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Rapporto di ricerca (3.6 MB) - Agenzia Regionale Centrale Acquisti ...

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Sperimentazione condotta nell’ambito del progetto <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> “Bilancio dell’Azoto nei bovini da<br />

latte" finanziato con il Piano per la Ricerca e lo Sviluppo 2004 decreto n. 19337 del 911-2004<br />

Responsabile del progetto: Fabio Aral<strong>di</strong> - ERSAF<br />

Coor<strong>di</strong>natori del progetto:<br />

G. Matteo Crovetto (Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano)<br />

Marisa Meda (Regione Lombar<strong>di</strong>a)<br />

Mario Marchesi (ERSAF)<br />

Hanno contribuito alle attività sperimentali:<br />

Pierluigi Navarotto e Marco Porro (VSA, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano)<br />

Giorgio Provolo (Istituto <strong>di</strong> Ingegneria Agraria, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano)<br />

G. Matteo Crovetto, Alberto Tamburini, Luca Rapetti, Stefania Colombini (DSA, Università degli<br />

Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano)<br />

Marisanna Speroni (Centro <strong>di</strong> Ricerca per le Produzioni Foraggere e Lattiero-casearie, Cremona)<br />

Gianni Colombari (ERSAF)<br />

Marco Bellini (APA-Mantova)<br />

Responsabile scientifico del progetto: G. Matteo Crovetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Animali<br />

Sezione <strong>di</strong> Zootecnica Agraria<br />

Via Celoria 2, 20133 Milano<br />

Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano<br />

tel. +39 0250316438<br />

e-mail: matteo.crovetto@unimi.it<br />

Per informazioni:<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a - Direzione Generale Agricoltura<br />

U.O. Programmazione, interventi e <strong>ricerca</strong> per le filiere agroindustriali<br />

Struttura <strong>ricerca</strong> e innovazione tecnologica<br />

Via Pola, 12/14 - 20124 Milano<br />

Tel 02 67652537 Fax 02 67652576<br />

e-mail: agri_<strong>ricerca</strong>@regione.lombar<strong>di</strong>a.it<br />

Referente: Gianpaolo Bertoncini – tel 02 67652524<br />

e-mail: gianpaolo_bertoncini@regione.lombar<strong>di</strong>a.it<br />

© Copyright Regione Lombar<strong>di</strong>a<br />

2


Progetto <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> “BIAZO”: Bilancio dell’Azoto nei bovini da latte<br />

Introduzione<br />

G. Matteo Crovetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Animali – Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano<br />

La Regione Lombar<strong>di</strong>a è, tra tutte le regioni del nostro paese, quella che ha i maggiori fabbisogni <strong>di</strong><br />

azoto.<br />

Questo elemento, pur presente nell’aria in grande quantità (78% in volume), rappresenta un costo<br />

alimentare non trascurabile in quanto soprattutto la riduzione dell’azoto gassoso assorbito dalle<br />

leguminose, ma anche del nitrato assorbito da tutti i vegetali e la sua incorporazione nelle molecole<br />

proteiche, richiedono un elevato <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico (ATP). A fronte <strong>di</strong> questo onere bioenergetico<br />

(e quin<strong>di</strong> economico), nelle <strong>di</strong>ete si registra una presenza <strong>di</strong> azoto contenuta (1,7-3,5%) rispetto al<br />

totale degli elementi chimici.<br />

Tuttavia, sebbene presente nella <strong>di</strong>eta in modeste proporzioni, l’azoto rappresenta un problema<br />

agro-ambientale notevole perché la sua forma ossidata (NO3 - ), quando presente nei suoli oltre il<br />

limite della capacita <strong>di</strong> assorbimento delle colture, percola o scorre in superficie nei corpi idrici.<br />

Al contrario dell’azoto, altri tre elementi quali il carbonio (C), l’idrogeno (H) e l’ossigeno (O), che<br />

rappresentano la quota maggiore degli elementi chimici nelle <strong>di</strong>ete, sono implicati in modo assai<br />

meno rilevante (ve<strong>di</strong> metanogenesi e relativo contributo all'effetto serra) in problematiche <strong>di</strong> tipo<br />

agro-ambientale.<br />

Il fatto che un elemento come l’azoto, così poco rappresentato nelle razioni zootecniche, sia<br />

coinvolto in termini <strong>di</strong> inquinamento agro-ambientale richiama l'attenzione in particolare su due<br />

aspetti: 1) il ruolo nodale degli apporti <strong>di</strong> refluo e concimi azotati chimici al campo in relazione alle<br />

asportazioni dello stesso elemento con l’avvicendamento agrario; 2) il miglioramento<br />

dell’efficienza <strong>di</strong> utilizzazione metabolica dell’azoto per ruminanti e monogastrici, notoriamente<br />

bassa, soprattutto per animali in accrescimento rispetto a quelli in lattazione, a parità <strong>di</strong> fisiologia<br />

<strong>di</strong>gestiva.<br />

Il presente progetto si è concentrato unicamente sui bovini da latte e non ha quin<strong>di</strong> preso in<br />

considerazioni aspetti, essenziali per l'alimentazione proteica dei monogastrici, quali la "proteina<br />

ideale" e l'integrazione aminoaci<strong>di</strong>ca delle <strong>di</strong>ete.<br />

Nel rapporto finale del novembre 1999, la Commissione Europea ha in<strong>di</strong>cato, per la vacca da latte,<br />

un'efficienza complessiva del 24% per trasformare l’azoto “vegetale” della <strong>di</strong>eta in azoto “animale”<br />

(soprattutto latte e, in piccolissima percentuale, feto).<br />

Sulla base <strong>di</strong> queste in<strong>di</strong>cazioni una bovina me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un allevamento europeo che ingerisce 3,2 kg/d<br />

<strong>di</strong> proteina vegetale ne elimina nei reflui 3,2 x 76/100 = 2,43 kg/d pari alla proteina contenuta in 7<br />

kg circa <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> soia. Per il suino all’ingrasso ritroviamo nei reflui ogni giorno l’equivalente<br />

proteico <strong>di</strong> oltre 0,8 kg <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> soia per capo allevato e per le scrofe quasi 1,1 kg <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> soia.<br />

La scarsa efficienza complessiva del processo metabolico animale si riflette negativamente<br />

sull’economia del processo ed i ¾ delle importazioni <strong>di</strong> soia dagli Stati Uniti e dal Brasile finisce<br />

sostanzialmente nei reflui.<br />

È nell’ambito <strong>di</strong> questi valori economici ed agro-ambientali che la <strong>di</strong>rettiva 91/676 CEE<br />

denominata “Direttiva Nitrati” aveva preso corpo sin dal lontano 1991. A seguito <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>rettiva,<br />

l'11 maggio 1999 venne emanata la legge 152 (testo unico sulle acque) che all'art. 38 rimandava la<br />

6


problematica "inquinamento da reflui zootecnici" ad una legge specifica da emanare. Il 7 aprile<br />

2006 venne pubblicato il d.lgs. n. 152 che affrontava tale materia. La Regione Lombar<strong>di</strong>a ha<br />

recepito tale decreto ministeriale e il 6 <strong>di</strong>cembre 2007 ha emanato l'integrazione con mo<strong>di</strong>fica al<br />

programma d'azione per la tutela e risanamento delle acque dall'inquinamento causato da nitrati <strong>di</strong><br />

origine agricola per le aziende localizzate in zona vulnerabile (per le quali vige il limite <strong>di</strong> 170 kg <strong>di</strong><br />

N/ha all'anno).<br />

In tale contesto <strong>di</strong>venta fondamentale una conoscenza approfon<strong>di</strong>ta della problematica e della realtà<br />

operativa "<strong>di</strong> campo" che tale problematica interfaccia, oltre che l'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tecniche e<br />

strategie per una riduzione, se e laddove possibile, dell'escrezione azotata e delle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> azoto<br />

per volatilizzazione. Questo dunque lo scopo del presente progetto.<br />

Il progetto BIAZO ha visto coinvolti nella <strong>ricerca</strong> l’Ente <strong>Regionale</strong> per i Servizi all’Agricoltura e<br />

alle Foreste (ERSAF), la Sezione <strong>di</strong> Zootecnica Agraria del Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Animali<br />

(DSA) (già Istituto <strong>di</strong> Zootecnia Generale), l’Istituto <strong>di</strong> Ingegneria Agraria e il Dipartimento <strong>di</strong><br />

Scienze e Tecnologie Veterinarie per la Sicurezza Alimentare dell’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano<br />

(VSA), Il Centro <strong>di</strong> Ricerca per le Produzioni Foraggere e Lattiero-casearie, sede <strong>di</strong> Cremona, del<br />

Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) e l’Associazione <strong>Regionale</strong><br />

Allevatori della Lombar<strong>di</strong>a (ARAL).<br />

Responsabile del progetto: dr. Fabio Aral<strong>di</strong>, dell’ERSAF<br />

Coor<strong>di</strong>natore scientifico del progetto: prof. G. Matteo Crovetto<br />

Questi i responsabili delle <strong>di</strong>verse unità operative coinvolte dal progetto:<br />

ERSAF: dr. Gianni Colombari<br />

Sezione <strong>di</strong> Zootecnica Agraria del DSA: prof. G. Matteo Crovetto<br />

VSA: prof. Pierluigi Navarotto<br />

Istituto <strong>di</strong> Ingegneria Agraria: prof. Giorgio Provolo<br />

CRA: dr.ssa Marisanna Speroni<br />

ARAL: dr. Marco Bellini<br />

Gli scopi sono stati i seguenti:<br />

verificare ed eventualmente aggiornare/mo<strong>di</strong>ficare, sia con una prova sperimentale, sia con<br />

un’indagine in campo su più aziende, i dati per le bovine da latte tabulati dal Decreto<br />

Ministeriale del 7/4/2006 (cosiddetto ex “art. 38”) per l’applicazione della “Direttiva<br />

Nitrati”, in<strong>di</strong>viduando possibili interventi nutrizionali per ridurre l'escrezione azotata nella<br />

bovina da latte.<br />

verificare la rispondenza <strong>di</strong> equazioni per la stima dell’escrezione azotata nei bovini da latte<br />

a partire da dati bromatologici e/o biologici;<br />

verificare le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> azoto ammoniacale (per volatilizzazione) dai reflui sia a livello <strong>di</strong><br />

stalla che delle strutture <strong>di</strong> stoccaggio;<br />

sviluppare un programma <strong>di</strong> calcolo del bilancio azotato nell’allevamento, quale strumento<br />

<strong>di</strong>namico per migliorare l’efficienza <strong>di</strong> trasformazione dell’azoto alimentare in azoto<br />

contenuto nei prodotti zootecnici finali, latte in primis.<br />

7


Introduzione<br />

Tenore proteico della <strong>di</strong>eta ed escrezione azotata nella bovina da latte<br />

G. Matteo Crovetto 1 , Gianni Colombari 2 , Stefania Colombini 1 , Luca Rapetti 1<br />

1 Istituto <strong>di</strong> Zootecnia Generale, Facoltà <strong>di</strong> Agraria, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano<br />

2 ERSAF Mantova<br />

Nell’ambito del lavoro del gruppo interregionale sul “Bilancio dell’azoto negli allevamenti<br />

zootecnici” <strong>di</strong> cui al Decreto n° 19337 del 9-11-2004 è stata programmata questa prova che ha<br />

l’obiettivo <strong>di</strong> verificare l’influenza del frazionamento dell’azoto alimentare nella vacca da latte<br />

come possibile strategia <strong>di</strong> miglioramento della sua utilizzazione.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

La prova è stata svolta in collaborazione dall'ERSAF e dalla sezione <strong>di</strong> Zootecnica Agraria del<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Animali, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano, e realizzata a inizio 2006 presso<br />

l’Azienda Agricola <strong>di</strong> ERSAF - Struttura vigilanza e qualità dell’agroalimentare e supporto alla<br />

filiera lattiero-casearia a Mantova.<br />

42 bovine <strong>di</strong> razza Frisona Italiana sono state sud<strong>di</strong>vise in due gruppi <strong>di</strong> 21 capi ciascuno,<br />

omogenei per sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> lattazione, numero dei parti e produzione <strong>di</strong> latte. Ognuno dei due gruppi <strong>di</strong><br />

animali è stato inoltre sud<strong>di</strong>viso in tre sottogruppi: ad alta (A), me<strong>di</strong>a (M) e bassa (B) produzione <strong>di</strong><br />

latte. Le bovine fuori prova, ossia quelle che nel corso della prova hanno partorito o che sono<br />

entrate nella fase <strong>di</strong> asciutta, sono state munte a parte ed il loro latte è stato venduto <strong>di</strong>rettamente e<br />

non ha influenzato quin<strong>di</strong> il latte <strong>di</strong> massa dei due gruppi in prova. Le bovine erano stabulate alla<br />

posta, con abbeveratoi a tazza.<br />

Lo schema sperimentale applicato è stato quello a cross-over, con inversione dei trattamenti<br />

alimentari tra i due gruppi a metà prova. In questo modo, dopo una fase <strong>di</strong> adattamento alla <strong>di</strong>eta,<br />

ogni bovina ha ricevuto entrambi i trattamenti alimentari ed è stato quin<strong>di</strong> possibile valutarne gli<br />

effetti a prescindere dalle potenzialità genetiche degli animali. In pratica si sono <strong>di</strong>stribuite una<br />

razione unifeed unica al gruppo <strong>di</strong> controllo (C) calcolata sulla base della produzione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> latte<br />

del gruppo stesso e tre razioni unifeed formulate in funzione della produzione me<strong>di</strong>a del<br />

sottogruppo per gli animali del gruppo "trattato" (T); come poi si è detto, a metà prova il<br />

trattamento alimentare è stato invertito tra i due gruppi <strong>di</strong> animali.<br />

Per rendere applicabile lo schema sperimentale anche nella pratica zootecnica, le razioni dei tre<br />

sottogruppi sono state tutte formulate sulla base dei fabbisogni del sottogruppo B che ha ingerito,<br />

ovviamente, solo l’unifeed così pre<strong>di</strong>sposto, mentre le bovine dei sottogruppi M e A, oltre<br />

all’unifeed del sottogruppo B, hanno ricevuto in mangiatoia, previa accurata miscelazione manuale,<br />

dosi <strong>di</strong> un mangime opportunamente preparato per sod<strong>di</strong>sfare i fabbisogni in energia, proteine,<br />

minerali e vitamine.<br />

L’alimentazione è stata a volontà per tutti gli animali che avevano a <strong>di</strong>sposizione acqua da bere<br />

ad libitum.<br />

La tempistica della prova, iniziata nella prima decade <strong>di</strong> gennaio 2006, ha previsto un periodo <strong>di</strong><br />

adattamento <strong>di</strong> 2 settimane e una settimana <strong>di</strong> rilevamento e registrazione dati; si è poi proceduto<br />

con l’inversione dei trattamenti alimentari tra i due gruppi, con altre 2 settimane <strong>di</strong> adattamento e<br />

una settimana <strong>di</strong> controlli. Giornalmente si è registrata l’ingestione alimentare <strong>di</strong> ogni sottogruppo<br />

<strong>di</strong> animali e la produzione in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> latte <strong>di</strong> cui si sono determinati i contenuti in grasso,<br />

8


proteine e lattosio. Sul latte <strong>di</strong> massa <strong>di</strong> ogni gruppo si sono poi determinate le cellule somatiche e<br />

l'urea.<br />

In ciascuna delle due settimane <strong>di</strong> rilievi e per 4 giorni consecutivi, circa 500 kg <strong>di</strong> latte del<br />

gruppo <strong>di</strong> controllo e 500 kg del gruppo trattato sono stati giornalmente trasportati presso il<br />

caseificio sperimentale <strong>di</strong> ERSAF e caseificati a grana con una produzione complessiva <strong>di</strong> 16 forme<br />

stagionate.<br />

Per evidenziare eventuali <strong>di</strong>fferenze in termini <strong>di</strong> resa casearia tra i due gruppi, il grasso in<br />

caldaia è stato mantenuto costante così da poter attribuire le eventuali <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> peso, della<br />

cagliata prima e della forma <strong>di</strong> grana stagionato poi, all'eventuale maggiore concentrazione <strong>di</strong><br />

caseina e <strong>di</strong> acqua che la caseina stessa è in grado <strong>di</strong> legare.<br />

Le bovine controllate e campionate in<strong>di</strong>vidualmente per la produzione <strong>di</strong> latte sia alla mattina<br />

che alla sera per cinque giorni consecutivi sono state alimentate con razioni a base <strong>di</strong> silomais, fieno<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ca, fieno <strong>di</strong> loiessa, mais, orzo, soia f.e., fiocchi <strong>di</strong> soia, sali minerali e vitamine. L'analisi<br />

degli alimenti impiegati nella prova è riportata in tab. 1 mentre la composizione e l'analisi delle<br />

razioni somministrate sono riportate in tab. 2.<br />

I dati in<strong>di</strong>viduali sono stati elaborati statisticamente con procedura GLM (SAS, 2000) applicando<br />

il seguente modello:<br />

Dove:<br />

Ti = 1-2 (trattamento: controllo e trattato)<br />

Aj = 1-14 (animale entro gruppo)<br />

Gk = 1-3 (gruppo: basso, me<strong>di</strong>o e alto)<br />

Pl = 1-2 (periodo: 1 e 2)<br />

eijklm = errore<br />

Risultati e <strong>di</strong>scussione<br />

Analisi <strong>di</strong> alimenti e <strong>di</strong>ete<br />

Yijklm = µ + Ti + Aj (Gk) + Pl + (TxG)ik + eijklm<br />

Tra i foraggi impiegati è risultato qualitivamente buono il silomais (pH 3,6, acido lattico 9,8%,<br />

acetico 1,6%, acido butirrico assente, NDF 39,4%, amido 33,9%, sulla sostanza secca), meno i fieni<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ca (PG 18,3%, NDF 49,6% ADL 9,9%, s.s.) e quello <strong>di</strong> loiessa (PG 5,8%, NDF 65,0%,<br />

ADL 4,9%, s.s.) (tab. 1).<br />

L’analisi comparata delle quattro <strong>di</strong>ete impiegate nella prova (tab. 2) evidenzia un livello<br />

proteico pari al 15,4% s.s. per la razione <strong>di</strong> controllo, con il 31,6% <strong>di</strong> proteine solubili e un<br />

contenuto, sul secco, <strong>di</strong> NDF e <strong>di</strong> amido del 34,3 e 27,3% rispettivamente. Le tre razioni “trattate”<br />

(TB=basso, TM=me<strong>di</strong>o e TA=alto livello produttivo) sono risultate avere rispettivamente il 13,6 –<br />

15,2 – 17,2% <strong>di</strong> PG s.s. con il 36,4 – 32,2 – 31,3% <strong>di</strong> proteina solubile, il 37,7 – 34,9 – 31,5% <strong>di</strong><br />

NDF s.s. e il 25,6 – 26,7 – 27,4% <strong>di</strong> amido s.s.<br />

Ingestione alimentare e produzione lattea<br />

La tabella 3 riporta i dati me<strong>di</strong> produttivi dei controlli in<strong>di</strong>viduali e l’ingestione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ogni<br />

gruppo. Quest’ultima è stata molto alta per tutte le bovine, oscillando tra i 21,7 e i 24,9 kg SS/capo<br />

giorno, senza <strong>di</strong>fferenze tra i gruppi a pari livello produttivo.<br />

A livello globale non è risultata significativa nessuna <strong>di</strong>fferenza tra le bovine controllo e quelle<br />

trattate, in funzione della <strong>di</strong>eta. Considerando però i dati scorporati per livello produttivo (tab. 3),<br />

9


nel confronto tra la <strong>di</strong>eta <strong>di</strong> controllo e quella trattata si evince che le produzioni <strong>di</strong> latte (38,9 vs<br />

41,0 kg/d; P


In pratica una razione costante e in<strong>di</strong>pendente dal livello produttivo (la classica razione “unifeed<br />

a gruppo unico” per le vacche in lattazione) aumenta l’escrezione azotata nelle vacche a minor<br />

produzione e la contiene in quelle ad alta produzione, peraltro penalizzate a livello produttivo da<br />

una razione simile, come visto in precedenza.<br />

Il vantaggio <strong>di</strong> un contenimento del tenore proteico della <strong>di</strong>eta e della conseguente escrezione<br />

azotata che si ottiene alle basse produzioni è invece controbilanciato dalla maggior escrezione<br />

azotata del gruppo ad alta produzione alimentato con la <strong>di</strong>eta ad elevato tenore proteico.<br />

Rese casearie<br />

I due trattamenti (C = tenore proteico costante; T = tenore proteico adeguato al livello<br />

produttivo). sono risultati praticamente uguali per tutti i parametri considerati.<br />

Lo stesso vale per la resa casearia a grana: dopo salatura la resa in formaggio grana è risultata<br />

dell’8,34%, con un tenore <strong>di</strong> grasso in caldaia del 3,57%, per entrambi i trattamenti alimentari.<br />

