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Amuleta contra corporis mala Graziella Spitali Per le culture ...

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<strong>Amu<strong>le</strong>ta</strong> <strong>contra</strong> <strong>corporis</strong> <strong>mala</strong><br />

<strong>Graziella</strong> <strong>Spitali</strong><br />

<strong>Per</strong> <strong>le</strong> <strong>culture</strong> arcaiche tutti i mali, sia dello spirito, sia del corpo, sono l’effetto di un ma<strong>le</strong>ficio o dell’azione osti<strong>le</strong> di forze<br />

demoniache, spesso dell’uno e dell’altra congiuntamente.<br />

Ogni pratica di tipo amu<strong>le</strong>tico, purificatorio o esorcistico assume quindi, in un certo senso, l’aspetto di un intervento<br />

terapeutico. Tutte <strong>le</strong> operazioni magico non aggressivo possono essere catalogate come magia medica, una “scienza” la cui<br />

importanza è testimonianza della vitalità di una tradizione che da l’Atharvaveda (ca. 1500 a. C.) giunge al Tractatus de<br />

curatione ac protectione divina (1714) del padre Candido Brognolo 1<br />

Oggetti destinati a proteggere magicamente dal ma<strong>le</strong> e a procurare il bene<br />

In Egitto, nel I mil<strong>le</strong>nnio a. C., si diffonde fra <strong>le</strong> donne l’abitudine a portare con sé del<strong>le</strong> picco<strong>le</strong> strisce di papiro, arrotolate e<br />

contenute in preziosi astucci d’oro o di altri materiali, a scopo protettivo. Inni sacri ed espressioni bene auguranti si trovano su<br />

questi papiri che hanno come fine quello di assicurare protezione divina contro <strong>mala</strong>ttie, pericoli di ogni genere, come<br />

scorpioni o coccodrilli, e l’immunità dagli influssi ma<strong>le</strong>fici della magia nera e di demoni ostili.<br />

Questo uso persona<strong>le</strong> dei papiri magici ci introduce all’esame della ricchissima categoria degli amu<strong>le</strong>ti cui venivano attribuiti<br />

poteri soprannaturali e influssi benefici, sia per <strong>le</strong> formu<strong>le</strong> che essi recavano incise o che su di loro venivano recitate, sia per<br />

capacità proprie, <strong>le</strong>gate al<strong>le</strong> figurazioni e alla materia utilizzata.<br />

Gli amu<strong>le</strong>ti antichi più conosciuti sono costituiti da frammenti di schisto, lavorati nel<strong>le</strong> forme più diverse e ritrovati numerosi<br />

in tombe preistoriche e predinastiche.<br />

Amplissima diffusione, in epoca storica, ebbero gli scarabei, fabbricati sia in pietra che in ceramica, che sono stati rinvenuti a<br />

migliaia negli scavi del<strong>le</strong> tombe egiziane e diffusi anche in <strong>culture</strong> del Mediterraneo antico e del Vicino Oriente.<br />

Questi piccoli amu<strong>le</strong>ti avevano incisi alla base nomi di re, lodi a qualche divinità, frasi di buon augurio ed erano appesi al<br />

collo o incastonati in anelli. Ancora oggi non è raro ricevere, come souvenir da un viaggio in Egitto, monili di più o meno<br />

preziosa fattura proprio a forma di scarabeo.<br />

I valori apotropaici che ad essi venivano riconosciuti – e chissà se valgono ancora ai nostri giorni - derivano senz’altro dal<strong>le</strong><br />

opinioni all’epoca correnti sugli anima<strong>le</strong>tti che raffiguravano: lo scarabeo era considerato infatti, nell’antico Egitto, emb<strong>le</strong>ma<br />

del dio Kherpe, espressione del so<strong>le</strong> nascente nonché simbolo dell’esistenza e della resurrezione. L’immagine del co<strong>le</strong>ottero<br />

veniva dunque utilizzata anche in rappresentanza o sostituzione dell’organo principa<strong>le</strong> del pensiero e della vita dell’uomo: il<br />

cuore. Un particolare tipo di amu<strong>le</strong>to – scarabeo, lo scarabeo del cuore, più grande rispetto agli altri, veniva collocato sulla<br />

mummia affinché il vero cuore non abbandonasse mai il morto né smentisse <strong>le</strong> sue confessioni nel giudizio ultraterreno.<br />

