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ANALISI CLIMATICA DELLA MONTAGNA FRIULANA

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per tale elemento valori molto notevoli. Così avviene nel caso della regressione delle<br />

fronti dei ghiacciai alpini, nella forte diminuzione delle precipitazione di certe zone<br />

montane.<br />

In concordanza con la variazione climatica generale cambia come si è visto anche il<br />

clima del territorio in analisi.<br />

La temperatura media del corso del trentennio 1961-‘90 ha subito un aumento di<br />

0.4°C rispetto all’inizio del secolo 6 . L’aumento di temperatura ha di conseguenza<br />

comportato uno spostamento in avanti degli estremi stagionali.<br />

Le precipitazioni del trentennio 1961-‘90 hanno subito un andamento contrastato<br />

nelle varie località rispetto ai decenni precedenti: a Saletto in Val Raccolana sono<br />

aumentate di oltre l’8%, a Paularo invece sono calate di circa il 10%, a Tolmezzo e<br />

nelle Prealpi Giulie sono diminuite del 5%, mentre a Forni Avolti sono aumentate del<br />

4%. Hanno invece mostrato un trend al ribasso nel corso del periodo 1961-’90.<br />

Una probabile spiegazione può essere legata ad un cambiamento, naturale o indotto,<br />

della circolazione generale dell’atmosfera, legata alla North Atlantic Oscillation,<br />

NAO 7 .<br />

La diminuzione delle piogge concentrata soprattutto tra dicembre e marzo è dovuta<br />

alla minor frequenza delle fasi di maltempo e quindi a un minor numero di<br />

perturbazioni che transitano in Regione.<br />

Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che l’Anticiclone delle Azzorre, anziché<br />

stazionare quasi stabilmente nel semestre freddo al largo sull’Atlantico, con il suo<br />

centro appunto sulle Azzorre, e lasciare così campo aperto alle perturbazioni<br />

atlantiche, ha assunto una inconsueta posizione fino a comprendere spesso<br />

l’Inghilterra, la Francia e l’Italia settentrionale.<br />

Così le perturbazioni atlantiche sono costrette a circumnavigare questa salda<br />

struttura anticiclonica, saltando di fatto tutte le regioni dell’Italia settentrionale.<br />

Ciò lo si può dedurre osservando le variazioni dell’indice NAO che mettono in<br />

evidenza come negli ultimi dieci anni di analisi (1990-1999) questo indice sia<br />

risultato positivo nella stagione invernale per ben nove volte (vd. Graf 4.1).<br />

Questa configurazione di NAO Positiva comporta, come visto in precedenza anche<br />

fasi invernali decisamente miti e ciò potrebbe spigare l’incremento registrato nelle<br />

6 I dati relativi all’inizio del secolo per le stazioni di Vedronza (1936-‘55), Montemaggiore (1938-‘55), Tolmezzo (1926<br />

in poi), Passo della Mauria (1923 in poi), Forni Avoltri (1926 in poi) e Tarvisio (1926 in poi) si possono trovare nel<br />

libro di Gentilli J., Il Friuli, I climi, Udine 1964, Camera di Commercio Industria e Agricoltura.<br />

7 L’indice NAO è definito come la differenza tra la pressione in prossimità di Gibilterra e l’Islanda e quindi può<br />

risultare positivo o negativo: un valore positivo del NAO Index sta a indicare un’intensificazione dell’Anticiclone delle<br />

Azzorre e un simultaneo approfondimento del Ciclone d’Islanda (freddo nel Nord-Ovest dell’Atlantico e clima mite in<br />

Europa, con frequenti precipitazioni nell’Europa centro-settentrionale e secco nelle regioni meridionali), mentre valori<br />

negativi descrivono la situazione in cui il dislivello di pressione è debole o addirittura invertito, alta pressione alle alte<br />

latitudini e bassa pressione in prossimità delle Azzorre (una riduzione dei cicloni provenienti dall’Atlantico; numerose<br />

depressioni mediterranee e il Nord Europa è caratterizzato da periodi secchi).<br />

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