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Luigi Narni Mancinelli Scene del mostro Immaginario ... - ImageShack

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<strong>Luigi</strong> <strong>Narni</strong> <strong>Mancinelli</strong><br />

<strong>Scene</strong> <strong>del</strong> <strong>mostro</strong><br />

<strong>Immaginario</strong>, politica e mostruosità<br />

Per favorire la libera circolazione <strong>del</strong>la cultura, è consentita la riproduzione di questo testo, parziale<br />

o totale, a uso personale dei lettori purché non a scopo commerciale.


Indice<br />

Capitolo primo. L'apparizione <strong>del</strong> <strong>mostro</strong><br />

a)Che cos'è un <strong>mostro</strong>?<br />

b)La Teratologia<br />

c)Mostri a confronto<br />

d)La posta in gioco<br />

Capitolo secondo. Teratologia politica<br />

a)Il <strong>mostro</strong> e il Re<br />

b)Il <strong>mostro</strong> e lo Stato<br />

c)Il <strong>mostro</strong> e la Moltitudine<br />

d)Il <strong>mostro</strong> e Dio<br />

e)Il diavolo<br />

Capitolo terzo. Il <strong>mostro</strong>, la merce e il socialismo<br />

a)Mostri <strong>del</strong> socialismo<br />

b)Mostri contro merce<br />

c)Divenire <strong>mostro</strong>


“Destandosi da un mattino di sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò tramutato, nel letto, in un<br />

enorme insetto. Se ne stava disteso sulla schiena, dura come una corazza, e per poco che alzasse la<br />

testa poteva vedersi il ventre abbrunito e convesso, solcato da nervature arcuate sul quale si<br />

reggeva a stento la coperta, ormai prossima a scivolare completamente a terra. Sotto i suoi occhi<br />

annaspavano impotenti le sue molte zampette, di una sottigliezza desolante se raffrontate alla sua<br />

corporatura abituale”<br />

F.Kafka, La Metamorfosi, Bur, Milano, 2000, pag. 51.


Capitolo primo. L'apparizione <strong>del</strong> <strong>mostro</strong><br />

a) Che cos'è un <strong>mostro</strong>?<br />

Il passato e il presente <strong>del</strong>la storia sociale degli uomini sono popolati da mostri. Nella vita, nell'arte,<br />

nella letteratura e nella varie scienze che hanno costruito nei secoli nell'osservazione e nello studio<br />

<strong>del</strong>la realtà che li circonda, gli uomini hanno spesso incontrato nel loro cammino <strong>del</strong>le strane<br />

creature non immediatamente classificabili in categorie già preordinate come quella <strong>del</strong>la stessa<br />

specie umana o in quella animale o vegetale. Il termine latino monstrum deriva dal verbo monere e<br />

cioè avvisare, ammonire : il monstrum è un ammonimento, un'apparizione o un prodigio per gli<br />

uomini. Una figura abnorme, portatrice di qualità ibride tra le varie specie, metà uomo e metà bestia<br />

come il minotauro greco, il centauro o l'uomo ragno, oppure più specie incrociate come l'unicorno,<br />

il cavallo alato o il lupo mannaro. Tutte figure che hanno popolato la riflessione umana per millenni,<br />

influenzando non solo l'arte e la letteratura, ma anche lo stesso sviluppo <strong>del</strong>la vita sociale, storica e<br />

dunque politica degli uomini. Per prima cosa risalta questa qualità di ibridazione tra specie, ma il<br />

<strong>mostro</strong>, questa creatura che si discosta dalla normazione regolata e regolabile fatta dagli umani,<br />

ripone nella capacità di eccedere in caratteristiche peculiari la sua quintessenza. Il <strong>mostro</strong> eccede in<br />

quantità o qualità determinate caratteristiche proprie di uomini o animali, tanto che si ritiene questa<br />

eccedenza un surplus così irrimediabilmente irrecuperabile da essere catalogato esclusivamente in<br />

qualche dimensione nuova, che osserviamo all'inizio nella sua manifestazione di prodigio, di<br />

portento che lascia sgomenti ed attoniti : “Il <strong>mostro</strong>, dal Medioevo fino al XVIII secolo, di cui<br />

adesso ci occupiamo, è essenzialmente il misto. E' il misto di due regni, <strong>del</strong> regno animale e <strong>del</strong><br />

regno umano : l'uomo con la testa di bue è un <strong>mostro</strong>, l'uomo dai piedi di uccello è un <strong>mostro</strong>. E' il<br />

misto di due specie : il maiale che ha una testa di pecora è un <strong>mostro</strong>. E' il misto di due individui :<br />

colui che ha due teste e un corpo è un <strong>mostro</strong>, colui che ha due corpi e una testa è un <strong>mostro</strong>. E' il<br />

misto di due sessi : colui che è contemporaneamente uomo e donna è un <strong>mostro</strong>. E' un misto di vita<br />

e di morte : il feto che viene alla luce con una morfologia che non gli consente di vivere, ma riesce<br />

tuttavia a sussistere per qualche minuto o qualche giorno, è un <strong>mostro</strong>. E', infine, un misto di<br />

forme : colui che, come un serpente, non ha né braccia, né gambe è un <strong>mostro</strong>. Trasgressione, per<br />

conseguenza, dei limiti naturali, trasgressione <strong>del</strong>le classificazioni, trasgressione <strong>del</strong>la legge come<br />

quadro di riferimento : è proprio di questo che si parla nella mostruosità. Ma non penso che sia<br />

solamente ciò che costituisce il <strong>mostro</strong>. Non è l'infrazione alla legge naturale -per il pensiero <strong>del</strong><br />

Medioevo e senza ombra di dubbio anche per il pensiero <strong>del</strong> XVII e XVIII secolo- a costituire la<br />

mostruosità. Perchè vi sia mostruosità, occorre che la trasgressione <strong>del</strong> limite naturale, la<br />

trasgressione <strong>del</strong> quadro <strong>del</strong>la legge sia tale da riferirsi a (o per lo meno da mettere in causa)


un'interdizione <strong>del</strong>la legge civile, religiosa o divina”[1]. Il <strong>mostro</strong> eccede nella misura, può essere<br />

un minuscolo lillipuziano o il gigantesco Gulliver o l'enorme scimmia King Kong appeso sul<br />

grattacielo americano, ma anche manifestarsi nell'eccedenza di poter superare determinate leggi<br />

fisiche ritenute insormontabili come con l'immortalità, la telepatia, la bilocazione, l'invisibilità. Di<br />

fronte a questo costitutivo campionario di eccedenze e di abnormità e di ibridazioni gli uomini si<br />

sono sempre rapportati con un pari eccesso di pensieri e di stesse creazioni. L'uomo è stato attonito<br />

scopritore <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> e suo attento e scrupoloso studioso ma anche suo creatore. Nell'ibridazione di<br />

più specie o di esseri con componenti <strong>del</strong>la tecnica fino ai cyborg ed ai robot opera esclusiva <strong>del</strong>la<br />

tecnologia, fino alla creatura <strong>del</strong> Dr. Frankenstein l'uomo e il <strong>mostro</strong> hanno stretto una particolare<br />

alleanza. E questi mostri sono spesso usciti dalle pagine dei libri o dalle pellicole cinematografiche<br />

o dai dipinti nelle chiese e sono diventati oggetto di culto, di timore, di speranza e di riscatto per gli<br />

uomini. Mostri buoni e mostri cattivi, mostri liberatori o tiranni. Mostri immaginari ma anche,<br />

questo è un altro punto decisivo <strong>del</strong>la questione, mostri realmente esistenti. E se non esistenti nella<br />

realtà fisica immediatamente riscontrabile, perlomeno esistenti per l'effetto prodotto da essi nella<br />

costituzione essa stessa ibrida <strong>del</strong>la vita umana nella commistione <strong>del</strong> pensiero e <strong>del</strong>l'osservazione<br />

<strong>del</strong>la realtà, nel prodotto immediato tra fiction, discorsi e narrazione e sue risultanze storico<br />

pratiche. E dunque in questa fiction che è la storia <strong>del</strong>le filosofie e <strong>del</strong>le politiche degli uomini pare<br />

quantomeno singolare che non ci sia una rilevante attenzione da parte degli studiosi riguardo i<br />

rapporti intercorsi tra il <strong>mostro</strong> e la politica ampiamente intesa. Se esistono e sono in pieno sviluppo<br />

filosofia politica, scienza politica, biologia politica, teologia politica e così via, nondimeno<br />

potremmo parlare <strong>del</strong>l'esistenza di una “teratologia politica” degna se non di un precipuo statuto<br />

costituente come scienza accademica quantomeno di una preliminare riflessione anche in abbozzo<br />

di lineamenti, disegni, immagini e ragionamenti. Ma se abbiamo cominciato a parlare di cosa sia (o<br />

di chi sia) il <strong>mostro</strong>, può essere utile fare un breve cenno sulla natura <strong>del</strong>la scienza dei mostri,<br />

appunto la Teratologia.<br />

b) La Teratologia<br />

Al principio <strong>del</strong> secolo XIX in Francia, sulla scia <strong>del</strong>le scienze naturalistiche ad opera di studiosi<br />

<strong>del</strong>la materia nasce questa scienza particolare legata allo studio di gravi ed abnormi devianze,<br />

scienza <strong>del</strong>le mostruosità, scienza <strong>del</strong> <strong>mostro</strong>, teratologia, <strong>del</strong> teratòs, <strong>del</strong> <strong>mostro</strong>. Il primo autore a<br />

cimentarsi in un compiuto Trattato di Teratologia è appunto il naturalista francese Etienne Geoffroy<br />

Sant Hilaire nel 1836. Sant-Hilaire studia e cataloga tutte le anomali complesse, congenite, gravi e<br />

molto complesse organicamente degli esseri viventi. Egli distingue “le anomali semplici o<br />

emeteriche, che vanno dalle semplici varietà ai vizi di conformazione (più pregiudicanti l'esercizio<br />

<strong>del</strong>le funzioni : imperforazione <strong>del</strong> retto, <strong>del</strong>la vulva, ecc.); le eterotasse, una categoria che permette<br />

di risolvere il problema classico nel XVIII secolo <strong>del</strong>l'inversione <strong>del</strong>le viscere o situs inversus.<br />

Nonostante una profonda trasformazione, se si considera il numero di organi spostati, le consegueze<br />

sulla salute <strong>del</strong>l'individuo sono nulle. Questa anomalia è quantitativamente importante dal punto di<br />

vista anatomico, ma non è visibile all'esterno, e non pregiudica l'esercizio <strong>del</strong>le funzioni. Bisogna<br />

dunque escluderla dallo studio <strong>del</strong>la mostruosità; Gli ermafroditismi, che colpiscono lo sguardo per<br />

la confusione tra i sessi che inducono, ma non comportano conseguenze vitali importanti per<br />

l'individuo che lo presenta (le conseguenze non toccano che la capacità riproduttiva)”[2]. Ma queste<br />

anomalie così gravi, queste mostruosità che appaiono all'esterno sono nocive agli “individui” che le<br />

presentano, a cosa portano e dove conducono questo “individuo” che ne è informato? Dove<br />

possiamo classificare il <strong>mostro</strong> che espone queste qualità, tra gli esseri umani degenerati e devianti<br />

una normazione anatomica oppure in una nuova specie? “A questa questione capitale (il <strong>mostro</strong> è un<br />

essere umano?), Etienne Geoffroy Sant-Hilaire risponde con un no categorico. No, non si deve<br />

confondere l'origine di un essere con la sua propria essenza. No, l'umanità non gli viene<br />

necessariamente per fatto d'essere nato da una donna. Tanto sul piano pratico che sul piano<br />

speculativo, bisogna guardarsi dal consideralo come un essere umano”[3]. Questa considerazione


fondamentale può apparire scandalosa e anacronistica agli occhi di una contemporanea scienza<br />

antropologica, eppure in Europa, dopo il secolo dei lumi nel pieno <strong>del</strong>lo sviluppo <strong>del</strong> positivismo<br />

scientifico e <strong>del</strong> razionalismo ci troviamo di fornte ad uno studio naturalistico che vuole imporre la<br />

presenza <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> nello stesso studio scientefico e conferirgli una piena legittimità ed uno statuto<br />

autonomo. Il <strong>mostro</strong> non è un uomo deforme da studiare o da curare eventualmente, l'individuo che<br />

presenta gravi anomalie anatomiche qualitativamente e quantitativamente eccedenti la norma può<br />

essere considerato un'essere a sé stante che apre lo sviluppo di qualcosa di nuovo, forse una nuova<br />

specie oppure un unicum non ripetibile che può paragonarsi ad altre anomalie gravi di diversa<br />

portata. Questo irrompere <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> nella scena scientifica non potrà che avere <strong>del</strong>le conseguenze<br />

importanti nel futuro, anche quando questa enorme eresia verrà successivamente reintegrata in una<br />

più sobria considerazione <strong>del</strong>le anatomie devianti degli esseri umani. Pensiamo all'opera di un<br />

Cesare Lombroso che individuerà nella categoria dei 'mattoidi' una classe di primitivi più prossimi<br />

ai primati infraumani che all'homo sapiens, una classe di uomini fisicamente determinati da<br />

particolari tratti somatici comuni rispecchianti l'appartenenza ad una soglia indefinita tra il genio e<br />

la follia, caratteristiche mostruose poi definite nella figura <strong>del</strong> <strong>del</strong>inquente congenito, elemento<br />

pericoloso per lo sviluppo <strong>del</strong>la società da cui la stessa avrebbe dovuto difendersi<br />

conseguentemente con la pena di morte in alcuni casi. Se il <strong>mostro</strong> ottocentesco di Sant-Hilaire<br />

veniva studiato e dissezionato con l'immagine degli arti scomposti e messi nei barattoli di formalina<br />

nello studio <strong>del</strong>lo scienziato, il <strong>del</strong>inquente mattoide di Lombroso verrà schedato, fotografato ad uso<br />

dei dossier <strong>del</strong>la polizia per combattere la sua possibile infezione sul resto <strong>del</strong>la società. Il <strong>mostro</strong><br />

perdeva la sua innocua autonomia statutaria ma, rientrando nella specie umana faceva molta più<br />

paura in questa rinnovata promiscuità e comunanza con la specie, di cui mostrava i possibili tratti<br />

più terribili. La forma di ibrido veniva quindi ricondotta alla sua essenza di uno scarto interno<br />

all'umanità, alla deformazione in sé e non più nella coscienza di un'alterità assoluta ed irriducibile<br />

all'umano. Il razionalismo ha dovuto confrontarsi con il <strong>mostro</strong> sin dall'inizio, sin dalla chiusura di<br />

un'epoca maggiormente aperta al magico, al soprannaturale ed all'aspetto religioso o fantastico. Con<br />

il razionalismo, però, i mostri non sono scomparsi, si è solo aperta la discussione sul dove<br />

collocarli, se nell'ambito <strong>del</strong>la scienza o in quello <strong>del</strong>l'irrealtà, si è contaminato il campo <strong>del</strong>l'umano<br />

che costantemente muta con il progredire <strong>del</strong>l'evoluzione e con le nuove scoperte teconologiche.<br />

