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Progetto<br />
Solidarieta’<br />
Anno XII N° III • Settembre 2010<br />
Trimestrale del Centro Cooperazione Sv<strong>il</strong>uppo, diretto da Anna Pisani<br />
Reg. Tribunale di Genova n. 2/99 del 14/4/1999 - Trimestrale Sped. Abb. Postale DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n.46) art. 1c.2, DCB Genova - contiene inserto redazionale<br />
Sportello<br />
Africa<br />
MOZAMBICO<br />
Esmabama, storia<br />
di un cammino insieme<br />
ZAMBIA<br />
Con <strong>il</strong> pallone<br />
lezioni di vita<br />
NEPAL<br />
Scolari ben nutriti<br />
lo dice <strong>il</strong> check-up<br />
URS is a member of Registrar of Standards (Holdings) Ltd.<br />
CAMBOGIA<br />
Marinai in soccorso<br />
delle scuole del porto<br />
ITALIA<br />
Giochi solidali<br />
inaugurato <strong>il</strong> negozio <strong>CCS</strong><br />
UNASTORIA<br />
Incontro con Edina<br />
la bambina sostenuta
Sommario<br />
Anno XII N° III • Settembre 2010<br />
Editoriale<br />
Un calcio agli stereotipi 3<br />
Anna Pisani<br />
Mozambico<br />
Storia e significato di un cammino insieme 4<br />
Padre Ottorino Poletto<br />
Dai banchi di scuola allo stage sul campo 6<br />
Leopoldina Gaspar Governo<br />
Zambia<br />
Con <strong>il</strong> pallone t’insegno la vita 8<br />
Enrico Carretta<br />
Disab<strong>il</strong>ità e AIDS <strong>il</strong> malocchio non c’entra 9<br />
Enrico Carretta<br />
Nepal<br />
Scuole in montagna per 3000 bambini 10<br />
Simone Galimberti<br />
Scolari ben nutriti lo dice <strong>il</strong> check-up 11<br />
Simone Galimberti<br />
Primo Ministro cercasi per superare la crisi 12<br />
Simone Galimberti<br />
Cambogia<br />
Fermare gli espropri per salvare l’isola 13<br />
Paolo Gondoni<br />
Marinai in soccorso delle scuole del porto 14<br />
Paola Massa<br />
People<br />
Con <strong>CCS</strong> ritorno tra i piccoli cambogiani 16<br />
Lucia Blandolino<br />
Il sabato del v<strong>il</strong>laggio<br />
Musica e gol di una sera africana 16<br />
Samantha Armani<br />
Direttore responsab<strong>il</strong>e: Anna Pisani<br />
UnaStoria<br />
Con un viaggio abbiamo<br />
accorciato la “distanza” 17<br />
Daniela Zuccolotto<br />
<strong>Italia</strong><br />
Ecco le sei linee guida per <strong>CCS</strong> nel mondo 18<br />
Enrico Neri<br />
Ritorno a scuola tutte le novità 20<br />
Samantha Armani<br />
<strong>CCS</strong> in gioco per l’Africa 21<br />
Alessandro Grassini<br />
TerzaPagina<br />
Il mondo è di tutti 23<br />
Daniela Fiori<br />
Cucina dell’Altro Mondo<br />
Ricette di mare dal Mozambico 24<br />
Daniela Fiori<br />
FOCUS<br />
SPORTELLO AFRICA 25<br />
Il decentramento seme di democrazia 26<br />
Giorgio Pagano<br />
Tra governi locali e autorità tradizionale 28<br />
Francesca Dagnino<br />
Anche la sanità si decentra 29<br />
Bruno Piotti<br />
<strong>CCS</strong> Informa 31<br />
Redazione <strong>Italia</strong>: Daniela Fiori (segreteria di redazione),Samantha Armani, Francesca<br />
Dagnino, Alessandro Grassini, Enrico Neri, Fosca Scotto di Perta, Giorgio Zagami,<br />
Stefano Zara<br />
Hanno collaborato a questo numero: Samantha Armani, Lucia Blandolino, Enrico<br />
Carretta, Maria da Felicidade Figuereido de Brito, Francesca Dagnino, Pietro Ferlito,<br />
Daniela Fiori, Simone Galimberti, Paolo Gomiero, Paolo Gondoni, Leopoldina Gaspar<br />
Governo, Paola Massa, Chiara Moroni, Enrico Neri, Giorgio Pagano, Erica Pedone,<br />
Bruno Piotti, Padre Ottorino Poletto, Daniela Zuccolotto<br />
Si ringrazia per la foto di copertina: www.ghana.usembassy.gov<br />
“Progetto Solidarietà” viene inviato a tutti i Sostenitori di <strong>CCS</strong> e a quanti ne fanno<br />
richiesta.<br />
La responsab<strong>il</strong>ità degli articoli è dei rispettivi autori; la redazione si assume la responsab<strong>il</strong>ità<br />
degli articoli non firmati. Per la riproduzione, integrale o parziale, di articoli di Progetto<br />
Solidarietà, contattare preventivamente la redazione all’indirizzo di posta elettronica:<br />
comunicazione@ccsit.org<br />
Progetto grafico e stampa: Gigrafica Srl - Genova<br />
Progetto Solidarietà è stampato su carta riciclata E2000<br />
Reg. Tribunale di Genova n. 2/99 -14/01/1999<br />
Redazione: <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong> - Centro Cooperazione Sv<strong>il</strong>uppo Onlus<br />
Via di Scurreria, 5/1, 16123 Genova<br />
Tel: 010.5704843 - Fax 010.5702277- comunicazione@ccsit.org - www.ccsit.org<br />
PROGETTO SOLIDARIETÀ è la rivista<br />
di <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong> - Centro Cooperazione<br />
Sv<strong>il</strong>uppo ONLUS,<br />
associazione di cooperazione e<br />
solidarietà internazionale.<br />
La nostra missione associativa è<br />
quella di “migliorare le condizioni<br />
di vita dei bambini nel contesto in<br />
cui vivono, attraverso concrete iniziative<br />
di sostegno, diretto e indiretto,<br />
alla loro educazione, al loro<br />
benessere e al loro sv<strong>il</strong>uppo”.<br />
I principali beneficiari dei nostri<br />
progetti sono bambini e bambine<br />
per i quali cerchiamo di favorire<br />
l’accesso a una educazione di base<br />
di qualità, migliori condizioni di vita,<br />
possib<strong>il</strong>ità di crescita e sv<strong>il</strong>uppo armonico<br />
delle proprie potenzialità. Il<br />
mondo che vorremmo, e a cui cerchiamo<br />
di contribuire almeno in<br />
parte, è “un mondo in cui a tutti i<br />
bambini e le bambine sia garantita<br />
la possib<strong>il</strong>ità di sv<strong>il</strong>uppare le proprie<br />
potenzialità per diventare adulti<br />
pienamente realizzati”. Oggi <strong>CCS</strong><br />
<strong>Italia</strong> sostiene circa 15.000 bambini<br />
in Mozambico, Zambia, Nepal e<br />
Cambogia, grazie al contributo di<br />
oltre 14.000 sostenitori a distanza.<br />
Dal 1989 realizza progetti in favore<br />
dell’infanzia, costruisce pozzi,<br />
scuole, strutture sanitarie e centri<br />
comunitari, interviene nelle emergenze<br />
alimentari e sanitarie.<br />
In <strong>Italia</strong>, si dedica a progetti di<br />
educazione allo sv<strong>il</strong>uppo e alla<br />
mondialità nelle scuole primarie. Il<br />
B<strong>il</strong>ancio prevede erogazioni a favore<br />
dei bambini e delle comunità<br />
per oltre € 3.000.000 annui.
Com’è cambiato l’immaginario dell’Africa dopo i Mondiali<br />
Un calcio<br />
agli stereotipi<br />
Anna Pisani<br />
L’immagine sorridente di Mandela con in<br />
testa un colbacco molto poco africano,<br />
accolto da un’ovazione nello stadio di<br />
Città del Capo, ha chiuso i primi mondiali<br />
di calcio in Sud Africa. Ricordava molto<br />
<strong>il</strong> finale di “Invictus” <strong>il</strong> bel<br />
f<strong>il</strong>m di Clint Eastwood sulla<br />
vita di Mandela. Nella finzione<br />
cinematografica era<br />
stato <strong>il</strong> rugby a unificare un<br />
paese diviso, nella realtà è<br />
stato <strong>il</strong> calcio a cambiare<br />
l’immaginario dell’Africa agli<br />
occhi di tutto <strong>il</strong> mondo.<br />
All’inizio si parlava solo di quanto erano<br />
fastidiose le vuvuzelas e quanto potesse<br />
essere pericoloso passeggiare per strada<br />
nelle città del Sud Africa. E invece abbiamo<br />
visto un Paese capace di organizzare<br />
un Grande Evento come qualunque<br />
nazione occidentale, di costruire stadi<br />
nuovi e luccicanti e di assorbire senza<br />
problemi di criminalità o di altro m<strong>il</strong>ioni di<br />
visitatori. Non ci sono stati i furti ai turisti<br />
di cui si parlava, non ci sono state aggressioni,<br />
né violenze e le immagini di<br />
Abbiamo ritrovato in<br />
quell’entusiasmo, da<br />
noi perduto, le emozioni<br />
che da sempre<br />
sa dare lo sport,<br />
quello vero<br />
una Città del Capo piena di luci sotto un<br />
incredib<strong>il</strong>e cielo africano ha affascinato<br />
gli spettatori di tutto <strong>il</strong> mondo.<br />
Abbiamo visto anche stadi pieni di gente<br />
gioiosa, dipinta, sorridente, di famiglie<br />
con donne e bambini, di<br />
volti emozionati, di esplosioni<br />
di gioia e di lacrime,<br />
abbiamo ritrovato in quell’entusiasmo,<br />
da noi perduto,<br />
le emozioni che da<br />
sempre sa dare lo sport,<br />
quello vero, fatto di competizione<br />
leale e di sacrificio.<br />
E come non pensare ai nostri stadi popolati<br />
da ultras armati di spranghe e bastoni,<br />
da poliziotti in assetto antisommossa,<br />
dove a comandare sono le urla, gli striscioni<br />
razzisti, gli insulti, le risse, dove lo<br />
spettacolo sportivo è oscurato dai fumogeni.<br />
Come non pensare alle battaglie<br />
domenicali per strada in quartieri trasformati<br />
in fronti di guerriglia urbana con recinzioni<br />
alte tre metri che separano lo<br />
stadio dalle case, i tifosi dalla gente normale,<br />
alle stazioni presidiate dalla polizia,<br />
I tifosi della squadra del Sud Africa in festa, foto Rafael Alvez<br />
EDITORIALE<br />
Vuvuzelas, foto Rafael Alvez<br />
ai pullman delle squadre avversarie presi<br />
d’assalto.<br />
I primi mondiali di calcio in Africa ci hanno<br />
raccontato un’altra storia. Una storia in<br />
qualche modo simboleggiata dal volto<br />
prima rassegnato e poi orgoglioso del<br />
giocatore del Ghana che all’ultimo minuto<br />
dei supplementari (quarti di finale, Ghana<br />
- Paraguay) ha sbagliato <strong>il</strong> rigore che<br />
avrebbe portato <strong>il</strong> suo Paese e l’Africa intera<br />
nella storia. Quel rigore sbagliato che<br />
ha ammutolito uno stadio intero facendo<br />
scendere un velo di tristezza sul volto<br />
degli spettatori di colore. Quel rigore che<br />
avrebbe portato <strong>il</strong> Ghana a superare <strong>il</strong><br />
turno portando l’Africa nel club esclusivo<br />
dei grandi, quelli che vincono.<br />
Lo stesso giocatore del Ghana è stato <strong>il</strong><br />
primo, dopo i supplementari, a tirare i rigori<br />
che dovevano decretare la squadra<br />
vincitrice. Ha preso <strong>il</strong> pallone e ha fatto<br />
centro. Ma ormai era tardi. Nel suo<br />
sguardo c’era tutta la sofferenza per quel<br />
momento fatale che poteva cambiare la<br />
storia sportiva di questi mondiali. Che<br />
avrebbe segnato <strong>il</strong> riscatto dei giocatori<br />
neri che fanno grandi le squadre dei bianchi,<br />
dei giocatori africani che fanno vincere<br />
le squadre europee. Ha tirato e ha<br />
fatto centro perché doveva assumersi le<br />
sue colpe e rimediare all’errore che era<br />
stato suo. Anche se era tardi.<br />
Sono queste le immagini che resteranno<br />
dei primi campionati del mondo di calcio<br />
in Africa. Immagini che si sovrappongono<br />
ai nostri stereotipi sulle capanne, la giungla,<br />
i bambini nudi. L’Africa si muove,<br />
cammina. Non ha bisogno di collanine o<br />
di elemosine alimentari, ma di un sostegno<br />
all’economia, all’istruzione e alla sanità<br />
per trovare una propria via di<br />
sv<strong>il</strong>uppo. Come un Paese “normale” dove<br />
si possono svolgere i mondiali di calcio.<br />
3
Esmabama e <strong>CCS</strong>, insieme dal 1997<br />
Storia e significato<br />
di un cammino insieme<br />
Berira, Padre Ottorino Poletto<br />
MISSIONARIO COMBONIANO, DIRETTORE DELL’ASSOCIAZIONE ESMABAMA<br />
ESMABAMA: una parola composta dalle<br />
iniziali di EStaquinha, MAngunde, BArada<br />
e MAchanga. Si tratta di 4 missioni<br />
cattoliche (per <strong>CCS</strong> centri BE, SD, MIB,<br />
SM), attualmente fiorenti e organizzate,<br />
situate nella parte centrale del Mozambico,<br />
nella provincia di Sofala e, più precisamente,<br />
nei distretti di Buzi, Chibabava<br />
e Machanga.<br />
La storia di queste 4 missioni, inizia negli<br />
anni ’40-’60 del secolo scorso, all’epoca<br />
in cui <strong>il</strong> Mozambico era ancora colonia<br />
portoghese, per iniziativa dei Missionari<br />
Francescani, che sv<strong>il</strong>uppano un’opera di<br />
promozione sociale con l’apertura e diffusione<br />
sul territorio di decine e poi centinaia<br />
di piccole scuole elementari. Le<br />
scuole erano dirette da maestri formati in<br />
speciali centri di formazione e accompagnati<br />
dai missionari stessi che operavano<br />
4<br />
MOZAMBICO<br />
a partire dalle missioni. Migliaia e migliaia<br />
di mozambicani devono <strong>il</strong> loro inserimento<br />
nella società a questa grande<br />
opera, messa seriamente in difficoltà<br />
dagli avvenimenti dell’indipendenza del<br />
1975 e dalla devastante guerra civ<strong>il</strong>e durata<br />
ben 16 anni.<br />
Alla fine del 1992, le 4 missioni apparivano<br />
desolate e praticamente abbandonate,<br />
con la maggioranza<br />
degli edifici degradati o di-<br />
strutti. Nel contempo le popolazioni<br />
della zona, una<br />
volta terminato l’incubo degli<br />
attacchi e delle distruzioni,<br />
sentivano fortemente la necessità<br />
di vivere una nuova<br />
epoca, di ricostruzione e pacificazione,<br />
a partire dalla riorganizzazione<br />
di scuole e centri sanitari per ridare<br />
speranza e futuro a migliaia e migliaia di<br />
bambini rimasti senza istruzione e bisognosi<br />
di tutto. Divenne pertanto chiaro<br />
che la Chiesa Cattolica doveva riprendere<br />
<strong>il</strong> suo ruolo storico di promozione<br />
sociale in collaborazione con <strong>il</strong> Governo e<br />
che le missioni dovevano essere riorganizzate<br />
e riaperte al servizio della gente,<br />
in particolare nelle zone di più diffic<strong>il</strong>e accesso.<br />
Nel 1995 le 4 missioni, in situazioni ancora<br />
molto precarie e diffic<strong>il</strong>i, riniziano di<br />
fatto le loro attività scolastiche. Si comincia<br />
dalle prime classi elementari e si<br />
aprono i primi convitti con poche decine<br />
di alunni. Le aule praticamente non ci<br />
sono e tanto meno banchi per studiare o<br />
Qui e a pagina 5, Maria da Felicidade tra i bambini di Machanga, centro SM (foto <strong>CCS</strong>)<br />
Oggi siamo arrivati ad<br />
avere un totale di<br />
circa 7.500 alunni, di<br />
cui più di 2.500 in<br />
convitto<br />
letti per dormire. Ci si accontenta di organizzare<br />
classi sotto gli alberi e dormire<br />
sulla stuoia in edifici ancora fatiscenti.<br />
È in questo contesto che, nel 1997, appare<br />
<strong>il</strong> <strong>CCS</strong> di Genova a offrire la sua generosa<br />
e fattiva collaborazione.<br />
Si tratta fin dall’inizio di un<br />
rapporto di fiducia reci-<br />
proca, quello che più tardi<br />
si sarebbe chiamato “rapporto<br />
indiretto” in cui <strong>CCS</strong><br />
avrebbe messo a disposizione<br />
dei fondi sulla base di<br />
proposte e progetti ed<br />
Esmabama li avrebbe gestiti<br />
rispondendo alle necessità più urgenti,<br />
priv<strong>il</strong>egiando <strong>il</strong> sostegno dei
ambini orfani o in condizioni di particolare<br />
necessità.<br />
Diciamo che, fin da quei primi momenti,<br />
si è operata una sintesi molto positiva tra<br />
le esigenze di un aiuto personalizzato e<br />
continuativo, diretto a dei bambini concreti<br />
nell’ambito del Sostegno a Distanza,<br />
e le esigenze altrettanto importanti di una<br />
crescita per tutta la comunità. In altre parole,<br />
<strong>CCS</strong> ci ha permesso di individuare<br />
situazioni concrete di centinaia di bambini<br />
con la propria storia personale, fatta<br />
spesso di sofferenze e privazioni, e accoglierli<br />
in strutture scolastiche e di convitto,<br />
mantenendo un rapporto stretto<br />
con le rispettive famiglie e nello stesso<br />
tempo tempo inserendoli in contesti più<br />
ampi di socializzazione e formazione.<br />