Conclusioni<br />

L'elevata ingestione alimentare fatta registrare dalle bovine in rapporto al livello produttivo ha<br />

contribuito a sod<strong>di</strong>sfare i fabbisogni proteici degli animali a prescindere dal tenore proteico delle<br />

<strong>di</strong>ete. Ciò ha mascherato l'effetto atteso <strong>di</strong> una riduzione dell'escrezione azotata conseguente<br />

all'adeguamento del tenore proteico della <strong>di</strong>eta al livello produttivo delle bovine.<br />

La prova svolta ha confermato i dati <strong>di</strong> efficienza <strong>di</strong> utilizzazione dell’N alimentare <strong>di</strong> altre<br />

sperimentazioni e ha permesso <strong>di</strong> formulare la seguente ipotesi, da verificare in futuro nella pratica:<br />

formulando <strong>di</strong>ete a basso tenore proteico e ad elevato contenuto in amido si stimolerebbe lo<br />

sviluppo della popolazione microbica ruminale che potrebbe fornire l’eccellente proteina microbica<br />

alla bovina in quantità sufficiente a garantire elevate performance produttive riducendo al contempo<br />

l’escrezione azotata. La tabella 6 illustra un esempio <strong>di</strong> tali razioni formulate con CPM Dairy: una<br />

per 26 e una per 41 litri <strong>di</strong> latte al giorno. La prima <strong>di</strong>eta contiene il 13,6% <strong>di</strong> PG e il 30% <strong>di</strong> amido<br />

sul secco e comporterebbe un’escrezione azotata pari al 70% dell’N ingerito (pari a 354 g/d). La<br />

seconda è caratterizzata dal 14,7% <strong>di</strong> PG e il 32,3 <strong>di</strong> amido s.s. e darebbe un’escrezione <strong>di</strong> N pari al<br />

65% dell’N ingerito (pari a 374 g/d). Il rapporto NFC/PG dovrebbe essere >3, quello Amido/PG<br />

>2,2.<br />

11


Tab. 1 - Analisi degli alimenti impiegati nella prova.<br />

Silomais Me<strong>di</strong>ca Loiessa Mais Orzo Soia Soia Integr.<br />

fieno fieno farina farina far. Es. fiocchi vit/min<br />

SS % s.t.q. 33.0 85.7 88.6 88.0 89.9 90.0 90.0 96.0<br />

Cen % s.s. 5.1 11.8 6.7 1.6 3.0 7.3 6.0 83.5<br />

PG % s.s. 8.1 18.3 5.8 9.0 12.7 49.0 43.0 1.3<br />

Pr sol. % PG 61.7 43.2 36.6 19.0 30.5 15.0 8.0 0.0<br />

EE % s.s. 3.2 2.5 3.0 4.2 2.2 2.8 18.8 1.2<br />

NDF % s.s. 39.4 49.6 65.0 9.0 18.0 15.0 10.0 5.0<br />

ADF % s.s. 24.3 41.3 43.3 4.0 7.2 10.0 6.0 0.0<br />

ADL % s.s. 3.5 9.9 4.9 0.2 2.0 0.5 0.1 0.0<br />

Zucch. % s.s. 0.2 5.7 6.2 1.5 3.5 11.5 14.8 1.0<br />

Amido % s.s. 33.9 1.0 3.1 74.8 54.4 3.8 4.0 2.5<br />

Ca % s.s. 0.31 1.32 0.66 0.04 0.05 0.40 0.27 14.00<br />

P % s.s. 0.27 0.28 0.29 0.30 0.46 0.71 0.65 4.10<br />

12


Tab. 2 - Composizione e analisi delle razioni impiegate nella prova.<br />

N.B.: C=Controllo; T=Trattato<br />

B=bassa produzione; M=me<strong>di</strong>a produzione; A=alta produzione<br />

C TB TM TA<br />

Silomais 18,00 18,00 18,00 18,00<br />

Me<strong>di</strong>ca, fieno 5,50 5,50 5,50 5,50<br />

Loiessa, fieno 2,60 2,60 2,60 2,60<br />

Mais, farina 4,25 2,93 3,84 5,09<br />

Orzo, farina 1,42 0,98 1,28 1,70<br />

Soia, far. estr. 2,80 1,40 2,60 3,40<br />

Soia fiocchi - - - 1,30<br />

Integrat. vit/min 0,43 0,30 0,39 0,52<br />

PG (% s.s.) 15,4 13,6 15,2 17,2<br />

Pr sol. (% PG) 31,6 36,4 32,2 31,3<br />

EE (% s.s.) 3,0 3,0 3,0 3,8<br />

NDF (% s.s.) 34,3 37,7 34,9 31,5<br />

ADF (% s.s.) 23,4 26,1 24,0 21,3<br />

ADL (% s.s.) 4,0 4,6 4,1 3,6<br />

Ac. org. (% s.s.) 2,9 3,3 2,9 2,5<br />

Zucch. (% s.s.) 3,9 3,6 3,9 4,6<br />

Amido (% s.s.) 27,3 25,6 26,7 27,4<br />

Cen (% s.s.) 7,8 7,9 7,8 7,8<br />

Ca (% s.s.) 0,79 0,79 0,79 0,77<br />

P (% s.s.) 0,42 0,38 0,41 0,45<br />

UFL/kg SS 0,93 0,90 0,92 0,98<br />

13


Tab. 3 - Ingestioni alimentari e produzioni in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> latte<br />

N.B.: C=Controllo; T=Trattato<br />

B=bassa produzione; M=me<strong>di</strong>a produzione; A=alta produzione<br />

Livello produttivo BASSO MEDIO ALTO<br />

Controllo Trattato Controllo Trattato Controllo Trattato<br />

Acronimo CB TB CM TM CA TA<br />

SS ingerita (kg/d) 22,9 21,7 23,4 23,2 23,9 24,9<br />

Latte (kg/d) 19,9 19,2 26,0 25,9 38,9 41,0*<br />

Latte 4% (kg/d) 22,8 22,1 28,5 28,5 39,6 40,6*<br />

Grasso (%) 4,80 4,84 4,50 4,51 4,01 3,83*<br />

Proteine (%) 3,99 3,95 3,75 3,71* 3,11 3,13<br />

Lattosio (%) 4,71 4,70 4,73 4,72 4,80 4,84*<br />

Cell. Som. (/1000) 237 228 289 296 225 228<br />

Grasso (g/d)) 972 945 1186 1189 1569 1580<br />

Proteine (g/d) 812 777* 995 982 1239 1316<br />

Lattosio (g/d) 2901 2800 3654 3633 5019 5259*<br />

Tab. 4 - Tenore in urea del latte <strong>di</strong> massa delle bovine in prova.<br />

N.B.: C=Controllo; T=Trattato<br />

B=bassa produzione; M=me<strong>di</strong>a produzione; A=alta produzione<br />

Livello produttivo BASSO MEDIO ALTO<br />

Controllo Trattato Controllo Trattato Controllo Trattato<br />

Acronimo CB TB CM TM CA TA<br />

Urea del latte prevista (mg/dL) 28 20 28 28 28 35<br />

Urea del latte effettiva (mg/dL) 28 24 30 32 30 36<br />

14


Tab. 5 - Bilancio dell'azoto delle bovine in prova.<br />

N.B.: C=Controllo; T=Trattato<br />

B=bassa produzione; M=me<strong>di</strong>a produzione; A=alta produzione<br />

Livello produttivo BASSO MEDIO ALTO<br />

Controllo Trattato Controllo Trattato Controllo Trattato<br />

Acronimo CB TB CM TM CA TA<br />

NIngerito (g/d) 565 473 578 566 588 686<br />

N Latte (g/d) 124 119 153 151 190 201<br />

N Feci (g/d) 232 226 237 236 242 246<br />

N Urine (g/d) 207 127 186 178 156 237<br />

N Escreto totale (g/d) 439 353 423 414 397 483<br />

N Ingerito (% Ing) 100 100 100 100 100 100<br />

N Latte (% Ing) 22 25 27 27 32 29<br />

N Feci (% Ing) 41 48 41 42 41 36<br />

N Urine (% Ing) 37 27 32 31 27 35<br />

N Escreto totale (% Ing) 78 75 73 73 68 71<br />

15


Tab. 6 - Composizione e analisi <strong>di</strong> razioni formulate a basso tenore<br />

proteico ed elevato tenore in amido per minimizzare l'escrezione<br />

azotata.<br />

kg latte/d 26 41<br />

Silomais 19,30 17,00<br />

Me<strong>di</strong>ca, fieno 5,90 5,20<br />

Loiessa, fieno 2,80 2,50<br />

Mais, farina 4,18 5,04<br />

Mais, fiocchi - 2,50<br />

Orzo, farina 1,39 1,68<br />

Soia, far. estr. 2,00 2,32<br />

Soia, fiocchi 1,80 0,80<br />

Bietola, polpe ess. 0,80 1,00<br />

Integrat. vit/min 0,42 0,50<br />

SS ingerita (kg/d) 23,3 24,6<br />

PG (% s.s.) 13,6 14,7<br />

Pr sol. (% PG) 32,9 30,7<br />

NDF (% s.s.) 34,0 30,6<br />

ADF (% s.s.) 23,1 20,4<br />

ADL (% s.s.) 3,9 3,4<br />

Amido (% s.s.) 30,0 32,3<br />

Amido/PG 2,2 2,2<br />

UFL/kg SS 0,94 0,99<br />

Urea nel latte (mg/dL) 20 24<br />

N nel latte (% N ing.) 30 35<br />

N escreto (% N ing.) 70 65<br />

N escreto (g/d) 355 374<br />

16


Indagine sulla stima dell’escrezione azotata in 20 aziende lombarde <strong>di</strong> bovine da latte<br />

G. Matteo Crovetto 1 , Gianni Colombari 2 , Marco Bellini 3 , Alberto Tamburini 1<br />

1 Sezione <strong>di</strong> Zootecnica Agraria, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Animali, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano<br />

2 ERSAF Mantova<br />

3 Servizi S.A.T.A. dell'A.R.A.L.<br />

Scopo dell’indagine, realizzata tra marzo 2005 e febbraio 2006, è stato quello <strong>di</strong> verificare, in<br />

aziende da latte tipiche della pianura lombarda, la quantità <strong>di</strong> azoto ingerito e le quote <strong>di</strong> azoto<br />

secreto con il latte ed escreto con le deiezioni, per evidenziare eventuali fattori che possano<br />

migliorare l’efficienza <strong>di</strong> utilizzazione dell’azoto alimentare <strong>di</strong>minuendone così l’escrezione.<br />

Questo alla luce soprattutto del recente (3/4/2006) recepimento (ai sensi dell'art. 38 del D.Lgs.<br />

152/1999) della "Direttiva Nitrati" europea, emanata nel lontano 1991 che sancisce le norme per la<br />

utilizzazione dei reflui <strong>di</strong> allevamento a scopi agronomici fissando la quantità massima annua <strong>di</strong><br />

azoto utilizzabile ai fini <strong>di</strong> concimazione in 340 kg/ha nelle zone non vulnerabili e in 170 kg/ha in<br />

quelle vulnerabili.<br />

E' quin<strong>di</strong> importante che tutti, allevatori e tecnici in primis, conoscano la situazione che la<br />

zootecnia da latte intensiva sta fronteggiando in tema <strong>di</strong> impatto ambientale e <strong>di</strong> escrezione azotata<br />

in particolare e che si in<strong>di</strong>viduino possibili soluzioni tecnico/gestionali per ottemperare alle<br />

<strong>di</strong>sposizioni comunitarie.<br />

Venti le aziende monitorate, 5 per ciascuna delle province <strong>di</strong> Brescia, Cremona, Milano e<br />

Mantova, con controlli mensili della produzione quanti/qualitativa <strong>di</strong> latte, dell’ingestione<br />

alimentare delle bovine in lattazione e della composizione chimica della loro razione per il calcolo<br />

dell'azoto ingerito, <strong>di</strong> quello secreto con il latte e <strong>di</strong> quello escreto con le deiezioni. In totale si sono<br />

quin<strong>di</strong> ottenuti circa 200 dati per ognuno dei parametri considerati.<br />

Nonostante l'impegno del personale preposto ai controlli aziendali, non è stato <strong>di</strong> fatto possibile<br />

un monitoraggio sufficientemente accurato e atten<strong>di</strong>bile dell'ingestione e della composizione/analisi<br />

delle <strong>di</strong>ete delle bovine in asciutta e del bestiame da rimonta in tutte le stalle. Si è deciso quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

limitare l'elaborazione dei dati alle sole bovine in lattazione per le quali si avevano riscontri sicuri<br />

in tutte le aziende monitorate.<br />

I dati elaborati "per provincia" non sono riportati in quanto <strong>di</strong> scarsa utilità poiché l'esiguo<br />

numero <strong>di</strong> aziende per provincia non garantiva certo una "rappresentatività" delle stesse nei<br />

confronti della provincia <strong>di</strong> appartenenza. Le aziende monitorate invece rappresentano bene, nel<br />

loro complesso, la realtà della zootecnia intensiva da latte in pianura padana e la variabilità tra loro,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalla collocazione territoriale, ha consentito un'elaborazione dei dati e una<br />

<strong>di</strong>scussione sui risultati ottenuti, <strong>di</strong> un certo significato.<br />

La tab. 1 riporta le me<strong>di</strong>e generali e le relative deviazioni standard dei principali parametri<br />

analizzati. Me<strong>di</strong>amente le 20 aziende hanno una superficie <strong>di</strong> 64 ha, con 3,3 addetti, 101 vacche in<br />

lattazione e 2,2 vacche totali/ha; gli elevati valori <strong>di</strong> deviazione standard rivelano, come era da<br />

attendersi, una notevole variabilità delle aziende al riguardo, con valori minimi e massimi che<br />

rispettivamente per la SAU sono pari a 15 e 250, per il numero <strong>di</strong> bovine in lattazione a 34 e 353 e<br />

per il numero <strong>di</strong> bovine ad ettaro a 0,5 e 5,1.<br />

Sempre me<strong>di</strong>amente (ma le alte deviazioni standard rivelano notevoli <strong>di</strong>fferenze tra le aziende) il<br />

12% della SAU è destinato a mais da granella (0-49%), il 39% a mais da trinciato o silomais (0-<br />

86%) e il 19% a erba me<strong>di</strong>ca (0-62%). Da evidenziare che le aziende del bresciano e, in misura<br />

leggermente minore, quelle del cremonese, hanno alte quote <strong>di</strong> superficie destinata a mais da<br />

17


trinciato, mentre quelle del mantovano hanno le percentuali più alte <strong>di</strong> SAU a me<strong>di</strong>ca, impiegata<br />

come fieno e non come insilato (quin<strong>di</strong> con poco azoto solubile rispetto al fienosilo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ca).<br />

Per contro, le aziende si sono <strong>di</strong>mostrate abbastanza omogenee per il livello produttivo<br />

(25,7÷34,8 kg latte/d) e per le caratteristiche nutritive me<strong>di</strong>e delle razioni. La produzione me<strong>di</strong>a<br />

giornaliera <strong>di</strong> latte è stata <strong>di</strong> 30,0 kg, quella <strong>di</strong> latte corretto al 4% <strong>di</strong> grasso <strong>di</strong> 28,3 kg, con il 3,64%<br />

<strong>di</strong> grasso, il 3,33% <strong>di</strong> proteine e con un contenuto in cellule somatiche pari a 2,39 log10/mL e in<br />

carica batterica pari a 1,89 log10/mL.<br />

L’ingestione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> sostanza secca (SS) è stata elevata (22,1 kg/d) e piuttosto costante nelle<br />

aziende. In proposito vale la pena sottolineare, anche se non fa parte dello scopo <strong>di</strong> tale indagine,<br />

che anche altre prove (ve<strong>di</strong> quella effettuata presso l'az. Le Cerchie, nell'ambito <strong>di</strong> questo progetto)<br />

hanno confermato che la formula:<br />

SS ingerita (kg/d) = Peso vivo (kg) x 0,0185 + Latte 4% (kg) x 0,305<br />

dove Latte 4% (kg) = Latte (kg) x (0,4 + 0,15 x % grasso nel latte)<br />

tutt'ora impiegata da molti alimentaristi per impostare il razionamento, sottostima la reale ingestione<br />

<strong>di</strong> SS del 7-8% circa.<br />

Il tenore proteico delle razioni delle lattifere si è attestato in me<strong>di</strong>a sul 15,7% s.s., con un<br />

intervallo però piuttosto ampio (12,3-18,7%) in tutto il campione considerato (n=199). Anche<br />

l’azoto solubile (Nsol), che è stato in me<strong>di</strong>a circa 1/3 dell’N totale ingerito (31%), ha fatto registrare<br />

un range ampio <strong>di</strong> valori: 24-37% dell’N totale per la maggior parte dei campioni. Per contro, valori<br />

piuttosto simili tra le aziende e i <strong>di</strong>versi controlli temporali hanno fatto registrare l’NDF (33,9% s.s.<br />

in me<strong>di</strong>a), i carboidrati non fibrosi (NFC) con il 38,9% s.s. e l’amido con il 28,0% s.s.. Interessante<br />

notare, riguardo all’amido, che il suo tenore non scende quasi mai sotto il 25% della SS della<br />

razione (valore considerato alcuni anni fa come limite superiore da non oltrepassare per non<br />

rischiare acidosi e altre <strong>di</strong>smetabolie) e che la maggior parte delle <strong>di</strong>ete fanno registrare un valore<br />

del 28% s.s..<br />

La prima impressione che si ricava da tali dati è che le razioni delle bovine in lattazione<br />

analizzate siano me<strong>di</strong>amente ben formulate, con un limitato (ma sufficiente ai fini<br />

<strong>di</strong>etetico/ruminativi) contenuto in fibra tale da consentire un’elevata ingestione <strong>di</strong> SS, un apporto<br />

proteico contenuto, ma con sufficiente azoto solubile da garantire un adeguato utilizzo dell’energia<br />

prontamente fermentescibile assicurata dagli NFC e, più in particolare, dall’amido.<br />

A tal proposito vale la pena considerare i rapporti tra alcuni principi alimentari e nutritivi delle<br />

<strong>di</strong>ete formulate. Quello tra amido e proteine grezze (PG) è in me<strong>di</strong>a pari a 1,8 il che rappresenta già<br />

un valore elevato se si considera che fino a 10 anni fa, per razioni da 30 kg <strong>di</strong> latte al giorno, si<br />

formulavano <strong>di</strong>ete al 25% <strong>di</strong> amido e al 17% <strong>di</strong> PG, s.s. (Am/PG=1,5). Il rapporto sale a 2,5<br />

considerando il rapporto NFC/PG. Altro rapporto interessante quello tra l’amido e l’NDF: 0,84.<br />

Anche qui, una razione tipica <strong>di</strong> 10 anni fa per 30 kg <strong>di</strong> latte al giorno presentava il 35-36% <strong>di</strong> NDF<br />

s.s., con un rapporto Am/NDF pari a 0,70. Diverse razioni tra quelle analizzate nella presente<br />

indagine si stanno avvicinando a un rapporto Am/NDF=1. Il rapporto NFC/NDF si è attestato su<br />

1,17.<br />

Infine, proprio per valutare la sincronia ruminale tra energia fermentescibile e azoto degradabile,<br />

consideriamo il rapporto tra amido e azoto solubile: Am/Nsol=5,9 o tra NFC/Nsol=8,2. Per essere<br />

più corretti bisognerebbe tenere conto, oltre che dell'azoto solubile che viene degradato in tempi<br />

brevissimi (e quin<strong>di</strong> rapportabile più agli zuccheri che all'amido), anche dell'azoto rapidamente<br />

degradabile nel tempo, ma non riteniamo il caso <strong>di</strong> spingerci così in dettaglio, almeno a questo<br />

livello.<br />

L'efficienza <strong>di</strong> produzione lattea espressa come "dairy efficiency" pari ai kg <strong>di</strong> latte prodotti/kg<br />

SS ingerita, risulta in me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 1,36, valore riportato anche in altri lavori per livelli produttivi<br />

18


analoghi. Lo stesso <strong>di</strong>casi per la quota <strong>di</strong> azoto alimentare "fissato" nel latte (28,4% in me<strong>di</strong>a, con la<br />

maggior parte dei valori oscillanti tra il 24 e il 34%). Quest'ultimo in<strong>di</strong>ce, che esprime l'efficienza <strong>di</strong><br />

utilizzazione dell'azoto alimentare ai fini della produzione lattea, è correlato negativamente (anche<br />

se con un coefficiente <strong>di</strong> determinazione R 2 abbastanza basso) al tenore proteico della <strong>di</strong>eta (fig. 1)<br />

e in modo positivo invece, come era preve<strong>di</strong>bile, alla dairy efficiency (fig. 2). In pratica si conferma<br />

(come riscontrato anche nella prova sperimentale da noi eseguita presso l'azienda Le Cerchie) che<br />

un tenore proteico contenuto della <strong>di</strong>eta sia il primo fattore per aumentare l'efficacia <strong>di</strong> utilizzo<br />

dell'azoto alimentare da parte della bovina, riducendone così l'escrezione azotata, e che le bovine<br />

più efficienti in termini <strong>di</strong> conversione in latte della sostanza secca ingerita, sono anche le più<br />

efficienti nella resa <strong>di</strong> conversione dell'azoto ingerito in azoto del latte.<br />

