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crificati nella lotta contro <strong>il</strong> fascismo.<br />

Appena insediato, Parri si rivolse<br />

agli italiani attraverso un radiomessaggio:<br />

«Voi papà e mamme<br />

d’Italia, alle prese con lo spinosissimo<br />

problema giornaliero<br />

del pranzo e della cena, vedete<br />

in prima linea le necessità materiali.<br />

Lasciate che io metta in<br />

prima linea <strong>il</strong> lato morale. Non<br />

è questo <strong>il</strong> momento per insistervi,<br />

ma è la premessa di tutto,<br />

la premessa di ogni resurrezione.<br />

Abbiamo bisogno di una<br />

lunga e tenace opera di educazione<br />

civ<strong>il</strong>e che ci liberi da un<br />

triste passato e da antiche eredità,<br />

che dia agli italiani <strong>il</strong> senso<br />

della serietà morale. Al governo<br />

spetta di dare l’esempio: esempio<br />

di onestà, di giustizia, di tolleranza».<br />

E quello offerto da Parri,<br />

nei pochi mesi trascorsi al Viminale,<br />

fu un fulgido esempio.<br />

Lo scrupolo e la diffidenza verso<br />

la burocrazia ministeriale, che<br />

si era mostrata subito astiosa nei<br />

confronti di questo “professorino”<br />

calato dal Nord, lo inducevano<br />

a verificare di persona tutte<br />

le pratiche. Unici momenti di<br />

distrazione e di conforto erano<br />

le visite di qualche delegazione<br />

partigiana, con cui si lasciava andare<br />

ad amari sfoghi.<br />

Col passare del tempo egli vide<br />

crescere intorno a sé una certa<br />

freddezza in quegli stessi ambienti<br />

politici che lo avevano voluto<br />

alla guida del governo. Anche<br />

a sinistra c’era chi lo considerava<br />

un brav’uomo, di grande<br />

rigore morale, ma ingenuo in politica<br />

e indeciso nell’azione di<br />

governo. Al<br />

contrario Parri<br />

dimostrò di<br />

possedere una<br />

profonda conoscenza<br />

dei<br />

fatti economici<br />

e di sapersi muovere nelle complesse<br />

questioni di b<strong>il</strong>ancio e di<br />

politica industriale. Assunse decisioni<br />

coraggiose, come quella<br />

di affidare a Enrico Mattei la rinascita<br />

dell’Agip, quando tutti<br />

ne reclamavano lo smantellamento.<br />

Confermò la scala mob<strong>il</strong>e,<br />

decise <strong>il</strong> blocco dei licenziamenti<br />

e aveva in animo di varare<br />

provvedimenti rivoluzionari<br />

quali <strong>il</strong> cambio della moneta,<br />

l’imposta straordinaria sul patrimonio,<br />

l’avocazione dei profitti<br />

di guerra, di regime e di speculazione,<br />

una decisa e rigorosa<br />

epurazione dei personaggi più<br />

compromessi col fascismo. Misure<br />

che allarmarono gli ambienti<br />

economici e le destre e concorsero<br />

a determinare la caduta del<br />

governo <strong>il</strong> 24 novembre 1945.<br />

In una memorab<strong>il</strong>e pagina<br />

de L’orologio, Carlo Levi ha descritto<br />

<strong>il</strong> clima che si respirava<br />

nel palazzo un minuto dopo l’annuncio<br />

delle dimissioni di Parri:<br />

«Avevano le facce distese di<br />

chi si è tolto un gran peso dal<br />

cuore: essi sentivano che era l’ultimo<br />

giorno nel quale degli sconosciuti<br />

senza titolo, con facce<br />

e vestiti che parevano di un’altra<br />

razza, penetravano in quella<br />

loro casa; che essa non sarebbe<br />

stata più profanata; che quel palazzo,<br />

che aveva resistito im-<br />

perturbab<strong>il</strong>e a tante bufere, sarebbe<br />

finalmente tornato in loro<br />

possesso. Non avrebbero più dovuto<br />

trepidare al pensiero di folli<br />

riforme, di insensati cambiamenti,<br />

di crudeli epurazioni, di<br />

ridicole pretese di<br />

efficienza... Di questi<br />

invasori non se<br />

ne sarebbe parlato<br />

più».<br />

Con l’uscita di scena<br />

di Parri – immortalato<br />

da Levi<br />

come «un crisantemo<br />

sopra un<br />

letamaio» – si spegnevano<br />

tante speranze<br />

in un’Italia<br />

migliore, ma pochi,<br />

anche a sinistra,<br />

si resero con-<br />

Ferruccio Parri.<br />

con Lorenzo Da<br />

Bove, F<strong>il</strong>ippo Turati,<br />

Carlo Rosselli,<br />

Sandro Pertini a<br />

Calvi (1926).<br />

«Se ci fu un<br />

presidente del<br />

Consiglio italiano<br />

che meritò la<br />

qualifica di<br />

galantuomo, di<br />

politico onesto e<br />

probo – riconobbe<br />

Indro Montanelli –<br />

quello fu Ferruccio<br />

Parri»<br />

to di cosa rappresentasse realmente<br />

quel passaggio: era <strong>il</strong> no<br />

a uno Stato rinnovato e moderno,<br />

fondato su legalità, competenza,<br />

moralità e austerità ed era<br />

<strong>il</strong> perpetuarsi degli antichi vizi<br />

nazionali, primo fra tutti <strong>il</strong> gattopardismo,<br />

con <strong>il</strong> rifiuto di fare<br />

i conti fino in fondo con le responsab<strong>il</strong>ità<br />

individuali e collettive.<br />

Parri morì povero, in una<br />

stanza dell’ospedale m<strong>il</strong>itare di<br />

Roma, l’8 dicembre 1981.<br />

LIBERETÀ Dicembre 2011 47

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