INDAGINE SULLE COMUNITÀ ORNITICHE ... - Matese Natura
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Ornitiche<br />
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Il pericolo principale per questa unità ecosistemica è l’abbandono delle pratiche agro-pastorali, in<br />
particolare delle aree pascolate, con conseguente ricrescita del bosco e chiusura degli ambienti<br />
prativi.<br />
Anche le “Sommità e versanti submontani a prevalente copertura forestale” (unità ecosistemica E4,<br />
vedi Schede risorse) (mostra approfondimento) possono ospitare i siti riproduttivi di specie di rapaci.<br />
In questa unità ecosistemica, in particolare nei versanti sud-occidentali del Parco, nei comuni di San<br />
Gregorio <strong>Matese</strong>, Castello <strong>Matese</strong>, Piedimonte <strong>Matese</strong> e S.Angelo Alife, si concentrano i tentativi<br />
riproduttivi del Falco pecchiaiolo e nidificano il Picchio verde, il Picchio rosso minore e<br />
probabilmente il Biancone.<br />
Forse anche in misura maggiore che nella corrispondente unità ecosistemica dei versanti montani, gli<br />
eccessivi tagli forestali costituiscono la causa di maggiore criticità per questi ambienti.<br />
Le “Sommità e versanti submontani a prevalenza di pascoli e colture” (unità ecosistemica E5, vedi<br />
Schede risorse), (mostra approfondimento) a causa di una minore estensione non raggiungono<br />
l’importanza della corrispondente unità ecosistemica delle sommità dei versanti montani.<br />
Nondimeno, anche i pascoli dei versanti submontani svolgono un ruolo importante per la<br />
nidificazione di specie quali Tottavilla, Calandro, Averla piccola, Culbianco, Fanello Carduelis<br />
cannabina e Strillozzo. Al pari dei versanti montani, l’abbandono delle pratiche agro-pastorali, con<br />
conseguente ampliamento della boscaglia e dei boschi, riduce le opportunità trofiche e riproduttive<br />
per le specie di ambienti aperti.<br />
L’unità ecosistemica dei “Complessi di vegetazione termofila delle vallate aperte verso la piana<br />
alluvionale del Volturno, con mosaici di colture, boschi e lembi di praterie steppiche” (unità<br />
ecosistemica E6, vedi Schede risorse), (mostra approfondimento) è quella in cui è maggiore<br />
l’influenza antropica. Ciò si riflette sulla comunità ornitica, che ospita poche specie d’interesse<br />
consevazionistico come la Civetta Athene noctua, il Fanello Carduelis cannabina e lo Strillozzo.<br />
Comunque, solo in questa unità ecosistemica nidificano l’Averla capirossa Lanius senator e l’Averla<br />
cenerina, ad indicare che dove sono presenti dei sistemi agroforestali meno alterati si possono<br />
insediare specie di particolare rilievo. In questa unità eco sistemica, sono fattori di criticità le<br />
pratiche agricole intensive (uso eccessivo di imput chimici, eliminazione delle stoppie, aratura<br />
invernale, eliminazione di siepi e altri arricchimenti ambientali) e la crescita dell’urbanizzazione e<br />
della rete viaria associata.<br />
I “Corsi d’acqua e sorgenti” (unità ecosistemica E7, vedi Schede risorse), (mostra approfondimento)<br />
rappresentano un’unità ecosistemica a cui si possono associare poche specie ornitiche in maniera<br />
esclusiva. Tra di esse spicca il Merlo acquaiolo, un passeriforme inserito nella Lista Rossa nazionale<br />
nella categoria “Vulnerabile”. Questa specie è tipicamente associata ai corsi d’acqua in migliore<br />
stato di conservazione, caratterizzati da una ricca fauna invertebrata che include anche specie più<br />
esigenti come alcuni Tricotteri, Efemerotteri e Plecotteri. I corsi d’acqua, poi, possono rivestire un<br />
ruolo importante per altre specie acquatiche come la Garzetta e l’Airone bianco maggiore.<br />
L’inquinamento, l’eccessiva captazione delle acque e gli interventi che alterano il profilo naturale<br />
dell'alveo, sono i tre fattori principali di criticità per questa unità ecosistemica, che diventano<br />
particolarmente preoccupanti nelle zone poste a minor altitudine, dove la pressione antropica è<br />
maggiore.<br />
Le “Zone umide di pianura” (unità ecosistemica E8, vedi Schede risorse), (mostra approfondimento)<br />
avendo subito una drammatica contrazione su tutto il territorio nazionale, richiedono una particolare<br />
attenzione in quanto hanno un ruolo chiave per la nidificazione, la sosta e l’alimentazione di molte<br />
specie acquatiche a priorità di conservazione. Nel caso specifico del Parco del <strong>Matese</strong>, sono<br />
innumerevoli le specie d’interesse che frequentano la zona umida Le Mortine. Limitandosi a quelle<br />
incluse nell’Allegato 1 della Dir. 79/409/CEE, si possono citare la Nitticora Nycticorax nycticorax,<br />
la Garzetta, l’Airone rosso, l’Airone bianco maggiore, la Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides, la<br />
Moretta tabaccata, il Nibbio bruno (che nidifica nell’area) e il Falco di palude. Spesso, a causa della<br />
loro ridotta estensione, le zone umide di pianura sono soggette a vari disturbi dalle aree limitrofe e a<br />
un forte effetto margine indotto dalla matrice circostante.<br />
file://E:\work\<strong>Matese</strong><strong>Natura</strong>\sito\contents\ornitiche.htm<br />
15/03/2009