31.05.2013 Views

Luigi Narni Mancinelli Scene del mostro Immaginario ... - ImageShack

Luigi Narni Mancinelli Scene del mostro Immaginario ... - ImageShack

Luigi Narni Mancinelli Scene del mostro Immaginario ... - ImageShack

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

iopolitica però non sono visti nemmeno in chiave unicamente positiva, ma anzi vi sono molte<br />

ambivalenze e corruzioni nel comune così come vi sono nella moltitudine : ad esempio la famiglia,<br />

l’impresa e la nazione sono tre forme di corruzione <strong>del</strong> comune, tre istituzioni in cui il comune e la<br />

cooperazione sono distorti e limitati. Per affrontare l’esodo dalla Repubblica <strong>del</strong>la proprietà<br />

occorrerà dunque costruire una rinnovata organizzazione politica : non c’è nessuno spontaneismo e<br />

nessuna necessitante liberazione, ma anzi bisogna aspettarsi la creazione nelle lotte per il comune di<br />

un’organizzazione fondata dentro il corpo sociale <strong>del</strong>la cooperazione e dunque <strong>del</strong>la moltitudine.<br />

Qui Hardt e Negri riprendono in parte dei temi già esposti nelle due opere precedenti <strong>del</strong>la trilogia,<br />

e quindi abbiamo la proposta politica di una forza mo<strong>del</strong>lata sulla forma plurale ed aperta <strong>del</strong>la<br />

moltitudine, un’organizzazione che per statuto non potrà mai essere basata sulla concezione di<br />

“avanguardia” o di partito mo<strong>del</strong>lato sullo Stato. Sulle trasformazioni <strong>del</strong>lo Stato, infatti, gli autori<br />

completano e aggiornano quanto detto dieci anni fa con Impero, dopo il tentativo fallito <strong>del</strong> golpe<br />

<strong>del</strong>l’unilateralismo americano e l’impossibilità stessa <strong>del</strong> multilateralismo. La governance imperiale<br />

si costituisce dunque attraverso una serie di dispositivi che rimo<strong>del</strong>lano e tolgono prerogative agli<br />

Stati nazionali sia dall’alto, con i grandi organismi internazionali e le imprese transnazionali, che<br />

dal basso con i meccanismi di gestione <strong>del</strong> territorio di queste “aristocrazie” imperiali. In questo<br />

quadro teorico, dunque, si innesta la proposta negriana di metamorfosi e di trasformazione<br />

mostruosa <strong>del</strong>le singolarità che compongono la moltitudine. Il nuovo soggetto rivoluzionario si<br />

formerà attraverso l'autoabolizione <strong>del</strong>la propria identità di partenza in un processo di violento<br />

scontro con i poteri costituiti che degradano e corrompono il comune per poi ritrovarsi sulle nuove<br />

sponde che nascono nel rinnovamento che esige questa trasformazione <strong>del</strong>le singolarità. In questo<br />

senso la politica rivoluzionaria immaginata da Negri e Hardt, lungi dal riproporre una classica<br />

lettura dei soggetti oppressi inseriti in una dialettica <strong>del</strong>la classe che aspira al potere tramite il<br />

partito e le funzioni normali <strong>del</strong>la lotta politica, innesta il “<strong>mostro</strong>” in una lettura individualizzata di<br />

questo nuovo processo trasformativo. Ogni singolarità è rivoluzionaria, si sposta verso un comune<br />

non limitato e contenuto dal capitalismo vampiresco e con amore diviene essa stessa qualcosa di<br />

nuovo, così come nuova sarà tutta la società. Una lettura, questa <strong>del</strong> <strong>mostro</strong> all'interno di un<br />

divenire comunismo <strong>del</strong> capitalismo, che appare troppo semplicistica e fuorviante.<br />

Desta infatti una grossa perplessità la forzatura dei processi e di tendenze in atto nel capitalismo<br />

contemporaneo difficilmente leggibili in questi termini assolutistici. Sulla parte <strong>del</strong>le premesse<br />

filosofiche spinoziane e <strong>del</strong>euziane (sarebbe forse più onesto però chiamarle semplicemente<br />

“negriane”…) di una resistenza “attiva” e di una produzione biopolitica nascente dai corpi e<br />

dall’amore e dalla povertà ecc. queste perplessità aumentano : senza voler sposare per forza<br />

un’antropologia “pessimistica” tutta bloccata da un potere immutabile e totalizzante, il prodotto che<br />

ci confeziona Toni Negri mi sembra troppo bello per essere vero. Ad esempio il filosofo Slavoj<br />

Zizek, come riportano gli stessi Negri e Hardt nel libro, ha fatto un’impertinente e corrosiva critica<br />

al concetto di moltitudine : “Zizek chiama in causa il fenomeno <strong>del</strong>la proliferazione <strong>del</strong>le<br />

molteplicità e <strong>del</strong>le differenze che il capitale crea per popolare il mercato e per allargare il consumo<br />

mediante un’infinita varietà di merci e di desideri che esse suscitano. L’eterogeneità <strong>del</strong>la<br />

moltitudine e la sua dispersione sono simmetriche al dispiegamento decentrato e deterritorializzato<br />

<strong>del</strong> capitale. Anche quando crede di essersi disposta alla resistenza, l’azione <strong>del</strong>la moltitudine non fa<br />

altro che replicare e confermare la qualità <strong>del</strong> comando capitalistico. Una trasformazione radicale<br />

portata avanti da un’opposizione autenticamente rivoluzionaria al dominio <strong>del</strong> capitale, secondo<br />

Zizek, non si incarnerà mai, come è il caso <strong>del</strong>la moltitudine, in un soggetto che si costituisce<br />

all’interno <strong>del</strong> rapporto di capitale”[26]. Quanto meno, occorre aggiungere alla ricostruzione <strong>del</strong>la<br />

critica di Zizek, dall’interno dei rapporti di capitale non è detto che sorga una soggettività eguale e<br />

contraria alla forza <strong>del</strong> capitalismo : pur di evitare ogni forzatura volontarista nel pensiero negriano<br />

si arriva all’estremo opposto di una teleologia necessitante <strong>del</strong>la liberazione. Certo i rapporti tra<br />

interno-esterno e la questione <strong>del</strong>lo Stato (e <strong>del</strong>la sua eventuale “scomparsa”) andrebbero affrontati<br />

con maggiore cautela e con minori slanci ottimistici. Ad esempio sulla questione <strong>del</strong> deperimento<br />

<strong>del</strong>le funzioni statuali si fa molta confusione, quando siamo di fronte a degli spostamenti e dei<br />

cambiamenti di ruolo nell’ottica di un potere che è ben lungi dall’autoestinguersi : più che la teoria

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!