Considerando il bilancio azotato delle bovine e delle aziende oggetto dell'indagine, sempre dalla<br />

tabella 1 si nota che in me<strong>di</strong>a una bovina in lattazione giornalmente ha ingerito 560 g <strong>di</strong> N,<br />

"fissandone" nel latte 156 ed eliminandone con le deiezioni 399 g (pari al 71% dell'N ingerito) per<br />

un totale, considerando realisticamente 10,5 mesi <strong>di</strong> lattazione e 1,5 mesi <strong>di</strong> asciutta all'anno, <strong>di</strong> 137<br />

kg <strong>di</strong> N escreto all'anno. In tale calcolo si è stimata un'ingestione me<strong>di</strong>a giornaliera, da parte della<br />

bovina in asciutta, <strong>di</strong> 11 kg <strong>di</strong> SS e <strong>di</strong> un tenore proteico <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>eta del 12% s.s. ( pari a 19,2 g <strong>di</strong><br />

N/kg SS). Realisticamente, <strong>di</strong>cevamo, in quanto nelle aziende a zootecnia intensiva l'intervallo<br />

interparto delle bovine è me<strong>di</strong>amente <strong>di</strong> 14 mesi, l'asciutta non dura in genere più <strong>di</strong> 50-55 giorni e<br />

quin<strong>di</strong>, rapportato all'anno, il periodo in cui la bovina è in lattazione è superiore ai 10 mesi standard.<br />

I valori <strong>di</strong> escrezione azotata ottenuti sono in linea, per analoghi livelli produttivi, con quelli<br />

riportati nella DGR n° 8/5868 del 21/11/2007 e pubblicata sul n° 49 del Bollettino Ufficiale della<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a (BURL), come supplemento straor<strong>di</strong>nario, il 6/1/2007. Infatti il BURL riporta<br />

(tab. C1) un'escrezione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 132,4 kg <strong>di</strong> N all'anno per bovine che producano me<strong>di</strong>amente 9469<br />

kg <strong>di</strong> latte con il 3,47% <strong>di</strong> proteine all'anno (IV quartile), a fronte dei 137,3 kg <strong>di</strong> N escreto in me<strong>di</strong>a<br />

dalle bovine della nostra indagine che producevano me<strong>di</strong>amente 9597 kg <strong>di</strong> latte all'anno, con un<br />

tenore proteico del latte inferiore (3,33%).<br />

Si è calcolata, infine, la quantità totale annua <strong>di</strong> "azoto al campo". Tale valore rappresenta lo<br />

scopo ultimo della presente indagine e consente un riscontro imme<strong>di</strong>ato della situazione delle stalle<br />

considerate rispetto alla normativa vigente (art. 38). Esso è stato calcolato <strong>di</strong>videndo la quantità<br />

totale <strong>di</strong> azoto "al campo" prodotto da ogni allevamento per gli ettari <strong>di</strong> superficie aziendale. A sua<br />

volta, l'azoto "al campo" è stato calcolato detraendo dall'azoto totale escreto la quota <strong>di</strong> azoto perso<br />

per volatilizzazione: 28% per le vacche e 30% per il bestiame da rimonta, come da dati tabulari art.<br />

38. Per il numero <strong>di</strong> capi <strong>di</strong> rimonta è stato calcolato un loro rapporto con le vacche pari a 1:1 e per<br />

l'azoto escreto me<strong>di</strong>amente per capo <strong>di</strong> rimonta all'anno si è imputato il valore <strong>di</strong> 51 kg già<br />

impiegato per l’art. 38, valore confermato da indagini e prove sperimentali effettuate Centro <strong>di</strong><br />

<strong>ricerca</strong> per le produzioni foraggere e lattiero-casearie - Sede <strong>di</strong> Cremona.<br />

Il valore me<strong>di</strong>o finale <strong>di</strong> "azoto al campo" è risultato pari a 299 kg N/ha/anno, valore che<br />

consente <strong>di</strong> rientrare nella normativa solo per le aziende ubicate in zone "non vulnerabili", ma che<br />

mostra un intervallo molto ampio tra le aziende considerate: tra i 100 e i 500 kg/ha/anno per la<br />

maggior parte delle aziende, con punte anche superiori ai 500 kg.<br />

Oltre a una descrizione generale dei dati me<strong>di</strong> ottenuti, abbiamo elaborato i dati scorporandoli<br />

per <strong>di</strong>versi parametri considerati nello stu<strong>di</strong>o. Tra questi, tre si sono rivelati <strong>di</strong> particolare interesse e<br />

vengono quin<strong>di</strong> qui riportati e <strong>di</strong>scussi.<br />

Effetto "livello produttivo"<br />

Vengono <strong>di</strong>stinti tre livelli produttivi <strong>di</strong> latte al giorno: 31 kg. La fig. 3<br />

riporta le caratteristiche delle aziende a seconda delle tre classi anzidette. Non c'è alcuna<br />

correlazione tra livello produttivo in<strong>di</strong>viduale e numero <strong>di</strong> bovine in lattazione, o numero <strong>di</strong> capi ad<br />

ettaro, o superficie aziendale, a conferma che anche aziende e stalle piccole possono avere<br />

eccellenti performance produttive. Invece sia la percentuale <strong>di</strong> SAU destinata a silomais che quella<br />

19


destinata ad erba me<strong>di</strong>ca sono <strong>di</strong>rettamente correlate con il livello produttivo, nel senso che le stalle<br />

più produttive hanno maggiori quote dei campi destinate alla produzione <strong>di</strong> questi due foraggi base<br />

nella razione delle bovine da latte.<br />

La fig. 4 mostra invece, per le tre classi <strong>di</strong> produzione anzidette, il livello <strong>di</strong> ingestione<br />

alimentare e le principali caratteristiche nutritive della razione. L'ingestione <strong>di</strong> SS è stata analoga,<br />

con un valore leggermente più alto, come atteso per le bovine più produttive (22,5 vs 21,9 kg/d). Il<br />

tenore proteico (% s.s.) della <strong>di</strong>eta aumenta passando dal gruppo a minor produzione (14,9%) a<br />

quello a produzione me<strong>di</strong>a (15,5%) e a quello a produzione maggiore (16,4%). Quest'ultimo fa<br />

registrare anche la minor quota <strong>di</strong> proteina solubile (30% delle PG) e, come era da attendersi, il<br />

minor livello <strong>di</strong> NDF (32,8% s.s.), il più alto tenore in amido (28,2% s.s.) e in NFC (39,5% s.s.) e il<br />

più alto rapporto "Amido/NDF" (0,9).<br />

I tenori in grasso e proteine del latte per i tre gruppi <strong>di</strong> bovine sono analoghi e lo stesso vale per i<br />

contenuti in cellule somatiche e in carica batterica (fig. 5), mentre l'efficienza lattea passa da 1,23 a<br />

1,36 e a 1,42 per i gruppi a minore, me<strong>di</strong>a e maggiore produzione, rispettivamente.<br />

Il bilancio azotato, infine, (fig. 6) vede ovviamente un aumento dell'azoto ingerito, secreto con il<br />

latte ed escreto dalle bovine più produttive: annualmente le bovine delle tre classi <strong>di</strong> produzione<br />

(26,8-29,6-32,0 kg latte/d, in me<strong>di</strong>a) hanno una escrezione <strong>di</strong> azoto pari rispettivamente a 129, 134<br />

e 145 kg. Tuttavia, se rapportata alla produzione lattea, l’escrezione giornaliera <strong>di</strong> azoto <strong>di</strong>venta<br />

14,0-13,9-13,6 g N/kg latte, confermando quanto <strong>di</strong>mostrato in <strong>di</strong>verse prove riportate in letteratura<br />

e cioè che, al crescere del livello produttivo, l’escrezione azotata cresce ovviamente in valore<br />

assoluto, ma <strong>di</strong>minuisce per unità <strong>di</strong> prodotto (latte o carne). L'azoto "al campo" risente invece<br />

soprattutto del rapporto "capi allevati/SAU" più che del livello produttivo <strong>di</strong> per sé.<br />

Effetto "rapporto Amido/PG"<br />

Le figure 7-10 illustrano i parametri descrittivi prima considerati, in base al rapporto tra amido e<br />

proteine grezze della razione (1,5-1,8-2,0). Nelle tre classi considerate il tenore proteico passa dal<br />

16,7 al 15,7 e al 14,8% s.s., mentre quello in amido dal 25,6 al 28,3 e al 30,1% s.s., rispettivamente<br />

(fig. 8). Il contenuto in NDF e l'ingestione <strong>di</strong> SS sono analoghi per i tre gruppi. Anche la produzione<br />

quanti/qualitativa <strong>di</strong> latte è simile nei tre gruppi e la dairy efficiency ad<strong>di</strong>rittura identica, mentre<br />

l'efficienza <strong>di</strong> utilizzazione dell'azoto alimentare per la sintesi dell'azoto del latte aumenta<br />

linearmente all'aumentare del rapporto "Amido/PG": 26,3 - 28,5 - 30,2% (fig. 9). In sostanza, la<br />

minor ingestione <strong>di</strong> azoto (fig. 10) associata alle razioni ad alto rapporto "Amido/PG" determina<br />

una maggior efficienza <strong>di</strong> utilizzo dell'azoto alimentare, con il risultato che la secrezione <strong>di</strong> azoto<br />

con il latte rimane uguale, ma l'escrezione azotata viene fortemente ridotta (433-398-367 g/d e 148-<br />

137-127 kg/anno per le bovine delle classi 1,5-1,8-2,0, rispettivamente). Va comunque sottolineata<br />

l'elevata ingestione <strong>di</strong> SS fatta registrare dalle bovine in prova, fato questo che ha sicuramente<br />

influito sulla copertura dei fabbisogni proteici anche con <strong>di</strong>ete a contenuto proteico piuttosto<br />

contenuto.<br />

Il parametro "azoto al campo", invece, pur in<strong>di</strong>cando un trend favorevole nel senso appena visto,<br />

va valutato più correttamente in base al carico <strong>di</strong> bestiame per unità <strong>di</strong> superficie aziendale.<br />

Effetto "carico <strong>di</strong> bestiame"<br />

Le tre classi in cui è stato sud<strong>di</strong>viso il campione secondo il parametro "carico <strong>di</strong> bestiame"<br />

hanno in me<strong>di</strong>a 1,0 - 2,0 - 3,1 vacche totali ad ettaro (fig. 11). La classe "3,1" è quella con minor<br />

superficie aziendale (31 ha in me<strong>di</strong>a) e, non a caso, quella con la maggior percentuale e <strong>di</strong> SAU<br />

destinata alla produzione <strong>di</strong> silomais (51%), il foraggio più produttivo in termini <strong>di</strong> SS e <strong>di</strong> UFL ad<br />

ettaro.<br />

L'ingestione <strong>di</strong> SS e le caratteristiche delle <strong>di</strong>ete per le tre classi sono simili (fig. 12), così come<br />

la produzione quanti-qualitativa <strong>di</strong> latte e la dairy efficiency (fig. 13).<br />

20


Per quanto riguarda il bilancio azotato, infine (fig. 14), risulta evidente che, a fronte <strong>di</strong> bilanci<br />

in<strong>di</strong>viduali praticamente identici per le bovine delle tre classi considerate (N escreto: 393-402 e 400<br />

g/d e 135-138 e 137 kg/anno), la quantità <strong>di</strong> azoto "al campo" varia moltissimo: 128 - 270 - 426<br />

kg/ha all'anno. E' quin<strong>di</strong> evidente che, come si poteva immaginare, il carico <strong>di</strong> bestiame ad ettaro è<br />

il fattore che più <strong>di</strong> ogni altro incide sulla quantità <strong>di</strong> azoto <strong>di</strong>stribuito sui campi.<br />

Conclusioni<br />

I dati emersi dall'indagine danno un contributo alla conoscenza dei reali valori <strong>di</strong> escrezione<br />

azotata che si verificano in stalle da latte ad alta produzione nella pianura padana. Essi confermano<br />

una situazione critica, in termini <strong>di</strong> escrezione azotata, soprattutto per aziende che risultino ubicate<br />

in zone vulnerabili. Tra le aziende esistono tuttavia intervalli, in termini <strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> azoto escreto,<br />

che lasciano ipotizzare margini <strong>di</strong> riduzione dell'impatto ambientale. Il carico <strong>di</strong> bestiame per unità<br />

<strong>di</strong> superficie agraria è <strong>di</strong> gran lunga il fattore determinante e più critico. L'alimentazione può<br />

giocare un ruolo al riguardo, ma nell'or<strong>di</strong>ne del 10-15% massimo. Una riduzione del tenore proteico<br />

delle <strong>di</strong>ete associata a un aumento del contenuto in amido e <strong>di</strong> carboidrati non strutturali in<br />

generale, può comportare una <strong>di</strong>minuzione dell'azoto escreto migliorando l'efficienza <strong>di</strong><br />

utilizzazione dell'azoto ingerito. Sarebbe utile, in proposito, effettuare una sperimentazione mirata.<br />

Per rispettare i limiti <strong>di</strong> escrezione azotata posti dalla <strong>di</strong>rettiva europea, nella situazione attuale<br />

della zootecnia da latte intensiva lombarda e senza trattamenti particolari dei reflui in grado <strong>di</strong><br />

abbattere il carico azotato delle deiezioni, è ipotizzabile un numero <strong>di</strong> vacche ≤2,5 capi/ha nelle<br />

zone non vulnerabili e ≤1,3 capi/ha in quelle vulnerabili.<br />

21


Tab. 1 - Caratteristiche aziendali e della razione, produzione lattea e<br />

bilancio azotato delle venti aziende monitorate (me<strong>di</strong>a ± dev. st.)<br />

Addetti (n) 3,3 ± 1,7<br />

Dipendenti (n) 1,0 ± 1,1<br />

Vacche in lattazione (n) 101 ± 67<br />

Vacche totali (n/ha) 2,2 ± 1,0<br />

Superficie per unità lavorativa (ha/UL) 17,6 ± 7,2<br />

Superficie aziendale (ha) 64,1 ± 56,8<br />

Superficie a mais granella (% ha tot) 12 ± 14<br />

Superficie a silomais (% ha tot) 39 ± 23<br />

Superficie a erba me<strong>di</strong>ca (% ha tot) 19 ± 21<br />

Sostanza secca ingerita (SSI) (kg/d) 22,1 ± 1,7<br />

SS unifeed (%) 56,4 ± 6,7<br />

Ceneri (% s.s.) 7,0 ± 0,7<br />

PG (% s.s.) 15,7 ± 1,3<br />

N solubile (% PG) 31 ± 6<br />

NDF (% s.s.) 33,9 ± 3,2<br />

Amido (% s.s.) 28,0 ± 2,9<br />

NFC (% s.s.) 38,9 ± 3,1<br />

Amido/PG (%) 1,79 ± 0,23<br />

Amido/NDF (%) 0,84 ± 0,12<br />

Amido/N solubile (%) 5,89 ± 1,25<br />

NFC/PG (%) 2,49 ± 0,28<br />

NFC/NDF (%) 1,17 ± 0,17<br />

NFC/N solubile (%) 8,19 ± 1,72<br />

Produzione <strong>di</strong> latte (kg/d) 30,0 ± 3,2<br />

Produzione <strong>di</strong> latte al 4% <strong>di</strong> grasso (kg/d) 28,3 ± 2,9<br />

Produzione <strong>di</strong> latte totale (kg/anno) 9597 ± 1034<br />

Grasso (%) 3,64 ± 0,26<br />

Proteine (%) 3,33 ± 0,14<br />

Cellule somatiche (Log10/ml) 2,39 ± 0,23<br />

Carica batterica (Log10/ml) 1,89 ± 0,53<br />

N nel latte (% N ingerito) 28,4 ± 3,5<br />

Dairy efficiency (latte/SSI) 1,36 ± 0,14<br />

N ingerito (g/d) 560 ± 63<br />

N secreto con il latte (g/d) 156 ± 16<br />

N escreto (g/d) 399 ± 59<br />

N escreto totale (kg/anno) 137 ± 19<br />

N "al campo" (kg/ha/anno) 299 ± 137<br />

22


N fissato nel latte (% dell'ingerito)<br />

N fissato nel latte (% dell'ingerito)<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

Fig. 1 - Relazione tra N fissato nel latte e tenore proteico della razione<br />

y = -1.5498 x + 52.792<br />

(R² = 0.31)<br />

15<br />

12 13 14 15 16 17 18 19 20<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

PG della razione (% s.s.)<br />

Fig. 2 - Relazione tra N fissato nel latte e Dairy Efficiency<br />

y = 16.156x + 6.4395<br />

(R² = 0.44)<br />

15<br />

0,8 0,9 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 1,6 1,7 1,8<br />

Dairy Efficiency (kg latte/kg SS ingerita)<br />

23


160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

0<br />

134<br />

85<br />

103<br />

Fig. 3 - Caratteristiche delle aziende per livello produttivo <strong>di</strong> latte<br />

2,4<br />

1,8<br />

2,7<br />

Vacche in lattaz. Vacche tot./ha Superf. az. (ha) Sup. mais gran. (% ha<br />

tot)<br />

22,5<br />

21,9 21,9<br />

72<br />

72<br />

51<br />

20<br />

8<br />

13<br />

35<br />

38<br />

31 kg/d<br />

43<br />

8<br />

15<br />

28<br />

Sup. silomais (% ha tot) Sup. prato e me<strong>di</strong>ca (%<br />

ha tot)<br />

Fig. 4 - Caratteristiche della razione per livello produttivo <strong>di</strong> latte<br />

16,4<br />

15,5<br />

14,9<br />

31<br />

33<br />

30<br />

35,9<br />

33,9<br />

32,8<br />

28,2 28,2<br />

27,2<br />

39,5<br />

38,9<br />

38,0<br />

0,8 0,8 0,9<br />

31 kg/d<br />

1,8 1,8 1,7<br />

6,1 5,8 5,9<br />

SSI (kg/d) PG (% s.s.) N sol (% PG) NDF (% s.s.) Amido (% s.s.) NSC (% s.s.) Amido/NDF Amido/PG Amido/N sol<br />

24


35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

26,8<br />

29,6<br />

32,0<br />

Fig. 5 - Qualità ed efficienza lattea per livello produttivo <strong>di</strong> latte<br />

31 kg/d<br />

3,67 3,67 3,59 3,38 3,30 3,33<br />

2,36 2,41 2,37<br />

28,7<br />

27,9 28,2<br />

1,23 1,36 1,42<br />

Latte (kg/d) Grasso latte (%) Proteine latte (%) Log10 SCC/ml N latte (% N ing) Dairy Eff. (latte/SSI)<br />

521<br />

548<br />

593<br />

Fig. 6 - Bilancio dell'azoto per livello produttivo <strong>di</strong> latte<br />

142<br />

153<br />

167<br />

374<br />

390<br />

422<br />

129<br />

134<br />

31 kg/d<br />

N ing. per capo (g/d) N latte per capo (g/d) N tot. escreto per capo (g/d) N tot. escreto per capo<br />

(kg/anno)<br />

145<br />

305<br />

234<br />

372<br />

N al campo (kg/ha/anno)<br />

25


120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

0<br />

102<br />

106<br />

Fig. 7 - Caratteristiche delle aziende per <strong>di</strong>verso rapporto Amido/PG<br />

94<br />

2,5<br />

2,2<br />

2,0<br />

Vacche in lattaz. Vacche tot./ha Superf. az. (ha) Sup. mais gran. (% ha<br />

tot)<br />

22,2 22,221,9<br />

57<br />

71<br />

64<br />

10<br />

15<br />

13<br />

Amido/PG 1.9<br />

40<br />

40<br />

37<br />

24<br />

16<br />

17<br />

Sup. silomais (% ha tot) Sup. prato e me<strong>di</strong>ca (%<br />

ha tot)<br />

Fig. 8 - Caratteristiche della razione per <strong>di</strong>verso rapporto Amido/PG<br />

16,7<br />

15,7<br />

14,8<br />

31<br />

31<br />

32<br />

33,9 34,2<br />

33,5<br />

25,6<br />

28,3<br />

30,1<br />

37,7<br />

39,339,6<br />

0,8 0,9 0,9<br />

Amido/PG 1.9<br />

1,5 1,8 2,0<br />

6,5<br />

6,0<br />

5,1<br />

SSI (kg/d) PG (% s.s.) N sol (% PG) NDF (% s.s.) Amido (% s.s.) NSC (% s.s.) Amido/NDF Amido/PG Amido/N sol<br />

26


35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

30,1 30,1 29,7<br />

Fig. 9 - Qualità ed efficienza lattea per <strong>di</strong>verso rapporto Amido/PG<br />