Anche secondo il fondamentale studio di Michel Foucault sull'archeologia <strong>del</strong>le anormalità vi è<br />

questo passaggio storico dalle forme di mostruosità catalogate nella loro configurazione ibrida a<br />

quelle degli anormali <strong>del</strong> periodo disciplinare ottocentesco. Il <strong>mostro</strong> umano, l'individuo da<br />

correggere ed il bambino masturbatore, sono i precursori <strong>del</strong>l'anormale, <strong>del</strong> protagonista di quella<br />

anomala effrazione <strong>del</strong>la norma che la società dovrà contenere. Sempre seguendo l'importante<br />

lezione di Foucault <strong>del</strong> 1975 la nascita <strong>del</strong>la Teratologia viene anticipata ad alcuni decenni prima<br />

<strong>del</strong> trattato di Saint Hilaire : “Tutti questi argomenti di teratologia giuridica sono sviluppati in un<br />

libro molto interessante e che mi sembra di primaria importanza per comprendere l'origine e lo<br />

sviluppo <strong>del</strong> problema giuridico-naturale, giuridico-medico <strong>del</strong> <strong>mostro</strong>. Si tratta <strong>del</strong> libro di un prete<br />

che che si chiamava Cangiamila che nel 1745 ha pubblicato un testo intitolato Trattato di<br />

embriologia sacra, in cui troviamo la teoria giuridico-naturale, giuridico biologica <strong>del</strong> <strong>mostro</strong>. Il<br />

<strong>mostro</strong>, dunque, nel XVIII secolo, appare ed entra in azione al punto di congiunzione <strong>del</strong>la natura e<br />

<strong>del</strong> diritto. Esso porta con sé la trasgressione naturale, la mescolanza <strong>del</strong>le specie, la confusione dei<br />

limiti e dei caratteri. Ma è <strong>mostro</strong> solo perché è anche un labirinto giuridico, una violazione e un<br />

impiccio <strong>del</strong>la legge, una trasgressione e una indecidibilità al livello <strong>del</strong> diritto. Il <strong>mostro</strong>, insomma<br />

è, nel XVIII secolo, un complesso giuridico-naturale”[4].<br />

c) Mostri a confronto<br />

L'immagine principale <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> rimane quella di una abnormità deviante e i passaggi tra sfera<br />

<strong>del</strong>la anatomia a quelli <strong>del</strong>la morale, <strong>del</strong> peccato e <strong>del</strong>la struttura e conservazione di un dato ordine<br />

sociale si sono fatti sempre più frequenti : “Il discorso morale non ha mai esitato a estendere il


paradigma <strong>del</strong>l'abnormità deforme ai fenomeni <strong>del</strong>la soggettività, introducendovi gli elementi <strong>del</strong>la<br />

colpa, <strong>del</strong> peccato, <strong>del</strong> disordine. Deforme, mostruosa, è allora ogni aggressione (ma spesso anche<br />

ogni remota, esotica alternativa etnologica) alla forma <strong>del</strong>la società e alle forme sociali particolari<br />

in cui questa si articola. Se infatti le leggi naturali <strong>del</strong>la società e <strong>del</strong>l'economia si presentano come<br />

leggi divine o naturali, contronatura, e dunque mostruoso è ogni tentativo di sovvertirle, se non<br />

semplicemente di contraddirne la legittimità. La sovversione è dunque, in primo luogo, deformità,<br />

devianza dalla forma” [5].<br />

Frutto <strong>del</strong>la fantasia <strong>del</strong>la scrittrice inglese Mary Shelley, nel 1818 appare per la prima volta nel<br />

romanzo Frankenstein o il moderno Prometeo l'inquietante <strong>mostro</strong> chiamato nel libro “la creatura”,<br />

che verrà poi assimilata nel nome a quella <strong>del</strong> suo creatore per divenire nota come il <strong>mostro</strong> di<br />

Frankenstein. Siamo nel pieno <strong>del</strong>la rivoluzione industriale in Inghilterra, durante l'esplosiva nascita<br />

<strong>del</strong> proletariato legato alla fabbrica manufatturiera, all'aumento demografico ed al trasferimento<br />

massiccio di operai dalle campagne alle città a ridosso <strong>del</strong>le fabbriche. I conservatori inglesi, sulla<br />

scia <strong>del</strong> Burke e dei reazionari ostili alla rivoluzione francese, identificheranno la figura <strong>del</strong> <strong>mostro</strong><br />

creato dallo scienziato tedesco nel romanzo <strong>del</strong>la Shelley come la migliore prefigurazione sia dei<br />

rischi insiti nell'ateismo e nella manipolazione <strong>del</strong>la materia umana, in un prometeismo biologico<br />

appena nascente, sia nella grandissima paura che facevano già a quell'epoca le grandi masse<br />

proletarie affacciatisi sulla scena sociale ed invocate dal bisogno dei padroni <strong>del</strong> vapore di<br />

aumentare i loro profitti, quindi frutto anch'esse di una creazione sociale e storica fondata<br />

sull'estrazione programmata di plusvalore. Anche una lettura femminista come quella <strong>del</strong>la filosofa<br />

Braidotti ha portato a leggere nel romanzo una dimensione di genere legata all'immagine negativa<br />

di sé e la paura <strong>del</strong>le donne nel guardarsi allo specchio di una realtà deformata dalla prigione<br />

logocentrica e patriarcale <strong>del</strong>la nostra società in cui esse sono rinchiuse : “Il genere gotico può<br />

essere letto come la proiezione femminile di un senso interiore di inadeguatezza. Gilbert e Gubar<br />

(1979) hanno sostenuto che nella letteratura inglese le donne hanno spesso descritto se stesse come<br />

esseri disgustosi e degradati. Da questo punto di vista, il <strong>mostro</strong> svolge innanzitutto una funzione<br />

speculare, giocando di conseguenza un ruolo di primo piano nella definizione <strong>del</strong>l'identità <strong>del</strong> sé<br />

femminile. Frankenstein -prodotto dalla figlia di una storica femminista- è anche il ritratto di una<br />

profonda mancanza di fiducia in se stessa e ancora più profondo senso di essere fuori posto. Non<br />

solo Mary Shelley prende le parti <strong>del</strong>la creatura mostruosa, accusando il suo creatore di sottrarsi alle<br />

sue responsabilità, ma presenta anche Frankenstein come il suo abietto doppio corporeo, il che le<br />

consente di esprimere il disgusto per se stessa con lancinante lucidità”[6]. Il <strong>mostro</strong> di Frankenstain<br />

uscirà ben presto dalle pagine <strong>del</strong> romanzo <strong>del</strong>la Shelley per essere stampato nei pamphlet di segno<br />

conservatore come severo monito nei confronti di un positivismo esasperato, richiamato fin nel<br />

titolo <strong>del</strong> Nuovo Prometeo possibile, di questa sfida eccessiva che la ragione umana fa nei confronti<br />

<strong>del</strong>la natura e che poi gli si ritorce subito contro, vedi i numerosi omicidi che la 'creatura' <strong>del</strong> dottor<br />

Frenkenstein compie nel romanzo per cercare di vendicarsi <strong>del</strong> suo stesso creatore. Mostro <strong>del</strong><br />

“superamento” dei limiti <strong>del</strong>la natura, <strong>mostro</strong> <strong>del</strong> superamento grazie alle nuove scoperte<br />

scientifiche, vedi anche il nascente “galvanismo” <strong>del</strong>l'uso <strong>del</strong>l'elettricità negli arti direttamente sul<br />

corpo umano. Ma anche <strong>mostro</strong>, visto per lo più in chiave negativa anche in questo caso, <strong>del</strong><br />

superamento <strong>del</strong>le barriere sociali e <strong>del</strong> vecchio ordine prestabilito, <strong>del</strong>la produzione organizzata<br />

secondo vecchi limiti ora invece abbattuti e sovrastati dalle invasioni barbariche di un proletariato<br />

mostruoso. Di questi due aspetti <strong>del</strong> superamento soprattutto il primo, quello <strong>del</strong> prometeismo<br />

tecologico, è stato poi ampiamente sfruttato nelle successive moderne rivisitazioni <strong>del</strong> mito di<br />

Frankenstein, dai romanzi alle diverse ed importanti edizioni cinematografiche, fino al capolavoro<br />

comico di Mel Brooks <strong>del</strong> 1974 con Gene Wilder nei panni <strong>del</strong>lo scienziato che esclama di fronte<br />

alla riuscita dei suoi esperimenti il celebre “Si...può...fare!”. Sul versante opposto di questo<br />

imprevedibile surplus genetico e di questa escrescenza deviante dalla norma, peraltro costruira<br />

razionalmente a tavolino, lo stesso orizzonte politico che guardava inorridendo preoccupata la<br />

possibile generazione di nuovi mostri si è anche spesa per la creazione di mostri a proprio uso e<br />

consumo, di mostri “funzionali”, mostri <strong>del</strong>l'adattamento all'esistente. Mostri <strong>del</strong>la produzione<br />

fordista, figure mitologiche di operai devoti al proprio sfruttamento in metamorfosi nella catena di


montaggio, mostri soldato diventati tutt'uno con le protesi militari ad essi applicate, da Rambo in<br />

poi, mostri sportivi gonfi di steroidi anabolizzanti che hanno sublimato il dogma <strong>del</strong>la competizione<br />

trascendendo ogni remora estetica e fiananche ogni finalità di conquista sportiva per diventare un<br />

tutt'uno con la propria esibita trasformazione in fenomeni da esibizione spettacolare. Il <strong>mostro</strong><br />

<strong>del</strong>l'adattamento si muove nella sottile linea di confine tra il rispetto <strong>del</strong> limite imposto dal contesto<br />

sociale normativo e il suo possibile superamento in termini di eccessivo e patologico rispetto <strong>del</strong>la<br />

norma stessa. Determinati a selezionare la presunta identità razziale “ariana” sterminando con<br />

scientifica violenza ogni eventuale “degenerazione” dal mo<strong>del</strong>lo presupposto, i nazisti si persero<br />

durante la loro breve ma intensa esperienza storica di potere nel terzo Reich in una incredibile<br />

quanto significativa e complessa serie di tentativi “eugenetici” volti a intervenire sulla natura umana<br />

per isolarne e scongiurare la perpetuazione di suoi elementi supposti devianti. La pratica degli<br />

esperimenti operati dai medici nazisti nei campi di concentramento si è risolta fondamentalmente in<br />

un clamoroso e tragico museo degli orrori : ricerche sulla cura ormonale <strong>del</strong>l'omosessualità,<br />

castrazioni e sterilizzazioni, esperimenti di congelamento e chi più ne ha più ne metta. Il desiderio<br />

di intervenire sulle possibili deviazioni dal mo<strong>del</strong>lo di razza pura e di evitare di confrontarsi con gli<br />

aspetti non convenzionali <strong>del</strong>la natura umana ha prodotto da un lato una lotta senza quartiere contro<br />

il fantasma <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> <strong>del</strong> superamento, dall'altro lato si è rispecchiata nella volontà di creare il<br />

calco di un <strong>mostro</strong> funzionale, di un soldato perfetto e fe<strong>del</strong>e alla religione totalitaria <strong>del</strong> Reich<br />

nazista. Il sogno di un'omologazione forzata che avrebbe dovuto generare mostri, proprio come il<br />

sonno <strong>del</strong>la ragione paventato da Goya. Se nella letteratura inglese <strong>del</strong> primo ottocento abbiamo<br />

visto nascere l'ipotesi dei mostri <strong>del</strong> superamento, con il secolo successivo compaiono anche i primi<br />

esempi dei mostri <strong>del</strong>l'adattamento. Ad esempio la fortunata opera di Franz Kafka ci presenta<br />

numerose specie di queste possibili evoluzioni e ibridazioni <strong>del</strong>l'umano in forma mostruosa ed<br />

animale. Anche nel suo racconto più famoso, Le metamorfosi, lo spaventoso insetto nel quale si<br />

trasforma lo sfortunato commesso viaggiatore rappresenta l'allegoria di un uomo comune ridotto in<br />

forme mostruose dalla necessità, e forse dall'impossibilità, di un adattamento alle istituzioni forti<br />

<strong>del</strong>la società europea <strong>del</strong> novecento, ossia la famiglia patriarcale, la produzione fordista e la<br />

macchina burocratica statale. Percepito dagli altri come un disgustoso insetto, oggetto <strong>del</strong>la<br />

repulsione <strong>del</strong>la maggioranza o <strong>del</strong>l'amorevole pietà di pochi, lo sfortunato uomo comune non potrà<br />

che venire schiacciato e messo da parte con la ramazza <strong>del</strong>la domestica.<br />

d) La posta in gioco<br />

Da un lato la creatura <strong>del</strong> dottor Frankenstein e dall'altro il disgustoso insetto <strong>del</strong>le Metamorfosi di<br />

Kafka, dunque, da un lato la specie dei mostri <strong>del</strong> superamento e dall'altra quella dei mostri<br />

<strong>del</strong>l'adattamento? In realtà le cose sono più sfumate e nell'immaginario mostruoso e nella<br />

teratologia le figure <strong>del</strong>la mostruosità richiamano spesso, (come non potrebbe essere altrimenti?)<br />

differenti visioni e ibridazioni <strong>del</strong>la natura e <strong>del</strong>la sua evoluzione e contaminazione. In particolare<br />

siamo forse di fronte ad una sfida aperta in cui i differenti immaginari a confronto sono connessi ad<br />

una scommessa su di una posta in gioco davvero radicale, ovvero la possibilità nella nostra società<br />

dominata dallo sfruttamento capitalistico di poter modificare la materia vivente, i saperi e le<br />

possibilità di accumulazione sottratte all'umano e di portare dalla propria parte il <strong>mostro</strong>. Fantasmi e<br />

mostri <strong>del</strong> capitale e mostri <strong>del</strong>l'accumulazione contro mostri <strong>del</strong>la sottrazione a questo dominio :<br />

