Ricerca – Carta e Deiana Integratori alimentari e ... - Diabetando
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Enrico Fanni*<br />
una fredda serata di marzo, alcuni uomini che parlano<br />
In concitatamente, infagottati nei loro pastrani e coi loro grandi<br />
cappelli, accelerano il passo per raggiungere il luogo caldo dove sono<br />
attesi. Siamo nel 1899 e stiamo per assistere alla prima riunione<br />
di una giovane “Associazione fra i Medici Liberi Esercenti di Cagliari”,<br />
che raccoglierà nomi noti di nostri celebri predecessori. Il presidente è<br />
infatti il cav. Luigi Brotzu, ufficiale sanitario comunale, padre<br />
del più celebre Giuseppe, scopritore delle cefalosporine. Dalla prima<br />
riunione di 14 pionieri dell’Ordine dei Medici di Cagliari scaturisce la<br />
volontà di costituire un’associazione tra medici “avente per iscopo la<br />
tutela degli interessi professionali del ceto”. La discussione s’intreccia<br />
fitta, il parlare è sicuro come l’animo, deciso finalmente a dare un volto<br />
a un’associazione vitale alla stregua di quelle che si stanno formando<br />
nel continente. Si formula l’invito a lavorare su uno “schema di statuto<br />
speciale” che i convenuti s’impegnano con entusiasmo a considerare,<br />
richiedendo anche quelli adottati da altre società italiane. Ma da dove<br />
arriva questo impulso corporativistico? L’origine del corporativismo<br />
medico va ricercato nei Gremi e Confraternite medioevali, libere<br />
associazioni nate sotto l’impulso ecclesiastico come conseguenza<br />
dell’esercizio di una comune attività artigiana e commerciale o sanitaria.<br />
La componente sanitaria, costituita da medici, chirurghi e farmacisti,<br />
si associava in Confraternite sotto l’invocazione dei santi medici,<br />
specialmente i SS. Cosma e Damiano. Queste associazioni compivano i<br />
loro doveri religiosi, difendevano gli interessi professionali<br />
dei loro membri, lottavano contro le intrusioni e l’esercizio abusivo<br />
della professione, aiutavano e soccorrevano i loro appartenenti più<br />
bisognosi, s’incaricavano di organizzare e regolare l’attività sanitaria<br />
a livello locale o municipale. A Cagliari, nel tardo Cinquecento,<br />
i sanitari, allo scopo di regolare con norme ben precise l’esercizio<br />
dell’arte, si riunirono nell’aprile 1586 in una Confraternita, anche<br />
qui sotto l’invocazione dei SS. Cosma e Damiano, accolta nel convento<br />
dei Frati Mercedari sul colle cagliaritano di Bonaria, che funzionerà<br />
ininterrottamente con le sue regole fino ad Ottocento inoltrato.<br />
In epoca sabauda l’Università e lo Stato assumeranno una funzione<br />
più importante per quanto riguarda l’organizzazione del sistema sanitario,<br />
anche se non priveranno mai il Gremio o Confraternita del suo potere<br />
corporativistico. Si succederanno importanti leggi sul riordino del servizio<br />
igienico-sanitario fino alle Regie Patenti del 1842, con le quali Carlo<br />
Alberto approvava un nuovo Regolamento per le professioni sanitarie,<br />
vero preludio per la successiva legge che scioglierà tutte le associazioni<br />
e corporazioni lavorative. Sono ancora lontani i tempi dell’avvento<br />
degli Ordini professionali, dell’assunzione e del rispetto dei codici<br />
deontologici. Infatti, si deve attendere la legge 455 del 1910 per vedere<br />
l’istituzione degli Ordini professionali dei medici chirurghi, dei veterinari<br />
e farmacisti. L’iniziativa di Gaetano Strambio del 1861 aveva portato<br />
alla nascita di una Associazione Medica Italiana, che adottò una carta<br />
dei diritti e dei doveri di tutti i sanitari. La Sardegna stavolta non fu<br />
tra le ultime a muoversi, e già nel 1863 nacque la rivista Sardegna Medica<br />
come primo passo alla costituzione del Comitato Medico cagliaritano.<br />
L’attività scientifico-divulgativa della rivista fu cementante per i rapporti<br />
etici tra i sanitari: secondo Antonio Carruccio, direttore e anima<br />
del periodico, tutti i medici avrebbero trovato accoglienza sulle pagine<br />
della Sardegna Medica a patto che si fossero superate le divisioni tra<br />
medici e si fossero tralasciate le liti per fronteggiare con unità d’intenti<br />
la grave situazione sanitaria della Sardegna. Come ha sottolineato<br />
Giuseppe Dodero, si formarono i primi Comitati Medici provinciali,<br />
che raccoglievano medici chirurghi, farmacisti e veterinari e tutte<br />
le “altre notabilità scientifiche che il Comitato a maggioranza assoluta<br />
di voti crederà di ammettere”. Intanto la libera Associazione tra i Medici<br />
Liberi Esercenti cagliaritani eleggeva i suoi rappresentanti, fissava<br />
le quote annuali, si dotava di una biblioteca e si abbonava alle riviste<br />
scientifiche italiane e straniere dell’epoca. Trasformata in Ordine<br />
dei Medici, nel 1901 discuteva positivamente la richiesta di aderire<br />
alla Federazione degli Ordini dei Medici del Regno. All’ordine del giorno<br />
delle riunioni i problemi attuali del tempo, la deontologia medica,<br />
gli abusi delle amministrazioni nei confronti dei sanitari, le iniziative