Amido/PG 1.9<br />

3,58 3,68 3,66 3,29 3,35 3,33<br />

2,42 2,36 2,38<br />

26,3<br />

28,5<br />

30,2<br />

1,36 1,36 1,36<br />

Latte (kg/d) Grasso latte (%) Proteine latte (%) Log10 SCC/ml N latte (% N ing) Dairy Eff. (latte/SSI)<br />

593<br />

560<br />

526<br />

Fig. 10 - Bilancio dell'azoto per <strong>di</strong>verso rapporto Amido/PG<br />

155<br />

158<br />

155<br />

433<br />

398<br />

367<br />

148<br />

137<br />

Amido/PG 1.9<br />

127<br />

350<br />

300<br />

249<br />

N al campo (kg/ha/anno)<br />

27


140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

0<br />

75<br />

131<br />

Fig. 11 - Caratteristiche delle aziende per <strong>di</strong>verso carico <strong>di</strong> bestiame<br />

84<br />

1,0<br />

2,0<br />

3,1<br />

Vacche in lattaz. Vacche tot./ha Superf. az. (ha) Sup. mais gran. (% ha<br />

tot)<br />

22,122,4<br />

21,9<br />

107<br />

73<br />

31<br />

11<br />

20<br />

2.5 vacche/ha<br />

5<br />

29<br />

34<br />

51<br />

18<br />

21<br />

17<br />

Sup. silomais (% ha tot) Sup. prato e me<strong>di</strong>ca (%<br />

ha tot)<br />

Fig. 12 - Caratteristiche della razione per <strong>di</strong>verso carico <strong>di</strong> bestiame<br />

15,816,0<br />

15,2<br />

32<br />

32<br />

31<br />

35,3<br />

33,9<br />

33,0<br />

28,5 28,2<br />

27,6<br />

39,4<br />

38,9<br />

38,1<br />

0,8 0,8 0,8<br />

2.5 vacche/ha<br />

1,9 1,8 1,8<br />

5,9 5,8 6,0<br />

SSI (kg/d) PG (% s.s.) N sol (% PG) NDF (% s.s.) Amido (% s.s.) NSC (% s.s.) Amido/NDF Amido/PG Amido/N sol<br />

28


35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

30,6<br />

29,5 29,7<br />

Fig. 13 - Qualità ed efficienza lattea per <strong>di</strong>verso carico <strong>di</strong> bestiame<br />

2.5 vacche/ha<br />

3,67 3,56 3,69 3,31 3,30 3,36<br />

2,48 2,40 2,32<br />

29,5<br />

28,2 28,0<br />

1,34 1,37 1,36<br />

Latte (kg/d) Grasso latte (%) Proteine latte (%) Log10 SCC/ml N latte (% N ing) Dairy Eff. (latte/SSI)<br />

551<br />

564<br />

561<br />

Fig. 14 - Bilancio dell'azoto per <strong>di</strong>verso carico <strong>di</strong> bestiame<br />

152<br />

158<br />

156<br />

393<br />

402<br />

400<br />

135<br />

2.5 vacche/ha<br />

N ing. per capo (g/d) N latte per capo (g/d) N tot. escreto per capo (g/d) N tot. escreto per capo<br />

(kg/anno)<br />

138<br />

137<br />

128<br />

270<br />

426<br />

N al campo (kg/ha/anno)<br />

29


Premessa<br />

Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> stima dell’azoto escreto dalle bovine da latte<br />

Marisanna Speroni<br />

Consiglio per la <strong>ricerca</strong> e la sperimentazione in agricoltura<br />

Centro <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> per le produzioni foraggere e lattiero-casearie<br />

Sede <strong>di</strong> Cremona<br />

Ai fini <strong>di</strong> un’ottimale gestione delle deiezioni è importante potere stimare la quantità totale <strong>di</strong><br />

deiezioni prodotte, le percentuali in cui queste si <strong>di</strong>vidono tra fase solida e liquida e la quantità <strong>di</strong><br />

azoto escreta con feci e urine.<br />

Nell’ambito del bilancio aziendale è <strong>di</strong> particolare interesse per lo zootecnico riuscire a ridurre la<br />

quantità <strong>di</strong> nutrienti emessi dalla mandria, o in altri termini, migliorare l’efficienza biologica <strong>di</strong><br />

trasformazione <strong>di</strong> foraggi e mangimi in prodotti zootecnici.<br />

L’azoto in eccesso ingerito dall’animale viene escreto nelle feci e nelle urine. Un uso più<br />

efficace dell’apporto proteico alimentare riduce gli acquisti <strong>di</strong> azoto alimentare, l’escrezione <strong>di</strong><br />

azoto nelle deiezioni e le relative per<strong>di</strong>te nell’ambiente.<br />

Bilancio dei nutrienti ed equazioni <strong>di</strong> stima<br />

La quantità <strong>di</strong> nutrienti escreti dagli animali <strong>di</strong>pende dalla sostanza secca ingerita, dalla<br />

concentrazione in nutrienti della <strong>di</strong>eta e dalla loro <strong>di</strong>geribilità.<br />

Un metodo <strong>di</strong> stima è quello <strong>di</strong> fare un bilancio tra nutrienti ingeriti con la razione e nutrienti<br />

prodotti (con il latte o l’accrescimento corporeo). Per quanto riguarda l’azoto, tale metodo è quello<br />

consigliato, ai fini della applicazione della <strong>di</strong>rettiva nitrati, dal rapporto dell’Envinronmental<br />

Resources Management (ERM) steso su incarico della DG XI della Commissione Europea (1999).<br />

Questo metodo considera che il contenuto corporeo del nutriente sia costante nel periodo<br />

considerato e richiede <strong>di</strong> fare alcune assunzioni circa il peso, le variazioni <strong>di</strong> peso ed il loro<br />

contenuto in nutrienti. In certe con<strong>di</strong>zioni, queste assunzioni sono assolutamente plausibili; ad<br />

esempio nel caso delle vacche da latte il metodo del bilancio è un metodo ormai consolidato. Il<br />

metodo del bilancio semplificato permette quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> ottenere una stima dell’azoto totale escreto con<br />

urine e feci e si basa sul presupposto che l’azoto che viene ingerito e non emesso con il latte,<br />

trattenuto o perduto come variazione corporea debba essere emesso con le urine e le feci.<br />

Un altro approccio è quello <strong>di</strong> utilizzare equazioni empiriche, derivate da specifiche<br />

sperimentazioni, che stimano l’escrezione del nutriente in funzione <strong>di</strong> uno o più variabili animali<br />

facilmente misurabili in azienda o in laboratorio.<br />

Da alcuni anni sono in atto una serie <strong>di</strong> sforzi a livello europeo ed internazionale per la messa a<br />

punto e l'armonizzazione <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo e per la raccolta <strong>di</strong> dati relativi all'ingestione, la<br />

ritenzione e l'efficienza <strong>di</strong> utilizzazione dell’azoto; queste attività hanno prodotto un certo numero<br />

<strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong> regressione per la previsione delle emissioni delle vacche da latte.<br />

Alcune equazioni per la stima dell'escrezione azotata si basano sul contenuto <strong>di</strong> azoto ureico del<br />

latte. La concentrazione <strong>di</strong> azoto in forma ureica nel latte è correlata ai contenuti <strong>di</strong> azoto ureico nel<br />

sangue e nelle urine che aumentano quando vi è un eccesso <strong>di</strong> proteina nella razione; l’ammoniaca<br />

che si produce nel rumine e che non viene convertita dai microrganismi ruminali in proteina<br />

microbica, viene assorbita nel sangue attraverso le pareti ruminali; il fegato converte l’ammoniaca<br />

ad urea che viene in parte rilasciata nel sangue, in parte escreta con le urine, nel latte o nei flui<strong>di</strong><br />

uterini, in parte riciclata nel rumine come saliva. Livelli troppo bassi o elevati <strong>di</strong> azoto ureico nel<br />

sangue in<strong>di</strong>cano problemi nutrizionali. Il ritardo con il quale il profilo del livello <strong>di</strong> azoto ureico nel<br />

30


latte segue quello nel sangue è <strong>di</strong> circa due ore, per cui la concentrazione <strong>di</strong> azoto nel latte è<br />

in<strong>di</strong>cativo dell’azoto ureico prodotto nel sangue nell’intervallo tra le mungiture ed è stato<br />

classicamente utilizzato per valutare la correttezza <strong>di</strong> una razione o per stimare la quantità <strong>di</strong> azoto<br />

ureico emesso con le urine.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Nell’ambito del progetto interregionale Biazo, i due meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> stima dell’azoto escreto (con il<br />

metodo del bilancio e con l'applicazione <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong> stima) sono stati applicati allo specifico<br />

caso dell’allevamento da latte dell’azienda sperimentale Porcellasco del CRA <strong>di</strong> Cremona; allo<br />

scopo <strong>di</strong> verificarne la vali<strong>di</strong>tà e l’utilizzabilità, i <strong>di</strong>versi approcci sono stati applicati utilizzando i<br />

dati rilevati nel corso <strong>di</strong> alcuni esperimenti realizzati tra il 1990 e il 2006.<br />

I quattro esperimenti considerati confrontavano basi foraggere <strong>di</strong>verse oppure <strong>di</strong>versi apporti<br />

nutritivi a parità <strong>di</strong> base foraggera ed hanno fornito i dati in<strong>di</strong>viduali relativi a 75 bovine <strong>di</strong> razza<br />

Frisona Italiana allevate in stabulazione libera.<br />

Nelle quattro prove sono state somministrate un totale <strong>di</strong> 13 razioni <strong>di</strong>verse per base foraggera<br />

(me<strong>di</strong>ca o mais) e per livello proteico me<strong>di</strong>o-alto (15,8-17,5% s.s.) o basso (14,2-15,4% s.s.).<br />

A 27 vacche in totale sono state somministrate <strong>di</strong>ete (MEDICA) nelle quali il foraggio era<br />

costituito prevalentemente da me<strong>di</strong>ca insilata e affienata (38% della SS; 59-65% della quota <strong>di</strong><br />

foraggio). A 48 bovine in totale sono state fornite <strong>di</strong>ete (MAIS) a base <strong>di</strong> silomais (75% circa della<br />

base foraggera). Per 41 bovine il livello proteico è risultato essere basso (in me<strong>di</strong>a 15,7% s.s.) e per<br />

34 alto (16,9% s.s.). Le <strong>di</strong>verse basi foraggere si sono associate sia ad alto sia a basso livello<br />

proteico così che è stato possibile valutare l’interazione tra i due fattori. I rilevi sono stati fatti lungo<br />

l’intera lattazione (dal parto alla 41 settimana <strong>di</strong> lattazione) su 20 bovine, mentre per le rimanenti i<br />

rilievi riguardavano le prime 19 settimane <strong>di</strong> lattazione.<br />

I dati in<strong>di</strong>viduali relativi a sostanza secca ingerita, peso vivo, contenuto proteico della razione,<br />

produzione <strong>di</strong> latte e contenuto in proteine del latte sono stati utilizzati congiuntamente per stimare<br />

l’azoto escreto come bilancio tra ingerito e ritenuto o secreto (con il latte). Le stesse misure ed il<br />

contenuto <strong>di</strong> azoto ureico del latte (MUN) sono stati utilizzati singolarmente in equazioni <strong>di</strong><br />

regressione come stimatori delle quantità <strong>di</strong> deiezioni e <strong>di</strong> azoto emesse.<br />

I dati misurati sugli animali e le stime <strong>di</strong> emissione sono stati analizzati con un modello statistico<br />

che ha permesso <strong>di</strong> fare una meta-analisi dei dati provenienti dai <strong>di</strong>versi esperimenti e <strong>di</strong><br />

considerare correttamente la sbilanciata <strong>di</strong>stribuzione delle osservazioni tra i due fattori principali:<br />

livello proteico della <strong>di</strong>eta (alto o basso) e base foraggera (MAIS o MEDICA); inoltre è stato<br />

inserito nel modello il fattore numero <strong>di</strong> parto degli animali (primipare o pluripare).<br />

Risultati<br />

Il numero <strong>di</strong> parto spiega in buona parte la variabilità <strong>di</strong> peso vivo e relativa variazione, <strong>di</strong><br />

produzione lattea e <strong>di</strong> ingestione <strong>di</strong> sostanza secca.<br />

Com'era preve<strong>di</strong>bile le pluripare sono risultate più pesanti, hanno ingerito più sostanza secca ed<br />

hanno prodotto più latte.<br />

La produzione <strong>di</strong> latte (me<strong>di</strong>a=32 kg d -1 ) è risultata inferiore con le razioni a minore contenuto<br />

proteico (29.8 vs 32.9 kg d -1 ) e con le razioni a base <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ca insilata (29.0 vs 3<strong>3.6</strong> kg d -1 ).<br />

La sostanza secca ingerita è risultata inferiore con la me<strong>di</strong>ca insilata rispetto al mais (18,0 vs<br />

20,5 kg d -1 ), ma solo quando il livello proteico era basso; questa bassa ingestione alimentare è<br />

verosimilmente la ragione della minore produzione che si è avuta con le razioni a base <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ca.<br />

31


La concentrazione <strong>di</strong> azoto ureico nel latte è risultata maggiore con livelli proteici più alti, ma<br />

con un’interazione con la <strong>di</strong>eta: con il mais risulta maggiore quando la PG è alta, mentre con la<br />

me<strong>di</strong>ca questa <strong>di</strong>fferenza tra i livelli proteici non esiste (tab. 1). Questo si può spiegare con il fatto<br />

che mentre le <strong>di</strong>ete MEDICA presentano valori <strong>di</strong> azoto ureico bassi, ma comunque pienamente<br />

compresi in un range considerato ottimale, le <strong>di</strong>ete MAIS presentano valori che pur rientrando<br />

ancora in una situazione <strong>di</strong> accettabilità si pongono agli estremi del range che viene comunemente<br />

considerato in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> apporti proteici ed energetici bilanciati e sincronizzati.<br />

Gli effetti della base foraggera e del livello proteico della razione sulla escrezione <strong>di</strong> azoto e<br />

sulle deiezioni vengono riassunti <strong>di</strong> seguito.<br />

1 - Azoto escreto<br />

La me<strong>di</strong>a generale ricavata dall’analisi dei dati sperimentali è risultata 331 g d -1 (346 vs 316 per<br />

Alto e Basso tenore in PG, rispettivamente, P


I valori stimati <strong>di</strong> deiezioni totali (feci + urine) prodotte giornalmente (67,3 vs 57,5 kg/d per<br />

Mais e Me<strong>di</strong>ca, rispettivamente, P


Come ci si aspettava, la quota <strong>di</strong> azoto urinario è risulta maggiore con il livello alto <strong>di</strong> PG, ma vi<br />

è un’interazione con la base foraggera; pertanto la <strong>di</strong>fferenza tra i livelli proteici risulta significativa<br />

solo nella <strong>di</strong>eta a base <strong>di</strong> insilato <strong>di</strong> mais (tab. 1).<br />

La stima dell'azoto urinario può esser fatta anche me<strong>di</strong>ante la seguente equazione (Castillo et al.,<br />

2000):<br />

N urinario (g/d) = 30,4 * (e 0,0036 NI ) (Castillo et al., 2000)<br />

Dove NI = azoto ingerito (g/d) ed e= numero <strong>di</strong> Nepero (2,71828)<br />

Applicando tale equazione, l’effetto della base foraggera e del livello proteico sono significativi<br />

e non vi è interazione (198 vs 169, P


Groff, E. B. e Wu Z. J. 2005. Milk Production and Nitrogen Excretion of Dairy Cows Fed Different<br />

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Nennich T. D., Harrison J. H., VanWieringen L. M., Meyer D., Heinrichs A. J., Weiss W. P., St-<br />

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Nutrient Excretion from Dairy Cattle. J. Dairy Sci. 88:3721-3733.<br />

Nennich, T. D., J. H. Harrison, L. M. VanWieringen, N. R. St-Pierre,R. L. Kincaid, M. A. Wattiaux,<br />

D. L. Davidson, and E. Block.2006. Pre<strong>di</strong>ction and evaluation of urine and urinary nitrogen<br />

and mineral excretion from dairy cattle. J. Dairy Sci. 89:353–364.<br />

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lactating cows. Acta Agric. Scand., Sect. A-Animal Sci., 55, 113–115.<br />

Tab. 1 - Quantità <strong>di</strong> urine prodotte e <strong>di</strong> azoto urinario escreto stimati in funzione del tenore <strong>di</strong> azoto<br />

ureico nel latte, a seconda della base foraggera e del tenore proteico della <strong>di</strong>eta.<br />

Base foraggera Livello <strong>di</strong> PG N ureico latte Urine 1 N urinario 2 N urinario 3<br />

nella <strong>di</strong>eta (mg/dL) (kg/d) (g/d) (g/d)<br />

Mais Basso 11 ± 0,3 a 23 ± 0,2 a 137 ± 4 a 193 ± 5 a<br />

Mais Alto 15 ± 0,3 c 25 ± 0,2 c 181 ± 4 c 255 ± 6 c<br />

Me<strong>di</strong>ca Basso 13 ± 0,3 b 24 ± 0,2 b 160 ± 4 b 225 ± 6 b<br />

Me<strong>di</strong>ca Alto 12 ± 0,3 b 24 ± 0,2 b 156 ± 4 b 220 ± 6 b<br />

1 Urine escrete stimate in funzione del contenuto <strong>di</strong> N ureico nel latte<br />

2 Jonker et al., 1998<br />

3 Kaufmann e St-Pierre, 2001<br />

35


Per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> azoto per volatilizzazione negli allevamenti <strong>di</strong> bovini da latte<br />

Introduzione.<br />

Pierluigi Navarotto e Marco Porro<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze e Tecnologie Veterinarie per la Sicurezza Alimentare (VSA)<br />

Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano<br />

L’attività sperimentale del lavoro svolto dal Gruppo <strong>di</strong> Bioingegneria ha avuto lo scopo <strong>di</strong><br />

indagare le emissioni <strong>di</strong> ammoniaca dai ricoveri <strong>di</strong> due <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> stalle per bovini da latte<br />

e determinare le emissioni <strong>di</strong> ammoniaca provenienti dallo stoccaggio del liquiletame prodotto nel<br />

ricovero. Con questo scopo si sono indagate <strong>di</strong>verse aree funzionali <strong>di</strong> una stalla con cuccette<br />

“groppa a groppa” (su paglia trinciata e truciolo) con sistema <strong>di</strong> pulizia a “flushing” e presso una<br />

stalla in cui la stabulazione era su cuccette con paglia e sistema <strong>di</strong> pulizia delle corsie me<strong>di</strong>ante<br />

raschiatori meccanici.<br />

Descrizione dei ricoveri monitorati<br />

1 - Ricovero con cuccette “groppa a groppa” su paglia trinciata e truciolo e sistema <strong>di</strong> pulizia<br />

delle corsie <strong>di</strong> tipo “flushing”<br />

Il corpo principale della stalla è strutturato per ospitare 80 vacche da latte in stabulazione<br />

libera con zona <strong>di</strong> riposo a cuccette “groppa a groppa” su paglia trinciata fine (5 cm) e truciolo e la<br />

pulizia avviene me<strong>di</strong>ante ricircolo del liquame (flushing). In esso, la zona mungitura, le zone <strong>di</strong><br />

stabulazione e la corsia <strong>di</strong> foraggiamento sono accorpate all’interno <strong>di</strong> un'unica <strong>di</strong> un’unica struttura<br />

a pianta rettangolare, con asse longitu<strong>di</strong>nale orientato in <strong>di</strong>rezione NE/SW (figura 1).<br />

Nel complesso, la struttura portante coperta è del tipo a due falde simmetriche con superficie<br />

in proiezione orizzontale <strong>di</strong> 1441m 2 . La ventilazione del ricovero è garantita dal cupolino centrale e<br />

dall’assenza <strong>di</strong> tamponamenti laterali.<br />

La corsia <strong>di</strong> smistamento fra le due file <strong>di</strong> cuccette è larga 2.90 m: le 77 cuccette, delimitate da<br />

battifianchi a “ban<strong>di</strong>era” in tubolare <strong>di</strong> acciaio zincato, sono <strong>di</strong> tipo piano in cemento e ogni<br />

cuccetta è larga 1.20m e lunga 2.53m.<br />

La corsia <strong>di</strong> alimentazione è separata dalla zona <strong>di</strong> riposo da un muretto in calcestruzzo alto<br />

1m e, dalla corsia <strong>di</strong> foraggiamento, dalla rastrelliera <strong>di</strong> tipo auto catturante con 79 posti<br />

mangiatoia. Nella stalla non sono presenti stazioni per la <strong>di</strong>stribuzione del mangime concentrato ed<br />

il mix <strong>di</strong> alimento è <strong>di</strong>stribuito me<strong>di</strong>ante carro unifeed due volte al giorno: la prima, durante la<br />

mungitura del mattino, e la seconda appena prima della mungitura del pomeriggio. Le operazioni <strong>di</strong><br />

mungitura hanno inizio alle ore 05:00 e alle ore 15:00.<br />

A seguito della mancanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>stributori automatici, la somministrazione dell’alimento<br />

avviene solo lungo la corsia <strong>di</strong> foraggiamento in orari prestabiliti per cui si verifica un’occupazione<br />