Dal 1995, quando gli alunni delle 4 missioni<br />
erano poche centinaia, siamo passati<br />
ad avere oggi scuole primarie e<br />
secondarie, di indirizzo generale e tecnico-professionali,<br />
per un totale di circa<br />
7.500 alunni, di cui più di 2.500 in convitto.<br />
Padre Ottorino (foto <strong>CCS</strong>)<br />
IL SOSTEGNO PER UNO, UN AIUTO PER MOLTI<br />
Maria da Felicidade Figuereido de Brito<br />
COLLABORATRICE <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
Mi chiamo Maria, ho 27 anni e lavoro con l'associazione Esmabama dal 2008. Il<br />
mio compito principale è garantire l’implementazione dei programmi che Esmabama<br />
realizza nelle sue missioni insieme a <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong>.<br />
Appena assunta, ho iniziato a occuparmi della collaborazione con <strong>CCS</strong> e ho subito<br />
percepito che per me sarebbe stata una buona opportunità di crescita. Dal<br />
punto di vista umano, perché avrei avuto la possib<strong>il</strong>ità di relazionarmi direttamente<br />
con i bambini, e da quello professionale, perché <strong>CCS</strong> era dotato di strumenti<br />
di monitoraggio e di rendicontazione tipici del mondo della cooperazione.<br />
<strong>CCS</strong> contribuisce in modo sostanziale al raggiungimento della mission di Esmabama,<br />
che è favorire lo sv<strong>il</strong>uppo delle comunità rurali in cui operiamo, soprattutto<br />
rispetto all'educazione e alla sicurezza alimentare. In particolare, i fondi del<br />
Sostegno a Distanza stanno assicurando nel 2010 <strong>il</strong> funzionamento delle<br />
scuole primarie annesse alle nostre 4 missioni, grazie alla fornitura di materiale<br />
da cancelleria per le segreterie, alla distribuzione di materiale scolastico per<br />
1.500 alunni vulnerab<strong>il</strong>i e al pagamento di 3 insegnanti che non sono ancora stati<br />
assunti dal Ministero dell'Educazione.<br />
Siamo anche riusciti a rafforzare <strong>il</strong> programma di sicurezza alimentare nei collegi<br />
interni dove sono attualmente ospitati 2.125 fra bambine e bambini dai 6 ai 17<br />
anni, tutti provenienti da famiglie in situazioni di difficoltà. In definitiva, grazie alla<br />
collaborazione con <strong>CCS</strong>, possiamo integrare <strong>il</strong> supporto agli alunni che frequentano<br />
le nostre scuole e ai ragazzi ospitati nel collegio, cosa che ci permette di offrire<br />
un servizio sempre migliore alla società mozambicana. I 247 bambini inseriti<br />
nei programmi di Sostegno a Distanza ricevono 2 distribuzioni annuali di materiale<br />
scolastico, sufficiente per tutto l’anno, alimenti e prodotti igienico-sanitari. Unica<br />
nota dolente è data dal fatto che la diffic<strong>il</strong>e congiuntura economica ha avuto ripercussioni<br />
negative sul numero dei sostegni attivati dall'<strong>Italia</strong>: negli ultimi 3 anni<br />
si è drasticamente ridotto da 547 del 2008 agli attuali 247. Contemporaneamente,<br />
però, abbiamo accompagnato anche noi le evoluzioni della modalità di gestione<br />
del Sostegno a Distanza che ha conosciuto <strong>CCS</strong>, cercando di ridurre, progressivamente<br />
e nella misura del possib<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> sostegno individuale e aumentando,<br />
invece, i benefici in favore della collettività che per noi è rappresentata, nel caso<br />
specifico di questo programma, dagli alunni delle nostre scuole e dai ragazzi ospitati<br />
nei collegi. Personalmente, trovo la<br />
collaborazione con <strong>CCS</strong> particolarmente<br />
gradevole perché le esigenze di<br />
trasparenza nella gestione dei fondi e<br />
la serietà richiesta nell'implementazione<br />
delle attività è un’occasione di<br />
crescita professionale. Ricevo un accompagnamento<br />
costante e puntuale<br />
sia in fase di studio e redazione dei<br />
progetti, sia durante l’implementazione<br />
e la rendicontazione delle attività.<br />
Al lato professionale si aggiunge<br />
anche quello, non meno importante,<br />
delle buone relazioni che abbiamo instaurato<br />
a tutti i livelli, fatto che mi permette<br />
di sentirmi davvero a casa mia<br />
ogni qualvolta varco la porta dell’ufficio<br />
<strong>CCS</strong>. Non posso, infine, non<br />
approfittare dell’occasione per ringraziare<br />
i sostenitori di <strong>CCS</strong> che<br />
continuano a supportare <strong>il</strong> programma<br />
di Sostegno a Distanza di<br />
Esmabama e invitarli a visitare le nostre<br />
missioni per vivere emozioni<br />
davvero uniche.<br />
5
La collaborazione di <strong>CCS</strong> si rivolge in<br />
particolare ai bambini delle prime classi,<br />
le cui famiglie generalmente vivono non<br />
troppo lontano dalla scuola, ma si può rivolgere<br />
anche a bambini<br />
che, una volta inseriti nella<br />
scuola, preferiscono rimanere<br />
nel convitto così da risparmiarsi<br />
le fatiche<br />
giornaliere di tante ore di<br />
cammino tra la scuola e la<br />
loro casa.<br />
Con l’aiuto e lo stimolo di<br />
<strong>CCS</strong>, in tutti questi anni, abbiamo così<br />
potuto seguire la storia e la crescita di<br />
migliaia e migliaia di bambini, nel frattempo<br />
cresciuti e attualmente già inseriti<br />
nel mondo del lavoro e con responsab<strong>il</strong>ità<br />
di famiglia. Nel contempo, <strong>CCS</strong> ci ha<br />
permesso di dare una formazione a tutto<br />
un gruppo di “animatori” o “formatori” che<br />
non solo fanno ai bambini le foto da inviare<br />
ai sostenitori italiani, ma soprattutto<br />
offrono un accompagnamento<br />
educativo, manten-<br />
gono i rapporti con le<br />
rispettive famiglie e fac<strong>il</strong>itano<br />
<strong>il</strong> loro inserimento nella<br />
scuola. <strong>CCS</strong> ha unito la sua<br />
storia a quella di Esmabama<br />
permettendo la crescita di<br />
tanti di ragazzi, favorendo lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo e <strong>il</strong> sostegno delle nostre scuole<br />
e preparando persone capaci di operare<br />
nell’ambito sociale con competenza e<br />
serietà. Non resta che augurarci che questa<br />
relazione, già consolidata e con frutti<br />
evidenti, possa continuare e crescere ul-<br />
La testimonianza di una giovane sostenuta da <strong>CCS</strong><br />
Dai banchi di scuola<br />
allo stage sul campo<br />
Maputo, Leopoldina Gaspar Governo<br />
STAGISTA <strong>CCS</strong> A MAPUTO<br />
Mi chiamo Leopoldina Gaspar Governo<br />
e ho 19 anni. Sono nata nella città di<br />
Quelimane, nella provincia della Zambesia<br />
e oggi vorrei parlarvi dell'esperienza<br />
che ho vissuto in questi anni insieme a<br />
6<br />
Con l’aiuto di <strong>CCS</strong><br />
abbiamo potuto seguire<br />
migliaia di bambini<br />
ormai inseriti nel<br />
mondo del lavoro<br />
<strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong>.<br />
Sono stata una delle ragazze sostenute<br />
presso la “Casa das Crianças Madre<br />
Maria Clara” (centro 04), seguita dall’animatrice<br />
sociale Sorella Maria Soda Lino<br />
Leopoldina controlla le foto dei bambini sostenuti (foto <strong>CCS</strong>)<br />
teriormente. Anche se la guerra è rimasta<br />
ormai un ricordo lontano, nuove sfide<br />
sono apparse all’orizzonte e la lotta alla<br />
povertà rimarrà ancora per molti anni un<br />
obiettivo fondamentale e prioritario.<br />
Non resta che tenere unite le forze e continuare<br />
a lavorare insieme!<br />
I ragazzi di Estaquinha, centro BE (foto <strong>CCS</strong>)<br />
Isàura. Sono arrivata in questa comunità<br />
alla fine del 1996 quando avevo solo cinque<br />
anni, a causa delle gravi difficoltà<br />
che affrontava la mia famiglia. Sono stata<br />
così accolta e cresciuta nella grande famiglia<br />
delle Suore Francescane Ospedaliere<br />
dell'Immacolata Concezione, dove<br />
ho avuto l'opportunità di iniziare la scuola<br />
elementare nel 1997. Ho abbracciato la<br />
scuola e i libri con grande forza, perché<br />
pensavo e penso che sia <strong>il</strong> solo mezzo<br />
con cui posso garantire la mia vita e <strong>il</strong><br />
mio futuro.<br />
Ho fatto i miei studi nel settore della contab<strong>il</strong>ità,<br />
completando <strong>il</strong> corso con successo<br />
alla fine del 2009. Posso dire che<br />
questo buon risultato è stato frutto anche<br />
delle persone che mi hanno sostenuto<br />
attraverso <strong>CCS</strong> e del grande impegno e<br />
affetto ricevuti dalle sorelle che mi hanno<br />
appoggiato per anni e anni e ancora mi<br />
sostengono con lo scopo di darmi <strong>il</strong> miglior<br />
livello di istruzione per <strong>il</strong> mio domani.<br />
Dopo avere concluso la scuola superiore,<br />
<strong>il</strong> Coordinatore di <strong>CCS</strong> a Maputo e Sorella<br />
Isàura, in collaborazione con UGC<br />
(Unione Generale delle Cooperative,<br />
l’istituto nel quale ho realizzato <strong>il</strong> miei<br />
studi superiori), hanno pensato di offrirmi<br />
la possib<strong>il</strong>ità di uno stage nell’ufficio di<br />
<strong>CCS</strong>, con l’obiettivo di introdurmi nel<br />
mondo del lavoro e farmi conoscere le<br />
modalità di intervento di una organizzazione<br />
di questo tipo. Quando ho ricevuto<br />
la notizia ero molto emozionata ed entusiasta,<br />
ma anche un po’ preoccupata per<br />
la nuova esperienza che mi aspettava.
Ho iniziato <strong>il</strong> mio stage l'8 marzo 2010:<br />
quel giorno mi sono svegliata molto presto<br />
e prima del solito. Ricordo che intorno<br />
alle 6.40 ero già davanti alla porta<br />
dell'ufficio di <strong>CCS</strong> a Matola. Ho trovato<br />
un ambiente molto accogliente e dei<br />
buoni amici che mi hanno insegnato con<br />
grande piacere e molta pazienza. All'inizio<br />
ho lavorato nel settore che meglio conosco,<br />
quello contab<strong>il</strong>e, con la Signora<br />
Maria de Lurdes (Lucha). Dopo qualche<br />
giorno sarebbe iniziata una verifica contab<strong>il</strong>e<br />
e quindi prima di tutto ho aiutato a<br />
controllare i vari classificatori; poi ho accompagnato<br />
l’inserimento delle spese<br />
sul programma di contab<strong>il</strong>ità e conosciuto<br />
un passo alla volta che cosa significava<br />
per <strong>il</strong> nostro ufficio la certificazione<br />
ISO 9001. Giorni dopo ho cominciato a<br />
lavorare con <strong>il</strong> Signor Sergio nel settore<br />
dei progetti. Con lui ho avuto l’opportunità<br />
di conoscere le attività svolte sul<br />
campo quali l’educazione alla salute, le<br />
produzioni agricole scolastiche, la costruzione<br />
di infrastrutture, l’assistenza ai<br />
bambini vulnerab<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> cinema nei v<strong>il</strong>laggi<br />
ecc. La mia prima visita sul campo si è<br />
svolta nel Centro MPT di Ngolhosa, nel<br />
Distretto di Moamba. Qui ci siamo riuniti<br />
con <strong>il</strong> Consiglio Scolastico per la definizione<br />
delle attività di produzione agricola<br />
scolastica e per la consegna alla scuola<br />
del kit di pronto soccorso. Con loro, e in<br />
particolare con l’insegnante responsab<strong>il</strong>e<br />
della salute scolastica, abbiamo concordato<br />
come ut<strong>il</strong>izzare i medicinali (registrazioni<br />
sulle schede) e sulla necessità<br />
di segnalare su un registro tutte le visite<br />
fatte ai bambini. La giornata che mi è piaciuta<br />
particolarmente è stata quella in occasione<br />
della partecipazione di <strong>CCS</strong> a un<br />
incontro di pianificazione delle attività del<br />
SDEJT (Servizio Distrettuale dell'Educa-<br />
zione, Gioventù e Tecnologia) per <strong>il</strong> 2011,<br />
alla quale ho preso parte insieme al coordinatore<br />
di <strong>CCS</strong>. Quel giorno ho avuto<br />
<strong>il</strong> piacere di conoscere l’Amministratore<br />
del Distretto, molti dei direttori delle<br />
scuole distrettuali e di elaborare per la<br />
prima volta una relazione dell’incontro.<br />
Ho visitato, poi, molti altri centri, tra i<br />
quali quelli di Muxie, Luziveve, Goane2,<br />
Magauane, in occasione della distribuzione<br />
dei kit scolastici ai bambini e degli<br />
incontri con le comunità in vista dell’apertura<br />
di varie fonti d’acqua. Sono<br />
state giornate di lavoro duro e faticoso,<br />
ma anche estremamente piacevoli perché<br />
mi hanno permesso di stare insieme<br />
ai bambini e di conoscere meglio le condizioni<br />
in cui vivono.<br />
Mi sono addentrata nel lavoro a poco a<br />
poco. Inizialmente ho vissuto alcune difficoltà,<br />
ma penso di averle sempre superate<br />
apprendendo molte cose nuove e<br />
non solo nell’area della contab<strong>il</strong>ità, che è<br />
la mia area professionale. Tutto quello<br />
che sto vivendo sono esperienze straordinarie,<br />
che mi sono piaciute molto, ma<br />
svolgere un lavoro di campo non è compito<br />
fac<strong>il</strong>e, richiede molto coraggio, dedizione<br />
e competenze.<br />
Un altro momento del lavoro di Leopoldina (foto <strong>CCS</strong>)<br />
Nel lavoro di campo si vive e si sente la<br />
realtà del Mozambico. Si vede la realtà<br />
delle cose, come altre persone vivono affrontando<br />
grandi difficoltà, carestie, mancanza<br />
di un reddito, mancanza di<br />
assistenza medica. Anche i miei primi<br />
anni di vita sono stati estremamente diffic<strong>il</strong>i<br />
e ora mi auguro che tutto quello che<br />
ho appreso in <strong>CCS</strong> e <strong>il</strong> nuovo ciclo di<br />
studi che sto affrontando si possa tradurre<br />
in attività a beneficio dei bambini<br />
mozambicani.<br />
Approfitto per ringraziare e salutare la<br />
grande equipe di amici di <strong>CCS</strong>.<br />
Mozambico News<br />
Il numero di funzionari pubblici<br />
mozambicani licenziati<br />
per vari tipi di reati è aumentato<br />
da 196 nel 2006 a<br />
282 nel 2009: un'impennata<br />
di oltre <strong>il</strong> 45% che l'Unità<br />
Tecnica per la Riforma del<br />
Settore Pubblico ha spiegato<br />
con la volontà di rendere<br />
sempre più credib<strong>il</strong>i gli<br />
apparati dello Stato.<br />
Circa 640 casi di crimine<br />
violento accadono quotidianamente<br />
nei sobborghi di<br />
Maputo senza che la polizia<br />
ne sia a conoscenza. Lo denuncia<br />
Fomicres una ong<br />
locale impegnata contro la<br />
violenza e per <strong>il</strong> reiserimento<br />
sociale.<br />
Secondo <strong>il</strong> quotidiano Noticias,<br />
<strong>il</strong> governo degli Stati<br />
Uniti sta trasferendo la gestione<br />
finanziaria, la realizzazione<br />
e <strong>il</strong> monitoraggio<br />
dei progetti sull'HIV/AIDS<br />
al governo mozambicano e<br />
a ONG locali che operano in<br />
quest'area.<br />
Il Mozambico ha firmato 8<br />
accordi commerciali b<strong>il</strong>aterali<br />
con lo Zambia per la<br />
cooperazione in settori<br />
come le risorse naturali,<br />
l'educazione e <strong>il</strong> turismo.<br />
Il Ministero dell'Educazione<br />
mozambicano ha espresso<br />
preoccupazione per la riduzione<br />
del 20% dei fondi accordati<br />
al settore<br />
dell'educazione da parte dei<br />
maggiori partner di cooperazione<br />
internazionale.<br />
Circa 300.000 bambini in<br />
età di scuola primaria rimangono<br />
ogni anno fuori<br />
del sistema scolastico nazionale.<br />
Tra le cause del fenomeno<br />
vi è la r<strong>il</strong>uttanza di<br />
alcuni genitori e tutori ad<br />
iscrivere a scuola i loro bambini<br />
al raggiungimento dei 6<br />
anni di età, come prevederebbe<br />
la legge.<br />
7
L'iniziativa Ubabalo in occasione dei Mondiali di Calcio<br />
Con <strong>il</strong> pallone<br />
t’insegno la vita<br />