“Il <strong>mostro</strong>, inteso tanto come variante spontanea ma ancora ignota <strong>del</strong>l'ordine naturale conosciuto,<br />

quanto come mutazione <strong>del</strong> vivente artificialmente indotta, è così diventato merce e, probabilmente,<br />

la merce più preziosa. La posta <strong>del</strong>la metamorfosi, <strong>del</strong> potere di dar forma e di deformare, è<br />

talmente decisiva che il capitale vi si è impegnato con tutta la sua mostruosa potenza. A<br />

fronteggiarlo si dispongono commoventi commissioni bioetiche e catechismi <strong>del</strong>la peggior specie,<br />

che vaneggiano sui diritti <strong>del</strong>l'embrione e si apprestano a braccare immaginari mads doctors,<br />

presumibilmente accecati dal mito <strong>del</strong>l'autonomia <strong>del</strong>la scienza. Mentre il brevetto, questa moderna<br />

consacrazione <strong>del</strong> sapere, riconduce ogni possibile varianza al buon vecchio equivalente universale,<br />

San Giorgio rifugge dal drago per infilzare una lucertola e i 'saggi' di nomina ministeriale si


arrovellano nella patetica quanto improbabile restaurazione di una qualche teleologia”[7]. In questa<br />

prospettiva l'immaginario <strong>del</strong>la mostruosità data come ambivalente ed aperta sia ad un suo recupero<br />

da parte <strong>del</strong> dominio che ad una sua trascendenza, viene interrogato anche sulla ricaduta che può<br />

portare sulle soggettività chiamate ad identificarsi e rispecchiarsi nella figura <strong>del</strong> <strong>mostro</strong>. Il <strong>mostro</strong><br />

può rassicurarci, afferma la Braidotti, perchè rappresenta un essere che è aldilà <strong>del</strong>la catastrofe e che<br />

ha già compiuto il processo di metamorfosi che coinvolge giocoforza ciascuno di noi : “Come<br />

suggerisce Diana Arbus, i corpi deformi hanno già attraversato il tunnel e ne sono venuti fuori. Se<br />

non proprio sopravvissuti, essi sono per lo meno reattivi nella loro capacità di compiere<br />

metamorfosi e quindi sopravvivere e farcela. Molti umani forse hanno invece attualmente seri dubbi<br />

sulla loro capacità di farcela”[8]. Tra le riflessioni filosofiche e politiche più significative ed<br />

interessanti <strong>del</strong> novecento entra di diritto quella di Gilles Deleuze e Felix Guattari. Questa anomala<br />

coppia formata dal filosofo post-strutturalista e dallo psicanalista eretico si accosterà in maniera<br />

singolare ed anomala al tema <strong>del</strong>l'abnormità e <strong>del</strong>la mostruosità nell'antropologia e nella politica.<br />

Nella loro ricerca sul divenire animale, sulle mille differenze e ripetizioni dentro il piano<br />

d'immanenza, D & G disegnano su questo piano una serie di mutazioni e cambiamenti che<br />

avvengono e riguardano sia l'aspetto stesso <strong>del</strong>l'uomo che le sue eccedenze e contaminazioni<br />

possibili verso l'animale : “L'Uomo dei lupi continua a gridare : sei o sette lupi! Freud risponde :<br />

che? Dei capretti? Com'è interessante, io tolgo i capretti, resta un lupo, dunque è tuo padre...Ecco<br />

perchè l'Uomo dei Lupi si sente così stanco : rimane steso con tutti i suoi lupi nella gola e tutti i<br />

piccoli buchi sul naso, tutti questi valori libidinali sul suo corpo senza organi. La guerra sta per<br />

arrivare, i lupi stanno per diventare bolscevichi. L'Uomo resta soffocato da tutto quello che aveva<br />

da dire. Ci annunceranno soltanto che è ritornato ben educato, gentile, rassegnato, “onesto e<br />

scrupoloso”, in breve, guarito. Lui si vendica ricordando che la psicoanalisi manca di una visione<br />

veramente zoologica : “Per un giovane niente può avere più valore che l'amore per la natura e la<br />

comprensione <strong>del</strong>le scienze naturali, in particolare <strong>del</strong>la zoologia”[9]. Queste linee di fuga dallo<br />

status quo e dall'immobilità verso il movimento e la differenziazione porteranno dunque i due autori<br />

francesi a disegnare numerosi aspetti debordanti la natura umana come possibili figure evolutive<br />

animali e mostruose. Uomini lupi, la vespa e l'orchidea, il gatto e il babbuino, la pantera rosa, i<br />

vampiri ecc. Tutte figure di un immaginario costruito in base alla domanda se sia possibile sottrarre<br />

il pensiero al mo<strong>del</strong>lo di stato : “Tuttavia “pensatore privato” non è un'espressione soddisfacente,<br />

poiché insiste sull'interiorità, mentre si tratta di un pensiero <strong>del</strong> di fuori. Mettere il pensiero in<br />

rapporto immediato col di fuori, con le forze <strong>del</strong> di fuori, insomma far <strong>del</strong> pensiero una macchina da<br />

guerra, è una strana impresa, di cui si possono studiare in Nietzsche i procedimenti precisi<br />

(l'aforisma, ad esempio, è molto diverso dalla massima, nella repubblica <strong>del</strong>le lettere, è come un<br />

atto organico di Stato o un giudizio sovrano, mentre un aforisma attende il suo senso da una forza<br />

esterna, da una forza ultima che deve conquistarlo o soggiogarlo, utilizzarlo). Per un'altra ragione<br />

ancora “pensatore privato” non è una buona espressione : perché se è vero che questo contropensiero<br />

attesta una solitudine assoluta, si tratta però di una solitudine estremamente popolata, come<br />

il deserto stesso, una solitudine che tesse già i suoi legami con un popolo a venire, che invoca ed<br />

attende questo popolo, ed esiste solo grazie ad esso anche se manca ancora...'Ci manca quest'ultima<br />

forza, in assenza di un popolo che ci sostenga. Cerchiamo quest'appoggio popolare...'. Ogni<br />

pensiero è già una tribù, il contrario di uno Stato”[10]. La posta in gioco riguarda dunque il rapporto<br />

tra l'uomo e la sua possibile mostruosità, il suo divenire-<strong>mostro</strong>, così come riguarda il rapporto tra<br />

gli uomini e i mostri immaginari visti come potenze esterne ed estranee. Una politica <strong>del</strong>la<br />

trasformazione non potrà che confrontarsi con il Mostro, con l'influenza che esso getta<br />

sull'evoluzione <strong>del</strong>le società. Mostruosità e politica, politica <strong>del</strong>la mostruosità. Nel campo <strong>del</strong>le<br />

credenze comuni che generano sensi di appartenenza e identità così come tribù contro lo Stato e<br />

macchine da guerra appaiono dunque queste figure mostruose e sarà bene che le parti in lotta<br />

cerchino ciascuna dal proprio punto di vista di capire chi siano questi mostri. Per fermarli, sedarli,<br />

bloccarli e quietarli oppure per invocarli, liberarli e lasciarli agire e vedere poi degenerare la<br />

situazione.


Capitolo secondo. Teratologia politica<br />

a)Il <strong>mostro</strong> e il Re<br />

Nella lezione al Collège de France <strong>del</strong> 29 Gennaio 1975 Michel Foucault affronta la questione <strong>del</strong>la<br />

presenza e <strong>del</strong>l'irruzione <strong>del</strong>la figura <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> nella politica a partire dalla soglia storica <strong>del</strong>la<br />

Rivoluzione francese <strong>del</strong> 1789. A comparire sulla scena per la prima volta è l'imprevista immagine<br />

<strong>del</strong> <strong>mostro</strong> come Re e <strong>del</strong> Re come <strong>mostro</strong>. Piuttosto che l'emergere <strong>del</strong>la mostruosità nella<br />

violazione <strong>del</strong>l'antico ordine sacro pre-rivoluzionario viene alla ribalta prima la questione<br />

esattamente opposta <strong>del</strong>la rappresentazione, in vista appunto <strong>del</strong> nuovo ordine rivoluzionario<br />

nascente, <strong>del</strong> sovrano descritto e catalogato come uomo-<strong>mostro</strong>. Il tiranno e il despota sono visti nei<br />

pamphlet e nelle riflessioni a cavallo dei giorni <strong>del</strong>la presa <strong>del</strong>la Bastiglia come soggetti al di fuori<br />

di ogni patto stabilito e di ogni statuto possibile da definire con il popolo in rivolta. Il Re è dunque<br />

espressione di un'alterità assoluta, di caratteristiche eccedenti la natura regolata, vere e proprie<br />

escrescenze storiche da affrontare con l'unico mezzo conosciuto nell'epoca precedente verso il<br />

nemico assoluto e irrimediabilmente ostile all'uomo, cioè mediante la sua eliminazione fisica, la sua<br />

decapitazione, tagliare la testa al <strong>mostro</strong> : “La discussione sul processo <strong>del</strong> re, che ha occupato il<br />

periodo di tempo che sta tra la fine <strong>del</strong> 1792 e l'inizio <strong>del</strong> 1793, è molto importante, non solo perché<br />

vi si vede comparire il primo grande <strong>mostro</strong> giuridico, che è il nemico politico, il re, ma anche<br />

perché tutti questi ragionamenti li troveremo trasposti e applicati in un contesto <strong>del</strong> tutto differente<br />

nel XIX secolo, soprattutto nella seconda metà, quando il criminale quotidiano, attraverso le analisi<br />

psichiatriche o criminologiche (da Esquirol fino a Lombroso), sarà stato effettivamente<br />

caratterizzato come un <strong>mostro</strong>”[11]. E' l'epoca nella quale si indagano tutti i <strong>del</strong>itti commessi dai re<br />

e li si paragona dunque a <strong>del</strong>le specie criminali che non hanno stretto nessun patto con il popolo<br />

eccedendo qualsiasi norma nel rapporto con esso. La coppia mostruosa per eccellenza, sempre<br />

secondo la brillante archeologia teratologica foucaultiana, è quella formata da <strong>Luigi</strong> XVI e Maria<br />

Antonietta. Soprattutto alla regina proveniente da un paese straniero si attribuiscono una serie di<br />

comportamenti tipici di una figura scandalosa ed efferata, segnata dai tratti di mostruosità : “E'<br />

soprattutto attorno a Maria Antonietta che si cristallizzerà la tematica <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> umano. Maria<br />

Antonietta cumula, nei libelli <strong>del</strong> tempo, diversi tratti specifici <strong>del</strong>la mostruosità. In primo luogo è<br />

la straniera, cioè non fa parte <strong>del</strong> corpo sociale. Anzi. Nei confronti <strong>del</strong> corpo sociale <strong>del</strong> paese in<br />

cui regna è la bestia feroce, o perlomeno l'essere allo stato di natura.. Inoltre, è la iena, l'orchessa, 'la<br />

femmina <strong>del</strong>la tigre', che -dice Prudhomme- 'una volta visto il sangue, non può più distogliersene'.<br />

Ecco dunque il lato cannibalesco, antropofagico <strong>del</strong> sovrano avido di sangue <strong>del</strong> popolo. E poi è<br />

anche la donna scandalosa, la donna depravata, che si abbandona alla licenza più oltraggiosa. In<br />

primo luogo, con l'incesto, poiché nei testi, nei libelli che abbiamo su di lei, veniamo a sapere che,<br />

quando era ancora bambina, è stata sverginata dal fratello Giuseppe II, che è diventata l'amante di<br />

<strong>Luigi</strong> XV e poi <strong>del</strong> cognato, conte d'Artois, quartogenito <strong>del</strong> Delfino”[12]. E' dunque una<br />

mostruosità accresciuta dai tratti, sempre essenziali e rilevanti, di una sessualità anomala e giudicati<br />

con maggiore severità in quanto forse concernenti una figura femminile. A questo riguardo<br />

possiamo anche fare una riflessione sull'evoluzione <strong>del</strong>la figura di Maria Antonietta per come è<br />

stata percepita successivamente nella storiografia o nella letteratura e nelle arti contemporanee.<br />

L'immagine <strong>del</strong>la regina sarà inevitabilmente depurata dai tratti mostruosi, tipici di un momento<br />

storico conflittuale segnato dall'esasperazione e dal cambio di regime, per essere invece trasfigurata<br />

nel più sobrio simbolo <strong>del</strong>l'indifferenza dei potenti rispetto ai bisogni <strong>del</strong>le masse, esemplificata<br />

nella famosa frase a lei attribuita “se il popolo reclama il pane dategli le brioches”. Quanto alla<br />

questione <strong>del</strong>la femminilità e <strong>del</strong>le deviazioni sessuali possiamo anche riscontrare nel recente film


di Sofia Coppola come invece ci sia stata una completa riabilitazione ex-post <strong>del</strong>la regina<br />

mostruosa, diventata nel cinema americano contemporaneo nientedimeno che un'icona pop<br />

scopertamente legata alla figura di Lady Diana, una moderna eroina di una vita spettacolare, una<br />

regina fashion victim che colleziona nel suo palazzo reale una quantità infinita di scarpe e vive<br />

tormentate storie d'amore degne di una soap opera. Specularmente all'immagine <strong>del</strong> re <strong>mostro</strong> che<br />

sovverte dall'alto con le sue efferatezze il vincolo con il popolo, abbiamo, come già è stato detto<br />

rispetto alla letteratura inglese <strong>del</strong>l'ottocento riguardante l'ascesa <strong>del</strong> proletariato, il <strong>mostro</strong> che dal<br />

basso sovverte il potere ed il patto stipulato con il sovrano. Nei libelli controrivoluzionari <strong>del</strong>l'epoca<br />

che si scagliavano contro il terrore giacobino i ribelli sono descritti come sanguinari criminali dediti<br />

alle pratiche <strong>del</strong> cannibalismo e <strong>del</strong>la depravazione. Anche qui abbiamo dunque una vera e propria<br />

lotta tra mostri contrapposti, i mostri <strong>del</strong> vecchio regime e quelli <strong>del</strong>la rivoluzione politica e<br />

intellettuale <strong>del</strong>la borghesia. Sono mostri che le due parti raffigurano sostanzialmente con le stesse<br />

caratteristiche e, secondo Foucault, richiamano in primis le anomalie <strong>del</strong>la sessualità e<br />

<strong>del</strong>l'alimentazione e, cosa più importante, sono ambedue un sintomo <strong>del</strong>la volontà da parte <strong>del</strong>le<br />

classi in lotta di punire in maniera più efficace, rapida e soprattutto legittimata il proprio avversario<br />

che si vuole completamente escludere dal gioco in questione. Nella letteratura questa compresenza e<br />

specularità di mostri <strong>del</strong>la conservazione e <strong>del</strong>la rivoluzione che si muovono su un livello<br />

innanzitutto di abnormità e devianza sessuale verrà espressa con particolare nettezza da Sade : “Le<br />

stesse due forme di <strong>mostro</strong> le troviamo certamente in Sade. Nella maggior parte dei suoi romanzi,<br />

per lo meno in Juliette, c'è un accoppiamento regolare tra la mostruosità <strong>del</strong> potente quella<br />

