<strong>Impatto</strong>» l’apertura » pag. 2 all’ interno di questo numero 30 Apr<strong>il</strong>e 2013 Anno 1 L’INTERVISTA Luca Martini, <strong>il</strong> neo eletto campione del Mondo al concorso WSA, racconta <strong>il</strong> suo passato, <strong>il</strong> suo presente e <strong>il</strong> suo futuro, in armonia con <strong>il</strong> vino pag. 36 L’INTERVISTA Elizabeth Solaru La regina delle torte in Ingh<strong>il</strong>terra si racconta ad <strong>Impatto</strong> Un breve percorso nel suo amore verso la gastronomia Italiana. A Londra gestisce un emporio di Torte ma “i migliori pasticcieri sono di Napoli” pag. 38 DESATIRIBUS di Fabio Delle Donne Enrico Letta ha finalmente trovato la ricetta per creare <strong>il</strong> nuovo governo: “"prendete i vecchi ministri, mescolateli per bene ed <strong>il</strong> governo e'pronto" Governo Letta (p.4) Il nuovo governo viene affidato a Enrico Letta. Sarà un esecutivo delle larghe intese dedito alla ricerca delle riforme necessarie Follia a Roma (p.8) Dinnanzi palazzo Chigi, un uomo impugna un arma e spara ai carabinieri. “Volevo uccidere qualche politico” Il caso Claps (p.9) Il giorno della liberazione arriva la conferma dei 30 anni di reclusione a Dan<strong>il</strong>o Restivo. Analizziamo insieme questo lungo giallo, pieno di misteri a 68 anni di distanza di Guglielmo Pulcini Responsab<strong>il</strong>e Editoriale guglielmo.pulcini@impattosettimanale.it 25 apr<strong>il</strong>e 1945 – 25 apr<strong>il</strong>e 2013: Sono passati 68 anni dal giorno della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, eppure fa effetto notare come a 68 anni di distanza le immagini di rito di questa celebrazione - che all’epoca venne ritenuta fondamentale per <strong>il</strong> destino futuro del nostro Paese - si siano completamente rovesciate. 25 apr<strong>il</strong>e 1945: Centinaia di migliaia di persone si riversano per le strade di M<strong>il</strong>ano, la capitale del nord, appena epurata dello spettro di Mussolini. I tanti osservatori applaudono la sf<strong>il</strong>ata dei partigiani, i quali, festanti - per le vie della metropoli - sbandierano <strong>il</strong> tricolore italiano, cantano Oh bella ciao, la canzone del Piave, e qualcuno, azzardando, anche Fratelli d’Italia di Goffredo Mameli (all’epoca non ben visto né dai fascisti né della resistenza). Insomma grande giub<strong>il</strong>o per una Nazione appena liberata dall’invasore tedesco e dal fratello “caino” fascista. 25 apr<strong>il</strong>e 2013: Centinaia di migliaia di persone si riversano nelle strade di Roma, la vera capitale dell’Italia Repubblicana, che dopo aver finalmente trovato <strong>il</strong> nuovo Papa, ha anche ritrovato un Presidente della Repubblica ed un Governo. I tanti osservatori scesi in piazza, questa volta partecipano più attivamente alla “festa”, ed inveiscono contro quei politici italiani; la cosiddetta casta, che ha appena deciso di rieleggere <strong>il</strong> vecchio Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: l’unico capace di poter mettere d’accordo le varie forze politiche per creare un mega governo delle larghe intese; <strong>il</strong> quale, inosservante dei voti degli elettori italiani, può finalmente portare la nazione fuori dal baratro della crisi. I tanti manifestanti di Roma – ai quali tocca anche vedere scene di “diti medi” rivolti da parte di membri della casta nei loro confronti – continuano ancora a cantare, a 68 anni, di distanza sia Oh bella ciao che l’inno di Mameli, che questa volta è visto di buon occhio da tutti … forse un po’ meno da chi (nonostante la sua posizione istituzionale, non ne ricorda le parole) e continuano anche ad applaudire i “compagni” scesi in piazza per opporsi al “marcio” sistema. Tutto regolare fin qui, ma dove è finito <strong>il</strong> giub<strong>il</strong>o? Semplice: Non c’è! Non c’è stato! Quest’anno le immagini della festa delle Liberazione, hanno dimostrato come - secondo qualcuno - sia forse arrivato <strong>il</strong> momento di liberare una seconda volta un’Italia già “liberamente democratica”. Born in USA (p.16) Perchè tutto <strong>il</strong> mondo continua a guardare all’economia americana? Quanto contano oggi i dati macroeconomici degli USA? Incubo stupri (p.22) Continua l’incubo stupri in India. Nuovi gialli arrivano da New Delhi. Intanto le donne del paese protestano per avere maggiori protezioni Euro - Germania (p.42) Nella semifinale di andata di Champions League, dominano le tedesche. Bayern e Borussia alla grande <strong>il</strong> conto finale è Germania 8 - Spagna 1 Ognuno fa <strong>il</strong> suo gioco e nasce <strong>il</strong> “vecchio” governo Letta! di Giorgio Nugnes Direttore Responsab<strong>il</strong>e “Ognuno fa <strong>il</strong> suo gioco e nasce <strong>il</strong> “vecchio” governo Letta. Letta riceve l’incarico e parte la scelta dei ministri. Il piano è un cambio generazionale, senza ex dei governi Prodi e Berlusconi, tranne qualche eccezione di lusso. Affinché <strong>il</strong> governo Letta possa esistere, e incassare la fiducia, deve accontentare i propri sostenitori. Si dividano equamente quindi i ministeri tra Scelta Civica, Pdl e PD. Perché Letta non è esentato neanche dal dover convincere <strong>il</strong> PD; tutt’altro che certo infatti <strong>il</strong> voto di fiducia da tutto <strong>il</strong> partito democratico. Alcune voci interne stimano una ventina di voti contrari alla fiducia. Oppure, per non votare contro <strong>il</strong> governo Letta, si “limiteranno” ad uscire dall’aula. Dopo più di due mesi dalle elezioni, dopo la scelta, anzi la riconferma, del presidente della Repubblica, dopo <strong>il</strong> d<strong>il</strong>aniamento del PD, l’Italia ha un nuovo governo. Ma se queste elezioni erano state presentate come le più “rivoluzionarie” della storia italiana, <strong>il</strong> governo formatosi, a veder bene, non ha niente di nuovo. Il premier è <strong>il</strong> vicesegretario del PD, <strong>il</strong> vice premier e ministro dell’interno è Angelino Alfano, segretario del PDL e braccio destro di S<strong>il</strong>vio Berlusconi. Gr<strong>il</strong>lo grida allo scandalo, indicando questi momenti come la notte della Repubblica, con 8 m<strong>il</strong>ioni di elettori del movimento5stelle neanche considerati. Insieme a Sel e Lega Nord, M5S si piazza infatti all’opposizione. Si dicono indignati, sono infuriati; ma probab<strong>il</strong>mente per Gr<strong>il</strong>lo e i suoi le cose sono andate bene, rispetto all’immediato post voto. In effetti, Gr<strong>il</strong>lo, ha costruito <strong>il</strong> suo enorme successo cavalcando l’onda del malcontento popolare nei confronti di partiti che dicevano di odiarsi, ma che in realtà, da oltre 20 anni tenevano in mano le redini dell’Italia, portandola alla rovina. Fuori dalle urne, con Bersani che non voleva l’accordo con Berlusconi, <strong>il</strong> ruolo di Gr<strong>il</strong>lo e gr<strong>il</strong>lini, si era andato a modificare; dalla fac<strong>il</strong>e posizione di violenta e feroce opposizione sono passati inaspettatamente alla possib<strong>il</strong>ità di poter governare. Invece ora, che tutto è tornato come prima, con <strong>il</strong> governo dalle larghe intese, vecchie o giovani che siano, <strong>il</strong> m5s è tornato così alla propria natura più congeniale: un movimento di svolta insediatosi grazie ad un voto di protesta contro la vecchia classe politica che ancora una volta è riuscita ad occupare le poltrone migliori di comune accordo. Ma è doveroso ricordarlo: per una settimana Gr<strong>il</strong>lo ha avuto l’occasione di mettere Berlusconi alla porta concedendo la fiducia al governo Bersani con i punti programmatici praticamente presi dal programma 5 stelle. E <strong>il</strong> sommo Gr<strong>il</strong>lo ha detto no, provocando infatti forti malcontenti tra la sua base. Ma evidentemente tutto era programmato. Ora l’inciucio è compiuto; e i grandi litiganti, gli avversari di