Chipata, Enrico Carretta<br />
RAPPRESENTANTE PAESE <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
Il 2010 è stato un anno importante per<br />
l’Africa. Per la prima volta i mondiali di<br />
calcio si sono svolti nel continente e l’avvenimento<br />
è stato molto sentito. Già da<br />
alcuni mesi prima dell'inizio del campionato<br />
si parlava di come fossero gli stadi,<br />
ci si chiedeva se una squadra africana<br />
avrebbe potuto raggiungere i primi posti<br />
e se i livelli di sicurezza sarebbero stati<br />
adeguati; poi sono venute la polemiche<br />
sulla “vuvuzela”, la trombetta africana, e<br />
sul pallone che non rigava dritto...<br />
In effetti, la preparazione al campionato<br />
era cominciata molto prima, forse tre o<br />
quattro anni fa, e con essa anche un iniziativa<br />
delle chiese sudafricane, legata<br />
appunto al calcio e alla coppa del<br />
mondo. L’iniziativa, dal nome “Ubabalo<br />
Africa”, che in lingua locale vuol dire<br />
“dare grazia all’Africa”, è nata nel 2006,<br />
grazie appunto alle chiese sudafricane,<br />
che hanno pensato di fare un parallelo tra<br />
8<br />
ZAMBIA<br />
i valori della vita e quello che si sperimenta<br />
nel mondo dello sport, attraverso<br />
l’esempio-guida di allenatori appositamente<br />
selezionati e formati.<br />
L'iniziativa è andata diffondendosi in vari<br />
paesi limitrofi al Sud Africa arrivando<br />
anche in Zambia e proprio lo scorso anno<br />
<strong>CCS</strong> ha avuto la fortuna d’incontrare alcuni<br />
dei giovani partecipanti ai corsi di<br />
formazione tenuti da Ubabalo nel Paese.<br />
È nata cosi la possib<strong>il</strong>ità di collaborare<br />
con loro e con l’organizzazione di cui<br />
Una delle partite organizzate con Ubabalo (foto <strong>CCS</strong>)<br />
fanno parte, la YCE (Youth Care Entertainment),<br />
portando un pezzettino di<br />
Ubabalo e della coppa del mondo nelle<br />
scuole sostenute.<br />
Il progetto ha interessato 8 scuole delle<br />
23 sostenute. In ciascuna di esse sono<br />
stati individuati gli insegnanti di educazione<br />
fisica, uno per i ragazzi e uno per<br />
le ragazze, incaricati di occuparsi di diversi<br />
sport. Va detto infatti che <strong>il</strong> pro-<br />
getto, anche se nato ispirandosi al gioco<br />
del calcio, è stato applicato successivamente<br />
anche a altri sport quali la pallavolo,<br />
<strong>il</strong> rugby o altri giochi di squadra. In<br />
particolare, nelle scuole sostenute da<br />
<strong>CCS</strong>, i maschi hanno preferito <strong>il</strong> calcio<br />
mentre le femmine hanno praticato un<br />
gioco a metà tra <strong>il</strong> basket e la pallamano.<br />
La prima parte del progetto è stata dedicata<br />
alla formazione dei giovani insegnanti:<br />
durante un corso di tre giorni gli<br />
insegnanti hanno potuto fare loro lo spirito<br />
di Ubabalo e la sua visione che vuole<br />
“trasformare i giovani africani attraverso <strong>il</strong><br />
metodo dell’allenatore alla vita”.<br />
La prima importante caratteristica che gli<br />
insegnanti hanno imparato è di essere<br />
dei modelli per i ragazzi non solo nello<br />
sport ma anche attraverso le loro vite, in<br />
modo da dare ai ragazzi un buon esempio<br />
oltre che <strong>il</strong> supporto di cui hanno bisogno<br />
per crescere. La seconda<br />
caratteristica importante del metodo è<br />
quella di associare i valori della vita con<br />
quelli dello sport e delle pratiche sportive.<br />
Nelle venti lezioni del metodo Ubabalo,<br />
s'impara che passare la palla a un compagno<br />
equivale a capire l'importanza<br />
delle relazioni che abbiamo con le altre<br />
persone e come queste sono interdipendenti<br />
e portano benefici ad entrambi, si<br />
associa <strong>il</strong> valore della fedeltà al concetto<br />
di aiutarsi in difesa oppure quello del coraggio<br />
al momento di un fulmineo colpo<br />
di testa, e così via.<br />
I partecipanti al workshop hanno messo<br />
in pratica <strong>il</strong> metodo alternando sessioni<br />
di allenamento fisico con momenti di incontro<br />
di riflessione per capire la “morale”<br />
che è possib<strong>il</strong>e ricavare dal gioco<br />
per applicarle alla propria vita.<br />
A conclusione del workshop gli insegnanti<br />
hanno ricevuto un attestato di partecipazione<br />
e sono tornati nelle varie<br />
scuole per mettere in pratica insieme agli<br />
alunni, nelle settimane successive, quello<br />
che avevano imparato.<br />
Il progetto prevede infine per quest’ anno<br />
una terza ed ultima fase di competizione:<br />
le scuole coinvolte si affronteranno in un<br />
mini torneo per determinare <strong>il</strong> vincitore di<br />
Ubabalo Africa Chipata 2010. Sarà un<br />
piccolo mondiale tra le scuole sostenute<br />
e che vinca <strong>il</strong> migliore! Anche se non<br />
mancheranno premi in palloni e magliette<br />
per tutti i partecipanti.<br />
www.ubabalo2010.com<br />
www.yce.empowerment.ca
Due inziative di formazione con i volontari tedeschi<br />
Disab<strong>il</strong>ità e AIDS-HIV<br />
<strong>il</strong> malocchio non c’entra<br />
Chipata, Enrico Carretta<br />
RAPPRESENTANTE PAESE <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
La collaborazione con i volontari tedeschi<br />
dell’organizzazione DED quest’anno si è<br />
concretizzata anche con la preparazione<br />
di due incontri speciali: <strong>il</strong> primo rivolto ai<br />
bambini disab<strong>il</strong>i supportati<br />
dal programma e alle loro<br />
mamme, <strong>il</strong> secondo al personale<br />
dei Centri Comunitari<br />
e dell’ufficio rispetto al<br />
tema dell’AIDS/HIV.<br />
Chi conosce <strong>CCS</strong> sa che<br />
una parte degli aiuti ricevuti<br />
in Zambia è destinata a<br />
bambini disab<strong>il</strong>i. In una terra dove i problemi<br />
non mancano, i bambini nati con<br />
una disfunzione o con una malformazione<br />
sono i più svantaggiati. Inizialmente<br />
<strong>il</strong> supporto di <strong>CCS</strong> è servito per aiutare<br />
questi bambini a raggiungere le cure me-<br />
diche, ma quest’ anno siamo riusciti a<br />
fare un passo in avanti organizzando per<br />
le loro mamme una settimana di formazione.<br />
Gli incontri si sono svolti a giugno,<br />
coinvolgendo un totale di 18 mamme. Il<br />
corso è stato impostato cercando di sfatare<br />
molti miti e credenze locali che riguardano<br />
la disab<strong>il</strong>ità e che portano<br />
spesso i genitori alla rassegnazione, la-<br />
I bambini nati con<br />
una disfunzione o con<br />
una malformazione<br />
sono i più<br />
svantaggiati.<br />
sciando <strong>il</strong> bambino abbandonato a se<br />
stesso e al suo destino. La disab<strong>il</strong>ità è<br />
stata analizzata sotto tre punti di vista,<br />
quello fisico, quello sociale ed infine<br />
l’aspetto psicologico e spirituale.<br />
I primi tre giorni, con l’aiuto<br />
di un fisioterapista e di un<br />
infermiera, sono stati dedicati<br />
a visitare tutti i bambini<br />
e a spiegare alle mamme<br />
semplici esercizi di fisioterapia<br />
da ripetere a casa in<br />
modo da migliorarne la mob<strong>il</strong>ità. Se i<br />
fondi lo permetteranno, prepareremo per<br />
i casi più gravi sedie o altri strumenti speciali<br />
che consentano di migliorare la qualità<br />
di vita dei piccoli.<br />
Il quarto giorno è stato dedicato al-<br />
Una mamma sperimenta gli esercizi di fisioterapia imparati al corso (foto <strong>CCS</strong>)<br />
l’aspetto sociale delle disab<strong>il</strong>ità. Parte del<br />
tempo è servita a sfatare <strong>il</strong> mito che la disab<strong>il</strong>ità<br />
sia legata al malocchio o dovuta<br />
al non aver rispettato le regole degli antenati.<br />
Con l’aiuto di un pastore, si è riflettuto<br />
poi sulla diversità e su come<br />
questa possa essere vissuta come un<br />
dono, anche alla luce delle fede.<br />
Le mamme alla fine della settima sono<br />
ZAMBIA<br />
tornate alle loro case e ai loro v<strong>il</strong>laggi,<br />
confortate soprattutto dall'aver potuto<br />
condividere le loro esperienze. Speriamo<br />
di poterle visitare presto e di ripetere la<br />
stessa esperienza <strong>il</strong> prossimo anno.<br />
La seconda iniziativa in collaborazione<br />
con i volontari tedeschi DED è stata l’organizzazione<br />
presso l'ufficio di Chipata di<br />
un incontro di formazione di 3 giorni, per i<br />
consulenti e <strong>il</strong> personale dei Centri Comunitari<br />
e della sede. In un paese con un'alta<br />
diffusione dell’AIDS/HIV (15% circa della<br />
popolazione attiva), venire a contatto con<br />
persone sieropositive fa parte della normalità,<br />
ma capire quale approccio ut<strong>il</strong>izzare<br />
e come sostenere <strong>il</strong> paziente non è<br />
cosa semplice. <strong>CCS</strong> offre alla mamme e<br />
ai loro bambini la possib<strong>il</strong>ità di accedere<br />
ai test e ai farmaci, ma - ancora prima di<br />
fare <strong>il</strong> test - la mamma si trova a dover “rivelare”<br />
al mondo, e soprattutto a se<br />
stessa, che qualcosa non va.<br />
Con l’aiuto di Miss Msenga Makashi, che<br />
lavora al Distretto dei Servizi Sociali di Katate,<br />
è stato possib<strong>il</strong>e affrontare alcuni<br />
degli aspetti importanti per essere dei<br />
buoni consulenti: come avere una buona<br />
conoscenza dei propri limiti, come rispettare<br />
la privacy del malato, che cosa fare e<br />
che cosa non fare per aiutarlo senza offenderlo<br />
né allontanarlo.<br />
L’incontro ha stimolato la discussione dei<br />
partecipanti, tutti in qualche modo coinvolti<br />
dal tema della formazione. La sfida<br />
ora è quella di mettere in pratica, nel proprio<br />
lavoro quotidiano ai Centri Comunitari<br />
e nella propria vita, ciò che si è<br />
imparato.<br />
Zambia News<br />
Il Paese ha ottenuto un prestito<br />
di 300 m<strong>il</strong>ioni di dollari<br />
da parte dell’Africa<br />
Development Bank per rinnovare<br />
le strade in alcune<br />
aree strategiche del territorio<br />
nazionale.<br />
Preoccupante aumento dei<br />
casi di morb<strong>il</strong>lo: nel mese di<br />
agosto si sono registrati più<br />
di 1000 nuovi contagi.<br />
Vietate dal Ministero dell’Educazione<br />
le lezioni private<br />
tenute dai maestri a<br />
casa degli alunni, dopo la<br />
registrazione di ben 16 casi<br />
di abusi sessuali nei confronti<br />
di ragazze da gennaio<br />
ad agosto 2010.<br />
9
A Chitwan e Makwanpur con l'aiuto di <strong>CCS</strong><br />
Scuole in montagna<br />
per 3000 bambini<br />
Kathmandu, Simone Galimberti<br />
VICE-RAPPRESENTANTE PAESE <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
A partire dal 2010, le attività di <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong><br />
hanno conosciuto una considerevole<br />
espansione nei distretti di Chitwan e Makwanpur,<br />
nella zona meridionale del Nepal,<br />
non distante dal confine con l’India.<br />
In queste località, abbiamo iniziato una<br />
nuova serie di interventi integrati a sostegno<br />
dei bambini svantaggiati la cui<br />
maggioranza appartiene all’etnia Chepang,<br />
considerata una delle più marginalizzate<br />
del paese.<br />
Si tratta di scuole situate in aree remote<br />
e distanti che in alcuni casi richiedono<br />
una giornata intera di cammino sulle<br />
montagne. Infatti la popolazione Chepang,<br />
originariamente nomade, è famosa<br />
per l'alta capacità di adattamento in zone<br />
inospitali. I nostri interventi sono mirati a<br />
sostenere le attività delle autorità distrettuali<br />
nel campo educativo e sanitario.<br />
Sono ben 19 le scuole comunitarie,<br />
sparse fra due distretti, incluse in questo<br />
nuovo programma. Il distretto di Chitwan<br />
fa la parte da leone con ben 12 scuole<br />
sparse fra i v<strong>il</strong>laggi di Darechok e Chandibagyang,<br />
mentre le rimanenti scuole<br />
sono sparse nei v<strong>il</strong>laggi di Bharta, Handikhola<br />
e Kakada, nel distretto di Makwanpur.<br />
È stato grazie alla generosità dei nostri<br />
sostenitori che siamo riusciti a estendere<br />
i nostri programmi anche alle aree rurali<br />
di questi due distretti, iniziando un nuovo<br />
percorso di sostegno all’autosv<strong>il</strong>uppo<br />
delle comunità attraverso un programma<br />
che si concentra sull’educazione e sull’importanza<br />
della salute nelle scuole.<br />
Anche in questa nuova iniziativa, <strong>CCS</strong> lavora<br />
con <strong>il</strong> partner Nepal Little Flower Society<br />
(NLFS), associazione di missionari<br />
indiani che da anni si prende cura dell’educazione<br />
dei bambini Chepang.<br />
In una maniera molto partecipativa e assicurando<br />
la voce delle comunità e dei<br />
bambini, grazie a un profondo lavoro di<br />
analisi, visite alle comunità e consultazioni<br />
con le autorità distrettuali avvenute<br />
nel corso del 2009, l’equipe di <strong>CCS</strong> ha<br />
10<br />
NEPAL<br />
steso una programmazione dettagliata<br />
per gli interventi da sostenere nel corso<br />
del 2010.<br />
Fra le diverse azioni da intraprendere nel<br />
corso dell’anno, grande importanza ha<br />
avuto la preparazione di un “pacchetto”<br />
educativo per ben 2750 bambini del ciclo<br />
scolastico primario e 350 bambini degli<br />
as<strong>il</strong>i comunitari, gestiti dalle scuole partner<br />
del distretto di Mak-<br />
wanpur.<br />
La stragrande maggioranza<br />
dei bambini beneficiari sono<br />
proprio bambini Chepang.<br />
In questo modo, i bambini<br />
hanno ricevuto uniformi,<br />
materiale scolastico di vario<br />
genere, come quaderni, matitite,<br />
temperini, tutti strumenti bas<strong>il</strong>ari per<br />
impostare le basi di una educazione capace<br />
di essere inclusiva e di qualità.<br />
Prima di proporre questo intervento, vari<br />
ragionamenti sono stati fatti con <strong>il</strong> partner<br />
locale sul fatto che questa azione potesse<br />
creare una certa dipendenza, ma la<br />
conclusione di questa analisi interna è<br />
stata che effettivamente si tratta di misura<br />
essenziale e non assistenzialistica.<br />
I livelli di povertà nelle comunità selezionate<br />
infatti, sono tali per cui si rende indispensab<strong>il</strong>e<br />
questo tipo di intervento.<br />
Ovviamente <strong>il</strong> “pacchetto” costituisce<br />
solo un elemento di un programma integrato<br />
che si prefigge di trasformare, nell’arco<br />
dei prossimi cinque anni, le scuole<br />
beneficiarie in scuole modello secondo i<br />
parametri prefissati dal Ministero dell’Educazione<br />
nepalese.<br />
Dai primi riscontri e dati raccolti dal nostro<br />
partner NLFS l’idea del “pacchetto”<br />
Gli alunni indossano le divise scolastiche acquistate grazie a <strong>CCS</strong> (foto <strong>CCS</strong>)<br />
Il programma integrato<br />
si prefigge di<br />
trasformare, nell’arco<br />
dei prossimi cinque<br />
anni, tutte le scuole<br />
beneficiarie in scuole<br />
modello<br />
sembra confermare la propria l’efficacia:<br />
alcuni bambini che l'anno scorso erano<br />
stati costretti ad abbandonare la scuola<br />
sono infatti riapparsi in classe. Nel corso<br />
dei prossimi mesi, l’equipe di <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong><br />
analizzerà sistematica-<br />
mente i dati statistici di questa<br />
prima iniziativa e<br />
deciderà se replicare la<br />
stessa tipologia di aiuto. Nel<br />
frattempo, siamo pronti ad<br />
appoggiare <strong>il</strong> nostro partner<br />
locale nelle altre iniziative<br />
programmate: non c’e proprio<br />
tempo da perdere, le aspettative<br />
sono tante e non possiamo deluderle.