<strong>di</strong>fferenziata delle <strong>di</strong>verse aree funzionali durante la giornata. Infatti, durante la <strong>di</strong>stribuzione<br />

dell’alimento, e fino alle ore 10:00, la corsia <strong>di</strong> alimentazione è altamente frequentata;<br />

successivamente le presenze calano e gli animali tendono a trasferirsi nella zona <strong>di</strong> riposo e ad<br />

occupare le cuccette fino alla nuova <strong>di</strong>stribuzione dell’alimento che avviene verso le ore 15:00.<br />

36


Figura 1: Planimetria del ricovero con cuccette “groppa a groppa” su paglia trinciata e truciolo e<br />

sistema <strong>di</strong> pulizia delle corsie <strong>di</strong> tipo “flushing”utilizzata per la sperimentazione<br />

La corsia <strong>di</strong> alimentazione e quella <strong>di</strong> smistamento sono realizzate con pavimentazione piena<br />

in calcestruzzo rigato antiscivolo con pendenza del 3%; la pulizia avviene 2 volte al giorno<br />

me<strong>di</strong>ante flussaggio superficiale <strong>di</strong> liquame chiarificato. La frequenza <strong>di</strong> flussaggio è bi-giornaliera,<br />

in corrispondenza degli orari <strong>di</strong> mungitura. La durata delle operazioni è <strong>di</strong> circa 10 secon<strong>di</strong> per<br />

corsia ed avviene azionando manualmente una leva che apre una condotta in PVC <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro pari a<br />

355 mm. La portata della condotta é pari a 0.5 m 3 /s per cui si crea un fronte d'onda <strong>di</strong> lavaggio <strong>di</strong><br />

circa 0.1 m <strong>di</strong> altezza con velocità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> avanzamento intorno a 1.5 m/s.<br />

Le deiezioni degli animali sono così allontanate verso un collettore trasversale, posto nella<br />

testata Sud del ricovero, e raccolte in una vasca <strong>di</strong> equalizzazione interrata, profonda 5 m e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ametro 4.5 m. Il liquame è poi sollevato fino ad arrivare ad un separatore solido-liquido, <strong>di</strong> tipo a<br />

compressore elicoidale, per ottenere una frazione solida, da stoccare in platea, ed una frazione<br />

liquida, da pompare in un primo bacino <strong>di</strong> se<strong>di</strong>mentazione fuori terra <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro pari a 10 m ed<br />

altezza 4 m. Il chiarificato dalla prima vasca viene in seguito pompato in una seconda vasca ma ad<br />

un'altezza piezometrica <strong>di</strong> 6 metri superiore rispetto al piano <strong>di</strong> calpestio degli animali, situata sul<br />

versante Ovest a lato della stalla. AI ciclo <strong>di</strong> lavaggio successivo, all'azionamento manuale della<br />

leva, il liquame chiarificato e stabilizzato scende per forza <strong>di</strong> gravità lungo la condotta in PVC<br />

generando l'onda <strong>di</strong> flushing.<br />

2 - Stalla con cuccette con paglia e sistema <strong>di</strong> pulizia delle corsie me<strong>di</strong>ante raschiatori meccanici.<br />

La seconda azienda agricola in cui sono state condotte le prove ospita 65 vacche da latte in<br />

stabulazione libera su cuccette a paglia <strong>di</strong>sposte "groppa a groppa", per un totale <strong>di</strong> 75 poste; le due<br />

file <strong>di</strong> cuccette sono separate da una corsia <strong>di</strong> smistamento centrale larga <strong>3.6</strong> m e lunga 50 m<br />

(figura 2). Ogni cuccetta misura 1.30 m <strong>di</strong> larghezza e 2.30 m <strong>di</strong> lunghezza. Le cuccette, delimitate<br />

da battifianchi a "ban<strong>di</strong>era" in tubolare d'acciaio zincato, sono del tipo "piano" con cassonetto con<br />

37


funzione sia <strong>di</strong> contenimento della lettiera sia <strong>di</strong> cuscino. Per il mantenimento delle cuccette<br />

vengono utilizzati circa 2 kg/capo giorno <strong>di</strong> paglia. Questa è <strong>di</strong>sposta dall'operatore in testa alle<br />

cuccette e la sua successiva <strong>di</strong>stribuzione all'interno <strong>di</strong> ogni cuccetta avviene grazie al movimento<br />

degli animali.<br />

Figura 2: corsia <strong>di</strong> foraggiamento (a sinistra) e corsia <strong>di</strong> alimentazione (a destra) del ricovero con<br />

cuccette con paglia e sistema <strong>di</strong> pulizia delle corsie me<strong>di</strong>ante raschiatori meccanici<br />

La zona mungitura, le zone <strong>di</strong> stabulazione e la corsia <strong>di</strong> foraggiamento sono accorpate<br />

all'interno <strong>di</strong> un'unica struttura a pianta rettangolare (17.7 m x 57.6 m), con asse longitu<strong>di</strong>nale<br />

orientato secondo la <strong>di</strong>rezione Nord-Sud; le vacche in fase <strong>di</strong> asciutta, gli animali destinati alla<br />

rimonta e le manze sono alloggiate in altre strutture aziendali.<br />

La struttura portante principale è del tipo a travi a due falde e pilastri in cemento armato con<br />

tamponamenti fissi su tre lati in laterizi forati mentre sul quarto lato si hanno tamponamenti mobili<br />

in legno e policarbonato che nel periodo estivo sono rimossi per aumentare la ventilazione nel<br />

periodo estivo. Il pacchetto <strong>di</strong> copertura della stalla è costituito da ondulati in fibrocemento e da una<br />

controsoffittatura interna in legno lamellare. La ventilazione invernale é garantita dalla presenza <strong>di</strong><br />

una fessura <strong>di</strong> colmo protetta da apposito cupolino a due falde.<br />

Quattro passaggi trasversali intercalati alle cuccette, poste a ridosso della corsia <strong>di</strong><br />

alimentazione, consentono il collegamento fra la corsia <strong>di</strong> smistamento e zona <strong>di</strong> alimentazione<br />

(larga 3.3 m e lunga 57.6 m) nonché l'ingresso e l'uscita delle vacche dalla sala <strong>di</strong> mungitura.<br />

Nella corsia <strong>di</strong> alimentazione e nella zona <strong>di</strong> smistamento è stata realizzata una<br />

pavimentazione piena in calcestruzzo "rigato antiscivolo", con pulizia automatica me<strong>di</strong>ante<br />

raschiatori meccanici del tipo ad asta rigida, a ribaltina, azionati da propulsori meccanici.<br />

L’operazione <strong>di</strong> pulizia avviene due volte al giorno in corrispondenza degli orari delle mungiture,<br />

alle ore 6:30 ed alle ore 17:00 circa, e ciascun ciclo <strong>di</strong> raschiamento ha una durata <strong>di</strong> circa 20<br />

minuti.<br />

La zona <strong>di</strong> alimentazione è separata dalla corsia <strong>di</strong> foraggiamento da una rastrelliera <strong>di</strong> tipo<br />

“auto catturante”, con 75 posti in rastrelliera della larghezza <strong>di</strong> 0.76 m cadauno. Il foraggio è<br />

somministrato ad libitum me<strong>di</strong>ante carro srotola-trincia ballone. La corsia <strong>di</strong> foraggiamento a<br />

servizio della zona <strong>di</strong> alimentazione, lungo il Iato Est, è larga 4.5 m e comprende una mangiatoia <strong>di</strong><br />

tipo piano. Sono altresì presenti 4 stazioni, ad alimentazione singola, per l'erogazione dell'alimento<br />

concentrato.<br />

Il corpo mungitura, posto nella porzione Sud-Ovest del fabbricato, è sud<strong>di</strong>viso in due settori:<br />

il primo comprende la zona d'attesa e la sala <strong>di</strong> mungitura, il secondo la sala latte e gli altri locali <strong>di</strong><br />

servizio annessi alla sala <strong>di</strong> mungitura.<br />

Dalla corsia <strong>di</strong> alimentazione si accede alla zona <strong>di</strong> attesa, e quin<strong>di</strong> alla sala <strong>di</strong> mungitura, del<br />

tipo a spina <strong>di</strong> pesce con 5 + 5 poste.<br />

I reflui rimossi dalla corsia <strong>di</strong> smistamento, costituiti da liquame frammisto alla paglia che il<br />

calpestio degli animali ha fatto cadere dalle cuccette, sono veicolati nella cunetta posta all'esterno<br />

della testata Nord della stalla nella quale un nastro trasportatore meccanico a palette a moto<br />

38


alternato alimenta un elevatore a forche che forma il cumulo nella platea pavimentata in battuto <strong>di</strong><br />

calcestruzzo (lato 14 m x 14 m, provvista <strong>di</strong> muretto <strong>di</strong> contenimento - figura 3). Dalla corsia <strong>di</strong><br />

alimentazione viene invece allontanato un liquiletame che, sospinto dal raschiatore, cade in una<br />

vasca <strong>di</strong> stoccaggio esterna situata ad una decina <strong>di</strong> metri dal ricovero (figura 3). La vasca, in<br />

cemento armato e completamente interrata, ha un <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 14 m ed una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 5 m (770<br />

m 3 ) e riceve anche il percolato dal cumulo <strong>di</strong> letame stoccato in platea.<br />

Figura 3: particolare della vasca contenente il liquiletame allontanato dalla corsia <strong>di</strong><br />

alimentazione (a sinistra) e cumulo <strong>di</strong> letame proveniente dalla corsia <strong>di</strong> smistamento (a destra).<br />

Misura dell’emissione <strong>di</strong> ammoniaca dai ricoveri per bovini da latte e dagli stoccaggi <strong>di</strong><br />

liquiletame<br />

In genere, le emissioni dai ricoveri, sono calcolate sulla base della <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

concentrazione del gas nell’aria monitorata nei punti <strong>di</strong> ingresso e <strong>di</strong> uscita dal ricovero e del<br />

volume <strong>di</strong> ricambio.<br />

Nel caso dei ricoveri per vacche da latte, sia per le <strong>di</strong>mensioni che per la mancanza <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong><br />

ventilazione artificiale e <strong>di</strong> sezioni ben definite <strong>di</strong> passaggio dell’aria <strong>di</strong> ventilazione, la<br />

metodologia descritta in precedenza non può nella pratica essere applicata. Pertanto, nell’attività in<br />

esame, si optato per l’utilizzo della tecnica applicata per lo stu<strong>di</strong>o dei flussi emissivi da superfici<br />

non convogliate chiamata “chamber method” (Brewer et al., 1999; Hornig et al, 1999; Pedersen et<br />

al., 2001).<br />

1 - Tecnica <strong>di</strong> misura e strumentazione utilizzata<br />

Questa tecnica <strong>di</strong> misura consiste nel creare, al <strong>di</strong> sopra della superficie emittente, uno spazio<br />

chiuso all’interno del quale si concentrano i gas emessi (figura 4).<br />

Figura 4: Raccordo <strong>di</strong> base (a sinistra) e camera <strong>di</strong> saturazione (a destra) utilizzata per la misura<br />

da superfici a emissione <strong>di</strong>ffusa. E’ messo in evidenza lo strumento <strong>di</strong> analisi dei gas utilizzato.<br />

39


All’interno della camera si ha quin<strong>di</strong>, in un primo intervallo <strong>di</strong> tempo, l’aumento progressivo<br />

della concentrazione del gas sino a raggiungere un valore costante asintotico, che evidenzia<br />

l’instaurarsi <strong>di</strong> un equilibrio fra la pressione parziale del gas nell’aria all’interno della camera e la<br />

tensione <strong>di</strong> vapore del gas <strong>di</strong>sciolto nel liquame. Il coefficiente angolare della retta <strong>di</strong> regressione<br />

costruita nel tratto lineare della curva <strong>di</strong> saturazione (Figura 5) rappresenta la potenzialità emissiva<br />

della superficie.<br />

Concentrazione <strong>di</strong> ammoniaca [mg/m 3 ]<br />

10<br />

9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

y = 1297,3x + 1,2029<br />

R 2 = 0,993<br />

0<br />

00.00 02.53 05.46 08.38 11.31<br />

Tem po trascorso [m in]<br />

14.24 17.17 20.10<br />

Figura 5: esempio <strong>di</strong> curva <strong>di</strong> saturazione con la relativa retta <strong>di</strong> regressione lineare.<br />

La linearità e, conseguentemente, la significatività della retta <strong>di</strong> regressione costruita<br />

considerando meno 3 punti della curva <strong>di</strong> saturazione, sono state verificate grazie ai i test statistici<br />

<strong>di</strong> inferenza <strong>di</strong> Fisher e t <strong>di</strong> Student. Il flusso emissivo E [g <strong>di</strong> gas m -2 h -1 ] dei <strong>di</strong>versi punti indagati<br />

è stato calcolato con la seguente relazione:<br />

ove:<br />

∆c⋅<br />

V<br />

E =<br />

∆t⋅<br />

A<br />

- ∆c/∆t =gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> concentrazione nel tempo del tratto rettilineo<br />

- VSdT = volume dello spazio al <strong>di</strong> sopra della superficie emittente<br />

- A = superficie emittente<br />

La determinazione della concentrazione <strong>di</strong> gas nell’aria presente nello spazio <strong>di</strong> testa (volume<br />

d’aria compreso all’interno della camera <strong>di</strong> saturazione) è stata eseguita utilizzando un analizzatore<br />

“Bruël & Kjær” mod.1302 in grado <strong>di</strong> rilevare la concentrazione istantanea dei gas all’interno della<br />

camera <strong>di</strong> saturazione in base al metodo <strong>di</strong> misura fotoacustica ad infrarossi.<br />

2 - Misura dell’emissione <strong>di</strong> ammoniaca dagli stoccaggi <strong>di</strong> liquiletame<br />

La volatilizzazione dell’ammoniaca dalle superfici dei liquami stoccati in azienda è, dopo la<br />

<strong>di</strong>stribuzione in campo, una delle principali cause <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> azoto dagli effluenti zootecnici<br />

(Amon et al., 2006) per la cui determinazione è necessario ricorrere a tecniche <strong>di</strong> misura che<br />

permettano <strong>di</strong> tenere sotto controllo i principali fattori ambientali in grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare il<br />

processo <strong>di</strong> volatilizzazione dell’ammoniaca e <strong>di</strong> altri gas in atmosfera: per questo si è utilizzato un<br />

tunnel a vento flottante con caratteristiche <strong>di</strong>namiche in grado <strong>di</strong> ricreare automaticamente all’interno della<br />

camera <strong>di</strong> ventilazione con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> velocità dell’aria uguali a quelle ambientali.<br />

SdT<br />

40


La tecnica del tunnel a vento è stata sviluppata da molti <strong>ricerca</strong>tori europei (Lockyer, 1984;<br />

Braschkat et al., 1993; Lorenz and Steffens, 1997; Meissinger et al., 2001) per le prove <strong>di</strong> emissione<br />

da <strong>di</strong>stribuzione in campo e successivamente adattata, con l’utilizzo <strong>di</strong> sistemi galleggianti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versa forma, anche allo stu<strong>di</strong>o delle emissioni da vasche e lagune <strong>di</strong> stoccaggio degli effluenti<br />

zootecnici. Questa tecnica offre il vantaggio <strong>di</strong> effettuare misure in situazioni <strong>di</strong> minimo <strong>di</strong>sturbo<br />

del substrato emissivo e su superfici <strong>di</strong> ampiezza significativa (0.3 - 1 m 2 ).<br />

Gli svantaggi <strong>di</strong> questa tecnica sono rappresentati dalla forzatura <strong>di</strong> velocità dell’aria<br />

all’interno della camera <strong>di</strong> ventilazione e dall’alto costo <strong>di</strong> realizzazione ed operativo. Per ricreare<br />

all’interno della camera <strong>di</strong> misura un flusso d’aria convogliato simile alla ventosità naturale del sito,<br />

è stato adottato un ventilatore centrifugo con motore trifase la cui portata è tale da generare nella<br />

camera <strong>di</strong> misura velocità dell’aria variabili da 0.1 a 2 m/s (30÷550 m 3 /h). La regolazione della<br />

velocità <strong>di</strong> rotazione della girante è stata ottenuta con un inverter monofase controllato da un PLC<br />

(Programmable Logic Controller), supervisionato da un software, appositamente prodotto, in grado<br />

<strong>di</strong> elaborare i segnali <strong>di</strong> un anemometro a palette posizionato ad un’altezza <strong>di</strong> 20 cm dalla superficie<br />

emittente e ad una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 2 m. Un anemometro a ventolino posizionato nel condotto <strong>di</strong> ingresso<br />

dell’aria, ed uno in uscita, permettono <strong>di</strong> verificare l’effettiva portata d’aria insufflata ed espulsa. La<br />

regolazione del ventilatore tiene conto delle variazioni <strong>di</strong> velocità del vento con una logica PD<br />

(Proporzionale Derivativa) che permette <strong>di</strong> smorzare le raffiche più intense. Il sistema permette <strong>di</strong><br />

registrare tutti i parametri ambientali che influenzano l’emissione: temperatura e umi<strong>di</strong>tà relativa<br />

dell’aria entrante ed uscente, temperatura della superficie emissiva, velocità aria all’interno della<br />

camera <strong>di</strong> misura e ventosità ambientale. Per le misure su vasche e lagoni <strong>di</strong> liquame il sistema<br />

<strong>di</strong>spone <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> quattro galleggianti che permettono <strong>di</strong> regolare la linea <strong>di</strong> galleggiamento.<br />

La figura 6 mostra le strumentazioni, utilizzate nella sperimentazione, in con<strong>di</strong>zioni operative.<br />

Figura 6: Con<strong>di</strong>zioni operative <strong>di</strong> installazione del tunnel a vento utilizzato per il monitoraggio<br />

sulla vasca <strong>di</strong> stoccaggio del liquiletame bovino<br />

Le attività sperimentali hanno riguardato lo stu<strong>di</strong>o delle emissioni <strong>di</strong> ammoniaca dalla vasca <strong>di</strong><br />

stoccaggio a servizio del ricovero delle vacche in lattazione, che raccoglie sia il liquiletame<br />

prodotto nella corsia <strong>di</strong> alimentazione che il percolato della platea <strong>di</strong> stoccaggio del letame. Tale<br />

vasca riceve due volte al giorno il liquame fresco, in corrispondenza delle operazioni <strong>di</strong> mungitura.<br />

La stessa vasca è utilizzata come stoccaggio e da questa il liquiletame viene aspirato <strong>di</strong>rettamente<br />

con carro-botte e <strong>di</strong>stribuito in campo quando la gestione aziendale ed il periodo dell’anno lo<br />

permettono. Questo comporta notevoli escursioni dell’altezza del liquame nella vasca ed agevola la<br />

formazione <strong>di</strong> una spessa crosta superficiale. La miscelazione, effettuata me<strong>di</strong>ante elica collegata<br />

alla presa <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> un trattore, ha luogo solo prima <strong>di</strong> ogni svuotamento e comunque poche volte<br />

all’anno.<br />

Al fine <strong>di</strong> monitorare le emissioni <strong>di</strong> ammoniaca dalla superficie, due pompe prelevano in<br />

continuo una frazione <strong>di</strong> aria attraverso due linee <strong>di</strong> campionamento ben <strong>di</strong>stinte. La prima dal<br />

flusso, filtrato dai carboni attivi, che entra nel wind tunnel (fondo), la seconda dal camino che<br />

41


accoglie l’aria in uscita dopo avere lambito la superficie del liquame all’interno della camera <strong>di</strong><br />

misura arricchendosi <strong>di</strong> ammoniaca. In queste si è quin<strong>di</strong> determinata la concentrazione <strong>di</strong> NH3.<br />

Nella prima parte della sperimentazione il wind tunnel è stato posizionato nella vasca <strong>di</strong><br />

stoccaggio in cui il liquiletame non era miscelato da mesi: il refluo stoccato era dunque altamente<br />

stratificato e <strong>di</strong>somogeneo con una crosta superficiale assai spessa ad elevato contenuto <strong>di</strong> sostanza<br />

secca, ciò a seguito della risalita in superficie della fibra contenuta nelle deiezioni bovine e della<br />

paglia aggiunta dagli animali nonché dell’effetto dell’irraggiamento solare che, nel periodo estivo,<br />

ha indotto un elevato grado <strong>di</strong> essiccazione dello strato superficiale.<br />

Alcuni giorni dopo l’inizio del secondo periodo <strong>di</strong> monitoraggio si è provveduto alla<br />

miscelazione del liquiletame contenuto nella vasca, alla rottura della crosta superficiale ed alla sua<br />

completa omogeneizzazione così da potere monitorare l’emissione <strong>di</strong> ammoniaca dallo stoccaggio<br />

da una con<strong>di</strong>zione iniziale <strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> crosta sino alla situazione <strong>di</strong> quasi completa riformazione.<br />

