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orfani e<br />
bambini<br />
vulnerabili,<br />
un’unica<br />
categoria<br />
100<br />
Un decalogo per la tutela degli orfani dell’<strong>AIDS</strong><br />
Può suonare come un macabro paradosso che l’esito migliore<br />
delle attività di contrasto alla trasmissione verticale del virus<br />
HIV sia la nascita di un bambino destinato a rimanere orfano. Inevitabilmente,<br />
questo è ciò che accade e continuerà ad accadere fin<br />
quando i costi delle terapie anti-<strong>AIDS</strong> saranno al di là della portata<br />
per la massima parte della popolazione. Ma un bambino che nasce sano<br />
da genitori sieropositivi ha già combattuto la più importante delle<br />
battaglie, e merita tutto l’aiuto possibile per superare le successive<br />
difficoltà della vita. Per questo i programmi dell’UNICEF attribuiscono<br />
un carattere di priorità all’assistenza ai bambini privi di genitori<br />
a causa dell’<strong>AIDS</strong>.<br />
L’approccio dell’UNICEF non è tuttavia di considerare gli orfani<br />
come una categoria “speciale”, destinataria di interventi eccezionali<br />
che finirebbero per accentuarne l’isolamento dal tessuto sociale in cui<br />
vivono, bensì come parte della più vasta realtà dei bambini vulnerabili.<br />
In contesti di diffusa povertà e carenza di infrastrutture sociali,<br />
infatti, gli orfani privi di assistenza condividono i medesimi problemi<br />
dei bambini di strada, delle vittime di abusi e sfruttamento, dei portatori<br />
di handicap e in generale di tutti quei bambini che soffrono gravi<br />
situazioni di disagio ed esclusione.<br />
L’UNICEF è agenzia-leader in seno al Gruppo d’azione interagenzie<br />
sugli orfani e sugli altri bambini resi vulnerabili dall’HIV/<strong>AIDS</strong><br />
(Inter-Agency Task Team on Orphans and Other Children Made Vulnerable by<br />
HIV/<strong>AIDS</strong>). In virtù di questo incarico, l’UNICEF esercita un ruolo di<br />
prima importanza nel determinare la divisione dei compiti fra le diverse<br />
agenzie ONU e nel delineare la strategia di intervento. Quest’ultima<br />
può essere sinteticamente riassunta in 12 punti, che dovrebbero<br />
ispirare tutte le politiche governative e intergovernative contro<br />
l’<strong>AIDS</strong>:<br />
I NFANZIA E <strong>AIDS</strong><br />
1. 1 Rafforzare la tutela e l’assistenza dei bambini orfani all’interno<br />
della famiglia allargata e delle comunità, inclusa la loro titolarità a<br />
ereditare i beni dei genitori defunti<br />
2. 2 Migliorare la condizione economica delle famiglie e delle comunità<br />
coinvolte<br />
3. 3 Aumentare le capacità delle famiglie e delle comunità di rispondere<br />
ai bisogni psico-sociali degli orfani e dei bambini vulnerabili<br />
4. 4 Collegare la tutela degli orfani a tutti gli altri interventi di<br />
prevenzione e cura dell’HIV/<strong>AIDS</strong><br />
5. 5 Focalizzare gli interventi su tutti i bambini a rischio, non solo<br />
sugli orfani<br />
6. 6 Prendere in considerazione le differenze di genere e le relative<br />
discriminazioni<br />
7. 7 Considerare bambini e adolescenti parte della soluzione, non<br />
parte del problema, e coinvolgerli di conseguenza<br />
8. 8 Rafforzare il sistema scolastico ed estendere l’accesso all’istruzione<br />
(formale e non)<br />
9. 9 Contrastare lo stigma e la discriminazione sociale<br />
10 1. Far circolare le informazioni e le esperienze maturate sul<br />
campo<br />
11 1 Creare alleanze a tutti i livelli tra strutture pubbliche, agenzie<br />
internazionali, Ong, organizzazioni comunitarie e religiose, imprenditoria,<br />
media, ecc.<br />
12 . Fare in modo che l’assistenza esterna non crei dipendenza:<br />
famiglie, comunità e bambini devono essere protagonisti attivi degli<br />
interventi in loro favore.<br />
Fonte: Documento finale della XIII Conferenza Internazionale sull’<strong>AIDS</strong>,<br />
Durban (Sudafrica), luglio 2000.<br />
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