Controlli e visite mediche in 44 scuole di Kavre<br />
Scolari ben nutriti<br />
lo dice <strong>il</strong> check-up<br />
Kathmandu, Simone Galimberti<br />
VICE-RAPPRESENTANTE PAESE <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
<strong>CCS</strong> in Nepal è sinonimo di educazione<br />
ma anche di “salute nelle scuole”, un<br />
concetto nuovo e innovativo che lentamente<br />
sta prendendo piede in Nepal<br />
dove <strong>il</strong> sistema sanitario nazionale non<br />
riesce ancora a raggiungere in maniera<br />
efficacia le popolazioni delle aree rurali,<br />
costrette molto spesso a viaggiare fino ai<br />
centri urbani per poter usufruire di cure<br />
mediche.<br />
Il concetto di “salute nelle scuole” non<br />
vuole sostituirsi ai servizi sanitari nazionali<br />
ma piuttosto integrarsi ad essi attraverso<br />
una maggior cooperazione fra una<br />
struttura di servizio comunitario come la<br />
scuola e gli operatori dei servizi della sanità<br />
a livello distrettuale. L’approccio prevede<br />
inoltre una presa di consapevolezza<br />
da parte delle comunità stesse, e in primis<br />
dei bambini, su alcune importanti misure<br />
di tipo igienico-sanitario.<br />
Una delle attività più importanti è proprio<br />
la prevenzione, accompagnata da una<br />
attività di cura a livello di base che possa<br />
svolgere la funzione di sentinella rispetto<br />
ad eventuali sintomi o segnali di malattie<br />
che devono essere trattate da strutture<br />
sanitarie di tipo avanzato.<br />
Attualmente <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong>, grazie al coordinamento<br />
e supporto delle associazioni locali<br />
con cui lavora e grazie al contributo<br />
indispensab<strong>il</strong>e delle comunità, dei membri<br />
scolastici e degli stessi bambini beneficiari,<br />
sta implementando <strong>il</strong> programma<br />
di Salute Scolastica nelle scuole del distretto<br />
di Kavre. L’obiettivo finale è quello<br />
di replicare progressivamente questo programma<br />
in tutte le scuole supportate,<br />
comprese quelle dei Distretti di Kathmandu,<br />
Chitwan e Makwanpur.<br />
Anche attraverso questa tipologia di intervento,<br />
<strong>il</strong> Nepal potrebbe raggiungere<br />
In f<strong>il</strong>a per <strong>il</strong> controllo del peso (foto <strong>CCS</strong>)<br />
NEPAL<br />
gli Obiettivi del M<strong>il</strong>lennio, in particolare<br />
modo <strong>il</strong> secondo e <strong>il</strong> quarto, che riguardano<br />
rispettivamente l’accesso universale<br />
all’educazione e la riduzione della<br />
mortalità infant<strong>il</strong>e.<br />
Un’esempio pratico di questo approccio<br />
è quello del campo sanitario condotto a<br />
maggio dal nostro partner storico CCD,<br />
in coordinamento con <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong>, in tutte<br />
le 44 scuole sostenute nei 7 v<strong>il</strong>laggi del<br />
Distretto di Kavre, dove siamo molto radicati<br />
e presenti.<br />
Nel corso della campagna, condotta in<br />
forte sinergia e cooperazione con le autorità<br />
distrettuali della sanità, gli operatori<br />
sanitari coinvolti non solo hanno potuto<br />
effettuare controlli medici su tutti gli studenti,<br />
verificandone lo stato nutrizionale,<br />
la vista, l’udito e l’igiene orale, ma hanno<br />
anche potuto creare una maggiore consapevolezza<br />
su questioni di igiene, prevenzione<br />
e controllo delle malattie più<br />
comuni.<br />
Ben 3343 bambini, di cui 1592 maschi e<br />
1751 femmine, sono stati sottoposti alle<br />
visite mediche e al controllo dello stato<br />
nutrizionale. I dati post campagna mostrano<br />
come la maggioranza dei bambini<br />
abbia raggiunto uno stato nutritivo più<br />
che soddisfacente, mentre esiste ancora<br />
una piccola minoranza, pari al 6%, sotto<br />
peso. Per quanto riguarda gli altri disturbi,<br />
circa <strong>il</strong> 5% degli esaminati è risultato<br />
avere problemi di vista, mentre solo<br />
<strong>il</strong> 2% di udito. 18 bambini sono risultati<br />
affetti da carie, <strong>il</strong> 2% colpiti da problemi<br />
di diarrea e infine un altro 2% da infenzioni<br />
della pelle.<br />
I casi più urgenti sono stati curati sul<br />
posto mentre quelli che richiedevano una<br />
visita ulteriore, come per <strong>il</strong> caso delle<br />
vista, sono stati appositamente seguiti<br />
dagli operatori del nostro partner locale.<br />
Nell'insieme i dati sono incoraggianti e<br />
dimostrano come questo programma sia<br />
efficace e meriti di essere implementato a<br />
livello nazionale dal governo nepalese.<br />
Proprio per questa ragione, <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong> è<br />
tra i membri fondatori del Network Nazionale<br />
sulla Salute nelle Scuole, un<br />
gruppo informale di agenzie di cooperazione,<br />
alcune non governative come<br />
<strong>CCS</strong>, altre invece in rappresentanza delle<br />
Nazioni Unite o in rappresentanza dei<br />
paesi donatori. La cosa più importante è<br />
che <strong>il</strong> network include la presenza dei Ministeri<br />
dell’Educazione e della Sanità, che<br />
per la prima volta lavorano assieme in<br />
maniera coordinata a favore del miglioramento<br />
delle condizioni di vita dei più<br />
piccoli.<br />
11
Un Paese sospeso tra passato e futuro<br />
Primo Ministro cercasi<br />
per superare la crisi<br />
Kathmandu, Simone Galimberti<br />
VICE-RAPPRESENTANTE PAESE <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
Nonostante le dimissioni del Primo Ministro<br />
Madhav Nepal avvenute lo scorso 30 giugno,<br />
<strong>il</strong> Paese rimane ancora sull’orlo della<br />
crisi politica a seguito di un processo di negoziazione<br />
estenuante fra i maggiori partiti,<br />
che non hanno ancora risolto <strong>il</strong> nodo di chi<br />
sarà <strong>il</strong> prossimo capo di governo.<br />
Svariate votazioni segrete sono miseramente<br />
fallite a seguito della lotta fra titani<br />
all’interno del Parlamento, investito anche<br />
dei poteri costituzionali per la redazione<br />
di una nuova costituzione.<br />
Lo scontro è fra <strong>il</strong> Partito Maoista e <strong>il</strong><br />
Nepal Congress e nessuno dei due sembra<br />
voler mollare.<br />
Il governo del Primo Ministro Madhav<br />
Nepal era nato a seguito delle repentine<br />
dimissioni del Primo Ministro Dhal, detto<br />
Prachanda, leader del Partito Maoista<br />
Unificato, a causa di una controversia<br />
con l’allora Capo di Stato Maggiore dell’Esercito<br />
Nazionale. Tra i nodi della discordia,<br />
allora come oggi, c'era <strong>il</strong> futuro<br />
dell’esercito maoista e dei suoi oltre<br />
15.000 soldati sparsi in vari campi m<strong>il</strong>itari<br />
12<br />
NEPAL<br />
controllati dalle Nazioni Unite.<br />
Nato in circostanze precarie, <strong>il</strong> Governo di<br />
Madhav Nepal era <strong>il</strong> frutto di un patto fra<br />
una miriade di partiti politici minori. Le dimissioni<br />
di Nepal devono essere lette nell’ottica<br />
di un patto che ha consentito di<br />
votare un'estensione dei lavori dell’Assemblea<br />
Costituente, incapace, proprio a<br />
causa delle lotte politiche, di elaborare una<br />
Studenti nepalesi manifestano per la regolarità del sistema educativo (foto <strong>CCS</strong>)<br />
nuova carta federale a base federalista.<br />
Lotte personali fra leaders politici, scandali<br />
legati allo scambio di voti e favori,<br />
una corruzione sempre più rampante e le<br />
finanze dello stato a rischio di colasso<br />
rappresentano purtroppo lo stato attuale<br />
della politica nazionale. Gli scontri sono<br />
anche all’interno dei partiti maggiori, divisi<br />
da rivalità e ambizioni personali, con<br />
diversi protagonisti, ognuno rappresentante<br />
di una propria scuola di pensiero su<br />
come portare a termine <strong>il</strong> processo di<br />
pace.<br />
Il Nepal è un paese contraddistinto da<br />
una profonda diversità etnico-culturale<br />
che per secoli ha significato esclusione e<br />
privazione per una grande parte della popolazione,<br />
inserita all’interno di un rigido<br />
sistema castale derivato dalla religione<br />
hindu. Il movimento m<strong>il</strong>itare maoista,<br />
nato proprio per porre fine a tale logica<br />
discriminatoria, e l’abolizione delle monarchia,<br />
simbolo di questa oppresione,<br />
hanno ribaltato lo scenario con gli oppressi<br />
a volere ora più voce e più spazio.<br />
Le elezioni dell'Assemblea Costituente<br />
sono state un notevole successo grazie<br />
alla rappresentatività data ai gruppi etnici<br />
indigeni e a una considerevole presenza<br />
di donne. Eppure tutto questo non basta<br />
e anzi tra i punti di disaccordo c'è proprio<br />
una tipologia di federalismo a componente<br />
etnica, vera bomba ad orologeria in<br />
un contesto come quello nepalese.<br />
L’altro fattore, quello dell’unificazione<br />
degli eserciti, aggrava la discussione a<br />
causa dell'incapacità di trovare un accordo<br />
sui criteri di ammissione nell’esercito<br />
nazionale dei combattenti maoisti,<br />
intenzionati a non abbandonare la vita<br />
m<strong>il</strong>itare. L’esercito nazionale, nonostante<br />
la nomina del primo Capo di Stato Maggiore<br />
appartenente ad un gruppo indigeno,<br />
da sempre rappresenta i poteri forti<br />
dello status quo e oppone quindi grandi<br />
resistenze ai cambiamenti.<br />
Ultimo fattore destab<strong>il</strong>izzante è <strong>il</strong> movimento<br />
politico del sud de Nepal, che rappresenta<br />
le popolazioni Madhesi, culturalmente<br />
identiche alle popolazioni indiane che vivono<br />
al di là della frontiera e, proprio per<br />
questa ragione, mai considerate “nepalesi”.<br />
L'ago della b<strong>il</strong>ancia di fatto è nelle<br />
loro mani.<br />
Nepal News<br />
Il Ministero delle Finanze<br />
ha riferito al Parlamento<br />
sulla situazione critica<br />
delle finanze nazionali: a<br />
causa della crisi politica, <strong>il</strong><br />
nuovo budget non è infatti<br />
stato ancora approvato.<br />
Il Dipartimento per <strong>il</strong> Lavoro<br />
all’Estero ha bandito<br />
l’invio di lavoratori nepalesi<br />
in Libia dopo che 108<br />
lavoratori emigrati nel<br />
Paese nordafricano sono<br />
stati licenziati e tenuti in<br />
ostaggio dal datore di lavoro.<br />
Attualmente 47 di<br />
loro sono ancora trattenuti<br />
in Libia.
Un progetto di turismo sostenib<strong>il</strong>e a Koh Rong Samlang<br />
Fermare gli espropri<br />
per salvare l’isola<br />
Sihanoukv<strong>il</strong>le, Paolo Gondoni<br />
COLLABORATORE <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
Dopo che nel 1975 i Khmer Rouge di Pol<br />
Pot presero <strong>il</strong> potere, uno dei primi atti fu<br />
la distruzione totale del Catasto della<br />
Cambogia. Secondo le regole alle quali<br />
la rivoluzione comunista di Pol Pot, almeno<br />
all’inizio, si ispirava, tutto <strong>il</strong> territorio<br />
del Paese avrebbe dovuto rimanere<br />
prorietà dello Stato. Nessuna proprietà<br />
privata, <strong>il</strong> terreno alle Comuni. La storia<br />
ci ha purtroppo tramandato<br />
<strong>il</strong> tragico ep<strong>il</strong>ogo dell’avventura<br />
dei Khmer Rouge.<br />
Espropri e distruzioni che riguardavano<br />
tutto, non solo i<br />
terreni coltivab<strong>il</strong>i e le abitazioni<br />
private: <strong>il</strong> solo possedere<br />
una pentola per<br />
cucinare era considerato un<br />
reato immediatamente punito con una<br />
morte orrib<strong>il</strong>e. Ciascuno, dopo 15-18 ore<br />
di lavoro massacrante nei campi di riso,<br />
poteva solo mangiare alla mensa comune,<br />
dove <strong>il</strong> cibo veniva centellinato e<br />
distribuito in base al lavoro prodotto.<br />
Anche chi veniva trovato in possesso di<br />
un topolino, uno scarafaggio, un serpente<br />
o qualsiasi cosa di commestib<strong>il</strong>e,<br />
subiva una sorte orrenda, immediatamente,<br />
sul posto.<br />
Alla caduta di Pol Pot, tutti i cambogiani<br />
si ritrovarono così senza una casa nè un<br />
appezzamento coltivab<strong>il</strong>e, costretti a costruire<br />
la propria baracca o a coltivare su<br />
terreni di nessuno. Chi anche avesse voluto<br />
vantare la proprietà della propria<br />
vecchia casa miracolosamente ancora in<br />
piedi dopo l’esproprio e la deportazione,<br />
spesso la trovava occupata da altri disperati<br />
in cerca di rifugio. Una società distrutta,<br />
in tutti i sensi, sia economicamente<br />
che moralmente.<br />
Lentamente la situazione iniziò a sedimentare,<br />
una specie di accettazione s<strong>il</strong>enziosa<br />
dello status quo. Dal 2002,<br />
considerato da tanti l’anno zero della<br />
Cambogia, per <strong>il</strong> lento rifiorire delle attività<br />
e di piccole ricchezze, nessuno dei<br />
vari governi succedutisi ha mai messo<br />
Lobbies di governo<br />
e grandi compagnie<br />
asiatiche si appropriano<br />
dei terreni,<br />
cacciando famiglie<br />
sul posto anche da<br />
decine di anni<br />
ordine nel sistema delle proprietà. È iniziata<br />
anzi una feroce lotta tra potentati,<br />
politici e nuovi ricchi per appropriarsi dei<br />
terreni di maggior pregio. “Land grabbing”<br />
é <strong>il</strong> termine inglese usato per questi<br />
tipi di esproprio di terreni, praticato<br />
dalle lobbies di governo e dalle grandi<br />
compagnie asiatiche che con la corruzione<br />
si appropriano dei terreni, cacciando<br />
famiglie residenti sul<br />
posto anche da decine di<br />
anni, senza dare alcuna alternativa<br />
di sistemazione,<br />
col risultato di creare immense<br />
baraccopoli senz’acqua,<br />
prive di servizi igienici,<br />
dove la gente si ammala e<br />
muore. Questo in sfregio alle<br />
più elementari regole di legalità, alle quali<br />
si oppongono fleb<strong>il</strong>mente e con scarso<br />
successo le proteste delle organizzazioni<br />
in difesa dei diritti umani.<br />
<strong>CCS</strong> in Cambogia, durante la sua opera<br />
di costruzione di scuole, si é già trovata<br />
più volte a fronteggiare <strong>il</strong> fenomeno, con<br />
CAMBOGIA<br />
la minaccia di distruzione di strutture appena<br />
costruite o quella di evacuzione<br />
dell’intera comunità vicina alle scuole. La<br />
determinazione con la quale si é reagito<br />
senza arretrare di un solo passo, unitamente<br />
all’appoggio ottenuto da alcune<br />
organizzazioni per i diritti umani prontamente<br />
allertate, ci hanno sinora permesso<br />
di non subire queste ingiustizie,<br />
né per quanto riguarda le scuole costruite,<br />
né per l’evacuazione delle comunita<br />
che supportiamo. É di pochi giorni fa<br />
la minaccia di “riparametrazione del territorio“,<br />
come elegantemente viene<br />
anche chiamato l’esproprio, nell’isola di<br />
Koh Rong Samlang, un posto in se<br />
stesso meraviglioso anche se poverissimo,<br />
estremamente appetib<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> turismo<br />
internazionale, dove abbiamo<br />
costruito una scuole elementare e un<br />
as<strong>il</strong>o, fornendo pasti ai bambini e supportando<br />
in varie forme la comunità locale.<br />
La fortuna ha voluto che un<br />
progetto di ecoturismo del quale abbiamo<br />
avviato lo studio di fattib<strong>il</strong>ità poco<br />
meno di un anno fa sia in fase finale di<br />
approvazione da parte delle autorità locali.<br />
Le attività del progetto verranno autogestite<br />
con <strong>il</strong> nostro supporto dalla<br />
gente del v<strong>il</strong>laggio di pescatori che conta<br />
poco più di 200 abitanti, creando per loro<br />
una fonte di reddito alternativa a quella<br />
della pesca in continuo declino e sopratutto<br />
impedendo che <strong>il</strong> terreno di prorietà<br />
del v<strong>il</strong>laggio venga espropriato a fini turistici.<br />
Una partita giocata sul f<strong>il</strong>o del rasoio,<br />
ma che ci permette per ora di tirare<br />
un sospiro di sollievo.<br />
La bellissima baia di Samlangl (foto <strong>CCS</strong>)<br />
13
La Marina americana e giapponese a Shianoukv<strong>il</strong>le<br />
Equipaggi in soccorso<br />
delle scuole del porto<br />
Sihanoukv<strong>il</strong>le, Paola Massa<br />
RAPPRESENTANTE PAESE <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
Dal 15 al 27 di giugno, la nave ospedale<br />
americana USNS Mercy e la nave di soccorso<br />
giapponese Kunisaki hanno attraccato<br />
nel porto di Sihanoukv<strong>il</strong>le e <strong>il</strong> loro<br />
equipaggio, sia civ<strong>il</strong>e che m<strong>il</strong>itare, ha partecipato<br />
a varie attività di volontariato a<br />
favore di alcune strutture pubbliche e di<br />
organizzazioni non governative presenti<br />
sul territorio, nell’ambito del programma<br />
COMREL (Community Relations Project).<br />
Lo scopo dell'iniziativa è quello di migliorare<br />
le relazioni tra gli equipaggi e gli abitanti<br />
dei vari Paesi visitati, nel contesto di<br />
un programma congiunto con altri equipaggi<br />
stranieri, la Pacific Partnership.<br />
L’equipaggio delle navi è composto da<br />
marinai civ<strong>il</strong>i e m<strong>il</strong>itari e da volontari che<br />
si uniscono alla missione per partecipare<br />
alle attività del programma, le cui principali<br />
azioni consistono nel dare appoggio<br />
14<br />
CAMBOGIA<br />
tecnico a piccole manutenzioni e nell'offrire<br />
visite mediche specialistiche (con la<br />
possib<strong>il</strong>ità di effettuare operazioni sulla<br />
stessa USNS Mercy), oltre che lezioni di<br />
igiene e di primo soccorso nelle scuole.<br />
Le attività normalmente includono anche<br />
distribuzione di materiale medico-scolare<br />
nei centri selezionati nei vari Paesi dove<br />
la nave ha programmato di fermarsi (tutti<br />
nell’area del Pacifico, tra cui Cambogia,<br />
Vietnam, F<strong>il</strong>ippine, Indonesia). Dopo un<br />
primo contatto tra <strong>CCS</strong> e un rappresentante<br />
del Ministero della Difesa Americana,<br />
responsab<strong>il</strong>e dell’organizzazione<br />
del COMRET, dove sono state spiegate<br />
le modalità di lavoro e la capacità d’intervento<br />
dell’equipaggio, è stato concordato<br />
congiuntamente di intervenire in 2<br />
scuole vicine al centro di Sihanoukv<strong>il</strong>le e<br />
precisamente le scuole elementari di Oh<br />
Tres e Hun Sen. Era stato richiesto da<br />
parte USNS Mercy di individuare centri<br />
