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L'IMPRESA ITALIANA NELL'ECONOMIA GLOBALE - Cerved

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GLOBAL COMPETITION 8 - 2007<br />

12<br />

‹ Europa, riparti! ›<br />

quadro di un’Unione già allargata – e in corso di ulteriore<br />

allargamento –, sia il rilancio delle misure di integrazione<br />

positiva attraverso un aumento adeguato delle risorse<br />

destinate alle spese per infrastrutture e per R&D e un rilancio<br />

di una politica macroeconomica attiva, capace di compensare<br />

i costi nel breve periodo di una politica di riforme;<br />

per concludere che questa evoluzione è resa difficile non<br />

solo dalla struttura e dalle modalità di finanziamento del<br />

bilancio comunitario, ma soprattutto dall’assenza di un’effettiva<br />

capacità di governo a livello europeo. In definitiva,<br />

se si vuole rilanciare la crescita in Europa è prima di tutto<br />

necessario portare a compimento il processo di riforma<br />

istituzionale – avviato, ma non concluso, con l’approvazione<br />

del progetto di Trattato costituzionale, oggi oggetto<br />

di un difficile processo di ratifica – e, in secondo luogo,<br />

avviare una riforma incisiva delle modalità di finanziamento<br />

e della composizione del bilancio, che renda possibile<br />

l’attivazione delle misure necessarie per una completa realizzazione<br />

dell’Agenda di Lisbona<br />

Il declino dell’Europa: la tesi di Blanchard<br />

Il segno più evidente del declino relativo dell’Europa nei<br />

confronti degli Stati Uniti è rappresentato dal fatto che,<br />

misurato a parità di potere d’acquisto, il Pil pro capite<br />

dell’Europa a 15 risulta pari nel 2005 a circa il 71% di<br />

quello americano (vedi Tab. 1).<br />

Tabella 1 - Evoluzione del Pil pro-capite in PPA<br />

US EU<br />

A 15 ITALIA<br />

1961-1970 100 68 63<br />

1971-1980 100 74 71<br />

1981-1990 100 74 75<br />

1991-2004 100 72 74<br />

1995-2004 100 71 73<br />

Fonte: Saltari e Travaglini<br />

Ma mentre nel 1995 questo divario era spiegato in<br />

larga misura dal grado di utilizzo della forza lavoro, nel<br />

2005 la minor produttività spiega circa un terzo di un<br />

divario salito al 30% 6 . Per spiegare queste divergenze si<br />

deve inoltre osservare che ancora nel primo quinquennio<br />

degli anni Novanta la crescita della produttività del lavoro<br />

(Pil per ora lavorata) è più elevata in Europa rispetto agli<br />

Stati Uniti – come è sempre stata in tutto il dopoguerra –,<br />

e nel 1995, fatta 100 la produttività oraria americana,<br />

quella dell’Italia era 106,4, quella tedesca 102,9 e quella<br />

francese quasi 120. Le tendenze della produttività del<br />

lavoro si sono invece invertite dopo il 1995, quando la<br />

dinamica del prodotto per addetto e per ora lavorata è<br />

andata rafforzandosi sensibilmente negli Stati Uniti, mentre<br />

ha rallentato in Germania e, in maggior misura, in<br />

Italia e ha avuto un’accelerazione più lenta di quella americana<br />

in Francia 7 . Nel complesso, per il periodo dal 1995<br />

al 2004 la crescita della produttività è superiore di quasi<br />

un punto negli Stati Uniti rispetto alla media dell’Europa a 15.<br />

La minor crescita del Pil pro capite in Europa non è più<br />

imputabile unicamente al divario nella crescita delle ore<br />

lavorate, come è avvenuto fino al 1995, ma è legata<br />

anche a una minore produttività. Non sembra quindi possibile<br />

spiegare la minor crescita europea soltanto con una<br />

diversa funzione di preferenza degli europei che, secondo<br />

Blanchard, avrebbero scelto in passato di rinunciare ad<br />

una quota di incremento del prodotto per conseguire<br />

una riduzione delle ore lavorate. In quale misura questa<br />

decisione di favorire la componente di “non lavoro”<br />

dipenda da libere scelte o sia stata influenzata dalle distorsioni<br />

che caratterizzano il mercato europeo (in particolare,<br />

elevata tassazione dei redditi da lavoro e rigidità del mercato<br />

del lavoro) è oggetto di dibattito in letteratura. Resta<br />

comunque il fatto che questa ipotesi di Blanchard non<br />

sembra sufficiente per spiegare il declino che si è manifestato<br />

in Europa dopo il 1995, quando il tasso di occupazione<br />

è cresciuto di più rispetto agli Stati Uniti, mentre<br />

parallelamente è scesa la produttività del lavoro.<br />

Il ruolo dei servizi<br />

Un contributo importante per spiegare l’origine dei<br />

diversi andamenti della produttività in Europa e negli Stati<br />

Uniti è stato fornito da uno studio recente di O’Mahoney<br />

e van Ark, che permette di ricostruire l’evoluzione della<br />

produttività in diversi settori industriali, suddivisi fra settori<br />

che producono ICT, che usano ICT e settori non-ICT.<br />

Secondo questo studio non vi è stata un’accelerazione<br />

della produttività nelle industrie americane che non sono<br />

classificate né come produttrici di ITC, né come utilizzatrici<br />

di ITC. Queste industrie sono anche al centro del problema<br />

europeo dato che hanno conseguito un rallentamento<br />

della produttività negli ultimi anni ‘90 superiore a<br />

quello che si è manifestata nell’industria europea nel suo<br />

complesso. Nelle industrie che producono ICT vi è stata<br />

un’accelerazione dell’1,9% annuo negli Stati Uniti a fronte<br />

di un 1,6% in Europa. La superiorità dell’industria americana<br />

si è invece manifestata con chiarezza nei settori che<br />

usano ICT, in particolare della vendita al dettaglio, dell’ingrosso<br />

e nel settore dei servizi finanziari.<br />

Secondo van Ark et al. 8 tutto il differenziale di crescita<br />

degli Stati Uniti rispetto all’Europa dalla seconda metà<br />

degli anni ’90 viene da questi tre settori, con il dettaglio<br />

6 C. Denis, K. Mc Morrow, W. Röger, R. Veugelers, The Lisbon Strategy and the EU’s Structural Productivity Problem, EC Economic Papers, n. 221,<br />

Brussels, February 2005, p. 9.<br />

7 Sulle differenze nei tassi di crescita della produttività nei diversi paesi membri dell’Unione europea cfr.: I. Dew-Becker, R. Gordon, The Slowdown<br />

in European Productivity Growth: A Tale of Tigers, Tortoises and Textbook Labor Economics, Cambridge, Ma, 20 luglio 2006.<br />

8 B. van Ark, R. Inklaar, R. McGuckin, Changing Gear: Productivity, ICT and Service Industries in Europe and the United States, in J. F. Christensen,<br />

P. Maskell (eds.), The Industrial Dynamics of the New Digital Economy, Edward Elgar, 2003, pp. 56-99.

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