Sollevato il wind tunnel, sono stati poi eseguiti due campioni <strong>di</strong> crosta superficiale: uno sulla<br />

crosta sottostante al wind tunnel nella camera <strong>di</strong> flussaggio, l’altro in una zona a fianco ed<br />

in<strong>di</strong>sturbata. Un terzo campione è stato prelevato dalla superficie del vascone dopo la miscelazione.<br />

Le caratteristiche chimiche <strong>di</strong> questo terzo campione <strong>di</strong>mostrano come in superficie vi sia un refluo<br />

a bassa percentuale <strong>di</strong> sostanza secca ed elevato contenuto <strong>di</strong> N-NH4 + , tipico della frazione liquida<br />

delle deiezioni bovine, ma con un NTK notevolmente inferiore rispetto al campione <strong>di</strong> liquiletame<br />

fresco.<br />

Durante la seconda prova, oltre al campione <strong>di</strong> liquiletame fresco in arrivo dalla corsia, sono<br />

stati prelevati altri due campioni: uno <strong>di</strong> crosta riformatasi durante la settimana sotto al wind tunnel<br />

e un secondo, sempre <strong>di</strong> crosta, ma riformatasi all’esterno della camera <strong>di</strong> flussaggio.<br />

Nelle prove condotte, la velocità del flusso d’aria attraverso lo spazio <strong>di</strong> testa del floating<br />

wind tunnel è stata impostata a 0.30 m/s e mantenuta costante dal PLC anche al variare delle<br />

con<strong>di</strong>zioni meteo esterne. Il valore <strong>di</strong> 0.30 m/s è stato scelto perché rappresenta la situazione me<strong>di</strong>a<br />

e più frequente <strong>di</strong> ventilazione superficiale <strong>di</strong> una vasca <strong>di</strong> stoccaggio interrata.<br />

Risultati della sperimentazione<br />

1 - Emissioni dai ricoveri per bovini da latte<br />

Il monitoraggio delle emissioni in atmosfera <strong>di</strong> ammoniaca, metano, protossido d’azoto e<br />

anidride carbonica dalle varie aree funzionali del ricovero è stato condotto analizzando l’emissione<br />

<strong>di</strong> questi gas dalla corsia <strong>di</strong> alimentazione, da quella <strong>di</strong> smistamento e dalle cuccette registrando,<br />

contemporaneamente, i principali parametri microclimatici dell’interno del ricovero (temperatura e<br />

umi<strong>di</strong>tà relativa dell’aria, temperatura della superficie emissiva).<br />

Ricovero con cuccette “groppa a groppa” su paglia trinciata e truciolo e sistema <strong>di</strong> pulizia delle<br />

corsie <strong>di</strong> tipo “flushing”<br />

Nelle zone <strong>di</strong> riposo i risultati hanno evidenziato valori delle emissioni del tutto trascurabili e<br />

praticamente nulli. Ciò va sicuramente messo in relazione con la presenza della paglia che, nelle<br />

cuccette, resta sostanzialmente pulita. Per ciascuna altra zona del ricovero (corsia <strong>di</strong> alimentazione e<br />

corsia <strong>di</strong> smistamento) si sono scelti tre punti <strong>di</strong> campionamento che permettessero <strong>di</strong> coprire la<br />

variabilità delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sporcamento isolando, in ognuno <strong>di</strong> essi, una superficie emittente <strong>di</strong><br />

0.36 m 2 .<br />

Il monitoraggio delle con<strong>di</strong>zioni ambientali (tabella 1) ha mostrato all’interno del ricovero<br />

una temperatura me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 19°C (con umi<strong>di</strong>tà relativa dell’aria del 67%), e una temperature me<strong>di</strong>a<br />

della superficie emissiva delle corsie pari a 19.1 °C.<br />

42


Tabella 1: Parametri ambientali rilevati nelle delle <strong>di</strong>verse aree stabulative.<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

alimentazione<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

smistamento<br />

Temperatura della<br />

superficie emissiva<br />

[°C]<br />

Temperatura aria<br />

[°C]<br />

18.9 18.6 65.0<br />

19.3 19.4 68.5<br />

Dato me<strong>di</strong>o: 19.1 19.0 66.7<br />

Umi<strong>di</strong>tà relativa<br />

[%]<br />

In tabella 2 sono riportate le quantità dei gas monitorati emesse giornalmente da un metro<br />

quadro <strong>di</strong> superficie e rilevate con la tecnica della “chamber method”: si può vedere come<br />

l’emissione <strong>di</strong> ammoniaca dalla corsia <strong>di</strong> alimentazione (5.95 g/m 2 giorno) sia solo <strong>di</strong> poco<br />

superiore a quella emessa dalla corsia <strong>di</strong> smistamento (4.73 g/m 2 giorno). Infine, in tabella 3, si<br />

riportano le emissioni totali dei gas (kg capo -1 anno -1 ) calcolate su <strong>di</strong> una superficie specifica per<br />

animale <strong>di</strong> 2.8 m 2 nella corsia <strong>di</strong> alimentazione e <strong>di</strong> 2 m 2 in quella <strong>di</strong> smistamento.<br />

Tabella 2: Emissione <strong>di</strong> ammoniaca e <strong>di</strong> gas ad effetto serra (metano, protossido <strong>di</strong> azoto e biossido<br />

<strong>di</strong> carbonio) provenienti dalle <strong>di</strong>verse aree stabulative.<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

alimentazione<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

scorrimento<br />

Emissione dei composti analizzati dalle superfici [g/m 2 giorno]<br />

NH3 N2O CO2 CH4<br />

5.95 0.005 30.9 0.35<br />

4.73 0.012 30.0 0.10<br />

Tabella 3: Emissione <strong>di</strong> ammoniaca e <strong>di</strong> gas ad effetto serra (metano, protossido <strong>di</strong> azoto e biossido<br />

<strong>di</strong> carbonio) provenienti dalle <strong>di</strong>verse aree stabulative.<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

alimentazione<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

scorrimento<br />

Emissione totale dei composti analizzati [kg capo -1 anno -1 ]<br />

NH3 N2O CO2 CH4<br />

6.1 0.005 31.6 0.36<br />

3.45 0.008 21.9 0.07<br />

Totale 9.55 0.013 53.5 0.43<br />

43


Ricovero con cuccette con paglia e sistema <strong>di</strong> pulizia delle corsie me<strong>di</strong>ante raschiatori meccanici<br />

Anche per questa azienda, in cui è impiegata la paglia nelle cuccette della zona <strong>di</strong> riposo, i<br />

valori <strong>di</strong> emissione dei gas sono risultati molto bassi: anche in questo caso, il continuo rinnovo della<br />

paglia ed il suo allontanamento dalla cuccetta, anche grazie all’azione dell’animale, determinano un<br />

ridottissimo fattore <strong>di</strong> emissione che, nel caso dell’ammoniaca arriva ad essere praticamente nullo.<br />

Le rilevazioni microclimatiche eseguite all’interno del ricovero (tabella 4) mostrano una<br />

temperatura me<strong>di</strong>a dell’aria <strong>di</strong> 20.5°C (con umi<strong>di</strong>tà relativa del 79%), e una temperatura me<strong>di</strong>a<br />

della superficie emissiva della corsia <strong>di</strong> smistamento pari a 18.9 °C.<br />

Lungo la corsia <strong>di</strong> alimentazione, il primo punto <strong>di</strong> misura è stato scelto sul lato opposto alla<br />

rastrelliera, dove le deiezioni sono più solide e abbondanti; il secondo, è stato preso nella parte<br />

centrale della corsia dove, per la pendenza trasversale e la presenza della canaletta <strong>di</strong> scorrimento<br />

dell’asta del raschiatore, è maggiore la frazione liquida; infine, il terzo punto <strong>di</strong> campionamento è<br />

stato scelto nella parte a lato della rastrelliera dove le deiezioni, soprattutto quelle solide, sono meno<br />

abbondanti.<br />

Nella corsia <strong>di</strong> smistamento fra le cuccette, invece, la parte più solida delle deiezioni (più ricca<br />

<strong>di</strong> paglia) si accumula ai lati: si sono quin<strong>di</strong> effettuate una misura per ciascun lato, nelle zone più<br />

asciutte e ricche <strong>di</strong> paglia, mentre la terza è stata eseguita nella porzione centrale della stessa,<br />

maggiormente sporca <strong>di</strong> urine. I risultati <strong>di</strong> questo monitoraggio (tabella 5) mostrano che<br />

l’emissione <strong>di</strong> NH3 dalla corsia <strong>di</strong> alimentazione (9.20 g/m 2 giorno) risulta notevolmente superiore a<br />

quella emessa dalla corsia <strong>di</strong> smistamento (5.40 g/m 2 giorno).<br />

Tabella 4: Parametri ambientali monitorati delle <strong>di</strong>verse aree stabulative dell’azienda dotata <strong>di</strong><br />

raschiatori meccanici<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

alimentazione<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

smistamento<br />

Temperatura della<br />

superficie emissiva<br />

[°C]<br />

Temperatura aria<br />

[°C]<br />

17.9 20.6 79.0<br />

19.8 20.4 78.7<br />

Dato me<strong>di</strong>o: 18.9 20.5 78.8<br />

Umi<strong>di</strong>tà relativa<br />

[%]<br />

Tabella 5: Emissione <strong>di</strong> ammoniaca e <strong>di</strong> gas ad effetto serra (metano, protossido <strong>di</strong> azoto e biossido<br />

<strong>di</strong> carbonio) provenienti dalle <strong>di</strong>verse aree stabulative.<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

alimentazione<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

smistamento<br />

Emissione dei composti analizzati dalle superfici [g/m 2 giorno]<br />

NH3 N2O CO2 CH4<br />

9.20 0.008 39.88 0.36<br />

5.40 0.013 34.83 0.00<br />

44


In tabella 6, infine, sono riportate le emissioni totali dei gas emesse annualmente per capo<br />

calcolate considerando, per la corsia <strong>di</strong> alimentazione, una superficie specifica <strong>di</strong> 2.9 m 2 per<br />

animale e, per la corsia <strong>di</strong> smistamento tra le cuccette, una superficie specifica <strong>di</strong> 2.8 m 2 /capo.<br />

Tabella 6: Emissione <strong>di</strong> ammoniaca e <strong>di</strong> gas ad effetto serra (metano, protossido <strong>di</strong> azoto e biossido<br />

<strong>di</strong> carbonio) provenienti dalle <strong>di</strong>verse aree stabulative.<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

alimentazione<br />

Corsia <strong>di</strong><br />

smistamento<br />

Emissione totale dei composti analizzati [kg capo -1 anno -1 ]<br />

NH3 N2O CO2 CH4<br />

9.73 0.0084 42.21 0.38<br />

5.51 0.0132 35.59 0<br />

Totale 15.24 0.021 77.8 0.38<br />

Emissione dallo stoccaggio <strong>di</strong> liquiletame<br />

L’andamento dell’emissione giornaliera <strong>di</strong> ammoniaca dalla superficie del vascone <strong>di</strong><br />

stoccaggio (g m -2 giorno -1 ) misurata durante la prima prova è riportato in figura 7. Nelle prime 24<br />

ore, dopo il posizionamento del tunnel a vento galleggiante (figura 6), l’emissione <strong>di</strong> ammoniaca è<br />

relativamente alta (1.40 g m -2 giorno -1 ) dovuta alla fessurazione della crosta superficiale durante il<br />

posizionamento dell’apparato <strong>di</strong> misura. Nei giorni a seguire l’emissione è scesa, da un valore <strong>di</strong><br />

0.62 g m -2 giorno -1 fino ad un valore tendente a zero.<br />

Temperatura (°C)<br />

50,0<br />

45,0<br />

40,0<br />

35,0<br />

30,0<br />

25,0<br />

20,0<br />

15,0<br />

10,0<br />

5,0<br />

0,0<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12<br />

Giorno<br />

Temperatura aria Piovosità Emissione<br />

Figura 7: Emissione <strong>di</strong> ammoniaca dalla superficie della vasca <strong>di</strong> stoccaggio [g/m 2 .giorno],<br />

temperatura ambiente [°C] e piovosità [mm/giorno] durante la prima prova.<br />

Al termine della misurazione sono stati prelevati ed analizzati due campioni <strong>di</strong> crosta<br />

superficiale (tabella 7): uno relativo alla porzione al <strong>di</strong> sotto della camera <strong>di</strong> flussaggio, l’altro in<br />

una zona in<strong>di</strong>sturbata a fianco. Un terzo campione è stato infine prelevato dalla superficie del<br />

1,60<br />

1,40<br />

1,20<br />

1,00<br />

0,80<br />

0,60<br />

0,40<br />

0,20<br />

0,00<br />

NH3(g/m2 giorno)<br />

45


vascone medesimo dopo averne miscelato il contenuto: le caratteristiche chimiche <strong>di</strong> questo terzo<br />

campione (Tab. 7) <strong>di</strong>mostrano come, in superficie, il refluo abbia una bassa percentuale <strong>di</strong> sostanza<br />

secca ed un elevato contenuto <strong>di</strong> azoto ammoniacale (N-NH4 + ), tipico della frazione liquida delle<br />

deiezioni bovine, con un azoto totale (NTK) notevolmente inferiore rispetto al campione <strong>di</strong><br />

liquiletame secco.<br />

Tabella 7: Caratteristiche del liquiletame bovino tal quale e della crosta della vasca <strong>di</strong> stoccaggio<br />

nella prima prova.<br />

Dopo<br />

miscelazione<br />

Crosta sotto<br />

WT<br />

pH [-] 7.6 7.3 7.9<br />

Soli<strong>di</strong> Totali<br />

Soli<strong>di</strong> Volatili<br />

Azoto Totale<br />

Kieldahl (NTK)<br />

Azoto ammoniacale<br />

(N-NH4 + )<br />

Crosta attorno<br />

WT<br />

[g/kg tq] 24.98 151.95 135.19<br />

[%tq] 2.50 15.20 13.52<br />

[g/kg tq] 17.26 118.44 116.16<br />

[%ST] 69.10 77.95 85.92<br />

[mg/kg tq] 1153 3532 2752<br />

[%ST] 4.62 2.32 2.04<br />

[mg/kg tq] 628 130 249<br />

[%NTK] 54.47 <strong>3.6</strong>8 9.05<br />

Nella seconda prova, prima <strong>di</strong> riposizionare il wind tunnel, la superficie dello stoccaggio è<br />

stata resa altamente emissiva miscelando il contenuto del vascone con un elica e rompendo così lo<br />

strato <strong>di</strong> crosta superficiale che vi si era formato: in questo modo è stato rilevato un repentino<br />

incremento dell’emissione <strong>di</strong> NH3 che, nei primi due giorni, è passata da 4.23 g m -2 giorno -1 a 4.68<br />

g m -2 giorno -1 (figura 8). La spontanea formazione della crosta e il suo costante e naturale<br />

ispessimento, hanno successivamente determinato una caduta del tasso <strong>di</strong> emissione superficiale<br />

giornaliero (figura 8).<br />

Durante la seconda prova, oltre al campione <strong>di</strong> liquiletame fresco in arrivo dalla corsia, sono<br />

stati prelevati altri due campioni: il primo, costituito dalla crosta riformatasi durante la settimana<br />

sotto al wind tunnel, il secondo, sempre <strong>di</strong> crosta superficiale, ma riformatasi all’esterno della<br />

camera <strong>di</strong> misurazione. Le analisi <strong>di</strong> questi campioni (tabella 8) mostrano che la presenza del<br />

tunnel a vento galleggiante non ha significativamente influito sulla riformazione della crosta<br />

superficiale e che i risultati delle analisi condotte sui campioni <strong>di</strong> crosta <strong>di</strong> 5 giorni siano del tutto<br />

simili a quelli dei due campioni <strong>di</strong> crosta <strong>di</strong> qualche mese (tabella 7) tranne che per l’azoto<br />

ammoniacale N-NH4 + che dunque risulta essere l’in<strong>di</strong>ce della loro recente formazione.<br />

46


Temperatura (°C)<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

0,00<br />

0 1 2 3 4 5 6 7 8<br />

Giorno<br />

Piovosità Temperatura Emissione<br />

Figura 8: Emissione <strong>di</strong> ammoniaca dalla superficie della vasca <strong>di</strong> stoccaggio [g/m 2 .giorno],<br />

temperatura ambiente [°C] e piovosità [mm/giorno] durante la seconda prova.<br />

Tabella 8: Caratteristiche della crosta della vasca <strong>di</strong> stoccaggio e del liquiletame in ingresso dalla<br />

corsia <strong>di</strong> alimentazione nella seconda prova.<br />

Liquame fresco<br />

in arrivo<br />

Crosta sotto<br />

WT<br />

pH [-] 8.48 8.46 8.34<br />

Soli<strong>di</strong> Totali<br />

Soli<strong>di</strong> Volatili<br />

Azoto Totale<br />

Kieldahl (NTK)<br />

Azoto ammoniacale<br />

(N-NH4 + )<br />

5,00<br />

4,50<br />

4,00<br />

3,50<br />

3,00<br />

2,50<br />

2,00<br />

1,50<br />

1,00<br />

0,50<br />

NH3 (g/m2 giorno)<br />

Crosta attorno<br />

WT<br />

[g/kg tq] 103.49 133.03 145.04<br />

[%tq] 10.35 13.30 14.50<br />

[g/kg tq] 79.22 109.69 121.24<br />

[%ST] 76.55 82.46 83.59<br />

[mg/kg tq] 4647 3347 3619<br />

[%ST] 4.49 2.52 2.50<br />

[mg/kg tq] 2661 473 358<br />

[%NTK] 57.26 14.13 9.89<br />

In primavera è stata infine eseguita una terza prova per valutare l’effetto della stagionalità<br />

sull’emissione <strong>di</strong> ammoniaca dalla vasca <strong>di</strong> stoccaggio e i risultati <strong>di</strong> questo monitoraggio sono<br />

riassunti in figura 9. In assenza <strong>di</strong> pioggia, nella prima settimana del rilievo, si è misurata<br />

un’emissione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ammoniaca <strong>di</strong> 0.74 g m -2 giorno -1 ; nei giorni a seguire, in cui sono caduti<br />

circa 32 mm <strong>di</strong> pioggia, l’emissione misurata è salita ad un valore <strong>di</strong> 1.1 g m -2 giorno -1 . Questo<br />

47


andamento è del tutto opposto a quanto rilevato nel corso della prima prova (figura 7) ed è<br />

spiegabile dal fatto che, nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> svolgimento <strong>di</strong> quella prova, l’elevata piovosità degli<br />

ultimi giorni potrebbe aver favorito la riduzione dell’emissione dell’ammoniaca fino ad un valore<br />

valore tendente a zero sia a causa dell’andamento decrescente della temperatura ambiente, ma<br />

soprattutto a causa della pioggia che ha imbibendo la crosta superficiale, ne occlude gli spazi liberi<br />

adsorbe le molecole <strong>di</strong> ammoniaca. Viceversa proprio la pioggia caduta durante il periodo<br />

primaverile potrebbe, in questa terza prova, avere favorito la fessurazione della crosta determinando<br />

quin<strong>di</strong> un incremento dell’emissione dallo stoccaggio rispetto ai giorni precedenti.<br />

NH3 [g/m2.giorno]<br />

1,4<br />

1,2<br />

1,0<br />

0,8<br />

0,6<br />

0,4<br />

0,2<br />

0,0<br />

0<br />

6/4 7/4 8/4 9/4 10/4 11/4 12/4 13/4 14/4 15/4 16/4 17/4 18/4 19/4 20/4<br />

Emissione Piovosità Temperatura aria<br />

Figura 9: Emissione <strong>di</strong> ammoniaca dalla superficie della vasca <strong>di</strong> stoccaggio [g/m 2 giorno],<br />

temperatura ambiente [°C] e piovosità [mm/giorno] durante la terza prova<br />

Anche al termine <strong>di</strong> questo terzo ciclo <strong>di</strong> misurazioni sono state eseguite le analisi sui<br />

campioni <strong>di</strong> liquiletame (tabella 9) e l’elaborazione dei dati raccolti nelle tre <strong>di</strong>verse prove ha<br />

consentito <strong>di</strong> determinare, per le <strong>di</strong>verse situazioni e per i perio<strong>di</strong> indagati, i livelli delle emissioni <strong>di</strong><br />

ammoniaca in atmosfera e <strong>di</strong> calcolare il relativo fattore <strong>di</strong> emissione me<strong>di</strong>o su base annuale<br />

(tabella 10). I valori sensibilmente <strong>di</strong>versi delle emissioni <strong>di</strong> ammoniaca registrati durante le <strong>di</strong>verse<br />

prove sono in parte da attribuirsi alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni climatiche (temperatura dell’aria,<br />

temperatura del liquame e piovosità) e in parte alle <strong>di</strong>fferenti con<strong>di</strong>zioni fisiche e chimiche del<br />

liquiletame (<strong>di</strong>verso contenuto in azoto e/o rapporto azoto ammoniacale su azoto totale, <strong>di</strong>fferente<br />

spessore e consistenza della crosta superficiale). Nonostante l’ampia variabilità rilevata durante i<br />

monitoraggi, in questa fase della <strong>ricerca</strong> si è ritenuto sufficientemente accurato stimare il fattore <strong>di</strong><br />

emissione annuo dell’ammoniaca sulla base del valore me<strong>di</strong>o calcolato nelle tre <strong>di</strong>verse prove<br />