vicini al porto, per fac<strong>il</strong>itare la logistica<br />
delle operazioni.<br />
Tra <strong>il</strong> 21 e <strong>il</strong> 24 di giugno gli equipaggi<br />
americano e giapponese hanno quindi lavorato<br />
nelle due scuole. A Oh Tres, 20 ingegneri<br />
hanno lavorato per 3 giorni,<br />
riparando una piccola costruzione in disuso<br />
per trasformarla in biblioteca, riparando<br />
<strong>il</strong> tetto, la struttura e ridipingendo<br />
tutto l’edificio. In questo breve tempo<br />
non sono riusciti a completare la ristrutturazione<br />
del pavimento dello stab<strong>il</strong>e, di<br />
cui si occuperà direttamente <strong>CCS</strong> nei<br />
prossimi mesi. Un gruppo di volontari ha<br />
inoltre costruito gli scaffali per la futura<br />
biblioteca. I marinai hanno anche incontrato<br />
gli studenti e gli insegnanti conducendo<br />
alcune lezioni di igiene e primo<br />
soccorso.<br />
Nella scuola di Hun Sen, i due equipaggi<br />
Marines al lavoro nella scuola Hun Sen (foto <strong>CCS</strong>)<br />
hanno collaborato per riparare <strong>il</strong> dormitorio<br />
sostenuto dal nostro partner SGKK,<br />
iniziando ad allargare la struttura e a riparare<br />
i bagni. È stato ridipinto l’edificio<br />
esistente, coperto parte del retro e alzato<br />
un muro per dividere lo spazio, che in futuro<br />
sarà completato per accogliere altri<br />
studenti. A parte <strong>il</strong> lavoro dedicato al dormitorio,<br />
sono stati distribuiti circa 500 kit<br />
di materiale scolastico alla scuola elementare,<br />
oltre a materiale di prima emergenza<br />
sanitaria. Anche qui i volontari
hanno incontrato gli studenti, spiegando<br />
la loro esperienza e l’ut<strong>il</strong>izzo dei kit sanitari<br />
d’emergenza.<br />
Il dormitorio di Hun Sen è destinato a<br />
studenti e studentesse che vogliono continuare<br />
gli studi dopo <strong>il</strong> VI anno e che sarebbero<br />
impossib<strong>il</strong>itati a farlo perchè nei<br />
loro v<strong>il</strong>laggi non è presente la scuola. È<br />
stato costruito dall'ong tedesca SGKK,<br />
che garantisce anche cibo e materiale<br />
scolastico agli studenti. <strong>CCS</strong> collabora<br />
con SGKK monitorando pe-<br />
riodicamente la struttura e <strong>il</strong><br />
suo funzionamento, compensando<br />
in questo modo la<br />
mancanza di rappresentanti<br />
stab<strong>il</strong>i dell'ong tedesca a Sihanoukv<strong>il</strong>le.<br />
Il numero di richieste<br />
aumenta<br />
sensib<strong>il</strong>mente ogni anno e<br />
risultava necessario allargare<br />
<strong>il</strong> dormitorio per creare una nuova<br />
stanza per le ragazze e almeno un’altra<br />
per i ragazzi. <strong>CCS</strong>, con l’aiuto di SGKK,<br />
vorrebbe sostenere soprattutto la presenza<br />
di ragazze all’interno della struttura,<br />
essendo quelle più a rischio di<br />
abbandono scolastico.<br />
Una seconda parte delle attività dell’equipaggio<br />
dell'USNS, trattandosi di<br />
una nave ospedale, con a bordo numerosi<br />
medici generici e specialisti, è stata<br />
focalizzata sull’aspetto medico. Sono<br />
stati organizzati diversi incontri nei v<strong>il</strong>laggi,<br />
creando dei focal point per le visite<br />
con <strong>il</strong> compito di individuare i casi più<br />
gravi da poter operare sulla nave, dopo<br />
I marinai hanno<br />
anche incontrato gli<br />
studenti e gli insegnanti<br />
conducendo<br />
alcune lezioni di<br />
igiene e primo<br />
soccorso.<br />
aver effettuato una seconda visita all’ospedale<br />
pubblico di Sihanoukv<strong>il</strong>le.<br />
Srei Net e Chay, i due bambini malati di<br />
ittiosi e sostenuti dal programma di <strong>CCS</strong><br />
in Cambogia (vedi box in questa pagina),<br />
sono stati visitati dai medici della nave<br />
presso l’ospedale pubblico. Accompagnati<br />
dalla famiglia, hanno pernottato nel<br />
capoluogo per 3 giorni, aspettando la<br />
diagnosi da parte dei medici. La malattia<br />
genetica di cui sono affetti crea danni alla<br />
pelle e agli occhi e proprio<br />
un importante intervento<br />
agli occhi doveva essere<br />
realizzato sulla nave. Per<br />
motivi di tempo, a causa<br />
della breve presenza e dell’impossib<strong>il</strong>ità<br />
di seguire la<br />
degenza dei bambini, l’intervento<br />
è stato annullato,<br />
ma fortunatamente l'equipe<br />
di <strong>CCS</strong> è riuscita ad individuare un altro<br />
ospedale nella capitale e a non deludere<br />
le aspettative dei piccoli e dei loro<br />
genitori. L’esperienza di collaborazione<br />
con la marina americana è risultata nel<br />
complesso molto interessante. Per gli<br />
studenti e i professori delle due scuole<br />
beneficiarie ha significato la possib<strong>il</strong>ità di<br />
veder migliorare in pochi giorni le strutture<br />
scolastiche e di incontrare persone<br />
con esperienze di vita nuove e diverse<br />
dalle proprie. Per <strong>CCS</strong> è stata un’occasione<br />
di entrare in contatto con una realtà<br />
sconosciuta e di creare momenti di<br />
collaborazione che si spera saranno ancora<br />
ut<strong>il</strong>i in futuro.<br />
INTERVENTO AGLI OCCHI PER I FRATELLINI MALATI DI ITTIOSI<br />
Srey Net e Chay sono due fratellini e dalla nascita convivono in modo relativamente<br />
sereno con una rara malattia genetica, l'ittiosi, che colpisce la loro pelle e<br />
i loro occhi. Negli ultimi anni le condizioni degli occhi sono peggiorate, causando<br />
problemi quotidiani a entrambi i bambini, costringendoli a portare degli occhiali<br />
protettivi e convivendo con un’infezione che li esponeva al rischio di perdere la<br />
vista, soprattutto per la bambina più piccola, Srey Net.<br />
<strong>CCS</strong>, grazie al supporto di medici genetisti amici e della generosità di moltissimi<br />
sostenitori, dal 2008 provvede con un apposito fondo ad acquistare i medicinali<br />
più adatti alle esigenze dei due fratellini e a sottoporli a controlli periodici.<br />
Visitati dalla equipe medica della USNS, che aveva vent<strong>il</strong>ato la possib<strong>il</strong>ità di un<br />
intervento chirurgico per ricostruire le palpebre degli occhi, che i piccoli non riuscivano<br />
a chiudere, Srey Net e Chay hanno dovuto rinunciare a questa prima opportunità<br />
a causa dell’impossib<strong>il</strong>itaà dell’equipe americana di seguire <strong>il</strong> post<br />
intervento. Fortunatamente, grazie ai nostri partner a Sihanoukv<strong>il</strong>le, siamo riusciti<br />
ad individuare un ospedale a Phnom Penh, <strong>il</strong> Kien Kleang Hospital, dove è stato<br />
possib<strong>il</strong>e effettuare l’operazione nel reparto clinico pedriatico.<br />
Nella prima metà di giugno i due bambini, accompagnati dalla famiglia, sono stati<br />
operati e sono rimasti in osservazione. L’intervento ha avuto successo e ora entrambi<br />
riescono a chiudere le palpebre e a proteggere meglio i propri occhi.<br />
Se vuoi contribuire al Fondo per i fratellini malati di ittiosi, visita <strong>il</strong> sito<br />
www.ccsit.org oppure contattaci allo 010 5704843.<br />
Gli interventi nella scuola di Oh Tres (foto <strong>CCS</strong>)<br />
Cambogia News<br />
"Compagno Duch", che dirisse<br />
la famigerata prigione<br />
S 21 di Tuol Sleng, a Phom<br />
Penh, è stato condannato a<br />
35 anni di detenzione dal Tribunale<br />
Cambogiano per i Crimini<br />
di Guerra, promosso<br />
dalle Nazioni Unite, per i crimini<br />
compiuti durante <strong>il</strong> regime<br />
dei Khmer Rossi. A<br />
Tuol Sleng circa 16 m<strong>il</strong>a persone<br />
furono torturate e sistematicamente<br />
giustiziate.<br />
Solo 14 prigionieri sopravvissero.<br />
É stato provato che in<br />
un solo giorno Duch ordinó<br />
lo sterminio di 160 bambini.<br />
Sgominata nella Provincia di<br />
Katie una banda di sei ong<br />
criminali che estorcevano<br />
denaro agli abitanti dei v<strong>il</strong>laggi,<br />
col pretesto di combattere<br />
<strong>il</strong> taglio <strong>il</strong>legale di<br />
legname.<br />
Vessata per anni da un marito<br />
violento, una donna di<br />
45 anni di Kompong<br />
Chhnang ha compiuto un<br />
passo molto raro tra le<br />
donne cambogiane, ottenendo<br />
<strong>il</strong> divorzio. Il divorzio<br />
resta irraggiungib<strong>il</strong>e per la<br />
maggioranza delle donne nel<br />
Paese, specialmente nelle<br />
zone rurali, a causa dei pochi<br />
avvocati disponib<strong>il</strong>i, degli alti<br />
costi legali e della riprovazione<br />
sociale cui sono sottoposte<br />
in caso di separazione.<br />
15
People<br />
[i nostri collaboratori nel sud del mondo]<br />
Con <strong>CCS</strong> ritorno<br />
tra i piccoli cambogiani<br />
Lucia Blandolino<br />
Rappresentante Paese Cambogia<br />
Il mio primo incontro con la Cambogia fu<br />
nel 1999, a Phnom Penh, dove nacque<br />
un forte legame con <strong>il</strong> Paese e dove cominciai<br />
a lavorare con e per i bambini.<br />
Alla fine del 2008 un momento di stanchezza<br />
personale ha avuto <strong>il</strong> sopravvento<br />
sulla motivazione che mi aveva sempre<br />
sostenuta in tutti quegli anni e ho sentito<br />
che avevo bisogno di una pausa, durata<br />
circa un anno.<br />
Dallo scorso luglio, ho deciso di tornare a<br />
lavorare nella cooperazione e di tornare<br />
in Cambogia per <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong>.<br />
Lavorare con <strong>CCS</strong> è stato, per me, un<br />
nuovo stimolo poiché gli interventi si realizzano<br />
prevalentemente in aree rurali,<br />
dove i bisogni della popolazione sono<br />
ancora tanti e la partecipazione dei be-<br />
Dopo ore di concentrazione e di lavoro<br />
dedicate al Laboratorio Progetti (se ne<br />
parla a pagg. 18 e 19 di questa rivista),<br />
come hanno passato <strong>il</strong> tempo libero serale<br />
gli operatori di <strong>CCS</strong> a Chipata, in<br />
Zambia? Un modo per trascorrere la serata<br />
è stato quello di cenare insieme. Tra<br />
un commento della giornata, una battuta<br />
o <strong>il</strong> racconto di qualche momento divertente,<br />
<strong>il</strong> tempo passava piacevolmente e<br />
in fretta. In particolare, ricordo un venerdì<br />
sera. In quell’occasione abbiamo scelto,<br />
sotto <strong>il</strong> consiglio dei nostri colleghi zambiani,<br />
di andare al locale “Blugum”, dove<br />
avremmo potuto seguire in diretta la partita<br />
dei mondiali Ghana/Paraguay. L’atmosfera<br />
era frizzante e piacevolmente<br />
serena, mentre un invitante profumo di<br />
cibo grigliato arrivava da un angolo del<br />
pergolato, dove erano disposti <strong>il</strong> bancone<br />
per le ordinazioni e i tavoli per cenare o<br />
neficiari è forte.<br />
Operare a Sihanoukv<strong>il</strong>le e aree limitrofe<br />
ha un valore aggiunto: quello di poter<br />
percepire, in modo reale, la situazione del<br />
Paese, molto diversa da quella che si avverte<br />
a Phnom Penh, la capitale, o a<br />
Siem Reap, sito archeologico e turistico<br />
di Angkor, dove <strong>il</strong> veloce e confuso sv<strong>il</strong>uppo<br />
in corso si concentra su una percentuale<br />
bassissima di popolazione.<br />
Il settore dell’educazione, quello su cui è<br />
maggiormente concentrato l’intervento di<br />
<strong>CCS</strong>, lo ritengo essenziale in un contesto<br />
come quello della Cambogia dove una<br />
percentuale elevata di popolazione (70%<br />
nel 2000) è composta da minori, di età inferiore<br />
ai 18 anni.<br />
Tornare in Cambogia è stato un po’<br />
per bere qualcosa. A lato c’era<br />
un’altra sala, una vera e propria<br />
sala da ballo, da cui proveniva<br />
musica rock-pop. Alcuni di<br />
noi sono andati ad ordinare<br />
carne alla griglia. Dopo una<br />
piccola attesa, sono arrivati<br />
i primi piatti da condividere.<br />
L’assenza di posate, non ci<br />
ha impedito di gustare la<br />
carne e le verdure, fra la<br />
musica e le immagini della partita<br />
che scorrevano sull’unico televisore del<br />
locale. Ricordo <strong>il</strong> fremito di tutti i presenti<br />
mentre seguivamo i passaggi del pallone<br />
e la gioia al momento del goal della squadra<br />
africana. Il risultato finale non è stato<br />
poi favorevole al Ghana, ma questo non<br />
ha tolto la voglia di divertirsi e di ballare a<br />
tutti i presenti. Al termine, la maggior<br />
parte delle persone si sono riversate in<br />
come tornare a casa, con tutte le difficoltà<br />
che ciò comporta, superate grazie<br />
alla gioia di poter condividere parte del<br />
cammino con i “Khmer” verso <strong>il</strong> miglioramento<br />
del loro Paese.<br />
Il Sabato del V<strong>il</strong>laggio<br />
[giorni di festa nelle comunità lontani da casa]<br />
Musica e goal di una sera africana<br />
Samantha Armani<br />
Coordinatrice Progetti EAS<br />
16<br />
pista,<br />
mentre <strong>il</strong> gruppo <strong>CCS</strong><br />
ha concluso la serata restando ancora<br />
tranqu<strong>il</strong>lamente a chiacchierare.
L'incontro con la bambina sostenuta<br />
Con un viaggio<br />
abbiamo accorciato<br />
la “distanza”<br />
Daniela Zuccolotto<br />
SOSTENITRICE <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
Guardando la foto del nostro incontro<br />
con Edina, alla Mafuta Basic School di<br />
Chipata, comincio a capire uno dei significati<br />
di questo primo viaggio in<br />
Africa.<br />
Grazie al legame con Simonetta, originaria<br />
come noi di Codognè in provincia di<br />
Treviso, e con suo marito, Enrico Carretta,<br />
responsab<strong>il</strong>e <strong>CCS</strong> per <strong>il</strong> distretto di Chipata,<br />
i bambini della nostra parrocchia<br />
hanno dato <strong>il</strong> loro contributo per <strong>il</strong> “Sostegno<br />
a Distanza” di questa bambina.<br />
Compito mio e di mia figlia Maria è stato<br />
allora quello di ….accorciare questa “distanza”,<br />
iniziando un viaggio che, dopo 3<br />
settimane, si sta ora concludendo.<br />
Con Mr. Panji, dell’Ufficio <strong>CCS</strong> di Chi-<br />
pata, ed Helen, una volontaria proveniente<br />
dalla Germania, abbiamo visitato<br />
per qualche giorno alcune scuole, per<br />
fotografare ogni bambino<br />
del programma di “Soste-<br />
gno a Distanza” e raccogliere<br />
le loro letterine da<br />
inviare ai rispettivi “foster<br />
parents” in occasione delle<br />
prossime festività natalizie.<br />
A casa avevamo tante volte<br />
provato ad immaginare la realtà<br />
che, con pochi elementi,<br />
vedevamo rappresentata nella foto individuale<br />
di Edina…ma ora trovarsi lì nella<br />
sua scuola, camminare con lei sulla sua<br />
terra, avviarsi verso <strong>il</strong> v<strong>il</strong>laggio dove vive<br />
Poter scegliere tra più<br />
possib<strong>il</strong>ità ciò che ti<br />
realizzerà come uomo<br />
o come donna originale…<br />
è vivere<br />
veramente!<br />
UNASTORIA<br />
e sedersi fuori della sua casa, tra zii e cugini…beh<br />
sono state emozioni che custodiremo<br />
a lungo.<br />
Quando Edina, a soli 12 anni, mi ha sussurrato<br />
timidamente “Voglio diventare<br />
una maestra”, col mio inglese stentato<br />
sono riuscita a dirle: “Il tuo insegnante<br />
mi ha riferito che sei molto intelligente.<br />
Studia, studia <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e, la tua vita<br />
sarà migliore”.<br />
Il suo sorriso aperto mi ha fatto capire<br />
che era felice di incontrarci e che c’eravamo<br />
intese. Mia figlia le ha parlato della<br />
scuola superiore che sta frequentando,<br />
quasi ad incoraggiarla a non mollare.<br />
Desidero concludere questa testimonianza<br />
rivolgendomi a Edina e a tanti suoi<br />
compagni che ho visto spesso stretti dietro<br />
un banco o seduti sul pavimento con<br />
una matita e un quadernetto un po’<br />
sgualcito tra le mani, convinti<br />
comunque di essere<br />
nel posto giusto: “Poter<br />
scegliere tra più possib<strong>il</strong>ità<br />
ciò che ti realizzerà come<br />
uomo o come donna originale…<br />
è vivere veramente!”.<br />
Dal tuo sorriso, cara Edina,<br />
ho compreso che questo<br />
tu lo stavi già capendo.<br />
Grazie a te e a tutte le stupende persone<br />
che ci hanno accolto e accompagnato<br />
durante questo viaggio.<br />
Daniela Zuccolotto e la figlia Maria insieme a Edina (foto <strong>CCS</strong>)<br />
17
I risultati del Laboratorio Progetti Chipata<br />
Ecco le 6 linee guida<br />
per <strong>CCS</strong> nel mondo<br />
Enrico Neri<br />
COORDINATORE ATTIVITÀ ESTERE <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
“Stacchiamo interneeeet!” è <strong>il</strong> grido risuonato<br />
quattro volte al dì, nei corridoio<br />
e negli uffici della sede di <strong>CCS</strong> in Zambia<br />
dal 29 giugno al 5 luglio di quest’anno.<br />
Una sorta di campanella (staccando internet<br />
non si avevano distrazioni dai contenuti<br />
delle riunioni) che invitava <strong>il</strong><br />
personale espatriato ed internazionale<br />
di <strong>CCS</strong>, proveniente<br />
da ognuno dei paesi<br />
dove lavoriamo, a prendere<br />
posto per iniziare le sessioni<br />
di 2 ore ciascuna di quello<br />
che è stato battezzato<br />
LPC10 (Laboratorio Progetti<br />
Chipata 2010).<br />
Ci siamo visti tutti insieme con una finalità<br />
principale: migliorare la qualità dei nostri<br />
progetti, che tradotto dal<br />
“progettese” significa aumentare i bene-<br />
18<br />
ITALIA<br />
Ci siamo visti tutti<br />
insieme con una finalità<br />
principale: migliorare<br />
la qualità dei<br />
nostri progetti e aumentare<br />
i benefici<br />
che produciamo nei<br />
bambini<br />
fici che produciamo nelle bambine e nei<br />
bambini sostenuti. Abbiamo infatti deciso<br />
di non limitarci più a pensare cosa faremo<br />
l’anno prossimo nelle comunità<br />
dove lavoriamo, ma di pensare a più<br />
lungo termine, su tre anni. Questo ci permetterà<br />
di intervenire non solo in cose<br />
molto concrete come la costruzione<br />
di scuole e la distribuzione<br />
di materiali<br />
scolastici, ma anche, per<br />
esempio, di organizzare<br />
corsi di formazione per i<br />
maestri e le maestre e di<br />
poter verificare che effettivamente,<br />
anno dopo anno,<br />
producano migliori capacità di leggere e<br />
di scrivere nelle bambine e nei bambini.<br />
Per riuscirci abbiamo lavorato su tre<br />
fronti: 1. migliorare le nostre capacità di<br />
pensare e scrivere progetti attraverso<br />
una formazione svolta dalla nostra “guru”<br />
