e cardiaca nei limiti, modica epato-splenomegalia.<br />

Alterati gli inidici di flogosi e la funzione renale ( Filtr. Glom. 34,2 ml/m), urine con Ph acido<br />

e leucocituria. All'es. Rx e TC torace parenchima polmonare alterato con pattern<br />

micronodulare da TBC miliare, confermato con es. istologico. RMN encefalo con<br />

circoscritti focolai lesionali, compatibili con localizzazioni TBC encefaliche. Alla biopsia<br />

osteo-midollare flogosi cronica giganto cellurare focalmente necrotizzante (Ziehl-Neelsen<br />

positiva per bacilli ac./alc. resistenti). Es batterioscopico e colturale su escreato positivo<br />

per Mycobacterium T. C.<br />

Conclusione: L' abatacept ha verosimilmente favorito per effetto immunosoppressivo la<br />

riattivazione di una tubercolosi latente. L‟impiego di farmaci anti-reumatici biologici, e in<br />

generale di terapie immunosoppressive, impongono un attento screening preventivo per<br />

infezione tubercolare latente e l'avvio precoce di chemio profilassi.


<strong>Abstract</strong> 287<br />

- PERICARDITE TUBERCOLARE -<br />

Tadadjeu Mewamba S.* [1] , Mannozzi P. [1] , Mastropietro C. [1] , Vullo V. [1]<br />

- [1] Sapienza Università di Roma ~ ROMA<br />

TUBERCOLOSI<br />

330<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: Nei paesi industrializzati, il 4% dei casi di pericardite è di natura tubercolare.<br />

Obiettivo: Problematiche diagnostiche della pericardite tubercolare in una donna di 73<br />

anni, caucasica, che accedeva al PS per dolore retrosternale oppressivo e dispnea a<br />

riposo. Escluso l‟infarto miocardico; RX torace: addensamento polmonare basale sinistro e<br />

versamento pleurico consensuale. In anamnesi, broncopneumopatia cronica ostruttiva,<br />

ipertensione arteriosa, fibrillazione atriale cronica, obesità e tabagismo.<br />

Risultati: All‟esame obiettivo: crepitii basali a sinistra, ritmo cardiaco fibrillante, toni<br />

parafonici ed edemi declivi. TAC torace: cardiomegalia, moderata quota di versamento<br />

pericardico. Ecocardiogramma: ipertrofia ventricolare sinistra, versamento pericardico<br />

circonferenziale con fenomeni di parziale organizzazione. Nell‟impossibilità di eseguire sia<br />

la pericardiocentesi che la biopsia pericardica, la positività dell‟intradermoreazione di<br />

Mantoux (PPD) e del TB-Gold ci ha spinto ad iniziare la terapia antitubercolare con<br />

isoniazide, pirazinamide, etambutolo e rifampicina, associata a metilprednisolone e<br />

indometacina. La terapia specifica veniva interrotta dopo un mese per epatotossicità. Al<br />

controllo ecocardiografico si evidenziava una netta riduzione del versamento pericardio.<br />

Per il miglioramento degli indici epatici dopo 4 settimane, si riprendeva la terapia<br />

antitubercolare con rifabutina, levofloxacina e etambutolo. A circa un mese dall‟inizio di<br />

tale terapia, il controllo ecocardiografico evidenzia foglietti pericardici ispessiti ed<br />

iperecoriflettenti come per esito di pregressa pericardite. Sospeso il metilprednisolone e l‟<br />

indometacina, si proseguirà la terapia antitubercolare per la durata totale di 6 mesi<br />

Conclusione: La diagnosi di certezza di pericardite tubercolare è rappresentata dal<br />

riscontro batterioscopico e/o colturale del Mycobatterio e/o di lesioni granulomatose. In<br />

alternativa può essere sufficiente il riscontro di positività della PPD e del TB-Gold.


<strong>Abstract</strong> 72<br />

- GRAVE QUADRO DI IRIS IN TBC DISSEMINATA ED AIDS -<br />

Tarquini P.* [1] , Falconi Di Francesco L. [1] , Di Ottavio L. [1] , Di Giammartino D. [1]<br />

- [1] ~ Teramo<br />

TUBERCOLOSI<br />

331<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

Premessa: Il 30 dicembre 2010 giunge alla nostra osservazione per FUO un giovane<br />

adulto di 29 anni, nero, sudafricano. I primi accertamenti rivelano un‟infezione da HIV con<br />

VL 10.000.000 copie/ml e CD4 5.7% (87 cells/µl). Il 05 gennaio 2011 inizia una terapia<br />

antiretrovirale composta da Reyataz, Norvir, Truvada. Dopo 1 mese i linfociti CD4 si<br />

elevano al 23,8 % (566 cells/µl) e la VL diminuisce a 1740 copie/ml.<br />

Obiettivo: Tutte le indagini effettuate nel siero e nel liquor danno esito negativo per I.O.<br />

concomitante, ma una TAC total body mostra una milza ingrandita e piccole tumefazioni<br />

linfonodali addominali, il Quantiferon TB risulta positivo ed una TAC PET mostra un<br />

patologico iperaccumulo del radiofarmaco a livello del corpo di L1, di alcune adenopatie<br />

addominali, ed una moderata e diffusa fissazione a livello midollare osseo.<br />