(tabella 10): tale fattore, pari a 0.34 kg/m -2 anno -1 , è piuttosto baso e a questo può avere contribuito<br />

la formazione <strong>di</strong> una spessa crosta superficiale che può aver fortemente limitato gli scambi tra<br />

liquame e aria.<br />

Come riportato in tabella 11, i dati <strong>di</strong>sponibili in letteratura in<strong>di</strong>cano in effetti la presenza <strong>di</strong><br />

una notevole variabilità attribuibile sia alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni climatiche dei Paesi europei in cui<br />

sono state condotte le ricerche, sia alle <strong>di</strong>verse modalità con cui le deiezioni zootecniche sono<br />

gestite. Altri stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrano inoltre che la presenza <strong>di</strong> crosta superficiale può provocare un<br />

abbattimento delle emissioni gassose compreso in un range variabile tra il 30-80% (Berg et al,<br />

2003; Sommer, 1992; De Bode 1991).<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

Temperatura [°C]<br />

48


Tabella 9: Caratteristiche del liquiletame e della crosta della vasca <strong>di</strong> stoccaggio nella terza prova.<br />

Liquame fresco<br />

in arrivo<br />

Crosta sotto<br />

WT<br />

pH [-] 7,95 8,71 8,11<br />

Soli<strong>di</strong> Totali<br />

Soli<strong>di</strong> Volatili<br />

Azoto Totale<br />

Kieldahl (NTK)<br />

Azoto ammoniacale<br />

(N-NH4 + )<br />

[g/kg tq] 120,8 121,8 122,1<br />

Crosta attorno<br />

WT<br />

[%tq] 12,1% 12,2% 12,2%<br />

[g/kg tq] 99,4 98,8 99,7<br />

[%ST] 82,3% 81,1% 81,6%<br />

[mg/kg tq] 2741 3238 3156<br />

[%ST] 2,3% 2,7% 2,6%<br />

[mg/kg tq] 985 533 549<br />

[%NTK] 35,9% 16,5% 17,4%<br />

Tabella 10: Emissione <strong>di</strong> ammoniaca provenienti dallo stoccaggio <strong>di</strong> liquiletame<br />

T° aria<br />

(°C)<br />

T° liquame<br />

(°C)<br />

Emissione NH3<br />

(g/m 2 Pioggia giorno)<br />

(mm) Con Senza<br />

Crosta Crosta<br />

Aprile 12.5±2.2 12.0 ±1.0 31.4 0.83±0.18<br />

Sett. / Ott. 16.8±<strong>3.6</strong> 18.6± 1.3 152 0.31±0.41 2.31±1.54<br />

Emissione NH3<br />

(kg/m 2 anno)<br />

0.34<br />

49


Tabella 11: Emissione <strong>di</strong> ammoniaca provenienti da stocaggi <strong>di</strong> liquiletame e riportati in<br />

letteratura<br />

T°aria/Stagione Unità <strong>di</strong> misura Emissione NH3 Autore<br />

Conclusioni<br />

4 g/m 2 giorno 2.3<br />

25 g/m 2 giorno 8.8<br />

Williams and Nigro<br />

(1997)<br />

Williams and Nigro<br />

(1997)<br />

17 g/m 2 giorno 0.68 Dore et al. (2004)<br />

Inverno g/m 2 giorno 7.2 De Bode (1991)<br />

Estate g/m 2 giorno 14.4 ÷ 21.6 De Bode (1991)<br />

- kg/posto anno 8 (vasca) Berg et al.(2003)<br />

- kg/posto anno 15 (lagone) Berg et al.(2003)<br />

Dai risultati del monitoraggio delle emissioni <strong>di</strong> ammoniaca e gas ad effetto serra da due<br />

<strong>di</strong>versi allevamenti per vacche da latte e da una struttura <strong>di</strong> stoccaggio <strong>di</strong> liquiletame sia in presenza<br />

che in assenza <strong>di</strong> crosta superficiale possono essere tratte le seguenti considerazioni conclusive:<br />

1.per l’allevamento dotato <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong> pulizia delle corsie tipo “flushing”, il fattore <strong>di</strong> emissione<br />

<strong>di</strong> ammoniaca è risultato essere pari a 5.95 g -1 m -2 giorno -1 per la corsia <strong>di</strong> alimentazione e 4.73 g -1<br />

m -2 giorno -1 per la corsia <strong>di</strong> smistamento con un emissione totale <strong>di</strong> 9.55 kg capo -1 anno -1 . I valori<br />

riportati in letteratura sulla riduzione delle emissioni <strong>di</strong> ammoniaca per mezzo del flushing usando<br />

quantitativi <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> acqua (fino a 110 L capo -1 giorno -1 ) e <strong>di</strong>versi intervalli, variano dallo 0 al<br />

17%, mentre usando 20 L capo -1 giorno -1 , con un intervallo <strong>di</strong> flushing <strong>di</strong> 2 ore è stata misurata una<br />

riduzione del 14%. Nel caso <strong>di</strong> un pavimento pieno, sagomato a V con pendenza trasversale verso<br />

una canaletta <strong>di</strong> sgrondo centrale e rimozione del liquame con raschiatore, il flushing fatto con 50 L<br />

capo -1 giorno -1 e intervallo <strong>di</strong> due ore dopo l’azione del raschiatore, ha mostrato una riduzione delle<br />

emissioni del 34% rispetto alla rimozione dei liquami condotta con il solo raschiatore. Un uso<br />

dell’acqua ridotto a 28 L capo -1 giorno -1 e una frequenza <strong>di</strong> azionamento del raschiatore <strong>di</strong> una volta<br />

ogni ora ha <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> ridurre l’emissione del 14% rispetto alla sola azione del raschiatore. Prove<br />

effettuate con un pavimento pieno rivestito <strong>di</strong> una resina epossi<strong>di</strong>ca sagomato a V con pendenza<br />

trasversale verso una canaletta centrale, hanno <strong>di</strong>mostrato che è possibile raggiungere riduzioni<br />

delle emissioni del 26 e del 33%, usando 20 e 24 L capo -1 giorno -1 rispettivamente, in entrambi i<br />

casi azionando il raschiatore ogni due ore. Uno dei maggiori inconvenienti del flushing con acqua,<br />

tuttavia, è l’incremento <strong>di</strong> volume <strong>di</strong> liquame risultante. Inoltre i costi <strong>di</strong> investimento per la<br />

impiantistica richiesta, lo stoccaggio e l’applicazione in campagna <strong>di</strong> questo maggior volume <strong>di</strong><br />

liquame porta ad ulteriore aggravio dei costi. La tecnica del flushing, effettuata con il ricircolo <strong>di</strong><br />

liquami separati dai soli<strong>di</strong> e moderatamente stabilizzati, ha trovato larga applicazione negli Stati<br />

Uniti e sta trovando una certa <strong>di</strong>ffusione anche nel nostro Paese.<br />

2.Nel caso dell’allevamento dotato <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong> pulizia delle corsie con raschiatori meccanici, il<br />

fattore <strong>di</strong> emissione <strong>di</strong> ammoniaca è risultato essere pari a 9.20 g -1 m -2 giorno -1 per la corsia <strong>di</strong><br />

50


alimentazione e 5.40 g -1 m -2 giorno -1 per la corsia <strong>di</strong> smistamento. Questo è spiegabile dal fatto che<br />

nella corsia <strong>di</strong> alimentazione si trovano deiezioni più liquide poiché gli animali vi stazionano per<br />

più tempo e manca la presenza della paglia. L’emissione totale è risultata essere pari a 15.24 kg<br />

capo -1 anno -1 : per questa tipologia stabulativa Per questa tipologia stabulativa i valori <strong>di</strong> emissione<br />

<strong>di</strong> ammoniaca riportati in letteratura sono <strong>di</strong> 8,9 kg capo -1 anno -1 (Pfeiffer, 1994), <strong>di</strong> 11,5 kg capo -1<br />

anno -1 in con<strong>di</strong>zioni invernali (Demers, 1998) e <strong>di</strong> 8,9 kg capo -1 anno -1 (Huis, 1994) su pavimenti<br />

pieni con pendenza trasversale a V verso una canaletta longitu<strong>di</strong>nale.<br />

3.dallo stoccaggio <strong>di</strong> liquiletame è stato calcolato, sulla base <strong>di</strong> tre campionamenti, un fattore <strong>di</strong><br />

emissione me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 0.34 kg m -2 anno -1 : le movimentazioni del liquame negli stoccaggi, l’agitazione<br />

e il pompaggio, nonché il rapido formarsi <strong>di</strong> una crosta galleggiante superficiale che limita gli<br />

scambi gassosi tra il liquame stoccato e l’aria ambiente, sono tutti fattori responsabili <strong>di</strong> rapi<strong>di</strong> e<br />

repentini incrementi <strong>di</strong> emissione <strong>di</strong> ammoniaca dagli stoccaggi <strong>di</strong> liquiletame.<br />

I risultati ottenuti sono, ovviamente, da riferirsi alle specifiche con<strong>di</strong>zioni che hanno caratterizzato<br />

la prova sperimentale. In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>verse, tali valori possono variare anche sensibilmente come<br />

riportato in tabella 11: infatti sviluppando i conteggi sulla base <strong>di</strong> tali valori si ricavano per<strong>di</strong>te <strong>di</strong><br />

azoto per volatilizzazione fino al 24 ÷ 28% che concordano con quanto attualmente previsto dal<br />

Decreto Ministeriale del 7 aprile 2006 (MIPAF, 2006) per la determinazione dell’azoto al campo.<br />

Bibliografia<br />

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51


MIPAF: Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, 2006. Decreto Ministeriale 7 aprile 2006<br />

“Criteri e norme tecniche generali per la <strong>di</strong>sciplina regionale dell'utilizzazione agronomica<br />

degli effluenti <strong>di</strong> allevamento, <strong>di</strong> cui all'articolo 38 del decreto legislativo 11 maggio 1999, n.<br />

152”, Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 109 del 12 Maggio 2006.<br />

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PV, Rosmalen, pp. 421–428. M.C.J. Smits et al. Livestock Production Science 84 (2003)<br />

113 – 123.<br />

52


Programma <strong>di</strong> calcolo del bilancio azotato nell'allevamento dei bovini da latte<br />

Premessa<br />

Giorgio Provolo<br />

Istituto <strong>di</strong> Ingegneria Agraria<br />

Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano<br />

Le finalità del sotto obiettivo hanno previsto lo sviluppo <strong>di</strong> un software che consenta la<br />

valutazione del bilancio azotato dell’allevamento sulla base <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> calcolo basato sui<br />

risultati conseguiti negli altri sotto obiettivi del progetto e che utilizzi come dati <strong>di</strong> input<br />

informazioni facilmente reperibili negli allevamenti.<br />

Il software è destinato principalmente ai tecnici che operano a contatto con gli allevamenti, ma<br />

può costituire un metodo consolidato <strong>di</strong> calcolo del bilancio dell’azoto per gli allevamenti bovini da<br />

latte per tutti gli utilizzi, anche da parte dell’allevatore stesso, o per effettuare valutazioni a scala<br />

territoriale.<br />

Modello <strong>di</strong> calcolo per l’azoto prodotto<br />

La metodologia <strong>di</strong> calcolo prevista si basa sul bilancio tra nutrienti ingeriti e ritenuti e scaturisce<br />

dall’attività delle altre UO del progetto.<br />

Per il calcolo dei nutrienti ingeriti si prende in considerazione la composizione della razione<br />

alimentare e le dosi <strong>di</strong>stribuite ad ogni gruppo <strong>di</strong> animali. Se la composizione della razione non<br />

risulta <strong>di</strong>sponibile, viene stimata sulla base del contenuto me<strong>di</strong>o della razione alimentare per<br />

tipologia <strong>di</strong> animali. Se le quantità <strong>di</strong> alimento ingerite dagli animali non sono note, verranno<br />

stimate sulla base della produzione <strong>di</strong> latte (animali in produzione) o da valori standard in base al<br />

peso vivo (rimonta).<br />

Per il calcolo dei nutrienti ritenuti si tiene conto della produzione <strong>di</strong> latte per gli animali in<br />

lattazione e del relativo contenuto in nutrienti. Nel caso queste informazioni non siano <strong>di</strong>sponibili<br />

vengono utilizzati valori me<strong>di</strong> <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong> contenuto in nutrienti del latte.<br />

Per quanto riguarda le vacche gravide e le giovenche si utilizzano valori standard <strong>di</strong> ritenzione<br />

dei nutrienti per l’accrescimento del feto.<br />

Per gli animali in accrescimento viene previsto un valore standard <strong>di</strong> ritenzione <strong>di</strong> nutrienti in<br />

relazione al peso vivo degli animali.<br />

Il calcolo dei nutrienti escreti dagli animali risulta così dalla <strong>di</strong>fferenza tra ingerito e ritenuto,<br />

seguendo quin<strong>di</strong> una metodologia consolidata e dettagliata nelle relazioni degli altri partecipanti al<br />

progetto.<br />

Le informazioni obbligatorie (livello minimo) per questo calcolo sono:<br />

• numero <strong>di</strong> animali allevati nelle <strong>di</strong>verse categorie (lattazione, asciutta, manze, giovenche).<br />

Per quanto riguarda le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> nutrienti nel corso delle <strong>di</strong>verse fasi <strong>di</strong> gestione delle deiezioni,<br />

viene preso in considerazione l’effetto della modalità <strong>di</strong> stabulazione e dello stoccaggio.<br />

A questo scopo vengono utilizzati coefficienti <strong>di</strong> emissione, espressi come per<strong>di</strong>ta percentuale <strong>di</strong><br />

nutrienti rispetto al contenuto presente nelle deiezioni.<br />

53


Lo schema del modello <strong>di</strong> calcolo utilizzato nello sviluppo del software è riportato in figura 1<br />

dalla quale è possibile evidenziare le informazioni dell’allevamento che vengono utilizzate come<br />

input al modello.<br />

Calcolo delle<br />

escrezioni azotate<br />

Calcolo delle<br />

quantità <strong>di</strong><br />

effluenti prodotti<br />

Calcolo delle<br />

per<strong>di</strong>te azotate in<br />

stalla<br />

Calcolo delle<br />

per<strong>di</strong>te azotate<br />

nello stoccaggio<br />

Bilancio azotato<br />

dell’allevamento<br />

alimentazione<br />

Consistenza<br />

dell’allevamento<br />

Modalità <strong>di</strong><br />

stabulazione<br />

Gestione degli<br />

effluenti<br />

ALLEVAMENTO<br />

Figura 1 – Schema del modello <strong>di</strong> calcolo implementato nel software<br />

Definizione<br />

strategie <strong>di</strong><br />

intervento<br />

in<strong>di</strong>viduazione dei<br />

possibili<br />

miglioramenti<br />

54


Il software sviluppato<br />

Struttura del software<br />

Il software sviluppato secondo il modello <strong>di</strong> calcolo descritto prevede una fase <strong>di</strong> immissione dei<br />

dati e una <strong>di</strong> restituzione delle elaborazioni. Per quanto riguarda l’input dei dati, l’utente deve<br />

selezionare l’azienda per la quale calcolare il bilancio dell’azoto, se già presente in archivio, o<br />

inserire il nominativo dell’azienda se una nuova elaborazione (Figura 2).<br />

Figura 2 - Selezione e immissione delle aziende nell’archivio del software per il calcolo del<br />

bilancio dell’azoto.<br />

Dopo aver selezionato l’azienda si prosegue nella fase <strong>di</strong> immissione dei dati relativi<br />

all’allevamento.<br />

Come prima informazione viene richiesta la valutazione del dettaglio delle conoscenze<br />

<strong>di</strong>sponibili relative allo stato produttivo e alle modalità <strong>di</strong> alimentazione degli animali.<br />

In particolare, come si può rilevare dalla figura 3, per quanto riguarda la produzione, le<br />

alternative sono:<br />

conoscenza della sola produzione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> stalla, in questo caso vengono richiesti i dati <strong>di</strong><br />

produzione me<strong>di</strong>a della stalla;<br />

conoscenza della produzione per singoli gruppi, ma non in termini <strong>di</strong> contenuto in proteine e<br />

grasso. Se viene selezionata questa opzione, viene richiesta la composizione me<strong>di</strong>a del latte,<br />

in termini <strong>di</strong> grasso e proteine;<br />

conoscenza della produzione per gruppi sia quantitativa, sia analitica.<br />

Un’ultima opzione è riservata per il calcolo del bilancio dell’azoto nelle aziende dove non<br />

vengono allevati animali in produzione.<br />

55


Figura 3 - Selezione e immissione delle aziende nell’archivio del software per il calcolo del<br />

bilancio dell’azoto.<br />

Anche per quanto riguarda la razione alimentare sono <strong>di</strong>sponibili tre livelli <strong>di</strong> dettaglio delle<br />

informazioni relative:<br />

nessuna (si assume così una razione alimentare standard in riferimento al livello produttivo);<br />

solo quantitativa (si assume una composizione standard della razione);<br />

quantitativa e qualitativa.<br />

In relazione alla scelta effettuata in questa schermata vengono attivate le <strong>di</strong>verse opzioni <strong>di</strong> input<br />

delle informazioni come riportato nello schema <strong>di</strong> figura 4.<br />

L’informazione minima che viene richiesta è quella relativa alla consistenza della mandria<br />

riportata in figura 5.<br />

56


Nessuna<br />

informazione<br />

<strong>di</strong>sponibile<br />

Consistenza della<br />

mandria<br />

Analisi e produzione<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> stalla<br />

Richie<strong>di</strong> stato delle<br />

conoscenze<br />

Alimentazione<br />

Solo quantità<br />

Consistenza della<br />

mandria e quantità <strong>di</strong><br />

alimento<br />

Produzione e<br />

composizione del<br />

latte<br />

Produzionper gruppi<br />

e analisi me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

stalla<br />

Dati produzione per<br />

gruppi<br />

Calcolo del bilancio<br />

dell’azoto<br />

Quantità e<br />

composizione<br />

Composizione della<br />

razione<br />

Consistenza della<br />

mandria e quantità <strong>di</strong><br />

alimento e tipo<br />

razione<br />

Produzione e analisi<br />

per gruppi<br />

Dati produzione e<br />

analisi latte per<br />

gruppi<br />

Figura 4 - Schema a blocchi dell’influenza delle scelte sulla conoscenza delle informazioni sulla<br />

modalità <strong>di</strong> input dei dati.<br />

57


Figura 5 - Consistenza della mandria e tipologia <strong>di</strong> stabulazione.<br />

Nel caso sia <strong>di</strong>sponibile la composizione della razione alimentare, viene proposta la schermata <strong>di</strong><br />

figura 6.<br />

Figura 6 - Richiesta delle informazioni sulla composizione della razione.<br />

In questo caso, viene richiesta per ciascun gruppo <strong>di</strong> animali anche la quantità <strong>di</strong> alimento e il<br />

tipo <strong>di</strong> razione (figura 7).<br />

58


Figura 7 - La quantità <strong>di</strong> alimento e il tipo <strong>di</strong> razione vengono richieste solo se viene segnalata la<br />

conoscenza della razione alimentare.<br />

La produzione e la composizione <strong>di</strong> latte dei singoli gruppi viene inserita in un’apposita<br />

schermata che viene attivata solo se la scelta iniziale prevede queste informazioni (figura 8).<br />

Figura 8 - La quantità <strong>di</strong> latte prodotta dai singoli gruppi e la composizione del latte in grasso e<br />

proteine vengono immesse in una schermata specifica.<br />

59


Al termine dell’immissione dei dati il software calcola secondo il metodo descritto e con gli<br />

algoritmi riportati in appen<strong>di</strong>ce, la quantità <strong>di</strong> azoto escreto da ogni gruppo <strong>di</strong> animali e lo raffronta<br />

con i dati riportati nel decreto ministeriale 07/04/2006 (figura 9).<br />

Figura 9 - La schermata conclusiva riporta i risultati delle elaborazioni per il bilancio dell’azoto.<br />

Vengono riportate anche alcune informazioni relative a:<br />

atten<strong>di</strong>bilità del calcolo (sulla base del tipo <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong>sponibili);<br />

livello <strong>di</strong> miglioramento rispetto ai dati delle tabelle ministeriali in termini <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong><br />

azoto;<br />

superficie necessaria per la <strong>di</strong>stribuzione degli effluenti nel caso <strong>di</strong> utilizzo del calcolo o dei<br />

dati ministeriali in caso <strong>di</strong> zone vulnerabili o or<strong>di</strong>narie.<br />

Le informazioni relative al calcolo dell’azoto per gruppo e come totale aziendale, sono<br />

selezionabili tramite un’apposita funzione (figura 10) in relazione alle esigenze dell’utente.<br />