metodologica: Monica Favot; 2. decidere<br />
insieme i tempi ed i formati con cui mettere<br />
in pratica questo cambio da progetti<br />
di un anno a progetti di tre anni; 3. trovare<br />
la maniera di rendere più concreta la<br />
nostra bellissima “missione”.<br />
“Migliorare le condizioni di vita dei bambini<br />
nel contesto in cui vivono” è infatti<br />
un proposito alto e nob<strong>il</strong>e, ma bisogna<br />
pur essere d’accordo sul… come! Questa<br />
discussione ha finito per monopolizzare<br />
<strong>il</strong> Laboratorio: fra momenti di alta<br />
discussione e qualche caduta di tono,<br />
fra entusiasmi alle stelle e demoralizzazioni<br />
collettive, abbiamo prodotto sei<br />
punti che a noi sembrano fondamentali<br />
per poter affermare con la coscienza a<br />
posto di aver migliorato le condizioni di<br />
vita dei bambini.<br />
Li abbiamo battezzati i “nostri obiettivi” e<br />
ve li presentiamo di seguito (accompagnati<br />
da una piccola traduzione dal “progettese”):<br />
1. <strong>CCS</strong> contribuisce attivamente al benessere<br />
della prima infanzia, con particolare<br />
attenzione all’educazione prescolare.<br />
È infatti universalmente riconosciuto che<br />
i bambini che frequentano l’as<strong>il</strong>o nido e<br />
la scuola materna hanno minore rischio<br />
di abbandono scolastico e raggiungono<br />
risultati migliori di quelli che non lo fanno;
2. <strong>CCS</strong> incentiva, fac<strong>il</strong>ita e monitora<br />
l’iscrizione e la frequenza scolastica nel<br />
ciclo primario di tutte le bambine ed i<br />
bambini nelle zone in cui opera.<br />
Avvicinare le scuole ai v<strong>il</strong>laggi, migliorarne<br />
le condizioni infrastrutturali, “convincere”<br />
i genitori che la frequenza della<br />
scuola è importante, fac<strong>il</strong>itare lo studio ai<br />
bambini lavoratori sono tutte cose che<br />
possono prevenire l’abbandono;<br />
3. <strong>CCS</strong> si propone di ottenere risultati<br />
qualitativi nel miglioramento delle capacità<br />
cognitive e di socializzazione<br />
delle bambine e dei bambini dal loro<br />
percorso scolastico.<br />
È perfettamente inut<strong>il</strong>e rinchiudere 100<br />
bambini in una classe e tenerceli cinque/sei<br />
anni se alla fine non sanno né<br />
leggere, né scrivere. Bisogna verificare<br />
continuamente che gli insegnanti, i programmi,<br />
le strutture siano adeguati e in<br />
caso contrario, intervenire per adeguarli,<br />
ovviamente in collaborazione con le istituzioni<br />
locali;<br />
4. <strong>CCS</strong> offre alle bambine ed ai bambini<br />
uguali opportunità di sv<strong>il</strong>uppare appieno<br />
le proprie potenzialità, sia dal<br />
punto di vista pratico che da quello simbolico.<br />
Se le percentuali di iscrizione delle bambine<br />
aumentano, aumentano anche<br />
drammaticamente gli abbandoni delle<br />
stesse. Oltretutto la stragrande maggioranza<br />
di coloro che completano gli studi<br />
è di sesso masch<strong>il</strong>e. <strong>CCS</strong> vuole dare alle<br />
bambine le stesse opportunità dei loro<br />
coetanei;<br />
5. <strong>CCS</strong> appoggia e promuove gli interventi<br />
più efficaci e sostenib<strong>il</strong>i volti a offrire<br />
cura, supporto e sostegno alle<br />
bambine ed ai bambini vulnerab<strong>il</strong>i e in<br />
situazione di rischio e ad assicurare loro<br />
la comprensione del proprio sé culturale<br />
(identità sostanziale) e l’attivazione<br />
dei diritti di cittadinanza (identità formale).<br />
Non ha molto senso insegnare cose che<br />
le bambine ed i bambini tornando a casa<br />
non ritrovano, lingue che non parlano,<br />
comportamenti che non riscontrano nei<br />
loro genitori. La diversità è ricchezza e<br />
l’omologazione povertà;<br />
6. <strong>CCS</strong> contribuisce ad assicurare una<br />
crescita sana ed uno sv<strong>il</strong>uppo armonico<br />
delle bambine e dei bambini nelle proprie<br />
zone di intervento, specialmente in<br />
ambito scolastico.<br />
“Mens sana in corpore sano.” “Con la<br />
pancia vuota è impossib<strong>il</strong>e imparare.”<br />
Sembrano luoghi comuni, ma sono problemi<br />
da affrontare concretamente.<br />
Il vantaggio di avere queste 6 linee guida<br />
Mr. Antonio Zunguze, Responsab<strong>il</strong>e Progetti Ufficio di<br />
V<strong>il</strong>ankulo<br />
Miss. Samantha Armani, Unità Progetti Ufficio di Genova,<br />
alla sua prima missione<br />
Mrs. Mucho Tembo, traduttrice italiano-inglese<br />
Mrs. Simonetta Dario, Amministratrice Ufficio di Chipata<br />
e... padrona di casa<br />
è che saranno tutte misurab<strong>il</strong>i. Stiamo infatti<br />
lavorando a definire indicatori per<br />
ognuna, che verranno poi controllati periodicamente<br />
per vedere le se cose, con<br />
<strong>il</strong> nostro intervento migliorano o meno.<br />
Nel triennio 2011- 2013, quindi, tutte le<br />
attività di <strong>CCS</strong> nel mondo cercheranno di<br />
Mr. Enrico Carretta, Responsab<strong>il</strong>e Ufficio di Chipata<br />
e... padrone di casa<br />
Mr. Francesco Iacchetti, Responsab<strong>il</strong>e Ufficio di<br />
V<strong>il</strong>ankulo e "ultimo acquisto" di <strong>CCS</strong><br />
Mrs. Francesca Dagnino, Vice presidente<br />
Miss Monica Favot, consulente e “guru” metodologica<br />
realizzare questi obiettivi e i sostenitori<br />
potranno essere informati sempre più<br />
precisamente su come vanno le cose.<br />
Beh, la sessione di lavoro è finita: “Riattacchiamo<br />
internet…”<br />
19
Le proposte di educazione allo sv<strong>il</strong>uppo per <strong>il</strong> nuovo anno<br />
Ritorno a scuola:<br />
tutte le novità<br />
Samantha Armani<br />
COORDINATRICE PROGETTI EAS <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
Estate! Un momento di riposo e relax e<br />
dalle nuove energie possono nascere<br />
nuove prospettive. È stato proprio così<br />
per <strong>il</strong> nostro gruppo di lavoro di Educazione<br />
Interculturale e allo<br />
Sv<strong>il</strong>uppo (EaS). Nel periodo<br />
estivo, ancor prima di “ricaricare<br />
le batterie”, abbiamo<br />
visto la nascita di<br />
nuove idee, arricchendo le<br />
nostre proposte didattiche<br />
per le scuole. Tutto è nato<br />
dalle nostre precedenti riflessioni,<br />
basate sui feedback<br />
delle scuole e delle insegnanti e<br />
sulle nostre osservazioni di educatrici. Ci<br />
siamo rese conto che, con <strong>il</strong> trascorrere<br />
del tempo e <strong>il</strong> passare delle “generazioni<br />
di alunni” nelle scuole, cambiano le<br />
classi, così come le loro esigenze. Le richieste<br />
da parte delle insegnanti, infatti,<br />
sono differenti rispetto ad alcuni anni fa,<br />
proprio perché i gruppi classe variano.<br />
Restano la necessità e la volontà di af-<br />
20<br />
ITALIA<br />
Vorremmo<br />
coinvolgere le scuole<br />
secondarie e introdurre<br />
testimonianze<br />
dirette dai Paesi del<br />
sud del mondo<br />
frontare le tematiche di educazione interculturale<br />
e allo sv<strong>il</strong>uppo, volendo però<br />
approfondire aspetti nuovi. Il discorso<br />
vale non solo a livello di contenuti, ma<br />
anche di metodo. Ad esempio,<br />
abbiamo verificato l’esi-<br />
genza di metodologie visive,<br />
per poter comunicare anche<br />
attraverso le immagini.<br />
Tutto ciò è stato colto dal<br />
gruppo di educatrici <strong>CCS</strong><br />
(Sara e Barbara a Savona,<br />
Zara, S<strong>il</strong>via, Sabrina e Giulia,<br />
più la sottoscritta, a Genova)<br />
come una grande possib<strong>il</strong>ità per poter<br />
migliorare ed ampliare le proposte didattiche.<br />
Dall’inizio del 2010, formando un<br />
piccolo gruppo di lavoro e studio, abbiamo<br />
svolto una breve analisi di fattib<strong>il</strong>ità<br />
per poter sia cogliere le linee<br />
caratterizzanti dell’attuale situazione<br />
nelle scuole primarie e secondarie liguri,<br />
sia ipotizzare un intervento educativo efficace.<br />
Parallelamente abbiamo svolto un<br />
paio di esperienze p<strong>il</strong>ota. Negli ultimi<br />
mesi, così, abbiamo freneticamente lavorato<br />
per “svecchiare” alcune attività e<br />
pensare a nuove esperienze anche in<br />
scuole dove fino ad ora non abbiamo ancora<br />
lavorato.<br />
Cosa bolle dunque in pentola? Oltre ai<br />
percorsi didattici rivisitati da proporre alle<br />
scuole primarie delle città di Genova, Savona<br />
e provincia, stiamo sondando la<br />
possib<strong>il</strong>ità di ampliare <strong>il</strong> nostro raggio di<br />
azione, coinvolgendo anche le scuole secondarie.<br />
Inoltre, dopo <strong>il</strong> positivo risultato<br />
dell’incontro p<strong>il</strong>ota avvenuto nel gennaio<br />
scorso in una scuola primaria di Genova<br />
attraverso una testimonianza diretta dall’Africa,<br />
che vi abbiamo raccontato nel<br />
numero di marzo della nostra rivista, abbiamo<br />
pensato di strutturare maggiormente<br />
questo tipo di proposta. Infine,<br />
stiamo programmando con <strong>il</strong> Nepal un<br />
percorso p<strong>il</strong>ota di scambio di materiali<br />
(ad esempio disegni o letterine preparate<br />
dai bambini) fra classi italiane e classi nepalesi.<br />
Questo tipo di proposta ha l’obiettivo<br />
di introdurre agli alunni una cultura e<br />
un Paese differenti dai propri, per valorizzare<br />
la conoscenza dell’Altro e l’arricchimento<br />
reciproco.<br />
Il gruppo di lavoro EaS di <strong>CCS</strong> è pronto<br />
per ricominciare l’anno scolastico, entusiasta<br />
delle nuove prospettive e curioso<br />
di osservare l’impatto delle nostre attività<br />
nelle classi. Un ultimo mio pensiero va<br />
alle educatrici, che si sono impegnate<br />
durante l’intenso periodo di lavoro e che<br />
ora vorrei ringraziare, augurandoci buon<br />
lavoro per i mesi che verranno.<br />
Un momento dei laboratori interculturali di <strong>CCS</strong> (foto <strong>CCS</strong>)
Inaugurato a Genova un negozio di giocattoli e non solo…<br />
<strong>CCS</strong> in gioco<br />
per l’Africa<br />
Alessandro Grassini<br />
SEGRETARIO GENERALE <strong>CCS</strong> ITALIA<br />
A pochi mesi dall'inaugurazione della<br />
nuova sede in Via di Scurreria a Genova,<br />
i locali affacciati sulla strada ed aperti alla<br />
cittadinanza assumono una nuova forma.<br />
La riflessione sv<strong>il</strong>uppata in questi mesi su<br />
come valorizzare una presenza nel pieno<br />
centro di Genova ha portato <strong>il</strong> Consiglio<br />
Direttivo di <strong>CCS</strong> ad assumere la decisione<br />
di avviare, a partire dal 30 agosto,<br />
un nuovo punto di riferimento per i tutti i<br />
bambini: un negozio di giocattoli con giochi<br />
semplici, didattici ed educativi, gadget<br />
per feste, piccole idee regalo e<br />
materiale scolastico.<br />
Ogni prodotto è stato scelto in base ad<br />
La vetrina (foto <strong>CCS</strong>)<br />
aspetti specifici legati all'apprendimento<br />
e al suo potenziale ricreativo. I giocattoli,<br />
che coprono la fascia di età dai 0 ai 6<br />
anni, sono studiati per potenziare le capacità<br />
di coordinazione e destrezza manuale,<br />
ad esempio puzzle e tutti quei<br />
giochi che prevedono attività come allacciare,<br />
inf<strong>il</strong>are, sf<strong>il</strong>are: esercizi indispensab<strong>il</strong>i<br />
perché <strong>il</strong> bambino diventi<br />
autonomo nelle azioni quotidiane. Sono<br />
in vendita anche giocattoli didattici che<br />
incoraggiano le capacità dei bimbi stimolando<br />
i processi della memoria, dell’immaginazione,<br />
della capacità di<br />
ascoltare, parlare e che possono essere<br />
ut<strong>il</strong>izzati anche a scuola, ad esempio per<br />
imparare le tabelline, la geografia o per<br />
comporre le parole. Molti degli articoli in<br />
vendita sono in legno proveniente da culture<br />
controllare e rimboscate, certificate<br />
FSC (Forest Stewardship Counc<strong>il</strong>), prodotti<br />
senza attività di sfruttamento e con<br />
colori e vernici atossiche. Una novità presente<br />
nel negozio è Happy Mais, un<br />
gioco etico, ecologico e completamente<br />
biodegradab<strong>il</strong>e perché a base di amido<br />
di mais, per la didattica e <strong>il</strong> bricolage:<br />
basta inumidire leggermente i pezzetti<br />
del prodotto per farli attaccare l’uno all’altro<br />
senza l’ut<strong>il</strong>izzo di colla in modo da<br />
Gli interni del nuovo negozio <strong>CCS</strong> in Via di Scurreria (foto <strong>CCS</strong>)<br />
ITALIA<br />
costruire bellissimi fiori, animali, trenini,<br />
dinosauri e qualsiasi altro oggetto che la<br />
fantasia suggerisce.<br />
Grazie ad una collaborazione avviata con<br />
la Bottega Solidale di Genova sono inoltre<br />
disponib<strong>il</strong>i, oltre a giocattoli prodotti<br />
nel Sud del Mondo nell'ambito di progetti<br />
di Commercio Equosolidale, i prodotti<br />
Sottobanco, <strong>il</strong> primo kit di articoli a f<strong>il</strong>iera<br />
etica per la scuola realizzati secondo i<br />
principi del commercio equo, con materiali<br />
ecologici o riciclati per offrire varie<br />
opportunità di scelte consapevoli a ragazzi<br />
di diverse età e classi scolastiche.<br />
Tutto <strong>il</strong> ricavato delle vendite del negozio<br />
andrà a sostegno dei nostri progetti: i<br />
bambini di Genova potranno così contribuire<br />
a migliorare le condizioni di<br />
vita dei 17.000 bimbi che attualmente<br />
seguiamo in Zambia, Mozambico,<br />
Nepal e Cambogia. Il nuovo punto vendita<br />
sarà anche un luogo di incontro e di<br />
informazione, dove in futuro si organizzeranno<br />
eventi per mamme e piccini.<br />
Sono in molti infatti, tra clienti e curiosi,<br />
quelli che chiedono ulteriori informazioni<br />
su <strong>CCS</strong> e che vogliono capire in che<br />
modo i giocattoli in vendita sono legati<br />
alla solidarietà. Il negozio è sola una delle<br />
iniziative che nel corso dei prossimi mesi<br />
proporremo alla città per rendere i bambini<br />
sempre più protagonisti e attori attivi<br />
di un cambiamento che la Onlus genovese<br />
ritiene fondamentale. “Ogni bimbo<br />
ha diritto all'infanzia, non solo quelli che<br />
nascono in famiglie agiate. Noi lavoriamo<br />
per garantire questo diritto a un numero<br />
sempre maggiore di bambini nel mondo”.<br />
A parlare è <strong>il</strong> presidente di <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong> Stefano<br />
Zara, che aggiunge: “Questo negozio<br />
non vende dei semplici giochi, ma<br />
vuole essere un punto di ritrovo per<br />
tutte quelle persone che vogliono saperne<br />
di più sulle condizioni di vita di<br />
m<strong>il</strong>ioni di bambini nel mondo che ancora<br />
oggi, malgrado vi siano stati dei<br />
passi avanti, non hanno accesso all'istruzione<br />
e sono malnutriti, con gravi ripercussioni<br />
sul loro sv<strong>il</strong>uppo. Nei<br />
prossimi mesi organizzeremo iniziative in<br />
piazza e concerti per sensib<strong>il</strong>izzare tutti i<br />
genovesi. Contiamo molto su una nutrita<br />
partecipazione.”<br />
Sono quasi 9 m<strong>il</strong>ioni i bambini che ancora<br />
muoiono ogni anno prima di compiere<br />
<strong>il</strong> quinto anno di vita. Oltre 140<br />
m<strong>il</strong>ioni di bimbi soffrono di malnutrizione,<br />
circa 100 m<strong>il</strong>ioni in età scolare non ricevono<br />
un’istruzione e si stima che 150 m<strong>il</strong>ioni<br />
di bambini e ragazzi tra i 5 e i 14 anni<br />
siano impiegati nel lavoro minor<strong>il</strong>e (Fonte<br />
dati Rapporto Unicef 20/11/2009).<br />
21
Le inziative di <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong> per le aziende<br />
A Natale,<br />
fai un regalo<br />
responsab<strong>il</strong>e<br />
Si parla tanto ultimamente di<br />
CSR (Corporate Social Responsib<strong>il</strong>ity)<br />
o RSI (Responsab<strong>il</strong>ità<br />
Sociale d’Impresa).<br />
In realtà tante aziende realizzano<br />
buone pratiche senza però “sfruttarle”<br />
in termini di comunicazione.<br />
La CSR rappresenta un elemento<br />
distintivo per le imprese. È sempre<br />
più guardata con maggiore attenzione<br />
dai consumatori che si interessano<br />
al comportamento delle<br />
22<br />
UN NATALE SPECIALE<br />
aziende e che lo ritengono fondamentale<br />
nella risoluzione dei problemi<br />
sociali. Oggi ci sono vari<br />
modi che <strong>il</strong> board può scegliere affinché<br />
la propria azienda emerga<br />
rispetto alle altre: <strong>il</strong> rapporto con i<br />
propri dipendenti, con i fornitori,<br />
con la rete sociale sul territorio<br />
dove si trova l’azienda e gli interventi<br />
diretti. Una ricerca condotta<br />
da Gfk Eurisko1 evidenzia che <strong>il</strong><br />
54% degli intervistati ha dichiarato<br />
PERCHÉ SCEGLIERE I BIGLIETTI DI <strong>CCS</strong> ITALIA ONLUS<br />
• Qualificazione dell’immagine aziendale sul mercato attraverso campagna promozionale<br />
e possib<strong>il</strong>ità di comunicare l’iniziativa realizzata con <strong>CCS</strong> sui propri<br />
mezzi e strumenti di comunicazione.<br />
• Nuovi strumenti di pubbliche relazioni.<br />
• Nuove opportunità per attirare l’attenzione dei media.<br />
• Nuove opportunità per <strong>il</strong> coinvolgimento dei dipendenti attraverso altre iniziative<br />
che possono partire dalla strenna natalizia: coinvolgimento dei dipendenti<br />
nel sostegno a distanza di un bambino.<br />
• Presenza del brand e link al proprio sito, nell’area dedicata del sito <strong>CCS</strong>.<br />
• La rivista trimestrale di <strong>CCS</strong> ricevuta in azienda e inviata a 17.000 sostenitori.<br />
• Newsletter elettronica mens<strong>il</strong>e inviata a 6000 iscritti.<br />
Sostituisci i gadget natalizi destinati a dipendenti, clienti e fornitori con delle<br />
“quote” di progetti solidarietà. Se hai un’azienda quest’anno con <strong>CCS</strong> potrai<br />
regalare ore di formazione, sementi o <strong>il</strong> sostegno a distanza di un bambino. Se<br />
fai parte di un’azienda proponi ai “vertici” di scegliere la solidarietà. Riceverai i biglietti<br />
e le lettere di auguri per i clienti, dipendenti e fornitori in cui <strong>CCS</strong> spiega <strong>il</strong><br />
valore della scelta dell’azienda e <strong>il</strong> progetto (o i progetti) che la donazione sostiene<br />
e che la nostra organizzazione, grazie anche a te, aiuta ogni giorno.<br />
Oppure fai semplicemente gli auguri di Natale con i biglietti di <strong>CCS</strong>.<br />