sempre, Berlusconi e PD, di nuovo insieme. Letta, che da sempre elargisce parole negative, quasi di scherno, durissime invettive contro <strong>il</strong> caimano che bisognava combattere a spada tratta e con <strong>il</strong> quale mai e poi mai bisognava allearsi, ora stringe mani e da pacche sulle spalle. Un governo d’azione per salvare <strong>il</strong> paese. Larghe intese per formare un governo di scopo. Ma le stesse forze che hanno provocato <strong>il</strong> disastro, inserendo qua e là due giovinastri, non salveranno niente.” <strong>Impatto</strong>» l’apertura » pag. 3 L’editoriale: Si spara fuori al palazzo! e dentro? di Gaetano Capaldo Si spara fuori al palazzo. Mentre dentro giura <strong>il</strong> governo dell’accordo bipartisan, fuori c’è l’Italia. Disperata e pronta a tutto. Carabinieri feriti, la tranqu<strong>il</strong>la domenica romana è stata teatro di un fatto di cronaca di eccezionale gravità. Non si può accettare con indifferenza che volino proiett<strong>il</strong>i all’entrata di palazzo Chigi: far finta di niente è ancora più grave dell’atto criminale in sé. Il nuovo governo, invece, pare proprio aver imboccato la via opposta. Il nuovo ministro dell’Interno, Alfano, ha fatto un veloce dipinto di chi ha sparato, ha stigmatizzato – confermando che la mano non ha sparato per conto di nessun gruppo eversivo – poi ha chiuso la discussione dicendo che l’attenzione resterà alta. Tutti assunti scontati, di rito. Sarebbe stato interessante sentire una ferma (e giusta) condanna del gesto accompagnata da una rassicurazione. “Governeremo in modo da tentare di risolvere i problemi della gente, evitando <strong>il</strong> ripetersi di gesti come questo” avrebbe rappresentato un messaggio importante verso <strong>il</strong> paese. Non una legittimazione dell’atto, anzi l’opposto. Una dichiarazione politica di buone intenzioni, volta a dare garanzie agli italiani. Invece niente. Si torna a parlare del nulla e <strong>il</strong> nuovo esecutivo parte con <strong>il</strong> piede sbagliato. Pare che nulla sia cambiato. Si ragiona ancora di abolizione dell’Imu mentre nell’Italia - quella che è fuori dalla bagarre del palazzo - le cose vanno veramente male. Con l’economia in difficoltà - mortificata dall’immob<strong>il</strong>ismo della politica -, le difficoltà nel rifinanziamento della previdenza sociale e tante altre note problematiche, la discussione si sposta su una tassa che – per quanto odiosa possa essere – non rappresenta di certo <strong>il</strong> primo problema a cui gli italiani devono fare fronte. Più che migliorare, dopo le elezioni, le cose paiono essere addirittura peggiorate. Le larghe intese sono arrivate dopo un percorso politico povero di contenuti programmatici. Le parti si sono messe insieme senza neanche sapere quali sono i punti condivisi, quasi per tirare a campare e mettersi al riparo dal fenomeno Gr<strong>il</strong>lo. La decisione potrebbe rivoltarsi contro <strong>il</strong> PD, finendo per portare un’altra quota del suo elettorato nell’orbita dell’antipolitica. Un piccolo esercito di delusi, infatti, potrebbe finire per abbandonare definitivamente <strong>il</strong> progetto del Partito Democratico in caso di nuove elezioni, sempre se tale soggetto politico esisterà ancora dopo <strong>il</strong> prossimo congresso. Su queste basi, anche <strong>il</strong> nuovo governo non pare avere lunga vita davanti. Se <strong>il</strong> massimo comune denominatore che ha unito PD e PDL è <strong>il</strong> mantenimento dello status quo e continuare a governare come si è fatto negli ultimi venti anni, c’è da chiedersi quale credib<strong>il</strong>ità potrebbe avere tale classe politica in caso di nuove elezioni. Dopo un anno di governo tecnico, <strong>il</strong> penoso episodio dell’elezione del presidente della Repubblica e <strong>il</strong> naufragio delle larghe intese, con quale coraggio la generazione della Seconda Repubblica potrebbe tornare a chiedere <strong>il</strong> voto agli italiani?