L'IMPRESA ITALIANA NELL'ECONOMIA GLOBALE - Cerved
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GLOBAL COMPETITION 8 - 2007<br />
24<br />
‹ Europa, riparti! ›<br />
Figura 3 - La diseconomia del comparto della difesa<br />
europea, 2004<br />
Somma dei bilanci in difesa e rendimenti dei paesi<br />
europei rispetto agli USA (numeri indice, USA=100)<br />
100<br />
Spesa in difesa Rendimenti<br />
41<br />
USA Paesi<br />
Europei<br />
100<br />
USA Paesi<br />
Europei<br />
Fonte: elaborazioni su dati tratti provenienti da varie fonti.<br />
Kosovo 28 , ogni forza nazionale ha potuto operare quasi<br />
fosse un’ isola militare nazionale; in operazioni più complesse<br />
e rischiose sarebbe assai sconsigliabile,<br />
L’Unione europea intende promuovere altri due aspetti<br />
delle operazioni multinazionali. Il primo è la “schierabilità”<br />
(deployability), che riguarda la capacità delle forze europee<br />
di schierarsi e operare in tempi brevi, anche a grandi<br />
distanze; l’ultimo è la capacità di sostenere a lungo il peso<br />
d’un operazione (sustainability). Se vengono giocate con<br />
perizia l’interoperability, la deployability, la sustainability<br />
diverrà meno velleitaria la pretesa dell’Unione europea di<br />
essere, anche sul piano militare, un attore globale di qualche<br />
importanza.<br />
Dal software politico all’hardware militare<br />
Dare vita allo strumento militare europeo è impresa<br />
improba anche perché deve piacere a ventisette Stati ciascuno<br />
con una sua idea sul prodotto e sul suo uso e tutti,<br />
chi più chi meno, preoccupati che il sogno della sicurezza<br />
europea procuri danno alla NATO, che è collaudata certezza.<br />
Inoltre, l’UE per imporsi non dispone di leadership<br />
istituzionale ma ha finora seguito gli impulsi del carismatico<br />
Triumvirato di Francia, Germania e Gran Bretagna.<br />
A evitare il muro contro muro in sede politica, si è invertito<br />
il processo di formazione iniziandolo non già dal contenzioso<br />
politico ma dalla creazione dello strumento militare,<br />
nella speranza che, create forze europee pronte all’uso,<br />
l’UE sia disposta a impiegarle.<br />
Un primo passo viene fatto nel 1999 dopo che la guerra<br />
nel Kosovo mette a nudo le carenze militari europee. A<br />
10<br />
dicembre l’UE annuncia la creazione della Forza Europea<br />
di Reazione Rapida (ERRF) di 60.000 uomini per impegni<br />
tipo Petersberg 29 della durata di un anno. Gli europei<br />
fanno a gara nell’offrire all’UE più soldati di quanti ne<br />
abbiano ignorando che, con operazioni della durata di<br />
un anno con cambio di truppe ogni quattro mesi, il<br />
numero di soldati occorrenti si triplica a 180-200.000.<br />
Impegno fuori portata per gli europei, già sovraimpegnati<br />
(overstretched). Nel 2004, avendo constatato che<br />
poche delle 55 vulnerabilità riscontrate sono state colmate,<br />
si proroga al 2010 l’entrata in campo dell’ERRF.<br />
Importa inoltre capire che, all’emergenza, l’ERRF sarebbe<br />
raramente impiegabile in toto a causa delle defezioni<br />
politiche. Se la si fosse mobilitata per il dopoguerra iracheno<br />
molti paesi, fra cui Francia e Germania, avrebbero<br />
detto di no dimezzandone la consistenza. Ogni volta la<br />
partecipazione è una scommessa da vincere.<br />
Anche per questo, su spinta di Blair e Chirac,l’UE affianca<br />
alla ERRF la costituzione di 13 gruppi di combattimento<br />
(battlegroup – BG), ciascuno di 1500 uomini, interforze,<br />
interoperabile, con sostegno logistico e di fuoco, per<br />
impieghi mirati di breve durata (30-120 giorni). Ogni<br />
paese partecipa come può e come vuole secondo tre<br />
opzioni: con un BG nazionale, partecipando a uno multinazionale<br />
o con contributi specializzati di nicchia.<br />
Il modo di affrontare il problema questa volta persuade.<br />
Diversamente da quando le forze d’intervento europee<br />
erano fumose invenzioni di pochi, per i BG si emanano<br />
direttive precise e vengono stabiliti controlli dai vertici UE<br />
(top down) che riceveranno input dal basso (bottom up).<br />
Inoltre i BG oltre che strumenti operativi sono anche fonte<br />
di ammaestramenti per la preparazione di robusti corpi di<br />
spedizione multinazionali e interforze. Il complesso programma<br />
prevede il vaglio della capacità operativa, l’enfasi<br />
sulla interoperabilità e il monitoraggio dell’European<br />
Defence Agency (EDA) per contribuire ad aumentarne le<br />
capacità.<br />
Se con l’ERRF si è esagerato in grandezza, qui è il caso<br />
opposto. E la causa è soprattutto politica, Oggi l’UE non<br />
può che sperare, ogni volta che vara qualcosa o se ne<br />
chieda l’impiego, che gli Stati rispettino gli accordi.<br />
Cosa dubbia tanto più che il Summit dell’UEO di<br />
Petersberg del 1992 precisa che “la decisione se partecipare<br />
spetta alle singole nazioni in linea con le rispettive<br />
costituzioni”. Una via d’uscita è contare sui BG mononazionali<br />
30 , a spese però della multinazionalità che è il fiore<br />
all’occhiello dell’iniziativa.<br />
Le nazioni europee approntano inoltre divisioni, brigate<br />
per compiti più impegnativi, demandando alle nazioni<br />
militarmente più forti (Francia, Gran Bretagna e, più avanti,<br />
Germania e Italia) la predisposizione di una intelaiatura<br />
28 Nella fase di guerra in Kosovo, l’interoperabilità nelle operazioni aeree è stata alta.<br />
29 Francois Heisbourg, Europe’s strategic ambitions, the limits of ambiguity. Survival, The international Institute for Strategic Studies, Londra, estate<br />
2000. pagg. 6-7. Secondo lui, interpretando i compiti di Petersberg in eccesso, l’UE potrebbe condurre persino guerre tipo Corea e del Golfo.<br />
30 Quali quelli di Francia,Gran Bretagna, Italia e Spagna.