Accetta la sfida.<br />
di essere disposto a pagare un<br />
extra del 10% per un articolo prodotto<br />
rispettando gli standard sociali<br />
e ambientali. Anche <strong>il</strong> Natale<br />
può essere un momento distintivo<br />
scegliendo dei regali speciali: una<br />
scuola nel Sud del mondo, un<br />
pozzo, <strong>il</strong> sostegno a un progetto.<br />
Un modo molto semplice per rafforzare<br />
l’impatto sociale dell’azienda<br />
per incontrare la stima e<br />
l’approvazione dei propri clienti,<br />
fornitori, dipendenti e Istituzioni.<br />
Vantaggi fiscali<br />
Le aziende possono beneficiare<br />
dei vantaggi fiscali previsti dalla<br />
legge scegliendo di:<br />
• dedurre le erogazioni liberali in<br />
denaro per un importo non superiore<br />
a 2.065,83 euro o al 2%<br />
del reddito d'impresa dichiarato<br />
a favore delle ONLUS (art. 100<br />
co. 2 lett. H, DPR 917/86).<br />
• dedurre gli importi delle donazioni<br />
nel limite del 10% del reddito<br />
complessivo dichiarato e<br />
nella misura massima di 70.000<br />
euro annui (art. 14 Legge 80/05<br />
"+ Dai - Versi").<br />
Per informazioni puoi contattare<br />
Fosca a questo indirizzo:<br />
scotto@ccsit.org
In un libro l'<strong>Italia</strong> vista dai bambini immigrati<br />
Il mondo<br />
è di tutti<br />
Daniela Fiori<br />
Il motivo principale per cui ho amato questo<br />
libro è tutto racchiuso nel piacere di<br />
una riscoperta: quella della voce dei<br />
bambini, del loro punto di vista sulle<br />
cose, della loro capacità di descrivere <strong>il</strong><br />
mondo senza troppe sovrastrutture. Una<br />
sensazione sim<strong>il</strong>e a quella che si prova<br />
prendendo in mano <strong>il</strong> quaderno di un<br />
qualsiasi alunno delle elementari e ci si<br />
trova conquistati dalla semplicità e dalla<br />
verità di certe frasi o pensieri, non importa<br />
quanto sgrammaticati. “<strong>Italia</strong>ni, per<br />
esempio” è la raccolta che Giuseppe Caliceti,<br />
da 25 anni insegnante di scuola primaria,<br />
ha voluto dedicare alle riflessioni<br />
e ai racconti dei propri alunni di origine<br />
straniera. Un modo inconsueto ma particolarmente<br />
efficace, almeno secondo chi<br />
scrive, di affrontare un tema complesso<br />
come quello dell'immigrazione. Ai bambini<br />
è estraneo <strong>il</strong> gioco delle parti che caratterizza<br />
<strong>il</strong> mondo degli adulti, dove le<br />
responsab<strong>il</strong>ità della politica si riducono<br />
spesso a prese di posizione ideologiche<br />
e interessi particolari e strumentalizzazioni<br />
si sostituiscono alla<br />
capacità di guardare al futuro<br />
con equ<strong>il</strong>ibrio e un pizzico<br />
di fantasia. Lo sguardo<br />
dei bambini sul mondo è<br />
più libero del nostro ed è innegab<strong>il</strong>e<br />
che -ascoltandolianche<br />
<strong>il</strong> nostro sguardo su<br />
di loro riesca a liberarsi di<br />
molti ostacoli e preconcetti.<br />
Com'è quindi questa “<strong>Italia</strong> vista dai<br />
bambini immigrati”? Gli spunti offerti dal<br />
libro sono infiniti, quanto le possiblità<br />
d'incrociare e confrontare le centinaia di<br />
definizioni (presentate quali voci di un originale<br />
“dizionario”) di cui sono autori<br />
bambini di diverse età e diverse provenienze<br />
geografiche. Alcuni percorsi di lettura<br />
hanno particolarmente stimolato la<br />
mia riflessione e cercherò di condividerli<br />
con voi ut<strong>il</strong>izzando proprio le parole dei<br />
piccoli alunni.<br />
Il primo percorso riguarda la specifica<br />
Questi bambini,<br />
insieme ai nostri<br />
bambini, affrontano<br />
ogni giorno tra i banchi<br />
di scuola questioni<br />
di grande complessità<br />
e lo fanno in modo<br />
maturo.<br />
condizione del bambino straniero, diversa<br />
da quella del genitore, che in<br />
quanto adulto ha scelto di abbondonare<br />
<strong>il</strong> proprio Paese d'origine e riesce<br />
con una certa fac<strong>il</strong>ità a rimanere<br />
consapevole della propria identità<br />
culturale. Scrive Isham, 8 anni, marocchino:<br />
“Se io potevo, non partivo”.<br />
Gli fa eco Sheela, 9 anni,<br />
dello Sri Lanka: “I bambini non<br />
sono migrati, sono portati, perchè<br />
li portano i loro genitori”. E<br />
quando finalmente questi<br />
alunni riescono a mettere radici<br />
restano comunque confusi,<br />
non capiscono quanto<br />
possa essere lecito per loro<br />
sentirsi “italiani”. Lo spiega<br />
bene, tra gli altri, Vera, 11<br />
anni: “Io sono nata in <strong>Italia</strong>,<br />
a Montecchio, però mia<br />
mamma e mio papà sono albanesi e<br />
anche io allora sono albanese. Io ho fatto<br />
l'as<strong>il</strong>o qui, la scuola qui. Io vorrei chiedere<br />
al maestro due cose. La prima<br />
cosa è questa: io sono ita-<br />
liana o albanese o tutte e<br />
due? La seconda: ma io<br />
sono immigrata o no?”.<br />
Più che in qualsiasi dibattito<br />
da talk show, in queste parole<br />
si trova tutta la serietà<br />
della sfida posta dalle “seconde<br />
generazioni”, nate,<br />
cresciute ed educate in <strong>Italia</strong>,<br />
senza veder garantiti i propri diritti di<br />
cittadinanza. Il mondo degli adulti, invischiato<br />
nelle proprie polemiche, non sa<br />
rispondere a domande come quella di<br />
Vera.<br />
Questi bambini, insieme ai nostri bambini,<br />
s'interrogano ogni giorno tra i banchi di<br />
scuola su questioni di grande complessità<br />
e lo fanno in modo sorprendentemente<br />
maturo. Ci osservano, confrontano<br />
le nostre abitudini, i nostri simboli culturali<br />
e religiosi, li mettono a confronto con<br />
quelli dei propri genitori. Nel libro tro-<br />
TERZAPAGINA<br />
viamo riflessioni sul battesimo, sui matrimoni<br />
misti, sul modo di educare i figli,<br />
per poi concludere, come fa saggiamente<br />
Yue, 8 anni, originaria della Cina,<br />
che “<strong>il</strong> mondo è di tutti”.<br />
Mentre Tong, altro piccolo cinese, si stupisce<br />
delle notizie secondo cui i suoi<br />
connazionali servono gatto al ristorante;<br />
mentre Jaffar, marocchino, non capisce<br />
perchè “se uno in <strong>Italia</strong> ha rubato, italiani<br />
dicono che è stato uno straniero”, mentre<br />
Saverio, 8 anni, albanese, quasi si<br />
stupisce di sé stesso perchè “io finora<br />
non mi sento cattivo. Io finora non ho mai<br />
rubato e ucciso nessuno”... Tamu, 11<br />
anni, del Burkina Faso, spiega loro e a<br />
tutti noi una cosa importante: “Ho capito<br />
che inventare un pregiudizio è fac<strong>il</strong>issimo:<br />
tu prendi una cosa che ti è capitata<br />
e dopo fai che vale per tutti”.<br />
Caliceti Giuseppe, <strong>Italia</strong>ni per esempio,<br />
Feltrinelli, M<strong>il</strong>ano, febbraio 2010, pp.237<br />
23
24<br />
Cucina dell’Altro Mondo<br />
a cura di Daniela Fiori<br />
Ricette di mare dal Mozambico<br />
Sapevate che aragoste, astici e gamberi del Mozambico sono considerati tra i migliori<br />
del mondo? Per questo la cucina locale fa ampio uso di crostacei. E non solo. Fra le specialità<br />
gastronomiche del Paese, dove l’influsso della colonizzazione portoghese è ancora<br />
molto presente, si distinguono tutte le specialità marinare, come la Matata,<br />
realizzata a base di molluschi cotti nel vino di Porto.<br />
Per voi, in questo numero, due gustose ricette di mare. Buon appetito!<br />
MATATA<br />
La Matata è una tipica entrée mozambicana, di origine locale e<br />
non d’importazione, fatta con le foglie di zucca. Possiamo sostituirle<br />
con gli spinaci. Ecco la ricetta per 8 porzioni:<br />
In una casseruola soffriggiamo 1 tazza di cipolle, tagliate finemente,<br />
in 60 cl d’olio d’oliva, sino a che siano molli, ma non scure. Aggiungiamo<br />
4 tazze di molluschi sgusciati, 1 tazza di arachidi finemente tritate,<br />
2 pomodori tagliati a pezzetti, 1 cucchiaio da tavola di sale, 1/2 cucchiaino da tè di pepe<br />
nero, 1 cucchiaino da tè di peperoncino rosso schiacciato. Facciamo bollire <strong>il</strong> tutto a<br />
fuoco lento per 30 minuti. Aggiungiamo 700 g di spinaci freschi (teneri) tagliati finemente,<br />
copriamo e portiamo a cottura le foglie verdi. La Matata è pronta da servire,<br />
ideale sul riso.<br />
CROSTACEI ALLA MANIERA<br />
MOZAMBICANA<br />
In una pentola media mettiamo 1/2 kg di gamberoni o<br />
scampi o aragostine, 3 tazze d’acqua calda, 1 cucchiaino da tè di sale,<br />
1 cucchiaino da tè di peperoncino rosso, o Tabaco. Spremiamo 3 limoni e<br />
poi mettiamo in pentola non solo <strong>il</strong> succo, ma anche ciò che rimane dei limoni.<br />
Portiamo a ebollizione e copriamo. Facciamo cuocere per 30 minuti,<br />
sino a che i crostacei siano cotti. Puliamoli, sciacquiamoli<br />
in acqua fresca e facciamoli raffreddare in<br />
frigorifero. Serviamo con salsa Piri–piri (ottenuta combinando<br />
4 cucchiai di succo di limone, 4 cucchiai d’olio d’oliva, 4 cucchiai<br />
di peperoncino rosso forte, 1 cucchiaio di sale, 1 cucchiaino<br />
da tè di polvere d’aglio).
Sportello<br />
Africa<br />
Il premio Nobel Amartya Sen sostiene che esiste una relazione tra sv<strong>il</strong>uppo economico e sicurezza sociale di un<br />
popolo da un lato e diritti civ<strong>il</strong>i e politici dall’altro. Secondo <strong>il</strong> famoso economista insomma, un paese autenticamente<br />
democratico è in grado di affrontare meglio <strong>il</strong> suo sv<strong>il</strong>uppo e le dinamiche sociali che ne derivano. Ultimamente<br />
“democrazia” e “buon governo” sono diventate parole d’ordine nel<br />
discorso sullo sv<strong>il</strong>uppo e considerate come presupposti di ogni iniziativa<br />
volta a migliorare le condizioni di vita delle persone.<br />
Il focus di questo numero della rivista si occupa di decentramento, una<br />
forma di democrazia che non si limita alla mera rappresentanza politica, ma<br />
ha la capacità di avvicinare <strong>il</strong> governo alle comunità, di dar voce alle realtà<br />
di base e di includere anche altre forme di governo che appartengono alla<br />
tradizione. Inoltre, come ci dice l’articolo di Giorgio Pagano, l’<strong>Italia</strong> può giocare<br />
un ruolo importante nella cooperazione tra governi locali del Nord e<br />
del Sud del mondo.<br />
Focus<br />
25
Riforme ed elezioni amministratrive in Africa<br />
Il decentramento<br />
seme di democrazia<br />
Giorgio Pagano*<br />
Qual è l’immagine giusta dell’Africa oggi?<br />
La miseria e la fame, o i successi della<br />
democrazia africana per debellarle? Il<br />
quadro è molto complesso, e la risposta<br />
non è fac<strong>il</strong>e. Sicuramente c’è un’Africa<br />
straziante, le cui condizioni dipendono<br />
anche dai governi africani. Ma è vero<br />
anche che la gestione dei governi è migliorata<br />
nei 2/3 degli Stati, e<br />
che si è elevato <strong>il</strong> livello di<br />
alcune leadership del continente:<br />
si pensi al sudafricano<br />
Nelson Mandela o al<br />
mozambicano Joaquin<br />
Chissano, solo per fare<br />
qualche nome. In alcuni<br />
Paesi <strong>il</strong> benessere è cresciuto.<br />
Ma in altri, nell’Africa subsahariana<br />
soprattutto, i problemi restano<br />
enormi, e in certi casi perfino si aggravano.<br />
Alla base c’è <strong>il</strong> dramma della scarsità<br />
delle risorse. E ci sono responsab<strong>il</strong>ità<br />
26<br />
FOCUS<br />
Dove c’è <strong>il</strong> decentramento<br />
amministrativo<br />
ci sono più sv<strong>il</strong>uppo,<br />
più acqua, più servizi.<br />
E gli stessi aiuti allo<br />
sv<strong>il</strong>uppo sono<br />
più efficaci.<br />
nostre, del ricco Occidente, così come<br />
delle elite al potere. Il grande squ<strong>il</strong>ibrio tra<br />
l’Africa e l’Occidente è <strong>il</strong> frutto del colonialismo<br />
e prima ancora della tratta degli<br />
schiavi, due fenomeni che hanno impoverito<br />
un continente che fino ad allora<br />
aveva conosciuto un suo sv<strong>il</strong>uppo. Ma,<br />
dopo <strong>il</strong> colonialismo, le elite al potere non<br />
sono state spesso all’al-<br />
tezza, d<strong>il</strong>apidando e predando<br />
le ricchezze dei loro<br />
Stati. Ed ecco allora lo strazio<br />
dei 307 m<strong>il</strong>ioni di affamati,<br />
<strong>il</strong> 12,5% in più rispetto<br />
all’anno scorso. Uno strazio<br />
aggravato da nostre responsab<strong>il</strong>ità<br />
attuali. Si pensi a<br />
come <strong>il</strong> cambiamento climatico stia colpendo<br />
l’Africa, un continente che non ha<br />
contribuito al danno. La colpirà, se non<br />
interverremo, con la massima forza: azzoppando,<br />
con la siccità, <strong>il</strong> suo vulnera-<br />
b<strong>il</strong>e settore agricolo. Si pensi ancora agli<br />
investimenti stranieri in agricoltura, che<br />
provocano <strong>il</strong> passaggio dall’agricoltura<br />
tradizionale -basata sulla biodiversità,<br />
sulle varietà locali, sulle comunità- all’agro-industria:<br />
cioè alle monoculture<br />
destinate all’esportazione e al ricorso<br />
massiccio alla chimica, con <strong>il</strong> conseguente<br />
impoverimento dei terreni.<br />
La controtendenza è data dai tanti segnali<br />
di democrazia in Africa. Il segnale<br />
più importante è forse quello della nascita<br />
e della crescita del decentramento<br />
amministrativo e dell’autogoverno locale:<br />
uno strumento chiave per lo sv<strong>il</strong>uppo, <strong>il</strong><br />
buongoverno e la partecipazione democratica.<br />
Il tema della valorizzazione delle<br />
risorse locali e della costruzione di istituzioni<br />
democratiche decentrate è decisivo<br />
ovunque, anche in Africa. Nessun Paese<br />
può attendere che lo sv<strong>il</strong>uppo e l’eliminazione<br />
della povertà arrivino solo dall’esterno.<br />
Le basi della crescita dell’Africa<br />
risiedono nel tessuto economico, sociale<br />
e istituzionale interno, e in questo tessuto<br />
ha un ruolo chiave la capacità di decentrare<br />
lo Stato, di promuovere lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
locale e l’autogoverno dei territori. È<br />
quello che sta accadendo: negli ultimi<br />
anni quasi tutti i Paesi hanno adottato riforme<br />
dell’organizzazione statale, trasferendo<br />
poteri alle istituzioni locali. Il<br />
processo è ancora in corso di realizzazione,<br />
ed è differenziato da Paese a<br />
Paese perché fortemente influenzato<br />
Code ai seggi in Mozambico, United Nation Photo
Riunione tra Sindaci e Segretari di Illelà (Niger) e un funzionario del comune di La Spezia (Foto Municipi Senza Frontiere)<br />
dalle tradizioni amministrative ereditate<br />
dai Paesi europei colonizzatori e intrecciato<br />
alle caratteristiche sociali e politiche<br />
di ogni realtà. Tuttavia c’è un dato<br />
comune: lo svolgimento di regolari elezioni<br />
amministrative e l’elezione diretta<br />
degli amministratori locali, che ha comportato<br />
la nascita di nuove relazioni democratiche<br />
sia verso l’alto, <strong>il</strong> governo<br />
centrale, sia verso <strong>il</strong> basso, i cittadini e le<br />
associazioni della società civ<strong>il</strong>e.<br />
Un secondo dato comune è che l’autogoverno<br />
locale sta dando risultati positivi:<br />
dove c’è <strong>il</strong> decentramento amministrativo<br />
ci sono più sv<strong>il</strong>uppo, più acqua, più servizi.<br />
E gli stessi aiuti allo svi-<br />
luppo sono più efficaci. Una<br />
ricerca di Andrea De Guttry<br />
della Scuola Superiore Sant’Anna<br />
lo spiega bene: se<br />
vogliamo sconfiggere le malattie,<br />
la siccità, la povertà,<br />
non bastano buoni programmi<br />
ben finanziati, pur<br />
necessari, ma occorrono un<br />
rafforzamento delle istituzioni locali e una<br />
formazione di nuove classi dirigenti per<br />
dare continuità e profondità all’azione di<br />
cooperazione. Non bastano gli investimenti<br />
se non ci sono l’infrastruttura istituzionale<br />
adeguata, i sindaci e i “civ<strong>il</strong><br />
servants”. La priorità “non è fornire pesci<br />
ma insegnare a pescare”. Se cresce <strong>il</strong> decentramento,<br />
se nascono amministratori<br />
e funzionari formati e competenti, è più<br />
fac<strong>il</strong>e gettare i semi della democrazia e<br />
avviare con successo politiche per lo sv<strong>il</strong>uppo.<br />
È un settore, questo, dove la coopera-<br />
La sua naturale<br />
evoluzione è lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
di gemellaggi<br />
tra Comuni africani<br />
ed italiani, per dare<br />
vita a relazioni strutturate,<br />
paritarie e reciproche<br />
zione italiana sta facendo qualcosa, e<br />
potrebbe fare molto di più. Soprattutto è<br />
importantissimo <strong>il</strong> ruolo dei Comuni italiani:<br />
pochi come noi possono vantare<br />
una storia così r<strong>il</strong>evante, e dare quindi un<br />
contributo. Nessuno come un nostro sindaco<br />
o un nostro dipendente comunale<br />
può entrare in sintonia con un sindaco o<br />
un dipendente comunale africano. Le dinamiche<br />
politiche e gestionali sono le<br />
stesse, pur in un contesto enormemente<br />
diverso. Il punto su questo contributo è<br />
stato fatto nel novembre scorso a Firenze,<br />
nell’ambito della seconda Conferenza<br />
delle Autorità regionali e locali<br />
africane ed europee, orga-<br />
nizzata dalla Regione Toscana<br />
e dalle Nazioni Unite.<br />
La prima Conferenza si<br />
tenne nel 2004, ed ebbe <strong>il</strong><br />
merito di intuire l’importanza<br />
del decentramento<br />
amministrativo in Africa. Nel<br />
2005 fu costituito un osservatorio<br />
permanente di amministratori<br />
africani ed europei,<br />
attraverso <strong>il</strong> progetto “Euro African Partnership<br />
for Decentralised Governance”,<br />
a cui dal 2007 partecipa l’Anci, l’associazione<br />
dei Comuni italiani. Abbiamo lavorato<br />
per sostenere <strong>il</strong> processo di<br />
autogoverno e autonomia locale in<br />
Africa, tramite <strong>il</strong> partenariato tra Autorità<br />
locali e regionali europee ed africane, gli<br />
scambi di esperienze, la formazione del<br />
personale dei nascenti Comuni africani,<br />
e perché <strong>il</strong> tema del decentramento cominciasse<br />
a trovare un posto sempre più<br />
importante nei documenti e nelle scelte<br />
delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea<br />
e di governi nazionali.<br />
Un’esperienza davvero p<strong>il</strong>ota è stata<br />