60


Figura 10 - Scelta dei dati da includere nella schermata dei risultati.<br />

Altre funzioni del software<br />

Dalla schermata iniziale del programma è possibile accedere, tramite il menù Mo<strong>di</strong>fica/opzioni,<br />

ai parametri utilizzati per i calcoli e i valori <strong>di</strong> default in caso <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> dati (figura 11). In<br />

questo modo è possibile personalizzare tali impostazioni in relazione alle con<strong>di</strong>zioni locali <strong>di</strong><br />

utilizzo.<br />

Il software consente <strong>di</strong> definire le <strong>di</strong>mensioni del carattere <strong>di</strong> visualizzazione e dalla schermata<br />

conclusiva è possibile visualizzare e stampare un rapporto contenente tutte le informazioni immesse<br />

e i risultati dell’elaborazione.<br />

61


Figura 11 - Parametri utilizzati nel calcolo e valori reimpostati nel caso <strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> informazioni.<br />

Installazione del software<br />

Il software, sviluppato in Visual Basic ® è <strong>di</strong>stribuito in versione autoinstallante. Dopo aver<br />

avviato l’installazione, la procedura <strong>di</strong> setup provvede a copiare i file nelle <strong>di</strong>rectory in<strong>di</strong>cate<br />

(mo<strong>di</strong>ficabili dall’utente) e a registrare le componenti nel sistema. Se necessario viene richiesto il<br />

riavvio della macchina.<br />

62


Sintesi e conclusioni<br />

G. Matteo Crovetto<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Animali – Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano<br />

Complessivamente tutti gli scopi prefissati sono stati raggiunti. Riportiamo <strong>di</strong> seguito una sintesi <strong>di</strong><br />

quanto emerso dai <strong>di</strong>versi sottoprogetti sopra citati.<br />

1) Tenore proteico della <strong>di</strong>eta ed escrezione azotata nella bovina da latte<br />

La prova si è svolta nel 2006 presso l’azienda “Le Cerchie” dell’ERSAF a Mantova e ha visto<br />

coinvolti la stessa ERSAF <strong>di</strong> Mantova e la Sezione <strong>di</strong> Zootecnica Agraria del Dipartimento <strong>di</strong><br />

Scienze Animali dell’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano. Per la prova sono state utilizzate 42 bovine<br />

in lattazione, con un <strong>di</strong>segno sperimentale a cross-over e relativa inversione dei trattamenti<br />

alimentari a metà prova. Ciascuno dei due gruppi in prova comprendeva animali ad alta, me<strong>di</strong>a e<br />

bassa produzione <strong>di</strong> latte. Il gruppo <strong>di</strong> controllo è stata alimentato, in<strong>di</strong>pendentemente dal livello<br />

produttivo, con una razione unica al 15,4% <strong>di</strong> PG s.s., mentre le bovine del gruppo "trattato" hanno<br />

ricevuto una <strong>di</strong>eta adeguata al livello produttivo. In particolare l'apporto proteico è stato pari al<br />

13,6-15,2-17,2% s.s. per i sottogruppi a bassa, me<strong>di</strong>a e alta produzione; ovviamente anche il<br />

contenuto energetico delle <strong>di</strong>ete era adeguato al livello produttivo.<br />

I dati ottenuti non hanno evidenziato <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative tra i due trattamenti,<br />

a livello globale. Un confronto per analoghi livelli produttivi, invece, ha mostrato che la <strong>di</strong>eta a<br />

maggior contenuto proteico ed energetico determinava una maggior produzione <strong>di</strong> latte. Nessuna<br />

<strong>di</strong>fferenza tra i gruppi neanche per il contenuto caseinico del latte, mentre il suo contenuto ureico è<br />

risultato <strong>di</strong>rettamente e positivamente correlato con il tenore proteico della razione.<br />

Il bilancio dell'azoto ha fatto registrare, invece, una correlazione negativa tra tenore azotato della<br />

<strong>di</strong>eta ed efficienza <strong>di</strong> incorporazione dell'N alimentare nel latte; quest'ultima è oscillata tra il 22 e il<br />

32% e, per converso, la quota totale <strong>di</strong> azoto escreto (con feci e urine) è stata del 68-78%. Tali<br />

valori da noi ottenuti sono sostanzialmente in linea con i dati dell'Environmental Resources<br />

Management (ERM) - anche se la quota <strong>di</strong> azoto escreto, nei dati tabulati dall’ERM, è me<strong>di</strong>amente<br />

più alta - e confermano ciò che la letteratura riporta e cioè che l'efficienza <strong>di</strong> incorporazione<br />

dell'azoto alimentare in azoto del latte aumenta all'aumentare del livello produttivo dell'animale: 23-<br />

27-30% in me<strong>di</strong>a per le vacche rispettivamente a bassa-me<strong>di</strong>a-alta produzione della prova. Discorso<br />

inverso per l'N escreto, percentualmente tanto maggiore quanto minore è il livello produttivo. Le<br />

vacche più produttive si confermano quin<strong>di</strong> quelle meno "inquinanti", a parità <strong>di</strong> latte prodotto. In<br />

buona sostanza dunque, per contenere il più possibile l'escrezione azotata è meglio produrre 900 t <strong>di</strong><br />

latte all’anno con 90 vacche da 10 t <strong>di</strong> latte/anno l'una, che non con 110 vacche da 8,2 t <strong>di</strong> latte/anno<br />

ciascuna.<br />

La prova ha anche consentito <strong>di</strong> ipotizzare <strong>di</strong>ete che minimizzino l'escrezione azotata da parte<br />

delle bovine in lattazione, puntando su un alto rapporto "amido/proteine" (>2,0) o meglio ancora<br />

"carboidrati non fibrosi (NFC)/proteine" (>3,0). In tal modo il livello <strong>di</strong> urea nel latte scende a<br />

livelli molto bassi (20-24 mg/100 mL) e l'azoto escreto si riduce fino al 65% dell'N ingerito (con<br />

un'efficienza <strong>di</strong> fissazione dell'N alimentare nel latte del 35%). Tutto ciò si tradurrebbe, per vacche<br />

<strong>di</strong> 26 e <strong>di</strong> 41 kg <strong>di</strong> latte/d, in un'escrezione giornaliera <strong>di</strong> N rispettivamente <strong>di</strong> 355 e <strong>di</strong> 374 g, pari a<br />

circa 122 e 128 kg <strong>di</strong> N escreto/vacca all'anno, considerando una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 10,5 mesi <strong>di</strong> lattazione e<br />

<strong>di</strong> 1,5 mesi <strong>di</strong> asciutta all'anno. Valori questi assai inferiori a quelli registrati nella prova in oggetto<br />

(420-480 g N escreto/giorno) e a quelli riscontrati nelle 20 aziende monitorate per un anno,<br />

nell'indagine che segue.<br />

63


2) Indagine sulla stima dell’escrezione azotata in 20 aziende lombarde <strong>di</strong> bovine da latte<br />

L'indagine, effettuata dall’ERSAF <strong>di</strong> Mantova e dalla Sezione <strong>di</strong> Zootecnica Agraria del<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Animali dell’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano, in collaborazione con<br />

l'ARAL, ha coinvolto 5 aziende <strong>di</strong> pianura per ciascuna delle province <strong>di</strong> Milano/Lo<strong>di</strong>, Brescia,<br />

Cremona e Mantova. Mensilmente si sono controllate le produzioni quanti-qualitative <strong>di</strong> latte e le<br />

razioni alimentari con relativi campionamenti e analisi per il calcolo dell'azoto ingerito, <strong>di</strong> quello<br />

incorporato nel latte e <strong>di</strong> quello escreto. Globalmente le aziende avevano in me<strong>di</strong>a 101 vacche in<br />

lattazione con una produzione giornaliera <strong>di</strong> 30 kg <strong>di</strong> latte al 3,64% <strong>di</strong> grasso e al 3,33% <strong>di</strong> proteine.<br />

Come già nella prova sperimentale <strong>di</strong> cui sopra, anche in questa indagine è emerso un alto livello<br />

<strong>di</strong> ingestione degli animali in produzione (22,1 kg SS/d), a fronte <strong>di</strong> razioni complessivamente<br />

bilanciate e adeguate ai fabbisogni nutrizionali degli animali. In particolare il tenore proteico me<strong>di</strong>o<br />

si attestava sul 15,7% PG s.s. (<strong>di</strong> cui il 31% sotto forma <strong>di</strong> N solubile), l'NDF è risultato in me<strong>di</strong>a<br />

pari al 33,9% s.s., l'amido al 28,0% e gli NFC al 38,9% s.s.. Le <strong>di</strong>ete avevano quin<strong>di</strong> me<strong>di</strong>amente<br />

un rapporto "Am/PG" dell'1,8 e un rapporto "NFC/PG" pari a 2,5. Anche il rapporto "Am/NDF" è<br />

risultato abbastanza elevato (0,84), a conferma della tendenza in atto <strong>di</strong> una progressiva riduzione<br />

della componente fibrosa (che penalizza l'ingestione) a favore <strong>di</strong> un maggior tenore in amido e<br />

pectine, in grado <strong>di</strong> aumentare la fermentescibilità della <strong>di</strong>eta accelerando così il rilascio <strong>di</strong> energia<br />

netta della razione e assicurando <strong>di</strong> conseguenza un sufficiente apporto <strong>di</strong> proteina microbica a<br />

livello intestinale e la necessaria <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> nutrienti energetici alle cellule della ghiandola<br />

mammaria.<br />

La dairy efficiency (kg latte/kg SS ingerita) è stata in me<strong>di</strong>a pari a 1,36, valore normale per<br />

allevamenti <strong>di</strong> questo livello produttivo e alimentati con tecnica unifeed, ma con una notevole<br />

deviazione standard (d.s.), a testimonianza che si può operare bene o meno bene e che ci sono<br />

tuttora ampi margini <strong>di</strong> miglioramento. Lo stesso <strong>di</strong>casi per l'efficienza <strong>di</strong> trasformazione dell'azoto<br />

alimentare in azoto del latte: 28,4% in me<strong>di</strong>a, ma con una d.s. pari a 3,5 punti percentuali, a<br />

<strong>di</strong>mostrazione che alcune stalle convertono bene, altre meno, il che si traduce ovviamente in tassi <strong>di</strong><br />

escrezione azotata variabili: in me<strong>di</strong>a 399 g/d. Riferito all'anno e considerando sia la fase <strong>di</strong><br />

lattazione che <strong>di</strong> asciutta, una bovina in me<strong>di</strong>a è risultata avere un'escrezione <strong>di</strong> 137 kg <strong>di</strong> N e<br />

questo, applicando il tasso <strong>di</strong> volatilizzazione me<strong>di</strong>o utilizzato nei calcoli per i valori tabulati<br />

dall’art. 38 del 28% e considerando nel computo anche il bestiame da rimonta (51 kg <strong>di</strong> N<br />

escreto/capo/anno con un tasso <strong>di</strong> volatilizzazione del 30%, secondo l’art. 38), porta a una quantità<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> azoto "al campo" pari a 311 kg/ha per le 20 aziende monitorate.<br />

Quest'ultimo dato è ovviamente influenzato da <strong>di</strong>versi fattori, primo fra tutti il carico <strong>di</strong> bestiame<br />

ad ettaro. Aziende con più <strong>di</strong> 2 vacche/ha non sono sostenibili in una zona vulnerabile (che ha un<br />

limite <strong>di</strong> 170 kg <strong>di</strong> N organico/ha all'anno) a meno <strong>di</strong> effettuare un trattamento dei reflui che ne<br />

riduca il contenuto azotato. Realisticamente, le tecniche e strategie alimentari possono da sole<br />

ridurre l'escrezione azotata al massimo del 10-15%.<br />

3) Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> stima dell’azoto escreto dalle bovine da latte<br />

Il Centro <strong>di</strong> Ricerca per le Produzioni Foraggere e Lattiero-casearie, sede <strong>di</strong> Cremona, del<br />

Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) ha elaborato i dati <strong>di</strong> numerose<br />

sperimentazioni effettuate dal Centro negli ultimi anni pervenendo a <strong>di</strong>verse formule per la stima<br />

dell'azoto escreto (separatamente con feci e urine e globalmente) dalla vacca da latte e dalla manza.<br />

Le prove avevano utilizzato silomais ed erba me<strong>di</strong>ca quali base foraggere per le <strong>di</strong>ete degli animali<br />

monitorati e hanno fornito i dati reali per valutare l’accuratezza della stima effettuata me<strong>di</strong>ante<br />

equazioni riportate in letteratura a partire da <strong>di</strong>versi fattori quali il livello produttivo, la taglia<br />

dell'animale, l'ingestione <strong>di</strong> sostanza secca e il tenore proteico delle razioni.<br />

Facendo un confronto tra l'azoto urinario e l’azoto escreto totale ottenuto nella prova<br />

sperimentale condotta all'azienda Le Cerchie e i corrispondenti valori desunti da equazioni ricavate<br />

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da altre ricerche, l'urea del latte si rivela un in<strong>di</strong>catore accurato dell'escrezione <strong>di</strong> azoto urinario e la<br />

stima <strong>di</strong> quest'ultimo appare buona applicando l'equazione <strong>di</strong> Jonker et al. (1999). Buona anche<br />

l'accuratezza dell'equazione <strong>di</strong> Zhai et al. (2005) per la stima dell'azoto totale escreto. Nelle prove<br />

del CRA <strong>di</strong> Cremona, a fronte <strong>di</strong> un tenore proteico della razione analogo a quello della prova<br />

condotta all'azienda Le Cerchie (15,7% s.s.), un livello simile <strong>di</strong> produzione lattea (31,6 kg/d), ma<br />

con livelli <strong>di</strong> ingestione <strong>di</strong> SS inferiori (19,4 kg/d), l'escrezione <strong>di</strong> azoto è stata pari a 331 g/d, pari<br />

al 68% dell'N ingerito, valore quest'ultimo un po' inferiore alla me<strong>di</strong>a ottenuta nella prova a Le<br />

Cerchie (73%) e a quella ricavata dall'indagine sulle 20 aziende (71%).<br />

4) Per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> azoto per volatilizzazione negli allevamenti dei bovini da latte<br />

Il gruppo <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> del Dipartimento <strong>di</strong> Scienze e Tecnologie Veterinarie per la Sicurezza<br />

Alimentare, dell’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano, ha effettuato due prove in tempi e stalle <strong>di</strong>verse<br />

(una con sistema <strong>di</strong> pulizia tipo "flushing" e una con raschiatori meccanici) per determinare le<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> N dai reflui che si hanno sia in stalla, sia nel vascone <strong>di</strong> stoccaggio dei reflui stessi, con o<br />

senza crosta superficiale.<br />

I dati ottenuti hanno quantificato le per<strong>di</strong>te in stalla nell'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> circa 15 kg <strong>di</strong> ammoniaca/capo<br />

anno per la stalla con raschiatore meccanico (valori un po’ più alti rispetto alla letteratura) e <strong>di</strong> circa<br />

10 kg <strong>di</strong> NH3/capo anno per le stalle con sistema <strong>di</strong> pulizia delle corsie tipo “flushing”.<br />

Le emissioni ammoniacali dal vascone <strong>di</strong> stoccaggio del liquiletame sono risultate variare molto<br />

in funzione della presenza o meno <strong>di</strong> un “cappello” <strong>di</strong> paglia galleggiante e/o <strong>di</strong> una crosta<br />

superficiale, oltre che delle con<strong>di</strong>zioni climatiche. Me<strong>di</strong>amente l’emissione <strong>di</strong> ammoniaca dal<br />

vascone <strong>di</strong> stoccaggio è risultata pari a 0,34 kg/m 2 all’anno. Le movimentazioni del liquame nelle<br />

vasche <strong>di</strong> stoccaggio causano un rapido aumento dell’emissione <strong>di</strong> ammoniaca, mentre la<br />

formazione <strong>di</strong> una crosta galleggiante superficiale nelle vasche <strong>di</strong> stoccaggio <strong>di</strong> liquiletame in stalle<br />

a stabulazione libera limita molto gli scambi gassosi e <strong>di</strong> conseguenza le emissioni ammoniacali.<br />

In conclusione il dato globale <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> azoto per volatilizzazione (comprendendo sia la quota<br />

persa in stalla sia quella persa dalle strutture <strong>di</strong> stoccaggio) si attesta attorno al 10-14% dell’N<br />

escreto dall’animale, anche se in determinate situazioni ambientali e climatiche tale valore può<br />

aumentare e avvicinarsi al 24-28%, in linea dunque con quanto riportato dal DM del 7/4/2006 per i<br />

calcoli dei valori standard tabulati nel decreto stesso.<br />

5) Programma <strong>di</strong> calcolo del bilancio azotato nell’allevamento dei bovini da latte<br />

Il gruppo <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> dell’Istituto <strong>di</strong> Ingegneria Agraria dell’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano ha<br />

sviluppato un software che consente la valutazione del bilancio azotato dell’allevamento sulla base<br />

<strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> calcolo basato sui risultati ottenuti negli altri sottoprogetti e che utilizza, quali dati<br />

<strong>di</strong> input, informazioni facilmente reperibili negli allevamenti. Il calcolo dell’azoto al campo si basa<br />

sul bilancio tra l’azoto ingerito e quello ritenuto nei tessuti e incorporato nel latte.<br />

Il programma prevede livelli progressivi, partendo da informazioni minimali (ad es. numero <strong>di</strong><br />

animali allevati per le <strong>di</strong>verse categorie: manze, giovenche, asciutte, lattifere; produzione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

stalla) a informazioni via via più complete (ad es. quantità e caratteristiche chimiche delle <strong>di</strong>verse<br />

razioni in stalla, <strong>di</strong>stinguendo, per le vacche in lattazione, anche tra i <strong>di</strong>versi gruppi in produzione;<br />

tenore proteico del latte <strong>di</strong> ogni gruppo <strong>di</strong> produzione). Il software calcola la quantità <strong>di</strong> azoto<br />

escreto da ogni gruppo <strong>di</strong> animali e lo raffronta con i dati riportati nel DM del 7/4/2006,<br />

<strong>di</strong>stinguendo tra aree vulnerabili e non.<br />

Conclusioni<br />

Il progetto BIAZO ha consentito una verifica sperimentale e in aziende reali dell’escrezione<br />

azotata, delle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> azoto per volatilizzazione e, per <strong>di</strong>fferenza, dell’azoto “al campo” negli<br />

allevamenti <strong>di</strong> bovine da latte della pianura irrigua lombarda.<br />

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Ne è emersa una situazione che rende problematica l’applicazione del DM del 7/4/2006,<br />

soprattutto per quanto riguarda le aree vulnerabili. I livelli produttivi elevati, la contenuta<br />

volatilizzazione dell’N escreto e il forte carico <strong>di</strong> bestiame ad ettaro degli allevamenti, fanno sì che<br />

nella maggior parte delle aziende da latte non bastino correttivi <strong>di</strong> tipo alimentare/nutritivo né <strong>di</strong><br />

tipo costruttivo/gestionale per ottemperare ai vincoli normativi imposti nelle zone vulnerabili.<br />

Vincoli, questi ultimi, da noi ritenuti eccessivi per i terreni irrigui lombar<strong>di</strong>, vocati alla coltivazione<br />

del mais, coltura che notoriamente necessita <strong>di</strong> molto azoto e che, nell'annata agraria, succede quasi<br />

sempre a un'altra foraggera (per lo più loiessa o cereali vernini), in un avvicendamento che<br />

determina notevoli asportazioni <strong>di</strong> azoto dal terreno.<br />

In tali aree si impone quin<strong>di</strong>, oltre a una razionale gestione dei terreni ispirata al co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> buona<br />

pratica agricola (CBPA), un trattamento dei reflui che, <strong>di</strong>versificato in funzione delle <strong>di</strong>verse realtà<br />

aziendali, ne consenta un abbattimento del tenore in azoto, il trasporto <strong>di</strong>retto in aziende agroindustriali<br />

vicine, la separazione della frazione solida ed il suo trasporto extra-aziendale, anche in<br />

centri <strong>di</strong> compostaggio, in modo tale da ridurre significativamente il carico <strong>di</strong> azoto al campo.<br />

Non era compito <strong>di</strong> tale progetto descrivere tali trattamenti né valutare l’efficacia, la sostenibilità<br />

e la praticabilità degli stessi, ma è certamente a questo livello che occorre ormai, in tempi molto<br />

brevi, concentrare l’attenzione e gli sforzi per prospettare agli allevatori e a quanti a vario titolo e<br />

con interessi <strong>di</strong>versi gravitano attorno al “mondo del latte” soluzioni adeguate che possano<br />

mantenere una realtà zootecnica d’avanguar<strong>di</strong>a, frutto <strong>di</strong> decenni <strong>di</strong> lavoro, passione e investimenti<br />

privati e pubblici e che rappresenta la parte nettamente prevalente della PLV agricola lombarda.<br />

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Il sito della <strong>ricerca</strong> in agricoltura<br />

www.agricoltura.regione.lombar<strong>di</strong>a.it<br />

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