<strong>del</strong>l'uomo <strong>del</strong> popolo, la mostruosità <strong>del</strong> ministro e quella <strong>del</strong> ribelle. E c'è poi la complicità <strong>del</strong>l'uno<br />

con l'altro. Juliette e la Dubois sono evidentemente al centro <strong>del</strong>la serie di coppie <strong>del</strong>la mostruosità<br />

superpotente e <strong>del</strong>la mostruosità ribelle. In Sade, il libertinaggio è sempre legato a una deviazione<br />

<strong>del</strong> potere. Il <strong>mostro</strong> è un individuo al quale il denaro, oppure la riflessione, oppure la potenza<br />

politica, danno la possibilità di rivoltarsi contro la natura. Di modo che, nel <strong>mostro</strong> di Sade, per il<br />

tramite <strong>del</strong>l'eccesso di potere, la natura si rivolta contro se stessa e finisce per annullare la propria<br />

razionalità naturale, per non essere più altro che un furore mostruoso che si accanisce non solo sugli<br />

altri, ma anche su se stesso. L'autodistruzione <strong>del</strong>la natura – che in Sade è un tema fondamentale –<br />

in una sorta di mostruosità scatenata non si verifica se non in presenza di alcuni individui che<br />

detengono un sovrapotere : il potere sovrastante <strong>del</strong> principe, <strong>del</strong> signore, <strong>del</strong> ministro, <strong>del</strong> denaro,<br />

<strong>del</strong> ribelle. In Sade, non c'è <strong>mostro</strong> che sia politicamente neutro e medio : o viene dalla feccia <strong>del</strong><br />

popolo e ha sollevato la schiena contro la società stabilita; o è un principe, un ministro, un signore<br />

che ha su tutti i poteri sociali un sovrapotere senza legge. In ogni caso, il potere, l'eccesso di potere,<br />

l'abuso di potere, il dispotismo sono sempre, in Sade, operatori di libertinaggio. Questo sovrapotere<br />

a sua volta trasforma il semplice libertinaggio in mostruosità”[13].<br />

b) Il <strong>mostro</strong> e lo Stato<br />

Apparso in lingua inglese nel 1651 in coincidenza con la Pace di Vestfalia e l'insediamento dei<br />

puritani di Cromwell, il famoso testo di Thomas Hobbes intitolato Leviathan, or the Matter, Form<br />

and Power of a Commonwealth ecclesiastical and civil mette sulla scena <strong>del</strong>la riflessione filosofico<br />

politica più avanzata la figura <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> biblico Leviatano. Nella Bibbia questo gigantesco <strong>mostro</strong><br />

marino compare sia nel libro <strong>del</strong> profeta Isaia che in quello di Giobbe, dove è lo stesso Dio che si<br />

vanta di avere creato questa bestia <strong>del</strong> mare.<br />

Nel frontespizio <strong>del</strong>l'opera hobbesiana il Leviatano viene raffigurato invece come un uomo enorme<br />

la cui figura è costituita da tanti piccoli uomini uniti tra di loro con in capo una corona e in mano la<br />

spada ed il pastorale. La metafora di Hobbes parte dunque dall'iconografia per mostrare<br />

chiaramente il centro <strong>del</strong> suo ragionamento politico, fondato sulle premesse di un'antropologia<br />

alquanto pessimista sulla natura degli uomini e sull'inevitabilità dei conflitti da essi generati. Siamo<br />

in un momento storico decisivo in cui la fine di una lunghissima guerra che ha coinvolto tutto il<br />

continente europeo pare stabilizzarsi e trovare una risoluzione con l'affidamento ad un Potere<br />

sovrano rinnovato laicamente. Il Leviatano è dunque lo Stato, un potere che viene raffigurato come


mostruoso ed eccedente la classica iconografia religiosa <strong>del</strong>la sovranità, un <strong>mostro</strong> umano, appunto<br />

questa somma di uomini che simboleggia il Patto a cui essi si sottopongono : “Hobbes ci ha offerto<br />

tre chiavi di lettura per comprendere il significato <strong>del</strong> suo Leviatano. Nell’introduzione al libro egli<br />

lo definisce animale artificiale, un automa: è un prodotto <strong>del</strong>l’arte umana che, imitando l’uomo<br />

naturale, riesce a spingersi oltre i confini di una semplice riproduzione meccanica, come quella di<br />

un orologio. Risultato di questo atto creativo, la cui ratio consiste nel superamento <strong>del</strong>la imperfetta<br />

condizione naturale, è il magnus Leviathan, la comunità politica o stato: «Magnus ille Leviathan,<br />

quae civitas appellatur, opificium artis est et homo artificialis, quanquam homine naturali, propter<br />

cujus protectionem et salutem excogitatus est, et mole et robore multo major».<br />

Un’altra indicazione troviamo nel capitolo in cui Hobbes illustra il processo generativo <strong>del</strong>lo stato,<br />

cioè sempre <strong>del</strong> grande Leviatano, che in questo caso è anche definito deus mortalis: «Atque haec<br />

est generatio magni illius Leviathan, vel, ut dignius loquar, mortalis Dei; cui pacem et protectionem<br />

sub Deo immortali debemus omnem».<br />

La terza indicazione proviene dal cap. XXVIII, «Delle punizioni e <strong>del</strong>le ricompense», alla fine <strong>del</strong><br />

quale Hobbes sintetizza la trama <strong>del</strong> suo lungo discorso politico: «Hactenus de natura hominis,<br />

quem superbia aliaeque passiones suae ad submittendum se regimini alicui compulerunt, et rectoris<br />

sui potentia ingente disserui; comparans illum magno illi Leviathan; de quo (Job XLI.24,25) dicit<br />

Deus, non est potestas super terram, quae comparetur ei: factus est, ita non metuat: videt sublimia<br />

omnia infra se; et rex est omnium filiorum superbiae»[14].<br />

La paura <strong>del</strong>la morte violenta, la stanchezza per i conflitti interni alla società, il disordine generato<br />

dalle guerre di religione sono tutte cause <strong>del</strong>la nascita di quello che è nelle intenzioni hobbesiane un<br />

<strong>mostro</strong> che rappresenta un potere così alto da incutere timore a tutti, di tenere a freno i superbi e di<br />

regnare in maniera irrevocabile. Con il Leviatano gli uomini non possono venire a patti, il potere<br />

politico e quello religioso vengono finalmente sedati ed unificati e che creano sicurezza al popolo. Il<br />

patto è dunque precedente alla nascita <strong>del</strong> Leviatano ed è il modo in cui gli uomini realizzano una<br />

rappresentanza orizzontale di tutto il corpo politico. Non è più il <strong>mostro</strong> <strong>del</strong> Sovrano a cui si cede il<br />

dominio con un pactum subjectionis, ma è al contario un <strong>mostro</strong> moderno, laico, il <strong>mostro</strong> umano<br />

<strong>del</strong> razionalismo assolutista <strong>del</strong>lo Stato che nasce storicamente in questo periodo. La figura <strong>del</strong>la<br />

mostruosità presenta quindi dei tratti peculiari : il <strong>mostro</strong> umano è un <strong>mostro</strong> di uomini legati<br />

intimamente e indissolubilmente nel patto, un <strong>mostro</strong> che elimina ogni interferenza esterna <strong>del</strong><br />

possibile conflitto. Non siamo di fronte dunque ad un <strong>mostro</strong> <strong>del</strong> superamento né tantomeno ad un<br />

<strong>mostro</strong> tipico <strong>del</strong>l'adattamento eccedente, quanto più che altro ad una forma di ibridazione segnata<br />

dalla sommatoria <strong>del</strong>le caratteristiche umane volte al legame ed alla eliminazione <strong>del</strong> conflitto.<br />

Proprio questo elemento di scongiuramento <strong>del</strong>l'eventualità <strong>del</strong> conflitto segna con precisione la<br />

natura di questo <strong>mostro</strong> così particolare. In genere i mostri sono evocati per rappresentare un<br />

conflitto scabroso e non controllabile disegnandone i tratti eccedenti la norma anche per rassicurare,<br />

qui siamo appunto al momento più estremo di questa rassicurazione, siamo al <strong>mostro</strong>-umano come<br />

colui che blocca ogni possibile conflitto, il <strong>mostro</strong> <strong>del</strong>la pace imposta a cui è impossibile per natura<br />

ribellarsi. Questa impossibilità di ribellarsi al <strong>mostro</strong> per statuto perchè impigliati nella sua stessa<br />

costituzione fisica non potrà dunque che generare altri mostri speculari a questa eliminazione <strong>del</strong><br />

conflitto latente.<br />

c) Il <strong>mostro</strong> e la Moltitudine<br />

Pubblicato postumo nel 1681, il libro di Thomas Hobbes Behemoth: the history of the causes of the<br />

civil wars of England, and of the counsels and artifices by which they were carried on from the year<br />

1640 to the year 1660, noto con il nome di Behemot, mette in scena quell'altro <strong>mostro</strong> biblico che<br />

accompagna il Leviatano anche nello stesso libro di Giobbe ed in altre rappresentazioni bibliche. E'<br />

lo stesso Hobbes a precisare di voler mettere in contrapposizione le due figure mostruose, tra l'altro<br />

l'uno <strong>mostro</strong> marino e l'altro, nato anfibio come pseudo-ippopotamo, <strong>mostro</strong> terrestre : “A questo<br />

punto può risultare più chiaro il significato di Behemoth, titolo con cui è nota l’opera di Hobbes


sulle guerre civili d’Inghilterra. È vero che egli lo considerava un titolo sciocco, «a foolish title»,<br />

tuttavia durante la controversia con il vescovo John Bramhall aveva esplicitamente invitato i suoi<br />

avversari ad intitolare i loro libri «Behemoth against Leviathan». Inoltre nella Historia<br />

Ecclesiastica Leviathan viene collegato a rex e Behemoth a populus. «Rex est populus»: la<br />

coincidenza tra popolo e persona sovrana è un paradosso, il risultato di un barocco artificio teatrale<br />

(come appare dal cap. XVI <strong>del</strong> Leviathan), che contiene in sè la possibilità di trasformarsi in un<br />

dramma. Ecco allora entrare in scena Behemoth, mostruosa moltitudine di individui scatenati da<br />

passioni politico-religiose (si ricordi la sfrenata libidine di Behemoth, collegata alla potenza dei suoi<br />

testicoli). Al Leviathan, simbolo <strong>del</strong>l’unità <strong>del</strong>lo stato nella persona sovrana, corrisponde Behemoth,<br />

simbolo <strong>del</strong> caos e <strong>del</strong>la ribellione. Sono due simboli complementari, due forze corrispondenti:<br />

«Stato e rivoluzione, Leviatano e Behemoth, sono entrambi sempre presenti e potenzialmente<br />

attivi». Nella paura di Hobbes si potrebbero riflettere antiche leggende e profezie, secondo cui,<br />

dopo un duello terrificante, Behemoth avrebbe distrutto Leviathan o comunque i due mostri si<br />

sarebbero massacrati a vicenda. «Dopo uno scontro che avrà suscitato il maremoto, le corna ricurve<br />

di Behemoth apriranno uno squarcio nel Leviathan, mentre le pinne aguzze <strong>del</strong> Leviathan feriranno<br />

Behemoth». Quando i sudditi cristiani, scrive Hobbes, non considerano più il loro sovrano «profeta<br />

di Dio», allora ogni legge, sia divina che umana, è distrutta: governo e società tornano «al caos<br />

primigenio <strong>del</strong>la violenza e <strong>del</strong>la guerra civile»[15].<br />

d) Il <strong>mostro</strong> e Dio<br />

Spesso nella Bibbia compaiono numerose immagini di Dio in forma di <strong>mostro</strong>. Dalle forme di<br />

ibridazione tra umano e animale alle eccedenze abnormi <strong>del</strong>la figura sia umana che animale, i testi<br />

sacri sono pieni non solo, come si è detto per il Leviatano e Behemot, di mostri rappresentanti la<br />

potenza di Dio o <strong>del</strong> suo rivale Satana e <strong>del</strong> maligno, ma anche <strong>del</strong>la stessa raffigurazione<br />

mostruosa <strong>del</strong> Creatore <strong>del</strong>l'Universo. Nei profeti come Isaia o Ezechiele, il Signore <strong>del</strong> Vecchio<br />

Testamento compare con numerose ali, piedi o volti. Può sembrare apparentemente una posizione<br />

blasfema ma non è neanche tanto così se consideriamo il carattere di trasfigurazione di una<br />

trascendenza “mostrata” nei suoi lati eccessivi e lontani da ogni possibilità di paragone con l'umano.<br />

Come le correnti iconoclastiche che non vogliono dare la possibilità di raffigurare la Divinità,<br />

oppure come l'ebraismo che non vuole nemmeno nominarlo, il Dio-Mostro sta nel campo <strong>del</strong>la<br />

trascendenza totale e <strong>del</strong>l'ineffabilità <strong>del</strong> rapporto con un umano inteso nella sua norma regolata (dal<br />

Dio stesso). Questa rappresentazione di Dio come <strong>mostro</strong> però, ovviamente, non sarà una linea<br />

molto feconda e seguita nei secoli successivi dalla letteratura religiosa, poiché troppo alto è il<br />

rischio di confondere Dio e Satana, il Bene e il Male. Solo recentemente nella produzione artistica<br />

la concezione <strong>del</strong> divino, spogliata di attributi unicamente positivi e frammista ad altri più ambigui<br />

e calati nella concezione contemporanea e post-moderna di un'antropologia negativa, ha mostrato<br />

un Dio alle prese con un disegno provvidenziale alquanto incerto e con le sue stesse caratteristiche<br />

esorbitanti e mostruosamente eccessive. Ad esempio nel romanzo di science fiction <strong>del</strong>lo scrittore<br />

americano Philip K. Dick, “Le tre stimmate di Palmer Eldritch”, compare una singolare ed<br />

affascinante figura di dio piuttosto ambigua (non sappiamo infatti se sia proprio un Dio a tutti gli<br />

effetti) con <strong>del</strong>le peculiarità davvero significative. La storia affronta la rivalità emersa tra due<br />

spacciatori di droga e commercianti piuttosto singolari, Leo Bulero e Palmer Eldritch: il primo<br />

vende ai coloni terrestri emigrati su Marte dei giocattoli in miniatura nei quali collocare la bambola<br />

