Luigi Narni Mancinelli Scene del mostro Immaginario ... - ImageShack
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paradigma <strong>del</strong>l'abnormità deforme ai fenomeni <strong>del</strong>la soggettività, introducendovi gli elementi <strong>del</strong>la<br />
colpa, <strong>del</strong> peccato, <strong>del</strong> disordine. Deforme, mostruosa, è allora ogni aggressione (ma spesso anche<br />
ogni remota, esotica alternativa etnologica) alla forma <strong>del</strong>la società e alle forme sociali particolari<br />
in cui questa si articola. Se infatti le leggi naturali <strong>del</strong>la società e <strong>del</strong>l'economia si presentano come<br />
leggi divine o naturali, contronatura, e dunque mostruoso è ogni tentativo di sovvertirle, se non<br />
semplicemente di contraddirne la legittimità. La sovversione è dunque, in primo luogo, deformità,<br />
devianza dalla forma” [5].<br />
Frutto <strong>del</strong>la fantasia <strong>del</strong>la scrittrice inglese Mary Shelley, nel 1818 appare per la prima volta nel<br />
romanzo Frankenstein o il moderno Prometeo l'inquietante <strong>mostro</strong> chiamato nel libro “la creatura”,<br />
che verrà poi assimilata nel nome a quella <strong>del</strong> suo creatore per divenire nota come il <strong>mostro</strong> di<br />
Frankenstein. Siamo nel pieno <strong>del</strong>la rivoluzione industriale in Inghilterra, durante l'esplosiva nascita<br />
<strong>del</strong> proletariato legato alla fabbrica manufatturiera, all'aumento demografico ed al trasferimento<br />
massiccio di operai dalle campagne alle città a ridosso <strong>del</strong>le fabbriche. I conservatori inglesi, sulla<br />
scia <strong>del</strong> Burke e dei reazionari ostili alla rivoluzione francese, identificheranno la figura <strong>del</strong> <strong>mostro</strong><br />
creato dallo scienziato tedesco nel romanzo <strong>del</strong>la Shelley come la migliore prefigurazione sia dei<br />
rischi insiti nell'ateismo e nella manipolazione <strong>del</strong>la materia umana, in un prometeismo biologico<br />
appena nascente, sia nella grandissima paura che facevano già a quell'epoca le grandi masse<br />
proletarie affacciatisi sulla scena sociale ed invocate dal bisogno dei padroni <strong>del</strong> vapore di<br />
aumentare i loro profitti, quindi frutto anch'esse di una creazione sociale e storica fondata<br />
sull'estrazione programmata di plusvalore. Anche una lettura femminista come quella <strong>del</strong>la filosofa<br />
Braidotti ha portato a leggere nel romanzo una dimensione di genere legata all'immagine negativa<br />
di sé e la paura <strong>del</strong>le donne nel guardarsi allo specchio di una realtà deformata dalla prigione<br />
logocentrica e patriarcale <strong>del</strong>la nostra società in cui esse sono rinchiuse : “Il genere gotico può<br />
essere letto come la proiezione femminile di un senso interiore di inadeguatezza. Gilbert e Gubar<br />
(1979) hanno sostenuto che nella letteratura inglese le donne hanno spesso descritto se stesse come<br />
esseri disgustosi e degradati. Da questo punto di vista, il <strong>mostro</strong> svolge innanzitutto una funzione<br />
speculare, giocando di conseguenza un ruolo di primo piano nella definizione <strong>del</strong>l'identità <strong>del</strong> sé<br />
femminile. Frankenstein -prodotto dalla figlia di una storica femminista- è anche il ritratto di una<br />
profonda mancanza di fiducia in se stessa e ancora più profondo senso di essere fuori posto. Non<br />
solo Mary Shelley prende le parti <strong>del</strong>la creatura mostruosa, accusando il suo creatore di sottrarsi alle<br />
sue responsabilità, ma presenta anche Frankenstein come il suo abietto doppio corporeo, il che le<br />
consente di esprimere il disgusto per se stessa con lancinante lucidità”[6]. Il <strong>mostro</strong> di Frankenstain<br />
uscirà ben presto dalle pagine <strong>del</strong> romanzo <strong>del</strong>la Shelley per essere stampato nei pamphlet di segno<br />
conservatore come severo monito nei confronti di un positivismo esasperato, richiamato fin nel<br />
titolo <strong>del</strong> Nuovo Prometeo possibile, di questa sfida eccessiva che la ragione umana fa nei confronti<br />
<strong>del</strong>la natura e che poi gli si ritorce subito contro, vedi i numerosi omicidi che la 'creatura' <strong>del</strong> dottor<br />
Frenkenstein compie nel romanzo per cercare di vendicarsi <strong>del</strong> suo stesso creatore. Mostro <strong>del</strong><br />
“superamento” dei limiti <strong>del</strong>la natura, <strong>mostro</strong> <strong>del</strong> superamento grazie alle nuove scoperte<br />
scientifiche, vedi anche il nascente “galvanismo” <strong>del</strong>l'uso <strong>del</strong>l'elettricità negli arti direttamente sul<br />
corpo umano. Ma anche <strong>mostro</strong>, visto per lo più in chiave negativa anche in questo caso, <strong>del</strong><br />
superamento <strong>del</strong>le barriere sociali e <strong>del</strong> vecchio ordine prestabilito, <strong>del</strong>la produzione organizzata<br />
secondo vecchi limiti ora invece abbattuti e sovrastati dalle invasioni barbariche di un proletariato<br />
mostruoso. Di questi due aspetti <strong>del</strong> superamento soprattutto il primo, quello <strong>del</strong> prometeismo<br />
tecologico, è stato poi ampiamente sfruttato nelle successive moderne rivisitazioni <strong>del</strong> mito di<br />
Frankenstein, dai romanzi alle diverse ed importanti edizioni cinematografiche, fino al capolavoro<br />
comico di Mel Brooks <strong>del</strong> 1974 con Gene Wilder nei panni <strong>del</strong>lo scienziato che esclama di fronte<br />
alla riuscita dei suoi esperimenti il celebre “Si...può...fare!”. Sul versante opposto di questo<br />
imprevedibile surplus genetico e di questa escrescenza deviante dalla norma, peraltro costruira<br />
razionalmente a tavolino, lo stesso orizzonte politico che guardava inorridendo preoccupata la<br />
possibile generazione di nuovi mostri si è anche spesa per la creazione di mostri a proprio uso e<br />
consumo, di mostri “funzionali”, mostri <strong>del</strong>l'adattamento all'esistente. Mostri <strong>del</strong>la produzione<br />
fordista, figure mitologiche di operai devoti al proprio sfruttamento in metamorfosi nella catena di