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IMPIANTI TRATTAMENTO ACQUE - STAM ECOLOGIA

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Le moderne tecnologie di estrazione centrifuga hanno consentito di accrescere la resa<br />

produttiva, ma hanno aggravato il problema dello smaltimento dei reflui: infatti oltre all’acqua<br />

naturalmente presente nelle olive (circa il 50% del peso dei frutti), occorre considerare l’acqua<br />

aggiunta per facilitare la centrifugazione, che ammonta ad un altro 50% circa.<br />

Complessivamente, quindi, per ogni 100 Kg di olive in ingresso all’oleificio si ottengono in<br />

media (prendendo come riferimento il processo di estrazione a tre fasi in continuo, che è il più<br />

diffuso): 18 Kg di olio extravergine, 56 Kg di sansa e 95 litri di “acqua di vegetazione”. La<br />

cosiddetta “acqua di vegetazione” è un liquido acquoso di colore rosso scuro e odore pungente;<br />

nonostante l’origine naturale, e presenta un elevatissimo carico inquinante, dovuto sia al BOD<br />

(che può arrivare a 90 g/litro) che alla presenza di polifenoli ed altre sostanze ad azione<br />

fitotossica e biostatica. Queste sostanze hanno un effetto negativo sulla biomassa degli<br />

impianti di depurazione biologica, per cui il loro smaltimento risulta altamente problematico.<br />

Attualmente il metodo più diffuso per smaltire le acque di vegetazione consiste nello<br />

spandimento sul terreno (regolamentato dalla legge 574/96); metodo che presenta molti<br />

inconvenienti, soprattutto odori sgradevoli e possibilità di inquinamento delle falde acquifere.<br />

Spesso la sansa viene smaltita spargendola sul terreno; in teoria uno spandimento controllato<br />

potrebbe avere effetti agronomici positivi, ma in pratica l’accumulo, in corrispondenza delle<br />

campagne di produzione dell’olio, di grossi quantitativi di sansa da smaltire finisce col creare<br />

problemi di cattivi odori e percolamenti oleosi, oltre a possibili effetti fitotossici.<br />

La produzione di un alimento altamente pregiato, salutare e naturale, come l’olio di oliva,<br />

quindi, comporta la generazione di notevoli volumi di reflui (acque di vegetazione e di residui<br />

solidi (le sanse). Sia le acque di vegetazione che le sanse possono essere riutilizzate e/o<br />

smaltite in ambito agricolo, a patto di non superare la capacità di metabolizzazione degli<br />

organismi vegetali ed animali presenti nel terreno stesso. Il problema è che la lavorazione delle<br />

olive deve essere effettuata in tempi molto brevi dopo la raccolta, se si vuole ottenere un olio<br />

di pregio. Questo tipo di lavorazione porta a quantità di reflui e rifiuti solidi tali da superare le<br />

capacità di assorbimento del terreno, per cui occorre gestire uno stoccaggio ed uno<br />

smaltimento differito, che creano problemi di effetti fitotossici e cattivi odori, e aumentano<br />

fortemente i costi.<br />

Le caratteristiche innovative del progetto TIRSAV sono soprattutto tre:<br />

- L’unificazione di sanse e acque di vegetazione in un unico refluo, consentendo un<br />

impianto di trattamento più semplice;<br />

- La miscelazione con altri sottoprodotti agricoli come paglia, residui di potature,<br />

cascami di lana;<br />

- La possibilità di ottenere, oltre ad un “compost” di elevata qualità agronomica, una<br />

frazione legnosa utilizzabile sia come combustibile che per vari impieghi industriali.<br />

Il processo TIRSAV è basato su tre fasi successive:<br />

- Separazione della sostanza legnosa (nocciolino) dalla sostanza organica, che<br />

avviene per centrifugazione; il nocciolino può avere impieghi come abrasivo delicato<br />

(pulizia di monumenti e parti di aerei), substrato per culture idroponiche, materiale<br />

di partenza per la produzione di isolanti termoacustici o per ottenere carbone attivo,<br />

oltre naturalmente all’utilizzo come biomassa combustibile. In particolare, la<br />

combustione del nocciolino può consentire di ricavare energia termica per il frantoio,<br />

e di coprire il fabbisogno energetico dell’impianto stesso di riciclaggio, o di processi<br />

industriali collegati alla filiera dell’ulivo (santifici e raffinerie, che possono in tal<br />

modo ridurre del 30% il loro fabbisogno di energia acquistata all’esterno).<br />

- Miscelazione della sostanza organica con paglia, segatura, trucioli o cascami di<br />

lana. L’aggiunta di questi composti ha lo scopo di assorbire l’eccesso di umidità<br />

(proveniente dalle acque di vegetazione), consentendo una buona circolazione<br />

dell’aria nella massa e bloccando quindi le fermentazioni anaerobiche che portano<br />

allo sviluppo di cattivi odori. I componenti da aggiungere sono stati scelti tra i<br />

materiali di scarto (reperibili quindi a costo zero) più facilmente disponibili in ambito<br />

agricolo.<br />

- Confezionamento automatico della massa miscelata in sacchi a rete, i quali<br />

vengono accatastati e conservati per il tempo necessario a far avvenire un processo<br />

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