Molto diffuso e uti<strong>le</strong>, per vivi e non, era anche l’Occhio ugiat, fatto in oro, argento, granito, lapislazzuli, corniola o <strong>le</strong>gno. Tra<br />

<strong>le</strong> sue varie rappresentazioni c’erano quel<strong>le</strong> del dio Ra, del so<strong>le</strong> e della luna o di Ra e Osiride. Tra <strong>le</strong> sue funzioni protettive vi<br />

era, certamente non ultima, quella di allontanare il malocchio e di recare a chi lo indossava forza e salute pari a quel<strong>le</strong> del so<strong>le</strong>.<br />

Popolari e destinati alla protezione magica dei vivi erano quella serie di amu<strong>le</strong>ti che raffiguravano <strong>le</strong> più svariate divinità: Bes<br />

dal corpo deforme, la dea Tueret con testa d’ippopotamo e corpo di donna incinta, la dea gatta Bastet, il dio Ptah dal<strong>le</strong> forme<br />

tozze e sgraziate di un nano.<br />

In Mesopotamia statuette apotropaiche erano deposte negli angoli del<strong>le</strong> case, nei luoghi di passaggio e sotto <strong>le</strong> soglie dove,<br />

ancora oggi, gli archeologi ne recuperano in gran numero. In particolare, dal palazzo di Assurbanipal a Ninive proviene un<br />

gruppo di figurine fittili nascoste sotto la porta e raffiguranti dei cagnolini. Questi ultimi avevano poteri contro i demoni e<br />

avevano incisi i loro nomi in caratteri cuneiformi: si chiamavano “Assalta-la-sua-gola”, “Abbaia-forte”, “Colui-che-respingeil-maligno”.<br />

Sempre per uso domestico c’era una tavo<strong>le</strong>tta raffigurante il dio della peste Erra. Questa tavo<strong>le</strong>tta aveva un<br />

manico e un foro per essere appesa alla parete, mentre parte del testo (sempre in cuneiforme) diceva: “La casa dove questa<br />

tavo<strong>le</strong>tta è deposta non sarà colpita dal flagello della pesti<strong>le</strong>nza; la spada della distruzione non <strong>le</strong> si accosterà; la salvezza si<br />

poserà su di essa”.<br />

La religione dell’antico Israe<strong>le</strong> ci presenta, in merito ai fenomeni magici, un atteggiamento deciso e una <strong>contra</strong>ddizione non<br />

sempre risolta. Nell’Antico Testamento numerosi episodi ridicolizzano <strong>le</strong> pratiche superstiziose dei popoli vicini: Isaia,<br />

Ezechie<strong>le</strong> e altri profeti si battono per render<strong>le</strong> vane a favore degli eroi della tradizione ebraica.<br />

Tuttavia, anche se <strong>le</strong> istituzioni religiose dell’Antico Testamento sono prive per la gran parte di e<strong>le</strong>menti magici e di rituali<br />

apotropaici, si faticò molto per ostacolare usanze che avevano, nella realtà della fede popolare, un’ampia diffusione.<br />

Dal testo di Isaia apprendiamo, ad esempio, che gli amu<strong>le</strong>ti figuravano nella parure del<strong>le</strong> ragazze di Gerusa<strong>le</strong>mme di quel<br />

tempo: l’uso è attestato dall’archeologia biblica per quasi tutte <strong>le</strong> epoche della storia di Israe<strong>le</strong>.<br />

Di ampia diffusione sono soprattutto gli amu<strong>le</strong>ti di origine egiziana fra i quali, in particolare, i già citati occhio ugiat e gli<br />

scarabei.<br />

Dagli scavi di Samaria, di Gerusa<strong>le</strong>mme e di Gezer sono emerse figurine dalla probabi<strong>le</strong> va<strong>le</strong>nza apotropaica, per la protezione<br />

magica della gravidanza e del parto, che si rifanno nello sti<strong>le</strong> e nell’ispirazione ideologica a modelli egiziani o canaanei.<br />

Interessante, inoltre, è il racconto del serpente di bronzo, innalzato da Mosè nel deserto per guarire gli Israeliti dal morso dei<br />

rettili. Numerosi serpentelli di rame, utilizzati verosimilmente come amu<strong>le</strong>ti, sono stati ritrovati dove erano localizzate la<br />

maggior parte del<strong>le</strong> miniere di questo metallo estratto già nel XIII secolo a.C..<br />