Perky Pat. Unita all'assunzione di una droga chiamata Can-D, i coloni possono immaginare molto<br />

realisticamente (fin troppo) di essere di nuovo sulla Terra a vivere una vita felice e di essere proprio<br />

come le belle bambole simili alla coppia Barbie-Ken <strong>del</strong>l'american dream <strong>del</strong> boom post bellico<br />

occidentale (nei romanzi di Dick vi sono sempre questi riferimenti con la civiltà consumistica<br />

americana). Il concorrente di Bulero è appunto Palmer Eldritch, un <strong>mostro</strong> con occhi artificiali ed<br />

una mano sostituita con una protesi metallica e ha denti d'acciaio inox. Eldritch è uno spregiudicato<br />

spacciatore e di seguito ad un viaggio nello spazio mette sul mercato una nuova droga, il Chew-Z,


che darà ai coloni esperienze di vita molto più vivide e realistiche di quelle create dal Can-D. Il<br />

Chew Z spacciato da Palmer Eldritch comincerà a far saltare la sottile linea divisoria tra realtà e<br />

finzione fornita dalle droghe precedenti, per cui gli assuntori si troveranno catapultati in mondi<br />

differenti dove a comandare è questo Dio cattivo, lo stesso <strong>mostro</strong>-cyborg Palmer Eldritch : “Che<br />

roba è?” chiese Eldritch.“Una Bibbia di re Giacomo. Ho pensato che poteva servire a proteggermi.”<br />

“Non qui” disse Eldritch. “Questo è il mio dominio.” Fece un gesto in direzione <strong>del</strong>la Bibbia e<br />

quella sparì. “Però potresti averne uno tuo, di dominio, e riempirlo di bibbie. E questo può farlo<br />

chiunque. Non appena la nostra attività sarà avviata. Avremo dei plastici, naturalmente, ma<br />

succederà più tardi, quando partiranno le attività sulla Terra. E comunque è una mera formalità, un<br />

rituale per facilitare la transizione. Il Can-D e il Chew-Z verranno messi in commercio sulla stessa<br />

base, in aperta concorrenza; non pretenderemo che il Chew-Z faccia niente che il vostro prodotto<br />

non faccia già. Non vogliamo far scappare la gente; la religione è diventata un argomento <strong>del</strong>icato.<br />

Sarà solo dopo averlo provato qualche volta che si renderanno conto dei suoi diversi aspetti; il<br />

tempo che non passa e l'altro, forse quello più vitale. Che non si tratta di una fantasia, che entrano<br />

veramente in un nuovo universo”[16]. Il <strong>mostro</strong> divino Palmer Eldritch scaturito dalla fervida<br />

immaginazione di P.K.Dick, uno dei più grandi scrittori di fantascienza <strong>del</strong> novecento, ci parla <strong>del</strong>la<br />

paura che emerge nel rapporto tra gli uomini e le sostanze e tra gli uomini ed il commercio. Se la<br />

droga è il bene scambiabile da cui trarre profitto per eccellenza <strong>del</strong> mercato libero perchè crea<br />

dipendenza, allora nel cambiamento di percezione che innerva giocoforza la società con queste<br />

caratteristiche di devozione alle sostanze psicotrope non potrà che manifestarsi anche il volto<br />

sfigurato di Dio, un volto reso mostruoso dallo stesso commercio più che dalla droga stessa.<br />

e) Il Diavolo<br />

Forse il diavolo è il <strong>mostro</strong> politico per eccellenza <strong>del</strong>la storia umana. Nato nella leggenda da una<br />

discendenza di origine divina, nella schiera degli “angeli”, Lucifero il-portatore-di-luce sceglierà<br />

una via opposta fatta di disobbedienza al Signore e di presenza inquietante nella storia sempre in<br />

contrasto con i disegni <strong>del</strong>la Provvidenza celeste. Dire che la presenza <strong>del</strong> diavolo, questo essere<br />

rappresentato nell'iconografia cristiana nelle forme il più mostruose possibili (il misto di animale e<br />

uomo, la bestia con la coda e le corna o l'animale abnorme) sia presente in persona esclusivamente<br />

nella politica medievale è quantomeno una cosa azzardata. Per tutti i secoli successivi tutti i poteri<br />

alle prese con scelte etiche nell'ambito di controversie politiche e religiose hanno incontrato l'oscura<br />

presenza di colui-che-divide, <strong>del</strong>l'angelo decaduto e passato dalla schiera dei buoni a quella dei<br />

cattivi di cui è a capo. L'impero <strong>del</strong> Male venne sconfitto dall'attore americano Ronald Reagan<br />

salito al governo a capo <strong>del</strong>le forze cristiane, sancite nell'accordo stabilito anche con la Santa Sede<br />

di Giovanni Paolo II che passerà comunemente alla storia come colui che vinse la battaglia contro<br />

l'ateismo sovietico ed il Patto di Varsavia. Fu proprio un predecessore <strong>del</strong> pontefice polacco, Papa<br />

Paolo VI, l'italiano Montini, a denunciare la presenza nella scena politica <strong>del</strong>l'epoca di “un essere<br />

oscuro e conturbante che semina errori e sventure nella storia umana”. Sin nelle segrete stanze <strong>del</strong><br />

Vaticano, a contatto con il vertice <strong>del</strong>la Chiesa di Cristo, si potevano scorgere secondo il tormentato<br />

pontefice gli odori acri dei “fumi di Satana”. Paolo VI è lo scomodo erede <strong>del</strong>la rivoluzione<br />

progressista operata dal Concilio Vaticano II, inopinatamente indetto e convocato da Giovanni<br />

XXIII, un vecchio “Papa di transizione” che sconvolse l'intera Chiesa indicendo una sessione<br />

plenaria dei vescovi di tutto il mondo per affrontare un cambiamento epocale basato su un incontro<br />

tra il cristianesimo e la modernità. Lo stesso Montini (che pure era contato nel novero dei Cardinali<br />

“progressisti”, di fronte a tale fiducioso e ardito salto nel buio di affrontare con secoli di ritardo la<br />

Riforma protestante, avrebbe preferito all'ufficialità dogmatica di un Concilio la più asettica sede di<br />

una Fondazione di Studi per parlare di un eventuale disegno riformatore di là da venire. Dopo la<br />

morte di Papa Giovanni, dunque, Paolo VI si trovò a dover fronteggiare sia la conclusione <strong>del</strong><br />

Concilio ancora in corso che l'atteggiamento aggressivo di vasti settori <strong>del</strong>la Chiesa che,<br />

incoraggiati dalle rifrome conciliari, proponevano al progressista Montini <strong>del</strong>le aperture più radicali<br />

in tema di etica e politica. Montini fu dominato dall'incertezza e dalla paura verso l'approdo estremo<br />

<strong>del</strong>la barca di Pietro a lidi eccessivamente mondani e moderni. La sua modernità era quella <strong>del</strong> neo-


tomismo francese, quella di un ordinato razionalismo che bloccava al centro tutte le possibili fughe<br />

moderate o rivoluzionarie. Montini ebbe paura <strong>del</strong> nuovo e bloccò le spinte innovatrici provenienti<br />

dal basso fino a proclamare decisi stop come nell'enciclica Humanae Vite in tema di morale<br />

sessuale mentre sosteneva decisamente la Democrazia Cristiana appoggiandosi ai suoi referenti<br />

storici degli universitari cattolici <strong>del</strong>la Fuci di cui era stato Assistente, le correnti sociali <strong>del</strong>la Dc e<br />

Aldo Moro in particolare. Rinchiuso nelle stanze vaticane dall'assedio di destra e sinistra, Montini<br />

sentiva salire le sataniche esalazioni e percepiva un attacco subdolo fatto alla Chiesa dall'interno in<br />

maniera infida. Da che stanza provenivano i fumi di Satana? Da quelle <strong>del</strong>la teologia modernista o<br />

da quelle <strong>del</strong>la Curia conservatrice che stringeva accordi economici inconfessabili con le logge<br />

massoniche, la criminalità organizzata e la destra eversiva? Si sarebbe tentati di pensare che Paolo<br />

VI dovesse temere più le seconde mentre era preoccupato molto più probabilmente dalle prime. Il<br />

rapimento <strong>del</strong> suo amico personale Aldo Moro fu la strettoia finale in cui si trovò relegato Montini e<br />

tutta la sua dolente figura intellettuale fu sovrastata dalla tragedia di un potere contrastato coi mezzi<br />

ambigui <strong>del</strong> tradimento e <strong>del</strong>la sfida violenta. Si dice che nell'accorato appello agli “uomini <strong>del</strong>le<br />

Brigate Rosse” di liberare Aldo Moro sia stata aggiunta quella decisiva postilla “senza condizioni”<br />

dopo un'imposizione giunta dall'esterno, dal mondo <strong>del</strong>la politica democrstiana. Si dice pure che a<br />

vergare quelle parole su un bigliettino si stato Giulio Andreotti, il politico cattolico di lungo corso<br />

avvezzo ad ogni diavoleria, non a caso soprannominato “Belzebù”. “Mercoledì 15 Novembre 1972.<br />

Festa di Sant'Alberto Magno, maestro di san Tommaso. Il Papa parla a seimila pellegrini convenuti<br />

all'udienza generale <strong>del</strong>e terzo mercoledì <strong>del</strong> mese. E' un discorso lungo e complesso, le parole<br />

spesso giungono solo a tratti alla folla che ascolta, stupita e sconcertata, in un silenzio assoluto.<br />

“...Uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male che chiamiamo il Demonio. Prima di chiarire<br />

il nostro pensiero invitiamo il vostro ad aprirsi alla luce <strong>del</strong>la fede sulla visione <strong>del</strong>la vita<br />

umana...Tutto ha un senso, tutto ha un fine, tutto ha un ordine...La visione cristiana <strong>del</strong> cosmo e<br />

<strong>del</strong>la vita è pertanto trionfalmente ottimista...Ma è completa questa visione? E' esatta? Nulla ci<br />

importano le deficienze che sono nel mondo? Le disfunzioni <strong>del</strong>le cose rispetto alla nostra<br />

esistenza? Il dolore, la morte? La cattiveria, la cru<strong>del</strong>tà, il peccato, in una parola, il male? E non<br />

vediamo quanto male è nel mondo? Non è forse questo un triste spettacolo, un inesplicabile<br />

mistero?...Lo troviamo nel regno <strong>del</strong>la natura, dove tante sue manifestazioni sembrano a noi<br />

denunciare un disordine. Poi lo troviamo nell'ambito <strong>del</strong>l'umano, dove incontriamo la debolezza, la<br />

fragilità, il dolore, la morte. Troviamo il peccato, perversione <strong>del</strong>la libertà umana, e causa profonda<br />

<strong>del</strong>la morte, perchè distacco da Dio fonte <strong>del</strong>la vita, e poi, a sua volta, occasione ed effetto d'un<br />

intervento in noi e nel nostro mondo d'un agente oscuro e nemico, il Demonio. Il male non è più<br />

soltanto una deficienza, ma un'efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore.<br />

Terribile realtà. Misteriosa e paurosa...Sappiamo che questo essere oscuro e conturbante esiste<br />

davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora : è il nemico occulto che semina errori e<br />

sventure nella storia umana...E' lui il perfido e astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi, per via<br />

dei sensi, dalla fantasia, dalla concupiscenza, <strong>del</strong>la logica utopistica...E' su questo Demonio e sugli<br />

influssi che egli può esercitare e sulle singole persone, come sulle comunità, su intere società, o su<br />

avvenimenti, un capitolo molto importante <strong>del</strong>la dottrina cattolica da ristudiare, mentre oggi poco lo<br />

è...Vi sono segni, e quali, <strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong>l'azione diabolica? E quali sono i mezzi di difesa contro<br />

così insidioso pericolo? La risposta alla prima domanda impone molta cautela, anche se i segni <strong>del</strong><br />

Maligno sembrano talora farsi evidenti...Il problema <strong>del</strong> male rimane uno dei più grandi e<br />

permanenti problemi per lo spirito umano...'Siamo nati da Dio, e tutto il mondo è posto sotto il<br />

Maligno'...Il cristiano dev'essere militante : deve essere militante e forte; e deve talvolta ricorrere a<br />

qualche esercizio ascetico speciale per allontanate certe incursioni diaboliche...Padre nostro, liberaci<br />

dal male!”[17]. Come nel Libro di Giobbe nel dramma di Parazzoli sono Dio e il Maligno a<br />

stringere una scandalosa scommessa, vedere se il servo fe<strong>del</strong>e rimane saldo durante le avversità.<br />

Oggetto <strong>del</strong> gioco tra il Bene e il Male è il pontefice italiano che, come Giobbe, verrà messo alla<br />

prova nei suoi affetti più cari. Aldo Moro verrà ucciso, Montini morirà solo tre mesi dopo. Nel<br />

momento più drammatico <strong>del</strong>la sfida, il Paolo VI denuncia al mondo intero che sulla scena è<br />

presente un terzo incomodo, un <strong>mostro</strong> potente, che cambia le regole <strong>del</strong> gioco intervenendo in


prima persona.<br />

Capitolo terzo. Il Mostro, la merce e il socialismo<br />

a) Mostri <strong>del</strong> socialismo<br />

«U-u-u-u-u-uhu-hu-huuu! Oh, guardatemi, sto per morire! La tempesta nel portone mi ulula il de<br />

profundis e io mugolo con lei. Sono finito, finito! Una canaglia col berretto bisunto, il cuoco <strong>del</strong>la<br />

mensa per l'alimentazione normale degli impiegati al Consiglio <strong>del</strong>l'Economia Nazionale, mi ha<br />

versato addosso <strong>del</strong>l'acqua bollente e mi ha scottato il fianco sinistro. Che bestia, e pensare che è un<br />

proletario! Oh Signore, mio Dio che male! L'acqua bollente mi ha corroso l'osso e adesso mugolo,<br />

mugolo, mugolo, ma serve forse a qualcosa?»[18]. Inizia in un'oscuro vicolo di Mosca con la morte<br />

di un cane randagio ed istruito il romanzo di Bulgakov Cuore di cane, uscito nel 1925, nel decennio<br />

successivo alla Rivoluzione d'Ottobre e dopo i tentatvi di correzione economica fatti da Lenin con<br />

la Nep. Al cane Pallino, dopo l'intervento <strong>del</strong> professore Preobrazeskij vengono innestate nel corpo<br />

di animale <strong>del</strong>le componenti umane che lo trasformano in un <strong>mostro</strong> ibrido che avrà, però, vita<br />

breve. L'esperimento fallito richiama in maniera scoperta, come altra letteratura pubblicata fuori dai<br />

confini sovietici in maniera interessata, le problematiche evoluzioni <strong>del</strong> grande esperimento<br />

socialista post-rivoluzionario. Nel circo di Bulgakov, scrittore che godrà di una strana<br />

accondiscendenza accordatagli da Stalin nonostante il carattere fortemente critico dei suoi scritti,<br />

compaiono queste figure mostruose e fantastiche che assumono sul loro corpo i primi supposti<br />

sconvolgimenti storici avvenuti in Unione Sovietica. Il primo socialismo fortemente egualitario e<br />

post-bellico crea inevitabilmente i primi scontenti, le prime classi burocratiche e la manovra<br />

capitalista <strong>del</strong>la Nep fatta da Lenin anche una nuova classe di borghesia controllata statale.<br />