quella del progetto “Municipi senza frontiere”.<br />
Anci, Euro African partnership e la<br />
Ong Cospe hanno formato un gruppo di<br />
dipendenti dei Comuni italiani perché potessero<br />
trasferire ai colleghi dei Comuni<br />
del Niger, uno dei Paesi più poveri del<br />
mondo, le loro competenze nei campi<br />
principali di attività: amministrazione generale<br />
e anagrafe, b<strong>il</strong>ancio, pianificazione<br />
territoriale e ambientale, infrastrutturazione<br />
e gestione del ciclo delle acque e di<br />
quello dei rifiuti, servizi ai cittadini e alle<br />
imprese.<br />
Ora questa esperienza pionieristica -se<br />
ne è discusso nella Conferenza di Firenze-<br />
va esaminata e migliorata, ed<br />
estesa al maggior numero di Comuni. La<br />
sua naturale evoluzione è lo sv<strong>il</strong>uppo di<br />
gemellaggi tra Comuni africani ed italiani,<br />
per dare vita a relazioni strutturate, basate<br />
sulla collaborazione paritaria e reciproca,<br />
che coinvolga anche la società<br />
civ<strong>il</strong>e. È la sfida dei partenariati “comunità<br />
a comunità”. Dobbiamo dare stab<strong>il</strong>ità<br />
a questo impegno e renderlo <strong>il</strong> meno<br />
frammentato possib<strong>il</strong>e. Ecco <strong>il</strong> senso<br />
della proposta di una fondazione che<br />
veda partecipi Regioni, Province e Comuni<br />
africani ed europei: un contenitore<br />
per scambiare esperienze, fare riflessione<br />
politica e culturale, trovare nuovi alleati<br />
nelle istituzioni internazionali e nei governi<br />
nazionali. È la nuova frontiera della<br />
cooperazione internazionale: la cooperazione<br />
più ut<strong>il</strong>e ed efficace, che porta risultati<br />
positivi nel lungo periodo. In Africa<br />
ma anche da noi: perché così comprendiamo<br />
meglio che Africa e Europa sono<br />
molto vicine e che <strong>il</strong> futuro può essere<br />
costruito solo assieme. Che solo a questo<br />
livello si possono affrontare sfide<br />
epocali come quelle dei mutamenti climatici,<br />
dell’immigrazione, del terrorismo,<br />
dei fondamentalismi religiosi. Che dall’Africa<br />
vengono stimoli forti per mettere in<br />
discussione forme di governo del mondo e<br />
st<strong>il</strong>i di vita dell’Occidente, già travolte dalla<br />
crisi economico-finanziaria e dal tramonto<br />
in atto dell’impero dei consumi.<br />
www.municipisenzafrontiere.net<br />
*L’autore, già sindaco della Spezia, si occupa<br />
di cooperazione internazionale nell’Anci<br />
(Associazione nazionale comuni<br />
italiani) e di politiche urbane nella Recs<br />
(Rete città strategiche).<br />
27
Il cammino del continente verso lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
Tra governi locali<br />
e autorità tradizionale<br />
Francesca Dagnino<br />
VICE PRESIDENTE <strong>CCS</strong> ITALIA E CONSULENTE UNDP<br />
Con la Conferenza di Berlino del 1894-<br />
95, <strong>il</strong> colonialismo ha brutalmente tracciato<br />
i confini di stati che hanno<br />
raggruppato differenti popoli, o hanno<br />
separato la stessa etnia attribuendole<br />
un’appartenenza geografica, e quindi politica,<br />
arbitraria. Gli stati coloniali hanno<br />
assunto forme differenti - la “indirect rule”<br />
inglese, l’”assim<strong>il</strong>ação” portoghese, ma<br />
hanno avuto come caratteristica comune<br />
una struttura statuale fortemente centralizzata.<br />
L’unico margine di autonomia dei<br />
“nativi” avveniva attraverso l’investitura<br />
delle autorità tradizionali da parte dello<br />
stato coloniale a trattare materie di<br />
scarsa r<strong>il</strong>evanza politica (risoluzione dei<br />
conflitti di famiglia, attribuzione di terre<br />
improduttive) oppure a loro veniva demandata<br />
la riscossione delle imposte o<br />
l’imposizione del lavoro obbligatorio per<br />
la costruzione di strade e ferrovie.<br />
I nuovi stati indipendenti hanno ereditato<br />
quindi degli apparati statali centralizzati<br />
autoritari e tali sono stati mantenuti nella<br />
maggior parte dei casi. Si trattava, una<br />
volta ereditato lo stato, di costruire la nazione<br />
promuovendo un forte spirito di<br />
identità nazionale spesso personificato<br />
nella figura del leader, lasciando poco<br />
spazio al particolarismo locale e alle differenziazioni<br />
tra le diverse etnie.<br />
A partire dagli anni ’90 sono iniziate in<br />
molti paesi africani delle riforme politiche<br />
e amministrative che hanno cercato di<br />
rompere con <strong>il</strong> passato attraverso<br />
<strong>il</strong> decentramento dei poteri<br />
ai governi locali. Nell’ottica<br />
dei riformatori (appoggiati dai<br />
donatori internazionali), questi,<br />
meglio del governo centrale,<br />
possono pianificare e realizzare<br />
degli interventi di riduzione<br />
della povertà e di sv<strong>il</strong>uppo,<br />
prossimi ai bisogni della gente.<br />
Attualmente i paesi africani si trovano a<br />
diversi livelli nel processo di decentramento,<br />
misurati attraverso indici (elaborati<br />
dallo studioso J.M. Kauzya nel 2007)<br />
28<br />
FOCUS<br />
che collocano ai primi posti <strong>il</strong> Sudafrica,<br />
l’Uganda, <strong>il</strong> Kenya e la Nigeria, mentre<br />
agli ultimi posti si trovano paesi poverissimi<br />
e appena usciti da periodi travagliati<br />
di guerre civ<strong>il</strong>i: Ciad, Sierra Leone e Niger.<br />
In quasi tutti i paesi, l’introduzione o <strong>il</strong> raf-<br />
forzamento di governi locali si realizza at-<br />
traverso elezioni degli<br />
organi locali su base<br />
multipartitica e questo<br />
meccanismo si incontra<br />
(e spesso si scontra) con<br />
<strong>il</strong> potere delle autorità<br />
tradizionali. Mentre da alcuni<br />
esse vengono considerate<br />
come una forma<br />
genuinamente africana di autogoverno<br />
locale, per i loro detrattori si tratta di autorità<br />
che sono state irrevocab<strong>il</strong>mente<br />
corrotte dalla loro compromissione con<br />
in potere coloniale, che sono per natura<br />
Dagli anni ’90 sono<br />
iniziate riforme che<br />
hanno cercato di<br />
rompere con <strong>il</strong> passato<br />
attraverso <strong>il</strong><br />
decentramento<br />
dei poteri ai governi<br />
locali.<br />
autocratiche e che si basano sul diritto<br />
successorio e non sulla libera scelta dei<br />
cittadini. Insomma, queste istituzioni sarebbero<br />
estranee al mondo dei diritti,<br />
della rappresentanza e della giustizia attributiva,<br />
che caratterizza la democrazia.<br />
Alcune recenti ricerche (Bern Guri, 2006)<br />
basate su lavoro di campo, constatano<br />
una varietà di situazioni, dove talvolta le<br />
autorità tradizionali giocano un ruolo positivo<br />
nel processo di sv<strong>il</strong>uppo locale,<br />
altre volte competono con gli organi statuali<br />
per <strong>il</strong> mantenimento di prerogative<br />
particolarmente importanti, come per<br />
esempio l’assegnazione della terra o <strong>il</strong><br />
consenso ad ogni atto di disposizione<br />
che riguardi la proprietà fondiaria.<br />
Si tratta insomma di un processo non lineare.<br />
D’altronde, le autorità tradizionali<br />
non vivono fuori dal tempo, in una di-<br />
FOTO <strong>CCS</strong><br />
mensione metastorica, ma si sono sempre<br />
misurate con i cambiamenti che<br />
popoli e paesi hanno attraversato,<br />
uscendone cambiate esse stesse. Il dialogo<br />
è aperto. È importante che, in nome<br />
della democrazia e della modernità, non<br />
si tenti di sopprimere tutto ciò che a questi<br />
concetti non si adegui, ivi comprese le<br />
strutture del potere tradizionale. In un<br />
mondo globalizzato che tende a uniformare<br />
le diversità, <strong>il</strong> riconoscimento del<br />
pluralismo di tradizioni locali è una maniera<br />
di recuperare la ricchezza sociale e<br />
di preservare dignità al patrimonio culturale<br />
di un popolo.
Per correggere le iniquità tra ricchi e poveri<br />
Anche la sanità<br />
si decentra<br />
Bruno Piotti<br />
CONSULENTE OMS<br />
La crisi dei sistemi sanitari dei paesi poveri<br />
ha posto fine al sogno della “Salute<br />
per tutti nell’anno 2000” proposta dall’Organizzazione<br />
Mondiale della Sanità<br />
(1978) e ha spinto i Governi verso le riforme<br />
sanitarie. A partire dall’inizio degli<br />
anni ‘90, la politica dei paesi ricchi e delle<br />
organizzazioni internazionali<br />
(Banca Mondiale e Fondo<br />
Monetario Internazionale)<br />
verso i paesi poveri africani<br />
è stata: prima la crescita del<br />
PIL e poi l’espansione dei<br />
servizi sociali. Questa ricetta<br />
di mercato, di tipo thatcheriano,<br />
applicata a volte in<br />
modo brutale, esigendo <strong>il</strong> pagamento in<br />
contanti delle medicine o dei cesarei, ha<br />
avuto conseguenze molto negative che<br />
continuano a persistere anche dopo 20<br />
anni. La mitica gestione privata dei servizi<br />
sociali, educazione e sanità, ha significato,<br />
ad esempio che ospedali, cliniche<br />
e laboratori di diagnosi “private for profit”<br />
si sono limitati a insediarsi nelle città<br />
più grandi, nei quartieri più ricchi, mentre<br />
le periferie e le vaste zone rurali hanno ricevuto<br />
insufficienti servizi pubblici. Le restrizioni<br />
sulle assunzioni e sui salari del<br />
personale pubblico sanitario ha causato<br />
spesso degrado della qualità e esodo<br />
degli infermieri dai centri periferici alla ricerca<br />
di condizioni di vita migliori. In questo<br />
quadro negativo delle “riforme<br />
sanitarie” imposte, uno dei pochi aspetti<br />
positivi è stata la richiesta pressante del<br />
decentramento politico e amministrativo.<br />
Al decentramento hanno aderito sia Governi<br />
già disposti al libero mercato come<br />
l’Uganda, sia quelli ad economia statale,<br />
come <strong>il</strong> Mozambico. Tutti hanno riformato<br />
le funzioni dei propri Ministeri della<br />
Sanità. Ciò ha avuto un impatto positivo<br />
favorendo la diminuzione della concentrazione<br />
nelle città capitali dei pochi quadri<br />
competenti e di valore, delle risorse<br />
finanziarie e delle attrezzature. I fondi,<br />
governativi o provenienti dagli aiuti inter-<br />
I fondi, governativi o<br />
provenienti dagli aiuti<br />
internazionali o dalle<br />
associazioni laiche e<br />
religiose, sono stati<br />
più equamente<br />
suddivisi tra le regioni<br />
e i comuni<br />
nazionali o dalle associazioni laiche e religiose,<br />
sono stati più equamente suddivisi<br />
tra le regioni e i comuni. Ci sono<br />
differenze tra paese e paese nel grado di<br />
decentramento dei poteri: si va dal decentramento<br />
di alcune, limitate funzioni<br />
ministeriali verso le regioni, conservando<br />
al Ministero l’onere dell’organizzazione<br />
della rete sanitaria<br />
(deconcentration),<br />
alla delega delle decisioni<br />
finanziarie, organizzative e<br />
gestionali dei servizi (devolution)i,<br />
alla delega completa<br />
della politica sanitaria<br />
e della pianificazione complessiva<br />
dei servizi, sul modello delle Regioni<br />
italiane (delegation). Riforme e<br />
decentramento vanno di pari passo con<br />
la privatizzazione dei servizi, o come si<br />
ama dire con <strong>il</strong> “partenariato tra pubblico<br />
FOCUS<br />
e privato”. Anche in questo capitolo le<br />
formule di gestione sono multiple. Per<br />
esempio in Tanzania, Uganda, Zambia e<br />
Camerun si sperimentano forme di contratto<br />
(contracting out) tra gli enti pubblici<br />
e le associazioni “non profit” religiose cristiane<br />
e mussulmane che si impegnano<br />
a fornire alla popolazione di un intero distretto,<br />
i servizi sanitari. Alla fine dell’anno,<br />
l’amministrazione pubblica<br />
regionale o distrettuale paga <strong>il</strong> costo pattuito<br />
delle prestazioni, previa verifica sulla<br />
qualità di quanto erogato.<br />
Il decentramento può potenzialmente<br />
correggere le grandi iniquità di accesso<br />
e di uso dei servizi tra popolazione ricca<br />
e povera. Portando le decisioni sul tipo e<br />
quantità dei servizi nelle mani di autorità<br />
più vicine alle comunità, necessariamente<br />
più sensib<strong>il</strong>i ai bisogni locali, si<br />
avvia un circuito virtuoso. Anche gli aiuti<br />
internazionali possono trovare vie nuove<br />
di approccio, come ad esempio l’iniziativa<br />
dei “Municipi senza frontiere,”, di cui<br />
si parla nell’articolo di fondo di questo<br />
numero, che aiutano a colmare quel divario<br />
abituale nei paesi poveri tra bisogni<br />
di salute, domande di assistenza e scarsezza<br />
di risorse, divario che è stato aggravato<br />
nel passato dalle guerre, da<br />
nuove epidemie come l’AIDS e dal centralismo<br />
condito di burocrazia e di clientelismo.<br />
Campagna di vaccinazione in Angola (foto <strong>CCS</strong>)<br />
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IMPARIAMO<br />
A LEGGERE IL FUTURO<br />
è <strong>il</strong> progetto con cui <strong>CCS</strong> vuole migliorare l’accesso all’istruzione e la qualità<br />
dell’insegnamento in tutte le scuole sostenute nella Provincia di Sofala, a vantaggio<br />
di 11.000 beneficiari tra alunni, famiglie e comunità.<br />
77 m<strong>il</strong>ioni di bambini nel mondo non hanno accesso all’istruzione, sostenerne <strong>il</strong><br />
più possib<strong>il</strong>e è <strong>il</strong> nostro compito, IL DIRITTTO ALLO STUDIO VALE PER TUTTI !<br />
LE ATTIVITÀ DEL PROGETTO Fornitura di materiale scolastico - Costruzione di infrastrutture -<br />
Formazione dei professori - Attività di salute e igiene scolastica - Assistenza ai minori in stato di<br />
vulnerab<strong>il</strong>ità - Creazione di occupazione e competenze all’interno delle comunità (orti scolastici,<br />
allevamento di animali).<br />
COSA PUOI FARE TU? FAI UNA DONAZIONE!<br />
VERSAMENTO SU CONTO CORRENTE POSTALE<br />
(usa <strong>il</strong> bollettino postale in allegato a questo numero<br />
di Progetto Solidarietà)<br />
BONIFICO BANCARIO<br />
Sul C/C n. 000000512500 della Banca Popolare Etica<br />
IBAN: IT 02 I 05018 01400 000000512500<br />
DONAZIONE ON LINE<br />
(direttamente sul sito www.ccsit.org)<br />
PASSAPAROLA invita i tuoi amici a fare come te!<br />
Insieme<br />
30<br />
miglioreremo la vita di m<strong>il</strong>ioni di bambini!<br />
con 30 €<br />
permetti l’acquisto di kit scolastici<br />
per un’intera classe di 20 bambini.<br />
con 75 €<br />
permetti la coltivazione di un orto<br />
scolastico come fonte di reddito.<br />
con 110 €<br />
permetti l’acquisto di una cattedra<br />
per un professore.
<strong>CCS</strong>informa<br />
CONOSCIAMOCI MEGLIO!<br />
Insieme a questo numero di Progetto<br />
Solidarietà ti abbiamo inviato un questionario.<br />
Si tratta di un'abitudine<br />
ormai inaugurata da alcuni anni, con<br />
l'intenzione di conoscerci sempre meglio<br />
e di migliorare la qualità dell'informazione<br />
che <strong>CCS</strong> rivolge ai suoi amici<br />
e sostenitori.<br />
Ti chiediamo anche quest'anno di dedicarci<br />
qualche minuto del tuo tempo per<br />
rispondere alle nostre domande: ci aiuterai<br />
a comprendere le tue valutazioni<br />
sulla nostra comunicazione e anche a<br />
verificare se i tuoi dati in nostro possesso<br />
sono corretti. Far pervenire le<br />
tue opinioni a <strong>CCS</strong> sarà molto semplice:<br />
potrai ut<strong>il</strong>izzare la busta preaffrancata<br />
contenuta nella busta in cui hai trovato<br />
<strong>il</strong> questionario oppure rispedircelo via<br />
fax al numero 010 5702277. Grazie!<br />
Se vuoi conoscere i risultati del questionario dello scorso anno collegati al nostro sito<br />
www.ccsit.org e consulta <strong>il</strong> B<strong>il</strong>ancio Sociale 2009: troverai rappresentate e commentate<br />
tutte le risposte ricevute.<br />
Notizie e aggiornamenti via ma<strong>il</strong><br />
Una volta al mese, <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong> invia a tutti i Sostenitori che lo abbiano richiesto la versione elettronica<br />
e aggiornata del nostro “<strong>CCS</strong>Informa”, una newsletter ricca di notizie e aggiornamenti<br />
sui Paesi in cui opera e sulle attività che svolge, con uno spazio per tutte quelle<br />
informazioni che spesso latitano sui mezzi di comunicazione tradizionali. Per riceverla collegati<br />
al nostro sito www.ccsit.org<br />
TUTELA DELLA PRIVACY: ai sensi del D.Lgs n. 196/2003, i dati personali sono raccolti, trattati e custoditi con la massima riservatezza<br />
e gestiti elettronicamente, per informare sulle attività dell'associazione, istituzionali e connesse, anche attraverso<br />
altri qualificati soggetti. In ogni momento potrete chiederne la modifica e l’eventuale cancellazione scrivendo al nostro responsab<strong>il</strong>e<br />
dati: <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong> Onlus, Via di Scurreria 5/1 – 16123 Genova.<br />
BENEFICI FISCALI PER CHI DONA O SOSTIENE A DISTANZA. In quanto Onlus, ai sensi della legge 80/2005, ogni donazione a favore<br />
di <strong>CCS</strong> <strong>Italia</strong> è fiscalmente deducib<strong>il</strong>e dal reddito complessivo nel limite del 10% del reddito dichiarato, e comunque nella<br />
misura massima di 70.000 euro l’anno. Ai fini fiscali è necessario conservare la ricevuta di versamento.<br />
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A Natale, scegli<br />
la solidarietà<br />
con gli auguri e i regali responsab<strong>il</strong>i di <strong>CCS</strong>.<br />
Sostituisci i gadget natalizi destinati a dipendenti, clienti e fornitori della tua<br />
azienda con “quote” di progetti solidarietà regalando ore di formazione,<br />
sementi o <strong>il</strong> sostegno a distanza di un bambino.<br />
Oppure fai semplicemente gli auguri di Natale con i biglietti di <strong>CCS</strong>.<br />
Accetta la sfida: scegli la responsablità sociale per la tua azienda.<br />
Per informazioni su tutte le iniziative natalizie e sui vantaggi fiscali<br />
contatta Fosca a questo indirizzo: scotto@ccsit.org<br />
Via di Scurreria, 5/1<br />
16123 Genova<br />
telefono 010 5704843<br />
fax 010 5702277<br />
comunicazione@ccsit.org<br />
www.ccsit.org<br />
codice fiscale 95017350109<br />
conto corrente postale 10349165<br />
onlus organismo<br />
non lucrativo<br />
di ut<strong>il</strong>ità sociale<br />
legge 460/97<br />
URS is a member of Registrar of Standards (Holdings) Ltd.<br />
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