In Grecia nei periodi classico ed el<strong>le</strong>nistico, si usarono amu<strong>le</strong>ti di vario tipo, come i grandi occhi apotropaici e specialmente <strong>le</strong><br />

pietre lavorate con l’immagine di Erac<strong>le</strong> “allontanatore del ma<strong>le</strong>” (a<strong>le</strong>xikakos) o di altre divinità misericordiose.<br />

Laminette d’oro e d’argento cominciano invece ad apparire nel I sec. d, C.: esse recavano del<strong>le</strong> iscrizioni ed erano conservate<br />

in piccoli astucci di forma cilindrica come già abbiamo visto per l’antico Egitto; ma soprattutto appaiono in gran numero anelli<br />

e collane con pietre che dichiaravano chiaramente di essere magiche e usavano termini e immagini identici a quelli dei papiri.<br />

1 Lugli, Ubaldo, “La magia a Roma”, Ecig, Genova, 1989; pag.115


<strong>Per</strong> queste pietre in particolare è stata adottata la definizione di “gemme gnostiche”, con riferimento ad e<strong>le</strong>menti dottrinari<br />

dello gnosticismo, o quella più appropriata di “gemme di Abrasax”, dal termine più frequentemente inciso su tali pietre.<br />

La lingua del<strong>le</strong> iscrizioni era il greco, usato anche per trascrivere vocaboli di lingue semitiche o incomprensibili. Non è raro<br />

trovare incise sul<strong>le</strong> gemme formu<strong>le</strong> attestate dai papiri; e accade che un papiro descriva un’incisione che è poi giunta fino a<br />

noi.<br />

Un largo pubblico di utenti faceva uso di queste gemme. <strong>Per</strong> questo motivo esse erano realizzate in materia<strong>le</strong> semiprezioso o di<br />

uso comune (diaspro, ematite, perfino ciottoli) ed erano di manifattura non certo di lusso.<br />

La scelta doveva dunque avvenire sulla base di valutazioni che prescindevano dal valore vena<strong>le</strong> del<strong>le</strong> pietre e si riferivano<br />

piuttosto alla loro efficacia come talismani.<br />

Si conoscono in effetti gemme rivolte contro <strong>le</strong> emorragie, la febbre, la sciatica, il mal di reni, i dolori allo stomaco, l’aborto, i<br />

<strong>mala</strong>nni dell’utero e degli occhi; altre gemme recano incantesimi d’amore o esprimono professioni di fede, con acclamazioni<br />

ed epiteti divini; altre ancora si propongono come amu<strong>le</strong>ti contro mali invisibili ed esseri demoniaci.<br />

Spesso <strong>le</strong> gemme, come già i papiri, recavano iscrizioni parzialmente o totalmente incomprensibili, con <strong>le</strong>ttere isolate o in<br />

serie, combinazioni vocaliche, anagrammi e formu<strong>le</strong> <strong>le</strong>ggibili nei due sensi, come, ad esempio thobarraboth<br />

(QOBARRABOQ) e, più di frequente ablanathanalba (ABLANAQANALBA).<br />

Altre volte, <strong>le</strong> virtù apotropaiche dell’amu<strong>le</strong>to sono <strong>le</strong>gate alla raffigurazione dell’oggetto da proteggere, dell’essere<br />

sovrumano da supplicare, degli eventi mitici da evocare all’occorrenza.<br />

Troviamo così amu<strong>le</strong>ti con la Gorgone decapitata contro la podagra, Ares guardiano contro i mali del fegato e dell’utero, lo<br />

scorpione contro il suo stesso ve<strong>le</strong>no, la lucertola per <strong>le</strong> affezioni degli occhi.<br />

Anche in campo <strong>le</strong>tterario abbiamo un esempio interessante. Nel II secolo d.C. circola, infatti, un trattato, il Ciranide, che<br />

consisterebbe di opere parte di Arpocrate di A<strong>le</strong>ssandria, lo scrittore di cose mediche e astrologiche, e parte di Cirano, re di<br />

<strong>Per</strong>sia 2 . Il corpo del trattato consiste di quattro libri che si occupano dei poteri magici e curativi di pietre, piante e animali,<br />

ordinati secondo <strong>le</strong> <strong>le</strong>ttere dell’alfabeto greco. Il primo capitolo tra <strong>le</strong> altre voci annovera: ampelós (la vite), aquila (l’uccello),<br />

aetítis (“etite”, una pietra del colore dell’aquila) e aquila (“l’aquila di mare”, cioè la razza).<br />