L'artificio di un intervento sull'economia fatto dall'alto di un potere conquistato per via<br />

rivoluzionaria mette in scena nella letteratura questi ambigui mostri provocati dall'interventismo<br />

socialista. Per questo avranno anche un grande successo in occidente : a venire mutata con la forza è<br />

una natura umana presuntamente regolata ed il carattere mostruoso <strong>del</strong>la eterna legge <strong>del</strong><br />

capitalismo e <strong>del</strong> libero mercato vengono irrimediabilmente trasfigurate. In un regime capitalista il<br />

cane sarebbe rimasto tale, nel socialismo oppure nella manovra <strong>del</strong>l Nep si provano questi innesti<br />

destinati al fallimento. La natura umana vine sconvolta nel suo corso regolare. Siamo di fornte a<br />

<strong>del</strong>le entità mostruose <strong>del</strong> carattere prometeico che sfida le leggi eterne ed immutabili, siamo di<br />

fronte a dei malriusciti Frakenstein socialisti che però hanno, questa volta, il coltello dalla parte <strong>del</strong><br />

manico. Se il <strong>mostro</strong> <strong>del</strong> proletariato industriale veniva inteso come il classico spettro che popolava<br />

le notti insonni <strong>del</strong>la borghesia europea (“uno spettro si aggira per l'Europa...”), qui invece siamo di<br />

fronte al grido che ha attrversato tutto il novecento scandalizzato dalla presenza di queste anormali<br />

creature senza religione né umanità. I mostri di Bulgakov sono sì dei mostri <strong>del</strong> superamento perchè<br />

richiamano un tentativo eccessivo di mutamento <strong>del</strong>la natura umana, però visti dall'occidente<br />

diventano il richiamo, il severo monito ad un adattamento alla società <strong>del</strong> vecchio regime. Il punto è<br />

che questa trasformazione viene negata alla radice nel suo stesso tentativo e bollata come<br />

mostruosa. Nel Libro Nero <strong>del</strong> Comunismo, scritto come è noto da un gruppo di ex-comunisti<br />

francesi (ex-maoisti ed ex-stalinisti per lo più...) si traccia questa linea di continuità che va dalle<br />

pagine de Il Capitale di Marx ed Engels direttamente fino ai gulag ed ai massacri cambogiani. Gli<br />

spettri di Marx sono quelli che, evocati dagli apprendisti stregoni <strong>del</strong>la rivoluzione politica, si sono<br />

necessariamente trasformati in mostri antropofaghi. Il Cane di Bulgakov, interno al potere statuale<br />

russo, ha la possibilità di abdicare al proprio tentativo di superamento <strong>del</strong>la sua morte di randagio,<br />

non così per chi invece osserva spaventato i mostri dall'esterno : sono anche gli altri mostri <strong>del</strong>lo<br />

scrittore che faranno paura, dal Satana de Il maestro e Margherita alle galline di Uova Fatali. Quello<br />

che si vuole esorcizzare è un intervento anche solo immaginato su una realtà umana che non abbia


nessun connotato mostruoso, si dice ancora. Ma siamo sicuri che la realtà <strong>del</strong> trionfo <strong>del</strong>la merce e<br />

<strong>del</strong> libero scambio, specialmente dopo che nell'89 sono definitivamente scomparsi tutti gli spettri<br />

<strong>del</strong> passato, sia una realtà esente da mostri cattivi? Non è forse la stessa Merce il più pericoloso<br />

Mostro sfuggito alla mente umana e quindi ci saranno ancora altre necessarie battaglie di mostri?<br />

Non è difficile immaginare, anche osservando una semplice pagina di cronaca di qualunque<br />

quotidiano, che è così e che lo sarà sempre di più. Anzi, se la stessa Merce ci apparisse<br />

d'improvviso, nel suo dominio assoluto, come il principale ed il peggiore dei Mostri? Non sarebebro<br />

svelati d'un tratto tutti i suoi adoratori e tutte le classi di scienziati pazzi che vivono alla sua ombra?<br />

Prodotto in Corea <strong>del</strong> Nord nel 1985 in circostanze misteriose (si dice che il regista sudocoreano<br />

Shin Sang-ok sia stato prelevato dal leader Kim Jong Il dalla Corea <strong>del</strong> Sud) il film Pulgasari offre<br />

uno straordinario esempio di come uno stato socialista abbia affrontato la tematica <strong>del</strong> <strong>mostro</strong>. Gli<br />

effetti speciali <strong>del</strong>la pellicola furono creati dallo stesso staff giapponese che aveva dato vita a<br />

Godzilla, la creatura gigantesca presente nelle pellicole nipponiche prima e nel remake americano<br />

poi. Ma rispetto al suo cugino capitalista Godzilla, Pulgasari ha <strong>del</strong>le caratteristiche ben diverse.<br />

La trama <strong>del</strong> film si svolge durante la dinastia Koryo (918-1.391 dC). Un editto di un autoritario<br />

governatore di una provincia coreana impone che tutto il ferro prodotto nella zona debba essere<br />

usato per fabbricare <strong>del</strong>le armi. Ben presto le donne stanno piangendo per le loro pentole e gli<br />

uomini stanno progettando una rivolta. Il fabbro locale, Takse (Ri Gwon), chiede calma, ed è un po<br />

<strong>del</strong>uso quando il suo protetto Inde risulta essere il leader <strong>del</strong>la rivolta. Ma le azioni <strong>del</strong> governatore<br />

diventatano intollerabili, e Takse si unisce alla rivolta e viene incarcerato. Durante la sua prigionia<br />

con gli altri membri <strong>del</strong>la rivolta, Takse fa lo sciopero <strong>del</strong>la fame. I suoi due figli, Ami (Chnag<br />

Figlio Hwi) e Ana (Ri Jong Guk), gettano cibo per il loro padre attraverso la finestra <strong>del</strong>la sua cella.<br />

Takse inserisce <strong>del</strong> riso in un piccola bambola che finisce nelle mani <strong>del</strong>la figlia, che si ritira a casa.<br />

Più tardi, Ami sporge il dito durante una cucitura, e alcune gocce di sangue finiscono sulla bambola.<br />

La bambola prende vita e comincia a mangiare tutto il ferro che riesce a trovare : si trasforma nel<br />

<strong>mostro</strong> Pulgasari. Il <strong>mostro</strong> capeggerà dunque la rivolta, ma una volta sconfitte le truppe <strong>del</strong> re, esso<br />

stesso comincerà a volersi accaparrare tutto il ferro <strong>del</strong>la regione, compresi i mezzi agricoli dei<br />

contadini. Mentre Godzilla è il <strong>mostro</strong> che rappresenta la minaccia proveniente dal mare e dagli<br />

esperimenti nucleari, fortemente temuti nel giappone <strong>del</strong> secondo dopoguerra dopo Hiroshima,<br />

Pulgasari invece è il <strong>mostro</strong> che è costretto a fare i conti con una produzione incontrollata tipica <strong>del</strong><br />

capitalismo selvaggio : avvisa dei rischi inerenti un produttivismo sfrenato che si ritorce contro gli<br />

uomini e le donne che cercavano la libertà. Di fronte all’accentramento medievale dei mezzi di<br />

produzione a scopo militare, i contadini si ribellano per poter disporre <strong>del</strong> proprio sostentamento e<br />

<strong>del</strong>la propria capacità creativa. Questa possibilità, però, una volta vinto il potere ed impossessatisi<br />

dunque <strong>del</strong>le leve di comando, condurrà il popolo a dover fronteggiare un nemico mostruoso ancora<br />

più potente e pericoloso di quello precedente. Sarà dunque una donna <strong>del</strong> popolo a stringere un<br />

nuovo patto con Pulgasari, in nome di una saggezza anticapitalista contro il potere distruttivo <strong>del</strong><br />

mercato, e questa alleanza risulterà invincibile. Negli intenti <strong>del</strong> produttore cinematografico sui<br />

generis Kim Jong Il, dunque, è chiaro il tentativo di mostrare in luce diversa il significato politico<br />

<strong>del</strong> rapporto tra spesa e necessità militare e rischi di una apertura al mercato che, mentre<br />

apparentemente si basa su principi di libertà, non può che condurre verso la catastrofe.<br />

b) Mostri contro merce<br />

Nella letteratura e nell'immaginario punk e cyberpunk da sempre fanno comparsa <strong>del</strong>le strane<br />

creature mostruose che affollano da protagonisti le vicende <strong>del</strong>le mille espressioni di questa<br />

corrente culturale e politica che ha segnato gli ultimi decenni <strong>del</strong> novecento. Nel Cyberpunk, in<br />

particolare, abbiamo già un'ibridazione particolare tra un genere più politico di rivolta contro la<br />

società <strong>del</strong>lo spettacolo e <strong>del</strong>la mercificazione, <strong>del</strong> no future dei Sex Pistols, con la letteratura di<br />

fantascienza dove spesso appaiono i cyborg, uomini modificati macchinicamente nel proprio corpo<br />

con innesti e mutazioni. Nel Cyber-punk “La seconda metà, punk, tra i due è il termine più ovvio e


il più facile da definire. Un punk è uno che crea problemi, un 'ribelle antisociale o un malfattore'<br />

(Elmer-Dewitt) che comunemente viene associato con quel genere <strong>del</strong>la musica rock che gruppi<br />

come i Sex Pistols resero popolare negli anni '70 e all'inizio degli anni '80. In termini di letteratura e<br />

di movimenti sociali, punk fa riferimento alla controcultura e ad una specie di 'anarchia da strada'<br />

(Sterling) e tende a focalizzarsi più sull'atteggiamento e sull'aspetto che sulla musica e sulla attività<br />

criminosa (anche se entrambi sono presenti in molte, se non tutte, le opere cyberpunk). Con questo<br />

il punk porta tanto l'equipaggiamento quanto il modo di vivere: punk e cyberpunk condividono il<br />

giacchetto di pelle nera, l'affinità verso i vestiti neri e l'amore per gli occhiali a specchio cromati,<br />

'una <strong>del</strong>le icone <strong>del</strong> Movimento' (Sterling). Definire il termine cyber è molto più difficile. Sebbene<br />

il termine come è usato nella parola cyberpunk sia comunemente riferito a tecnologia, il vero<br />

significato <strong>del</strong>la parole differisce. Cyber, come usato in cyberpunk, può essere fatto risalire a<br />

Norbert Wiener, un fisico e matematico al M.I.T., che arrivò ad interessarsi alla teoria informatica<br />

lavorando ad armi antiaereo per la seconda guerra mondiale. Wiener, come riferisce l'articolo <strong>del</strong><br />

Time sul cyberpunk, realizzò che la chiave <strong>del</strong> suo sistema, o di qualsiasi sistema, era un ritorno<br />

continuo che 'desse un'informazione di controllo sui risultati <strong>del</strong>le proprie azioni' (Elmer-Dewitt,).<br />

All'inizio degli anni '50 Wiener iniziò degli studi intensivi sui sistemi di controllo e chiamò lo<br />

studio cybernetics da kybernetes, la parola greca che indica timoniere. Lo sviluppo <strong>del</strong>la tecnologia<br />

dei computera quel tempo iniziò ben presto ad essere incorporata agli studi di Wiener. Quasi<br />

inevitabilmente, con l'adozione <strong>del</strong>l'uso dei computer nella maggior parte dei sistemi di controllo tra<br />

gli anni '60 e '70, il termine che aveva aiutato nella creazione <strong>del</strong> computer divenne associato ad<br />

esso. Cybernetics si confuse con computer, e prima che passasse molto tempo il prefisso cyber fu<br />

collegato ad altre idee. I Cyborg (mezzi uomini e mezzi macchine), per esempio, iniziarono ad<br />

apparire nei fumetti e nei film tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 (il film Terminator,<br />

distribuito nel 1984, dette ad Arnold Scwarzenegger il ruolo principale di cyborg assassino). La<br />

pubblicazione di Neuromante in quel periodo, con la sua mescolanza di componenti tecnologiche e<br />

umane, portò i nuovi critici a ricercare un nome per questo nuovo genere di fantascienza. Il termine<br />

cyberpunk fu coniato in questo periodo”[19]. Proprio in Neuromante, l'opera manifesto <strong>del</strong> genere<br />

cyberpunk di William Gibson, entra in scena questa figura mostruosa <strong>del</strong>l'ibridazione uomomacchina<br />

che disegna cupamente uno scenario in cui la tecnologia da supporto per l'umano diviene<br />

parte essenziale <strong>del</strong>la nuova costituzione antopologica, però non mutando definitivamente certi<br />

aspetti negativi propri <strong>del</strong> genere umano, anzi amplificandoli per certi versi. Il protagonista <strong>del</strong><br />

romanzo, Case, è un "cowboy <strong>del</strong> cyberspazio", ossia un hacker. Il suo sistema nervoso è stato<br />

danneggiato rendendogli impossibile il collegamento alla Matrice. Nella vana ricerca di una cura<br />

che gli consenta di poter accedere nuovamente al cyberspazio, viene reclutato da un misterioso<br />

personaggio che si fa chiamare Armitage. La cura tanto agognata gli viene offerta in cambio <strong>del</strong>la<br />

sua collaborazione ad una missione dai contorni oscuri : “Case aveva ventiquattro anni. A ventidue<br />

era un cowboy, un pirata <strong>del</strong> software, uno dei più bravi nello Sprawl. Era stato addestrato dai<br />

migliori in assoluto, da McCoy Pauley e Bobby Quine, leggende <strong>del</strong> ramo. Aveva operato in un trip<br />

quasi permanente di adrenalina, un effetto collaterale <strong>del</strong>la giovinezza e <strong>del</strong>l'efficienza, collegato a<br />

un deck da cyberspazio su misura che proiettava la sua coscienza disincarnata in un'allucinazione<br />

consensuale : la matrice. Ladro, aveva lavorato per altri ladri più ricchi, che gli avevano fornito<br />

l'arcano software per penetrare le brillanti difese innalzate dalle reti <strong>del</strong>le multinazionali, per aprirsi<br />

un varco in banche pressocché sterminate. Aveva commesso l'errore classico, quello che aveva<br />

giurato di non commettere mai. Aveva rubato ai suoi datori di lavoro. Aveva tenuto qualcosa per sé<br />

tentando di piazzarlo attraverso un ricettatore di Amsterdam. Non aveva ancora capito come fossero<br />

riusciti a scoprirlo, non che adesso avesse molta importanza. Si era aspettato di morire, in quei<br />

giorni, ma loro si erano limitati a sorridere. Naturalmente gli avevano detto che era il<br />

benvenuto...benvenuto alla grana. E ne avrebbe avuto bisogno, di grana. Perchè, sempre sorridendo,<br />

avrebbero fatto in modo che non fosse più in grado di lavorare. Gli avevano azzoppato il sistema<br />

nervoso con una micotossina russa risalente ai tempi <strong>del</strong>la guerra. Legato a un letto, in un albergo di<br />

