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Marzo - Ex-Alunni dell'Antonianum

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Siamo tutti soggetti a patire a cagione<br />

di un intricato e artificiale reticolato<br />

dietro al quale si nasconde una forza,<br />

una potenza che per essere vaga ed<br />

indelineata ci appare anche, più che<br />

spettro, paurosa. Cerca il potere di assumer<br />

forme sempre più temibili, ostacolando<br />

il mondo intero, ed è cagione<br />

di una lotta immensa. Meglio assai è<br />

per noi di non entrar nella lotta, ma di<br />

rimaner fedeli a noi stessi, di agire naturalmente<br />

senza far caso di quello che<br />

pensi o faccia il mondo, di rimaner fermi,<br />

di vivere nella fede in alcunché di<br />

perfetto, di bene, e di vero. Questo continuo<br />

attacco contro la negazione è inutile<br />

fatica. Non si può combattere l'oscurità<br />

con armi materiali. Bisogna evocare<br />

la luce, che è cosa semplice. Non<br />

si può contendere con le potenze dell'oscurità,<br />

ma si può illuminarle colla luce<br />

della nostra anima. Si dirà che il<br />

mezzo non è eroico, ma se possiamo vivere<br />

costantemente coscienti di una<br />

Bontà e di una Verità infinita, vivere<br />

semplicemente, tutto potrà compirsi.<br />

E' bene venire ogni giorno a contatto<br />

con l'Infinito. Dobbiamo esser fedeli,<br />

per quanto ci possa sembrar arduo di<br />

mantenersi calmi davanti ali' agitato<br />

movimento dei nostri giorni, davanti a<br />

questa forza di gravitazione chiamata<br />

progresso. Codeste» progresso non è altro<br />

se non forza di inerzia in movimento,<br />

che non sa dove s'arresta. Come una<br />

folla che preme sulle prime file che a<br />

loro volta non sanno dove e perché vanno.<br />

E' nostro compito rimaner saldi<br />

contro la corrente e trovare il sereno<br />

contatto coli' Infinito, e affondare nel<br />

cuore dell' Infinito a ogni nuova giornata,<br />

e rinnovar la fede prima che le<br />

fatiche della giornata la rendano macchiata<br />

o sminuzzata.<br />

10 —<br />

Spunti Antiateistici<br />

Bisogna trovare Dio<br />

nel proprio cuore<br />

Iniziarne la giornata col farci mondi;<br />

se non sappiamo rinnovare ogni<br />

mattina la fede nostra noi ci stanchiamo<br />

nel calor della lotta e del subbuglio.<br />

Ogni giorno dovremmo immergere<br />

il cuore nella fontana della pace. Noi<br />

popoli dell' India abbiamo fede nella<br />

meditazione, nella grande efficacia di<br />

questo rinnovellamento di vita che<br />

prendiamo ogni giorno detergendoci nel<br />

cuore della Verità. Così realizziamo la<br />

permanenza di ciò che è eterno, e non<br />

ci lasciamo turbare e sopraffare nella<br />

grande lotta. Questa nostra atmosfera<br />

ci manca qui (in Europa): a Santiniketan<br />

1 ) è abitudine nostra vedere ogni<br />

giorno il sole alzarsi dall'oscurità, portando<br />

luce nuova e nuova vita. Abbiamo<br />

così dall'alto una nuova sicurezza<br />

del rinnovarsi della luce e della sconfitta<br />

dell'oscurità. Ogni alba porta a noi<br />

questo messaggio, così per noi viandanti<br />

questo è un momento di oro puro.<br />

S. AGOSTINO<br />

Penso che ognuno di noi debba con<br />

qualche fatica scoprire da sé il suo Dio.<br />

Poiché troppo facile e comune ci hanno<br />

reso la religione , perché troppo facilmente<br />

si parla di Dio, non troviamo<br />