Ciascun “e<strong>le</strong>mento” possiede meravigliose virtù che ingegnosamente li mettono in rapporto l’uno con l’altro: dalla vite si trae<br />

il vino e la sua radice cura l’epi<strong>le</strong>ssia e l’ubriachezza; la pietra trovata nella testa della razza previene l’ubriachezza, a<br />

prescindere dalla quantità di vino bevuto; disegnando la figura di un’aquila su un’etite e piazzando la pietra con una piuma<br />

dello stesso uccello presso la porta, questa impedirà a tutti i mali di entrare in casa. Secondo il Ciranide, ogni oggetto ed essere<br />

possiedono virtù magiche e perfino l’orso selvatico ha meravigliose proprietà: il suo teschio cura il mal di testa, l’occhio <strong>le</strong><br />

<strong>mala</strong>ttie dell’occhio umano, l’orecchio quel<strong>le</strong> dell’orecchio, mentre i suoi denti sono un amu<strong>le</strong>to che favorisce la dentizione<br />

nei bambini.<br />

Nel V secolo d. C. cominciano ad apparire in abbondanza gemme che si rifanno a modelli e concezioni giudaico cristiane:<br />

l’immagine del re Salomone, prototipo del Cristo, nel<strong>le</strong> vesti di un cavaliere che uccide con la lancia un demone femmini<strong>le</strong><br />

oppure associato al malocchio; il nome e la figura di Gesù Cristo sulla croce accanto a simboli e iscrizioni magiche; la<br />

Gorgone unita a un arcangelo o alla Madonna.<br />

Pensieri diffusi<br />

In un’aura cultura<strong>le</strong> dove la confusione tra natura<strong>le</strong> e soprannatura<strong>le</strong> era così marcata, i literati latini, che già provenivano da<br />

un ambiente in cui l’intrusione del soprannatura<strong>le</strong> nel quotidiano era riconosciuta, temuta, ricercata e istituzionalizzata,<br />

dispongono di scarsi strumenti critici per operare quella separazione che i magistri el<strong>le</strong>nistici ignoravano nel<strong>le</strong> loro opere. Nel<br />

momento in cui Roma diventa partecipe della cultura el<strong>le</strong>nistica vengono scoperte e sfruttate <strong>le</strong> “proprietà occulte” di alcune<br />

sostanze minerali, vegetali e animali.<br />

Quello di “proprietà occulta” si configura, d’altronde, come un concetto estremamente ambiguo, destinato ad ostacolare il<br />

progresso del<strong>le</strong> scienze sino al XVII sec..<br />

E’ notevo<strong>le</strong> che Ga<strong>le</strong>no, il grande medico vissuto alla corte di Marco Aurelio, pur respingendo energicamente qualsiasi pratica<br />

di tipo magico, abbia fede nel<strong>le</strong> “virtù occulte” di talune sostanze 3<br />

Se poi alcune eccezioni vi furono, quali il De medicina di Aulo Cornelio Celso, esse però rimasero voci clamantes in deserto e<br />

il conflitto epistemologico tra scienza e magia deve piuttosto essere ricercato in quei testi che furono opera di uomini più<br />

“aderenti” al loro tempo (aderenza che possiamo misurare dal successo di pubblico del<strong>le</strong> loro opere). Nessuna opera meglio<br />

della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio ci può fornire un compendio del pensiero e dell’atteggiamento romano di fronte<br />

alla natura e alla vita umana 4 .<br />

Con i trentasette libri che compongono la sua “enciclopedia” del sapere natura<strong>le</strong>, Plinio ci porge il più notevo<strong>le</strong> esempio di<br />

ec<strong>le</strong>ttismo romano. Da un punto di vista genera<strong>le</strong>, Plinio, preoccupato di raccogliere tutto lo scibi<strong>le</strong> del suo tempo sulla natura<br />

- sui minerali, sugli animali, sul<strong>le</strong> piante - non perse mai di vista l’uomo e <strong>le</strong> necessità contingenti.<br />