Il 4 marzo la biopsia del midollo osseo e di un linfonodo addominale rivelano un quadro<br />

istologico di tipo tubercolare. Si inizia una terapia antitubercolare standard, si modifica la<br />

terapia ARV nell‟associazione fissa Atripla, e per il persistere della febbre si aggiunge<br />

prednisone 50 mg/die. L‟esame colturale rivela un micobatterio TB complex pan-sensibile.<br />

Il paziente viene dimesso con diagnosi di TBC disseminata in AIDS.<br />

Risultati: Il 20 aprile il paziente torna per il persistere di febbre elevata intermittente. La<br />

risposta alla ARV è ottimale, con VL 199 copie/ml e CD4 22,8 %. Il quadro Ecografico e la<br />

TAC HR mostrano la comparsa nel parenchima epatico, renale, osseo e splenico di<br />

numerosissime lesioni focali diffuse, linfonodi addominali parzialmente confluenti con<br />

aspetti sospetti per colliquazione, ed una trombosi parziale della vena mesenterica<br />

superiore. La biopsia epatica rivela una epatite granulomatosa di tipo tubercolare.<br />

Conclusione: Il paziente viene dimesso con diagnosi di IRIS in TBC disseminata ed<br />

AIDS, terapia ARV ed antitubercolare invariate, terapia cortisonica aumentata a 75 mg/die<br />

e terapia anticoagulante con eparina LW.<br />

* Corresponding author


332<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 286<br />

- ANALISI CLINICO-MOLECOLARE DELLA DISTRIBUZIONE DELLE FAMIGLIE<br />

GENOTIPICHE DEGLI ISOLATI CLINICI DI MYCOBACTERIUM TUBERCULOSIS<br />

<strong>NELLA</strong> POPOLAZIONE IMMIGRATA ED AUTOCTONA DELL’AREA<br />

METROPOLITANA DI MILANO (1996-2009) -<br />

Zanini F.* [1] , Carugati M. [1] , Schiroli C. [1] , Giuliani M. [1] , Lombardi A. [2] , Codecasa L. [3] , Gori A. [4] , Franzetti F. [1]<br />

- [1] Clinica di Malattie Infettive, A.O. – Polo Universitario “L. Sacco” ~ Milano - [2] Laboratorio di Microbiologia, A.O. – Polo<br />

Universitario “L. Sacco” ~ Milano - [3] Istituto “Villa Marelli”, Centro di riferimento per la tubercolosi in Lombardia ~ Milano -<br />

[4] Clinica di Malattie Infettive, A.O. “S. Gerardo” ~ Monza<br />

TUBERCOLOSI<br />

Premessa: I lineage di M. tuberculosis hanno una distribuzione geografica nota. I flussi<br />

migratori possono variarne la rappresentatività in una specifica area. Si ipotizza una<br />

relazione tra caratteristiche della tubercolosi (TB) e genotipo.<br />

Obiettivo: Descrivere la distribuzione dei lineage nell‟area milanese valutando il ruolo<br />

degli immigrati, analizzare la relazione tra genotipi e caratteristiche della TB. Sono stati<br />

inclusi gli episodi di TB con coltura positiva (1994-2009). Il genotipo degli isolati tipizzati<br />

con Spoligotyping è stato definito con database SPOLDB4. E‟ stata condotta un‟analisi<br />

univariata per valutare differenze nelle caratteristiche della TB rispetto ai lineage<br />

prevalenti.<br />

Risultati: I casi di TB sono 4356, di cui il 40% (1755) negli immigrati. 1662 ceppi sono<br />

stati tipizzati. Il tasso di appartenenza a cluster è simile tra immigrati (52,4%) e italiani<br />

(53,5%). 903/1662 ceppi appartengono a un lineage noto (54,3%). I genotipi prevalenti<br />

(78,8%) sono T (31,2%), H (22,0%), LAM (15,4%) e Beijing (10,1%). I rimanenti isolati<br />

sono distribuiti tra le famiglie U, S, EAI, CAS, X, AFRI. H, LAM sono egual distribuiti tra<br />

italiani e stranieri, a differenza di Beijing (84,6%), EAI (83,8%), CAS (95,7%) ed AFRI<br />

(87,5%) nettamente prevalenti negli immigrati, mentre T (67,1%), S (88,9%) e U (67,3%)<br />

dominano nella popolazione autoctona. La famiglia Beijing predomina in pazienti<br />

provenienti da Asia (47,0%), ex-URSS (66,7%) e sub-continente indiano (36,0%) con una<br />

crescita costante nel tempo nell‟intera popolazione. Rispetto al genotipo, emerge una<br />

differenza significativa (Tab.1) nella proporzione di casi per età (p


333<br />

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334<br />

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