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Luigi Narni Mancinelli Scene del mostro Immaginario ... - ImageShack

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parla dei tuoi desideri...non lo fai, metti a fuoco la nazione...non lo fai, smettila di comperare...non<br />

lo fai, stacca la televisione...non lo fai”. Tra questi personaggi underground quali cacciatori, beoni,<br />

spacciatori e puttane felici, compaiono di nuovo zombies che cantano e camminano e che staccano<br />

la connessione con Internet.<br />

Lo stesso tipo di immaginario si ritrova in certa letteratura contemporanea mainstream, dove la<br />

merce, come nella previsione di Guy Debord ne “La società <strong>del</strong>lo spettacolo” diviene immagine<br />

spettacolarizzata all'ennesima potenza in quanto capitale accumulato e si distorce nella mostruosità<br />

<strong>del</strong>la sua apparizione : “-Secondo me sta per succedere qualcosa, -disse Bob,- e non sono certo che<br />

valga la pena di aspettare che succeda. L'ultima volta che si è verificato qualcosa <strong>del</strong> genere è<br />

saltato fuori il Re <strong>del</strong> Popcorn. Ero perfettamente d'accordo. Sentivo istintivamente che si stava<br />

preparando qualcosa di più grave e più catastrofico. Tentai di immaginare esattamente cosa stesse<br />

accadendo al simbolo <strong>del</strong>l'Orbit, e perchè mai la forza che si sprigionava dai lampi si concentrasse lì<br />

prima di scaricarsi sul chiosco. Mi si presentarono alla mente diverse possibilità tipiche dei film di<br />

fantascienza si serie B. Il ferro con il quale era stato forgiato il simbolo rotante proveniva da una<br />

vena in cui si era infiltrato un bizzarro e orribile metallo senziente, arrivato sulla Terra all'interno di<br />

una meteora; dopo essere stato trasformato nel simbolo <strong>del</strong> drive-in, il metallo si era risvegliato da<br />

un lungo sonno e adesso, in mancanza di meglio da fare, si divertiva a tormentare i terrestri. A<br />

occhio e croce, diventare un oggetto inerte, magari anche l'insegna di un drive-in, doveva essere<br />

piuttosto noioso. Era il tipo di fine che poteva farti venire un brutto caratteraccio. E pensai di nuovo<br />

agli dèi dei film di Serie B, e quella era l'idea che mi convinceva più di tutte. Il loro comportamento<br />

seguiva le stesse regole di film a basso budget. Finire il lavoro in fretta. Se qua e là la sceneggiatura<br />

fa acqua, okay, acceleriamo il ritmo, diamoci sotto con l'eccitazione. Non lasciamo agli spettatori<br />

troppo tempo per riflettere”[21]. In questo scenario pop e commerciale all'ennesima potenza<br />

disegnato dalla penna immaginifica di Joe R. lansdale appaiono misteriosi questi mostri<br />

<strong>del</strong>l'intrattenimento inflazionato americano. Intrappolati dentro un drive-in sopra il quale si è chiusa<br />

una terrificante morsa dal cielo da cui non si può scappare se non finendo dentro un buco nero, gli<br />

spettatori assiepati nel parcheggio dentro le macchine cominciano una vita sempre più<br />

claustrofobica e piena di stenti segnata dalla progressiva violenza senza freni. Mano mano che i<br />

sopravvissuti cercano di resistere alla situazione senza via d'uscita si nutrono di coca-cola ed<br />

hamburger e si danno a violenze e stupri senza freni fin quando appare questa mostruosa figura <strong>del</strong><br />

Re <strong>del</strong> Popcorn. Un <strong>mostro</strong> che rappresenta il rovescio in forma di incubo <strong>del</strong>l'american dream.<br />

Formato dall'immagine <strong>del</strong> consumo più normale e diffuso, il consumo pop e tranquillo di una<br />

scatola di popcorn gustata mentre si guarda un film commerciale di fantascienza o un horror, il Re<br />

<strong>del</strong> Popcorn sarà invece un personaggio sfrenato, senza limiti, ossessivo e pazzo, una<br />

trasfigurazione <strong>del</strong>la violenza cieca <strong>del</strong>la civiltà di cosnumi quando affidandosi alla sua ordinaria<br />

tranquillità sfocia nell'inaspettata guerra <strong>del</strong> tutti contro tutti.<br />

c) Divenire <strong>mostro</strong><br />

La riflessione di Antonio Negri, importante teorico marxista e innovatore <strong>del</strong> post-operaismo<br />

italiano, ha sempre incrociato la figura <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> e <strong>del</strong>la trasfigurazione mostruosa nella<br />

soggettività politica rivoluzionaria. Sin dagli scritti sulle derivazioni politiche <strong>del</strong> concetto marxiano<br />

di General Intellect presenti ad esempio in “Marx oltre Marx” con la concretizzazione materiale di<br />

questo “trionfo <strong>del</strong> cervello” (Deleuze) che si innesta nelle nuove forme di produzione all'interno<br />

<strong>del</strong> capitalismo e le trascende, Negri ha individuato nel <strong>mostro</strong> e nella metamorfosi mostruosa <strong>del</strong><br />

soggetto un'imprescindibile categoria con la quale inevitabilmente deve confrontarsi la teoria<br />

rivoluzionaria : “Ogniqualvolta il potere dichiara che la storia è finita, e che la natura fa esperienza

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