più aiuto nella religione. Dio ha da rivelarsi<br />

a ciascuno di noi per diverse<br />

vie, e ciascuno deve sinceramente trovare<br />

il suo Dio. Una religione stereotipata<br />

non ci aiuta, può guidarci ad una<br />

specie di pietà, ma non può essere religione<br />

vera. In ciascuno di noi si trova<br />

una stanza segreta che Dio stesso<br />

deve schiudere, e noi dobbiamo incontrarlo<br />

nel più recondito segreto del nostro<br />

cuore. Nessun Curo (straniero) deve<br />

potervi penetrare. Dobbiamo compiere<br />

noi soli i nostri sbagli, e scoprire<br />

il nostro segreto, e offrirlo al nostro<br />

Dio. Rabindranath Tagore<br />

(1861-1941)<br />

(Dallo scritto « La Religione » tradotto<br />

da Gallarati Scotti su originale consegnatogli<br />

dall'Autore).<br />

Dio dimora in me, purché lo desideri!<br />

Ho corso tra le cose visibili e quelle<br />

invisibili come una pecora smarrita, e<br />

sono stato assai travagliato cercandovi<br />

fuori di me, Voi, la cui unica dimora<br />

è in me, purché io vi desideri. Sono andato<br />

per tutte le piazze e tutte le strade<br />

delle grandi città del mondo, per<br />

cercarvi, e non vi ho trovato, perché<br />

cercavo all'esterno ciò che era nell'interiorità<br />

della mia anima. Al mio ordine,<br />

tutti i miei sensi esteriori si sono<br />

messi alla ricerca, e non vi ho incontrato,<br />

in quanto la ricerca era priva di<br />

regola. Mio Dio, mia dolce luce, in virtù<br />

dei vostri raggi mi accorgo che la<br />

causa del mio errore risiede nell'esservi<br />

Voi insinuato nel mio intimo senza<br />

che questi stessi raggi abbiano segnato<br />

il punto preciso del vostro entrare in<br />

me. Gli occhi assicurano che se Voi non<br />

avete colore, ciò non dipende dalla loro<br />

visibilità ; gli orecchi dicono : se Egli<br />

non è esploso, si può forse, per questo<br />

motivo, sospettarci di colpevole silenzio?<br />

il naso protesta : se Egli non ha odore,<br />

non posso fornirne alcuna traccia ;<br />

il gusto non tollera che lo si interroghi,<br />

se non esiste sapore ; il tatto aggiunge :<br />

se Egli non ha massa corporea, non attendetevi<br />

nulla dalle mie mani. E' dun-<br />

que vero, mio Dio, che tutto ciò non è<br />

reperibile nella vostra divina Natura.<br />

Quando cerco il mio Dio, non cerco<br />

la squisita grazia dei corpi, i bei giorni<br />

delle belle stagioni, né la luce così<br />

dolcemente amica dei nostri occhi. Non<br />

sono gli incantevoli accordi della musica,<br />

né i sentori dei profumi, dei fiori e<br />

di tutti gli altri effluvi : non è la manna<br />

né il miele, né una carne liscia e<br />

gradevole al tatto, né tutto quanto ha<br />

una gradevole relazione coi nostri sensi,<br />

ciò ch'io cerco. Non tengo davvero<br />

a spartire coi bruti un bene sì grande.<br />

E tuttavia amo una certa luce, e un<br />

certo vago odore, e una certa voce, e<br />

qualche deliziosa vivanda, e una gradevole<br />

levigatezza, quando amo il mio<br />

Dio, luce, armonia, odore, bellezza e<br />

carne... Ecco il mio Dio, e nulla, al suo<br />

confronto, può colpirmi: io cerco questo,<br />

quando cerco il mio Creatore : è<br />

questo che amo, quando lo> amo.<br />

Sant'Agostino<br />

(Da «Soliloqui e Meditazioni»<br />

Nicolas Gros, 1697).<br />

- Parigi,<br />

1 ) Centro di studi e di ricerche dove insegnò Rabindranath<br />

Tagore in India.

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