Plinio non era uno scienziato né un filosofo: anzi, dal punto di vista della storia cultura<strong>le</strong>, uno dei suoi pregi sta proprio nel<br />

metterci a disposizione schemi di pensiero pre-scientifici e di fornirci una rappresentazione del mondo antico dal punto di vista<br />

di una persona colta, non da quello di uno specialista o di un filosofo che debbono portare avanti e difendere la loro particolare<br />

concezione. Questo significa che la sua enciclopedia si può ritenere ragionevolmente rappresentativa della cultura romana<br />

dell’epoca: la presenza di e<strong>le</strong>menti non scientifici o folklorici, <strong>contra</strong>pposta alla sostanzia<strong>le</strong> correttezza del<strong>le</strong> altre<br />

2 Cfr. John Scarborough, “The Cyranides and Dioscorides: a possib<strong>le</strong> common source”, in I. Merkel e A. G. Debus (a cura di), Hermeticism and the<br />

Renaissance, Cambridge University Press, Cambridge, 1988, pagg. 79-112.<br />

3 Lugli, U., op. cit., pag.68<br />

4 Cfr. Robert Lenob<strong>le</strong>, Storie dell’idea di natura, op. cit., pagg. 169-251; e Michel Beagon, Roman Nature,<br />

Cambridge University Press, Cambridge, 1992, passim.


informazioni, è indice non tanto dello scarso discernimento persona<strong>le</strong> di Plinio, quanto dell’assenza di un canone scientifico<br />

consolidato nel mondo cultura<strong>le</strong> romano (ed el<strong>le</strong>nistico).<br />

Non e’vero ma…Plinio ci crede!<br />

Abbiamo detto che gli amu<strong>le</strong>ti sono oggetti portati a scopi magici per proteggere il possessore contro i sorti<strong>le</strong>gi, il malocchio,<br />

la <strong>mala</strong>ttia o altro.<br />

Ma anche <strong>le</strong> case, <strong>le</strong> mura, <strong>le</strong> città venivano protette nello stesso modo: …dicono che la testa di lupo seccata neutralizza i<br />

ma<strong>le</strong>fici e per questo motivo la inchiodano al<strong>le</strong> porte del<strong>le</strong> case di campagna 5 o anche …che il fie<strong>le</strong> di cane maschio nero<br />

funge da amu<strong>le</strong>to, facendo con esso fumigazioni e purificazioni per tutta la casa, contro ogni ma<strong>le</strong>ficio, oppure il sangue di<br />

cane, cospargendone <strong>le</strong> pareti, e interrando il suo membro genita<strong>le</strong> sotto l’uscio di casa 6 .<br />

E infine si dice che i ma<strong>le</strong>fici non possano penetrare o almeno non possano nuocere se si applica una stella marina con<br />

sangue di volpe e la si appende allo stipite superiore o a un chiodo di bronzo della porta 7 .<br />

Abbiamo anche visto come si potessero usare per gli amu<strong>le</strong>ti i materiali più diversi, pietre, metalli, piante, animali, dal<br />

momento che si riteneva che tutte <strong>le</strong> sostanze possedessero qualche virtù magica.<br />

… Un ferro di cavallo, venuto via dallo zoccolo, come spesso capita, se lo si raccoglie e lo si conserva da qualche parte,<br />

farebbe passare il singhiozzo nel momento stesso in cui torna in mente dove l’abbiamo riposto 8 . Come è ben noto a tutti l’uso<br />

di conservare un ferro di cavallo nella propria casa come portafortuna è sopravvissuto fino ai giorni nostri.<br />

E’ interessante vedere la professione di fede negli amu<strong>le</strong>ti quando la <strong>mala</strong>ttia è ribel<strong>le</strong> al<strong>le</strong> cure della medicina ufficia<strong>le</strong>: nel<strong>le</strong><br />

febbri quartane la medicina clinica 9 non funziona quasi per nulla. <strong>Per</strong> questo indicheremo parecchi rimedi magici, e in primo<br />

luogo quelli che ordinano come amu<strong>le</strong>ti: la polvere in cui si sia rigirato uno sparviero, posta in un pannolino appeso con un<br />

filo rosso; il dente più lungo d’un cane nero. Chiamano pseudosphex la vespa che vola isolata; la catturano con la mano<br />

sinistra e la <strong>le</strong>gano sotto il collo, altri invece usano quella che in quell’anno è stata vista per prima 10 .<br />

Contro la congiuntivite affermano poi che chi porta una lingua di volpe in un braccia<strong>le</strong>tto non soffrirà mai di questa<br />

