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<strong>AIDS</strong> Vaccine Initiative un’organizzazione indipendente che ha stretto<br />
accordi di partenariato con enti di ricerca in numerosi paesi (l’Italia<br />
non è fra questi) e ha investito diversi milioni di dollari per creare un<br />
proprio laboratorio e finanziare una propria linea di ricerca. Un candidato<br />
vaccino targato IAVI sta percorrendo le tappe iniziali della<br />
sperimentazione in Gran Bretagna e in Kenya; l’esito finale è atteso<br />
per la fine di questo decennio.<br />
3<br />
capitolo<br />
L’impatto<br />
dell’HIV/<strong>AIDS</strong><br />
sull’infanzia<br />
Essere giovani, un fattore di rischio<br />
Per anni l’opinione pubblica è stata indotta a familiarizzare con<br />
il concetto di “categoria a rischio”, riferito di volta in volta agli<br />
omosessuali, ai tossicodipendenti, alle prostitute, talvolta anche a minoranze<br />
etniche. Associare l’HIV/<strong>AIDS</strong> a un determinato gruppo<br />
forniva una comoda spiegazione delle origini del fenomeno e soddisfaceva<br />
una funzione rassicurante nei confronti del resto della società,<br />
ritenuta immune in virtù della propria “normalità”. La diffusione dell’infezione<br />
presso gli strati sociali medi e superiori e fra personaggi<br />
celebri (dai divi di Hollywood ai cantanti rap o alle stelle dello sport),<br />
e l’irruzione dell’<strong>AIDS</strong> nelle coppie e nelle famiglie eterosessuali ha<br />
fatto giustizia di molti pregiudizi costruiti intorno al virus21. L’affermazione<br />
che l’HIV è un virus “egualitario” è un paradosso macabro<br />
ma veritiero.<br />
Oggi sembra chiaro che determinanti per la diffusione dell’infezione<br />
non sono le persone in quanto tali, bensì i loro comportamenti.<br />
E se alcuni di questi sono tipici nell’innescare il meccanismo di<br />
espansione del contagio (ad esempio, in Asia orientale il 60% dei sieropositivi<br />
sono tossicodipendenti, e fino al 90% delle nuove infezioni<br />
in Russia è connesso allo scambio di siringhe infette), la fase “ma-<br />
21 Ad esempio, in Gran Bretagna ancora nel 1998 due terzi dei sieropositivi erano omosessuali,<br />
mentre oggi oltre metà dei nuovi casi di HIV si registrano fra gli eterosessuali. In<br />
Svizzera la proporzione di sieropositivi maschi che ha contratto il virus attraverso rapporti<br />
eterosessuali è salita dal 10% del 1988 al 41% del 2000. Dati simili si riscontrano in numerosi<br />
paesi industrializzati. Fa eccezione l’Australia, dove l’85% delle infezioni avviene fra<br />
omosessuali maschi.<br />
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