Memphis, con il suo talento che veniva bruciato micron dopo micron, era rimasto in preda alle<br />

allucinazioni per trenta ore. Il danno era microscopico, subdolo e completo. Per Case, che viveva


per l'euforia incorporea <strong>del</strong> cyberspazio, era stata la cacciata dal paradiso. Nei bar che aveva<br />

frequentato come il drago fra i cowboy, l'atteggiamento elitario comportava un certo disinvolto<br />

disprezzo per la carne. Il corpo era carne. Case era precipitato nella prigione <strong>del</strong>la propria<br />

carne”[20]. L'anti-eroe Case è una classica icona punk legata ad un mondo sotterraneo,<br />

underground, di ladri e spacciatori tra i quali si muove senza una precisa finalità etica o morale se<br />

non quella immanente di sopravvivere al contesto in cui si trova, il che rappressenta la maggiore<br />

forma di eroismo che si può tirare fuori dalla situazione. Ci troviamo comunque di fronte<br />

all'abbozzo, nella mistura di genere punk con il cyborg, di una figura che riassume in maniera felice<br />

alcune <strong>del</strong>le caratteristiche peculiari <strong>del</strong>l'antagonismo ribelle <strong>del</strong> punk, <strong>del</strong>la tematica <strong>del</strong> corpo e<br />

<strong>del</strong>le sue mutazioni con innesti tecnologico macchinici e <strong>del</strong>la sopravvivenza eroica nel mondo<br />

<strong>del</strong>la merce e <strong>del</strong>lo scambio ripetuto all'infinito. L'immaginario cyberpunk si rifà molto nella<br />

fantascienza ad una presenza spettacolare collocata di sfondo di un Giappone futuristico nel quale<br />

le merci hanno preso un posto abnorme e fuori controllo nella società. Un esempio di questo<br />

paesaggio è ben rappresentato dalle scene <strong>del</strong>la City nel film di animazione giapponese Ghost in the<br />

Shell, pellicola tratta dall'omonima serie a fumetti manga di stile cyberpunk. In una avveniristica<br />

Tokyo <strong>del</strong> futuro si alzano enormi grattacieli incollati l'uno all'altro che però sono collocati insieme<br />

a forme arcaiche di architettura in alcuni vicoli nascosti <strong>del</strong>la città : il contrasto fornisce la migliore<br />

condizione di fondo per far muovere le figure degli eroi antagonisti punk che vivono dentro e<br />

contro questa condizione avveniristica e ribelle assieme alle mutazioni dei propri corpi, agli innesti<br />

di metalli sconosciuti e di droghe sintetiche. L'immaginario punk, dunque, sviluppato nella<br />

fantascienza o in momenti artistici e letterari simili, coniuga perfettamente lo statutario attacco alla<br />

merce ed alla società conformista <strong>del</strong> consumo con la priorità <strong>del</strong>l'assunzione di questo antagonismo<br />

vissuto sul corpo <strong>del</strong>l'individuo. Una linea feconda in questo senso segue anche l'evoluzione <strong>del</strong><br />

genere punk nel territorio artistico privilegiato e cioè in quello musicale. Dal “no future”<br />

<strong>del</strong>l'anarchia ribelle esplosiva dei Sex Pistols nella Londra degli anni settanta fino alle recenti<br />

espressioni <strong>del</strong> post-punk anche nel nostro paese si aggirano queste ibridazioni. Di particolare<br />

rilievo è tutta la produzione artistica, dalla musica ai fumetti, <strong>del</strong> gruppo italiano di genere<br />

alternativo e post-punk Tre Allegri Ragazzi Morti (TARM) operativo sulla scena dagli anni novanta.<br />

Grazie al genio <strong>del</strong> chitarrista e fumettista Davide Toffolo, i TARM hanno costruito passo dopo<br />

passo un immaginario assolutamente significativo. I componenti <strong>del</strong> gruppo si esibiscono dal vivo e<br />

si mostrano in pubblico esclusivamente coperti da una maschera disegnata dal fumettista di<br />

Pordenone che ne cela l'identità. Già da questo presentarsi mascherati, dunque, il gruppo dichiara<br />

all'esterno di voler apparire e non apparire in forma convenzionale nel circuito spettacolare <strong>del</strong><br />

mainstream, al quale comunque il gruppo è irresistibilmente approdato dopo la crescita nel circuito<br />

underground dei centri sociali e <strong>del</strong>l'autonomia e <strong>del</strong> movimento alternativo in genere. Quello che<br />

più interessa dei TARM in questo contesto è comunque la loro propensione per una tematica che<br />

collega il rifiuto <strong>del</strong>la mercificazione e <strong>del</strong>la società spettacolare che ne deriva alla mostruosità<br />

vissuta nella carne in prima persona dall'autore insieme ad uno scorcio ironico e demotivato <strong>del</strong>la<br />

vita quotidiana. Nell'album <strong>del</strong> 1999 intitolato appunto Mostri e normali si apre con questo scorcio<br />

di quotidianità vissuta fuori posto da cui nasce una tensione antagonista. Nel primo pezzo “Mai<br />

come voi”, si parla di ragazzi “fragili arronganti ed insolenti, invadenti e stupidi, prepotenti e<br />

fragili, impauriti come mai, malinconici e sognanti, indolenti e insofferenti, dipendenti dai parenti e<br />

dagli amori che non hai”. Così nella stupenda “Sono morto” si dice che “non sarà il fumo di<br />

marijuana, la febbre al fine settimana, sarà che sono disperato o che mi sento consumato, ma Sono<br />

morto...lavoro, chiesa, scuola, Genitori, amante, moglie, Nemici, amici, morte...Solo per restare<br />

ancora un po' con te...”. Le stesse tematiche con la stessa impostazione anti lavorista con questi<br />

zombies sullo sfondo (zombies contro il lavoro salariato) appare nell'album dei TARM intitolato<br />

“Primitivi <strong>del</strong> Futuro” <strong>del</strong> 2010. Si comincia con La Ballata <strong>del</strong>le Ossa con questo zombies che si<br />

riattacca la carne addosso solo per amore, “Le ossa scaverò dal fondo <strong>del</strong> giradino e le riattaccherò<br />

in mezzo alla mia carne, Degli occhi farò a meno, che li ha mangiati il corvo, userò tutto il corpo<br />

per rivedere te”. Si prosegue con l'emblematico manifesto “La rivolta nel quartiere Villanova non ha<br />

prodotto feriti in cui si incita scopertamente alla ribellione “Prendi a calci il tuo padrone...non lo fai,


parla dei tuoi desideri...non lo fai, metti a fuoco la nazione...non lo fai, smettila di comperare...non<br />

lo fai, stacca la televisione...non lo fai”. Tra questi personaggi underground quali cacciatori, beoni,<br />

spacciatori e puttane felici, compaiono di nuovo zombies che cantano e camminano e che staccano<br />

la connessione con Internet.<br />

Lo stesso tipo di immaginario si ritrova in certa letteratura contemporanea mainstream, dove la<br />

merce, come nella previsione di Guy Debord ne “La società <strong>del</strong>lo spettacolo” diviene immagine<br />

spettacolarizzata all'ennesima potenza in quanto capitale accumulato e si distorce nella mostruosità<br />

<strong>del</strong>la sua apparizione : “-Secondo me sta per succedere qualcosa, -disse Bob,- e non sono certo che<br />

valga la pena di aspettare che succeda. L'ultima volta che si è verificato qualcosa <strong>del</strong> genere è<br />

saltato fuori il Re <strong>del</strong> Popcorn. Ero perfettamente d'accordo. Sentivo istintivamente che si stava<br />

preparando qualcosa di più grave e più catastrofico. Tentai di immaginare esattamente cosa stesse<br />

accadendo al simbolo <strong>del</strong>l'Orbit, e perchè mai la forza che si sprigionava dai lampi si concentrasse lì<br />

prima di scaricarsi sul chiosco. Mi si presentarono alla mente diverse possibilità tipiche dei film di<br />

fantascienza si serie B. Il ferro con il quale era stato forgiato il simbolo rotante proveniva da una<br />

vena in cui si era infiltrato un bizzarro e orribile metallo senziente, arrivato sulla Terra all'interno di<br />

una meteora; dopo essere stato trasformato nel simbolo <strong>del</strong> drive-in, il metallo si era risvegliato da<br />

un lungo sonno e adesso, in mancanza di meglio da fare, si divertiva a tormentare i terrestri. A<br />

occhio e croce, diventare un oggetto inerte, magari anche l'insegna di un drive-in, doveva essere<br />

piuttosto noioso. Era il tipo di fine che poteva farti venire un brutto caratteraccio. E pensai di nuovo<br />

agli dèi dei film di Serie B, e quella era l'idea che mi convinceva più di tutte. Il loro comportamento<br />

seguiva le stesse regole di film a basso budget. Finire il lavoro in fretta. Se qua e là la sceneggiatura<br />

fa acqua, okay, acceleriamo il ritmo, diamoci sotto con l'eccitazione. Non lasciamo agli spettatori<br />

troppo tempo per riflettere”[21]. In questo scenario pop e commerciale all'ennesima potenza<br />

disegnato dalla penna immaginifica di Joe R. lansdale appaiono misteriosi questi mostri<br />

<strong>del</strong>l'intrattenimento inflazionato americano. Intrappolati dentro un drive-in sopra il quale si è chiusa<br />

una terrificante morsa dal cielo da cui non si può scappare se non finendo dentro un buco nero, gli<br />

spettatori assiepati nel parcheggio dentro le macchine cominciano una vita sempre più<br />

claustrofobica e piena di stenti segnata dalla progressiva violenza senza freni. Mano mano che i<br />

sopravvissuti cercano di resistere alla situazione senza via d'uscita si nutrono di coca-cola ed<br />

hamburger e si danno a violenze e stupri senza freni fin quando appare questa mostruosa figura <strong>del</strong><br />

Re <strong>del</strong> Popcorn. Un <strong>mostro</strong> che rappresenta il rovescio in forma di incubo <strong>del</strong>l'american dream.<br />

Formato dall'immagine <strong>del</strong> consumo più normale e diffuso, il consumo pop e tranquillo di una<br />

scatola di popcorn gustata mentre si guarda un film commerciale di fantascienza o un horror, il Re<br />

<strong>del</strong> Popcorn sarà invece un personaggio sfrenato, senza limiti, ossessivo e pazzo, una<br />

trasfigurazione <strong>del</strong>la violenza cieca <strong>del</strong>la civiltà di cosnumi quando affidandosi alla sua ordinaria<br />

tranquillità sfocia nell'inaspettata guerra <strong>del</strong> tutti contro tutti.<br />

c) Divenire <strong>mostro</strong><br />

La riflessione di Antonio Negri, importante teorico marxista e innovatore <strong>del</strong> post-operaismo<br />

italiano, ha sempre incrociato la figura <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> e <strong>del</strong>la trasfigurazione mostruosa nella<br />

soggettività politica rivoluzionaria. Sin dagli scritti sulle derivazioni politiche <strong>del</strong> concetto marxiano<br />

di General Intellect presenti ad esempio in “Marx oltre Marx” con la concretizzazione materiale di<br />

questo “trionfo <strong>del</strong> cervello” (Deleuze) che si innesta nelle nuove forme di produzione all'interno<br />

<strong>del</strong> capitalismo e le trascende, Negri ha individuato nel <strong>mostro</strong> e nella metamorfosi mostruosa <strong>del</strong><br />

soggetto un'imprescindibile categoria con la quale inevitabilmente deve confrontarsi la teoria<br />

rivoluzionaria : “Ogniqualvolta il potere dichiara che la storia è finita, e che la natura fa esperienza


di un ordine definitivo, sicchè felice può essere solo l'uomo che, adeguandosi alla misura, obbedisce<br />

e crede, allora il <strong>mostro</strong> appare a sconfessare ogni normalità, a dire miserabile l'obbedienza e stola<br />

la credenza. Il <strong>mostro</strong> è un cavaliere che trascina in luoghi pericolosi, ci dice Elfriede Jelinek, ma<br />

nello stesso tempo libera dal dogmatismo e incita alla creazione immaginaria (ma presto pratica) di<br />

nuovi mondi. Nel 'postmoderno', dentro e contro le culture <strong>del</strong> 'new age', il <strong>mostro</strong> ci salverà, forse,<br />

dalla nostalgia <strong>del</strong>la vita semplice e nuda; sicuramente ci mette in contatto con il laboratorio <strong>del</strong>la<br />

dismisura tecnica e dentro a questo ci fa inventare una realtà che noi vogliamo prodotto di potenza<br />

collettiva”[22].<br />

Il libro di Toni Negri e Michael Hardt “Comune. Oltre il pubblico e il privato” completa la trilogia<br />

iniziata da Impero e Moltitudine. Anche questo lavoro risulta molto ambizioso, infatti i due autori<br />

intendono costruire <strong>del</strong>le basi filosofiche, economiche e antropologiche ad una politica<br />

anticapitalista nell’epoca <strong>del</strong>la globalizzazione. Per costituire un racconto convincente Negri e<br />

Hardt chiamano a raccolta una serie di autori di cui forniscono una loro particolare interpretazione :<br />

dalla biopolitica di Foucault all’ontologia di Spinoza e Nietzsche passando per una rilettura di Marx<br />

e Deleuze. Il punto di partenza di Comune sta proprio in una distinzione “suggerita dallo stesso<br />