<strong>mala</strong>ttia 11 .<br />

Un’altra superstizione guaritoria è l’immagine di simpatia e antipatia del<strong>le</strong> forze attraverso il cosmo: stel<strong>le</strong>, terra, bestie, piante<br />

e minerali sono forze corrispondenti che si influenzano reciprocamente attraverso attrazione e repulsione 12 .<br />

… la pietra aetite che si trova nel nido dell’aquila protegge il feto da ogni pericolo d’aborto. Una penna d’avvoltoio messa<br />

sotto i piedi aiuta <strong>le</strong> partorienti 13 .<br />

…Stupefacente è anche ciò che si trova a proposito della torpedine: se viene catturata quando la luna è nella Bilancia e viene<br />

conservata all’aperto per tre giorni, ogni volta che si porta a una donna rende i parti facili. Si pensa che anche l’acu<strong>le</strong>o della<br />

pastinaca aiuti il parto, <strong>le</strong>gato come amu<strong>le</strong>to all’ombelico, purché sia stato tolto alla pastinaca viva e questa sia stata buttata<br />

in mare 14 .<br />

…la …lingua [ del cama<strong>le</strong>onte], portata addosso come amu<strong>le</strong>to, allontana i pericoli del parto […]. Il suo piede anteriore<br />

destro, <strong>le</strong>gato al braccio sinistro con pel<strong>le</strong> di iena, ha potere contro i furti ed i terrori notturni ... 15<br />

Riguardo a un piccolo pesciolino chiamato remora, fra i Greci alcuni riferiscono che usandolo come amu<strong>le</strong>to vengono<br />

trattenuti fino al compimento i feti che tendono a scivolare e a uscire … altri che, conservato nel sa<strong>le</strong> e portato addosso come<br />

amu<strong>le</strong>to, agevola il parto al<strong>le</strong> donne gravide e per questo viene chiamato, con altro nome, odinolytes 16 .<br />

Plinio afferma che simpatia e antipatia dominano la natura; dalla sua osservazione l’uomo può trovare, facilmente, la medicina<br />

adatta a ogni <strong>mala</strong>ttia.<br />

E sempre riguardo la possibilità di successo del<strong>le</strong> cure simpatiche, Plinio confida anche nella signatura rerum, cioè nei<br />

caratteri esterni – forma, colore, sapore – attraverso i quali piante, animali o altro richiamano l’attenzione dell’osservatore e lo<br />

orientano circa il loro uso terapeutico 17 .<br />

Una coppia di cimici attaccata come amu<strong>le</strong>to al braccio sinistro in un batuffolo di lana rubata a un pastore combatte la<br />

febbre notturna, ravvolta in un panno rosso vivo <strong>le</strong> febbri diurne 18 .<br />

E’ chiaro il riferimento al rossore che si manifesta durante gli attacchi febbrili.<br />

Ogni cattivo influsso del mestruo svanisce se <strong>le</strong> donne hanno con sé una triglia 19 . In questo caso il colore rosso della triglia ha<br />

un col<strong>le</strong>gamento con il rosso del sangue.<br />

<strong>Per</strong>no dell’azione magica dell’amu<strong>le</strong>to, restano i consueti principi logico-associativi, così: … una zampa di <strong>le</strong>pre strappata<br />

all’anima<strong>le</strong> vivo, se uno la porta sempre dietro, calma gli attacchi di gotta 20 . E l’uso si rifà, probabilmente, alla relazione tra<br />

la zampa di <strong>le</strong>pre, anima<strong>le</strong> che corre veloce, e la gotta che rende <strong>le</strong>nti ostacolando, per il forte dolore, la deambulazione.<br />

5 Plinio, Naturalis Historia, a cura di G.B. Conte, con la collaborazione di G. Ranucci, Einaudi, Torino 1982-<br />

1987 (i libri XXVIII-XXXII – medicina e farmacologia – sono a cura di U. Capitani, I.<br />

Garofalo); XXVIII,157<br />

6 Plinio, op. cit., XXX,82<br />

7 Plinio, op. cit., XXXII, 44.<br />

8 Plinio, op. cit., XXVIII, 263.<br />

9 Ars clinica dal greco téchne kliniké propriamente “arte di curare chi è degente a <strong>le</strong>tto”<br />

10 Plinio, op. cit., XXX,98.<br />

11 Plinio, op. cit., XXVIII, 172.<br />

12 Maria Cristina Martini, “Piante medicamentose e rituali magico- religiosi in Plinio”, Bulzoni Editore,Roma, 1977, pag. 154<br />

