INDAGINE SULLE COMUNITÀ ORNITICHE ... - Matese Natura
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Ornitiche<br />
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L’Averla piccola è un po’ meno selettiva della specie precedente in quanto, benché non frequenti le<br />
formazioni boschive, la presenza di cespugli e di alberelli isolati è una caratteristica irrinunciabile<br />
nella scelta di un territorio da parte della specie. Ciò è dovuto al fatto che usa simili elementi naturali<br />
per collocare il nido e come posatoio per le attività predatorie.<br />
Pertanto, solo il 5,9% della superficie del Parco risulta non idoneo alla Tottavilla, mentre il 55,3% e<br />
il 62,9 sono i valori corrispondenti per l’Averla piccola e il Calandro rispettivamente.<br />
Rispetto alle aree ad alta idoneità, si può rilevare che in tutti e tre i Passeriformi in esame il numero<br />
di tali aree è elevato, ma le loro dimensioni medie sono molto variabili (Cfr. Deviazione standard<br />
della media dell’area in Tabella 30). Quelle con superficie estremamente ridotta sono habitat di<br />
minor idoneità per le tre specie.<br />
Averla cenerina<br />
L’Averla cenerina, preferisce le aree pascolate e i seminativi non intensivi intervallati a boschetti e<br />
zone cespugliate. A differenza della congenerica Averla piccola, non è una specie montana.<br />
Pertanto, le aree potenzialmente idonee a questo passeriforme si collocano nella fascia collinare del<br />
Parco e sono relativamente limitate. Negli effetti, il 72,2% dell’area protetta non è idoneo<br />
all’insediamento della specie. (mostra approfondimento)<br />
Ciò nonostante, il 19,1% della superficie del Parco risulterebbe ad alta idoneità per l’Averla<br />
cenerina. Il fatto che attualmente la specie non nidifica nel territorio del Parco, ma in zone<br />
immediatamente vicine, suggerirebbe che qualche altro fattore ambientale non considerato nella<br />
realizzazione del modello d’idoneità della specie potrebbe limitarne la presenza.<br />
Aree critiche e rete ecologica per la conservazione degli uccelli<br />
Nel Parco si possono individuare alcune aree critiche per la presenza stabile di alcune specie<br />
d’interesse comunitario e a priorità di conservazione.<br />
Nella parte settentrionale del Parco, si evidenziano due zone di particolare rilievo. La prima,<br />
compresa tra il Lago Gallo e il comune di Gallo <strong>Matese</strong> e l’area del Lago <strong>Matese</strong>, costituisce una<br />
core area per il Nibbio reale, il Nibbio bruno Milvus migrans e il Biancone. La seconda, è la fascia<br />
che dal M. Gallinola raggiunge Petraroja, includendo la zona Bocca della Selva e il M. Mutria.<br />
Questa zona, riveste un ruolo critico per specie come il Gracchio corallino e il Calandro. Qui<br />
potrebbero trovarsi anche le eventuali coppie di Coturnice ancora presenti nel Parco. Inoltre, in base<br />
ai dati raccolti nel corso della presente indagine, l’area del M. Mutria e di Bocca della Selva<br />
costituirebbe un sito per il passaggio primaverile di rapaci in migrazione (es.: Biancone e Falco<br />
pecchiaiolo) che, attraversando l’Appennino, si dirigono verso i territori di nidificazione più<br />
settentrionali. Le due zone evidenziate nella parte settentrionale del Parco, risultano probabilmente<br />
anche core areas per la Tottavilla e l’Averla piccola, in quanto al loro interno le due specie<br />
raggiungono le densità più elevate rilevate nel Parco. Le stesse due zone favoriscono l’Aquila reale,<br />
per l’ampia disponibilità di praterie e pascoli montani.<br />
Comunque, un ruolo importante per questa specie lo hanno anche i rilievi sud-orientali, che da San<br />
Gregorio <strong>Matese</strong> e Castello <strong>Matese</strong> arrivano a S. Lorenzello.<br />
Nella parte meridionale del Parco, le aree forestali presenti sui rilievi sud-occidentali, nei comuni di<br />
San Gregorio <strong>Matese</strong>, Castello <strong>Matese</strong>, Piedimonte <strong>Matese</strong> e S.Angelo Alife, sono un’area critica per<br />
il Biancone, il Nibbio bruno e soprattutto il Falco pecchiaiolo.<br />
In accordo a quanto esposto in precedenza, tutte le pareti rocciose di maggiori dimensioni e con<br />
scarso disturbo antropico risultano aree critiche per la nidificazione e l’espansione dell’Aquila reale,<br />
del Pellegrino, del Gracchio corallino e di altre specie a priorità di conservazione come il Lanario<br />
Falco biarmicus, il Gheppio Falco tinnunculus, il Passero solitario Monticola solitarius, il Picchio<br />
muraiolo Tichodroma muraria e il Corvo imperiale Corvus corax.<br />
file://E:\work\<strong>Matese</strong><strong>Natura</strong>\sito\contents\ornitiche.htm<br />
15/03/2009