Foucault ma che egli non utilizza con sistematicità, quella tra biopotere e biopolitica. Il primo può<br />

essere sommariamente definito come il potere sulla vita, il secondo come il potere <strong>del</strong>la vita che<br />

resiste e determina una produzione di soggettività alternativa al biopotere”[23]. Così come le lotte<br />

operaie hanno preceduto lo sviluppo capitalistico e lo hanno condizionato, allo stesso modo la<br />

produzione di soggettività esercitata dalle singolarità viene prima ed eccede, nonostante i tentativi<br />

di cattura e asservimento, il biopotere. Questa interpretazione costruttiva di Foucault, non condivisa<br />

da autori come Esposito ed Agamben, si ricollega ad un’antropologia positiva molto legata al<br />

pensiero di Spinoza <strong>del</strong>la potenza <strong>del</strong> corpo così come al principio di individuazione nietzschiano e<br />

alla stessa volontà di potenza. Bando ad ogni tristezza e ad ogni discorso sull’impotenza <strong>del</strong>la<br />

soggettività, esclamano Negri e Hardt, ogni singolarità è irriducibile ad una impossibile “nuda vita”<br />

ed al controllo totale <strong>del</strong> potere su di essa : vi è invece presente anche nella povertà e nell’amore dei<br />

singoli la forza per rompere le catene e costruire altri mondi diversi da quello esistente dominato<br />

dalla logica <strong>del</strong> profitto e <strong>del</strong>l’appropriazione privata fatta dal capitalismo. Con un passaggio logico<br />

conseguente i due autori legano questa potenzialità di produzione di soggettività ad un discorso<br />

economico in cui la cooperazione costituisce appunto il fondamento <strong>del</strong>lo sviluppo <strong>del</strong>la società. La<br />

cooperazione è una forma potente di produzione legata al lavoro in comune, un lavoro sociale e<br />

biopolitico, che potrebbe non avere bisogno <strong>del</strong> controllo <strong>del</strong> capitalismo : “Un primo mutamento<br />

assai importante è che oggi lo sfruttamento non ha più una funzione prevalentemente interna alla<br />

produzione, ma è diventato un mero strumento di dominio”[24]. Questa asserzione (che porta a<br />

compimento tutto il pensiero negriano degli anni precedenti, dal concetto di operaio sociale a quello<br />

di autovalorizzazione e dei “pre-requisiti di comunismo” e di fine <strong>del</strong>la transizione) chiaramente si<br />

trascina a catena tutta una successiva analisi di come, nel progetto anticapitalista <strong>del</strong> libro, questa<br />

cooperazione produttiva <strong>del</strong>le singolarità possa effettivamente sganciarsi da questo dominio<br />

parassitario <strong>del</strong> capitale e di come si possa fuggire dalla Repubblica fondata sulla proprietà privata.<br />

Tutta la storia <strong>del</strong>la filosofia e <strong>del</strong>la politica moderna viene quindi riletta sotto questa luce positiva<br />

ed ottimistica di un “comune” che tenta di svincolarsi dagli argini impostigli sia dal privato che<br />

dallo Stato. Su questo Negri e Hardt sono chiari, se il capitalismo tenta di impossessarsi <strong>del</strong>la<br />

cooperazione produttiva e comune, anche il Socialismo fondato sulla gestione pubblica e quindi<br />

statale non è in grado di contenere in termini progressivi questa potenza, così come la storia <strong>del</strong><br />

fallimento dei regimi <strong>del</strong>l’Est dimostra. Riprendendo la distinzione tra socialismo e comunismo,<br />

una distinzione netta e qualitativa, le cose sono in questi termini : “A un livello esclusivamente<br />

concettuale, possiamo iniziare a definire il comunismo in questo modo : ciò che la categoria <strong>del</strong><br />

privato è per il capitalismo e ciò che la categoria <strong>del</strong> pubblico è per il socialismo, la categoria <strong>del</strong><br />

comune è per il comunismo”[25]. Il libro procede dunque nel tentativo di rileggere anche il pensiero<br />

marxiano alla luce di questi cambiamenti dovuti alla svolta biopolitica <strong>del</strong>la produzione, una<br />

produzione che non è solo “immateriale”, ma è piuttosto legata alla creazione di simboli, immagini,<br />

codici e più in generale di soggettività e <strong>del</strong>la vita stessa. Il comune e la produzione cooperativa


iopolitica però non sono visti nemmeno in chiave unicamente positiva, ma anzi vi sono molte<br />

ambivalenze e corruzioni nel comune così come vi sono nella moltitudine : ad esempio la famiglia,<br />

l’impresa e la nazione sono tre forme di corruzione <strong>del</strong> comune, tre istituzioni in cui il comune e la<br />

cooperazione sono distorti e limitati. Per affrontare l’esodo dalla Repubblica <strong>del</strong>la proprietà<br />

occorrerà dunque costruire una rinnovata organizzazione politica : non c’è nessuno spontaneismo e<br />

nessuna necessitante liberazione, ma anzi bisogna aspettarsi la creazione nelle lotte per il comune di<br />

un’organizzazione fondata dentro il corpo sociale <strong>del</strong>la cooperazione e dunque <strong>del</strong>la moltitudine.<br />

Qui Hardt e Negri riprendono in parte dei temi già esposti nelle due opere precedenti <strong>del</strong>la trilogia,<br />

e quindi abbiamo la proposta politica di una forza mo<strong>del</strong>lata sulla forma plurale ed aperta <strong>del</strong>la<br />

moltitudine, un’organizzazione che per statuto non potrà mai essere basata sulla concezione di<br />

“avanguardia” o di partito mo<strong>del</strong>lato sullo Stato. Sulle trasformazioni <strong>del</strong>lo Stato, infatti, gli autori<br />

completano e aggiornano quanto detto dieci anni fa con Impero, dopo il tentativo fallito <strong>del</strong> golpe<br />

<strong>del</strong>l’unilateralismo americano e l’impossibilità stessa <strong>del</strong> multilateralismo. La governance imperiale<br />

si costituisce dunque attraverso una serie di dispositivi che rimo<strong>del</strong>lano e tolgono prerogative agli<br />

Stati nazionali sia dall’alto, con i grandi organismi internazionali e le imprese transnazionali, che<br />

dal basso con i meccanismi di gestione <strong>del</strong> territorio di queste “aristocrazie” imperiali. In questo<br />

quadro teorico, dunque, si innesta la proposta negriana di metamorfosi e di trasformazione<br />

mostruosa <strong>del</strong>le singolarità che compongono la moltitudine. Il nuovo soggetto rivoluzionario si<br />

formerà attraverso l'autoabolizione <strong>del</strong>la propria identità di partenza in un processo di violento<br />

scontro con i poteri costituiti che degradano e corrompono il comune per poi ritrovarsi sulle nuove<br />

sponde che nascono nel rinnovamento che esige questa trasformazione <strong>del</strong>le singolarità. In questo<br />

senso la politica rivoluzionaria immaginata da Negri e Hardt, lungi dal riproporre una classica<br />

lettura dei soggetti oppressi inseriti in una dialettica <strong>del</strong>la classe che aspira al potere tramite il<br />

partito e le funzioni normali <strong>del</strong>la lotta politica, innesta il “<strong>mostro</strong>” in una lettura individualizzata di<br />

questo nuovo processo trasformativo. Ogni singolarità è rivoluzionaria, si sposta verso un comune<br />

non limitato e contenuto dal capitalismo vampiresco e con amore diviene essa stessa qualcosa di<br />

nuovo, così come nuova sarà tutta la società. Una lettura, questa <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> all'interno di un<br />

divenire comunismo <strong>del</strong> capitalismo, che appare troppo semplicistica e fuorviante.<br />

Desta infatti una grossa perplessità la forzatura dei processi e di tendenze in atto nel capitalismo<br />

contemporaneo difficilmente leggibili in questi termini assolutistici. Sulla parte <strong>del</strong>le premesse<br />

filosofiche spinoziane e <strong>del</strong>euziane (sarebbe forse più onesto però chiamarle semplicemente<br />

“negriane”…) di una resistenza “attiva” e di una produzione biopolitica nascente dai corpi e<br />

dall’amore e dalla povertà ecc. queste perplessità aumentano : senza voler sposare per forza<br />

un’antropologia “pessimistica” tutta bloccata da un potere immutabile e totalizzante, il prodotto che<br />

ci confeziona Toni Negri mi sembra troppo bello per essere vero. Ad esempio il filosofo Slavoj<br />

Zizek, come riportano gli stessi Negri e Hardt nel libro, ha fatto un’impertinente e corrosiva critica<br />

al concetto di moltitudine : “Zizek chiama in causa il fenomeno <strong>del</strong>la proliferazione <strong>del</strong>le<br />

molteplicità e <strong>del</strong>le differenze che il capitale crea per popolare il mercato e per allargare il consumo<br />

mediante un’infinita varietà di merci e di desideri che esse suscitano. L’eterogeneità <strong>del</strong>la<br />

moltitudine e la sua dispersione sono simmetriche al dispiegamento decentrato e deterritorializzato<br />

<strong>del</strong> capitale. Anche quando crede di essersi disposta alla resistenza, l’azione <strong>del</strong>la moltitudine non fa<br />

altro che replicare e confermare la qualità <strong>del</strong> comando capitalistico. Una trasformazione radicale<br />

portata avanti da un’opposizione autenticamente rivoluzionaria al dominio <strong>del</strong> capitale, secondo<br />

Zizek, non si incarnerà mai, come è il caso <strong>del</strong>la moltitudine, in un soggetto che si costituisce<br />

all’interno <strong>del</strong> rapporto di capitale”[26]. Quanto meno, occorre aggiungere alla ricostruzione <strong>del</strong>la<br />

critica di Zizek, dall’interno dei rapporti di capitale non è detto che sorga una soggettività eguale e<br />

contraria alla forza <strong>del</strong> capitalismo : pur di evitare ogni forzatura volontarista nel pensiero negriano<br />

si arriva all’estremo opposto di una teleologia necessitante <strong>del</strong>la liberazione. Certo i rapporti tra<br />

interno-esterno e la questione <strong>del</strong>lo Stato (e <strong>del</strong>la sua eventuale “scomparsa”) andrebbero affrontati<br />

con maggiore cautela e con minori slanci ottimistici. Ad esempio sulla questione <strong>del</strong> deperimento<br />

<strong>del</strong>le funzioni statuali si fa molta confusione, quando siamo di fronte a degli spostamenti e dei<br />

cambiamenti di ruolo nell’ottica di un potere che è ben lungi dall’autoestinguersi : più che la teoria


filosofica e politica è la prassi rivoluzionaria che conferma la presenza, seppure rinnovata e<br />

modificata, <strong>del</strong> sistema <strong>del</strong> “Profit State”. Allo stesso modo è saggio aspettare prima di dichiarare<br />

definitivamente conclusa e declinata l’egemonia degli Usa nel pur complesso sistema di poteri<br />

internazionali <strong>del</strong>la globalizzazione. Inoltre, sembra piuttosto ingenerosa la condanna tout court <strong>del</strong><br />

Socialismo come sistema burocratico statuale, quando invece si potrebbero fare numerosi esempi<br />

storici genealogici <strong>del</strong>la possibilità di una gestione <strong>del</strong> pubblico aperta alla partecipazione ed al<br />

controllo operaio o dei cittadini : in questo senso espungere completamente dalla prospettiva<br />

anticapitalista una visione diversa, non burocratica ed oppressiva, <strong>del</strong> Socialismo è un regalo troppo<br />

grosso fatto al capitalismo ed ai suoi difensori. Dalla natura evolutiva <strong>del</strong> capitalismo, letta in un<br />

cortocircuito tra processi economici e filosofia <strong>del</strong>le soggettività, i mostri che emergono sono di<br />

varia natura e non sempre prefigurano, a differenza di ogni attesa ottimistica e necessitante, il dilà di<br />

venire di questo sistema di sfruttamento. I mostri continuano a fronteggiarsi sulla scena <strong>del</strong>la<br />

produzione di valore e <strong>del</strong>lo sfruttamento da lì organizzato, ma è difficile immaginarsi una così<br />

facile linea evolutiva <strong>del</strong> <strong>mostro</strong>. Gli angeli evocati per la nostra liberazione spesso hanno le<br />

fattezze dei mostri <strong>del</strong>la nostra cattiva coscienza, ma vale anche il discorso contrario e magari il<br />

<strong>mostro</strong> che ci libererà, se mai avverrà questa liberazione, non sarà come ce lo immaginiamo.


Note<br />

[1]M.Foucault, Gli anormali. Corso al Collège de France (1974-1975), Feltrinelli, Milano, 2006,<br />

pag.64.<br />

[2]P.Arnet, Teratologia, ovvero Scienza dei mostri. Il lavoro di Geoffroy Sant-Hilaire, in AA.VV,<br />

Desiderio <strong>del</strong> <strong>mostro</strong>. Dal circo al laboratorio <strong>del</strong>la Politica, manifestolibri, Roma, 2001, p.85<br />

[3] ibidem, pag.88.<br />

[4] M.Foucault, Op. cit, pag.66.<br />

[5] M.Bascetta, Verso un'economia politica <strong>del</strong> vivente, in AA.VV, Desiderio <strong>del</strong> <strong>mostro</strong>. Dal circo<br />

al laboratorio <strong>del</strong>la Politica, manifestolibri, Roma, 2001, pag.149.<br />

[6]R.Braidotti, Madri, mostri e macchine, manifestolibri, Roma, 2005, pag.61.<br />

[7]M.Bascetta, Op. cit, pag.160.<br />

[8]R.Braidotti, Op. cit, pp. 66-67.<br />

[9]G.Deleuze-F.Guattari, Millepiani. Capitalismo e schizofrenia, Castelvecchi, Roma, 2003, pag.81.<br />

[10]Ibidem, pag. 525.<br />

[11]M.Foucault, Op. cit, pag.92.<br />

[12]Ibidem, pag.93.<br />

[13]Ibidem pag. 96.<br />

[14]M. Bertozzi, Thomas Hobbes. L'enigma <strong>del</strong> Leviatano (1983). Un'analisi <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>le<br />

immagini <strong>del</strong> Leviathan, «Storicamente», 3 (2007), http://www.storicamente.org/03bertozzi.htm<br />

[15] Ibidem.<br />

[16] P.K.Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, Fanucci, Roma, 2003, pag.114.<br />

[17] F.Parazzoli, Adesso viene la notte, Mondadori, Milano, 2008, pagg.34-36.<br />

[18] M.Bulgakov, Cuore di cane, Mondadori, Milano, pag.3.<br />

[19] M. Leon Fiegel Jr., Cyberpunk and New Myth, in http://www.dvara.net/HK/nuovomito.asp<br />

[20] W.Gibson, Neuromante, Mondadori, Milano, 2009, pagg. 7-8.<br />

[21] J.R.Lansdale, La notte <strong>del</strong> drive-in, Einaudi, Torino, 2004, pagg.146-147.<br />

[22] A.Negri, La linea <strong>del</strong> <strong>mostro</strong>, in AA.VV, Desiderio <strong>del</strong> <strong>mostro</strong>. Dal circo al laboratorio <strong>del</strong>la<br />

Politica, manifestolibri, Roma, 2001, pag.7.<br />

[23] A.Negri-M.Hardt, Comue. Oltre il pubblico e il privato, Rizzoli, 2010, pag.67.<br />

[24]Ibidem, pag.65.<br />

[25]Ibidem, pag.275.<br />

[26]Ibidem, pag173.

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