13 Plinio, op. cit., XXX, 130<br />

14 Plinio, op. cit., XXXII, 133<br />

15 Plinio, op. cit., XXVIII, 114-115<br />

16 Plinio, op. cit., XXXII, 6 ’WdinolúteV (che scioglie i dolori del parto)<br />

17 M. C. Martini, op. cit., pag. 155<br />

18 Plinio, op. cit., XXIX, 64<br />

19 Plinio, op. cit., XXVIII,80<br />

20 Plinio, op. cit., XXVIII,220


Erano poi ricercati i resti umani e tutto ciò che aveva avuto relazione con la morte ritenendo che per ta<strong>le</strong> motivo questi<br />

avessero acquisito speciali poteri, … nei casi di quartana, attaccano al collo del <strong>mala</strong>to il frammento di un chiodo tolto da<br />

una croce ravvolto nella lana, oppure una corda usata per una crocifissione, quindi, una volta sfebbrato il paziente,<br />

ripongono questi talismani in una caverna dove non penetri il so<strong>le</strong> 21 .<br />

…Alcuni raccomandano di esporre il dente <strong>mala</strong>to a suffumigi fatti con un dente di persona dello stesso sesso e di attaccare<br />

come amu<strong>le</strong>to un canino estratto a un morto non sepolto 22 .<br />

Si raccomandava poi che gli oggetti contaminati in cui era trasmigrato il demone della <strong>mala</strong>ttia dovessero essere fatti sparire<br />

dalla circolazione per evitare che contagiassero i sani.<br />

Qualsiasi azione si compiva su un oggetto materia<strong>le</strong>, avrebbe influenzato in ugua<strong>le</strong> misura la persona con cui l’oggetto era<br />

stato una volta in contatto, che esso formasse, o meno, parte integrante del suo corpo 23 :…perché una ferita non procuri<br />

dolore, che la persona porti attaccato, con un filo, un chiodo o un altro oggetto che abbia calpestato 24 . Similia similibus<br />

curantur: ovviamente il chiodo o l’oggetto calpestato è quello che ha causato la ferita. Quindi si parte dal presupposto che cose<br />

una volta congiunte lo resteranno per sempre, anche se separate l’una dall’altra, in un rapporto simpatico per cui ciò che viene<br />

fatto all’una si ripercuote analogamente sull’altra 25 . C’è poi la corrispondenza tra la parte o l’organo dell’anima<strong>le</strong> usati come<br />

vere e proprie medicine oppure come amu<strong>le</strong>ti, e la parte o l’organo del paziente su cui si intende intervenire terapeuticamente<br />

o di cui si cerca di stimolare o riattivare una funzione. …I denti della iena calmerebbero il ma<strong>le</strong> di denti per semplice contatto<br />

oppure attaccati come amu<strong>le</strong>to nell’ordine corrispondente 26 .<br />

Si favo<strong>le</strong>ggia che uno dei denti grossi di iena attaccato come amu<strong>le</strong>to con uno spago sia un rimedio contro gli incubi notturni<br />

e la paura degli spettri. […] La carne bianca del petto di iena e sette peli più un pene di cervo, attaccati alla donna come<br />

amu<strong>le</strong>to nella pel<strong>le</strong> di una gazzella portati appesi al collo, sono un antiabortivo garantito 27 .<br />

Alla base di questa medicina molto diffusa presso gli antichi sta la convinzione che la creatura sana possa trasmettere intatte<br />

certe sue proprietà a un organismo <strong>mala</strong>to, ristabi<strong>le</strong>ndo così un equilibrio natura<strong>le</strong>: … il primo dente caduto a un fanciullo,<br />

purché non tocchi terra [secondo il pensiero degli antichi il contatto con la terra, qua<strong>le</strong> sede di divinità ctonie, avverse ai<br />

viventi, poteva infirmare la riuscita di una terapia], incastonato in un braccia<strong>le</strong>tto e portato senza mai toglierlo al braccio<br />

preserva dai dolori dell’ utero 28 .<br />

… il dolor di denti si guarisce portando addosso come amu<strong>le</strong>to un dente strappato a una talpa viva. 29<br />

Considerazioni conclusive?<br />

“La Naturalis Historia è un autentico bacino di raccolta e di distribuzione del materia<strong>le</strong> attinente al folklore, al<strong>le</strong> credenze<br />

popolari, stratificatosi nel mondo antico attraverso i secoli, materia<strong>le</strong> talmente vasto che il <strong>le</strong>ttore ha soltanto l’imbarazzo della<br />

scelta nell’individuare gli e<strong>le</strong>menti di ricerca più interessanti”.(Capitani) 30<br />

Fonte preziosa l’opera di Plinio che offre, senza dubbio, un’analisi dettagliata del rapporto che nell’antica Roma esisteva tra<br />

medicina e magia permettendoci di approfondire la conoscenza della cultura di un mondo sospeso tra medicina e magia.<br />

L’incertezza tra soluzioni <strong>le</strong>gate a metodi scientifici o alla magia è stata, comunque, tramandata dal mondo antico sino a noi.<br />

Con essa, però, un postulato fondamenta<strong>le</strong> per l’uomo: quello di poter esprimere, in ogni momento ed in ogni circostanza, una<br />

scelta – si chiami essa scienza o magia – per ciò che più appaga la nostra mente.<br />

Bibliografia<br />

1. U. Capitani, “Celso, Scribonio Largo, Plinio il Vecchio e il loro atteggiamento nei confronti della medicina popolare”, in<br />

“Maia”, XXIV, 1972<br />

2. De Martino, Ernesto,”Il mondo magico. Pro<strong>le</strong>gomeni a una storia del magismo”, Boringhieri, Torino, 1973<br />

3. De Martino, Ernesto, “Magia e civiltà”, Garzanti, Milano 1962<br />

4. Frazer, James George, “Il ramo d’oro”, Newton & Compton editori, Roma 1999<br />

5. Robert Lenob<strong>le</strong>, Storie dell’idea di natura, op. cit., pagg. 169-251; e Michel Beagon, Roman Nature, Cambridge<br />

University Press, Cambridge, 1992<br />

6. Lugli, Ubaldo, “La magia a Roma”, Ecig, Genova, 1989<br />

7. Martini, Maria Cristina, “Piante medicamentose e rituali magico- religiosi in Plinio”, Bulzoni Editore, Roma, 1977<br />

8. Mauss, Marcel, “Teoria genera<strong>le</strong> della magia e altri saggi”, Einaudi, Torino 1970<br />

9. Plinio, Naturalis Historia, a cura di G.B. Conte, con la collaborazione di G. Ranucci,<br />

10. Einaudi, Torino 1982-1987 (i libri XXVIII-XXXII – medicina e farmacologia – sono a cura di U. Capitani, I. Garofalo);<br />

XXVIII, 157<br />

11. John Scarborough, “The Cyranides and Dioscorides: a possib<strong>le</strong> common source”, in I. Merkel e A.G. Debus (a cura di),<br />

Hermeticism and the Renaissance, Cambridge University Press, Cambridge,1988<br />

12. Xella, Paolo, “Magia. Studi di storia del<strong>le</strong> religioni in memoria di Raffaella Garosi”, Bulzoni, Roma 1976<br />

21 Plinio, op. cit., XXVIII, 46<br />

22 Plinio, op. cit., XXVIII, 45<br />

23 Frazer, James George, “Il ramo d’oro”, Newton & Compton editori, Roma 1999; pag. 22<br />

24 Plinio, op. cit., XXVIII,48<br />

25 Frazer, J. G. op. cit., pag. 60.<br />

<strong>Per</strong> il concetto di antipatia e simpatia “del<strong>le</strong> forze costitutive di tutti gli e<strong>le</strong>menti”, di derivazione a<strong>le</strong>ssandrina, cfr. Plinio, op. cit., XX, 1-2; XXIV, 1; XXVIII,<br />

84; XXXVII, 59<br />

26 Plinio, op. cit., XXVIII,95<br />

27 Plinio, op. cit., XXVIII, 98<br />

28 Plinio, op. cit., XXVIII, 41<br />

29 Plinio, op. cit., XXX, 20<br />

30 U. Capitani, “Celso, Scribonio Largo, Plinio il Vecchio e il loro atteggiamento nei confronti della medicina popolare”, in “Maia”, XXIV, 1972, pgg. 133-<br />

135.

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